L'amore perduto

di Writer_son of Hades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' una storia sai... ***
Capitolo 2: *** My beloved monster ***
Capitolo 3: *** Here I am, this is me ***
Capitolo 4: *** AVVISO DELL'AUTRICE!!! ***



Capitolo 1
*** E' una storia sai... ***


È una storia sai...









C’era silenzio. Un silenzio irreale per la gente comune. Ma normale per coloro in cui ci vivono da sempre.
Attorno: l’unica eterna notte.
No, non è la morte come qualcuno di voi potrebbe aver pensato. È letteralmente la notte eterna. Cielo buio illuminato da milioni di miliardi di stelle, un genio chi riesce a contarle tutte. Nessun’alba, nessun tramonto. Buio e luminose stelle. Nessun ciclo vitale, niente di naturalmente descrivibile.
No, non è la morte, siamo sicuri.
Anche se, alla fine, non sono così differenti fra loro.
Il tempo? Non esiste. O almeno, non è come quello dei mortali.
Potrebbe essere definita un’altra dimensione. Non c’è un sopra o un sotto. Tutto è relativo. Tutto è mutabile.
Come i sogni stessi.
Chi può definire di che materia sono fatti i sogni? Forse nessuno, forse tutti, forse solo alcuni.
Forse. Nulla di certo in quello spazio.
Bisogna saper controllare i sogni per poter vivere in quel luogo, se no si perde il nume della ragione e si rischia di perdersi nei meandri della propria mente.
 
 
 
May conosceva bene come controllare quel posto.
Si svegliò dolcemente e sbatté le palpebre. I suoi occhi si abituarono alla luce naturale di quel posto. In assenza di sole, le stelle fungevano da luce perenne, ma non essendo abbastanza luminose, torce di fuoco biancastro erano appese ai lati delle stanze.
Si alzò e fece scivolare le lenzuola di seta blu scuro lungo il suo corpo. Scese dal letto portandosi davanti all’armadio di legno scuro. Intagliate sulle ante c’erano scene di meravigliosi sogni. Amanti che finalmente potevano stare insieme, una madre che coccolava il suo bambino, un uomo che tornava a casa dalla moglie dopo anni di guerre sanguinarie. Serenità e compassione le riempivano il cuore vedendo quelle immagini.
Lo aprì emettendo solo un leggero scricchiolio. Passò in rassegna i suoi abiti e ne scelse uno lungo e azzurro, fatto di veli, con uno spacco sulla schiena.
Dopo esserselo provato, si pettinò i capelli e, facendo un respiro profondo, allargò le ali blu notte. Adorava le sue ali. Ci stavano perfettamente con il vestito che aveva scelto e, mentre usciva dalla camera, accarezzò Katastrofi che dormiva beato a fianco della porta.
Il grifone dal manto nero stiracchiò le piume e balzò in piedi mentre stirava le grandi ali.
                << Dormito bene? >> chiese May al suo fidato amico.
                “Certo, padrona.” rispose gracchiando.
Gli accarezzò le piume morbide sotto al suo tocco e lui fece le fusa.
Si avviarono fianco a fianco verso  la sala da pranzo, dove suo padre la stava certamente attendendo. Passando per i corridoi del palazzo, May osservò la notte attorno a sé oltre le pareti di vetro. Adorava la tranquillità di quel magico posto.
Aperte le grandi porte d’argento della sala, notò una figura seduta a capotavola.
                << Salute padre. >> lo salutò facendo un inchino.
                << Ben svegliata, figlia mia. >> ricambiò Morfeo alzando lo sguardo per ammirare la sua meravigliosa bambina. << Sei radiosa come uno dei più lucenti astri. >> le disse dolcemente. << Hai riposato bene? >>
                << Divinamente padre, grazie. >> si sedette a fianco del dio e si servì una deliziosa tazza di tè e ambrosia. Poi afferrò un pezzo di dolce e lo masticò lentamente, facendo attenzione a non fare briciole.
                << Mi dispiace, certo, che debba ogni volta riposarmi per poter essere in forma perfetta. Mentre a voi padre, non è necessario alcun riposo. >> disse amareggiata pulendosi la bocca con un tovagliolo.
                << Mia cara figlia, >> cominciò il dio, guardandola negli occhi blu come i suoi. << sei l’unica mia progenie e ringrazio sempre di averti qui con me. Hai reso la mia lunga vita meno solitaria e più felice di quanto avessi mai potuto credere. >>
May sorrise alle parole del padre. Non era riuscita a vivere per tanto tempo con la sua mamma. Morfeo era riuscito a salvare solo May la notte in cui vennero ad ucciderle.
                << Essendo per metà mortale, è necessario che di qual volta tu ti prenda una pausa.>> continuò Morfeo. << Ma non per questo smetterò di amarti.>> le sorrise.
May pensava che suo padre fosse l’uomo più dolce e gentile del mondo. Aveva preso da lui quasi tutto. Gli occhi blu scuro, i capelli neri come la più nera delle notti e la pelle chiara. Ma i lineamenti del viso, suo padre diceva che li aveva presi dalla madre.
                << Era la donna più bella sulla faccia della terra. >> diceva sempre quando parlava della sua amata.
Quando era più piccola, adorava farsi raccontare la storia del loro primo incontro.
Suo padre stava girovagando per le strade di una delle città più magiche del mondo. Parigi negli anni venti era al suo massimo splendore. Luci bianche illuminavano la Torre Eiffel come fosse una scalinata per il Monte Olimpo e le vie erano piene di gente. Musica jazz e blues usciva dai locali facendo danzare anche le persone per la strada, vestite di eleganti abiti pieni di lustrini e pellicce costose. Gli uomini cantavano melodie romantiche alle loro donne e rose rosse sbucavano da ogni casa.
Morfeo stava passeggiando per la scalinata del Sacre Coeur, la chiesa bianca che si innalza sulla collina parigina. Era il tramonto e gli innamorati si baciavano appassionatamente per incatenare il loro amore a quel posto pieno di magia.
Fu in quel momento che, sbadatamente, incrociò lo sguardo di una donna meravigliosa. Capelli scuri erano raccolti in un’acconciatura elaborata sopra alla testa e un vestito lungo nero copriva il suo corpo perfetto. Due grandi occhi marroni, che prima erano fissi sull’orizzonte di Parigi, ora erano incollati a quelli del dio.
Fu amore a prima vista, le raccontava suo padre.
Il giovane dio non era mai stato innamorato prima. Desiderava sempre restare solo e viaggiava raramente nel mondo dei mortali. Ma quella sera, quello sguardo lo incatenò al suolo.
                << Buonasera signorina. >> la salutò cordialmente.
                << Buonasera. >> rispose la ragazza.
Le voci di entrambi erano ferme ma allo stesso tempo tremavano. L’amore li aveva colpiti nel profondo e nessuno riemerge da quell’abisso.
                << Non credo di aver visto nessuna creatura al mondo più incantevole di voi.>> mormorò il dio in francese avvicinandosi lentamente.
La ragazza fece un sorriso timido coprendo con una mano il rossore che si era formato sulle guance.
                << Lei è molto gentile. >> lo ringraziò lei  in francese. << Non l’ho mai vista qui in giro, non è di Parigi? >>
                << No, io vengo da molto lontano. >> disse vagamente Morfeo, per poi perdersi ancora dentro quegli occhi.
                << Io sono italiana, originalmente. Ma adoro Parigi, è una città magica. >> sospirò con voce sognante. Quella donna era meravigliosa.
                << Sono stato in Italia solo poche volte nella mia vita, ma la ricordo bene. >> disse Morfeo in italiano. Essendo il dio dei sogni e viaggiando fra le menti delle persone, conosce tutte le lingue del mondo e le parla senza problemi. << Gradirebbe passeggiare con me? Mi farebbe immensamente piacere.>>
La ragazza sembrò ripensarci più e più volte con uno sguardo vuoto in volto, poi gli sorrise e, con un cenno del capo, acconsentì.
Passarono settimane splendide a Parigi e i loro cuori erano sempre più colmi d’amore per l’altro. Dopo un anno insieme, la ragazza annunciò al dio di essere incinta di una bambina e nessuno era più felice dei due innamorati. Comprarono una deliziosa casetta a schiera nelle vie affollate del centro di Parigi e ci vissero come fosse la loro reggia.
Ma Morfeo non sapeva che quella donna era già sposa di un altro. La ragazza credeva che la storia con l’altro uomo fosse finita ormai, ma non era così. La peggior cosa? Quell’uomo era Ade, il Signore dei Morti.
Una notte di quattro anni dopo, mentre riposavano nel loro letto e May era accoccolata al suo orsetto di pezza, un esercito di ombre e di scheletri entrò nella casa di Parigi, cogliendoli di sorpresa. Morfeo si svegliò di colpo e, mostrando la sua vera natura, gridò ad Ade di andarsene. Fece di tutto per salvare la sua amata che gridava e implorava Ade di lasciarla andare.
                << Appartieni a me. >> aveva detto serio il dio dei morti. Poi la prese e in un momento erano scomparsi nel buio della notte.
Gli scheletri si avvicinarono al letto della bambina di quattro anni che piangeva, ma Morfeo, spalancando le ali, prese la sua unica figlia e scappò nel suo Regno, dove avrebbe potuto proteggerla.
Morfeo non vide più la sua dolce metà e crebbe la bambina sotto le sue ali, facendola diventare una guerriera e una semidea degna del suo nome.
Quando venne a sapere che era morta, pianse per un tempo eterno. L’unica sua gioia? May. Che cresceva e diveniva sempre più bella e identica alla madre.
Le cose cambiarono molto fra i due Regni confinanti. Battaglie e scontri furono l’ordine del giorno. Poi tutto si quietò da diversi anni a questa parte.
                << May, devo parlarti di una cosa. >> disse il dio abbassando lo sguardo. May si distolse dai suoi pensieri per ascoltarlo attentamente. Raramente la chiamava per nome, anzi, quasi mai. Qualcosa non stava andando per il verso giusto.
                << Dica pure, padre. >> rispose rispettosa e cercando di tenere la voce ferma.
Morfeo si alzò dalla sedia e cominciò a camminare per l’enorme sala da pranzo tenendo lo sguardo al suolo e le mani intrecciate dietro alla schiena. Le enormi ali blu punteggiate di stelle fungevano da strascico.
                << Devo confessarti una cosa che in questi giorni mi ha turbato. >> mormorò serio. << Conosci il Regno degli Inferi, no? >>
May annuì, non volendo interromperlo.
                << In questi ultimi tempi mi sono arrivate delle informazioni, che prima erano solo voci. >> non aveva mai visto suo padre in quelle condizioni. Sembrava ammanettato. << Ho mandato due dei miei messaggeri nel Regno dei Morti e solo uno di loro è tornato. È rimasto in coma per molto tempo e quando si è risvegliato mi ha rivelato cosa aveva visto.>> si bloccò dall’altra parte del grande tavolo. << Ade sta preparando un esercito per poter invadere il mio Regno.>>
May dimenticò tutta la spensieratezza e la dolcezza di quel posto. Abbassò le spalle e alzò il mento diventando l’altra parte di se stessa. La parte della guerriera. << Indicatemi cosa devo fare padre. >>
                << Il tuo allenamento ha dato ottimi frutti, figlia mia.>> disse Morfeo con un sorriso. << Sei diventata una guerriera degna di essere il capo del mio esercito. >> esclamò orgoglioso. << Ma questa volta, il tuo compito sarà più difficile. >>
                << Sono pronta a tutto padre. >> disse ferma May, alzandosi dalla sedia come un vero soldato. Katastrofi l’affiancò alzando la testa.
                << Il tuo compito è quello di andare sulla terra dei mortali. Dovrai cercare il figlio prediletto di Ade e l’unico ancora in vita. È un semidio come te e ha la tua stessa età. Potente, certo, ma mai quanto l’unica figlia del dio dei sogni. Dovrai trovarlo e scoprire cos’ha in mente suo padre, per poterlo fermare per sempre. E dopo che avrai compiuto la missione >> le disse Morfeo. << dovrai ucciderlo.>>
May non sbatté ciglio e annuì ad ogni ordine del padre. Sapeva che quello che le diceva era per il bene del Regno, ma soprattutto per il bene di sua figlia.
                << Farò quello che mi hai chiesto. >> disse facendo un inchino verso il dio. << Quando dovrò partire? >>
                << Fra poco, appena sarai pronta. >> lo sguardo di Morfeo tornò ad essere quello di un vero padre. << Dovrai fare attenzione. L’epoca in cui andrai è molto diversa da questo posto ed è diversa dalla realtà in cui sei cresciuta con tua madre. >>
                << Starò attenta. Lo prometto.>> rispose May fermamente.
                << Dovrai andare ad una scuola superiore per poi essere rintracciata da un satiro che ti porterà al Campo Mezzosangue, un campo per semidei. Lì troverai il figlio di Ade.>> le diede istruzioni il dio. << Dovrai mostrarti inesperta al mondo greco e a quello del combattimento. E non mostrare le tue ali a nessuno, almeno fino a quando non ti avrò riconosciuta.>>
May annuì decisa e, facendo un inchino, si congedò dall’udienza del padre.
                << Un’ultima domanda padre. >> disse la ragazza prima di sparire dietro alla porta.
                << Dimmi pure.>>
                << Qual è il nome del semidio? >> chiese.
Morfeo sorrise facendo un ghigno, contento della fiducia di sua figlia.
                << Nico Di Angelo.>> rispose.







Nota dell'autrice: Salve gente! Sempre io sono, tranquilli.... Voglio cercare di tenere tre storie contemporaneamente? Sì. Sono impazzita? Probabile. Mi importa qualcosa? Certo che no!
Per cui godetevi questa mia ennesima ff a tema Percy Jackson e che gli dei vi proteggano!
Prometto solennemente di aggiornare ogni venerdì.
Un bacione a tutti quanti
Silvia

P.s.: Ho deciso che ogni capitolo avrà il nome di una canzone della Disney (perché adoro i cartoni animati per Diana!)

P.p.s.: Mi dispiace per quelli che stanno seguendo "La Figlia di Gea", ma credo che pubblicherò un altro capitolo solo quando avrò finalmente finito con la scuola. Lo so...sono una persona orribile....perdonatemi vi prego.... *occhi da cucciolo* 
 

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Capitolo 2
*** My beloved monster ***


 My beloved monster              









                << Ehi, Jackson! Dovresti pensarci due volte prima di sfidare il figlio di Ade! >>
                << Hai per caso fatto una battuta? No, perché dalla mia montagna di torta blu che vincerò sicuramente non si sentono le tue lamentele! >>
                << Vedi come ti faccio sprofondare nel Tartaro, mezza tacca! >>
                << Sai che problema, sono già sopravvissuto una volta. >>
                << Allora farò in modo che prima di toccare il fondo, tu sia già bello che morto. >>
                << Volete cominciare a colpirvi o dobbiamo stare qui tutta la giornata?! >> sbraitò esasperata Annabeth.
Era cominciato tutto quella mattina al padiglione, mentre Nico stava seduto al suo tavolo a parlare con Hazel. Percy gli si era avvicinato e, non si sa bene come o perché, si erano sfidati a duello e quello che vinceva doveva preparare una torta blu all’altro.
Ora erano nell’arena e i sette stavano circondando i due che continuando a girare intorno con le spade alzate. Dopo il grido di Annabeth però, Nico decise di attaccare mollando un fendente alto a Percy. Ovviamente il ragazzo più grande riuscì a deviarlo piazzando un colpo all’altezza delle costole. Nico lo bloccò e lo spinse indietro facendogli quasi perdere l’equilibrio.
Nico era diventato molto più forte dopo la guerra di Gea, avvenuta ormai due anni prima e raggiungeva Percy in altezza.
Il figlio di Poseidone tornò alla carica cercando colpendo il figlio di Ade con ripetuti attacchi. Erano veloci e incredibilmente agili. Si muovevano come in una danza e nessun dei due riusciva a colpire l’altro. Andarono avanti per altri venti minuti così e nessuno dei due aveva il fiatone o dava l’idea di voler mollare l’incontro.
                << Percy! >> si sentì gridare ad un certo punto. << Nico! >>
Entrambi si bloccarono fissando dietro di loro. Edward stava correndo come un pazzo. La maglietta del Campo era a brandelli ed era tutto sudato. Appena li raggiunse si piegò mettendo le mani sulle ginocchia caprine e tra un respiro affannato e l’altro disse: << Una…..semidea >> respira. << appena…..arrivata >> respira. << siamo…...stati…..attaccati>> respira. << vuole…..Nico >>
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte. Nico si teletrasportò con le ombre portando Percy con sé, Jason prese il volo abbracciando Piper, Frank divenne un’aquila e afferrando Hazel per gli artigli seguì il figlio di Giove nel cielo.
Annabeth guardò il giovane satiro che intanto era riuscito a riprendere il respiro regolare.
                << Mi dai un passaggio? >> chiese lanciandogli un sorrisetto.
Lui le lanciò un’occhiataccia mentre camminando usciva dall’arena.
                << Scherzavo! >> gridò raggiungendolo.
Camminarono a passo spedito fino alla base della collina, dove una cappella di semidei si era formata attorno ad una barella. Annabeth si fece spazio fra i ragazzi individuando i suoi amici. Erano tutti abbastanza tranquilli, stupiti certo, ma tranquilli. Quello che la preoccupava veramente era Nico. Era completamente paralizzato ed era sbiancato più del solito.
                << Via ragazzi! Sapete le procedure! Fate spazio! >> ordinò Chirone facendo largo fra i semidei.
                << L’avete vista? >> sentì Annabeth bisbigliare da alcuni ragazzi che se ne stavano andando.
                << È da sogno. >> concordò un altro.
Annabeth non capì. Ma si avvicinò a Will che era inginocchiato vicino alla barella.
                << Serve una mano? >> chiese al figlio di Apollo.
                << Devo portarla in infermeria, subito, ho paura che non riesca a resistere ancora per molto. >> mormorò Will con la fronte madida di sudore mentre tamponava una ferita al fianco della ragazza. Lei sussurrava sempre lo stesso nome di continuo: “Nico….Nico….Nico….”
                << Mi serve un passaggio immediato in infermeria. >> annunciò Will fermo. << Nico? >>
Il figlio di Ade era paralizzato.
                << Nico? >> lo chiamò ancora Will.
Il ragazzo lo fissò e poi balbettò qualcosa sul fatto di essere stanco e se ne andò di corsa. Jason non ci pensò due volte e si avvicinò per prenderla in braccio e volare fino all’infermeria. Will gli corse dietro.
I ragazzi seguirono il figlio di Apollo all’infermeria e cercarono di non stargli troppo attaccati mentre cercava di medicare le ferite della ragazza. Pure Chirone era nella stanza e fissava preoccupato la barella.
Quando Will le alzò la maglietta, una grossa ferita le percorreva tutto l’addome in diagonale, facendo uscire copiosamente sangue. Will le fece un’iniezione di anestesia e poi cominciò a pulirla e a ricucire lo strappo. Il volto era pallido e senza vita.
                << È… troppo grande. >> mormorò Annabeth. << Avrà solo qualche anno in meno di me. >>
                << Non è normale. >> concordò Jason.
                << Magari è già stata riconosciuta e non lo sappiamo. >> cercò di essere positivo Chirone incrociando le braccia al petto.
Dopo ore di operazioni elaborate, di formule in greco antico, di strani movimenti con le mani da cui usciva una luce gialla-arancio e di conati di vomito da parte di Hazel, il figlio di Apollo le avvicinò alla bocca chiusa un cucchiaio di ambrosia e la coprì con una coperta leggera.
Si asciugò le mani e la fronte con un camice e si avvicinò al gruppo di ragazzi.
                << Sopravvivrà. >> annunciò. << Ma è stato difficile salvarla. >>
                << Sai cosa l’ha ridotta così? >> chiese Frank.
                << Probabilmente un grosso mostro. Ho visto ferite del genere solo da parte di chimere o manticore. >> spiegò. << Ma dovete chiedere a Edward per i dettagli. Il mio lavoro qui è finito, per cui, se non vi dispiace, vado a riposarmi. >> sbuffò visibilmente stanco.
I ragazzi lo lasciarono passare e Chirone lo ringraziò personalmente per il suo ottimo lavoro.
                << ….Nico…. >> fu quasi un sussurro quello che uscì dalla bocca della ragazza mezza svenuta.
                << Qualcuno potrebbe andare a cercare Nico? Penso proprio che la ragazza abbia qualcosa a che fare con lui. >> mormorò Chirone seriamente.
Hazel acconsentì e partì alla ricerca di suo fratello.
 


Nico era corso via non appena l’aveva vista in faccia. Il terriccio e il sangue non erano riusciti a nascondere la somiglianza del suo viso con quello di…... non riusciva nemmeno a pensarci. Ringhiò e calciò un sasso dentro al bosco. Stige infernale! Proprio a lui doveva capitare? Sbuffò più volte comminando avanti e indietro sul suolo ricoperto di aghi. Maledetti gli dei! Maledetti loro e i loro figli e i figli dei loro figli e i figli dei figli dei…. Prese a pugni un albero fino a farsi male alle nocche colpendo la corteccia robusta.
Una ninfa lo sgridò usando un linguaggio più che colorito, così si allontanò stringendo le mani a pugno.
La fortuna non girava affatto in suo favore.
Maledette Parche e maledetto il loro destino! Nico odiava il proprio destino.
                << Nico? >> qualcuno lo stava chiamando dal margine del bosco. Nessuno ci si avvicinava, se non per la caccia alla bandiera. Il bosco era colmo di mostri, ma lui non aveva paura.
                << Nico? >> lo chiamò ancora la voce. Riconobbe Hazel e decise che non sarebbe stato giusto farla preoccupare per niente. Cercò di ricomporsi e, con la sua solita espressione seria in volto, uscì dalla penombra della foresta.
                << Va tutto bene? >> gli chiese la sorella preoccupata.
                << Sì. >> rispose evasivo.
Hazel spostò lo sguardo verso le mani da cui gocciolava il sangue. Nico velocemente le mise dietro alla schiena, mostrandosi il più normale possibile.
                << Cosa volevi? >> domandò.
                << Chirone ha detto che dovresti andare dalla ragazza nuova, visto che continuava a ripetere il tuo nome. È molto grande per essere ancora in circolazione. Forse tu puoi riuscire a capirci qualcosa. >> sembrò implorarlo di provarci.
Nico fece una brutta smorfia. << Non posso aspettare che si svegli? >>
                << Sì, credo di sì. >> acconsentì Hazel.
Nico annuì appena e si incamminò verso la sua cabina. Voleva stare un po’ da solo.
                << Nico? >> lo chiamò ancora sua sorella.
Lui si voltò di malavoglia. << Sì? >>
                << Se c’è qualcosa che non va, a me puoi dirlo, okay? >> gli disse aggiungendo un dolce sorriso alla fine. Come poteva dire di no a lei?
                << Certo, grazie. >> disse semplicemente, sentendosi in colpa per averle mentito spudoratamente.
Si voltò e con passo stanco si diresse alla capanna tredici, ignaro di quello che stava in verità succedendo dentro all’infermeria.
               


                << Sono arrivata al Campo, padre. >> disse May ferma.
Sapeva che era in ascolto per lei. Infatti, dopo poco ottenne la risposta.
                << Ottima lavoro, figlia mia. >> si congratulò Morfeo. << Grande idea quella di andare in coma per parlare con me. Sei molto più abile e coraggiosa di quanto pensassi. >>
May si sentì lusingata.
Era facile creare un finto coma per lei. Era come essere perennemente in un sogno, potendosi svegliare a piacimento e la cosa migliore era che lei sapeva controllarli i sogni.
                << Appena lo conoscerò, cercherò di diventare sua amica per guadagnarmi la sua fiducia e farlo confessare. >> spiegò il suo piano al padre.
                << È comunque un figlio di Ade, sarà difficile entrare nelle sue grazie. >> ringhiò Morfeo.
                << Allora abbi fiducia in me. >>
                << Io credo in te May. So che puoi farcela. Per tua madre. >> l’incoraggiò dolcemente. << Ora svegliati e affrontalo. Se avrai bisogno di me, basta che ti addormenti, io seguirò tutti i tuoi sogni. >>
                << Grazie, padre. Addio. >> lo salutò controllando il sogno e uscendo dal baratro del coma dove era entrata.
Sapeva cosa fare e sapeva come. Nico Di Angelo si sarebbe ritrovato come migliore amica la sua peggior nemesi.






Nota dell'autrice: Siamo a venerdì per cui ecco un nuovo capitolo! Ammetto che sia leggermente corto, ma prometto di allungarli più avanti.
Bè sono stanca morta visto che è dalle 4 di questo pomeriggio che sono a teatro a fare le prove di Hip Hop per il saggio..... Credo che dormirò fino a domani notte. 
In ogni caso: che gli dei vi benedicano tutti
un bacione
Silvia

P.s.: il titolo è preso dalla canzone di Shrek "My beloved monster" (per chi fosse interessato)
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Here I am, this is me ***


Here I am, this is me









La ragazza aprì gli occhi e ci mise un po’ per mettere a fuoco dove si trovasse.
Le pareti bianche di una piccola stanza la circondavano. Delle lenzuola fresche le premevano contro il busto completamente fasciato. Un ago era infilato nel braccio sinistro.
Cercò di mettersi seduta per poter guardare meglio intorno, ma sussultò sentendo una fitta alle costole.
                << Ti conviene stare ferma. >> disse una voce maschile proveniente da un angolo della stanza.
May si bloccò, credendo di essere sola e fissò la figura appoggiata al muro. Contrastava su tutto quel bianco immacolato. Era completamente vestito di nero e i capelli scuri andavano un po’ dove volevano. Gli occhi neri, come due pozze di un abisso interminabile, la fissavano. Era ancorata al letto e non riusciva a muoversi sotto il suo sguardo.
                << Chi sei? >> chiese duramente. Poi cercò di controllarsi, ricordando la missione.
                << Credevo che potessi dirmelo tu, visto che ripetevi il mio nome di continuo. >> rispose con voce piatta il ragazzo.
                << Io cosa? >> borbottò.
                << Davvero non sai chi sono? >> le domandò più convinto.
May scosse la testa e per un attimo si perse a fissarlo. Gli occhi erano così profondi che avrebbe potuto affogarci dentro e quelle labbra… erano perfette.
                << Il mio nome è Nico Di Angelo. >> si presentò infine il ragazzo.
May trattenne un ringhio di rabbia. Quel ragazzo era la sua missione, la sua preda. Smise di fissarlo con desiderio e cominciò a volerlo in modo molto diverso. Voleva vederlo morto.
Deglutì mandando giù il groppo che le si era formato in gola.
                << Non ti conosco. >> disse con la voce tremante di rabbia, che sembrò più paura agli occhi del ragazzo.
Nico annuì fra sé e sé.
                << E sai per caso chi sei tu? >> domandò.
                << Mi chiamo May e sono f- >> trattenne il resto della frase. Controllati May! Si disse arrabbiata. Stava perdendo il controllo. << ….fastidiosamente dolorante. >> grande bella fantasia…
Nico sembrò trattenere una risata.
Si avvicinò al suo letto e May ebbe paura che volesse attaccarla, ma quando le accostò un cucchiaio di ambrosia, lo prese subito e lo mandò giù velocemente.
Il ragazzo la fissò, stupito della sua reazione. May decise di cambiare argomento.
                << Allora… dove sono? Cosa mi è successo? >> chiese cercando di fare la voce più innocente possibile.
                << Questo è il Campo Mezzosangue e se sei qui è perché sei figlia di un dio greco. >> cominciò Nico con voce stanca, si vedeva che non era il solito a fare le presentazioni.
Continuò col spiegare tutta la storia dei semidei che, ovviamente, May conosceva già, per cui si limitò ad annuire e a fare delle facce stupite di tanto in tanto.
                << Se ho capito bene… >> cominciò facendo finta di cercare di capire tutta la faccenda. << un dio o una dea è il mio genitore divino? >>
Nico annuì stancamente. Odiò il suo atteggiamento.
                << E tu sai chi potrebbe essere? >> chiese in tono forse troppo acido.
Il ragazzo la guardò di traverso, cercando di interpretare quella domanda. Poi alzò le spalle e disse semplicemente: << Data la tua età, dovresti essere riconosciuta a breve. >>
                << Bene. >> sbuffò sistemandosi sul letto. La ferità le faceva ancora tanto male. Aveva ordinato a Katastrofi di attaccarla non appena il satiro avrebbe tentato di portarla al Campo, per poi entrare in coma e contattare suo padre. Ma quella ferita faceva davvero un male cane. Doveva stare attenta a non muoversi troppo, sennò avrebbe potuto vomitare.
                << Bé, ti saluto. >> le disse uscendo dalla stanza.
                << Bell’accoglienza. >> mormorò sbuffando.
                << Come, prego? >> chiese stizzito il ragazzo.
May si levò per guardarlo negli occhi: << Dico solo che non mi sembri proprio così…allegro… >> disse in tono accusatorio. << Di chi sei figlio? >>
                << Ade. >> rispose secco il ragazzo.
                << Tipico! Chi non è meno vivo del figlio del Re dei Morti? >> lo provocò a denti stretti.
La fissò con gli occhi ridotti a due fessure. << Ma chi ti credi di essere? >>
“Quella che ti ucciderà ben presto” pensò May.
                << Tu chi ti credi di essere?! Ti comporti come se sapessi tutto e potessi controllare il mondo. Quando sei solo il figlio di un dio dimenticato! >> gridò portandosi una mano al fianco per il dolore.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso e le si avvicinò pericolosamente.
                << Io so tutto e posso controllare il mondo, dato che controllo la morte e di conseguenza il suo ciclo vitale. >> sibilò arrabbiato. << E se sono il figlio di un dio dimenticato, non mi importa. Mio padre non è nulla per me e io non sono nulla per lui. >>
Quest’ultima frase la spiazzò parecchio. Come non è nulla per lui? Doveva esserlo. Sennò la sua missione non aveva alcun senso.
Nico la stava ancora fissando. << Ora che ci penso, potresti essere figlia di Afrodite. Sei una vera lingua lunga. >>
May fece una smorfia di sfida e lo guardò male. Il ragazzo non ci fece nemmeno caso e voltandosi finalmente uscì dalla stanza, lasciandola sola.
La rabbia svanì improvvisamente. Fu strano, davvero strano. Tutto il peso dell’odio l’abbandonò lasciandola quasi….vuota. Cercò di non farci caso e si risistemò nel letto, attendendo che qualcuno la venisse a prendere.
 



                << Buonasera semidei. >> esordì  Chirone avvicinandosi al centro del padiglione mentre teneva una mano sulla spalla di May.
I tavoli con i ragazzi si quietarono per ascoltare l’annuncio del centauro.
May stava meglio, ma era un po’ faticoso reggersi in piedi dopo la giornata passata. Annabeth Chase, una semidea figlia di Atena, le aveva mostrato l’intero Campo Mezzosangue. Era bello certo, ma May preferiva il silenzio della notte eterna nel Regno dei Sogni. Cercò di fingersi interessata alle cose più banali e accennò qualche risata per sdrammatizzare.
                << Tu sei amica di Nico, per caso?>> aveva chiesto alla ragazza.
Annabeth aveva fatto una strana smorfia. << Diciamo che siamo conoscenti. >>  le spiegò. << Con Nico è difficile creare un rapporto di vera e propria amicizia. Perché me lo hai chiesto? >>
                << È venuto da me questa mattina e non mi sembrava tanto contento di stare con me. E mi è dispiaciuto. >> aveva il tono di voce più falso che avesse mai fatto.
                << Nico è molto scontroso, ma se riesci a diventargli simpatica, cosa più o meno impossibile, ti parlerà senza avere un tono assassino. >> scherzò. << Ma è un bravo ragazzo. È leale e coraggioso. >>
                << E non parla molto con il padre? >> chiese.
Annabeth la fissò, studiandola e May ebbe paura di aver esagerato con le domande.
                << No, in effetti si odiano. >> rispose continuando a fissarla.
                << Oh, okay. >> aveva detto semplicemente. Non avevano più parlato di Nico.
E ora era davanti a tutti i semidei e Chirone, il centauro, avrebbe dovuto presentarla.
                << Questa ragazza è arrivata da poco. Il suo nome è May. >> annunciò con la voce potente. May accennò ad un veloce gesto con la mano per salutare tutta la folla.
                << Determinata o indeterminata? >> urlò una voce.
                << Indeterminata. >> disse lentamente Chirone.
Un mormorio generale si levò dai vari tavoli.
Ma si smorzò immediatamente quando una strana luce blu la illuminò completamente. Chirone si allontanò da May e i visi dei ragazzi erano fermi ad aspettare non sapeva bene cosa.
Alzò la testa e vide un papavero circondato da un potente alone blu notte. Sorrise. Quello era un segno di suo padre.
Guardò gli latri semidei che erano rimasti a fissarla, ovviamente non riconoscendo il simbolo del dio dei sogni. Solo un’ombra, seduta ad un tavolo di ossidiana nero, le puntò gli occhi pieni di odio addosso.
Nico conosceva quel simbolo.
                << Che significa Chirone?! >> gridò un ragazzo dalle prime file.
                << È un papavero. >> lo precedette Nico con voce potente mentre si faceva spazio fra la folla. Tutti si spostarono per farlo passare. << Simbolo di Morfeo, il dio dei sogni. >> continuò avvicinandosi a May con lo sguardo assassino. Quando arrivò a un metro da lei si fermò e sibilò: << Forse è per questo che non mi andavi per niente a genio. >>
                << Il sentimento è reciproco. >> gli rispose May fra i denti.
                << Morfeo ha dei figli? >> chiese un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verde mare.
                << Sì, Jackson. >> gli rispose Nico rimanendo a fissare May. << Lei è l’unica però. >>
May aveva una voglia matta di saltargli al collo. Per strozzarlo.
                << Perché? >>
                << Morfeo, come Ade, non è un dio che si fa vedere molto in giro. >> si intromise Chirone. << Infatti non credevo avesse figli. >>
                << E perché Nico ha uno sguardo assassino? Lo ha anche di solito, ma in questo istante più del normale. >> chiese un altro ragazzo con ricci sbarazzini e il naso appuntito.
                << Perché Ade e Morfeo hanno i Regni confinanti. >> spiegò Nico voltandosi finalmente dall’altra parte. << E c’è sempre stata molta rivalità fra i due. >>
                << Aggiungerò il suo nome alla lista interminabile di persone che Nico Di Angelo odia con tutto il cuore. >> disse Leo prendendo carta e penna dalla cintura per gli attrezzi.
                << In ogni caso starai bene con noi al Campo. >> la rincuorò Chirone facendo segno a Nico di allontanarsi. Il ragazzo sbuffò e con passo pesante si fece spazio fra i presenti per poi scomparire in una nube nera.
Ed eccola di nuovo. Quella sensazione di vuoto. Tutta l’adrenalina della rabbia aveva lasciato May senza forze.
                << Per ora puoi riposare in infermeria, così Will potrà verificare se stai migliorando. >> continuò Chirone. << Domani cominceremo i lavori per la capanna di Morfeo.>>
May ringraziò e si incamminò verso la sua stanza mentre tutti gli altri ragazzi andavano al falò.
Prima di entrare però, si guardò intorno per accertarsi di essere sola. Dopodiché si tolse la maglietta del Campo che le aveva dato Annabeth e, rimanendo in reggiseno e con la fasciatura, liberò le ali.
Respirò a pieni polmoni mentre se le sgranchiva sbattendole lentamente. Era una bella sensazione poter finalmente farle respirare.
Qualcosa poi la bloccò contro il muro dell’edificio. Due mani forti le bloccavano le braccia e le ali erano schiacciate in una brutta posizione. Le facevano male.
                << Chi sei? >> sbuffò.
                << Sapevo che mentivi. Tu conosci questo posto. Ti ha mandata Morfeo vero? >> un ringhio severo uscì dalla bocca di Nico.
                << Che cosa stai dicendo? >> chiese innocentemente. << Spostati che mi fai male. >> cercò invano di levare il ragazzo di torno, ma era forte, davvero forte.
                << Sei qui per uccidermi? Cosa vuoi da me? >> sbottò ancora con la voce carica di rabbia.
                << Ma di cosa stai parlando? Io non so niente. >> May cercò di simulare un pianto.
                << Da dove vengono queste ali? >> le chiese arrabbiato. Era a pochi centimetri dal suo viso e il respiro caldo del ragazzo le faceva perdere la concentrazione.
                << Le ho appena scoperte. >> mentì trattenendo un lamento. << Ora togliti, così ti spiego. >>
                << No, tu menti! >> gridò.
                << Ora basta! >> urlò lei di rimando riuscendo a liberarsi. Nico indietreggiò di qualche metro fissandola.
                << Non so da dove vangano! Me le sono appena ritrovate addosso okay? >> gli disse urlando. << Cerca di calmarti! >>
                << Come è possibile? Ti sono appena cresciute le ali? >> il tono ora era calmo e le mani erano sui fianchi. May si stupì di quanto fosse capace di cambiare umore in due secondi.
                << Sì. Non lo so. Insomma sono appena arrivata in questo mondo, cerca di capirmi. >> cercò di implorarlo, non facendo caso al disgusto che provava.
Lui la fissò, studiandola. Rilassò le braccia lungo i fianchi e chinò la testa. Poi le prese la maglietta che era a terra e gliela porse.
                << Mettila addosso. Non vorrai che qualcuno ti veda così. >>
May richiuse le ali e se la infilò.
Nico la stava ancora fissando.
                << Cosa vuoi? >>
                << Niente. >> brontolò. << È solo che assomigli molto ad una persona. >>
                << Chi? >>
Gli occhi di Nico si velarono di uno strato di dolore.
                << Nessuno… >> la voce era rotta dal pianto quando scomparve nel buio.






Nota dell'autrice: Siamo a venerdì e domani ho l'ultima verifica e l'ultima interrogazione: OH MIEI DEI GRAZIEEEEEEEE!!!! Sto morendo di sonno e devo iniziare a studiare storia, per cui vi saluto. 
Giuro che appena riesco aggiorno ''La Figlia della Terra''.
La canzone è di Spirit (uno dei miei cartoni preferiti *-*)

 

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Capitolo 4
*** AVVISO DELL'AUTRICE!!! ***


AVVISO DELL'AUTRICE
(mi sento importante)

 

Dati alcuni problemi tecnici e perché non so come cacchio continuare, la storia verrà momentaneamente lasciata da parte. Chiedo perdono ai pochi lettori che la seguono, ma prometto che la riprenderò in mano prossimamente. Nel frattempo fatevi un giro e date un'occhiata veloce veloce a "La Figlia della Terra" e a "L'Armata dell'Olimpo" (solo se vi va).
Grazie dell'attenzione,
ora tornate pure a non fare niente
Un bacione
Silvia

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