Misoginy

di Sherlock Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New apartment, new life ***
Capitolo 2: *** A window ***
Capitolo 3: *** Friendship; Love ***
Capitolo 4: *** All is a mistake ***
Capitolo 5: *** Necklace ***



Capitolo 1
*** New apartment, new life ***


I miei diciassette anni erano stati a dir poco disastrosi. Prima, la morte della mia adorata madre… poi, l’espulsione del sottoscritto da Deepdene, la scuola che frequentavo diligentemente.
“Holmes non è affatto intelligente; ha ottimi voti perché copia!”
Tale accusa infondata venne corredata da false prove… ed il gioco, per coloro che mi odiavano a causa del mio intelletto sopraffino, fu fatto.
- Vedrai, i tuoi diciott’anni saranno migliori…- mi sussurrò mio fratello maggiore, Mycroft.
Mi aveva apparentemente letto nel pensiero; come sempre.
Con entrambi i genitori passati a miglior vita (quel maledetto bevitore di mio padre era stato trovato in un fosso dell’East End londinese ormai tre anni addietro, morto per aver alzato fin troppo il gomito), Mycroft, maggiorenne, era diventato il mio tutore.
- Tu dici, Mycky?- feci, fissandolo – Io non ne sono così certo…- mormorai, in risposta alla sua precedente osservazione.
Il rollio della carrozza su cui ci trovavamo, che ci stava conducendo per le viuzze di Londra, fu l’unico rumore che udii per ben più di un istante.
- Ci trasferiamo a Londra definitivamente.- mi annunciò Mycroft.
Si voltò verso di me, tornando in tal modo ad osservarmi.
- Te lo assicuro, Sherly… Londra è il luogo perfetto per migliorare le nostre vite.- aggiunse.
Lo squadrai da capo a piedi.
- Dunque hai accettato il lavoro che ti hanno offerto al Foreign Office…-
- Ottima deduzione, fratellino.-
- Più che “ottima” direi “facile”.- ribattei.
Sorrisi, appena.
- Hai fatto un’osservazione che non lasciava adito a dubbi, Mycky.-
Lui annuì, con un sorrisino.
- Vero.
Inoltre, solo uno stolto rifiuterebbe un posto al Ministero degli Esteri… Ed io, fino a prova contraria, Sherlock, non sono uno stolto.-
Riuscì a farmi sorridere nuovamente.
- Ho scelto un appartamento a Bayswater.- mi disse Mycroft – Non esattamente nel centro nevralgico di Londra, quindi… ma meglio di quartieracci come Whitechapel, non trovi?-
Beh, Mycroft odiava mischiarsi con quella che reputava “gente perduta”… Dunque, non avrebbe mai scelto l’East End come residenza, nonostante le nostre finanze languissero…
Mi limitai ad annuire, fissando il portone davanti a cui il landau si era fermato.
- Eccoci a casa, Sherlock…- fece Mycroft, aprendo la portiera della carrozza.

Purtroppo, non potevo ancora sapere che da una finestra di quell’appartamento sarebbe cominciata la mia disfatta sentimentale…

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Capitolo 2
*** A window ***


- Questa, Sherlock…-
Mycroft mi indicò la porta della seconda stanza del piano rialzato.
-…sarà la tua camera da letto.
E’ arredata con l’essenziale, mi hanno assicurato…
Ma tu… la potrai personalizzare.-
- Bene.- mormorai, senza alcuna inflessione nella mia voce.
Notando tal particolare, dovuto alla mia mestizia, Mycroft tentò di rinfrancarmi, poggiando la sua mano guantata sulla mia spalla.
- Ce la faremo, Sherly.
Avremo entrambi un… futuro splendido... Vedrai.-
Apprezzai il suo tentativo, e lo premiai con un mio lieve sorriso.
- Io… vado al lavoro.
Sistemati; mi raccomando.- si assicurò Mycroft.
- Lo farò.- gli dissi, fissandolo scendere lentamente (data la sua notevole mole…) le scale.
Un mio lieve sospiro, e, continuando a pensare al mio passato privo di felicità ed al mio futuro apparentemente inesistente, entrai nella stanza che credevo sarebbe stata la mia per anni.

Un letto, un armadio, una scrivania, una sedia, una caraffa con una bacinella al suo fianco.
Null’altro, in camera.
“Davvero essenziale…” considerai amaramente.
Mi sedetti sul materasso, che cigolò sotto il mio peso.
Attratto dalla luce, volsi il mio sguardo all’unica fonte luminosa della stanza: una finestra che affacciava… su un palazzo al nostro quasi adiacente.
“Vista magnifica.” pensai, con sarcasmo.
La raggiunsi, per osservar meglio il panorama…
E fu in quell’istante che la vidi occhieggiare dalla stanza esattamente di fronte alla mia.
Capelli rossi come il fuoco; occhi scuri come la notte… Sorriso dolce.
Che ricambiai.
La ragazza, di circa sedici anni, raggiunse la finestra, su cui poggiò i suoi gomiti sottili, fasciati in un semplice abito di cotone verde.
- Ciao…- mi disse, continuando a sorridermi.
Quel sorriso m’ipnotizzò.
Cercai disperatamente di riprendermi, in modo da pronunciare una parola sensata… e, grazie al cielo, vi riuscii.
- S-Salve.- esalai.
Altro suo sorriso.
- Sei… nuovo, di qui.- notò.
Io annuii, appena.
Mi sentivo… imbarazzato. Per la prima volta in vita mia.
- Io… mi chiamo Eilis. E tu?-
“Eilis… Che nome curioso… Irlandese?”
- Ehm… io… mi chiamo Sherlock. Sherlock Holmes.-
Eilis inclinò la nuca, appena; così facendo, i suoi riccioli sfiorarono il davanzale.
- Mi piace.-
Sentendo quelle due parole, avvampai.
- Il tuo nome, intendo, Sherlock…-
Deglutii.
- Grazie del complimento, Eilis.-
Un nuovo suo sorriso.
- Vivi qui da solo…?- mi chiese.
Io scossi la nuca.
- No. Vivo con mio fratello maggiore.- le risposi.
- Anch’io, sai?- fece.
Voleva far conversazione?
“Sì, decisamente…”
- Oh, davvero…?- incalzai.
 Lei annuì.
- E’ il barista del pub qui all’angolo. E tuo fratello? Lavora?-
- Sì. Al Governo Britannico, ma è in prova.-
Quant’ero stato ingenuo, a rivelarglielo…!
- Oh, wow! Hai un fratello che, presto, diventerà importante, allora!-
Mi strinsi nelle spalle.
- Così sembra…-
Puntellò il gomito sul pianale della finestra, e poggiò la sua rosea gota sul palmo della sua mano.
- E… tu?- mi domandò.
- Io… cosa?-
- Tu… lavori anche al Governo Britannico?-
Scossi la nuca.
- No…
Io… studiavo a Deepdene, fino a pochi giorni fa.
Mi hanno… espulso con l’inganno.- le rivelai.
- Oddio…- fece Eilis, fissandomi – Raccontami…-

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Capitolo 3
*** Friendship; Love ***


A quel racconto, ne seguirono molti e molti altri.
Ogni sera.
La attendevo alla finestra, e lei, puntualmente, vi si affacciava, per ascoltarmi e narrarmi poi la sua giornata.
Ridevamo delle nostre disavventure, ci consolavamo vicendevolmente…
Sì: diventammo amici.

Mycroft, sempre al lavoro, non sapeva di Eilis; tantomeno del rapporto che si era instaurato fra me e la nostra dirimpettaia…
Un rapporto… che divenne sempre più stretto.
Già…
Iniziai a provare più che affetto, per Eilis.
Me ne innamorai.


- Potremmo… scendere… E passeggiare un po’.- mi propose Eilis, quella ferale sera.
Avvampai.
“La nostra prima uscita…!” mi trovai a pensare.
- Ehm… Sì; perché no?- feci, un po’ in imbarazzo.
Le avevo comprato una collanina, come mio pegno d’amore, quel giorno, al mercato di Bayswater.
Segno del destino? Così mi parve.
Chiusi a chiave la porta dell’appartamento, dicendomi che sarei di certo riuscito a tornar a casa prima dell’arrivo di mio fratello.

Raggiungemmo a piedi, chiacchierando e ridendo fra noi, Trafalgar Square.
Le lampade a gas della piazza decoravano, con i loro sfavillii, l’acciottolato, che era stato carezzato dalla pioggia solo poche ore prima.
Stesi ad Eilis, su uno scalino al di sotto del piedistallo della statua dell’ammiraglio Nelson, la mia giacca, in un gesto di galanteria, che lei apprezzò.
Sedemmo dunque sulla gradinata.
- Questo è uno dei luoghi di Londra che preferisco.- le rivelai.
- Lo adoro anch’io…-
Al pensiero di ciò che stavo per fare… arrossii.
- Eilis…-
- Sì, Sherlock…?-
- I-Io…-
Mi avvicinai maggiormente a lei…
Per baciarla.
In quel momento… il Big Ben rintoccò le undici.
- Oddio! Io… devo tornare a casa; subito!- esclamò Eilis, scattando in piedi.
Ringraziai la notte che coprì, in parte, il rossore sul mio viso, dettato, ora, dalla vergogna.
- Ti… riaccompagno.- riuscii a dire, con gran fatica.

Aveva capito ciò che avevo desiderato fare?
Aveva compreso che… aveva interrotto il nostro primo bacio?
Anzi…
Lo aveva fatto apposta?
Tutti questi interrogativi popolarono la mia mente, nel tragitto verso le nostre rispettive dimore.
Solo di fronte al suo portone ebbi il coraggio di parlarle nuovamente.
Beh…
Balbettai, in realtà.
- Ehm… Io…-
Sfiorai la scatolina nella mia tasca.
Non le avevo nemmeno dato la collanina…
- Eilis, io…-
Mi sorrise, lievemente.
- Ci vediamo domani, Sherlock…-
Mi scoccò un fugace bacio sulla gota.
E, in reazione a tale gesto, mi si dipinse un sorriso ebete sulle labbra.

Quando mi ripresi da quel bacio, però… lei era, ormai, già rientrata nei suoi appartamenti.

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Capitolo 4
*** All is a mistake ***


Rientrai in casa, senza riuscire a cancellarmi il sorriso dal volto.
“Ti sei innamorato, Sherlock…” mi dissi, ormai pienamente convinto di ciò che stavo provando.
Mi richiusi la porta alle spalle, e, data la mia testa (temporaneamente) fra le nuvole… non notai in immediato il mio furente fratello ad aspettarmi sull’uscio.
- Sherlock…?!- mi sibilò Mycroft.
Alzai lo sguardo, incrociando, così, gli occhi gelidi di mio fratello maggiore.
- Scusa, Mycroft… Sono uscito di notte, e… non dovevo, lo so, ma…-
- Sei andato a passeggiare con la nostra dirimpettaia, vero?!-
Perché era così iroso?
- Ehm, sì, ma…-
- Sei un idiota, Sherlock.- esalò mio fratello.
Tali sue parole, che mi parvero ingiustificate, mi urtarono.
Notevolmente.
- C-Come…?!- feci.
- A quanto pare la signorina Eilis O’Brien è nel Movimento Indipendentista Irlandese... e collabora con suo fratello per fornire informazioni al suddetto movimento. Informazioni che prende ingannando quelli come te, Sherlock… Quelli che cadono ai piedi di una ragazza non appena questa sbatte loro le ciglia!-
- Cosa!?-
- Guardati intorno!- sbottò.
Solo in quell’istante mi accorsi che… il nostro appartamento era stato messo soqquadro.
- Il fratello della tua “cara” Eilis, Liam O’Brien, approfittando del fatto che né io né te, Sherlock, distratto dalle richieste di sua sorella, eravamo in casa, l’ha perquisita da cima a fondo… trovando un documento riservato del Governo Britannico che era in mio possesso!-
“Potevi portarlo con te, quel documento, se era così importante, Mycroft...” osservai fra me e me, acido.
Scrollai appena la nuca.
- Ti… sbagli su Eilis. Ci vogliamo bene, io e… e lei.- mormorai.
Mycroft alzò gli occhi al cielo, alla mia affermazione.
- Quella ragazza ha sfruttato l’infatuazione che tu avevi per lei solo per portarti fuori da casa nostra e lasciare campo libero a suo fratello Liam!
Dannazione, Sherlock!
Le donne fanno così; t’ingannano per i loro interessi! Quando lo capirai?-
- Lei mi vuol bene!- sbottai; i pugni serrati.
- Ti-ha-sfruttato!- scandì Mycroft, per poi sospirare.
- Eilis è appena rientrata a casa… Va’ a chiederle, avanti!- esclamai, indicando l’appartamento di fronte al nostro.
- Miss e mister O’Brien sono fuggiti non appena tu ed Eilis vi siete separati, Sherlock.- esalò mio fratello.
- N-Non è vero.- sibilai, incredulo.
Eilis mi aveva dato l’appuntamento per l’indomani!
- Sherlock, fattene una ragione: quella ragazza ti ha usato per raggiungere gli scopi dei rivoluzionari irlandesi.-
Mycroft si passò una mano fra i capelli impomatati.
- Manderò alcuni agenti governativi all’inseguimento degli O’Brien.
Spero solo che non sia troppo tardi per recuperare quel vitale documento…- mormorò mio fratello, che, con la sua mole, costrinse il sottoscritto a scostarsi dalla porta.
Mi fissò, greve, ancora una volta.
- Vado a rimediare al tuo disastro, Sherlock.- annunciò Mycroft, aspro, uscendo dall’ingresso principale.

Io restai lì, impietrito, a fissare la porta appena richiusasi.

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Capitolo 5
*** Necklace ***


Silenzio, nella casa disastrata.
Un silenzio pesante come il piombo.

Salii le scale, con lentezza disarmante, ed entrai nella mia stanza, tentando di riordinarla un minimo… senza riuscirvi realmente.


Fissai la finestra di fronte alla mia.
La finestra di Eilis: ora vuota.

Mi sentivo in colpa.
Mi sentivo… preso in giro…
Mi sentivo ferito.

Intascai le mani… e mi accorsi di avere ancora con me la collanina che era destinata, in origine, ad Eilis.
La estrassi, e la fissai baluginare alla luce della luna.
Stavo per donare il mio amore ad una ragazza.
Una ragazza che mi avrebbe unicamente… preso in giro.
Una ragazza che mi avrebbe strappato il cuore dal petto… burlandosi del mio affetto per lei.
Tesi il braccio fuori dalla finestra, e lasciai cadere la collana giù.

“I sentimenti, e le donne che li ispirano, sono inutili…
Fanno male… e distraggono.”
decretai, amaramente.
Fu in quell’attimo che decisi.
Basta ragazze.
Basta affetti.
Basta amore.

 

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