Appuntamento al buio

di germangirl
(/viewuser.php?uid=228131)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Non chiedere ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - La resa dei conti ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Non chiedere ***


Imbarazzato? No.

Umiliato? No.

Inorridito? Nemmeno.

Harmon Rabb non riusciva a trovare un aggettivo che potesse definire nel modo più appropriato le emozioni che stava provando in quel momento. Decise che mortificato era il termine più adatto e si dedicò al suo compito successivo, ovvero ideare un piano per tirarsi fuori dalla situazione in cui era, possibilmente mantenendo un livello di dignità e grazia accettabile.

“Harm, stai bene?” gli chiese Kelly, la persona con cui stava condividendo quella cena, con la parlata strascicata tipica del sud.

“Ah, sì, tutto ok” mentì, mentre il cuore e il cervello stavano gareggiando per scovare una soluzione.

Sollevando il bicchiere, Harm deglutì più volte, senza ottenere alcun beneficio. E a nulla servì il gesto gentile di Kelly, che gli accarezzò una mano. Scuotendo la testa, Harm non poteva credere di trovarsi in quel pasticcio e, ancora peggio, sapendo che era stata proprio sua madre a ficcarcelo.

Quel “pasticcio” era un appuntamento al buio che la sua cara mamma gli aveva organizzato. Beh, tecnicamente, non era proprio un appuntamento al buio, poiché Kelly lavorava nella galleria d’arte di Trish e, secondo quanto diceva lei stessa, era single, piacevole e si trovava a Washington per un viaggio di lavoro. Trish sosteneva che Kelly fosse una persona davvero interessante e che, ne era certa, loro due sarebbero andati sicuramente d’accordo. Considerando le belle parole di sua madre, Harm aveva pensato che non ci fosse nulla di male in una cena, tanto più che Mac era in missione da un mese e non sarebbe rientrata prima del martedì successivo, lasciandolo libero da impegni.

Era stato Harm a scegliere il ristorante. “The Crown” era quello che lui e Mac preferivano e anche se era un po’ costoso, aveva un’atmosfera più intima e permetteva di conversare amabilmente senza dover gridare a causa del rumore assordante che stava invadendo sempre più locali di recente. Inoltre, faceva tutto questo come favore per sua madre e decise che la spesa extra gli avrebbe permesso di guadagnare dei punti bonus con lei. Ora, invece, avrebbe dato qualsiasi cosa per un fragore martellante, un ambiente impersonale e magari anche una botola sotto la sedia.

Kelly corrispondeva in tutto e per tutto a ciò che aveva detto Trish: il suo modo di parlare denotava cultura e buona educazione, aveva un fisico slanciato, capelli biondi, tratti somatici piacevoli, occhi chiari e un sorriso vincente. Sembrava che sua madre avesse fornito tutti i dettagli fondamentali tranne uno – Kelly era un uomo. Beh, a dire la verità due – Kelly era un uomo gay. E proprio in quel momento, Harm non voleva nemmeno sapere se la sua mamma pensasse che il suo stesso figlio fosse gay, in quanto troppo impegnato nell’ideare un piano di fuga.

“Non sono chi ti aspettavi, vero?” chiese Kelly alla fine, dopo che Harm non aveva aperto bocca se non per presentarsi appena si erano seduti l’uno di fronte all’altro.

“Uhm, no, non proprio” rispose onestamente Harm.

“Qualche motivo specifico?” domandò. “Tu sei esattamente come ti ha descritto tua madre, quindi mi immaginavo che la descrizione che ti aveva fatto di me fosse altrettanto accurata”

“Era abbastanza accurata” rispose, spostando lo sguardo ovunque tranne sul suo accompagnatore. “Ha solo tralasciato il dettaglio importante che sei un maschio”

“Oh!” Kelly spalancò gli occhi. “Stavi aspettando una donna?”

“Ah, sì” disse, annuendo . “Mamma parlava di questa serata come di un appuntamento e quindi, sì, mi aspettavo una donna”

“Ma tu sei gay” dichiarò semplicemente. “Almeno, questo è ciò che ha detto Trish”

“Lei cosa?” esclamò Harm, quasi strozzandosi con l’acqua che aveva bevuto.

“Beh, non ha usato proprio queste parole” iniziò, non sapendo se essere imbarazzato o divertito dalla situazione e dall’ovvio disagio del suo commensale.

“Quali parole ha utilizzato precisamente?” chiese, riflettendo sulla possibilità di uccidere la propria madre anche a distanza.

“Trish ha detto che hai avuto un sacco di storie con… uhm… come le ha definite… donne di poca sostanza. Relazioni che non sono durate e, visto che vai per la quarantina, si deve essere chiesta se non fossero solo una facciata” replicò onestamente Kelly.

“Ho 37 anni” precisò piccato. “E vedo una persona…” aggiunse, come ulteriore riflessione.

“Trish ne ha parlato” gli concesse Kelly, annuendo. “Una persona che si chiama Mac, giusto?” Harm annuì in risposta. “Ha detto che non ha mai incontrato o visto una foto di te e Mac e, anche se ne parli al femminile, Trish pensa che forse lo fai solo per farla stare tranquilla”

“Ma non è vero!” reagì bruscamente, incredulo per la piega che aveva preso quella serata. “Si chiama Sarah MacKenzie, è un Colonnello dei Marine ed è una donna” aggiunse, nel caso Kelly non avesse afferrato bene le prime due informazioni.

“Tutto chiaro, biscottino” disse Kelly con un cenno della mano. “A me non importa, ma forse dovresti parlare con tua madre”

Harm bevve un lungo sorso prima di rimettere il bicchiere sulla tavola. “Pensa davvero che io sia gay?”

“Non lo so” rispose, sollevando le spalle. “Credo stia cercando dei motivi per cui non ti sei ancora sistemato e non le hai ancora dato dei nipotini”

“E questo la porta a pensare che io sia gay… non che ci sia niente di male nell’esserlo” aggiunse velocemente.

Kelly fece una smorfia. “E scommetto che conosci un sacco di gay…” disse, aggiungendo la seconda parte della battuta che la maggior parte degli eterosessuali faceva quando qualcuno chiedeva loro se fossero gay.

“Sì, beh… no, a dir la verità” ammise Harm. “Ne conosco… una, conosco una persona che mi ha detto di essere lesbica… so che, statisticamente, dovrei conoscerne di più, ma nessuno ha mai detto niente e la Marina ha la politica del non chiedere, non dichiarare e in realtà non sono affari miei e…”

“Respira, Harm” gli consigliò Kelly, ridendo.

“Ascolta, non voglio essere maleducato o offensivo” dichiarò Harm lentamente. “Dopo tutto, il tuo stile di vita è affar tuo, proprio come il mio è mio. Sono solo un po’… un po’…”

“Confuso che tua madre abbia rivelato la tua omosessualità?” chiese, prendendo il proprio bicchiere.

“Sì” rispose Harm annuendo, prima di realizzare con quale affermazione si era appena dichiarato d’accordo. “No! Non ha rivelato la mia omosessualità perché io non sono gay… capito?”

“Se lo dici tu” rise Kelly. “Peccato” continuò con un sospiro. “Alto, capelli scuri, bello, avvocato, pilota… sei un bel bocconcino e mi sarebbe davvero piaciuto avere l’opportunità di mangiarti” Con le guance in fiamme, Harm non sapeva se essere lusingato o se nascondersi sotto il tavolino. “Ascolta” riprese Kelly. “So che per te tutto questo è difficile. Non me la prendo se vuoi andartene”

Con il primo sorriso sincero della serata, Harm accarezzò l’idea di fuggire dal ristorante ma aveva fame e decise che rimanere era la cosa più giusta da fare. Beh, era la cosa più educata da fare, considerando che Kelly non era del posto.

“Beh, ora che sappiamo che non è un appuntamento” sussurrò, giusto per non farsi sentire, “non c’è ragione per cui non possiamo goderci il cibo e qualche drink”

“Vero” concordò facendogli un cenno con la testa. “Però è davvero un peccato… quante cose potremmo fare con un uomo sexy come te sulla nostra sponda…”

Con il passare del tempo, Harm in realtà si trovò a pensare che la compagnia di Kelly era piacevole. Quell’uomo aveva un lato avventuroso che sua madre non aveva menzionato e spesso trascorreva i fine settimana e le vacanze ad arrampicarsi, fare immersioni, fare trekking, andare a vela e dedicandosi a una vasta gamma di attività all’aria aperta cui Harm spesso pensava ma non aveva mai avuto il tempo di fare. Prima di aver terminato il caffè, entrambi si erano offerti di coinvolgere l’altro nelle loro escursioni appena si fosse presentata l’opportunità.

Fuori dal ristorante, Kelly declinò l’offerta di farsi accompagnare in hotel, dicendogli che si trattava solo di una passeggiata di un paio di isolati. Si strinsero la mano e si salutarono, poi Kelly ritirò in ballo il primo argomento della serata.

“E’ un peccato che tu non sia gay” dichiarò con un sospiro. “Penso che saremmo stati grandi insieme”

“Ah sì, ok” borbottò Harm. “Beh, buonanotte”

Giunto a casa, Harm iniziò a camminare su e giù per il loft, indeciso se chiamare sua madre. Cosa le avrebbe detto? Cosa pensava quella donna? Era davvero convinta che fosse gay? Pensava davvero che Mac fosse un uomo? Riusciva a capire quanto fosse arrabbiato in quel momento? Poi pensò di non telefonarle, non prima del giorno successivo o di quello ancora dopo. Forse avrebbe aspettato che fosse lei a contattarlo e le avrebbe detto che avevano trascorso una serata fantastica e che avevano già in programma di incontrarsi di nuovo, cosa che tecnicamente era vera, e vedere quale reazione avrebbe avuto. Non avrebbe fatto cenno al totale disagio con cui era iniziato quell’appuntamento.

Optando per quest’ultima ipotesi, si fece una doccia e si infilò fra le lenzuola. Era immerso nei ricordi di quell’insolito appuntamento quando suonò il telefono. Era sua madre. “Kelly mi ha mandato un messaggio dicendo che avete passato una bellissima serata e ringraziandomi per averla organizzata” disse Trish senza nemmeno salutarlo, un approccio davvero non da lei, ma evidentemente aveva bisogno di arrivare dritta al punto.

“Lui ha ragione, mamma” disse Harm, enfatizzando lui. “Abbiamo così tante cose in comune”

“Davvero?” gli chiese. “Ne sei sicuro?”

“Certissimo” confermò. “E’ questo il motivo per cui ci hai fatto uscire insieme, no?” Fece un sorrisetto quando sentì un borbottio sconvolto all’altro capo della linea. “Non è vero, mamma?” ripeté, non avendo ottenuto alcuna riposta da sua madre.

“Beh… uhm… sì… penso di sì” rispose, scuotendo la testa.

“Devo ammettere di essere stato un po’ scioccato che tu mi avessi organizzato un appuntamento al buio con un uomo” continuò. “Ma le mamme sanno tutto, giusto?”

“Quindi, stai dicendo… cosa stai dicendo, esattamente?” domandò Trish, mentre la testa le girava vorticosamente.

“Beh, non avevo mai pensato di uscire con un uomo prima d’ora” disse. “Specialmente visto che sono impegnato con Mac e a lei non piace che usciamo con altre persone, ma se tu sostieni che Kelly è quello giusto per me, allora forse devo rivalutare il mio orientamento

“Harmon!” esclamò bruscamente. “Mi stai dicendo che sei omosessuale o no?”

“Fa qualche differenza?” controbatté, sfruttando il vantaggio. “Tu pensi che lo sia… quindi forse lo sono”

“Non penso che tu lo sia, davvero” rispose velocemente.

“Non è ciò che hai detto a Kelly” replicò. “Immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che il mio appuntamento era con un uomo perché mia madre pensa che io sia gay”

“Potrei averlo detto ma non lo credo” ammise. “Ho solo pensato che ci fosse un motivo per cui non avevi ancora trovato la persona giusta per te e se per caso eri… omosessuale… allora magari avresti trascorso una bella serata con Kelly e saresti stato in grado di confidarti con me. Voglio dire, non lo direi a nessuno… conosco la politica del non chiedere, non dichiarare. Volevo solo che tu fossi felice, davvero felice, e se la tua felicità fosse con un uomo… allora a me andrebbe bene. Ti voglio tanto bene… in qualsiasi modo… lo sai, e…”

“Mamma” Harm intervenne per porre fine a quel vaneggiamento. “Per la cronaca, non sono gay… non che ci sia niente di male nell’esserlo. Kelly è un ragazzo in gamba e entrambi siamo appassionati di attività ricreative all’aria aperta. Ho una relazione con Mac e hai visto delle foto… la donna che hai visto nelle foto dei balli e dei battesimi è Mac”

“Su quelle foto c’era scritto Sarah e Harm” lo interruppe Trish.

“Sarah MacKenzie – Mac” spiegò. “E’ un nomignolo maschile ma, mamma, come puoi vedere dalle foto, non c’è proprio niente di maschile in lei”

“No, no, niente” gli concesse Trish. “Allora com’è che a 40 anni non ti sei ancora sistemato?”

Harm prese un respiro profondo. Era una domanda che lui stesso si era posto più volte di recente. “Per un sacco di ragioni, mamma” disse a voce bassa. “Una è la paura di impegnarmi” continuò, decidendo di essere onesto con lei e con sé stesso. “Forse la paura di essere abbandonato… di nuovo. Di non essere abbastanza per lei. Di… di non essere in grado di amarla come si merita…”

“Oh, tesoro” intervenne con un sospiro. “Lei… Sarah sa di queste paure?”

“Ne conosce alcune e ha altre paure a sua volta, quindi è un processo lento” rispose, meravigliato di come stesse avendo una conversazione aperta e sincera con sua madre a proposito della propria vita sentimentale. Oh, beh, quella sera dimostrava che c’era decisamente una prima volta per tutto. “Ma ci stiamo lavorando”

“Sono felice di saperlo, figliolo” commentò. “Mi piace già di più di quella Renee. Non sono mai riuscita a capire cosa ci trovassi in lei”

“Non era così male, mamma” dichiarò, prendendo le difese di Renee.

“Beh, l’unica volta che l’ho incontrata ho avuto l’impressione che fosse molto… artificiale” spiegò Trish, cercando di scegliere le parole più appropriate. “E siete stati insieme per quanto, un anno? Non riuscivo a capire l’attrazione. La tua per lei, intendo. So bene cosa vedesse lei in te”

“Renee è sempre stata brava a ottenere ciò che voleva e aveva deciso che voleva me. Mi amava… era innamorata di me… pensavo che questo sarebbe bastato” ammise, mentre la sua mente vagava lungo il viale dei ricordi.

“La amavi?” domandò Trish, quasi sussurrando.

“Sì, penso che in qualche modo la amassi” replicò sinceramente. “Ma non ero innamorato di lei e Renee lo sapeva”

“Siete stati insieme un anno e non eri innamorato di lei?” chiese esasperata.

“Come potevo esserlo?” controbatté. “Non si può essere innamorati di due donne contemporaneamente e…”

“Eri già innamorato di Mac?” suggerì e Harm rispose affermativamente. “Harmon, ma è successo cinque anni fa… e da quanto stai con Mac?”

“Tre mesi… due se togli l’ultimo mese in cui è stata in missione” rispose, chiudendo gli occhi e sospirando. Dio, quanto gli mancava.

“Sei innamorato di lei da cinque anni e…” iniziò, cercando di capire suo figlio.

“Lo sono da più di cinque anni, mamma” la interruppe. “Non ti so dire di preciso quando mi sono innamorato di lei, mi sembra di esserlo da sempre”

“Sono così contenta di sentirlo” dichiarò Trish con un sorriso. “Ciò che voglio più di ogni altra cosa al mondo è che tu sia felice, sistemato e appagato.”

“Grazie, mamma” rispose dolcemente. “Lo apprezzo molto”

“Allora, Mac… c’è qualche possibilità che io possa incontrarla?” gli chiese con un sorrisetto. Nel suo cuore sapeva che quella donna sarebbe diventata sua nuora e le voleva già bene.

“Ci sono molte possibilità, mamma” rispose con un sorriso. “E’ la donna per me e finché non faccio danni o non passo all’altra sponda, lei sarà sempre al mio fianco”

“Oh, Harm” disse Trish commossa. “Non ti ho mai sentito parlare in questo modo”

“E’ perché non abbiamo mai parlato in questo modo” rispose, cercando di trattenere uno sbadiglio.

“Vero” gli concesse. “Ma dovremmo… parlare più spesso delle cose importanti della vita”

“Sono d’accordo” dichiarò. In passato, avrebbe reagito con una smorfia e gli sarebbe pesato condividere con sua madre delle sensazioni così personali, ma la telefonata di quella sera era stata una vera rivelazione.

Al secondo sbadiglio di Harm, Trish decise di porre fine a quella chiacchierata.

“Beh, ti lascio andare a dormire e, Harm, mi dispiace per Kelly e… per tutta quella storia” si scusò.

“Va tutto bene, mamma, so che avevi le migliori intenzioni” le concesse. “Ma magari la prossima volta potresti parlare direttamente con me”

“Lo farò” rispose, con un cenno del capo che Harm non poté vedere. “Te lo prometto”

Si salutarono con affetto e Harm riattaccò il telefono e si stese nuovamente sul letto. Quanto avrebbe voluto che Mac fosse con lui in quel momento. Da quando si conoscevano, da colleghi e amici, aveva sempre sentito la sua mancanza quando era fuori città o quando erano ai ferri corti, ma ora stavano insieme e gli mancava in modo profondo e disperato. Più di una volta aveva chiamato il suo appartamento solo per sentire la sua voce nella segreteria telefonica.

Eppure, mancava ancora una settimana, otto giorni per essere precisi. Lo sapeva perché questo era il suo primo e il suo ultimo pensiero ogni giorno, senza contare che Mac gli aveva installato una app sul telefono con un orologio che faceva il conto alla rovescia per quando sarebbe tornata. Una volta al giorno gli arrivava un messaggio che gli ricordava quanti giorni mancassero… ed erano sempre troppi.

Chiudendo gli occhi, pensò a cosa avrebbero potuto fare se fosse stata nel suo letto. Era facile immaginare che le avrebbe tolto tutti i vestiti con mosse lente e sensuali – oppure che glieli avrebbe semplicemente strappati di dosso. Poi avrebbe dedicato buona parte della notte, e il resto della sua vita, ad adorare ogni singolo avvallamento ed ogni singola curva del suo meraviglioso corpo.

Con un ritrovato senso di orgoglio virile e un desidero schiacciante per la donna che significava il mondo per lui, Harm sbadigliò prima di lasciare andare la sua mente verso un luogo molto piacevole.

Appagato, eppure insoddisfatto dal suo girovagare, Harm si girò e sbadigliò ancora una volta. Poco più di un minuto dopo venne disturbato da qualcuno che bussava alla porta. Brontolando fra sé, Harm afferrò la vestaglia per nascondere l’evidenza del suo processo mentale e si avviò all’ingresso.

Aprendo l’uscio, fu deliziato dalla vista di Mac. Non le dette nemmeno l’opportunità di parlare, né di entrare nel loft: la prese fra le sue braccia e la baciò in modo tenero, appassionato, profondo e molto, molto accurato.

“Wow!” fu tutto ciò che Sarah riuscì ad articolare quando finalmente lui la lasciò andare e le accarezzò il volto. “Wow! Dovrei rientrare a casa prima più spesso. A cosa devo questa accoglienza?”

Harm la strinse di nuovo e la baciò ancora una volta. Contemplando tutto ciò che era avvenuto quella sera, disse semplicemente: “Non lo chiedere”

 

Nota della traduttrice

Adoro il modo di scrivere di NettieC perché sa dosare bene ironia, tenerezza, sensualità e un grande affetto per i propri personaggi, tanto da poterli prendere bonariamente in giro.

Lei è stata tanto carina da concedermi di tradurre in italiano anche questa sua storia, che potete trovare qui: https://www.fanfiction.net/s/9589353/1/Don-t-Ask

Spero di essere riuscita a rendere giustizia all’originale.

La prossima settimana arriva la seconda e ultima parte!

Grazie per avermi dedicato il vostro tempo ed essere arrivati fino qui.

Un abbraccio,

Deb

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - La resa dei conti ***


La risposta sarebbe dovuta essere: “La ringrazio tantissimo per l’invito, è davvero molto gentile da parte Sua. Sfortunatamente non potrò venire perché sarò impegnata con questa conferenza”. Invece, tutto ciò che Mac riuscì a dire fu “La ringrazio tantissimo”, dopodiché Trish partì a razzo con tutti i dettagli e Sarah MacKenzie sentì di non avere altra scelta se non partecipare a quella cena: non voleva certo deludere la mamma di Harm.

“Mannaggia a te, Harm” borbottò fra sé mentre parcheggiava l’auto a noleggio di fronte a una splendida villa con vista sull’oceano. “Perché caspita le hai detto che ero in città?”

Dopo il famigerato Kellygate, come Harm lo aveva ribattezzato, c’erano state chiamate regolari da costa a costa fra madre e figlio. Fu proprio durante una di queste telefonate, avvenuta due notti prima, che Harm aveva accennato al fatto che Mac avrebbe trascorso qualche giorno a Camp Pendleton per una serie di riunioni amministrative. Trish aveva suggerito immediatamente di invitare Mac a cena per un pasto cucinato in casa e lui le aveva dato il numero di cellulare di Sarah senza aver nemmeno preso in considerazione ciò che quest’ultima avrebbe pensato di fronte a una tale proposta.

Sapendo che non avrebbe potuto trascorrere l’intera serata in auto e non volendo far aspettare i suoi ospiti, Mac saltò fuori e si diresse verso l’abitazione. Subito prima di suonare il campanello si rese conto che avrebbe dovuto portare qualche dono – magari dei fiori.

“Oh, beh, ormai è troppo tardi” si disse, sentendo la porta aprirsi.

Fu un turbinio di saluti eccitati ad accogliere Mac e quando Trish si scusò perché doveva andare a dare gli ultimi tocchi alla cena, Frank chiese perdono a nome della moglie.

“E’ animata dalle migliori intenzioni, Sarah” le disse, guidandola verso la sala da pranzo. “E’ solo troppo felice di incontrarti”

“Anch’io sono felice di conoscerla… e di conoscere Lei” rispose Mac con un sorriso prima di cominciare a parlare del più e del meno.

Pochi minuti dopo Trish entrò nella stanza con un enorme vassoio contenente la loro cena. “Roastbeef accompagnato da vari contorni, Sarah” le annunciò, posandole il piatto di fronte. “Harm ha detto che ami la carne, quindi spero che ti piaccia”

“Sono sicura che è delizioso” replicò con un sorriso genuino. “Ha un profumo divino”

“Torno in un baleno” dichiarò Trish prima di sparire di nuovo attraverso la porta. Mantenendo la promessa, riapparve subito dopo portando una salsiera e offrendola a Mac. “E trovi tutti i condimenti sul tavolo. Non farti scrupoli a servirti da sola, mia cara”

Se il profumo era divino, il gusto era paradisiaco. Mac non riusciva a ricordare quando era stata l’ultima volta in cui aveva mangiato qualcosa di altrettanto gustoso e le risultò difficile continuare a conversare senza sbavare sul cibo che aveva nel piatto. Comprensibilmente, la maggior parte della conversazione si concentrò su Harm e Mac si divertì un sacco ad ascoltare aneddoti deliziosi e felici che avevano come protagonista l’uomo che amava. Fin troppo spesso le loro discussioni dei primi anni erano state dominate dalla perdita di suo padre e questa parentesi gioviale rappresentò un cambiamento piacevole.

Proprio quando Trish stava per servire il dessert, un trionfo di cioccolato accompagnato da panna e gelato, come era stato preannunciato a Mac, il campanello suonò. Trish mantenne la cucina come destinazione, mentre Frank si recò alla porta e poco dopo riapparve nella sala da pranzo con un nuovo ospite per il dolce.

“Sarah, ti presento Kelly Upton, un collega di Trish” disse Frank, facendo cenno a Kelly di sedersi. “Kelly, questa è Sarah MacKenzie, la compagna di nostro figlio. Torno subito, giusto il tempo di dire a Trish che ci serve un altro piatto per il dessert”

I due ospiti conversarono del più e del meno e Kelly si rese presto conto che Mac non aveva idea di chi fosse. Questo poteva significare solo due cose: Harm non le aveva detto del loro appuntamento oppure lei lo sapeva ma non aveva capito che si trattasse proprio di lui. Velocemente, scartò la seconda ipotesi. Dopo tutto, era una donna intelligente e istruita e non potevano esserci troppi uomini chiamati Kelly fra i colleghi di Trish.

Nel frattempo, Frank giunse in cucina e informò sua moglie del nuovo arrivato.

“E tu li hai lasciati soli?!” fu la sua reazione isterica.

Come Mac, anche Frank era all’oscuro delle manovre di Trish e rimase spiazzato vedendola afferrare i tre piatti che aveva già preparato e fiondarsi in sala da pranzo, non prima di avergli sibilato un “il tuo preparatelo da solo”.

Prendendo un respiro profondo, Trish cercò di entrare allegramente nella stanza. “Kelly, mio caro, che piacevole sorpresa” esclamò, osservando entrambi per capire se qualcosa fosse già stato divulgato. “Cosa ti porta qui?” gli chiese, nel modo più rilassato possibile, porgendogli il piatto con il dessert.

“Questa” rispose, prendendo una busta dalla tasca. “E’ arrivata alla galleria dopo che sei partita e sapevo che la stavi aspettando”

“Grazie” replicò, afferrando la lettera che le stava porgendo. “Lo apprezzo”

“E io apprezzo che i miei sforzi siano premiati con il dolce!” disse enfaticamente prima di affondare un cucchiaio nel dessert.

La conversazione era leggera e informale e così, quando Frank uscì per preparare il caffè, Trish decise che la situazione era abbastanza tranquilla tanto da poter sparecchiare senza correre troppi rischi. A sua volta, Kelly decise invece che era giunto il momento di divertirsi.

“Allora, Mac” iniziò, cogliendola di sorpresa perché per tutta la serata era sempre stata chiamata Sarah. “Come sta il delizioso Harmon Rabb?”

“Ah, bene, grazie” rispose lentamente, cercando di interpretare le parole usate.

“E’ riuscito a fare qualche arrampicata di recente?” domandò prima di prendersi un altro pezzo di dolce.

“No” replicò Mac. “E’ stato molto impegnato nelle ultime settimane”

“Che peccato” commentò con un’alzata di spalle. “Spazi sconfinati, aria fresca, esercizio fisico: tutte cose che farebbero un gran bene a quell’uomo”

“Non sapevo che conoscessi Harm personalmente” disse Mac, scansionando la propria memoria per ricordare se per caso Harm le avesse mai parlato di Kelly.

“Oh, sì, abbiamo avuto un appuntamento una volta” rispose con un cenno della mano e Mac quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo.

“Uhm, scusa, credo di aver udito male” aggiunse, asciugandosi le labbra con il tovagliolo.

“No” precisò scuotendo la testa. “Entrambi abbiamo avuto il piacere di godere della compagnia di Harm.” A Mac non piacque per nulla il tono suggestivo utilizzato per sottolineare la parola piacere.

Mantenendo una maschera di imperturbabilità, sia la mente che il cuore di Sarah cominciarono a correre all’impazzata. Da un’acuta osservazione del linguaggio del corpo di Kelly capì che non si stava inventando nulla. Questo le lasciava un unico, snervante pensiero e cioè che il suo partner, il suo fidanzato, l’amore della sua vita aveva avuto un appuntamento con Kelly… aveva avuto un appuntamento con un uomo. Un uomo!

“Ah ah” fu la sua risposta. “E’ di grande compagnia” aggiunse, cercando di sembrare naturale.

“Oh, lo è eccome, Mac” continuò Kelly e Mac realizzò che il motivo per cui Kelly conosceva il suo soprannome è perché Harm doveva aver parlato di lei durante i loro appuntamenti. Peccato che non avesse usato la stessa cortesia con lei. “E il suo corpo è bello da morire…”

Annuendo, Mac cercò di trovare le parole giuste. “Lo penso anch’io” disse alla fine.

“Beh” annunciò, mettendosi in piedi. “Mi dispiace di dover scappare subito ma sono di fretta. Ti prego di salutarmelo tanto e di dirgli di alzare il suo bel culetto dal divano così che possiamo fare qualche immersione insieme”

“Oh, glielo dirò… sicuramente” rispose Mac e a sua volta si alzò, combattendo contro la voglia di fuggire urlando da quella casa.

Dopo averla salutata, Kelly lasciò la sala da pranzo e Mac afferrò la borsetta e cercò il  cellulare. Digitando con la velocità che le sue dita tremanti le permettevano, preparò un messaggio per Harm ma non riuscì a trovare le parole, così rimise l’apparecchio nella borsa. Non era una conversazione che si poteva avere per sms. Prima di tutto, doveva digerire tutto quello che le aveva detto Kelly e poi venire a patti con ciò che esso significava. Poi, e solo poi, avrebbe trovato il modo di parlarne con Harm. Con un sorriso caustico si disse che quel momento si sarebbe potuto verificare fra cinque anni a partire da martedì.

A Trish bastò un’occhiata al volto di Mac appena entrata nella stanza per capire che la donna aveva saputo di Kelly e Harm. Pur non essendo sicura di quanto avesse effettivamente scoperto, quello sguardo confuso e triste era inequivocabile.

“Non te ne andrai anche tu, vero Sarah?” le chiese, avvicinandosi a lei e prendendole una mano.

“Ah, sì” rispose, un po’ distrattamente. “Ho bisogno… devo rimettere insieme degli appunti per domani” mentì, guardando ovunque tranne la donna che le stava di fronte.

“Sarah” la chiamò, accarezzandola una mano per stabilire un contatto visivo. “Kelly ti ha detto qualcosa? Di Harm?” Mac annui. “Di lui e Harm?” Mac annuì di nuovo.

“Ascolta, Trish, è stata davvero una cena meravigliosa e odio essere scortese ma non riesco proprio a parlarne adesso. Devo andare” disse, bisognosa di tempo e spazio.

“Non te la prendere con Harm” insistette Trish. “Non ne aveva idea. Li ho messi insieme io… pensavo solo che… beh, non pensavo che lo fosse… ma, insomma, non si era ancora sistemato… pensavo che forse era una possibilità e che lui non riuscisse a dirmelo… pensavo che…”

“Cosa hai combinato, Trish?” chiese Frank, giungendo dietro di lei.

“Ho organizzato un appuntamento al buio per Harm e Kelly” confessò, abbassando il volto.

“Hai organizzato un appuntamento?” ripeté Mac, mentre la sua testa vorticava senza tregua.

“Sì” disse lentamente. “Amo mio figlio, tantissimo, e voglio solo che si sistemi con qualcuno che ama e che abbia la sua famiglia. Visto che non era successo con una donna, nonostante ne abbia avute tante nella sua vita, ho pensato che forse… beh, no, non pensavo davvero che fosse omosessuale, ma mi sono detta che avrei dovuto considerare anche questa opzione come spiegazione”

“Trish, tu e le tue ingerenze” commentò Frank, non riuscendo a contenere la propria frustrazione. “E come ha reagito nostro figlio a questo appuntamento?”

“Non ne è stato felice ma ha capito perché lo avevo fatto e mi ha perdonato” disse trattenendo a stento le lacrime. “Poi abbiamo fatto una lunga chiacchierata sulla vita, una cosa che non facevamo da tanto, tantissimo tempo. Mi ha detto quanto ti ama, Sarah, e che era innamorato di te da moltissimi anni. Penso che abbia detto che ti ama da sempre.”

Mac sorrise e annuì; anche lei lo amava da sempre.

“Più di ogni altra cosa al mondo, voglio che mio figlio sia amato e sia felice. Lui ha entrambe le cose con te, Sarah, e di questo sono estremamente grata” disse, abbracciando la donna che sapeva sarebbe diventata sua nuora un giorno. “E ho promesso a lui, e prometto a te, che non mi impiccerò più”

Decisamente più sollevata, e sapendo che non c’era niente di urgente cui dedicarsi, Mac concordò di fermarsi per un altro caffè e quattro chiacchiere con la mamma di Harm. Quando uscì, poteva solo vedere la parte divertente in tutta la questione e riusciva a immaginare la faccia di Harm quando aveva realizzato che il suo appuntamento era con un uomo. Oh, si sarebbe fatta davvero quattro risate con questa storia.

Per il resto della conferenza e durante il volo di ritorno a Washington, Mac continuò a pensare a come dire a Harm che conosceva il suo “segreto” più che a tutto il resto, riunioni comprese. Giunta al proprio appartamento a mezzogiorno del venerdì e non dovendo tornare in ufficio fino al lunedì, Mac dedicò il primo pomeriggio a sistemare le faccende domestiche e a fare qualche commissione.

“Sono a casa” aveva scritto ad Harm e subito la risposta era stata “Fantastico, non vedo l’ora di abbracciarti x”

La sera prima avevano concordato che Harm sarebbe tornato da lei direttamente dal quartier generale del JAG e poi avrebbero deciso cosa fare. Durante il viaggio, Mac aveva stabilito che cibo da asporto e letto sarebbero state le uniche due cose sulla lista per la serata e l’unico “programma” che dovevano determinare era se aspettare di mangiare o rotolarsi subito fra le lenzuola.

Con Harm bloccato in ufficio, Mac aveva ordinato la cena facendo in modo che arrivasse insieme al suo commensale, cosa che avvenne alla perfezione. Fu Harm a pagare il ragazzo delle consegne alla porta, prima di entrare nell’appartamento con la busta delle vivande.

“Tesoro, sono a casa” annunciò appena mise piede dentro, ridendo per il cliché.

“Ciao” disse Mac, giungendo dalla cucina.

In meno di un secondo Harm comprese che la donna non condivideva il suo stesso entusiasmo nell’essere lì. “Tutto bene?” le chiese, posando il cibo sul tavolino da fumo prima di avvicinarsi a lei.

“Sì, bene, grazie” rispose freddamente. “Prendo subito…”

“No, aspetta” la fermò, afferrandole un braccio.

“Cosa?” gli chiese, evitando di guardarlo per non scoppiare a ridere.

“Cosa c’è che non va?” le domandò, tirandola verso di sé. “E’ successo qualcosa?”

“Non ne voglio parlare, davvero…” iniziò.

“No” la interruppe. “Ci siamo promessi l’un l’altra che avremmo comunicato. Che non ci sarebbero stati segreti, informazioni nascoste, per nessuna ragione.” Le ricordò.

“Nessun segreto?” lo interrogò, sollevando un sopracciglio.

“Nessun segreto” ripeté.

Conducendola al divano, si sedette e aspettò che lei facesse altrettanto. Non successe: Mac rimase in piedi dall’altro lato del tavolo da fumo.

“Quando sei pronta” la invitò, appoggiando la schiena e combattendo il desiderio di spingerla a parlare.

“Io non ho segreti” disse, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

“Beh, c…” iniziò, ma fu interrotto.

“Avrei dovuto formulare meglio la frase” si scusò. “Avrei dovuto dire che non sono io ad avere segreti”

“Se non sei tu, allora chi ha segreti?” le domandò, confuso.

“Uhm… tu” gli disse lentamente.

“Io?” chiese, saltando in piedi. “Quali segreti ho?”

“Non fare questi giochetti con me, Harm” gli rispose. “Lo so”

“Non sto facendo nessun giochetto” le replicò bruscamente. “Non ho idea di cosa tu stia parlando”

“Ah no?” controbatté Mac, cercando di non ridere. “Beh, io sì. So tutto di Kelly… e della vostra… beh… relazione”

Poi osservò il volto di Harm assumere cinque diverse sfumature di rosso prima di impallidire del tutto.

“No no no” riuscì a rispondere. “Non è assolutamente così”

“No? Davvero?” gli domandò. “Beh, ho incontrato Kelly l’altra sera e lui fornisce una versione diversa”

“Cosa ti ha detto?” chiese Harm, girando intorno al tavolo per avvicinarsi a Mac. “No, aspetta, non lo voglio sapere” Le afferrò un braccio. “Mac, devi credermi, Kelly e io non abbiamo alcuna relazione… non c’è niente fra noi”

“Allora perché saresti uscito con lui?” lo interrogò, trovando tutta la faccenda molto divertente.

“Non l’ho fatto!” esclamò.

“Vuoi dire che ha mentito quando ha detto che siete andati a cena al Crown, il nostro ristorante preferito?” lo sfidò.

“Beh, nnnnnno” balbettò.

“Allora sei uscito con lui?” lo mise all’angolo. “E quando stavi già uscendo con me?”

“Mac, davvero, non è così” si difese, cercando disperatamente di dare ordine ai propri pensieri.

“Harm, una cosa è tradirmi” disse, scuotendo la testa, “ma con un uomo… questo… cambia totalmente le cose”

“Non ti ho tradito!” esclamò con enfasi. “Sono andato a un appuntamento al buio…”

“Allora se io andassi a un appuntamento al buio quando tu non ci sei non lo considereresti tradimento?” lo prese in contropiede.

“Beh, in realtà sì, ma non…” protestò.

“E il punto, Harm, è che il tradimento non è nemmeno il nocciolo della questione adesso. Se sei gay…” disse sollevando le braccia.

“Non lo sono!” gridò. “Nonostante quello che ha detto Kelly o che ha sostenuto mia madre…”

“Tua madre?! Cosa c’entra lei con tutto questo?” domandò, sapendo che avrebbe dovuto porre fine a questa pantomima ma trovandola troppo esilarante per farlo.

“Beh, è stata mamma a organizzarlo…” spiegò, chiedendosi quanto gli sarebbe costata l’ingerenza di sua madre.

“Tua madre? Non so se sia peggio che tua madre pensi sia normale che tu mi tradisca o che sia convinta che tu sia gay” dichiarò Mac prima di abbassare la testa e coprirsi il volto con le mani. In breve tutto il suo corpo era scosso dai singhiozzi convulsi.

“Oh, Mac, ti prego, non piangere… ti prego” la implorò, tentando delicatamente di sollevarle il volto.

Quando ci riuscì, ciò che vide lo lasciò confuso: Sarah MacKenzie stava ridendo. “Ti stai divertendo?” la interrogò, ormai non sapendo più dove sbattere la testa.

“Ah ah” ridacchiò, appoggiando la propria testa sul petto dell’uomo. “Oh, Harm!” riuscì a dire prima di sbellicarsi dal ridere.

“Cosa sta succedendo?” le chiese, prendendola fra le braccia.

Per un paio di minuti, tutto ciò che ottenne furono delle risate convulse. Alla fine, Mac si ricompose abbastanza da abbracciarlo a sua volta e sollevare il volto.

“So tutto delle circostanze del tuo appuntamento” disse con un sorriso che le illuminava il viso. “Me lo ha detto tua madre”

“Le avevo fatto giurare di mantenere il segreto” commentò, scuotendo la testa.

“Beh, ammetto che quando Kelly mi ha detto che voi due eravate usciti insieme e ha fatto dei commenti suggestivi sul tuo conto ero molto confusa e arrabbiata” disse, rabbuiandosi. “Non riuscivo proprio a capacitarmene. Poi quando lui è uscito e tua madre è ritornata nella sala da pranzo si è subito resa conto che c’era qualcosa che non andava e Frank l’ha spinta a raccontare tutta la storia”

“E adesso stai bene?” le chiese. “Perché davvero non c’è mai…”

“Lo so” lo interruppe con un bacio. “Quando ho lasciato casa dei tuoi vedevo solo il lato divertente”

“Sono felice che tu ci sia riuscita” commentò, scuotendo ancora una volta la testa. “Voglio dire, non sono gay, ma l’intera faccenda mi ha lasciato un senso di disagio”

“Perché?” gli domandò, accarezzandogli il volto.

“Mi sono detto che se mamma la pensava così, forse anche altre persone avevano la stessa impressione?” replicò, non lasciandola andare.

“Ti importa ciò che pensano gli altri?” gli suggerì.

“No” rispose. “Ma mi importa ciò che pensi tu”

“Non penso e non ho mai pensato che tu fossi gay” dichiarò Mac, baciandolo ancora una volta. “Egoista, egocentrico, presuntuoso..”

“Niente di nemmeno lontanamente positivo?” la interruppe, non amando la piega che stava prendendo quella serata.

“Magnifico, intelligente, forte, sexy” declamò. “E, naturalmente, ciò che conta di più…”

“E cosa sarebbe?” le chiese con un sorriso.

“Mio!” dichiarò con forza. “E non ho intenzione di lasciare che nessuno, uomo o donna, si metta fra noi”

“Nemmeno io” replicò, prima di baciarla ancora e ancora. “Ora, possiamo mangiare?” le chiese, indicando la busta dimenticata sul tavolo da fumo.

“Possiamo sì” disse, non lasciandolo andare. “Ma avevo altro in mente…” continuò, spingendolo verso la sua camera da letto. “A meno che…”

“Oh, non c’è nessun a meno che” dichiarò. “E’ il primo posto in cui volevo andare sin da quando sono arrivato a casa”

“Oh, anche il mio… solo che non ho resistito all’idea di giocare con te” rispose, sbottonandogli la camicia.

“Beh, io non resisterò all’idea di giocare con te” ammise, ridacchiando quando le sganciò il reggiseno in una mossa. “Per tutta la notte…”

Salendo sul letto, Mac non riuscì a trattenere un largo sorriso.

“Cosa c’è?” le chiese mentre stava per stendersi accanto a lei.

“Kelly aveva ragione” disse. “Hai un corpo bello da morire”

Il volto di Harm arrossì prima di alzare le spalle. “Oh, lo so” commentò, mettendosi in posa. “Sono incredibilmente sexy… sia per gli uomini che per le donne” aggiunse, cambiando posa.

“Ricordati solo che tutti possono guardare ma nessun altro, tranne me, ha il diritto di toccarti” lo avvertì, tirandolo verso di sé.

“Oh, sono sicuro che me lo ricorderò” disse. “Fammi solo un favore”

“Qualunque cosa” rispose, iniziando a lasciargli dei baci sul petto.

“Se qualcuno ti chiedesse della faccenda di Kelly, ti prego, ti scongiuro di non dire nulla”

 

Nota della traduttrice

Ed ecco anche la seconda parte di questa storia che a me ha strappato più di un sorriso e che spero abbia avuto lo stesso effetto su di voi.

Grazie al mio angelo custode per aver letto la traduzione in anteprima e per il suo continuo supporto e grazie a chi di voi mi ha regalato un po’ del proprio tempo arrivando fino qui.

Un abbraccio,

Deb

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3130869