you save me

di the angel among demons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno di un'amico ***
Capitolo 2: *** mai completamente felice ***



Capitolo 1
*** Ritorno di un'amico ***



Capitolo 1

Non cela facevo più,mi mancava l'ossigeno,mi guardai le mani in fratto di secondo,troppo screpolate. Basta era la mia fine....finchè vidi...

*una settimana prima*

Ecco che finalmente in quel maledetto lunedì suonò la campanella,senza esitare corsi dalla mia amica del cuore Nicole che distava 3 banchi dietro di me. Non ebbi il momento di arrivare da lei che si alzò con un pacchetto di patatine dixi e con un sorriso enorme mi chiese -Buongiorno Iris!! come ti sono sembrate le prime due ore di matematica? hahaha- rise,e io le risposi rubandogli il suo pacchetto di patatine già aperto da lei.

- Direi che sono state due ore fantastiche!- mentii ma prima che lei disse qualcosa la presi per un braccio e letteralmente la trascinai fuori dalla classe.

Dopo circa due minuti ero già stanca di ridere con lei,quella sarebbe stata una giornata faticosa a scuola,ma l'importante era passarla con Nicole o meglio passarla con qualcuno che ti faceva tornare su il morale.

Abbassai la testa alla ricerca dell'ultima patatina nel sacchetto ma quando rialzai la testa non feci in tempo a mettermela in bocca che da dietro qualcuno me la prese e se la mangiò,la mia furia si stava impossessando di me...

-Scusa amore,sai che sono un golosone!- riconobbi subito quella voce,ma certo,era la voce del mio Danny.

La furia si "rilassò" e mi girai per dargli un affettuoso bacio e,nello stesso tempo assaporare anche il sapore delle mie patatine preferite,in cui erano rimaste un pò di briciole sulle sue labbra.

-Me la pagherai per questo,vero?- mi chiese facendomi la sua solita faccia da cucciolo indifeso.

-ovvio!- gli sorrisi.

Suonò la campanella,era ora di ritornare in classe,ma non avevo la forza mentale di ritornarci,volevo restare ancora appiccicata a Danny ma mi ricordai che aveva un'interrogazzione,quindi lo lasciai andare.

-Ci vediamo dopo! augurami buona fortuna!- disse agitato mentre se ne stava andando nella sua classe.

-In bocca al lu....- non feci in tempo a rispondere che stavolta fù Nicole a prendermi per un braccio e portarmi in classe,non c'era nessuno più ossessionata di lei alle regole della scuola.


Finalmente arrivò il mio momento tanto atteso,la fine della scuola. Quando uscii da quel edificio sentii la libertà nei miei polmoni,e tutto andò meglio quando vidi Danny aspettarmi con la sua lussuosa macchina.

Ovviamente,deficiente come ero, solo io potevo farmi confiscare la patente dopo il primo mese...così finchè nn mi ridavano la patente era lui ad accompagnarmi a casa.

Quando raggiunsi la macchina aprii la portiera, lanciai il mio zaino nei sedili posteriori e mi sedetti allacciando la cerniera molto svogliatamente.

-Wow! la mia canzone preferita!- disse entusiasto alzando il volume della radio.

-ora mi tocca ascoltare la tua band preferita!- dissi alzando gli occhi al cielo.

-Hai qualcosa da dire sui Coldplay?-mi lanciò un'occhiataccia.

-Nono s
ono bravi ma non mi fanno impazzire..-

-Li dovrai sopportare comunque- disse accarezzandomi la spalla come se mi dovesse sconsolare.

Dovetti sopportare lui che strillava dalla gioia per la sua band tutto il tempo,finchè n
on vidi la mia piccola casetta accogliente -casa dolce casa!!- aprii con uno scatto la portiera e uscii prendendomi lo zaino,diedi un bacio a Danny sulla guancia e chiusi la portiera andando verso casa.

-Non sono così male a cantare!- mi urlò quasi offeso.

Io risi fortemente e risposi con simpatia.

-A cantare n
on sei male! ma a strillare forse meno!- lo sentii ridere mentre entrava casa.

Finalmente ero nella mia dimora,lanciai per la seconda volta lo zaino per terra,andai in cucina a prendere qualcosa da sgranocchiare e accasciarmi sul divano a guardare un pò di TV,credevo che avrei fatto solo quello in quella giornata.

Sentii dei passi e una voce trillante mi stonò le orecchie.


-Amore! sono a casa!- ecco che arrivò mia madre dal lavoro.

-Ciao mamma,fatto presto da lavoro!- dissi portandomi una brioche alla bocca ancora appollaiata sul divano.

-Si... non c'era molto da fare...- così dicendo salì al piano di sopra portandosi un giornalino. Continuai a guardare la TV.

Peccato che appena mi stessi per addormentare sento un fastidioso drrinn dal mio telefono.

Era Nicole,lo avevo capito dalla sua foto,ebbi una mezza idea di non rispondere ma continuava a chiamare senza sosta.Così risposi....

-Ehi Iris! che fai? usciamo?- chiese con il suo solito modo di parlare felice. Cercai di rimettermi apposto la testa e risposi.

-Stavo dormendo!! e francamente non ho voglia di uscire!-

-Peccato...perchè sono già davanti a casa tua- a quelle parole mi alzai e aprii la porta. 

Come immaginavo, c'era lei.

Staccammo le chiamate,la guardai male,ma prima di insultarla entrò in casa e chiuse la porta.

-ora tu vai a sistemarti,prendi qualche soldo,e usciamo!-

-NO!-dissi quasi isterica,ma continuai -ora tu mi chiedi scusa per avermi svegliata e torni a casa tua!-

Lei scosse la testa e poi rise -non se ne parla proprio,dai mentre vai in camera a sistemarti ti aspetto qui-.


In certi momenti vorrei ucciderla e quello era un buon momento per farlo. Ma senza esitare annuii,sapevo che più cercavo di andarmene da lei più mi avvicinavo,così salii le scale,ci misi poco,e scesi.

Prima di andarmene urlai -Mammaaa! io esco!!-

Dopo aver sentito un "si tesoro" me ne andai ancora assonnata.

-Voglio prendere una crepe! a te andrebbe?- mi chiese contandosi i suoi soldi.

-Veramente ora non mi va...- risposi stiracchiandomi un pò.

-Come vuoi signorina- disse spingendomi un pò.

Arrivammo praticamente subito alla crepperia,infondo era un vantaggio abitare in pieno centro di una città,così puoi essere vicino a quasi tutti i negozi.

Non avevo voglia di entrare,così rimasi fuori ad aspettare. Ebbi la testa nel vuoto per qualche minuto,finchè da dietro non mi arriva un forte abbraccio e dolci parole sussurrate all'orecchio.

-Ti sono mancato?-

-Lucas?- chiesi agitandomi.

-Bingoo-

Mi girai e vidi i suoi occhi azzurri che brillavano,quegli occhi non sono cambiati!

-Lucas!! che bello vederti dopo 4 mesi!!- dissi aggrappandomi alle sue spalle.

-Ripeto,ti sono mancato?- disse in un modo sarcastico.

-ovvio!!- dissi alzando la voce attirando anche i passanti,ma in quel momento non mi interessava.

-Sono felice di rivederti Iris! non hai ricevuto i miei messaggi?-

-Si...ma non ho avuto soldi e tempo per risponderti,scusa...- mi volevo picchiare da sola,ero stata un'amica orrenda,neanche rispondere al proprio migliore amico che si era trasferit dai nonni al mare per un pò,con la morte di sua sorella voleva staccare un pò da tutti e tutto,perfino dalla scuola.

In quel momento uscii Nicol con la sua crepe fumante già addentata.

-Lucas! ciao!- balbettò Nicol,sapevo che ha sempre avuto una cotta per lui,ma non voleva farlo capire,ultimamente non aveva mai avuto molta fortuna con i ragazzi.

-Ciao Nicol,ti fai sempre più bella!- disse stupito.

Non c'era da meravigliarsi,Nicole è sempre stata una bella ragazza,alta con i capelli corti neri fino alle spalle,gli occhi chiari a mandorla,la pelle olivastra,labbra sottili sempre coperte da un rossetto che si abbinava coi vestiti ecc.... diciamo il contrario di me.

Nicole arrossì quando lui si avvicinò a lei per abbracciarla.

-Mi sei mancata tanto...- le disse abbracciandola e accarrezzandogli i capelli delicatamente.

-Anche tu..- gli disse abbracciandolo a sua volta.

Quando si staccarono Lucas le rubò un pezzo di crepe -Non cambi mai eh?- dissi dandogli una pacca sulla spalla. Tutti e 3 ci mettemmo a ridere,la nostra era una grande amicizia...

Io,Nicole e Lucas passammo il resto della giornata a spintonarci,a ridere,insultarci,fare battute e a ridere ancora. 
Quando si fecero le 6:00 andammo verso il ponte,dove si stava facendo un tramonto spettacolare:il sole che calava molto lentamente,gli uccelli che volavano verso l'orizzonte,pescatori che tentavano ancora di pescare qualche povero pesce,gli alberi che si affacciavano alla riva del fiume,accompagnato tutto da un adorabile colore arancio che si estendeva su tutto il cielo.

Scendemmo sotto,vicino al fiume a lanciare pietroline e cercando di farle fare i salti nell'acqua.

Lucas si sedette per terra -quelli li chiamate lanci?- disse lui con un'aria di so tutto io.

-Hai qualche problema?-gli risposi,e Nicol continuò -se sei tanto bravo vieni tu!-

-No grazie....sono stanco,non ci ho voglia- disse sdraiandosi in alcune rocce.

-Sai che siamo più brave di te,per questo dici così! ma se vuoi non rispondere,sai sei troppo stanco per perdere fiato- repplicò la mora.

-Si,anzi già che ci siete fatemi un massaggio!-

-Uhm....un massaggio eh? sei sicuro di non volere un bagno caldo?- a quelle parole mi avvicinai a lui facendo segno a Nicol di seguirmi.

-ok...ora mi fate paura...- disse aggrottando la fronte.

-Fai bene!- disse Nicole,che senza pensaci neanche un secondo prese Lucas da un braccio,io dall'altro braccio.

-Ehi ehi che fate? non fate le stronze!- disse cercando di liberarsi come se avesse addosso una camicia di forza e cercando di tenere i piedi fermi al suolo.

-Non ci pensiamo neanche! buon bagno nostra maestà!- così dicendo lo buttammo in acqua spingendolo contro le sue prove di liberarsi.

Scoppiammo a ridere,era troppo divertente vedere Lucas nuotare come un disperato -se vi becco!!- gridò come se ci volesse spaventare.

-oh ci scusi! vuole anche l'asciugamano?- disse Nicole dandomi il 5.

-Lo avete voluto voi!- disse uscendo dall'acqua -è arrivata la vostra fine!- continuò togliendosi la giacca che si mise nella spalla subito dopo.

-Uhm..... solo se ci prendi capo!- dissi correndo via per tornare sopra il ponte,intanto feci il cenno a Nicol di venire via con me a salvarsi dal trasgressivo Lucas.

-Mi sa che l'abbiamo combinata grossa Iris- mi disse preoccupata mentre stavamo già per arrivare al ponte,prima di risponderle mi girai per vedere dove era finito Lucas:ci stava raggiungendo.

-Ma va! è stato troppo divertente,ma è meglio che ci sbrighiamo a raggiungere casa perchè Lucas ci sta raggiungendo!- l'avvisai velocizzando il passo e lei fece lo stesso rispondendomi con un semplice "ok".

Facemmo una pausa alla prima panchina che trovammo,di Lucas non c'era traccia.

-Lo abbiamo seminato- la assicurai cercando di rallentare il mio battito cardiaco.

-Sembra anche a me....-disse guardandosi intorno.

Mi sedetti nella panchina finchè non sentii delle gocce cadere sulla testa,a quel punto alzai lo sguardo,feci un urlo,c'era Lucas con una faccia non molto contenta;a quell'urlo ci alzammo immediatamente,volevo correre,ma il mio corpo non melo permetteva così mi arresi....ma si vedeva che Nicol aveva ancora energia per continuare a correre a questo "gioco".

-E' troppo facile prendere te- disse riferendosi a me. Si mise a correre contro Nicol,per lui è stato facile prenderla. Mentre stavo ancora cercando di riprendermi potevo vedere la faccia di Nicol emozionata al fatto che Lucas la stesse abbracciando (nel tentativo di catturarla)alla vita.

Passarono pochi minuti quando il mio respiro tornò regolare. Andai verso quei due giocherelloni dei miei amici. Feci in tempo a vedere mentre si staccavano delicatamente dal loro abbraccio e mi guardarono con imbarazzo e notai subito i loro volti arrossati,a quel punto Lucas ci salutò guardando l'ora dal telefono,disse che non poteva fare tardi a casa e corse via cercando ancora di asciugarsi.

Si fecero quasi le 7:00 mentre camminavamo verso casa,ormai era buio,così chiesi a Nicol di cenare da me,lei accettò volentieri.

Quando arrivammo a casa dimmi avvisai subito mia madre che Nicol si sarebbe fermata da noi,ma non feci in tempo a sapere cosa avrebbe risposto (tanto sapevo già che avrebbe detto si),che stavo salendo le scale prendendo Nicol per una mano.

Quando raggiungemmo la mia camera,e Nicol aveva smesso di lamentarsi che le facevo male alla mano,chiusi la porta a chiave.


-Sono curiosa,non farmi stare sulle spine! racconta tutto! so che ti piace Lucas,come ti stavi sentendo a quell'abbraccio? raccontami tutto!- chiesi cercando di mantenere la calma alla voglia di sapere tutto,fece un grosso sospiro e iniziò a parlare: -oh Iris....sono sopraffatta dall'emozione,non so da dove cominciare...- io le presi le mani -non preoccuparti,fai con calma- l'assicurai mentre la mia curiosità aumentava.

-Allora...stavo scappando e Lucas mi prese dalla vita e mi tirò verso di se,oh Iris non hai idea! ho sentito il suo corpo contro il mio,mi sembrava di toccare il cielo con un dito! e proprio quando pensavo che non ci fosse niente di più bello al mondo lui ha affondato il viso tra i miei capelli e ho sentito le sue labbra sfiorarmi il collo e il suo respiro affannato nell'orecchio,non mi sono mai sentita così bene- disse alzandosi e si mise le mani alla testa ripetendosi che fosse tutto vero,ma io volevo sapere di più -e poi?-chiesi tenendomi ancora di più sulle spine.

Fece un'altro respiro profondo,si calmò e rispose risedendosi nel letto vicino a me.


-Poi niente...sei arrivata tu e dall'imbarazzo non riuscivamo neanche più a guardarci negli occhi....per me è stato bellissimo,ma penso che per lui non sia lo stesso...-

Non feci in tempo a risponderle che sentimmo dal piano di sotto -è prontoo!! scendete e venite a tavola!- gridò mia madre.

Guardai Nicol e ci alzammo,avremmo continuato dopo la conversazione.

Finimmo la cena,si erano fatte le 9:00,Nicole doveva andare a casa,anche perchè l'indomani era martedì e bisognava andare a scuola.

Ovviamente l'accompagnai,e dopo averla salutata tornai indietro. Mentre tornavo a casa vidi Lucas da lontano,mi sembrò strano. Lo salutai,evidentemente non mi sentiva,così sono corsa da lui.

Finalmente mi notò e si girò per farmi un semplice "ciao" con aria come se volesse dire " non ho voglia di vederti"

-Come mai sei qui?- gli chiesi senza neanche chiedergli come stava,volevo arrivare al dunque...

-Perchè? sembri mia madre!- era scorbutico,chissà cos'aveva....non era mai stato così con me. 

-Per sapere...è abbastanza tardi e mi sembra strano vederti qui...- dissi abbassando lo sguardo,stranamente non ero a mio agio con lui,non era mai successo.

Per un pò di tempo restò in silenzio ma poi parlò -volevo fare un giro...e tu perchè sei qui?-  la sua risposta mi sembrò strana,ma per essere educata risposi -Nicol si è fermata a mangiare da me e lo accompagnata a casa,stavo tornando a casa e ti ho visto-

Quando dissi il nome di Nicol,lui si irrigidii,come se non gli piacesse l'argomento.

Non potevo perdere tempo,l'indomani dovevo svegliarmi presto.

-Bè io vado,domani ho scuola,ciao- lo salutai,ma mentre stavo andando verso casa mi fermò.

-No aspetta...scusa se sono così,ma credo di avere la febbre per colpa di qualcuno...- disse riferendosi a me.

Non potevo non fare una risatina a quella battutta,lo presi per il braccio e mi portò fino a casa. Ci salutammo ed entrai a casa.

Era stata una strana conversazione...ma pensai che fosse solo un momento no per lui,quindi lasciai stare.

Quando salii in camera mi misi il pigiama e mi buttai nel letto e giocai un pò con il telefono. Mi accorsi che mi mancava Danny,quel giorno lo avevo visto poco. Guardai l'ora,erano già le 10:00,non sapevo se chiamarlo,ma alla fine lo chiamai,volevo sentiro..

Sentivo il "tu-tu-tu" del telefono di quando chiami una persona,finalmente sentii una vocina.

-Ehi! come mai chiami a quest'ora?-chiese sorpreso.

-Volevo sentirti...mi sei mancato oggi,ci siamo visti poco- risposi.

-Uhm... ho un'idea,domani ti va di stare tutto il giorno con me?- a quella domanda sorrisi,volevo proprio stare con lui.

-Mi va benissimo! non vedo l'ora di vederti....- dissi con un pò di noia,la noia di quando non vedi l'ora che ci sia un momento atteso da te.

-Perfetto,allora a domani,by- disse e non ebbi il tempo di digli ciao che staccò la chiamata...ci rimasi un pò male. 

Dopo Danny chiamai Nicol,che alla prima chiamata non rispose....ma alla seconda si.

-Ehi...che c'è?-disse scorbutica pure lei..

-Volevo parlare un po...che hai?stasera tutti che parlano come se non mi volessero parlarmi!- dissi offesa.

-No scusa,sono stanca dopo la giornata di oggi...e non faccio pensare ad altro che a Lucas- disse scusandosi.

-Non ti devi preoccupare per lui... e poi l'importante è restare amici,se lo siete,quello è il primo passo- le dissi cercando di tirarle su il morale.

-Hai ragione- ci fù un momento di silenzio,ma poi continuò.

-Vado a dormire...ciao- sbadigliò -notte- sbadigliai anche io,poi staccai la chiamata.


Martedì non era una giornata stancante...più che altro passò in fretta. Passai la giornata praticamente stando sempre nei miei pensieri pensando al giorno prima,e quando c'era l'intervallo rubavo solo la merenda a Nicol,ma non avevo voglia di parlare.

Quando uscii da scuola vidi Danny,ma non vedevo la macchina,mi avvicinai a lui,mi guardai attorno,avevo un'aria confusa.

-Scusa....non sono venuto in macchina oggi a scuola,serviva la macchina a mio padre,quindi sono venuto in pullman- mi disse scusandosi.

-Fa niente...andiamo a prendere il pullman- dissi andando verso la fermata,seguita da Danny.

Mentre aspettavamo il pullman e parlavo con Danny delle lezioni e sui buffi professori,mi squillò il cellulare,era Lucas.

-Pronto Lucas?- risposi.

-Ho una bella notizia...-

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Capitolo 2
*** mai completamente felice ***


Attenzione: è passata una vita, ma ho davvero avuto un lungo periodo di blocco dello scrittore. Ho cercato di fare attenzione ad alcuni errori di scrittura, siccome l’altro capitolo lo scrissi quando ero molto più piccola. Un altra cosa importante, ho sostituito i trattini all’inizio di una conversazione con le virgolette, poichè mi ero resa conto che mi veniva più facile. Penso proprio di essere migliorata, ma capitolo dopo capitolo migliorerò sicuramente sempre di più. Grazie per chi la legge (: 

 

 

“Allora? me lo vuoi dire?” mi chiese Danny per la terza volta da quando eravamo seduti su una panchina al parco con il nostro gelato in mano.

E io, come per le atre tre volte, diedi un altro morso al mio gelato come risposta.

“Questo è il parco dove ci siamo baciati per la prima volta”  cercai in modo evidente di distrarlo. 

“Lo so Iris, sono stato io a prenderti per le guance e baciarti” mi rispose, e per un momento ebbi la piccola speranza di avergli fatto dimenticare la chiamata di Lucas.

“Ma non ti ho chiesto questo” preseguì lui.

Ecco, come non detto...

La verità era che ero ancora scossa da quello che mi disse il mio amico, e in qualche modo coinvolgeva anche Danny, quindi già non volevo parlarne, figuriamoci a lui.

 

Lucas mancò per tanto a scuola, dopo la morte della sorella. Era prossimo alla bocciatura, ma riuscì a convincere i professori che avrebbe potuto recuperare tutto all’esame di recupero a settembre. Gli insegnanti erano increduli, ma vedendo quanto lui ci tenesse a non perdere l’anno hanno voluto dargli questa possibilità. La sua salvezza sarebbe stata il ‘campus estivo di recupero’ pagata dalla scuola, per tutti gli studenti che erano a un passo dalla bocciatura, e che quindi da soli non sarebbero riusciti a studiare. Li i professori stavano dietro agli alunni con i vari argomenti delle varie materie, e non c’era scampo, lì studiavi e basta. 

Nicole aveva sempre vissuto con il padre, la madre se ne era andata quando lei aveva solo tre anni. Scomparve letteralmente dalla loro vita, senza piu averne notizie. Piu avanti un’amica che gli accomunava disse poi che si era risposata, con un figlio. Ricordo quando la consolavo e stavo vicina a lei appena seppe la notizia. Per questo e per il fatto che era da sempre la mia migliore amica e quindi eravamo sempre insieme, per mia madre lei fu come una seconda figlia. Quell’anno il padre perse il lavoro, non riusciva a trovarne un altro serio, perciò l’unica cosa che faceva erano lavoretti da poco, dove non guadagnava neanche la metà dei soldi dell’affitto. Fu per questo che Nicole si rimboccò le maniche e lavorò anche lei. Riuscì a fare la cameriera in un ristorante, all’inizio ricordo che saltava alcune ore di scuola, successivamente giorni interi, e a volte alcune settimane, per fare il doppio turno. Quando il padre trovò di nuovo un lavoro fisso, lei potè tornare tranquilla a scuola, ma ormai era rimasta indietro parecchio. Per questo Lucas mi disse, che anche a lei proposero il campus. Ovviamente, conoscendo Nicole, lo accettò volentieri.

Io invece...be...sono sempre stata zampillante con la scuola, passavo sempre all’anno successivo con una media del sei, a volte anche col sette. Il mio problema credo che sia sempre stato il fatto di distrarmi molto facilmente alle lezioni, e quando dovevo studiare poi a casa, ci capivo un quarto. Ma, finchè passavo col sei andava bene, per me l’importante era passare. Però quell’anno, tra Lucas che non c’era, e Nicole neanche, e sapere che stavano entrambi male, diciamo che non è stato un bell’anno neanche per me. Il pensiero di loro mi distraeva ancora di più di quanto non faccia gia io. E infatti, avrei dovuto passare anche io l’estate a studiare al campus. 

Questo mi disse al telefono. Quindi ricapitolando, come potevo dire a Danny che non ci sarei stata per tutto il periodo dell’estate? Certo, in quel campus ci stavi tanto o poco a seconda di quanto fossi messo male, io tra i miei due amici ero quella messa meglio, ma conoscendomi sapevo che ci sarei stata quanto loro. 

Danny aveva finito il suo gelato, e dopo essersi pulito la bocca con un fazzoletto preso dalla tasca, allargò le braccia come in attesa che gli rispondessi.

Feci un sospiro, mi girai verso di lui guardandolo negli occhi, e piano piano iniziai a raccontagli la situazione.

 

Passò quasi un ora. Dopo avergli spiegato tutto fu un susseguirsi di ‘e ora?’, ‘come facciamo?’, ‘ riusciremo a stare ancora insieme?’. Domande di cui avevo paura la risposta.

Danny, sensibile com’è, si era messo a piangere già prima che finissi di parlare. Delle lacrime scesero anche sul mio viso, ma cercai di avere un contegno. Io sono sempre stata così, non riuscivo a farmi vedere debole con nessuno, neanche con lui, la persona che amavo, e neanche in quel caso, dove forse ci stavamo dicendo addio. Dio, quanto odiavo quella parte di me. Mi faceva sempre sembrare insensibile, anche quando in realtà i sentimenti c’erano.

“Io dico che possiamo farcela, stiamo insieme da dieci mesi non possiamo finire ora” disse a un tratto singhiozzando, con il viso tra le mani e i gomiti appoggiati alle gambe.

Non ebbi il tempo di rispondere, che di scatto si avventò a me, abbracciandomi forte. Il gelato che ancora tenevo tra le mani, e ormai sciolto, volò per terrà.

“Io non voglio perderti” disse continuando a piangere e con la testa tra il mio collo e la spalla. Subito dopo sentii la mia maglia bagnata dalle sue lacrime.

Lo strinsi a me. “ Non è detto che mi perderai, possiamo ancora stare insieme anche se lontani” 

Nonostante la mia incapacità di piangere di fronte agli altri, altre lacrime solcarono le mie guance, ma al contrario delle sue, le mie erano silenziose, quasi inesistenti.

“Non lasciamoci ti prego, ti prego...” singhiozzò tra una parola e l’altra.

Lo allontanai piano da me per poi tenergli il viso tra le mani.

“Guardami”. Quando lo fece, continuai “Non ci lasciamo, capito? dobbiamo solo resiste un paio di mesi a non vederci. Ci sentiremo per telefono ogni volta che possiamo, e anche vederci con Skype. Okay?”

Lui mi fece un sorriso a 32 denti, mi baciò delicatamente sulle labbra e rimanendo a un centimetro da me sussurò:

“Ti amo”. 

Mentre lo disse, con gli occhi gonfi e pieni di lacrime che rendevano il blu dei suoi occhi ancora più luminoso, le guance arrossate, e i capelli biondi arruffati, sembrava il ritratto della sincerità, e innocenza. Sorrisi d’istinto a quel pensiero.

Guardai il cielo e poi di nuovo lui. “Si sta per fare buio, dovremmo andare a casa”

Annui asciugandosi le lacrime. Si alzò e dopo essersi risistemato un po, mi allungò la mano, che io presi.

Per il tragitto fino alla fermata dell’autobus rimanemmo così: zitti e mano per la mano.

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Appena misi piede a casa, non ci pensai due volte a togliermi le scarpe e salire in bagno a farmi una bella doccia. Era una delle poche cose che mi tranquillizzava tantissimo.

L’acqua calda della doccia era accogliente, sembrava mi massaggiasse il corpo e la mente. E ne avevo bisogno, quella giornata era stata moralmente stancante.

Vedere Danny così mi aveva fatto stare male, e anche io stavo male.

‘Sto male per aver visto Danny in quello stato, o perchè davvero mi distruggerò d’amore per lui al campus?’

Quel pensiero fu veloce, ma allo stesso tempo tagliente. Non volevo pensarci, no...io stavo male perchè non lo avrei visto per molto tempo.

Si, è così. Era per quel motivo.

Presi il bagnoschiuma, e mentre me lo spargevo in tutto il corpo mi venne in mente un ricordo.

Era inverno, avevamo molto freddo. Eravamo a casa sua e decidemmo di metterci sul suo letto sotto le coperte. Lui iniziò a farmi le coccole, passando la sua mano in tutta le schiena e le braccia, sapeva quanto mi piacesse. A un tratto si avvicinò piano al mio orecchio, e  per la prima volta mi disse che mi amava.

A quel ricordo arrossii, lo amavo tanto anche io.

Eppure, non riuscii mai a dirglielo.

‘Forse perchè non l’ho mai amato davvero, ma ci sono solo tanto affezzionata’

Scacciai via anche quel pensiero. No, se non lo avessi mai amato non ci sarei stata quasi un anno insieme. E poi, mi ha dato molte emozioni belle. Era amore quello che provavo.

Si, è così.

 

Dopo essere uscita dalla doccia ed essermi asciugata andai in camera mia, mi misi addosso quel fantastico pigiamone invernale che mi regalò Lucas qualche anno prima a Natale. C’erano disegnati degli orsacchiotti nel pantalone con lo sfondo rosa, e nella parte sopra una scritta marroncina ‘ Hug Me’ e lo sfondo sempre rosa. Per non dimenticare che aveva il tessuto come la lana delle pecore, per cui morbidissimo. Quando me lo regalò gli diedi un abbraccio che non finiva più. E anche se era quasi estate non mi importava, l’ho mettevo quando volevo sentirmi ‘coccolata’ da qualcosa. E quel pigiama sembrava proprio che ti coccolasse.

Mi buttai a peso morto sul letto, rimanendo a guardare il soffitto.

Pensai a quanto ero fortunata ad avere degli amici che mi volevano così bene, e quanto io ne volessi a loro. Avevo solo loro due, ma come si dice? I veri amici si contano sulle dita di una mano? Meglio pochi ma buoni? Ah, niente di più vero. 

Nicole era praticamente come una sorella per me, ci conoscemmo all’asilo e da lì come dissi prima, sempre insieme. La vidi piangere perchè si era sbucciata un ginocchio, non usciva neanche sangue, ma si sa che quando si è piccoli si ingigantisce tutto. Io mi avvicinai a lei e senza dire niente le misi un cerotto che per qualche motivo tenevo dietro. Alzò il suo nasino alla francese e mi guardò con i suoi occhietti grigi e mi abbracciò forte. “Ora siamo migliori amiche” mi disse. 

Restammo un duo fino alla quinta elementare, quando un nuovo allievo a quasi metà dell’anno entrò in classe. I suoi capelli erano neri neri come quelli di Nicole, però gli occhi al contrario dei suoi che erano a mandorla, erano rotondi e di un azzurro cielo, gli zigomi alti e un nasino piccolo. Aveva il carattere dolce già allora, e questo con i bulli, che lo tenevano di mira perchè era quello nuovo, non aiutò. Ci pensammo io e la mia amica ad aiutarlo. Un giorno nei corridoi, mentre gli rubavano la merenda strattonandolo di qua e di là, gli lanciammo la nostra addosso “Ehi ciccione, forse non è meglio che salti qualche pasto?” il bullo si avventò subito a noi insieme ai suoi due amici. Nicole ed io facevamo karate da due anni, e sembra una scena alla 007 quello che venne dopo ma, riuscimmo con poco a buttarli giù. “Lasciatelo stare o lo faremo di nuovo” dissi io, e la mia amica continuò “Se lo dite alla maestra diremo che avete cominciato voi e che volevamo solo difenderci. Per non parlare dei dispetti che facevate al novellino.” Ci dirigemmo dal nuovo ragazzino per chiedergli se stesse bene, ma fu subito lui a parlare: “Lucas” disse porgendoci la sua crostata. Evidentemente aveva visto la nostra merenda a terra e anche calpestata. Presentandoci, accettammo volentieri un pezzo della sua crostata. Da lì diventammo un trio. 

Sbadigliando mi misi di lato, sistemando bene la testa sul cuscino.

Dopo mi vennero in mente mia mamma e mio papà. Erano i rari genitori che si amavano ancora tanto nonostante gli anni. Per questo vedendoli speravo tanto che anche io avrei formato una famiglia così. Mio padre si vestiva sempre da Babbo Natale il 25 dicembre. Dopo qualche anno capii che era lui e che Babbo Natale non esisteva, ma non dissi nulla e feci finta di crederci ancora, perchè non volevo spezzare quel ‘rito’ di famiglia che si faceva ogni anno. Ovviamente, quando ebbi l’età dove non si credeva più a queste cose, non si fece più, ma mio padre continuò lo stesso a lasciarsi la barba finta. Lo faceva sentire Gandalf, disse. A proposito di questo, ogni venerdì era la nostra serata film. Ci mettevamo seduti sul divano con i popcorn preparati da mia madre, le coperte, e le tapparelle abbassate per creare l’atmosfera, e a turno si sceglieva il film che si voleva vedere. Perciò passavamo a un venerdì dove si vedeva Barbie, l’altro Terminator e l’altro ancora Harry Potter. La domenica, invece, era la giornata mamma e figlia. La mattina facevamo colazione fuori al solito bar, poi passavamo all’edicola a prendere la rivista che più ci piaceva, e a un parco ci sedevamo a leggerla. II pomeriggio o facevamo cucito (lo facevamo più che altro in memoria della nonna che ricamava sempre) o facevamo giochi in scatola,e solo in quel momento poteva riunirsi anche mio padre per giocare. La sera, cucinavamo insieme un qualche piatto particolare o che ci piaceva molto, dopo aver finito di mangiare si guardava la televisione, mettevamo sempre qualche serie tv fatte più per le ragazze, e mio padre andava subito a dormire. Mi stupivo sempre di quando, nei momenti difficili, stavano sempre insieme, e di come cercavano sempre di nascondermi tutto con dei sorrisi. Loro si che si amavano tanto.

Alla parola ‘amare’ mi venne subito in mente Danny. In particolare alla prima volta che ci conoscemmo.

Stavo andando a casa dopo scuola, ma prima mi presi un grande bicchierone di caffè da Starbucks. Camminavo tranquilla per la strada con le cuffie nelle orecchie, quando d’improvviso qualcuno mi si buttò addosso, facendomi cadere il caffè per terra. Mi girai male e stavo già per gridare addosso alla persona che mi si scontrò, appena vidi chi era lo riconobbi, era un ragazzo che veniva nella mia stessa scuola. Aveva subito acquisito un’espressione preoccupata. “Oddio ti prego scusami” disse con gli occhi sgranati. “Scusa davvero non volevo, solo così distratto quando cammino”. Vedendo quanto era dispiaciuto decisi di lasciar perdere e non prendermela troppo. “Tranquillo...non fa niente..” dissi guardando il cadavere della mia bevanda nella strada. Lui seguì il mio sguardo, e dopo aver capito che quel caffè era mio continuò ancora più dispiaciuto. “Oh...te l’ho fatto cadere per terra... dio che imbranato...ti va se per ricompensare ti offro un caffè al bar?” disse tutto sorridente. Ci pensai un attimo, lui non lo conoscevo se non di vista quindi l’idea non mi faceva impazzire, però era anche vero che non avevo più soldi per prendermi un altro caffè...e a vedere quanto ci tenesse a offrirmelo quasi mi dispiaceva dirgli di no, per di più non dovevo fare niente quel pomeriggio. Così, accettai.

Una volta arrivati al bar più vicino ci sedemmo in un tavolino di fronte alla finestra, fui io a chiederlo visto che mi piaceva vedere il fuori. All’inizio eravamo entrambi un po imbarazzati, poi arrivata la cameriera ordinammo il mio macchiato e il suo normale. Ancora silenzio. “Comunque piacere, Danny”, “Iris” risposi facendo un mezzo sorriso, “Si lo so, andiamo a scuola insieme...” non so bene perchè, ma mi fece tenerezza quando lo disse, sembrava quasi volesse dire ‘Ti ho sempre vista ma non avevo il coraggio di parlarti’. Io feci un altro mezzo sorriso da ebete, quando non sapevo cosa dire sembravo sempre scema. Non molto tempo dopo arrivarono le nostre ordinazioni. Mentre sorseggiavo piano il mio caffè, lo guardavo, solo perchè avevo lui davanti, e notai quanto fosse bello. L’aspetto di un angelo e il comportamento da cavaliere. Io invece parevo il giullare di corte. I miei occhi, senza volerlo, passarono sul maglione aderente che faceva valorizzare il suo corpo ben definito e spesso, effettivamente ricordai che facesse nuoto, ecco perchè...A un certo punto vidi che mi stava fissando. Mi imbarazzai tantissimo, stava vedendo che gli guardavo i muscoli?, cercai subito di dire qualcosa “No ehm...stavo vedendo come il blu del maglione valorizzi i tuoi occhi, anch’essi blu..” bofonchiai. Lui rise “Perchè stai diventando un peperone in faccia?”. Ecco, volevo sprofondare. “No sai fa caldo qui dentro, avranno il termosifone al massimo”. Lui rise di nuovo “Si, sarà quello”. Dopo aver finito il caffè e quindi stavamo per andarcene, presi la borsa e mi cadde il libro che stavo leggendo. Lui, da bravo cavaliere che è, lo raccolse e me lo porse, prima però lesse il titolo: “Il ritratto di Dorian Gray”. La sua faccia si illuminò. “Leggi Oscar Wilde?” chiese emozionato. “Si, anche a te piace?” rimasi sorpresa, non a molti ragazzi piaceva leggere, figuriamoci uno scrittore come Oscar Wilde. “Io adoro questo libro!” Da quella frase, ci risedemmo al tavolo e stemmo a parlare per due ore e mezza, dai libri, al cinema, al teatro...così scoprimmo di avere molte passioni in comune. Parlando, iniziò a piacermi sempre di più, e non come ti piace un amico.

Quando poi tornai a casa, aprii il libro per leggere alcune pagine. Un foglietto cadde al suolo. Lo raccolsi, era il suo numero di telefono. Lo avrà messo quando ero andata n bagno, pensai. Dovevo sembrare Joker in quel momento, perchè avevo un sorriso che non finiva più. Feci subito una chiamata  a tre con Skype, con Nicole e Lucas. Gli raccontai tutto dall’inizio alla fine, e dopo vari urletti di felicità mi dissero entrambi: “Cosa aspetti? scrivigli!” Seguii subito il loro consiglio, e da lì a poco ci mettemmo insieme. 

Dopo tutte quelle emozioni che mi tornarono in mente, si, nonostante non riuscivo a dirglielo, io lo amavo.

Aveva davvero una bella vita, tutto era al posto giusto e non potevo chiedere di meglio.

Allora perchè non mi sentivo completa?

Ero alle solite, da quando avevo iniziato l’adolescenza rimanevo sempre una mezz’oretta a pensare sul letto alla mia vita. E il verdetto finale era sempre quello.

Perchè non riuscivo ad essere completamente felice? 

Ogni volta finivo per innervosirmi. Ci fosse stato qualcosa che non andava, avrei risolto il problema in qualche modo e sarei stata poi finalmente felice. Ma io, non avevo nessun problema. Non parlavo di questa cosa con nessuno, perchè sapevo che nessuno mi avrebbe capita. Delle volte invece volevo picchiarmi da sola, perchè dopo i momenti difficili che avevano passato i miei amici , loro erano ancora lì a ridere e scherzare, ad essere felici. Ad essere completi. E a me, che non era mai mancato niente nella vita, e avevo tutto l’affetto che volevo intorno, non stavo mai bene al 100%. Quindi si, volevo picchiarmi per questo, era come se non lo trovassi giusto nei loro confronti.

Scacciai via quei soliti pensieri con un altro, e cioè, l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola, e poi ci sarebbe stato il campus. Feci un lamento quando realizzai di non averlo ancora detto ai miei, chissà come l’avrebbero presa...e poi dovevo raccontare di Danny a Nicole e Lucas, che volevano sicuramente i dettagli di come era andata e cosa avremmo deciso di fare, se stare ancora insieme o no. 

Mi misi a pancia in giù con la faccia sprofondata sul cuscino.

‘Domani sarà una lunga giornata’.

 

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