Ritrovarsi.

di giadafontaana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scappiamo via. ***
Capitolo 2: *** "Piacere Neymar" ***



Capitolo 1
*** Scappiamo via. ***


Non capivo più niente, non volevo capire. Non sapevo che fare, mi guardavo intorno e non vedevo nessuno; anche se vicino a me c'era così tanta gente. Così tante persone, persone a cui volevo bene, persone che, adesso non significano più niente. 
Lui non c'era più, loro se ne erano andati. In un mese, io ho perso tutto.
Aiden era morto, mamma e papà anche, ed io sono morta con loro.
Un mese fa avevo una vita fantastica, avevo un ragazzo che mi amava, un ragazzo che era un opera d'arte. Aiden mi faceva stare bene, non era perfetto, non parlava spesso, e quelle poche volte che alzava gli occhi da terra, mi guardava e mi sorrideva..e proprio quello mi faceva sentire viva. 
Papà non mi diceva molto, era un uomo di poche parole, era un papà di quelli che se anche non ti dicono "ti voglio bene", tu sai comunque che ti amano follemente e, se devo essere sincera lo amavo follemente anch'io.
La mia mamma, invece era meravigliosa. Sorrideva sempre, voleva sempre sapere tutto, non ti lasciava un secondo da sola. Lei, era sempre lì. Io alla mia mamma dicevo tutto, le raccontavo ogni minimo dettaglio delle mie giornate, mi piaceva farlo; lei mi ascoltava sempre.
Se chiudo gli occhi, sento ancora Aiden che mi sfiora la mano come per chiedermi il permesso di stringerla, sento lo sguardo fisso ma dolce di mia padre su di me; e se chiudo gli occhi più forte, sento la mano fredda di mia madre che mi accarezza la guancia e lei che mi sussurra:'sono qua amore mio, sono qua'.
Però gli occhi prima o poi si riaprono, prima o poi si deve tornare alla realtà.
Sentivo il freddo della panchina di pietra su cui ero seduta, con lo sguardo fisso sulla facciata della chiesa, vicino a me c'erano i miei migliori amici, stavano zitti, non osavano parlarmi; avevano paura di dirmi qualcosa di sbagliato. Girai lo sguardo a destra e vidi le due tombe di legnoche stavano entrando in chiesa, dovevo entrare anch'io, ma non avevo la forza di alzarmi, non avevo neanche la forza di respirare. Sentii la voce di mia zia e mi venne un sorriso naturale, la guardai per un attimo, mi stava aspettando per andare dentro; feci l'ultimo tiro della mia sigaretta e la raggiunsi. Le lacrime iniziarono a scendere inconsciamente sulle mie guance. C'erano così tante persone, tutte erano girate verso me, mi guardavano con compassione, volevo scappare, volevo tornare a casa e andare sotte le mie coperte per poi non uscire più. Mia zia però mi prese la mano come per farmi capire che c'era anche lei con me, che lei non mi lasciava, che avremmo superato tutto assieme.

Erano passate due settimane dal funerale dei miei genitorni, e ventiquattro giorni da quello di Aiden. 
Dalla morte dei miei, a casa non ci feci più ritorno, mia zia non voleva, e visto che era l'unica regola che diede, la rispettai. Lei è una donna molto egocentrica, non sa cos'è il giusto e il sbagliato, lei vive e basta, senza preoccuparsi di niente. E adesso la  guardavo e pensavo:"Cazzo, anch'io voglio tornare così". 
Un po'di tempo fa la mia vita si basava sul fumare, andare alla feste e non pensare alle conseguenza di tutto quello che facevo. A mamma e papà non piaceva per niente, loro volevano un futuro eccezzionale per me, volevano diventassi come i miei fratelli, per me però la scuola era l'ultimo dei miei problemi. Appunto per questo motivo sono così affezzionata a mia zia, io e lei eravamo uguali. Adesso però, le cose sono cambiate, e per quanto voglia tornare come prima, io non posso farlo, lo devo ai miei genitori.

-Giada svegliati! Muovi quel culo dal letto che se no perdiamo l'aereo!- Mi gridava mia zia mentre io ero ancora nel paese dei sogni.
-Zia sono le 7 del mattino, ed è domenica, a quest'ora tutti i comuni mortali dormono.-
-Giada perdiamo l'aereo, alzati da quel fottuto letto!- Restai immobile per un paio di secondi, finchè non realizzai.
-Aereo? Ma che cosa stai dicendo? Zia torna a dormire hai avuto un sabato sera difficile.-
-Non te l'ho detto? Giada io e te ce ne andiamo via da qua, andiamo a Barcellona.-
-Barcellona?-
-Si Giada, Barcellona. Adesso cambiati prendi la valigia e andiamo.-
-Io la valigia non ce l'ho, sai ho appena scoperto che ce ne andiamo. Poi la scuola? siamo ad ottobre, l'anno scolastico è già iniziato zia.-
-Lo so lo so, parlerò con il preside appena saremo arrivate. Adesso però prepara la valigia in fretta, cambiati e andiamo. Ho pagato due biglietti, e i soldi non si sprecano Giada!-
Ero seduta sul sedile dell'aereo, dal finestrino si vedeva la citta, stavamo per atterrare, stavamo per ricominciare.
Arrivati in aereoporto la prima cosa che feci era quella di cercare un Wi-Fi libero per scriverei ai miei amici, non avevo potuto neanche salutarli.
Mi guardai in torno, tutte le persone sorridevano, erano felici, e per la prima volta nella mia vita; mi sentii fuori posto.
-Giada prendi le valigie che ho trovato un taxi dai!-
Entrammo nel taxi, fissai mia zia e le dissi: - Scusami zia, ma..dove cazzo stiamo andando?-
-Ma te l'ho detto prima tesoro! A Barcellona ci abita un mio amico che ci ospiterà finchè non troveremo un posto dove stare.-
-No zia, non me l'hai detto, e se ti viene in mente di andare in Australia questa volta cerca di avvertirmi almeno la sera prima; grazie.-

L'appartamento di Rafael era enorme, almeno credo si chiami così, da quel che ho capito.
Rafael era molto gentile con me, ma probabilmente mia zia l'aveva avvertito prima di tutto quello che è successo..un altro a cui faccio compassione.
Mi fece vedere la mia stanza, era bellissima, dalla finestra si vedeva il mare, il letto era a due piazze, le pareti azzurrine con qualche foto di Leo Messi appesa. Mollai la valigia in mezzo alla stanza, non avevo voglia di disfarla, dalla mia borsa tirai fuori il mio pacchetto nuovo di Camel blu, ed andai sul balcone della mia meravigliosa nuova stanza.
Ma dopo neanche 30 secondi di tranquillità, entrò mia zia.
-Uuh che bella la tua stanza, senti amore, Rafael stasera va a vedere la partita di calcio del Barcellona, e mi chiedevo se ti va di andare con lui..-
-No, vacci tu.-
-Ma come no? A me non piace il calcio, però so che tu guardavi sempre il Barcellona a casa, mamma ti ordinava sempre le magliette, la tua vecchia camera era piena di articoli o foto riguardanti il Barcellona. Tu ci tieni tesoro, perchè non vuoi andarci?-
-Perchè no.-
-Giada, lo so che è difficile cambiare tutto, lasciare tutti i tuoi amici, ma io l'ho fatto per te. L'ho fatto per farti andare avanti, devi essere forte.-
-Si vede che non sono forte.-
-Sai Giada, essere forte non vuol dire dimenticare, essere forti vuol dire vivere consapevoli del fatto che la persona che ti ha lasciato ci sarà sempre; anche se tu non la vedi. Ti mancano lo so, ma amore, la mancanza è solo una parte dell'andare avanti. Vacci Giada, perfavore.-

E non so perchè, nel giro di due ore mi ritrovai davanti a quell'immenso stadio, il Camp Nou.

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Capitolo 2
*** "Piacere Neymar" ***


Penso di non aver mai visto una concetrazione così elevata di persone euforiche.
-Tranquilla, io sono un socio dell'amministrazione, non dobbiamo entrare da qua.- Disse Rafael dandomi la tessera del club, molto probabilmente aveva visto la mia espressione mentre guardavo le varie entrate dello stadio piene di gente.
Passammo da dietro, lì non c'era molta genta, ci mettemmo venti minuti a raggiungere il nostro posto in tribuna; Rafael si fermava ogni metro a salutare persone.
I posti erano praticamente ad un metro dal campo, facevo un passo e mi ritrovo nella panchina del Barça. Non mi ero mai sentita così disorientata in vita mia, ci saranno state si o no 85 mila persone, e nonostante quel gran numero..io mi sentivo sola.
Mi girai per chiedere a Rafael un po' d'acqua, ma lui era sparito, andai nel panico in circa due secondi, tra me e me dicevo "oddio l'ho perso". 
-Giadaa!- Sentì il mio nome, ma in mezzo a quel casino non capivo chi lo stava pronunciando.
-Giada quaggiù!- Abbassai lo sguardo, e vidi Rafael che stava parlando con Luis Enrique, il nuovo allenatore del Barcellona. Non mi stupì, quell'uomo conosceva mezzo mondo, mi limitai a fargli un sorriso innoquo, senza mostrare troppo il mio menefreghismo in quello che stava facendo.
-Vieni qua Giada!- Ecco, era la fine; dovevo andare la anch'io.
-Ciao Rafael, e buongiorno a lei- Dissi guardando i due che mi stavano sorridendo.
-Scusami Giada se non ti ho avvertito che andavo a salutare Luis, comunque Giada Luis e Luis Giada- 
-Molto piacere Giada- Mi disse Luis stringendomi la mano.
Io sorridevo intanto, non sapevo che dire, e di certo non sapevo neanche cosa fare, aspettavo con ansia l'inizio della partita così da sedermi tranquilla e non socializzare più con nessuno.
-Allora Giada, mi ha detto Rafael che sei appena arrivata qua a Barcellona, come ti trovi?- Mi chiese Luis.
-Oh, emh, già...si mi trovo bene- Risposi io impacciandomi in tutte le parole di quella frase.
-Barcellona è una citta fantastica, soprattuto per giovani, poi sei fortunata a vivere da Rafael; è un buon uomo-
-Sisi, lo so, mi divertirò sicuramente. Eh già Rafael è favoloso- Dissi io, rendendo felice Rafael per la cazzata appena detta e sperando che Luis smettesse di farmi domande.
Finalmente entrarono le squadre, era ora.
-Beh Giada vado, devo lavorare sai, ti verrò a trovare e fai la brava eh- Mi disse, facendomi l'occhiolino con un sorriso a trentadue denti.
-Ciao Rafael, ci vediamo presto!-
-Certo, ciao Luis, buona fortuna per la partita!-
E finalmente mi ero seduta.
La vicinanza al campo era impressionante, vedevo ogni minimo dettaglio di tutti i giocatori.
La partita iniziò, e da subito la dominanza in campo era del Barcellona. Rafael era concentratissimo, si vedeva che era un appassionato, come tutto lo stadio d'altronde; io ero ancora per l'ennesima volta l'eccezzione.
Ero immersa nei miei pensieri, quando mi ritrovai la palla sotto i piedi. La presi per ributtarla in campo, alzai lo sguardo e vidi degli occhi marroni/verdi che mi stavano scrutando, non ci volle molto a capire che si trattava di Neymar. Non tolse lo sguardo da me, mi fissiva costantemente, ributtai la palla in campo, ma lui era ancora lì. In quel momento non desiderava nessun altro sguardo su di me, in quel momento eravamo solo io e lui, le 85 mila persona non c'erano, Rafael non c'era, c'eravamo solo io e lui. 
Quel momento durò un eternità, non riuscivo a smettere di pensarci, anche se non mi dispiaceva farlo. Era passato un po' di tempo dall'ultima persona che mi fissò in quel modo, Aiden. E pensandoci mi vennero in mente tutti i ricordi di me e lui, succedeva sempre appena qualcosa o qualcuno me lo faceva ricordare, stavo crollando e questa volta non c'era nessuno che poteva salvarmi.
-Giada? Tutto bene? La partita è finita, ti va bene se andiamo a salutare Luis?- Mi chiese Rafael.
-Sisi tutto bene, ma l'abbiamo già salutato, dobbiamo andarci per forza?- Risposi io, con un tono un po' distante poichè Aiden era ancora nella mia testa.
-Dai andiamo, lo salutiamo e poi andiamo a casa. Okay?- Disse lui sorridendomi.
-Okay.-
 
Rafael mi portò, nel piano sotto, dove c'erano gli spogliatoi. Quel posto era enorme, non avevo la più pallida idea di come muovermi.
-Ciao Giada, quindi ci vediamo ancora, eh?- Mi urlò Luis appena mi vide.
-A quanto pare- Risposi.
-Ti è piaciuta la partita? Gli abbiamo fatto il culo a quelli!-
-Sisi bella partita, eh già ho visto- Risposi, con un tono divertito.
-Rafael vado alla macchinetta in fondo a prendere da bere.- Dissi,andandomene via così da ritornare nei miei pensieri.

Tirai fuori dalla tasca delle monetine e le misi nella macchinetta, la fissai per un po'; non sapevo che prendere.
-Mmh, indecisione? Il the freddo e più dissetante, ma dura molto di meno. Mentre la Coca Cola la bevi a sorsi più piccoli perchè è gasata. Eh già scelta difficile, però io prenderei un the freddo; al limone perchè alla pesca non è buono.- 
Mi girai per capire chi mi stava parlando, e vidi lui, era proprio lui; Neymar. I suoi occhi mi stavano scrutando ancora, ma questa volta era diverso; il suo sguardo era più dolce.
-Vada per il the freddo al limone- Dissi, guardandolo, era bellissimo.
-Piacere Neymar- Disse dandomi la mano.
-Giada-. La sua mano era morbidissima, e mentre stringeva la mia, nella mia testa era sparito tutto, niente Aiden, niente papà, niente mamma, solo lui.
-Scusa ma, come mai parli italiano?- Chiesi io, poichè mi pareva strano.
-Trovi i calciatori così stupidi da non sapere parlare altre lingue oltre alla loro?- Mi rispose con un aria divertita.
-Nono, è che..mi sembra strano tutto qua- dissi, un po' imbarazzata.
-La sai una cosa? In molti casi hai ragione tu, però io ho studiato, e fortunatamente ho imparato l'italiano.- Disse, facendo un passo verso di me.
Non so perchè Neymar mi faceva quell'effetto, lui azzerava tutto. Mi sentivo imbarazzata, cosa che a me non capita mai. Lui mi imbarazzava, toglieva tutta la mia aria da "dura" guardandomi solamente, con lui ero vulnerabile. E questa cosa non mi piaceva.

-Giada andiamo dai!- Mi urlò Rafael facendomi sengno di andare verso di lui.
Dovevo salutarlo, ma non sapevo come fare, restai zitta cercando in tutti i modi di farmi venire in mente un modo decente di dire "ciao". 
-Devi andare, beh è stato un vero piacere conoscerti.- Disse lui, morzando il silenzio che c'era tra noi due.
-Anche per me, ciao Neymar-. Gli dissi sorridendo, poi mi voltai e me ne andai verso Rafael, che stava parlando già con un altra persona.
-Ah Giada! Mi sono dimenticato di dirti una cosa.- Urlò Neymar per farsi sentire.
-Che cosa?- Risposi urlando per farmi sentire anch'io.
-Ci vediamo- Disse lui, sorridendomi.

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