Come Fratelli, 3

di SSJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gotenks ***
Capitolo 2: *** Che pasticcio, Goku! ***
Capitolo 3: *** Pace? ***
Capitolo 4: *** Goten e Trunks ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti ***
Capitolo 6: *** Lezioni Sayan ***
Capitolo 7: *** Stessa ora, casa Son ***
Capitolo 8: *** Alla ricerca dei bambini ***
Capitolo 9: *** Il fine giustifica i mezzi, 2 ***
Capitolo 10: *** Baba e Bimbi ***
Capitolo 11: *** Viaggio nel mondo Mirai ***
Capitolo 12: *** Lezioni Sayan, 2 ***
Capitolo 13: *** Gohanks ***
Capitolo 14: *** La nuova alba di un giorno passato ***
Capitolo 15: *** DÉJÀ-VU ***
Capitolo 16: *** Lezioni Sayan, 3 ***
Capitolo 17: *** Un anno dopo ***
Capitolo 18: *** Bra ***
Capitolo 19: *** GohanxVidel ***
Capitolo 20: *** Bra 2 ***



Capitolo 1
*** Gotenks ***


NOTA AUTORE:
Riassunto 'COME FRATELLI, 1': Dopo essere stata salvata da Vegeta, da un tentativo di violenza da parte di Yamko, Bulma comprende di essere innamorata del principe dei sayan. Quest'ultimo accetta di buon grado le attenzioni della donna e decide di farla sua, seguendo le discutibili tradizioni sayan. Queste ultime sono il fulcro di tutta la storia. Bulma accetta di farsi imprimere il nome sayan del principe sulla pelle, prima che i due possano fare l'amore, per la prima volta. La prima volta per Vegeta, ma non per Bulma. La ragazza aveva già consumato, in passato e non solo con Yamko. Un intero capitolo della storia era dedicato al ricordo che Bulma aveva della notte precedente il 23° torneo Tenkaichi, quello in cui Goku conobbe Chichi. Il ragazzo era andato nella sua camera e per uno strano giro di chiacchiere sul passato, sul presente, sul futuro, erano finiti a fare sesso. La questione, per entrambi era morta e sepolta, fin dal giorno seguente, quando Chichi aveva chiesto al sayan di sposarla, lì, davanti a tutti. Presa dall'euforia del matrimonio del suo migliore amico, Bulma aveva scelto di rimettersi insieme a Yamko, fino alla sera in cui aveva deciso di lasciarlo e lui aveva tentato di violentarla. 
In questo nuovo racconto, il vecchio scheletro nell'armadio di Bulma e Goku tornerà a battere cassa. Come reagiranno i protagonisti della vicenda?
Eccovi la mia personalissima versione! Spero sia di vostro gradimento e, in ogni caso, fatemelo sapere. Le recensioni, anche quelle critiche, sono sempre gradite, purchè siano cordiali e NON riguardino la trama.
Grazie!
 
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GOTENKS



Ore 15.00
 
Nei peggiori bar dell’inferno, gli eterni rivali del principe dei sayan osservano impazienti le immagini passate sullo lo schermo gigante, gentilmente messo a disposizione dai peggiori demoni. Osservano e attendono ansiosi che quel dannato sayan ponga fine alla sua esistenza, facendosi saltare per aria per tentare di uccidere quell’essere immondo, che prende il nome di Majin Bu. Aspettano ansiosi che la sua dannata anima passi da Re Yammer e che lui prenda la corretta decisione di spedirla all’inferno, permettendo così a tutti loro, di prendersi una personale vendetta, su quel maledetto principe.
Cell, Freezer, Zarbon, Dodoria, la maggior parte dei componenti della squadra Ginew e anche Napa, con molti altri sayan uccisi dallo stesso Vegeta, guardano lo schermo con un sorriso sadico dipinto in volto e assaporano il momento in cui, finalmente, potranno portare a termine la loro vendetta.
Lo aspettano tutti, Vegeta, il sadico principe dei sayan.
Nella sua vita aveva distrutto più pianeti di quanti lui stesso potesse ricordare e questo, a Re Yammer, non era sicuramente sfuggito.
Poco importava poi, che Vegeta avesse contribuito all’eliminazione di molti dei discutibili personaggi, che ora attendono inquieti il suo imminente trapasso.
 
Da quando Goku era morto per mano di Cell, l’unica volta in cui gli era stato permesso tornare, era stato il Natale pochi giorni dopo la nascita di Goten. Dopodiché più nulla. Erano passati sei anni senza che né Vegeta, né Chichi e nemmeno i suoi figli, avessero più sue notizie.
Goku li aveva abbandonati, tutti.
Aveva affidato la sua famiglia alle cure di colui che considerava suo fratello e il principe aveva accettato il ruolo, per  lunghissimi anni. Aveva cresciuto Gohan e Goten come se fossero suoi figli ed era sempre stato vicino a Chichi, come se fosse la sorella che non aveva mai avuto.
Vegeta aveva fatto tutto questo perché lo aveva promesso a Goku, prima di morire e il suo orgoglio gli impediva di infrangere una promessa; perché non mantenerla sarebbe stato come tradire se stesso, il suo migliore amico e anche il suo popolo.
E poi, tutto sommato, a Vegeta tutto questo non dispiaceva affatto.
Non gli dispiaceva perché in sei anni si era dimostrato un padre per Gohan e Goten molto migliore di quello che era stato Goku.
Almeno in questo, Vegeta sentiva di aver nettamente superato il suo amico. Senza alcun dubbio.
Lui c’era sempre stato, per Gohan, prima di tutti. Aveva fatto crescere Goten e Trunks come fratelli e di questo, Chichi e Bulma, gli erano infinitamente grate. Erano stati per anni come una grande famiglia e tutto era stato idilliaco e governato da un ‘equilibrio’ quasi magico, il tutto gestito magistralmente dal principe dei sayan.
Un giorno però, quell’equilibrio si era rotto, andando in frantumi come un vaso di cristallo colpito da un proiettile lanciato da una fionda.
Era stato in occasione del 25° Tenkaichi.
Pochi giorni prima dell’inizio del torneo, mentre Vegeta stava allenando Trunks e Gohan allenava Goten, fu proprio la voce di Goku a squarciare il cielo e come un fulmine distruggere letteralmente l’equilibrio interiore che Vegeta si era lentamente creato, in tutti quegli anni.
“Parteciperò anch’io al torneo” aveva detto con una naturalezza da far saltare i nervi.
Da quel momento, nel cuore del principe era cominciato a germogliare un sentimento che da anni non sentiva più.
Un sentimento che Bulma, Trunks e tutta la sua famiglia acquisita gli avevano fatto scordare o semplicemente assopire, fino a plasmarlo e a farlo diventare un essere perfetto.
Perfetto, come Goku.
Anzi, ancora più di lui.
Forte, leale, corretto fino all’esasperazione. Molto più umano di molti umani che lo circondavano.
Aveva insegnato a Goten e Trunks, tutti i princìpi su cui si fondava la cultura sayan: l’orgoglio del grande popolo che erano, a leggere, scrivere e soprattutto, la virtù, perché di virtù si trattava, di non mentire mai. Pensava che fosse ancora troppo presto per ‘istruire’ i due bambini sulla questione donne, come aveva fatto con Gohan, quando aveva già dieci anni. Ci sarebbe stato tempo, per quello, o almeno così pensava Vegeta, prima che il seme nascosto nel profondo del suo animo, cominciasse di nuovo a germogliare.
Il fatto che Goku avesse deciso di tornare solo per partecipare ad uno stupido torneo di arti marziali, aveva come velocizzato la crescita di quel germoglio, che presto andò a imprigionare il cuore di Vegeta in un gomitolo contorto, fatto di quel sentimento ormai a lui sconosciuto da anni: l’odio.
Nei giorni che erano seguiti a quell’annuncio, l’umore e il comportamento del principe erano mutati enormemente. Aveva iniziato a rifiutarsi di allenare nuovamente Trunks, Gohan e Goten e passava molto tempo sul monte Everest, a covare quell’odio che lo stava facendo tornare ad essere ciò che era: lo spietato principe dei sayan.
 
Poi era arrivato il giorno del torneo, lui era capitato proprio con Goku e la cosa lo aveva reso estremamente felice. Finalmente poteva farla pagare a colui che era rimasto volontariamente lontano, che volontariamente aveva disdegnato tutto e tutti solo per potersi continuare ad allenare nell’aldilà e che, sempre volontariamente, aveva deciso di non concedere loro più alcuna visita, per sei lunghissimi anni. Avrebbe potuto finalmente affrontarlo di nuovo, se il destino non si fosse messo in mezzo giocandogli il fastidiosissimo scherzo di iscrivere i Kaio Shin al torneo, venuti sulla Terra per informarli dell’imminente arrivo di Majin Bu.
Nel bel mezzo del torneo, nel momento stesso in cui Goku aveva spiccato il volo per dirigersi verso l’astronave di Babidi, l’odio germogliato nei giorni precedenti al torneo aveva invaso quasi completamente il corpo di Vegeta e, per questo motivo, non fu per niente difficile, a Babidi, impossessarsi della sua mente.
MajinVegeta aveva combattuto con Goku con l’idea di sconfiggerlo; di sconfiggere la parte perfetta di se stesso che si rifletteva nel sayan che aveva di fronte.
MajinVegeta odiava Goku e il Vegeta perfetto che era diventato, vivendo sulla Terra.
Lo odiava perché sei anni prima gli aveva detto che sarebbe tornato, un giorno e invece non si era mai più fatto vedere.
Lo odiava perché era stato lontano dalla Terra per tutti quegli anni perché così, aveva detto, nessun altro avrebbe minacciato gli esseri umani, ma era stato inutile. Era arrivata una nuova minaccia, indipendentemente dal fatto che lui fosse ancora in vita o meno.
Lo aveva capito bene, Vegeta. Quei sei fottutissimi anni di lontananza da lui, da suo fratello, non erano serviti a nulla, se non a provocare tanta sofferenza nei suoi figli, in sua moglie e in lui stesso.
Ora poteva avere la sua vendetta.
Aveva dovuto distruggere mezzo stadio per provocare l’amico, pur sapendo che sarebbe stato sufficiente torcere un solo capello a Chichi per costringerlo a combattere.
Ma lui, il principe, in tutti quegli anni aveva imparato ad amarla, come una sorella e mai e poi mai avrebbe potuto farle del male, solo per provocare la reazione dell’avversario. Aveva preferito uccidere senza pietà gente di cui non gli importava nulla, colpevole solo di voler assistere a quel dannato torneo, inconsapevole della battaglia interiore che si stava combattendo dentro la mente di quello strano essere dai capelli dorati e ondeggianti al vento che, in pochi istanti, aveva distrutto le loro vite.
Goku non glielo aveva perdonato. Sapeva bene a che punto sarebbe potuto arrivare Vegeta pur di affrontarlo. Non aveva potuto fare altro che accontentarlo e aveva combattuto contro di lui senza neppure mostrargli la sua vera forza, solo per cercare di convincerlo che quello non era lui, non era il vero principe dei sayan, non era più il suo amico. Aveva combattuto con questi obiettivi, per ritrovare colui che aveva sempre considerato suo fratello, ma aveva perso. Goku era stato atterrato da un colpo a tradimento di MajinVegeta, che era poi andato ad affrontare da solo Majin Bu.
 
Ora però, poco prima di provocare l’esplosione che gli avrebbe tolto la vita, nella vana speranza di portarsi all’inferno quell’orribile creatura, gli occhi dei simpatici esseri infernali che bramavano l’imminente arrivo del principe si sgranarono, fino ad uscire dalle orbite. Non potevano credere a ciò che quel dannato sayan aveva appena fatto e, soprattutto, detto.
“Di' a tua madre di perdonarmi per ciò che ho fatto allo stadio e mi raccomando, Trunks, d’ora in avanti dovrai occuparti tu di lei. Da questo momento sei il principe dei sayan, ricordatelo bene. Io devo andarmene e salvare questo pianeta da quel mostro. Mi dispiace, Trunks. E tu, Goten. Saluta la tua mamma da parte mia. Vi voglio bene, bambini.”
Un istante dopo aveva fatto addormentare entrambi i bambini, che lui stesso aveva fatto nascere, come faceva sempre, quando erano piccoli e non ne volevano sapere di dormire e li aveva consegnati a Junior, per allontanarli dall’esplosione che, di lì a poco, avrebbe scatenato, togliendosi, di fatto, la vita.
 
Ore 15.05
 
Vegeta apparve davanti a Re Yammer. Gambe divaricate, braccia conserte e sguardo truce, pronto a ricevere la sua punizione, per tutti i casini che aveva combinato nella sua vita.
Re Yammer lo guardava, dall’alto della sua scrivania. Consultava i volumi che raccoglievano i ‘fatti della vita’ del sayan che aveva di fronte e scuoteva la testa in continuazione. Dopo interminabili minuti durante i quali Vegeta si era notoriamente spazientito, lo stesso principe si alzò in volo fino ad arrivare sopra la scrivania del re e, con fare di chi non è più disposto ad aspettare, gli disse:
“Hey, tu. Ti vuoi decidere o no? Mi vuoi mandare nel posto che mi spetta o devo aspettare ancora per molto?”
“Ehm… vedi… Vegeta, non è così semplice, come credi. Ci sono diverse cose da valutare…”
“Che cose?” chiese il principe perplesso.
“Ecco, vedi… il problema è che hai distrutto qualcosa come duecento pianeti, sterminato migliaia di vite e non per ultimo, oggi hai fatto fuori mezzo stadio e parte della città… hai combinato un vero disastro, sai?” spiegò Yammer sfogliando le pagine dell’enorme libro con tutti i nomi delle vittime seminate negli anni dal sayan.
“Beh, allora? Non mi sembra così difficile decidere dove mandarmi, ti pare? Mi sembra che un posto all’inferno non me lo possa togliere nessuno, o sbaglio?”
“E invece ti sbagli proprio, Vegeta. Ti sei salvato da solo…dall’inferno. Credo che tutti i simpatici personaggi che ti stavano aspettando laggiù a quest’ora si staranno mordendo la coda dalla rabbia per ciò che hai fatto.”
“E che cosa avrei fatto, di tanto eclatante?” chiese Vegeta sempre più stupito, ma soddisfatto di aver fatto ‘innervosire’ i suoi simpatici ex amichetti.
“Beh, sai… chi sacrifica se stesso per tentare di salvare gli altri, merita già di andare dai re Kaio. Tu, in più, hai chiesto perdono a tua moglie e a tuo figlio per ciò che hai fatto allo stadio… Come posso mandarti giù, all’inferno?”
Re Yammer cominciò a tamburellare spazientito l’enorme matita che teneva in mano sull’ultima pagina del libro della vita di Vegeta. Poi, dopo aver sbuffato generando una corrente d’aria che fece volare via molte delle anime che aspettavano il loro turno in coda, dietro Vegeta, alzò lo sguardo per poter guardare il principe negli occhi e disse:
“Sei un bel problema, Vegeta. Ho deciso di lasciarti il corpo, come ho fatto con Goku, anni fa, ma non posso farti accompagnare dai re Kaio. Dovrai fare come fece Goku la prima volta che passò a miglior vita e risalire il serpentone fino al pianeta di re Kaio del Nord. È lì che starai, per sempre. Non ti è permesso volare. Dovrai camminare o al massimo correre per tutta la lunghezza del serpentone, facendo attenzione a non cadere. In questo modo avrai tempo di riflettere sugli errori che hai fatto negli ultimi giorni, prima di arrivare completamente ‘pentito’ da Re Kaio del Nord. È chiaro, Vegeta?”
“Sì, sì, va bene. Così finalmente potrò affrontare Kaaroth in un torneo fra galassie, senza che nessuno ci disturbi più.” concluse Vegeta aprendo in volto il sorriso di soddisfazione più sincero che qualcuno gli avesse mai visto fare.
 
Mentre Vegeta partiva per la sua destinazione finale e all’inferno si consumava la peggiore zuffa da bar che si potesse ricordare per la terribile occasione di vendetta mancata, sulla Terra Majin Bu aveva già cominciato a ‘caramellare’ parecchi cittadini per poi ingurgitarseli leccandosi le ditone rosa. Tutto questo accadeva mentre, al palazzo del Supremo, si stava per consumare quello che sarebbe stato il più grande equivoco che la storia dei sayan avrebbe mai ricordato.
 
 
Chichi, svenuta subito dopo aver saputo della presunta scomparsa di suo figlio Gohan, giaceva immobile su un lettino, assistita dalle amorevoli cure di suo padre. Goten e Trunks, dormivano come ghiri a causa del ‘metodo sayan’ che avevano subito, solo pochi minuti prima, proprio da colui che entrambi consideravano come loro padre, da sempre. Al palazzo del Supremo regnava un silenzio tombale, rotto soltanto dai singhiozzi di Bulma, che proprio non riusciva a farsene una ragione di aver perso la persona che, dopo suo figlio, amava più di ogni altra al mondo. Seduta in un angolo di una stanza in penombra del palazzo, teneva la testa affondata tra il petto e le ginocchia, che stringeva a sé circondandole con le braccia. Sembrava una bambina a cui era stato portato via il pupazzo preferito, solo per cattiveria, solo per vederla piangere.
“Popo, va a svegliare i bambini. Non ho più molto tempo e devono imparare la fusione prima che io me ne debba andare. Portali qui, questa stanza andrà benissimo, per l’allenamento”
Bulma sentì Goku spiegare all’assistente di Dende cosa doveva fare. Sentì i passi del suo migliore amico avvicinarsi proprio alla porta della stanza dove si era rifugiata, per cercare di placare il dolore per la perdita di Vegeta, senza alcun successo. Si asciugò in fretta le lacrime, ma subito ne comparvero di nuove, non appena vide Goku comparire sull’uscio.
Quando il sayan la vide, si avvicinò illuminando leggermente la stanza con la luce fioca sprigionata dalla sua aureola. Allungò una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi. Bulma gliela pose passivamente e si alzò senza opporre resistenza. Appena l’ebbe di fronte a sé, Goku le fece alzare il volto e le asciugò le lacrime prendendole il viso tra le mani e facendole una carezza, passandole entrambi i pollici sulle guance bagnate da lacrime salatissime, perchè provenienti dal profondo del suo cuore.
Le aveva fatto alzare il viso, per permettere a quei profondissimi occhi neri che lei conosceva benissimo di fissarsi nei suoi, ancora pieni di lacrime. Quando finalmente Bulma si decise incrociare il suo sguardo con quello altrettanto triste di lui, Goku le disse:
“Bulma, mi dispiace. Farò di tutto perchè possa tornare, te lo prometto. Ti prego, ora smetti di piangere, se Vegeta ti vedesse così pensi che non si dispiacerebbe? Si chiederebbe che fine ha fatto la Bulma Brief forte e tenace che non si arrende mai e che ha sempre conosciuto, non credi?”
“Io… io… non credo di farcela, Goku. Vegeta è la mia forza. Come posso fare senza di lui?” gli rispose lei ricominciando a singhiozzare.
“Vedrai che si risolverà tutto. Non so ancora come, né quando, ma ti prometto che farò l’impossibile per sistemare questo pasticcio, ok?”
Così dicendo Goku l’abbracciò. La strinse a sé permettendole di sfogare la sua tristezza sul suo petto. Le lacrime di Bulma bagnarono la sua tuta per interminabili minuti. In quell’abbraccio c’era tutto il calore emanato dal corpo del suo migliore amico e assaporare ancora una volta, dopo tanto tempo, quanto bene lui le volesse ancora, le diede finalmente un po’ di pace. Il sayan le accarezzava i capelli e le lasciava di tanto in tanto un tenero bacio sulla fronte.
Tutti innocenti gesti d’affetto che solo tra fratelli e sorelle possono essere così dolci e delicati.
Tutti gesti d’affetto che nessuna delle persone presenti in quel momento al palazzo del Supremo avrebbe equivocato, se avesse assistito alla scena.
Nè Chichi.
Nè Vegeta.
Nessuno.
Tutti conoscevano il rapporto di profonda amicizia che legava i due, paragonabile solo al rapporto nato pochi anni prima tra Chichi e Vegeta.
Tutti, tranne chi, un po’ per la troppo giovane età, un po’ per curiosità e, per ultimo, ma non meno importante, la voglia di scoprire il mondo degli adulti, quella scena non poteva di certo capirla.
Svegliati da Popo, Goten e Trunks non riconobbero né il posto dove si trovavano, né la persona che era andata a disturbare il loro sonno e, una volta destati, sfuggirono al controllo del buffo assistente di Dende, scappando e azzerando l’aura, per non farsi trovare. Vagarono per qualche minuto per l’immenso palazzo, alla ricerca di indizi per capire dove si trovassero.
Ad un tratto, percorrendo l’ennesimo porticato che dava su un magnifico giardino fiorito, Goten si bloccò davanti alla porta della stanza in cui il suo papà stava amorevolmente consolando la mamma del suo amichetto e lo fermò chiamandolo sottovoce:
“Trunks, Trunks, vieni… sento l’aura del mio papà provenire da dentro questa stanza. Vediamo cosa fa.”
I due bambini si affacciarono al piccolo davanzale della finestra che dava sul giardino e, quando videro i due teneramente abbracciati, sbatterono le palpebre due o tre volte facendosi comparire in volto un’espressione molto, ma molto perplessa.
Qualche istante dopo, di accovacciarono sotto il davanzale e, guardandosi, scoppiarono entrambi a ridere, mettendosi le manine sulla bocca, per non farsi sentire.
Quando l’attacco di risolite terminò, Goten guardò l’amichetto e gli chiese:
“Ma cosa fanno, Trunks? Si danno i bacini?”
“E sì eh! Ѐ così che fanno i grandi, non lo sai?” rispose Trunks pieno di sé.
“Davvero? E poi cos’altro fanno?” chiese Goten che, ovviamente, non poteva sapere come si comportano un uomo e una donna, visto che per tutta la sua vita aveva vissuto con sua madre e suo fratello.
Goten non aveva mai visto sua madre abbracciata a nessuno che non fosse stato suo padre, giusto quei trenta secondi, prima dell’inizio del torneo.
Vegeta non l’aveva mai fatto, o almeno, mai di fronte a lui a Trunks e a Gohan.
Per ultimo c’era Gohan che aveva appena conosciuto Videl e Goten lo aveva visto insegnarle a volare e a creare una sfera luminosa nelle mani, ma niente di più.
Il povero bambino non poteva sapere e nemmeno capire che ciò che il suo amichetto gli stava per dire era la più grossa castronata che si potesse mai inventare.
Con aria di sufficienza, Trunks si schiarì la voce e gli disse:
“Beh, ma non sai proprio nulla allora. Non sapevi cosa fosse un mago e ora non sai che tuo papà e mia mamma stanno facendo l’amore?”
“L’amore? E che significa?” chiese il bambino grattandosi la testa con il tipico gesto che avrebbe fatto suo padre.
“Mamamama Goten?!? Possibile che tu non lo sappia? Quando un papà e una mamma fanno così, poi viene un bambino, nella pancia della mamma!” spiegò Trunks come se fosse una delle verità assolute della Terra.
“Un bambino?” ripeté interdetto Goten.
“Certo! Come credi che nascano i bambini? Non penserai mica che si trovino sotto i cavoli, vero? Già, ma forse tu sei ancora piccolo per sapere queste cose. Non come me che frequento già la scuola”
“Hey, non sono piccolo, sai? Ho solo un anno in meno di te… ma… Trunks? Ma allora se la tua mamma avrà un nuovo bambino, sarà mio fratello o tuo fratello?” chiese Goten totalmente fiducioso che il suo amichetto fosse a conoscenza dell’intero scibile umano.
“Beh, ma che domande, di tutti e due no? Ma io sono il nuovo principe dei sayan, quindi deciderò io come si chiamerà e gli allenamenti che dovrà fare e quando potrà venire da te e…
“Bambini? Cosa state facendo lì sotto?” chiese la voce di Goku proveniente dalla finestra appena sopra le loro testoline.
“Ugh… niente… niente…” dissero i due bambini imbarazzatissimi, all’unanimità.
“Forza allora, venite, non ho più molto tempo e devo insegnarvi la fusione, prima di tornare da Re Kaio”
I due bambini fecero spallucce, come se fossero totalmente indifferenti a quanto gli era stato appena imposto di fare. Avevano ben altro per la testa, ovvero, come chiamare il loro ormai certo fratellino.
I primi due tentativi di fusione furono di fatto un totale disastro. I due bambini non riuscivano a concentrarsi e, di tanto in tanto, si scambiavano qualche parere su nomi assurdi, sparati completamente a caso. All’ennesimo errore, Goku si arrabbiò parecchio e li sgridò severamente:
“La volete finire o no di dire tutti questi nomi? Si può sapere di chi state parlando? Guardate che fra poco me ne dovrò andare e solo se riuscirete a portare a termine una fusione decente, potrete sconfiggere quel mostro. Avete capito?”
I due bambini si erano quasi messi a piangere, per come Goku li aveva sgridati, ma poi, ricordandosi degli insegnamenti di Vegeta: ‘I sayan non piangono mai davanti ad altri sayan’, erano tornati immediatamente seri. Si erano concentrati veramente tanto e, finalmente, avevano portato a termine la fusione portando alla luce l’essere che avrebbe potuto distruggere Majin Bu: Gotenks, nome che i bambini scelsero all’unanimità, per il loro ipotetico fratellino.



 

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Capitolo 2
*** Che pasticcio, Goku! ***


PREMESSA: In questo secondo capitolo si passa direttamente a una settimana dopo al ritorno di Goku e Vegeta dal pianeta dei Kaio Shin, dopo aver distrutto Majin Bu.






Che pasticcio Goku!


“…e se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre…”

“…Dillo tu…”
“…no, dillo tu, tu sei più grande, no?...”
“Bambini, fate silenzio… la cerimonia è quasi finita.” disse Gohan sottovoce chinandosi in avanti, per parlare nell’orecchio di Goten e Trunks, che sedevano nella panca davanti alla sua.
“NOI CI OPPONIAMO, SIGNOR GIUDICE!” gridò in tutta risposta Trunks, alzandosi in piedi sulla panca.
Ma io veramente sono un sacerdote, non un giudice… comunque, a cosa vi ‘opponete’, esattamente?” chiese il sacerdote intenerito e anche un po’ smarrito, visto che in tutta la sua ‘carriera’ non gli era mai capitato che qualcuno avesse qualcosa da dire, al pronunciamento di quella fatidica frase.
“Già, a cosa vi opponete, Trunks?” chiese Vegeta alzando, come tutti gli altri, un sopracciglio perplesso.
I due bambini avevano gli occhi di tutti puntati addosso.
C’era chi sorrideva divertito, chi li guardava un po’ male, per aver interrotto il matrimonio da favola che Bulma aveva organizzato con l’aiuto di Chichi e anche chi, come Goku e Gohan, li guardava incuriosito, desideroso di sapere quale fosse il loro cruccio.
“Avanti, bambini, cosa c’è che non va? Vi abbiamo già spiegato che non cambierà niente fra di voi. Potrete giocare, allenarvi e divertirvi sempre, tutte le volte che vorrete. Nessuno vi impedirà di vivere come avete vissuto finora, come fratellini che si vogliono bene. Vero Chichi? Diglielo anche tu, per favore!” disse Bulma in un modo dolcissimo, nonostante fosse la centesima volta che ripetesse lo stesso discorso fatto ai due, nelle settimane precedenti il matrimonio.
"Ma certo! Come facciamo a separarvi? Siete… siete come fratelli! Non vedo il motivo per cui vi dobbiate preoccupare, no?” spiegò Chichi altrettanto amorevolmente.
“Noi vogliamo che mia mamma si sposi con Goku. Così quando arriverà Gotenks potremo giocare con lui, SEMPRE e non dividercelo come fanno le famiglie divorziate, un po’ da me e un po’ da lui – disse indicando l’amichetto ancora seduto al suo fianco - Dico bene, Goten?” concluse Trunks con aria severissima.
“Giusto, Trunks, ben detto!” gli fece eco il più piccolo.
Tutti, ma proprio tutti a quell’annuncio sbarrarono gli occhi esterrefatti.
Nessuno, ma proprio nessuno, ci aveva capito un emerito cavolo di niente.
Dopo alcuni istanti di silenzio che sembrarono minuti, solo Goku, nella sua totale innocenza, osò aprire bocca e dire:
“Eheh… bambini? Credo di non essere l’unico qui a non aver capito un tubo di ciò che avete detto. Perché dovrei sposare Bulma, se volete giocare a fare la fusione, chi ve lo impedisce? Non capisco…”
“Ma no! Quale fusione? Gotenks è il nostro fratellino!”
“AHAAAA! Ho capito, avete un amichetto immaginario che si chiama Gotenks! Che bella idea!” continuò Goku dimostrando ancora una volta di avere un’età media mentale tra la sua reale e quella dei bambini.
“Ma quale amichetto immaginario, papà! Gotenks è il nostro fratellino che nascerà… prima o poi… e che è nella pancia di Bulma! Vero, Trunks?” lo interruppe Goten saltando anche lui sulla panca.
“Già, nostro fratello! Come fai a non saperlo? Tu e la mamma avete fatto l’amore e prima o poi nascerà Gotenks. Ѐ per questo che non vogliamo che loro si sposino… tra di loro…” spiegò Trunks spostando il dito da sua madre a suo padre molto velocemente, per due o tre volte.
Inutile dire che nella chiesa cadde un velo di ghiaccio che fermò i cuori di tutti i presenti. Chichi svenne, ancora una volta e fu soccorsa immediatamente da Gohan che scavalcò due panche per andare ad assistere la madre, che faceva da testimone a Bulma.
Gli occhi di tutti si sgranarono increduli, per ciò che le orecchie erano state costrette a sentire, ma caddero totalmente fuori dalle orbite quando, pochi istanti dopo, Goku riuscì a dire l’unica frase che non avrebbe mai e poi mai dovuto pronunciare:
“Eheh… e scusate… bambini… ma, di grazia, voi due come fate a saperlo?”
Oltre alla caduta delle sfere oculari, i presenti dovettero anche controllare che non gli si slogasse la mandibola, per quanto dovettero spalancare la bocca dall’incredulità quando Bulma, sotto lo sguardo truce di colui che stava per diventare suo marito, in preda al panico più totale riuscì solo a dire:
“Goku, noooo!!” prima di scoppiare in un pianto disperato.
Se Bulma fosse stata una sayan con poteri illimitati, probabilmente in quel momento lo avrebbe ucciso, con le sue stesse mani, Goku. Come poteva essere stato così ingenuo? Come poteva aver rivelato a praticamente tutti i loro conoscenti che una volta, solo una dannatissima volta, la sua prima volta, erano andati a letto assieme? Bulma si sentì mancare la terra sotto i piedi e si dovette sedere sui gradini dell’altare, per non fare la stessa fine di Chichi che, ancora a fianco a lei, non aveva ripreso conoscenza.
Dopo alcuni istanti di silenzio che sembrarono ore, fu il principe a lasciare tutti basiti.
Vegeta si accovacciò a fianco a Bulma e, guardandola negli occhi, mise una mano aperta a pochi centimetri dal suo ventre. Fece comparire una sfera luminosa che, di lì a pochi secondi, avrebbe trapassato Bulma da parte a parte, se non fosse intervenuto Gohan, che assisteva la madre e alla scena, a pochi passai da lui.
“NO, Vegeta! Aspetta! Cosa vuoi fare? Non c’è nessun bambino, senti? Non c’è nessuna aura!” gli disse prendendogli la mano nella sua e facendogli chiudere il pugno per far scomparire la sfera.
Vegeta, senza dire nulla, inclinò un pochino la testa di lato e guardò la pancia di Bulma nel punto in cui, poco prima, l’avrebbe volentieri colpita con un Big Bang Attack. Poi si rialzò e, senza nemmeno voltarsi verso il suo testimone di nozze, gli disse:
“Kaaroth, fuori!”
“Mamamama… Vegeta!”
“FUORI!! E guai a chi si muove di qui, chiaro?” ripeté il principe questa volta guardando seriamente il rivale e indicando con braccio, mano e indice tesi, l’uscita infiorata della chiesa.
“Uffaaaa… Ma perché nessuno mi ha insegnato a starmene zitto?” chiese Goku più a se stesso che ad altri avviandosi con lui, attraverso la navata centrale. I due sayan camminarono in silenzio sul tappeto rosso che li avrebbe portati a varcare, di lì a pochi istanti, l’enorme portone dell’edificio.
Appena furono all’esterno, Vegeta si strinse la testa fra le mani, massaggiandosi le tempie, come se gli dolesse terribilmente, allo stesso modo di come aveva fatto quando Babidi voleva impadronirsi della sua mente, solo poco tempo prima. Goku si preoccupò molto di quel gesto e, senza alcun timore, si avvicinò per tentare di calmarlo.
“Vegeta… senti…
“No, non ti avvicinare. Chiaro? Come hai potuto, Kaaroth? Come hai potuto andare a letto con lei quando io non c’ero? Come hai potuto approfittare della mia mancanza per tradirmi in questo modo? Ti sei dimenticato cosa eravamo, sei anni fa? Perché? Perché mi hai fatto questo? Come mi dovrei sentire io adesso? Me lo spieghi, eh, Kaaroth?” lo aggredì Vegeta con un tono di voce minacciosissimo, ma accompagnato da uno sguardo così triste che a Goku si strinse così tanto il cuore, da mettersi quasi a piangere, per il dolore che gli aveva procurato.
Scosse la testa, come per cercare di trovare la cosa più giusta da dire, poi lo guardò negli occhi, quei profondissimi occhi neri annegati in un velo di lacrime amarissime che lo stesso principe non avrebbe mai fatto cadere e gli disse:
“Mi dispiace, Vegeta. Ciò che è successo è… è… inammissibile… credo, ma penso che ora farne un dramma non gioverebbe a nessuno. Ti pare? Io… sono stato lontano per sei anni, ma non ho mai dimenticato… noi. Tu per me sei e sarai sempre come un fratello e il fatto che non ti abbia detto che ho fatto sesso con Bulma… beh, avevo i miei buoni motivi… per non confessartelo. Poi il tempo è passato e sono arrivati i cyborg, Cell e io sono morto… Ti sei preso cura della mia famiglia come se fosse la tua e…
“Già, ma io non sono mai andato a letto con Chichi, mai! Non mi è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello e sai perché? Perché sono un sayan, il principe dei sayan e mi sarei ucciso prima di tradire te, Bulma, i miei e i tuoi figli e soprattutto i valori in cui credeva il mio popolo. Tu invece, alla prima occasione ne hai approfittato. Scommetto che non vedevi l’ora, Kaaroth, di andare a letto con lei, vero? Hai aspettato che passassi a miglior vita per ‘consolarla’ della sua perdita? Come ho fatto a essere così… così… stupido? Mi sono addirittura sacrificato, per lei, per provare a salvare questo pianeta… ma non c’è niente di buono da salvare qui. Penso che avrei fatto meglio a distruggerlo, quando arrivai qui la prima volta, ma a tutto c’è rimedio, vero Kaaroth?” chiese il principe dipingendosi in volto il sorriso più sadico che Goku gli avesse mai visto fare.
“Che intendi dire, Vegeta? Vuoi… vuoi distruggere questo pianeta? Ma perché? Ti prego, fai sparire quella sfera… parliamone, ok? Io non lo sapevo…” tentò di dissuaderlo Goku non appena vide comparire una sfera di energia potentissima nel palmo del suo principe. Il giovane sayan si fece scivolare a terra, mettendosi in ginocchio e sedendosi sui talloni, scuotendo la testa sconsolato.
“Non sapevi cosa? Che sarei tornato? Che avrei chiesto a Bulma di sposarmi? Cosa non sapevi, eh? Che lo avrei scoperto? Per fortuna c’erano Goten e Trunks che vi hanno colto sul fatto, altrimenti avrei fatto l’errore più imperdonabile della mia vita, sposando la donna che mi ha tradito con quello che pensavo essere il mio migliore amico. Ora vattene, teletrasportati da Re Kaio o su qualche altro pianeta. Prima che qui salti tutto in aria!” concluse Vegeta guardandolo dall’alto in basso con aria severissima.
Di lì, passarono alcuni secondi, che a entrambi sembrarono giorni.
Poi, finalmente, Goku riuscì ad alzare lo sguardo e il principe si stupì molto, nel vederlo sorridente.
“Ti prendi gioco di me, Kaaroth? Pensi che non abbia il coraggio di distruggere questo inutile pianeta e i suoi abitanti?” gli chiese andandogli incontro per poi sollevarlo di peso prendendolo per il collo.
“No… non… non mi prendo gioco di te… solo che… devo… devo sp…spiegarti… mi… mi lasci… per… per favore? Non respiro!” riuscì a rispondere Goku annaspando.
Il suo aggressore lo rimise a terra e, senza far scomparire la sfera con la quale intendeva portare a termine il suo piano distruttivo, gli disse:
“Parla, hai un minuto.”
“Grazie… sei gentile a concedermi lo stesso tempo che avevo dato io a te per spiegarmi cosa stavi combinando con Chichi… quella volta… Te lo ricordi?” gli chiese Goku scherzosamente.
“Fai poco lo spiritoso, Kaaroth. Il tuo tempo è quasi scaduto. Parla, avanti, cosa devi spiegarmi di tanto importante?”
“Vegeta, temo ci sia stato un malinteso… Un grosso, enorme, terribile malinteso…” iniziò a spiegare Goku, rimettendosi in piedi.
“Cioè? Mi vorresti dire che non è mai successo?”
“No, non voglio mentirti, è vero, l’abbiamo fatto una volta, Bulma ed io, ma è stato quasi vent’anni fa. Io avevo diciott’anni. Ѐ stato prima di sposarmi con Chichi, prima che tu arrivassi sulla Terra. Prima si sapere chi fossi… un… un sayan. Non ti ho mai tradito, Vegeta. Non ho mai tradito Chichi, né tanto meno i miei figli. Non avrei mai potuto, dopo ciò che hai fatto per me. Non avrei mai potuto, comunque. Io sono un sayan. I sayan rispettano le donne degli altri sayan, sempre, anche quando questi sono morti. Me lo hai insegnato tu, Vegeta. O sbaglio?” spiegò Goku senza mai spostare gli occhi da quelli del principe e mantenendo lo sguardo più sincero che potesse mostrare in quel momento.
“Già, ma ho anche insegnato a Goten e Trunks a non mentire mai. Non è possibile che si siano inventati di avervi visto a letto assieme. Non è una cosa che dei bambini si possono immaginare. Quindi vedi di smetterla di mentirmi e, prima che ti uccida anche per questo, dimmi cosa è successo!” ribatté nervosamente Vegeta.
“Io non so cosa credono di aver visto, Vegeta. Io non… ti giuro che non… non l’ho fatto, anche se fossi totalmente impazzito e ci avessi provato, lei non me lo avrebbe mai permesso… Lei era… disperata. Non le abbiamo nemmeno dovuto dire che non sentivamo più la tua aura, lo sapeva già… che tu non c’eri più. Come puoi credere che abbia approfittato della situazione per ‘consolarla’? Ho cercato solo di calmarla e le ho detto che avrei fatto di tutto, perché tu tornassi in vita. Andiamo, Vegeta! Che genere di mostro pensi che io sia?” continuò Goku mantenendo un tono pacato, ma allo stesso tempo deciso.
“Ma loro credevano addirittura che Bulma aspettasse un bambino. Devono aver visto qualcosa di più di voi due che parlavate amichevolmente del mio ‘rientro’, ti pare?”
“Cosa vuoi che ti dica? Forse avranno frainteso… Io… l’ho solo… ehm…
“Solo?” lo incalzò lui alzando un sopracciglio incuriosito.
“E va bene, te lo dico, ma non fai che poi ti arrabbi e distruggi comunque la Terra, vero?” chiese Goku con quell’aria innocente che lo aveva sempre caratterizzato.
“KAAROTH! Vedi di parlare e non osare mentirmi perché sono al limite dell’esasperazione, se lo vuoi sapere. Quindi fatti uscire la voce e confessa. Mi stai facendo venire un'emicrania peggiore di quella che mi aveva procurato quel mago da strapazzo di Babidi!” insistette il principe puntando ora la sfera verso l’amico.
“Ok, ok… l’ho abbracciata… l’ho tenuta fra le mie braccia per tutto i tempo necessario per calmarla. Niente di più. Quando sono arrivati i bambini per imparare la fusione, probabilmente ci hanno visti così e hanno pensato che stessimo facendo… l’amore… come hanno detto loro… Non vedo altre spiegazioni… sai, i bambini fraintendono a volte i comportamenti degli adulti… forse qualche compagno di scuola di Trunks lo ha visto fare ai suoi genitori e sai… da cosa nasce cosa…” Goku fece una piccola pausa e osservò l’amico che sembrava veramente pensieroso, poi continuò:
“Comunque, se posso essere sincero fino in fondo, Vegeta, proprio tutti i torti i bambini non ce l’hanno, sai? Ho amato Bulma molto più durante quell’abbraccio, che quando ho fatto sesso con lei, diciassette anni fa. Tu sai cosa provo per lei e vederla così, fragile, indifesa e col cuore dolorosamente spezzato da quanto era appena accaduto, mi ha completamente distrutto. In quell’abbraccio c’era tutto ciò che provavo per lei in quel momento. Tenerezza, compassione e tanta, tanta tristezza. Tutti sentimenti che non sono degni, per un sayan, ma Bulma è mia amica e vederla smettere di piangere solo per averle dato un po’ affetto, è stata una gioia infinita, per me... Mi chiedo solo come Goten e Trunks abbiano potuto pensare che un semplice abbraccio abbia potuto far rimanere Bulma incinta... Questo proprio non me lo so spiegare. In tutti questi anni gliel'hai spiegato, no, come nascono i bambini... vero Vegeta?"
Il principe non sentì neppure la domanda. Era assorto in infiniti pensieri che rotolavano nella sua testa come palline di un flipper, andando a sbattere qua e là, solo apparentemente senza una precisa direzione.
Ad un tratto, del tutto inaspettatamente, Vegeta fece sparire la sfera che ancora giaceva nella sua mano, in attesa di compiere il suo crudele dovere e si voltò leggermente, per guardare l'amico, dritto negli occhi.
"Gliel'hai spiegato, vero, Vegeta?" gli stava ripetendo Goku, non avendo avuto risposta.
Vegeta scosse la testa, più per ridestarsi dai suoi pensieri che per rispondere a Goku che, ovviamente, interpretò il suo gesto come una negazione e, in un modo del tutto innocente, concluse:
"Ah, ecco perché... ora si spiega l'equivoco..."
Poi, vedendo l'amico tornare pensieroso, continuò:
"Vegeta... io... volevo dirti che… mi dispiace... so di averti ferito. Non posso tornare indietro e cancellare quella notte. Probabilmente non sarei mai dovuto andare da Bulma, quella sera... Non mi pento di ciò che abbiamo fatto, non è successo nulla di male. Ai tempi lei aveva lasciato Yamko e io non avevo ancora avuto la proposta di sposarmi con Chichi. La cosa che mi dispiace di più in assoluto e per la quale ti chiedo di perdonarmi, se puoi, è di averti mentito. Quando me lo chiedesti, sette anni fa, non potevo dirtelo... Non le avresti permesso di diventare la tua donna e ora Trunks non ci sarebbe. Mirai!Trunks non sarebbe mai potuto arrivare e io sarei morto, per la malattia al cuore. So che mentire al principe dei sayan disonora il nostro popolo e ferisce il tuo orgoglio, ma penso che a volte, mentire, sia il male minore. Spero tu mi possa perdonare, per questo, Vegeta…"
Il principe lo aveva ascoltato attentamente. Parola per parola. Avrebbe tanto voluto rispondergli che sì, sarebbe stato disposto a perdonarlo, se l'unica bugia che Goku gli aveva detto, fosse stata quella. Ma nella mente di Vegeta, cominciarono a riaffiorare i ricordi dolorosissimi degli anni in cui l'amico era mancato e volontariamente si era tenuto ben distante dai lui, dalla sua famiglia e dal quel pianeta, che era diventata ormai la nuova casa di molti sayan, tranne che dello stesso Goku.
Vegeta scosse ancora la testa, guardò l’amico coi due tristissimi pozzi neri che gli facevano da iridi e disse:
“No, non posso, credimi, vorrei tanto poterti perdonare, ma sebbene io possa comprendere il perché tu mi abbia mentito, sette anni fa, ancora è troppo difficile, per me, accettare il fatto che quella non sia stata l’unica volta…
“Ma ora ti ho detto la verità, Vegeta! Chiedilo a Bulma, chiama i bambini, chiedi loro cos’hanno visto, non ti ho mentito, credimi!” lo interruppe Goku con un tono di voce quasi disperato.
“Ma io ti credo, Kaaroth. Il fatto è che mi hai profondamente deluso. Alla nascita di Goten, quando ti fu concesso di venire sulla Terra per una sola notte, dicesti che saresti tornato, prima o poi. Hai fatto passare sei anni, senza farti più nemmeno sentire con Gohan e poi ti sei fatto rivedere solo per partecipare ad uno stupido torneo e hai permesso a Kaio Shin il sommo di farti tornare in vita solo per distruggere Majin Bu. Ora scopro che quella sera di Natale, mi hai mentito per ben due volte… e la cosa, se permetti, è al momento imperdonabile e mi irrita alquanto.” spiegò il principe a cui stava di nuovo crescendo visibilmente l’aura.
“Non ti ho mentito, sono qui ora, no? E mi è stato pure concesso di tornare in vita, contro ogni mia aspettativa. Quale altra bugia ti ho detto da non poter essere perdonata?” chiese Goku un po’ titubante.
“Cito testualmente, Kaaroth: “Tutto ciò che ho visto o che mi è stato riferito non mi è dispiaciuto affatto, davvero. Non ti devi giustificare. Quello che hai fatto con Chichi, l'ho fatto anch'io... con Bulma”. Ho tralasciato qualcosa, del tuo bel discorsetto? Peccato che fosse l’ennesima menzogna, vero Kaaroth? Me lo avevi detto solo per non farmi sentire terribilmente in colpa per aver preso il tuo posto per cinque minuti, con Chichi? Ѐ strano, sai? Non sono stati nemmeno i cinque minuti più belli che io ricordi di aver passato con tua moglie, nonostante la cosa a lei fosse piaciuta parecchio. Sono ben altri i momenti piacevoli che ho trascorso con lei, ma nessuno di questi comprendeva il fatto che io ci abbia fatto sesso e sai perché? Indovina un po’? Perché ciò che tu hai fatto con Bulma è andato ben oltre a ciò che io ho fatto con Chichi. O sbaglio?”
Goku chinò la testa. Vegeta non si sbagliava. Poco importava quale fosse il reale significato di ciò che gli aveva detto la sera di Natale a cui lui si riferiva. Se avesse tentato di giustificarsi, spiegando meglio quella frase, avrebbe solo peggiorato la situazione. Vegeta si sarebbe sentito ancora di più preso in giro e, probabilmente, sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Goku scosse mestamente la testa e, senza rialzarla di un solo millimetro, chiese timidamente:
“Vegeta, cosa… cosa devo fare? Voglio dire…
“Sta’ zitto, Kaaroth!” lo interruppe bruscamente Vegeta. Poi, fece un sospiro profondissimo e, molto più pacatamente continuò:
“Ho bisogno di tempo. Non posso perdonarti… ora. Sono troppo… troppo… ah, non so come dire… Ѐ tutto così… frustrante… terribilmente frustrante, per me… Vorrei tanto punirti per avermi mentito, ma so di non avere nessuna possibilità di batterti, in un incontro. Ci sono riuscito solo facendo possedere la mia mente da quell’essere ignobile, per poi scoprire che non avevi nemmeno combattuto al pieno delle tue forze. Non posso nemmeno mandarti di nuovo all’altro mondo, perché so che tu ne saresti solo contento, ma tua moglie e i tuoi figli ne soffrirebbero tantissimo e, cosa non meno grave, li perderei, per sempre. Quindi, per favore, non chiedermi adesso di perdonarti o di tornare ad essere ciò che eravamo, sei anni fa. La fiducia te la devi riconquistare, Kaaroth, come anche la mia amicizia, che sarò ben lieto di renderti, se mi dimostrerai di essere il degno sayan che spero tu sia ancora. Ѐ chiaro?”
Goku fece solo un timido cenno di sì con la testa, per poi rimanere immobile a fissare il terreno davanti a sé, scalciando, di tanto in tanto, qualche sassolino presente sul selciato, di fronte alla chiesa.
Poi, dopo qualche istante, il giovane sayan fece un rumoroso sospiro per poi alzare finalmente lo sguardo e dire:
“Vegeta, posso… posso farti una domanda?”
“Sì, Kaaroth, cosa vuoi sapere?” gli chiese con il tono di un padre che ha appena fatto una sfuriata al figlio e ancora il sangue non ha finito di bollirgli nelle vene.
“Intendi… voglio dire… sei… sei arrabbiato… con Bulma? Cosa intendi fare con lei?” chiese timidamente.
“Che domande! Le ho chiesto di sposarmi e sono venuto qui per questo, stamattina. Ora che la questione sollevata dai bambini è chiarita, non vedo perché non debba portare a termine il mio desiderio. Io amo Bulma e lei… lei, a differenza di te, non mi ha mai mentito, mai. Ѐ vero, non gliel’ho mai chiesto, se c’era stato qualcosa, fra voi due, ma mi ero fidato di te e di ciò che mi avevi detto tu… che stupido sono stato, a non indagare oltre. Probabilmente mi avrebbe mentito anche lei, non lo so, ma in questi anni ha dimostrato di aver imparato molto sui sayan e spero che mi possa perdonare, per aver dubitato di lei, poco fa. Spero solo mi voglia ancora sposare e spero di non tornare in chiesa e di trovarla stesa da un pugno di Chichi che reclama la sua vendetta. Quella donna è peggio di me… sotto certi aspetti.”
“Già… ho più paura di dover spiegare anche a lei cosa è successo, piuttosto che a te…” disse Goku un po’ sconsolato.
“Capirà, vedrai… forse avrà bisogno di tempo, come me… ma alla fine, come hai detto tu, non l’hai mai tradita, no?”
“Già… ma ho fatto di peggio, l’ho lasciata sola per troppo tempo. Ho lasciato tutti, per troppo tempo. Ora i miei figli vorrebbero vivere con te e mia moglie probabilmente mi odia, per quanto ha sentito oggi. Per non parlare della mia migliore amica e di te. Ho deluso tutti e non so proprio come farmi perdonare…” concluse Goku sconsolato abbassando di nuovo il capo, per non far vedere a Vegeta che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e che le stesse stavano sfuggendo al suo controllo.
“Kaaroth, dai vieni, non fare così. Dacci un po’ di tempo per assimilare il fatto che il sayan più pasticcione dell’universo sia tornato a combinare casini… vedrai che poi tutto si sistemerà, ok? Se devi dimostrarmi di essere un vero sayan, devi iniziare da subito, sai? Vedi di non darla vinta a quei lacrimoni da coccodrillo, tanto per cominciare e poi, mi puoi dare le fedi, per favore? Se non ti spiace vorrei cambiare testimone, tu fai schifo, in smoking.” concluse Vegeta per cercare di fargli ritrovare il sorriso.
Goku si asciugò velocemente le lacrime e tirò su il naso, con molta poca grazia, prima di rialzare lo sguardo ed estrarre dalla tasca una scatoletta rossa contenente gli anelli nuziali, da porgere all’amico.
“E chi vorresti come testimone, Vegeta?” gli chiese con un timido sorriso.
“Tu chi mi consigli?”
“Beh, Gohan non è maggiorenne, Yamko non mi sembra il caso, Crillin non ci sta nelle foto…
“Ok, ho capito, tienili tu, gli anelli. Non voglio un terrestre che mi faccia da testimone. Tu andrai benissimo, ma per favore, vatti a cambiare, mettiti la tuta, che dopo il pranzo ci andiamo a sgranchire un po’... ho una gran voglia di prenderti a pugni, che tu nemmeno t’immagini.”
Goku non se lo fece ripetere due volte. Aprì un sorriso bellissimo in viso e si strappò letteralmente lo smoking di dosso. Sotto portava già la sua amatissima tuta arancione e, tutto sorridente, disse:
“Vado bene così?”
“Molto meglio, andiamo?”
“Sì… grazie, Vegeta.” disse Goku avviandosi a fianco del suo amico.
“Ti odio, Kaaroth.” concluse sommessamente Vegeta, poco prima di varcare di nuovo il portone della chiesa che li avrebbe portati, di lì a poco, a scoprire lo scenario apocalittico che li stava aspettando.






NOTA AUTORE: Perdonate la troppa 'ingenuità' di Goku, ma a parte che ho messo OOC mica per niente, se non avesse detto quella frase, tutto il racconto non sarebbe nemmeno esistito. Quindi passatemelo così e buona lettura! Vedrete che nei prossimi capitoli lo redimo e lo faccio tornare all'età mentale che gli compete... forse.

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Capitolo 3
*** Pace? ***







Pace?





Appena le pupille dei due sayan si riabituarono all’oscurità della chiesa, i due si bloccarono all’istante, sgranando gli occhi e spalancando la bocca per lo stupore.
Chichi era trattenuta a malapena da Gohan, che le bloccava le braccia, cingendole le spalle da dietro.
Bulma, a sua volta, era bloccata senza alcuno sforzo da C18 che, mentre la tratteneva con una mano, si guardava scocciata l’unghia del dito medio dell’altra, che si era rotta nel tentativo di dividere le due.
Il Genio, Yamko, Crillin e addirittura Tensing e Lunch ridevano come pazzi e incitavano C18 e Gohan a lasciarle libere di azzuffarsi, come pareva avessero fatto per tutta la durata dell’assenza di Goku e Vegeta. I due sayan, sempre più allucinati, si videro venire incontro Junior che, con il suo solito fare da ‘chiamatemi quando avranno finito’, quando passò loro a fianco, senza nemmeno degnarli di uno sguardo, disse:
“Hai messo in piedi un bel casino, Goku… Complimenti…”
“Eh?” chiese Goku al limite delle sue possibilità mentali.
“E tu dove te ne stai andando, namecciano?” gli chiese Vegeta trascurando completamente la perplessità dell’amico.
“Vado a vedere che fine hanno fatto le due piccole pesti che hanno contribuito a scatenare questo putiferio. Sono sgattaiolati fuori mentre Chichi saltava addosso a Bulma… A proposito, Goku, bel destro, tua moglie… io vado, e quando li trovo, qualcuno dovrà dare loro qualche spiegazione.” concluse il namecciano infilando l’uscita alzandosi in volo.
“Kaaroth, sarà meglio intervenire.” disse allora Vegeta, che tutto avrebbe voluto vedere, tranne la rissa tra la sua donna e quella di Goku.
“Sì, andiamo.” rispose l’altro senza sapere che le due non aspettavano altro che ricomparisse, per prendersela entrambe con lui.
I due sayan si avvicinarono all’altare, che era diventato il ring del loro scontro e Vegeta si mise proprio in mezzo alle due, separate di poco più di un metro e, aprendole braccia e le gambe per formare una sorta di X, fece comparire sulle mani due piccole sfere e urlò:
“La finiamo o vi devo disintegrare, tutte e due?”
“Ma Vegeta! Guarda come mi ha ridotto l’occhio!” disse Bulma liberandosi dal placcaggio di C18 e indicando il punto in cui si era presa, poco prima, un destro terribile da Chichi.
“E a me ha rotto un unghia.” si intromise C18 aumentando ancora di più l’esasperazione del principe.
“Ah sì, eh? Vuoi vedere che ti faccio diventare anche l’altro così?” rispose Chichi a Bulma ignorando completamente la cyborg e cercando di divincolarsi inutilmente dalla presa di Gohan.
“Provaci brutta strega, vediamo chi di noi due difende, Vegeta!” le urlò contro Bulma con fare di sfida.
“BASTAAAAAA!! Volete finirla o no? Cos’è questa storia? Chi dovrei difendere io e perché?” urlò Vegeta che veramente non ci stava capendo più un tubo.
Le due donne si calmarono, apparentemente. Chichi fu liberata dalla presa di Gohan, che poté finalmente tirare un sospiro di sollievo e ne fece uno altrettanto lungo, per poi ricomporsi e dire:
“Vegeta, mi dispiace dovertelo dire, ma questa donna, da oggi, non è più mia amica. Goten mi ha confermato ciò che ha visto con Trunks al palazzo del Supremo. Anche Yamko ha detto che Goku era in quella camera con lei. Io non voglio più parlare né con lei, né tantomeno con quello screanzato di mio marito. Sono stupita che tu non l’abbia ucciso, per ciò che ha fatto. E comunque non voglio che viva più né con me, né con i miei figli. Ѐ chiaro?”
“Vegeta, non ascoltarla, Goten e Trunks sono impazziti, dicono cose senza senso e… è tutta colpa di Goku… Se qualche volta attivasse il cervello, prima di parlare, non saremmo in questa situazione, adesso!” ribatté l’azzurrina indicando anche lei lo stesso sayan a cui Chichi stava rivolgendo ben altre accuse.
“Bulma, basta! E anche tu, Chichi. Mi sembrate due pazze isteriche, la volete piantare o no?” le interruppe il principe a cui stava tornando il mal di testa.
“Sì, ma…
“Sì, ma. BASTA! Sono stufo di sentirvi. E tu, vieni qua, di fronte a me.” disse a Bulma indicando un punto preciso del pavimento a pochi centimetri dai suoi piedi.
Bulma non se lo fece ripetere due volte e, aggirando l’ostacolo C18, si posizionò nel punto che le era stato indicato.
Vegeta la guardò negli occhi, quegli occhi che conosceva benissimo e che gli avevano regalato, in quegli anni, tantissime emozioni. Le prese le mani tra le sue e, avvicinandosi al suo orecchio le sussurrò:
“Principessa, fai solo sì o no con la testa, ok? Sei mai andata a letto con Kaaroth?”
Bulma fece un impercettibile cenno di sì con la testa. La voce di Vegeta sussurratale appena nell’orecchio le stava facendo venire degli strani brividi di desiderio, anziché di paura.
“Ok, è accaduto tanti anni fa? Quando ancora non mi conoscevi?” le chiese di nuovo sempre sottovoce.
Un altro cenno affermativo. Un altro brivido.
“Ok. Ora la domanda più difficile. Sei pronta?”
“Vegeta, non me lo chiedere, ti prego… io non…
“SSSHHH, devo chiedertelo, altrimenti come faccio a sapere quali sono i miei programmi da qui all’infinito?”
Bulma lo guardò stranita e sgranò del tutto gli occhi quando, la domanda che si sentì porre sottovoce nell’orecchio, fu:
“Desideri ancora sposarmi, principessa?”
Vegeta, vedendo l’espressione sbalordita di Bulma, non potè fare altro che aprire il sorrisetto malizioso, che lei conosceva benissimo e concluse:
“Sai, a questo punto dovresti fare di nuovo cenno di sì con la testa e, possibilmente, calmare un pochino la tua eccitazione, prima che il tuo profumo arrivi all’olfatto di Kaaroth… temo che per lui la serata non sarà tanto piacevole, quanto per noi. Non credi, principessa?”
Bulma fece di nuovo cenno di sì con la testa, in un modo quasi impercettibile, guardando il suo principe negli occhi.
“Ok. Dove l’avete fatto sparire il sacerdote?” chiese Vegeta non vedendolo più nelle vicinanze.
“Beh… ecco… si è preso un pugno in faccia da Chichi mentre tentava di dividerci ed è andato in quella stanza… a mettersi del ghiaccio…” gli rispose timidamente Bulma indicando la porta dietro cui era sparito l’uomo.
“Gohan, vai a cercare i parroco, per favore. Assicurati che stia bene e, se gli è possibile, digli di tornare a concludere la cerimonia.” disse Vegeta voltandosi leggermente verso il giovane sayan che era ancora alle spalle di sua madre.
“Ok, vado subito.” rispose il ragazzo sorridente.
“COSA? Mamamama, Vegeta! Come puoi volerla sposare ancora, dopo quello che è successo?” intervenne Chichi stranita e meravigliata dell’accondiscendenza del suo amico.
“Chichi, penso sia meglio che tu vada a parlare con tuo marito. Avete parecchie cose da chiarire. Vero, Kaaroth? Non ti preoccupare per la cerimonia. Credo che C18 andrà benissimo come testimone di Bulma e Gohan farà il mio. Penso che il parroco non avrà nulla da dire sul fatto che non sia ancora maggiorenne. Forza, Kaaroth, prendi tua moglie e portala fuori dalle palle, prima che la disintegri veramente. Mi ha fatto tornare il mal di testa, accidenti” spiegò lui chiudendo il discorso come se stesse dando un ordine perentorio.
“Ok, vi aspettiamo fuori… vieni Chichi… andiamo.” disse timidamente Goku porgendo le fedi a Gohan che, nel contempo, era tornato con il parroco che aveva, evidentemente, il naso rotto.
Chichi uscì di malavoglia, ma senza fare troppe storie. Goku le doveva senza dubbio una spiegazione che il sayan le avrebbe dato molto più volentieri, se l’atteggiamento della moglie fosse stato un po’ più accomodante. Non si aspettava di certo che l’avrebbe perdonato all’istante, ma almeno che avrebbe capito che, in realtà, lui non l’aveva mai tradita, mai, in tutta la sua vita.
Ciò che Goku non sapeva era che, quanto successo poco prima, non era altro che la goccia che aveva fatto traboccare un vaso troppo pieno di rimpianti, di ricordi, di delusioni e di tutto ciò che a Chichi era mancato in tutti quegli anni in cui lui, per lei e per i suoi figli, non c’era volontariamente stato.   
Goku capì che la situazione era grave quando, appena fuori dalla porta della chiesa, Chichi lo bloccò dicendogli:
“Dove pensi di andare? Se mi devi dire qualcosa di importante va benissimo anche qui”
“Possiamo andare sotto quella pianta, per favore? Qui fa un caldo terribile, là almeno c’è un po’ di ombra. Non fa una gran differenza, fare quattro passi in più… vieni?” le disse tornando indietro di qualche passo e prendendole la mano per accompagnarla sotto una grande quercia poco distante.
Chichi se la fece prendere. Nonostante fosse arrabbiatissima con lui, non riusciva a non desiderare di essere ancora toccata da suo marito. Le era mancato troppo, in quegli anni, il contatto con la pelle di lui, le sue attenzioni, le sue carezze o anche solo farsi prendere la mano, come aveva fatto in quel momento, per poterla ritrarre con un gesto di stizza.
Quando furono all’ombra fresca del grande albero, Chichi si appoggiò esausta la schiena al grosso tronco e Goku le si mise davanti e, mantenendosi a quasi un metro di distanza, le disse:
“Chichi, ascolta... lo sai che non è successo nulla, dal Supremo, vero? Goten e Trunks sono piccoli per capire certe cose, ma tu no, non ti sembra?”
“Eri o non eri con Bulma in quella stanza, al palazzo del Supremo, Goku? Vi ha visto anche Yamko, non negarlo!” disse lei seccamente, mostrando di non voler capire la situazione o stesse usando quella stupida supposizione per voler scatenare un litigio ben più grave.
“Ma certo che ero con lei, ma cosa significa questo? Non crederai davvero che sia successo qualcosa di più che un semplice abbraccio, vero?”
“Ѐ proprio questo il punto, Goku. Io ero svenuta e tu, anziché occuparti di me, eri con lei. C’è sempre stata lei, prima di me, nella tua vita. Avete passato anni assieme e ora scopro che avete anche fatto l’amore. Ti ha portato via la tua prima volta, che pensavo fosse stata con me. Mi sono sempre domandata come avessi fatto a essere così bravo, la prima notte di nozze. Così premuroso da non farmi sentire male… ora è tutto chiaro, certo… non eri... inesperto… come me… Come ho potuto essere così ingenua? Chissà quante volte lo avete fatto, per farti diventare così… intraprendente…
“Solo una...” mugugnò Goku interrompendola, tenendo lo sguardo basso, per non dover incrociare quello severissimo di lei.
“E ti aspetti che io ti creda, Goku? Ѐ troppo naturale come non hai alcun pudore, davanti a lei… come quando l’altra sera hai distrutto la vasca da bagno con te e Gotenks dentro…(*) Ho sempre pensato che fosse perché lei ti ha visto crescere, che non avessi nessuna remora, a mostrarti nudo ai suoi occhi, ma oggi ho capito il perché… di tutto… Mi domando come sei riuscito a convincere Vegeta. Come avete potuto, tu e Bulma, ingannarci in questo modo?” continuò Chichi con lo stesso tono di voce severo.
“Lo sai meglio di me che il mio senso del pudore fa schifo, anche la fidanzatina di Gohan è quasi svenuta l’altra sera… Ascoltami, Chichi, non vi abbiamo ingannato e, se proprio lo vuoi sapere, Vegeta ha mostrato molta più disponibilità di te, nel volermi perdonare. Di Bulma nemmeno ne parliamo, visto che ora è in quella chiesa a sposarla. E anche se probabilmente non lo ammetterà mai, penso che gli stia costando parecchio aver deciso di mettermi alla prova, per dimostrargli la mia amicizia. Ciò che non capisco, invece, è il tuo astio nei confronti miei e di Bulma. Non abbiamo mai fatto l’amore, io e lei. Era solo sesso. Lei stessa ci tenne a sottolinearlo più di una volta, quella sera. Il giorno dopo ci siamo incontrati, io e te. Poi ci siamo sposati ed è vero, probabilmente non sarei stato così… premuroso… con te, se Bulma non mi avesse dato l’opportunità di farlo… con lei, ma credimi se ti dico che è completamente diverso… con te. Sei mia moglie, la madre dei miei figli… e io ricordo molto più volentieri le sere in cui li abbiamo concepiti, che quell’unica volta in cui ho fatto sesso con Bulma. Tra l’altro penso di essere stato un emerito disastro…” concluse sottovoce il ragazzo arrossendo vistosamente e abbassando lo sguardo.
Chichi fece un impercettibile sorriso, sentendo quella frase, che solo Goku, il suo Goku, poteva arrivare a pronunciare.
“Chichi, so cosa ti ferisce. Sono stato lontano tutti questi anni nella speranza che la Terra rimanesse in pace e invece… Majin Bu è arrivato lo stesso… La Terra, Bulma, Vegeta… so che pensi che siano tutte scuse, pur di allontanarmi da te, ma credimi… anche se ho passato la maggior parte della mia vita ad allenarmi, a combattere, a cercare le sfere e addirittura all’altro mondo, i miei ricordi più felici, riguardano solo te e Gohan. Ancora è troppo presto, per poter includere anche Goten. Ci stiamo ancora… studiando… io e lui, ma spero che presto capisca che amo lui quanto te e Gohan. Non vi lascerò più, lo prometto.”
“Non farlo, Goku. Non fare promesse che non puoi mantenere. A me basta sapere che farai di tutto per dimostrarmi che mi ami ancora e soprattutto, che ami entrambi i tuoi figli e ti comporterai con loro come ha fatto finora Vegeta… Non voglio che considerino lui come loro padre. Ѐ vero, li ha allenati, cresciuti e ha insegnato loro tutto, sui sayan…
“Sì, tranne come vengono concepiti i bambini… a quanto pare è un vizio di famiglia… non saperlo…” la interruppe timidamente Goku ricordando il motivo per cui era finito a letto con Bulma, diciassette anni prima.
“Beh, qualcuno glielo dovrà spiegare… prima o poi, non credi?” chiese Chichi, accennando un timido sorriso.
Goku alzò lo sguardo. Sapeva che lei gli stava sorridendo e lui conosceva bene, quel sorriso. Chichi lo aveva già perdonato. Ancora una volta. Nonostante sapesse che la promessa che aveva appena cercato di fare, fosse l’ennesima da marinaio della sua vita, lei lo aveva perdonato lo stesso. Il cuore del sayan si riempì di una gioia immensa. Pensava sarebbe stato più difficile convincere Chichi della sua fedeltà, ma alla fine, lei aveva dimostrato di amarlo incondizionatamente. Tanto bastò al sayan, per provare il desiderio irrefrenabile di baciarla, lì, in quel preciso momento.
Si avvicinò fino a far aderire il suo corpo contro quello di lei che, presa alla sprovvista, riuscì solo a dire:
“Goku… cosa…
prima di trovare le sue labbra sigillate a quelle di lui che le aveva afferrate con così tanta passione, che sembrava volesse staccargliele. Non passò molto, prima che anche la lingua si facesse strada prepotentemente a cercare la sua dolce metà. Quando la trovò, la stessa non si fece pregare molto prima di farsi abbracciare e coccolare ed eroticamente provocare da quella di lui.
Le mani del sayan iniziarono a viaggiare delicatamente accarezzando ogni centimetro del corpo di Chichi che aveva già cominciato a dare segni evidenti di eccitazione, a giudicare dal fortissimo odore di desiderio che si stava propagando nell’aria.
Quando però Goku arrivò ad accarezzarle la gamba e ad alzare sempre di più il vestitino di seta color lavanda indossato da Chichi, lei interruppe il rapporto intimo che stavano ancora avendo le loro lingue e lo bloccò con un:
“Goku, no! Per favore… non qui… ti prego… Io ho bisogno di…più calma… Sono sei anni che non…
“SSSHHH… Non ti preoccupare e fidati di me. Lo sento che mi desideri, almeno quanto io sto desiderando te, in questo momento.” la interruppe lui iniziando a baciarle il collo, la clavicola e risalendo a succhiare il lobo del suo orecchio mentre la mano andava ad accarezzarle le mutandine, ormai indecorosamente bagnate.
“Goku… no…
“Sei sicura che non mi vuoi, Chichi?” chiese lui senza staccare le labbra dalla sua pelle sudata e dannatamente impregnata di quel suo inconfondibile profumo.
Alla donna scappò un gemito che coprì il terzo NO che avrebbe voluto pronunciare. Goku lo interpretò come un segnale di resa e, infilando le dita nelle mutandine, le fece scivolare a terra senza alcun pudore.
Molto rapidamente liberò tutta la sua eccitazione e, bloccando Chichi contro la superficie ruvida del tronco dell’albero, le infilò una mano sotto la scoscia, appoggiandola al suo fianco, per favorire il suo imminente ingresso.
In quella posizione, le loro intimità erano così vicine, che il solo pensiero di doversi trattenere ancora per qualche istante, prima di potersi finalmente amare, era una tortura.


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“Chichi posso? Non lo posso fare… se non mi dici di sì.” le disse Goku staccandosi per un istante dalle labbra roventi di lei e guardandola negli occhi.
Chichi si morse il labbro inferiore. Se l’era immaginato ben diverso il loro primo incontro dopo il ritorno di Goku. Era stato ben diverso, infatti, quando avevano fatto l’amore, quella sera di Natale dopo la nascita di Goten. Lui era stato così premuroso e dolce e amorevole; l’aveva fatta impazzire di piacere, più di una volta, senza volere niente in cambio. Le aveva chiesto se poteva fare l’amore con lei, dopo ciò che era successo, nei giorni successivi al parto. Quando lei gli aveva detto di sì, lui era sembrato... un ragazzino. Un ragazzino che lo faceva per la prima volta, anche se poi aveva dimostrato chiaramente, che la prima volta proprio non era, visto ciò che le aveva fatto provare. Ora era lì e le stava chiedendo la stessa identica cosa, ma perché era tutto così dannatamente diverso?
Chichi si inumidì le labbra e lo guardò pensierosa, solo per pochi istanti. Avrebbe voluto fargliela pagare, per tutto. Per la sua lontananza, per ciò che aveva fatto con Bulma e anche per averle fatto perdere il matrimonio della sua amica, al quale aveva lavorato tanto, per un’intera settimana, non concedendo a Goku nemmeno un secondo per ricevere tutte le attenzioni che, in quel momento, le stava regalando. Avrebbe voluto, Chichi, ma guardando il marito negli occhi e sentendo il suo desiderio così maledettamente vicino all’eccitazione di lui, non potè fare altro che avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli:
“Fa’ piano… Goku”
“Andrà tutto bene.” la rassicurò lui facendosi scivolare lentamente dentro di lei mentre con una mano le accarezzava i lunghi capelli neri che le cadevano disordinatamente sulle spalle.
Chichi lo accolse con un sospiro e un ‘ti amo’ pronunciato con un filo di voce, mentre lui iniziava a muoversi con una lentezza tale da rendere impossibile qualsiasi forma di dolore in quell’intimità che, da troppo tempo, non era più stata amata.
“Anch’io, Chichi. Ti amo tantissimo” le rispose Goku prima di posare nuovamente le labbra su quelle color porpora di Chichi e di permettere alle loro lingue di assecondare il lenti movimenti dei bacini dei due amanti.
Nonostante fosse venuto tutto così, all’improvviso.
Nonostante fosse la prima volta, dopo sei lunghissimi anni.
Nonostante lo smisurato desiderio di possedersi in quel luogo così pericolosamente inappropriato, Goku e Chichi raggiunsero entrambi il loro piccolo paradiso di piacere lentamente, molto lentamente, dolcemente e silenziosamente. Continuarono a baciarsi per tutto il tempo che fu necessario a raggiungere quell’oblio che per anni era mancato ad entrambi e quando Goku sentì l’imminente arrivo dei suoi piccoli guerrieri sayan avvicinarsi pericolosamente all’uscita, abbandonò repentinamente la calda accoglienza di Chichi, provocando in lei un leggero disappunto.
“Scusa… non sapevo se volevi un altro bambino o no. Non volevo fare un casino, ne ho già combinati abbastanza, per oggi” le disse non appena i loro cuori tornarono all’unisono a battere normalmente.
“Aaah… è per questo… E da quando mi chiedi se desidero avere un bambino o no? L’ultima volta hai fatto tutto tu… O sbaglio?” chiese lei per prenderlo in giro.
“Sono cambiato, Chichi. Ora voglio essere un marito migliore e un padre migliore, per i miei figli…”
Goku si interruppe improvvisamente. Si guardò in giro dipingendosi in volto l’espressione più severa che Chichi gli avesse mai visto fare. Si staccò da lei e si riallacciò velocemente la tuta per poi chinarsi e raccogliere le mutandine della moglie. Gliele porse dicendole:
“Tieni, Chichi. Per favore, rimettitele in fretta, dobbiamo andare”
“COSA? Cosa succede, Goku? Sei impazzito forse? Non ci sarà mica qualche nuovo nemico che devi andare a combattere, spero… dopo tutte le promesse che mi hai fatto!” disse Chichi in tono disperato mentre si rivestiva.
“No, nessun nemico… vieni…” rispose lui prendendola per un polso e trascinandola verso il piazzale antistante la chiesa.
 



(*): ep. 287 DBZ, Ѐ tornata la pace.
 

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Capitolo 4
*** Goten e Trunks ***






Goten e Trunks





I due tornarono appena in tempo sul piazzale per vedere la festosa uscita dalla chiesa di Bulma e Vegeta, accolti da un applauso di tutti i presenti che non mancarono di tirare loro tonnellate di riso. Alcuni con non poca violenza, come Yamko, che approfittò della confusione generale per prendersi la sua vendetta infantile, colpendo deliberatamente Vegeta con manciate e manciate di candidi chicchi.
Chichi e Goku si tennero un po’ a distanza dagli sposi. Nonostante Goku avesse ancora l’espressione seria di qualche minuto prima, con un braccio aveva cinto le spalle alla sua donna che, emozionata, aveva appoggiato la testa al petto muscoloso del marito, cercando di resistere alla tentazione di mettersi a piangere dalla felicità.
Seguì una scena molto divertente quanto sbalorditiva. I chicchi di riso sembravano non finire mai e Vegeta, esasperato dalla continua pioggia, nonché dallo spreco inutile di tutto quello che poteva essere un magnifico pranzo, magari accompagnato dal sushi di Chichi, decise di porre fine alla festa creando attorno a sé e a Bulma che si stringeva al suo petto, una barriera energetica. Tutti cessarono immediatamente di lanciare i piccoli semi con frasi di disappunto tipo:
“Ah, il solito guastafeste” o “peggio per voi, il riso porta fortuna”. Addirittura il parroco si sentì in dovere di sindacare lo strano metodo adottato dal neosposo, per evitare l’abbondante cascata di riso e, avvicinandosi a Gohan, gli disse sottovoce:
“Di solito portano degli ombrellini o si coprono con il velo della sposa… questo metodo non l’ho mai visto. Sembra un’enorme bolla di sapone… Che simpatico!”
“Già… simpatico…” rispose il giovane sayan imbarazzatissimo.
Vedendo terminare le ostilità, Vegeta fece scomparire la sfera e guardò teneramente Bulma che aveva alzato lo sguardo riconoscente verso di lui.
“Posso baciare la sposa?” le chiese sottovoce.
“Davanti a tutti, Vegeta? Non è da te… sayan.” gli aveva risposto lei provocandolo.
“Beh, a questo c’è rimedio… principessa… Chiudi gli occhi.” le disse prima di staccarsi da lei qualche secondo e fulminare tutti i presenti con un inaspettato ‘Colpo del Sole’ che solo Gohan, Goku e Chichi protetta da suo marito, riuscirono ad evitare, chiudendo gli occhi.
“Sei il solito esagerato, Vegeta…” gli disse Gohan sorridendogli mentre tutti si lamentavano per il momentaneo accecamento.
“Sono il principe dei sayan, esagerare è un mio dovere… Ora perché non vai a sbaciucchiati la tua fidanzata, che io mi devo occupare di mia moglie?” rispose corrispondendogli il sorriso che aveva appena ricevuto.
“Cosa? Ma Videl… ehm… non è la mia fidanzata… siamo compagni di scuola… e amici…” disse lui diventando tutto rosso.
“TSK, compagni di scuola… io fossi in te ne approfitterei, non vi vedrà nessuno, sta’ tranquillo. Guarda, anche tuo padre si sta godendo il momento… E poi Videl non ha chiuso gli occhi… è indifesa, poverina… scommetto che si sta chiedendo perché nessuno le sta spiegando cosa è successo… perché non vai tu?” insistette il principe con tono sadico, indicando la ragazza che cercava inutilmente di stropicciarsi gli occhi per recuperare la vista.
Gohan guardò nella direzione che gli era stata indicata e deglutì rumorosamente. Sentiva il cuore in gola. Sentiva che in qualche modo Vegeta aveva ragione. Quella era davvero l’occasione che aveva aspettato per far capire a Videl cosa realmente provasse per lei. Voltandosi per tentare di chiedere a Vegeta qualche consiglio su come agire, vide che colui che per anni lo aveva ‘istruito’ su tutto, era decisamente troppo impegnato e capì che disturbarlo, in quel momento, sarebbe stato l’ultimo gesto della sua vita.
Fece un enorme sospiro e, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, percorse tremolante i pochi passi che lo dividevano dalla ragazza. Quando le fu vicino, le mise una mano sulla spalla che lei scansò bruscamente, dallo spavento.
“Videl, calmati… sono io, Gohan!” le disse allora per farsi riconoscere.
“Gohan?! Sei tu? Ma cosa è successo? Io non vedo più nulla… tu ci vedi?” chiese lei ancora un po’ spaventata.
“Sì, sì, ci vedo… ehm… ho chiuso gli occhi quando Vegeta ha fatto il Taiyoken… Fra poco tornerai a vedere, non ti preoccupare…” spiegò lui un po’ timidamente.
“Il Taiyoken? E che cos’è? Un nuovo colpo?” chiese lei incuriosita.
“No… non è proprio nuovo… L’ho insegnato io a Vegeta… anni fa… serve per accecare l’avversario, ma è solo momentaneo, non dura molto… almeno, su noi sayan dura solo alcuni minuti...” continuò Gohan.
“Cioè, fammi capire. Vegeta ti ha insegnato a leggere e scrivere in sayan e tu gli hai insegnato un colpo per accecare l’avversario?” chiese lei un po’ accigliata.
“Eheh… vuoi che lo insegni anche a te? Non è difficile, potrebbe tornarti utile, qualche volta…”
“Ah sì? E sentiamo, per quale assurdo motivo l’ha usato adesso che non c’è nessun nemico?” chiese lei sempre più scocciata.
“Beh… ecco… non voleva essere… ehm… guardato...”
“Guardato a fare cosa?”
“Ehm… ehm…
“Gohan? Allora? Guarda che sto perdendo la pazienza e veramente, dopo aver visto tuo papà come mamma lo ha fatto, non credo ci possa essere altro che mi possa sconvolgere più di quel tanto, non credi?”
“Ecco… lui sta… ehm…
“GOHAN!”
Il ragazzo sbirciò timidamente verso Vegeta, che ancora stava dolcemente baciando Bulma e poi rivolse un timido sguardo verso suo padre che, senza alcun pudore, stava baciando amorevolmente sua madre.
Fece un ulteriore sospiro e guardò per qualche istante la ragazza che stava di fronte a lui, prima di prenderle il viso tra le mani e dirle solo:
“Questo.”
Un istante dopo, il ragazzo appoggiò dolcemente le sue labbra su quelle di lei che, in un primo momento, si ritrasse leggermente, ma poi accettò quel piccolo grande gesto d’affetto con molta gioia. La stessa, probabilmente, che stava provando anche Gohan che sentì il suo cuore quasi fermarsi, per poi prendere ad accelerare di nuovo fino a raggiungere una velocità tale, che al ragazzo sembrò quasi che stesse per scoppiare.
Quando pochi istanti dopo si staccarono ed entrambi riaprirono gli occhi, quelli neri del sayan si specchiarono nelle iridi color violetto di lei. L’impercettibile sorriso che comparve sul volto di Videl, diede a Gohan la certezza che la sua vista, almeno parzialmente, era già tornata.
Le lasciò immediatamente il viso, facendo cadere le mani lungo i fianchi e aggrottò la fronte diventando tutto rosso.
“Gohan…” sussurrò Videl vedendolo intimorito.
“Mi… mi dispiace… io non… non volevo… il fatto è che tu mi piaci tanto e… e… non sapevo come dirtelo… s-scusa… Videl” disse Gohan balbettando e spostando lo sguardo in un punto imprecisato del terreno, appena dietro di lei.
“No, ma che dici, non ti devi scusare. A me non è dispiaciuto affatto! Anche tu mi piaci molto. Mi diverto a stare con te e sei un ragazzo dolcissimo, ma allo stesso tempo forte e… coraggioso. Io credo… credo di essere davvero cotta…” replicò lei sorridente.
“Cotta? Hai caldo? Effettivamente fa molto caldo oggi…
“No, sciocco! Cotta nel senso di innamorata… di te. Lo sono da quando mi hai insegnato a volare… anche se facevo la parte della scontrosa. Pensi… pensi che ci sia qualcosa di male, se qualche volta usciamo assieme?” lo interruppe lei con gli occhioni a cuoricino.
“Cosa? Sì, cioè, no… non ci vedo nulla di male… credo. Potremmo allenarci assieme, qualche volta oppure volare sulle montagne. Conosco un sacco di posti bellissimi per fare un pic-nic e starcene un po’ in pace… assieme… se ti va” propose Gohan riuscendo finalmente ad alzare lo sguardo.
“Ma certo! E magari mi insegni anche qualche colpo come il Kaioken!” disse Videl entusiasta.
“Eheh, no, quello non lo so fare… solo mio papà… è capace…”
“Ma hai detto che l’hai insegnato a Vegeta…” esclamò Videl confusa.
“Aaahh, nooo, quello è il Taiyoken… è il ‘Colpo del Sole’. Qui lo sanno fare tutti, l’abbiamo imparato da Tensing!” spiegò lui come se fosse la cosa più normale del mondo.
In quel momento, Videl capì che la sua vita non sarebbe stata così ‘comune’ come quella delle sue compagne di scuola. Rispose con un semplice sorriso, prima di stampare un nuovo bacio sulla bocca di quello che le considerava ormai il suo ragazzo, il quale, senza più alcuna remora, ne approfittò per approfondire quel contatto del tutto nuovo per entrambi e continuò a baciarla fino a quando, poco dopo, le tre coppie amoreggianti furono bruscamente interrotte dall’arrivo di Junior.
“Hey, sayan, la finite o no con queste smancerie? Penso che abbiate un grosso problema, o non ve ne siete accorti?” tuonò atterrando sul piazzale della chiesa.
“Aaahhh, Junior! Sì, beh… ci siamo distratti un attimo… so di cosa stai parlando… l’ho sentito anche io… o meglio… non le sento più nemmeno io… Ma vedrai che saranno da qualche parte e avranno azzerato l’aura per non farsi trovare…” disse Goku dopo essere riuscito finalmente a interrompere l’appassionato bacio che stava dando a sua moglie.
“Mhm, sarà… ma non ne sono molto convinto. Tu cosa ne pensi, Vegeta?” chiese Junior rivolgendosi al principe che aveva appena interrotto a malincuore la sua piacevole attività.
Vegeta si concentrò per qualche istante, inclinando la testa leggermente di lato, come se stesse cercando di focalizzare l’attenzione su qualcosa e chiuse anche gli occhi, per non avere distrazioni di alcun tipo. Poi, dopo qualche istante, scosse la testa e, riaprendo gli occhi e guardando Gohan con lo stesso sguardo severo dipinto sul volto di Goku, gli disse:
“Niente, io non li sento. Tu, Gohan? Riesci a sentire l’aura di tuo fratello?”
“COSA? Non sentite più l’aura di Goten?” intervenne a quel punto Chichi che, fino a quel momento, come anche Bulma, non ci aveva capito nulla.
“No e anche Trunks è sparito…” rispose Gohan freddamente.
“COME ANCHE TRUNKS?” chiese a quel punto Bulma come se si fosse appena risvegliata da un sogno.
“Già… tutti e due… è da un bel po’ che non si sentono più… vero, Junior?” chiese Goku che era riuscito a percepire la mancanza dei due bambini solo quando era riuscito a ritrovare la concentrazione, appena aveva terminato di fare l’amore con Chichi.
“Veramente è da quando sono uscito cercarli, che non li sento più” spiegò il namecciano con il suo solito pragmatismo.
“Cosa… cosa vuol dire che non li sentite più, Vegeta? Hanno azzerato l’aura o cosa?” chiese Bulma iniziando seriamente a preoccuparsi, vedendo il volto serio del marito.
“Non lo so… mi sembra strano che riescano a farlo in un modo così perfetto. Sembra che non siano più qui… fisicamente…”
“COSA? V-vuoi dire che sono… sono… sono…” non riuscì a finire la frase, Chichi. Era visibilmente all’orlo di una crisi di nervi.
“Calmati, Chichi. Ora ti spiego. Ti ricordi quando, al palazzo del Supremo, ti abbiamo detto che non sentivamo più l’aura di Gohan? Pensavamo fosse morto, ma in realtà era semplicemente stato teletrasportato sul pianeta dei Kaio Shin, nell’aldilà… È per questo che non sentivamo più la sua aura. Sono riuscito a rintracciarla solo quando Baba mi ha riportato da Re Yammer. Hai capito?” spiegò Goku con una naturalezza tale da spaccare i nervi a tutti.
“Cioè mi stai dicendo che nostro figlio si è magicamente teletrasportato su un altro pianeta, Goku?” chiese Chichi sempre più nervosamente mettendosi le mani sui fianchi, nella sua classica posa d’attacco.
“Beh… ecco… veramente… sembrerebbe di sì, ma è ovvio che non può essere così. Goten non sa usare il teletrasporto e nemmeno Trunks… Io non gliel’ho di certo insegnato… ero morto… Non è colpa mia, ‘sta volta…” tentò di giustificarsi il sayan mettendosi la mano dietro la nuca, nella sua classica posa da difesa.
“E allora? Come hanno fatto a sparire? AAAAHHH! Il mio povero bambinoooo, tutto solo nell’Universoooo!” cominciò a frignare Chichi inginocchiandosi a terra disperata.
“Ma piantala Chichi, come vuoi che siano andati su un altro pianeta, non sanno di certo pilotare la navicella spaziale di Bulma, no? Ci dev’essere un’altra spiegazione, dannazione! Kaaroth, perché non te la porti da qualche parte e non fate il bis?” intervenne Vegeta che quel giorno, Chichi, non riusciva proprio a sopportarla.       
Chichi sgranò gli occhi e mise una mano davanti alla bocca spalancata dallo shock provocato da quella affermazione. Scattò in piedi e si diresse a grandi passi proprio di fronte al principe, aggredendolo:
“Ma come ti permetti di insinuare certe cose?”
“Insinuare? Ma se si vede lontano un miglio che hai fatto ‘pace’ con tuo marito… a proposito, complimenti Kaaroth, denoto con piacere che, almeno con Chichi, hai sistemato le cose… ma devi essere un po’ fuori forma… in quel senso… vedi che ancora strilla come una pazza fuori di testa?” fece Vegeta rivolgendosi a Goku con un sorrisetto velenoso.
“Eheh… veramente ho fatto del mio meglio…” cercò di giustificarsi il sayan diventando tutto rosso.
La sua voce fu però completamente coperta dalle urla di Chichi, che si mise a gridare in faccia al principe tutto il suo isterismo:
“FUORI DI TESTA? Ma senti chi parla! L’amichetto di Majin Bu. Non sono io ad aver distrutto mezza città, non più di dieci giorni fa, vero principino?”
“Kaaroth, portala via dalla mia vista, prima che la strozzi con le mie mani.” disse Vegeta al limite della trasformazione in ssj.
“Eccoli che ricominciano” disse Gohan a Videl sbattendosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa. Il ragazzo era ormai abituato ad assistere ai litigi di sua madre, con il suo migliore amico.
“Su, su, dai, vi sembra questo il momento di mettervi a litigare? Dobbiamo pensare a trovare Goten e Trunks, ora. Bulma, possono aver attivato in qualche modo la navicella?” chiese Goku intervenendo per prendere in mano la situazione.
“Beh, no, non credo. Ad ogni modo… possiamo andare a verificare che sia ancora nel giardino di casa…” rispose Bulma pensierosa.
“Sì è ancora là. Ho già controllato, non più di dieci minuti fa.” intervenne Junior smorzando ogni entusiasmo.
“Urka! Che dilemma! Ma dove possono essersi cacciati? Dove possiamo cercarli? Qualcuno ha qualche idea?” chiese Goku rivolgendosi ora a tutti gli invitati che avevano, nel frattempo recuperato la vista.
“Beh, potresti andare da mia sorella… da Baba… lei vi saprà dire dove si sono cacciati, no? In più credo che le farà piacere rivederti, Goku” intervenne il Genio.
“Giàààà, è vero! Baba! Vado subito da lei… ma, un momento…ehm… Genio? Scusa… ma Baba non ha nessuna aura… come la trovo? Non posso di certo teletrasportarmi da lei se non sento nemmeno dov’è… eh!” esclamò Goku dopo aver cercato invano la cara vecchietta.
“Niente aura, niente teletrasporto… Penso che quattro passi a piedi fino al rifugio di mia sorella ti faranno solo bene, Goku… Mi occuperò io di Chichi… mentre tu non ci sei…” suggerì il vecchietto senza smentire i suoi ‘vizietti’.
“Beh, al massimo ci vado in volo… a piedi non ci arrivo più…Passo da casa a recuperare la mia fantastica tendina da campeggio e parto subito. Gohan vuoi venire?” chiese Goku voltandosi verso il figlio maggiore che già era pronto e felicissimo di intraprendere il viaggio con il padre.
“E no, caro mio… Gohan deve studiare e in più, visto che tu parti, non vorrai di certo lasciarmi sola a casa con Genio, vero Goku?” intervenne Chichi lievemente contrariata.
“Ci vengo io, con te, Kaaroth, ma ad una condizione.”
“E quale, Vegeta?”
“È inutile partire subito. I bambini sono sufficientemente grandi e forti per potersela cavare. Se hanno deciso di non farsi trovare peggio per loro, si perderanno il pranzo. Se siamo fortunati, domattina saranno tornati e pentiti di essersene andati, facendo spaventare le loro madri. In caso contrario, partiremo all’alba. Ok?” spiegò Vegeta con un tono di voce che non ammetteva alcuna replica.
“Sì, hai ragione, è inutile preoccuparsi tanto… e poi, a dire la verità… ho una gran fame, tu no?” chiese Goku come se si fosse completamente scordato della mancanza dei due bambini.
“Scusate, non starete dicendo sul serio, vero? E Goten e Trunks?” chiese Chichi allibita per il menefreghismo dei due verso i loro stessi figli.
“Sì, sì… domani, Chichi… domani… ora c’è il pranzo, eh! Poi ho promesso a Vegeta che ci saremmo sgranchiti un po’ e poi stasera devo recuperare...” disse Goku mettendosi a contare le cose che doveva fare sulle dita, come se fosse un elenco puntato.
“Sì, sì, certo, a recuperare la tua tenda per partire con Vegeta” ribatté Chichi scocciata.
“Eheh, no… devo recuperare... sei anni…” le disse sottovoce Goku nell’orecchio facendole sparire il malumore e provocandole un brivido lungo la schiena.














 
 

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Capitolo 5
*** Chiarimenti ***







Chiarimenti





Inutile dirlo: il pranzo di nozze fu un vero e proprio massacro. Non rimase niente, nemmeno una briciola di pane, un chicco di riso o una crosta di formaggio. I sayan, con l’aiuto di Majin Bu, invitato con Mr Satan alla festa, si mangiarono circa il novanta percento delle pietanze, lasciando il rimanente dieci al restante novanta percento degli invitati.
Un’apocalisse di cibo.
Dopo il pranzo seguirono i balli, durante i quali sia Goku che Vegeta poterono mostrare le loro impeccabili doti di ballerini. Entrambi ballarono a lungo con le loro rispettive donne, ma poi, prima che i piedi delle due signore diventassero due mongolfiere, a causa dei tacchi eccessivamente alti per le loro abitudini, Goku si avvicinò alla coppia di sposi e, picchiettando l’indice sulla spalla di Vegeta, gli disse:
“Ehm… Vegeta, scusa… non vorrei essere indiscreto… ma non è che potrei fare un giro di tango con Bulma? Vorrei solo… ecco… ma se ti da fastidio non importa… sai… io…
“Tu sei indiscreto a prescindere, ma prego, comunque, nessun problema Kaaroth, io andrò a farmi un giro con tua moglie, se non ti dispiace. Sai, è un bel po’ che non ho più l’onore di ballare con lei… e poi mi deve delle scuse per quello che mi ha detto prima.” lo interruppe lui, facendogli un sorrisetto sadico e porgendogli la mano di Bulma.
Quando la musica ripartì, le due coppie di amici si misero a ballare, ma mentre tra Vegeta e Chichi iniziò immediatamente una guerra di sguardi terrificanti, tra Goku e Bulma la situazione sembrava essere di grande imbarazzo. Nessuno dei due osava guardare l’altro negli occhi e il tutto era davvero paradossale. In quel momento sembrava che il tempo, quei diciassette anni trascorsi da quella lontana sera, che avevano trascorso assieme, si fosse come annullato e la cosa creava in entrambi un grande, enorme disagio.
Al terzo giro di pista che i due facevano in totale silenzio, si schiantarono quasi contro Chichi e Vegeta, che si stavano simpaticamente scambiando opinioni su chi di loro due avesse fatto, negli ultimi anni, più progressi nel ballare. Per evitarli, Goku e Bulma si spostarono bruscamente e inciamparono sui loro stessi piedi. Stavano per cadere rovinosamente a terra, quando il sayan riuscì a salvare entrambi dalla caduta e dalla figuraccia, che avrebbero fatto.
“Grazie.” disse Bulma timidamente ritrovandosi in piedi e tra le braccia del suo amico.
“Eheh… hai già un occhio nero, non potevo permettere che ti venisse anche un bernoccolo in testa…” rispose lui facendole un leggero sorriso.
“Continuiamo?” chiese lei corrispondendogli lo stesso sorriso dolcissimo.
“Se ti va… sì.” rispose Goku riuscendo finalmente a rompere il ghiaccio.
Ripresero a ballare e, dopo pochi passi, fu proprio il sayan ad iniziare il difficilissimo discorso che voleva affrontare con la sua amica.
“Bulma, io volevo dirti che… mi dispiace. Ti ho rovinato il matrimonio, ho perso la fiducia di Vegeta, ho fatto arrabbiare te e Chichi e in più Goten e Trunks sono spariti… Mi chiedo se ho fatto bene a tornare in vita o era meglio starmene da Re Kaio… almeno lui si era abituato a tutti i casini che gli ho combinato… tra cui fargli saltare per aria il pianeta...” disse timidamente.
“Goku, ti prego, non dire così. Va tutto bene. Mi sono sposata, no? Io non sono arrabbiata… insomma… sei Goku… mi dovrò riabituare… a te. E Vegeta… beh… vedrai che tutto si sistemerà, ne sono sicura. Siete uniti da un unico grande destino, voi due. Siete come… come fratelli e anche i fratelli, a volte, hanno qualche… incomprensione… credo. E poi, a quanto pare, al momento Vegeta è più interessato a litigare con Chichi, che con te. Sono sei anni che vanno avanti così. Sono davvero cambiati…” spiegò Bulma cercando di accennare un sorriso.
“E tra noi?” chiese allora Goku a bruciapelo.
“Tra noi cosa, Goku?” chiese lei smarrita.
“È cambiato qualcosa?” chiese lui cercando di catturare lo sguardo di lei, che ancora vagava ovunque, tranne che sul suo.
“NO! Oddio, NO! Ti prego… Non posso crederlo, no! Tu… io? È… è assurdo… io…
“SSSSHHH, Bulma calmati… calmati, per favore. Perché sei così turbata? Ti ho fatto solo una domanda. Volevo solo sapere se era tutto come prima, come è sempre stato...” la interruppe lui fermando i passi e facendole alzare il viso per incrociare finalmente i suoi occhi.
“Hey, vacci piano, Kaaroth… guarda che sei ancora in prova, sai?” si sentì dire da Vegeta che, all’ennesimo giro con la sua dama, si trovava a passare proprio dietro i due.
Goku abbozzò un sorriso, guardandolo di traverso, poi spostò di nuovo lo sguardo su Bulma e, inclinando la testa lievemente di lato, le chiese:
“Allora?”
“Sì, lo è. E non cambierà mai, Goku… Non posso… anzi… non voglio pensare diversamente e mi auguro con tutto il cuore, che anche per te sia così. Vedi, io non sono una sayan. Non riuscirò mai a sentire le auree o… l’aumento dei battiti del cuore per capire le emozioni, le paure… ma quando è morto Vegeta, io l’ho capito… Nello stesso istante in cui il suo cuore ha cessato di battere, anche il mio si è fermato. Non so cosa l’abbia spinto a ripartire, forse lui stesso sapeva che non era finita… non poteva essere finita così, tra me e Vegeta. Quando l’ho visto tornare poi… beh… mi sono resa conto che, per l’ennesima volta, come sempre… avevi mantenuto una promessa. Quando al palazzo del Supremo mi facesti quella promessa, rimproverai a me stessa di averti preso in parola. Mi chiesi come potevo essere così stupida da crederti… eppure… sentivo, dentro di me, la strana sensazione che, anche quella volta, non mi avresti delusa. E guarda un po’, la mia sensazione era giusta. Me l’hai riportato, Goku e di questo te ne sarò infinitamente grata… Sai che non posso capire se per me provi qualcosa di diverso da ciò che provo io, ma lo so. Lo so. E niente e nessuno mi farà cambiare idea. Nemmeno tu.” disse Bulma riuscendo finalmente a fissare i suoi sinceri occhi azzurri in quelli di lui, senza mai spostarli, nemmeno per un istante.
Goku l’aveva ascoltata. Aveva ascoltato tutto, senza mutare minimamente l’espressione serissima che aveva mantenuto fino a quel momento.
Fece un sorriso impercettibile e, un istante dopo, le mise una mano dietro la nuca e la tirò delicatamente verso di sé per poi sussurrarle nell’orecchio:
“Non ho mai avuto intenzione di farlo, principessa e non permetterò a me stesso e a te di cambiare idea, su di noi. Mai”
“Kaaroth… fai il bravo…” lo redarguì Vegeta passando ancora di lì.
“Ma piantala di disturbare, Vegeta! E vedi di concentrarti che mi hai già schiacciato i piedi giusto una decina di volte…” si sentì dire da Chichi mentre si allontanavano.
Goku si allontanò all’istante dalla sua amica. Le voleva infinitamente bene, gliene aveva sempre voluto, e gliene avrebbe voluto per tutto il resto della sua vita. Goku di questo ne era certo e, in quel momento, era l’unica cosa che le voleva ancora dire.
“Bulma… io… ti v…
“SSSHHH… lo so… anch’io, Goku.” lo interruppe tappandogli la bocca con l’intera mano prima di abbassare lo sguardo e diventare improvvisamente pensierosa. Poi, abbandonando le braccia lungo i fianchi e continuando a fissare un punto indefinito del pavimento disse:
“Li riporterete a casa… i bambini… vero?”
“Hai qualche dubbio, signora Vegeta?” le rispose lui facendole un sorrisino degno del principe.
“No, mai.”

Quando quella sera Vegeta rientrò a casa, dopo essere andato a ‘sgranchirsi i muscoli’ e a ‘digerire il pranzo’ con Goku e Gohan, trovò Bulma addormentata sul divano, coperta dal suo amatissimo plaid. Fece un sorriso, nel vederla così. Era incredibile quanta tenerezza riuscisse a suscitare in lui quella terrestre. Lui, il principe dei sayan, quanto era cambiato in quegli anni? Si era trovato a vivere a casa di una... scienziata pazza con i capelli azzurri e ricci completamente scompigliati sulla testa.
Non era stato difficile, per lui, adeguarsi alle abitudini di quella casa. Era come essere in paradiso, confronto a come era stato costretto a vivere, ai tempi di Freezer. A dove era stato sbattuto a dormire, senza riuscirci, per intere notti. Ad elemosinare del cibo che anche gli animali avrebbero rifiutato.
Quando era arrivato sulla Terra e Bulma lo aveva invitato a vivere a casa Brief, non avrebbe mai pensato che, quella casa, sarebbe potuta diventare un giorno, casa Vegeta. Dopo anni, quel giorno era arrivato e lui non poteva fare altro che esserne immensamente felice.
Bulma lo aveva letteralmente salvato. Salvato da una vita che era uno schifo. Si vantava di essere un sayan, il principe di quel popolo perduto, ma solo quando aveva scelto di concedersi la vita che gli si stava proponendo, un letto caldo tutte le sere, pasti in abbondanza a tutte le ore del giorno e soprattutto lei, Bulma, si era sentito un vero principe, un vero sayan.
Bulma era la donna che si era donata a lui, gli aveva permesso di farla sua, procurandole un dolore immenso quando, per onorare le usanze del suo popolo, aveva accettato di farsi imprimere il suo nome sayan sulla pelle. Lo aveva fatto entrare nella sua vita, gli aveva anche regalato un figlio, quando lui glielo aveva chiesto. Quel figlio che lui stesso, da bravo sayan, aveva fatto nascere grazie al consenso di una donna che, nonostante fosse una terrestre, si era così ciecamente fidata di lui da affidargli il difficile incarico.
Non c’era dubbio, l’adorava. Aveva dato la vita per lei e lo avrebbe rifatto altre mille volte, se fosse stato necessario.
Ora, mentre sedeva a fianco a lei su quel divano e, immerso in quei piacevoli pensieri le accarezzava teneramente i capelli, Vegeta, il principe dei sayan, sentiva di essere la persona più felice nell’intero Universo.
“Bulma, hey, principessa, svegliati!” le disse dolcemente dandole un tenero bacio sulla fronte.
Bulma si destò, stiracchiandosi leggermente e portandosi subito una mano sopra l’occhio ancora dolorante, che ora aveva assunto un colore violaceo.
“No, non te lo toccare, altrimenti peggiora. Dovrò insegnarti a difenderti, prima o poi, principessa…” le disse levandole la mano dall’occhio.
Riuscendo a malapena ad aprire l’altro, intravide la figura del marito, sporco, sudato e con la sua tuta irrimediabilmente rotta in più punti. Il solito Vegeta, dopo uno dei suoi soliti allenamenti. Lo scontro che aveva appena concluso doveva essere stato particolarmente ‘interessante’, come lo poteva definire solo lui. Bulma, incuriosita da quel sorrisetto enigmatico sul volto del sayan, si inumidì le labbra e, con un filo di voce, chiese:
“Hey, Vegeta… ti sei divertito?”
“Sì, ho battuto Kaaroth… si è arreso quando Gohan si è schierato dalla mia parte proponendomi di fare la fusione con lui. Sarebbe stato uno spasso se suo padre non si fosse messo di traverso e non ci avesse fatto perdere completamente la concentrazione…” spiegò lui che sembrava davvero eccitatissimo.
“E come?” chiese Bulma incuriosita da tanta concitazione.
“Ha iniziato a dire che non potevamo farla perché non avevamo un nome, tipo Gotenks o cose simili. Ha iniziato a dire: ‘E poi come vi chiamate? Vehan, Veghan? Gogeta no, perché saremmo già io e te, Vegeta… Quindi?’ con il suo fare da bambino di cinque anni… e addio concentrazione. Ma ormai aveva perso, è andato a casa davvero distrutto…” spiegò il principe che sembrava non stare più nella pelle dall’emozione.
“Eheh, dev’essere stato divertente! A me piace di più Veghan, comunque. Fa più… sayan… Ti fai una doccia?” gli chiese mettendosi seduta.
“Mi stai dicendo che ho un cattivo odore? Non ti piaccio così, selvaggio?” le chiese scherzando.
“No, sembri una scimmia uscita da una rissa fra maschi del branco per aggiudicarsi il migliore casco di banane… E poi, quando mai non ti fai la doccia finito l’allenamento?”
“Già, ne ho davvero bisogno. Il principe delle scimmie va a farsi bello per la sua principessa. Ti porto di sopra, vuoi?” le chiese alzandosi e tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
“Sì, grazie… anche io mi sono fatta una doccia, appena rientrata. Togliendomi il vestito ho visto che avevo chicchi di riso ovunque. Anche dove non si può dire, perché sono una principessa e sarebbe troppo volgare.” disse lei accoccolandosi tra le braccia forti di lui che, dopo averla presa in braccio, stava già volando su per le scale.
Mentre Vegeta era sotto la doccia, Bulma abbassò il coperchio del gabinetto e ci si sedette sopra. Come diciassette anni prima, decise che doveva chiarire le cose, con il sayan che era sotto la doccia, pur sapendo che il discorso, avrebbe avuto tutt’altro significato e tutt’altra importanza.
La donna si schiarì la voce e disse:
“Ehm… Vegeta… posso parlarti? O vuoi che aspetto fuori?”
“Ma piantala, quando mai mi ha dato fastidio, la tua indiscrezione? Di cosa volevi parlarmi?” chiese lui prendendola in giro.
“Ehm… Vegeta… perché non ti sei arrabbiato anche con me, per ciò che ho fatto tanti anni fa, con Goku? Perché te la sei presa solo con lui? Eravamo in due, quella sera e penso che tu l’abbia capito, che non ha preso lui… l’iniziativa. Eppure hai voluto sposarmi lo stesso, anche se hai scoperto una cosa così… terribile. Io proprio… non capisco.”
“Se avessi saputo che era questo di cui mi volevi parlare, ti avrei sbattuto fuori, quando me l’hai chiesto. Ti pare che questo sia un discorso che si può fare così? Senza nemmeno guardarsi in faccia? Mi hai preso per Kaaroth, per caso? Solo lui è in grado di affrontare un argomento serissimo mentre ha la bocca piena o sta facendo pipì… Aspetta un secondo, per favore. Ho finito. Ora esco e ti rispondo, ok?” rispose lui con un tono che sembrava scocciato, ma con un fondo di ironia.
“Ok...” rispose semplicemente Bulma facendosi scappare un sorriso, per quanto l’affermazione di Vegeta fosse veritiera.
Vegeta chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, afferrando un asciugamano per potersi asciugare velocemente. Poi, senza alcun pudore, si avvicinò a lei e le si accovacciò di fronte, completamente nudo.
“E ti aspetti che io mi possa concentrare sulla tua risposta, vedendoti così?” gli chiese appena se lo ritrovò davanti nella sua statuaria bellezza.
Vegeta fece un sorrisino malizioso e soddisfatto. Bulma inconsapevolmente gli aveva appena confermato che, mentre vedere Goku nudo, com’era successo qualche sera prima, le era stato completamente indifferente, ora invece sentiva i battiti del cuore di lei arrivare al limite del controllo fisiologico.
Si rialzò in piedi e si infilò un paio di boxer per poi tornare nella stessa identica posizione di prima:
“Va meglio così?”
Al cenno affermativo di Bulma continuò:
“Io non credo, Bulma, che sia stato così ‘terribile’, come lo hai definito tu. Terribile è ciò che ho fatto io, prima di arrivare qui, sulla Terra. Terribile è vedere il tuo pianeta esplodere e il tuo popolo scomparire per sempre. Terribile è essere consapevole che, mentre agli abitanti della Terra sia stata data un’altra opportunità, per altro senza alcuna riconoscenza, da parte loro, i sayan non hanno avuto la stessa fortuna… e sono morti, tutti. Tranne me. Terribile è che tu pensi che fare l’amore con una persona sia paragonabile a ciò che era la mia vita, prima che tu mi salvassi da ciò che ero, Bulma. Terribile sarebbe stato se ciò che hanno detto i bambini, fosse stato vero. Non vi ho ucciso all’istante perché lo sapevo, nel profondo del mio cuore io ero certo, che fosse un terribile malinteso, come poi mi è stato confermato. Sarebbe stato terribile se tu avessi rifiutato di sposarmi, credendo che l’intervento di Gohan fosse stato indispensabile, per la tua salvezza. Queste, sono le cose terribili, non amare una persona. So che hai deciso tu, di farlo, quella sera. Non voglio nemmeno immaginare Kaaroth comportarsi come fece quell’idiota di Yamko, anni fa, ma io non ho alcun motivo, per essere arrabbiato con te. Tu non mi hai mentito, Kaaroth sì. Io non sono ‘arrabbiato’ con lui, ma deve dimostrarmi che posso ancora fidarmi di lui come mi fido di te. Capisci?”
Bulma abbassò lo sguardo pensierosa. Il discorso di Vegeta era perfettamente in linea con ciò che lui era diventato, in quegli anni. Un sayan cosciente dei crimini di cui si era macchiato e, probabilmente, più e più volte pentito, mentre risaliva il serpentone che lo avrebbe portato da Re Kaio. Una sola cosa Bulma si sentiva di dover chiarire, sperando di non farlo arrabbiare. Rialzò il viso per tornare a guardarlo in quegli occhi così dannatamente profondi e sinceri e gli disse:
“Vegeta, Goku e io… beh… in realtà noi, non abbiamo… fatto l’amore. Anni fa ti dissi che non mi ero mai innamorata di lui, ricordi? Beh, mentirei se ti dicessi che quella sera ci siamo amati. Era solo sesso, nient’altro. Ti prego, non pensare che io sia una… una cacciatrice di uomini che non riesce a controllare i suoi ormoni. Eravamo giovani, entrambi ‘non impegnati’, ma erano tre anni che non vedevo Goku e quando l’ho visto arrivare così… diverso, cresciuto e… maturo… ma con l’animo e le conoscenze del bambino che avevo lasciato, anni prima, beh… io… non ci ho trovato nulla di male a fare sesso con lui. Quella sera, quando andò via, pensai che sarebbe stato difficile dimenticare ciò che avevamo fatto, ma durante il torneo, Chichi gli chiese di sposarla e quando lui accettò, tutto finì in un cassetto della nostra memoria, conservato per anni… fino ad oggi. Mi spiace che tu sia venuto a saperlo così, forse avrei dovuto parlartene da subito, da quando ti ho chiesto se potevo diventare la tua do…
Vegeta le tappò la bocca con un bacio rovente. Il tempo delle scuse e dei perdoni era finito. Ora il desiderio di farla di nuovo sua era diventato la priorità e di certo non c’era più tempo di perdersi in chiacchiere. Tantomeno finire nell’imbarazzante, quanto inappropriato discorso di come fosse stato fare sesso con Goku, come sembrava ci tenesse a precisare Bulma.
La donna si trovò presto sdraiata sullo stesso letto che in quei sei anni ne aveva viste davvero di tutti i colori e che, anche quella sera, avrebbe imparato qualcosa di nuovo, se solo avesse avuto un cervello.
Bulma e Vegeta si amarono, per ore, senza fretta, senza stancarsi e perdendo completamente la cognizione del tempo, che scandiva le ore in quella calda notte d’estate e dello spazio che li circondava. Il mondo era chiuso fuori dalla loro stanza, illuminata solo dalla fioca luce emessa dall’aura di Vegeta e aspettava inconsapevole e addormentato di vedere una nuova alba.
Ad un tratto, nel cuore della notte, quando finalmente i due riuscirono a placare i battiti dei loro cuori ed entrambi giacevano stanchi, sudati e soddisfattissimi, Vegeta si mise ad osservare le azzurrissime iridi ancora decisamente desiderose di lei. I suoi occhi divennero improvvisamente seri, tanto che Bulma, leggermente preoccupata, gli chiese:
“Qualcosa non va?”
“No, va tutto bene. Vuoi… vuoi fare una cosa nuova? Solo se... ti va di provare?” le chiese un po’ titubante.








 

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Capitolo 6
*** Lezioni Sayan ***







Lezioni sayan



“Una… una cosa nuova? Perché? Non ti è piaciuto così?” chiese lei ingenuamente pensando che al principe fosse venuta in mente qualche altra strana posizione o, ancora peggio, qualche altra tradizione sayan.
“Sì, ma certo, certo che mi piace, ma fidati, questa cosa ti piacerà davvero tanto, principessa!”
“Mhm… non mi devo alzare per andare a prendere la marmellata, vero?” chiese lei storcendo il naso ricordando l’ultima volta in cui si era sentita chiedere: ‘Vuoi provare qualcosa di nuovo?’ e si era ritrovata ricoperta di appiccicosissima marmellata di fragole, che le si era infilata ovunque.
“No, ma no, quale marmellata?!” chiese lui un po’ stranito.
“Sì, già, come se non te lo ricordassi… cosa sarebbe questa cosa nuova? Non sarà per caso qualche altra diavoleria sayan...” chiese con un tono un po’ preoccupato.
“Eheh… sì, questa è proprio una cosa da sayan, ma sta’ tranquilla, ti piacerà vedrai.” spiegò lui inginocchiandosi sul letto, tra le gambe di lei.
“Anche la tua firma sul mio corpo mi piace, ma ciò non significa che mi sia divertita, quando me l’hai fatta…” disse lei un po’ sconsolata.
“Cosa? Noo, no! Questo è completamente diverso, fidati, per favore!”
“E va bene, cosa devo fare?” chiese lei ancora un po’ sospettosa.
Vegeta si alzò e andò a prendere una delle sue magliette da farle indossare. Gliela porse e le disse:
“Meglio che tu ti metta questa. Non credo funzioni se sei distratta dal fatto di essere nuda.”
“E perché tu non ti metti niente?” chiese lei infilandosela.
“Non sono io quello che deve imparare una cosa nuova. Forza, mettiti seduta, con le gambe incrociate” le disse scherzando.
“Mhm… e pensi che io riesca a concentrarmi su qualcosa, sapendo che tu sei qui, davanti a me, nudo e desideroso di rendermi partecipe di un’altra delle tue interessantissime lezioni di scuola?” domandò mentre eseguiva l’ennesimo ordine.
“No, questa non l’ho imparata a scuola. Me l’ha insegnata Kaaroth, molti anni fa. Ora chiudi gli occhi e rilassati… più che puoi. Respira profondamente e cerca di concentrarti solo sul battito del tuo cuore. Voglio insegnarti una cosa e per farlo non ti sfiorerò nemmeno con un dito. Quindi richiama i tuoi ormoni all’ordine e mettiti tranquilla, Ok?” le rispose.
Bulma chiuse gli occhi e si affidò completamente a lui, come aveva sempre fatto. Mise le mani appoggiate sulle ginocchia e lasciò che il suo corpo cadesse in balia della calma più totale.
“Bene, ora cerca di rilassarti e prova ad ascoltare i battiti del tuo cuore. Senti, sono troppo veloci, vuol dire che sei tesa, devi provare a calmarti…” le disse mantenendo un tono di voce dolcissimo.
“Ѐ… è difficile. Io non riesco a sentire i miei battiti e non sono… tesa… solo che…
“SSSHHH, rilassati...” le sussurrò appena.
“Ok” rispose semplicemente lei.
Passarono pochi minuti, che a Bulma sembrarono ore, prima che riuscisse a recuperare le sue facoltà mentali e a comandare alle sue emozioni di rientrare nei ranghi e lasciare finalmente il cuore a godere di un po’ di pace. Finalmente, quando il sayan sentì che Bulma aveva eseguito i suoi ordini, le disse:
“Brava, principessa, ora ti prendo la mano e la metto sul mio cuore, così puoi sentire anche il mio battito.” spiegò lui con estrema calma facendo, nel contempo, ciò che le stava dicendo.
“Lo senti?” le chiese non appena la sua mano fu appoggiata al suo petto.
“Sì, ma… batte alla stessa velocità del mio… perché?” chiese lei senza riaprire gli occhi e senza muovere nessun’altro muscolo.
“Perché sto facendo le stesse cose che stai facendo tu. Ora continua a respirare profondamente e porta le mani giunte di fronte a te... Ora strofinale tra loro per qualche istante e poi allontanale, così… Ora inizia molto lentamente ad avvicinare le mani tra loro e cerca di immaginare che un flusso di energia tra i palmi stia formando una sfera che si addensa sempre più, man mano che i palmi si avvicinano. Non pensare alle mie mani che fanno la sfera o a quella di Kaaroth, pensa solo alle TUE mani, che la generano, ok?”
“Ci provo.” confermò lei con un filo di voce.
“La senti ora? Senti una strana sensazione, come se le mani si stessero scaldando l’una con l’altra?” le chiese avendo notato la fioca luce che già aveva iniziato a comparire tra le mani di Bulma.
“Sì… è strano, mi sembra di avere tra le mani una specie di… di… zucchero filato…” rispose lei facendo una faccia un po’ stranita, pur mantenendo gli occhi chiusi.
“Va bene, perfetto. Ora pensa che lo zucchero filato si stia addensando… prova a farlo diventare… non so, un palloncino.” le spiegò Vegeta ridendo un po’ tra sé e sé per lo strano paragone che aveva trovato sua moglie.
“Va bene così?” chiese lei cercando di eseguire l’ordine all’istante.
Vegeta alzò un angolo della bocca, sorridendo soddisfatto. Fece un sospiro e sottovoce le disse: 
“Perfetto, principessa. Ora, quando aprirai gli occhi, non ti spaventare, ok? Ѐ tutto normale. Prendi un bel respiro e continua a pensare al palloncino. Al mio tre, apri gli occhi, lentamente. Sei pronta?”
Bulma fece solo cenno di sì con la testa, inspirò profondamente e al tre aprì gli occhi rimanendo letteralmente scioccata. Tra le sue mani c’era una fiochissima sfera luminosa di colore azzurrognolo alimentata da flussi di energia provenienti dai palmi delle sue stesse mani.
Alzò lo sguardo smarrito per andare ad incrociare quello sorridente di Vegeta che, di fronte a lei, conservava tra i suoi palmi un sfera di colore violetto della stessa intensità.
“Quella è la tua aura, principessa.” le disse mantenendo un sorriso dolcissimo.
Bulma era senza parole. Continuava a spostare lo sguardo dalla sua piccola sfera a quella di Vegeta, non potendo pensare ad altro che al ‘palloncino’ che aveva fra le mani. Temeva che se avesse distratto i suoi pensieri, quella piccola luce sarebbe sparita e non avrebbe mai più potuto ricrearla.
Quando il principe fece scomparire la sua sfera, Bulma riuscì finalmente a rialzare lo sguardo stupito verso di lui, che le disse:
“Ora ti va di provare a farla con me? Non è difficile, vedrai. Devi solo rifare tutto da capo, ma al posto della tua mano destra, ci metto la mia sinistra.”
Bulma era sempre più stupita, ma accettò di buon grado ciò che suo marito le stava proponendo. Le interessava sapere dove voleva arrivare con quell’esperimento. Lei era una scienziata e la curiosità di scoprire cose nuove l’aveva contraddistinta fin da giovane, fin da quando, a soli quindici anni, aveva costruito lei stessa il radar cercasfere ed era partita all’avventura.
Chiuse gli occhi e, come lui le aveva chiesto, ricominciò tutto da capo. Pochi minuti dopo i due stavano gestendo una piccola sfera di uno strano colore indaco. Vegeta le sorrise di nuovo e, richiamando il suo sguardo verso di sé, le disse:
“La senti ora? Questa è la mia… di aura.”
“Oh Vegeta, ma è bellissimo!” esclamò lei entusiasta.
“Eheh… una volta gli altri sayan non erano altrettanto entusiasti, quando percepivano la mia aura...” disse lui scherzando.
“Una volta era una volta. Il passato è passato. Ora è tutto diverso.” disse lei senza abbassare lo sguardo e riuscendo a mantenere accesa la sfera, pur distraendo i suoi pensieri dal famoso ‘palloncino’.
“Già. Molto meglio ora, per quanto mi riguarda” disse lui pensieroso. Poi però, ritrovando il sorriso, continuò:
“Bulma, ti va di continuare? Vuoi vedere un’altra cosa? O sei stanca?”
“C’è altro? E perché non l’hai detto subito? Ma quale stanca? Non me lo perderei nemmeno se stessi stramazzando a terra dalla stanchezza. Cosa devo fare?” chiese lei a cui la scarica di adrenalina di quella novità stava rimettendo di nuovo gli ormoni in subbuglio.
“Bene, allora… chiudi gli occhi e non aprirli, per nessun motivo, è chiaro? Io mi metto in piedi, qui, in un punto della stanza e tu devi capire dove sono. Devi cercare di sentire la mia aura, ora che hai imparato a riconoscerla. Non provare ad ascoltare, per percepire qualche rumore. Fai finta che il nostro palloncino sia diventato molto grande e tu vuoi farlo tornare piccolo e vicino a te, ok?” spiegò lui alzandosi in piedi.
Bulma chiuse gli occhi e per un po’ si divertirono a fare lo strano gioco che Vegeta si era inventato fino a quando, ad un tratto, il sayan azzerò completamente l’aura e, alzandosi in volo, si mise a pochi centimetri dietro le sue spalle. Bulma sembrò smarrita e cominciò a girare la testa a destra e a sinistra, come se stesse cercando quell’aura che, di punto in bianco, sembrava essere svanita nel nulla. Quando capì che la sua ricerca sarebbe stata vana, fece un sospiro e, sottovoce, sussurrò:
“V-Vegeta? Ci sei ancora?”
“Sono qui.” le sussurrò lui nell’orecchio per non farla spaventare, ma senza successo.
Bulma non potè fare altro che fare un sobbalzo dalla paura e il suo cuore cominciò di nuovo a battere all’impazzata.
“SSSSHHH, calma… calma, piccola… Ora viene il bello del gioco, ti va?” le disse lui iniziando a morderle delicatamente il lobo dell’orecchio facendole venire dei brividi lungo tutta la schiena.
“Cos’hai in mente, Vegeta?”
“Non penserai che ti abbia insegnato a riconoscere la mia aura per sapere se sono in casa o no, vero, principessa?”
Le disse lui spostandosi davanti a lei e facendole il sorrisetto malizioso, che lei conosceva benissimo.
“Questa la togliamo, tanto non ti serve più.” continuò levandole l’enorme maglietta che ancora indossava.
“V-Vegeta? Mi devo preoccupare?”
“Ma smettila! Lo sai benissimo anche tu che sarà solo un piacere. Ora rilassati e goditi il momento.” le disse mettendole un dito sulla fronte e facendo una leggera pressione, per farla adagiare delicatamente sul cuscino.
Il sayan si sdraiò a fianco a lei a pancia in giù. Le prese il braccio e si portò la mano di lei all’altezza del viso. Poi, prima di iniziare quella che per Bulma sarebbe stata la più bella tortura del mondo, le sussurrò:
“Chiudi gli occhi, principessa. Questo ti piacerà parecchio, sai? Cerca di concentrarti sulla mia aura e di sentire cosa lei ti sta facendo provare, ok?”
“Ok, ci proverò” rispose lei sottovoce prima di chiudere gli occhi e di godere di quella nuova esperienza.
Vegeta con una dolcezza incredibile si mise a baciarle il palmo della mano per poi cominciare molto lentamente a leccarle le dita, ad una ad una, per poi avvolgere completamente ogni singolo dito tra le labbra umide sfilandolo, di volta in volta, con una lentezza esasperante.
Brividi di piacere si propagarono dalla mano al braccio e poi a tutto il corpo di Bulma, che iniziò a respirare sempre più velocemente. Sentiva il suo cuore che accelerava senza ritegno e d’istinto portò la mano libera sulla sua femminilità, per poterla accarezzare. Quando il sayan se ne accorse, interruppe il piacevole incarico che stava svolgendo e, con non poca malizia le sussurrò:
“Principessa… togli subito quella mano di lì… o te la devo legare al letto?”
Bulma fece un broncino di disappunto, ma eseguì l’ordine all’istante. Non c’era alcun dubbio, le attenzioni che suo marito le stava regalando erano piacevolissime, ma se la sua intenzione era quella di condurla ad un orgasmo celestiale in quel modo, Bulma era sicura che sarebbe stato impossibile. Voleva di più. Il suo corpo, aveva bisogno di sentire quello di lui, possibilmente dentro di sé. La sua femminilità era oltremodo pronta a riceverlo e si chiedeva perché ancora nessuno fosse andato a trovarla. Il suo seno richiamava i baci, le labbra e la lingua di colui che, in quel momento, stava donando tutto, senza alcun ritegno, alla mano sinistra.
Bulma riuscì a ritrovare un barlume di ragione e ad acquietare le continue richieste del suo corpo quando nella sua mente riaffiorarono per un istante le ultime parole di Vegeta: “concentrati sulla mia aura… la mia aura… la mia aura”. Questo pensiero le passò nella testa come un fulmine a ciel sereno e quando Vegeta si concentrò sull’anulare, andando a stuzzicare la fede d’oro che solo quella mattina le aveva infilato, a Bulma scappò un gemito. Sentì un brivido percorrerle tutto il sistema nervoso, che dal dito interessato si propagò fino al suo cuore facendoglielo quasi esplodere. Lo sentì battere all’unisono con quello del sayan che, spostandosi contemporaneamente sopra di lei, seguì quel brivido lasciandole sulla pelle una scia incandescente di baci, dritta fino al cuore.
Vegeta le accarezzò delicatamente i capelli, per poi disegnare il profilo delle sue labbra con il pollice.
“Apri gli occhi, Bulma.” le disse mentre sfiorava le labbra color porpora della sua donna con le sue.
Bulma li aprì all’istante e lui continuò:
“Ora ti porto con me. Voglio farti provare ciò che sento io. Ciò che sente un sayan.”
“Ma Vegeta… io… io non…
“SSSHH… non ti preoccupare… so come fare. Lasciami provare.”
Dopo un lieve cenne positivo, il sayan le fece uno dei sorrisi più belli che lei gli avesse mai visto fare e, con infinita dolcezza, si fece scivolare tra le gambe di Bulma.
Appena fu completamente avvolto dalla sua calda accoglienza, il sayan la guardò negli occhi e fece una strana espressione, mista fra sorpresa e soddisfatta e le disse:
“Vedo che alla tua mano è piaciuto parecchio il preliminare.”
“Mhm... anche a te, visto che eri bello che pronto…” rispose lei con non poca malizia.
“Ѐ colpa della tua aura… Fa eccitare la mia… che se ne stava buona buona… senza dar fastidio a nessuno” sussurrò lui intervallando ogni tre o quattro parole con una leggera spinta del bacino e un piccolo bacio a fior di labbra.
“Non… non era proprio… buona buona… L’ho sen… tita… sai?” disse Bulma intervallando ogni parola con un piccolo gemito di piacere.
I due continuarono a lungo. Il lento movimento dei loro corpi cercava di contrastare il veloce battito dei loro cuori che ora pulsavano all’unisono, portando alla fusione delle loro auree. Dopo un tempo indefinitamente lungo, fu Bulma a rompere il silenzio di quel magico ‘insieme di loro’ che li stava racchiudendo e con un sospiro sussurrò:
“V-Vegeta… sto per…
“Sì, lo so… anch’io… lasciati andare, ti prenderò io…
Un istante dopo, i due raggiusero un paradiso in cui non erano mai potuti entrare prima. Vegeta si mise in ginocchio sedendosi sulle caviglie e portò Bulma sopra di sé, liberando tutti i suoi piccoli guerrieri sayan dentro di lei e ricevendo in cambio un ‘Ti amo’ sussurrato appena dalle labbra della sua donna.
La stanza si illuminò di una strana luce giallastra prodotta dal corpo dei due amanti che, ancora abbracciati, cercavano di ritrovare un respiro normale.
Rimasero così a lungo. La necessità ti prendere coscienza di sé e ritrovare ognuno se stesso non era poi così fondamentale, in quel momento. Lasciarono le loro aure unite in un amore unico, come il loro, a illuminare una notte buia, com’era quella che circondava il mondo, fuori da quella camera.

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Quando Bulma riuscì finalmente a recuperare le due o tre facoltà mentali che le servivano per riuscire a ringraziare Vegeta per ciò che le aveva insegnato, si inumidì le labbra e si staccò leggermente da lui, per poterlo guardare negli occhi. Si aspettava di vederli dello stesso colore dei suoi, ma la sua supposizione fu immediatamente smentita.
Fece uno sguardo un po’ stupito che fomentò immediatamente la domanda del principe:
“Tutto bene?”
“Sì… sì… tutto bene… pensavo solo che…
“Che mi fossi trasformato?”
“Beh… ecco… sì… pensavo di sì.” disse lei titubante.
“Non potevo. Il tuo cuore era già arrivato al limite… vieni, infiliamoci a letto, così stiamo più comodi. Voglio farti capire una cosa.”
Si infilarono sotto un leggero lenzuolo e Bulma si accoccolò a fianco a lui, appoggiando la testa al suo petto che si muoveva ora con molta più calma e regolarità, rispetto a qualche minuto prima.
“Stai bene?” le chiese prima di cominciare.
“Mai stata meglio” gli rispose facendogli un sorriso.
“Vedi, Bulma… Vediamo se riesco a spiegarmi… Hai visto prima, quando hai fatto quella piccola sfera luminosa tra le mani? Per te quella sfera aveva la consistenza di un palloncino e per farla hai dovuto concentrarti tantissimo, giusto?”
“Sì… sì, giusto… non potevo pensare ad altro, sarebbe sparita… credo”
“Vedi, le sfere che posso fare io sono… sono un po’ più consistenti… diciamo così, della tua…” spiegò lui un po’ imbarazzato, non era sua intenzione offenderla. Era stata così brava a seguire tutti i suoi ordini e non voleva demotivarla dicendole che non aveva mai visto un’aura così debole in vita sua.
“Consistenti quanto? Se ti concentri tanto quanto me, quanto è consistente la tua sfera?” chiese lei incuriosita.
“Beh… ecco… quella che mi ha fatto fare Kaaroth stamattina… beh… avrebbe distrutto il pianeta, veramente… e non ero neppure ssj…” disse lui vergognandosi come un cane per ciò che gli era passato nella testa di fare, poche ore prima.
“COSA? Volevi distruggere la Terra?” disse lei allibita sgusciando fuori dal suo abbraccio e mettendosi a sedere.
“NOO… cioè… sì… ma… NO! Per un secondo… massimo due… poi ho pensato di uccidere Kaaroth… anche quello per un secondo… massimo due… poi ha detto l’unica cosa che poteva dirmi per non farsi disintegrare…” spiegò lui abbassando lo sguardo e diventando tutto rosso dall’imbarazzo.
Bulma alzò un sopracciglio perplessa. Aveva davvero sposato un alieno capace di distruggere un intero pianeta nel malaugurato caso in cui qualcuno gli avesse fatto girare i cinque minuti? 
La donna scosse la testa e cercò di ritrovare la calma dicendogli:
“Per fortuna non l’hai disintegrato… l’avresti perso di nuovo… per niente.”
“Già… per niente…” disse lui rialzando lo sguardo pensieroso.
Bulma gli fece un leggero sorriso e continuò:
“Vegeta, sai, credo di aver capito perché non ti sei trasformato, prima… quando… beh, alla fine… Io non sono una sayan. Se ti fossi trasformato con la tua aura unita alla mia, il mio corpo non avrebbe retto, giusto?”
“Sì, ti avrei ucciso, probabilmente… Come potevo permetterlo? Spero ti sia piaciuto comunque… ciò che hai provato… perché a me piace tantissimo!” disse lui ritrovando un leggero sorriso.
“Oh, Vegeta… è stato semplicemente bellissimo. Non ci sono altre parole per poter esprimere ciò che ho provato. Mai avuto un’esperienza simile, in vita mia. Mai. Giuro!” rispose allegra Bulma rimettendosi sdraiata a fianco a lui.
“Non devi giurare, io ti credo. So che non mi mentiresti mai… non come qualcun altro…” disse Vegeta sospirando leggermente.
“Vegeta… vuoi… vuoi parlarne… Voglio dire… vuoi sapere cos’è successo veramente… tra me e Goku? Hai… hai qualche domanda? Sai, non voglio che ora tu mi dica che non vuoi più discuterne e poi, domani, quando partirete assieme, tu ti svegli una notte e… e… che ne so, lo riduci in cenere perché pensi che possa succedere di nuovo o credi che con lui sia stato in qualche modo ‘diverso’ che con te… e questo ‘diverso’ non ti va giù… e…
“So che lo è stato, Bulma. Come so che non accadrà mai più.” la interruppe lui sciogliendo di nuovo l’abbraccio e alzandosi in piedi per poter andare alla finestra e cercare l’aria che sembrava essergli mancata, al pensiero della sua donna a letto con un altro sayan.
“Vegeta, scusa, non volevo farti arrabbiare. Puoi tornare qui, per favore?” gli chiese lei con una voce dolcissima.
Lui tornò sui suoi passi, ma si fermò a pochi centimetri dal bordo del letto rimanendo in piedi e, scandendo bene ogni singola parola, le disse:
“Non… sono… arrabbiato, Bulma. Ho solo bisogno di… di… capire.”
“Cosa? Cosa devi capire?” chiese lei con calma.
Vegeta fece un sospiro. Passeggiò per la stanza per qualche secondo creando una sferetta di luce e palleggiandosela fra le mani, come se stesse cercando la calma e la domanda giusta da fare. Passò così qualche minuto, durante il quale Bulma si mise seduta sul letto attendendo paziente di capire quale fosse il cruccio del marito. Poi finalmente, tutto d’un tratto, il principe si fermò, fece sparire la sfera e, andandosi a sedere sul letto proprio di fronte a lei, le chiese:
“Com’è possibile, Bulma che tu abbia scelto me? Ti ricordi com’ero su Namec? Ti ricordi com’ero quando sono venuto a vivere qui, in casa tua? Speravi che… che… essendo anch’io un sayan come Kaaroth, sarei potuto diventare come lui? E non solo come carattere, magari…”
“Che intendi dire, Vegeta? Che stando con me ti ho… plasmato? Pensi che io ti abbia cambiato a mio piacimento per farti assomigliare a Goku? Com’è possibile che tu possa anche solo pensarlo, Vegeta? Una volta mi hai chiesto perché non mi sono mai fidanzata con Goku. Ti ricordi qual era stata la mia risposta?”
“Sì, che non ti eri mai innamorata di lui…” rispose Vegeta senza spostare lo sguardo da quello severissimo di lei.
“E per quale oscuro motivo mi sarei innamorata di te? Per poi farti diventare come lui? Se avessi desiderato stare con una persona così, avrei… avrei… non lo so… non potendo uccidere Chichi, probabilmente avrei raccolto le sfere e chiesto a Shenron di farla sparire… così avrei avuto Goku tutto per me. Ma io non volevo uno come lui. Goku è… è… dai, lo conosci! Ѐ un pasticcione, è impertinente quel tanto che basta per farti saltare i nervi e a volte è così innocente da domandarsi se stia facendo apposta o sia davvero così. Ho rischiato più volte la vita girando il mondo insieme a lui, che su Namec. Per fortuna tu non eri, no, scusa, non sei, come lui, altrimenti ti avrei buttato fuori casa dopo solo una settimana che vivevi qui. Hai capito, Vegeta?”
“In nessun senso?” chiese lui di rimando.
“Cosa?” gli chiese non avendo capito a cosa si stesse riferendo.
“Non sono come lui” spiegò Vegeta abbassando lo sguardo imbarazzato.
Fu allora che Bulma capì. Capì che la competizione tra suo marito e Goku non sarebbe mai finita. Ora ci si era messo anche Goku con una delle sue più fantastiche uscite a creare l’ennesimo scontro tra i due, mettendo lei nella scomodissima posizione di giudicatrice di chi, fra i due, fornisse prestazioni migliori. Che situazione di merda. Bulma fece un sospiro, l’ennesimo da quando avevano iniziato quel difficile discorso, poi gli diede una carezza facendogli rialzare il viso. Voleva guardarlo negli occhi. Doveva guardarlo negli occhi per dirgli l’unica cosa che avrebbe chiuso quel discorso per sempre. Come aveva fatto Goku anni prima per ‘favorire’ l’avvicinamento di Vegeta all’unica donna che avrebbe mai potuto amare, Bulma colpì Vegeta sull’unico lato che, nel suo carattere, non era mai cambiato: l’orgoglio.
Lo guardò fisso negli occhi e gli disse:
“Vegeta, non osare mai più e dico, mai più, cercare conferma di ciò che mi fai provare, ogni volta che facciamo l’amore. Hai capito? Tu sei il principe dei sayan. Non hai niente da invidiare a Goku, in nessun senso, credimi. E guarda che non ho la minima intenzione di ripetertelo. Mi sono spiegata?” concluse facendogli un sorriso sincero.
Vegeta fece solo cenno di sì con la testa. Era evidentemente pensieroso, il principe dei sayan. Lui sapeva di essere cambiato. Era stato quel cambiamento ad averlo condotto a far possedere la sua mente da Babidi. Ma la persona che aveva distrutto mezza città e voleva uccidere Goku affrontandolo in un duello fatto solo di sangue e odio, si avvicinava solo a ciò che era lui un tempo, non a ciò che voleva realmente essere.
Il nuovo Vegeta era quello che, nonostante fosse ancora sotto l’influsso di MajinBu, si era fatto esplodere per salvare la sua donna e suo figlio. Il nuovo principe era quello che, con la sua mente geniale, aveva elaborato il piano perfetto per distruggere il mostro rosa, senza sperare che quello stesso stratagemma lo avrebbe fatto resuscitare, dandogli un’altra possibilità.
Aveva chiesto a Bulma di sposarlo perché lei e suo figlio portassero il suo nome, perché lei sapesse che, per lui, sarebbe sempre stata una principessa e soprattutto perché, nel profondo del suo cuore, sapeva di amarla. Il matrimonio era per lui solo una stupida usanza terrestre, ma se tanto bastava a farla felice, non era nulla di male. Di certo non lo avrebbe privato del suo orgoglio, non lo avrebbe minimamente cambiato e nemmeno fatto assomigliare di più a Goku.
Nel constatare che le parole di Bulma lo avevano profondamente colpito, il sayan le corrispose un dolce sorriso poco prima di essere di nuovo irrimediabilmente attratto da quelle labbra che lo facevano impazzire. Che lo avevano sempre fatto impazzire, fin dalla prima volta in cui lei lo aveva baciato, prendendolo completamente alla sprovvista e gettandosi nella sua vita come in un pozzo nero senza fondo, o così almeno lui pensava. La realtà era che gettarsi in quel pozzo, per Bulma, era l’ennesima avventura, ma senza saperlo, quella sarebbe stata la più importante: la sua vita. La loro vita.
Bulma lasciò che suo marito succhiasse le sue labbra con la stessa sensualità che aveva sempre contraddistinto tutti gli incontri delle loro bocche, delle loro lingue e dei loro corpi. Era completamente assuefatta dai suoi baci, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Ad un tratto i due furono distratti entrambi dallo stessa sensazione. Sciolsero l’abbraccio con cui si erano arrotolate le loro lingue ed entrambi rivolsero contemporaneamente lo sguardo verso la finestra.
Bulma sembrava un po’ stranita dalla sensazione e così Vegeta si sentì in dovere di darle una spiegazione e le disse:
“Ѐ Kaaroth… ssj, lo senti? Lui e Chichi stanno recuperando sei anni di arretrati… Chichi oggi aveva un profumo che avrebbe fatto impazzire anche Re Kaio. Erano anni che non lo sentivo più… su di lei…”
“Ma, Vegeta! E ti ho fatto pure ballare con lei?! Abbi un po’ di contegno, scusa!” si lamentò lei.
“Beh, tu senti l’aura di Kaaroth, io sento l’odore di Chichi… siamo pari” scherzò lui sorridente.
“Beh, gli odori li sento anch’io, ma com’è possibile che sento l’aura di Goku? Io… cioè, lui… non si è mai trasformato… ehm… con me” spiegò imbarazzata.
“A no? Mhm… interessante… comunque l’aura dei sayan è inconfondibile. Quando impari a riconoscerne una, le riconosci tutte. Ѐ solo perché Gohan sta dormendo che non riesci probabilmente a sentire la sua, è molto debole. Ma oggi, mentre stava sbaciucchiando Videl… lì sì che l’avresti percepita!” spiegò lui stranamente allegro.
“Vegeta?”
“Cosa?”
“Anche Trunks sta dormendo?”
“Probabilmente sì, ma… Bulma… credo che Trunks sia molto, molto lontano da qui… Io non riesco a sentire la sua aura. Ѐ come se fosse ancora nel corpo di Majin Bu, ma oggi, quando gliel’ho chiesto, mi ha detto che non era dentro di lui. Con Junior abbiamo pensato che i bambini potessero essere nella stanza dello spirito e del tempo. Junior ha detto che sarebbe andato a controllare. Ci farà sapere domattina. Mi dispiace che tu sia preoccupata, ma io ho la netta sensazione che nostro figlio e Goten stiano entrambi bene… che non gli stia succedendo nulla di grave. Altrimenti sarei già partito per andare da Baba. Capisci?”
“Certo, so cosa intendi. Sono sua madre, se gli fosse successo qualcosa sarei stata la prima a saperlo. Non c’è bisogno di essere sayan, per questo” spiegò lei mettendosi pensierosa una mano sul cuore.
“Lo so. Lo troverò, vedrai”
“Ne sono sicura, Vegeta. Ti va se dormiamo ora? Ѐ molto tardi e fra poche ore Goku si presenterà qui tutto pimpante per partire” concluse lei facendo un leggero sbadiglio.
“Sul pimpante ho qualche dubbio… comunque sì, è meglio riposare ora. Buonanotte, signora Vegeta...”
“Principessa Vegeta!” precisò Bulma, prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.
“Principessa Vegeta” ripeté lui sottovoce prima di cadere lui stesso nel mondo di sogni.





 
NA: Perdonate il ritardo...
Volevo aggiungere che la tecnica che Vegeta insegna a Bulma non è frutto della mia immaginazione, ma esiste veramente. Per chi si vuole cimentare, ci sono un'infinità di siti che spiegano "come vedere l'aura"... Io mi sento totalmente interdetto... o la mia è andata in ferie, oppure sono io che sono impedito. Se qualcuno ha più fortuna di me, me lo faccia sapere!
Buon esperimento!
SSJD

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Capitolo 7
*** Stessa ora, casa Son ***







Stessa ora, casa Son





Mentre Vegeta e Bulma completavano la loro idilliaca giornata d'amore, a casa Son, Chichi giaceva immobile a fianco del corpo martoriato del marito, che aveva da poco finito di medicare. Vegeta non aveva esagerato nel descriverlo come 'distrutto', al termine dell'allenamento con lui e Gohan. Il sayan era tornato a casa privo di energie e col morale decisamente a terra, per due semplici motivi. Primo, aveva promesso a Chichi una serata straordinaria e in quelle condizioni sarebbe stato tanto riuscire ad alzarsi, anche per andare a fare pipì. Il secondo aspetto era ancora più frustrante: suo figlio si era schierato dalla parte di Vegeta. La cosa lo aveva rattristato molto e ora che, sdraiato sul letto, ripensava a quella serata, non poteva fare altro che mostrare tutto il suo rammarico, facendosi comparire in volto un broncio terribile, che Chichi non poté fare a meno di notare. Appoggiando la testa al palmo della mano e facendo leva sul gomito, la donna si sollevò leggermente, mettendosi su un fianco e gli disse:
"Goku, va meglio?"
"No, sono fuori uso e la cosa non mi va. Mi ci vorrebbe un bel fagiolo di Balzar, per tornare come nuovo e non ne abbiamo... quindi" rispose lui scocciatissimo.
"Giááá! I fagioli! Perché non ci ho pensato? Aspettami qui, torno subito. Gohan li ha in camera sua! Non li tiene più il Genio, da quando non allena più nessuno. Su C18 non fanno nessun effetto e Crillin... vabbè, vado a prenderli. Arrivo!" esclamò allegra alzandosi e uscendo dalla camera per dirigersi in tutta fretta verso la stanza in cui dormiva suo figlio.
'E chi riesce a muoversi?' domandò Goku a se stesso, una volta rimasto solo.
Chichi tornò dopo nemmeno un minuto con un sacchettino pieno di fagioli e subito ne estrasse uno da infilare con molta poca grazia tra le labbra del marito, che lo sgranocchiò avidamente. Pochi secondi e le ferite guarirono riportando la sua pelle al solito splendore. Le ossa ammaccate erano come nuove e l'umore si rinsavì quasi subito, almeno in parte.
Dopo un primo momento, in cui sul suo volto comparve un dolcissimo sorriso di gratitudine verso la moglie che lo guardava felice, il sayan si rattristò nuovamente e girò la testa per poter osservare in un punto indefinito al di fuori della finestra.
"Goku, che hai? Non ha funzionato il fagiolo? Mi sembrava che tu stessi meglio, noo?" gli chiese Chichi un po' sconsolata.
“Gohan è arrabbiato con me” rispose lui senza voltarsi.
“Arrabbiato? E perché mai dovrebbe esserlo, scusa?” chiese lei un po’ stranita.
“Per averlo costretto a combattere contro Cell a quel dannato torneo. Per averlo lasciato solo, per ben sei anni. Per non essermi più nemmeno fatto sentire dall’aldilà, quando ne avrei avuta la possibilità e soprattutto perché, anche se oggi non l’ha dato a vedere, penso lo abbia colpito molto… beh… ciò che è successo con Bulma… anni fa. Ho sentito la sua aura… non era delle più amichevoli e stasera ne ho avuta conferma. Lui e Vegeta mi hanno massacrato. Volevano addirittura fare la fusione… loro due! Ti rendi conto? Due contro uno… deboluccio, visto che sono appena tornato dall’aldilà. Sono stato davvero un cattivo padre e un cattivo marito, se anche mio figlio maggiore ce l’ha con me. Per non parlare del minore… mi conosce da solo una settimana ed è sparito con il suo amichetto chissà dove… Che disastro…” concluse guardando finalmente la moglie con due occhi che, purtroppo, rivelavano tutta la sua tristezza.
Chichi era affranta. Non si sarebbe mai aspettata che i suoi figli si comportassero in un modo così poco… poco… sayan, con il loro padre. Le motivazioni che Goku aveva addotto per giustificare il comportamento di Gohan potevano di certo essere valide, ma non per un sayan. Questo Chichi lo aveva imparato in un anno e mezzo di convivenza a casa Brief, quando aveva prolungato la sua permanenza su insistente richiesta dei coniugi Vegeta e di Gohan. Il periodo dopo la nascita di Goten era letteralmente volato. Vivevano tutti come una grande famiglia felice. I suoi figli adoravano Bulma e Vegeta e anche il piccolo Trunks. A sei mesi Goten sapeva camminare, a nove volava e a un anno aveva acceso la candelina sulla torta da solo, con una piccola onda energetica. Per la verità aveva distrutto nel contempo mezza tavola, ma non importava. Gohan, Vegeta e sicuramente anche Goku, erano orgogliosi di lui e si chiedevano ogni giorno quando si sarebbe trasformato per la prima volta in ssj. Chichi ricordava che aveva passato tutto l’anno successivo a sperare che quel giorno non sarebbe mai venuto: non le piaceva vedere i figli trasformati in ‘teppisti’, come li soprannominava lei. Ricordava che le sue preghiere furono totalmente ignorate quando, poco prima del quarto compleanno, a suo figlio fu negata la terza fetta di un dolce che lei aveva preparato. Fu Gohan a placare l’ira del fratellino che, saltando sul tavolo, si era trasformato per reclamare ciò che, secondo lui, gli spettava di diritto.
Chichi era disperata. Due figli, due teppisti. E se Goku fosse stato presente, sarebbero saliti a tre.
Lei non era una sayan, ma, nonostante questo, aveva cresciuto quei due figli educandoli al rispetto delle regole, dei genitori e anche del loro ‘essere sayan’, con tutto ciò che questo implicava.
Ora Goku le aveva praticamente confessato che Gohan non si era comportato quel giorno come il figlio che gli era mancato, in quei sei lunghi anni, ma come un ragazzo a cui sono stati fatti torti inaccettabili e imperdonabili. Questo non era da lui e Chichi lo sapeva bene.
La donna si morse il labbro inferiore. Voleva trovare il modo giusto per far tornare a suo marito un po’ di buonumore. Gli diede una carezza infilando le dita nei capelli scompigliati e gli disse:
“Senti Goku. Non voglio sentirti parlare così. Gohan si è sempre comportato bene, in tutti questi anni. Non riesco a spiegarmi nemmeno io il suo comportamento di oggi, ma ciò che mi hai raccontato è molto grave e domattina, appena sarai partito, come prima cosa affronterò io l’argomento, con lui. Ѐ vero, lui e Vegeta si vogliono molto bene e Gohan è molto legato sia a lui che a Bulma, ma sono sicura che in tutti questi anni Vegeta abbia insistito molto perché lui e Goten non dimenticassero mai chi fosse il loro padre. Il loro vero padre sei tu, Goku. Il sayan che ha salvato più volte la Terra, l’ultima non più di una settimana fa e di questo tutti ti saremo sempre riconoscenti, compresi i tuoi figli. Capisci?”
Goku fece solo cenno di sì con la testa, mostrandole un leggero sorriso che Chichi gli corrispose all’istante. Poi, continuando ad accarezzargli il viso delineandogli delicatamente i tratti con il pollice, gli disse:
“E comunque, io il fagiolo te l’ho dato. Domani sistemo la questione con Gohan. Vegeta l’ho già sistemato oggi mentre ballavamo. Bulma… bhe… fammi pensare…
“Le hai fatto un occhio nero… il giorno del suo matrimonio… penso che basti come vendetta… o no?” la interruppe lui mostrando di essere tornato di buon umore.
“Mhmsì… penso che basti… con lei… Ma con te… non mi avevi fatto una promessa, sayan?” gli chiese con tono malizioso.
“Mhmgià! Ehm… Grazie… Chichi” rispose solamente gettandosi letteralmente sopra di lei e bloccandola sotto il suo possente corpo, già desideroso di possederla all’istante.
“Di niente, sayan” rispose lei prima di offrire le sue labbra inumidite al bacio che tanto desiderava.
Goku la baciò a lungo. Entrambi sentivano il desiderio di levarsi di dosso quei vestiti che stavano impedendo ai loro corpi di amarsi come non si erano potuti amare da molto, troppo tempo.
Ma non c’era alcuna fretta.
La notte era ancora giovane e mentre per Goku tenere rinchiusa la usa virilità nei pantaloni della tuta era un modo per aumentare ancora di più il suo desiderio, per la femminilità di Chichi, farsi accarezzare dolcemente da quel lieve fruscio, era davvero eccitantissimo. Poi, quando entrambi arrivarono al limite del controllo del loro corpo, ci furono vestiti strappati, intimo perso in angoli bui della stanza e tanta, tanta passione. Tutta la passione che i due potevano recuperare, in quella serata dal cielo stellato e dal desiderio infuocato.
Goku e Chichi si amarono con molta calma. Si presero delle pause, si coccolarono a lungo.
Fu durante una delle piccole pause che si concessero che Goku voltò di scatto il viso guardando di nuovo fuori dalla finestra e assumendo un aria molto seria.
“Cosa c’è? Hai sentito qualcosa, Goku?”
“Eheh… ehm… sì… Pare che Vegeta abbia insegnato a Bulma a riconoscere la sua aura… Adesso sarà più imbarazzante, per me…” spiegò lui dopo aver riconosciuto l’inconfondibile aura di Bulma che aveva sentito la prima volta, quando aveva partorito Trunks.
“Imbarazzante, Goku? Ma se hai il senso del pudore di un macaco!” disse lei per prenderlo in giro.
“Vediamo se a te non imbarazza… Dunque… quattro… tre… due… uno… eeeh… finito!… Complimenti, ragazzi! Unendo le vostre auree avete concluso insieme… Ah, perfetto! Adesso non solo mi devo sentire Vegeta… ma anche Bulma… Scusa, ma la cosa mi imbarazza parecchio… Chichi… Soprattutto perché se io posso sentire loro, loro possono sentire me… A te non imbarazza tutto questo?”
“C-COSA?!? Sei… sei riuscito a percepire l’esatto momento in cui quei due… quei due… hanno… hanno…
Balbettò Chichi senza nemmeno riuscire a finire la frase.
“Eh, già! Fino alla fine… proprio… Vuoi che insegni anche a te a percepire le auree? Da come è piaciuto a Bulma penso che sia una cosa fantastica da provare. Che ne dici? Ti va? Non è molto difficile, sai? Tu sei anche più forte di Bulma, sarebbe spettacolare! Vuoi provare?” chiese lui quasi entusiasta.
“Cioè, fammi capire: vorresti insegnarmi a sentire la tua aura, giusto?”
“Sì”
“Così quando facciamo l’amore possiamo… cosa? Essere una persona sola?”
“Più che altro sarebbero le nostre auree ad essere unite… sarebbe… non so… incredibile!”
“No”
“No?”
“No, assolutamente, no” concluse Chichi incrociando le braccia al petto e dipingendosi in volto lo stesso sguardo che avrebbe fatto Vegeta.
“E perché?” chiese lui in totale tranquillità.
“Perché non voglio. Bulma e Vegeta sono miei amici. Ci siamo creati un equilibrio stabile, in questi anni. Ognuno ha la sua famiglia e la sua privacy. Non voglio mandare il mio cervello in pappa totale ‘sentendo’ cosa combinano quei due a letto. Sono sempre stati molto discreti, quando io vivevo con loro. Le volte in cui li ho visti abbracciati o scambiarsi un bacio, si possono contare sulle dita di una mano, credo. Non li ho mai sentiti, mai. E la mia stanza era adiacente alla loro. Probabilmente facevano l’amore tutte le sere, ma solo dopo che Gohan era andato a dormire. A questo punto credo che fosse una decisione di Vegeta per non rendere partecipe un bambino delle sue ‘gesta’ amorose, visto che anche lui poteva sentire la sua aura.
Quindi, no. Io non voglio sentire loro e nemmeno che loro sentano me. Ѐ già abbastanza frustrante che adesso Bulma possa capire cosa stai facendo tu. Ci manca solo che mi faccia i conti in tasca su chi di noi due l’ha fatto più volte in una sera. Per non parlare poi dell’immenso disagio che avrei nell’apprendere l’esatto momento in cui mio figlio Gohan perderà la verginità… Non ci voglio nemmeno pensare!” spiegò lei mantenendosi serissima.
“Ok, ok! Ho capito… non insisto. Era solo così… per sapere… Perché magari domani tu ti sentivi con Bulma e… lei ti diceva che ha imparato questa cosa… e tu poi ti arrabbiavi con me… perché io non te l’ho insegnata… ma se non vuoi… fa niente… io capisco. Ora facciamo l’amore? Io ho voglia… di te… Guarda… anche il mio amichetto non riesce a smettere di pensare alla tua… ehm…
“Vagina?” chiese lei alzando un sopracciglio come per prenderlo in giro. Goku si imbarazzava sempre quando doveva usare dei termini che uscivano dal normale vocabolario di un bambino di otto anni. Abbassò lo sguardo e divenne tutto rosso, facendo sorridere Chichi, la quale, per rassicurarlo che fare l’amore, in quel preciso momento, era anche la sua priorità, si mise a cavalcioni sopra di lui, permettendogli di farsi accogliere dalla ‘sua amichetta’.
“Ch-Chichi… Vuoi… vuoi che azzeri la mia aura?” riuscì a chiedere tra un sospiro e l’altro  di piacere.
“No… non mi importa… Voglio che ti trasformi, adesso… Sai che mi è sempre piaciuto, farlo così. Ricordi?” gli sussurrò lei nell’orecchio senza smettere di muoversi dolcemente sopra di lui.
“S-sì” rispose Goku trasformandosi all’istante per esaudire il suo desiderio.
Poco dopo, quando Chichi si rese conto che stavano entrambi per raggiungere il massimo piacere, abbandonò la sua posizione per lasciarsi velocemente scivolare verso il basso e permettere al marito di liberare il suo seme caldo e denso dove non avrebbe potuto mai generare altri piccoli sayan.
Quando i dieci secondi per i quali valeva assolutamente la pena tornare in vita terminarono, Chichi si leccò avidamente le labbra lanciando al marito un sorriso malizioso e soddisfatto e uno sguardo che significava solo una cosa:
“Ora tocca a me”
Inutile dire che Goku non se lo fece ripetere due volte e, senza dire una parola si dedicò, con la cura e la dolcezza di sempre, a ricordare alla moglie che sei anni non erano bastati a fargli dimenticare ciò che solo lei gli aveva insegnato a farle.










 

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Capitolo 8
*** Alla ricerca dei bambini ***







Alla ricerca dei bambini



Il mattino seguente, Goku si alzò di buon ora, fece colazione come se non mangiasse da due mesi, riempì lo zaino con giusto quella quindicina di panini e altre prelibatezze che dovevano costituire il suo ‘pranzo al sacco’ e, mettendosi la sacca pesantissima in spalla, salutò moglie e figlio con un ‘a presto’ dal sapore molto più sincero, di quello pronunciato l’ultima volta che si erano salutati.
Il sayan si mise due dita in fronte e, un secondo dopo, sparì.
Gohan e Chichi rimasero soli sulla porta di casa, continuando a fissare il punto in cui, solo pochi secondi prima, c’era il viso sorridente di Goku.
“Entriamo?” disse Gohan togliendo il braccio dalle spalle della madre, che aveva circondato fino a quel momento.
“Sì, dobbiamo parlare, Gohan.” disse lei con tono severo.
“Parlare? E di cosa? Di quello che è successo ieri con Videl? Mamma a me piace, Videl. Non ti preoccupare, non mi distrarrà dagli studi, vedrai!” disse lui cercando di anticipare il discorso che, ne era certo, sua madre gli stava per fare.
“Di questo ne sono assolutamente contenta, ma, Gohan, non era questo ciò di cui volevo parlarti. Sono felice per te e Videl. Anche a me piace molto. Ѐ una brava ragazza e ha la testa molto più sulle spalle lei, che suo padre.” continuò la donna parlando con molta tranquillità.
“Eheh… già. Di cosa volevi parlarmi allora?” chiese il ragazzo leggermente imbarazzato.
“Tuo padre è convinto che tu sia arrabbiato con lui per quanto è successo ieri e per tutta un’altra serie di cose, che vanno dal fatto che non si sia fatto più sentire per sei anni, all’averti forzato a combattere con Cell. Se le sue sensazioni sono corrette, perché non gliene hai parlato? Va bene che ora avete solo dodici anni di differenza, ma lui è sempre tuo padre e ti vuole bene” spiegò lei mantenendo lo sguardo fisso su di lui.
“COSA? NO! Ieri ero solo… solo… beh… turbato, come tutti, penso. Mi dispiaceva… per te e per Vegeta… voglio dire… Se ciò che avevano detto Goten e Trunks fosse stato vero, non credo avrei potuto perdonare papà e Bulma… Quando siamo andati a combattere però… ah… non lo so… mi sono schierato con Vegeta. Non perché ce l’avessi con papà, ma solo perché lui è più forte di noi due messi assieme… tutto qui. Mi dispiace che lui abbia pensato che fossi arrabbiato.” spiegò il ragazzo con un tono di voce misto tra sorpreso e triste, per l’equivoco generato.
“Se è così, quando torna gli dovrai perlomeno una rivincita, o sbaglio?” gli disse Chichi con un sorriso per tranquillizzarlo.
“Già, ma ho paura di non avere molte speranze, senza l’aiuto di Vegeta…” disse lui un po’ sconsolato, corrispondendole il sorriso.
“Oh, Gohan, vedrai che te la caverai! Allora, vuoi invitare Videl a pranzo?” concluse Chichi ritrovando l’allegria di sempre.
“Va bene, ma non mettermi in imbarazzo, ok? Ci ha pensato già papà a farmi vergognare… l’altra sera...”
“E va bene...” lo rassicurò lei.
 
Goku si presentò davanti a casa Vegeta e si mise a suonare insistentemente il campanello fino a quando, meno di un minuto dopo, arrivò ad aprirgli il suo migliore amico, in tuta blu e immancabili guanti bianchi, pronto per partire.
“Buongiorno, Vegeta! Dormito bene?” esclamò allegro il giovane sayan.
“Grandiosamente. Andiamo?” rispose secco il sayan senza nemmeno corrispondergli la domanda.
“Dobbiamo passare da Dende, per vedere se i bambini sono al palazzo. Ci vuoi andare in volo o vuoi che ci teletrasportiamo là?” chiese Goku sempre allegramente.
“Ho l’impressione che dovremo volare a lungo, oggi. I bambini non sono là, me lo sento. Temo che una visita a Baba non ce la tolga nessuno. Quindi andiamo col teletrasporto, faremo prima.”
Meno di un secondo dopo, i due erano di fronte ad un Junior in totale meditazione, sospeso a mezz’aria con gambe e braccia incrociate e occhi chiusi.
“Buongiorno, sayan. I bambini non sono qui. Fate buon viaggio e salutatemi Baba.” disse loro senza nemmeno aprire gli occhi e senza aspettare che i due potessero replicare qualcosa.
“Come non detto… Vieni Vegeta… oggi sembrate tutti così poco loquaci… cos’è? Niente colazione stamattina?” chiese Goku un po’ sconsolato, alzandosi in volo, pronto a partire in direzione del rifugio della maga senza ottenere, ovviamente, alcuna risposta.
I due sayan si allontanarono velocemente e volarono per tutta la mattina senza scambiarsi nemmeno una parola. Solo verso l’ora di pranzo il gorgoglio delle loro pance ruppe il lieve fruscio del vento che lambiva i loro corpi, agitando disordinatamente i loro capelli corvini.
“Guarda, Vegeta, c’è un torrente. Possiamo scendere e pescare qualcosa. Ho una fame!” esclamò allegro Goku indicando con un dito un piccolo fiumiciattolo che scorreva lento, attraverso un bosco, proprio sotto di loro.
“TSK, io molto più di te, sai? Ma dubito che tu sappia fare il sushi come tua moglie” rispose secco il principe facendo involontariamente brontolare di nuovo il suo stomaco, al solo pensiero dei piatti di pesce preparati dalla sua amica.
“Ti piace il sushi di Chichi?” chiese allora Goku scendendo di quota, assieme all’amico.
“Ah, non farmici pensare. Il sushi di Chichi è come… come… Lascia stare, è meglio non parlarne.” rispose l’altro cercando di divincolarsi da un discorso che aveva preso una piega imbarazzante.
Vegeta non ne voleva proprio parlare. I piatti di pesce preparati dalla sua amica erano uno dei suoi sogni ricorrenti, la notte. Li sognava anche di più che fare l’amore con Bulma, forse perché quello lo faceva quasi tutte le sere, mentre la cucina di Chichi era decisamente troppo sporadica. Quei pescetti erano diventati una sorta di ossessione, per lui. Il piacere che provava nel mangiarli era assoluto e il principe si vergognava come un cane ogni volta che gli si chiedeva se, dopo un’abbuffata, gli erano piaciuti.
Tutte le volte diventava tutto rosso e si sentiva come se qualcuno gli avesse chiesto particolari sulle sue notti brave con Bulma.
Nei diciotto mesi in cui aveva vissuto a casa Brief, Chichi aveva tentato di insegnare alla sua amica la ricetta perfetta per preparare tutto esattamente come piaceva a Vegeta, ma era stato inutile. Quando un giorno lui le aveva sorprese in cucina in fase di preparazione e si era messo ad osservarle di nascosto, mancava poco che entrasse e si prendesse Bulma davanti ai probabili occhi allucinati di Chichi. Vegeta si ricordava che quella volta aveva dovuto richiamare a sé tutto il suo famoso autocontrollo e decise che mai più le avrebbe osservate mentre cucinavano quei piatti deliziosi. Non si era mai riuscito a spiegare il perché, ma la preparazione e la degustazione di quei magnifici manicaretti provocavano in lui una sorta di orgasmo da cibo.
Ora che aveva ritirato fuori l’argomento con Goku, si sentiva decisamente a disagio e, uscendo dai suoi pensieri, tentò di cambiare discorso, ma era troppo tardi. Goku gli fece un sorriso malizioso e gli chiese:
“Eddai, Vegeta, illuminami! Perché ti piace così tanto? Forse se me lo dici sarò in grado anch’io di apprezzarlo… sai, a me piacciono di più i gechi fritti. Sono una vera goduria. Vuoi assaggiarli? Chichi me ne ha dati un po’!”
“Kaaroth! Te lo ha mai detto nessuno che fai schifo? Come puoi paragonare delle schifosissime lucertole fritte a quel piatto paradisiaco che è il sushi? Ma l’hai vista tua moglie mentre lo prepara?” chiese lui cercando di NON pensare a Chichi e soprattutto a Bulma, nel preciso momento della preparazione.
“No… non ci ho fatto caso… Chichi cucina sempre, da che la conosco io. Ѐ eccitante?” gli chiese a bruciapelo.
“CHI? COSA?” chiese il principe diventando come al solito tutto rosso.
“Chichi, quando cucina. Ѐ eccitante? L’hai detto tu, anni fa, che non è una parolaccia…” richiese con una naturalezza da far saltare i nervi.
“KAAROOOTH, piantala! Non mettere mai più la parola ‘eccitante’ a fianco al nome di tua moglie, quando parli con me. Chiaro? Ѐ meglio cambiare discorso. Ok? Questo argomento è chiuso. Osserva tua moglie mentre cucina e poi mi dirai… se non è… come hai detto tu...” cercò di tagliare corto Vegeta in stato di evidente imbarazzo.
“Ma dai, Vegeta! Tutti hanno delle ‘fantasie’ particolari. Certo questa della preparazione del sushi è la prima volta che la sento… ma se a te piace…
“BASTAAA!! Kaaroth, guarda che mi sto veramente arrabbiando. Ma quale ‘fantasia’? Ѐ una fantasia dire che mi piace il sushi?” lo interruppe il principe a cui stavano evidentemente per saltare i nervi.
“No, ma spiare mia moglie mentre lo prepara è un po’ da maniaci… scusa, eh!” continuò Goku con una naturalezza disarmante, come se la cosa di cui stavano discutendo, fosse la più normale al mondo.
“MANIACO? Tu dai a me del maniaco? Viste le amicizie tue e di Bulma, direi che è un termine che si addice maggiormente a te. Quindi sentiamo, Kaaroth, visto che tutti hanno delle ‘fantasie’, come le chiami tu, quale sarebbe la tua?” chiese il principe al quale delle fantasie di Goku non fregava assolutamente niente, ma visto che lui oramai era a conoscenza del suo debole per il sushi di Chichi, tanto valeva tentare di saperne di più.
“Io?”
“No, quella lucertola che ti stai mangiando! Ma certo che l’ho chiesto a te, idiota!”
“Non è una lucertola, è un geco… Comunque… ecco… veramente…
“Non dirmi che non c’è niente che ti piace più di ogni altra cosa, escluso ciò che hai fatto ieri sera, ovviamente” lo interruppe Vegeta vedendolo in difficoltà, nel trovare una risposta.
“Beh… ecco… a dire la verità…
“TSK, quello sarebbe già un buon inizio...” lo interruppe di nuovo Vegeta, scherzando sul fatto che aveva voluto accompagnare il suo amico da Baba, solo per passare del tempo con lui e ritrovare la fiducia che gli aveva quasi totalmente fatto perdere, il giorno precedente.
“Eddai, Vegeta… sai che a volte sei insopportabile? Pensi sia facile dire sempre la verità?” chiese Goku un po’ sconsolato.
“Sì, è facile. Molto più facile che mentire, sai? Ogni volta che menti poi devi sopperire alla bugia che hai detto con altre bugie e da queste ne vengono altre e così sono sempre di più. Mentire richiede uno sforzo mentale, che la tua mente in particolare non si può permettere. Quindi ti conviene dirmi la tua vera dannatissima fantasia, anche se riguarda Bulma. Prometto che non mi arrabbierò. In fin dei conti anche io ho un debole per il sushi di Chichi. Quindi saremmo pari.” spiegò Vegeta terminando un discorso che non faceva una piega.
“Preferirei non dirlo.” disse il sayan evidentemente sconsolato.
“COSA? Non puoi! Io te l’ho detto!”
“No”
“No? Non puoi non dirlo, sa di provocazione!”
“In che senso?”
“Sembra che la tua fantasia sia così grave da non poter essere detta, scusa! Cosa dovrei pensare?”
“No, non è grave, ma mi imbarazza… non è la stessa cosa che guardare Chichi preparare il sushi. Quindi, per non mentire, mi avvalgo della facoltà di non rispondere.”
“E io mi avvalgo della facoltà di disintegrarti, se non parli e alla svelta, anche.”
Goku a quella affermazione non fece altro che fare spallucce e rimettersi a mangiare con gusto i suoi gechi fritti, offrendoli, con indifferenza, anche all’amico che lo guardava allibito.
Fu allora che Vegeta si avvicinò, prese il contenitore contenente il disgustoso pranzo di Goku e glielo tolse dalle mani allontanandosi.
“Me lo ridai, per favore?” chiese allora il giovane sayan senza battere ciglio.
“No”
“No? Ma io stavo mangiando!”
“E io aspetto una risposta.”
“Poi posso riavere il mio pranzo?”
“Sì”
“A me piace… beh… mi piace… stare con te, Vegeta.” disse Goku semplicemente. Non poteva esserselo inventato al momento, solo per riavere il suo pranzo.
Vegeta deglutì. Tutto si sarebbe aspettato, tranne che la risposta sincera che aveva appena ricevuto. Fece un mezzo sorriso, sapendo di non essere visto: Goku aveva ancora lo sguardo basso e pensieroso. Si chiese perché la cosa lo avesse imbarazzato tanto e, restituendogli il suo contenitore, gli disse:
“Kaaroth guardami. Guardami e ripeti ciò che hai detto.”
Il sayan alzò lo sguardo per fissarlo in quello del suo principe e, senza esitazioni, ripeté:
“A me piace stare con te. Adesso sto benissimo e anche ieri, durante l’allenamento. Sempre. Mi sei mancato così tanto, Vegeta. Mi sei mancato quanto la mia famiglia. Quando ti sei fatto esplodere, speravo che re Yammer ti mandasse dai re Kaio. Così potevo rivederti. Poi quando Kaio Shin il Sommo mi ha fatto tornare in vita ero di nuovo triste… perché tu eri morto. Sono arrivato sulla Terra con gli orecchini e dovevo scegliere se unire per sempre il mio corpo a Mr. Satan, a Dende o a Tensing. Stavo per mettermi a piangere, ma poi… poi sei arrivato tu. Non hai idea di come mi sia sentito. Stavo per scoppiare dalla gioia e ancora di più quando hai accettato di unire il tuo corpo al mio. Era bellissimo… essere Vegeku. Ora che siamo di nuovo tutti tornati a vivere… beh… io mi sento immensamente felice, anche se tu sei ancora un po’ arrabbiato, con me…”
Vegeta gli si sedette a fianco. Era allibito per le parole che l’amico gli aveva appena rivolto. Lo guardò seriamente e chiese:
“Perché non volevi dirmelo? Perché la cosa ti mette a disagio? Non mi sembra che ci sia nulla di male in ciò che provi per…
Vegeta si interruppe all’improvviso. Si schiarì la voce ed elaborò velocemente la domanda che doveva chiarire il dubbio che gli era venuto:
“Kaaroth, in che senso ti piace stare con me?”
Goku fece la più strana espressione che il principe gli avesse mai visto fare e gli rigirò la domanda con un tono perplesso:
“Come in che senso? A te non piace stare con me? Non ti fa piacere la mia compagnia?”
“COSA? Ma sì… sì, certo che mi fa piacere… solo che stavamo parlando di ‘fantasie’ e il fatto che io sia il soggetto principale delle tue… beh… mi ha spiazzato… ecco.” spiegò Vegeta stramaledicendo se stesso per aver generato quell’equivoco.
“Non è colpa mia. Mi hai chiesto qual era la cosa che mi piace più di ogni altra al mondo e io te l’ho detta. Mi mette a disagio perché adesso io e te non siamo quelli di sei anni fa e ancora io sono… ’in prova’. Ma tu per me sei sempre lo stesso, Vegeta. Ma se ti da fastidio, cercherò di rivalutare il sushi di Chichi, visto che dici che è così buono…” concluse Goku sempre con la stessa naturalezza.
“Ah, Kaaroth! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti! È vero, sei ‘in prova’, ma ciò non toglie che anche a me piace stare con te, sai?” gli disse il principe facendogli un sorriso.
“Più del sushi di Chichi?”
“No, quello è incomparabile. Mi spiace, ma nella mia classifica personale dubito che tu possa raggiungerla. A proposito, che altro ti ha dato da mangiare, oltre a quello schifo?” chiese il principe indicando lo zaino aperto di Goku.
Il giovane sayan aprì in volto un sorriso molto, ma molto malizioso e disse:
“Guarda un po’.”
Vegeta prese la sacca e tirò fuori un pacchetto molto ben confezionato con della carta stagnola. Lo aprì e, con sua grande sorpresa, ci trovò il sushi che Chichi aveva preparato solo per lui. C’era pure un bigliettino firmato dalla sua amica con scritto:
 
L’ho preparato solo per te, Vegeta.
Quello scimmione di Goku non sa apprezzare…
Spero saranno di tuo gradimento.
Buon appetito,
Chichi
 
“AHH, Kaaroth. Ti ho mai detto che adoro tua moglie?” chiese Vegeta riponendo il biglietto nello zaino e azzannando il primo della ventina di rotolini di pesce presenti nel pacchettino.
“Beh… gnam gnam… io adoro… gnam… la tua gnam gnam...” disse Goku ingurgitandosi nel contempo l’ultimo geco della confezione.
“Kaaroth! lo sai che mi irrita quando mangi con la bocca piena?”
“Sì… scusa… me ne dai uno da provare?” disse dopo essersi ingerito l’ingombrante boccone che aveva in bocca.
“No. Vattelo a pescare il pesce, se lo vuoi.” rispose secco il principe, continuando a degustare i piccoli bocconcini ad uno ad uno, leccandosi le dita, di volta in volta.
“Ok” rispose solo Goku prima di alzarsi e, con un’indifferenza totale, togliersi stivaletti e tuta, per poi buttarsi in acqua completamente nudo.
Vegeta scosse la testa. Il suo amico era davvero uno scimmione rozzo e senza alcun rispetto, per chi stava tentando di mangiare in santa pace.
Goku uscì pochi minuti dopo dall’acqua, con un enorme pesce in mano. Lo infilò su un ramo e lo mise a rosolare sul fuoco scoppiettante, acceso poco prima con una piccola sfera di energia.
Poi si mise ad osservare la cottura, accovacciandosi davanti all’allegro fuocherello.
“Non ti puoi rivestire? Scusa, sto mangiando e mi fai passare la voglia se stai così.” gli ordinò Vegeta scocciato.
“Uffaaa… ma lo sai che sei noioso? Se mi avessi dato un po’ del tuo sushi, non mi sarei dovuto tuffare. Eh!” disse il giovane sayan alzandosi e rivestendosi.
“E tu lo sai che sei un cafone?” concluse Vegeta sorridendo di nascosto.
“Sono un guerriero di terza classe, non sono mica un principino come te, io.” disse Goku scherzando.
La battuta sortì però l’effetto di far diventare Vegeta molto pensieroso. Se lo ricordava ancora molto bene, l’ultima volta che Goku lo aveva chiamato con quel nomignolo irritante. Era stato in occasione della sua trasformazione in ssj. Era solo grazie a Goku, che il principe aveva imparato a gestire la sua forza e di questo gli era infinitamente grato anche se…
A Vegeta tornò in mente che, anche quella volta, per favorire l’aumento della rabbia che lo avrebbe portato a diventare ssj, gli aveva spudoratamente mentito. Al solo ricordo, il principe si incupì moltissimo e smise immediatamente di mangiare. Ripensare a quante volte quello stupido sayan di terza classe gli aveva mancato di rispetto, non dicendogli la verità, gli aveva fatto passare l’appetito. Richiuse il pacchetto e lo rimise nello zaino, sotto gli occhi sbalorditi di Goku che, non capendo che il suo stato d’animo era decisamente cambiato, rispetto a poco prima, non mancò di infastidirlo di nuovo:
“Com’è che non lo mangi più? Non dirmi che vuoi mangiare il mio!”
“No, non ho più fame. Avanti, mangia quel pesce che poi andiamo.” gli rispose secco Vegeta, con un tono veramente scocciato.
“Hey, ma che ti prende adesso?” chiese Goku un po’ perplesso per l’atteggiamento scontroso dell’amico.
“Niente. Muoviti a mangiare. Ho voglia di volare, mi aiuta a riflettere.” concluse seccamente per poi andare sulla riva del fiumiciattolo a lavarsi le mani e il viso, nell’acqua fredda e cristallina che scorreva lenta, formando una lieve ansa.
Goku si ingurgitò il pesce in quattro e quattr’otto, domandandosi ancora una volta cosa avesse detto di male per far tornare Vegeta ad essere così pensieroso. Poi, raccolse le sue cose in tutta fretta, spense il fuoco e raggiunse il suo amico sulla riva del fiume. Si lavò le mani e bevve un po’ di quell’acqua purissima, venuta da chissà quale delle montagne circostanti. Poi si alzò e chiese titubante:
“Tutto bene, Vegeta?”
“No.” rispose secco il principe nella sua eterna sincerità.
“Posso fare qualcosa?”
“Sì, taci. Da che parte dobbiamo andare?”
Goku, avendo avuto l’ordine di non parlare, non fece altro che puntare il dito nella direzione che dovevano prendere e, una volta alzatosi in volo, partire.





 

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Capitolo 9
*** Il fine giustifica i mezzi, 2 ***


 




Il fine giustifica i mezzi, 2


I due, come per tutta la mattinata, volarono nel più assoluto silenzio, fino alla sera, quando si dovettero fermare per cenare e perché il buio aveva prepotentemente scacciato il tramonto color arancio, verso il quale stavano volando.
Atterrarono su una piccola collina verdeggiante che dava sul più assoluto niente e, appena messo piede a terra, Goku tirò fuori la sua amatissima tendina e la montò molto velocemente sul prato, mentre Vegeta raccoglieva qualche ramo, per poter accendere un fuoco.
Si sedettero uno di fronte all’altro e, una volta riafferrato il suo zaino, Goku estrasse ogni ben di dio di roba da mangiare, compreso il pacchetto con il sushi avanzato.
“Ti va?” chiese porgendo il pacchetto all’amico che lo afferrò senza nemmeno ringraziare.
“Beh, buon appetito, Vegeta.”
I due mangiarono, mantenendo un rigoroso silenzio.
Al termine della cena, Vegeta si alzò e, con un tono di voce misto tra triste e nervoso disse:
“’notte Kaaroth.”
“Hey, vuoi già andare a dormire? Non stai bene?” gli chiese Goku preoccupato.
“Sto bene. Ho solo voglia di sdraiarmi.” rispose secco l’altro alzandosi.
“Non vuoi stare un po’ qui fuori? Guarda, c’è la Luna piena… ci è sempre piaciuto guardarla. Ti ricordi quella volta che Chichi ha portato fuori in giardino Trunks, che aveva ancora la coda? Se diventava uno scimmione ti distruggeva casa! Te lo ricordi?” chiese Goku con la sua solita innocenza, solo per tentare di tirarlo su un po’ di morale.
“Già… ma scusami, non ho molta voglia di parlare.” rispose con un tono che non era per niente da lui.
“Beh, puoi guardarla lo stesso la Luna, anche se non hai voglia di parlare, no?”
“Ok, Kaaroth, cosa mi devi chiedere? Quando fai così è ovvio che gli unici due neuroni che hai funzionanti nel cervello hanno trovato una sorta di connessione. Per cui avanti, cosa diavolo vuoi sapere?” chiese il principe sbuffando. Poi scocciato, tornò sui suoi passi, si sedette a fianco all’amico e alzò la testa per godersi lo spettacolo che il cielo stellato stava regalando loro quella sera.
“Certo che tu sei veramente perspicace, Vegeta. Come facevi a sapere che volevo chiederti qualcosa?” chiese lui con un fare da bambino di cinque anni.
“Sei come un vaso di vetro, Kaaroth. Qualsiasi cosa hai nella testa, prima o poi o verrà fuori dall’imboccatura, oppure la si potrà vedere attraverso il vetro. Quindi parla, prima che mi spazientisca.” rispose il principe al limite delle sue possibilità di sopportazione.
“Ehm… Vegeta, qual era la punizione ricorrente… sul nostro pianeta, per un caso disperato come me?” chiese con lo stesso tono di voce infantile di poco prima.
“Caso disperato?” chiese Vegeta perplesso.
“Sì, beh… voglio dire… ci sarà una punizione per i sayan che qualche volta hanno mentito, no?”
Vegeta rimase qualche secondo in silenzio. Non si aspettava certo una domanda così ‘importante’ come quella che si era appena sentito rivolgere. Di fatto si sentiva letteralmente spiazzato e interdetto. Per la prima volta in vita sua, Vegeta, il principe dei sayan, non sapeva rispondere ad una domanda riguardante il suo popolo. Guardò Goku con due occhi serissimi e gli disse:
“Nessuna punizione. Non era prevista alcuna punizione per un crimine che non poteva essere commesso.”
“Davvero?”
“Sì. Ti faccio un esempio. Supponi di vivere in un mondo in cui nessuno uccide nessun’altro, ok? L’idea non sarebbe nemmeno contemplata, giusto? Se nessuna legge dice che non si può uccidere, il giorno che uno solo lo fa, che punizione subirà?” spiegò il principe, cercando di far capire a Goku cosa intendesse.
“Nessuna… immagino. Però quello che ha ucciso deve essere comunque punito. Non è una cosa accettabile che uno tolga la vita a un altro e non venga punito. Se nel tuo ipotetico mondo dovesse succedere, ci dovrebbe essere qualcuno… non so… un capo… che stabilisce una punizione per lui.” disse Goku lasciando Vegeta allibito. Il suo discorso non faceva una piega e si capiva perfettamente dove il sayan volesse andare a parare. Il principe gli fece una sorta di sorriso e continuò:
“Stai cercando di dirmi che, essendo il principe dei sayan, dovrei trovare una sorta di punizione per farti ‘espiare’ il fatto di avermi mentito, più e più volte?”
“Potresti?”
“Potrei, ma non voglio.” rispose secco il principe, con un tono che non ammetteva repliche.
“Non vuoi? E perché?” insistette Goku.
“Perché che punizione potrei mai trovare, se ci sei di mezzo tu? Chi tradiva veniva ucciso. Avevo mandato Radish, tuo fratello, per uccidere te, ma quello era più inetto di quell’idiota di Yamko. Chi era debole o incapace anche lui veniva ucciso, come Napa. Te lo ricordi, no? Lo sai benissimo che non posso punirti, in questo modo.” spiegò Vegeta.
“Sì, ma possibile ci fosse solo la pena di morte? Non c’era una via di mezzo? Una prigione o qualcosa del genere?”
“No.”
“Vabbè, buon per me, allora. Ma se ti viene in mente qualcosa, che non sia farmi sparire per la terza volta dalla faccia della Terra, fammelo sapere. Per favore…”
“Vorresti che trovassi il modo di fartela pagare, Kaaroth? Ѐ questo che mi stai chiedendo?” chiese Vegeta a cui stava tornando, irrimediabilmente, il mal di testa.
“No, non per farmela pagare, ma per… non so, farmi perdonare” disse il giovane sayan timidamente.
“TSK, conosco solo un modo, con cui i maschi sayan si facevano perdonare da altri sayan, ma la cosa umilierebbe più me che te, per cui non se ne parla neppure.” disse Vegeta facendo una smorfia come per ripudiare l’idea.
“COSA? Non mi dire che… che… che… NOOO! Ѐ quello che penso?” chiese Goku ritraendosi involontariamente dal suo amico, come se la cosa che aveva intuito ripudiasse anche lui.
“Sì… è quello. Ce n’erano molti di sayan idioti, sul pianeta Vegeta; ma l’idea di farsi perdonare ‘concedendosi’ ai piaceri di chi ha subito il torto, a mio parere era un’emerita stronzata. Meglio una bella esecuzione sulla pubblica piazza. Penso fosse più ‘istruttiva’. Ma così era la regola…” spiegò Vegeta abbassando lo sguardo pensieroso.
Goku a quel punto, rimase in silenzio, assorto in infiniti pensieri. Poi, dopo alcuni minuti, che a entrambi sembrarono ore, gli venne in mente una sola idea, per seguire l’ultima assurda regola sayan che Vegeta gli aveva appena raccontato, senza però ferire l’orgoglio del suo principe.
Vegeta gli aveva fatto chiaramente capire che avrebbe dovuto trovare ben altro metodo per farsi perdonare, riconquistare la sua fiducia e, finalmente, ritornare ad essere il suo migliore amico.
Goku ci mise un po’ a trovare il modo per affrontare il discorso. Il suo piano era perfettamente chiaro, nella sua mente, ma era difficile realizzarlo, a causa del fatto che il giovane sayan aveva ripromesso a se stesso, nonché a Vegeta, che non avrebbe mai più mentito, in vita sua. Quando riuscì a trovare le parole giuste, fece un sospiro, stramaledisse se stesso per quanto stava per fare, si inumidì le labbra e disse:
“Vegeta, posso farti una domanda?”
“Tanto me la faresti comunque...” gli rispose secco il principe alzando lo sguardo verso di lui.
“Ieri sera… quando hai unito la tua aura a quella di Bulma… com’è stato?” gli chiese cercando di mantenersi il più interessato possibile, ma con il tono di voce infantile, che tanto infastidiva Vegeta. La realtà è che non aveva alcun interesse nell’eventuale risposta, se mai fosse arrivata, era solo un modo per provocarlo. Capì di esserci perfettamente riuscito quando Vegeta, aumentando di gran lunga la potenza della sua aura gli chiese:
“COSA? Ma come ti permetti di domandarmelo? Con quel tono così innocentino, poi!”
“Perché? Che cos’ha il mio tono? Devo fare la voce più… che ne so? Maliziosa?” chiese Goku mantenendosi calmo e seguendo il suo assurdo piano.
“KAAROTH! Vedi di piantarla, sai? Guarda che mi sto veramente arrabbiando. Il tuo tono di voce e il tuo essere così… così… dannatamente ingenuo mi irritano in un modo che tu non ti puoi nemmeno immaginare!” urlò Vegeta scattando in piedi.
“Ingenuo?”
“Già, ingenuo. Sei l’apocalissi del popolo sayan, quando fai così. Non si capisce se lo fai apposta o hai davvero il cervello di un bambino di cinque anni. Mi chiedo come ha fatto Bulma a finire a letto con te… sarai stato il disonore anche delle più infime prestazioni sayan e la cosa peggiore è che nemmeno te ne vergogni!”
“Eheh – rise maliziosamente Goku – pensala pure come vuoi, Vegeta. Ma Bulma non mi sembrava tanto ‘annoiata’… quella sera, anzi… direi che anche lei ha avuto la sua bella soddisfazione...” concluse Goku alzandosi a sua volta da terra e vergognandosi come un cane, per ciò che aveva affermato.
Vegeta sgranò gli occhi. Le sue orecchie non potevano aver sentito realmente le parole che quell’infimo sayan di terza classe gli aveva appena detto. Sentì dentro di sé una rabbia incontrollabile, che non aveva mai sentito prima, mai. La sua aura iniziò a crescere smisuratamente e il tutto si tradusse, di lì a pochi secondi, in una potentissima trasformazione in ssj.
Il principe scrutò l’avversario con due severissimi occhi celesti, dello stesso identico colore di quelli della SUA Bulma. Avrebbe voluto decisamente ucciderlo, Goku, in quel momento. In tutta risposta, il giovane sayan non sembrava per niente preoccupato e la cosa che fece arrabbiare Vegeta ancora di più, fu il sorrisetto di sfida che si vide rivolgere da quello che considerava oramai il suo ex amico, mentre, in tutta tranquillità, si trasformava in ssj di terzo livello.
A quel punto, con un tono che non lasciava trasparire nulla di buono, gli disse:
“Pensi che mi possa tirare indietro solo perché ti sei fatto venire i capelli lunghi? Non mi fai paura, Kaaroth, hai superato ogni limite sopportabile, con ciò che hai detto. E ora me la pagherai!”
“E tu pensi sarà così facile, Vegeta? Anche io ho voglia di fartela pagare per avermi colpito a tradimento, prima di andare a suicidarti inutilmente, contro Majin Bu” spiegò Goku in tutta tranquillità, schioccandosi pure le dita.
A quel punto Vegeta non ci vide più dalla rabbia e si fiondò sull’amico iniziando uno scontro al cui confronto, quello del giorno precedente poteva sembrare una passeggiata.
Mentre i due si scambiavano colpi assurdi, contornati da una violenza inaudita, l’odio di Vegeta nei confronti di Goku arrivò quasi al livello del sentimento che solo MajinVegeta era arrivato a provare verso il suo avversario. Il giovane sayan lo sapeva benissimo, che la forza, che il principe aveva inconsapevolmente rinchiusa dentro di sé, andava ben oltre ciò che gli stava mostrando in quel momento.
Voleva di più, Goku.
Voleva fargli raggiungere il limite e, per farlo, pensò che l’unico modo fosse di colpirlo nel suo punto debole: il suo orgoglio. Goku capì che gli sarebbe costato tantissimo dirgli che, anche con Bulma, come in tutto il resto, era arrivato prima di lui, ma in quel momento gli sembrò l’unica via da seguire, per raggiungere il suo obiettivo.
Mai più avrebbe immaginato che, poco prima di sbattergli in faccia la crudele realtà, Vegeta, il suo principe, una delle persone a cui Goku voleva più bene al mondo, gli avrebbe servito su un piatto d’argento la soluzione al suo più grande cruccio: quello di non volerlo umiliare.
Durante una breve pausa del combattimento, Vegeta lo guardò con due occhi pieni d’odio e lo provocò acidamente:
“Ѐ tutto qui quello che sai fare, eh Kaaroth? Mi deludi, pensavo che trasformato in ssj3 sarebbe stato difficile batterti… e invece, come vedi riesco a starti dietro lo stesso, forse perché in questo momento ti odio in un modo che tu non puoi nemmeno immaginare!”
“Perché? Perché mi odi, Vegeta? Dillo! Dillo che non puoi sopportare che io sia andato a letto con Bulma! Di’ che è quello il vero motivo per cui sei tanto arrabbiato con me. Lo sai benissimo anche tu, che ciò che ti dissi sei anni fa aveva tutt’altro significato, rispetto a ciò che hai pensato. Sai bene che non ti ho mentito. L’interpretazione di una semplice frase non può distruggere un’amicizia come la nostra, ma la rabbia per ciò che è successo anni fa sì. Per cui illuminami, Vegeta, dimmi realmente cosa ti dà più fastidio, che io sia stato con Bulma o che tutti l’abbiano saputo?” lo provocò ancora Goku interpretando una parte che proprio non gli si confaceva.
Vegeta si catapultò di nuovo su di lui con una furia pazzesca.
In meno di un minuto Goku gli aveva dato del bugiardo, ferito i suo orgoglio e, soprattutto, ricordato i due veri motivi che avevano provocato la sua rabbia.
Ma Vegeta non aveva inconsapevolmente mentito solo a Goku. Lo aveva fatto anche con se stesso quando si era negato la possibilità di risolvere immediatamente la questione che maggiormente lo infastidiva. Ora era giunto il momento di farlo e, a sua insaputa, ciò avrebbe portato alla piena soddisfazione di colui che, in quel momento, lui credeva fosse il suo peggior nemico.
In pochi istanti, Goku riuscì a bloccarlo incastonando il suo corpo in una roccia alla base di una delle montagne circostanti e, avvicinandosi, fissò i suoi occhi in quelli di lui, facendogli un sorrisetto molto, troppo malizioso, per i gusti del principe, che gli disse:
“Ti odio, maledetto! Ti odio perché, nonostante tu sia un idiota totale, un stupido guerriero di terza classe, oltre a tutto il resto, ti sei preso prima di me la parte migliore di Bulma e questo proprio non lo riesco a sopportare! Immaginare te che la baci… che assapori quelle sue labbra dannatissimamente… sensuali, mi fa uscire completamente di testa. Il resto non mi interessa: ciò che hai fatto tu con lei scommetto che non arriva nemmeno a un decimo di ciò che le faccio provare io, ma baciarla, Kaaroth… è questo che non sopporto e non ti perdonerò mai!”
A quel punto Goku si tolse il falso sorriso che aveva mantenuto fino a quel momento e si dipinse in volto lo sguardo più serio che Vegeta gli avesse mai visto fare e, dopo qualche secondo di riflessione gli disse:
“Io non ho mai baciato, Bulma. Mai, in tutta la mia vita. Non come intendi tu, per lo meno.”
“TI HO DETTO CHE NON DEVI MENTIRMIIIII!” urlò Vegeta liberandosi dalla roccia e trasformandosi all’istante in ssj3.
Come la prima volta in cui Goku l’aveva aiutato a diventare ssj, anche in quel momento il principe non si accorse della trasformazione e si buttò su colui che aveva contribuito a farlo diventare uno degli esseri più forti dell’Universo dicendo, questa volta, la pura e semplice verità.
Mentre tentava di parare calci e pugni fortissimi del principe, Goku sentiva dentro di sé una gioia immensa. Aveva raggiunto il suo scopo.
Ancora una volta il fine aveva giustificato il mezzo assurdo che lui si era scelto per ‘compiacere’ il suo principe.
Ancora una volta aveva dovuto interpretare la parte scomodissima di provocatore, ma alla fine il suo sforzo era stato premiato.
Ancora una volta lo scontro durò a lungo, così a lungo da provocare stupore e in tutti coloro che, a distanza di migliaia di chilometri, riuscivano a sentire le loro potentissime auree, compresa Bulma.
 
La donna, non appena il marito aveva raggiunto il massimo della sua potenza, non potè fare altro che prendere in mano il telefono e chiamare l’unica persona in grado di poterle spiegare cosa stesse succedendo. Dopo un paio di squilli fu proprio Gohan ad alzare il ricevitore e dire:
“Buonasera, Bulma. Non è un po’ tardi per essere ancora in piedi?”
“G-Gohah… anche per te è un po’ tardino… ma veramente speravo che fossi ancora sveglio… Io avrei… avrei bisogno di chiederti una cosa...” disse Bulma titubante e imbarazzata.
“In effetti stavo per andare a letto, ma poi ho sentito una cosa davvero interessante e sono uscito a guardare la Luna piena e a pensare… cosa volevi chiedermi?” domandò il ragazzo facendo un sorrisino un po’ troppo intrigante, per la sua età.
“Ecco… beh… ieri sera Vegeta mi ha insegnato a sentire la sua aura e…
“COSA? Davvero?” la interruppe Gohan stupito.
“Beh… sì… è stato davvero… davvero forte… Solo che adesso… non so come dire… io continuo a sentirla e… assomiglia a quella di tuo padre… ma… sì, insomma… quando è con tua madre… e si trasforma… in ssj… quindi ecco… non capisco… Cosa stanno facendo, quei due?” chiese Bulma con un tono che faceva trasparire il suo totale disagio.
“AHAHAHHA! Bulma! Sei uno spasso! Questa la devo raccontare a tutti, davvero! Soprattutto a Vegeta! Glielo devo proprio dire… AHAHHAHHHA” disse Gohan scoppiando in una fragorosa risata.
“MAMAMAMA! GOHAN!!! CHE HAI DA RIDERE? Mi stai prendendo in giro?” chiese la donna sempre più basita.
“Sì! Sei buffissima! Quando tornerà Vegeta, digli di spiegarti anche la differenza tra un’aura ssj mentre fa una certa cosa e mentre combatte, altrimenti AHAHAHA… chissà cosa vai a pensare! AHAHAHA” rispose il ragazzo continuando a ridere come un pazzo.
“Ah, quindi stanno… stanno combattendo? A quest’ora? Ma perché?” continuò Bulma con fare insistente.
“Tranquilla, Bulma. Stanno facendo pace, non ti preoccupare. Nessuno si farà male, vedrai. Buonanotte… hihihi…” disse Gohan chiudendo la telefonata senza lasciarle nemmeno il tempo di replicare.
“PRONTO? PRONTO, GOHAN? Ah… ma che insolente… vieni a chiedermi un altro costume per andare in giro a fare il buffone con la tua fidanzatina, vedi dove ti mando…” concluse Bulma riabbassando il ricevitore che ormai emetteva solo un vuoto TUTUTUTUTUTTU.
Mentre Bulma se ne andava a letto con tutta una serie di dubbi, che il giorno dopo Vegeta le avrebbe dovuto chiarire, molto, ma molto lontano, il principe stava creando una sfera di energia potentissima che avrebbe potuto distruggere mezzo sistema solare. Pochi istanti prima che la potesse lanciare, Goku piombò su di lui e, piazzandosi a pochi centimetri dal suo viso, lo bloccò dicendogli:
“Falla sparire, Vegeta. Quella non ce la faccio proprio a bloccarla. Sono sfinito. Mi hai sfinito. Piantiamola adesso, Ok?”
“Come? Non penserai mica che la faccia finita così, vero?” rispose il principe incredulo.
“Io credo proprio di sì, invece. Credo che tu ora non possa fare altro che perdonarmi, Vegeta. Non ti ho mentito, ho seguito la regola sayan che mi hai spiegato poco fa e infine, non lo dico per compiacerti, ma mi arrendo veramente, ‘sta volta. Mi hai battuto… e senza l’aiuto di Gohan.” spiegò Goku in tutta tranquillità, mantenendosi serissimo.
“COSA? Ma sei impazzito, per caso? Cosa diavolo stai dicendo?” chiese il principe che sembrava davvero stordito per ciò che si era appena sentito dire.
“Posso?” chiese Goku allungando una mano per infilarla nei lunghi capelli biondi che cadevano sulle spalle del principe.
“Hey, no… ma che diavolo stai…
Tentò di opporsi Vegeta ritraendosi, senza però riuscirci. Sentì che una piccola ciocca di capelli veniva trattenuta dalle dita del sayan e si guardò il braccio, per capire cosa stesse succedendo. Quando vide che Goku teneva in mano un ciuffo dorato di quelli che lui riconobbe essere i suoi capelli, si voltò verso il sayan che gli stava di fronte e, aprendo un sorrisetto maliziosissimo, gli disse:
“Kaaroth, sei uno stronzo, l’hai fatto di nuovo, vero?”
“No, Vegeta. Questa volta non ti ho mentito.” ripetè Goku con uno sguardo dolcissimo e sincero, tornando normale.
“Non hai mai baciato Bulma?” gli chiese Vegeta.
“No, non come pensi tu e comunque, non quella sera. È la verità. Pura e semplice. Tutto ciò che ti ho detto oggi è vero. Non ho mai mentito e mi dispiace se qualcosa ti ha ferito. Non era mia intenzione, ma dovevo trovare il modo di provocarti e credo di esserci riuscito, anche se poi sei stato tu a trovare il modo per arrabbiarti da solo. Ora per favore, fai sparire quella sfera, ok? E potresti anche tornare normale? Con quei capelli lunghi mi ricordi mio fratello e non mi vai molto a genio.” spiegò Goku seriamente, ma terminando il discorso con un sorriso dolcissimo.
A quel punto Vegeta fece sparire la sfera e riacquisì immediatamente i tipici tratti sayan. Abbassò lo sguardo pensieroso per poi scuotere leggermente la testa e finalmente trovare le parole giuste da pronunciare. Si schiarì la voce e, rialzando il viso per fissare i suo occhi in quelli del suo migliore amico, gli disse:
“Kaaroth… io… non so cosa dire… Non pensavo che potessi trovare il modo per regalarmi l’infinito piacere di trasformarmi in un ssj di terzo livello. Mi sento così… così forte e sto così… bene. Ma perché? Perché l’hai fatto?”
A quelle parole, Goku lo guardò seriamente e gli mise le mani sulle spalle per poi dirgli:
“Vegeta, tu sei il mio principe. Il principe del mio popolo. Io vorrei soltanto essere degno di essere ancora chiamato sayan. Vorrei che TU mi considerassi ancora un sayan. Ho fatto tutto questo perché hai detto che il modo per farsi perdonare era quello di ‘compiacere’ il sayan che aveva subito il torto. Beh, l’ho fatto. Forse il mio concetto di ‘piacere’ è un po’ egoistico, ma in fondo, credo di tenere al mio fondo schiena almeno quanto tu tieni al tuo. O sbaglio?”
“Sei un idiota” gli rispose Vegeta facendogli un sorriso.
“Eheh, mi dispiace, ma non potevo permettere a me stesso di cadere così in basso e di chiederti di perdonarmi in quel modo assurdo. Ho preferito renderti partecipe delle tue vere capacità. Penso che tu ora abbia la certezza che sei tu, il migliore fra noi due.” concluse Goku corrispondendogli, ancora una volta il sorriso.
Vegeta rimase in silenzio.
Ma quanto lo aveva insultato negli ultimi due giorni? Quanti brutti pensieri aveva fatto su quel sayan?
Goku si era dimostrato molto più intelligente, forte e maturo di quanto avesse dato a vedere a tutti quanti.
Il principe capì che era decisamente giunto il momento di perdonarlo. In fondo le bugie che Goku gli aveva detto erano state rimpiazzate da verità ben più difficili da raccontare, ma c’era ancora un’ultima precisazione da fare. Ora, come la prima volta, Vegeta guardò l’amico negli occhi e gli disse:
“Comunque, tanto per chiarire, sono io che non sarei caduto così in basso da accettare le tue scuse in quel modo. Ѐ chiaro, sayan?”   
Goku abbassò mestamente le braccia, riportandosele lungo i fianchi. Fece cenno di sì con la testa per poi abbassare lo sguardo e chiedere timidamente:
“Vegeta? Mi hai perdonato?”
Il principe in tutta risposta fece uno sbadiglio, si stiracchiò gambe e braccia e gli rispose con estrema indifferenza:
“Kaaroth, sono stanco. Andiamo a dormire? Ho proprio voglia di andare a letto. Tu no?”
“TSK, letto! Il sacco a pelo di Gohan lo chiami letto?” chiese Goku a cui sembra essere tornato improvvisamente il buonumore.
“Guarda che in passato ho dormito in posti che farebbero schifo anche ai topi. Odio dormire senza Bulma, ma stasera, non so perchè, sono felice di dividere la tenda con te. Sono secoli che non dormo più con mio fratello.” esclamò Vegeta facendogli contemporaneamente un sorriso bellissimo.
“Fra-fratello? Hai detto fratello?” chiese Goku il cui cuore stava per saltare fuori dal petto dalla gioia.
“Certo, fratello. Sempre meglio dell’idea di averti come amante. Bulma non me lo perdonerebbe mai, per non contare il fatto che ora sa riconoscere entrambe le nostre auree. Chissà cosa penserebbe se le sent… Oh noooo!” si bloccò il sayan portandosi entrambe le mani ai lati di una bocca spalancata.
“Che c’è Vegeta? Qualcosa non va?”
“Non le ho spiegato la differenza tra un’aura ssj durante un combattimento o… o… UGH… altro….” disse Vegeta deglutendo il niente e diventando pallido come un cencio.
“Cioè, vuoi dire che… che… hihihihihi… che forza! Chissà cos’ha pensato! Avrei tanto voluto vederla, la sua faccia, quando ci ha sentito entrambi trasformati in ssj3… A quest’ora di sera!!! Potremmo farle uno scherzo, quando torniamo! Sai che facciamo? Ci presentiamo da lei, tu con i capelli lunghi e biondi e io così, normale. Poi le diciamo che non solo abbiamo fatto pace, ma abbiamo anche capito di volerci molto, ma molto bene e che…
“STOOOOP! Kaaroth, bloccati immediatamente, chiaro! So dove vuoi andare a parare e la piega che ha preso la tua storiella non mi piace affatto, sai?” lo interruppe Vegeta con tono minaccioso.
“Non ti piace? E perché? Non è divertente?” chiese Goku tornando ad assumere il tono irrito-innocente che tanto infastidiva il principe.
“Così come lo racconti tu, io dovrei fare la parte della femminuccia, o sbaglio?” chiese Vegeta con tono sempre più acido.
“E no… non sbagli, ma è solo per un minuto e poi tu sei più credibile come ‘moglie’… scusa, sei più basso di me… eh!” spiegò Goku tranquillamente, come se la sua proposta fosse la cosa più normale del mondo.
“Mi stai prendendo per il culo?” chiese Vegeta alzando un sopracciglio perplesso.
“Cosa? Ma no! Ma è per finta, non mi interessa affatto il tuo… ehm…
“Kaaroth! Piantala ok? Volevo dire se mi stavi prendendo in giro… Fidati, è meglio andare a dormire, ora. I bambini della tua età a quest’ora sono già a letto da un bel po’, sai?” lo interruppe di nuovo l’amico circondandogli le spalle con un braccio e accompagnandolo verso la tenda.
“Dici, Vegeta? E lo scherzo? Sarebbe stato divertente, non credi?” chiese il giovane sayan confuso.
“Ok, ok… domani ci pensiamo, va bene?” lo assecondò il principe ridendo tra sé e sé, per come si era conclusa la serata.
 
I due si infilarono nella tenda e, da buoni sayan, si spogliarono completamente prima d’intrufolarsi ognuno nel rispettivo sacco a pelo.
Una volta sdraiati, uno a fianco all’altro, entrambi con una mano sotto la testa per mantenere il capo leggermente sollevato, Goku fece un sospiro e disse:
“Che bella serata, vero, Vegeta?”
“Già. Credo sarà difficile da scordare, come ieri sera. Sai, è stato incredibile, unire la mia au..
“No, Vegeta. Non devi dirmelo. Prima quando te l’ho chiesto era solo un modo per provocarti. Non intendevo saperlo veramente!” lo interruppe Goku voltando la testa leggermente verso di lui.
“No… per favore… voglio, voglio davvero che tu lo sappia. Non voglio metterti in imbarazzo, sai che non lo farei mai parlandoti di ciò che faccio con Bulma, ma questa cosa la devi davvero sapere. Ti ricordi quando eravamo Vegeku? Non mi sono mai sentito così forte. Stasera non ci sono andato nemmeno vicino a come mi sentivo quel giorno. Ieri sera, far conoscere a Bulma il nostro mondo mi ha fatto sentire… perfetto”
“Credo che anche Bulma si sia sentita così… Chichi non ha voluto nemmeno provare. Dice che non ha la minima intenzione di sapere cosa combinate tu e Bulma, visto che per tutto il tempo che è vissuta da voi, non vi ha mai sentiti. Ha detto che non vuole iniziare proprio adesso e soprattutto dice che le verrebbe un colpo nel sapere quando Gohan andrà a letto per la prima volta con Videl” spiegò Goku facendo lo stesso broncino della sera precedente.
“Eheh, gli dovrò insegnare ad azzerare l’aura, la prima volta che starà con Videl… Anzi, sai cosa ti dico? Penso sia meglio che glielo insegni tu, in fondo Gohan è tuo figlio. Io gli ho già spiegato abbastanza. Sai, volevo evitargli di finire a letto con qualche ragazzina più grande per farsi ‘spiegare’ come funziona la faccenda sesso” disse Vegeta voltandosi a sua volta e sghignazzando come un bambino.
“Mi stai prendendo in giro, Vegeta?” chiese Goku sentendosi inevitabilmente tirato in causa.
“’notte Kaaroth...” concluse Vegeta sogghignando e voltandosi dall’altra parte per non farsi vedere.
“Ok, ho capito. ‘Notte, Vegeta e grazie, di avermi perdonato”
“Dì ancora una volta che assomiglio a tuo fratello e giuro che ti uccido.”
“Ok…”
‘Ti voglio bene, Kaaroth’ fu l’unico pensiero che passò per la mente di Vegeta, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.






NA: Per chi non l'avesse letto, nel primo racconto di questa saga c'era un capitolo intitolato 'il fine giustifica i mezzi' in cui Goku provoca Vegeta facendolo trasformare in ssj, per la prima volta. In quel caso, però, la provocazione era fondata su una bugia, mentre in questo nuovo capitolo, il sayan ha voluto dire la pura e semplice verità.
 
 

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Capitolo 10
*** Baba e Bimbi ***









Baba e bimbi






Il mattino seguente, mentre Goku e Vegeta si svegliavano nella simpatica tendina in cui avevano trascorso una delle più tranquille notti che si ricordassero, Trunks riapriva gli occhi sul secondo giorno lontano da casa, stiracchiandosi al limite delle possibilità umane, come solo un bambino sa fare.
Aprì gli occhi cercando di capire se il cielo, al di là della fitta vegetazione sopra di lui, fosse sereno o nuvoloso. La cosa era di poca importanza: niente pioggia; mattinata perfetta per bigiare scuola con Goten, che ancora dormiva pacifico a fianco a lui.
Il giorno precedente era trascorso in un modo fantastico. Aura azzerata, allenamenti con Goten in un bosco lontano da tutto e da tutti, pesca in un fiumiciattolo che scendeva lento da chissà quale delle montagne circostanti, bagno, tuffi, giochi. Un paradiso idilliaco. Nessuno era ancora riuscito a trovarli e la cosa aveva dato loro non poca soddisfazione. Gli insegnamenti di Vegeta per azzerare l’aura, per un tempo relativamente lungo, avevano perfettamente funzionato.
 
Trunks si mise seduto a riflettere sul da farsi, ma, dopo alcuni minuti in cui si era reso conto di essere circondato da uno strano, assoluto, quanto improbabile silenzio, udì delle voci provenire da un punto imprecisato della boscaglia. Spaventato dalla possibilità di essere scoperto, il bambino si affrettò a svegliare l’amichetto, per riuscire a trovare velocemente un nascondiglio.
“Goten, c’è qualcuno, vieni… mettiamoci su quella pianta… Tieni l’aura a zero e stai zitto, ok?” gli disse non appena vide i vispi occhietti neri di Goten rimostrare al mondo la loro vivacità.
I due si acquattarono sopra l’albero rimanendo in silenzio assoluto. Si stupirono molto nel vedere che la voce che avevano riconosciuto appartenesse davvero a C18.
“…avranno azzerato l’aura per non farsi trovare…” stava dicendo la cyborg al suo interlocutore.
C’erano parecchie cose strane, in tutta quella situazione e, appena C18 si allontanò, Goten non poté fare a meno di farlo notare all’amico, che sembrava davvero pensieroso e gli disse:
“Trunks, perché C18 è in giro con C17 e non con Crillin?”
“Cosa vuoi che ne sappia io? Sarà a casa a curare quella poppante di Marron, no?” rispose l’amichetto scocciato.
"Cosa facciamo, Trunks? Ci stanno cercando tutti e addirittura C18 sembrava molto, ma molto arrabbiata. Pensi che anche i nostri genitori ci stiano cercando? Eh, Trunks?" chiese il più piccolo visibilmente spaventato.
"Cosa vuoi che ne sappia? Certo la cosa è parecchio strana..." rispose Trunks tirando fuori la parte del suo carattere più simile a quella di suo padre.
"In che senso?" chiese il piccoletto un po' stranito.
"Va bene che C18 e suo fratello sono cyborg e comunque non avremmo potuto sentire la loro aura, ma se gli altri fossero arrabbiati, non dovremmo comunque percepirli?" domandò il più grande più a se stesso che a Goten.
"Ma forse con la navicella abbiamo viaggiato tanto e ora gli altri sono lontani..." ipotizzò Goten non troppo convinto.
"Già, forse... Senti, sai che facciamo? Andiamo a cercare la città più vicina e ci andiamo a mangiare un gelato. Ok? La navicella l'ho rimessa nella capsula. Che dici? Volo o piedi?" chiese Trunks mostrando una totale indifferenza verso il problema delle auree precedentemente sollevato.
"Andiamo in volo? Io ho fame!" rispose il più piccolo strafregandosene dello stesso problema.
"Ok, aura al minimo, mi raccomando."
"Ok"
I due piccoli sayan si alzarono in volo diretti verso la città poco distante da quel bosco, che aveva accolto il loro atterraggio, due giorni prima. Mai più avrebbero potuto immaginare cosa avrebbero dovuto affrontare, di lì a poco.
Arrivati alle porte di quella che pensavano essere una città sconosciuta, si resero presto conto che, molto probabilmente, erano finiti in un incubo: un enorme cartellone completamente distrutto, riportava il nome della città.
"Ci-cit-città d-del N-no-nord? – lesse stentatamente Trunks - Ma che diavolo significa? Siamo stati via due sole notti e i nostri genitori hanno distrutto mezza città per trovarci? Ma sono pazzi?"
"E se Majin Bu è tornato cattivo e ha ucciso tutti e distrutto tutto?" chiese Goten riempiendosi gli occhi di lacrime.
"Non metterti a piangere sai? I sayan non piangono mai, davanti ad altri sayan. Io non la sento nemmeno... l'aura di Majin Bu. Vieni, andiamo verso casa mia. Voglio capire cos'é successo. And...
"Hey, voi due! Dico a voi ragazzini!" una voce molto nota interruppe improvvisamente la loro nuova missione. I due bambini deglutirono il terrore che pervase il loro corpo e non ebbero nemmeno il coraggio di voltarsi. Sentirono i passi e l'aura inconfondibile di quel sayan, che li aveva letteralmente beccati, girare intorno a loro e portarsi di fronte ai musi lunghi e gli sguardi bassi dei due bambini. La prima cosa che videro, furono gli stivali e parte della tuta arancione e, senza riuscire a muovere un muscolo e in parte trattenendo il respiro, solo Goten riuscì a balbettare:
"G-Gohan..."
 
Nello stesso momento in cui i due bambini venivano finalmente rintracciati alle porte della Città del Nord, Goku e Vegeta atterravano in tutta tranquillità davanti alla casa di Baba. Di fronte all’ingresso c’era la solita coda di uomini, più o meno muscolosi, che aspettavano il loro turno per poter affrontare i cinque guerrieri che la maga ancora proponeva di battere, in cambio delle sue ‘prestazioni’ di chiaroveggenza.
“Che fanno tutti questi idioti qui in coda, Kaaroth?” chiese Vegeta sogghignando divertito.
“Oh, aspettano di affrontare i cinque guerrieri potentissimi di Baba, per farsi prevedere il futuro” spiegò Goku in tutta tranquillità.
“Beh, per predire il loro futuro non c’è mica bisogno di disturbare Baba… Li vado ad informare io che o spariscono o li faccio sparire…”
“Vegeta! Fai il bravo, non c’è bisogno di scaldarsi tanto, eh! Basta andare dal primo della fila e farsi passare per due dei combattenti arrivati in ritardo al ‘lavoro’. Vedrai che spariscono tutti in un secondo”
Cinque minuti dopo i due furono raggiunti sull’uscio di casa dalla piccola maga che, tutta scocciata disse loro:
C’era bisogno di farli scappare tutti in quel modo?
Così non ci guadagno nemmeno un soldo!
Anche se i miei guerrieri non dovrete affrontare,
Un pegno per la mia consulenza dovete lo stesso pagare.
Un bacino ciascuno mi dovete dare
Vedete voi chi deve cominciare”

“Eh? Ma sei impazzita, Baba? Ma come parli? E cos’è questa storia del bacino? Dove sono finiti i tuoi guerrieri?” chiese Goku facendo la faccia più perplessa che potesse mostrare.
Ora parlo in rima,
non più come prima.
I miei guerrieri sono per i comuni mortali,
mica per i sayan che non temono rivali”

“Senti, maga da strapazzo, guarda che non abbiamo tempo da perdere. Stiamo cercando i nostri figli, quindi vedi di parlare e dicci dove diavolo sono finiti, prima che ti infili in quella sfera che ti porti sotto le chiappe, è chiaro?” la minacciò Vegeta con tono acidissimo.
“Niente bacino,
niente bambino...”
rispose semplicemente la maga facendogli un sorrisetto malizioso con quei quattro denti che ancora le rimanevano in bocca.
“Eddai Vegeta! Cosa vuoi che sia un bacetto. In fondo è una tenera vecchietta, no?” disse Goku a cui tutta quella storia stava facendo venire da ridere in un modo indicibile.
Di tutt’altro umore era Vegeta che, braccia conserte e sguardo truce gli rispose:
“Senti un po’, furbetto. Chi è quello che, quando eravamo sul pianeta dei Kaio Shin, ha barattato la salvezza dell’intero Universo con una foto di MIA moglie? Ora come minimo, tocca a te sbaciucchiarti ‘sta vecchia pazza. Avanti, su! In fondo, come hai detto tu, è solo una tenera vecchietta, no?”
“E va bene!” disse Goku avvicinandosi alla donnetta e stampandole un bacino innocente sulla guancia sinistra.
“Grazie, caro, sei proprio carino,
ora manca solo il bacino del principino”
disse Baba porgendo la guancia destra verso Vegeta.
“Ah, che schifo, ma guarda cosa mi tocca fare!” disse Vegeta avvicinandosi a sua volta per assecondare l’assurdo desiderio della donnetta.
Mai più avrebbe pensato che il corpo di quella creatura così piccola, minuta e indifesa, contenesse in realtà l’animo di una ninfomane arrapatissima. Non appena le fu sufficientemente vicino, Baba gli prese il viso tra le mani rugose e ossute e lo baciò con molta passione sulla bocca, sotto gli occhi allibiti di Goku e la totale incredulità dello stesso principe che, appena riuscì a realizzare che la vecchia aveva intenzione di intrufolare anche la sua disgustosa lingua tra le sue labbra, non potè fare altro che respingerla con forza, facendola volare a metri di distanza.
Vegeta, disgustato, si mise a pulirsi la bocca passando velocemente, più e più volte, il dorso della mano guantata, sputacchiando di tanto in tanto e imprecando contro la donnetta che, riuscendo finalmente a rialzarsi aiutata da Goku, gli disse:
“Ѐ stato bellissimo, Vegeta
Hai le labbra come la seta
Ѐ fortunata tua mo…

“BASTA! NON.OSARE.DIRE.UN’ALTRA.SOLA.PAROLA! Dicci dove sono i bambini prima che ti uccida, vecchia pazza!” la interruppe Vegeta prima di sentire la simpatica rima che Baba aveva in mente di fare con moglie.
Ok, Ok. La mia sfera devo consultare
Perché una risposta io vi possa dare…”

“E consultala alla svelta che non ho più tempo da perdere, qui con te… vecchia psicopatica… Tale e quale a quel vecchio maniaco di suo fratello…” continuò Vegeta terminando la frase borbottando tra sé e sé.
Baba scrutò per alcuni secondi all’interno della sua sfera magica, facendo di tanto in tanto delle strane facce, molto, ma molto perplesse. Dopo alcuni minuti, alzò lo sguardo per incrociare quello dei due sayan che aspettavano con ansia una sua risposta e, dopo un profondo respiro, disse loro:  
Se la risposta volete trovare
Al palazzo del Supremo dovete tornare.
Presto o tardi non ha importanza,
I bambini troverete, in una certa stanza.
Stanno bene, non vi preoccupate,
sono sempre sayan, non vi ricordate?
Fate buon viaggio e ascoltate la vostra maga,
gli amici sono per sempre, è la legge di questa saga!”

“Ok… è impazzita…” disse Goku all’orecchio di Vegeta, per non farsi sentire dalla maga.
“Già” sussurrò il principe tra i denti, per poi continuare, rivolgendosi alla vecchietta: “Dì un po’, Baba… Non è che per caso potresti controllare meglio? Siamo già stati da Dende, nella stanza dello Spirito e del Tempo non c’erano. Quindi mi spieghi in quale altra stanza dovrebbero essere?”
Goku sa di cosa sto parlando,
Sei tu che il tempo stai solo perdendo.
Tornate da Popo e lui vi spiegherà,
così la tua mente si illuminerà”

“Kaaroth, di cosa sta parlando? Ha detto che tu sai di un’altra stanza. Ѐ così?” chiese allora Vegeta rivolgendosi a un Goku pensierosissimo.
“AH! Ma certo! Ho capito! Grazie, Baba, sei un tesoro! Andiamo Vegeta, dobbiamo tornare da Dende!” esclamò il sayan allegrissimo battendosi con un pugno il palmo dell’altra mano, come se avesse risolto il più difficile dei dilemmi.
Vegeta mise una mano sulla spalla di Goku che, prima di sparire con il teletrasporto, fece un mezzo sorriso di gratitudine alla maga la quale, in tutta risposta, fece l’occhiolino a Vegeta e gli disse pure:
“Torna a trovarmi, ‘Geta”
Al sayan passò un brivido di paura per la schiena. Il solo immaginarsi un altro incontro ravvicinato con quella sottospecie di essere vivente, gli fece passare i due minuti più brutti della sua intera esistenza. Si voltò verso Goku, che stava sghignazzando allegro e gli disse secco:
“NON.DIRE.UNA.SOLA.PAROLA. Chiaro?”
“Come vuoi… ’Geta… hihihihi”
“Vuoi che ti disintegri?”
“Questa la devo raccontare a Bulma…”
“Se lo fai sei morto.”
“Ciao Baba, a presto.” concluse Goku sparendo dalla vista della vecchietta e portandosi dietro, con grande dispiacere di Baba, anche il principe.
I due comparvero, pochi istanti dopo, proprio alle spalle di Popo, che era intento ad innaffiare le bellissime rose del giardino del palazzo. Il simpatico aiutante di Dende, senza nemmeno voltarsi gli disse:
“Buongiorno. Siete di nuovo qui per i bambini?”
“Popo, ci servono le chiavi, quelle della stanza del Viaggio nel Tempo. Ce le dai per favore?” chiese Goku in modo molto cortese.
“COSA? La stanza del Viaggio nel Tempo? Ma che significa, Kaaroth?” chiese Vegeta realizzando, solo in quel momento, che i bambini, questa volta, l’avevano combinata davvero grossa.
“La stanza del Viaggio nel Tempo. Ѐ molto tempo che nessuno ci entra. L’ultima volta furono Crillin, Yamko e Tensing. I bambini non sono entrati là, ne sono certo.” spiegò pacificamente Popo voltandosi verso di loro e tirando fuori dalla tasca le chiavi della famosa stanza. Poi proseguì: “Ma se volete dare un’occhiata, sono a vostra completa disposizione.”
“Sì, lo sappiamo che non sono lì, ma dobbiamo andarci io e Vegeta, per cercare in quale epoca sono finiti. Sai la navicella con cui era arrivato Cell dal futuro? Temo che i bambini l’abbiano presa e si trovino ora in qualche epoca, passata o futura… Possiamo andare a controllare? Eh, Popo? Per favore!” insistette Goku.
“Ma certo, venite. Volete mangiare qualcosa prima di intraprendere il viaggio?” chiese Popo con la sua solita flemma.
“Ma veramente… come idea non sarebbe male, tu che dici, Vegeta? Ti va? Guarda che Popo cucina bene quasi come Chichi, sai?” disse Goku facendo pure il gomitino a Vegeta.
“Sì, sì, va bene, così mi spiegate un po’ come funziona, questa stanza del Viaggio nel Tempo. Andiamo.” rispose il principe al quale stava già irrimediabilmente brontolando lo stomaco.
 
“G-Gohan” aveva balbettato Goten riconoscendo l’aura del fratello che stava proprio davanti a lui.
"Gohan? E tu come sai il mio nome? E soprattutto, come hai fatto a riconoscermi, senza nemmeno alzare lo sguar... Papá? E… T-Truunks? Ma cosa diavolo sta succedendo qui?" chiese stranito Gohan non appena il bambino aveva alzato la testa per poter guardare in volto colui che era sicuro fosse suo fratello.
A quel punto anche Trunks rialzò lo sguardo sentendo chiamare il suo nome in un modo troppo sorpreso, perché potesse essere proprio Gohan ad averlo pronunciato.
"Papááá? Ma, Gohan, cosa dici? Sono io! Sono Goten! Senti? Non riconosci la mia aura?" disse il bambino aumentandola all'improvviso per farsi riconoscere.
"E io é sicuro che sono Trunks... senti? Avevamo solo azzerato l'aura... non volevamo che ci trovaste..." disse incrementando notevolmente l'aura, per fargli capire che non stava mentendo.
Sul volto di Gohan apparve l'espressione più scioccata che i due bambini gli avessero mai visto fare. Deglutì l'aria per riuscire finalmente a formulare la domanda che avrebbe gettato i due piccoli nel più totale sconforto. Gohan inspirò  profondamente e chiese:
"Siete... siete sayan?"
"Cosa? Ma sei scemo, Gohan? Prima mi scambi per papà e ora mi chiedi se sono un sayan? Ma cos'hai bevuto al matrimonio di Bulma e Vegeta?" gli chiese Goten ormai in balia della confusione più totale.
"Matrimonio?" chiese Gohan scuotendo la testa sempre più confuso. Poi, sentendo delle esplosioni provenienti dall'altra parte della città, guardò severamente i due piccoli sayan e disse:
"Venite con me. Andiamo alla Capsule Corp. Lì chiariremo questa faccenda. Qui è pericoloso."
"Pericoloso? Pericoloso è se torniamo a casa e mio padre ci trova..." disse Trunks non spostandosi di un millimetro.
Il ragazzo sgranò gli occhi ancora di più di quanto non li avesse già fatti uscire dalle orbite. Poi, all'ennesima esplosione, si abbassò per poterli guardare entrambi negli occhi e gli disse:
"Trunks, Goten. Se siete veramente sayan, e so che lo siete, è meglio che azzeriate l'aura e veniate con me. Dobbiamo capire cosa sta succedendo qui. Fidatevi di me, seguitemi."
Senza aggiungere altro, il ragazzo sgattaiolò fra le rovine di quella città disabitata e distrutta da chissà quale cataclisma fino alla soglia di quella che, solo una volta, poteva essere chiamata casa Brief.
 
Nello stesso momento in cui Goku e Vegeta varcavano la porta della stanza del Viaggio nel Tempo, Gohan entrava in casa gridando:
"Bulma! Sono tornato. Puoi venire per favore? Devi assolutamente vedere chi ho trovato in giro. Vieni?"
"Chi hai trovato, Goh...
La voce di Bulma si interruppe all'istante, nello stesso momento in cui, mettendo piede nell'atrio di casa, vide suo figlio a fianco a quello che sembrava la versione bambina di colui che, per anni, era stato il suo migliore amico: Goku.
La donna era visibilmente sotto shock e lo fu ancora di più quando si sentì dire da Trunks, che ancora non aveva avuto il coraggio di guardarla:
"Scusa, mamma... non volevamo scappare dal matrimonio. Ci dispiace tanto!"
"Ma-matrimonio? Di cosa sta parlando, Gohan?" balbettò la donna esterrefatta.
"Ah, non lo so. Il piccolino sostiene di essere mio fratello e lui dice di chiamarsi Trunks e indovina un po'? A quanto pare questi due piccolini sono sayan!" spiegò Gohan gettandola nel più totale sconforto.
"S-sayaan? E lui mi ha chiamato mamma? Come può essere… T-Trunks?" chiese la donna alzando di almeno dieci decibel il tono di voce dallo sconcerto.
“Sì? Mamma? Mi hai chiamato?” chiese una voce sempre più vicina proveniente dalle scale che portavano al piano superiore.
“No… cioè… sì… Puoi scendere un attimo, per favore? Questa la devi proprio vedere!” esclamò la donna incorniciandosi il viso con entrambe le mani, come per cercare di trattenere lo stupore.
In tutto questo i bambini continuavano a guardarsi di sottecchi. Non avevano ancora capito in quale paradossale situazione si erano cacciati. Trunks stava pensando a quale punizione avrebbe dovuto scontare e Goten… beh… stava pensando ancora al suo gelato mancato e al suo stomaco brontolante.
“E questi chi sono?” chiese la voce di un giovane ragazzo che i due non riuscirono a riconoscere.
“Beh, caro, il piccolino dai capelli neri sembra la versione rimpicciolita di Goku… Fidati, te lo dice una che l’ha conosciuto. L’altro… credo… credo che… sia… ehm… tu…” spiegò Bulma non credendo lei stessa alle parole che stava pronunciando.
A quel punto, finalmente, i due bambini riuscirono ad alzare lo sguardo e, mentre Goten fissò il suo in quello del guerriero che era sicuro fosse suo fratello, Trunks si trovò letteralmente catapultato in un mondo del tutto inatteso e, a causa della forte emozione e della mancanza di una spiegazione logica a ciò che aveva davanti, cadde a terra svenuto.





 

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Capitolo 11
*** Viaggio nel mondo Mirai ***










Viaggio nel mondo Mirai




“Allora avete capito bene le regole del viaggio nel tempo? Come vi ho detto, io sono sicuro che i bambini non siano nel passato. Essendo così piccoli non potevano sapere che gli eventi del passato non vanno minimamente modificati. Avremmo già visto le conseguenze, nel nostro tempo. Quindi ora rimarrete in questa stanza e potrete ‘consultare’ molto velocemente tutti i fatti che si stanno svolgendo nei diversi futuri, alla Capsule Corp. Quando troverete il futuro giusto e l’anno giusto, potrete osservare per qualche minuto i bambini, per vedere se stanno bene. Poi tutto svanirà e vi ritroverete qui. Avete capito bene?” spiegò di nuovo Popo con estrema calma ai due sayan che, interessatissimi, ascoltavano per la seconda volta la stessa spiegazione.
“Sì, Popo, abbiamo capito. Possiamo andare ora?” chiese Vegeta impaziente di trovare finalmente suo figlio.
Popo si congedò e chiuse dietro di sé la porta a chiave. La stanza divenne completamente buia e i due si trovarono a fluttuare come in uno spazio senza confini e senza tempo. Davanti a loro cominciarono ad apparire immagini sparse di futuri incredibili, in universi paralleli fino a quando, ad un tratto, Vegeta afferrò il braccio dell’amico, richiamando la sua attenzione su un’immagine in particolare. Ciò che videro in quei pochi minuti, che ad entrambi sembrarono ore, li rassicurò e, in parte, li rattristò profondamente.
I due sayan, videro Trunks che veniva adagiato sul divano di casa e coperto con il vecchissimo plaid che Vegeta conosceva benissimo e che giaceva di norma sulla spalliera. Lo videro riaversi da quello che sembrava essere stato un terribile shock e, quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, i due sayan riuscirono a notare che erano dello stesso identico color ghiaccio di quelli della donna che, fino al suo risveglio, si era presa cura di lui.
“Bulma...” riuscì a dire Vegeta prima che l’immagine svanisse completamente e i due sayan cadessero svenuti sul pavimento della stanza.
 
“Hey? Piccolino, stai bene?” chiese la donna con la dolcezza che solo una madre può mostrare, accarezzandogli delicatamente i capelli color glicine.
“M-mamma? Io… non… non capisco…” sospirò il piccolo sayan confuso.
“Ti va se cerchiamo di venire a capo di questa faccenda? Eh, piccolo sayan?” domandò lei mantenendosi calmissima.
“S-sì… credo di sì”
“Avrai fame, immagino. Il tuo amichetto è già al quarto gelato. Credo sia veramente il figlio di Goku, come dice di essere.” disse lei con un sorriso.
“Sì… un po’… posso… posso avere dell’acqua, prima, per favore?” chiese timidamente il bimbetto con una cortesia che la donna conosceva benissimo.
“Ma certo! Ti va di metterti seduto? Ora arriva mio figlio e ti porta l’acqua il gelato e anche dei biscotti che ho fatto io, proprio stamattina. Ok?”
“S-sì” disse il bambino sedendosi stranamente sul bordo del divano, come se quello non fosse il SUO, divano.
Quando arrivò il ragazzo con i rifornimenti, Trunks lo guardò e, impaurito, si avvicinò a quella che pensava essere sua madre, anche se, di come lui se la ricordava, su quella donna era rimasto ben poco.
Trunks aveva sentito il suo profumo, la sua voce, le sue carezze e tanto bastava, per fidarsi di lei. Non poteva essersi sbagliato e il desiderio di capire cosa le fosse successo in quei due giorni in cui lui era stato lontano da casa, si concretizzò con un'unica innocente domanda:
“Mamma… cosa… chi è lui?”
La donna lo strinse a sé. Gli voleva bene, era sempre suo figlio quel piccolo sayan che si era stretto a lei pur vedendola così diversa da come era abituato a vederla solitamente. Fece un sospiro e, con molta calma, gli disse:
“Beh… vedi… Trunks… lui si chiama come te ed effettivamente è… come te… un sayan. Anzi, per meglio dire… lui è proprio te, da grande. Tu hai sette anni, giusto? Vedi… lui ne ha quindici… esattamente otto più di te. Sai questo cosa significa, Trunks?”
Il bambino aveva preso con non poco timore il bicchiere d’acqua dalle mani del ragazzo che gliel’aveva portato e lo bevve tutto d’un sorso, con la mano tremolante.
Poi, tenendo il bicchiere tra le mani e fissandolo come smarrito, disse:
“Significa… che… che tu non sei la mia mamma?”
“No… cioè… sì… Ѐ complicato per me… figuriamoci per voi due bambini… Facciamo un passo alla volta, ok?”
“Sì” rispose solo Trunks senza alzare lo sguardo. Il se stesso adulto lo metteva troppo a disagio per riuscire a rilassarsi completamente. Il piccolo principe riuscì a calmarsi solo leggermente quando il ragazzo, capendo la difficoltà del se stesso bambino, gli porse il gelato a cui aveva accuratamente tolto l’incarto e gli disse:
“Ti conviene mangiarlo, sai? O ci penserà il tuo amichetto! Assaggialo, è buono!”
I due Trunks si misero a mangiare lo stesso identico gelato, dello stesso identico gusto, leccandolo nella stessa identica maniera. La cosa fece sorridere Bulma e Gohan a cui sembrava di vedere un bambino che mangiava il gelato specchiandosi contemporaneamente in uno specchio deformante, dove la deformità era data dalla differenza di età.
Bulma raccolse un po’ le idee che si era fatta e continuò:
“Trunks, come siete arrivati in città?”
“Abbiamo volato dal bosco, fino a qui.” rispose lui continuando a gustare il suo gelato.
“Avete passato la notte nel bosco?”
“Sì, due notti”
“E come ci siete arrivati lì?”
“Abbiamo… abbiamo preso la navicella che era nella capsula… in laboratorio…” spiegò lui un po’ titubante, sapendo di aver fatto una monellata.
“Oh. Capisco… e ce l’hai ancora con te, quella capsula?” chiese lei speranzosa.
“Sì… sì, eccola” disse il bambino tirandola fuori dalla tasca dei pantaloni.
La donna prese in mano il piccolo oggetto che le era stato affidato e lo guardò attentamente. Oltre alla scritta Capsule, il piccolo cilindro di colore verde riportava un’altra dicitura: ‘Hope’.
La strinse forte nella mano. Poi allungò un braccio dietro la spalliera del divano e prese dal tavolino retrostante un foglio di carta stropicciato e macchiato in più punti di quello che sembrava essere caffè e proseguì:
“Trunks, la navicella dentro questa capsula è per caso fatta così?”
Trunks prese il disegno che la donna lo stava invitando a consultare e rispose timidamente:
“S-sì… è questa”
A quel punto la donna alzò lo sguardo smarrito alla ricerca di quello dei due ragazzi che lei considerava ormai entrambi suoi figli. Gohan capì dallo sguardo, che la donna era visibilmente scossa e si trovava ormai in uno stato di totale confusione mentale, come tutti del resto e capì che, molto probabilmente, dovevano approfondire le conoscenze sulla vita dei bambini. Prendendo in mano la situazione, Gohan si avvicinò a quello che diceva di essere suo fratellino, si accovacciò davanti a lui e gli disse:
“Goten… ci vuoi aiutare anche tu a risolvere questo puzzle? Ti piacciono i puzzle? Io ne andavo matto quand’ero piccolo, sai?”
“A me piace di più andare ad allenarmi con Vegeta e Trunks… e anche… con te e Videl… ma forse mi piacerà allenarmi anche con papà… adesso che è tornato…”
Gohan fece una faccia un po’ perplessa, ma poi continuò:
“Ok, ok, facciamo un passo alla volta, va bene? Sai quando sei nato? Quand’è il tuo compleanno?”
“Il 22 dicembre faccio sette anni… ma dovresti saperlo… mi hai fatto nascere tu…” spiegò il bambino con una naturalezza disarmante.
“Io? Perché ti ho fatto nascere io? Non c’erano ospedali dove la mamma poteva andare?” chiese Gohan pensando alla distruzione che negli ultimi anni aveva colpito la città.
“Sì… ma… Vegeta ha detto che la mamma non si poteva muovere, sennò io morivo… e così sono nato qui… proprio su quel tavolo” continuò il bambino indicando il tavolo della cucina.
“Capisco… E… senti… perché hai detto che papà è appena tornato? Era andato via?” continuò il ragazzo per tentare di fare chiarezza in quell’oblio di informazioni.
“Ma Gohan! Papà era morto! Adesso è tornato! Ma perché mi fai tutte queste domande? Io voglio andare a casa, dalla mia mamma e dal mio papà e anche dal mio fratellone…quello vero, non tu… che sicuro non ti ricordi nemmeno chi è Videl!” disse Goten riempiendo di nuovo gli occhi di enormi lacrimoni.
“No… no, calmati… calmati, Goten… ok? Scusa… scusa se ti faccio tutte queste domande… è che… sai… stanotte ho pestato la testa e non ricordo più nulla. Che stupido, eh? Puoi dirmi ancora un paio di cose?” chiese il ragazzo mentendo spudoratamente e scompigliando i capelli di quel bambino così simile a suo padre.
“Cosa?” rispose lui asciugandosi velocemente gli occhioni.
“Sai come è morto papà?”
“Ѐ stato Cell… lo ha ucciso lui, ma poi tu e Vegeta lo avete fatto fuori, per sempre. Nemmeno questo ti ricordi?” spiegò il bambino a cui questa storia veniva puntualmente raccontata ogni sera, come favola della buonanotte.
“No… e non so neppure chi è Cell… Tu lo sai?”
“Ѐ un mostro… l’aveva creato il dottor Pelo… Melo… Velo… come si chiamava, Trunks?”
“Gelo, possibile che non te lo ricordi mai? Gohan, lascia che ti spieghi io, visto che c’ero già, quando è successo tutto” intervenne Trunks che aveva appena terminato il suo gelato.
“Ma se avevi sì e no sei mesi, Trunks? Cosa ne vuoi sapere più di me?”
“Perché mio papà mi ha spiegato tutto… più tante volte di te”
“Non si dice più tante volte!” lo redarguì Goten che poi proseguì: “E comunque ti è venuto in mente Gelo solo perché stavi mangiando il gelato…”
“Sì, sì… vabbè… comunque. Il dottor Gelo aveva costruito dei Cyborg e questo mostro, Cell. Lui ha preso una navicella che viaggiava nel tempo ed è arrivato sulla Terra quando io avevo circa sei mesi e Goten era ancora nella pancia della sua mamma. Ha assorbito la nostra amica C18 e suo fratello C17 ed è diventato l’essere perfetto… come diceva lui… Ha organizzato un torneo per stabilire chi fosse più forte e, alla fine, è stato ucciso da Gohan… a soli dieci anni! Mio papà l’ha aiutato un po’… però. Goku è rimasto nell’aldilà perché diceva che così nessun altro sarebbe venuto a distruggere la Terra. Ma poi è arrivato Majin Bu ed è morto anche papà…
“Vegeta è morto?” intervenne Bulma a cui quella spiegazione aveva tolto qualche anno di vita già da quando aveva sentito nominare il dr. Gelo.
“Sì… per salvare me, te e… la Terra… ma poi anche lui è tornato in vita, con le sfere del drago di Namec e ora lui e… te, cioè, volevo dire… la mamma… si sono sposati e io non sono più Trunks Brief… Sono Trunks Vegeta, il principe dei sayan!” concluse tutto orgoglioso del suo nuovo nome.
Bulma, il giovane Trunks e Gohan sbiancarono completamente a tutta quella spiegazione e fecero cadere nella stanza un silenzio tombale. Ognuno era immerso in strani pensieri che riportavano gli abitanti di quella casa a tanti anni prima.
Mentre nella testa del giovane Trunks e in quella di Gohan aleggiava il felice pensiero che i due bambini, sicuramente provenienti dal passato, avessero ancora un padre e che quindi Goku e Vegeta fossero ancora vivi, nella mente di Bulma cominciarono a circolare pensieri infiniti su ciò che quel piccolo sayan, figlio del suo alter ego del passato, le avesse appena raccontato.
Mirai!Bulma, Mirai!Trunks e Mirai!Gohan, avevano vissuto la loro vita in quello che per tutti era stato un incubo. Un profondo baratro senza fine. Nel suo mondo, nella sua vita, Vegeta non era affatto quello che Trunks le aveva appena descritto. Era il bastardo, sadico ed egoista principe dei sayan. Era colui che l’aveva abbandonata quando aveva saputo che era incinta per inseguire il sogno di diventare un ssj, come il suo eterno rivale, Goku. Vegeta era morto, per mano di quei due Cyborg che ora quei due bambini consideravano ‘amici’ e che erano stati creati per uccidere Goku.
Già, Goku. L’uomo per il quale lei, in quel lontano futuro di morte e devastazione, si stava impegnando a costruire una navicella in grado di viaggiare nel tempo, in modo da poterlo salvare. L’idea era quella che suo figlio, Trunks, potesse prendere la navicella e tornare indietro nel tempo, per portare a Goku la medicina che gli avrebbe salvato la vita.
Bulma si trovò a pensare che, sicuramente, il piano che lei, Trunks e Gohan avevano elaborato, aveva già funzionato anche se, di fatto, in quel momento non era ancora stato realizzato.
Goku si era salvato.
Facendo due conti sulle tempistiche, Goku aveva concepito Goten, subito dopo la malattia.
Ma poi era morto lo stesso, per salvare la Terra, la sua famiglia e anche i suoi amici, da quel mostro a loro ancora sconosciuto, che prendeva il nome di Cell.
Ora però era tornato e lei era tanto felice per quel bambino che sedeva di fronte a lei, perché finalmente poteva conoscere che grande uomo fosse suo padre.
Bulma era anche stranamente felice per l’altro bambino, quello seduto al suo fianco. Era evidente che adorasse suo padre e che, con molta probabilità, amasse la Bulma del suo tempo, visto che l’aveva addirittura sposata. La donna abbassò lo sguardo e si mise a fissare il plaid che poco prima ricopriva il corpicino inerme del piccolo sayan. Una strana sensazione percorse il suo corpo nel fissare quella vecchia coperta. Vegeta l’aveva usata per coprirla, la sera in cui Yamko tentò di violentarla, illudendola di volersi prendere cura di lei, di poterla in qualche modo desiderare.
I mesi che seguirono furono un incubo di passione, lacrime, amore non corrisposto e tutte le sere Bulma, uscendo sul balcone di casa, ricordava quella notte passata con il suo migliore amico, la notte passata con Goku. Gli aveva sempre voluto bene, anzi, lo amava a tal punto che stava costruendo una macchina del tempo per mandare suo figlio a portare una medicina che lo avrebbe salvato.
Che avrebbe salvato Goku e tutti gli altri, anche Vegeta.
Ora Bulma, spostando lo sguardo su quel bambino dai capelli color lavanda, capì il vero motivo per cui stava costruendo quella macchina. Capì perché era disposta a rischiare tutto per tutto per riuscire a completarla. Alzò un angolo della bocca facendo un impercettibile sorriso e ripeté a se stessa il nome dell’unica persona per cui valesse la pena continuare ad impegnarsi in quel durissimo progetto, per cui valesse la pena continuare a vivere: “Vegeta”.
Lui non c’era più, in quel mondo. Non c’era più stato per lei, né per suo figlio, sin da quando era nato, ma ora, sentendo quel piccolo sayan proveniente dal passato, Bulma capì che, per qualche oscuro scherzo del destino, Vegeta si era salvato e non solo fisicamente, anche moralmente. Il piccolo Trunks lo aveva descritto come l’uomo che lei avrebbe voluto amare, ma che solo la se stessa di alcuni anni prima aveva potuto avere. Ma andava bene anche così.
In fondo lo sapeva che la macchina che stava costruendo avrebbe riportato Trunks indietro nel tempo e non il tempo indietro rispetto a loro.
Bulma guardò la capsula che ancora stringeva nella mano. Uscendo da tutti questi suoi pensieri fece un mezzo sorriso nel constatare che i due Trunks stavano cercando di fare amicizia e, in qualche modo, di ‘accettarsi’ l’uno con l’altro. Poi spostò lo sguardo su Gohan e il suo ipotetico fratellino e riuscì a sentire solo parte del discorso che stavano facendo:
“…e questa… Videl… chi sarebbe?” stava chiedendo Gohan con fare curioso.
“Videl è la tua fidanzata, ma un giorno sposerà me perché ha detto che sono più carino!” gli aveva risposto il piccoletto.
Bulma allargò il suo sorriso e, schiarendosi la voce disse:
“Hai capito?!? Hai pure una fidanzata Gohan? Bravo!”
Il ragazzo diventò tutto rosso dall’imbarazzo. Era stano, dopo così tanto tempo, ritrovarsi ad essere preso in giro per il fatto di avere un’ipotetica ragazza, nel passato. Gohan fece un leggero sorriso portandosi la mano dietro la testa, come avrebbe fatto suo padre nella stessa situazione e, per smorzare l’imbarazzo chiese al fratello:
“Ed è carina, questa Videl?”
“Sì, moooolto bella. L’unico difetto che ha è di essere la figlia di Mr. Satan. Uno strano tizio che pensa di essere il salvatore dell’Universo… uno spasso… deve un sacco di soldi a C18 per averlo fatto vincere all’ultimo torneo di altri marziali!” rispose il bambino allegro.
A questa spiegazione, Gohan si fece improvvisamente serio e, guardando il fratellino negli occhi neri come i suoi gli chiese:
“Goten, dimmi una cosa, C18 è davvero vostra amica?”
“Sì, anche suo fratello e anche Marron, anche se è un po’ rompiscatole… sai… le femmine” disse il bambino sempre sorridente.
“E chi è Marron?” chiese a quel punto Trunks che aveva già sentito quel nome chiacchierando poco prima con il suo ridotto se stesso.
“Marron è la figlia di Crillin e C18! Che domande!”
A quel punto Bulma scoppiò in una sonora risata che quasi la faceva cadere da divano. Trunks era un po’ smarrito. Non sapeva chi fosse Crillin, non lo aveva mai conosciuto e Gohan alzò un sopracciglio perplesso e tornò a domandare:
“Crillin è sposato con C18?”
“Sì, si sono sposati dopo che lui ha chiesto a Shenron di far sparire il dispositivo autodistruggente dal corpo di C18 e di C17. Lei è diventata buona… ha detto il mio papà… prima era cattiva e voleva uccide Goku… ma perché mi fate tutte queste domande su C18? Prima l’abbiamo vista nel bosco. Era la stessa di sempre. La cosa più strana era che fosse con C17 e non con Crillin… come al solito.” spiegò Trunks con una spaventosa naturalezza.
A quel punto Bulma, ritrovando un certo contegno, si sentì in dovere di fornire loro la spiegazione più assurda, ma più vera che aveva mai dato in tutta la sua vita. Si schiarì di nuovo la voce e disse:
“Vedete… bambini… voi avete trovato questa capsula contenente questa navicella. Questa però, non può viaggiare nello spazio… ma nel tempo. Capite?”
“Ѐ la navicella con cui è arrivato Cell?” chiese allora Goten al suo amichetto.
“Boh… cosa vuoi che ne sappia… ho preso quella di colore verde perché è il mio colore preferito… non pensavo che fosse quella di Cell…” rispose il piccoletto facendo spallucce.
Bulma fece un sospiro e poi proseguì:
“Vedete… Se questo Cell è arrivato da voi con questa navicella è perché, in qualche modo… che ancora non riesco a spiegarmi… l’ha rubata a me. Io la sto ancora costruendo, questa navicella, per permettere a Trunks di portare a Goku una medicina speciale… Voi avete… sì… avete viaggiato… nel tempo e ora siete nel futuro. Otto anni avanti alla vostra epoca e qui, in questo futuro, che non sarà il vostro, a quanto sembra… le cose sono ben diverse da quelle che conoscete voi. Mi capite?” chiese di nuovo Bulma non completamente sicura di aver detto qualcosa di comprensibile.
“Come sono diverse?” chiese a quel punto Goten.
La donna fece un sospiro e proseguì:
“Vedi… tuo padre, il padre di Trunks, Crillin, Dende e tutti gli altri… qui… in QUESTO futuro… sono tutti… beh… non ci sono più… purtroppo sono stati uccisi tutti…” spiegò lei diventando improvvisamente triste.
“Sono… sono morti? E chi li ha uccisi?” chiese Goten come stranito.
“Beh… ecco… il tuo papà è morto per una malattia al cuore prima che tu fossi… beh ecco… che tu entrassi nella pancia della tua mamma, mentre gli altri sono tutti stati uccisi… da C17 e C18. In questo futuro loro sono molto… molto cattivi… Vogliono distruggere l’intero pianeta e sono rimasti solo Gohan e Trunks a difenderci. Per questo ho inventato questa macchina del tempo. Quando sarà pronta manderò Trunks da tuo padre, prima che venga colpito dalla malattia. Così potrà avere la medicina speciale che lo farà guarire e potrà combattere C17 e C18 o questo… questo Cell… di cui mi avete parlato… così nessuno di voi sarà costretto a vivere ciò che abbiamo vissuto noi. Penso che il nostro piano funzionerà… cosa ne pensi Gohan?” chiese alla fine per avere conferma dell’esattezza della sua teoria.
“Già. Altrimenti non si spiegherebbe la presenza di Goten, il matrimonio di Crillin con C18 e nemmeno il tuo con Vegeta… Le cose sono cambiate, di sicuro. Quindi non dobbiamo fare altro che attenerci al piano iniziale. Quando sarà pronta la navicella, Trunks volerà da mio padre e gli porterà la medicina, in modo da non alterare niente nelle vite di questi due bambini e del mondo di pace da cui sembra siano arrivati. Ora bisogna pensare a cosa fare con loro. Non possiamo tenerli qui, è pericoloso, per le loro stesse vite… I cyborg potrebbero attaccarci da un momento all’altro e per noi le cose si metterebbero male” spiegò il ragazzo con aria serissima.
“Avete paura di C17 e C18? AHAHAHAH questa sì che è bella! Ma ci siamo qui noi a risolvere tutto, sapete? Abbiamo quasi distrutto Majin Bu… se quella dannata fusione non si fosse interrotta!” esclamò Trunks scoppiando a ridere insieme a Goten.
“La fusione? E cosa sarebbe?” chiese a quel punto Gohan incuriosito.
“Ok, ve lo spieghiamo, ma prima… Uno, ci date da mangiare perché abbiamo fame. Due ci promettete di trovare il modo di farci tornare a casa e tre… ehm… non è che se noi vi insegniamo la fusione e voi poi distruggete i Cyborg, poi non venite più a portare la medicina al mio papà… vero? No, perché… se voi non portate la medicina… io non… non… insomma… qui io non ci sono e invece con questa medicina al mio papà… io ci sono e a me piace molto… esserci…” chiese Goten riducendo lo sguardo a due fessure e scrutando sospettoso ad uno ad uno gli adulti che lo circondavano. Era piccolo, ma in fatto di perspicacia poteva fare le scarpe persino a suo padre.
“Ma certo! Certo che verrà Trunks a portare la medicina! Sai, è anche tanto, ma tanto desideroso di conoscere suo padre… non l’ha mai visto. Quindi è ovvio che verrà! Parola di sayan! Va bene? Affare fatto?” disse Gohan stringendogli la manina e constatando che la forza era davvero quella del sayan che millantava di essere.
 




 

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Capitolo 12
*** Lezioni Sayan, 2 ***


 




Lezioni sayan, 2




Durante il pranzo, i bambini parlarono a lungo della loro vita, di come trascorrevano felici le loro giornate, di come si sentivano tutti in una grande famiglia sayan. Discussero degli enormi poteri dei loro papà, andandone infinitamente orgogliosi e anche del perché avevano deciso di andarsene all’improvviso dal matrimonio di Bulma e Vegeta, scappando per errore in quel futuro terribile dove nulla di ciò che avevano raccontato, poteva essere preso come ‘reale’.
“Quindi, per ricapitolare, ve ne siete andati perché avete visto le vostre madri azzuffarsi e i vostri padri uscire dalla chiesa con un’aura potentissima? E, per curiosità, cosa avrebbe scatenato tutto ‘sto putiferio?” chiese Gohan interdetto.
“Ma niente! Mio padre e Chichi se la sono presa perché Goku ha fatto all’amore con mia madre e mia madre se l’è presa con Goku perché ha spifferato tutto, rovinandole il matrimonio… Cioè, dopo quello che abbiamo passato con Majin Bu, era il caso di fare tutte quelle scene? Ci hanno scocciato e ce ne siamo andati. In più il fratellino che pensavamo fosse nella pancia della mia mamma, Gohan ha detto che non c’era… A quel punto non c’era più alcun motivo per restare…” spiegò tranquillamente Trunks, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Appena sentita la spiegazione, a Bulma andò di traverso il boccone che stava inghiottendo e cominciò a battersi pugni sul petto nel tentativo di far tornare il boccone sulla retta via. I due ragazzi la guardarono di traverso e lei, accorgendosene, con il solo sguardo e un semplice gesto della mano, gli fece capire che della questione sollevata, ne avrebbero discusso in assenza dei bambini.
Lei a letto con Goku? Era una faccenda che risaliva a più di venticinque anni prima e, visto ciò che avevano appena finito di raccontare i bambini sul loro mondo idilliaco, la possibilità che la se stessa di otto anni prima fosse di nuovo andata a letto con lui, sembrava davvero improbabile. Appena riuscì a trovare un contegno, ingurgitandosi velocemente un intero bicchiere d’acqua, guardò i due bambini e chiese:
“Bambini, siete… siete davvero sicuri di aver visto me… cioè tua mamma e tuo papà fare l’amore?”
“Certo, stavano abbracciati e si baciavano.” disse allegro Goten.
“Capisco… Gohan, vieni qui un secondo, per favore?”  disse pensierosa la donna alzandosi e aspettando che il sayan facesse il giro intorno al tavolo per raggiungerla. Quando le fu vicino gli disse nell’orecchio:
“Gohan… ti spiacerebbe…
“No… nessun problema, sai che lo faccio sempre volentieri.” la interruppe lui avendo intuito cosa volesse mostrare ai due bambini. Le fece un sorriso dolcissimo e la strinse forte a sé stampandole un tenero bacio sulla fronte.
“Hey, non me la consumare, fratello… è sempre la mia mamma quella!” intervenne Mirai!Trunks scherzando, mentre osservava divertito la scena.
Pochi istanti dopo, i due sciolsero quel dolcissimo abbraccio, fatto d’amore e tenerezza, come solo l’abbraccio tra una madre e un figlio, anche se adottato, poteva essere.
“Avete visto Bulma e Goku così?” chiese la donna dopo aver ringraziato il suo ‘assistente’ della prima lezione di educazione sessuale dei bambini.
“Beh, sì… ma voi due… siete fidanzati? Anche voi fate all’amore?” chiese il piccolo Trunks un po’ stranito.
“Ma no! Non siamo né fidanzati e tantomeno facciamo l’amore! Gohan è come un figlio, per me e ci vogliamo molto bene. Ѐ per questo che ci abbracciamo. Per dimostrarci l’un l’altro quanto ci vogliamo bene, per darci un po’ di sicurezza e per sentire l’altra persona vicina… Capite cosa intendo?” chiese Bulma mantenendo un tono di voce dolcissimo.
“Sì… più o meno… quindi anche Bulma e mio papà non stavano facendo un bambino?” chiese Goten sconsolato.
Bulma e i suoi figli non riuscirono a trattenere un leggero sorriso davanti alla richiesta innocente del bambino e fecero un sospiro, cercando di ricomporsi. Poi, alzandosi e iniziando a sparecchiare, Bulma disse a entrambi:
“Sentite, facciamo così. Io ora prendo questa capsula e vado a controllare che tutto sia a posto per il vostro viaggio di ritorno, ok? Voi intanto, se volete, potete mostrare a Gohan e Trunks come effettuare questa fantomatica ‘fusione’… Sarebbe una grazia divina se fosse sufficiente a distruggere quei due maledetti cyborg. Poi, stanotte dormirete qui e domattina potrete tornare a casa, non prima di esservi fatti spiegare come nascono i bambini. Mi chiedo perché nessuno ve lo abbia ancora raccontato…”
“Papà dice che alla scuola sul pianeta Vegeta le lezioni su come nascono i bambini iniziavano a otto anni… e che le… procedure… sono moooolto complicate da spiegare… e ci vuole mooolta cura e dentizione.” spiegò Trunks con un’aria da saputello che fece scoppiare a ridere tutti.
“Perché ridete?” chiese poi con fare un po’ più afflitto.
“Vegeta ha detto che le ‘procedure’ richiedono ‘dedizione’?” chiese Bulma cercando di fermare le lacrime che le stavano per scendere dagli occhi per il troppo ridere.
“Ah, sì, dedizione… volevo dire… Comunque sì… ha detto che ci vuole mooolta calma e pazienza. Non capisco perché, visto che tanto a scuola oramai me lo hanno già detto i miei compagni come si fa!” disse Trunks ritrovando un po’ di spavalderia.
“E i tuoi compagni ti hanno detto che un bambino viene perché un uomo e una donna si abbracciano?” chiese Bulma cercando di mantenersi seria.
“Ma certo! Ѐ per questo che i maschietti non giocano mai con le femminucce al parco, perché poi, se diventano amici, le femmine vogliono sempre abbracciarli… i maschietti… ma ancora sono tutti troppo piccoli, per curare dei bambini… e quindi, in totale… fidati… è meglio girar loro alla larga…” spiegò Trunks assumendo un’aria serissima, mentre Goten, a braccia conserte, confermava tutto il discorso con lo stesso sguardo severo e facendo continuamente sì con la testa.
A quel punto, mentre Trunks e Gohan alzarono entrambi un sopracciglio che dipingeva sul loro volto tutto il loro stupore, Bulma si batté una mano sul viso e scosse la testa sconsolata. Ripensò per qualche istante alle ‘procedure’ imparate da Vegeta sul suo pianeta di origine e le passò un brivido nella schiena nel ricordare a quanto le avesse imparate bene, a scuola e a quanto le mancasse la sua bravura. Si chiese se quel Vegeta voleva davvero spiegare ai bambini tutto ciò che lui sapeva e, con infinita curiosità, chiese timidamente a Goten:
“Goten, hai detto che ti ha fatto nascere Gohan, vero?”
“Sì” rispose il bambino facendo un sorrisone.
“Ma Gohan aveva solo dieci anni, l’ho aiutato per caso io? Cioè, la Bulma del vostro tempo?”
“No, Vegeta. Lui sa far nascere i bambini. Ha fatto nascere anche Trunks!” spiegò il bambino candidamente, come per precisare che non era lui, l’unico ad essere nato in quella casa.
“COSA? Vegeta ha fatto nascere anche te?!?” chiese Bulma allibita. Era proprio diverso quel Vegeta da quello che aveva conosciuto lei e che se n’era andato lasciandola incinta per inseguire il sogno di diventare ssj.
“Mhm… sì… perché? Tutti i sayan sanno far nascere i propri figli. Ce l’ha spiegato papà, come si fa…” spiegò Trunks come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Cioè, fatemi capire… Vi ha spiegato come tirare fuori un bambino dalla pancia e non come ci è entrato?” chiese Bulma facendo uno sforzo inverosimile per non scoppiare di nuovo a ridere.
“Eh, quello ha detto che è più complicato… da spiegare…” disse Goten inarcando le sopracciglia e facendo cenno di sì con la testa, come se stesse dicendo una delle verità assolute dello scibile umano.
Bulma non potè fare altro che raccogliere la pila di piatti che aveva formato davanti a sé sul tavolo e dirigersi velocemente verso la cucina, fece l’ennesimo sospiro per non farsi tornare l’attacco di risolite acuta che l’aveva colpita poco prima.
“Che ho detto?” chiese Goten a suo fratello vedendo la strana reazione di Bulma.
“EH? Niente… niente, non ti preoccupare! Bulma fa sempre così… quando è… è… quando deve preparare il caffè… eheh… Ma sentite, perché non andiamo fuori? Così ci potete spiegare questa ‘fusione’… Che dite, si può fare dopo mangiato?” chiese Gohan cercando di cambiare totalmente discorso.
“Ma certo! Andiamo!” esclamarono i due bambini allegrissimi saltando giù dalle sedie che erano le stesse su cui erano abituati a mangiare quando pranzavano tutti assieme a casa Brief.
 
Mentre Bulma rassettava la cucina, i quattro sayan sedevano a gambe incrociate sul prato davanti a casa. Gohan aveva addirittura preso un taccuino per prendere appunti, non smentendo la sua indole innata di eterno studioso. I due bambini cercarono di spiegare la tecnica nel modo più preciso possibile e, nonostante la giovane età, dimostrarono di saper fornire tutti i dettagli in modo assolutamente ineccepibile. Gohan e Trunks li ascoltavano con molta attenzione e, di tanto in tanto, facevano delle domande per capire se avevano compreso bene ogni particolare.
Alla fine di tutta la spiegazione, quando anche Bulma arrivò in giardino per potersi bere il suo agognato caffè in santa pace, Goten saltò in piedi dicendo:
“Hey, Trunks! Perché non gliela facciamo vedere? Così lo capiscono subito come si fa! Eh? Forse Gotenks riesce a farsi capire meglio da questi due zucconi! Sembra che non ci stiano credendo a ciò che stiamo spiegando!”
“E adesso chi sarebbe questo Gotenks?” chiese il giovane Trunks un po’ interdetto.
“Adesso te lo facciamo conoscere, ok?” disse il piccolo Trunks scattando in piedi e mettendosi a pochi passi a lato del suo amichetto.
“Pronto, Goten?” chiese Trunks mettendosi nell’assurda posizione iniziale della fusione.
“Sì, prontissimo!” rispose Goten imitando l’amichetto.
“FU-SIO-
“NOOO! Fermi, aspettate! Non fatela ora!” intervenne Gohan scattando in piedi e bloccando i due poco prima che i loro indici potessero congiungersi.
I due bambini si incrociarono malamente ed inciamparono l’uno sull’altro cadendo rovinosamente a terra.
“Ma sei impazzito? Non si interrompe così una fusione! Potevamo fare un disastro, sai?” disse Trunks un po’ scocciato massaggiandosi la testa che aveva pestato sul terreno.
“Sì, appunto, ma che ti è preso? Guarda, adesso mi sono sbucciato pure un ginocchio!” aggiunse Goten mettendo il broncio. Gohan, rammaricato per aver disturbato l’interessantissima dimostrazione, nonché di aver procurato la caduta, si affrettò a dire:
“S-scusate… non volevo farvi cadere, ma non potete fare la fusione qui. Se non ho capito male questa tecnica produce una enorme quantità di energia, cosicché l’aura di questo Gotenks sarà inevitabilmente potentissima. C18 e C17 ci scoprirebbero e per noi sarebbe la fine. Ѐ meglio che prima anche io e Trunks impariamo perfettamente la tecnica. Poi, quando saremo sicuri che anche la nostra fusione funzioni e venga anche in nostro Gotenks allora…
“UOUOUO… frena, bello! Gotenks siamo IO e Goten. Tu e l’io da grande vedete di trovarvi un altro nome, ok?” disse il piccolo Trunks alzandosi leggermente da terra e minacciando Gohan puntandogli l’indice sul petto e fissandolo severamente negli occhi.
“Ah, sì… certo…Truhan… Trunan? Possono andare?” chiese il ragazzo a cui la questione ‘nome’ non era minimamente passata nemmeno per l’anticamera del cervello.
“No, fanno schifo. Direi che Gohanks, può andare… Ora. Cosa vorreste fare? Provare qui un po’ di volte le mosse e poi vedere se riuscite a unirvi? O volete andare in un posto più sicuro così possiamo mostrarvi alla fine cosa viene fuori?” chiese Trunks.
“Tu cosa ne pensi, Trunks? A me è chiara le tecnica. Tu te la senti?” chiese Gohan al giovane sayan che era rimasto per tutto il tempo in silenzio seduto sull’erba, stranamente pensieroso.
“Non lo so… ho dei dubbi, Gohan...” rispose il ragazzo senza spostare lo sguardo dalle sue mani che stavano torturando un lungo filo d’erba, da più di dieci minuti.
“Riguardo a cosa, Trunks?”
“Riguardo… a… a tutto questo. Io sono molto più piccolo di te, molto meno forte e anche fisicamente… non siamo nemmeno alti uguali… Come può funzionare? Ci stiamo fidando di questi due bambini… e se poi la fusione dovesse durare per sempre? Io non ho nulla contro di te, sei come un fratello… ma non voglio diventare un’altra persona. Io voglio essere me stesso. Combattere con il mio corpo e ragionare con la mia testa. Forse sto parlando come avrebbe parlato mio padre, non lo so… Imparerò la tecnica, ma poi ho bisogno di tempo… Voglio rifletterci, ok?” spiegò spezzando definitivamente il filo d’erba in una quantità indefinita di piccoli frammenti.
A quel punto Bulma si alzò dalla sdraio sulla quale era stata seduta fino a quel momento, a sorseggiare il suo caffè. Si avvicinò a suo figlio con l’intento di fargli la più grande scenata che lui le avesse mai visto fare. Era furibonda per le parole dette da suo figlio e non poteva credere che proprio lui, il suo Trunks, le avesse pronunciate dimostrando il lato peggiore di se stesso: quello assomigliante a suo padre.
Nei pochi passi che la dividevano dai quattro sayan, la rabbia dentro di lei crebbe a dismisura, ma, arrivata al culmine dell’esplosione, la donna si dovette bloccare all’istante, portandosi una mano davanti alla bocca spalancata per ciò che, di lì a poco, avrebbero visto i suoi occhi sgranati e udito le sue orecchie interdette. Vide il piccolo Trunks inginocchiarsi di fronte al  grande Trunks e prendergli il viso tra le manine paffute, ma forti e alzarglielo, per far si che i loro sguardi di ghiaccio si potessero incrociare. Appena il suo scopo fu raggiunto, fece un piccolo sorriso e gli disse:
“Trunks, non devi avere paura. Sai? Anche il nostro papà ha unito il suo corpo a quello di Goku, per venire a salvarci, nel corpo di Majin Bu. Solo che loro non avevano fatto la fusione. Avevano degli orecchini speciali che, una volta indossati, non permettevano più alle due persone di potersi separare di nuovo. Papà ha dovuto decidere in pochi secondi… cosa fare. In pochi secondi ha cancellato tutta la sua vita di principe dei sayan, per poter salvare me e tentare di distruggere quel mostro. Si è fidato di Goku come ci eravamo fidati io e Goten, quando ci ha insegnato la fusione. Ci siamo fidati anche se eravamo arrabbiatissimi con lui e anche se, di fatto, non sapevamo nemmeno chi fosse, visto che non l’avevamo mai conosciuto e in più aveva permesso che nostro padre morisse inutilmente. Nostro padre ci ha insegnato a non mentire mai e se ti dico che la fusione durerà trenta minuti, così è. Guarda che è molto divertente e se vuoi ti insegno un sacco di attacchi che si possono fare! Ci stai? Eh? Sai, puoi anche diventare un ssj di terzo livello, noi lo abbiamo fatto! Solo che in quel caso la fusione dura solo cinque minuti… è per quello che non abbiamo vinto contro Majin Bu…” concluse mettendo il broncino più tenero che il ragazzo a cui stava parlando avesse mai visto.
Mirai!Trunks lo aveva ascoltato attentamente. Aveva ascoltato ogni singola parola di quel bimbetto che era la sua mini copia. Lo aveva ascoltato tra stupore e incredulità. Com’era possibile che suo padre, l’orgoglioso principe dei sayan, avesse accettato di unire il suo corpo a quello di colui che, a detta di sua madre, era stato per anni il suo eterno rivale? Aveva insegnato ai due piccoli sayan a non mentire mai e, ripensandoci, questa era una caratteristica che anche lui aveva, anche se lui non aveva mai avuto l’occasione di poter godere, suo malgrado, degli stessi insegnamenti. Pensò che doveva essere una questione genetica, in non mentire o, semplicemente, un elemento fondamentale, tipico solo della sua razza. 
Il ragazzo abbassò lo sguardo pensieroso solo per pochi secondi, per poi tornare ad incrociare quello speranzoso del bambino che gli stava ancora di fronte. Fece un sospiro e gli disse:
“Ssj di terzo livello, eh?”
“Mhm, mhm” fece quell’altro facendo un sorrisetto malizioso che Bulma riconobbe essere inequivocabilmente proveniente da Vegeta.
“Mi hai convinto, fratellino… ma non qui. Non voglio che mia… nostra madre corra dei rischi. Andiamo verso sud. Lì è già tutto distrutto. Non possiamo fare altri danni e se i cyborg ci verranno a trovare, avranno pane per i loro denti, giusto?” rispose il ragazzo mostrandogli lo stesso identico sorriso.







 

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Capitolo 13
*** Gohanks ***





Gohanks




L’alba di quel giorno fu l’ultima per i cyborg C17 e C18. Lo scontro con Gohanks fu terribile, ma allo stesso tempo brevissimo. Il guerriero nato dalla fusione tra Gohan e Trunks distrusse i due perfidi nemici con un attacco a sorpresa di una decina di fantasmi kamikaze, per la gioia di Gotenks che si godeva la scena da dietro una roccia, senza intervenire. Durante il tragitto che li avrebbe portati a casa, i due combattenti dai capelli neri e viola volavano incredibilmente felici nel cielo color arancio. In silenzio si godevano il tramonto del primo giorno di pace, dopo quindici lunghissimi anni di guerra, sangue, morte e distruzione.
Giunti a casa, atterrarono nel giardino. Il combattimento era stato così veloce che ci sarebbero voluti ancora una decina di minuti, prima che le due fusioni si sciogliessero. Quando Bulma li vide arrivare uscì immediatamente di casa, incuriosita dallo strano aspetto dei due personaggi che aveva di fronte. Sembravano davvero due fratelli, con circa dieci, massimo dodici anni di differenza.
“Gotenks, Gohanks! State bene? Cos’è successo?” chiese vedendo la tuta del maggiore leggermente strappata in un paio di punti.
“Sono morti, mamma! I cyborg! Li abbiamo distrutti! Ѐ finita, mamma! Ѐ finita, finalmente!” disse il giovane andando ad abbracciarla e lasciandosi andare in un pianto liberatorio di enorme felicità.
Gotenks, dal canto suo, se ne rimase in disparte. I due bambini sapevano entrambi la regola del non piangere, ma non se la sentirono proprio di interrompere quel bellissimo momento che, per quella strana famiglia del futuro, doveva essere di infinita gioia.
Bulma continuava a ripetere “Non ci credo… non ci credo”, mentre Gohanks continuava a rassicurarla, stringendola ancora di più a sé e accarezzandole la testa e i lunghi capelli azzurri che le cadevano scompigliati sulle spalle.
Solo dopo alcuni minuti, che per tutti sembrarono eterni, il piccoletto si schiarì la voce e con tono da presa in giro, disse:
“Allora? La finiamo di fare all’amore o no? Guarda che fra cinque minuti la fusione sarà finita, sai? Non ce la vuoi fare una foto a noi due super campioni? O a noi quattro… come meglio credi…”
“Gotenks! Ma lo sai che sei terribile? Comunque vado a prendere la macchina fotografica. Non me la perdo per niente al mondo questa occasione! L’offerta quattro per due sayan è irripetibile! Torno subito!” disse Bulma riuscendo a sciogliere finalmente l’abbraccio da Gohanks e scappando in casa a prendere una vecchissima Polaroid.
Quando tornò, trovò i due già in posa. Il più grande si era accovacciato a fianco di Gotenks cingendogli le spalle con il braccio sinistro. Il bambino aveva fatto altrettanto con il braccio destro. Entrambi poi mostravano la V di vittoria sulla mano rimasta libera. Bulma scattò due foto e ne diede una ai bambini, nel caso in cui desiderassero portarla con loro, nel loro tempo, come ricordo.
“Grazie! La conserverò per sempre!” esclamò Gotenks entusiasta, pochi secondi prima che la fusione terminasse.
Un solo minuto più tardi, si concluse anche quella di Gohanks e i quattro sayan si trovarono sdraiati sull’erba, esausti, a consultare le due foto che Bulma aveva poco prima consegnato loro.
“Ѐ stato fantastico! Quell’attacco è incredibile, davvero. Io non so come ringraziarvi, per ciò che avete fatto per noi” disse il giovane Trunks quando ebbe in mano la foto da osservare.
“Figurati, è stato un piacere! Non potevo di certo tornarmene a casa sapendo che voi due eravate qui in pericolo, con quei due cyborg in circolazione. Ora non vi rimane altro da fare che trovare il rifugio del dottor Gelo e distruggere la larva di Cell. Anche se dovesse diventare adulto, non avrete problemi. Senza assorbire i cyborg vale meno di una calzetta” rispose il piccolo Trunks girando la testa verso il grande se stesso e facendogli un sorriso.
“Tu ti sei divertito Gohan?” chiese Goten guardando suo fratello che stava osservando le prime stelle della sera scacciare finalmente quell’ultimo giorno di morte e distruzione.
“Eh? Cosa?” chiese uscendo inaspettatamente dai suoi infiniti pensieri.
“Chiedevo se ti eri divertito. A me piace tanto essere Gotenks! A te è piaciuto essere Gohanks?” richiese il bimbetto guardandolo con due occhietti vispissimi.
“Sì, io voglio molto bene a Trunks. Io e lui siamo come… come… fratelli e unirmi a lui è stato come dargli un abbraccio fortissimo, sai? Aver ucciso quegli esseri maledetti insieme è stato meraviglioso. Penso che ci abbia unito ancora di più di quanto già non fossimo. Sei d’accordo con me, Trunks?” chiese Gohan voltandosi verso il suo ‘fratello’ dai capelli lilla.
“Già. Mi spiace aver dubitato di tutto questo. Di te, di questi due piccoli bambini che hanno salvato questo nostro mondo e di non essermi fidato da subito. Oggi mi avete dimostrato che l’unione fa la forza e per come abbiamo combattuto, direi che mai proverbio è stato più azzeccato. Solo che…” rispose il ragazzo interrompendosi improvvisamente.
“Che?” chiesero i tre rimettendosi a sedere per poterlo guardare.
“Ma con questa fusione, a voi, non è venuta una gran fame?” concluse il giovane principe dei sayan alzandosi in piedi e allegramente esclamando:
“Chi arriva ultimo è un cyborg!”
I quattro si catapultarono in casa investendo addirittura Bulma che stava uscendo per portare loro una bevanda fresca. Si sedettero a tavola con le posate in mano reclamando cibo. Molto cibo. Una quantità smisurata di cibo, che Bulma fu ben felice di preparare.
Era da tanto, troppo tempo che Bulma e i suoi due figli non erano così felici. La pace regnava finalmente dopo quindici anni e questo solo grazie all’arrivo dei due piccoli sayan. Mirai!Bulma aveva progettato di rendere la vita della sua famiglia migliore e, in modo del tutto casuale e imprevedibile, quei due piccoli sayan le avevano reso lo stesso favore, sconfiggendo la fonte del male che da molti anni affliggeva le loro vite.
I tre componenti di casa Brief e i due piccoli ospiti, risero e scherzarono per tutta la sera. A Bulma sembrò di essere davvero tornata in dietro nel tempo, fino a quando Goku era piccolo e giravano il mondo assieme, per cercare le sfere del drago. Quanto gli assomigliava quel bambino che ora stava raccontando per l’ennesima volta di come il suo papà aveva distrutto la vasca da bagno con lui e Gotenks dentro, facendo arrabbiare Chichi e facendo diventare praticamente viola Videl, che aveva assistito alla scena. Se la immaginava, Bulma, quella povera ragazza. Goku e il suo inesistente senso del pudore avevano sconvolto anche lei, quand’era piccolo.
Questo bambino glielo ricordava parecchio anche come carattere. Le sembrava un bambino così dolce e sensibile. Doveva aver preso tutto da suo padre, perché Chichi, lei, se la ricordava molto bene e di dolce, quella donna, non aveva proprio nulla.
La donna si stupì oltremodo nell’apprendere che Chichi e Vegeta erano addirittura diventati amici. Si punzecchiavano, si scannavano, si ‘insopportavano’ nella giusta maniera in cui non si sopportano fratello e sorella, ma a loro andava bene così. A tutti, andava bene così.
Bulma uscì da tutti i suoi pensieri quando si sentì chiedere dal piccolo Trunks quando ci sarebbe stata la loro lezione sulla ‘tecnica di produzione bambini’. Lei gli fece un sorriso divertito e gli rispose:
“Se filate a letto subito, domattina dopo la colazione vi spiego tutto. Ora siete troppo stanchi per prestare attenzione. Ok?”
“Ok, ma… dove possiamo dormire? Nel mio letto dormirà il tuo Trunks e Gohan… dove dorme Gohan? Nel lettone insieme a te?” chiese il piccolino gettando di nuovo tutti nel più totale imbarazzo.
“COSA? MA NOOOO! Ma come ti salta in mente una cosa del genere? Io dormo da sola, Gohan ha una stanza, in fondo al corridoio! Se volete potete dormire voi nel mio lettone! Ci stiamo tutti e tre, no?” cercò di rimediare la donna cominciando a pensare che l’impresa del mattino seguente sarebbe stata alquanto ardua.
“EVVAI!” esclamarono entrambi i bambini dandosi il cinque come per sigillare la conquista di ciò che per anni gli era stato negato.
 
Mentre i due bambini stavano dando la buona notte e filando a letto senza tante storie, al palazzo del Supremo, Popo e Junior recuperavano i corpi inermi di Vegeta e Goku dal pavimento della stanza su cui giacevano, ancora svenuti.
“Puoi riportarli a casa loro, Junior?” chiese Dende al suo amico namecciano.
“Certo, nessun problema. Di’ un po’, Popo, ma quanto sonnifero gli hai messo nella colazione?” chiese di rimando Junior, caricandosi entrambi i sayan sulle spalle.
“Sono sayan, le dosi normali non avrebbero funzionato. Spero che sia la quantità sufficiente a farli dormire fino a domattina” rispose Popo con voce calma e impastata.
“Pensate tu e Popo alla questione della stanza?” chiese di nuovo Junior alzandosi in volo.
“Sì, certo. Baba ha predetto che i bambini torneranno prima che siano passati tre giorni dalla loro partenza. Così sarà facilissimo, sistemare tutto. Ci penserà Popo, a riposizionare gli orologi della stanza. Ora va’, Junior e mi raccomando, fa’ in modo che non si sveglino. Ѐ importante per non generare un paradosso temporale. Domattina quando si sveglieranno, non ricorderanno nulla di questi ultimi giorni che hanno vissuto perchè, di fatto, saremo tutti tornati indietro a poco prima del matrimonio. Solo i bambini sapranno cosa è successo in questo tempo, ma solo fino alla loro partenza. Ciò che hanno fatto per tutto il tempo che hanno trascorso nel futuro dove sono andati, rimarrà per sempre un loro felicissimo ricordo.” spiegò Dende.
“Ok, perfetto. E non ti preoccupare, se si dovessero svegliare ho i miei metodi, per farli riaddormentare, sai? A presto” concluse Junior partendo in volo e dirigendosi prima verso la Città del Nord, per consegnare Vegeta al caldo abbraccio di sua moglie, che già dormiva tranquilla nel loro amatissimo letto coniugale e poi verso il monte Paoz, per riportare Goku nel posto corretto dove, il giorno seguente, si doveva svegliare.
Quando Chichi vide arrivare il namecciano con il corpo del marito in spalla, quasi svenne dalla paura che gli fosse successo qualcosa.
Junior le spiegò che i due sayan avevano rintracciato i bambini, che gli stessi stavano benissimo e che sarebbero rientrati il mattino seguente. Dopo un primo momento di disappunto, la donna si rassegnò a quella che le sembrava essere l’ennesima scusa per concedere al figlio minore un’altra notte fuori casa e, sconsolata, ringraziò Junior e se ne andò a dormire.
Mentre i due papà sayan riposavano pacificamente nei loro letti, i due giovani sayan Mirai e Bulma decidevano di rimanere a chiacchierare ancora per una buona mezz’ora su come erano riusciti finalmente a porre fine al loro interminabile incubo.
Alla fine del racconto, improvvisamente, cadde sulla cucina e tra di loro, un imbarazzante silenzio, rotto solo dal ticchettio dell’orologio a muro.
Qualche minuto dopo furono entrambi i ragazzi a parlare e, contemporaneamente dissero:
“Mamma…
Bulma sapeva di cosa volessero parlare. Era giunto il momento di dir loro la verità. Non avrebbe mai pensato di dover raccontare una cosa avvenuta ben venticinque anni prima, ma evidentemente era giunto il momento di rispolverare l’unico scheletro nell’armadio che Bulma aveva deciso, con il consenso dello stesso Goku, di seppellire per sempre. O così almeno pensava, prima dell’arrivo dei due bambini.
Fece un sospiro e li guardò entrambi negli occhi prima di abbassare lo sguardo e dire sconsolata:
“Sì, è capitato, una volta, tanti anni fa. Io e Goku… beh… eravamo giovani, ci conoscevamo da anni, ci volevamo bene. Gliene ho sempre voluto e credo di volergliene ancora ora. Quando è morto… ecco… io ho pianto tanto, troppo per i gusti di tuo padre, Trunks… credo che sia stato anche per questo che ci ha lasciati. Ha sempre creduto che Goku fosse prima di lui in tutto, anche nel mio cuore…
“E aveva ragione, mamma?” chiese il ragazzo con un tono per niente arrabbiato, ma curioso.
“No. Ho amato tuo padre più di ogni altra persona al mondo. Quando è morto volevo farla finita anche io, ma c’eravate tu e Gohan. Chi avrebbe pensato a voi? La notte in cui è morto, sono andata in laboratorio e ho iniziato a pensare come costruire la macchina del tempo. Il destino mi aveva riservato delle gran brutte sorprese, ma voi… voi dovevate avere la speranza… la speranza che un giorno il futuro sarebbe stato migliore… E io DOVEVO avere la speranza che la me stessa del passato, potesse vivere felice… con tuo padre…” spiegò Bulma passando lo sguardo da un figlio all’altro.
“Hope…” disse solo Trunks pensando alla scritta che aveva letto sulla capsula della navicella dei bambini.
“Già, HOPE…” disse pensierosa. Poi, dopo qualche istante continuò:
“Mi dispiace che siate venuti a sapere di me Goku… Mi spiace… per me… I figli non dovrebbero conoscere la vita privata dei propri genitori. Io non ho mai tradito Vegeta e Goku non ha mai tradito Chichi. Dopo che lui si è fidanzato con tua madre, Gohan, io e lui siamo tornati ad essere gli amici che eravamo sempre stati e ci promettemmo l’un l’altra che quella notte sarebbe stata solo un ricordo. E non ho la minima intenzione di aggettivare questo ricordo. Penso che non sarebbe giusto… per nessuno se lo facessi. Spero non mi biasimiate per ciò che è successo. Io non mi sono mai pentita di ciò che ho fatto con Goku e credo che anche per lui, sia stato così” concluse Bulma mantenendo uno sguardo serissimo.
I due ragazzi risposero al suo sguardo serio con un inaspettato sorriso. Gohan allungò una mano e la mise sopra alle due piccole mani rugose e dalle unghie massacrate della donna che le sedeva di fronte. Gliele accarezzò delicatamente e la guardò dritta negli occhi prima di dirle:
“Hey, mamma, va tutto bene, sta’ tranquilla. Grazie per la tua sincerità. Ci hai raccontato molto di più di quanto fossimo in diritto di sapere. Vero, Trunks?”
“Ma certo, mamma! Dai, facci un bel sorriso, su! Oggi è un giorno troppo bello per tenere quel broncio, no? Buttiamoci il passato alle spalle e ricominciamo a vivere. Abbiamo ancora due missioni da compiere: finire la navicella e trovare il laboratorio del dottor Gelo per distruggerlo. Questo è ciò che conta e che continuiamo a volerci bene e a stare uniti, come abbiamo sempre fatto. Ok?” confermò il ragazzo dai capelli lilla alzandosi e andando ad abbracciarla da dietro coccolando la sua guancia contro quella di lei.
“E non dimenticare la missione più importante!” disse lei ritrovando la serenità. Poi si allungò in avanti per fare una carezza a Gohan con una mano e piegò l’altro braccio per poter donare lo stesso gesto d’affetto al viso di Trunks.
“Ah, già… la lezione a quei due… eheh… divertiti!” la canzonò Gohan.
“Vuoi favorire? Ti cedo la cattedra, sai? Ti vedo bene come insegnante!” ribatté lei mostrando a entrambi i sayan che le era tornato il buonumore.
“Ugh… no, no… grazie… passo… Magari Trunks è più disponibile!” rispose il ragazzo diventando tutto rosso.
“Cosa? No, no… mia madre è bravissima, sai? Lo ha già spiegato, a me e io ho capito tutto. È come un… un déjà-vu, per lei… Giusto, mamma?” disse Trunks allontanandosi lentamente dal tavolo e dall’idea che quell’imbarazzante lezione toccasse a lui.
“Ah, grazie… È bello vedere che i tuoi figli ti sostengono in tutto” disse lei con tono da finta scocciata pensando con ironia alla parola déjà-vu.
“Eddai, lo sai che ti vogliamo bene, ma adesso penso sia ora di andare letto. Oggi è stata la giornata più bella che io abbia mai vissuto. Grazie, Bulma, per la macchina che stai costruendo e anche a te Trunks. Sei… sei… ah, ti voglio bene, fratello” disse Gohan alzandosi.
Il ragazzo diede un bacio in fronte a Bulma che nel contempo si era alzata anche lei e andò ad abbracciare Trunks, felicissimo di ricevere tutto il calore fraterno che Gohan aveva sempre saputo trasmettergli.
“Ti voglio bene anch’io e grazie a te, siamo stati grandi oggi” gli sussurrò Trunks nell’orecchio.
“Buona notte, Trunks. ‘Notte, Bulma. A domani”
“’Notte Gohan e tu, ragazzino, a letto forza!”
“Sì, mamma, buonanotte” disse Trunks avviandosi con Gohan verso le loro rispettive camere.
Bulma si bevve l’ultimo sorso della bottiglia di champagne che avevano aperto per festeggiare e rimase pensierosa per molti minuti davanti al bicchiere vuoto. Poi prese un biglietto, una penna e scrisse.





 

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Capitolo 14
*** La nuova alba di un giorno passato ***






La nuova alba di un giorno passato




Il giorno seguente, come previsto, quando i bambini si svegliarono, subito dopo la colazione ebbero la loro spiegazione. Bulma sgomberò il tavolo e mise loro davanti un vecchio libro per bambini intitolato “Il corpo umano”. Subito Trunks, dopo aver a fatica letto il titolo, disse che il libro non andava bene, in quanto loro erano sayan. Bulma, dopo essersi chiesta se il bambino fosse serio o la stesse prendendo in giro, fece un sospiro e, facendo finta di niente, iniziò la sua spiegazione con un:
“Fidati, Trunks, la ‘procedura’, come la chiama tuo padre, è esattamente la stessa.”
Con una pazienza incredibile, per riuscire a rispondere a tutte le infinite domande che i bambini le rivolgevano in continuazione, Bulma spiegò tutta l’ostica questione, mostrando loro i disegni riportati sul libro, per rendere più facile l’arduo compito. La povera donna pensò che mai e poi mai nella sua vita avrebbe potuto credere che costruire una macchina del tempo sarebbe stato più facile che rispondere a domande del tipo:
“In che senso diventa grosso? Ma grosso quanto? Possiamo provare anche noi?” o, ancora peggio:
“Quindi le femmine fanno un liquido come le lumache?” e come dimenticare:
“E se al papà scappa la pipì mentre è dentro nella pancia della mamma? Gli spermatozoi sanno nuotare?” e infine:
“Bulma, anche Junior ha il pisellino?”
A questa domanda la donna giurò a se stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta che, in vita sua, avrebbe dato spiegazioni di quel tipo, ma rispose con pazienza a tutti i quesiti, tranne ovviamente a quello imbarazzantissimo su Junior.
I bambini ascoltarono e guardarono le figure molto attentamente. Quando finalmente Bulma riuscì a concludere richiudendo il libro, li guardò entrambi e chiese:
“Avete capito adesso? Avete altre domande?”
I due piccoli sayan assunsero un atteggiamento pensieroso stringendosi il piccolo mento tra l’indice e il pollice, come se stessero pensando a chissà quale diavolo di domanda da porle. Poco dopo, Bulma si trovò a stramaledire se stessa. Perché aveva chiesto se c’erano altre domande? Ok, una o due ci stavano, ma una sequenza tipo megaquiz televisivo, non se la sarebbe proprio aspettata.
“I maschietti e le femminucce fanno questo?” chiese Trunks a bruciapelo.
“Beh… sì… quando sono grandi… lo fanno...”
“E perché lo fanno? Cosa c’è di divertente?” chiese Goten facendo scoppiare a ridere Bulma.
La donna se lo ricordava bene, era la stessa identica domanda che le aveva posto Goku, la sera in cui lei gli aveva spiegato le stesse cose che aveva appena finito di dire ai bambini.
Solo che, questa volta, la risposta fu ben diversa. Fece un sorriso e gli disse:
“Goten, ieri hai detto che ti piace molto fare la fusione con Trunks, vero? Lui è il tuo amico e vi volete bene. Credo che quando fate la fusione sia… come ha detto Gohan… sia come dare un abbraccio forte forte alla persona a cui vuoi bene, giusto?”
“Beh… sì...” rispose il bambino timidamente.
“Per i grandi è la stessa cosa. Sai, le persone normali non possono fare la fusione… Ma fare ciò che vi ho spiegato è normale, per un uomo e una donna che si vogliono bene”
“Ma anche mia mamma e Vegeta si vogliono bene. Anche loro fanno questo?” insistette il bambino seguendo la stessa linea di domande poste da suo padre ben venticinque anni prima.
“No, la tua mamma è sposata con il tuo papà e Vegeta è sposato con la Bulma del tuo tempo. Si chiamano ‘coppie’. E niente e nessuno può separarle… capisci?”
“Sì, però ancora non ho capito una cosa. Adesso so perché nella pancia di Bulma non c’era Gotenks, lei e mio papà si stavano solo abbracciando, al palazzo del Supremo… Ma perché quando lo abbiamo detto in chiesa mio papà ci ha chiesto come lo sapevamo?” chiese il bambino grattandosi distrattamente la testa come per mettere insieme un puzzle troppo complicato per il suo piccolo cervellino.
‘Perché è un cretino’ avrebbe voluto rispondere la donna che però, facendo buon viso a cattivo gioco, rispose:
“Beh, vedete, tanti anni fa, quando io non conoscevo ancora Vegeta e Goku non aveva ancora incontrato Chichi, io e lui… beh…
“Hanno dormito assieme e sono stati abbracciati tutta la notte perché si volevano molto bene. Credo che per nostro padre sia stato come fare l’amore con una donna che non sarebbe mai stata sua e per lei sia stato un modo per ricordarsi per sempre dell’amicizia fraterna che li avrebbe uniti per sempre.” intervenne Gohan che aveva sentito di nascosto l’ultima parte della lunga spiegazione di Bulma, mentendo spudoratamente. Il giovane sayan aveva voluto porre fine all’imbarazzo della donna nel dare una risposta che non desiderava e non doveva fornire perché le voleva bene e se c’era una cosa che lo irritava, era vedere la sua madre adottiva in evidente difficoltà.
“Cioè, nostro papà ha fatto scoppiare tutto quel putiferio solo per aver dormito insieme a Bulma? Poteva essere un pochino più preciso anziché far arrabbiare tutti in quel modo, non credi Gohan?” chiese il bambino facendo una buffissima faccia perplessa.
“Già… ma a tutto c’è rimedio…” disse Bulma dopo aver fatto un sospiro di sollievo e un occhiolino di gratitudine a Gohan, per il prezioso sostegno che le aveva concesso.
“In che senso? Come possiamo rimediare?” chiese Trunks a cui la paura di dover tornare e affrontare la punizione dei genitori, stava cominciando a solleticare le mani.
“Fra poco partirete per tornare alla vostra epoca, con la macchina del tempo. Nessuno ci vieta di farvi tornare a poco prima del matrimonio. Così sarà come se nulla fosse successo e nessuno vi sgriderà per essere spariti per alcuni giorni. Cosa ne pensate?” disse Bulma facendo a entrambi l’occhiolino.
“Mamma, sei un genio! Affare fatto! Ma… aspetta un attimo… Gohan, visto che sei qui… Bulma ci ha spiegato che per riuscire ad entrare nella vagina della tua fidanzata, quando ne avrai una, devi avere il pisellino grosso e duro, ma ha detto che solo i grandi lo possono fare, i bambini ancora no. Ci fai vedere come diventa?” chiese Trunks con tutta l’innocenza del mondo, facendo strabuzzare gli occhi a Bulma e facendo passare a Gohan i peggiori dieci secondi di tutta la sua vita.
“Mamamama… TRUNKS! Ma che domande mi fai? Non si fanno queste cose, sono… sono… sono PRIVATE!” si affrettò a rispondere il ragazzo in evidente stato di panico.
“Ma come, private? Guarda, sono anche sul libro di Bulma! Le sanno tutti e poi che male c’è? Siamo tutti maschi qui e Bulma… beh… ha fatto Trunks... l'altro, quindi lo sa già com’è, mentre noi? Scusa, se un giorno ci svegliamo al mattino e ce lo troviamo così e non sappiamo che è normale? Scusa, ci preoccupiamo… se non sappiamo com’è, no?” insistette Trunks con una naturalezza snervante.
“TRUUNKS! BASTA!!! Ho detto di no ed è no. Non insistete. O deve venire Gohanks per farvela capire con le cattive?” disse il ragazzo in tono perentorio.
“EEE, ma come sei permaloso… va bene, abbiamo capito, sai? Non c’è mica bisogno di prendersela tanto! Piuttosto… di’ un po’… ma poi quando trovi una fidanzata, tu sei capace di fare tutte queste cose con lei? Scusa, per fare la fusione hai dovuto provare una decina di volte ieri con Trunks. Guarda che se poi sbagli viene un pasticcio come quello che avevamo combinato io e lui prima di diventare il vero Gotenks, vero Trunks?” chiese Goten spiazzando completamente Gohan e lasciando Bulma completamente allibita.
Era incredibile. Quella era la stessa identica domanda, posta negli stessi identici termini, che Goku le aveva fatto venticinque anni prima ed era il motivo per il quale, alla fine, lei aveva deciso di fare sesso con lui, quella volta. Era stato solo per fargli capire che non c’era nulla di complicato e, soprattutto, niente di cui aver paura. Bulma fece un sospiro e, nel ricordare come con Vegeta la prima volta fosse stata ben diversa, disse loro:
“Bambini, credo che ora sia il momento di andare, ma vi do un suggerimento. Tutte le altre domande che vi frullano in testa e tutte le spiegazioni che giustamente desiderate avere, chiedetele a Vegeta. Ora siete ancora piccoli per poter capire, ma vi assicuro che lui tutte queste cose le sa perfettamente e sono convinta che sarà ben felice di illuminarvi su tutte queste questioni. Anzi, ancora meglio. Quando si deciderà a ‘iniziare’ le famose lezioni che richiedono calma e dedizione, fatemi un favore, ok? Dite anche a Goku di venire. Due sayan sono meglio di uno per certe spiegazioni.” spiegò Bulma trattenendo il più possibile la risata che le stava sorgendo spontanea, immaginando la scena di quei due che rispondevano alle simpatiche domandine dei loro figli.
I bambini fecero spallucce e un sorriso allegro. Poi con totale indifferenza dissero all’unanimità:
“Ok, quando possiamo partire?”
“Oh, beh, la macchina l’ho controllata, è perfetta. Bulma l’ha risistemata in un modo impeccabile dopo l’ultimo viaggio di questo fantomatico Cell. È necessario solo riinserire l’ora e il giorno giusti. Volete andare?” chiese la donna con una dolcezza incredibile.
“Goten? Andiamo?” chiese Trunks all’amichetto che sembrava felice quanto lui.
“Sì. Bulma, me lo regali questo libro?” chiese il piccolo sayan indicando il volumetto sul tavolo.
“Sai, Bulma ce l’ha a casa. Questo preferirei tenerlo… per i miei nipotini, vero Gohan?” spiegò la donna facendo l’occhiolino al giovane che diventò di nuovo tutto rosso.
“Venite, andiamo di sopra, vi ho lavato quegli assurdi vestiti da cerimonia che avevate nello zainetto. Se arrivate poco prima del matrimonio dovete averli già indossati, altrimenti vi chiederanno come mai siete ancora in tuta da combattimento” concluse la donna alzandosi.
“Ok!"
Solo dieci minuti dopo, i due piccoli sayan erano lavati, pettinati e rivestiti di tutto punto, pronti per ripartire. Bulma, Gohan e Trunks li avevano salutati e ringraziati in mille modi, per l’aiuto che avevano dato al loro mondo. Quei due piccoletti avevano di fatto salvato un pianeta ormai perduto in un’epoca terribile e, la cosa più buffa, è che nemmeno se ne sarebbero potuti vantare, coi loro genitori.
Bulma diede loro la foto che aveva scattato il giorno prima e una busta riportante una sola scritta sul retro: “per Bulma”.
“Trunks, dai questa a tua madre prima del matrimonio, per favore. Mi raccomando, è molto importante. Va bene piccolino?” gli spiegò inginocchiandosi davanti a lui per poterlo guardare dritto negli occhi.
“Ok, non ti preoccupare, gliela consegnerò di persona. Ciao, Bulma… voglio dire, mamma. Spero di venire ancora a trovarti, un giorno...” rispose il bambino facendole un sorrisone.
“Lo spero anch’io. Andate ora e state tranquilli, ok? Sarete a casa in pochissimo tempo. Vi voglio bene, bambini.” concluse stringendoli entrambi a sé e stampando a entrambi un bacio sulle guance paffute.
I bambini salutarono Gohan e Trunks e si raccomandarono di esercitarsi con la fusione e di distruggere Cell, non appena lo avessero trovato.
Ai due ragazzi vennero le lacrime agli occhi quando i due bambini si alzarono un pochino da terra per andare ad abbracciare prima l’uno e poi l’altro. Il piccolo principe li guardò entrambi e, prima di chiudere il portellone della navicella, gli disse:
“E non osate piangere! I sayan non piangono mai, davanti ad altri sayan! Soprattutto davanti al proprio principe! A presto!”
Il portellone si chiuse e, un istante dopo, la navicella sparì.
 
TOC TOC
 
“Avanti”
La porta della saletta per la preparazione degli sposi si aprì cigolando e Bulma vide comparire un piccolo sayan dai capelli lilla e lo smoking bianco, che riconobbe subito essere suo figlio.
“Trunks! Che ci fai qui? Sei venuto a controllare che non fossi scappata dalla finestra?” chiese la donna mettendosi gli orecchini di perle bianche.
“No… ehm… volevo solo vedere come eri bella e dovevo darti questo.” disse timidamente il bambino porgendole la busta che la Bulma del futuro si era tanto raccomandata di consegnare alla se stessa del passato.
“E che cos’è? Un biglietto di auguri? L’hai scritto tu?” chiese la donna incuriosita prendendo la busta e aprendola.
“No… non l’ho fatto io. Beh… leggilo… per favore.” disse il bambino abbassando lo sguardo intimorito.
Bulma estrasse il biglietto dalla busta e lesse velocemente quanto c’era scritto. Man mano che le parole correvano sotto i suoi occhi, i battiti del suo cuore cominciarono ad accelerare e il colore del suo viso cominciò ad assomigliare sempre di più a quello di un peperone. Quando finì di leggere, alzò lo sguardo per osservare suo figlio che ancora fissava un punto imprecisato del pavimento.
“Trunks… tesoro, mi faresti un favore? Andresti a chiamare tuo padre? Gli devo parlare per qualche minuto, ok?” gli chiese con una voce incredibilmente pacata e dolcissima.
“Ok… ma… mamma… non sei arrabbiata con me, vero?” disse il bambino fermandosi sull’uscio.
“No, anche se stasera dovrai spiegarmi cosa è successo. Ora va’ a chiamare papà, per favore.”
“Ok” disse solamente il piccolo uscendo dalla stanza e chiudendosi l’enorme porta in legno massiccio alle spalle.
 
Pochi minuti dopo, sentì di nuovo bussare alla porta.
“Avanti” disse immediatamente.
“Ma non mi avevi detto che lo sposo non può vedere la sposa prima del matrimonio e tutte ‘ste palle che vi siete inventati qui sulla Terra, per evitare di portare sfortuna alla coppia?” chiese un Vegeta elegantissimo entrando nella piccola stanzetta dove si trovava la sua futura sposa.
“V-Vegeta, ma sei… sei bellissimo, amore mio...” gli disse lei non appena riuscì a trovare il termine giusto per definire quel gran pezzo di sayan che aveva di fronte.
“Eheh, lo so, ma non farci l’abitudine, sai! Lo smoking me lo sono messo solo perché questa cerimonia è una tradizione terrestre. Tu sei già la mia donna e quando lo sei diventata, addosso non avevamo niente, se ben ti ricordi. Comunque anche tu non scherzi affatto…con questo vestito bianco e così…aderente…e…scusa, girati un po’…mhmm…interessante…la scollatura dietro non è per niente male…Dì un po’, mi hai fatto chiamare per provocarmi?” chiese fermandosi alle spalle di Bulma e appoggiando le labbra sul collo nudo, facendole venire immediatamente i brividi.
“Mhm…no…no…per…per favore…Vegeta…non fare così…lo sai che mi fai perdere completamente il controllo…io ti devo….devo…Devo assolutamente parlarti” disse lei cercando di ritrovare un contegno impossibile da ritrovare sotto la delicatezza delle sensuali labbra del suo uomo.
“Ok, se proprio non mi vuoi…parla, ti ascolto” disse lui dipingendosi in volto un finto broncio e riposizionandosi davanti a lei, per poterla guardare negli occhi.
“Vegeta, devi…devi leggere questo. Per favore”
Il sayan prese il biglietto dalla mano tremolante della donna pallida e irriconoscibile che gli stava davanti e le chiese:
“Tutto bene?”
“Leggi…per favore” disse solo lei abbassando lo sguardo.
Vegeta, dopo aver letto la prima riga, si interruppe immediatamente e alzò lo sguardo interrogativo.
“È per te. Perché dovrei leggerla io?” le chiese con un tono di voce calmissimo.
“Ti prego, non farmi domande…su questo…leggi la lettera. È troppo difficile, per me, dirti ciò che troverai lì scritto, ma credimi…quella lettera è…è come se l’avessi scritta io…Io non…
“Ok, ok, la leggo…ma tu calmati, ok? Se acceleri ancora di più il battito del tuo cuore finirai per esplodere. Fai un bel respiro e rilassati. Io intanto leggo, va bene, principessa?” la interruppe lui mantenendo un tono di voce davvero tranquillizzante.
Bulma eseguì l’ordine che il suo principe le aveva impartito e, non appena lui la vide un po’ meno tesa, riprese la sua lettura:
 
Cara Bulma,
se stai leggendo questo biglietto significa che, con mia immensa gioia, i due bambini sono tornati a casa sani e salvi. So che ti stai per sposare e che questo sarà il giorno più felice della tua vita. Il mio lo è stato oggi e solo grazie a Goten e Trunks. Hanno aiutato me e i miei figli a tornare a vivere e di questo sarò loro per sempre, infinitamente grata.
Ti spiegheranno loro, come ci siamo conosciuti. Circostanza bizzarra, lo capirai anche tu. Sono due bambini davvero speciali e mi hanno raccontato un sacco di cose. Tra le tante, tu non puoi nemmeno immaginare cosa, mi ha lasciata totalmente allibita. Non chiedermi come, ma hanno scoperto che tu, cioè io, molti anni fa, hai passato la notte con Goku.
Ora ho due favori da chiederti: il primo è di nascondere un po’ meglio la macchina del tempo…non è salutare che i bambini vaghino nel futuro o in un passato che potrebbe non piacergli affatto.
Il secondo, beh…tu sai già qual è: devi dirglielo. Vegeta capirà. Al massimo se la prenderà con Goku e prenderà l’occasione per sfidarlo ancora una volta, ma poi torneranno ad essere gli amici di cui il tuo Trunks mi ha parlato.
Dì a Vegeta che lo amo, anche se non c’è più, qui nel mio futuro. E a Goku…beh…digli che gli voglio bene, come il fratello che non ho mai avuto. Non credo ti costerà dirglielo, penso che anche tu provi il mio stesso sentimento, per lui.
Con affetto, Bulma Brief
PS: Mi sono permessa di spiegare ai bambini come sono stati concepiti, visto che erano convinti che bastasse un abbraccio tra un uomo e una donna, perché quest’ultima rimanesse incinta. Scusa, è stato necessario per smontare un colossale equivoco che aveva invaso le loro testoline e avrebbe probabilmente rovinato il tuo matrimonio”
 
 
Mentre leggeva, lo sguardo di Vegeta passò dalle seguenti espressioni: sorpresa, severa, allibita, arrabbiata, rilassata, sorprendentemente felice. Per finire con un sopracciglio inarcato che indicava una profonda perplesità.
Bulma lo aveva osservato attentamente. Le conosceva tutte, ad una ad una, quelle espressioni. Gliele aveva viste fare migliaia di volte e ora sapeva, o almeno credeva di sapere, che il principe l’avrebbe, di lì a pochi istanti, polverizzata con uno dei suoi migliori attacchi.
Quando Vegeta rialzò lo sguardo e le restituì la lettera, inclinò la testa leggermente di lato. Alzò un angolo della bocca, facendole un impercettibile sorriso e, in tutta calma, le chiese:
“C’è altro?”
“Non è abbastanza tutto questo? Non è sufficiente per uccidere me e Goku? Eh, Vegeta?” chiese lei guardandolo con due occhi straniti e allo stesso tempo tristissimi.
“Te e Kaaroth? Casomai, a quanto pare, dovrò trovare una giusta punizione per mio figlio e quell’altro screanzato. Così vediamo se osano ancora usare la macchina del tempo” continuò lui in tutta calma.
“Mamamama…Vegeta?!? Possibile che tu non sia arrabbiato con me e con Goku, per ciò che abbiamo fatto? Com’è possibile? Io mi ero arrabbiata molto quando mi hai fatto credere di essere andato a letto con Chichi. Non capisco, perché?” chiese Bulma quasi disperata non riuscendo a capacitarsi di tanta tranquillità da parte del principe.
“Bulma, ti ho detto di calmarti. Se questo è un modo per dirmi che ci hai ripensato e che non ti vuoi più sposare, faresti bene a dirmelo subito, anziché girarci tanto intorno. È questo? È questo ciò di cui mi volevi parlare?” chiese lui trasformando la sua espressione serena in parzialmente innervosita.
“NOOO! Ma certo che no! Desidero sposarti più di ogni altra cosa al mondo perché ti amo. Ti amo tantissimo e mi chiedo solo come tu possa volermi ancora sposare, dopo ciò che hai saputo” spiegò lei riuscendo finalmente a fissare i suoi tristissimi occhi pieni di lacrime in quelli di lui pieni d’amore per lei.
Vegeta si avvicinò. Si fermò a meno di due centimetri dal suo viso lasciando che i due pozzi neri che gli facevano da iridi annegassero in quelle color oceano di lei. La guardò severamente e le prese le mani tra le sue. Si inumidì le labbra e le disse:
“Bulma, non eri tenuta a dirmelo. Lo hai fatto e ti ringrazio, per la tua correttezza. Non ti ho mai chiesto se fosse successo qualcosa tra te e Kaaroth, perché lui mi aveva assicurato il contrario. Credo che abbia avuto i suoi motivi per mentirmi su una cosa così importante, ma non sei tu, a dovermene rendere conto. Sarà lui a dovermi chiedere scusa, ma non per ciò che avete fatto, bensì per avermi mentito. È una cosa che non tollero. Io non ho mai mentito, a nessuno. Esigo che anche gli altri facciano lo stesso con me. Quindi ora ti chiedo: c’è qualche altra cosa che dovrei sapere? Me lo hai detto per informarmi che quella di molti anni fa non è stata l’unica volta? Perché se è così, allora sì che potresti vedermi molto, ma molto contrariato”
“Nooo! Non è già abbastanza terribile che abbiamo fatto sesso e che per anni l’abbiamo tenuto nascosto a te, a Chichi, a tutti?” disse lei sempre più sconcertata.
“Basta, Bulma! Ascoltami bene. Mentre tu facevi sesso con Kaaroth, io stavo probabilmente distruggendo l’ennesimo tra le decine di pianeti che ho raso al suolo. Queste mani – disse alzandole fino a mostrargliele – hanno ucciso donne, bambini, vecchi, senza alcuna pietà. Tu vorresti sapere come? Vorresti sapere se mi divertivo a farlo? Vorresti sapere se godevo nel sentire le urla disperate di quegli alieni senza nome? Dimmelo Bulma. Te la senti di sapere queste cose? Pensi che poi mi ameresti ancora e vorresti ancora sposarmi? Sono un mostro, Bulma. Tu mi hai cambiato, Kaaroth mi ha cambiato, questo pianeta…tutto quanto…Avete tutti contribuito a fare di me ciò che sono ora. Ma se fossi ancora MajinVegeta o il Vegeta che ero da giovane, non credo proprio che avresti provato per me ciò che provi ora, o sbaglio?”
“Il passato è passato e queste mani hanno dimostrato di saper fare grandi cose, per questo pianeta e…per me…Queste mani hanno fatto nascere Trunks e hanno probabilmente salvato la vita a Chichi e Goten. Come potrei non volerti sposare?” disse Bulma intrecciando le sue dita con quelle di lui e decretando così la fine della discussione.
“Già, il passato è passato e il fatto che tu abbia definito ‘terribile’ aver fatto sesso con Kaaroth, la dice lunga sulla sua prestazione…Quindi alla fine, il migliore sono sempre io. Il principe dei sayan non poteva fallire la missione più importante” concluse lui prendendola un po’ in giro e facendole uno dei migliori sorrisi che lei avesse mai visto.
“Ah, Vegeta, sei incorreggibile, ma ti amo” concluse lei pronunciando le ultime parole a troppi pochi millimetri di distanza dalle labbra di lui, perché il sayan non le afferrasse tra le sue per donarle un bacio delicatissimo.
Bastò poco prima che le labbra di entrambi si schiudessero indecentemente per permettere l’incontro delle loro lingue, che decisero di anticipare la magica danza che, di lì a pochi secondi, avrebbero intrapreso anche le loro mani. Quelle di Bulma iniziarono a viaggiare senza pudore sul corpo statuario del sayan il quale non resistette alla tentazione di percorrere con le sue, ogni centimetro del corpo di lei.
Dalle labbra, Vegeta passò a baciarle il collo per poi scendere all’incavo della scollatura generosa del vestito da sposa di Bulma.
"Cos'hai in mente, Vegeta?"
"Veramente avevo intenzione di fare una cosetta nuova...magari prendendo un paio di candele dalla chiesa...sai? Ogni tanto il mio sadico lato sayan salta fuori nel modo più inatteso..." rispose il principe intervallando ogni due o tre parole con un bacio a fior di pelle sullo scollo di Bulma, provocandoli spudorati brividi.
"C-cosa? Le ca-ca-candele?" chiese la donna con un tono decisamente preoccupato allontanandosi di un paio di passi.
In tutta risposta Vegeta le fece un sorriso allo stesso tempo dolce e malizioso e, allungando la mano per afferrare quella di lei, le disse:
"Sei preoccupata, principessa? Sai che adoro prenderti in giro? Fai delle facce davvero buffissime! Torna immediatamente qui e fatti baciare quelle labbra che mi fanno letteralmente uscire di testa"
"N-niente candele? Non mi piacciono queste cose, lo sai..." disse Bulma avvicinandosi ancora un po' intimorita.
"Niente candele...ma stasera te la voglio veramente insegnare, una cosa nuova. Ti va, principessa?"
"Fa male?" chiese lei con non poca apprensione iniziando però a prendersi i baci tranquillizzanti di lui su tutto il viso.
"Te ne ho mai fatto?"
"No"
"Vuoi un anticipazione?" chiese lui con fare intrigante senza staccare le labbra da quelle di lei.
"Ma non dovevamo sposarci?" chiese lei tra un gemito di piacere e l’altro.
“Dopo, ora ti voglio” rispose secco lui alzandole delicatamente la gonna e accarezzandole la gamba ricoperta solo da un paio di autoreggenti bianche.
“Ma…Vegeta…ma qui? Così?” domandò Bulma a cui della risposta, a dire la verità, non fregava assolutamente niente.
“Sì. Qui. Così. Altrimenti a cosa servono quei venticinque metri di tulle che ti sei scelta come velo?” disse lui facendole cadere a terra le mutandine senza alcun ritegno e continuando a baciarle ogni centimetro di pelle esposta alle sue labbra roventi.
“Già, a cosa?” chiese lei ormai totalmente in balia del desiderio di essere posseduta all’istante.
Per confermare la sua disponibilità a concedersi al suo principe, Bulma iniziò a sbottonargli la camicia, con una lentezza che fece crescere ancora di più l’eccitazione del sayan, ormai spudoratamente evidente sotto la stoffa nera dei pantaloni. La donna non mancò di accarezzarlo delicatamente proprio dove il rigonfiamento lasciava presagire quale fosse anche l’intento del principe, provocandogli un lieve gemito di piacere. Pochi istanti dopo erano entrambi nudi, o quasi ad accarezzarsi, baciarsi e desiderarsi, come se fosse la prima volta.
Vegeta la fece sdraiare sul tulle aggrovigliato con molta poca grazia, a formare una specie di fiore, sul pavimento costituito da antiche mattonelle color rosso terra. Si adagiò su di lei facendosi avvolgere i fianchi dalle sue lunghissime gambe rese ancora più sexy dalle autoreggenti bianche, che le arrivavano a metà delle cosce. Come sempre, prima di far avvolgere tutta la sua virilità dalla decisamente desiderosa accoglienza di Bulma, Vegeta le chiese:
“Posso?”
“Sì, Vegeta” gli rispose Bulma con un sorriso riposizionandosi un po’ meglio sotto di lui per accoglierlo, finalmente, con un sospiro.
In pochi minuti i due scoprirono che fare l’amore in venticinque metri di tulle era un’esperienza assolutamente sublime. Il fruscio del tessuto, unico rumore nel silenzio assoluto di quella stanza isolata di quella chiesa di campagna, sotto il lento movimento di quei due amanti uniti nel corpo e nell’anima, diede loro un piacere mai provato prima.
Bulma e Vegeta soffocarono in appassionati baci, tutti i gemiti del loro piacere.
Era sempre piaciuto ad entrambi, farlo così.
Niente parole.
Niente volgari urli di piacere.
Niente gemiti incontrollati.
Solo i loro respiri e il rumore dei loro cuori che battevano all’unisono nelle infinite notti d’amore di cui i due avevano goduto, negli ultimi otto anni.
Otto anni in cui entrambi avevano imparato a conoscersi.
Entrambi avevano assaporato più e più volte ogni centimetro del corpo dell’altro e sapevano perfettamente quali fossero i punti chiave del loro piacere.
Otto anni in cui entrambi erano arrivati alla consapevolezza che, fare a meno uno dell’altra, sarebbe stato impossibile e soprattutto che non avrebbero mai smesso di amarsi.
Quando Bulma arrivò all’apice del piacere assoluto che il suo principe le aveva fatto provare, lentamente Vegeta andò via via rallentando i suoi movimenti, fino a fermarsi, tra quelle calde pareti che, ancora pulsanti di piacere, lo avvolgevano.
Bulma finì di con un lieve sospiro che trascinò fuori dalle labbra le uniche parole che i due si scambiarono:
“Ti amo, Vegeta”
Il principe non fece altro che aprire un sorriso compiaciuto e sgusciare fuori da lei, facendole comparire in volto un’espressione stupita.
“Non ora, principessa. Ci dobbiamo sposare, adesso e io ho voglia di godere di te in tutta tranquillità” le disse sdraiandosi a fianco a lei sul morbido tulle.
“Poi un giorno mi spiegherai come fai…” commentò Bulma che, dopo otto anni, ancora non riusciva a capacitarsi di come il suo uomo, riuscisse a controllare i suoi istinti in un modo così dannatamente perfetto.
“Eheh…sono un sayan, ricordi? Non ho bisogno di ‘concludere’ per sentirmi appagato. E in questo momento mi sento come se avessi avuto un orgasmo celestiale. Anche se, di fatto, l’ho visto solo dipinto sul tuo volto. E la cosa mi aggrada tantissimo” rispose semplicemente lui tutto sorridente.
“Mhm…non me la racconti giusta…sono proprio curiosa di sapere cosa mi devi insegnare questa sera…sarà un’altra delle tue diavolerie sayan, scommetto” commentò Bulma con fare sospettoso.
“Già già…proprio sayan…” concluse lui baciandole la mano che aveva le dita incrociate con le sue.
I due stettero per qualche minuti a scambiarsi sguardi complici, carezze dolcissime e baci a fior di labbra, per consolidare un amore che nemmeno i ricordi del passato avrebbero potuto scalfire.
Quando poi sentirono i rintocchi della campana che annunciava l’ora dell’inizio della messa, Vegeta si alzò e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
“È meglio che vada, ora…Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto…a meno che Trunks abbia spifferato tutto. È stato qui fuori, fino a quando siamo spariti nel tulle…” disse Vegeta sottovoce mentre si rimetteva i pantaloni.
“Ops…dici che ci ha spiato?” chiese lei imbarazzata.
“Se lo ha fatto lo uccido, giuro” rispose il principe con una certa indifferenza, allacciandosi le scarpe.
“E poi chi le porta le fedi?” chiese lei con pari indifferenza, mentre cercava inutilmente le mutandine.
“Eh, quello sì che è un problema…”
“No, il vero problema è che non trovo più le mutandine…dove saranno finite?” chiese lei che stava già cominciando ad andare in panico.
“Bulma…” la richiamò lui dolcemente.
“Cosa?” chiese distrattamente cercando ancora il suo intimo scomparso.
“Mi è piaciuto. Credo di non avertelo mai detto. Ma mi è sempre piaciuto fare l’amore con te. Ma adesso è stato…non lo so…mi è piaciuto tanto e volevo che lo sapessi. Vederti godere di me e sentirti pronunciare il mio nome mi dà un senso di ‘potere’. Anche io ti amo, ora so davvero cosa significa…Vado, ora. Se non le trovi, non indossarle, lo sapremo solo io e te…” le disse facendole un sorriso malizioso accompagnato da un occhiolino altrettanto intrigante.
Bulma gli corrispose un sorriso sincero e di infinita gratitudine. La comprensione e la complicità che il suo uomo le aveva appena dimostrato erano pregi che la maggior parte degli abitanti della Terra non sapevano nemmeno esistere.




 

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Capitolo 15
*** DÉJÀ-VU ***






DÉJÀ-VU




Il principe tornò nella chiesa e, affiancandosi di nuovo a Goku, che si stava nervosamente massacrando il papillon dell’elegantissimo smoking che indossava, gli disse sottovoce:
“Sei nervoso, Kaaroth? Sono io quello che si sta per sposare, non tu”
“Ehm… sì… beh… un po’, veramente.” rispose il giovane sayan imbarazzato.
“Tu hai bisogno di scaricare un po’ in nervi, Kaaroth. Guardati, sei più teso di una corda di violino. C’è qualcosa che ti preoccupa?” lo provocò Vegeta dandogli la possibilità di ‘confessarsi’ prima del suo matrimonio.
“Già… beh… sai… ehm… Vegeta, io ti devo dire una cosa… prima che ti sposi…” disse sottovoce Goku iniziando a sudare freddo.
A quelle parole, Vegeta non fece altro che guardarlo dritto negli occhi e fargli un sorriso bellissimo. Gli mise una mano sulla spalla e, avvicinandosi all’orecchio gli sussurrò:
“Tranquillo Kaaroth, già lo so. Me lo ha detto Bulma, pochi minuti fa. Sai, credevo che tu mi dovessi delle scuse, per avermi mentito, ma ora so perché lo hai fatto e sai cosa ti dico? Ne sono assolutamente felice. Senza quella bugia probabilmente Trunks non sarebbe mai nato… Le conseguenze sappiamo entrambi quale sarebbero state, no? Io sono felice di essere qui oggi e soprattutto sono infinitamente contento che ci sia anche tu, fratello.”
“Ma, Vegeta… io…
“SSSHHH… Va tutto bene. Grazie per avermi voluto informare, prima che mi sposassi. L’ho apprezzato molto. Ora però, per favore, mi puoi dare le fedi?” lo interruppe Vegeta con un tono di voce che non poteva fare altro che tranquillizzare l’imbarazzatissimo sayan.
“C-come? Le-le fedi?” chiese Goku stranito.
“Sì, Kaaroth, le fedi, le hai portate, no?” chiese il principe mantenendo il sorriso.
“Sì… sì, ma certo, tieni.” balbettò timidamente Goku tirando fuori una scatolina rossa dalla tasca interna dello smoking.
“Grazie… queste le diamo a Trunks, le deve portare lui, quando dovremo scambiarci gli anelli. Ora, da bravo, fammi un favore, eh Kaaroth?” continuò Vegeta trasformando il sorriso da dolcissimo a malizioso.
“U-un favore?”
“Mhm, mhm. Penso che un piccolo favore tu me lo debba, o no?”
“S-sì… sì, certo, tutto ciò che vuoi, Vegeta.” rispose Goku con un tono tra l’allibito e il titubante.
“Ok, la vedi quella donna bellissima laggiù?”
“C-C-Chi-CHICHI?”
“Già, Chichi, tua moglie. Io credo che tu e lei, abbiate bisogno di stare un po’ da soli. Lei e Bulma hanno lavorato giorno e notte per organizzare questo matrimonio, scommetto che non avete avuto ancora un attimo di tempo per stare assieme, dopo il tuo ritorno. Perché non la prendi e vai nella stanza da cui fra poco uscirà Bulma e le fai vedere di cosa è capace un vero sayan? Sai, credo che Bulma sarà felice di lasciarvi i venticinque metri di tulle che si era comprata come velo, con questo caldo dubito che se lo metterà. Ti posso assicurare che è un’esperienza che devi assolutamente provare, Kaaroth.”
“Mamamama… Vegeta! E il matrimonio? Io e Chichi siamo i vostri testimoni e…
“Gohan farà il mio e C18 farà da testimone a Bulma. Tu fai schifo vestito in smoking, non ti ci voglio nelle foto, vestito così. E poi, se non l’hai capito, il mio era un ordine. Portami Chichi fuori dalle palle, immediatamente. Non posso sposarmi avendo sotto il naso l’odore di sesso che sta emanando tua moglie. O vuoi che la disintegri per non sentirlo più?” lo interruppe il principe con tono perentorio.
“Eh? Cosa?” balbettò Goku ancora incredulo e basito.
“KAAROTH! Ti vuoi muovere? O devo passare alle maniere forti?” insistette Vegeta.
“Sì… sì, vado… vado… Ehm… una domanda... Pensi che lo debba dire a Chichi… voglio dire… ehm...” chiese sottovoce Goku ancora titubante.
“No. Il passato è passato. Dirglielo ora la ferirebbe per nulla e, conoscendola, la faresti ingelosire per niente. Tu non l’hai mai tradita e non le hai mai mentito. L’unica cosa che ti devi far perdonare, sono i sei anni di astinenza forzata in cui l’hai obbligata a vivere. Quindi ora vai di là e, come minimo, le fai venire i capelli dello stesso colore di Bulma. Non so se mi spiego” concluse Vegeta allargando ancora di più l’intrigante sorriso.
“Sì… ok, ho capito. Farò del mio meglio… Grazie, Vegeta” concluse Goku lasciando la sua postazione per raggiungere la moglie.
Vegeta lo vide avvicinarsi all’orecchio di Chichi e sussurrarle qualcosa, voltandosi un paio di volte verso di lui e indicando con il dito prima Gohan e poi C18. L’espressione di Chichi passò da basita a perplessa ad allucinata, per le parole che Goku le stava rivolgendo, ma poi, come se nulla fosse, lo seguì lungo la navata centrale, per dirigersi con lui verso la stanza che era stata indicata loro, appena fuori dalla chiesa. Quando arrivò davanti a C18, Chichi si fermò per lasciarle il piccolo bouquet di fiori che, da brava testimone, teneva in mano e la informò che avrebbe dovuto prendere immediatamente il suo posto.
Poi, prima che i due si allontanassero troppo, Vegeta disse:
“Hey, sayan!”
“C-cosa, Vegeta?” chiese Goku voltandosi repentinamente.
“Aura al minimo e non fare casino, che qui c’è una cerimonia in corso. Chiaro?”
“C-certo…” rispose il sayan voltandosi di nuovo e, prendendo sua moglie per mano, procedere verso la sua più importante missione.
 
La cerimonia fu stupenda.
L’uscita dalla chiesa con il lancio del riso fu un gran successo, fino alla formazione di una strana barriera energetica creata da Vegeta attorno a sé e alla sua sposa.
Il pranzo di nozze fu un autentico massacro. Due sayan adulti, più un giovane e due piccole pesti ingurgitarono il novantotto percento del cibo lasciando il due percento al resto degli invitati che li guardavano, come sempre, allibiti.
Dopo il taglio della torta nuziale, il neosposo si avvicinò a Goku, che stava ballando con la sua felicissima e soddisfattissima moglie e, picchiettandogli il dito indice sulla spalla, gli disse:
“Hey, tu, sayan, cosa ne dici di andarci a sgranchire un po’ e a digerire il pasto? Abbiamo una questioncina di cui discutere… ancora”
Goku, in tutta risposta, senza nemmeno voltarsi si avvicinò all’orecchio della moglie e le sussurrò:
“Chichi, posso andare? Ѐ questione di poco… devo insegnare una cosa a Vegeta.”
“Mhm… mi prometti che torni presto, Goku?” chiese lei chiudendo gli occhi per godersi la voce calda e sensuale, che le stava parlando nell’orecchio.
Il sayan in tutta risposta le mordicchiò leggermente il lobo e giocò per qualche secondo con la lingua girandola intorno alla piccola perla che aveva come orecchino, facendole venire i brividi.
“Promesso” le disse infine liberandola dalla piacevole tortura e guardandola dritta negli occhi.
“Allora, Kaaroth? Ti vuoi muovere o no? Il resto glielo dai stasera, avanti!” insistette Vegeta a cui stava già iniziando a salire il nervoso.
“Sì, sì… arrivo… arrivo… eee, ma quanta fretta che hai, ti ha punto la tarantola? La torta non era buona?” chiese Goku voltandosi finalmente verso di lui.
“Kaaroth, vedi di piantarla sai? E fai poco lo spiritoso. Guarda che ho una voglia di spaccarti qualche osso, che tu non puoi nemmeno immaginare. Avanti, togliti quello smoking e vieni con me. Andiamo a regolare questo conto in sospeso lontano da qui, prima di distruggere tutto. Anzi, ancora meglio. Andiamo alla camera gravitazionale, così a casa posso cambiarmi” concluse Vegeta con tono perentorio.
“Fiù, menomale, pensavo volessi combattere vestito così… sai che fatica colpirti evitando di sgualcire il tuo elegantissimo vestito!” gli disse Goku con tono strafottente.
“KAAROTH! Ma come ti permetti? Avanti, andiamo, ti faccio vedere io chi ne prende di più, oggi”
I due si alzarono in volo e, un istante dopo, erano due puntini lontani nel cielo terso della sera.
 
Sulla pista da ballo rimasero Gohan e Videl a ballare il tango ben noto ai più. I due ballarono a lungo in un modo decisamente troppo ‘appassionato’ perché Bulma non si avvicinasse a Chichi per commentare la scena. Le porse una fetta di torta nuziale, che ancora non aveva mangiato, accompagnata con un bicchiere di champagne e, facendole gomitino, le disse:
“Sbaglio o si stanno divertendo parecchio? Non serve essere sayan per sentire che c’è parecchio feeling fra i due, o sbaglio, Chichi?”
Chichi alzò un angolo della bocca aprendo un sorriso malizioso che non era da lei. Se lo ricordava ancora quello stesso tango che aveva ballato anni prima con Vegeta e il pensiero la metteva sempre di buon umore. Durante quel ballo, avevano stipulato una sorta di tacito patto che avrebbe dato il via all’amicizia che li legava, da ormai parecchi anni.
Chichi e Vegeta si punzecchiavano, si accapigliavano e, un paio di volte, il principe era stato sul punto di farla sparire per sempre dalla faccia della Terra, soprattutto per questioni ‘televisive’, ma alla fine facevano sempre pace, in un modo tutto loro. Chichi gli preparava il sushi e lui le permetteva di gestire il telecomando, per un’intera serata. A volte le faceva addirittura da fisioterapista, quando lei mostrava evidenti segni di stanchezza e tensione, il tutto sotto gli occhi consenzienti di Bulma, che ci godeva un mondo a vederli così, come fratello e sorella, come lei stessa aveva contribuito a farli diventare.
Ora, mentre Chichi osservava Gohan ballare con quella ragazza, che a lei piaceva moltissimo, si trovò a pensare che suo figlio aveva preso il meglio del carattere del suo vero padre e anche di quello che, per anni, si era preso cura di lui e l’aveva cresciuto, come un vero sayan.
Quando alla fine del tango Gohan fece fare alla sua dama lo stesso casquè, che Vegeta aveva fatto fare a lei la sera di Natale di molti anni prima, a Chichi si illuminò il viso. Come quella volta i due si ritrovarono con i volti a pochi millimetri l’uno dall’altro solo che, questa volta, la donna lesse tre sole parole sulle labbra di Gohan:
“Posso baciarti, Videl?”  
Chichi si trovò a sorridere quando vide la sua futura nuora guardarsi un po’ in giro e dire un po’ intimorita:
“Eheh… qui? Davanti a tutti?”
Gohan non fece altro che farle un sorriso degno del suo padre adottivo, la rimise in piedi di fronte a sé e le disse:
“A tutto c’è rimedio, sai? Chiudi gli occhi.”
 
Nei dieci minuti seguenti, mentre tutti cercavano di riacquistare la vista persa a causa del Taiyoken fatto da Gohan per avere un po’ di privacy, il ragazzo le prese delicatamente il viso tra le mani e, avvicinando le sue labbra a quelle schiuse di lei le ripetè:
“Posso baciarti ora, Videl?”
“A patto che poi mi insegni questo colpo fantastico!” rispose lei facendogli un sorriso.
“Tutto quello che vuoi” rispose il ragazzo prima di appoggiare delicatamente le sue labbra su quelle di lei.
Pochi secondi dopo, nello stesso identico momento, i due decisero che era giunto il momento di assaporarsi l’uno con l’altra e quando le loro lingue stabilirono quello che sarebbe diventato il loro contatto preferito per ancora molto tempo, iniziarono a danzare come i loro due corpi avevano fatto fino a poco prima. Brividi mai provati prima percorsero i corpi di entrambi in quel tenero e lunghissimo bacio che sugellava, di fatto, l’inizio del loro amore.
Dopo molti minuti di assoluto piacere, i due decisero finalmente di staccarsi e di completare quel bellissimo momento scambiandosi uno sguardo complice e pieno di affetto. Poi, guardando leggermente di lato, alzarono entrambi un sopracciglio che esprimeva tutta la loro perplessità. A fianco a loro c’erano Goten e Trunks che li guardavano con due candidi occhi sorridenti e la testina leggermente inclinata di lato.
“Cosa state guardando, bambini?” chiese Videl con un tono dolcissimo.
“Voi” rispose Trunks in tutta tranquillità.
“Noi? Ma non ha funzionato il Taiyoken?” chiese Gohan un po’ sconsolato, temendo che anche gli altri avessero visto tutto.
“Ma sei scemo, Gohan? Noi siamo sayan, secondo te non li chiudiamo gli occhi quando vediamo che lo stai per fare?” chiese Goten prendendolo in giro.
“Eheh… già… beh? Cosa volete? Perché ci guardavate? Non avete mai visto due persone che si baciano?” chiese il ragazzo ridendo imbarazzato.
“No, non così. Siete una coppia adesso?” chiese Trunks a bruciapelo.
“COSA? Mamamama… Trunks!!! Non credo che tu abbia l’età giusta per fare queste domande!” disse Gohan diventando tutto rosso.
“Lo siete o no?” chiese allora il bambino a Videl.
“Beh… ecco… io veramente… lo siamo, Gohan?” chiese lei timidamente.
“No… cioè… sì… ecco… io non lo so… vuoi esserlo? Io ne sarei molto felice e non ti avrei mai chiesto se potevo baciarti, se non per chiederti se… ecco… se volevi essere la mia… Cioè… se qualche volta potevamo uscire assieme… se ti va...” spiegò il sayan con un filo di voce e tenendo lo sguardo basso.
Riuscì a guardare di nuovo Videl quando, del tutto inaspettatamente la sentì dire a Trunks:
“Sì, Trunks, siamo una coppia. Io voglio molto bene a Gohan e spero tanto che andremo sempre d’accordo e che un giorno, forse, tu e Goten possiate venire anche al nostro, di matrimonio”
“Oh, bene. Quindi adesso andate anche voi nella stanzetta fuori dalla chiesa a fare l’amore come hanno fatto i nostri genitori stamattina?” chiese di nuovo il bambino facendo strabuzzare gli occhi ad entrambi.
“Mamamama… TRUNKS! Ma che domande mi fai? Non si chiedono queste cose, sono… sono… sono PRIVATE!” si affrettò a rispondere il ragazzo in evidente stato di panico, nella stessa identica maniera con cui aveva risposto il suo alter ego del mondo Mirai, anche se su tutt’altra questione.
“TSK, private! Ma se vi siete sbaciucchiati qui davanti a me e Goten per più di dieci minuti? Quindi o ci rispondi, oppure diciamo a tutti cosa avete fatto dopo il Colpo del Sole” lo minacciò Trunks assumendo l’atteggiamento irritante che solo suo padre poteva mostrare, in alcune occasioni.
A quel punto Videl si accovacciò davanti ai bambini, per poterli guardare entrambi negli occhi. Gli scompigliò un pochino i capelli e, con un tono di voce calmo e pacato, disse loro:
“Bambini, vedete… Gohan voleva dire…”
Videl si interruppe per un istante e si voltò per un secondo a guardarlo, facendogli un sorriso sincero. Poi continuò:
“No, ora non andiamo a fare l’amore. Io credo che anche Gohan sia d’accordo sul fatto che sia meglio aspettare ancora un po’ di tempo, prima di farlo. O almeno, io la penso così e se lui mi vuole bene come credo, beh… ecco… mi auguro che voglia aspettare… come me… Ѐ così, Gohan?”
“COSA? Ma certo, certo che è così. Siamo ancora giovani per fare… UGH… l’amore” confermò Gohan imbarazzatissimo deglutendo più volte aria.
“Sì, sì… ci dite così solo per non farci andare a spiff…
Trunks si interruppe all’improvviso e insieme a Gohan, a Goten e a tutti gli altri in grado di percepire le auree, si voltò con aria seria e preoccupata in direzione della Città del Nord, poco distante da dove si stava svolgendo la festa nuziale.
“Cosa c’è Trunks? Goten? Gohan? Ma che succede?” chiese Videl rialzandosi e osservando i tre sayan ad uno ad uno.
“Ma è…
“Ѐ… papà?!” chiese Trunks allibito rivolgendosi ad un Gohan dallo sguardo serissimo.
“Cosa succede bambini?” intervenne allora Bulma che, una volta riacquistata la vista, vide i tre sayan in uno stato di forte apprensione.
“Vegeta è… è… è meglio che vada a controllare” disse Gohan guardandola seriamente.
“Ѐ cosa, Gohan?” insistette Bulma prima che il ragazzo si potesse alzare in volo.
“Ѐ un ssj…
“Sai che novità! Si starà sfogando un po’ con tuo padre, no?” disse Bulma con tono indifferente e alzando gli occhi al cielo.
“Sì, ma anche mio papà… sono… sono tutti e due ssj… di… di terzo livello!” spiegò il giovane sayan non credendo lui stesso alle sue stesse parole.
“COSA? Terzo livello? Vuoi… vuoi dire che… gli sono venuti anche a lui i capelloni biondi e lunghi tipo Barbie?” chiese Bulma allibita.
“Doè Babbi?” chiese la piccola Marron che, in braccio alla sua mamma, girava la testolina agghindata da simpatiche treccioline bionde a destra e sinistra, alla ricerca della sua bambola preferita.
“Zitta tu, poppante!” intervenne a quel punto Trunks con fare veramente antipatico, per poi proseguire:
“Ma quale Barbie, mamma? Quando Gotenks diventa ssj3 mica assomiglia a Barbie, no?”
“Si, ma… ecco, veramente… volevo dire…
Bulma non riuscì a finire la frase. Sentì due mani possenti stringerle le spalle e, con una leggera pressione, voltarla. Poi, senza che nemmeno se ne potesse rendere conto, si trovò due labbra sudaticce e appiccicaticce appoggiate con molta poca grazia alle sue, per lasciarle un disgustoso bacio salato stampato sulla bocca.
“OOOH, hai capito adesso, Vegeta? Questo è il massimo di bacio che posso dare a Bulma. Ѐ vero, Bulmina?” disse Goku al principe appena staccate le sue labbra da quelle della sua migliore amica, presa alla sprovvista dal loro immediato arrivo con il teletrasporto.
In tutta risposta Bulma gli tirò un ceffone in pieno volto dicendo:
“Ma come ti permetti? Guarda che io sono una donna sposata, sai? E poi sei disgustoso, così, tutto appiccicoso e… e… sudato! FAI SCHIFO, GOKU!”
“EEE, ma come sei schifiltosa! Tuo marito non te lo baci mai finiti gli allenamenti?” disse allora il sayan massaggiandosi la guancia colpita.
“TSK, io non faccio schifo, come te. Non mi avvicino nemmeno a Bulma, se prima non mi sono fatto la doccia. E comunque avevo ragione io, sei anni fa mi hai mentito. Avevi detto che tutto ciò che avevo fatto io con Chichi all’albergo l’avevi fatto anche tu con Bulma. Solo che io tua moglie non l’ho mai baciata… così…” spiegò il principe con lo sguardo corrucciato.
“Beh, a tutto c’è rimedio, vero Vegeta?” disse allora Chichi avvicinandosi a lui con l’intenzione di prendersi la sua personale vendetta verso Goku e Bulma.
“Già, hai ragione… Allora se lo vuoi proprio sapere, Kaaroth, di notte mi sogno Chichi che prepara il sushi, solo per me. Me lo sogno molto più spesso che fare sesso con Bulma e la cosa mi dà un immenso piacere, sai?” esclamò il principe tutto altezzoso lasciando Chichi, per prima e tutti coloro che erano presenti sulla pista da ballo, allibiti.
“Cosa vuol dire fare sesso?” chiese a quel punto Goten che, insieme a Trunks, di tutto quel putiferio aveva capito poco o niente.
“Vedi Vegeta che fai solo casini? Adesso glielo spieghi tu, cosa vuol dire! Non potevi limitarti a vendicarti dando un bacio anche a me, anziché raccontare i tuoi sogni erotici?” intervenne Chichi con un tono scocciatissimo.
“Cosa vuol dire erotici?” chiese allora Trunks guardando tutti con fare allibito.
“Ah, io faccio casini? Adesso chi glielo spiega questo?”
“Ah-ha… ci risiamo… adesso ricominciano. Bambini, venite, che ne dite di andare a prendere un’altra fetta di torta? Vi va?” disse allora Gohan ai due piccoli marmocchi curiosi, ma non così tanto da non abbandonare il ring per andare gustarsi un’altra fetta del dolce nuziale.
Bulma, Chichi, Goku e Vegeta, misero in piedi un caos terribile discutendo a casaccio di cose completamente senza senso, come se fossero in una sorta di talk show televisivo in cui tutti parlano assieme senza ascoltare minimamente cosa stanno dicendo gli altri. Solo una nuova trasformazione di Vegeta in ssj di terzo livello, riuscì a far tacere tutti e, quand’ebbe finalmente catturato anche la loro attenzione, si schiarì la voce e disse:
“Primo: chi si azzarda a commentare i miei capelli lo disintegro…
“Babbi?” disse una vocina infantile proveniente dal bordo della pista.
C18 prese sua figlia e, sghignazzando, sparì tra la folla di invitati, sotto lo sguardo inferocito di Vegeta che continuò:
“Secondo: io sono il principe dei sayan e quindi tocca a me, spiegare tutto ai bambini. Voi fareste solo danni irrimediabili, mentre invece Gohan, sembra abbia imparato tutto benissimo. Terzo: Kaaroth, se ti azzardi a disgustare ancora mia moglie come hai fatto prima, giuro che ti polverizzo…
“Ma dai, Vegeta! Era un bacio innocentissimo, non ti puoi arrabbiare per quello, eh, scusa!” esclamò Goku fraintendendo completamente il terzo punto elencato dal principe.
“Ho detto che non la puoi più baciare così? Come al solito non hai capito un tubo. Intendevo dire che non la devi più disgustare. Quindi se ti vuoi avvicinare a lei ti fai una doccia, ti rivesti… abbondantemente… poi ti avvicini e, solo se lei lo desidera, potrai di nuovo esprimerle tutto il tuo affetto col tuo modo di fare da scimmione. Chiaro, Kaaroth?” spiegò Vegeta tornando nel contempo normale, per poi continuare:
“Quarto: Chichi, grazie al cielo io non sono disgustoso come Kaaroth, ma anche se lo fossi… beh, non mi permetterei mai di darti un bacio solo per vendetta. Lo potrei fare solo per ringraziarti di avermi preparato il sushi.” concluse facendo un sorriso sincero all’amica.    
“Oh… ma quanto sei dolce, Vegeta! Allora domani a mezzogiorno te lo preparo, se ci inviti a pranzo!” disse la donna corrispondendogli il sorriso.
“Affare fatto, così domattina venite tutti di buon’ora, che io e Kaaroth dobbiamo spiegare ‘delle cose’, ai bambini. Ora però si è fatto tardi. Dobbiamo andare a casa. Non so perché, ma stasera ho voglia di insegnare una cosa anche a Bulma. A domani, Son!” concluse Vegeta facendo un sorriso a tutti e andando a recuperare suo figlio che stava praticamente finendo il terzo piano della torta insieme a Goten.
“A domani, Bulma” disse Chichi andando ad abbracciarla per pochi secondi, per poi correre a recuperare suo figlio minore.
Bulma e Goku rimasero soli e, leggermente imbarazzati, guardarono per qualche secondo i loro rispettivi coniugi iniziare ad inseguire inutilmente le due piccole pesti che, ovviamente, non ne volevano assolutamente sapere di tornare a casa a dormire.
Quando si voltarono e riuscirono finalmente ad incrociare i loro sguardi, Bulma si schiarì la voce e disse: 
“Grazie, Goku. Non so come tu ci sia riuscito per la seconda volta, ma grazie per aver concesso a Vegeta di raggiungere una nuova trasformazione. Penso che ne sia felicissimo.”
“Eheh, era il mio regalo di nozze… non sapevo cos’altro fare… Ehm… Bulma?” rispose il ragazzo cambiando il suo tono di voce da allegro a timido.
“Sì?”
“Scusa se ti ho baciato, prima. Non volevo farti arrabbiare, ma è stato Vegeta a chiedermi di farlo” tentò di scusarsi lui rimettendosi a fissare un punto a caso sulla pista da ballo.
“Come te lo ha chiesto lui? Non  capisco…” chiese l’azzurrina un po’ perplessa.
“Vedi, si è trasformato perché era convinto che quella sera… sì, insomma… che io ti avessi baciato… mentre facevamo sesso. Quando gli ho detto che non è mai successo, né allora né in altre occasioni, mi ha dato del bugiardo e si è arrabbiato così tanto da trasformarsi. Ho tentato di spiegargli che non ti avevo mai baciato come intendeva lui e a quel punto ha voluto vedere com’era… Non potevo di certo baciare lui, per farglielo capire, no?”
“HIHIHI… sareste una bella coppia! Lui biondo col capello lungo e gli occhioni azzurri e tu bello e selvaggio dalla capigliatura scompigliata… divertente! Comunque grazie, davvero, Goku. Sai, Vegeta ha una sorta di fissazione per i baci sulle labbra, credo sia un’altra delle tradizioni sayan. Non ti preoccupare per il resto. A me non dispiace affatto ricevere i tuoi gesti d’affetto. Ti voglio bene, Goku” concluse Bulma voltandosi verso di lui e facendogli un sorriso bellissimo.
“Anch’io, Bulma”




 

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Capitolo 16
*** Lezioni Sayan, 3 ***






Lezioni sayan, 3




“Allora, bambini. Ora ci spiegate perché non dovremmo punirvi per aver preso la macchina del tempo. Vogliamo sapere tutto: in quale epoca siete andati, quanto siete stati via e soprattutto cosa avete combinato.” disse Vegeta con tono perentorio guardando i due piccoli sayan, che sedevano su due seggioline poste al centro della gravity room, dall’alto al basso.
Trunks non fece altro che tirare fuori dalla taschina davanti della salopette di jeans che indossava, una fotografia che, con mano tremolante, porse al padre, allungando semplicemente il braccio davanti a sé.
Vegeta prese la foto scattata con una vecchissima Polaroid e, insieme a Goku, la scrutò attentamente. Dopo qualche istante di assoluto silenzio, alzò lo sguardo verso i due bambini, che viceversa fissavano da minuti il pavimento e chiese:
“Ѐ Gotenks questo? Cioè, siete voi due?”
“S-sì” risposero i bambini all’unanimità.
“E quest’altro chi è?” chiese allora Goku incuriosito.
“Beh… lui è… è Gohanks. Siamo stati nel futuro. La mamma… cioè… la Bulma del futuro vive con Trunks e Gohan e loro… beh… avevano paura di C17 e C18. Nella loro epoca erano molto cattivi. Abbiamo pensato di insegnare a Gohan e Trunks grande la fusione… per distruggere i cyborg… e in effetti, li hanno sconfitti in cinque minuti. Poi siamo tornati a casa e Bulma ci ha fatto quella foto. Non abbiamo combinato monellate. Li abbiamo aiutati… ma non vi preoccupate, hanno detto che fra due anni verrà Trunks nel nostro passato a portarti la medicina, Goku…” spiegò Trunks cercando di essere il più chiaro e conciso possibile.
“Beh, questo è ovvio, altrimenti non sarei qui, no! E… sentite un po’, era forte questo Gohanks?” chiese Goku che era più interessato al nuovo guerriero, che a tutte le questioni spazio temporali.
“Sì, fortissimo!” esclamarono assieme i due bambini entusiasti.
“Beh, non mi sorprende, sono sempre nostri figli, ci credo che non abbiano impiegato molto a distruggere quei due ammassi di latta. Comunque vi possiamo anche perdonare, visto che vi siete comportati da veri sayan e avete salvato la vostra famiglia del futuro. Ma ditemi un po’, cosa vi ha spiegato di tanto interessante la Bulma del futuro? E soprattutto, che libro stavi cercando questa mattina tra i vecchi libri di tua madre, eh, Trunks?” chiese Vegeta restituendo la foto a suo figlio.
“Beh… ecco… ci ha spiegato come i bambini entrano nella pancia della mamma. Bulma aveva un libro per bambini e ha detto che anche noi lo abbiamo in casa” disse Trunks allegrotto.
“Concepimento. Si chiama ‘concepimento’, non ‘come i bambini entrano nella pancia della mamma’. Tanto per chiarire. E vi è tutto chiaro, il meccanismo?” chiese Vegeta in tutta calma.
“Sì, beh… ci ha detto che tu e la mamma vi mettete tutti nudi e poi vi date tanti bacini e come per magia alla mamma si bagna tutto il buchetto… che non mi ricordo come si chiama… e che comunque hanno tutte le donne in mezzo alle gambe e a te diventa duro e grande il pisellino e così poi lo puoi mettere nel buchetto della mamma e poi, se ti muovi un po’…
“UOUOUO! Trunks! Bloccati, per carità divina!” lo interruppe Vegeta facendo un sospiro dopo aver fatto rientrare gli occhi nelle orbite dalle quali erano schizzate fuori, a causa della spiegazione troppo sommaria del figlio. Poi continuò:
“Fammi capire. La Bulma del futuro ve lo ha spiegato così? Così come stai dicendo tu o stai riassumendo a grandi linee ciò che hai appreso?”
“No, lo ha detto così. Con molta più calma, ma i termini che ha usato sono proprio questi. Vero Goten?” chiese il bambino rivolgendosi all’amichetto.
“Già già. Perché? Non è giusto quello che ci ha spiegato?” chiese semplicemente il più piccolo senza scomporsi.
Goku e Vegeta si sbatterono entrambi una mano in faccia scuotendo la testa per alcuni secondi. Quando finalmente riuscirono a calmarsi, si guardarono in faccia e Goku disse:
“A te l’onore, Vegeta...”
Il principe fece un sospiro e, voltandosi verso i bambini disse:
“Ci vorrà molto più tempo di quanto avessi previsto. Vedete, la spiegazione che vi ha dato Bulma di per sé è giusta, tecnicamente, ma termini come ‘per magia’ e ‘ti muovi un po’’, sono l’apocalissi del fare l’amore. Così come lo dite voi lo fanno gli animali, non gli uomini. Tantomeno i sayan”
“EHEH, gli animali… Anche gli animali fanno così?” chiese Goten interessatissimo.
“Ma certo! Solo che c’è una bella differenza tra come fanno loro e… e noi. Vediamo se riesco a spiegarmi, ok? Voi siete ancora un po’ piccoli per queste cose. Quando le ho spiegate a Gohan, lui aveva già undici anni. Era più semplice. Vedete, fare l’amore è una specie di… di arte. Deve essere tutto perfetto, dall’inizio alla fine e niente può essere lasciato al caso. Vi faccio un esempio, per farvi capire meglio. Quante volte avete provato la fusione prima di riuscire a farla perfettamente?” chiese Vegeta che, nel contempo, si era seduto con Goku sul pavimento di fronte a loro, prevedendo che la spiegazione sarebbe stata molto lunga.
“Beh… prima abbiamo provato a fare i movimenti senza unirci e poi solo al terzo tentativo siamo riusciti a far uscire un Gotenks fortissimo. Le prime due volte avevamo sbagliato i livelli delle auree o ad unire gli indici” spiegò Trunks con lo stesso tono che usava a scuola quando veniva interrogato.
“Ok, vedete, è la stessa cosa. Se tutti i vostri movimenti per la fusione non sono perfetti, viene fuori un… un pasticcio, capite?”
“Anche con le mamme si devono fare i movimenti perfetti?” chiese Trunks lasciando i due papà un po’ stupiti di quanto fosse perspicace.
“Beh, sì. Per noi sayan poi, questo è un principio fondamentale, quando si vuole fare l’amore con la propria donna” continuò Vegeta tranquillamente.
“Altrimenti viene anche lì un pasticcio?” chiese Goten per vedere se aveva capito bene.
“Beh, un pasticcio proprio no… però… Ah, come faccio a spiegarvelo?” chiese Vegeta a se stesso parlando un po’ troppo ad alta voce perché Goku non decidesse di intervenire per andargli in aiuto.
“Vedete, bambini, quello che Vegeta vuole dire è che… vediamo… allora, supponiamo che vogliate preparare una torta, ok?” iniziò Goku facendo girare Vegeta dalla sua parte e facendogli alzare un sopracciglio perplesso, per poi sentirlo continuare:
“Cosa fate? Prendete la ricetta, mescolate gli ingredienti con cura e poi la mettete nel forno a cuocere. Poi la tirate fuori e, tutti contenti, aspettate che arrivi per esempio la vostra mamma a mangiarla. In quel momento come vi sentite?”
“Beh, io sarei felice. Ho preparato una torta per far contenta, non vedrei l’ora di fargliela provare” disse Trunks a cui, immancabilmente, cominciò a brontolare il pancino.
“Ok, ti senti felice perché hai seguito tutte le istruzioni, hai messo tutti gli ingredienti e hai cotto la torta a puntino per la mamma. Giusto, anche io mi sentirei così. Ma poi, quando arriva Bulma a casa, prova la torta e dice che le dispiace molto dovertelo dire, ma quella torta in particolare non le piace. Tu come ti sentiresti?” continuò Goku lasciando Vegeta sempre più perplesso.
“Ma… credo… triste. Ho lavorato tanto e sapere che non le è piaciuta mi dispiace” continuò il bambino cercando di trovare, come suo padre, un nesso logico.
“Certo, ti dispiace. Sai, anche io sarei dispiaciuto se, dopo aver fatto l’amore con Chichi, lei mi dicesse che, per qualche motivo, non le è piaciuto. Vuol dire che ho fatto qualcosa di sbagliato o i ‘movimenti’ non erano perfetti. Come aver messo degli ingredienti nella torta che a lei non andavano. Capite?”
“Più o meno…” dissero entrambi i bambini.
“Ѐ come per la fusione o meglio… è come se tu e Goten vi abbracciate e, per sbaglio, tu ti avvicini e gli schiacci un piede. Volevi farlo felice dimostrandogli quanto gli vuoi bene e invece gli hai fatto male, rovinando tutto. Anche se non l’hai fatto apposta, non pensi che Goten ci possa rimanere male, per non aver fatto tutto il possibile per renderlo pienamente felice?” chiese Goku con un tono di voce che poteva essere tranquillamente scambiato per quello di uno dei due bambini.
A quel punto, mentre Vegeta inarcava entrambe le sopracciglia sempre più perplesso per lo strano paragone mangereccio che il suo amico aveva elaborato, Goten e Trunks si misero a pensare e a ripensare alle nozioni apprese da Bulma e da Goku, cercando di fare un mix e tirare le somme dell’intera questione. Meno di un minuto dopo i due piccoli sayan si guardarono e, voltandosi poi verso i rispettivi genitori dissero:
“Ci date un minuto per consultarci?”
“Ma certo, consultatevi pure, siamo a vostra più completa disposizione”
Mentre i due bambini si alzavano per andare in un angolo a confabulare su chissà quale enigma, Goku e Vegeta rimasero seduti sul pavimento, ad aspettare il loro ritorno. Nell’attesa, Vegeta fece un sorriso e disse:
“Kaaroth, hai appena paragonato una mia prestazione ad una torta fatta da Trunks? Non credi che mi potrei sentire offeso?”
“Non vedo quale torta potrebbe essere paragonata ad una tua prestazione, Vegeta. Ieri sera hai pure insegnato a Bulma ad unire la sua aura alla tua. Chichi non ha nemmeno voluto provare. Temo di essere un disastro, confronto a te… una crostata bruciata… praticamente” replicò Goku sconsolato.
“TSK, ma falla finita! Ma se ieri era l’immagine della soddisfazione… sei anni, ma certe cose non si dimenticano, eh, Kaaroth?” lo provocò Vegeta.
“EHEH… già… dovevo farmi perdonare… ma i capelli non le sono diventati azzurri come Bulma…”
“Idiota… ah, guarda che tornano, vediamo cos’hanno da dirci” commentò Vegeta facendosi scappare un sorriso.
“Allora? Vi siete consultati?” chiese Goku vedendoli tornare a sedersi sulle seggioline abbandonate poco prima.
“Sì, beh… abbiamo un paio di domande, se non vi dispiace.” disse Trunks un po’ intimorito.
“Avanti, parlate, non vi mangiamo mica… anche se io, personalmente, ho una gran fame… a parlare di torte…” disse Goku massaggiandosi il pancino brontolante.
“Aspettate un attimo, per favore.”
I due padri si misero a guardarli perplessi mentre i bambini, alzandosi e allontanandosi di qualche passo, si misero nella classica posizione pre-fusione. Un secondo dopo, videro comparire Gotenks che, con la sua solita spavalderia, disse:
“TATTATATÀ… così corriamo meno pericoli… Allora, la prima domanda è: ma alle nostre mamme piacciono sempre le vostre torte?”
“Non c’era mica bisogno di fare la fusione per fare questa domanda… è del tutto lecita… Comunque da parte mia la risposta è sì, a Chichi piacciono sempre le mie torte… ora. Molti anni fa, quando ci siamo sposati, ovviamente nessuno dei due conosceva i ‘gusti’ dell’altro. Ma poi ci siamo conosciuti meglio e ora… beh… diciamo che cuciniamo entrambi molto bene” disse Goku a cui l’argomento cibo stava cominciando veramente a dare dei seri problemi di vuoto interiore.
“E tu Vegeta?” chiese il piccolo guerriero.
“Beh… sì… dopo un po’ di tempo che cucini per una persona, li conosci perfettamente tutti i suoi gusti, ma non è detto che non se ne possano scoprire di nuovi… che piacciono… Altre domande?” chiese Vegeta leggermente imbarazzato. Mai in vita sua avrebbe potuto pensare che un giorno avrebbe dovuto spiegare questioni così delicate e importanti con un paragone culinario.
“Mhm… sì… veramente sì…” disse Gotenks allontanandosi di alcuni passi dai due papà che lo guardavano un po’ perplessi.
“Bulma e Chichi non aspettano un bambino, giusto?”
“No, nessuna delle due… Bulma sicuramente no e Chichi non aveva nessuna aura sayan, dentro di sé, questa mattina” rispose Vegeta ancora un po’ stupito del continuo spostamento del bambino.
“Non c’è mica bisogno di sentire le auree, per sapere che non aspettano un bambino. Come potrebbero, visto che tu non hai ‘sparato’ i tuoi spermatozoi e lui li ha sparati ovunque, tranne che nel buchetto di Chichi?” spiegò Gotenks appropinquandosi all’uscita.
A quel punto, dopo un primo momento di totale incredulità per ciò che avevano sentito le loro orecchie, i due genitori si guardarono e Vegeta, trasformandosi in ssj di terzo livello disse:
“Kaaroth. Tu bloccagli la fuga alle spalle e tienimelo fermo, che ora sì, che si prenderà una bella punizione per averci spiato”
“Ok, Vegeta, agli ordini”
Un istante dopo, Goten era a pancia in giù sulle ginocchia di Vegeta, a prendersi tanti di quegli sculaccioni che se li sarebbe ricordati per un bel po’ di tempo.
“Non lo faccio piùùùù!” gridava il povero bambino mentre il suo piccolo sederino diventava sempre più rosso.
“Ah, lo credo bene! Chiedete scusa a me e a Kaaroth per il vostro comportamento assolutamente inaccettabile” disse Vegeta appena finito di sculacciarlo sonoramente e guardandolo seriamente negli occhi, dopo averlo rimesso in piedi.
“Scusa, Vegeta… UGH… UGH… scusa Goku” disse Gotenks singhiozzando, ma senza versare nemmeno una lacrima, rispettando la famosa regola.
“Scuse accettate, ma dite un po’, perché vi siete messi a spiarci?” chiese Goku con un tono di voce ora molto dolce.
“Volevamo sapere… beh… com’era… Se era… difficile… se… faceva male o se era bello… come ci aveva spiegato Bulma” rispose il bambino timidamente massaggiandosi nel contempo il sederino ancora dolorante.
“Ma quale ma…
“No aspetta, Vegeta. Lasciamoli finire. Allora? Come vi è sembrato... visto dal buco della serratura?” chiese Goku interessato.
“Beh… non particolarmente complicato, veramente… e in più Chichi e Bulma sembravano molto felici… quando si sono rivestite…” disse il bambino sinceramente.
“Sì, lo erano, ma anche io e senza dubbio anche Vegeta, lo eravamo. Ora però promettetemi una cosa, tutti e due. Dovete prometterci che non ci spierete mai più, mentre siamo con le vostre mamme, ok? Ci sono cose che siete davvero troppo piccoli per poter capire e noi non possiamo spiegarvi. Il mondo dei bambini è bellissimo. Ѐ magico, pieno di fantasia, di giochi e di sogni. Anche quello dei grandi è un po’ così, ma mentre noi possiamo capire il vostro desiderio di avere un amichetto immaginario, visto che molti adulti da piccoli ne hanno avuto uno, per voi è impossibile comprendere la magia che unisce due persone che si amano, la fantasia e i giochi che riempiono le loro serate e perché no, anche i loro sogni. Ma questi li dovrete scoprire da soli, quando sarete più grandi e troverete la vostra anima gemella, non spiare me o Vegeta per scoprire come ci ‘divertiamo’ nel nostro mondo. Nemmeno io e lui ci siamo mai ‘permessi’ di farci domande al riguardo. Sono cose ‘private’ e potrebbe capitare che, se qualcuno le osserva da fuori, come nel vostro caso, potrebbe essere fraintese. Avete capito cosa intendo dire?” spiegò Goku lasciando Vegeta completamente spiazzato per la maturità di quel sayan che poco prima lo aveva scioccato con la spiegazione della torta.
“Sì… promesso… Ci dispiace, veramente. Ci siamo comportati molto male” disse il bambino che ora sembrava davvero affranto.
“Ma no, dai… in fondo eravate solo un po’ curiosi. L’importante è che abbiate capito dove avete sbagliato e non lo fate più. Intesi?” concluse Goku facendogli un sorriso dolcissimo.
“Ok… papà?”
“Sì, Gotenks, cosa c’è? Hai altre domande?” chiesero i due padri all’unanimità, cercando di capire se c’era ancora qualche questione in sospeso.
“Io ho fame…”
“TSK, io molto più di te” disse Vegeta facendogli un sorriso.
“URKA! Anche io non ci vedo proprio più dalla fame!” esclamò Goku massaggiandosi, istintivamente il pancino brontolante.
I tre si avviarono verso l’uscita della camera e, prima che arrivassero alla porta, la fusione di Gotenks terminò, liberando i due bambini dal loro ‘momento di piacevole fratellanza’:
“Che ore saranno? Noi abbiamo fame” dissero all’unanimità ribadendo un concetto ormai chiaro a tutti.
“Ѐ ora del sushi di Chichi. Chi si azzarda a toccarlo è morto, chiaro?”
“Bla, a me nemmeno piace, il sushi… molto meglio i gechi fritti”
“Kaaroth, sei disgustoso”
“De gustibus non disputandum est…” rispose Goku con fare da saputello.
“Ma che lingua parli?”
“Latino, non lo sai?”
“Baka”
“Cioè?”
“Idiota, in sayan, non lo sai?”
“Comunque, anche sul cibo siamo molto diversi, io e te… Vegeta”
“Questo perché io sono un principe e tu un guerriero di terza classe” rispose secco Vegeta mentre varcava l’ingresso di casa.
“EHEH… sai, Vegeta, mi è venuta in mente la torta che potresti essere. Secondo me sei… “NON.OSARE.CONTINUARE… chiaro, Kaaroth?” lo minacciò Vegeta.
“Continuare cosa?” chiese Bulma vedendoli comparire sulla porta della cucina.
“Niente, discutono di gusti di torte, da più di due ore” disse Trunks con una certa indifferenza.
“Mhmm… torte! A me piace… mhm… il Tiramisù… con i Pavesini, però, non con i Savoiardi… e solo una goccia di liquore, non troppo… e infine il caffè deve essere sicuramente miscela arabica forte e assolutamente non zuccherato… se non con zucchero di canna” disse allegra Bulma facendo scoppiare a ridere Goku.
“Perché ridi?” chiese allora la sua amica un po’ perplessa.
Il sayan non fece altro che avvicinarsi all’orecchio del suo principe e sussurrargli:
“Come volevasi dimostrare, Vegeta… Te l’ho detto, solo un principe è all’altezza di Bulma… hihihihi… ti vedo proprio bene… hihihihi”
“Idiota, piantala, adesso ti sistemo io” fu la risposta sottovoce di Vegeta che poi, voltandosi verso Chichi le chiese:
“Chichi, qual è il tuo dolce preferito? Scommetto la panna cotta”
“No, veramente il cannolo siciliano” rispose Chichi spiazzando tutti.
Fu solo Goten a parlare beccandosi una gomitata in pieno stomaco da Trunks, che lo fece stramazzare a terra quasi svenuto, prima che potesse finire la frase che avrebbe scatenato un delirio. Tutto allegro il bambino aveva esordito dicendo:
“Ah, ecco perché ie…
A quel punto fu Vegeta ad avvicinarsi all’orecchio dell’amico e a sussurrargli:
“E bravo il mio furbetto! Ecco perchè eri così allegro ieri pomeriggio!”
“Non è colpa mia… è a lei che piace il cannolo… non l’hai sentita? Eh, scusa… E poi comunque non ho mancato di assolvere ai miei doveri… tutti i miei doveri…” gli rispose Goku sottovoce per non farsi sentire.
“Speriamo che almeno quello non l’abbiano visto, i bambini… altrimenti questa volta è davvero dura da spiegare…” commentò Vegeta con un leggero nervosismo.
“No, non credo… venticinque metri di tulle sono tanti… eh!” concluse Goku ripensando per un istante a quanto gli fosse piaciuto riassaporare di nuovo l’intimità di Chichi, dopo sei lunghissimi anni.
I due vennero interrotti dalla voce squillante di Videl che annunciava, con grande gioia di tutti, che lei adorava preparare torte, di tutti i tipi e che ne aveva portata una con sé, per ringraziare dell’invito a pranzo del tutto inatteso, visto che il giorno prima era già stata al matrimonio.
Quando aprì la scatola, contenente quella che sembrava essere una squisita torta ai frutti di bosco, Goku, per il bene di suo figlio, non potè fare a meno di chiedere:
“Ѐ il tuo dolce preferito, Videl?”
“No, veramente a me piace solo il cono gelato. Al cioccolato, possibilmente”
“Vedo bene anche Gohan… Kaaroth” fu l’unico commento di Vegeta nell’orecchio del sayan che sedeva vicino a lui.






NA: scusate per la demezialità del capitolo. Le donne sono molto più brave a spiegare ai bambini certe cose...Mi sento un po' Baka anche io (idiota in giapponese).
Alla prox!
SSJD
 

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Capitolo 17
*** Un anno dopo ***






Un anno dopo




“Goku? Sei sotto la doccia?”
“Sì, Bulma. Non lo vedi?”
“EHEH – rise nervosamente – Posso… posso parlarti qualche minuto?”
“Sì certo, puoi aspettare fuori due minuti, che esco?”
“Certo! Aspetto nella camera gravitazionale, ok?”
L’azzurrina stava per uscire dal bagno, ma venne bloccata da un:
“Bulma, Vegeta non è ancora tornato dall’allenamento con Trunks?”
“Ehm… no, penso che tornerà per l’ora di cena, ha detto che dovevano parlare di cose da sayan… aspetto fuori...”
“Ok, faccio subito”
Pochi minuti dopo, Goku uscì dal bagno, tutto profumato e rivestito con una tuta pulita, presa dall’armadio inesauribile della GR.
“Ti va di entrare in casa? Immagino che tu abbia fame, dopo l’allenamento…”
“Ma certo! Come fai a sapere che ho fame?”
“Ma… non so… così… a intuito, penso.”
 
I due entrarono in casa e Bulma tirò fuori dal frigo giusto quel centinaio di portate necessarie a soddisfare il suo perennemente affamato amico.
Mentre Goku si strafogava, Bulma sembrava assorta in mille pensieri. Non ci volle molto perché anche una persona così poco perspicace come Goku se ne accorgesse. Ingurgitò l’enorme boccone che aveva in bocca, bevve circa mezzo litro di latte per far scendere il bolo più velocemente, si batté un paio di pugni sul petto per sbloccare l’ingorgo e poi, schiarendosi la voce disse:
“Bulma, cosa c’è? Mi sembri strana, c’è qualcosa che non va?”
“Cosa?” chiese lei come se fosse stata distratta da un giro di pensieri troppo concatenati fra loro, per non perderne facilmente il filo, a causa della domanda del sayan.
“Chiedevo se va tutto bene. C’è qualcosa che non va con Vegeta? Ѐ di questo che volevi parlarmi?” insistette il ragazzo facendole un sorriso.
“Sì… cioè… no… Va tutto bene, con Vegeta, solo che… Goku, posso farti una domanda?”
“Basta che non sia troppo difficile…” rispose il giovane tentando di farla ridere.
“Goku… ehm… pensi che… anzi, sai se… cioè credi…
“Bulma, se vai avanti così mi fai venire il latte alle ginocchia. Cosa può esserci di tanto imbarazzante da non riuscire a formulare una semplice domanda? In fondo non mi sembra che tra di noi ci siano ancora molti segreti da rivelare, o sbaglio?” la interruppe il ragazzo prendendola un po’ in giro.
“EHEH – rise nervosamente – già…
Bulma fece un sospiro e iniziò a guardare ovunque, tranne che la persona che le sedeva di fronte e che, con ansia, aspettava che la sua amica fosse pronta a parlare di quella che sembrava essere la questione più difficile al mondo.
Poi ad un tratto, dopo un lunghissimo minuto che a Bulma parve un’ora, finalmente riuscì a fare un sospiro e disse:
“Goku, sono incinta.”
“COSA? Ma Bulma è… è… fant… Un momento, come sei incinta? Ma ne sei proprio sicura?” chiese il ragazzo cambiando repentinamente il suo tono di voce da entusiasta a incredibilmente serio.
“Te ne sei accorto anche tu, vero?” chiese Bulma riuscendo finalmente a rivolgere lo sguardo verso l’amico e rendendolo partecipe della sua enorme tristezza.
La donna aveva gli occhi pieni di lacrime amarissime che raggelarono il cuore del sayan, il quale, alzandosi in piedi, non fece altro che girare intorno al tavolo, prendere la sedia su cui era seduta Bulma e ruotarla di novanta gradi. Dopodiché si accovacciò di fronte a lei. La scienziata lo osservava con due occhi tristissimi ancora velati dalle lacrime che copiosamente avevano già iniziato a scorrerle sul viso e Goku, allungando una mano verso il suo ventre, le chiese:
“Posso?”
Lei fece solo cenno di sì con la testa e lui le appoggiò delicatamente le dita sul ventre, poco sotto all’ombelico di lei. Bulma emise un leggero sospiro, come se il contatto le avesse provocato un leggero brivido e chiuse gli occhi nello stesso istante in cui anche il sayan aveva fatto la stessa cosa, per riuscire a concentrarsi meglio. Quando pochi istanti dopo entrambi li riaprirono e si trovarono a fissare lo sguardo l’uno nell’altro, Bulma si dipinse in viso un’espressione tristissima e subito domandò:
“Niente aura? Vero, Goku?”
“No, niente aura. Non credo che tu sia incinta. Penso che dovresti ripetere il test e poi parlare con Vegeta” disse il ragazzo seriamente, rialzandosi in piedi.
“Non posso. Non voglio parlare con Vegeta di questo!” rispose secca Bulma riabbassando vergognosamente lo sguardo.
“COSA? Ma sei pazza, Bulma? E lo dici a me? Sai che non posso mentirgli, sai che si accorgerà di tutto e sai anche che, quando lo verrà a sapere, tutto questo lo farà indubbiamente innervosire. Perché? Perché lo hai detto a me? Non potevi chiamare Chichi e parlare con lei?” chiese Goku in evidente stato di panico.
“No, mi serviva un sayan”
“Perchèèè?”
“Goku, ascolta. Mi sento una stupida egoista per ciò che ho fatto. Ho smesso di prendere la pillola perché volevo un altro figlio. Ho fatto tutto da sola senza chiedere nulla a Vegeta perché mi sono convinta che lui non desideri un altro bambino. Ora dimmelo tu, visto che appartieni alla sua stessa razza e avete lo stesso DNA: tu, Vegeta… tutti… avete la capacità di controllare… beh… insomma… potete decidere se… Ah, ma che cosa ti sto chiedendo? Io sono una brillante scienziata, come posso credere che una razza di alieni possa… possa… controllare il concepimento o meno di un figlio?” chiese a quel punto Bulma alzandosi e riuscendo così a guardare finalmente in faccia l’amico.
“Sì, lo può fare. Le donne sayan rimangono incinte solo se entrambi i componenti della coppia lo vogliono” spiegò Goku ricordandosi perfettamente ciò che gli aveva spiegato il suo principe, molti anni prima.
“COSA? Ma io non sono una sayan, Goku! Com’è possibile che questa cosa assurda che hai detto funzioni anche con me?” chiese la donna sempre più allibita.
“Infatti, non credo che funzioni con te e nemmeno con Chichi. Ѐ da quando sono tornato che devo… beh… controllarmi… L’ho già messa incinta una volta, senza nemmeno averle detto che desideravo Goten, più di ogni altra cosa al mondo. Ora voglio che sia lei a chiedermelo. Se lo desidera, ovviamente… Io sono a sua completa disposizione! Ma scusa, Bulma, perché sei convinta che Vegeta non desideri un altro figlio? Io sono invece sicuro che se tu gliene parlassi, lui ne sarebbe felicissimo” disse Goku allegramente.
“Perché dici così? Ne avete discusso per caso?”
“No, ma anni fa mi spiegò che sul nostro pianeta, solo i guerrieri come… beh… come lui, potevano avere più figli. Quelli di terza classe, come me, avevano il diritto di averne solo uno. Mio padre aveva trasgredito al regolamento e così, dopo la mia nascita, fui mandato via, visto che i miei genitori avevano già Radish. Credo che per Vegeta sarebbe un vero orgoglio concepire un secondogenito” spiegò Goku in tutta tranquillità.
“E perché non me ne ha mai parlato? Perché non me lo ha mai chiesto? Io vorrei tanto avere un altro bambino da lui. Lo desidero così tanto da riuscire a falsare un test di gravidanza con la sola forza del pensiero di essere incinta… pensa un po’ te!” disse Bulma che sembrava aver ritrovato un po’ di allegria.
“Boh… forse perché ti ha visto per anni prendere la pillola. Avrà pensato che non ne volevi proprio sapere di avere un altro figlio. Sai quanto Vegeta rispetti le tue decisioni. E comunque, al riguardo, mi stupisco di te, Bulma. Dovresti vergognarti per ciò che hai fatto. Volevi ingannare Vegeta? Volevi metterlo davanti a cosa fatta? Lui è il principe dei sayan, dopo tutti questi anni dovresti saperlo che una cosa del genere lo ferirebbe tantissimo. Faresti bene a parlargliene subito, appena rientra. Ѐ inaccettabile che tu non voglia affrontare un argomento così importante e più passa il tempo, più sarà peggio” disse Goku con un tono molto serio.
“Sì, lo so… mi sento una cacca… una piccola, insignificante cacchina, ma cerca di capirmi, io non ce la faccio più, Goku! Tutto questo… ah… non so come dire… Ho sposato Vegeta perché lo amo, l’ho sempre amato. Non ho mai smesso di amarlo, nemmeno quando quel giorno allo stadio uccise tutte quelle persone, per puro divertimento. Ma ora ho tanti dubbi, Goku. Com’è possibile che nemmeno in quel momento ho smesso di amarlo? Non era più nemmeno lui, era posseduto da quel mago da strapazzo, come lo chiama sempre, eppure c’era qualcosa, in lui, che mi attraeva tantissimo. Ogni tanto mi trovo a stramaledirmi per il fatto che, nella mia mente, forse qualche pensiero l’ho anche fatto… di fare sesso con lui. Con quel Vegeta. Mi stramaledico perché poi mi trovo a fare l’amore con mio marito e non esiste cosa più bella al mondo che farlo con lui. Solo che…
“SSSHHH… so cosa vuoi dire, Bulma. Vorresti che qualche volta fosse… meno… diciamo così… rispettoso delle regole. Vero?” la interruppe Goku che aveva sorprendentemente capito dove la donna volesse andare a parare.
“Già. Vorrei che fosse solo sesso. Del grandioso e dannatissimo sesso tra due amanti che si lasciano andare ai propri istinti… ma è proprio di questo che ho una paura terribile, con Vegeta” spiegò lei guardando Goku diritto negli occhi e riducendo i suoi a due fessure serissime.
“Come paura, in che senso?” chiese il sayan un po’ confuso.
“Goku, tu sai cosa ha fatto Vegeta da giovane. Sai cosa l’ha portato a fare l’istinto del sayan che c’era in lui. Hai visto come ha ridotto lo stadio quando ha tirato fuori la sua vera indole. In più si è trasformato in ssj di terzo livello solo perché ha pensato che io e te ci fossimo baciati. Se tu fossi in me, non avresti paura a risvegliare i suoi istinti sayan? Visti i precedenti, non vorrei finire all’ospedale per aver desiderato di fare sesso con mio marito” spiegò Bulma leggermente sorridente.
“Scherzi, Bulma, vero? Pensi che Vegeta possa arrivare a farti del male? Come puoi credere una cosa simile?”
“Già, forse hai ragione. Ma mi sembra così strano volere che Vegeta riesca ad essere un po’ meno “politically correct” a letto e nel contempo a tirare fuori il suo istinto sayan. Mi sembra una cosa così… senza senso. Sai, in fondo vorrei solo che, dopo tutti questi anni, non mi chiedesse ancora se può o non può fare qualcosa… con me. Non voglio metterti in imbarazzo dicendoti cosa facciamo io e lui, non è necessario che tu lo sappia, ma fidati, le volte in cui gli ho detto di no, perché qualcosa non mi andava, si possono contare sulle dita di una mano” spiegò Bulma senza nessun imbarazzo.
“Dimmene una”
“Cosa?”
“Dimmi una cosa che non ti va, non mi metti in imbarazzo, voglio solo che tu capisca” le disse Goku facendole un sorriso.
“Beh… ecco… una volta… beh… le candele. Le candele non mi vanno. La cera scotta ed è una tortura inutile. Non provo nessun piacere, con le candele” spiegò lei lanciandosi in una spiegazione al limite della vergogna più totale.
“Ok. E quando avete provato, Vegeta ti ha chiesto il permesso di farlo?”
“Sì, beh, ovvio. Veramente gliel’avevo proposto io… poi, prima di iniziare, mi ha chiesto di nuovo il permesso e se ero sicura. In un primo momento gli dissi di sì, ma poi smise subito. Aveva capito che non mi andava affatto. Non lo abbiamo più ripetuto. Ha sempre mantenuto un autocontrollo impeccabile. Vorrei tanto sapere come fare a farlo sciogliere un po’ e a fare l’amore con la parte più Ozaru che è in lui. Voglio dire, basta savuarfer, basta autocontrollo, basta regole. Dimmi come faccio a trasformarlo in un Ozaru dentro, non fuori, possibilmente, e mi farai la donna più felice del mondo!”
“Capisco. Non ti facevo così… ehm… disinibita… dopo tutti questi anni… Comunque, lo accetti un consiglio, Bulma? Se vuoi conoscere il vero sayan che è dentro Vegeta, non devi fare altro che colpirlo nel suo punto debole: l’orgoglio. Innanzi tutto devi dirgli che hai deciso di avere un altro bambino. Questo, ti avviso, lo renderà solo felice, anche se sarà molto colpito dal fatto che la proposta non sia venuta da lui. Poi, se vuoi che si desayanizzi un po’, non devi fare altro che… come posso dire… ehm… ecco, sì… prendere l’iniziativa e dirgli cosa deve fare. Questo non sarà facile da sopportare, per lui. Vedrai che sentirsi dare ordini lo farà andare totalmente in bestia o, per meglio dire… in Ozaru. Non ti preoccupare, per ciò che succederà. Non ti farebbe del male nemmeno se si trasformasse veramente in scimmione. Ti ama troppo per arrivare fino a quel punto. Hai capito?” spiegò il giovane sayan in tutta tranquillità.
“Sì, ho capito. Sei sicuro che funzionerà?” chiese Bulma non troppo convinta.
“Fidati. Lo conosco. Per anni ti ha fatto sentire come la principessa che volevi essere, che meritavi di essere. Ora hai deciso di affrontare questa nuova ‘avventura’, se così la possiamo chiamare. E sta bene. Conoscendoti non credo proprio che la paura di scoprire il lato… selvaggio di Vegeta, ti possa fermare. O sbaglio?” le chiese facendole l’occhiolino, seguito da un sorriso dolcissimo.
“Oh, Goku, mi conosci così bene... Come farei senza di te?”
“Ti voglio bene, Bulma”
“Anche io, Goku”
I due si guardarono per qualche istante negli occhi, dopodiché si lanciarono entrambi in un dolcissimo abbraccio, pieno di tenerezza e affetto che riempì i loro cuori di gioia immensa.
Il loro momento di grande appagamento e felicità, fu interrotto poco dopo dall’arrivo degli altri due componenti della famiglia Vegeta. Non appena il principe entrò in cucina e li vide abbracciati, alzò gli occhi al cielo ed esclamò:
“Sperò bene che tu ti sia lavato prima di abbracciarla, Kaaroth. Lo sai che non la devi infastidire con il tuo lerciume post allenamento. E tu, donna! Noi abbiamo fame, quello scimmione non ha avanzato niente?”
Bulma non fece altro che staccarsi di malavoglia dal suo migliore amico e fargli un occhiolino di nascosto dal marito che aspettava spazientito e, voltandosi, esclamò:
“Primo, non mi chiamare donna, non lo sopporto. Secondo, tutto ciò che c’è sul tavolo è commestibile. Non è che Goku l’ha premasticato e poi sputato, no? Terzo. Io e te dobbiamo parlare. Quindi vatti a fare la doccia, mangia e fai addormentare Trunks con il tuo diavolo di metodo sayan. Accompagno Goku alla porta e, quando hai finito di fare ciò che ho detto, parliamo. Chiaro?”
“COSA? Mi stai dando ordini? Ma come ti permetti? So che stare sola un paio d’ore con Kaaroth induce chiunque nella tentazione di assumere una posizione di comando, visto quanto è idiota, ma guarda che io sono il principe dei sayan e non ti permetto di trattarmi così, sai?” le rispose Vegeta innervosito.
“Grazie, Vegeta” intervenne Goku facendolo innervosire ancora di più.
“Sparisci, Kaaroth, prima che ti disintegri”
“Vado, vado… mi accompagni alla porta, Bulma?” disse il ragazzo avviandosi fuori dalla cucina.
“Ma certo!” rispose lei allegra ignorando completamente Vegeta e seguendo l’amico nell’atrio di casa.
Il principe li guardò con aria severa. Non poteva credere di aver ricevuto ordini dalla sua donna. Per di più, davanti a suo figlio e a quell’idiota di guerriero di terza classe. Bulma gli aveva detto che dovevano parlare e questo, per lui, era l’unico ordine che si sentiva in dovere di assolvere, visto che la donna gli doveva una spiegazione perentoriamente convincente, per il suo inappropriato comportamento.
Mentre Vegeta rimuginava sulla giusta punizione per lo smacco subito, sulla porta di casa…
“…sono andata bene, Goku?”
“Ehm… più o meno… così lo hai fatto solo arrabbiare, però…” rispose il ragazzo leggermente dispiaciuto di essere stato frainteso.
“Hai detto di dargli degli ordini. Ѐ quello che ho fatto… ho sbagliato?” chiese la scienziata un po’ stupita.
“Forse non mi sono spiegato bene. Intendevo dire che devi digli cosa fare… mentre… mentre fate l’amore… Mi spiace di non essere stato chiaro…” spiegò Goku timidamente.
“Oh… ma, Goku… noi non parliamo mai quando… Ok… ci proverò, comunque. Devo provarci. Grazie, Goku… a domani. Vieni con Chichi a pranzo?” chiese Bulma molto cordialmente.
“Certo. Ciao, Bulma”
Un istante dopo il sayan sparì.
Quando Bulma tornò in cucina trovò il marito intento a divorare tutto il mangiabile, insieme a suo figlio.
“Come mai mangiate senza esservi fatti la doccia?” chiese con tono falsamente acido.
“Non abbiamo sudato. Abbiamo parlato di una cosa... Io vado a letto. Sono molto stanco. Buonanotte mamma, buonanotte papà” rispose Trunks che, finito di mangiare l’impossibile, mostrava un visino veramente stanchissimo.
“’notte tesoro. Lavati i denti, prima di andare a letto. Va bene?” gli disse Bulma con un tono ora dolcissimo.
“Ok. A domani”
Trunks sparì su per le scale e, meno di cinque minuti più tardi, dormiva felice e beato nel suo letto sicuro che, il giorno dopo, ci sarebbe stata una bella sorpresa, per lui.
 
I coniugi Vegeta, rimasero in cucina e Bulma assistette impassibile alla fine della cena del marito. Una strage, come sempre. Appena finito, il principe alzò lo sguardo ingrugnito e, con tono seccatissimo disse:
“Parla, ti ascolto, anche io ho qualcosa di cui discutere, comunque. Ma prego, precedenza alle signore”
Bulma fece un sospiro e chiuse gli occhi per qualche istante, come per trovare la forza di affrontare l’argomento. Quando li riaprì, disse tutto d’un fiato.
“Vegeta. Io desidero… anzi, voglio avere un altro figlio, con te.”
Come previsto da Goku, il principe alzò un angolo della bocca, abbozzando di nascosto un leggero sorriso. Poi, quando tornò a guardare Bulma negli occhi, lei continuò:
“Ora noi ci accoppiamo per generare un figlio. Chiaro?”
“Fare l’amore, vorrai dire” la corresse lui che non usava più il termine ‘accoppiarsi’ dalla seconda volta che lo avevano fatto.
“No, Vegeta. Ci accoppiamo” insistette lei avvicinandosi sinuosamente a dove lui era seduto.
“Non mi avevi detto che quello lo fanno gli animali?” disse lui alzando un sopracciglio perplesso.
"Già... proprio così..." sghignazzò lei togliendosi le mutandine sotto lo sguardo sempre più stupito del sayan. Poi si mise a cavalcioni sopra di lui, che si accorse immediatamente di quanto sua moglie fosse desiderosa visto che, in pochi istanti, parte del suo liquido si trasferì sulla sua tuta. Bulma iniziò a baciargli il collo risalendo fino al lobo dell’orecchio che iniziò a leccare senza alcun interesse verso i tentativi nemmeno troppo convincenti del sayan di ribellarsi.
“Bulma… ferma… sai che se fai così è difficile per me controllarmi”
“Non voglio che ti controlli, sayan. Voglio che ti spogli e assecondi tutti i miei desideri” gli sussurrò nell’orecchio poco prima di afferrarne il lobo tra i denti per mordicchiarlo delicatamente.
“Non darmi ordini, Bulma. Ho sempre esaudito i tuoi desideri, senza che tu mi dicessi cosa fare. O sbaglio?” la provocò Vegeta sospirando per riuscire a mantenere il suo famoso autocontrollo.
La donna, strafregandosene delle provocazioni del marito che sembrava solo apparentemente non cedere alle sue richieste, prese un coltello dalla tavola e, guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
“E va bene, Vegeta. Se è questo che vuoi...”
Il principe non fece in tempo a replicare che si trovò la tuta strappata dalla cintola, fino al bordo del collo, poco sotto al mento. Sulla pelle nemmeno un graffio, solo i suoi pettorali e addominali esposti ora alle unghie di Bulma che lo avevano iniziato a torturare in un modo che lo portò, di lì a poco, a mostrare evidenti segni di cedimento.
“Ora te la togli o no, la tuta?”
“Tu sei pazza, Bulma… Si può sapere cosa vuoi? Guarda che a tutto c’è un limite e tu ti stai pericolosamente avvicinando a quello della mia pazienza” le disse riuscendo a mantenersi ancora calmo, ma iniziando a baciarle il collo che lei gli mostrava, pronto ad essere assaporato.
“UHU! Che paura. Vuoi proprio sapere cosa ho voglia di farti? Bene… allora…” disse Bulma in modo molto, ma molto sensuale smontando da quella che era ormai diventata l’evidente eccitazione del marito e mettendosi in piedi dietro di lui per poi continuare, sussurrandogli nell’orecchio:
“Ora ti tolgo la tuta… o quel che ne resta…
La donna, con una lentezza snervante, iniziò a fare tutto ciò che, nel contempo, continuava a raccontare, senza timore di scatenare le ire di Vegeta. Di fatto non voleva farlo arrabbiare, non voleva creare un mostro. Voleva solo riuscire a fare del dannatissimo sesso senza regole, con lui. Con la persona che più amava nell’intero Universo. E quant’era vero che lei una volta si chiamava Bulma Brief, ci sarebbe riuscita.
Per perseguire il suo intento, dopo aver tolto la tuta ormai da buttare, continuò:
“Ora ho intenzione di baciarti la schiena e poi scendere, sempre più giù fino ad arrivare alla cicatrice della tua coda. Ho intenzione di prendermela molto comoda, con quella. So che effetto ti fa, Vegeta. Ma non hai idea di quanto io possa arrivare a torturarti per vederti godere della mia lingua. Per anni mi hai concesso la tua. Ora tocca a me… ricambiare…”
Così dicendo iniziò a leccare la cicatrice molto, molto lentamente, facendo piccoli cerchietti concentrici che provocarono evidenti brividi sul corpo del sayan. La tortura, così definita da Bulma, fu interrotta poco dopo dallo stesso principe che si alzò dallo sgabello su cui era ancora seduto, con un secco:
“BASTA!”
Bulma sorrise beffarda, guardandolo dal basso in alto per poi rialzarsi dalla posizione in cui era, in ginocchio sul pavimento, dietro lo sgabello su cui poco prima sedeva lui e gli si avvicinò, leccandosi le labbra.
Quando gli fu sufficientemente vicino, lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
“Non ti piaceva? Eppure a giudicare dall’aumento della tua aura sembrava proprio di sì…”
“Bulma… ti prego... non farmi perdere il controllo… io non voglio!” cercò di fermarla di nuovo lui quando la vide ricominciare ad accarezzarlo di nuovo in un modo decisamente troppo piacevole, per riuscire a non uscire completamente di testa.
“Mi preghi, Vegeta? L’orgoglioso principe dei sayan che prega una terrestre per non fare sesso con lui? Non è da te, Vegeta...” lo provocò accarezzando il suo petto per poi scendere fin sotto il bordo strappato della tuta e dirigendosi pericolosamente a sfiorargli i peli pubici.
Fu proprio allora che Vegeta reagì. Le prese il polso con molta fermezza, ma senza farle male e glielo allontanò dalla sua evidente erezione. La guardò dritta negli occhi con i suoi che erano ormai diventati dello stesso colore di quelli di lei.
Bulma sorrise.
Aveva raggiunto il suo scopo.
L’animale che era rinchiuso nell’animo di suo marito si stava per scatenare.
Bulma iniziò a sperare di non avere esagerato e iniziò a credere di averlo fatto veramente incazzare quando vide comparire nel palmo della mano libera del sayan una sfera luminosa che polverizzò tutto ciò che ancora c’era sul tavolo. Poco o niente da mangiare, solo qualche stoviglia e qualche avanzo della cena, ma tanto bastò per farle strabuzzare gli occhi e farle percorrere il corpo da un brivido di paura.
“E no, dolcezza. Adesso non fai la parte di quella che ha paura. Ti avevo avvisato di non provocarmi in quel modo. Di non darmi ordini e di giocare con il mio orgoglio. Ti conviene fartela passare… e alla svelta, anche. Sai bene che non posso provare piacere, se tu non sei soddisfatta...”
Bulma raccolse tutto il suo coraggio, la sua voglia di tenergli testa, il suo spirito combattivo e li schierò tutti, dipingendosi in volto lo sguardo più truce che potesse fare e lo provocò di nuovo:
“Non puoi o non vuoi provare piacere, Vegeta? Io non sono una sayan e credo che tu l’abbia capito, in tutti questi anni, che le sensazioni che puoi provare con me sono ben diverse da quelle che avresti provato con una sayan. O sbaglio?”
“Certo che l’ho capito, cosa credi? So benissimo che posso, ma non ho mai voluto. Sono fiero di aver seguito per anni le regole del mio popolo. Hanno dato piacere ad entrambi, non puoi negarlo, Bulma. Farmi perdere il controllo e farmi leggere la paura nei tue occhi mi fa aumentare l’adrenalina e la voglia di fartela pagare. Ѐ chiaro, principessa?”
Fu allora che Bulma fece l’unica cosa che lo avrebbe definitivamente scatenato. Aprì un leggero sorriso ironico e, scandendo bene ogni singola parola, gli ordinò:
“Levati.quella.tuta.sayan”
A quel punto il principe non fece altro che strapparsi tutti gli indumenti che ancora aveva addosso per poi farla voltare e, senza alcuno sforzo, farle adagiare il busto sul tavolo. Le fece aprire prepotentemente le gambe e, per la prima volta in vita sua, si fece accogliere dentro la sua femminilità senza chiederle il permesso, senza dirle una parola e senza accarezzarla facendo scivolare dentro di lei le sue dita, per prepararla al suo ingresso, come aveva sempre fatto.
Bulma si aspettava che il sayan si sarebbe mosso con violenza e in fretta, per scaricare tutta la sua rabbia su di lei. La scienziata si stupì molto nel constatare che, in realtà, i movimenti del principe erano gli stessi di sempre. Dolci, sensuali e dannatamente erotici.
Bulma tentò di fargli capire che voleva voltarsi, per poterlo guardare negli occhi e godere della vista del suo stupendo corpo, ma fu inutile. Vegeta le bloccò i fianchi con le mani attirandola ancora di più a sè. In questo modo i loro bacini arrivarono a aderire sempre di più, a causa della maggiore profondità raggiunta ad ogni spinta.
A Bulma iniziò a piacere parecchio. Vegeta lo notò quasi subito sentendo su di sé la quantità di liquido prodotto dall’eccitazione della sua donna.
Quando iniziò ad ansimare come non aveva mai fatto, il principe capì che era giunto il momento di fargliela pagare. La guardò e le fece un ghigno malvagio, che se Bulma avesse potuto vedere le avrebbe ricordato quello stampato in volto a MajinVegeta, e le disse:
“Maschio o femmina?”
“C-cosa?”
“Risposta sbagliata, scelgo io.”
Alla spinta successiva Vegeta raggiunse, con un semplice sospiro, l'orgasmo migliore della sua vita liberando tutto il suo caldo e luminoso liquido dentro di lei.
Quando il piccoli guerrieri sayan rilasciati poco prima da Vegeta raggiunsero la loro ambita meta, Bulma sentì una immensa sensazione di calore che, quando lui si allontanò da lei, si diffuse in tutto il corpo provocandole uno strano piacere, lontano anni luce come intensità da quello provato da lui, mai sentito prima.
Bulma raccolse le poche forze che le rimanevano e riuscì finalmente a voltarsi e a sdraiardi supina sul tavolo, con le gambe che pendevano dal bordo. Voltò la testa leggermente di lato per poter osservare il suo principe che, tornato normale, era a fianco al lavandino poco distante e si stava riempiendo un bicchiere d’acqua.
La donna si passò delicatamente la mano sul ventre e abbozzò un leggero sorriso. Poco dopo vide comparire la mano del sayan che si era delicatamente appoggiata sulla sua e alzò lo sguardo per andare ad incrociare quello indecifrabile di lui.
I due stettero in silenzio, a fissarsi per qualche istante, dopodichè, Vegeta appoggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo e facendosi di nuovo spazio tra le gambe di lei, si chinò in avanti per poterle baciare il collo. Quando le fu sufficientemente vicino, Bulma ne approfittò per sussurrargli nell’orecchio:
“Non so tu, ma io ho ancora voglia”
“Lo so” disse lui continuando a leccarle la pelle esposta dalla scollatura del vestito, che nemmeno si era tolta.
“Andiamo di sopra” disse lei in tono perentorio.
“Me lo stai chiedendo, Bulma?”
“No, te lo sto ordinando” rispose lei provocandolo di nuovo.
Vegeta non fece altro che penetrarla di nuovo, senza alcun preavviso e provocandole un sussulto. Poi, mantenendo i loro bacini completamente aderenti, la prese in braccio e la portò con sé verso un oblio che sarebbe durato per entrambi, per tutta la notte.
 
 


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Capitolo 18
*** Bra ***






Bra




Il mattino seguente, il risveglio per Bulma fu veramente dolcissimo. Vegeta si era destato prima di lei e, mettendosi su un fianco e appoggiando la testa al palmo della mano, facendosi leva sul gomito, aveva iniziato a farle piccoli cerchietti con l’indice attorno all’ombelico per poi scendere ad accarezzare, con molta dolcezza la cicatrice ancora perfetta che riportava il suo nome in sayan.
La donna aprì gli occhi e lo vide concentrato nel tenero passatempo che si era trovato, senza accorgersi che lei lo stava osservando sorridente.
“Ha un’aura molto forte.” gli disse distraendolo dai suoi pensieri.
Vegeta alzò allora lo sguardo e Bulma si accorse subito che era indubbiamente sereno e felice.
“Buongiorno, principesse, dormito bene?” le chiese allargando ancora di più il sorriso.
“Principesse?” chiese lei facendo finta di non aver capito.
“Mhm mhm…” fece cenno lui spostandosi sopra di lei e facendole aprire dolcemente le gambe per posizionarsi meglio.
“Che intenzioni hai, Vegeta?” chiese Bulma maliziosamente cercando di esporre meglio il collo alla lingua del sayan, che aveva iniziato a lasciare interminabili scie roventi sulla sua pelle.
Il principe ignorò completamente la domanda e le tappò la bocca con un sensualissimo bacio. Nel momento in cui la sua lingua si faceva spazio tra le labbra color porpora di lei, anche la sua eccitazione trovò facilmente la via giusta tra le sue gambe, facendosi avvolgere dall’evidente desiderio di lei, che lo accolse con un leggero gemito.
Fecero l’amore ancora una volta, come lo avevano sempre fatto. Solo il silenzio avvolgeva la loro camera, il loro mondo e le anime in quel momento di passione assoluta, la stessa che li aveva uniti da sempre. 
Vegeta aveva detto ai bambini che fare l’amore per i sayan era un’arte. Se Bulma fosse stata presente a quella spiegazione, avrebbe indubbiamente aggiunto che, per quanto la riguardava, suo marito in quel campo era molto più che il principe dei sayan.
Loro due, insieme, erano la perfezione.
La perfezione che si esprimeva attraverso i loro movimenti coordinati, i loro cuori che battevano all’unisono, le loro auree fuse assieme in un’unica immensa energia che dai loro corpi si diffondeva nella calda mattina di quell’estate infuocata e che, in quel momento, si stava concretizzando in un unico intenso e simultaneo piacere.
“Ti amo” disse Bulma riprendendo coscienza di sé, dopo il viaggio che le loro anime avevano fatto assieme, verso il loro piccolo paradiso.
“Ti amo anch’io, Bulma. Te, Trunks e la piccolina… senza nome…
“Bra” disse lei facendogli un sorriso.
Vegeta alzò un sopracciglio un po’ perplesso, dopodiché aprì un sorriso e disse:
“Questa regola che sono le madri a scegliere in nomi dei piccoli sayan, penso che la cambierò… In fondo, sono il principe dei sayan. Qualche strappo alla regola lo potrò pur fare, no?”
“Uhm… non ti piace, Bra?” disse lei mettendogli il broncino.
“No, ma non si cambiano le regole durante il gioco perché da un giorno all’altro quelle che ci sono non piacciono più… vero, Bulma?” le disse lui con tono allusivo, sdraiandosi di nuovo a fianco a lei e liberandola dal suo peso.
Bulma, sentendosi presa in causa dalla frase appena pronunciata da suo marito, abbassò lo sguardo colpevole e borbottò:
“A me piacnòdfgnjàemkvàoqrej”
“EH?” chiese lui facendo la stessa faccia stupita che avrebbe fatto Goku.
Bulma fece un sospiro e rialzò lo sguardo che fissò per qualche istante in quello di lui. Gli fece una carezza in viso e gli disse:
“Dicevo che a me stanno bene, le tue regole e lo sai che le ho sempre rispettate… ma…
“Ma?” chiese lui inclinando la testa di lato e mantenendo lo sguardo incuriosito.
“Volevo… volevo sapere com’era… trasgredirle. Cioè, volevo dire… trasgredirne una sola… veramente. L’unica che non ti avrebbe ferito. Tutte altre le ritengo sacrosante, ma quella che ho deliberatamente ignorato ieri sera… beh… ha fatto più male a me che a te… credo… Ora so come si sente la Bulma del futuro. Lei ha conosciuto l’altro te e, nonostante questo, ti ama ancora. Io invece ti adoro così come sei e indubbiamente ora adoro anche tutte le regole sayan e solo dopo ieri sera, le comprendo appieno e sono pronta a rispettarle. Tutte” spiegò Bulma abbozzando un leggero sorriso e sperando di essere stata chiara.
Vegeta non le corrispose il sorriso sincero che stava ricevendo. Il suo sguardo diventò invece serio e rimase pensieroso per qualche istante per poi dirle:
“Non lo fare mai più, Bulma. Credi di non avermi ferito e invece lo hai fatto. Ieri con Trunks abbiamo parlato del suo e del mio desiderio di avere un altro piccolo sayan in questa casa. Te ne volevo parlare ieri sera, quando sono rientrato, ma poi lo hai detto prima tu e mi stava bene. Poi però ho pensato che, il fatto che tu non mi abbia detto nulla, che avevi smesso di prendere quella diavolo di pillola, voleva dire che non avevi più fiducia in me…
“Ma Vegeta, lasciami spiegare, io…
“SSSHHH… devo finire” la interruppe lui mettendole un dito sulle labbra, per poi fare un ulteriore sospiro e continuare:
“Ѐ questo che mi ha ferito, Bulma. Non che tu abbia voluto provare come fosse fare sesso con la parte più cinica di me. Quello, se ti va, lo posso fare anche tutti i giorni, ammesso che a te piaccia. A me è piaciuto parecchio, devo dire. E vuoi sapere qual è la cosa che fa godere di più l’altro Vegeta? Sapere che ti farà arrivare sempre al limite, senza mai fartelo raggiungere. Lo ha fatto ieri sera e lo può rifare quante volte vuoi. Quello era solo un piccolo assaggio, ma tu non hai idea del livello di cattiveria che è in grado di raggiungere, quella parte di me. Quindi… per favore… non provocarla mai più. Non voglio che arrivi a farti del male…
“Tu non mi faresti mai del male, Vegeta. Io lo so” lo interruppe lei con un leggero sorriso.
“Io no. Ma vivo con l’incubo di non riuscirmi più a controllare e che quella parte di me che è solo assopita nella mia anima, un giorno salti fuori e… e… Hai visto cosa ho combinato allo stadio, l’anno scorso, no?” domandò lui con un tono che sembrava ora davvero preoccupato.
“Ok. Ok, calmati ora, Vegeta. Ho capito. Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Non so perché mi ero messa in testa che non desideravi un altro figlio. Dopo ciò che mi ha detto ieri Goku, mi sono sentita davvero una cacca, a non averti detto niente. Mi ha fatto… sentire una cacca… a dire la verità. Il resto è vero. Volevo provare a fare sesso con l’altro te e sai cosa ti dico? Non è stato affatto come me l’ero immaginato. Ma stanotte… ah, stanotte è stato GRANDIOSO! Vorrei tanto che fosse per sempre così, d’ora in poi… Se anche a te va bene… ovviamente” spiegò Bulma con voce calma, come per volerlo tranquillizzare.
“TSK, certo che mi va bene, a me è piaciuto molto più di te…” concluse il principe assumendo il comportamento di un bambino di quattro anni e facendole pure la linguaccia prima di proseguire:
“E poi, come sarebbe a dire che Kaaroth ti ha fatto sentire una cacca? Come si permette? Tu sei la principessa dei sayan, ora. Lui è solo un guerriero di terza classe. Come osa quell’insolente?”
“Sì… beh… ma sai lui è Go…
 
TOC TOC
 
“…Mamma… papà… posso entrare? O siete nudi?” chiese il vocino di Trunks titubante al di là della porta.
“Ehm… sì… no… un attimo!” si affrettò a dire Bulma alzandosi in tutta fretta per indossare l’intimo e una maglietta di Vegeta che le stava tre o quattro taglie più grande.
“Avanti!” gridò rituffandosi a letto.
Il bambino entrò e si mise in piedi in fondo al letto. Guardò la madre inclinando la testa leggermente di lato, come avrebbe fatto suo padre e fece un sguardo serio. Dopodichè, tutto tranquillo fece qualche passo per andare a posizionarsi a fianco del comodino di sua madre e chiese:
“Hai voluto maschio o femmina?”
Bulma fece una faccia un po’ stranita che proiettò immediatamente girando il viso verso Vegeta il quale, alzando gli occhi al cielo, spiegò quasi scocciato:
“Sì, Bulma, i sayan possono scegliere il sesso del nascituro. In genere è la madre che sceglie, ma ieri sera, Trunks, tua madre mi ha fatto veramente girare le palle e allora ho deciso io, va bene!?”
“Allora è femmina!” esclamò il bambino allegro, come se, se lo aspettasse.
Bulma strabuzzò gli occhi. La scelta del sesso del nascituro era troppo, per lei. Alla povera donna non rimase altro da fare che alzarsi per andare a preparare la colazione, prima di essere bloccata dal figlio, con una nuova, allucinante domanda:
“Posso farla nascere io, mamma?”
La madre lo guardò dall’alto in basso, stralunando gli occhi fuori dalle orbite. Si voltò verso Vegeta che le fece spallucce, per poi riabbassare lo sguardo sugli occhioni speranzosi del figlio e gli disse:
“Trunks, non credi di essere un po’ troppo piccolino per assistere ad un parto?”
“Quando nascerà la mia sorellina, io avrò nove anni belli che compiuti. Io non voglio assistere, voglio farla nascere! Gohan ha fatto nascere Goten a dieci anni, non mi sembra ci sia molta differenza, vero papà?” chiese il bambino indispettito, voltando lo sguardo serio verso il padre.
“Ѐ vero, ma ti ho già spiegato che è tua madre che deve decidere” rispose il principe senza fare una piega.
“EHEH – rise la donna nervosamente – ma vedi, Trunks... La cosa mi rende un po’ nervosa, capisci? Io preferirei che fosse tuo padre, ad occuparsi di tutto” spiegò lei dolcemente. Ma poi, vedendo la tristezza comparire negli occhi del bambino, che aveva nel contempo abbassato lo sguardo, si morse un labbro e continuò:
“Sai cosa facciamo, Trunks? Sai che quando sei nato tu c’era Goku ad aiutare tuo padre? Ѐ stato lui a prenderti in braccio e a curarti per primo, sai? E quando è nato Goten, siamo stati io e Gohan ad accudirlo. Ti va di assistere tuo padre, quando dovrà nascere Bra?”
“Chi è Bra?” chiese il bambino alzando lo sguardo incuriosito.
“Beh… è la tua sorellina. Allora? Affare fatto? Non farmi chiamare ancora Goku, ti prego! Lo avrei ucciso, quando dovevi nascere tu… Ci stai? Eh, piccolino?”
“CI STO! Io curerò Bra per primo! Sarò bravissimo, mamma, non ti preoccupare!”
“Oh, non ho dubbi, tesoro… Per ora vuoi venire ad assistere alla preparazione della colazione? Tuo padre ci raggiungerà fra poco. Credo si voglia fare una doccia” disse lei prendendogli la manina.
“EHEH… ti ha distrutto stanotte… Eh, pa’?” disse il bimbetto voltandosi verso il padre e facendogli pure l’occhiolino.
Il principe, dopo un primo momento di smarrimento, si limitò a commentare:
“Hey, tu, moccioso. Non sono affari che ti riguardano. Va’ a preparare la colazione che poi te lo faccio vedere io chi è distrutto”
“Guarda Vegeta che viene Goku con la sua famiglia a pranzo… quindi muoviti a scendere!” concluse Bulma gridando dal corridoio.
“Ecco, ci mancavano solo i Son, oggi… Speriamo solo che Chichi porti il sushi” concluse il principe senza alcuna possibilità di essere sentito, infilandosi sotto l’acqua bollente della doccia.
 
Trunks e Bulma arrivarono in cucina e il bambino, strattonando la mano della madre, alzò lo sguardo per andare ad incrociare quello imbarazzato di lei e le disse:
“L’hai fatto davvero incazzare, mamma…”
“TRUUUNKS!!! Ma chi ti insegna queste parole? Non si dice… incazzare… Si dice adirare, arrabbiare, scocciare o, nel caso più specifico di tuo padre… beh…
“Incazzare, mamma. Per papà solo questo termine è adatto” la interruppe il bambino facendo una faccina da furbetto.
“Leggermente innervosire, volevo dire…” concluse la donna pensando che se il termine usato da Trunks fosse stato vero, probabilmente a quel punto erano sulla porta del giardino, dato che la cucina non ci sarebbe più stata, in toto.
“Vabbè, mettila come vuoi. Posso chiamare Goten per dirgli che avrò una sorellina?” disse il bambino con indifferenza e facendo spallucce.
“Ma tesoro, fra non più di un paio d’ore saranno qui per pranzo… Che fretta hai? Dai, dammi una mano a sistemare e a preparare qualcosa, prima che scenda lo scimmione affamato” disse lei scompigliandogli i capelli.
“Ok!”
Mentre preparavano una serie infinita di piccoli sandwich, Bulma guardò teneramente suo figlio e gli disse:
“Trunks, posso chiederti una cosa?”
“Certo, mamma! Cosa?” rispose allegro il bambino continuando a spalmare sul pane del burro d’arachidi con un coltello.
“Trunks, perché volevi una sorellina? Pensavo volessi un fratellino, no?” chiese incuriosita.
“Io ho già un fratello. Goten. Io e lui siamo come fratelli. E poi se io avrò una sorellina, quando sarà grande lei si sposerà con Goten e così io mi terrò Marron tutta per me. HIHIHI… ho programmato tutto, come un vero sayan…” rispose il bambino senza smettere si svolgere l’importante incarico che gli era stato assegnato.
Bulma lo guardò con due occhi perplessi e sbattendo anche le palpebre ripetutamente, dall’incredulità di quanto suo figlio le aveva appena confessato. Poi scosse la testa e gli disse:
“Speriamo che tuo padre non scopra il tuo pia…
“Tuo padre non scopra cosa?” chiese Vegeta entrando in cucina.
“V-Vegeta? T-tu… perché hai scelto ‘femmina’?” chiese Bulma cercando di deviare completamente la domanda del principe.
“Tsk, fatti due conti, Bulma. Quante sayan ci sono su questo pianeta, o meglio, in questa Galassia?” rispose secco lui afferrando con non curanza un paio di sandwich per mano e infilandosene uno intero in bocca.
“Beh… nessuna… no?” chiese lei titubante.
“Già, nessuna. E prima che Videl si faccia mettere incinta da Gohan, o ancora peggio, Kaaroth decida di ingravidare ancora sua moglie, ho pensato che, avere una bambina, mi rendesse… unico” spiegò abbassando lo sguardo sull’ultima parola.
“Oh, Vegeta, ma quanto sei dolce. Ma tu sei unico. Sei l’unico vero amore della mia vita, lo sai?” disse lei avvicinandosi e stampandogli un bacio sulla guancia, facendolo arrossire.
“Come l’unico vero amore della tua vita? E io chi sono allora?” chiese Trunks voltandosi con lo sguardo truce per fulminarla con due occhi color cristallo.
Bulma si avvicinò all’orecchio del figlio e gli sussurrò:
“In realtà sei tu, l’amore della mia vita… ma sai com’è tuo papà… sai che poi mi mette il broncio!”
Gli stampò un bacino sulla guancia e si rimise a preparare panini facendogli un sorriso.
Il bambino non fece altro che storcere la bocca e dire:
“TSK, tanto io sono l’amore di Marron… che mi importa?”
“Hey ragazzino, cos’è questa storia? Non sei piccolo per pensare alle bimbette? Soprattutto quella… Con la madre e soprattutto il padre che si ritrova mi vengono i brividi al solo pensiero di come l’hanno concepita…” intervenne Vegeta afferrando un'altra manciata di paninetti,.
“Beh, si saranno spogliati, si saranno dati qualche bacino e a Crillin sarà di…
“NOOOO!” lo interruppero i due genitori all’unanimità.
Il solo pensare a Crillin in intimità con C18 era una cosa che metteva i brividi ad entrambi.
“Beh, che ho detto? C18 sarà anche una Cyborg, ma credo che abbia anche lei la va…
“TRUUUUNKS, BASTAAAAA! Sai qual è uno dei motivi per cui ringrazio il cielo di non poter sentire l’aura di C18? Ho già fatto parecchia fatica ad abituarmi di nuovo a quella di Kaaroth, quando sta con Chichi, ma sta bene, è un sayan. Ma quello stupido terrestre con la testa sferica che fa… fa… fa cose… cosa? Con quella sottospecie di femmina robotica che è stata pure sputata da dentro Cell… e non ti dico da dove entrata, perché sono un principe… beh, non lo voglio sapere… cosa fanno. CHIARO?”
“Sì… sì, va bene, va bene… Non ti arrabbiare, però… Ho finito, andiamo ad allenarci?” rispose Trunks con estrema indifferenza verso l’aumento esponenziale dell’aura del padre, saltando giù dallo sgabello sul quale si era seduto per aiutare la madre.
I due sparirono per più di un’ora nella GR e Bulma ne approfittò per farsi un lungo e rilassante bagno nella sua fantastica vasca idromassaggio, nella serra.
La sua mente si svuotò completamente e, per una mezz’oretta circa, si addormentò.
Quando si risvegliò era ormai l’ora di pranzo e, sentendo suonare ripetutamente al campanello di casa, si alzò, si rivestì e, sbadigliando profondamente, andò ad aprire.
“BUONGIORNO, BULMA!” esclamarono i Son all’unanimità appena la videro comparire sull’uscio.
“Buongiorno, ben arrivati! Dov’è Gohan?”
I due sayan Son la ignorarono completamente e, mentre Goku si chinò in avanti per avvicinarsi il più possibile alla pancia di Bulma, sotto gli occhi perplessi di Chichi, Goten non fece altro che metterle una manina appiccicosa sul basso ventre della donna e dire:
“UAU! Hai mangiato Trunks! Come hai fatto, Bulma?”
“Hey, tu, teppistello, giù le mani da mia figlia, chiaro?” irruppe Vegeta uscendo dalla camera gravitazionale, assieme a Trunks.
“Trunks! Ma allora non ti ha mangiato la tua mamma! Sentivo un’aura simile alla tua, nella sua pancia!” disse allegro il bambino ignorando completamente l’ordine di Vegeta.
“Ma no, non ero io, è mia sorella, Bra!” rispose l’altro allegro.
“Davvero? Ed è carina?” proseguì Goten sotto gli occhi basiti dei loro genitori.
“Beh, sì, sarà bella come mia madre. Quando nascerà ha detto la mamma che io farò l’Assistente!” continuò il piccolo sayan dai capelli lilla.
“UAU! L’assistente… che fortunaaa…” sospirò Goten facendo sorridere tutti per l’innocenza del modo in cui aveva espresso la sua ammirazione, per l’importante incarico dell’amico.
“FIUUU… grazie al cielo… Menomale che te ne sei trovato un altro, Vegeta. Io non sarei venuto, questa volta… E comunque complimenti, sarà una sayan bellissima, proprio come sua madre” disse Goku andandogli incontro per stringergli la mano.
“Fortissima come me, vorrai dire!” disse lui stringendogliela con grande gioia.
“Già, fortissima come te e bellissima come sua madre. Sono felice per voi, davvero tanto” rispose il giovane sayan facendogli un sorriso dolcissimo.
“No, scusate, fatemi capire. Qui sembra che tutti sappiano qualcosa che a me pare essere completamente sfuggito. Bulma, sei per caso incinta?” chiese Chichi completamente spaesata.
A quel punto l’azzurrina e tutti i sayan si misero a ridere, facendola ingrugnire. Qualche istante più tardi, Bulma le disse:
“Sì, Chichi, sono incinta. Aspetto una bimba che si chiamerà Bra. Sai, dovresti imparare a sentire le auree, ha i suoi vantaggi, sai?”
“No, grazie. Ho già detto di no a Goku. Ora che Gohan esce con Videl, voglio essere l’unica a non sapere cosa combinano quei due… E comunque congratulazioni, per la bambina, è una notizia bellissima, Bulma” concluse Chichi andando ad abbracciare prima la sua amica e poi il suo più caro amico, con molto affetto.
“Grazie” le rispose Bulma quando Chichi sciolse l’abbraccio.
“Hai portato il sushi, Chichi?” fu l’unico commento di Vegeta prima di staccarsi da lei e regalarle un bellissimo sorriso.
“Ovviamente, caro” rispose lei facendogli l’occhiolino.
“Hey, dov’è Gohan?” richiese Trunks prima di entrare in casa.
“A studiare, da Videl…e non osate dirmi che l’aura non è quella di uno che sta studiando… per favore” rispose Chichi scocciata.
“Hihihi… chi glielo dice che abbiamo detto a Gohan di azzerarla completamente, quando è con Videl?” sussurrò Goku all’orecchio di Vegeta per non farsi sentire.
“TSK, tanto per lei non fa differenza. Quando Gohan si deciderà ad andare a letto con la sua ragazza, lei se ne accorgerà solo guardandolo in faccia. Ѐ sua madre. Lo capirà molto prima di te, Kaaroth!” rispose secco il principe.
“Dici, Vegeta?”
“Sì, Kaaroth, dico”







 

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Capitolo 19
*** GohanxVidel ***


NA: Dedico questo capitolo a Jack2700, per ringraziarlo di tutte le recensioni che mi ha lasciato e perchè so che questa è una coppia che, a differenza di me, gli piace tantissimo. Immagino che i fan di Gohan e Videl siano molti, per cui, questo capitolo è dedicato anche a tutti coloro che amano questa coppia. Spero di aver scritto qualcosa di originale e comunque piacevole!
SSJD




GohanxVidel





   
Nel frattempo, dall’altra parte della città…
 
TOC TOC
 
“Avanti!”
“Ѐ permesso?”
“Sì, ciao, Gohan, entra! Ti stavo aspettando, avanti, non fare il timido! Entra pure! Questo è il mio piccolo mondo, ti piace?”
“Hai una camera bellissima, Videl. Sei fortunata, io dormo ancora con Goten… Sai, la mia casa non è grande come la tua…” disse il ragazzo un po’ imbarazzato, arrossendo.
“Tu almeno hai un fratellino… e due genitori… Io vivo solo con mio padre e non lo vedo mai… Il che potrebbe avere i suoi vantaggi, penserai…” disse Videl abbassando lo sguardo pensieroso.
“No, veramente lo trovo un po’… triste… Ho vissuto per anni senza mio padre e mi è mancato tantissimo. Ora che è tornato siamo tutti più felici. Tuo padre sarà anche un po’… come dire…
“Strambo?” lo aiutò lei.
“Beh, però ti vuole bene. Questo è innegabile!”
“Già… Senti, io ti ho chiesto di venire per sapere se mi puoi dare una mano con l’inglese. Sai, per il compito in classe. Non mi sento per niente pronta. Odio l’inglese. Tu come fai ad averlo imparato così bene?” continuò allegra la ragazza.
“Ah, dopo aver imparato il sayan, l’inglese è una passeggiata. Una mano te la do volentieri, ma poi ho una sorpresa, per te!” rispose altrettanto allegramente Gohan facendole un sorrisone.
“Una… S-sorpresa?” chiese un po’ stupita.
“Sì, ma dopo. Studiamo ora, ok? Prima il dovere e poi il piacere!”
“Piacere?” domandò sgranando gli occhi.
“Mhm mhm…”
“Ok… studiamo. Prima… il… dovere… poi… il… piacere…” ripeté lei come in trans, sedendosi alla scrivania su una delle due sedie che aveva sistemato, per far posto anche a Gohan.
 
I due studiarono per più di due ore, molto intensamente e senza distrazioni. Arrivati all’ultima pagina, Videl chiuse finalmente il libro e, stiracchiandosi, fece un rumoroso sospiro per poi dire:
“UFF! Che faticata! Però mi è servita molto, questa full immersion. Ora è tutto molto più chiaro. Grazie, Gohan. Sei sempre così disponibile! Ti va di mangiare qualcosa? Io ho una gran fame. Guarda, ti ho preparato una torta!”
Videl si alzò per andare a prendere la scatola della torta che aveva lasciato sul suo comodino, fin dalla mattina, aspettando il momento giusto per farla assaggiare al suo ragazzo.
“Grazie! Una torta! Avevo proprio fame, sai? Anche io ho una cosa per te, guarda…”
Gohan estrasse un pacchettino dalla tasca laterale dello zaino, che aveva appoggiato a terra e lo porse a Videl, che fece una faccia mista allegra/stupita.
Prese il pacchettino e chiese:
“L’hai fatto tu?”
“Eheh… beh… sì… Ho impiegato un po’ a trovare i materiali, ma alla fine ce l’ho fatta. Spero ti piaccia!”
Videl non fece altro che aprire il pacchetto in cui era contenuta una scatolina di velluto rosso, che riconobbe essere molto simile a quella che conteneva le fedi, al matrimonio di Bulma e Vegeta. L’aprì lentamente e, quando vide cosa conteneva, sgranò gli occhi completamente e si portò una mano davanti alla bocca spalancata, per poi balbettare:
“G-g-gohan?! L’hai… l’hai f-fatto tu?”
“Certo, tu prepari sempre le torte per me! Era il minimo che potessi fare! Ti piace?” chiese allegro il sayan.
“Ma è be-bellissimo!”
“Perché non te lo provi? L’ho fatto a misura del mio mignolo, spero ti vada bene!”
Videl estrasse il piccolo gioiello e lo infilò sull’anulare della mano destra che poi si portò davanti agli occhi per ammirare meglio il regalo che Gohan le aveva fatto: un anellino con una piccola pietra tagliata a forma di piccolo cuore color violetto.
“Non so cosa dire, è semplicemente stupendo! Grazie!” disse la ragazza visibilmente emozionata saltando al collo di Gohan e stringendolo in un abbraccio fortissimo.
“Eheh! Prego! Sai, oggi è un anno che siamo assieme e quindi… Volevo festeggiare e ho pensato ti avrebbe fatto piacere ricevere un regalino… Posso avere un po’ di torta? Sembra squisita!” disse lui timidamente.
“Hehe… certo che voi sayan non vi smentite mai! Sempre affamati, eh!”
“Già…” rispose semplicemente il ragazzo prendendo l’enorme fetta che, ne frattempo, Videl si era affrettata a tagliare e a servirgli su un piattino con una piccola forchettina.
Il ragazzo mangiò la fetta con molto gusto per poi lasciare il piattino vuoto sulla scrivania e chiedere:
“Posso avere dell’acqua?”
“Certo! Vado a prendertela, torno subito!” rispose Videl prendendo i due bicchieri vuoti che aveva preparato sulla scrivania per andare nel bagno a riempirli.
Dopo che fu sparita dietro la porta della toilette della camera, Gohan le gridò:
“Mi chiedevo cosa fosse quella porta! Ma hai anche il bagno in camera, Videl?”
“Certo! Tutte le camere di questa casa ce l’hanno! Sembra più un albergo che una casa! Peccato non ci venga mai a trovare nessuno! Nemmeno Majin Bu le usa, si è costruito una casetta assurda in giardino e dorme lì. Tra l’altro credo che dorma si e no trenta secondi al giorno…” spiegò lei di rimando parlando da dentro il bagno.
“Sì… lo credo anch’io… Tutto bene?” chiese ad un tratto non vedendola tornare.
Videl non gli rispose e comparve pochi secondi dopo sulla porta del bagno con addosso solo l’intimo e tenendo in mano il bicchiere di acqua chiesto da Gohan il quale, vedendola, non potè fare altro che sgranare gli occhi e saltare in piedi balbettando:
“V-Videl?!? S-sei… bellissima... Io… non… io… devo… devo andare” disse abbassando lo sguardo e prendendo lo zaino per rimettere via i suoi libri.
Videl aveva nel frattempo annullato i pochi passi che la separavano da lui e, dopo aver appoggiato il bicchiere sulla scrivania, si era posizionata alle sue spalle, accarezzandogli dolcemente le braccia possenti, provocandogli strani brividi in tutto il corpo.
“Videl… ti… ti prego, ne abbiamo già discusso, non credo sia ancora il momento per…
“SSSHHH. Io invece penso che ora sia proprio il momento giusto, Gohan” lo interruppe con una voce calda e sensuale, facendolo voltare per poterlo guardare in viso.
Gli tolse gli occhiali, prendendone le astine con entrambe le mani e li appoggiò delicatamente sulla scrivania per poi dirgli:
“Così va molto meglio, posso vedere i tuoi bellissimi occhi molto più chiaramente… ora”
“Videl… lasciami andare, per favore… non posso ancora spiegarti il motivo per cui non lo voglio fare, ma fidati, è meglio aspet..
“Non c’è bisogno che me lo spieghi, lo so già” lo interruppe di nuovo lei che aveva iniziato nel contempo a baciagli il collo in un modo che, di lì a poco, avrebbe fatto perdere completamente il controllo a chiunque.
“L-lo sai?” chiese lui stupito prendendole entrambe le braccia e allontanandola un pochino da lui per poterla guardare negli occhi.
“Sì, lo so. Me lo hanno detto tua madre e Bulma” disse lei facendogli un sorrisetto malizioso.
“Cosa ti hanno detto, esattamente, Videl?” chiese lui diventando improvvisamente serio.
Videl non fece altro che aprire di più il sorriso e dire:
“Che GOHAN, scritto in sayan, è molto più corto di Vegeta e Goku, scritti in sayan…”
 A quel punto, il ragazzo non fece altro che liberarle le braccia e mettersi entrambe le mani sul viso premendo le dita sopra le orbite oculari, come per ritrovare la ragione. Poi inclinò la testa in avanti, abbassando lo sguardo e infilandosi le dita tra i capelli corvini. Poco dopo riportò le mani unite davanti alla sua bocca, con i due pollici a sorreggergli il mento.
Il sayan stette così per qualche secondo per poi scuotere la testa impercettibilmente e, dopo avere riabbassato le mani lungo i fianchi, disse:
“Mi dispiace, Videl. Non posso. Non posso farti del male. Quella è una tradizione sayan e io non posso trasgredire le regole del mio popolo. Ma farlo a te… mi dispiace, non sono pronto. Non è giusto”
Videl a quel punto gli prese le mani tra le sue e, una volta riuscita a catturare il suo sguardo gli disse:
“Gohan, ascolta. Non sono una bambina. Sono molto più forte di tua madre e Bulma messe assieme. Non mi farai molto più male di quanto me ne abbia fatto Spopovich a quell’assurdo torneo. Voglio essere la tua donna, per sempre. E se questo implica che tu debba scrivere il tuo nome sulla mia pelle, mi sta bene. C’è gente che si fa tatuaggi assurdi per amore. Io non ti lascio andare via, oggi. Qualche mese fa avevi ragione tu. Avevi fatto bene a fermarmi. Non ero pronta e non so come, tu lo sapevi. Ora lo sono e voglio fare l’amore con te. Qui. Ora”
La ragazza iniziò poi a sbottonargli la camicia che indossava provocandogli, ad ogni bottone aperto con inesorabile lentezza, un nuovo brivido che gli percorreva tutto il corpo.
“Videl… io…
“Non fare niente, Gohan. Lascia fare a me. Dimmi solo che lo vuoi anche tu, prima che arrivi all’ultimo bottone. Altrimenti mi sentirò una perfetta stupida, ad essere rifiutata per una seconda volta”
Gohan fece un sospiro. L’ennesimo da quando aveva visto uscire la sua ragazza dal bagno. Le prese il viso tra le mani accarezzandole le guance con i pollici e, fissando i suoi occhi color notte in quelli di lei color lavanda, le disse:
“Sì, più di ogni altra cosa al mondo”
Poi la baciò.
Si baciarono mentre le loro mani correvano lungo i loro corpi ormai quasi completamente spogliati dei pochi vestiti, che ancora impedivano il contatto delle loro pelli.  
Con addosso solo il loro intimo, si gettarono sul letto e si abbracciarono e baciarono a lungo esplorando per la prima volta ogni centimetro del corpo dell’altro con baci e carezze che fecero provare loro sensazioni mai provate prima. Le loro gambe si incrociavano avvicinando i loro bacini e accrescendo ancora di più il desiderio di eliminare anche l’unico ostacolo che impediva ancora loro di entrare uno nella vita dell’altra.
Quando Gohan si posizionò sopra di lei, incrociando le dita delle mani con le sue e bloccandogliele, di fatto, poco sopra la testa, lei interruppe improvvisamente il bacio appassionato che si stavano dando e gli sussurrò:
“Gohan, voglio farlo. Adesso”
“Sei sicura?” chiese guardandola negli occhi e facendole un sorriso.
“Non credo di poter resistere ancora. Ti… ti prego, fai ciò che devi fare e poi facciamo l’amore. Sono pronta”
“Ok. Però ti devi rilassare e mi devi promettere di stare immobile. Il mio nome si scrive in meno di tre secondi. Credo che fare un piercing all’ombelico sia peggio!” esclamò Gohan cercando di farla tranquillizzare.
“EHEH… io non ho nemmeno i buchi nelle orecchie…” rispose Videl ridendo nervosamente.
“Respira Videl. Respira profondamente, chiudi gli occhi e stai ferma; conta fino a tre…
Spiegò lui con molta calma mettendosi nel contempo in ginocchio tra le sue gambe e abbassandole leggermente le mutandine, per poter scrivere il suo nome sayan sulla pelle del basso ventre.
Con la stessa piccola sfera luminosa creata sul dito indice che aveva usato per ‘ricucire’ la pancia di sua madre, alla nascita di Goten, il sayan scrisse velocemente il suo nome, provocando in Videl solo un leggero sospiro.
“Fatto!” concluse passati i famosi tre secondi.
“Mi fa un po’ male… brucia” disse lei alzandosi sui gomiti per poter osservare il lavoro svolto dal suo fidanzato.
“Aspetta. Vediamo se così va meglio. Ok?”
Detto questo, Gohan si abbassò e leccò la ferita per qualche secondo facendole passare immediatamente il dolore. Come era successo a Bulma e a Chichi, immediatamente la cicatrice si chiuse completamente e, pochi minuti dopo, sembrava vecchia di almeno un anno.
“Come… come hai fatto, Gohan?” chiese lei osservandosela basita.
“EHEH, trucchetto da sayan…” rispose lui facendole un sorrisetto malizioso per poi continuare: “Ma lo sai che sai di buono, Videl? Posso?” chiese infilandole le dita nelle mutandine e facendole intendere di volergliele levare.
“Puoi” ripose lei con un sorriso.
Mai più si sarebbe aspettata che il motivo della liberazione della sua intimità fosse il desiderio di Gohan di assaporare ben altro che la pelle del suo ventre. Nei cinque minuti che seguirono, la ragazza cominciò a pensare che, mettersi assieme ad un mezzo alieno, probabilmente era stata una delle scelte migliori della sua vita e ne ebbe assoluta conferma quando, di lì a pochi secondi, lo stesso mezzo alieno le fece passare i dieci secondi più belli della sua vita, fino a quel momento.
Quando sollevò la testa dal ‘fiero pasto’, con una naturalezza disarmante si ciucciò avidamente le due dita, che aveva delicatamente estratto dall’accoglienza di lei, per poi leccarsi le labbra e dire maliziosamente:
“Senza offesa, molto meglio della tua torta, Videl”
“E chi si offende? Dopo questo potevi anche dirmi che fanno schifo, le mie torte… Mai provata, una cosa simile…” disse lei ancora sconvolta dalla nuova esperienza che l’aveva appena travolta.
“Nemmeno io, ma mi è piaciuta parecchio. Vuoi… vorresti vedere… beh, sì, insomma… il resto? O sei soddisfatta così?” chiese Gohan timidamente.
“E no, caro, non me lo perdo per niente al mondo, il resto. Scusa, ma non credo che esista al mondo qualcuno più bravo di te con cui fare l’amore per la prima volta. Sembra che tu l’abbia già fatto mille volte! Ma come fai?” chiese lei incuriosita.
“COME? Ma no… no, ti sbagli! Fidati, qualcuno c’è… più bravo di me…” rispose Gohan abbassando lo sguardo e pensando a colui che, per anni, era stato il suo ‘insegnante’ di regole e comportamenti sayan.
Seguì qualche istante di silenzio interrotto dalla voce di Videl che, timidamente chiese:
“Gohan… potresti… sì, insomma… ti andrebbe di metterti uno di quelli?” disse indicando una scatoletta di preservativi nascosta dietro la sveglia sul comodino.
Gohan, dopo aver voltato lo sguardo per verificare che ciò che gli era stato indicato corrispondesse a ciò che lui pensava, le disse:
“Ti fa sentire più sicura?”
“A te no?” chiese un po’ smarrita.
“Non puoi rimanere incinta, oggi e se anche potessi, lo sai che non lo permetterei mai, se tu non lo volessi. Ma se ti fa sentire più tranquilla, lo metto subito. Ok?”
“Sì… per favore… Mi fido di te è solo che… sai… è la prima volta… sono un po’ nervosa… Non ti da fastidio, vero?” chiese la ragazza timidamente.
Gohan le fece una carezza e le diede un tenero bacio sulle labbra per poi dirle:
“No, non mi da fastidio. Sono contento che tu me lo abbia chiesto. Non mi sarei tolto nemmeno i boxer se ti avessi visto titubante per un motivo così stupido. Vuoi pensarci tu?”
“I-io? MAMAMA… GOHAN? Io non so se ne sono capace… E se poi ti faccio male? E se si rompe? E se sb…
“Provaci, Videl. Guarda, io mi metto qui sdraiato, buono buonino. Puoi fare tutti i tentativi che vuoi, ok? Hai comprato una scatola da… quanti? Trentasei? VIDEL! Avevi proprio voglia di fare l’amore con me! O sbaglio?” chiese lui prendendo la scatoletta dal comodino dopo essersi sdraiato, mostrandole per nulla imbarazzato, tutto il suo evidente desiderio.
“EHEH… sì… Dai dammene uno… tentar non nuoce, no? E poi potrebbe essere ‘istruttivo’” commentò lei prendendo una bustina e cercando di aprirla con le mani tremanti.
“’Istruttivo’ è un aggettivo adatto per una cosa che ti servirà anche in futuro… Vorrei che imparassi a fidarti di me” disse lui mordendosi leggermente il labbro inferiore.
“Potrebbe sempre tornarmi utile per imbustare hot dog in bustine troppo piccole per la loro dimensione… ma come diavolo si apre questo coso? E poi si lamentano che i giovani non li usano. Con la pazienza che ci vuole per aprirli… uno ne fa a meno…”
“EHEH… Lascia, te lo apro io” disse lui in tutta tranquillità prendendo la bustina e aprendola senza difficoltà.
Gohan la osservava tenendosi la testa leggermente sollevata con un braccio piegato sotto la nuca e si divertiva molto nel vederla tentare in tutti i modi di capire da che parte si doveva infilare quel dannato affare. Quando finalmente Videl venne a capo dell’enigma, si mise la lingua tra i denti, facendola sporgere leggermente dalle labbra, come se si stesse impegnando nell’impresa più difficile della sua vita e cercò di posizionare il gommino puzzolente sull’erezione di Gohan, che l’accolse con un sospiro, con la stessa cura con cui si cerca di infilare un filo nella cruna di un ago.
“Fatto! Che dici? Va bene?” esclamò alla fine rimirando la sua opera.
“Penso di sì” disse lui osservando l’hot dog imbustato.
“Bene… cosa facciamo ora? Sono… sono ancora un po’ nervosa… Tu come fai a essere così calmo?” chiese lei iniziando a sgranocchiarsi l’unghia del pollice.
“Hey, va tutto bene, rilassati, ok?” le disse Gohan rimettendosi seduto per poterla guardare negli occhi e facendole un sorriso rassicurante.
Il sayan le diede una carezza sul viso per poi scendere a scostarle la spallina del reggiseno, che ancora indossava e poterle baciare il collo, la clavicola e la spalla.
“Posso levartelo?” le sussurrò nell’orecchio facendole venire i brividi.
Videl non gli diede il tempo di andare a cercare il gancetto del reggiseno di pizzo che racchiudeva i suoi piccoli seni e se lo tolse da sola, facendolo passare da sopra la testa e mostrando a lui le sue ultime grazie ancora nascoste.
Gohan la accarezzò e la baciò con infinita dolcezza per poi farla adagiare sul letto e, sdraiatosi sopra di lei, le fece aprire delicatamente le gambe.
Ora le loro intimità si sfioravano, si cercavano e si desideravano come mai i due ragazzi avrebbero potuto pensare. Poco prima di esaudire il desiderio di entrambi, Gohan la guardò dritta negli occhi e, da buon sayan che era, le chiese:
“Posso, Videl?”
“Perché me lo chiedi, Gohan? Come se potessi dire di no? A questo punto?” chiese lei spiazzandolo completamente.
“Puoi sempre dire di no. In qualsiasi momento. Ѐ il tuo corpo che deve voler accogliere il mio. Ѐ come se tu invitassi qualcuno a casa tua e, quando si presenta sulla porta di casa, a te non va più di ospitarlo. Non può di certo entrare con la forza, no? Di solito si chiede ‘permesso, posso entrare’?” spiegò Gohan spiazzando Videl molto di più di quanto lei avesse fatto precedentemente.
“Cioè mi stai dicendo che se adesso io ti dicessi: ‘No Gohan, non sono pronta, perdonami’, tu ti alzeresti e non faresti nulla?” chiese incredula.
“Ѐ questo che vuoi? Pensavo volessi fare l’amore con me, ma se hai cambiato idea… lo capisco. Non è necessario che mi chiedi di perdonarti, non ti devi nemmeno giustificare. Ѐ una tua decisione. Non posso fare altro che rispettarla” spiegò Gohan sollevandosi leggermente come per volersi alzare.
“No, vieni qui” disse lei mettendogli le mani sulle natiche e tirandolo leggermente verso di sé per poi aggiungere:
“Fa’ piano… Gohan”
Fu l’ultima cosa che si dissero prima di scivolare uno nella vita dell’altra e sincronizzare perfettamente i loro movimenti in una danza che sarebbe durata per tutta la loro vita.
Quando alla fine entrambi si ritrovarono sudati, stanchi, affannati e soddisfatti a giacere uno a fianco all’altro, Gohan girò la testa leggermente di lato per andare ad incrociare lo sguardo innamorato della sua donna e le disse sottovoce:
“Ti amo”
“Ti amo” rispose lei con un filo di voce.
Incrociarono le dita delle loro mani e stettero in silenzio ad osservare le pale del ventilatore sul soffitto che girava lento quanto il tempo che sembrava essersi fermato in quella stanza silenziosa di casa Satan.
Quando ad un tratto Gohan si alzò per andare al bagno Videl, sollevandosi sui gomiti gli chiese:
“Gohan, posso farti una domanda?”
“Certo, dimmi” rispose tranquillamente lui mentre si levava con cura il fastidioso oggetto che ancora opprimeva la sua virilità.
“Poco fa avresti veramente rinunciato a fare l’amore con me, se ti avessi detto di no?” chiese lei che era ancora incredula per il comportamento lontano anni luce dallo stesso che avrebbe avuto un qualsiasi loro coetaneo, compagno di scuola.
“Io non mento mai” rispose lui facendole un sorriso e guardandola fissa negli occhi.
“Davvero? Voglio dire… come fai?”
“Sono un sayan”
   




 

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Capitolo 20
*** Bra 2 ***






Bra 2




Circa nove mesi più tardi, Gohan e Videl si sposarono, organizzando una festa in stile Mr. Satan. Una cerimonia fin troppo suntuosa, a parere di tutti, tranne che del padre della sposa che, volendo fare le cose ‘in grande’, aveva affittato un’intera isola per ospitare il migliaio di ospiti che aveva lui stesso ‘selezionato’.
Gli sposi e non solo loro, si vergognarono come non mai, durante tutta la giornata. Solo a metà del pomeriggio, quando oramai il pranzo era già stato bellamente spazzolato dai sayan presenti, loro stessi ebbero un’inaspettata sorpresa.
Tutto ad un tratto, molti dei presenti appoggiarono tutti assieme la forchettina con ancora infilzato il boccone della torta nuziale sul piattino che tenevano in mano e alzarono tutti assieme gli occhi al cielo.
I sayan, Junior, i Kaio Shin e tutti coloro che potevano percepire le auree, compresa Bulma, inclinarono la testa leggermente di lato, fissando un punto in alto nel cielo e lasciando le altre persone ‘insensibili’ letteralmente basite, per l’improvviso e surreale silenzio che aveva avvolto la festa.
“Cosa succede?” chiese Chichi ad un tratto rivolgendo la domanda a chiunque le potesse rispondere.
“Ѐ… un sayan… o due… Una sayan incinta… Ma chi diavolo è? Sento un’aura… mischiata… Lo sapevo, non dovevo bere lo Champagne” rispose Goku confondendo ancora di più Chichi.
“Ma quale sayan incinta, Kaaroth! Non senti che è l’aura di Trunks, quello del futuro?” lo imbeccò Vegeta prendendolo in giro.
“A me sembra più l’aura di Gohan, veramente!” esclamò Bulma sorprendendo tutti.
“Ma certo! Ѐ Gohanks! Andiamogli incontro, Trunks!” esclamò Goten tutto allegro.
“Ma sì! Certo! Ѐ proprio lui, che bello! Andiamo!” rispose l’amichetto alzandosi in volo, senza degnare gli altri di una spiegazione.
“V-Vegeta? Hanno detto ‘Gohanks’?”
“Sì, Kaaroth… Hanno detto Gohanks… Pensi anche tu ciò che penso io?”
“Non hai idea di che voglia incredibile mi è venuta, Vegeta” esclamò Goku quasi emozionato.
“Ci portiamo anche i ragazzi?”
“Non credo che Gohan, lo sposo intendo, voglia venire…”
“Come non voglio venire? Non me lo perderei per nulla al mondo. Posso andare, vero Videl?” chiese il ragazzo mettendo una specie di broncino alla neosposa.
“Ma andare dove?” chiese lei di rimando ancora frastornata.
“A sgranchirmi e a digerire il pranzo! Che domande!” rispose lui come se fosse la cosa più normale al mondo.
“Ma chi è questo Gohanks?” insistette lei incuriosita.
“Mio figlio” risposero Goku e Vegeta all’unanimità facendo alzare un sopracciglio perplesso a tutti.
“Vostro figlio? Non sapevo che i sayan potessero avere dei figli anche tra uomini” esclamò ingenuamente Videl facendo scoppiare tutti a ridere tranne i due interessati a cui passò un brivido di terrore per tutto il corpo.
“Ma quali figli tra uomini? In più con Kaaroth? Piuttosto preferirei l’estinzione della razza sayan” commentò secco Vegeta.
“Ma come? Siamo una così bella coppia! Soprattutto quando tu ti trasformi in ssj3. Sei così affascinante con i capelli lunghi, biondi… e quegli occhioni azzurri” lo prese in giro Goku facendo di nuovo ridere tutti.
“Kaaroth, piantala, vuoi che ti disintegri?”
“Ah…non sai cosa ti perdi…” lo rimbeccò il sayan più giovane facendolo innervosire ancora di più.
“Me ne farò una ragione, se permetti. Guarda, sta atterrando. Andiamo, presto!” esclamò Vegeta chiudendo definitivamente la presa in giro di Goku.
 
“Salve a tutti!” esclamò lo sconosciuto ragazzo dai capelli neri e viola appena sceso dalla navicella.
“Ciao, Gohanks!” esclamarono Trunks e Goten andandogli incontro per abbracciarlo.
“Ciao bambini! Accidenti come siete cresciuti!” esclamò il ragazzo.
“Già! Vieni Gohanks, ti presentiamo delle persone, ok?” disse Trunks prendendo il suo ‘fratellone’ per mano e accompagnandolo davanti a tutti coloro che si erano accorti del loro arrivo.
“Salve a tutti! Siamo capitati in qualche festa particolare?” chiese il ragazzo vedendo tutte le persone presenti vestite eleganti.
“Sì, oggi Gohan e Videl si sono sposati!” esclamò Goten allegro.
“Davvero? Congratulazioni!” esclamò il ragazzo leggermente imbarazzato per essere piombato nel bel mezzo di una festa senza nemmeno l’invito.
“Eheh, grazie! Lei è Videl, mia moglie” esclamò Gohan andando a stringere al mano al nuovo arrivato.
“Piacere, Videl! Goten aveva ragione, sei veramente molto bella!” esclamò Gohanks facendola diventare tutta rossa.
“Goten è troppo gentile” rispose lei andando a sua volta a stringergli la mano.
“Ma dì un po’, non avevi detto che un giorno avrebbe sposato te, Videl?” chiese Gohanks al piccolo Goten che, sogghignando rispose:
“Sì, però lei non è una sayan…
“Come sarebbe a dire?” chiese Vegeta rivolgendogli uno sguardo truce.
“Videl. Non è una sayan… Mentre invece…” continuò Goten indicando con il pollice la pancia di Bulma.
“COSA?!?! Ti sei per caso bevuto il cervello, ragazzino? Vieni qua che ti faccio vedere io! Ma come ti permetti di pensare a mia figlia? Brutto marmocchio insolente che non sei altro. Vieni qua!” continuò il principe iniziando ad inseguire Goten che scappava ovunque, nell’ilarità più totale dei presenti.
“Tua figlia?” chiese allora Gohanks rivolgendosi a Vegeta e bloccando così l’inseguimento.  
“Già… sua figlia. Tua sorella, Trunks. Lui è tuo padre” intervenne Bulma rivolgendosi a suo figlio del futuro, all’interno del corpo di Gohanks e indicando Vegeta.
Per l’emozione, la fusione si sciolse liberando i due sayan che la componevano, facendoli cadere sul prato leggermente storditi.
“NOOO! Ecco, adesso dobbiamo aspettare mezz’ora prima di andare a sgranchirci le gambe!” disse scocciato Goku mettendo pure il broncio.
“Cosa?” chiese Gohan del futuro non avendo capito a cosa si stesse riferendo suo padre del passato.
“Kaaroth voleva andare ad allenarsi con voi. Con Gohanks, per la precisione. Ora dovremo aspettare mezz’ora prima che possiate di nuovo fare la fusione. Tanto meglio. Così ho il piacere di rivederti, Trunks” intervenne Vegeta andando a dare la mano a suo figlio del futuro per aiutarlo ad alzarsi.
Al ragazzo, visto il gesto del tutto inaspettato del padre che non aveva mai visto, si riempirono gli occhi di lacrime che si affrettò ad asciugare per rispettare la regola che il suo piccolo alter ego gli aveva insegnato.
“Bravo ragazzo, ti alzi o no?” chiese Vegeta facendogli un sorriso.
Trunks si alzò all’istante porgendogli la mano e subito si ritrovò tra le braccia possenti del principe che lo stringevano in un abbraccio dolcissimo.
“Vegeta! Non stritolarlo, poverino!” esclamò Goku sorridendo.
“Tu preoccupati del tuo. Ѐ parecchi anni che non ti vede, ma… aspetta un attimo… Voi avete quasi la stessa età o sbaglio?” chiese Vegeta lasciando finalmente libero suo figlio, che era letteralmente estasiato dall’affetto che gli era appena stato dimostrato.
“Eheh… già… tra al di qua e al di là… faccio fatica anche io a ricordarmi quanti anni ho” esclamò Goku mettendosi la mano dietro la nuca nel suo solito atteggiamento imbarazzato.
“E figuriamoci il resto…” disse Vegeta sarcasticamente, punzecchiando l’amico.
“Non è vero, le cose importanti me le ricordo!” rispose lui mettendo il broncio.
“Ah si? Quand’è il compleanno di Chichi? Di Gohan? Di Goten? Ѐ già tanto che ti ricordi del tuo…” lo imbeccò Vegeta mandandolo in confusione più totale.
“Dunque… Chichi… ehm… il qui-quatt-dod- il dieci maggio! Giusto, Chichi?” esclamò il sayan correggendo man mano la data mentre osservava la testa della moglie che continuava a fare cenno di no, per poi inclinarsi completamente con fare sconsolato.
“Quello è il giorno in cui ti sei sposato, idiota!”
“Eddai! Vegeta! Devo inventarmi molte altre date prima di poter abbracciare mio figlio?”
“No, papà, lascia stare! Entro stasera dobbiamo tornare nel nostro futuro. Non vorrei perdere altro tempo! Ѐ bello rivederti, papà” lo prese in giro Gohan andando ad abbracciarlo.
“Sono felice che tu sia venuto. A proposito…cosa ci fate qui?” chiese Goku dopo aver sciolto l’abbraccio.
“Mia madre… ehm… voglio dire, Bulma, è riuscita a terminare la macchina del tempo. Ha voluto che facessimo un viaggio di prova, prima di mandare Trunks da solo a portarti la medicina nel passato…papà”
spiegò Gohan a tutti i presenti.
“Capisco. Quindi avete fatto la fusione per poter viaggiare in due in un’unica navicella. Quello che non capisco è perché verrà solo Trunks a portare la medicina. Potreste venire ancora tutti e due, no?” chiese Goku ponendo la stessa domanda che avrebbero voluto fare tutti gli altri.
“Sarebbe troppo complicato, da spiegare, per i voi stessi del passato… e poi… Io non… diciamo che preferirei non muovermi…
“EHEH… sta per diventare papà!” lo prese in giro Mirai!Trunks lasciando tutti basiti.
“Davvero? Hai trovato una fidanzata? Ѐ come Videl?” chiese Goten interessatissimo.
“No… eheh… non proprio…
“Eddai diglielo, Gohan! Non credo che ci sia nulla di male, no?” lo imbeccò suo fratello Trunks facendogli gomitino.
“Lei è… è… esattamente la sua copia” disse Gohan imbarazzatissimo indicando la bella moglie di Crillin.
“CHE COSA??? Stai per avere un figlio da C18? Ma come è possibile?” chiese Crillin allibito.
“Beh…è una storia un po’ lunga, ma… vedete, dopo che Gohanks ha sconfitto i due cyborg, che avevano distrutto il nostro futuro, siamo andati a recuperare i due corpi e li abbiamo portati alla Capsule Corp. Nostra madre ha lavorato giorno e notte per ‘riprogrammarli’, ma quando C18 si è risvegliata, non si ricordava assolutamente nulla del suo recente passato, cioè… di cosa aveva fatto da quando era diventata una cyborg. Goten mi aveva detto che la C18 del vostro tempo si era sposata con Crillin e che avevano avuto una bimba. All’inizio non ci credevo, ma poi ha iniziato a vivere a casa nostra… e… conoscendola, tutto l’odio che avevo provato per ciò che era lei in passato è come… svanito... Ci siamo innamorati e ora… beh…
“Sì, sì, certo… lo sappiamo cosa avete fatto poi…Ma anche le cyborg hanno la…
“TRUUUNKS! Piantala! Te l’ho già spiegato mille volte. C18 è come tua madre, ok! Tanto più che ha avuto una figlia” lo interruppe Vegeta prima che il bambino mettesse, come al  solito, tutti in imbarazzo, con una delle sue uscite felici.
“Mhmm… sarà…” concluse il bambino sospettoso.
“Fidati, Trunks, tuo padre ha perfettamente ragione. C18 è esattamente come Chichi, Videl, Bulma…” lo rassicurò Gohan supportato da Crillin.
“Sì, peccato che sono molto più forte di tutte loro messe assieme” intervenne l’interessata andando a stringere la mano al compagno della se stessa del futuro.
“Bella presa, C18! Allora? Sei anche tu dei nostri per un bell’allenamento collettivo?” chiese il ragazzo facendo tornare il sorriso a tutti i sayan presenti.
“No, io non combatto mai, se non c’è niente da guadagnare, vero Mr. Satan?” rispose la biondina girandosi per fare l’occhiolino al suo benefattore.
“Ok, come vuoi. Chi è dei nostri?”
“Io!”
Gohanks, Gotenks, Gohan e i loro due padri, partirono subito dopo le fusioni per andare a ‘sgranchirsi’ i muscoli e a passare un magnifico pomeriggio assieme, fatto di ricordi, combattimenti e legami sayan che nessuno mai sarebbe riuscito a sciogliere.
 
Nel contempo, sull’isola del matrimonio, dopo che quasi tutti gli invitati se ne furono andati…
“AAAAHHHH AHIO!!!”
“Bulma? Che hai? Non stai bene?” le chiese Chichi preoccupatissima.
“AAAHHH, Chichi… temo che stia per nascere…” rispose la donna che, piegata leggermente in avanti, si teneva forte la pancia con una mano, appoggiano l’altra ad un muro vicino.
“Onnooo… e come facciamo adesso? Siamo lontani da tutti e da tutti! Cosa facciamo? Cosa facciamo?” continuava a domandare la donna in evidente stato di panico.
“Calmati, Chichi! Va’ a chiamare C18 o Yamko o Videl… Insomma, chi diavolo vuoi, basta che sappia volare e dì loro di andare a chiamare Vegeta! SUBITO!” gridò la donna sofferente.
“Oh… sì… certo, vado… Ti trovo un posto dove stare comoda, ok?” esclamò Chichi mostrando di aver ritrovato un po’ di calma.
Tornò dopo pochi minuti e accompagnò Bulma in una stanza del grande albergo dove si era tenuta la cerimonia nuziale.
“Ѐ andata C18… dice che vuole allenarsi un po’ con mio figlio del futuro. Che strano… Comunque, vedrai che Vegeta arriva subito. Verranno con il teletrasporto di Goku. Tu… cerca di stare tranquilla, Bulma. Respira profondamente, ok?”
“Ok… grazie Chichi, sei una vera amica”
Chichi le fece un sorriso bellissimo e rassicurante. Le prese la mano e la tenne stretta nella sua, per cercare di trasmetterle tutta la forza di cui aveva bisogno e soprattutto, per farle capire che lei ci sarebbe sempre stata per l’unica persona che al mondo, considerava essere sua sorella.
“Chichi, credo stia veramente per nascere… AHIO…
“Sta’ tranquilla… vedrai che arriveranno… tra poco… spero… Posso… posso fare qualcosa?” chiese Chichi cominciando ad adirarsi con Vegeta e Goku per il fatto di non esserci mai, nel momento del bisogno.
“ECCOCI QUA!” esclamò allegro Goku piombando con Vegeta e Trunks nella camera dove Chichi e Bulma li aspettavano con ansia.
“AH, Vegeta! Ma quanto diavolo ci avete messo? Bra sta per nascere, non so se l’hai capito!” lo aggredì immediatamente Chichi non appena se lo vide comparire davanti.
“Ecco, appunto, a tal proposito io sparirei, se non vi dispiace…” disse Goku sgattaiolando fuori dalla stanza.
“Trunks, vuoi restare?” chiese secco Vegeta rivolgendosi al figlio.
“Scherzi? Non me lo perderei per niente al mondo!” esclamò il bambino felice.
“Ok, allora vai a recuperare dell’acqua e degli asciugamani. Siediti sulla sedia a fianco al letto, tanto ora Chichi leva le tende. Tieni la mano a tua madre e fai tutto quello che ti chiede, hai capito?” spiegò il principe mantenendosi serissimo.
“Agli ordini!” esclamò il bambino correndo nel bagno.
Chichi si alzò dalla sedia su cui era seduta e andò incontro a Vegeta. Picchiettandogli il dito sul petto gli disse con tono minaccioso:
“Ti sembra il caso di allontanarti in questo modo con tua moglie in queste condizioni?”
“Ma piantala, Chichi, sono qui, no? Piuttosto, a che punto è?”
“Ma come a che punto è? Cosa vuoi che ne sappia io? Non sono mica un medico, scusa!” urlò la donna con tono isterico.
“Beh, potevi, almeno, per esempio… toglierle gli slip e darle un’occhiata? Mi sembra il minimo, no?” chiese retoricamente il sayan.
“COSA? Sei tu il suo ginecologo, perché non lo fai tu?”
“Tocca sempre fare tutto a me? Per togliere gli slip non credo sia necessario uno specialista, persino Kaaroth ne sarebbe capace” disse Vegeta scocciatissimo avvicinandosi alla moglie e levandogli l’indumento frutto della discussione, senza alcun imbarazzo.
“Credo che ci siamo quasi, guarda, si vede la testina con i capelli!” esclamò Chichi appena rivolto uno sguardo imbarazzato alla ‘zona’ interessata.
“Ma quale testina? E soprattutto quali capelli? Quelli sono i peli di Bulma, non vedi?” la rimbeccò Vegeta.
“Guarda che quella è la testa. Si vede che tua figlia ha i capelli dello stesso colore di sua madre, no?”
“Quelli sono peli, è inutile che cerchi di prendermi in giro per il fatto che Trunks abbia i capelli viola, anziché neri, come un vero sayan. Questa volta sarà diverso, vedrai!”
“Scommettiamo? Mister sapientone? Principe del ‘so tutto io’? Quella è la testa!” insistette Chichi al limite della sua già precaria pazienza.
“Chichi piantala, o vuoi che ti spedisca nell’Universo? Lì nessuno può udire le tue urla, sai? (*)”
“Cos’è? Ora citi anche le frasi celebri dei film?”
“Non era un film, era un documentario. Te l’ho ripetuto mille volte!”
“AHIO!” cercò di intervenire Bulma, non venendo minimamente ascoltata.
“Ѐ la testa!”
“No!”
“Sì”
“No”
“Sì”
“ADESSO BASTA!!!!" gridò Bulma esasperata.
Aveva sopportato le loro continue litigate per anni, ma in quel momento, era veramente troppo. Strinse la mano del figlio, che la guardava allibito per la potenza dell’aura che gli stava mostrando e gli disse:
“Trunks, mandali fuori, tutti e due! Non li voglio più vedere fino a quando Bra non sarà nata. Hai capito?”
“Ma come? E chi farà nascere Bra, mamma? Io sono troppo piccolo…” rispose il bambino un po’ titubante.
“Vai fuori e chiama Goku. Digli che è questione di vita o di morte, capito?”
“Ma mamma, io non posso mentire a Goku… sono un sayan!” rispose il bambino facendo un faccino triste.
“Infatti, non gli stai mentendo. AHIO… Se Chichi e tuo padre non spariscono dalla mia vista entro dieci secondi… AHIO… giuro che appena avrò finito qui, mi alzo e li uccido, tutti e due, con le mie stesse mani. Chiaro? Vai a chiamare Goku” concluse Bulma con tono perentorio scandendo lentissimamente l’ultima frase e stringendo in un modo impressionante la mano del figlio.
“Ok… mamma, vado… Ehm… Papà… Chichi… temo dobbiate uscire…” disse il bambino leggermente intimorito dallo sguardo terrificante del padre e da quello perplesso di Chichi.
“Ѐ questo che vuoi, Bulma?” chiese Vegeta scrutandola severamente.
“Sì. Fuori!” rispose secca lei senza dare altre spiegazioni.
“Ok, andiamo, Chichi” disse lui invitando l’amica ad uscire dalla stanza.
“MAMAMAMAMA, COSA? Non fai nascere tua figlia? Ma che razza di padre sei?” chiese Chichi allibita.
“Sono un sayan. Se la mia donna non desidera la mia presenza, non posso fare nulla, se non assecondare la sua richiesta” spiegò lui in tutta calma.
“Ma che legge del cavolo è?”
“Rieccomi! Trunks dice che c’è qualcuno in pericolo di vita. Chi è?” chiese Goku facendo capolino con la testa nella stanza.
“Ah, Kaaroth, vieni un secondo, ti devo parlare” disse Vegeta andandogli incontro e prendendolo per un braccio per portarlo in un angolo dove potergli parlare senza essere sentito.
“Che c’è Vegeta? Qualcosa non va? Con chi se l’è presa Bulma? Questa volta io non c’entro… vero?” chiese il più giovane con aria preoccupata.
“No, non c’entri. Ascoltami bene, non c’è molto tempo. Bulma è incazzata nera con me e Chichi e non ci vuole più qui. Vuole te, Kaaroth…
“Ma Vegeta… io… nooo eddai…” lo interruppe Goku sconsolato.
“Kaaroth, piantala. Per favore… io… mi fido solo di te… Lei è troppo… importante, per me. So che lo puoi fare e so che farai di tutto per salvare mia figlia… Se nessuno la farà nascere, entro pochi minuti, l’aura già debole che sento svanirà del tutto. Ti prego” lo supplicò Vegeta dipingendosi in volto un’espressione tristissima.
Goku abbassò lo sguardo e ci pensò per qualche secondo. Non poteva abbandonare il suo migliore amico in un momento così delicato.
Rialzò la testa e fissò i suoi occhi in quelli del suo principe e gli disse:
“Andrà tutto bene, Vegeta, fidati, ok? L’importante è che tu e Chichi non vi mettiate a litigare qui fuori… sai… la cosa mi mette a disagio… Parlate di sushi, eh?”
“Ok… mi raccomando, Kaaroth, conto su di te” concluse Vegeta uscendo dalla stanza e trascinando con sé anche Chichi.
Il giovane sayan, rimasto solo con Bulma e Trunks, si avvicinò al letto. Fece un sospiro e, incrociando il suo sguardo con quello della sua migliore amica, le disse:
“La facciamo nascere questa bambina? Cosa ne pensi, Bulma?”
“Sì… sì… AHIO”
“Ok. Avresti già dovuto iniziare a spingere, perché la testolina già si vede. Quindi quando sei pronta...”
“Ok”
Bulma fece un profondo respiro e, poco dopo, eseguì l’ordine che le era stato dato dal sayan, che la stava aiutando a far nascere uno dei suoi figli.
Non ci volle molto perché, oltre alla testa, anche il resto del corpo si degnasse a mostrarsi al mondo.
Bra iniziò a strillare come se qualcuno le avesse schiacciato la coda e, in effetti, non ci volle molto per capire che la stessa era effettivamente rimasta impigliata al cordone ombelicale, che la stava strattonando malamente.
“Sta bene?” chiese Bulma non appena Goku riuscì a liberarla dal groviglio.
“Sta bene. Trunks, ci pensi tu a darle una pulita? Non vorrai mica che Goten la veda così, eh? Poi se rimane schifato finisce che corre dietro a Marron…” disse Goku facendogli l’occhiolino e depositando la neonata nelle braccia del fratello.
“Certo che no! Ci penso io!” esclamò il bambino allegro prendendola con cura e sparendo dietro la porta del bagno.
Appena il bambino se ne fu andato, il viso di Goku si fece improvvisamene scuro e, guardando Bulma negli occhi, le disse seriamente:
“Bulma, è meglio che vada a chiamare Vegeta, ora”
“Perché? C'é forse qualcosa che non va?” chiese Bulma di rimando con tono preoccupato.
“Ѐ il caso che venga lui a… Hai una piccola ferita: è necessario chiuderla, prima che tu perda molto sangue” spiegò Goku con estrema calma.
“No, voglio che lo faccia tu. Sei capace, no?” chiese lei come se la cosa non fosse nemmeno in discussione.
“Certo, ma… sei… sei sicura?”
“Come sempre, con te…”
“Ok, rilassati. Farò più velocemente possibile.”
“Ok… Grazie, Goku”
Il sayan non disse nulla e, con una delicatezza infinita si preoccupò di chiudere la piccola ferita dell’amica, proprio come aveva fatto Vegeta con Chichi, dopo il parto di Goten.
“Fa male…” disse Bulma stringendo in un pugno il lenzuolo, come per poter sopportare meglio il dolore.
“Ho quasi finito… Fatto!” esclamò allegro Goku rimirando quella che, secondo lui era un’opera d’arte.
“Ѐ… è tutto a posto… adesso?” chiese la donna ancora preoccupata.
“Sì, è tutto a posto, adesso. Ma se vuoi che ti passi il bruciore della ferita, per quello ti chiamo Vegeta, eh? Sia mai che entra proprio in quel momento… minimo mi disintegra” esclamò Goku allegro.
“Beh… sì… credo anch’io… ma non è necessario… non mi brucia come… come la cicatrice del nome… Non ti preoccupare… e Goku… grazie. Ti voglio bene” rispose lei facendogli un sorriso dolcissimo.
“Anche io, Bulma. Sei stata brava. Grazie a te, per esserti fidata di me” rispose il sayan abbassando lo sguardo.
“Vieni qua” gli disse facendogli segno di avvicinarsi.
“Chinati e guardami negli occhi” continuò.
Quando i loro volti furono sufficientemente vicini, Bulma sollevò leggermente la testa dal cuscino e gli stampò un tenero bacio sulla bocca per poi fargli un sorrisetto malizioso.
“Per cosa?” chiese lui spaesato.
“Perché mi andava di dartelo” disse facendosi subito dopo comparire in volto una smorfia di dolore.
“Ѐ il caso che chiami Vegeta, ora” concluse Goku corrispondendole lo stesso sorriso che aveva prima che una fitta di dolore le percorresse il corpo.
“Sì, credo che il suo intervento mi farebbe veramente comodo. Grazie” concluse Bulma rivolgendogli uno sguardo sempre più sofferente.
“Trunks? Hai finito con tua sorella? Vieni che la portiamo fuori. Così la presenti agli altri! Credo siano tutti tornati dall’allenamento” esclamò Goku rivolgendo lo sguardo alla porta del bagno.
“Sì, eccomi… Non è bellissima? Guarda! Ha lo stesso colore degli occhi e dei capelli di mia madre… Papà non sarà contento… Vero, Goku?” esclamò il bambino mostrando soddisfatto la sorellina avvolta come un fagottino in un asciugamano. La piccola sayan era tranquilla tra le sue braccia e guardava il mondo attorno a sé con due grandi occhioni azzurro cielo.
“Tuo padre sarà felicissimo, vedrai… Andiamo”
“Ok!” disse Trunks avviandosi verso l’uscita con Goku.
Appena fuori dalla porta, tutti i presenti, compresi i due sayan provenienti dal futuro, circondarono il piccolo Trunks che mostrava, tutto orgoglioso, la sua sorellina.
Vegeta scosse la testa e si batté una mano in faccia, quando la vide. Per la seconda volta, i tratti tipici da cartone animato di sua moglie avevano avuto la meglio su quelli altrettanto tipici da sayan, ma decisamente la cosa non gli importava affatto. Prima che potesse andare a prenderla in braccio e stabilire il primo contatto con colei che sarebbe sempre stata la sua principessa, Goku gli si avvicinò e gli disse:
“Vegeta, è necessario che tu vada da Bulma, prima.”
“Ѐ successo qualcosa, Kaaroth?” gli chiese preoccupato.
“Va da lei, Vegeta. Ѐ tua moglie. Ѐ la tua donna. Non c’è nient’altro che IO possa fare, per lei.” spiegò Goku facendogli un leggero sorriso.
“Ok. Ho capito. Grazie, Kaaroth... Mi dispiace di averti coinvolto ancora una volta.”
“Grazie a te, Vegeta…”
“Per cosa?”
“Per non aver disintegrato mia moglie… poco fa.”
“Non avrei mai potuto, dopo ciò che ti ho chiesto di fare per la mia… Vado da lei.” concluse Vegeta andando verso la porta della camera. Prima di entrare, rivolse lo sguardo verso sua figlia che dondolava felice tra le braccia del suo fratello del futuro.
 
Tutti si passavano la piccola per poter avere una foto ricordo di quel bellissimo giorno e Bra sembrava veramente felice della calorosa accoglienza che la sua grande famiglia sayan le aveva riservato. Quando arrivò tra le braccia di Videl, ancora vestita da sposa, la foto che venne scattata fu davvero singolare. Al centro c’era la sposa, con la bimba in braccio e ai lati, c’erano i due Gohan che sorridevano felici.
“Ѐ bellissima!” esclamò Videl tenendola amorevolmente in braccio.
“Già, speriamo che anche la mia bambina nasca così forte!” commentò Mirai!Gohan facendo un sorriso e porgendo l’indice alla piccola Bra che lo afferrò con una forza innaturale.
“Come la chiamerete?” chiese il giovane Gohan incuriosito.
“Pan, penso” rispose lui facendo un sorriso per poi proseguire: “Temo sia giunta l’ora di andare. Si è fatto veramente tardi. Trunks, andiamo?”
“Vorrei salutare mio padre, se non ti dispiace” rispose il lilla.
“Certo, fai in fretta però. Ok?” disse Gohan facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo bussò delicatamente alla porta, con in braccio la sua piccola sorellina appena nata che, dopo un lungo giro, era tornata a lui. Quando sentì un ‘Avanti’ detto in tono deciso entrò.
Porse la piccola Bra nelle braccia di Bulma che subito capì che la bambina, pur avendo tutti i suoi tratti cromatici, doveva essere una vera sayan, dato che cominciò a mostrare evidenti segni di fame tipica di suo padre.
“Mia madre sarà felicissima di sapere che ho una sorella… in questa dimensione. Sono venuto a salutarvi, devo andare. Papà… è stato bellissimo, conoscerti” disse il ragazzo evidentemente commosso.
“Ѐ stato bello rivederti, Trunks. Porta i saluti a tua madre, da parte mia e dille che… avrei tanto voluto esserci. Per te, per lei… Mi dispiace di averla abbandonata. Forse un giorno vi verrò a trovare… ok?” disse Vegeta andando a stringergli la mano (**).
Trunks gliela prese, ma non resistette alla tentazione di abbracciarlo di nuovo e lo tirò a sé sussurrandogli nell’orecchio:
“Ti voglio bene, papà”
Vegeta gli fece un semplice sorriso e gli diede un’ultima pacca sulla spalla, prima di vederlo sparire dietro la porta della camera.
 
I due sayan del mondo Mirai si congedarono e, dopo aver rifatto la fusione per dar vita di nuovo a Gohanks, presero la loro scorta di foto, i loro bellissimi ricordi e la loro voglia di vivere da veri sayan e partirono.
Dopo aver salutato il loro fratellone del futuro, Goten e Trunks si ritrovarono a discutere di fatti esistenziali:
“Allora, ti piace mia sorella?” chiese il piccolo lilla.
“Beh… è un po’ piccola per dirlo… però il fatto che abbia la coda… è una vera sayan… Credo mi piacerà. Puoi tenerti Marron, se vuoi… non mi interessa più” rispose l’altro facendo pure spallucce.
“Hey, un momento, io sono il principe dei sayan. Non posso accettare che tu abbia una fidanzata sayan e io no” constatò l’altro accigliandosi.
“Cosa vuoi che ti dica? Mica ti puoi sposare con tua sorella, no?”
“No, con mia sorella no… ma… Aspetta un attimo”
Trunks abbandonò l’amichetto che lo seguì interessato con gli occhi pieni di curiosità. Il lilla si avvicinò a Videl e, tirandole la gonna dell’abito da sposa, richiamò la sua attenzione.
“Cosa c’è Trunks?”
“Devi farmi una sayan. Bella, con i capelli neri e gli occhi neri”
“COSA? Ma Trunks! Ma come ti salta in mente una cosa del genere? Come puoi pensare che io possa decidere di avere un bimbo o una bimba?” chiese la ragazza allibita.
“Non gliel’hai spiegato, Gohan?” chiese allora il bambino rivolgendosi al giovane sposo.
“Eheh… no… non ancora…” rispose Gohan imbarazzato.
“Spiegato cosa?” chiese la ragazza sempre più perplessa.
“Ehm… vedi… Videl… per noi sayan… basta chiedere…” le spiegò il marito leggermente titubante.
“Ah, sì? Allora voglio una bimba che chiamerò anch’io Pan… Dove devo strofinare per far uscire il genio della lampada per esaudire il mio desiderio?” chiese lei con tono ironico, incredula per ciò che le era stato detto.
“Ma come dove devi strofinare, lì, no? Non lo sai?” disse Trunks indicando l’amichetto di Gohan.
“TRUUUUNKS! Vergognati! Guarda che lo dico a tuo padre! Hai proprio la fissa di ‘sta cosa!” esclamò Gohan allibito.
“Eheh, tu fammi una sayan, che poi ci penso io a ‘istruirla’ a dovere. Ok?” rispose il piccoletto con tono malizioso, lasciando i due neosposi totalmente allibiti.
Tornò da Goten e, con tono allegro gli disse:
“Ho sistemato tutto. Tu sposerai mia sorella e io tua nipote. Così saremo per sempre, come i nostri genitori”
“Ah, sì? E come Trunks?”
“Come fratelli









NA: Mi scuso infinitamente per l'attesa di quest'ultimo capitolo, che chiude questo racconto e credo tutta la lunghissima saga di 'Come fratelli'. Spero sia stato un piacere per voi leggerla, quanto per me scriverla. Ringrazio Jack e Galvanix per aver recensito veramente quasi tutti i capitoli e anche Zappa per il consueto supporto tecnico. Grazie a chiunque lascerà un commento, a chi ha inserito la storia in una delle categorie o semplicemente a chi legge.
Il ritardo è dovuto ad un racconto già pubblicato scritto a quattro mani con una delle mie scrittrici preferite Panssj17. E' una OS che si intitola Chemistry...Chi volesse e potesse (visto che ha rating rosso) passare a leggerla...sarei felice di sapere il vostro esimio parere!
Grazie a tutti.
Ora posso andare felicemente in vacanza.
Ci si rilegge a settembre...quando, se ritroverò l'ispirazione, ricomincerò a scrivere...spero...
Alla prox!
SJD
 
(*)=Dal film Alien, il film che Vegeta guardava con Chichi, convinto che fosse un documentario (**)=Passate a leggere 'Uno sguardo al futuro' di Galvanix...Mi ha colpito molto.

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