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di mAAdCity
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chihuahua ***
Capitolo 2: *** This fucking skateboard. ***
Capitolo 3: *** Basket and Saturday ***
Capitolo 4: *** You're an idiot. ***
Capitolo 5: *** I'm not drugged. ***
Capitolo 6: *** "we're just friends." ***
Capitolo 7: *** I have an idea! ***
Capitolo 8: *** Can you help me? ***



Capitolo 1
*** Chihuahua ***


Mi incamminai verso scuola, anzi, corsi come una pazza per non arrivare in ritardo anche quella volta a scuola, dopo dieci minuti di corsa sfrenata e sudore verso quell'edificio, arrivai davanti ai cancelli, e feci un sospiro di sollievo. Sollievo un cazzo! Fuori non c'era nessuno, nei corridoi non c'era anima viva, ma ormai dovevo essermi abituata, visto che ero abituata a questo tipo di routine. Arrivai alla porta dell'aula di inglese, misi la mano sulla maniglia, e prima di aprire la porta, inspirai ed espirai, perché era palese che la vecchiaccia della Monroe mi avrebbe sputtanata davanti alla classe, ai miei compagni di classe. -Allora signorina Jordan? Anche stamattina i Chihuahua della sua vicina le hanno addentato le caviglie ed é venuta qui zoppicando?- mi chiese retoricamente la vecchia, e tutti si misero a ridere. -Se le va bene come spiegazione, allora sí- le risposi semplicemente, facendole un sorriso falso da -scappa che ti ammazzo, stronza- tutti si misero a ridere, Samantha, sei geniale. Mi sedetti vicino alla mia amica Alex, che mi disse -Cazzo Sam, devi trovarti una scusa migliore, sappiamo benissimo tutte e due che non hai delle vicine con dei Chihuahua- ridacchiai e le risposi -Hai ragione, dovrò dirle che sono caduta dallo skate mentre venivo a scuola ahah -Signorine Jordan e Clare, dite anche a me quello che stavate dicendo, voglio ridere anche io- disse quella stronza della Monroe -Mi scusi, non capirebbe, sono battute da giovani...- Tutta la classe si mise a ridere dopo la mia risposta, ma io finii male, la signora Monroe mi gridò -Come si permette di insultarmi! Jordan! In presidenza! Ora!- io le risposi incazzata -Io non le ho detto nulla di male!- ma lei continuò -Non alzi il tono con me! Veloce, vada subito in presidenza!- Rassegnata, mi alzai e andai dal preside Marshall, che mi fece una romanzina, di cui non mi ricordai piú un cazzo dopo essermi alzata dalla sedia del suo ufficio. Subito dopo andai in mensa e mi sedetti al tavolo dei miei amici, Alex, Charlie, Dylan, Tommy, Riley e Logan. Siamo un gruppo di sette amici, Alex, Charlie e Riley sono le mie migliori amiche, le uniche amiche che ho, visto che sono le uniche che mi sopportano, Alex tende ad essere la boss, diciamo, Riley é come lei, forse un po' meno, e Charlie é una cogliona simpatica. Tommy, Dylan e Logan sono i miei migliori amici, gli unici ragazzi che mi sopportano, sono dei Nerd, un po' sfigati, ma sono carini e voglio bene a tutti e tre. -Allora, che ti ha detto il preside Marshall?- Mi chiese Logan -le solite cazzate- risposi secca. Arrivarono nella sala mensa un gruppo molto popolare nella scuola, con un componente molto speciale...canadese...cantante...esatto, Justin Bieber. -Ecco le teste di cazzo- disse a bassa voce Alex, i miei amici li odiano, perché sono snob, ragazzini viziati...io non pensavo che fossero antipatici, almeno, uno secondo me non lo era. Fatto sta che anche loro ci odiano, per i loro motivi, loro hanno 18 anni e noi 17, e motivi di cui non ho voglia di spiegare, ah, voglia di fare portami via... okay la smetto. -Hey ragazzini, avete finito di guardarci?- disse uno di loro -Cazzo volete da noi?- Rispose Alex alzandosi e andando verso il gruppetto di ragazzi. A ruota la seguii, io se volevo ero peggio di lei, ma non mi sembrava il caso di litigare per così poco. Mi avvicinai ad Alex pronta per portarla via prima che succedessero i guai. -Hey Bieber, é lei la ragazzina che conosci?- disse uno degli amici di Justin notandomi, lui si girò verso di me é mi guardo per qualche secondo, poi sorrise, wow, bel sorriso. Pensavo dicesse "sí, la conosco, ci conosciamo da molto, ma poi quando sono diventato famoso ci siamo persi di vista" e invece che cosa disse? Un semplice -sí, le nostre madri si conoscono, e a volte l'ho vista- ci rimasi male. Io e lui prima che diventasse famoso eravamo molto amici... -Vieni Alex, meglio lasciar stare, qui son tutti schizzati- le dissi piano, per non farmi sentire dagli altri ragazzi. Dopo la mensa mi diressi verso il mio armadietto per prendere la sacca che uso per gli allenamenti di basket. Sí, sono ossessionata dal basket, problemi? Presi la sacca e andai verso gli spogliatoi e mi cambiai, mi misi le mie amate Jordan (non amo le Jordan perché é il mio cognome, cioè, amo il mio cognome, semplicemente perché é anche il cognome di Michael Jordan!) dei pantaloncini dei Clippers e la canottiera personalizzata dei Lakers (ha il mio cognome stampato, che figata!), la mia squadra del cuore. -Buongiorno coach!- dissi felice rivolgendomi al coach, l'unico momento di scuola che mi piaceva, erano gli allenamenti di basket. -Buongiorno Jordan...Ah! dopo devo parlarti- mi disse il coach un po' felice e un po' spaventato, per qualche strano motivo mi insospettii, domandandomi cosa avesse avuto da dirmi -Okay coach- dissi semplicemente, prima di affrontare una partita di allenamento con la mia squadra. Finiti gli allenamenti andai dal coach -Allora coach, cosa doveva dirmi?- chiesi un po' timidamente, anche se non era la prima volta che ci parlavamo -Ascolta Samantha, sappiamo benissimo tutti e due, io forse meglio di te, che sei nata per il basket, e vorrei farti una proposta- -dica pure- dissi io, allora lui continuò -Beh, la squadra femminile della nostra scuola non é mai stata molto forte, e non partecipa a molti tornei, quindi...- Lo interruppi -So dove vuole arrivare...- Lui andò avanti -ti piacerebbe entrare nella squadra maschile di basket? Avresti più possibilità di giocare, giocare veramente, sei tra le poche allieve che ho avuto che ha il basket nel sangue, io non ti obbligo ad accettare, se non vuoi a me sta bene lo stesso...- -Accetto- il coach davanti alla mia affermazione rimase un po' stupito, ma felice -Perfetto, Jordan, ci vediamo agli allenamenti di domani Perché avevo accettato?!? Nella squadra maschile ci sono Bieber e company, i miei amici mi uccideranno... ------------------------------ Ciaoooo Beh, intanto voglio specificare una cosa: Justin in questa storia é tornato indietro nel tempo. Nel senso che ho voluto tornare indietro di qualche anno perché....beh, mi andava di farlo, ma credo che forse negli ultimi capitoli avrà di nuovo 21 anni ahah So che non é il massimo come inizio della storia, ma portate pazienza, sono alle prime armi 😁

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Capitolo 2
*** This fucking skateboard. ***


-Samantha! La scuola!- sentii gridare mia madre dal piano di sotto, io mugugnai, ero a pancia in giù sul materasso comodo del mio letto, le coperte mi coprivano fino alla testa e una mano penzolava dal letto, piano piano mi alzai con gli occhi socchiusi per via della luce del sole che si infiltrava tra le tende della mia camera. Velocemente indossai dei pantaloni bianchi col cavallo basso, le mie Air Force bianche, una maglietta bianca con lo stemma di Chanel oro e un giacchetto nero. Scesi velocemente e presi un biscotto, ovviamente avevo fatto tardi, ero in anticipo più di altre volte, ma comunque ero in ritardo. Salutai mia madre e prima di uscire mi misi il mio cappellino grigio della NY e presi lo skateboard, per arrivare più velocemente a scuola. Arrivai ai cancelli. Wow Jordan! Sei arrivata giusta giusta, più che giusta! Varcai i cancelli e c'erano dei tizi che mi guardavano sorpresi del mio non-ritardo. -Che cazzo avete da guardare?- chiesi irritata rivolgendomi ai tizi che mi guardavano con aria stupefatta, e che dopo la mia domanda si girarono spaventati. "Faccio davvero così tanta paura?" Chiesi tra me e me, ma d'altronde erano del primo anno, anche solamente dei ragazzi di seconda li avrebbero fatti cagare in mano. Stavo pensando e camminando contemporaneamente. Non si fa! Non si deve fare, perché succede sempre qualcosa di imprevisto, come nei film. Infatti andai a sbattere contro qualcosa, anzi, contro qualcuno. -Ahia cazzo! Guarda dove metti i piedi la prossima volta!- gridai con la testa abbassata e con il culo che mi faceva male dato che ero caduta col culo per terra, perché devono accadere sempre queste cose? -Mi dispiace, e comunque sei tu quella con la testa tra le nuvole e che corre per i corridoi con lo skateboard- disse il ragazzo ridendo leggermente, non avevo ancora alzato la testa perché mi girava, ma riuscì a riconoscere la voce. Sentii che si abbassò leggermente e mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi color ambra, Justin. Arrossii subito, lui se ne accorse e mi sorrise -allora, dobbiamo stare in questa posizione ancora per molto?- disse, io gli presi la mano per aiutarmi ad alzare, lui tirò un po' troppo forte e mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua faccia. Lo guardai imbarazzata e arrossii ancora di più, ero un pomodoro? Nah, la cugina del Gabbibo. Eravamo ancora in quella posizione, ci tenevamo la mano, ci stavamo guardando negli occhi, sempre in quella posizione, mi guardai attorno, e vidi che praticamente tutta la scuola era intorno a noi. Ci accerchiavano. -Levati!- dissi a Justin imbarazzata e arrabbiata alla vista di mezza scuola che ci guardava divertita scattando foto, facendo video e ridendo -prego eh- mi disse lui, con un po' di imbarazzo e irritazione nelle sue parole, e nella sua espressione. Decisi di prendere lo skate e andare in classe. -Vi spostate?- chiesi ad alcuni ragazzi che bloccavano il corridoio per vedere la mia figura di merda. Si misero a ridere e cominciai ad arrossire, quindi decisi di passare a modo mio, spingendoli via e tirando una spallata a uno di loro. -Sammy?!?- dissero Tommy e Logan contemporaneamente. -sei arrivata...- cominciò Alex -in orario?!?- finii Charlie, erano tutti sorpresi. -avanti ragazzi! É stato un caso! E comunque a pensarci bene era meglio che arrivassi in ritardo...- dissi. -perché?- mi chiese Logan. Mi guardarono tutti con aria interrogativa, a parte Dylan e Riley. "Cazzo! E se avessero visto la mia figura di merda?!? Sono fottuta" pensai. -perché Sam non vuole perdere la sua reputazione da cattiva/brava ragazza...- rispose Dylan al posto mio, lo ringraziai mentalmente. -Ragazzi, noi arriviamo subito, intanto voi andate.- disse Riley. Sapevo che quei due volevano delle spiegazioni da me, così decisi di far finta di niente dirigendomi con gli altri verso l'aula di scienze. -Ferma qui Sam!- esclamò Dylan bloccandomi con una mano il polso. -ahi ahi ahi ahi ahi- dissi velocemente girandomi verso Riley e Dylan. La mia amica incrociò le braccia al petto e mi guardò un po' male -che cazzo stavi facendo prima? Ti stavi abbracciando con Justin Bieber?- mi chiese -No! Non mi stavo abbracciando con Bieber!- risposi prontamente, gridando senza farmi sentire dagli altri, entiendes? -e allora perché eravate a neanche cinque centimetri dalle vostre facce?- mi chiese allora Dylan, frustrata da quella pressione risposi -Non vi deve interessare- mi girai e mi diressi verso l'aula, senza dare tempo a nessuno dei due di controbattere. Non avevo voglia di dare spiegazioni, non era successo niente, si era solamente aggiunta una figura di merda in più per me. Aprii il mio armadietto e ci misi dentro i libri, era ora di andare a casa! -Hey- qualcuno dietro di me mi parlò. Mi girai "che appiccicoso questo ragazzo" pensai -Stamattina ti é caduto questo, e...non sono riuscito a dartelo prima- mi disse Justin mostrandomi il mio cappello, in effetti non mi ero nemmeno accorta che l'avevo dimenticato a terra, glielo presi dalle mani e dissi acidamente -Dimmi la verità: non sei riuscito a darmelo o non volevi che i tuoi amici ti vedessero parlare con me?- lo guardai, arrabbiata, visto che sapevo benissimo il motivo per cui mi ignorava, infondo, eravamo amici. -io non...- disse lui. Non sapeva che dire. Lo guardai arrabbiata più che mai, e lo notò subito -mi dispiace, ma se cominciamo a parlare, i miei amici cominceranno a parlare male di me, e i tuoi amici di te.- mi disse, ero ancora più arrabbiata -certo, tu, tu che sei una popstar di fama mondiale, ti fai intimidire da quei quattro idioti?- chiesi arrabbiata -Sono più di quattro...- disse lui, cercando di farmi sorridere o che ne so -ma che cazzo me ne frega di quanti sono! Sono comunque degli idioti!- risposi incazzata, mi mancava la sua amicizia, la sua presenza, prima che diventasse famoso eravamo molto legati... Decisi di prendere la sacca per gli allenamenti di basket, chiusi l'armadietto, e mi diressi verso gli spogliatoi. Justin mi seguiva. -perché mi segui?- gli chiesi arrabbiata -non ti sto seguendo- mi rispose sorridendomi, in quel momento potevo anche odiarlo, ma non potevo dire che aveva un sorriso stupendo. Mi fermai, per vedere se era vero quello che stava dicendo. In effetti non aveva tutti i torti. Andò verso il suo armadietto che era a pochi metri dal punto dove mi ero fermata, ed estrasse una sacca, giusto! Gli allenamenti! Cazzo. Non mi ero ricordata... Allungai il passo e mi diressi verso la palestra. -che cazzo fai Sam?- mi chiese Justin, mi bloccai e mi girai verso di lui e dissi sorridendo -ti presento la tua nuova compagnia di squadra.- mi girai e sentii che sussurrò un "cosa?!?", cercai di trattenere le risate ma era più forte di me rimanere indifferente. ---------------------------------------------------------- Ciao a tutte/i Okay, devo mettere l'editor. Solo che sono dal cellulare e non posso, quindi cercherò in qualche modo di copiare i capitoli sul computer, ma credo che comunque si legga quindi per ora va così. Seguitemi su Twitter se vi va! Sono @BibbleFederica

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Capitolo 3
*** Basket and Saturday ***


Mi diressi verso la palestra, sentii il rumore delle scarpe che strisciano sul parquet della palestra, i palleggi e i fischi del coach, entrai piano piano, la squadra si stava allenando, appena il portone della palestra si chiuse e creò un forte rumore, tutti si girarono verso di me. Che imbarazzo. Rimasi bloccata all'entrata della palestra per qualche secondo, vedendo i ragazzi della squadra guardandomi un pochino male. Decisi di dirigermi verso il coach, che, guarda caso, era proprio dall'altra parte della palestra, nell'senso, dal canestro opposto a quello vicino a dove ero io, avevo mezza intenzione di aggirare tutta la palestra, ma poi decisi di passarci in mezzo, feci un respiro profondo e mi diressi verso il coach. Era molto imbarazzante, mi sentivo gli occhi puntati addosso, cosa che non sopporto. -Samantha! Finalmente, dove ti eri cacciata?- mi chiese il coach, non feci in tempo a rispondergli perché si mise a gridare -Ragazzi! Vi presento Samantha, la nuova giocatrice della squadra- mi presentò così. Okay. -Coach, ma é...una ragazza. Le ricordo che non é questa la squadra femminile.- disse un ragazzo, amico di Justin per altro, credo si chiamasse Chaz, che antipatico. -Lo so Somers, ma non può stare in quella squadra, ha un potenziale altissimo, e non lo sfrutterebbe abbastanza stando nelle Pink Widows, e non provare a lamentarti di lei, sennò spedisco te nella squadra femminile- rispose il coach, i ragazzi si misero a ridere e io ridacchiai, Chaz mi fulminò con lo sguardo. -Cominciamo con una partita. Somers, Bieber, siete i capitani delle due squadre- annunciò il coach, io finii nella squadra di Justin, sempre meglio di Chaz. -La squadra di Justin a petto nudo e quella di Chaz con la maglia- Ehm, e io? Tutti i ragazzi della "mia" squadra si tolsero la maglia, ero rossa come un pomodoro. Justin si tolse la maglia davanti a me. Lo guardai imbambolata con la bocca socchiusa e con le sopracciglia leggermente alzate. Lo aveva fatto apposta, quel bastardo. Si mise a ridere, era quello che voleva lui. Scossi un po' a destra e a sinistra la testa per uscire da quella specie di trance che mi aveva fatta imbambolare davanti a Justin e decisi di parlare. Alzai timidamente il dito e dissi -Coach? Si é dimenticato che io...ecco...non ho intenzione di...ha capito...spero...- mentre lo dicevo ero diventata sicuramente un pomodoro. -Come? Io sono curioso...- disse Justin rivolgendosi a me con la faccia da furbo, lo guardai male, molto male, così si mise a ridere, era stupendo quando rideva. -Scusami Jordan, beh, visto che sei l'unica ragazza, si capisce che sei nella squadra di Justin, non serve che te la togli, tranquilla- mi tranquillizzò il coach sorridendo leggermente. Il coach fischiò e lanciò la palla in alto in mezzo al campo. Justin fu più veloce di Chaz e la prese, se la cavava molto bene, cominciò a palleggiare verso il canestro avversario, ma velocemente un ragazzo dell'altra squadra gliela riuscì a fregare, era il mio turno. Vidi il ragazzo dell'altra squadra sorridere dirigendosi verso il canestro, visto che ero l'unica della mia squadra che era vicino al canestro in quel momento, credeva davvero che non valevo una cicca? Il ragazzo, fece per saltare, così misi in atto la mia mossa segreta. Una mossa che avevo creato a caso pochi anni fa, la mossa di Jordan. Mi misi in posizione davanti al canestro, quando la palla era nel punto per entrare nel canestro saltai e la feci rimbalzare di qualche metro più in alto del canestro dandogli una manata. Non l'avevo mai fatta andare così in alto! Infatti mi sorpresi un po', corsi verso la palla che non era ancora caduta, quando la palla toccò il legno della palestra cominciai a palleggiare verso il canestro avversario, quando arrivai non so bene che feci, ma saltai e mandai in canestro la palla alla mo di Michael Jordan, solo con più femminilità. No, in realtà no. I ragazzi mi guardarono con gli occhi spalancati. -Che c'è?- chiesi alzando le spalle con le mani aperte. "wow" "l'hai vista?" "cazzo" sentivo che parlavano sottovoce i ragazzi, inarcai le sopracciglia, come se non avessero mai visto una ragazza giocare a basket. -Ve l'avevo detto- disse compiaciuto il coach con un leggero sorriso e le braccia incrociate al petto. Finimmo la partita e andammo negli spogliatoi a cambiarci. Io ovviamente andai in quelli femminili. Uscii dagli spogliatoi -sei davvero brava, dove le hai imparate quelle tecniche?- mi chiese Justin, mi aveva aspettato lì per tutto quel tempo? Ero stata dentro negli spogliatoi per più di un'ora! -Mi hai aspettato qui per quasi un'ora?- chiesi un po' incredula -non hai risposto alla mia domanda, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- disse sorridendo, mi feci scappare un leggero sorriso, e mi incamminai verso l'uscita della scuola -sai, giocando, s'impara- gli risposi camminando e guardando avanti -capisco- mi rispose semplicemente. -Sam, che ne dici se un giorno di questi, uscissimo? Come amici ovviamente- mi chiese nervosamente Bieber. Bieber nervoso? Non era da lui essere nervoso. In effetti ero anche io nervosa, mi stavano sudando le mani "Jordan, ha detto un'uscita amichevole, non preoccuparti ragazza" mi dissi tra me e me, Justin si accorse che ero assorta nei miei pensieri, così mi scosse per una spalla ridendo -Hey? Hai capito?- mi disse -Eh? Cioè, sí, ho capito.- gli risposi -E...accetti o no?- mi chiese ridendo, quel bastardo stava ridendo di me, non era colpa mia se ero in imbarazzo. -Ovvio!- gridai quasi, subito dopo mi tappai la bocca, ripresi controllo e dissi -Ehm...certo, facciamo sabato?- gli chiesi. -alle sette e mezza?- mi chiese divertito, probabilmente per il mio atteggiamento, gli risposi con un "d'accordo" e ci salutammo per andare a casa. -Mamma, sono a casa- gridai appena mi chiusi alle spalle la porta di casa. -Mamma?- gridai di nuovo, non mi rispondeva. Andai in cucina e vidi che stava preparando la cena. -Hai fatto più tardi oggi. Dov'eri finita?- mi chiese mia madre cuocendo chissà che cosa in una pentola. -Ecco, mi sono...intrattenuta un po' di più, tutto qui...- risposi distrattamente curiosando nelle pentole sui fornelli alzando i coperchi. -Mh mh...- disse mia madre, che cosa aveva capito? -Ah, sabato sera...esco.- dissi velocemente. Mi madre si girò verso di me bloccando la mano che poco prima stava usando per cucinare, le spuntò un sorrisetto -Con chi esci?- mi chiese. Oh, cazzo. Mi sedetti con calma su una sedia e battei le unghie nervosamente sul piano in marmo della cucina. -Amiche- mentii. Non volevo che mia madre sapesse che uscivo con un ragazzo, anche solo come amici, non mi avrebbe dato tregua. -Dimmi la verità, esci con un ragazzo, non é vero? Non dire di no perché so quando menti, sono tua madre, e non é carino che tu menta a tua madre- mi disse. Ah, lei e le sue solite paranoie del cavolo. Io e mia madre ci guardammo negli occhi per dei lunghi fottutissimi secondi, voleva che svuotassi il sacco. Alzai gli occhi al cielo e dissi -E va bene! Sabato uscirò con un ragazzo, ma solo come amici. Hai capito mamma? Amici- scandii la parola "amici", così lei, soddisfatta, mi disse con un leggero sorrisetto sulle labbra -Bene. Visto? Era così tanto difficile dire la verità a tua madre?- disse, sbuffai e andai velocemente nella mia camera, mi stesi sul letto a guardare il soffitto. Sentii la vibrazione del mio cellulare nella tasca della mia felpa, era un messaggio. Diceva: "Hey, non vedo l'ora che arrivi sabato sera, aspettavo da tanto questo momento. Justin"

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Capitolo 4
*** You're an idiot. ***


Era sabato. Stranamente mi alzai venti minuti prima che suonasse la sveglia, mi sentivo felice e leggera come una piuma. Non riuscivo a capire il perché, ma più di tanto non mi importava. Andai in bagno e indossai dei pantaloni larghi neri a cavallo basso (i pantaloni con il cavallo basso sono i migliori!) dei calzini con la foglia di Ganja, una canottiera bianca con il numero 1995, il mio anno di nascita, e come sempre uno dei miei tanti immancabili cappellini, questa volta con il logo Vans. Mi misi l'eyeliner, il mascara e un po' di lucidalabbra, feci i miei bisogni e finalmente uscii dal bagno. Presi il mio cellulare dal comodino e scesi in cucina. Mia madre mi vide e mi guardò stupita. -come mai già in piedi?- mi chiese. -avevo voglia di alzarmi prima.- in realtà non sapevo neanche io il perché, mi ero alzata e basta. -se quel ragazzo ti fa questo effetto, dovrebbe invitarti fuori sempre- esclamò mia madre. Spalancai gli occhi e per poco non mi soffocai con il pezzettone di pancake che stavo per ingoiare. Dopo averlo ingoiato le dissi -non mi sono alzata per questo motivo, ah, per andare a scuola, posso prendere la mia auto?- le chiesi, i miei genitori mi avevano messo in punizione per una cagata che avevo fatto a scuola, niente di che, avevo solo dato della puttana alla professoressa di scienze. -...solo per questa volta, e non dire nulla a tuo padre, ancora una settimana e potrai usarla liberamente.- mi rispose rassegnata mia madre. La ringraziai e andai a prendere le chiavi dell'auto in garage: la mia amatissima auto. L'avevo comprata con i miei risparmi, una bellissima Dodge Challenger, nera con i cerchioni cromati, delle linee rosse che rendevano la vettura elegante ma allo stesso tempo cattiva sui lati, era lì, che mi aspettava, sembrava che mi dicesse "Veloce, andiamo a farci una bella corsa, con la polizia che ci segue e noi che ce ne freghiamo". Eh no. Questo no. Questo non volevo pensarlo, smisi di pensare a quelle cagate, aprii il portone del garage ed entrai nella mia adorata Dodge. Girai la chiave, che bel rumore, il motore sembrava un leone che ruggiva, una cosa bellissima. Mi ero quasi dimenticata di quanto fossero comodi i sedili in pelle, erano come un divano. Parcheggiai l'auto vicino a una Fisker Karma che sembrava quasi uno specchio, a parer mio molto bella ma troppo vistosa. Guardai meglio e dentro all'auto c'era un tizio, ecco cosa ci faceva lì un'auto così vistosa, era quella di Justin. Rimasi per alcuni minuti in auto, visto che era ancora presto per entrare, decisi di cazzeggiare un po' su Twitter e su vari social. Sentii battere il finestrino. Era Justin che si era deciso di uscire dall'auto, non che lo stessi aspettando, solo che era rimasto lì anche lui. -é la tua auto?- mi chiese Justin dopo che gli avevo abbassato il finestrino. -no, l'ho rubata.- gli risposi sorridendo. Mi guardò senza dire nulla, così decisi di rompere il silenzio -stavo scherzando!- dissi sorridendogli -beh, conoscendoti, potresti anche averla rubata- mi disse alla fine Justin. Decisi di uscire dall'auto, e dopo averla bloccata, tirai un leggero schiaffo a Justin sul braccio -coglione- dissi rivolgendomi a lui ridendo. Ci incamminammo verso l'entrata della scuola, sentii gli occhi puntati su di me, forse perché stavo camminando vicino a Justin? Guarda che non posso nemmeno camminare vicino a un mio amico che tutti pensano che stiamo insieme. -che cazzo hanno da guardare?- chiesi irritata a Justin, abbassai gli occhi, che finirono sulle nostre mani. Ci stavamo tenendo per mano?!? Il panico prese il sopravvento e bruscamente lasciai la mano di Justin. Non mi ero accorta che ci stavamo tenendo per mano, e non sapevo neanche da quanto. -Da quanto eravamo così? E perché non me ne sono accorta?- chiesi a Justin spaventata con gli occhi fuori dalle orbite. -Beh, diciamo che ci siamo tenuti la mano dal parcheggio fino ad ora, e perché non te ne sei accorta, o perché ho le mani veloci, o perché sei cotta di me e hai perso la testa. Probabilmente per tutte e due le ragioni.- mi disse. Arrossii all'istante. É vero, avevo una cotta per lui, e lui lo aveva scoperto. In quel momento volevo sotterrarmi. Era imbarazzante. -io non ho una cotta per te.- dissi con un filo di voce guardando il pavimento, non lo volevo guardare negli occhi, avrebbe visto la mia faccia che si stava mutando in un pomodoro molto maturo. Justin ridacchiò -e allora perché stai guardando a terra, parli piano e stai arrossendo?- mi chiese, feci un respiro profondo. -Perché soffro di una malattia molto rara, e questi sono i sintomi...quindi, vado in bagno a prendere la medicina, okay? Ehm...ci vediamo!- dissi una cosa a caso per scappare. "una malattia rara?!? Davvero Sam?!?" Pensai tra me e me, che stupida. E la stessa sera lo avrei rivisto. Ero nella merda. Le ore di scuola passarono veloci, arrivai a casa, vidi la macchina di Justin seguirmi per tutto il tragitto da scuola a casa, mi metteva soggezione, e un filetto di disagio, dopo la figura di merda che avevo fatto con lui. Arrivò sera. Ero in panico, non sapevo quale dei miei vestiti mettermi, ma alla fine riuscii a decidermi. Decisi di indossare un vestitino nero di Chanel molto carino, ovviamente adatto per la mia giovane età, e delle scarpe con il tacco, non molto alto, nere. Mi truccai un po' di più del solito, misi l'ombretto blu e degli orecchini con dei cristalli blu che stavano molto bene con le mie punte dei miei capelli blu elettrico. Non ero niente male. -Sono troppo sexy cazzo!- mi complimentai con me stessa compiaciuta a bassa voce guardandomi allo specchio, forse avevo un po' esagerato, ma ormai era fatta. Arrivò l'orario stabilito da me e Justin. -Buonasera signori Jordan- era la voce di Justin, era arrivato! E io che ero ancora nella mia camera a giocare a Call of Duty... Che ragazza per bene. -Hey, ciao S...- -Muori brutto bastardo!- gridai io verso lo schermo del televisore, visto che un nemico mi stava sparando, mi girai, perché sentii qualcuno aver detto qualcosa, che non era riuscito a finire per colpa mia. -Ma che ti ho fatto?!?- mi chiese Justin sedendosi vicino a me. -Nononono scusa non parlavo di te, stavo giocando a Black ops e...- cercai di scusarmi alzandomi in piedi e agitando le mani -Wow, sei stupenda...- disse Bieber guardandomi dalla testa ai piedi. Ero un attimino imbarazzata, e quindi, ovviamente, abbassai lo sguardo. Non sapendo che fare dissi -allora? Ci muoviamo? Io ho fame- e corsi giù seguita da Justin. -Hey! Pannocchietta, dove vai così di corsa con questo?- disse mio padre...ah, lui e i suoi stupidi nomignoli... -Papà...- dissi io, odiavo i soprannomi che mi dava. -Okay ragazzo, portamela a casa alle nove- disse mio padre a Justin appoggiandoli una mano sulla spalla. Justin lo guardò male. -Ok, alle dieci e mezza massimo- disse mio padre di nuovo, così io e Justin uscimmo, vidi la macchina con cui era arrivato. Wow. -Posso guidarla?- chiesi implorante a Justin. -Ma sei matta?!? É una Lamborghini, e tu sei pazza, mi faresti fuori l'auto.- mi rispose lui. Che cattivo. Come da gentiluomo mi aprii la portiera per entrare, mise in moto e partimmo verso il ristorante. -Pannocchietta?- ruppe il silenzio Justin divertito, rise così forte che la gente si girò verso di noi, mi coprii la faccia col menù e dissi incazzata a Justin che non la smetteva di ridere -Justin, piantala, ci sta guardando tutto il fottuto ristorante!- la smise, e si guardò intorno, per poi esclamare un "Hey" rivolto ai clienti in sala, salutandoli, come se fosse una cosa normale. Mi spiaccicai una mano in faccia. -Ma quanto idiota sei?- dissi piano. -Dai piccola, non ti arrabbiare- disse lui con gli occhi da cucciolo. -Non mi chiamare così- lo rimproverai io. -hai ragione, bomba sexy é più appropriato per te- mi disse facendomi l'occhiolino, non capii se in quel momento diventai rossa di imbarazzo o incazzatura, so solo che lui rise -ti tiro una forchetta nell'occhio- a questa minaccia, Justin smise di ridere, e a quel punto risi io. Mi divertii molto, era un ragazzo dolcissimo, anche se a volte era un rompiscatole. Ci ritrovammo davanti al cancello di casa mia. Ci guardammo negli occhi e gli sorrisi, volevo fargli un bello scherzo. Dopo avergli sorriso mi voltai verso il cancello. -Allora? Non dici niente?- mi chiese triste. Mi rigirai verso di lui e dissi -Mi sono divertita- sempre con un sorriso stampato sulla faccia. Si avvicinò a me e intanto disse -No, ma, intendo, di solito sui film si danno un bacio... Almeno sulla guancia?- mi chiese speranzoso -come vuoi- risposi appoggiando le mie labbra alle sue, restai per qualche secondo in quella posizione quando poi cominciò il vero bacio, e qui non voglio entrare nei dettagli, ma quando Justin cercò di ficcarmi la lingua in bocca, mi staccai e dissi -non é il caso- non me la sentivo ancora di baciarlo, con la lingua, voglio dire, non eravamo fidanzati o cose del genere, mi sembrava...strano. Ci salutammo, ed entrai in casa. Era stato l'appuntamento, se così si può definire, più bello della mia vita.

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Capitolo 5
*** I'm not drugged. ***


Era passata una settimana da quel, diciamo, specie di appuntamento. Stavo camminando per il corridoio della scuola. -É passata una settimana dal nostro appuntamento- mi disse sorridente Justin affianco a me. -Quindi, era un appuntamento?- chiesi io -Beh, io credo proprio di sì, poi chiamalo come ti pare, la tv lo chiama appuntamento.- mi rispose lui tranquillamente. Ripensai bene a quello che aveva appena detto. -In che senso, la tv lo chiama "appuntamento"?- chiesi cauta. -Come puoi ben sapere, oltre ad essere figo, sono anche famoso, e quindi ho degli individui ficcanaso che non rispettano la mia privacy, comunemente chiamati paparazzi che ci hanno fatto foto e video, ma non ti preoccupare, cose che capitano.- disse lui tranquillamente, ecco cosa, la sua tranquillità nel modo in cui aveva risposto mi faceva irritare, riusciva sempre a mantenere il controllo fin troppo bene, cosa che io non riuscirei mai a svolgere nell'arco della mia vita. Figuriamoci in questa situazione. -CHE COSA HAI DETTO?!?- gridai imbestialita -nononononononono, sono nella merda, ma perché? Cazzo, perché? É tutta colpa tua, Justin!- continuai più incazzata che mai, e Justin non fu da meno -Colpa MIA?!? Scusa se sono famoso, scusa se ho cercato di essere gentile con te, mi dispiace se la gente non si fa i cazzi suoi, e mi dispiace che tu sia così stronza!- mi gridò lui in tutta risposta, noncurante della massa di studenti che si era accerchiata attorno a noi, come quando ci eravamo incontrati di nuovo dopo tanto, quando avevamo ripreso la nostra amicizia, quando avevo cominciato ad essere di nuovo felice a riaverlo, ed ecco che, davanti ai miei occhi, la nostra amicizia ci stava abbandonando, forse, forse era così che doveva andare, forse non era giusto, ma neanche sbagliato, tanti pensieri mi giravano nella testa in quel momento, troppi per la mia povera testolina. Cominciai a sentire gli occhi pizzicare, e a vedere sfuocato il viso così perfetto del biondo, vidi la sua espressione arrabbiata tramutarsi in una dispiaciuta e preoccupata, come se alla vista della mia prima lacrima, si fosse pentito di quello che aveva detto. Non era l'unico ad essersi pentito. Volevo che finisse tutto, dimenticare questo litigio e tornare ad essere felici e contenti, ma no, non é come quando Gumball e Darwin litigano e poi uno inizia a piangere e poi finisce che piange anche l'altro e si abbracciano e si scusano, é la realtà, e non si sfugge alla realtà. Me ne andai. La nostra amicizia era definitivamente andata a puttane. Arrivai nell'aula di inglese. La mia faccia era tipo quella di una che si era fatta canne la sera prima, e infatti il genio di classe non si risparmiò la battuta -Sam, dovresti smetterla di fumarti quella roba, fa male bambina.- Che voglia di tirargli un cazzotto in piena faccia, fortunatamente la sottoscritta non era in gran forma, e la professoressa intervenne prima che succedesse qualcosa. -Josh, una chiacchierata col preside non ti farebbe male, sai?- quell'idiota si zittii subito -idiota- dissi io sottovoce. Rimasi a guardare il vuoto per due pallosissime ore. I miei amici mi stavano aspettando in sala mensa, nel nostro bel tavolino, vicino ai gabinetti. -Hey, che ti é successo?- chiese preoccupata Charlie. -Ti sei fatta qualche cannetta, eh?- disse poi Logan -Massì, dai, qualche cannetta ci sta, hai 17 anni ragazza- finii in bellezza Tyler. -SMETTETELA CAZZO, NON MI SONO FATTA CANNE- Gridai, sembravo un'esaurita, come quando mia madre mi gridava esasperata di fare i compiti e studiare invece di andare a delle feste piene di liceali selvaggi. -Ahahah, ma ragazzi, non avete sentito la litigata in corridoio? Samantha e Justin si sono lasciati, quanto mi dispiace, Sammy- quella stronza di Amber spuntò come un fungo con le sue quattro troie di amiche dietro di lei, mi incazzai ancora di più, alzandomi di scatto, dissi -Primo: non chiamarmi "Sammy". Non siamo amiche, e mai lo saremo, e secondo: Justin NON é il mio ragazzo, non stiamo insieme- ringhiai. -Ovvio che non state insieme. Dopo quella scenetta non vi potrete neanche più guardare in faccia- rispose guardandosi le unghie, la guardai con sguardo assassino, ma poi spostai gli occhi sulla porta che si apriva facendo vedere quel ragazzo così perfetto che entrava, Justin. La stronza, nonché Amber, corse verso di lui con le sue quattro fedeli oche che le correvano dietro, non potei guardare quella scena, così mi consolai mangiando quello che doveva essere un cheeseburger, ma di cheeseburger non aveva niente. Cominciai a piangere silenziosamente -non...fate domande...- dissi prima che i miei amici potessero dire qualcosa tra un singhiozzo e l'altro. Ero distrutta, e la colpa era soprattutto mia.

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Capitolo 6
*** "we're just friends." ***


Era da più di una settimana che non ci parlavamo più. Non mi aveva più sorriso né guardato, forse una veloce occhiata, Amber aveva preso il "mio" posto: da quando avevamo avuto quella litigata, Justin aveva trovato una "sostituta", Amber. Le stava sempre accollata, le accarezzava la guancia, le sfiorava la mano, e in contemporanea mi guardava come per sfida. Questo, mi irritava parecchio. Non era lei quella che doveva stare a parlare con lui, non era lei quella che doveva ridere alle sue battute, io dovevo stare a parlare con lui e a ridere insieme. Ero davvero triste, escogitavo piani per cercare di parlargli, ma non riuscivo a farlo. C'era qualcosa che mi bloccava: l'insicurezza. Ero insicura. "e se poi mi blocco?" "e se mi dimentico tutto quello che voglio dirgli?" "e se poi mi risponde male?" "se non mi perdona?" "e se non volesse più essere mio amico?". Questi erano alcuni dei miei tanti dubbi, troppe domande, troppo casino "devo solamente parlargli, lo ho già fatto, so come si parla con le persone, non deve essere così difficile". E invece lo era, lo era davvero tanto. Una mattina mi svegliai e mi promisi che glielo avrei detto, agli allenamenti di basket, quando Amber non c'era. -Hey- dissi debolmente con un leggero sorriso. -Ciao.- rispose semplicemente Justin intanto che si allacciava le Jordan seduto sulla panchina, senza guardarmi. Mi sedetti vicino a lui, sbuffò quando mi avvicinai a lui. Mi abbassai con la testa all'altezza dei suoi occhi, di solito tra i due era lui che cercava un contatto visivo con me, di sicuro non io, arrossivo quando succedeva, proprio come in quell'istante. Cominciai a parlare. -Senti Justin, io...io non pensavo veramente a quelle cose, é che mi arrabbio facilmente, e quando succede non penso a quello che dico. Hai ragione tu, sono una stronza, pure stupida, tu sei un ragazzo fantastico, io, davvero...mi dispiace Justin, non volevo arrivare a questo.- Justin sospirò e si voltò verso di me, sentii come se mi avessero tirato un pugno sullo stomaco. Era così bello, così maledettamente perfetto -A questo cosa?- chiese con un mezzo sorriso, per poi girarsi guardando avanti, sempre con il mezzo sorriso di prima. -Beh- sfregai le mie mani sulle mie gambe guardandomi le scarpe imbarazzata -a non parlarsi più, a ignorarci completamente...- Si alzò, stavo ancora guardando per terra, sentii la sua mano darmi una pacca sulla spalla e rise, una risata così dolce, mi faceva sognare -Sammy, é tutto okay, e neanche io volevo dirti che sei una stronza, scusami... sei solo un po' difficile- scoppiò a ridere e mi aggiunsi anche io alla risata, alzai lo sguardo verso di lui sorridendo. -allora? Amici?- mi offrì la sua mano, gliela strinsi -amici- Finiti gli allenamenti andai a casa, ero davvero felice di aver fatto pace con Justin, arrivò sera, l'ora di cena. "cena vuol dire mangiare, mangiare vuol dire tanto cibo per me!" Sì, la mia normalità si era rifiutata di vivere dentro di me da anni. In realtà non c'è mai stata. Una che un attimo prima ha paura di parlare con un ragazzo gentile e dolce, e poi grida dietro a uno grosso il triplo per un motivo futile non é molto normale eh. Quella sera, i miei decisero di guardare il telegiornale, la cosa strana non é che lo guardassero, la cosa strana era che fossero a casa, di solito erano sempre a lavoro fino a tardi il Lunedì. Mi sedetti a tavola per mangiare. Addentai il cosciotto di pollo e mi ingozzai di Coca-Cola. "ma ora passiamo a una notizia diversa. A quanto pare la storia con la misteriosa ragazza dell'appuntamento di Justin Bieber sembra una cosa seria per il cantante, infatti i due già prima di quella cena si erano scambiati sguardi dolci e una camminata mano nella mano, si vede che la star non si é preoccupata di nascondere la ragazza, ancora però niente é stato ufficializzato, una fonte vicina afferma che i due siano solo grandi amici ma che ci sia feeling, che il cantante canadese abbia trovato una nuova fiamma? Ora passiamo a parlare di..." Rimasi immobilizzata con gli occhi spalancati a guardare il servizio, intanto che la presentatrice parlava scorrevano video e foto di me e Justin mano nella mano, che cenavamo, ridavamo e ci guardavamo. Mi sentii a disagio, cercai di sembrare a mio agio, sembrando la persona più normale del mondo, ma, visto che già di natura non lo ero, fu una cosiddetta "mission impossible". Ero diventata un pomodoro, ne ero consapevole. Mia madre e mio padre mi guardavano, mi ressi la testa con la mano destra, tutta inclinata su un lato, chiusi gli occhi -siamo solamente amici- non aprii gli occhi, aspettavo che i miei dicessero qualcosa, ma non lo fecero, così aprii gli occhi tranquillamente e vidi che continuarono la loro cena -sappi che conosco Pattie, ti avverto- disse mia madre. -e con questo?- chiesi confusa. -niente- voleva spaventarmi? No perché, non c'era neanche riuscita, e poi, perché avrebbe dovuto spaventarmi? Sapevo che Pattie era la madre di Justin, la conoscevo pure, sembrava una donna gentile, cosa avrebbe mai potuto farmi?

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Capitolo 7
*** I have an idea! ***


"Pronto cara!" la mia carissima amica Pattie mi aveva telefonata. "Ciao Jenna! É da tanto che non ci sentiamo, avrei proprio voglia di parlare un po' con te." Così ci demmo appuntamento in un bar quella stessa mattina, dato che Samantha, mia figlia, e Justin, il figlio di Pattie, erano a scuola. Arrivai al bar. La vidi seduta infondo al locale, mi avvicinai e lei e subito mi travolse con un abbraccio. La nostra amicizia era iniziata da quando eravamo piccolissime, eravamo sempre unite, come due sorelle, poi entrambe trovammo marito, e ci perdemmo di vista... Fortunatamente ci tenevamo sempre in contatto, e a volte ci vedevamo anche. "Cara! Come stai? É da tantissimo che non ti vedo! Mi sei mancata, Jenna" mi disse allegramente. "Anche tu mi sei mancata, dovremmo incontrarci più spesso" le dissi "Hai davvero ragione, non sai quante cose ho da dirti!". E qui cominciammo a parlare, e a parlare, e a parlare... Finché ci venne in mente quella cosetta che stava succedendo quei giorni tra i nostri figli. Entrambe ci guardammo, capii che stava pensando quello che pensavo io, e viceversa. "Ma allora Justin e tua figlia hanno fatto amicizia eh" mi disse piano guardandosi intorno con un atteggiamento stile pusher. "Mhmh" dissi io soddisfatta. "Pensa se un giorno si mettessero insieme, si sposassero e poi facessero dei figli? Diventeremmo nonne!" Mi disse lei entusiasta. "Oh, mi piacerebbe tanto, e poi sono così carini insieme!" Risposi io con la stessa allegria, poi mi venne una fantastica idea "Ma, hey! Io avrei un'idea..." ----------------------------------------------------------------------------||spazio autore|| scusate se il capitolo é cortino ma non sapevo bene come scriverlo, visto che é da un po' che ho lasciato in sospeso questa storia che devo dire la verità, non riesco a farla funzionare. Ho cambiato il punto di vista, questa volta il narratore della storia é Jenna, la madre di Samantha. Dopo questo "capitolino" scriverò qualcosa di migliore, mi é venuta un'idea abbastanza scontata nelle fanfiction ma non sapevo che altro inventarmi. Spero che non faccia così schifo ahah(ho quasi scritto più qui che sul capitolo in sé, scusatemi).

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Capitolo 8
*** Can you help me? ***


"Che cooooosa?!? Mamma non dirai sul serio! Come ti é venuta in mente un'idea così... così... Accidenti, mamma!" Ecco tutto quello che riuscii a dire dopo quello che mia madre mi aveva detto. "Eddai Samantha, non sarà poi così male, é da tanto tempo che io e Pattie non ci vediamo, e poi non ha mai visto la casa!" Mi disse lei. "Sì, ma..." "E poi a te piace Justin..." "Mamma!". Che casino! Mia madre aveva invitato a cena la sua amica Pattie e suo figlio, cioè Justin, quel tipo famoso che mi piaceva da morire. "Beh, e quando hai detto che verranno?" Chiesi. "Domani sera, alle sei e mezza, così possiamo chiacchierare un po'" "Che disdetta! Proprio oggi parlavo con i miei amici di uscire proprio domani alle sei e mezza! Che coincidenza..." Le mentii. "Sam... non mentire a tua madre" mi scopriva sempre, in effetti la recitazione non é mai stata il mio forte... Salii le scale e mi chiusi nella mia stanza. Mi lanciai sulla poltroncina marrone cacca di gatto di fianco alla finestra e sospirai, guardando fuori. Vidi una cosa muoversi, mi alzai e guardai meglio, poi cacciai un urlo di spavento. "Hey hey hey! Calma, sono io!" "Ma sei coglione?!? Che cazzo ci fai qui?!?" Dissi io con una mano sul cuore e una appoggiata al muro per non perdere l'equilibrio. "Che ci faccio qui nel senso del perché sono sulla tua terrazza o per quale motivo sono venuto da te?" Mi rispose lui tranquillamente con un'aria confusa. Cercai di essere più calma possibile, volevo strozzarlo. "Samantha! Tutto bene?" C'era mia madre dalla porta, lanciai Justin dietro al balcone per nasconderlo, era abbastanza imbarazzante. Era il momento di tirare fuori il mio talento da grande attrice. Ehm. Come no. "Mamma! Ahahah, sai quanto odio i ragni! Aprendo la finestra ne ho visto uno davvero brutto e grande, non so come ci sia finito lì" le dissi ridendo nervosamente, caricando su "ci sia finito lì" per far capire a Justin che parlavo con lui. "Ah, Sam, Sam, Sam" disse chiudendosi la porta alle spalle. "Se n'è andata?" Sussurrò piano Justin. "Sì, e se ne andrà via anche qualcun altro" lo spinsi fuori dalla mia camera perché nel frattempo era già entrato, ah, queste popstar. "Ferma! Sono venuto per una ragione importantissima! Devi aiutarmi, ti prrreeeego" mi implorò guardandomi con gli occhi da cucciolo, "aw, che carino" pensai nella mia mente, "no, non é carino, buttalo fuori sorella", era la parte stronza di me che aveva parlato. Alla fine mi arresi. "che ti serve..." Domandai. "La tua auto." Mi disse lui seriamente. Se in quell'istante avessi avuto dell'acqua in bocca, gliel'avrei sputata addosso. "Stai scherzando?!? Mai nella vita, amico! Mai nella vita" scandendo bene le ultime tre parole. "Beh ma la guiderai tu! Mi serve solo un passaggio, dopo faccio tutto quello che vuoi" mi disse. "Tutto quello che voglio?" Ripresi quello che aveva detto con un ghigno. "Non chiedermi di rubare della birra in un supermercato o qualsiasi altra cosa stupida" sembrava preoccupato, poverino. "A che ti serve un passaggio? Per andare dove?" Era bello tenerlo sulle spine. Abbassò la testa, come dispiaciuto. "Guarda i miei capelli." Glieli guardai e gli passai la mano tra i capelli. "Che hanno di strano?" Chiesi. "Che manca secondo te?" Mi chiese disperatamente. "Ehm... Il ciuff..." "Il ciuffo cazzo, il mio ciuffo!" Non riuscii a finire la parola che già era scoppiato, sbraitando come se fosse una madre esaurita che rimprovera i figli. "Okay, okay, calmati Justin, non é la fine del mondo..." Cercai di consolarlo carezzandoli la schiena, era imbarazzante. "Tu non capisci. Non capisci. Ho bisogno del gel." Stava guardando in basso, sembrava davvero triste. Guardai davanti a me, meditando. "Ti devo portare a comprare chili di gel?" Gli si illuminarono gli occhi, e sfoggiò un sorriso stupendo. "Esatto piccola! Sì, sei un amore, grazie Sammy!" Mi abbracciò, ma sembrava che voleva soffocarmi da quanto stringeva. Raccontai a mia madre una scusa per uscire con l'auto, Justin si arrampicò giù e corse nel garage, salimmo in auto e andammo a comprare il gel tanto amato da Justin. Arrivata nel parcheggio, spensi il motore e rimasi ferma. "Allora?" Sentii di fianco a me. Mi girai lentamente. "Allora cosa?" Chiesi a Justin. Ci fu una pausa di qualche secondo. "Vai sì o no?" Mi disse. Allora capii quel che voleva dire. Mi scappò una risata. "Io? Perché dovrei? L'hai detto tu che ti serviva solo un passaggio" Gli ricordai quello che mi aveva detto. "Non posso andare là dentro! C'è troppa gente! Mi vedrebbero" "Ma sei venuto fino a casa mia a piedi, e non so nemmeno perché, visto che hai auto a non finire, ma non voglio sapere, risparmiami la storia. Va bene, vado, non fare cazzate." Chiusi la portiera ed entrai nel supermercato. "Gel, gel, gel, oh, eccoli!" Mi dissi girando per i reparti del negozio. Chiamai Justin. "Justin, ci sono una miriade di barattoli. Quale ti serve?" "Prendine tre di quello più costoso" non risposi e guardai lo schermo del cellulare, poi richiesi per conferma "Come?" "Hai capito bene, dai che sei intelligente Sammy" "Okay, okay" Presi i tre barattoli e andai a pagare, poi uscii e andai nella mia auto. "Ecco il tuo gel." Dissi lanciandogli i tre barattoli. "E mi devi ventiquattro dollari e cinquanta." "Aspetta! Potresti prendermi un pacco di patatine?" Lo guardai. "Mi prendi in giro? Chiederlo prima?" Così dovetti uscire dall'auto, entrare nel supermercato, chiamarlo chiedergli che patatine volesse, pagare, uscire per poi tornare nella mia auto. Ma prima di mettere in moto lo avvertii "Se mi chiedi di tornare a prendere altre cose ti taglio tutti i capelli" mi guardò ridendo "mi prendi..." Gli tirai una sberla sul braccio, e si mise a ridere. "Lasciami pure qui. Grazie bimba" mi disse. Mi fermai e lui scese. "Non chiamarmi bimba." "Bimba" "Smettila." "Bimba" "Ti stai mettendo nei guai, piantala." "Bimba" disse dopo poco, rise e se ne andò. "Che ragazzo bastardo" pensai ad alta voce sorridendo.

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