Bright like the night

di Fausdakryma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carino ma... paranoico? ***
Capitolo 2: *** Un amico mancato ***
Capitolo 3: *** Gentile o coraggiosa? ***



Capitolo 1
*** Carino ma... paranoico? ***


Carino ma… paranoico?
 
Mancano circa venti metri alla fermata dell’autobus. D’un tratto mi accorgo che domani sarà l’ultima volta nella mia vita in cui farò questo percorso. Persino questo insignificante particolare aumenta la mia angoscia e la mia tristezza. Tra due giorni dovrò andarmene, anche se non so dove. Dovrò lasciare la mia famiglia per sempre.
 Per un attimo mi chiedo se non sia meglio rimanere qui, nella fazione degli Eruditi, continuando a vivere con i miei genitori e mia sorella. Ma so bene che non posso. Restare qui per me sarebbe un suicidio.
 Noto che c’è un ragazzo alla fermata. E’ strano, di solito sono l’unica che prende l’autobus numero 3 alle 7:30. Avvicinandomi di più, mi accorgo che si tratta di Mark. Che ci fa qui a quest’ora? Non deve certo andare a scuola, ha diciotto anni…
 Mi sorprendo a sperare che sia venuto per me. Non ci siamo mai frequentati, nonostante i nostri genitori siano amici, per cui ci conosciamo praticamente da sedici anni (ossia dalla mia nascita), eppure nelle ultime tre settimane si è fermato a parlare con me almeno qualche minuto ogni volta che mi ha incontrata…
 Probabilmente l’angoscia per l’imminente distacco dalla mia famiglia e la scelta che tra due giorni dovrò compiere sta distruggendo i miei neuroni. E’ ovvio che Mark non è qui per me. Perché dovrei interessargli?
 Però sono contenta che ci sia.
 Ormai sono arrivata alla fermata. Mark si gira verso di me. E’ carino. Alto, biondo, occhi verdi, lineamenti un po’ spigolosi e un naso un po’ troppo grande, ma nel complesso il suo viso non è male, e non lo è neppure il suo fisico, anche se non è esattamente “statuario”. Insomma, Mark non è bellissimo, ma carino.
 Ci salutiamo sorridendo.
“Come mai sei qui a quest’ora?” domando cercando di sembrare indifferente.
Il sorriso di Mark lascia il posto ad un’espressione seria.
“Devo parlarti”
Cavolo.
Un misto di paura ed euforia mi esplode dentro la testa, o forse dentro la pancia, non lo so, all’improvviso non capisco più niente. E’ come se le sue parole mi avessero colpito fisicamente.
 Mark si guarda intorno in silenzio, poi si china un po’ verso di me.
 Il cuore mi batte a mille.
“Mi sono informato sul tuo albero genealogico” sussurra Mark.
 Il mio albero genealogico?!
 Cosa c’è di tanto importante da dire sul mio albero genealogico?
 Vorrei ribattere qualcosa, ma Mark mi interrompe.
“Lo so che sembra una cretinata, Alba Melanie, ma è importante. Ho scoperto che tuo padre si è trasferito agli Eruditi dai Pacifici e tua madre dagli Intrepidi. Inoltre i tuoi bisnonni paterni erano Abneganti, mentre quelli materni erano Candidi.”
“E allora?! So anch’io tutte queste cose e non ci trovo nulla di strano!” lo interrompo bruscamente.
D’un tratto mi sento “sgonfiata”. Davvero Mark è venuto qui solo per parlarmi di questo?
“Mi lasci finire di parlare? Mi sono informato anche sui membri della tua famiglia di generazioni precedenti. Tra i tuoi antenati si possono contare membri di tutte le fazioni ed erano tutti trasfazione. Nessuno di loro è mai rimasto nella propria fazione d’origine” sussurra Mark con voce bassissima, avvicinando il suo viso al mio. “Ho studiato gli alberi genealogici di diverse famiglie, e la tua è finora l’unica che presenta queste caratteristiche.”
“E perché questo dovrebbe essere importante?”
“Perché potrebbe essere la conferma di una mia teoria. Tu hai un carattere particolare, Alba Melanie, quasi contraddittorio. Ho paura che ciò sia collegato alla grande varietà genetica all’interno della tua famiglia. Se il mio ragionamento è corretto, tu sei in pericolo di vita” mormora Mark quasi nel mio orecchio.
“Ma cosa stai dicendo?”
Forse Mark non ci sta con la testa. Oppure mi vuole solo prendere in giro.
“Per favore, smettila di scherzare. Sono già abbastanza ansiosa perché non so quale fazione scegliere, non ho bisogno di essere spaventata per cose senza senso!”
 Per fortuna sta arrivando l’autobus. Faccio un cenno all’autista per farlo fermare.
 Prima che il pullman si arresti del tutto, Mark mi prende un braccio e mi tira vicino a sé. Il suo viso è a quindici centimetri dal mio. Persino in un momento assurdo come questo non riesco a non pensare che sia carino.
 “Ti prego, ascoltami, è importante. Ora non ho tempo per finire di spiegarti, perciò ti aspetto al parco dopo le lezioni, così potrò farti capire quello che intendo. Non dire a nessuno il motivo per cui voglio vederti, hai capito? Nemmeno ad Ivy o alla tua famiglia. Non sto scherzando, Alba Melanie, puoi essere davvero in pericolo” sussurra Mark.
 Quello che sta dicendo è assurdo, ma il suo tono e i suoi occhi esprimono un’angoscia sincera. Per la prima volta dall’inizio della conversazione, le sue parole mi spaventano un poco.  
 Annuisco.
 “Va bene, Mark, sta tranquillo, verrò al parco dopo le lezioni e non parlerò a nessuno di quello che mi hai detto” mormoro cercando di sorridere.
 “Molto bene” risponde lui, lasciando il mio braccio. “Ciao, Alba Melanie.”
“Ciao, Mark.”
Salgo sull’autobus.  
 
Ovviamente durante le lezioni sono stata ancora più distratta del solito. Per fortuna adesso sono finite.
Mi rendo conto che questa è l’ultima volta che esco da scuola di pomeriggio. E’ un dettaglio ancora più stupido di quello che ho notato stamattina, eppure anche questo pensiero mi rende ancora più agitata di quanto non lo sia già.
Per quale fazione sono adatta? Quale vita dovrei scegliere tra due giorni?
Sono così nervosa che, uscendo da scuola, inciampo, finendo addosso ad un ragazzo vestito completamente di nero, quindi un Intrepido. 
"Scusa" sussurro imbarazzatissima. 
"Non fa niente" replica il ragazzo sorridendo e aiutandomi a ritrovare l'equilibrio. 
Per un attimo restiamo entrambi in silenzio. 
"Beh, ti saluto" conclude poi l'Intrepido per poi andarsene. 
Ha un bel sorriso che, unito all'aria sicura degli Intrepidi, lo rende piuttosto attraente. D'un tratto mi ricordo dell’assurdo appuntamento con Mark. La mia ansia aumenta. Qualcuno ha un calmante da prestarmi?
"Chi era quello?" 
Sentendo la voce di Ivy alle mie spalle, sobbalzo e mi volto di scatto. Quando sono agitata, basta il minimo rumore imprevisto per farmi saltare per aria. 
Del resto, neppure la mia migliore amica ha un'espressione tranquilla e allegra come al solito, nonostante sappia già cosa sceglierà. 
"Non lo conosco, gli sono solo caduta addosso" rispondo. "Come stai?" 
"Così così. Mi dispiace lasciare la mia famiglia. Ma so che per loro va bene in questo modo, sanno che non potrei vivere tra gli Eruditi." 
"Vale lo stesso per me. Ma almeno tu sai già quale fazione scegliere, io ancora non ho deciso." 
Mi sfugge un sospiro. 
Davanti a me c'è un gruppo di ragazzi vestiti in azzurro e quindi Eruditi, come me ed Ivy, che stanno discutendo animatamente di qualche scoperta scientifica. Sembrano i ragazzi modello che la mia fazione vuole, sempre desiderosi di ampliare il proprio sapere. Trovo che sia un ideale di vita lodevole, perché la conoscenza permette la prosperità, ma studiare non è certamente la mia passione. So bene che non potrei mai superare l’iniziazione degli Eruditi, e anche che la pena per chi non si adegua alle regole della propria fazione è peggiore della morte. Rabbrividisco al solo pensiero.
Per fortuna, la voce di Ivy mi riporta alla realtà.
"Secondo me non devi preoccuparti così tanto. Sarà il test di domani a dirti qual è la fazione giusta per te" mi dice la mia migliore amica con un sorriso. 
In teoria ha ragione, ma questo non basta a tranquillizzarmi. 
Quando saliamo sul pullman, una ragazza Abnegante con i capelli rossi si alza per cedermi il suo posto, ma io rifiuto, mi sembra assurdo che una persona che avrà la mia stessa età mi ceda il posto.  Il valore principale degli Abneganti è l'altruismo, ma il loro atteggiamento servile mi mette a disagio, lo trovo innaturale, imbarazzante e, spesso, inutile. Non credo che nascondendosi sotto informi vestiti grigi, stando in silenzio per non attirare l'attenzione altrui e umiliandosi continuamente aiutino davvero il prossimo. Trovo che la filosofia di fondo della loro fazione sia molto buona, perché prendersi cura degli altri è ovviamente necessario per vivere bene insieme, ma ritengo che il loro stile di vita finisca per essere opprimente per loro e inutile per gli altri.
Mi guardo intorno. Sul pullman ci sono ragazzi di tutte le fazioni, eccetto gli Intrepidi, che sono gli unici ad usare i treni. Questi ultimi non si fermano quasi mai, per salire e scendere bisogna saltare mentre il mezzo è in movimento. Una volta ho preso anch'io un treno, ovviamente di nascosto, ed è un miracolo che non mi sia uccisa quando sono saltata giù. Il valore principale per gli Intrepidi è il coraggio, ma credo che spesso loro lo confondano con l'incoscienza. 
Alle mie spalle sento le voci di due Candidi, che ovviamente non si preoccupano di poter essere ascoltati da tutti. La loro fazione crede nell'onestà e bandisce tutto ciò che può costituire una forma di falsità, compresa la cortesia, che a detta loro è "un inganno avvolto in una bella confezione". La sincerità di questa fazione mi comunica un senso di sicurezza, perché so che nessuno dei suoi membri potrebbe mai ingannarmi, ma spesso li trovo irritanti e poco rispettosi. Inoltre trovo che abbiano una visione troppo rigida della realtà: per loro ogni cosa è vera o falsa, bianca o nera, come i colori dei loro vestiti.
Poi il mio sguardo cade su tre ragazze vestite di giallo e di rosso, i colori dei Pacifici. Stanno chiacchierando a bassa voce e hanno un'aria allegra e serena. I valori principali per i Pacifici sono l’amicizia e la pace, perciò i membri di questa fazione sono sempre gentili ed evitano come la peste qualsiasi forma di aggressività. Inoltre sono le uniche persone nella città che si occupano di musica e di arte. I Pacifici mi sono sempre piaciuti, ma a volte trovo che la loro calma abbia un che di innaturale. Inoltre non approvo la loro incapacità di difendersi.
"Facciamo un giro questo pomeriggio?" mi chiede d'un tratto Ivy. 
"Non posso, devo vedere Mark." 
Cavolo, perché le l'ho detto? 
L'espressione incredula di Ivy mi fa capire che sto per essere investita da una raffica di domande. Aiuto. 
"Esci con Mark? Stai scherzando? Ma come mai, perché? Te l'ha chiesto lui? Vi siete messi insieme?" chiede Ivy quasi strillando. Alcune persone si girano verso di noi. Aiuto. 
"Abbassa la voce, Ivy! E poi ti sembra possibile che stiamo insieme?" sussurro imbarazzatissima. 
"Perché no?" replica la mia amica, fortunatamente con un tono di voce più basso rispetto a prima ."L'hai detto tu che devi uscire con lui." 
"Se stessimo insieme, non credi che te lo avrei già raccontato? Mark ha detto solo che deve parlarmi, e non credo proprio che si tratti di qualcosa di, come posso dire, romantico." 
"E allora perché ti avrebbe chiesto di uscire?" 
"Non lo so!" 
Arrossisco un pochino e Ivy lo nota.
"Si, come no… E comunque a te il suo invito fa piacere, vero?" domanda Ivy con un sorrisetto. 
"Non è che me ne importi tanto" ribatto io.
Ho cercato di usare un tono indifferente, ma mi accorgo che adesso sono diventata proprio tutta rossa. Malgrado l’assurdità del discorso di Mark di questa mattina, non riesco ad impedirmi di essere contenta di vederlo.
Ovviamente Ivy l'ha capito. 
"Alba, tu le bugie proprio non le sai dire!" esclama la mia amica ridendo. 
Sospiro. 
"D'accordo, uscire con Mark mi fa piacere, e allora? E’ naturale che io sia contenta di uscire con un ragazzo carino e simpatico. Ma ti assicuro che non è  niente di importante. E poi tra due giorni lascerò gli Eruditi, quindi non vedrò mai più Mark. Sarebbe stupido pensare che tra noi possa nascere qualcosa, non trovi?" 
"Un amore stroncato sul nascere" sospira Ivy, con tono falsamente melodrammatico e un’espressione così buffa che mi strappa una risata.
“Tu stai male, Ivy! Comunque adesso devo scendere, Mark mi aspetta qui al parco. Ciao!" 
"Ciao, Alba, sappi che domani dovrai farmi un resoconto dettagliato!" 
Rido nervosamente e scendo dal pullman. 
 
Mark è già qui. E’ in piedi con la schiena appoggiata contro un albero e le braccia incrociate. Per l’ennesima volta mi ritrovo a pensare che sia carino. Ho proprio fuso.
 Mi avvicino a lui. Mark si accorge di me e mi saluta sorridendo. Poi si guarda intorno.
“Ti dispiace se andiamo da qualche altra parte, Alba Melanie? Qui c’è troppa gente.”
 Forse sta diventando paranoico. Ma una parte di me, la più stupida, è molto felice di soddisfare questa richiesta.
“Va bene” rispondo, sorridendo mio malgrado.
 Usciamo dal parco e arriviamo vicino alla zona dove vivono gli Esclusi.
 Perché siamo venuti qui? Questo è il luogo dove vivono coloro che sono stati cacciati dalla propria fazione. Indossano vestiti raccolti nei cassonetti. Non hanno case. Non ricevono mai abbastanza cibo. Non possono avvicinarsi ai quartieri delle fazioni. Fanno i lavori che nessun altro vuole, ovviamente con una paga misera. Solo gli Abneganti cercano di prendersi cura di loro (questa forse è l’unica cosa davvero altruista ed utile Tche fanno), ma non possono aiutarli più di tanto. Diventare Esclusi vuol dire essere condannati ad una vita di sofferenza e di terribile solitudine. Sicuramente, se restassi negli Eruditi, il mio destino sarebbe questo.
“Dobbiamo proprio parlare qui?” domando.
“Sicuramente in questo posto non ci ascolterà nessuno” replica Mark.
 Decido di non ribattere.   
 “Va bene” acconsento “Cosa volevi dirmi?”
 Mark si guarda di nuovo intorno, sospira e avvicina il suo viso al mio.
“Come ti ho già detto,  ho paura che la particolarità del tuo carattere sia influenzata dalla variabilità genetica all’interno della tua famiglia” sussurra Mark “Questo potrebbe significare che tu sia adatta a più di una fazione, non ad una sola.”
“E questo è un problema?” domando incredula.
Tutto qui? Mi ha fatto un discorso alquanto inquietante e ha chiesto di vedermi solo per dirmi che potrei essere adatta a più di una fazione?
“Si, Alba Melanie, ed è un problema molto serio” risponde Mark, con un’espressione grave che non mi piace. “Perché c’è gente in questa città che ha ucciso molte persone solo perché erano adatte a più di una fazione.”
Spalanco gli occhi, sbalordita. A questo punto, sono sicura che Mark è paranoico.
“Tu stai male!” esclamo “Chi si sognerebbe di uccidere una persona solo perché è adatta a più fazioni?
“E’ quello che sto cercando di capire” replica Mark. “Ma so che tutto questo è vero. E so anche che dietro gli omicidi di queste persone, che sono chiamate Divergenti, ci sono degli Eruditi.”
Vorrei ribattere, ma guardando lo sguardo di Mark mi blocco. Non so perché, ma c’è qualcosa nei suoi occhi che mi spinge a fidarmi di lui. Non me lo so spiegare, ma quel “qualcosa” c’è.
“Ammettiamo che io sia una Divergente, e che questo sia davvero pericoloso” mormoro “Cosa dovrei fare?”
“Primo, non puoi parlare di questa storia a nessuno, nemmeno ai tuoi genitori. Secondo, vieni subito da me domani dopo il tuo test attitudinale, perché è da lì che si vedrà se sei una Divergente o meno” risponde Mark.
“Va bene. Ma secondo te a quali fazioni potrei essere adatta?” chiedo, ricordandomi improvvisamente che non ho la più pallida idea di cosa dovrei scegliere dopodomani.
“Preferisco non dirtelo adesso, per non condizionare il tuo comportamento durante il test” replica Mark “Comunque, adesso non parliamo più di quest’argomento, non voglio che ti agiti troppo. Magari chiama Ivy e fa’ un giro con lei, oppure torna a casa… Insomma, fa’ qualcosa di rilassante. Adesso io devo andare. Ciao, Alba Melanie, in bocca al lupo per domani.”
“Crepi il lupo. Ciao!”
 
Avrei preferito che Mark restasse con me ancora un po’, possibilmente parlando di “cose normali”. Ma in fondo in questo momento non credo che sia poi così importante. Non so bene perché, ma l’eccitazione che provavo quando dopo la fine delle lezioni all’idea di uscire con lui adesso è scomparsa. Forse è vero che ho un carattere contraddittorio.
 Sono tornata a casa. Non mi andava di uscire con Ivy dopo la strana (e un po’ inquietante) conversazione con Mark, anche perché di sicuro la mia amica mi avrebbe tempestata di domande a cui non avrei mai saputo rispondere per evitare di parlare della mia presunta Divergenza.
 Basta, non voglio pensare più a quella parola.
 Entrando in casa mi accorgo che i miei sono già in casa, il che è stranissimo, considerando che sono solo le 18:00. I miei genitori lavorano tutti e due a quest’ora.
 “Ciao, Melanie!” mi saluta mia madre abbracciandomi.
E’ l’unica che mi chiama così. Per tutti gli altri sono Alba (eccetto per Mark, che mi ha sempre chiamata con il mio nome completo). Come è facile intuire, il mio primo nome l’ha scelto papà, il secondo mia mamma.
 “Ciao, Alba!” si aggiunge mio padre. Anche lui mi abbraccia.
Tra meno di due giorni dovrò lasciarli per sempre.
Sospiro.
“Andrà tutto bene, Alba” mi dice mio padre. “Non preoccuparti. Certamente farai la scelta giusta. Sta tranquilla.”
“Esatto” concorda mia madre. “Anche noi abbiamo lasciato la nostra fazione e la nostra famiglia e ce la siamo cavati benissimo.”
“Troveremo anche qualche modo per vederci, a meno che tu non scelga quei fissati fanatici degli Intrepidi” aggiunge papà con un’espressione un po’ beffarda.
“Ehi, porta rispetto alla mia vecchia fazione!” replica la mamma, falsamente offesa. “Ti chiedo una sola cosa, Melanie: non scegliere quei rammolliti dei Pacifici, a meno che tu non voglia passare la vita a coltivare verdure cantando canzoncine melense.”
“Sempre meglio che saltare da treni e palazzi per divertimento!” replica mio padre.
 Scoppio a ridere. Per i miei genitori punzecchiarsi reciprocamente riguardo alle proprie fazioni d’origine è sempre stato una specie di sport.
 Effettivamente è molto strano che un'ex Intrepida ed un ex Pacifico si siano sposati, dato che le loro fazioni d’origine sono l’una l’opposto dell’altra. (E’ un miracolo che io sia nata!).
 Oggi però il modo di scherzare dei miei è diverso dal solito. E’ ovvio che in realtà non sono per niente tranquilli e felici come dicono, vogliono solo rassicurarmi. Ma decido di stare al gioco e di scherzare anch’io. Non voglio certo passare la mia penultima sera con la mia famiglia a piangere.
 Inoltre sento che la loro allegria, per quanto ostentata, in qualche modo mi fa sentire più rilassata. Se i miei riescono a scherzare in un momento come questo, vuol dire che in fin dei conti le cose possono andare bene. Anzi, significa che andranno certamente bene. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.
 

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Capitolo 2
*** Un amico mancato ***


Capitolo 2 - Un amico mancato
 
 Sul tavolo davanti a me ci sono due ceste, in una c'è un pezzo di carne, nell'altra un lungo coltello, che mi provoca un senso di angoscia. 
"Scegli" dice una voce sopra la mia testa. 
 D'istinto prendo la cesta con la carne. Un attimo dopo l'altro cestino scompare. 
 Sento un rumore alle mie spalle. Un ringhio. 
 Mi volto e vedo un cane enorme che viene verso di me, e il panico mi assale. Io ho paura dei cani, di TUTTI i cani, anche di quelli piccoli e tranquilli. E questo qui non è né piccolo né tranquillo. 
Improvvisamente mi ricordo della cesta che ho in mano. Terrorizzata, butto la carne davanti al cane, sperando che la trovi più invitante di me. Nel frattempo indietreggio lentamente, fino a ritrovarmi con la schiena contro il tavolo. Adesso vorrei aver scelto il coltello. Stupidamente, stendo il braccio destro sul tavolo, senza smettere di guardare il cane, come se sperassi che l'arma fosse ancora lì. Sbalordita, mi accorgo di aver fatto bene, perché le mie dita toccano il manico del coltello. Lo stringo senza spostare il braccio da sopra al tavolo, non userò l'arma se il cane non mi si avvicinerà di più. 
 Il cane si ferma, annusa il pezzo di carne e poi inizia a mangiarlo. Io resto a guardarlo senza muovere un muscolo. Dopo aver finito la carne , il cane mi guarda ma non ringhia più, anzi tira fuori la lingua e scodinzola. 
 Tiro un sospiro di sollievo e rilasso un poco i muscoli, ma non cambio posizione. 
 All'improvviso di fronte a me, dall'altra parte della stanza, si apre una porta ed entra una bambina vestita di bianco. 
"Cucciolo!" grida la bimba correndo a braccia aperte verso il cane. Ma è un gravissimo errore, perché il cane si infastidisce e si gira verso di lei ringhiando. 
 La sbranerà! 
 Terrorizzata, mi lancio sulla schiena del cane gli dò una coltellata. Sento il cane accasciarsi sotto di me. 
 No! 
 Chiudo gli occhi, non voglio vedere il sangue. 
 È colpa mia. Questo cane è morto perché l'ho ucciso io. 
 Scoppio a piangere. 
 Trovo la forza di riaprire gli occhi, però il cane, la bambina, il coltello e l'intera stanza non ci sono più. 
 Ora sono seduta sul sedile di un autobus. Vicino a me c'è un uomo con il volto sfregiato. Mi sta fissando. La sua espressione mi fa paura. 
"Conosci questo tizio?" mi domanda, mostrandomi una foto che ritrae un uomo sui trent'anni. 
 Ho già visto questa persona da qualche parte. Non ricordo chi sia, ma so che l'ho già visto. 
 Guardo l'uomo sfregiato. Mi fa paura. L'ultima cosa che voglio è avere a che fare con lui. 
 Ma non so mentire. 
"Si" sussurro fissando il pavimento "Mi sembra di conoscerlo..." 
 Alzo gli occhi verso l'uomo sfregiato, ma è scomparso insieme all'autobus. 
 Sento della musica. Intorno a me vedo molte persone che ballano. C'è anche qualcuno che canta davanti ad un karaoke. Deve essere una festa. Mi sorprendo a sorridere, mi piace quest'atmosfera allegra. 
Qualcuno mi picchietta sulla spalla. Mi giro e vedo un ragazzo bellissimo che mi guarda. 
"Vuoi venire a cantare con me? Mi serve una voce femminile" mi dice tutto allegro. "Se poi questa voce appartenesse ad una ragazza bella come te, sarei ancora più contento" aggiunge poi con un sorriso tra il "seducente" e lo scherzoso. Il risultato è piuttosto buffo.
"Va bene, ma ti avverto che non so cantare" replico ridendo e prendendo la mano che il ragazzo mi porge, ma d'un tratto anche lui e le altre persone che ballano scompaiono. 
 Sono sdraiata su una poltrona di metallo. Sono nella stanza del test attitudinale, l'effetto del siero allucinogeno che ho dovuto bere deve essere finito. Mi metto seduta e mi tolgo gli elettrodi che collegano la mia testa a un computer. 
 Guardo verso la donna Abnegante che gestisce il test per chiederle il risultato, ma mi interrompo vedendo che sta armeggiando davanti al monitor. Per un attimo vedo sullo schermo un'immagine di me e il ragazzo della festa, ma subito dopo scompare. 
 La donna Abnegante si gira e mi si avvicina. Ha un'aria tesa. 
"Ho cancellato la registrazione del tuo test" dice sottovoce. "Nessuno deve sapere com'è andato, hai capito?" 
"Perché? Che è successo di strano? E qual è il risultato?" 
 Mi tornano in mente le parole di Mark. Oh, no. 
"Il tuo test è inconcludente. Sei risultata Pacifica, Intrepida e Candida" sussurra la donna con voce ancora più bassa. "Sei una..." 
"Divergente" concludo io. 
"Come lo sai?" domanda sorpresa l'Abnegante. 
"Me l'ha spiegato un amico" 
"Ascolta, non parlare a nessuno di com'è andato il tuo test, neanche al tuo amico o alla tua famiglia, è chiaro?" Il tono della donna è divenuto improvvisamente autoritario "Ci sono persone tra gli Eruditi e anche tra gli Intrepidi che vogliono uccidere i Divergenti. Ne hanno già ammazzati molti. Non sto scherzando." 
 Dunque Mark aveva ragione anche su questo. Sono davvero in pericolo. Per la prima volta la parola "Divergente" mi spaventa. 
"Ho inserito manualmente "Pacifici" come risultato del tuo test, visto che è il primo lato che si è manifestato. Ricorda, non una parola con nessuno!" mi intima la donna trascinandomi verso la porta. 
"E togliti quell'espressione ansiosa dalla faccia!" aggiunge. 
Apre la porta e mi spinge fuori, facendomi solletico su un fianco con l'altra mano. Scoppio a ridere, mio malgrado. 
Ci sono solo due Eruditi ancora in attesa di fare il test. Mi guardano con un'espressione tra lo stupito e lo schifato. 
Mi allontano in fretta, avvampando. 
Devo andare da Mark. 

Lo trovo di nuovo appoggiato a un albero del parco con le braccia incrociate. Appena mi vede si avvicina quasi correndo. 
"Avevo ragione?" domanda a bassa voce. 
"Si" sussurro. 
"Capito. Sta tranquilla, ora vediamo cosa fare. Andiamo a parlare da un'altra parte. E sorridi, fa' finta che sia un appuntamento, non vorrei che qualcuno si insospettisse" mormora Mark, poi sorride e mette un un braccio intorno alle mie spalle, probabilmente per rassicurarmi. Adesso invece mi sento ancora più agitata, e non per il test. Imbarazzata e, lo ammetto, felice, metto un braccio intorno alla sua vita. 
Anche lui sembra più nervoso ora, non so come ma lo sento. Non capisco in che modo dovrei interpretare questa sua tensione. Non è tranquillo perché sta abbracciando una ragazza o perché sta abbracciando me
 La prima motivazione è un po' bizzarra, dato che un "semiabbraccio" come questo è un gesto comune anche solo tra amici e quindi non indica necessariamente attrazione, ma è certamente più probabile della seconda. Anzi, forse non è corretta nessuna delle mie due ipotesi: Mark è agitato solo perché ha avuto la conferma che sono una Divergente. 
Divergente... Pacifica, Intrepida e Candida allo stesso tempo. Devo essere davvero strana. Gli Intrepidi e i Candidi hanno buoni rapporti tra loro, ma entrambi disprezzano i Pacifici. I primi infatti li sostengono che i Pacifici siano dei codardi,  i secondi invece li ritengono dei bugiardi, in quanto pronti a mentire pur di mantenere la pace.
 E forse qualcuno vuole uccidermi. È assurdo, ma adesso ho davvero paura che sia vero. 
 Siamo arrivati nello stesso posto di ieri, vicino alla zona degli Esclusi. Mark smette di abbracciarmi e anch'io faccio lo stesso. Un po' mi dispiace. 
"Cosa è successo durante il test?" mi domanda Mark. 
 Gli riferisco tutto nei minimi dettagli. Quando arrivo al punto in cui ho accoltellato il cane, per poco non mi metto a piangere di nuovo. Che cosa mi succede oggi, ho un attacco di “piagnucolite” acuta?
 Dopo la fine del mio resoconto, Mark resta un attimo in silenzio, pensieroso. 
"Scegliendo subito la carne, senza neppure guardarti intorno per capire di chi fosse la voce che ti aveva ordinato di scegliere, ti sei comportata come una Pacifica o come un'Abnegante" spiega infine il ragazzo. "Poi però hai fatto riapparire il coltello, quindi hai manipolato la simulazione e questo possono farlo solo i Divergenti. Dopo hai usato l'arma per difendere la bambina, una reazione da Intrepidi. Poi però hai pianto, dimostrando che la violenza ti fa sempre orrore, e questo può essere considerato una reazione da Pacifici ma anche da Abneganti. Sull'autobus hai detto subito la verità e questo indica la predisposizione per i Candidi." 
"E quindi perché la donna mi ha detto che sono una Pacifica e non un'Abnegante?" lo interrompo io con impazienza. 
"Ci stavo arrivando, Alba Melanie" ribatte Mark un po' scocciato. "Questo è stato chiarito alla fine del test. La parte della festa è stata ideata apposta per distinguere i Pacifici dagli Abneganti, che per certi versi sono simili. Ma tra questi solo i Pacifici si sentono a loro agio durante una festa, accettano le attenzioni di una persona dell'altro sesso che non conoscono e non si fanno problemi a cantare davanti a tutti." 
"Capito" rispondo. "Ma quindi cosa dovrei scegliere?" 
 Domani dovrò decidere quale sarà la mia vita e mi ritrovo con tre possibilità di scelta, nessuna delle quali è interamente giusta per me. Che devo fare? 
 Mark sospira. 
"Se scegli i Candidi dovrai rivelare la tua Divergenza, non si possono avere segreti in quella fazione. Quindi con loro sarai in pericolo di vita" sentenzia Mark. "Se scegli gli Intrepidi, ti sarà difficilissimo superare la loro iniziazione, perché dovrai combattere dei corpo a corpo contro gli altri iniziati e imparare ad usare le armi. Inoltre credo che tra gli Intrepidi ci siano persone che stanno aiutando gli Eruditi ad uccidere i Divergenti." 
"Anche la donna del test me l'ha detto" confermo io pensierosa. 
"Quindi rimangono i Pacifici. Lì non dovrai mai usare la violenza e potrai vivere all'aria aperta, cosa che, a quanto ne so, ti è sempre piaciuta. E soprattutto lì nessuno scoprirà che sei una Divergente e, nella remota eventualità che lo venissero a sapere, proteggeranno il tuo segreto" conclude Mark. 
 Resto in silenzio. Il suo ragionamento è corretto, però... 
 Certo, non ho mai realmente preso in considerazione i Candidi, che non mi piacciono molto. 
 Inoltre la violenza degli Intrepidi mi spaventa. 
 Ma non so se voglio davvero vivere come i Pacifici. La loro vita è troppo… tranquilla. In più c'è qualcosa nel loro atteggiamento sempre calmo che non mi convince. 
 Gli Intrepidi saranno violenti e incoscienti, ma almeno sono... Vivi. E mi sembrano più "veri" dei Pacifici. Ma scegliere gli Intrepidi significherebbe dover come minimo picchiare i miei compagni di iniziazione, e questo non voglio farlo. 
Cosa devo scegliere? 
“Ascolta, Alba Melanie” mi dice Mark mettendomi le sue mani sulle spalle e avvicinando il suo viso al mio “So che forse i Pacifici ti sembrano una scelta noiosa, ma non hai altra scelta. Non voglio che tu metta in pericolo la tua vita per andare tra quei pazzi degli Intrepidi. In quella fazione si può morire molto facilmente anche senza essere Divergenti. Tu sei gentile e non vuoi fare del male a nessuno, non scegliere una fazione che sta diventando sempre più crudele ogni anno che passa. Non ce la faresti mai lì.”
“Mi stai dicendo che sono fragile? Debole?” replico punta sul vivo.
“Assolutamente no! Se gli Intrepidi fossero davvero la fazione che premia il coraggio, te la caveresti senza problemi. Ma negli ultimi anni sono cambiati, sono diventati incoscienti e crudeli. Ti prego, non fare una scelta avventata.”
 E’ preoccupato per me, lo so. Ma mi da comunque fastidio l’idea che non mi reputi abbastanza forte da resistere tra gli Intrepidi. Una parte di me vorrebbe dirgli che sceglierò proprio loro, giusto per fargli capire che non mi lascio intimorire facilmente.
 Ma un’altra parte di me sa che lui ha ragione. Sono scoppiata a piangere quando ho ucciso il cane del test e si trattava solo di una simulazione. Come potrei combattere contro qualcuno nella vita reale? No, non posso scegliere gli Intrepidi.
 Devo rassegnarmi ad una vita facile, prevedibile, monotona insieme ai Pacifici. Le regole di questa città non mi lasciano alternative. Per la prima volta in vita mia mi ritrovo ad odiare il sistema delle fazioni.
 “Ho capito, Mark. Sceglierò i Pacifici, sta tranquillo. Non posso vivere nella violenza” acconsento infine.
 Mark sorride raggiante e sollevato.
“Grazie, Alba Melanie, mi sento davvero meglio ora. Starai benissimo tra i Pacifici, vedrai” mi dice lasciando la presa sulle mie spalle. “Ti va un frullato?”
 “Ok” accetto sorridendo.
Arriviamo in centro sempre chiacchierando e ci prendiamo un frullato a testa. Io gli parlo di episodi buffi accaduti a scuola, dei pomeriggi con Ivy, del corso di danza e Mark mi racconta del suo lavoro di ricercatore nel campo della didattica, della sua passione per la fotografia e delle stranezze di Jason, il suo coinquilino.
  “Non ha un orario fisso per i pasti, ieri si è preparato un piatto di spaghetti alle quattro del pomeriggio, a cena  ha mangiato solo un mandarino e verso mezzanotte si è cucinato una bistecca!” mi dice ridendo. “E a casa sta sempre in pigiama. Dice che ci sta comodo.”
 “Beh, i pigiami effettivamente sono comodi” osservo io. “E spesso somigliano a delle tute, quindi non sono poi così strani.”
pij “Ma sul suo ci sono disegnati degli orsacchiotti celesti!”
“Cavolo… Però almeno gli orsacchiotti sono carini, dai!” replico ridendo.
“Mi stai dicendo che secondo te Jason è normale?!”
“Sicuramente lo è più di te, che pur avendo un coinquilino del genere non stai cercando un altro appartamento!”
 Passiamo molto tempo così, a chiacchierare e scherzare. Probabilmente questa è la conversazione “normale” più lunga che abbiamo mai avuto in sedici anni di conoscenza (e per “normale” intendo non finalizzata a mettermi in guardia contro qualche pericolo mortale).
All’improvviso sentiamo delle urla provenienti dalla biblioteca centrale. Sorrido. So benissimo si chi si tratta. Un attimo dopo infatti dalla biblioteca escono correndo e gridando cinque ragazzi Intrepidi, inseguiti dai bibliotecari indignati. Ogni tanto gli Intrepidi vengono a fare confusione nel quartiere degli Eruditi, o meglio dei “Lassi”, come ci chiamano loro, solo per divertimento. La maggior parte della mia fazione li detesta per questo, mentre io lo trovo divertente, c’è troppa monotonia in questo quartiere.
 Mi accorgo che gli Intrepidi stanno correndo nella nostra direzione. Non faccio in tempo a scansarmi e così uno di loro mi viene addosso, facendomi cadere a terra. Quando mi aiuta a rialzarmi, mi accorgo che è lo stesso ragazzo con cui mi sono scontrata ieri mentre uscivo da scuola.
“Scusami tanto. Ah, ma sei tu? Allora adesso siamo pari, no?” mi dice ammiccando. “Mi piacerebbe restare, ma devo riprendere il treno. Inoltre non credo che i tuoi amici Lassi abbiano gradito il nostro saluto” aggiunge poi indicando i bibliotecari che stanno correndo verso la nostra direzione.
 Un attimo dopo l’Intrepido è già lontano. I bibliotecari si arrendono dopo pochi metri.
“Chi era quello?” mi domanda Mark.
“Uno con cui mi sono scontrata ieri mentre uscivo da scuola, non lo conosco.”
“Ho capito” replica lui, di nuovo pensieroso.
Per un attimo resta in silenzio.
“Siamo vicini a casa mia adesso. Potresti salire per qualche minuto, per favore? Devo parlarti in privato” propone poi.
La sua richiesta mi ha spiazzata.
“Perché?” domando imbarazzata.
“Tranquilla, voglio solo parlarti, è solo che qui c’è troppa gente. A quest’ora Jason non c’è mai, quindi casa mia è l’unico posto dove possiamo parlare di tutto senza problemi.”
“Va bene” acconsento.
L’idea di andare a casa di un ragazzo che in fin dei conti conosco poco mi rende un po’ tesa, ma sono sicura che Mark voglia davvero soltanto parlare. Probabilmente vuole dirmi qualcos’altro riguardo alla mia Divergenza… Cavolo, vorrei tanto dimenticarmela quella parola.
Raggiungiamo l’appartamento di Mark in pochi minuti ed entriamo. E’ piccolo ma molto ordinato. Ci sediamo su un divano blu in salotto.
“Volevo solo dirti” inizia Mark, ma si interrompe sentendo un rumore.
 Un attimo dopo entra nel salotto un ragazzo alto, magro, con i capelli rossi ricci scompigliati, tante lentiggini sul volto pallido e un pigiama ad orsacchiotti celesti. Tiene in mano un grosso cheeseburger.
Devo fare un certo sforzo per non scoppiare a ridere.
“Oh, ciao! Questa è la tua nuova ragazza, Mark?” domanda Jason (non può che essere lui) con un’espressione allegra.
(Che significa “la tua nuova ragazza”?)
“Più o meno” risponde Mark con aria infastidita. “Ti presento Alba Melanie. Alba Melanie, lui è il mio coinquilino, Jason. Ma tu come mai sei qui a quest’ora?”
“Oggi non avevo voglia di stare a casa. Scusate l’interruzione, ora vi lascio in pace. Ciao Alba… Beh, ti chiamo solo Alba, l’altro nome l’ho già scordato” dice Jason uscendo dal salotto.
 Mark sospira.
 “Ecco, ora hai conosciuto il mio fantastico coinquilino” mi dice. “A questo punto cerco di essere breve. Volevo solo chiederti di nuovo di non fare scelte azzardate domani, capisci cosa intendo?”
 “Si” rispondo io, un pochino delusa. Una parte di me sperava che Mark mi volesse dire qualcosa di più. Ma in fin dei conti non è che me ne importi più di tanto.
 “Perfetto. So che la tranquillità non è sempre allettante, ma è meglio vivere annoiandosi un po’ che rischiare di non vivere affatto”  sussurra Mark. “Ti prego, non fare scelte azzardate.”
E’ davvero preoccupato per me. La cosa in parte mi infastidisce, in parte mi fa tenerezza.
 “Non preoccuparti, farò quello che mi hai consigliato tu” lo rassicuro.
 Anche stavolta Mark sembra sollevato.
 Guardo l’orologio. Sono le 18:30. D’un tratto mi ricordo che questa è l’ultima sera che passo con i miei genitori. Ora mi sento tristissima e anche in colpa: come ho potuto passare tutto il pomeriggio con Mark se domani dovrò lasciare la mia famiglia per sempre? Cerco di convincermi che troverò un modo per vederli ancora, ma non questo non basta a farmi sentire meglio.
 “Tutto bene?” mi domanda Mark, notando il mio cambio d’umore.
 “Devo tornare a casa” rispondo. “Questa è l’ultima sera che posso passare con la mia famiglia.”
 “Accidenti, è vero, scusami per averti trattenuto così a lungo!” esclama Mark. “Vieni, ti accompagno con la mia macchina.”
 Durante il tragitto verso casa mia non parlo quasi per niente. Domani dovrò lasciare la mia famiglia.
 “I tuoi non sono medici?” domanda d’un tratto Mark.
 “Si, e allora?”
 “Potresti diventare infermiera. Molti Pacifici lo fanno. Così tu e i tuoi potrete lavorare insieme.”
Mark è un grande.
 “Non ci avevo pensato per niente! Sei un genio, Mark, grazie!”
 In questo momento lo abbraccerei, ma decido di evitare, non vorrei che pensasse che voglio davvero essere la sua ragazza. Del resto non lo voglio, giusto?
 Siamo arrivati a casa mia.
 “Grazie di tutto, Mark” dico mentre scendo dalla macchina.
 “Grazie a te. In bocca al lupo per domani” risponde Mark. “Sii prudente.”
 “Stai tranquillo. Ciao, Mark!”
 “Ciao, Alba Melanie.”
 Solo mentre la macchina si allontana realizzo che molto probabilmente non rivedrò mai più Mark. Mi dispiace che ci siamo parlati così poco in questi sedici anni. Forse non ci saremmo mai messi insieme, ma sicuramente lui sarebbe stato un buon amico. 
 Trovo un biglietto sul tavolo del salotto: “Torneremo un po’ tardi, purtroppo abbiamo avuto un’emergenza in ospedale. Ci dispiace tantissimo. A dopo, tesoro.”
 Almeno ora so che, passando il pomeriggio con Mark, non ho perso del tempo da dedicare ai miei genitori.
 Mi metto a preparare la cena. Quando ho finito, mi sento improvvisamente molto stanca. Mi stendo sul divano, pensando di rimanerci solo cinque minuti. Invece mi sveglio solo quando i miei sono già tornati, cioè verso alle 21:30.
“Melanie, tesoro, va tutto bene?” mi domanda la mamma vedendomi con la faccia ancora stravolta dal sonno.
“Si, mamma, grazie, sono solo un po’ stanca.”
“Com’è andato il test?” si informa mio padre.
 “Non puoi parlare di questa storia a nessuno, nemmeno ai tuoi genitori.”
Se dico “bene”, i miei capiranno che sto mentendo. Decido di non rispondere.
 “Vi dispiace se non ve ne parlo? Non è stata una bella esperienza, preferirei evitare di pensarci ora.”
 Su questo sono sincera. Uccidere un cane e incontrare un uomo sfregiato e minaccioso non sono esattamente le mie attività preferite.
“D’accordo, Alba” risponde papà. Mia madre sembra sul punto di chiedere di più, ma si trattiene.
 Passiamo una bella serata, parlando di tutto fuorché della Scelta di domani. E’ così che voglio ricordare la mia famiglia: serena e scherzosa, anche se so che adesso non lo è davvero.
 Ma al momento di andare a letto, mi sciolgo. Abbraccio forte i miei genitori e per un attimo ho paura di scoppiare a piangere. Oggi sono diventata una piagnucolona insopportabile. Poi però mi ricordo del suggerimento di Mark.
“Comunque credo che ci vedremo abbastanza spesso, sapete? Molto probabilmente diventerò infermiera” annuncio.
“Quindi sceglierai i Pacifici?” domanda mio padre.
“Credo di si.”
“Visto, Jane? Per fortuna nostra figlia ha ripreso il lato buono della famiglia!” esclama papà trionfante.
“Melanie, non puoi farmi questo! Tra tante fazioni proprio quella di tuo padre dovevi scegliere? Adesso chi lo vuole sentire?” si lamenta mia madre.
“Guarda  che sto scherzando” aggiunge poi la mamma. “Preferisco davvero che tu passi la vita a coltivare verdure e a canticchiare piuttosto che a saltare dai treni. Non voglio che rischi la vita inutilmente.”
 Bene, anche questa è fatta. Tutti sono felici della mia scelta.
 Do un bacio ai miei e vado a letto.
 Domani me ne andrò ma tutti sono felici della mia scelta: mamma, papà, Mark…
 L’unica che non è sicura di esserne felice sono io.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Gentile o coraggiosa? ***


Capitolo 3 – Gentile o coraggiosa?
 
“Si può sapere che fine hai fatto ieri? Dovevamo uscire, ricordi? L’avevamo deciso prima del test, ma poi tu sei sparita! Ti ho aspettata davanti alla scuola per un’ora!”
“Scusami, Ivy, mi ero dimenticata di dirti che…”
 Mi interrompo. Non ho voglia di dire proprio adesso ad Ivy che sono uscita con Mark ieri pomeriggio, non qui, seduta in mezzo a tutti i sedicenni della città in attesa, come me, di compiere la scelta più importante della loro vita.
“Che cosa?” insiste Ivy.
 E va bene.
“Che dovevo vedere Mark anche ieri pomeriggio. E sei pregata di non chiedermi niente, non ci siamo messi insieme, non ci siamo baciati e lui non mi si è dichiarato, siamo usciti da amici, tutto qui” rispondo parlando a raffica, per evitare la solita sfilza di domande.
“E allora perché dovevate vedervi?”
“Mark voleva parlarmi di una cosa.”
“Cioè?”
 Mi prendo la testa tra le mani. Non so proprio cosa risponderle senza dover dire una bugia, e in quel caso Ivy se ne accorgerebbe subito.
“Ivy, mi dispiace tantissimo non averti avvertita ieri, mi sono ricordata che dovevo vedere Mark solo dopo il test, ma ti prego, non parliamo più di quello che è successo ieri, ti prego…”
“E va bene” sospira Ivy. “Anche se qualche pettegolezzo mi sarebbe stato utile per scaricare la tensione” aggiunge poi con una risata nervosa.
 In questo momento vorrei anch’io un pettegolezzo o qualsiasi altra cosa che mi distragga e mi faccia dimenticare che mi trovo nel Centro (l’edificio deputato alle riunioni che coinvolgono tutte le fazioni), nella sala dove sta per svolgersi la Cerimonia della Scelta, al cospetto di quasi tutti gli abitanti della città, seduti sulle gradinate divise in cinque settori, uno per ogni fazione. Tra meno di un quarto d’ora dovrò scegliere quale sarà la mia vita e non potrò mai più tornare indietro.
 E in realtà ancora non sono sicura su quale sia la scelta migliore. Sono davvero così gentile da diventare una Pacifica? Di solito cerco di esserlo, ma non sempre riesco a sorridere e mantenere la calma quando qualcuno mi fa arrabbiare. Sarò capace di cambiare questo lato del  mio carattere? E se non lo fossi?
 Ma d’altra parte, se non scegliessi i Pacifici, cosa potrei scegliere? Di certo non gli Eruditi o gli Abneganti. Il test ha dimostrato che potrei scegliere i Candidi, ma non mi piacciono. Restano solo gli Intrepidi. Secondo il test sono adatta anche a questa fazione. Ma sono davvero tanto coraggiosa da diventare una di loro? Una volta sono salita e scesa da un treno in corsa per gioco, è vero, ma non ho nessuna voglia di rischiare la vita così inutilmente un’altra volta. Però ricordo che tutta quell’adrenalina era eccitante… Ma anche se riuscissi a trovare il coraggio di saltare da treni e palazzi, non potrei mai combattere contro qualcuno o usare delle armi. Mai.
 Inoltre c’è il problema della Divergenza. Se davvero gli Intrepidi uccidono i Divergenti, non mi resta altra scelta oltre ai Pacifici. Almeno con loro sarò al sicuro. Vivrò una vita serena, tranquilla… insopportabilmente noiosa…
 “Benvenuti. Benvenuti alla Cerimonia della Scelta.”
  Una voce interrompe il flusso dei miei pensieri. E’ Marcus Eaton, capofazione degli Abneganti  e capo del governo (tutti i nostri dirigenti politici sono Abneganti, perché in teoria dovrebbero essere i più interessati al bene comune. L’unico membro del governo appartenente a un’altra fazione è Jeanine Matthews, l’intelligentissima capofazione degli Eruditi.)
 Marcus fa il solito discorso introduttivo sui valori delle cinque fazioni, ricordando i compiti che ciascuna di esse compie nella città. I Candidi sono giudici e legislatori; gli Eruditi sono insegnanti, ricercatori e medici; i Pacifici sono assistenti sociali, infermieri e agricoltori; gli Intrepidi si occupano della sicurezza della città; gli Abneganti sono i nostri dirigenti politici.
 Vicino a Marcus, al centro della sala, ci sono cinque enormi coppe di metallo, ciascuna contenente l'elemento simbolo di una delle fazioni: acqua per gli Eruditi, pietre grigie per gli Abneganti, vetro per i Candidi, terra per i Pacifici, carboni ardenti per gli Intrepidi. Per compiere la Scelta, dovremo farci un taglio nella mano e far gocciolare il sangue nella coppa della nostra nuova fazione. 
 Mi accorgo che il discorso è finito. Il capofazione degli Abneganti sta iniziando a chiamare i nomi dei futuri iniziati (è questo che diventeremo oggi, non saremo subito membri. Per quello dovremo superare l'iniziazione della nostra fazione.) 
 Aiuto. Ho paura. Non so cosa devo scegliere. Sono gentile? Sono coraggiosa? Sono entrambe le cose? Cosa devo fare? 
 I nomi scorrono uno dopo l'altro, in ordine alfabetico inverso, ma quasi non li sento. La mia attenzione viene attirata leggermente solo dalle scelte di Caleb e Beatrice Prior, entrambi Abneganti e figli di un dirigente del governo. Il primo ha scelto gli Eruditi, la seconda gli Intrepidi. Sento mormorii in tutta la sala, sono scelte stranissime per degli Abneganti, ma quasi non me ne curo. 
 D'un tratto sento indistintamente che Marcus ha chiamato un cognome con la "o". Oh no, ormai manca poco… No, no, no…
"Nooks Alba Melanie" 
 Aiuto.
Mi alzo e mi dirigo verso alle coppe, sperando che nessuno noti che sto tremando. Stringo forte il coltello che Marcus mi porge, cercando di fermare almeno il mio braccio.
 Fisso i carboni ardenti, poi la terra, poi di nuovo i carboni. 
 Non voglio una vita monotona come quella che mi offrirebbero i Pacifici. 
 Mi faccio un taglio nella mano sinistra. Fa male. 
 D'un tratto mi ricordo del cane del test. Dell'orrore che ho provato capendo di averlo ucciso. Non voglio mai più fare niente del genere a nessuno. Mai. 
 Con uno scatto stendo la mia mano sulla coppa contenente la terra, e vi lascio cadere il mio sangue. 
 Ho appena decretato quale sarà la mia vita. Non posso più tornare indietro. 
 Vado a sedermi accanto agli altri iniziati Pacifici. Rispondo distrattamente ai loro saluti, ma non noto neppure le loro facce, sono ancora troppo agitata. 
 Guardo verso il settore della sala dove sono seduti gli Eruditi, la mia ex fazione, e incrocio lo sguardo dei miei genitori. Ci sorridiamo reciprocamente. Nei loro occhi vedo dolore, lo stesso che provo io all'idea di separarmi da loro, ma anche approvazione. Almeno loro sono contenti della mia scelta. 
 Io non lo sono. Ho scelto i Pacifici per esclusione, non per convinzione. Mi sono condannata a passare la mia vita a coltivare verdure cantando canzoncine melense. 
 Ma odio la violenza. Non voglio mai più usare un'arma in vita mia. Non potevo scegliere gli Intrepidi. Se l'avessi fatto, non avrei superato l'iniziazione e sarei diventata un'Esclusa. 
"Morwen Diego" chiama la voce di Marcus. 
 Guardo distrattamente il ragazzo che si sta avvicinando con aria sicura alle coppe al centro della stanza. È vestito tutto di nero, un Intrepido. D'un tratto lo riconosco: è il ragazzo che mi è caduto addosso ieri (e su cui sono caduta io il giorno prima). Ha di nuovo quel sorriso sicuro di sé, persino mentre si taglia la mano. Non è difficile capire cosa sceglierà, ha l'aria di essere un Intrepido nato. 
 No, non è possibile! Che sta facendo? 
 La coppa con i carboni ardenti è davanti a lui, ma Diego sta stendendo la mano alla sua sinistra... Sulla coppa contente la terra. Non posso crederci. Ha scelto i Pacifici. 
 Lo guardo con gli occhi sbarrati mentre si avvicina al settore degli iniziati della mia nuova fazione. Dagli Intrepidi si levano mormorii e fischi di disapprovazione, ma Diego non si scompone minimamente. Anzi, sembra quasi... divertito. 
 I nostri sguardi si incrociano. Mi ha riconosciuta. 
"Ciao, anche tu qui?" mi saluta sedendosi vicino a me, incurante delle occhiate sbalordite che gli stanno lanciando anche gli iniziati Pacifici, che non osano neppure salutarlo. 
"Si..." rispondo con un filo di voce. 
"Com'è che ti chiami? L'ho sentito prima ma l'ho già scordato." 
"Alba Melanie..." 
"Va bene se ti chiamo solo Melanie?" 
"Si, certo... Ma perché?" 
"Perché mi piace di più Melanie" risponde Diego con un'alzata di spalle. 
"No, volevo dire perché hai scelto i Pacifici? Questa fazione è l'esatto opposto della tua!" esclamo alzando d'un tratto la voce. 
"Cos'è, credi che non sia capace di farcela qui? Salto da treni in corsa fin da quando avevo cinque anni, so usare perfettamente una pistola e nessuno mi ha mai battuto in un corpo a corpo. Se posso fare tutto questo, credi davvero che io non sia in grado di coltivare verdure, canticchiare canzoncine ed essere sorridente e gentile?" 
 Il tono di Diego è quello che ci si aspetterebbe di sentire da un Intrepido desideroso di dimostrare il proprio valore, non certo da un Pacifico tranquillo e amichevole. 
"Sinceramente, no" replico io. "Qui dovrai cambiare completamente atteggiamento e adattarti ad una vita che ti sembrerà assolutamente noiosa in confronto a tutto ciò a cui sei abituato. Tu sei senza ombra di dubbio un Intrepido, per te la vita qui non sarà per niente facile." 
"Ma infatti non sto affatto cercando una vita facile! Anzi, intendo dimostrare che, se voglio, sono perfettamente in grado di cambiare e di adattarmi a qualsiasi cosa." 
"Davvero hai scelto i Pacifici solo per questo? Per metterti alla prova?" domando sbalordita. 
"Non solo per questo. Il mio obiettivo principale è dimostrare agli Intrepidi tutto il disprezzo che provo per loro." 
"Green Ivy" chiama la voce di Marcus. 
 È il turno della mia migliore amica. 
 Interrompo la conversazione con Diego, anche se vorrei chiedergli di più e guardo Ivy avvicinarsi alle coppe. Ha l'aria tesa, ma non trema. Sa già quale fazione sceglierà e credo di saperlo anch'io, anche se non ho mai voluto che me lo dicesse, per evitare di farmi influenzare. 
Ivy prende il coltello, si fa un piccolo taglio nella mano e, come immaginavo, stende anche lei il braccio sulla coppa contente la terra. 
 Sorrido. Ho sempre saputo che sarebbe diventata una Pacifica. Inoltre realizzo solo ora che vivremo nella stessa fazione, prima non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello. Almeno la mia scelta un effetto positivo l'ha avuto. 
Ivy ricambia il mio sorriso mentre si avvicina al settore dei Pacifici. 
"È tua amica?" domanda Diego. 
"Si." 
"Non male." 
Ivy suscita commenti di questo tipo da parte dei ragazzi abbastanza spesso.
"Sono felicissima che abbiamo scelto la stessa fazione, Alba!" esclama la mia migliore amica sedendosi accanto a me . Ci abbracciamo. Sono davvero felice anch'io. 
"Ivy, lui è Diego. Diego, Ivy." aggiungo dopo essermi staccata dall'abbraccio. 
 I due si stringono la mano. Sorridono entrambi, ma vedo un'ombra di perplessità sul viso della mia amica. Ovviamente anche Ivy si sta chiedendo come sia possibile che un Intrepido abbia scelto i Pacifici, ma non chiede nulla. Sicuramente è più diplomatica di me. 
 Mi accorgo che ormai manca poco alla fine della Cerimonia della Scelta. Guardo distrattamente gli ultimi ragazzi rimasti compiere la propria scelta. Restano tutti nella propria fazione di appartenenza, tranne l'ultima, una ragazza Abnegante con i capelli rossi di nome Rachel Abbot, che sceglie i Pacifici. Mi sembra di averla già vista... Ah si, è la ragazza che mi ha offerto il proprio posto sull'autobus l'altro ieri. Si siede tra gli iniziati Pacifici sorridendo e rispondendo ai loro saluti. 
 Ora la Cerimonia è finita. 
 I primi ad alzarsi sono gli Intrepidi, che corrono gridando verso l'uscita. Noto che Diego sta guardando nella loro direzione, con lo stesso sorriso sicuro e beffardo di prima. 
"Morwen finocchietta!" urla d'un tratto un Intrepido con la faccia piena di piercing. 
 Diego scoppia a ridere. 
"Vedi di crescere, Trevers, insulti ancora come un dodicenne!" grida poi Diego all'Intrepido mostrandogli il dito medio. 
 Trevers sembra sul punto di lanciarsi addosso a Diego, ma per fortuna un Intrepido più anziano di lui, forse un capofazione, lo afferra per un braccio e lo tira via. 
 Adesso tutti i Pacifici stanno guardando Diego con disappunto. 
"Scusatemi tanto, non sono riuscito a trattenermi" si scusa l'(ex) Intrepido. 
"Beh, ti conviene imparare a farlo" ribatte una donna Pacifica sui quarant'anni con una lunga cicatrice su una guancia. "Qui l'aggressività e la maleducazione degli Intrepidi non sono ammessi." 
"Mi impegnerò per migliorare, signora" assicura Diego. Sembra sincero. 
"Lo spero. Comunque, io sono Johanna Reyes, vostra capofazione" replica la donna. "Chiamatemi Johanna, mi fa impressione sentirmi chiamare signora" si presenta poi sorridendo. 
"Adesso però dovremmo andare, c'è l'autobus che ci aspetta" aggiunge un'altra donna Pacifica mostrando l'orologio a Johanna. 
"D'accordo, andiamo" dice allora Johanna. "Benvenuti nei Pacifici, ragazzi." 
 Ci incamminiamo verso l'uscita. 
 D'un tratto sento che qualcuno mi sta picchiettando su una spalla. Mi giro. È Mark. 
"Brava. Ottima scelta" mi dice sorridendo. 
"Spero che sia così" rispondo con un'alzata di spalle. 
"Starai benissimo, vedrai. A presto!" mi saluta stringendomi una spalla. 
"Ciao, Mark." 
 Vedendolo andare via provo una fitta di dispiacere. Ha detto "a presto", ma so benissimo che molto probabilmente non lo rivedrò più . 
"Ehi, Alba, non vieni?" domanda Ivy scuotendomi leggermente un braccio. 
"Si, certo, arrivo" rispondo, tornando alla realtà. 
 Devo abituarmi all'idea di non vedere più le persone che finora ho conosciuto e a cui voglio bene.    Ormai, che io lo voglia o no, per me è iniziata una nuova vita. 
 Esco dal Centro con gli altri Pacifici e salgo con Ivy e Diego su uno dei due autobus che ci stanno aspettando. I sedili sono disposti in modo che un gruppi di quattro persone possano parlare senza che nessuno si debba girare dietro. Ivy si siede vicino a me, Diego di fronte e il posto libero vicino a lui viene occupato da una Pacifica sui vent'anni. 
"Ciao" ci saluta la ragazza "Tutti trasfazione, vero? Io sono Karen, sarò la vostra guida di iniziazione." 
"Cioè la nostra istruttrice?" domanda Diego. 
"Si, più o meno" risponde Karen sorridendo. "Innanzitutto, sono felice che abbiate scelto i Pacifici. Avete qualche domanda in particolare sulla fazione?" 
"Fate una classifica degli iniziati?" chiede Diego. 
Karen e Ivy gli lanciano un'occhiataccia sbalordita. 
"Certo che no!" esclama Karen. "Non vogliamo che nasca un pericoloso clima di competizione tra gli iniziati!" 
"Le competizioni non sono sempre pericolose, anzi, sono uno stimolo a migliorare" replica Diego. "Secondo me non sarebbe male introdurre una classifica anche qui." 
Karen sembra esterrefatta. 
"Va bene, Diego, ma evidentemente in questa fazione non la pensano come te" mi intrometto io. "Non ha senso discutere di questo argomento, no?" 
"Esatto. Ora scusatemi, vado ad conoscere gli altri iniziati" ci saluta Karen, alzandosi e sorridendo per nascondere il disappunto. 
"Ma lo fai apposta?" sussurro a Diego. "Vuoi litigare con tutti già da adesso?" 
"Stavo solo esprimendo la mia opinione" si difende l'Intrepido. 
"A volte è meglio tenere per sé la propria opinione!" ribatto io. "Non sei mica un Candido, riuscirai a tenere la bocca chiusa, no?" 
"Ma vuoi farti gli affari tuoi?" 
"Voglio solo evitare che tu ti faccia sbattere fuori dalla fazione già il primo giorno!" 
"Non mi ricordo di avere chiesto il tuo aiuto!" 
"Magari è meglio parlare d'altro" interviene Ivy. "Alba, ti assicuro che Diego non voleva offendere nessuno, ha solo espresso un parere, anche se le sue idee non sono conformi ai valori della fazione. E in quanto a te, Diego, guarda che Alba è semplicemente preoccupata per te, non vuole che ti metti nei guai inutilmente." 
"Non c'è bisogno che si preoccupi per me!" replica Diego. 
"Alba si preoccupa sempre per tutti. È nella sua natura" spiega Ivy, impedendomi di ribattere. "Io dico sempre che ha la sindrome della mammina" aggiunge la mia amica sorridendo. 
 Faccio uno sforzo per non replicare. Diego mi era sembrato un tipo simpatico, ma ora mi sta davvero dando fastidio. A giudicare dalla sua espressione, la cosa è reciproca. 
Cerco di chiacchierare con Ivy, senza rivolgere più la parola all'Intrepido. 
Dopo circa mezz'ora, finalmente siamo arrivati al quartiere, o meglio alla fattoria dei Pacifici. L'autobus si ferma e ci alziamo tutti per scendere. 
Ivy è già vicino all'uscita, io sono ancora vicino al mio sedile. 
"Ehi, Melanie" mi chiama d'un tratto Diego. 
"Che vuoi?" 
Lo guardo con un'espressione dura, non ho dimenticato come si è comportato prima. 
"Volevo... chiederti scusa per come mi sono comportato prima" mormora Diego, come se queste parole gli costassero molta fatica. 
 Decido di apprezzare l'impegno. 
"Non fa niente, è tutto a posto" dico sorridendo. "Neppure io sono stata molto gentile con te." 
"Forse è una cosa su cui dobbiamo migliorare entrambi" commenta Diego, facendo anche lui un sorriso. 
 Scendiamo dall'autobus. Sono contenta che ci siamo riappacificati, ma ho il presentimento che quella di oggi non sarà l'ultima delle nostre discussioni. 
"Vedo che avete fatto pace" commenta allegramente Ivy . 
"Si, è tutto a posto" confermo io. 
 Mentre ci incamminiamo verso la fattoria, sento un sussurro alle mie spalle. Sembra la voce di Karen. 
"Ho paura che quell'Intrepido ci darà parecchi problemi." 
"Lo penso anch'io, purtroppo" ammette la voce di Johanna. 
"A questo punto, credo che sia meglio prendere in considerazione la proposta di Gary..." suggerisce Karen. 
"Ci penserò, Karen, ma non ti nascondo che sono ancora molto restia al riguardo. La pace deve essere raggiunta con le proprie forze, non riempiendosi di strane sostanze chimiche" ribatte Johanna con aria contrariata. 
"Ti chiedo scusa se ti ho offesa..." 
"È tutto a posto, Karen, non preoccuparti" conclude sbrigativamente Johanna. 
 Di quali sostanze stavano parlando? Mi viene voglia di girarmi verso Johanna e Karen e chiederglielo, ma non credo che sia una buona idea. Sembrerei molto maleducata se affermassi di aver ascoltato una loro conversazione privata. 
"Alba, tutto bene?" mi domanda Ivy. 
"Si..." 
"Ho capito, non hai voglia di parlarne. Se ti serve aiuto però sappi che puoi contare su di me" replica Ivy facendomi l'occhiolino. "Comunque questo posto è meraviglioso!" 
 È vero, qui è fantastico . Ci sono alberi e piante di ogni genere ovunque, e il tramonto rende tutto ancora più bello. Ma ciò che colpisce di più è la serenità che comunica questo luogo. D'un tratto mi sembra che qui non possa accadere niente di brutto. 
Per la prima volta, credo che mi piacerà vivere in questa fazione. Mi sento quasi felice di non avere scelto gli Intrepidi. Si, credo davvero di avere preso la decisione giusta. 
 Mark aveva ragione. Che peccato che non lo rivedrò mai più. Sarebbe stato sicuramente un grandissimo amico. 
 
 
 
 
 
 
 
 

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