Meddling Tales

di CottonCandyGlob
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando si cambiano i professori... ***
Capitolo 2: *** Quando si camb...(parte seconda) ***
Capitolo 3: *** Ottobre di un anno qualunque ***
Capitolo 4: *** Incontri desiderati e non ***
Capitolo 5: *** Sorprendere, sorprendersi ***
Capitolo 6: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 7: *** L'incidente è servito! ***
Capitolo 8: *** L'avvincente avventata avventura casalinga ***
Capitolo 9: *** Amaro in gola ***
Capitolo 10: *** Il compleanno di Trent ***
Capitolo 11: *** Quale talento? ***
Capitolo 12: *** La fine di un inizio ***
Capitolo 13: *** Il brivido da stadio ***
Capitolo 14: *** Fiori, cioccolatini e idraulica ***
Capitolo 15: *** Giù la maschera ***
Capitolo 16: *** Il ritorno di Deedle ***
Capitolo 17: *** Sotto interrogatorio ***
Capitolo 18: *** Quiete prima della tempesta, o quasi ***
Capitolo 19: *** Una finestra sulla celebrità ***
Capitolo 20: *** Il critico sportivo, il capo e il postino sudato ***
Capitolo 21: *** Forse era meglio lo pterodattilo ***
Capitolo 22: *** "Io non ci voglio andare" ***
Capitolo 23: *** Reclutato e rifiutato ***



Capitolo 1
*** Quando si cambiano i professori... ***


È molto difficile per chiunque definire il momento in cui ha avuto veramente inizio questa storia.
In fondo, nessuna storia ha un inizio, ma solo un punto nel quale il narratore decide di partire, perchè crede che sia proprio il punto dove saltano fuori dalla sua mente e si incollano sul foglio le em.ozioni, i pensieri e le vicende, anche strampalate, dei personaggi che egli ha creato.
Non è il migliore dei modi di cominciare, allora, descrivere il tipico momento del primo giorno di scuola, peró, visto che il professor Timothy Kyle entrò per la prima volta alla Coolsville High, questo sarà l'inizio dell'avventura.
Era un neolaureato, non molto alto, dai capelli scuri e sguardo fiero. Sembrava quasi più severo degli altri professori che da anni operavano in quell'enorme liceo. A quanto pare i ragazzi della città non avevano fatto caso a tal atteggiamento, troppo impegnati a capire in che aula fossero finiti.
I novellini del primo anno avevano il tipico sguardo perso e smarrito in preda ad ansia e confusione, e venivano spostati a destra e sinistra da quelli dell'ultimo anno, presi da abbracci e incontri post-estivi già intenzionati a non sprecare neanche un secondo del loro ultimo anno insieme.
E poi, fra la mischia, con poca voglia di tornare tra i banchi, mista a curiosità di iniziare un periodo nuovo, camminavano gli studenti del secondo anno, ridendo contenti di non essere più gli ultimi arrivati.
Bastò un assordante trillo di campanella, che nella scuola si alzasse il caos e poi scomparisse di colpo, tra chiudersi di porte e svolazzare di manifesti attaccati alla bacheca.
Il professor Kyle aveva visto tutto questo impassibile, quasi nostalgico di una giovinezza che non sembrava avere mai vissuto. Lieto per la situazione in cui davvero il sistema scolastico doveva procedere (assoluto e rigoroso silenzio! ) diede ancora un'occhiata allo spesso foglio che aveva in mano, stampato ad inchiostro nero, con una spiccante scritta: Timothy Kyle, docente di scienze chimiche, aula 7 piano 2, classe 2^F.
-Prima lezione, primo incubo. Spero che sia una classe normale senza punti critici.( Ebbene sì, parlava da dottorone anche a se stesso pur sapendo di non essere ascoltato) Nessuno mi ha detto niente. Sarà una sorpresa incontrare questi adolescenti.
Detto così, salì le scale del primo piano, proseguì in corridoio e poi, eccola, la numero 7. Fece un interminabile respiro, neanche fosse lui a dover fare buona impressione. Piegò la maniglia facendole compiere un perfetto angolo retto ed entrò.
Tenne gli occhi bassi fino a che non ebbe appoggiato la cartella sulla cattedra, infine si voltò. Si trovò davanti una classe apparentemente normale, con banchi separati l'uno dall'altro disposti in sei file rigorosamente dritte (e questo gli fece piacere).
Prima che potesse iniziare una qualsiasi conversazione per presentarsi, dal posto centrale della prima fila si alzò in piedi con decisione una ragazzina. Aveva due occhi azzurri e vispi coperti da due lucidi e sinuosi occhiali color ambra. Lungo la spalla destra le scendeva una lunga treccia dei suoi capelli color pece, così neri e scuri da sommergere l'elastico che le sfiorava l'avambraccio. Portava una salopette di jeans con bretelle sopra una vistosa t-shirt a fiori arancioni e rosa.
-Professor Kyle... Immagino? Le dò il benvenuto al liceo di Coolsville, da parte mia e dei miei compagni.
Sono Millicent Grace McAllen, capoclasse e responsabile delle relazioni fra studenti, genitori, ed insegnananti. Siamo tutti molto felice del suo arrivo. Giusto ?!
Gli altri annuirono fra rassegnazione e noia.
-La ringrazio signorina McAllen per il suo saluto. Bene, dunque come già menzionato, mi chiamo Timothy S. Kyle e per ordini della vostra preside, la riverita Sig.na Beitcher, quest'anno scolastico vi insegnerò le discipline delle scienze chimiche. Nell'anno passato avrete sicuramente affrontato alcuni argomenti e fatto esperienze in laboratorio. Sono scortese se vi chiedo chi tra voi è l'alunno più abile in questa disciplina?
-Sono io !-disse un ragazzo in ultima fila. Come la ragazza di prima, aveva capelli neri e scuri che incorniciavano però due occhi castani. La classe rise. A quanto pare quello che aveva parlato non era un alunno tra i più brillanti.
Il professore, che non rideva quasi mai, ma si divertiva solo per ironie banali, gli chiese divertito-Il tuo nome?-
-Luther-
-Luther....e poi?!
-Luther e basta. A scuola non mi chiamano mai per cognome. Vede, sono il capitano della squadra di football.... -e batteva il cinque al suo compagno a destra.
-Bene, bene signor Bersmore...
Il ragazzo si inorridì al sentire il suo cognome, un pò perchè non gli piaceva, e soprattutto non ne aveva mai accennato al professore. Di nuovo la classe si precipitò in una grandiosa risata. Forse solo lui non si era accorto che in prima fila, nell'angolo più scuro dell'aula, un ragazzino dai lucenti capelli biondi e occhi verde smeraldo aveva alzato una pagina di carta colorata con sopra scandito il suo cognome.
Era un foglio pulito, non sembrava nemmeno uno scarabocchio dell'ultimo momento, tanto che ci si chiedeva se avesse previsto il dialogo tra il professore e Luther.
-Grazie del cartello, signor...-
-Wisely, Trent Wisely. Sono co-capoclasse insieme alla signorina McAllen.
-Allora piacere. Visto che non c'è stata una risposta chiara alla mia domanda, mi può dire chi tra voi è il più dotato in chimica?-Trent arrossì dall'imbarazzo, Milly dalla rabbia: questa domanda doveva essere sua!
Il capoclasse voltò lo sguardo verso la quarta fila, tese il braccio con l'indice che puntava un banco alla sinistra,e pronunciò con uno stile epico, uscito da uno di quei film di guerra-Josh Rogers.
In quel momento si udì un tonfo. Alzandosi, il ragazzo aveva fatto cadere la sedia a terra, e ora la stava rimettendo in piedi in fretta, sapendo di avere un pubblico di ventiquattro spettatori che lo fissavano.
Si appoggiò con il palmo delle mani aperto sul banco , si schiarì la voce e azzardò un sorriso di imbarazzo.
-Dunque è lei, signor Rogers.- Il cuore gli batteva talmente forte che sentì solo il coraggio di annuire con la testa. Il professore lo guardò a lungo, come incuriosito da qualcosa nella vista di quel timido ragazzino.
Aveva capelli castani mossi quasi scompigliati, che si posavano su metà della fronte. La carnagione era molto pallida, ad eccezione delle guance arrossate, e dava il massimo risalto al paio di occhiali neri e poco spessi, che circondavano i suoi due occhi di un castano scurissimo.
Il suo abbigliamento non lasciava dubbi riguardo al suo carattere intellettuale: indossava una camicia arancione evidentemente larga, quasi il doppio della sua taglia, abbottonata solo fino al penultimo bottone, che formava una V rovesciata al fondo. Le maniche erano tirate su fino al gomito in innumerevoli pieghe.
Portava degli stretti pantaloni rossi senza tasche che cadevano molli fino sopra la suola di un paio di AllStars nere.
Più l'insegnante lo fissava, più sentiva che un particolare fosse familiare. E poi quel cognome, Rogers, gli ronzava in testa senza fermarsi. All'improvviso una marea di immagini diverse gli attraversarono la testa, e, in preda a questa confusione , assunse un' espressione stupita.
-Q-qualcosa non va?-chiese finalmente Josh.-Sembra che lei abbia visto un fantasma.
"Fantasma" fu la parola chiave. La sua testa si sbloccò, e tutto prese un senso.
- Tu ti chiami Rogers, giusto?-
-Sì! Esatto!-rispose con entusiasmo la ragazza che gli siedeva accanto, mentre si rizzava in piedi e abbracciava la schiena al giovane a cui era rivolta la domanda.
-Josh Dale Rogers, Sig.Kyle !- ripetè la ragazza.-Il più brillante studente che la CH ha mai avuto negli ultimi quindici anni!-Josh sorrise imbarazzato.Il professore non se lo aspettava e guardò con stupore la ragazza.
-Oh, mi scusi. Non mi sono presentata.-diceva a denti stretti-mi chiamo Lilian, sono la sorella gemella di Josh.-e questa affermazione contribuì a imbrogliare, ma anche a dare maggior prove ai pensieri del docente.Egli in trepidazione di sferrare l'ultima domanda, quella decisiva, finalmente esclamò:
-Voi due siete Rogers....come quello della Mystery Inc., avete capito no?
-Sì...Shaggy Rogers...nostro padre.-Kyle non sapeva se crollare o urlare. Si ricordò che una delle poche soddisfazioni della sua adolescenza era stata un'impareggiabile devozione alla squadra di investigatori di Coolsville. Li aveva sempre avuti come idoli, ed ora si era trovato davanti due ragazzi che sostenevano di esserne figli....era impossibile! Appena esaurito il ragionamento squadrò a lungo la ragazza. Era evidente che fosse nient'altro che la versione femminile di Josh.
Aveva gli stessi capelli castani con riflessi chiari, mossi con una fitta frangia sopra gli occhi color nocciola perfettamente intonati a uno sciame di lentiggini sulle sue guance. Vestiva in una semplice maglietta verde chiaro, con mezzo fiore giallo appena accennato su un lato. Pantaloncini beige corti con una cintura a righe gialle, che non era altro che una semplice striscia di stoffa. Le gambe restavano scoperte fino alle ginocchia, da dove partivano due lunghe calze ocra a righe verticali sottili marroni, che scomparivano all'altezza dei piedi in un altro paio di AllStars, questa volta basse e verdi. Era abbastanza alta, ma di certo suo fratello aveva almeno dieci centimetri in più.
-Oh, mamma!-esclamò il professore in un gergo che non era il suo.-Quindi immagino voi avrete contatti con alcuni di loro... Che so, Velma Dinkley?
-Fin troppi contatti con lei.....purtroppo si dà il caso che sia mia madre.-Lily aveva sollevato gli occhi al cielo. Due ragazzi dietro di loro, in ultima fila, una ragazzina bionda con occhi azzurri, e il ragazzo che aveva battuto il cinque a Luther poco prima, iniziarono a ridere come non mai. Josh se ne accorse e spinto da malizia, che a quanto pare in quel momento aveva superato l'imbarazzo, non si fece scappare una tale occasione.
-Si dà anche il caso, Professor Kyle, che qui nella nostra classe non abbia solamente noi, ma anche i figli di Fred Jones e Daphne Blake....giusto Chris e Meg?
I due giovani si alzarono con occhi sbarrati. E con una nuova occhiata il professore tornò a fare le stesse osservazioni di poco prima. La ragazza era bionda, con capelli lisci e lunghi, interrotti sulla cima della testa con una fascia color corallo. Indossava un lungo vestito che le arrivava fino alla metà delle coscie, che era per metà bianco con una enorme stella arancione che le avvolgeva il busto, e la parte inferiore era di un azzurro intenso con finissime cuciture bianche. Come per Lily le gambe erano per metà coperte, non da calze, ma alti stivali beige a tacco di media altezza con alcuni punti in cui la stoffa superficiale creava l'effetto a palloncino. Che fosse una ragazza sofisticata, non ce n'era dubbio: portava due orecchini a stella arancioni e un ascot dello stesso colore pendente dal collo.
Suo fratello era la sua copia: aveva gli occhi castani e capelli biondo scuro a riflessi rossi. Anche lui portava una sciarpa verde e grigia legata al collo, che decorava la sua maglietta color panna rivestita da decorazioni dark viola , dello stesso colore dei suoi jeans. Ai piedi ,ovvio non portava stivali, aveva due scarpe basse a scacchi, verde e viola anche quelli.
-E quindi.....voi ...-il professore aveva intenzione di chiedere ancora molto riguardo ai loro genitori.
I quattro ragazzi non vedevano l'ora che la prima stancante lezione di chimica avesse fine.
Dopo aver ascoltato il trecentoventiseiesimo "e quindi" di quella mattina e una cinquantina di "ma per caso ?", il campanello suonò fra l'entusiasmo generale. Le ora seguenti della giornata passarono in un lampo, e agli alunni si trascinarono fuori dall'aula, pensando che il proverbio"chi ben comincia è a metà dell'opera" si ritorceva completamente contro di loro.
-Anno nuovo, stessa discussione. Vorrei che per una volta potessimo non cambiare insegnanti, per non ripetere la solita cantilena.-diceva Meg con i libri in mano dirigendosi verso il suo armadietto.
-Già, che esperienza...Meno male che questa volta ha iniziato con voi, senza le domande su tutte le partite che la scuola ha vinto con mio padre-Chris si massaggiava le tempie.
-Sicuramente adesso saremo più tranquilli, non cambieremo più professori. Basta cattive notizie, è arrivata la sacra pausa pranzo!-Lily avrebbe toccato il soffitto se avesse avuto spazio per saltare.
-Mi dispiace deluderti sorellina... Ma c'è una notizia buona e una cattiva.
-Dammi la cattiva-la ragazza incrociò le dita con occhi chiusi a denti stretti.
-Domani avremo due ore di lezione con un nuovo professore di ginnastica, un certo Vallentine.
Lily sbattè la testa contro l'armadietto della sua migliore amica.-E la buona?-diceva sconsolata.
-Che a pranzo c'è la pizza!-ed entrambi si urlarono in faccia dalla gioia.
-Certo che voi vi consolate con poco-diceva con ironia Chris.
Josh si avvicinò al suo miglior amico.
-Caro Chris, non c'è niente che ti consola di più di uno stomaco pieno !-sorrideva, nello stesso sorriso con cui Shaggy Rogers sorrideva a Fred Jones, quando anche lui gli faceva le stesse considerazioni, davanti agli occhi divertiti di Daphne Blake e Velma Dinkley.
 

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Capitolo 2
*** Quando si camb...(parte seconda) ***


Meg continuava a fissare con una smorfia le sue patatine. Non aveva niente fame e se lei non aveva fame, sapeva di fare un piacere a se stessa nel rimanere a digiuno e anche alla sua migliore amica, lasciando intatto il pranzo.  Già, il pranzo , quell'inutile ora e mezza in cui si sta fermi ad un tavolo a mangiare e parlare. Si potevano fare mille cose in quell'arco di tempo, eppure lo spazio era solo quello: un tavolo, cinque sedie e discorsi che si attaccavano per parole dette a vanvera l'uno dopo l'altra.
-Sicura che non le vuoi ?-gli occhi di Lily divoravano di attimo in attimo quel che aveva nel piatto.
-Tieni, oggi non credo di essere abbastanza soddisfatta per mangiare...
-Oh, e cos'è che ti fa sentire così male ?-diceva disinvolta la ragazza mentre trascinava con aria innocente le patatine di fronte a sè.
-Boh, direi niente..... Ma Lily, un po’ di logica! Oggi è il primo giorno di scuola....il peggiore di tutti.
-Perchè deve essere il peggiore? Cioè, voglio dire, sei seduta a un tavolo con la tua migliore amica, tutti ti guardano e tra poco tornerai ad essere la presidentessa del Drama Club.... Una vita migliore di questa!
-È questo il punto...quando iniziano le attività extrascolastiche ? Un mese! Trenta giorni di interrogazioni, esami, voti e giornate stremanti di scuola senza neanche provare il piacere di preparare la recita scolastica. E come se non bastasse, mi vogliono fuori dal club.
-Accidenti, cosa hai combinato?
-Non saprei. Dicono che mi atteggio troppo e voglio avere sempre il comando di tutto, che persone insolenti...
-Sì giusto, chi mai potrebbe biasimarti!- diceva Lily con un sorrisetto ironico mentre si portava alla bocca la cannuccia.
-Ah, bene , se la pensi così, potrei anche riavere le mie patatine!-anche Meg si era messa a ridere.
-Neanche per sogno! Un regalo è un regalo!
-Facciamo a metà?
-...sì....ma sei proprio sicura sicura sicura di avere di nuovo fame?
La frase finì, e quando Lily alzò gli occhi dalla disperazione per aver ottenuto solo un mezzo del piatto, si scontrò nello sguardo severo di un uomo alla soglia della mensa.
-Sai chi è quello lì?
      -Non ne ho idea, però ha una faccia che mette i brividi. Sembra il figlio della signora Duhnee.
-Perchè, ha un figlio?
-No una figlia, ma se avesse avuto un maschio di certo non avrebbe avuto che quello sguardo orrendo.
L'uomo continuava a ruotare la testa ai quattro angoli della sala, come se stesse cercando qualcosa, in realtà non guardava proprio nulla. Non cambiava espressione a nessuno scatto della testa, nè sbatteva le palpebre. In quello stato di perenne turbamento, la figura venne colpita da una spallata.
-Mi scusi....Non l'avevo vista.
-Non mi avevi visto? Fai anche lo sbruffone, allora?
-No, no assolutamente. Le stavo solo precisando che...
-Non c'è niente da precisare. I fatti sono chiari, tu, moscerino, mi devi delle scuse.
-Veramente io le mie scuse le ho già fatte...
-Beh, credo che allora dovessi parlare più forte, data la voce da femminuccia che hai...
-Invece lei dovrebbe imparare al parlare, non si dice "dovessi" ma "dovresti".
-Ah, ho capito il genere di studente che sei...il tipico nerd cervellone che tutti i professori amano. Ma io non tollero questo atteggiamento di scherno!- e aggrottava minaccioso le sopracciglia.
-Ok, stop stop. Fermatevi per favore. Non c'è il caso di agitarsi.-Chris sapeva prendere in mano le situazioni con una calma infinita.-Sono sicuro che possiamo risolvere questa situazione senza problemi.
-No, per favore, levati di mezzo, sto parlando con lo sfigato.
-Mi ascolti, si calmi. Il mio amico non voleva certo ferirla, tantomeno colpirla, è stata una svista, tutto qui. Scommetto che lei con il fisico che dimostra ne abbia ricevute di spallate, anche più forti....
-Ehi, giocatore di football, vero?
Chris si sentì in paradiso. Non vedeva l'ora di spiegargli tutto.
-Certo, sono il quarterback dei Cougars.
-Wow, estasiato di fare la tua conoscenza. Aspetta, sei Christopher Jones, il ragazzo che ha strappato la vittoria alla finale dello scorso anno?
Annuì come non aveva mai fatto in vita sua, sorrise come non aveva mai fatto in vita sua.
Meg e Lily erano passate ad argomenti più insoliti dopo l'occhiataccia dell'uomo misterioso, ma non smettevano di osservare in lontananza, senza poter sentir nulla, l'incontro dei loro fratelli sulla soglia della mensa. Per qualche istante entrambe pensarono di sognare: Meg si pizzicò le braccia per sentire di essere sveglia, Lily si buttò la gazzosa direttamente in faccia. Eppure la scena rimaneva sempre lì.
Passarono dieci interminabili minuti prima che le ragazze alzassero la testa appoggiata al tavolo, e lì vedessero lì, finalmente seduti. Nessuno azzardò parlare, venivano lanciate solo occhiate al proprio fratello, incitandolo ad aprir bocca.
~☆~
Le lezioni ricominciavano al pomeriggio, che era inesorabilmente uguale al mattino, solo più corto, con meno luce e la digestione ancora in corso. Il primo giorno di un nuovo anno ci si aspettava che questa storia cambiasse, ma ancora una volta, delusione. Ma se le delusioni non erano apprezzate, le sorprese non si fecero attendere.
Proprio la signorina Makkurtle, la più apprezzata e amata professoressa di letteratura che potesse esservi assegnata, era entrata in maternità quell'estate senza preavviso. Le sue lezioni erano state cancellate di tutta fretta e riparate con insegnanti liberi. Immaginatevi dunque il trauma, quando la classe dei ragazzi venne affidata al professore di educazione fisica, Vallentine. Sì certo, come si poteva immaginare la cantilena fatta con Kyle si sarebbe ripetuta....dove sta il problema?
-Qual è il problema ? Oh Chris, lo sai benissimo che ottengo sempre la fiducia di tutti i professori, ma quelli di ginnastica.... Non mi vanno proprio a genio...
-Non ti vanno a genio... Ma finchè avrai questo bel ragazzo che ti compre le spalle, cosa vuoi che ti accada?
-.....alla faccia della modestia.
-Dai, ammettilo, per essere un ragazzo nel vero senso della parola ci vuole personalità, fisico e stile nel guardaroba.... E tu...
-E io cosa?
-Tu... Non offenderti-lo squadrò dalla testa ai piedi-......non hai nessuna di queste tre cose.
-Bè preferisco avere un cervello ben funzionante piuttosto che avere le spalle della dimensione delle tue.
Quell'osservazione lo mandò su tutte le furie: si poteva scherzare su tutto, ma sulle sue spalle, non poteva sopportarlo! Per fortuna che ogni volta si ricordava che di fronte a sè aveva il suo migliore amico, e non avrebbe mai alzato un solo dito su Josh, mai. Però fargliela pagare, oh sì, questo era il modo più pratico e divertente. Anzi conveniente. Chris odiava il fatto che la sua maglietta con il logo scolastico fosse più larga degli altri. Lo sapeva che era per contenere le sue spalle da quarterback, ma così rischiava che al fondo non si riuscisse neanche ad intravedere il suo fisico. Quel problema non gli era mai balenato in testa prima di allora, sbucò in quel veloce preciso momento come giustificazione per il suo piccolo scherzo: quando mai ti capita che il tuo amico abbia una maglia stretta con una taglia e mezza meno della tua che si addice perfettamente al tuo corpo mozzafiato? In teoria sempre se hai le spalle più invidiate della scuola, però quando il tuo amico non sta guardando la sua maglietta, e quel piccolo ammasso di stoffa color mattone è a due passi da te, ti sembra l'occasione di tutta una vita. E con un gesto furtivo e rapido, avvenne lo scambio.
-Signorine, quando avete finito con la seduta di trucco, potete muovervi e raggiungere il resto della classe?-quelle parole risuonarono nel legno della porta dello spogliatoio più dei colpi che la mano batteva con forza.-Il professore si sta innervosendo...
Josh già non sopportava i professori di ginnastica, adesso forse non sarebbe più neanche sopravvissuto alle lezioni di ginnastica con quel ritardo. Non si fece ripetere nemmeno una parola.
In mezzo al silenzio insopportabile della palestra si udì il colpo secco della grande porta a doppia anta dell'entrata, e poi gli studenti si trovarono di fronte la grande faccia paonazza e rugosa del professor Vallentine.
Josh aveva il cuore che gli batteva a mille per la grande corsa, e appena iniziò a rallentare sembrò risalirgli dritto in gola per lo spavento. Un professore nuovo si poteva accettare, se era di ginnastica lo si accettava ancor più difficilmente....ma se si trattava dell'uomo che poche ore prima ti ha fissato con rabbia per una semplice spallata, allora direi che a quel punto svenire era spontaneo.
Sperava con tutto il cuore che il professore non lo riconoscesse,ma sarebbe dovuto essere più cieco di lui, che senza occhiali non riusciva a distinguere una persona dalla cassetta della posta.
-Bene bene, direi che si può iniziare con un po' di riscaldamento. Dopotutto anche l'insegnante precedente avrebbe fatto così vero?-Milly McAllen non rispose, quelle lezioni non erano sua competenza. Trent si fece avanti,con uno sguardo pallido quasi come quello di Josh.
-Il professor Finnegann l'anno scorso ci faceva iniziare con due giri del campo, qualche piegamento e dedicava un'abbondante mezz'ora al gioco di squadra a nostra scelta.
-Ma dove siamo? Ad una scuola materna? Forza, dieci giri del campo senza fermarsi, poi trenta addominali alla spalliera! E non fatevi beccare a far niente! Vi toccherebbero dieci giri in più!
-Professor Vallentine-Milly si schiarì la gola-ritengo che i suoi metodi di insegnamento siano alquanto inappopriati per la nostra salute. Come può notare le ragazze dimostrano meno resistenza alla corsa, e inoltre tre alunni soffrono d'asma. Non credo che sarebbe dunque giusto...
-Parole inutili! Scattare!Veloci!Forza!
-Ma non è giusto!-Lily lo sussurrò nell'orecchio a Meg. Giusto qualche secondo dopo il professore urlò-...e dato che voi donne vorreste essere superiori a noi uomini...direi che potreste fare cinque giri in più!-
Il suolo della palestra fu urtato da più di duemila passi pesanti e stanchi, le righe gialle e rosse passarono centinaia di volte davanti agli occhi rivolti verso il basso degli studenti, prima continue, poi a tratti, poi consumate dal calpestio studentesco.
E mentre i ragazzi stavano beati stesi per terra lungo il campo da basket, le ragazze ancora si consumavano le suole a bordo palestra.Il professor Vallentine sorrise con un ghigno malefico e soddisfatto, e come lui potrebbe spiegarvi, c'era solo un motivo di tanta gioia: quando frequentava il liceo a Cleveland solo i maschi dovevano sforzarsi durante le lezioni in palestra, le ragazze erano sempre lì ad osservarli con risatine e gridolini quando un bel ragazzo si levava la maglietta. Quanto ci godeva allora a quello spettacolo!
Al termine della prima mezz'ora tutti gli studenti giacevano a terra esausti, e se si fosse osservato bene, la metà di loro aveva la lingua che pendeva dalla bocca.
La crudeltà del professore sembrava non avere limiti...stava per infliggere il suo colpo finale.
-Bene, penso che il riscaldamento sia stato sufficiente...
-Oh alleluja! L'ha capito!-ovviamente Josh se lo urlò con sollievo nella mente.
-Ed ora, uno sport leggero, adatto a tutti, e che di certo sarà divertente per voi.....Pallaprigionera!
La parola "Pallaprigioniera" evoca ricordi piacevoli della propria infanzia, quando colpirsi con una palla scatenava un mare di sorrisi. Ma gli studenti della 2^F quando la sentirono la prima volta dal docente non avevano inteso che in casa Vallentine la parola aveva un significato ben più esteso: Pallaprigioniera....Estrema. Era un miracolo se riuscivi a rialzarti, insomma.
 
-Paaallaaa in caaampoooo!
Senza ordine, rigore nè ragionamento( ci fosse stato il signor Kyle, chissà quali commenti avrebbe fatto! )
i ragazzi iniziarono ad agitarsi qua e là, avanti e indietro, sempre dalla parte opposta alla palla. Disordine confuso, squadre confuse, gioco confuso...bè sta il fatto che ad un certo punto dello scontro, la palla con un violento ma preciso rimbalzo, finì tra le braccia tremanti di Josh. Sua sorella gli disse un "tira" con lo sguardo. Lui deglutì, si tirò su gli occhiali che scivolavano sul naso, si asciugò la fronte.
Sembrava di sentire il ticchettìo dell'orologio, ma non c'erano orologi, anche i grilli cantavano, ma non si trovavano in aperta campagna. Che strano. Josh era convinto di sentirli.
-Lancia tu!- Lily si ritrovò con la palla in mano.
-Tu!-e la palla se ne ritornava da dove era venuta.
-Tu!
-No tu!
-Per favore, tu!
-Oh Josh non fare il bambino!
-Tienila, lanciala tu!
-No tu!
-Tu, tu, tu!
-Ow, ho detto tu!
Ma Josh non ebbe tempo per un'altro "tu". La sua faccia venne colpita da un tiro potentissimo che lo fece sbattere a terra e coricare su un fianco. Lily sbarrò gli occhi su suo fratello, girò la testa e guardò da dove era venuto il tiro. Il suo viso non era più sorridente come prima, aveva gli occhi socchiusi e un'espressione infuriata come neanche la preside Beitcher era in grado di fare, quando stava seduta con le braccia incrociate sulla sua poltrona in presidenza. Chris e Meg sapevano che non significava nulla di buono quel viso, e si limitarono a tirare su suo fratello dal pavimento, mentre lo scuotevano per fargli riprendere i sensi.
Senza indugio Lily prese la palla che era finita a bordo campo, e prima ancora che il professore fischiasse per la ripresa del gioco, sferrò la sua vendetta-Avevi ragione sai, Josh. Questa la tiro io.-
La palla attraversò il campo come una saetta, e spinse contro il muro Luther, il quale strisciò dolorante sulla parete.
Quando Josh alzò gli occhi dopo un sogno eterno(neanche quaranta secondi) vide Lily presa in braccio dalla squadra, mentre parte della classe tirò in piedi la vittima del suo tiro. Con instinto fraterno corse ad abbracciarla appena fu lasciata dai compagni, ma come sapeva, fu lei a prenderlo in braccio e farlo girare ad un metro di altezza.
-Complimenti Josh! Grazie alla tua faccia hai inconsapevolmente permesso alla squadra di vincere! Thay era l'ultimo giocatore in campo!-pure Chris urlava di gioia.
-Oh non sapevo avessi una testa così dura-aggiungeva Meg.
-Ce l'ha, ce l'ha fidati.-Lily lo rimetteva per terra.
-Ok,ok. Però basta con questi complimenti. Per festeggiare il nostro grande spirito di squadra alla fine dell'ora, pago a tutti un gelato...vi va?
I quattro ragazzi non vedevano l'ora. Di certo il primo giorno stava diventando finalmente piacevole.
-Cosa c'è Joshie?-lo sapeva che suo fratello lo odiava quel soprannome, ma quella volta sembrava non averlo notato.
-No, è solo che....Cioè, ragazzi...La mia maglia è sempre stata così larga?!
 

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Capitolo 3
*** Ottobre di un anno qualunque ***


Quando i ragazzi avevano immaginato quel settembre con tanta stanchezza e disperazione, era ovvio che tale pessismismo influenzasse davvero l'andamento di quel mese: fu un pessimo settembre, e quando dico pessimo, intendo veramente devastante. Così devastante che i più ottimisti diventarono pessimisti, e i peggiori pessimisti, non si sa come, ritornarono ottimisti.
E per quelli che non avevano un preciso orientamento, quel periodo era solo da sopportare ogni giorno, quasi non esistesse il 2 Ottobre.
Ma il 2 Ottobre arrivò. E tutto tornò normale, come doveva restare fino a giugno. C'erano di nuovo i soliti studenti ottimisti, con il loro mondo di fiori e cuoricini stampati a cera sugli zaini, i pessimisti e il loro abbondante nero sulle ciglia e sulle unghie, con gli occhi spiritati e i gesti tremanti. C'erano anche i patrioti a stelle e strisce, ma quelli si possono lasciar stare.
La gerarchia della scuola si ricomponeva come ogni anno, sempre con quel fare misterioso: chi decideva che un ragazzo era popolare? Che cosa ti rendeva"in"? E che cos'era esattamente quell'essere "out"? Ma soprattutto, perchè essere popolare? Era di vitale importanza essere al centro dell'attenzione?
I popolari, o ragazzi "in", per definizione sono individui conosciuti nella scuola per particolari responsabilità o abilità riconosciuta da tutti gli studenti, che poi non sono altro che il resto dei ragazzi popolari. In pratica si tratta di un cerchio che si ingroviglia all'infinito, e da un giorno all'altro si può essere "in" e "out" anche a distanza di poche ore.
Ma chi mi fa rischiare la reputazione in questo modo? Questo ci si dovrebbe chiedere. Invece il vizioso cerchio affascina più di quanto terrorizzi la sua potenza distruttiva, e alcuni studenti usano il loro tempo libero per rincorrere la popolarità, a volte senza mai neanche un attimo di gloria. E sembra che per essere popolari non devi fare quello che vuoi, ma quello che vuoi che gli altri vedano.
 Ci sono ragazzi che nascono popolari, crescono e vivono popolari. Allora a cosa serve provare a farsi notare? Il DNA è tutto.
In linee generali, ragazzi come Christopher Thomas Jones, erano quelli che erano talmente immersi nella popolarità, da non accorgersene. E qualunque gesto avesse fatto, nulla lo avrebbe screditato.
Eppure, un rifiuto all'allenatore di essere eletto il capitano dei Cougars, sembrava un vero e proprio affronto al sacro nome di famiglia.
-Non mi disturba affatto! Se vuoi essere solo un campione e basta, non è un problema...
-Io non volevo deluderti, papà. Io credo solo di non essere pronto a tanto. Mi basta un posto in squadra, giuro.
-Ma tu non mi hai mai deluso. Io lo dico per te...era il tuo sogno... L'anno scorso. Non capisco cosa ti stia succedendo.
-Succedono tante cose, troppe.
-Ragazze?
-...ragazze?
-Sì, di solito sono la prima causa di depressione.
-No...davvero, io ho solo bisogno di stare in disparte a pensare. Vedrai che starò meglio.
Chris credeva nei suoi obiettivi, anche quelli più impossibili, ma quella fu la prima volta in cui un suo grande sogno fece marcia indietro, e non vedeva l'ora di svegliarsi da quell'incubo.
La sua tristezza si mescolava in casa all'entusiasmo di sua sorella. Ebbene sì, le attività extrascolastiche erano state finalmente inaugurate quella mattina, e Meg aveva mantenuto il primato al gruppo di teatro.
Josh era ovviamente iscritto a qualsiasi club sottointendesse la parola"scienze", mentre Lily, beh, al pomeriggio preferiva mangiare gelato seduta sulla sua finestra, piuttosto che stare tre ore in più in quella maledetta scuola.
Solo Chris era fermo con le quattro frecce, senza sapere quale strada sciegliere. Quel dubbio era nato privo di qualunque causa, e sebbene più volte cercò di trovare una risposta, la sua testa ne capiva sempre meno.
Aveva iniziato a fare cose che non si erano più manifestate da tempo, come dormire con il pollice in bocca, fare i compiti sotto il letto e guardare la televisione per metà del pomeriggio. Tutte abitudini che sembravano scomparse, ma inesorabilmente continuarono a tormentarlo.
E il football, diventò sempre più stancante.
-Chris, Chris, Chris, indovina?-non era difficile immaginare che avesse parlato proprio sua sorella.
-Indovino? Per caso mi stai per dire che la Beitcher in persona ti ha chiesto di scrivere la commedia scolastica per Natale, oggi alle 3.46, e Rachelle Dooney sarà la tua costumista... Non lo leggi il giornale scolastico, vero?
-Certo! Cosa credi? Che io non sia una ragazza ben informata? Leggo in assoluto tutti gli articoli della settimana, perchè le tematiche sono davvero serie...Lo sapevi per esempio, che Amber Collins ha appena lasciato le cheerleader perchè la sua migliore amica, Janet Chasez, le ha copiato lo smalto del dito indice della mano destra...o forse era sinistra?
-Oh, è importante?
-Certo che lo è! Io non voglio litigare con la mia migliore amica.
-Ok,ok. Punto primo: o hai preso una botta in testa, oppure sai benissimo che Lily non si cura minimamente di queste cose. Punto secondo: tu riesci a litigare con qualcuno per qualsiasi cosa.
-Ma cosa dici? Ma ti stai ascoltando? Sei solo un egocentrico, che non sa risolvere i suoi problemi ed è capace solo di insultare gli altri!
-State di nuovo litigando?-le parole uscirono dolci come un usignolo.
-Visto?
Meg squadrò suo fratello, poi girò la testa e guardò verso la porta.
Nella posizione in cui ci si aspettava di vederla, appoggiata al muro, stava ritta una bambina di nove anni dai morbidi capelli rossi, con un grosso fiocco sul lato destro. Aveva gli occhi azzurri oceanini che sembravano ripetersi nel colore delle sue scarpette di vernice. Portava un lungo vestito rosa confetto, con un piccolo nastro argentato a vita. Il suo nome era Gloria. Gloria Juliet Jones.
-Stavo passando di qui... Vi disturbo?
-No, entra. Allora, come va con il tuo vestito da Halloween?
-La mamma sta smontando completamente la macchina da cucire per riuscire a farmi la gonna, ci vorrà un secolo, ragazzi!
-Ow, che peccato, avevo voglia di vedertelo già addosso! Comunque se vuoi scendo e aiuto te e mamma a cucirlo, ti va?
-Mi piacerebbe ma, tra un'ora...hai capito vero?
E cercava la sguardo di suo fratello maggiore. Chris all'inizio non ci capì niente, di solito Gloria adorava finire le frasi con quelle domande retoriche. E solo Meg spesso riusciva a decifrarle.
-Chris, è venerdì. Ti ricordi, venerdì? La sera degli incubi!
-La sera degli incubi?
-Abbiamo un ospite stasera, e che ospite!
-Smettila Meg, non voglio che la prendi in giro così, non ti ha mai fatto niente!
-Lola! Quando quella bambina viene da noi a dormire fate rumore tutta la notte e noi passiamo il tempo con il cuscino piantato in faccia!
-Non è vero!
-Mi dispiace deluderti ma lo è!
Le urla percorrevano tutta la casa, e rimbombavano su tutti i mobili, finchè giù come un vortice planavano fino alla cucina.
 Daphne si girò verso il marito, come per spingerlo a fare qualcosa.
-Stanno litigando.
-Ovvio che stanno litigando, tesoro. Meglio che li vai a fermare, altrimenti possono continuare fino a Natale.
-Perchè non puoi salire tu?
-Perchè per ora sto cercando di cucire il vestito a Gloria e visto che ci lavoro da tutto il pomeriggio, voglio vedere la macchina da cucire di mia madre definitivamente ritirata nel seminterrato!
-Anche se ti alzassi non cadrebbe il pianeta intero!
-Mi spieghi cosa c'è di stancante nel salire di sopra, urlare ai tuoi tre figli di smetterla e scendere?
-Se sono tutti e tre ci vuole la figura materna.
-Questa non l'avevo mai sentita. Comunque buona scusa, adesso in piedi e ferma questo casino!
-L'approccio paterno è troppo superficiale in questi casi, Daph. Come faccio a far tacere due adolescenti e una bambina....che per giunta hanno anche il tuo"stile" nelle discussioni?
-Il mio stile? Stile di cosa?
-Quello che stai dimostrando anche adesso urlandomi contro!
-Ti importa solo di te stesso, sai? Magari avranno già finito di litigare mentre stai qui a dirmi che i nostri figli sono un disastro genetico fra  il "Signor Perfezione" e la "Signora Nevrotica"!
-No, Daphne, sono perfetti, esattamente come te...
Finisce tutto così, mi dispiace. Di solito i due litigavano per cose più interessanti, che sicuramente la vicina, la famosa ciarliera signora Dunhee, credo si sia segnata su un taccuino che tiene vicino al telefono di casa. Ma questa volta, purtroppo, i complimenti di dolcezza infinita(quasi esasperante!) da marito a moglie arrivarono troppo in fretta, e l'argomento si spense.
-Va bene d'accordo, finiamola qui. Me ne occupo io. Ma ti ricordo che sono solo i tuoi tre figli, e sottolineo la parola "tre".
Detto così, non vuole dire niente. Ma il motivo per cui la donna aveva ricalcato pesantemente la voce nel pronunciare quel "tre", lo si capirà più tardi. In quanto alla lite fra i ragazzi, Daphne non fece in tempo a fermarla, perchè ci pensò il campanello. Gloria scese le scale, saltando metà dei gradini e superando gli ultimi quattro gradini con un salto. Diede uno spintone a Madleine, la domestica che viveva con loro, e si precipitò alla porta.
Aprì la porta, non prima di aver aperto un enorme sorriso sulla sua faccia.
Passati due secondi, si trovò affondata nel caldo abbraccio della sua amica.
-Alice! Sei arrivata in anticipo!
-Scusami! È che non vedevo l'ora di vederti!
-Non sai quanto ho aspettato questo giorno!
-Anche noi!-il sarcasmo dei gemelli mentre scendevano le scale era evidente, ma i cuori delle due bambine battevano di emozione all'unisono tanto che i loro orecchi non riuscivano ad afferrare la metà delle parole che si dicevano. Erano felici, e basta.
-Lo hai portato?
-Sì, ma non dirlo a mio fratello perchè è dalla sua collezione personale!
-Ma come hai...?
-Oggi sono iniziate le attività dopo la scuola, e ho avuto un'ora libera per un'accurata ispezione... Giusto per vedere se era tutto in ordine!-e strizzava l'occhiolino.
Gloria ed Alice insieme sembravano uscite dalle vetrine di un negozio. Erano vestite perennemente allo stesso modo, ma con colori diversi, avevano la stessa postura e statura, come se una fosse il negativo della foto dell'altra.
Alice aveva una carnagione molto pallida e un caschetto biondo impeccabile, con riflessi scuri, che le illuminava la testa, con una mente altrettanto brillante dentro.
Portava un vestitino identico a quello dell'amica, verde acceso, non legato a vita, ma appesantito da lunghe tasche verticali, dove spesso ricadevano le mani nei momenti di distrazione.
Un piccolo scaldacuore blu le copriva le spalle, per poi essere lasciato slegato con il lacci a penzoloni, ed infine piccole scarpette nere in cui erano contenute due morbide calze, blu anche quelle.
Dimenticato qualcosa? Giusto, il fiocco di Gloria versione pop-art, a pois verdi su sfondo nero.
Tutto questo la fa sembrare una comune bambina, che gioca con le bambole, magari ubbidiente e disciplinata a scuola. Supposizioni esatte, eppure manca una cosa, e quella cosa "speciale" che Alice riusciva a fare non erano nè pazzeschi salti con la corda(anzi, ci era rimasta impigliata tre ore e mezza un pomeriggio), nè primeggiava per talento canoro o altro. Le sue mani, mani fatate.
Ci costruiva origami? No.
Ci dipingeva, forse? No.
Ci suonava l'arpa? Ottima supposizione!...No.
Che cosa ci faceva allora? La risposta è in quell'oggetto misterioso, rubato al fratello misterioso, che misterioso non è, perchè di lui vi ho già parlato tempo fa.
-Sistemi la stanza per la nostra piccola ospite, Madleine?
-Certo, signora Jones. Andiamo bambine.
-E dei tappi per le orecchie per noi, mamma?
-No comment-fu il pensiero di Daphne.
Meg e Chris erano scocciati, con quel sentimento di gelosia che si interpone al vero problema della situazione. Ci sarebbe stato un caos tutta la notte, ma più di tutto, sarebbe stato tutto noioso quella notte, perchè nella camera in mezzo alle loro, tra sospiri e risatine, due piccole testoline si sarebbero confidate segreti dolci e innocenti, incuranti dei pettegolezzi stupidi che tanto gli adolescenti adorano.
Lascerei casa Jones ferma alle sei di quella sera, e mi sposterei a casa Rogers. Solo due minuti...
Ecco fatto. Beh, non ho poi fatto molta strada, il Crownfield Boulevard ha una carreggiata di appena sei metri, e non c'è traffico a quell'ora, quindi al diavolo le strisce pedonali. Ovviamente questo finirà nel taccuino della ficcanaso, me lo sento.
A casa c'erano solo tre persone. Sembra quasi impossibile. Probabilmente un miracolo che tocca loro forse due volte l'anno. Perchè in quella che sembra una normalissima abitazione, di una normalissima famiglia, vive una compagnia di nove persone, che solo per legame affettivo e sanguineo possono essere associati alla parola famiglia.
Seduta alla finestra, con un barattolo di crema al cioccolato(il gelato probabilmente non c'era) stava Lily, con le gambe distese sul davanzale, ad aspettare che le passasse la voglia di mangiare e facesse abbastanza freddo da convincerla a rientrare.Accanto a lei, nella sua stessa posa, brandendo un cucchiaio di acciaio, fissava il barattolo una piccola figura, pronta a balzarle addosso e rubarle quello che aveva in mano. Piano troppo scontato. Ormai erano più di sei mesi che ci provava, ma ci provava sempre con la persona sbagliata, la persona che da piccola era stata ancor più sveglia in questa materia.
-Lo so che sei lì dietro, Toad, non farmi girare e torturarti a colpi di solletico!
Il bambino rise. Sì, era solo suo fratellino, e aveva poco meno di sei anni. Da quando alla misera età di tre anni, la ragazza si era accorta che Josh era nient'altro che Josh, in cuor suo aveva sperato che qualcuno le regalasse un fratello diverso, un suo clone in miniatura, con la sua testa e le sue idee. In dieci anni aveva visto appendere alla porta di casa solo due fiocchi rosa, il che non le dispiaceva. Quando, senza più speranze, avevano chiamato dall'ospedale per rivelare il nome della nuova bambina, Lily non ci credette. Il viso di Josh era sbiancato,la nonna aveva dovuto tirargli una schiaffo(affettuoso, si intende. Non un ceffone di prima categoria) per fargli riprendere colore. Ed erano rimasti tutti in ansia, le nonne si mordevano le labbra, perchè sapevano che non avrebbero dovuto lasciare il telefono in mano a un bambino di dieci anni, fosse pure loro nipote.
Allora Lily corse di sopra, afferrò il telefono nella camera vuota dei suoi genitori, e ascoltò.
Per la seconda volta, le nonne non riuscirono a bloccare la nipote.
E fu lì che Lily sentì la voce di sua madre, mentre continuava a chiamare il nome di suo fratello, ancora sbigottito con la cornetta in mano. Dentro di sè aveva capito che era successo qualcosa, ma dato che aveva una mente da bambina, non pensò che la notizia fosse cattiva. Però non poteva più aspettare.
-Mamma, puoi ripetere?-e in virtù della voce uguale che possedevano in quel periodo della loro vita, lei non riconobbe il cambio di interlocutore.
L'epilogo di quella telefonata fu  una scattante corsa verso l'ospedale, Lily e Josh trascinavano(non è un'espressione metaforica) il nonno per i marciapiedi, senza sapere dove andare, solo contenti di camminare e sentire dentro l'adrenalina.
Era il giorno più piovoso di novembre, e le nuovole sembravano aprire un solo piccolo spiraglio per illuminare quel tragitto così affrettato: Josh aveva finalmente avuto un fratello maschio, dopo una vita circondata da rosa, rosa e ancora rosa. Lily era felice, ma sapeva che doveva testare le doti basilari per essere uguale a lei. Ci fu il provino, Toad a tre anni iniziò a rubare i biscotti dalla credenza e a rifugiarsi nel mobile del bagno sotto il lavandino. Era pronto.
Dopo quasi tre anni, le cose non erano cambiate. Anzi, il rapporto tra i due "cloni" si rafforzò.
A quattro anni, il bambino sperimentò ciò che gli mancava: la gelosia.
Per spiegarvi questo, il flashback tornerà ancora più indietro, il 4 Agosto, che d'ora in poi saprete essere il giorno di nascita(la notte, per esattezza) dei gemelli.
Lily era venuta al mondo per prima, e i parenti facevano a botte( questa invece è metaforica) per potersela coccolare. Ma a distanza di cinque minuti, Josh le aveva già rubato il posto. Sembravano dargli un premio di consolazione per essere nato per secondo.
Essere in due, poi, era un problema: era impossibile che i nonni li amassero allo stesso modo.
Lily, che da neonata aveva lo stesso spirito che dimostrava ora da ragazza, finì così nelle braccia dei Rogers, e nessuno di loro si poteva dirsi scontento di quella principessina.
I Dinkley invece scelsero come prediletto suo fratello, probabilmente perchè, non avendo avuto figli maschi, nutrivano un leggera invidia per la loro figlia maggiore.
I due bambini non crescevano ovviamente separati da un muro, però era inevitabile che da una parte venissero viziati in modi diversi. Così all'inizio fu: Josh fa questo, Josh ora è capace a, Josh ha imparato...E Lily? Era talmente considerata sveglia, che nessuno si stupiva più di quanto fosse capace a fare qualcosa.
Ciò che Lily sentiva mancare in Toad era proprio quella mancanza di attirare l'attenzione su di sè. Quando ormai se ne era rassegnata, la sorte toccò anche il fratellino.
Perchè arrivò Angela, la piccola e tremenda Angela. Non che fosse una bambina pestifera o cattiva, masticava il ciuccio tutto il giorno, provava a parlare e pasticciava qualsiasi cosa le capitasse a tiro. Eppure i genitori sembravano contemplarla ininterrottamente, probabilmente per quel paio di occhi meravigliosi che le spuntavano in viso. Il fatto che stesse rubando ai suoi fratelli il posto speciale che ricoprivano nei cuori dei genitori, non era un problema per i più grandi. Ma Toad non lo digeriva, era stato lui fino a quel momento il fratellino minore, un maschio per giunta, l'inaspettato maschietto.
Ora che la piccola aveva raggiunto i due anni ed era quasi indipendente nel camminare, le cose si stavano calmando: prima invece Toad le ripeteva"E' colpa tua Angie, non mi vogliono più bene!" in preda alla gelosia, e si rifugiava spesso dai nonni paterni, e le attenzioni che riceveva, Angela se le poteva solo sognare nella sua culla.
-Lily!
-Accidenti, la mamma. Nascondi il barattolo sotto il mio letto, ci torniamo dopo.
-Ma la mamma lo trova sotto il letto...
In realtà la scusa era piuttosto banale e quasi insensata, ma Lily si figurò la faccia di sua madre, arrabbiata con lei, come il poliziotto cattivo del commissariato, ad interrogarla sul come, dove, quando, e perchè di quel barattolo messo in una così inusuale posizione.
-Tieni, finisci tu, io torno di sotto.-e non vi immaginate la velocità con cui il bambino brandì il cucchiaio verso l'alto, come in segno di vittoria.
-Mi aiuti con la spesa?
-Sì, certo.
-I tuoi fratelli?
-Angela è con papà e Scooby dai nonni, Suzanne è ancora allo skatepark, io stavo studiando(nel dirlo sentiva lo stomaco brontolarle di nuovo), Alice è a casa dei Jones, e Josh...credo stia ronfando come ha fatto nelle ultime due ore.
E non si sbagliava. Josh era coricato da tutto quel tempo sul letto dei genitori. Lily aveva parlato metà pomeriggio al telefono con Meg, o meglio, Meg aveva raccontato a Lily della recita scolastica(che novità) per mezza giornata, e visto che tra i gridolini dall'una e l'altra parte della cornetta, la stanza era diventata inagibile, il ragazzo era stato costretto a spostarsi.
Non voleva dormire, solo riflettere. Ma alla fine le palbebre cedettero.
Nella sua testa ronzò una sorta di vibrazione, che si muoveva con un suono sordo e monotono.
Ed ecco un tonfo secco sul pavimento. Non doveva mettere la vibrazione al cellulare, meglio una suoneria che ti rompe i timpani, che una vibrazione che ti fa aggiustare un cellulare ogni tre giorni.
-Pronto?-diceva sbadigliando, mentre cominciava lentamente a percepire la persone che parlava.
-Ciao Josh, sono Chris. Mi dispiace di non essermi fatto sentire questo pomeriggio(da qui si capisce anche il diverso uso del telefono che si faceva fra fratelli e sorelle), ma ho avuto degli impegni...
-Fammi indovinare? Oltre a capitano, diventeresti vice-allenatore, oppure star internazionale?
-No, Josh, ho rinunciato. Non voglio più essere il capitano dei Cougars. Non avrei più tempo per voi, per la squadra, per i misteri e tutto il resto...
-E io, Chris? Io sono iscritto a cinque club pomeridiani e non mi faccio problemi!
-Certo, sei quello che se ne frega degli amici! Io come farò a vedere te e Lily d'ora in poi? Per me siete importanti, più del gruppo di astronomia, più del football, più della scuola, più delle ragazze...
"Tasto dolente, accidenti, è davvero disperato"Josh si rendeva conto che la colpa era anche sua: era lui che rinunciava agli amici per la scuola, e poi accusava gli altri di trascurarlo. Si sentì un mostro.
-Chris, io potrei anche rinunciare alle mie attività, ma prima mi devi dire sinceramente il perchè di questa scelta... Io capisco che ti manchiamo, ma in fondo siamo così vicini...Insomma, ti vedo dalla finestra ogni mattina!
-Il vero motivo, non te lo posso dire. Perchè io stesso non so cosa stia accadendo. Mi sento un peso qui, come una sensazione di voler fare del male a qualcuno, come fossi...
-Geloso. Sei geloso, ma il punto è... Geloso di che?
-Non sono geloso, se fossi geloso almeno saprei il perchè...-ma il tentativo di nascondere qualcosa fluttuava nelle sue parole.
-Guarda che se sei geloso di me, non ne hai motivo, passerei più tempo con te se non fosse che Trent partecipa a metà dei miei corsi...
-Tu e Wisely, amici? Non ci avevo neanche pensato, non mi sarebbe mai venuto in mente. Comunque...Sei davvero diventato suo amico?
-Chris, non sono suo "amico", abbiamo lo stesso legame che lega te e Luther: condivisione di interessi.
-Ecco, mi spieghi solo perchè sono amico tuo?
-Perchè io sono sul pianeta Terra, e tu sei lontano anni luce sul pianeta "Popolarità", il che fa in modo che noi due ce ne freghiamo altamente tra noi di ciò che facciamo, che siamo amici. È incredibile che io sia ancora qui a spiegartelo, cioè, questa frase dovrei averla formulata a otto anni...è la cosa peggiore è che tu l'avevi capita...
-Già, ma con gli anni il tuo cervello cerca sempre di più di farti attorcigliare la lingua e rendere i tuoi discorsi incomprensibili... Avevi persino fatto finire la signora Dunhee dal dottore per allucinazioni, ricordi?
-Lo scherzo dell'idrante, vero? Ah il mio discorso sulla composizione genetica delle locuste l'aveva profondamente scossa...
-...e noi avevamo avuto tempo di riempirle la piscina di bagnoschiuma e avevamo buttato i suoi gatti dentro...
-...però poi li abbiamo stesi!
-Esatto! Le cose si fanno bene o non si fanno. Credo che questo sia il motivo per cui si tiene alla larga da noi!
-E noi ci teniamo alla larga da casa sua! Ti ricordi i quadri di paesaggi invernali e smorti che teneva in bagno? E il letto con struttura dorata con tanto di draghi ai lati?
-Quella me le ricordo!
-Io spero di dimenticarla!
-Ti rendi conto che sei l'unico di noi quattro che lei non sgridava? Ti teneva le guanciotte e ti faceva le faccine dolci, a volte ti prendeva anche in braccio e ti...
-... Sì, la stupida canzone della"Famiglia dei segreti che veglia sotto il mare, dove mistiche creature agli occhi degli uomini puoi celare"
-In fondo non era male! Solo che la sua voce la rendeva insopportabilmente spaventosa!
Dopo quel minuto di ricordi casuali, Chris si ricordò il discorso.
-Dunque, Thay avrà sempre il ruolo di capitano, e io forse riuscirò ad essere un pò più disponibile!
-Ma Chris, piantala, non c'è motivo per rinunciarci. Piuttosto io dovrei tagliare la lista di impegni...
-Tu non lascerai nessun impegno, mio caro!
-Lo farò, ma...allora, sarai definitivamente il nostro capitano?
-Sono pronto, professor Vallentine!
-Non dirlo neanche per scherzo!
Quando la cornetta si chiuse, Chris si accorse di non aver avvertito l'amico del furto del suo videogame ad opera della sua dolce sorellina, ma non si preoccupò. In fondo, che cosa gli importava, si trattava di Josh, il suo miglior amico.
 

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Capitolo 4
*** Incontri desiderati e non ***


Zig-zag. Non riesco ad immaginare un diverso movimento della vostra testa mentre seguite le luci appese ai pali lungo il Crownfield Boulevard. Pali che normalmente non si notano, ma ora, con il naso all'insù a farsi abbagliare dal rosso, verde, giallo e blu che scorre sopra di voi, sono come spuntati di colpo da sottoterra, a dominare la città. La via non era una delle più imbandite, anche perchè in Coolsville, Halloween dilagava in tutti i vicoli ogni anno, e i preparativi iniziavano prima della metà del mese. Bisognava assicurarsi di aver almeno sedici chili di dolci in casa, altrimenti niente dolcetto per i bambini, e lo scherzetto, spesso, non era un modo di dire. Ma il rituale di norma partiva alle nove, la strada era deserta. I bambini fissavano la lancetta delle ore lasciare il passo a quella dei secondi: 15 secondi.
La signora Dunhee sbirciò dalla tenda del salotto, portando fuori la punta del naso e le lenti degli occhiali. Fissò attenta tutto il vicinato, con aria soddisfatta. Tutte la case avevano le imposte chiuse, senza luce che filtrasse dalle persiane. Non vedeva nulla di quello che accadeva dai vicini, anzi, meno male che non sentiva.
-Il mio cerchietto! Il mio cerchietto! Accidenti! Possibile che nessuno l'ha visto?!
Alice piantava i piedi per terra, mentre il pavimento del corridoio rimbombava sotto i suoi passi.
Arrivò davanti alla porta del bagno, iniziò a colpirla per richiamare l'attenzione di sua sorella.
-Suzie! È un ora che sei lì dentro! Devo entrare!
-C'è il bagno di sotto...Non rompere.
-Certo che con te non si può ragionare! Apri questa porta!
-Urla quanto vuoi, devo finire una cosa e fino ad allora questo posto è riservato.
La bambina corse in camera infuriata, facendo chiasso più dell'andata. Non fece in tempo a svoltare l'angolo che si scontrò nelle gambe di sua madre, che la trattenne, notato il suo evidente viso non molto tranquillo.
-Ehi, ehi. Dove andiamo con quella faccia? È la sera di Halloween, accidenti, un pò di entusiasmo.
-Se mia sorella non apre la porta del bagno la butto via a calci!
-Ma Alice, non puoi usare il bagno di sotto?
Se prima era arrabbiata, adesso si stava mordendo le labbra, pronta ad urlare.
-Problemi?
-Sì, papà. Non ho le antenne, non ho le mie antenne! Sono un'aliena senza antenne!
-Antenne?
-Antenne con il cerchietto! Sono sicura al cento per cento di averlo lasciato in bagno...Ma Suzie si è chiusa a chiave!
Intanto, l'orologio alla parete segnava già dieci minuti dopo le nove
-Suzanne Amanda Rogers! Apri immediatamente o ti sogni di uscire questa sera!
-Ma mamma, io...
-Niente storie, avanti!
Il pomello si girò due volte, lentamente dalla soglia uscì una dodicenne altissima, con capelli castani  chiari piastrati fino alle punte, un cappellino girato con la visiera all'indietro, e un'inimitabile stella, questa volta arancione, disegnata sulla guancia, questa volta sinistra.
-Non avuto tempo a fare niente, grazie a tutti.
-Sei stata dentro un'ora!-Alice infuriò contro la sorella, non lasciando a nessun altro quel privilegio.
-Tu saresti potuta venire prima anzichè giocare a quegli stupidi videogames, lo sai?
-Ero quasi al trentanovesimo livello, cosa potevo fare?
-Staccare la spina, forse?
-Ma quanto sei furba! Vuoi un premio?
-Ma perchè fai l'isterica! Cioè, che ti ho fatto?
-Le mie antenne! Quelle dannate antenne sono sulla mensola dello specchio!
-Sì, le tue antenne, ok. Vattele a prendere! Ma cosa centro io? Vai nel bagno di sotto e le prendi, no?
-Sono di sotto?
-Toad ce le aveva in testa quando è andato in bagno...
-Toad!Le mie antenne! Dammi quelle dannate antenne!-e correva giù dalle scale da dove si sentiva già provenire una risatina divertita.
-Cioè, nervosetti stasera, vero?
-Si, peggio dei preparativi per il primo giorno di scuola...sono tutti molto agitati, Alice è in ritardo di mezz'ora con Gloria e va leggermente fuori di testa. Tesoro, hai voglia di portare questo a Toad? Digli di metterselo e poi venire da me che lo sistemo. Io vado da Angela.
-Subitissimo.
-Ah e poi guarda che Alice non distrugga la casa.
-A quello ci penso io!-Suzanne pare non avesse niente di meglio da fare che infastidire quella biondina troppo furba, come la definiva lei.
Intanto in strada, una moltitudine di bambini occupava i marciapiedi. E ci si spintonava, nel buio che c'era tra la luce della strada e quella delle porte aperte. Allo scattare dell'ora, il primo aveva aperto le serata dalla sua casa, una delle più vicine al semaforo in cui terminava la via, dove la luce filtrava solo tra le foglie degli altissimi alberi del giardino.
 Tra l'oscurità e l'entusiasmo, Nelson era corso fuori di casa, senza nemmeno ascoltare i mille avvertimenti dei genitori: doveva stare sempre vicino ai suoi amici e non allontanarsi? Al diavolo, quando inizi le medie sei già in pratica adulto, no? In effetti no, ma lui ragionava così.
-E non farti vedere in giro sullo skateboard! Rischi di investire qualcuno! Tuo fratello ti viene poi a prendere quando è ora di tornare, d'accordo?
Niente da fare, sua madre era peggio della colla a presa rapida. Ma la cosa positiva era che spesso riusciva ad evitare le raccomandazioni...auricolari, MP3, volume spacca-timpani(al limite di umanità, ovvio) e guardare i più piccoli particolari in giro, facendo finta di fare attenzione, ma di fatto, annuire senza motivo.
-Che confusione! Non è possibile si faccia tanto rumore! Ma chi ha insegnato ai giovani il rispetto del vicinato? Ah, mia sorella lo aveva detto, "stai a Cleveland, l'appartamento che hai è piccolo, ma per lo meno è conveniente restarci". Ma io no, assolutamente no! Cerchiamo una città meno trafficata, troviamo una casa più spaziosa e un posto più tranquillo!- sembrava un monologo di teatro, il che era possibile, perchè la signora Fernandez era stata attrice di opere liriche piuttosto famose, e poi quell'inusuale accento spagnolo, che sembrava finto.
-Non scaldarti cara, è Halloween. Anche io andrei con loro a fare questo genere di cose, se solo avessi l'età. Il quartiere è sempre lo stesso, Sandra.-la signora Dunhee sentiva la donna come una compare, perchè era di carattere forte e deciso, onesta, sempre gentile, disponibile a chiacchierare e discutere sui pubblici problemi...detto fra le righe, una pettegola come lei. Per una tradizione che era nata tre anni prima, le due vicine, entrambe sulla cinquantina, si ritrovavano a bere un tè la sera del 31ottobre per non andare a letto presto in quella confusione.
-Lo stesso, Lenore? Era lo stesso! Poi vent'anni fa hanno voluto che la via diventasse un manicomio, e hanno costruito diecimila case inutili, i campi sportivi, tolto il senso unico, messo semafori...A volte avrei voluto andarmene...
-Ma non ci saresti riuscita per niente. In fondo senza bambini, la città sarebbe vuota e cupa. Il Crownfield Boulevard così perderebbe di senso.
Il campanello trillò metallico mentre la signora Fernandez posava la tazza nel piattino.
-Vado ad aprire?
-No, stai pure tranquilla.
-E se fossero i bambini per fare quella cosa lì, il dolcetto-scherzetto? Non fanno i dispetti se non apri?
-Ne dubito, tutti i bambini credono che io sia una strega, e non ci tengono ad avvicinarsi a me.
-Chi ha messo in giro questa voce, deve averti fatto di sicuro un gran favore!
-In realtà per niente, non mi va che gli altri pensino che io sia cattiva.
-A me sarebbe comodo. Mi hanno riempito gli alberi di carta igienica una volta, solo perchè non aprivo la porta. Stupidi scherzi, vedi cosa riesci ad evitare?
-Oh, cara, sapessi quante ne ho passate.
-Spero non cose gravi...
-Sai, anni fa avevo poco meno di quarant'anni, vivevo qui con mia figlia che aveva appena terminato il liceo. Poi si è sposata ed è andata via, e io sono rimasta sola. Avrei tanto voluto avere compagnia, ma non ti conoscevo ancora abbastanza.
In mezzo a tanta noia, ero sempre arrabbiata con il mondo intero, non parlavo con nessuno, mi chiudevo in me stessa. Un giorno di primavera, qualcuni bussò alla mia porta. Pensando fosse il postino, mi infuriai quando seppi che nel porticato di casa mia, stavano in piedi quattro bambini. E continuavano ad implorarmi di lasciarli entrare nel mio giardino, calpestando il mio prato, sporcando il bordo della mia piscina, curiosando nelle mie cose, tutto per prendere una stupida palla. In testa ero così confusa che li cacciai via come una bestia. La cosa non mi fece avere rimorsi. Prima di andarmi a coricare, però vidi che appoggiato alla finestra, uno dei quattro bambini fissava il mio giardino, facendo dondolare qualcosa di luminoso in mezzo alle dita. Mi percosse un brivido. Provai a richiamare la sua attenzione, e lui si nascose dietro le tende: da quel momento, ho sempre cercato di attirare la sua attenzione, invitandolo a casa mia, dandogli tutte le possibili attenzioni, sperando che cambiasse idea sul mio conto e dimenticasse il nostro primo tragico incontro. Ma lui e i suoi amici accettarono più volte i miei inviti solo per farmi degli scherzi tremendi, e ci ricascavo ogni volta, forse perchè un po' mi divertivo.
La signora Fernandez la vide guardare malinconica dalla finestra, come a rivivere la scena che aveva appena raccontato. Piano piano le si aprì un sorriso sul volto, stava davvero guardando qualcosa.
-E sono passati otto anni, Sandra, otto.
-Non dirmi che ti mancano le bravate che facevano!
-No, era per convincermi che è tutto vero.
-Vero?
Lenore sorrise stancamente voltandosi verso la finestra, mentre un gruppo scuro veniva prograssivamente illuminato dal palo di fronte a casa sua-tutto è vero, perchè loro non sono più bambini.
-Accidenti, sono così stanca che stasera non mi va proprio di andare ad una festa...
-Dai, abbiamo fatto baldoria tutta la notte il 4 luglio, e alla mattina avevi ancora avuto il coraggio di proporci una passeggiata nel parco!- Chris diede un colpetto a Lily sulla spalla mentre le rispondeva mordendosi la lingua.
-Era per rilassarsi un pò, potevate anche non ascoltarmi!
-Almeno bastava proporci di andare in un negozio di materassi, ci avresti fatti tutti contenti.
-Alle quattro del mattino, Josh?
-Durante l'orario di apertura non puoi sfiorare neanche un cuscino normalmente, quindi bastava...
-Scassinare la porta, comportarci da perfetti vandali, finire in carcere per violazione di proprietà, e avere una telefonata da un minuto ogni giorno per avere contatti dal mondo esterno.
-Che incubo!
Meg ovviamente sarebbe stata arrestata comunque per abuso di apparecchi telefonici, se il reato fosse esistito: finchè era così, la sua fedina penale restava completamente pulita.
-Salite, prima che ci vedano!
Tutti e quattro annuirono. Regola numero uno: mai contraddire Meg. Regola due: mai proferire contro Meg. Regola tre: rispettare le prime due ed uniche valide regole sopracitate.
-E cerca di non fare casino con quel dannato clacson! Già solo rubare le chiavi del furgone dalla camera di mamma e papà mi costerà caro se non torneremo in tempo!
-Calmati, sorellina. È tutto a posto. Saremo silenziosi come...come...ok, non mi viene il paragone, ma staremo zitti comunque.
Mentre Chris portava con la massima cautela la Mystery Machine fuori dal garage, Lily crollava lentamente sul sedile posteriore, Josh e Scooby cercavano di sorreggerla e farla stare dritta. Nonostante tutto il quartiere fosse sveglio, non li vide nessuno, e i loro genitori erano sereni: andare a piedi alla festa della scuola non farà poi loro così male.
-Volevo solo ringraziare-annunciò la preside Beitcher schiarendosi la gola- tutto il comitato degli studenti che ha curato l'allestimento di questa festa, che ovviamente voi giovani apprezzerete-diventava ovvio comprendere dalla sua smorfia quanto Halloween la infastidiva.
Tutti i ragazzi sprizzarono ai tavoli, in mezzo alla pista, vicino alle casse della musica oppure a cercare qualcuno in mezzo a un oceano di persone, cosa ben più difficile in una festa simile, dato che erano tutti mascherati.
-E che non sia da voi dimenticato...-riprese qualche secondo dopo la donna-che sebbene non siamo in orario di lezioni, è comunque mia competenza assicurarmi che a nessun vandalo venga in mente di profanare la proprietà scolastica, intesi?
Ma il volume del microfono non arrivò neanche alle orecchie delle persone sotto il palco della palestra.
-Suvvia, signorina Beitcher! Sono giovani, lasciamoli divertire! A tutti è permesso in questa festa fare qualche strappo alla regola!
-Professor Clark, lei mi sembra poco pretenzioso nei riguardi degli studenti. A volte credo che Kyle sia il docente che mi soddisfa di più.
-Ma la smetta! Venga, si goda la festa!
E trascinò la Beithcer in mezzo all'impalcatura, mentre un pezzo rock esplodeva in sala.
-Ehi, ragazzi! La Beitcher che si scatena!-
-Ha ragione Thay! Guardate tutti!-la squadra dei Cougars al completo rideva estasiata alla vista del duetto musicale.-Scattategli una foto! Dobbiamo assolutamente mostrarla a Chris, quando arriva!
-Fate voi-disse distrattamente Luther-devo parlare con una persona.
Sibilò di fretta qualcosa nell'orecchio di Russell Maytnore.-Nessuno vi disturberà, lo giuro.
Luther partì quasi di corsa verso l'ingresso principale della palestra, mentre i brandelli del suo costume da zombie svolazzavano dietro alla schiena.
-Lilian Rogers, un piacere ai miei occhi.
-Di nuovo qui, Bersmore?
-Sì, vedi, ho avuto pochi impegni questa settimana e sono riuscito a riflettere molto su di me.
-Come se fosse una novità! Dai avanti, cosa c'è?
-Spostiamoci in un angolo più appartato...non voglio parlare qui davanti all'entrata...
-A me non dà fastidio, su, sputa il rospo!
-Thay! Bel costume stasera!-piombò con la voce Chris.
-Grazie Chris...Anche il tuo da seducente vampiro non è male...
-Ho forse interrotto qualcosa?
-No, amico. Era solo una conversazione privata, personale, di vitale importanza, ma...Va bene così.
Luther si allontanó, continuando a fissare la ragazza negli occhi.
Il palco ora era vuoto, i riflettori lo occupavano tutto. Meg arrivò agitata nel suo vestitino bianco da infermiera, tenendosi il cappellino.
-Ragazzi! Le cheerleader mi hanno appena informato che la preside ha ballato con Clark sul palco poco fa! Dovete assolutissimamente vedere il video di Janet Chasez!
-No, grazie. La Beitcher mi disgusta già da ferma.
-Come volete. Andiamo a prenderci qualcosa al buffet? I ragazzi sono tutti lì!
Ecco, Lily a questa informazione avrebbe anche rinunciato ad avvicinarsi al cibo quella sera. Era certa di trovare sicuramente due ragazzi vicino al tavolo: Josh, che sarebbe rimasto lì tutta la sera in compagnia di Scooby Doo, e Luther, ansioso di finire il suo importantissimo discorso.
La ragazza non ebbe scelta: seguì i Jones, frustando un pò tutti con le catene che aveva fissate dalle spalle ai polsi, come il suo vestito da fantasma richiedeva.
-Pensavamo saresti venuta prima!-la accolse Josh con la bocca piena.
-Già, prima!-gli fece eco Scooby.
"E pensare che non ci volevo venire da queste parti"pensò Lily.
Ebbe la sensazione di essere osservata: si mise in bocca una manciata di popcorn, affinchè il suo cervello si concentrasse solo e solamente su quello.
Dato che era impossibile distrarsi dal pensiero dell'atteggiamento sfrontato di Luther, Lily cercò di immaginarsi cosa mai stesse accadendo agli altri Rogers nel Crownfield Boulevard.
Gloria aveva incontrato Alice verso le nove e mezza, dopo che la bambina aveva passato almeno dieci minuti a riparare la sua antenna spezzata dal fratello. Era rimasta nel portico di casa sua ad aspettare che la luce della casa di fronte si accendesse, stirandosi con le dite le pieghe del vestito da strega su cui sua madre aveva lavorato tutto il mese. Alla fine era uscito meglio di quanto si pensasse, e si abbinava benissimo al cappello a punta viola che le pendeva da un lato sulla testa.
Alice invece aveva usato il vestito di sua sorella, tutto verde metallico e argento coperto di glitter.
Per fortuna l'aria non era fredda, ogni costume si poteva esibire senza tanti strati di maglie.
Suzanne stringeva la mano a Toad, camminando oltre la strada per raggiungere la sua amica Melissa, con cui sarebbe dovuta stare, per tutto il tempo, portandosi dietro suo fratello.
-Così ci rallenti il passo!
-Tanto mamma ha detto che devo stare con voi!
-Purtroppo sì, ma non significa che devi fermarti ogni tre passi!Andiamo su!
-Ma abbiamo ancora tanto tempo?
-Solo un'ora e mezza, e ci restano ancora tredici case da visitare! E piantala di ingozzarti di dolci! Vuoi  che torniamo a casa senza?
-Tieni i miei Toad...a me non piace il cioccolato- gli diceva continuamente Fallon, l'ultima arrivata nel gruppo.
Nel lungo sacco del bambino, verso mezzanotte rimaneva solo uno strato di caramelle, troppo in basso per il suo braccio. L'ora tarda lo faceva sentire sempre più stanco, e senza il suono delle chiacchiere della sorella e delle amiche, Toad distingueva solo più le luci appese nella via.
Aldilà di tutto il carattere che aveva potuto ereditare dal padre, un'abilità del saper trovare l'ago nel pagliaio, di trovare il più piccolo insignificante particolare era la parte che Toad aveva avuto da Velma Dinkley.
-Abbiamo saltato quella! Quella lì!
Suzanne sobbalzò, anche lei dava segno di stanchezza.
-Andiamo! Vieni Suzie!
-No, Toad fermati, vieni qui!
Potete immaginare qual era l'unico posto in cui non avevano messo piede: la signora Dunhee.
Se Toad avesse sentito ciò che Josh raccontava sul suo conto, sarebbe corso via come un lampo, ma la mamma aveva proibito al fratello di impaurirlo: perspicace come la madre sì, ma anche fifone come il padre.
Non solo: la camera del bambino aveva una sola finestra da cui si poteva scorgere la casa della vicina; come lei stessa diceva, però, erano passati otto anni, e un olmo intricato si snodava proprio a coprire quello scorcio di cielo.
Così, dopo undici trillate di campanello, Lenore Dunhee vide per la prima volta Toad, il bambino che aveva sentito giocare nel giardino vicino, coperto dalla staccionata.
Suzanne corse dal fratello, sudando freddo per la paura: a lei invece la storia della vicina era stata raccontata per filo e per segno, al buio, con tanto di torcia accesa.
-Toad, vieni subito via!
-Aspetta un attimo! Lasciami stare!
La porta si era aperta scricchiolando, la donna era uscita fuori vestita già da notte, con gli occhiali in mano. Nessuno la notte di Halloween aveva suonato al citofono così insistente.
-Oh, ma guarda chi abbiamo qui! E tu chi sei, piccolo? Bel costume direi!
-Ah, niente, lui è mio fratello, viviamo qui, noi...arrivederci!-Suzanne prese Toad alla svelta, e fuggì via sul marciapiede. Dopo pochi minuti, Velma metteva già a letto Toad.
-Mamma?
-Sì?
-Ma perchè non andiamo mai a trovare la vicina?
-Oh, intendi la signora Dunhee? Beh, vedi, tempo fa i tuoi fratelli hanno combinato un bel guaio...e lei era molto arrabbiata con noi...
-Ma mamma, non possiamo fare pace? La vicina sembrava tanto sola stasera...
-È una cosa difficile, sai? Non è come fare la pace tra amichetti della tua età, per gli adulti è complicato...Mi prometti però che non ti avvicinerai senza il mio permesso come stasera?
-Certo, mamma.
-Dai, non fare quella faccina triste...vieni a salutare papà e le tue sorelle prima di dormire?
-Arrivo subito. Tu inizia ad andare.
-Va bene, vado a controllare se Alice è tornata in tempo...o il suo orologio del tutto casualamente era indietro di mezz'ora.
Al bambino scappò una risatina, mentre la madre sorrideva scompigliandogli i capelli, probabilmente perchè Toad rideva esattamente come suo marito.
-Sei proprio un piccolo Shaggy, lo sai? Ma gli occhi sono i miei!
-Già, uffa!
-Come uffa? Se ti prendo i tuoi occhi saranno l'ultimo dei tuoi problemi!
-No, mamma, no! Il solletico no!
Così la serata finì nel migliore dei modi...anzi, no.
-Shaggy, Velma, è successo di nuovo!-urlarono i Jones, dopo che aprirono loro la porta.
-Daphne? Fred? Qui a quest'ora? Cosa succede?
-Sono appena andato in garage a riprendere il telefono in macchina, e la Mistery Machine è sparita!
-Sparita?-risposero i coniugi Rogers nella tipica domanda retorica di stupore.
-Sparita! Puff! Dileguata!-replicò Daphne a gesti.
-Ve l'hanno rubata?
-No, Shaggy, sottratta...
I quattro si guardarono sorridendo.
La festa alla Coolsville High procedette bene, e anche Lily riuscì a godersela per qualche istante.
Verso le dieci e mezza quando quasi tutti gli studenti erano di fronte alle tavolate imbandite di dolci, la ragazza era in un angolo a mangiare una fetta di torta al cioccolato, guardando la pista da ballo, con i ragazzi che gareggiavano per guadagnarsi l'attenzione di Meg.
Lily per un attimo perse l'equilibrio, appoggiò la mano...in un'altra fetta di torta.
-Accidenti! Scusami, non volevo farlo apposta, cioè volevo appoggiarmi, ma non combinare questo disastro, cioè...te ne dò un'altra fetta...subito...se ce la faccio a non farla cadere...Oh, la mia forchetta, per terra,...ora la prendo...
-È stata colpa mia, tieni-le consegnò la forchetta roteandola tra le dita.-Vorrei scusarmi.
-Scusarti? Ha, scusarti? Sono io che ho le mani che vanno a destra e sinistra senza motivo! Grazie per la forchetta, e per tutto...cioè per quello che hai fatto...tu sei...ah no che sciocca! Mi presento prima io! Mi chiamo Lilian Madison Rogers, "in arte" Lily.
-Oh, piacere di conoscerti. Complimenti per il costume, veramente originale...
-Anche il tuo è...-Lily ebbe il coraggio di alzare finalmente lo sguardo, vide un vestito semplicemente perfetto, da principe azzurro, il cui unico elemento degno di Halloween era una spada insanguinata appesa alla cinta.-Meraviglioso.
-Senti, non vorrei essere indiscreto...ma ti va di prendere una boccata d'aria?...Portiamo la torta se vuoi!
-Non saprei...io...
In quell'istante Luther balzò alle spalle di Lily, la fece girare su se stessa, e le prese la mano.
Chris, Meg e Russell si misero a guardarli a distanza.
-Adesso lo fa-disse Maytnore.
Meg notò che Chris sudava, "Ha ballato fino adesso, ovvio".
-Lilian-cominciò il ragazzo- non resisto più, devo chiedertelo.
Josh si coprì le orecchie con una mano, Scooby fece lo stesso.
Lily si morse il labbro: "non qui, non adesso, non davanti a tutti"
-Vuoi essere la mia ragazza?Puoi stare con me, ora che non sono più troppo impegnato con il football!
-Ecco perchè rifiutare l'incarico di capitano-sussurrò Meg al fratello.
-Già...-disse Chris, aspettando la reazione di Lily alla proposta.
-Con te? Io? Neanche se cadesse un meteorite!
-Pensaci. Sei forte, carina, sei una dura, sei una che si fa passare addosso tutto ed è sempre allegra...tu sei la ragazza giusta! Non come quelle rammollite delle cheerleader!
-Non posso...ecco, io ho già un ragazzo!
Meg e Chris la guardarono stupiti. Lei strinse loro l'occhiolino per rassicurarli, poi afferrò di scatto la mano al principe azzurro, e uscì dalla porta che dava nel cortile, mentre la festa, dopo quei secondi di quiete, tornava a riempire la palestra.
-Spero tu non ti sia offeso per prima...ma Luther è da un po' che cerca di abbindolarmi ed è difficile staccarmelo di dosso...
-Sei davvero forte come lui dice?
-Beh, non così tanto, ho solo qualche dote in più, nient'altro. Diciamo che ho la forza che mio fratello invece non possiede.
-Tuo fratello?
-Sì, il ragazzo che stava davanti a noi, in piedi, vestito da chirurgo...con il cane...
-Ah, lui! Simpatico, mi hanno detto. Adesso che ci penso, aldilà del trucco, siete veramente uguali.
-Per forza, siamo gemelli.
-Wow, deve essere forte! Racconta!
-Beh, non c'è molto da dire, siamo nati la notte del 4 agosto, negli stessi minuti dei nostri due migliori amici...
-Stessi minuti, eh? Intendi che siete nati prima voi o...
-No, in teoria sono nata prima io, poi Chris, Josh ed infine Meg.
-Chris e Meg? La biondina e il vampiro?
-Esatto. E non è tutto, i nostri genitori...
-Sì?-gli diceva il ragazzo avvicinandosi al suo viso, facendo un piccolo salto da seduto sul muretto.
-I nostri genitori sono i membri della Mystery Incorporated...
-Oh cavolo! Fantastico! Lo pensavo io che quel cane lì era Scooby Doo in persona!
-E quella è la Mystery Machine-gli disse indicandogli oltre il cortile.
-Stramitico!
-Sai, non parlo mai di queste cose agli altri...i nostri genitori preferiscono che resti qualcosa di normale, senza giornalisti, fan, riviste...perchè dicono che sono molto pericolosi, e noi siamo solo liceali. Alcuni ammiratori non sanno neppure che esistiamo.-parlava con la soddisfazione di dire qualcosa che si teneva dentro da tanto, passando le dita tra i fili della collana.
-Bella, cos'è?
-Ah, questa? Non ha molto valore, l'unica cosa preziosa è il ciondolo: è un topazio, il nome preciso non lo so, su internet non ne ho trovato uno che gli somigliasse. Però è il mio portafortuna...e mi ricorda che sono la primogenita...perchè è questo che hanno voluto fare i miei genitori, darla al primogenito.
-Di sicuro per te deve essere speciale...e ti assicuro  che vale molto più di quanto pensi, Lilian...
-Lily! Lily! Corri! È già mezzanotte! Dobbiamo tornare a casa, altrimenti siamo in grossi guai!
-Zoinks! Scusami tanto...vado-a metà del discorso si bloccò: non sapeva il suo nome.
Mezz'ora prima della fine della festa, la Mystery Machine sfrecciava in Finnegann J.T. Road, illuminando con i fari i lati della strada.
-Allora? Che succede tra te e Wisely?
-Trent? Niente, perchè Joshie?
-Come perchè? Vi ho trovati a parlare molto intimamente fuori dalla scuola!
-Il principe azzurro era Trent?-diceva stupita con gli occhi che brillavano.
-Oh, che carina. Lily è innamorata!
-No davvero, io non sapevo che...
-Ragazze...-disse Chris interrompendole -guardate chi si vede.
Sul ciglio della strada, Trent Wisely tornava a casa, vestito come lo vedevano tutti i giorni, che camminava con le mani in tasca, a fianco di un ragazzino.
Il furgone si fermò accanto a lui. Meg abbassò il finestrino.
-Ehi Trent! Vuoi un passaggio?
-Siete gentili ragazzi, ma accompagno Nelson a casa a piedi, mi fa bene sgranchirmi le gambe, dopo tante ora a letto!
-Eri malato?
-Sì, ragazzi. Il febbrone dell'altra settimana mi è guarito solo oggi pomeriggio. Sarei venuto volentieri alla festa, e mi è dispiaciuto disdire l'ordine del costume...
-Vuoi dire che non eri a scuola? Non avevi il vestito da principe azzurro? Niente muretto, discorsi, forchetta, buone maniere...niente torta...
-Quale torta, scusa?
Lily si ritrasse delusa.
-Bene, direi che dovremmo affrettarci a rientrare. Buonanotte, ci vediamo dopodomani in classe.
-Buonanotte.
All'inizio ci fu silenzio. Josh circondò la sorella con le braccia: sentiva il suo cuore battere all'impazzata.
-Suvvia, Lily...non devi buttarti giù! Io da tua migliore amica ti consiglio di berti una bella tazza di latte bianco e fare una bella dormita...in fondo non è poi una vera e propria delusione d'amore.
-Non credo che sia agitata per questo, giusto?
-Sì, infatti Josh. Insomma, mi sento depressa: ma con chi ho parlato stasera? Cioè, gli ho detto un sacco di cose, di noi, di mamma e papà, della squadra...
Chris frenò di colpo.-Aspetta, gli hai raccontato queste cose? Te le ha chieste?
-No, mi ha detto "racconta" e mi sono lasciata andare...
-Quindi era ovvio che non potesse essere Trent! Lui è figlio di Patrick e Mary Jane Wisely...conoscono i nostri genitori.
-Qualcuno voleva avere informazioni su di noi...e ha sfruttato l'ingenuità di Lily per attaccarci. -ragionava Josh guardando la strada dubbioso.
Silenziosamente la Mystery Machine entrò nel garage.
-Dobbiamo scoprire chi è quel guastafeste a cui interessano le nostre faccende!
-Già, sarà un onore coglierlo con le mani nel sacco!
-Per adesso questo onore tocca a noi, ragazzi.-disse una voce nel buio.
Tutti e quattro si fermarono impietriti. La luce si accese in un bagliore accecante.
La Mystery Inc.  li aveva accerchiati.
-Chi mi spiega il perchè per tutta la serata il furgone è scomparso dal garage ed è ricomparso solo al vostro arrivo?
-Ah, non lo so. Siete voi, giusto i detective del soprannaturale, no?
-Chris!
-L'ho riportata esattamente com'era! Ho guidato con prudenza, ho persino fatto il pieno!
-Vi avevamo detto di andare a piedi! Possibile che non potete essere come dei ragazzi normali?
-Ma papà, forse, abbiamo un mistero per le...
-Abbiamo un gran sonno! Molto sonno!-urlò Lily per coprire Chris. Poi gli si avvicinò alle orecchie.
-Se vogliamo risolvere il mistero del principe azzurro dobbiamo contare solo su noi stessi.
I genitori li videro farfugliare seduti sul cofano, ma non diedero peso alla cosa.
-Ok, squadra, domani ci dobbiamo incontrare dopo pranzo nel parco, davanti alla fontana. Mi raccomando Rogers, ci serve il vostro cervello.
-Ci saremo, Jones. E Scooby è con noi.
L'indagine stava per cominciare, e nessuno dei ragazzi avrebbe preso sonno quella notte.
Neanche il principe azzurro, ancora seduto sul muretto, reggeva l'emozione nel comporre freneticamente un numero sul suo cellulare.

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Capitolo 5
*** Sorprendere, sorprendersi ***


Per quanto si potesse urlare il contrario, l'intera Coolsville High portava in città la voce che Trent Wisely e Lilian Rogers stavano insieme. Nessuno aveva dimenticato come il principe azzurro e la fantasmina erano volati via come in un soffio, per raggiungere un posto in cui stare finalmente in pace.
Iniziarono ad essere inventate leggende e storie entusiasmanti prendendo spunto dalla vicenda:
"Il principe che ha ucciso la sua amata si ricongiunge a lei, rincorrendo il suo amore, cercando di sentire ancora la sua bocca ormai fredda e abbracci vuoti, mentre uno zombie tenta di occupare il suo posto"recitava il progetto della prima pagina del giornale scolastico.
I commenti su internet erano spuntati prima ancora dell'alba. Poi un crescendo fino a pranzo, quando i ragazzi riuscivano a riprendersi dalla notte festante. Al pomeriggio quasi tutti avevano ancora le palbebre pesanti dal sonno.
Tre arcate di acqua saltavano la statua del pellicano al centro della fontana del parco, risplendendo sotto la luce di un debole sole autunnale. Due sentieri lastricati si incontravano ai lati della vasca, lontano dal resto del parco, intenta a riflettere il profilo degli alberi perimetrali.
Lily era coricata sul bordo, a pancia in giù con il viso per metà coperto dai capelli, lasciandosi coccolare dal sole con i piedi puntati contro le gambe del fratello, che si sbilanciava verso l'acqua per sfiorarla con le dita.
-Scooby...smettila di leccarmi la faccia...lasciami dormire-diceva la ragazza muovendo il braccio nel vuoto per allontanarlo.
-Scusa...-replicò il cane, che voleva solo avere un pò di compagnia.
-Scooby! Ti avevo detto di non bagnarmi la...
Quando Lily alzò la testa, si scontrò nel largo sorriso della sua migliore amica.
Meg allungò le mani verso la vasca e le schizzò di nuovo in faccia, mentre i fratelli erano scomparsi sul retro della fontana, dall'unico piccolo rubinetto di acqua potabile.
-Quanto ci avete messo a venire? Ti avevo inviato un messaggio per le tre, no? E dai smettila di spruzzare!
-I nostri genitori non hanno affatto scordato cosa è successo ieri...Li abbiamo convinti solo pochi minuti fa, ma dubito che la questione sia chiusa del tutto.
-Allora squadra-iniziò Chris asciugandosi la bocca con la mano-c'è un motivo se siamo qui oggi...Lui.
Ed estrasse dalla tasca un foglio bianco da stampa, con un'immagine opaca di una delle foto che Steve Bennet aveva pubblicato online. Il responsabile degli eventi della CH aveva voluto fare un rapporto completo su Halloween di quell'anno, che lui stesso aveva curato con il comitato studentesco.
Tra le teste degli studenti mascherati, cerchiato come in un quadro a cornice rossa, stava impettito il principe azzurro, con un espressione mai stata così enigmatica.
-Eccolo lì...quell'impostore.
-Come faremo a capire chi è? Insomma, Lily è stata l'unica ad avvicinarsi...
-Onestamente ho parlato per tutto il tempo senza neanche curarmi del suo aspetto-ammise Lily-i capelli erano nascosti sotto il cappello a piuma, e gli occhi erano sotto le ombre dei fori della maschera...
-Mi sembra giusto che tutti l'abbiano confuso con Trent...
-Hai detto Trent?-chiese alzando la voce Josh mentre il suo viso si illuminava-Giusto! Trent!
-Trent aveva ordinato un vestito identico a quello-annuì Chris-se lo era fatto fare su misura in un negozio.
-Questo significa che ne esiste solo uno in città...-mormorò la sorella.
-E se il nostro impostore non ha fatto un corso di taglio e cucito...-continuò Lily-deve aver messo piede in quel negozio, comprare quel vestito e sfruttarlo al meglio!
-Ma in quale negozio? Se solo sapessimo il nome...
-Di sicuro uno dei quattro con servizio sartoria più costosi di Coolsville!
-Appunto Josh, sono quattro, e tra l'altro sono distanti interi isolati fra loro: la Mystery Machine è fuori uso, e tantomeno le biciclette...desterebbero troppi sospetti a casa...
-Se vogliamo affrettarci, ci basta solo chiedere.
-Chiedere a chi?
-Direi che una visitina ai Wisely è d'obbligo, prima di consumarsi le scarpe sull'asfalto per mezza città.-annunciò il ragazzo.
Lily scosse la testa: era già stato imbarazzante parlare con Trent la sera prima, mezza città parlava di una loro probabile relazione, ed ora bisognava andare a disturbarlo proprio a casa sua?
-Ehm, ragazzi, cioè, non potremmo usare i mezzi pubblici?-tentò la ragazza come ultima spiaggia.
-Ricevuto.-disse loro, dopo quattro occhiatacce puntate su di lei.
Patrick, Mary Jane, Trent e Nelson Wisely abitavano in una delle case meno visibili nel quartiere. Siepi di due metri e mezzo illudevano i passanti che si trattasse di un bosco, ma oltre il cancelletto si apriva un immenso giardino con una enorme casa di mattoni a tetto rosso carminio.
-Si?-rispose al citofono una voce di donna.
-Salve, siamo amici di suo figlio Trent, ehm, dovremmo parlagli urgentemente di una questione...
-Urgente avete detto? Bene, allora venite pure avanti, e non fate caso al disordine del giardino!
Quando la serratura scattò, i quattro ragazzi e il loro cane non credevano ai loro occhi. I fiori nelle aiuole erano disposti a formare uno scacchiere perfetto di colori, le lastre che conducevano all'ingresso erano perfettamente allineate, le sedie davanti alla porta erano in simmetria ai due lati e le pietre sparse qua e là nell'erba sembravano essere state fissate al suolo con perfetto parallelismo.
-Disordine, eh?-esordì Chris.
-Non mi sorprende, del resto Trent credo sia la persona più precisa che conosca...-commentò l'amico.
-Ben arrivati, ragazzi!-disse melodiosamente una figura bionda appena fuori dalla casa.-Entrate forza, vi posso offrire qualcosa?
-Grazie per l'ospitalità, signora Wisely, ma eravamo venuti solo per chiedere una cosa...
-Niente complimenti. Entrate, vado a chiamare Trent di sopra. Intanto sedetevi.
I quattro ragazzi si sedettero in silenzio sul largo divano del salotto, aspettando che qualcuno tornasse da loro. Anche la lingua di Meg restò ferma per qualche minuto.
Patrick Wisely scese le scale, diretto verso la cucina, senza neanche notarli. A quanto pare i giochi d'acqua nel parco iniziarono a fare effetto: Lily tossì così forte che l'uomo la sentì dalla stanza vicino e tornò indietro con un volto nemmeno stupito di trovarsi quattro adolescenti sconosciuti in casa.
-Ehi ragazzi, dov'è Scoob?-chiese Josh prima ancora che il padrone di casa potesse iniziare un discorso.
Sua sorella lo zittì tirandogli una gomitata nello stomaco mentre Chris iniziava a parlare, mezzo intimorito.
-S-salve, scusi il disturbo, eravamo venuti a parlare con Trent...
-Quale disturbo, ragazzi? È un piacere invece. Trent non riceve molte visite da quando ha iniziato il liceo...è piuttosto timido. Al contrario di Nelson che è una testa calda...bollente, direi. Volete?-disse porgendo loro del caffè.
-Sì, grazie-rispose Lily in uno sbadiglio-altra caffeina migliorerà solo le cose.
-Ne prenderei volentieri una tazza, grazie-aggiunse Meg, vedendo che avevano finalmente rotto il ghiaccio nella conversazione. Entrambe afferrarono le tazze con tutte e due le mani, come ad abbracciarle e farle sembrare un miracolo divino. Si sentì la porta aprirsi.
-Ehi pà, guarda chi ho trovato addormentato in giardino! Un cucciolo! Lo teniamo? Perfavore...
-Nelson, ma cosa?
-Mi dispiace tanto-lo sovrastò Josh alzandosi verso il ragazzino-ma questo è già mio! Forza, Scooby, in piedi! Siamo tutti stanchi, non sei l'unico che ha passato la notte in bianco!
-Neanche per sogno!-mormorò Scooby sdraiato per terra.
-Scooby! Dai! In piedi!-lo incitò Lily posando sul tavolino il caffè e mettendosi di fianco al fratello.
Josh prese di peso il cane per metterlo in piedi: se l'avesse fatto sua sorella, Mary Jane Wisely avrebbe avuto una reazione meno traumatica alla scena, invece non fu così.
La donna si vide il ragazzo per terra coricato con addosso quel cane, che lei conosceva bene, a fargli le feste. E non fu difficile come per il professor Kyle capire chi gli ricordava.
-Oh Santo Cielo!-urlò-Scooby Doo! Non ci credo!
Il cane la riconobbe e saltò in piedi in un lampo. Salutato Scooby, Mary Jane si avvicinò al ragazzo e lo aiutò ad alzarsi. Josh fece per tornare sul divano, ma lei prontamente lo trattenne per il braccio, e gli prese le guance.
-Non è possibile! Non è possibile! Non è assolutamente possibile!-diceva alzando sempre di più il tono della voce.
-Cosa succede, tesoro?-rimarcò il marito.
-Ah, signora Wisely...vorrei riportare mio fratello ancora riconoscibile una volta a casa, se non le dispiace.-affermò Lily, vedendo che lo stava strapazzando a destra e a sinistra.
Patrick guardò Lily, Josh, Scooby, Meg, Chris una decina di volte nello stesso ordine, con occhio da esaminatore(d'altronde, guarda a caso era direttore di un museo).
-Oggi deve essere proprio una giornata speciale, per avere Josh Rogers qui da noi!-e allungò la mano per stringergliela.
Il ragazzo esitò un attimo-P-piacere mio.
-È quindici anni che non vi vedo ragazzi, ne è passato di tempo!
-Lei ci ha visti? E quando?
-Quando avevate sì e no una settimana, Lilian.
La ragazza si stupì che qualcuno tenesse così tanto a sottolineare il suo nome.
-Era vate così straordinariamente carini e tanto tanto tanto dolci!-disse la moglie, toccando con il dito il naso di Josh.
-E noi...-non esitò a interrompere Chris.-Noi siamo...
-Voi vi vedo tutte le settimane sul giornale del liceo, inutile dire che vi conosco già.-annuì Patrick mentre il suo figlio maggiore scendeva le scale. Tutti si voltarono verso di lui. Il suo viso era impeccabile, niente segni di stanchezza, tristezza, noia, solo serenità perfettamente gestita.
 -Ragazzi, ci rincontriamo di nuovo, eh? Mi hanno detto che avete bisogno di me...
Josh cercò subito di parlare, sapendo che Trent avrebbe puntato Lily tutto il tempo per le voci che circolavano.-Dobbiamo chiederti una cosa che riguarda...-i suoi amici scossero la testa, senza essere notati-dobbiamo chiederti un parere su...-e anche questa volta non andava bene-Un dubbio su una questione di scuola, visto che sei capoclasse, ci potrai rispondere.
Guardò i compagni: tutti soddisfatti della risposta, quasi ci stavano per credere anche loro.
-Non perdiamo tempo allora! Vi porto in camera mia!
-Voglio venire anche io! -disse Nelson con lo sguardo già diretto verso le scale.
-Tu non vai da nessuna parte caro mio! Puoi fare i benissimo i compiti nello studio di tuo padre!-gli rimproverò la madre, mentre il ragazzino sbuffava e i cinque ragazzi con Scooby Doo venivano inghiottiti dal buio corridoio alla cima delle scale.
-Non fate caso al...-iniziò subito Trent.
-Disordine? Non dirlo neanche per scherzo! Qui è tutto mitico!-gli ribattè Chris avvicinandosi alle mensole-Collezioni modellini di auto?
-Sogno di guidarne una un giorno, per adesso le riproduzioni in scala mi bastano!
-E hai anche il progetto della struttura di tutti i motori?
-Veramente io me li sono disegnati da me-diceva mentre iniziava a staccarli dal muro, con lo sguardo attento alla porta della camera-mio padre vorrebbe che io finissi il liceo e andassi a studiare legge, ma a me il mondo dei motori mi affascina, davvero.
-Potresti sostituirmi da meccanico con il furgone se vuoi!
-Volentieri, se resta fra noi.
-Ragazzi-urlò improvvisamente Lily-siamo venuti qui per una cosa, ricordate?-probabilmente non voleva che si arrivasse a parlare dei commenti sulla festa dei loro compagni di classe.
-Anche io devi parlarvi di una cosa...
"No, no, no ti prego"pensò con tutta la forza che poteva: sarebbe stato peggio dell'esperienza con Luther.
-Stamattina ho acceso il cellulare, e mi sono arrivati più di cinquanta messaggi...Lily?-disse mentre lei alzava imbarazzata la testa-Sono sonnambulo oppure ieri abbiamo parlato più di un ora sul muretto del cortile della scuola?
-Ecco...-con tutte le maledette volte in cui Chris interrompeva una conversazione, a Meg piaceva dire un pettegolezzo o Josh voleva raccontare qualcosa perchè sapeva di farlo meglio, in quel momento nessuno aprì bocca, e Lily continuò, tutta sola, mentre arrossiva ad ogni parola.
-Ecco...Ieri sera c'era la festa, giusto? Ecco...Io ci sono andata, c-con tutti loro-e  si girò di fretta puntando a ruota con il dito gli altri-e sembrava tutto normale...Poi ho avuto un incontro con-iniziò a sentirsi soffocare, gli occhi smeraldo di Trent erano sempre stati puntati su di lei.
-Calmati, Lily. Siediti e prendi fiato. Non capisco cosa ci sia di così spaventoso.
"Spaventoso? Spaventosamente carino, accidenti."Appoggiatasi sul letto, sentiva che poteva aggrapparsi a qualcosa nel caso fosse svenuta, oppure ancora meglio coprirsi la faccia con un cuscino per l'imbarazzo.
"In fondo è stato uno sbaglio. È capitato per caso, e noi non stiamo davvero insieme."
-Luther mi ha chiesto di...no, ok andiamo al sodo-fece un bel respiro profondo-un ragazzo di cui non so il nome mi si è presentato, e aveva lo stesso costume che avresti dovuto indossare tu. Io questo assolutamente non lo sapevo, e per togliermi da un pasticcio ho finto che fosse il mio ragazzo...e siamo andati insieme a parlare fuori...
-Ed è per questo che qualcuno su internet ha spifferato che io e te, ehm, insomma stiamo...sì beh, stiamo insieme?-Trent tentò di essere indifferente a quello che aveva detto.
Per Lily fu come una martellata in testa: "stiamo insieme". Se pensava che per qualche secondo poteva diventare la fidanzata di uno come Luther, Trent sembrava oro piovuto dal cielo: distinto, carino, disponibile, discretamente divertente. "Non male, Lily, non male".
-Lo so che questa cosa si poteva evitare...mi dispiace che ci sia andato di mezzo tu, che tra l'altro eri a letto con la febbre. -balbettò, schiarendosi la gola.
-Nessun problema. Non facciamoci caso, in fondo, le bugie hanno le gambe corte.
-Bene, ora che abbiamo risolto il problema di chi sta con chi e bugie con le gambe corte, potremmo andare al sodo?-disse Chris, con un che di fastidio.
-Ah, giusto!-si risvegliò Lily dopo uno stato di trance- Trent, io ho parlato con te, cioè volevo dire, con quello che potevi essere tu, anche se io non sapevo che eri tu perchè in teoria non c'ero quando hai fatto vedere la foto del cellulare a tutti a scuola...
-Lily! Ho detto il sodo, non un poema epico!
-Calma, Josh, ci stavo arrivando. Dunque, quello lì vestito da principe azzurro ha chiacchierato con me per un po' di tempo, mi ha chiesto di me, della mia vita, della famiglia...cioè in realtà mi ha fatto solo una domanda...e io gli ho raccontato tutto.
"Poi la pettegola sono io..." pensò Meg.
-E lui?
-Sono dovuta correre via per tornare in tempo a casa...Il punto è che abbiamo parlato solo di me, lui non mi ha detto il nome, l'indirizzo, notizie varie, niente di niente! Era solo interessato a me! Alla mia vita, e alla mia identità...Lui voleva sapere di me, voleva arrivare ad un punto in cui mi conosceva meglio di me in persona! E adesso tutto ciò che voglio è sapere chi è, solo questo, accidenti!
La ragazza era visibilmente arrabbiata e i suoi nervi non avrebbero retto a lungo. La caffeina stava peggiorando le cose, più che migliorarle. Chris prese parola, a qualche secondo dalla fine del discorso di Lily.
-Ciò che ci serve, ora, Trent, e che tu ci dica dove hai comprato quel vestito.
-Beh, sapete che non l'ho comprato, me lo sono fatto quasi cucire addosso.
-Per questo siamo qui: a quel ragazzo bastava avere la tua stessa taglia e comprarlo al negozio, sapendo che tu non saresti andato alla festa. Ne esiste solo uno, Trent. Se lo troviamo, troviamo il ragazzo che ha fatto l'interrogatorio a Lily.
-L'ho ordinato in Whistles Street, al Carbell Fancy Store. Ma se andrete là, dubito che vi diranno il nome: la sartoria mantiene la privacy della clientela. Verrò con voi se volete, magari mi riconoscono e mi daranno qualche informazione, d'altronde la metà del costo totale del costume l'abbiamo pagata noi!
-Ci saresti di grande aiuto!
 
Non fatevi ingannare dal nome: Whistles Street era la strada più larga e sfarzosa della città. Era interamente pedonale, costituita solo da negozi e boutique di tutti i generi per uno shopping adatto a tutti.
In quel momento, le decorazioni di Halloween erano ancora sospese sui passanti. Di solito le toglievano verso la fine del mese, così da sostituirle subite con quelle natalizie.
La sera era la parte della giornata più suggestiva per ammirarla, il giorno quella più respirabile e più tranquilla.
Al fondo si apriva un immensa piazza, la Riddlegane Square con un monumento colossale, scolpito con la storia della città.
-Vieni Scooby! Seguimi se ci riesci!-gridava Nelson, schivando la gente a caccia di saldi con lo skateboard.
-Piano Nelson! Fai attenzione a non farti male! Mi dispiace ragazzi di essere stato costretto a portarlo con noi...
-Figurati, nessun fastidio, Trent.
-Bene, ancora qualche metro e ci siamo.
Più che "qualche metro" fu "qualche passo". Le suole delle AllStars di Josh pestarono il tappeto dorato che ricopriva i gradini del negozio. Tutti e quattro alzarono gli occhi, si trovarono davanti una porta due volte la loro altezza, massiccia, con scritte glitterate e maniglie sinuose.
-Questo negozio è un po' diverso da come lo ricordavo da bambina.-disse Meg.
-C'è un nuovo proprietario ora. Ha cambiato completamente aspetto vero?-rispose Trent.
-Verissimo.
Mentre l'anta della pesante porta si richiudeva dietro di loro, un campanellino in alto trillò sonoramente.
Il negozio era pieno di gente: ora che la festa era finita, le svendite attiravano molte persone.
Eppure c'era un silenzio inquietante. Trent indicò loro dove proseguire per raggiungere il bancone principale. La via fu larga per buona parte di un tragitto interminabile(non era magico il negozio, ve lo assicuro, solo molto sproporzionato), finchè non si fu costretti a passare per uno strettissimo passaggio fra due scaffali, in cui la luce diveniva soffusa.
-Ma non potevamo finire sugli scaffali delle principesse? Perchè proprio i mostri?-si lamentava Lily, mentre Scooby le spingeva in avanti le gambe, per uscire da quel buco.
-Perchè queste sono le autentiche maschere da Halloween, sorellina.
Lily gli fece una linguaccia, odiava quando faceva Mr.Sotuttoio.
Tutte sette le figure uscirono dal buio dello spigolo del corridoio, come dopo un'esperienza in miniera: la luce del sole che filtrava di nuovo nella loro direzione quasi li accecò.
Il punto più lontano che si riusciva a scorgere era proprio il bancone, prima bisognava superare uno spazio interrotto qua e là da strutture in acciaio per appendere i capi.
-Lassù c'è la sartoria.-indicò Trent guardando il parapetto del secondo piano, dipinto di azzurro.
Pian piano che ci sia allontanava dagli scaffali più carichi, i ragazzi si avvicinavano invece per evitare la calca di gente alla parete sinistra, su cui c'erano altrettanti scaffali più disordinati.
Ad un tratto, senza che nessuno se lo aspettasse, una figura balzò fuori dal mucchio.
-Zoinks!
Josh saltò in braccio alla sorella, che subito dopo lo scaricò per terra.
-Haha, scusate, ma è una mia mania! Non riesco a farne a meno!-diceva rotto dalle risate un ometto, vestito in modo singolare, con tanto di gilet e papillon, che agitava in aria un telecomando.
-È il Fantasma del Minatore!-gridò Nelson, con lo skateboard in mano, pieno di entusiasmo.
-Bravo, ragazzino. Proprio il Fantasma del Minatore! Avreste dovuto vedere la vostra faccia!
Josh si rimise in sesto la cravatta, come se balzare fra le braccia della sorella fosse stato il più grande atto di coraggio mai visto(così lui voleva far credere).
-Trent! È quello che c'è al museo! È quello a cui stringo la mano quando siamo con papà!
-In effetti, questi costumi sono la esatta riproduzione di quelli del Coolsonian Criminology Museum. Oh scusate, non mi sono presentato: signor Malcom Carbell, il giocondo propretario di questo meraviglioso negozio!
-Modo singolare di presentarsi, signor Carbell!
-Eh, mia moglie mi ha sempre detto che dovrei lasciar perdere questo genere di scherzi. Così mi sono dato alla sartoria di costumi, per mettere questi-e intanto spingeva verso la parete il braccio meccanico, con molto sforzo-a servizio dei miei clienti!
-Devo pensare se ritornarci qua dentro...-disse Josh cercando in giro di captare gli altri scherzi piazzati in negozio.
Il signor Malcom Carbell si tirò su con forza le bretelle di cuoio che gli tenevano i pantaloni. Si fregò le mani con soddisfazione e si avvicinò al ragazzino che contemplava alcuni costumi esposti.
-Anche io trovo che siano identici all'originale. Somiglianza stupefacente, non c'è che dire. Stoffa di ottima qualità, precisione ai dettagli... Quello del Clown Fantasma l'ho fatto io, abbastanza simile, oserei dire.
-Vuole scherzare? È praticamente lo stesso! Potrebbe scambiarli e nessuno si accorgerebbe di nulla!-sorrise Trent, avanzando di un passo.
-Non tengo molto a finire in carcere, vi posso solo dire che siamo l'unico negozio ad averli. La Mystery Incorporated ci ha autorizzato una ventina di anni fa a venderli.
-Me li immagino i nostri genitori mentre...-iniziò a dire Meg, fermandosi a metà frase notando un sospetto sul volto dell'uomo. Per fortuna la ragazza aveva parlato quasi sottovoce.
-Signor Wisely,  È guarito? Non sa quanto mi ha addolorato il viso di sua madre quando mi ha riferito che non poteva partecipare alla festa e indossare quel vestito magnifico!
-Eh già-rispose Trent, sapendo che sua madre nel suo discorso aveva ripetuto probabilmente una decina di volta"povero il mio tesoro".
-Argh...qui è l'unico posto che sta sempre sottosopra! Che disastro!
-Ehm, signor Carbell-proseguì Trent facendo voltare l'uomo-a proposito del mio vestito...so che qualcuno l'ha comprato.
-Comprato? Comprato? Perchè mai avrei dovuto v-venderlo...-iniziò il proprietario mentre i suoi gesti si facevano sempre più nervosi.
-Ma signore noi sappiamo che qualcuno...
-No e poi no! Ma che domande! Sa bene che nom do questo tipo di informazioni!
-La prego, non le costa niente...
-D'accordo, seguitemi.
Li portò tutti in una stanza buia, appena dietro il bancone con il registratore di cassa. Non si riusciva nemmeno a distinguere che persona si aveva di fianco, e per un attimo tutti credettero in un altro scherzo stravagante.
L'uomo aprì la finestra così che potesse entrare la luce del pomeriggio. Ai loro occhi apparì quello che doveva essere un laboratorio molto disordinato, con blocchi di fogli ovunque, poster ingialliti e quattro orologi, uno per parete, visibilmente non sincronizzati.
Malcom si avvicinò alla scrivania, tirò verso di sè il cassetto centrale, e sollevò un foglio.
-Leggete qua.
La sua espressione era spaventosa, mezza squilibrata, da uno che ci sta poco con la testa. Solo Chris tese il braccio cercando di stargli comunque a distanza. Porto il foglio vicino allo sguardo, mentre gli altri leggevano appoggiati a lui. Nelson intanto sbirciava qua e là, erano tutti alti, e non si riusciva a scorgere neanche una lettera.
"Ho urgente bisogno del vestito che avete cucito per Trent Wisely. Ne ho bisogno al più presto, entro la sera del 30 Ottobre. Nè giorno più nè giorno meno. Se ci tiene che al suo negozio non accada uno spiacevole incidente, badi di non raccontare a nessuno di questo argomento, nemmeno alla polizia.
Detto questo, addio."
-Uno psicopatico forse?
-Non scherzare, Meg. Chi ha scritto questo è pazzo!
-Ecco, ora vi ho detto tutto, sono nei guai...-si disperava l'uomo, in colpa per essersi tradito.
-Non le accadrà nulla, noi manterremo il segreto. Dovrebbe solo dirci chi le ha dato questo.
-Dovrei dirvi anche questo? Non me l'hanno dato... Me lo sono trovato di fronte a casa. Ah, voi siete proprio dei ragazzini impiccioni...-ma l'uomo vedeva che forse loro potevano aiutarlo. Incrociò più volte il loro sguardi, con gli occhi pieni di terrore, di angoscia.
Vedendo la situazione, Chris lasciò sul tavolo la lettera. Fecero cenno di uscire, richiamando Nelson accanto a loro e cercando di coprire Scooby, per non farlo riconoscere al proprietario.
Per quanto il suo muso era famoso in tutta Coolsville, di solito nei posti affollati era difficile notarlo.
Quando si trattava di spazi sigillati come quello, era la prima cosa su cui tutti puntavano gli occhi.
-Aspettate!-urlò di getto Malcom.-La lettera non è che una parte! Ho ricevuto una telefonata tempo fa, una voce mi ha informato che sarebbe venuta a ritirare il vestito. E così è stato.
-Significa che qualcuno è venuto qui in negozio?-attaccò Josh.
-Sì, ma non ho idea di chi fosse. Quando mi ha chiesto il costume io ho risposto che era prenotato, e lui mi ha detto di essere proprio la persona con cui avevo parlato al telefono.
-Ce lo può descrivere? Giusto per sapere...
-Non capisco perchè vi interessi molto, e neanche perchè io sia qui a rispondervi...Era un ragazzo più meno della vostra età: capelli castano chiaro, statura abbastanza bassa, con occhiali blu scuro...e una buffa macchia sul collo...mai vista una così.
-Ha firmato per caso sul registro degli acquisti di quel giorno?
-Che hai in mente Josh?-chiese Lily, capendo che il suo cervello elaborava qualcosa.
-Certo che l'ha firmato, o meglio, siglato.
E si diresse verso la libreria di legno antica appoggiata alla parete opposta.
-23, 24, 26...28, ecco qui.-disse loro, posando il dito su una delle colonne.
-D.S....Duncan Seagle.
-Duncan Seagle...il bambino delle elementari con l'apparecchio e la cartella a forma di aeroplano.
-Sì, Duncan Seagle-rispose Josh ai Jones- l'unica persona in città ad avere una macchia sul collo a forma di corona.
-Io ci ho sempre visto un pipistrello...ok, scusate, erano considerazioni personali.-annuiva Lily, continuando a sentire se Scooby era sempre dietro di lei.
-Ci deve essere segnato anche l'indirizzo qui...Ehi!-si lamentò Meg, quando l'uomo le tolse di mano il registro.
-Avete già visto fin troppo per ora! Non posso permettermi che questa storia venga a galla! Fuori da qui, e non fatene parola con nessuno, è chiaro?!?!
Tutti quanti si catapultarono fuori dal negozio, senza curarsi che qualcuno fosse visto o non visto.
-Cosa succede, caro? Ho visto gente che correva!
-Non succede niente, Lorraine. I soliti clienti a cui non bastano gli sconti...
 
-Brutta storia...non mi aspettavo che  si potesse arrivare a tanto per poter parlare con Lily...
-Io non pensavo che potesse succedere ad uno così...pover uomo...
-Ma vi immaginate Duncan che fa una cosa simile? Ma dico, proprio un tipo innocuo come Duncan?
-Veramente è proprio questo che mi stupisce, ragazzi.
-Ehi, lo so che voi siete figli dei detectives in questione e io solo un comune cittadino-esordì Trent, un po' imbarazzato-ma visto quello che è successo adesso...direi che possono esserci molte più sorprese di quanto ci aspettiamo.
-Già, sorprese...-annuì Scooby, dando un colpo nelle gambe a Lily.
-Sorprese Scoob...sorprese. Aspettate, ho detto sorprese?!?
-Accidenti Lily! Abbiamo solo più dieci giorni!-le rinfacciò il fratello.
-Dieci giorni per cosa?-li guardarono incuriositi gli altri.
-Per la festa a sorpresa di Toad!
-E ci manca il regalo!
-Beh, siamo in Whistles Street no? Se avete dei soldi, vi basta andare, noi vi aspettiamo qui.
Lily si tolse dalla tasca qualche biglietto.
-I soldi ce li ho...È l'idea che mi manca!
-Non sarà poi così difficile! È solo un bambino di sei anni!-le rinfacciò Meg.
-Non è solo un bambino di sei anni! È Toad! È una categoria a parte capisci?
-Se vuoi ti posso aiutare!-affermò con gioia Nelson-Io ho qualche idea.
-Neil...non sei adatto a questo tipo di cose, tra l'altro non lo conosci neanche suo fratello!-gli rimproverò subito il fratello.
-Dai, Trent! Se mi lasci andare con loro, prometto di non dire niente a mamma e papà di quello che è successo oggi...e della storia del signore...
-D'accordo, vai pure.
Il ragazzino iniziò a camminare di fretta dalla parte opposta della strada.
-Tornate presto! Qui si sta facendo buio!
Dopo una ventina di minuti, i Jones e il maggiore dei Wisely li videro tornare.
-Un modello ultranuovo con spie luminose e un controllo più diretto dell'apparecchio. Non male, Nelson.
-Ai noi maschi gli aeroplanini telecomandati sono il regalo ideale dai sei anni. Secondo me gli piacerà tantissimo!
-Senza dubbio. Adesso sbrighiamoci, sono quasi le sei...Avevamo promesso ai vostri genitori di tornare in tempo.
 
Davanti alla cancelletto di casa, la piccola lampada nascosta fra la siepe accolse i due Wisely, in tempismo perfetto.
-Lily?-chiese Trent, riapparendo sul marciapiede.
-Sì?-si avvicinava lei, insieme a Meg, mentre Chris, Josh e Scooby proseguivano verso casa, contendendosi il regalo di Toad, per leggere tutte le novità tecniche che erano state aggiunta al SteelDust 2450.
-Bene, io vado dai ragazzi. Il mondo degli elicotteri è una delle mie passioni nascoste, molto profondamente nascoste.-diceva Meg con un sorrisetto falso, spingendo Lily a meno di trenta centimetri da Trent.
-Eh, a volte riserva molte sorprese...-sospirò la ragazza, imbarazzata dalla vicinanza.
-Già...
-Allora...
-Allora...-replicò Lily, come per ricordargli che era stato lui a volerle parlare.
-Ah, scusa, giusto, stavo dicendo...volevo informarti che prossimamente inizierà un corso di Criminologia Avanzata sull'interpretazione psicologica di menti criminali...Dovrei annunciarlo domani in classe, ma visto quello che è successo oggi...
-Prima di tutto, Trent, non ti devi preoccupare per questa vicenda. Non vogliamo coinvolgerti, lascia fare a noi.
-Allora verresti al corso? Voglio dire, so che voi non ne avete affatto bisogno, però sarebbe...
-Sarebbe meraviglioso, un vero spasso.
-E i nostri compagni...penseranno che stiamo insieme?
-Che lo pensino-disse la ragazza-Tanto come hai detto, è solo una bugia...Perchè è solo una bugia, vero?
-C-certo-rispose Trent imbarazzato-siamo solo amici...
-Ora vado. Buona cena, a domani.
Lily si allontanò, promettendosi di non voltarsi indietro. Trent venne chiamato dalla madre dalla porta di casa, e scattò dentro, senza riuscire a ricambiare il saluto di Lily, che ormai era abbracciata a Meg, mentre camminava già lontana.
Prima di cena si sedette sul letto, nello stesso punto di quel pomeriggio.
-"Siamo solo amici"...già...del resto, ci possono essere molte più sorprese di quanto ci aspettiamo.

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Capitolo 6
*** Vecchie conoscenze ***


-Non lo sapevo! Io non lo sapevo che c'era Trent dietro la maschera!-urlava Amber Collins imitando la voce di Lily, con fare smorfioso.-Ma a chi vuol darla a bere?
-Poverina, non ha mai avuto un ragazzo...-diceva Janet Chasez con occhi dolci al resto delle cheerleader, mentre si limava le unghie.
-Janny, dovresti chiederle il numero una volta...Potremmo farle un bello scherzo telefonico...
Tutte le ragazzine iniziarono a ridere, divertite all'idea, ma la leader le zittì con uno schiocco di dita.
-Sarà anche divertente, ma mi darebbe fastidio avere il suo nome della rubrica del telefono...Mi danneggierebbe tutto il sistema operativo...-il sarcasmo di Janet fece ricadere tutto il gruppo nelle risate.
La cosa era ovvia: Janet C.Chasez era figlia d'arte, dunque una compagnia molto conveniente, non che la ragazza più talentuosa della scuola dopo Meg, con cui però aveva rapporti abbastanza amichevoli.
Ma con Lily assolutamente no. Che cosa fosse successo per fare accendere così tanto odio tra loro, non si era mai capito. Eppure non si sopportavano.
Pur essendo ragazze abbastanza tranquille, non credete che non fossero mai arrivate alle mani.
Oh meglio, non fosse mai arrivata. Janet non si sarebbe mai aspettata di tornare a casa con la spalla slogata e un occhio nero, proprio prima del musical di primavera, il primo anno di liceo.
-Ehi, Janny!
-Chris, oh finalmente, ti ho mandato quasi trenta messaggi e fatto decine di telefonate! Ma dov'eri finito ieri?-gli rispose lei, mentre tutte le altre ragazze li lasciavano in pace su ordine di Janet.
-Storia lunga...Piuttosto a te come è andata a Cleveland, la sera del 31?
-Benissimo, ho cantato alla festa di compleanno di mio zio, e ho ricevuto un quintale di applausi! E a te? L'hanno organizzata bene la festa?
-Sì, sì, è stata una serata interessante...
-Ci credo!-disse Janet con il suo sorrisetto furbo.
-In che senso, scusa?
-Mi hanno detto di cose strane...
Chris sperava solo che la sua ragazza non finisse di nuovo sul gossip, specialmente sui pettegolezzi di quel momento.
-Per caso, dico solo per caso...la Rogers e Wisely stanno davvero insieme?
-Janny, avanti, non dirmi che ti interessa?-replicò Chris, sapendo che in fondo non conosceva la risposta nemmeno lui.
-Era solo per sapere...sarei andata a farle le congratulazioni! Che carina, la Rogers e il suo ragazzo.
-Ti ricordo che Lily è mia amica, e non la puoi chiamare per cognome quando sei con me!
-Lascia stare Chris, non sa nemmeno pronunciare il mio nome.-diceva Lily, alle spalle di Janet, mentre lei si voltava a guardare chi aveva parlato.
-Non lo pronuncierei neanche se fossi legata ad una sedia giù da un burrone!
-Ma guardala come si infuria, quando le critichi le sue regali corde vocali!
-Che ne sai tu delle mie corde vocali? -le urlava contro Janet, battendo il tacco dello stivale nero sul pavimento dell'aula.
-Che sai starnazzare solo come un'oca ubriaca!
In realtà, Janet era figlia di un cantante pop e la sua voce era così bella da sembrare finta.
Quando se lo ricordò, capì che era la sua occasione.
-Guarda questo!-e le mise in faccia un volantino, datogli dalle cheerleader.-Ci sarà un concorso dalla prossima settimana: è un talent per le migliori voci della scuola, chi viene scelto va un weekend a Los Angeles. Vieni a sentirmi ai provini, vedrai che tra noi due...l'oca sei tu cara mia...
Lily rimase un attimo a fissare perplessa la descrizione sul foglio del "Vocalist Show".
-Papino ti farà andare a LA, giusto?-riattaccò subito dopo la Rogers.
-Papà? No, si limiterà a chiamare qualche agente discografico a vedermi esibire, ma sciocchezze...il mio talento vincerà su tutti gli altri...buon sangue non mente!
-Chasez, se credi che riuscirai ad andare in una delle città più grandi d'America, chiedi a mammina il biglietto aereo...
-Che intendi dire?-disse Janet, stringendosi ancora arrabbiata alla giacca di Chris.
-Finalmente ci scontreremo direttamente. Resterai a bocca asciutta dalla sconfitta!
-Parteciperai anche tu, Lily?-balbettò Chris, soffocando per le strette della fidanzata.
-Fai come vuoi-attaccò Janet con estrema indifferenza-rendersi ridicoli non ha prezzo, anzi, mi farà piacere.
Lily sentiva già il sangue ribollirle dalla rabbia, i suoi pugni iniziarono a stringersi, caricandosi di quella forza che nessuno aveva mai capito da chi avesse ereditato. Tutto poteva accadere, se Trent non si fosse messo al suo fianco, riportandola allo stato normale.
-Oh, eccolo qui. Il tuo tesoro!-esordì Janet.
-Per la cinquantesima volta, noi non siamo fidanzati!-rispose sopra i toni Trent, poi si rivolse a Lily.
-Lo so che non dovrei impicciarmi ma...ho scoperto che in questa classe, è iscritto Duncan Seamus Seagle.
-Seagle?-disse interrompendo Janet, con aria saccente-è da due anni che è in questa classe!
Lily nemmeno la ascoltò, fece segno di andare, e il ragazzo la seguì.
Janet si scordò per un attimo della sua nemica, buttandosi in un intenso bacio con il suo fidanzato.
Di colpo però le labbra di Chris si staccarono dalle sue.
-Vieni, abbiamo bisogno di te, lei può aspettare- disse spazientita Lily, tirandolo via, dirigendosi verso la porta dell'aula.-Josh ci aspetta a pranzo.
La mensa era quasi del tutto colma di gente, il litigio con Janet non aveva fatto altro che allungare la coda al bancone, e stringere lo stomaco a tutti.
-Ci siete finalmente-disse Josh sospirando.-Scusate, ma devo mangiare qualcosa altrimenti svengo.
-E Meg?-chiese Trent, come se ormai fosse l'elemento che teneva unita la squadra.
-Prove di teatro, la recita di Natale deve essere pronta per il 13 dicembre: ordine della preside.
I Rogers si alzarono in contemporanea con lo sguardo che puntava già verso la fila. Troppi ragazzi, troppi, e il loro stomaco li stava facendo moltiplicare ai loro occhi.
-Venite?-dissero all'unisono.
-Io devo parlare a Russel e Luther, il capitano dei Cougars ha i suoi doveri!-annuì soddisfatto Chris, spostando la sedia.
-Trent?-chiese Lily, fissandolo dritto negli occhi.
-Ehm, io non...posso, ho una serie di intolleranze a praticamente tutte le cose, mi porto sempre il pranzo da casa...
La ragazza lo guardò con occhi compassionevoli: quanto avrebbe voluto dargli un po' di solidarietà, cedergli anche per un giorno il suo corpo e mangiare ciò che gli pareva.
-Ti ha fatto pena?!? Proprio pena?!
-Non mi ha fatto pena, Josh! Accidenti, sei di una insensibilità disumana.
-Stai pensando a lui, ora?-le disse di nuovo il fratello, dopo che la coda si era smaltita per metà.
-Posso pensare a lui, come pensare a te, come pensare a chiunque altro.
Ma a Josh non bastava, Lily non riusciva a nascondergli troppo le cose, d'altronde era suo fratello gemello, chi meglio di lui poteva capirla.
-Sotto sotto ti piace, vero?-le disse senza mezze parole.
Lily a momenti fece cadere il vassoio di mano.
-Vuoi la verità?-detto questo, suo fratello stette lì fermo, aspettando con ansia la risposta.
Lily non sapeva se fosse vero o non fosse vero, ma ormai la storia che circolava in giro non le dispiaceva più, Trent era sempre più implicato nei loro affari di gruppo e aveva accettato di andare con lui al corso.
La sua testa elaborò una semplice risposta: si.
-Davvero?-finse meraviglia Josh.
-Sì, ma non dilunghiamoci sull'argomento, ok?
Entrambi si diressero verso il tavolo, ammutoliti dalla precedente conversazione.
"Ma perchè non sto mai zitta? Grazie tante mamma, per questo tuo dono genetico utilissimo"pensava Lily.
-Anche a lui piaci, lo sai?-le disse ad un certo punto il fratello, mentre erano abbastanza lontani dal tavolo.
-Cos'hai detto? Scusa, ero in sovrappensiero...
-Niente, era una considerzione personale.
Intanto Chris tornava a sedersi, nel loro stesso istante. Josh prese il posto di Lily, così che lei potesse stare vicino a Trent: la ragazza gli avrebbe fatto ingoiare la forchetta se avesse potuto, ma si sedette in silenzio accanto al ragazzo, sorridendo timidamente ai suoi occhi verdi.
-Allora...-iniziò Chris, come per spezzare il loro incrocio di sguardi.-Sei proprio sicuro che Duncan frequenti questa scuola?
-Sicurissimo. Ho parlato con la capoclasse Philippe Mounroe per il progetto di lezioni a classi miste, e mi ha detto che l'unico a sfavore era proprio lui, Duncan Seagle.
-E ti ha detto per caso dove abita? Dopo le elementari pare si fosse trasferito.
-Veramente non ho fatto ricerche approfondite, non volevo trattenere Philippe troppo a lungo.-rispose esitante Trent.
-Non ti preoccupare-lo incoraggiò Lily, appoggiandogli la mano sulla spalla-non dovevi neanche occupartene tu. È roba nostra, cercheremo informazioni da noi.
"Il primo passo. Ha fatto lei il primo passo."pensava Josh, appena ci fu contatto fra i due.
-Ci basterà cercarlo a scuola.
-Facile! Fra centinaia di studenti cosa vuoi che ci mettiamo, Chris!
D'altronde Josh aveva ragione. C'erano troppi studenti a scuola, e dopo l'ora di pranzo le lezioni si incrociavano: ci sarebbero voluti dei localizzatori professionali per rintracciare anche un'intera classe.
-Se non sbaglio Duncan suona il sassofono...magari è all'auditorium con l'orchestra per la recita.-mormorò, Trent quasi a non disturbare.
-Quando abbiamo finito facciamoci un salto, giusto per vedere se lo troviamo, così sbirciamo anche ai preparativi per la recita! Voglio proprio vedere come se la cava la mia sorellina!
Gli altri annuirono. Alla parola "auditorium" e "sorellina" Lily si ricordò in quel momento che aveva accettato una sfida, una sfida quasi del tutto impossibile da sostenere, e si immaginava la reazione di Meg, nel momento in cui gliel'avrebbe detto.
 
-Hai accettato il concorso di canto?
-Sì, ho fatto male?
-Male?! Ti sei messa contro la peggiore di tutte le avversarie! Quella ti mette i piedi in testa come e quando vuole!
-Ma Meg, non mi ha lasciato scelta! È una delle poche occasioni in cui posso battermi con lei, capisci? Non me la lascio scappare!
-Una partita a scacchi, una corsa in bicicletta, due tiri a minigolf...queste sono le gare a cui potevi sfidarla, ma una gara di canto, è il suo campo...stai facendo il suo gioco, Lily.
-Quella ragazza fa fare i giochi che vuole a tutti!
-Ma tu avresti dovuto rinunciarci...
-Accidenti, Meg! Ho detto sì ormai, sì, un solo sì.
-Ora? Come farai ad imparare a cantare come Sua Eccellenza in poche settimane?
-In poche settimane? In pochi giorni vorrai dire...
Meg si battè una mano in fronte: perchè Lily era coraggiosa solo per accettare scommesse simili?
Salì le scale che portavano sul palco della scuola, portando l'amica con sè.
-Guarda da dove tutti ti vedranno cantare! Respira l'aria del palcoscenico, della fama, degli applausi...oh, che meraviglia.
-Ma è una cosa agghiacciante!
-Ecco, appunto. Questo è il tuo problema.
Adesso Lily cominciava davvero a tremare, le parole dell'amica la facevano sentire sempre più piccola e fragile."Non ce la farò, mai".
-Meg? Riprendiamo l'incontro?-gridò Vanessa Jordan, seduta in prima fila.
-Arrivo...scusa Lily, devo tornare ad organizzare la recita. Resta pure, se vuoi.
Il Drama Club era distribuito a piccoli gruppi nelle file anteriori della platea.
Le voci erano sottili sottili, per non far rimbombare ogni parola in tutto il teatro.
-Per la sceneggiatura avevo pensato di utilizzare il copione che mio fratello ha scritto durante l'estate...-parlò Meg al suo pubblico dal centro del palco. Ci fu un lungo applauso, anche se Chris non se ne accorse, troppo impegnato a cercare Duncan tra gli studenti.
-Tu lo vedi?-gli bisbigliò Josh.
-Per ora, no. Ma stiamo ancora in settima fila, aspettiamo che spunti fuori.
-Dunque-proseguì Meg-la distribuzione dei ruoli dovrà essere veloce e volontaria, in modo che tra due incontri potremmo già iniziare. Per la scenografia, ci affideremo al gruppo di fotografia, che si è offerto di aiutarci, mentre i costumi saranno realizzati da Rachelle. Vanessa, tu ti occuperai della revisione del copione, in caso ci fossero incongruenze. Tra una scena e l'altra ci sarà anche uno spazio musicale a riempire il cambio di allestimento del palco, con melodie in Allegro Andante composte da...-la ragazza si fermò, fissando il foglio. Aveva letto bene? Deglutì silenziosamente-sono state composte da Duncan Seagle-finse di guardare i suoi appunti, mentre cercava di vedere la reazione dei suoi amici in platea.
Lily si era sorpresa, ma questo si era avvertito in tutto l'auditorium, dopo il suono acuto e stridente della gomma delle sue scarpe sulla superficie del palco.
-E dirette da James Thorne-ebbe solo più il fiato di dire, attendendo l'applauso che stava soppraggiungendo per il ragazzo, e possibilmente, per il suo lungo discorso.
-Questi applausi? Solo per me? Oh non dovete ragazzi...
-Chasez, che ci fai qui?-disse Lily, scendendo decisa dai gradini, puntando verso Janet, che sfilava nel corridoio della platea con il suo seguito.
-Qui? Io? Piuttosto cosa ci fai tu qui...sei sicura di non esserti persa? L'ufficio della Beitcher è vicino all'ingresso principale.
-Spiritosa.
-Comunque, Megan-riprese Janet, salendo verso di lei-ho pensato che dovrei trovarmi altri hobby oltre all'equitazione, la ginnastica, la danza, il canto, suonare l'arpa e il violoncello, e dirigere il gruppo delle cheerleader, quindi mi è venuto in mente, perchè no, di prendere parte alla recita, se il club è d'accordo!
-In effetti ci mancano una ventina di personaggi secondari che dovremmo occupare...
-No, frena. Secondari? No dico, secondario...a me? Sono solo disponibile ad un ruolo principale, di certo non vorrai lasciarli ad alcuni incapaci, giusto?
-Certo, ma...-continuò Meg, mentre le cheerleader la guardavano sempre più minacciose-Nel nostro club ci sono persone eccellenti, e tu non sei, ehm, non sei neanche iscritta qui. Sarebbe ingiusto...
-Ascoltami. Vedi quei riflettori? Ecco, se vuoi che la recita vada meglio delle tue aspettative, tutti devono essere puntati contro di me, intesi?
-D'accordo, dirò a Rachelle di prenderti le misure per il costume...-bisbigliò la biondina, accorgendosi che tutto il teatro le aveva ascoltate.
-Aspetta Meg-la interruppe Chris-Ho un'idea. Se tu riuscissi a dare a me e a Janet i ruoli dei protagonisti forse non sarebbe male, insomma, è la mia ragazza!
-Oh tesoro, che dolce, sarebbe stupendo...-mormorò a labbra strette Janet.
-E tu vorresti togliere il ruolo a tua sorella per rimpiazzarla con questa vipera che non ha mai recitato in vita sua e che con i suoi discorsetti mielosi, anzi, velenosi riesce a convincerti? Lo sai che Meg deve essere la protagonista, lei è l'unica che può farlo!-si infuriò Lily, urlandogli contro.
Il gruppo di teatro, stanco di seguire da lontano la scena, avanzò verso il palco, e si radunò intorno al gruppetto. Alcuni studenti, invece, uditi gli schiamazzi dai corridoi vicini, entrarono con curiosità in platea.
-Calmati, Lily, era solo una proposta.-reagì Chris.
-Lasciala stare, alcuni non hanno una relazione abbastanza salda come noi, per poter recitare insieme...-fece con malizia la fidanzata.
-Ma perchè ce l'hai tanto con Trent? Perchè? Cosa ti ha fatto?
-Oh, lo dicevo...Trent? Stai pensando di nuovo a Trent? Buffo, vero? Riesci a negare che state insieme.
Lily aveva già un uragano al posto della testa, non la sopportava più: la vocetta petulante le vibrava in testa, con le faccette cariche di fondotinta delle cheerleader.
-Che non ti venga in mente di parlarne ancora! Hai già rovinato la giornata, tu e tutte le cornacchie che ti girano intorno ad adularti!
-Modera i toni, Rogers-la bloccò Amber Collins-noi parliamo quanto vogliamo, specialmente se si tratta di una nullità come te. Non sai cosa...
-Aspetta Amber, lasciala a me-urlò Janet mettendosi di fronte a Lily.
-Dai provaci, Janet! Prova a toccarmi!
-"Toccarti" è troppo lieve, "massacrarti" lo ritengo più adatto a queste circostanze.
-Vuoi ancora la rivincita per la tua spalla malata...oh, come sei patetica.
L'aria si stava riscaldando, la scena si stava ripetendo. Josh, che si era già spostato in prima fila a parlare con James, capì che sua sorella in quel momento non si sarebbe fermata, ma corse lo stesso sperando di trattenerla.
-Hai un pessimo umorismo!-strillava Janet, muovendo i suoi lunghi capelli biondo scuro, mentre tentava di liberarsi dai ragazzi che la tenevano per le spalle.
-Meglio della tua linguaccia viscida che va a sparlare in giro!-le rispondeva Lily, anche lei tenuta da Meg e Josh, in modo che non sia avventasse sull'avversaria.
-Io non sparlo in giro! Dico solo notizie vere che i diretti interessati si ostinano a negare!
-Se si nega qualcosa, di norma, è perchè è una cosa falsa!
-Se si nega l'evidenza è vera!
-Non ho nessuna relazione, con nessun ragazzo, vestito in nessun costume di nessuna festa!
-L'amore è difficile da riconoscere mia cara!
-Non sai neanche cos'è l'amore, tu, Janet! Hai talmente stima di te, che nel tuo cuore non ci sarebbe abbastanza spazio per qualcun altro!
-Credi che io sia venuta qui per farmi fare la morale da te? O dal tuo fratellino? O dalla tua amichetta bionda? No, sono qui perchè voglio che il mondo mi veda, e, ciliegina sulla torta, mi veda addirittura con il mio ragazzo, a questo punto.
-Esuberante ragazzina viziata!
-Scontrosa volgare plebea!
Ormai le grida raggiungevano il soffitto a flutti, soffiando fino al cortile. Le due ragazze riuscivano sono a sfiorarsi i piedi a vicenda, strattonandosi tra le persone che le trattenevano.
I due insulti finali furono piuttosto anonimi rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato. E il fatto che la lite stesse diventando talmente feroce da sembrare falsa, questo fu un punto a loro favore.
-Si può sapere cosa sta succedendo qui?-richiamò all'ordine la preside, mentre gli studenti le aprivano un passaggio per arrivare al centro della scena.
-Signorina Beitcher, lei qui?-balbettò Meg, con il viso pallido.
La donna guardò le litiganti con sguardo severo ed esaminatore: nella sala, stranamente, calò il silenzio.
-Signorina Chasez, signorina Rogers-iniziò con dolcezza-Sapete dirmi perchè in tutta la scuola mi hanno avvertito del rumore delle vostre grida?-e il tono si fece decisamente più potente e intimorente.
-Noi...-disse in soggezione Lily.
-Lei...-continuò Janet.
-Loro...stavano facendo una prova del secondo atto, che è di un carattere particolarmente litigioso e di intensa espressività...lei capisce vero?-tentennò la Jones, con aria evidentemente colpevole.
-Credo che sia eccellente dilettarsi nella recitazione, signorina Jones, ma è mio compito assicurarsi che i miei studenti possano seguire le lezioni con perfetta concentrazione...
-Non disturberemo più, proveremo altri pezzi del copione.
-E voi siete tutti membri del club di teatro?
-No, ehm, signorina Beitcher, questi alunni non sono iscritti, hanno però voluto collaborare con la recita di Natale...
-Bene, allora sarò entusiasta di vedere tutti voi sul palco, la sera del 23 dicembre-proseguì la preside con un sorriso beffardo, mentre girava i tacchi e si allontanava dalla calca di studenti.
-Dici che sospetta qualcosa?-disse piano Janet a Lily, come se l'avventura le avesse rese finalmente amiche.
-Quella donna sa solo sorridere e pugnalarti alle spalle...Piuttosto, ti sei accorta che grazie alla tua sfrontataggine, adesso tutti, ma proprio tutti dovremmo per forza fare la recita contro la nostra volontà?
-Grazie alla mia sfrontataggine? Sei tu quella che urla ad ogni proposta che si fa!-la rincalzò la Chasez con la sua solita espressione arrogante.
-Basta ragazze! Avete superato ogni limite! È colpa di entrambe se ora tutti noi siamo iscritti alla recita!-troncò la discussione Chris, accogliendo l'approvazione di tutti.
-E vi giuro che la pagherete cara se il mio spettacolo va in fumo! Provate solo ad azzardare un solo insulto, e taglio la lingua sia a te che a te!-le accusò Meg, facendo mettere loro d'istinto la mano sulla bocca.
-Mi sono perso qualcosa?-disse un ragazzo da sotto il palco. In mano reggeva due libri azzurri e visibilmente pesanti, tanto che sembrava zoppicare, l'altra invece la usava per coprirsi gli occhi dalle luci che avvolgevano il palcoscenico. Pochi si voltarono a guardarlo, solo Josh lo scorse, avvertì Lily toccandole la spalla, e la ragazza fece arrivare il messaggio ai Jones. Più la figura avanzava tra i gradini, più i quattro sembravano fissarla con stupore. Se non l'aveste capito, si trattava proprio di lui, Duncan Seagle.
Quasi per scuoterli da quella paralisi, il campanello per l'inizio delle ore pomeridiane squillò per ben dieci secondi, a ritmo assordante.
-Ci troviamo la prossima settimana, ragazzi...e tutti gli altri-sospirò Meg, ormai capo di una società, piuttosto che un club.
-Duncan-lo trattenne Lily-hai un minuto?
-Lily, sei tu? È passato un sacco di tempo, non ti avrei riconosciuta! Certo gli altri sì, ma tu...sei tutta un'altra!
-Oh, mi fa piacere...Non sapevo neanche che fossi tornato a Coolsville...
-In realtà mi sono trasferito solo due anni fa qui, dopo che mia madre ha ottenuto il divorzio...E tu? Come va con i tuoi fratelli? Sempre quattro spero...-le rispose lui, sorridendo.
Lily sforzò un sorriso, senza aggiungere altro.
-Cosa mi volevi dire?
-Beh, semplice: hai comprato tu il vestito di Halloween che Trent Wisely aveva ordinato al Carbell Fancy Store in Whistles Street?-disse tutto di un fiato.
Il viso tranquillo di Duncan sbiancò lentamente. Il ragazzo fece due passi indietro, con occhi spiritati.
Tentò di parlare, ma uscì solo un verso sordo e impaurito. I suoi piedi furono più veloci, e in un attimo fuggì tra le quinte del teatro, dove, per sua sfortuna, un enorme sagoma della scenografia appoggiata a terra lo fece cadere.
-Stai bene, Duncan?-Josh gli prese il braccio per aiutarlo, fu però rifiutato.
-No, vi prego, no. Non chiedetemi nulla!-si rimise in piedi il ragazzo-io non vi ho mai incontrati! Mai!
-Duncan, sei stato in negozio...abbiamo le prove...
-Certo che sono entrato in quel maledetto posto!-urlò disperato-mi ci hanno costretto!
-Chi?-dissero all'unisono i quattro, mentre Duncan si alzava lentamente.
-U-un ragazzo, mi ha parlato al telefono, non avevo scelta, non avevo scelta!-rispose esitante.
-Di che scelta parli?
-Sapete che io ho un blog, giusto?-aggiunse singhiozzando-L-lui è riuscito ad entrare sul mio sito, e mi ha minacciato, dicendo che avrebbe aggiunto ai contenuti tutti i documenti con cui mio padre è stato sbattuto in galera quando ero piccolo...Io non ho mai detto niente a nessuno, e di certo questo mi screditerebbe del tutto. Poi se ne salta fuori un tipo che mi rivela di sapere ogni cosa, e mi ricatta...
-La stessa persona che ha minacciato Malcom Carbell...sei sicuro che questa non sia una pagliacciata per trovarti un'alibi?-affermò Lily.
-Nessuna pagliacciata! Il vestito l'ho comprato io, senza dubbio. Quello sa tutto! Sono stato costretto a rispondere a strane domande su di voi! Mi ha chiesto dove abitavate, se Meg era la presidentessa del Drama Club, se Chris portava una sciarpa legata al collo, se era vero che Lily possedeva una collana, se Josh invece portava gli occhiali...Non avevo scelta!
-È stato lui, quindi ha indossare il famoso vestito da principe azzurro?
-Probabilmente sì, io ho solo fatto da corriere. L'ultima volta che l'ho visto era appeso alla cabina del telefono all'angolo di Edmund Ritter Street, dove lui mi ha espressamente detto di lasciarlo.
Per questo ragazzi, non so chi sia esattamente, nè quale aspetto abbia.
-Avrà avuto la stessa taglia di Trent-commentò Meg, riflettendo che, in fondo, Duncan non aveva il fisico dell'eroe in calzamaglia turchese.
-Questa conversazione deve rimanere segreta, non solo per Duncan, ma anche perchè se il ragazzo in questione provasse a stabilire nuovi contatti con lui, riusciremmo a conoscerlo da vicino.-replicò Chris, con aria da leader.-Ora è meglio se andiamo a lezione, la signorina Makkurtle è tornata a scuola.
-Duncan, non preoccuparti, noi oggi non ci siamo neanche incontrati-gli strizzò l'occhio Lily, dandogli un colpetto sulla spalla.
 
-Forse esageriamo un po' a fare questa indagine solo per sapere con chi ho parlato-ammetteva Lily, tirandosi le maniche della felpa fino ai polsi, per non sentire il freddo.
Il sole stava ormai calando, e fra non molto si sarebbero accese le luci ai lati del viale.
-Non è esagerato! Certo che vogliamo sapere chi ti ha parlato, ma siamo anche interessati a conoscere il motivo di tante domande sui nostri genitori: perchè è questo che ti ha chiesto, vero, Lily?
La ragazza fece cenno di sì al fratello, piegando malinconica la testa.
-Se solo io non gli avessi risposto forse...
-Avrebbe cercato di sicuro un altro modo per arrivare a noi-sorrise Chris-e visto le minacce, le operazioni segrete e mezzi informatici, direi che la persona in questione ambiva disperatamente a sapere queste cose.
-E ora che si fa? Aspettiamo che contatti di nuovo Duncan?-riattaccò Meg, con perplessità.
-Quello che è ovvio, è che non dobbiamo farne parola con nessuno.
-Ma Trent sarebbe invece un'eccezione, giusto?-disse tentennando la biondina.
-Meglio non informarlo più, altrimenti saremmo sotto il suo controllo!-rispose scherzando il fratello.
-Ah, giusto Trent...-balbettò Lily, assorta nei pensieri.
-Che hai Lily?-chiese l'amica.
-Credo che il signor Wisely riscuota molto successo con lei...-affermò Josh, sorridendo.
-Non mi stavo riferendo a quello.-disse di ripicca la ragazza dando una spinta al fratello-Insomma, vediamoci chiaro: un ragazzo che veste la sua stessa taglia, che sa benissimo dove si trovi Duncan Seagle, e che frequenta il Carbell Fancy Store...
-Ho capito. Ci stai dicendo che forse il principe azzurro è...-Meg non finì la frase.
-Trent Wisely, perchè no?-disse Lily con un che di fastidio.
-E perchè avrebbe dovuto farlo, scusa?
-Forse-continuò Chris-Voleva solo parlarti una sera, e poi riuscire a far credere a tutta la scuola che eravate fidanzati. Avrebbe fatto credere a te, anche nel caso che tu lo avessi riconosciuto alla festa, di essere un perfetto sconosciuto, mentre architettava il suo piano astuto.
Scontato ma...cosa non si farebbe per la ragazza che ti piace!
-Ottima spiegazione, Chris, ma manca di un piccolo particolare: la voce. Credi che mia sorella non l'avrebbe riconosciuta?-obiettò Josh.
-Ho parlato quasi soltanto io quella sera e onestamente faccio fatica a ricordarmi se la voce era quella di Trent-rispose Lily, ancora un po' agitata dall'affermazione di Chris, secondo la quale Wisely era innamorato di lei.
-Allora siamo in un vicolo cieco.-disse delusa Meg.
-Su col morale ragazzi! Abbiamo altre cose di cui preoccuparci! Non ci butteremo giù per una sciocchezza simile!-esclamò Chris, abbracciando la sorella e l'amico, uno per parte.
"Devo solo sorridere e dimenticare Trent, dimenticare Trent, e dimenticare Trent" pensava Lily, sbadigliando, con il cuore che si stava sciogliendo al dubitare che il ragazzo fosse dietro quella storia.
"Dimenticare Trent..."
Per ironia della sorte, in quel momento dai Rogers arrivò una telefonata inaspettata.
Suzanne e Alice si spintonarono dalle scale fino alla cucina, facendo a gara per rispondere. Anche Velma arrivò affannata al telefono, con Angela in braccio, mentre Toad faceva capolino dal divano.
Ci fu una serie di occhiate di sfida su chi avesse dovuto alzare la cornetta, intanto il telefono continuava a squillare.
Toad la agguantò come un fulmine, prima che gli altri potessero fermarlo.
-Pronto?-disse con la sua vocetta simulando un tono infinitamente gentile.
-Oh, ciao. Senti puoi passarmi la mamma per favore?
-Dice che è per te...-disse il bambino, porgendo l'apparecchio, con viso deluso.
-Pronto?-ripetè da capo la madre.
-Oh, Velma è un piacere sentirti. Sono Mary Jane.
-Mary Jane? È passato un bel po' da quando non ci siamo viste!
-Circa dodici anni. Buffo, vero? Pensa che mio figlio è in classe con i tuoi!
-Lily e Josh non me l'avevano mai detto...-affermò imbarazzata Velma.
-Non preoccuparti! Ti ho chiamato proprio per questo! Ieri Lily e Josh sono venuti da noi, e ho pensato che prima o poi dovremmo trovarci...
-Già...
-Che ne dite di venire a cena da noi, sabato sera? Così vi facciamo conoscere il nostro figlio minore Nelson, e tu ci fai conoscere il tuo, ehm, Toad si chiama vero? Neil mi ha detto che gli hanno comprato un regalo di compleanno!
-Ah certo-rispose la donna dall'altra parte, visibilmente sovrappensiero nel chiedersi perchè i gemelli non l'avessero avvertita della visita ai Wisely.
-Perfetto! Allora saremo in dieci, perchè ovviamente porterete anche Scooby, vero?
-Sì certo-rispose Velma.
Poco dopo però, scosse la testa come in confusione e bloccò Mary Jane che iniziava di nuovo a parlare.
-Aspetta, dieci?
-Sì, noi quattro e voi sei!
-N-noi sei?-esitò Velma, contando sulle dita un numero che già sapeva.
Suzanne, Alice e Angela la fissavano stupite, quasi sapessero che per qualcuno non esistevano.
-Mary, ti consiglierei di apparecchiare per tre persone in più, ti dispiace?
-Tre?-reagì sbigottita la donna.
Velma sorrise mordendosi le labbra, e alzò il braccio per sistemare meglio Angie sulla spalla.
Tornò a contare sulle dita per essere sicura: sempre nove.

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Capitolo 7
*** L'incidente è servito! ***


Il ragazzo camminò a passo svelto verso il trono. Le mani dritte lungo il corpo, i pugni stretti e determinati, la voce falsamente serena.
-Padrone-l'uomo stava accarezzando il suo arco scuro di prezioso e fragile alabastro, stridendo le unghie sulla corda.
-Ancora qui a disturbarmi? Spero sia una cosa veloce, ho un gran mal di testa.
-Non sarà una perdita di tempo, s-signore.-replicò esitante il giovanotto.
-Sarò io a deciderlo se lo sarà stata o meno.
-Mi hanno informato-disse schiarendosi la gola-che l'hanno trovata.
Il padrone si alzò di scatto, lanciando con brutalità la sua arma fra le braccia dell'araldo che gli stava accanto, e si diresse impetuoso verso il suo interlocutore.
-Dove? Come? Quando è stata trovata?
-P-padrone io...
-Niente scuse, buono a nulla! Rispondi! Ti rendi conto che già solo questo passo farebbe da leva su tutto il nostro piano?
Il ragazzo, spaventato dall'uomo, che ora gli aveva preso le spalle, reagì farfugliando parole incomprensibili.
 
La luce nella stanza era soffusa, riflessa ovunque dai mattoncini colorati sparsi sul tappeto. Da fuori gli uccelli sembravano litigare melodiosamente per stare sul nido(magari fosse "melodiosamente" anche per gli umani!) e riempivano la stanza di suoni così dolci( sembra impossibile, vero?) che si poteva giurare di essere in primavera. Prati, fiori, corse nel verde, risate, giochi, il profumo della libertà e del riposo...
-Toad...-il bambino scosse la testa, mentre stava ancora sognando.-Svegliati! È tardi.
-Mmnh-rispose, aprendo lentamente uno dei suoi furbi occhi castani.-È già Natale?
-No-gli disse Shaggy scompigliandogli i capelli-è il giorno del Ringraziamento.
-Che noia...pensavo di aprire i regali stamattina...
-Ma oggi, cioè, aprirai dei regali...Sbaglio o la zia Samantha non ti ha ancora dato il tuo regalo di compleanno?
-La zia Samantha viene qui, oggi?-esclamò il bambino alzandosi sui gomiti.
-Sì, ha telefonato poco fa: il volo è cancellato, quindi almeno loro potranno esserci!
-Supermegafantastico!-Toad balzò in piedi sul letto.-Così posso fare vedere a Sebastian l'elicottero!Vero?-chiese ansioso, vedendo che il padre si allontanava dal letto.
-Non dentro casa Toad, promesso?-gli disse sorridendo-La mamma non vuole perdere altri soprammobili.
-Promesso.
-A destra, a destra, un po' più in alto, sistema la piega, no, gira la decorazione verso il basso, così perfetto.
-È così necessario disporre dei tovaglioli come se stessimo arredando un salotto? Non dureranno neanche cinque minuti così, mamma!
-Vorrei che la tavola fosse ordinata per una volta, non mi sarei alzata alle cinque per iniziare a prepararla.
Lily sbadigliò, stropicciandosi gli occhi. Il suo viso sentiva ancora il cuscino sulle guance, mentre le sue mani avevano toccato solo sedici tovaglioli e ne rimanevano altri lunghissimi quattro da piegare.
Di certo meglio che lavare e asciugare tutti i venti bicchieri su cui Suzanne e Josh lavoravano da almeno un'ora. Alice e Toad erano stati lasciati dormire fino alle dieci del mattino, perchè erano piccoli e non dovevano affaticarsi oppure"perchè non dovevano essere troppo di intralcio ai preparativi della festa" come la pensavano i più grandi.
In quanto a Scooby, beh, gli era stato il difficile compito di fare babysitting alla piccola Angela, che non c'era stato verso di far riaddormentare dopo che si era svegliata verso le sette.
Ogni volta che non era occupata di gestire tutti gli incarichi in corso, Velma puntava gli occhi sull'orologio, che sembrava fare salti di mezz'ora ogni due secondi.
Erano le undici quando la tavola era impeccabile, la casa in perfetto ordine, per il pranzo mancavano solo alcuni dettagli. Tutte e sette le persone che avevano sudato la mattina, chi tra i fornelli, chi tra il detersivo, chi tra segnaposto, si buttarono di peso sul divano e guardarono strafatti le lancette: il giorno del Ringraziamento era pronto, con un'ora da anticipo dal debutto.
-E adesso?-disse Suzanne con un che di entusiasmo, pensando che nessuno le avrebbe risposto.
-Ora tutti a farsi una doccia e a mettersi qualcosa di decente!-ordinò sua madre facendoli drizzare tutti in piedi.
-Velma, non abbiamo tempo a lavarci tutti entro mezzogiorno!-le ricordò il marito prendendo in braccio Angela.
-Ce la dobbiamo fare, invece, accidenti!
Ci furono scorrazzate per l'intera casa, problemi di colore di asciugamano("quello rosa è da femmina, mamma!"), e di gestione del bagno: Velma si infilò l'ultimo orecchino proprio nel momento in cui stava girando il pomello della porta di casa per capire chi aveva suonato.
-Velma! Ciao! Scusate se siamo arrivati troppo presto?
-No, per niente, Joy, entrate pure.-le rispose senza fiato.
Samantha, o come avrete capito meglio, "Joy" era la sorella minore di Shaggy. Era sempre stata molto distaccata da tutto il nucleo familiare dei Rogers, perchè era per lo più ribelle e scontrosa. Per lungo tempo era rimasta da sua sorella maggiore Maggie a Detroit, finchè ritornò a far pace con i suoi genitori per invitarli al suo matrimonio con Zachary, un dolcissimo ballerino anglo-messicano.
Da allora era ritornata ufficialmente tra i parenti, era potuta diventare madrina di Josh e gestire a pieno i panni di zia di sette persone.
Dietro di lei, i fila indiana, imbracciando enormi pacchetti di carta traslucida, camminavano Myriam e Sebastian Herrera, di tredici e sei anni, le sue due piccole pesti.
-Zack arriva più tardi, deve andare a caricare Sugie e Wilfred all'aeroporto.
Maggie, o come avrete capito meglio,"Sugie" era la più grande dei tre figli dei Rogers, che come avrete ben interpretato, non amavano molto i nomi di battesimo datigli dai genitori. Si era sposata giovane con Wilfred quando i suoi fratelli minori erano solo adolescenti(e lei in realtà lo era ancora), aveva sempre avuto un carattere deciso e maturo per la sua età, un perfetto ruolo da madre, peccato che la vita le avesse dato un solo figlio, Klaus, solo un anno prima della venuta dei gemelli.
Mentre gli Herrera si sistemavano in salotto, i Dinkley suonarono al campanello.
Suzanne corse ad aprire, sotto richiesta di sua madre.
-Buongiorno, Suzie. Oh tesoro stai crescendo a vista d'occhio.
In effetti Angela Dinkley aveva ragione: Suzanne si alzava di statura in maniera impressionante, e si notava specialmente se a dirlo era una nonna della sua stessa statura.
Entro l'una, avevano varcato la soglia anche gli ospiti da Detroit, e Madelyn Dinkley, sorella minore di Velma, visibilmente affamati. Con l'arrivo di Colton e Paula Rogers, si decise di iniziare.
Samantha corse di sopra ad avvisare che il pranzo era pronto nelle rispettive stanze a tutti i ragazzi, che non se lo fecero ripetere due volte: scesero in massa giù dalle scale e afferrarono ciascuno a caso una delle sedie lasciate libere.
-Bene, cioè, direi che possiamo incominciare...-disse Shaggy, fermandosi a guardare il tavolo.
-Vengo ad aiutarti, Velma-disse Maggie, appena la vide andare in direzione della cucina.
Suo marito Wilfred andò capotavola vicino al figlio, e rispose al saluto timido della nipotina Angela all'estremo opposto del tavolo.
-Allora ragazzi, come è stato questo primo periodo dell'anno di scuola?-iniziò Colton Rogers appena le portate vennero servite.
-Buono, abbastanza buono-rispose Klaus, anche se non sia chiaro se stesse parlando col nonno, o desse un giudizio sul tacchino.
-Solite storie del liceo...-completò Josh, roteando la forchetta in aria.
-Lezioni noiose, interrogazioni, attività extra...non credo che sia poi così diverso dal primo anno...
-E anche il terzo in fondo è lo stesso...-si rivolse a Lily il cugino, scuotendo i suoi capelli castani-Voi fate anche qualche attività in più?
Lily guardò il fratello.
-Io non ho intenzione di frequentare i miei noiosi compagni per altre ore nel pomeriggio fuori dall'orario normale...in compenso Josh è abbastanza impegnato. Cioè, è iscritto al club di matematica, fisica, chimica, biologia, geologia, astronomia, tecnologia molecolare, scienze della vita, e forse scacchi...
-No, assolutamente no-replicò Josh masticando-il club di scacchi è da secchioni!
-Mi sembra giusto-commentò il nonno, con divertito sguardo di intesa agli altri due nipoti.
-E la vita sentimentale?-azzardò lo zio.
Questa volta fu Lily ad essere guardata. E Josh non la mollava più, anzi, le si avvicinava sempre di più al viso.
-Diglielo Lily, digli come va la vita sentimentale!-le disse, con sorriso vendicativo.
-Beh...ecco...-iniziò lei, ma il fratello, fissando il piatto indifferente, mormorò-Lily ha un ragazzo che le fa la corte!
-Chi???-chiesero Colton, Wilfred, Klaus e anche Dale Dinkley, che si era aggiunto alla conversazione.
Anche qui, Josh ebbe la lingua più veloce.
-Un nostro compagno di scuola, un certo Trent Wisely. Dovreste conoscerlo, è il figlio maggiore di Patrick Wisely, quindi...
-Se è figlio di Patrick Wisely, deve essere un bel ragazzo, e a modo, credo-la incoraggiò il nonno materno.
-Ma pensa un po', la nostra Lily con un Wisely, piccolo il mondo, vero?-aggiunse Colton.
"Troppo piccolo" pensò Lily.
-E i posti dove la porterebbe per uscire?Tipo a teatro, al secondo piano di un ristorante di lusso, a pattinare mano nella mano...-fantasticava a voce alta Josh.
-Accidenti! Zitti! Volete che mamma e papà lo sappiano?-urlò a mezza voce la ragazza.
-Non gliene hai ancora parlato?-disse perplesso Klaus.
-Non glielo dirò mai, già quando siamo stati invitati a cena è stato a dir poco imbarazzante...
-Vi ha invitato a cena? Mamma, allora è seria la cosa!-rise Wilfred.
Lily non sopportava più le voci maschili che le giravano intorno, avrebbe ascoltato volentieri un discorso da due ore di Janet Chasez piuttosto. Quando lesse sulle labbra di sua madre qualcosa a proposito di recuperare la salsa lasciata in cucina, usò la situazione come via di fuga.
-Vado io mamma, stai pure seduta.
Velma sorrise, riappoggiando le braccia sul tavolo.
-Dici che l'abbiamo stressata?-sussurrò Klaus al cugino.
-Nah, la conosco, tra un po' torna qui a sedersi.-disse Josh.
Ma Lily prese un'altra strada. Così scambiò il posto con Suzie, e si mise vicino all'angolo del tavolo, di fronte a sua madre, accanto a suo padre e al seggiolone della sorellina più piccola.
 Era già abbastanza adulta da ascoltare i discorsi tra donne dall'altro capo del tavolo, o almeno così si vedeva lei, anche se ben presto le nuove chiacchiere diventarono altrettanto stressanti. Non sto ad indicarvi tutti gli argomenti che vennero toccati nelle conversazioni: tra i complimenti per il servizio di piatti e consigli sui saldi del momento in Whistles Street di Natale, non oserei dire una sola virgola, senonchè vi volevo avvertire che un flacone maxi di detersivo liquido per piatti a quattro dollari e ventinove è davvero conveniente, se può esservi utile.
Lily non trovò altra soluzione che schierarsi con chi si sentiva come lei, cioè fare smorfie ad Angie per farla ridere insieme a Scooby, e partecipare a brevissimi discorsi tra suo padre e zio Zack.
Per Suzanne lo scambio non fu affatto un problema: tra un pubblico di soli uomini, il vero maschiaccio sembrò solo lei, tanto che nessuno degli altri osò parlare.
-Ora vado!-disse Suzie, mentre si puliva la bocca con il tovagliolo.
-Ma ti alzi già?-le chiese Velma sovrastando le voci dei parenti.
-Melissa è una ragazza molto precisa, ha detto le tre e devo essere al parco per quell'ora!
La ragazzina corse fuori dalla sala da pranzo e allungò il braccio sotto il termosifone vicino alle scale.
-Ma dove va?-chiese Angela Dinkley alla figlia.
-Ha un appuntamento con una sua amica...
-Ma proprio il giorno del Ringraziamento?
-Sembra di sì-rispose Velma, lasciando intendere di lasciarla stare, perchè di certo ci avrebbe piantato una scenata se l'avessero fermata.
-Tesoro?-le disse in extremis la nonna, vedendola imbracciare lo skateboard-Non resti neanche per il dolce?
-No, grazie sono piena. Ora vado!-esclamò Suzie per accelerare i tempi-Tutto molto buono, mamma, ma ora vado!
Appena sbattuta la porta, per alcuni secondi la nonna guardò perplessa il corridoio.
-Ma avrà mangiato abbastanza?
-Credo che spazzolarsi sedici piatti in un'ora e mezza le bastino, mamma.-sorrise Velma guardando il marito-anche se è più che comprensibile preoccuparsi che abbia mangiato meno del solito.
Dopo che la ragazza se ne fu andata, il momento del dolce si consumò in pochissimi minuti(vuoi perchè la torta di mele di Samantha era paradisiaca, vuoi perchè con gli otto nipoti dei Rogers a tavola i ritmi erano così).
Si precipitarono tutti in salotto, per aggiudicarsi un posto sul divano. Sebbene possa sembrare impossibile, gli adulti sottrassero tutto lo spazio disponibile ai bambini e ai ragazzi, che furono costretti a sdraiarsi sul tappeto.
Come avrete capito, il salotto dei Rogers era molto più che un salotto: poteva considerarsi una casa dentro la casa, date le dimensioni e la luce che lo illuminava.
Due grossi finestroni bianchi costituivano le pareti dalla parte della strada, mentre all'opposto c'erano due enormi scaffali di libri di ogni genere, con colori contrastanti a creare un vasto e cartaceo arcobaleno.
Al centro stavano due divani coperti di tela rossa scura, che occupavano un immenso tappeto beige, con decorazioni a quadri e fiori vintage ai lati. A scaldare il tutto, un massiccio camino di mattoni, utilissimo di inverno, al momento acceso e protetto da alte e strette inferriate, per evitare che i più piccoli ci finissero dentro.
-Volete vedere le armi che ho sbloccato su Grovel Before the Queen?-esclamò ad un certo punto Alice, scuotendo la giacca a Klaus.
-Hai Grovel Before the Queen? Davvero?-la guardò il cugino con estremo entusiasmo-A che livello sei?
-Novantasei, ma l'ultima volta mi mancava una sola stanza da esplorare e sarei arrivata al novantasette.
-Novantasei? Io sono rimasto bloccato al ventitrè, c'è sto maledetto cancello che non riesco a rompere!
-Basta far rotolare la botte in direnzione della strada e...boom!-disse altezzosa la biondina, muovendo le braccia a simulare un'esplosione-Mamma, posso accendere la console...
-Sì, ma non più di mezz'ora, ok?
-Noi andiamo di sopra che è meglio!-esortò Josh, verso Lily e Myriam, invidioso della sorellina che nei videogiochi era sempre e comunque migliore di lui.
Sebastian(lo potete leggere sia all'inglese sia alla spagnola, tanto come vi ho detto, il padre è anglo-messicano) e Toad invece mossero le gambe subito in direzione del giardino, per provare a far volare lo SteelDust 2450, e provare a non rompere niente.
C'era stato così tanto trambusto per la casa, che i genitori e i nonni tirarono un sospiro di sollievo nel silenzio del salotto e tesero l'orecchio ad ascoltare i discorsi incomprensibili fatti con una dolcissima vocina dalla piccola Angela, seduta sulle ginocchia di Madelyn.
-Ma chi è la più coccolosa bambina dell'universo? Oh eccola qui!-sussurava la zia più giovane, tenendole le mani.
Velma, seduta lì accanto, guardava la sorella con sguardo riprovevole: Angie aveva due anni, ma era abbastanza sveglia da capire la situazione imbarazzante in cui si trovava, subendo quelle scaramucce mielosamente sdolcinate. Per un attimo giurò addirittura che la bambina l'avesse fissata con una faccia davvero infastidita, la stessa faccia di Josh, quando la nonna da piccolo lo scuoteva allo stesso modo.
-Vieni con me, Angie.-le disse prendendosela in braccio.
-Non posso tenerla ancora un po'?-chiese Madelyn.
Madre e figlia si girarono, con la stessa faccia spazientita. La zia si ritrasse e incrociò le braccia, volgendosi in un'altra direzione, per iniziare un qualsiasi altro discorso.
Melissa, la migliore amica in assoluto di Suzanne, aveva lo stesso sguardo imbronciato, appoggiata alla sua bici nel parco, ad aspettare. Si faceva dondolare i suoi folti e ricci capelli scuri davanti al suo viso color cioccolato. Alzato il cellulare per controllare i messaggi, udì lo strisciare di ruote sul selciato.
-Lissie? Sei qui da quanto?-esclamò Suzanne.
-Dieci interminabili minuti-le rispose, sorridendo, senza più un'ombra di noia.
Melissa saltò in sella, Suzie le afferrò il portapacchi.
-Dove vuoi andare?-chiese la moretta, girando pericolosamente la testa indietro, scompigliandosi i capelli.
-Avevo pensato allo skatepark Ribbon Gibbon, visto che la giornata è bella, così il sole non picchia troppo e c'è abbastanza spazio sotto gli alberi-rispose la Rogers, con la voce appiattita dal vento.
-Agli ordini!
Lungo le strette e trafficate vie cittadine, la gente lasciava passare quella bici color pesca su cui pedalava una serena ragazza, e dietro a farsi trainare, una teenager dai lunghi capelli castani, che evitava i bordi dei marciapiedi e la ghiaia del dopo pioggia con lo skate.
In quella soleggiata e insolita giornata di fine novembre, per la strada si sentiva un'odore inconfondibile di zucchero e cannella, uniti al latte nei frullati dei passanti, in genere coppie di sposini o persone solitarie, che non amavano il giorno del Ringraziamento festeggiato nella confusione familiare(non che quella delle strade fosse meglio!).
La via per il Ribbon Gibbon era di certo la tortuosa per eccellenza, poichè in mezzo correvano almeno dieci salite-discese impossibili da fare con lo skate, ma per Suzanne, nonostante fosse un parco piccolo e le rampe totalmente assolate e sbiadite, era un posto magico, quello in cui lei aveva mosso i suoi primi passi in quel mondo di trick, grind e holly-kickflip. Sapeva a memoria tutti i nomi dei cinque grandi parchi da skater della città, ma di fatto, aveva sempre solo frequentato quello.
-Da dove inizi stavolta?-le chiese Melissa, appoggiando la bici al palo più vicino alle rampe.
-Devo ancora vedere...Accidenti, che caldo!-le rispose, facendosi aria con il cappellino.
In effetti, Suzie non aveva da lamentarsi: indossava la solita maglietta fucsia con la seconda maglia trasversale arancione un po' più larga. Le gambe erano solo coperte da un paio di leggins rossi e le scarpe erano le solite e consumate sneakers bianche e magenta. Melissa in confronto sembrava arrivata dal polo sud, con il cardigan rosa pallido e una camicetta bianca a coprirle il collo.
La Rogers stava per dare la prima spinta alla tavola, mentre una suoneria jazz le trapassò un orecchio.
-È tuo questo concerto polisinfonico, Lissie?
-Scusa, lo metto sempre troppo alto-disse la ragazzina, prendendo il cellulare maldestramente dalla tasca.
-Pronto?-continuò la moretta-Mamma?...Sì, certo...No, non ancora...Ce l'ho la maglia, tranquilla...Ahh, ma devo proprio, insomma...Va bene...Arrivo, ciao.
-La tua uscita finisce qui?
-No, mia nonna è venuta dalla Louisiana a farci visita per un mese e ce l'ha detto...oggi! Devo stare una mezz'ora a casa con Ian mentre lei va alla stazione a prenderla...
-Esiste la ferrovia diretta Pasadena-Coolsville?
-No, mia nonna ha fatto i conti sulle spese per l'aereo e il treno, e anche cambiando quindici vagoni, per qualche dollaro le conveniva su rotaie...boh, è fatta così.
-Allora mi lascia sola?-la guardò con occhi dolci l'amica.
-Tu intanto prova qualche salto, così evito di vedere le cadute di inizio esibizione!
Suzanne, rise e salì i primi tre gradini di una rampa, salutandola da lontano con la mano libera dallo skate.
Arrivata entusiasta alla cima, avendo deciso di affrontare i salti dall'alto, si preparò al lancio.
Era già piegata in avanti quando vide una figura venirle incontro." Melissa?Impossibile".
C'era un ragazzino con un vistoso cappellino, identico al suo, nella stessa posizione, con la visiera al contario, che non copriva in nessun modo con la sua ombra  due occhi verdi.
-Scusa, ti dispiace se facessi la rampa insieme a te? Le altre sono occupate e, se vuoi sto ad aspettare...
-Ma figurati! Vieni!
-Grazie...Oh scusami, niente presentazioni! Io sono Nelson.
-Suzanne, o Suzie, come preferisci.
-Suzanne? Suzanne Rogers?
-Sì perchè?-lo guardò perplessa la ragazza.
-Perchè alcuni sabati fa eri stata invitata a casa mia...e...
-Ah, tu sei il fratello di Trent?-Nelson annuì-Ah, giusto, scusatemi tanto, ma avevo una festa di compleanno a cui non potevo mancare...Comunque è un piacere incontrarti lo stesso.
-Anche per me...non sapevo fossi una skater!Non ti avevo mai vista prima su quattro ruote...
-Neanche io se devo essere sincera...Ironia della sorte.
-Non frequenti il CAGE vero?-le chiese Nelson sorridendo.
-No, io vengo solo qui.
Suzanne e Nelson rimasero un po' a guardarsi. La ragazzina sentì che il piede sinistro appoggiato allo skate perdeva sensibilità, con la punta cercò di trattenerlo, ma quello scivolò giù per la rampa, trascinandosela dietro.
-Suzanne!-urlò Nelson, correndole incontro.
-Accidenti, che botta. Devo essermi slogata il ginocchio...-rispose lei, ridendosi addosso.
-Ow, meno male non è niente di grave. Ti puoi consolare per il fatto che l'acrobazia era spettacolare!
-Dovrei solo migliorare l'atterraggio!
-Dai, forza ti aiuto ad alzarti.
Suzanne a fatica sollevò le gambe, iniziando a zoppicare appoggiandosi sulla spalla di Nelson.
Raccolse con la mano libera la sua tavola, mentre il caldo che aveva assorbito dall'asfalto la faceva sentire come una pentola a vapore.
-Mi fermo un attimo e poi riparto.
-Nonono, mia cara. Il tuo ginocchio non ci terrebbe a farsi un altro giro.-la guardò sorridendo Nelson.
-Peccato, un pomeriggio rovinato!
-Guarda che si può riparare a tutto se vuoi. Che ne dici di un gelato?
A Suzie si illuminò il viso. In fondo le era dispiaciuto di essere uscita prima della torta, e in bocca le era mancato qualcosa di dolce, però aveva fatto bene ad incontarsi con Melissa...Ah giusto, perchè non aspettarla per la merenda? La Rogers ebbe la sensazione che Melissa non avrebbe dovuto esserci, e camminando verso il bar al centro del parco, fissò quattro volte la strada, assicurandosi che la sua migliore amica non stesse arrivando.
-Cosa volete?-chiese paziente il cameriere, con una mano aperta sul bancone.
"Prima tu" dissero gli occhi verdi, "prima tu" risposero con cortesia gli occhi castani.
L'uomo tossì forte nel silenzio un paio di volte.
-Un gelato alla stracciatella, con glassa alla fragola, granella di nocciole e panna montata!-dissero i due ragazzi in perfetta sintonia.
-Amo le persone decise!-sogghignò il barista, lasciandoli viso contro viso, sbigottiti.
-Wow, sei telepatico forse?-riprese poco dopo Suzie, mentre si sedevano su una panchina.
-No, tu lo sei, davvero. Non avevo mai incontrato una ragazza a cui piacesse il mio stesso gelato!
-Neanche io! Cioè...nessun ragazzo...capito no?
-È davvero un peccato non averti incontrata prima!-disse Nelson.
"Ma ora è successo!"pensò lei.
-Sai, forse dovresti farti vedere al CAGE ogni tanto.
-Al CAGE? Scherzi? Ci sono tutti i miei compagni di scuola in quel posto!Mi farebbero dannare!
Il CAGE, perfetto esempio di quanto la creatività nei giovani sia sbalorditiva: lo skatepark più moderno ed esclusivo della città, la Coolsville Area of Ginger Eudrey, circondato da pareti massiccie di enormi palazzi, che lo rendevano un'immensa e suggestiva gabbia, appunto.
-Dovresti comunque provare a venirci...ci sarei io nel caso ti trovassi nei pasticci...
-Grazie, Nelson. Gentile da parte tua, ma i miei compagni di scuola non cambieranno mai idea su di me...sono troppo presuntuosi.
Ad un tratto si sentì uno squillo di cellulare. Una suoneria banale, ma almeno niente concerto polifonico.
-Hai l'edizione limitata del MilkyWay?
-Sì, l'ho ricevuta per il compleanno, perchè?
Suzanne sfilò dalla tasca un telefono identico a quello di Nelson, e dopo qualche secondo entrambi scoppiarono a ridere. Era così divertente scoprire una persona simile a te, e poi con quegli stupendi capelli biondi e il sorriso da finto ragazzo per bene, era ancora più interessante.
-I miei amici stanno venendo qui... Si sono dimenticati che oggi al CAGE verniciano i marciapiedi...Ti da fastidio se ci incontriamo?
-Ma guarda che non devi per forza seguirmi! La mia amica sta per tornare forse, vai pure...
-Allora corro! Ci rivedremo, vero?
-Credo di sì.-disse con un sorrisetto imbarazzato lei, mentre Nelson già era partito sfrecciando per i marciapiedi, con il viso rivolto indietro a salutarla.
-Mi sono persa qualcosa?-urlò Melissa, prendendole da dietro le spalle, facendole fare un salto di mezzo metro.
-Ah, beh, sì, ma noi...È stato un incontro casuale, poi parlavamo, sì, parlavamo tra noi e...
-Ma che stai dicendo?-la guardò perplessa-Io volevo solo sapere come ti sei fatta la cicatrice sul ginocchio...
-Uh, il ginocchio!-disse Suzanne imbarazzata, vedendo che il ragazzino era scomparso dal vialetto.
-A cosa credevi mi riferissi?
-Niente. Deve essere il gelato che mi è rimasto sullo stomaco, e mi dà le vertigini...
-Hai preso il gelato senza di me? Senza aspettarmi?
Suzie annuì sempre fissando il marciapiede al suo fianco.
-E me lo dici così? Senza problemi? Ma mi stai ascoltando?
-No, Lissie, non riesco ad ascoltarti...ho il batticuore...forse per lo spavento che mi hai fatto, credo.
Melissa e Suzanne rimasero un'altra ora lì sedute, la moretta non trovava il modo per cavar di bocca qualcosa all'amica, perchè lei sapeva che c'era un qualcosa.
Verso sera l'aria iniziò a farsi più fredda, come se in poche ora da primavera fosse diventata estate poi autunno, e un assaggio di inverno, era lì pronto, servito su un piatto d'argento.
Il vento era giunto molto tardi, per lasciare Toad e Sebastian giocare in giardino.
-Per girare devi usare la leva di sinistra...no quella sinistra, non destra!
-So come si fa, a casa ne ho anche uno io!
-Ma questo è uno più nuovo del tuo, va più alto!
-I comandi sono gli stessi!
-Lascialo a me che sono capace solo io!
-No, ancora un attimo!
-È mio! Lascialo!
Come avrete capito, la situazione stava diventando abbastanza sfuggente.
Il piccolo Herrera e il piccolo Rogers tiravano il telecomando a destra e a sinistra, senza pensare che da quello dipendeva un oggetto volante potenzialmente pericoloso.
-Toad, la zia Samantha vuole darti il suo reg...
Lo SteelDust 2450 forse urlò più di zio Wilfred, quando con un suono sordo, gli si spiaccicò in faccia.
-Oups-sorrise Toad, che strappato il telecomando, lo nascose dietro la schiena.
-Avevo chiesto espressamente di non fare pazzie con questo elicottero, Toaddie...-disse esasperata Velma, porgendo al cognato il ghiaccio per la sua fronte arrossata.
-No, mamma...papà mi ha detto che non dovevo farlo dentro casa e non dovevo rompere nessun soprammobile: io ero in giardino e zio Wilfred si è messo in mezzo, e a patto che tu non consideri lo zio un oggetto da arredamento, le tue accuse sono del tutto infondate.
-Ma chi ti ha insegnato a parlare in questa maniera?-chiese la madre, perplessa, guardando Shaggy come per incoraggiarlo a parlare.
Lui fissò entrambi, alzò le mani in alto come per dire"Questo è il tuo DNA, Velma Dinkley".
Prima che lei potesse aggiungere parola, dalla porta di casa si presentò una figura zoppicante, coperta dall'ombra della sera.
-Suzie!-gridò Paula Rogers, slanciandosi verso la nipote.-Santo Cielo, cosa ti è successo?
-Sono solo caduta, nonna.
-Fa vedere...oh, che bella botta che hai preso!
-Vado a disinfettarmi e filo subito a letto. Notte a tutti!-disse la ragazza, catapultandosi con il triplo di velocità su per le scale.
-Dovrebbe provare uno sport più sicuro, non trovate?-riprese la nonna.
-Abbiamo tentato di dissuaderla, ma così Suzanne non sarebbe più Suzanne, mamma!
-Se questo è quello che vuole...l'importante è che non si faccia male, Norville.
-Ehi, gente-esordì Zachary-vista l'ora dovremmo prepararci in tempo per l'aereo.
-Giusto-rispose malinconica Maggie.-Corro a chiamare Klaus e Myriam.
La donna diede un bacio sulla guancia dolorante del marito e girò sui tacchi."Il parquet del salotto, il mio bellissimo parquet del salotto appena lucidato"pensò Velma malinconica.
-Dannazione, il regalo di Toad, tra un po' diventerà già regalo di Natale se non te le do!
Samantha prese una grossa borsa rossa che era stata posata nell'angolo della libreria più vicino al muro, per non essere notata, e lo consegnò al nipotino, che quasi cadde per il peso del pacco.
-Joy, non dovevi disturbarti così tanto...
-Nessun problema, Velma, è da parte mia, di Zack, Mya e Tiàn...per quattro persone direi che è ancora poco!
-Non riesco ad aprirlo, aiutami papà!-e padre e figlio tirarono la carta del portentoso regalo.
Tutti in cerchio aspettavano di vederlo. Quando Klaus e gli altri scesero con Scooby, li fecero segno di stare in silenzio indicando il pacchetto.
Con un violento "crash", la carta si strappò in due parti.
-Che forte! Uno skateboard!
La nonna ebbe un attimo di mancamento, il marito la tenne in piedi.
-Abbiamo pensato che Suzanne poteva darti qualche dritta!-esclamò con entusiasmo Samantha, cercando di ignorare il comportamento della madre.
-Dopo che si riprende...-disse deluso Toad-Perchè si riprenderà vero?
Tutta la casa rise per il viso preoccupato del piccolino.
"Riprendersi si riprenderà"pensò Velma"bisogna vedere quanto sarà disponibile ad insegnargli qualcosa..."
 
-Oh, che pace che c'è adesso. Sembra impossibile!-mormorò Lily per non disturbare il silenzio.
-Già-le rispose sotto voce il fratello, mentre tutti i Rogers erano impegnati a disfare la tavola.
-Abbiamo avanzato solo il polpettone della nonna, non basterà per tutti-esclamò Velma dalla cucina.
-Vorrà dire che ordineremo una pizza-disse trionfante Alice.
-Ok!-annuì Scooby, trascinando tutta la famiglia.
Nella sala da pranzo dalla luce soffusa, senza controllo, ognuno urlava il gusto che voleva, e il baccano era insopportabile.
-Vada per la pizza-disse Velma baciando il marito, lasciati finalmente soli in cucina.
Ad un certo punto, la donna sentì che il bacio veniva interrotto, e gli occhi di Shaggy guardarla preoccupato.
-Non ti sembra, cioè, che ci sia qualcosa di strano?
-In che senso?-rispose la moglie, stringendogli le braccia intorno al collo. Già, si stavano abbracciando. Solo loro due, senza qualcuno che si mettesse in mezzo, le braccia libere e leggere.
-Angie!-urlarono in coro.
-Non l'ho più vista dopo che Wilfred, beh, ha avuto lo "scontro"...e se Madelyn se la fosse portata via?!
-Velma, ma cosa dici stai tranquilla!
-Accidenti! Ho perso di vista una bambina di due anni! Mi dici di stare tranquilla? Tranquilla?
-La vado a cercare-le disse con sguardo colpevole il marito, girandosi.
-Shag, scusami. Sono io una pessima madre...e pensare che prima l'ho vista con gli altri.
-Non dire queste cose, cioè, ora vado a vedere in che camera si è cacciata quella testolina.
-Shag?
-Mhn?
Velma finì il bacio che avevano iniziato.
Angela non era in nessuna camera, in nessun bagno, nascosta da nessuna parte. Shaggy era terrorizzato all'idea che sua figlia avesse gattonato indisturbata da qualche parte fuori. Sentì un brivido freddo scendendo vicino al salotto. Ne sentì un altro. E poi un altro ancora. Quando mai riesci a sentire tre brividi di paura in uno stesso istante? Infatti si accorse solo dopo che stava rabbrividendo, anche per il freddo. La finestra era spalancata e buttava in casa il gelido vento di novembre. Senza indugio la chiuse, voltandosi a guardare se il caminetto era ancora acceso. Giurò a se stesso di non aver visto niente in salotto prima di salire le scale, eppure ora la vedeva.
Stesa a terra c'era una coperta di lana rossa, ammucchiata in modo irregolare, da cui spuntavano piccoli ciocche di riccioli castani. Riscaldata e illuminata dal fuoco che ardeva, nella stanza buia, una manina stringeva e lasciava la coperta. Shaggy si inginocchiò per guardarla meglio. Si era addormentata, dopo una notte insonne nel suo lettino, Angela era entrata nel mondo dei sogni, finalmente.
La bambina sentì qualcuno accarezzarle le spalle, e non esitò ad aprire gli occhi e a girarsi.
-No, Angie, torna a dormire.
Lei stirò le braccia sul tappeto e gli afferrò la maglia.
-Papà...-sussurrò Angela, con quelle consonanti stentate da bambina di due anni.
Dalla sua bocca uscì un profumo dolcissimo, sembrava menta e caramello, una nota di miele, una di fragola.
-Cos'hai mangiato?-Shaggy le toccò le guance, e sentì che la piccola era tutta coperta di qualcosa di appiccicoso che odorava di zucchero.
La bambina ridacchiò, tendendo le mani per farsi prendere in braccio e si raggomitolò contro la spalla del padre, ancora avvolta nella coperta.
 
-Ora avremo un aiuto nel trovare ciò che ci serve, padrone...-annuirono i due volti infidi.
-Voi sì che non mi deludete...e tu mio caro ragazzo, portami buone notizie d'ora in poi, e avvertimi ad ogni novità! Intesi?
-Si-signore, sarò a sua completa disposizione...-replicò il giovane rabbrividendo.
-Il gatto prende il topo, diceva mio padre, solo se entra nella tana senza sospetto.
È il tempo che il nostro gatto porti le sue quattro zampe avanti per noi.

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Capitolo 8
*** L'avvincente avventata avventura casalinga ***


Ma quanto può essere difficile ascoltare i propri figli ogni tanto? Nah, a volte è peggio che parlare a uno straniero che non spiccica una parola della tua lingua.
Me lo chiedo io, ve lo chiedete voi(forse), se lo chiedeva Alice, fissando la serratura della porta cercando di farsela sembrare interessante. Punizione? Lei? Cosa mai aveva potuto fare?
A quanto pare niente che abbia minacciato la salvezza della specie umana, più che altro i nervi, i nervi di sua madre. Perdere l'intera mensola dei soprammobili per l'elicottero di Toad era già stato una tortura, ma tirare in preda ad una crisi isterica il telecomando contro lo schermo della televisione del nonno per mandarla in frantumi, forse era il caso di perdere la pazienza, dopotutto.
"In fondo era ora di cambiarla, quello schermo è dell'età della pietra"questa era stata la giustificazione della bambina all'incidente, non molto efficace a giudicare dal risultato:
-Niente televisione, videogiochi o nessun altro tipo di svago, così la prossima volta ci pensi prima di distruggere la casa tirando oggetti non identificati!
-Ma mamma, dovrei forse stare chiusa in camera mia tutta la giornata?
-Se la metti così, perchè no, Alice.
Così si era fregata da sola. Ora era confinata in camera tutta la giornata e poteva solo uscire per emergenze fisiche, visite inaspettate, attacco meteoritico, ecc.A completare il supplizio, Suzanne che entrava ed usciva indisturbata dalla stanza(uno degli svantaggi del condividere la propria camera tra fratelli). Fortuna che, a minuti, sarebbe partita per una delle sue ultime uscite autunnali allo skatepark.
Nonostante tutto, Alice rimaneva lì, bloccata, con le braccia incrociate, la bocca spostata a formare una smorfia di fastidio come una che ha dimenticato l'ombrello e sta su una panchina a bagnarsi per aspettare l'autobus(la cui fermata è sempre senza tettoia solo in quei pochissimi casi in cui serve, giusto?)
Aveva pensato più volte di alzarsi dal letto, ma in realtà non sentiva assolutamente la necessità di farlo.
In fondo avrebbe tutto il giorno per saltare giù dal letto e mettersi a fare qualcosa di produttivo, anche perchè era da quando era nata che la maniglia era gialla a stelle nere, e non ci si poteva trovare niente di interessante nel continuare a guardarla.
Così iniziò a dondolare i piedi avanti e indietro, su e giù, facendoli sbattere contro il legno del letto, cercando di fare il massimo rumore per coprire quell'inquietante silenzio. Nessuno le disse niente, anzi, il fracasso continuò per almeno dieci minuti senza interruzione, solo perchè Alice stava facendo il calcolo dei giorni che mancavano alle vacanze di Natale, togliendo le domeniche, i giorni di riposo dalle lezioni, e le giornate non disastrose.
Eh, già. Dicembre era iniziato da un pezzo e il meteo non si decideva ancora a diventare invernale. Di certo preparare l'albero sotto un sole quasi primaverile avrebbe fatto sembrare tutto una grandissima pagliacciata. Per adesso mancavano ancora tre settimane, quindi si poteva ancora sperare che cadesse qualche fiocco in tempo.
"Che cosa si aspettano che io faccia chiusa in gabbia così?"pensava la bambina fermando le gambe."Almeno potevano darmi un elenco di suggerimenti su come impegnare il tempo in queste situazioni!". Quel pensiero le fece venire un'idea: internet!
Balzò giù dal letto e corse verso la porta. Le bastò piegare la maniglia per ricordarsi che erano i suoi fratelli maggiori ad avere il computer nella loro stanza...
"Oh, accidenti! Non importa, vada per un libro..." e cercò nel suo scompartimento nell'armadio un giornalino abbastanza spesso, che a quanto ricordava, conteneva un articolo sui passatempi per bambini.
"Ah, eccoti. Sempre più polveroso, immagino....dunque, vediamo..."
Spostava le pagine stampate sempre più in fretta, per non vedere le immagini dei bambini saltare ai giardini o andare sull'altalena con gli amici."Patetici"si disse Alice, come per convincersi che lei voleva di sua volontà stare chiusa tra quelle quattro pareti.
"Giochi da fare quando piove"recitava il titolo di una pagina scolorita.
La bambina andò alla finestra a sbirciare tra le tende gialle.
"No. Non piove.Andiamo avanti" proseguì lei sorridendo"A quanto pare per me non c'è nulla!
Quando il dito si trascinò su un altro foglio, la biondina non credette ai suoi occhi.
"Passatempi scaccianoia per quando si è in punizione rinchiusi in camera"
Non l'aveva sognato, il titolo era proprio lì, davanti a lei, in un brillante fucsia a contorni bianchi.
Purtroppo Alice dovette richiudere il sorriso: molto bello il titolo, ma sarebbe stato più utile se la pagina fosse stata intera e non squarciata in due!
A questo punto, tornò indietro sui giochi da fare a casa quando piove. Sembravano quelli più vicini a quello che stava cercando, ma non si sentiva la voglia di leggerli:
"Solo se piovesse mi metterei a guardarli...forse avrei il morale talmente a terra che..."
-Corra, corra, signorina!-sentì la bambina fuori dalla finestra, poi udì una voce che conosceva fin troppo bene.
-Piano Madleine, piano!
-Si bagnerà tutto il vestito, corra!
La piccola Gloria Jones saltava a slalom sul marciapiede davanti alla finestra di Alice, ad ogni passo, il tutù nascosto sotto la giacca si gonfiava con estrema leggerezza. La governante di casa le tirava il braccio in tutte le direzioni facendola finire, a suo malgrado, in tutte le pozzanghere e tenendo nell'altra mano un ombrello.
Prima che Gloria venisse pigiata in casa dalla donna, ebbe ancora tempo a scorgere l'amica sul davanzale e a farle cenno con la mano. Alice rispose timidamente e si ricacciò dietro le tende: la faceva sentire troppo in imbarazzo trovarsi in punizione, troppo. Mentre la bambina pensava di nuovo al viso della sua amichetta dai capelli rossi, le riafforarono nella testa particolari: pozzanghere, ombrello, poca luce, il davanzale bagnato...Vi sembrerà impossibile che non se ne fosse accorta, eppure pioveva, e anche tanto.
"Haha, divertente. Sappiate che non lo leggerò comunque l'articolo"
In quel momento la porta della camera tirò un colpo contro il muro. Se la porta sbatteva, poteva essere nient'altro che Josh, se con forza sovrumana era Lily, quindi bastava fare due più due per capire che erano entrati entrambi i fratelli maggiori.
La biondina non alzò neanche il viso dal foglio, sulle prime le sembrò fosse sua madre e si voleva far trovare come una bambina diligente.
"Giochi da fare quando piove"lesse la sorella sbirciando sopra la sua testa" Stai davvero leggendo questa roba?"
-Sto cercando di divertirmi, punto-rispose secca Alice.
-Con questo?-rise Lily-Dovrebbero istituirla come punizione ufficiale per minori...cioè, solo un decelebrato con scarso rigore mentale lo leggerebbe, giusto?
-Giusto-la guardò Josh con aria antipatica: sua sorella sapeva benissimo che il giornalino era stato suo tempo fa(e da piccolo gli piaceva particolarmente leggerlo!)
-Lo so, ma non saprei cosa fare...
-Non dirmi che è la prima volta che sei in punizione!-rise Lily, a cui si alleviò il sorriso, alla vista della sorellina che annuiva triste-Beh, pensa che noi dovevamo uscire in bicicletta con i nostri amici, poi ci è piombato addosso questo acquazzone...e ci resta poco da fare. Suppongo di avere il morale più basso del tuo!
Alice cercò di ricambiare una risata, pensando che in fondo non doveva disperarsi più di tanto, era abbastanza giudiziosa da non fare i capricci. Non aveva versato nemmeno una lacrima quando si era persa al luna park due anni prima, non era il caso di iniziare adesso.
E Lily? Se non si sbagliava era quella che aveva beccato più punizioni di tutti e sei(era anche logico, dato che era la maggiore), eppure sorrideva sempre, di vendetta, di entusiasmo, di imbarazzo...sorrideva: come si faceva a toglierle quell'espressione dal viso? Perchè lei, nonostante fosse sua sorella, era poco disponibile ad adattarsi alle situazioni?
In quel misero minuto in cui la bambina pensò a tutte queste domande, rimase impietrita, fissando ogni istante più intensamente la ragazza che aveva a fianco.
 -Lily! Telefono!-si udì urlare dal piano di sotto.
-Arrivo!
Con una corsa barcollante dopo essersi alzata di getto, i due fratelli la videro sparire dietro l'angolo dell'armadio. Come succede nel più classico dei casi...calò un silenzio di tomba. Si riusciva a percepire la corrente che ronzava tra la presa del muro e la spina del televisione mezza incastrata. Che cosa inquietante.
-Usavi davvero questi giornali per passare il tempo?-sussurrò Alice.
-Io non...
-Joshie, c'è il tuo nome sul retro della copertina.
-... ... Sì, per molto tempo non facevo altro. Vedi, sono stato messo in punizione tanto quanto Lily.
-Davvero tu hai potuto fare qualcosa di male per beccarti una punizione?-chiese tutto di un fiato la piccola.
-No mai! Tu credi che ne sarei stato capace?-sussultò Josh-In un certo senso, ero in punizione ogni singola volta che lo era lei...soffrivo di solitudine...se Lily manca te ne accorgi.
-Sicuro! Altrimenti sarebbe impossibile che il nostro discorso stia durando da almeno trenta secondi!
-Al, sai molto bene di essere una bambina brillante-continuò il maggiore, riprendendosi dal ridere-Troverai un modo per passare il tempo...
-Sono la persona meno creativa della famiglia, sono un disastro in queste cose...A me piacciono i videogiochi per questo: qualcuno li crea per me, e io devo sottostare alle regole del suo universo. Non ho molto da pensare...
-Josh!-chiamò una voce di sotto.
-Arrivo!-rispose lui.
-No aspetta, non hai qualche idea da darmi per passare il tempo?-lo guardò triste la sorellina.
-Devo andare!-e uscì dalla porta di fretta.
Alice rimase lì, un po' scossa. Per un attimo si dimenticò persino di essere in punizione. Aveva la testa così impegnata a trovare qualcosa da fare, che non capiva nemmeno l'utilità dei suoi pensieri.
Nella sua testa le idee venivano fuori, a flutti, a getti di creatività, ma subito spinti dentro dal pensiero che comunque non avrebbero alleviato la situazione.
E allora le venne in mente solo una cosa: leggere qualcosa. Non di certo quel giornalino odioso che era rimasto davanti alle sue gambe incrociate sul tappeto(che pertanto scacciò via con la mano dall'altra parte della stanza), magari un qualsiasi libro, almeno la creatività sarebbe sempre stata quella di un altro.
Prese il primo libricino che trovò, non si curò neanche del titolo e per concentrarsi meglio, inforcò gli occhiali.
Sì, perchè Alice Rogers portava gli occhiali. Non ve l'avevo detto? Scommetto che non ne sarebbe stata contenta e si sarebbe arrabbiata con me, ora però ho dovuto confessarvelo, altrimenti la storia non sarebbe stata vera e me ne dispiacerebbe.
Quindi, ciò che posso dirvi era che non ne aveva così bisogno durante il giorno e li indossava poco, molto poco, perchè sosteneva che le stessero malissimo addosso. Per non dilungarmi molto, sperando che Alice mi perdoni per aver spifferato il suo segreto, forse vi potrei raccontare di cosa parlasse quel piccolo volume dello scaffale che capitò casualmente nelle sue mani(sempre che vi interessi!)
Insomma, non c'è molto da dire: prima di tutto non saprei dirvi un titolo, neanche un autore. So per certo però che trattasse di vicende marinare, un po' come Moby Dick, forse una parodia, dato che ad Alice scappava una risatina ogni sette righe circa.
Onestamente non era un capolavoro letterario e tra l'altro non era forse adatto alla sua età, in fondo, però, lei sentiva solo il desiderio di passare il tempo,  perciò, che volete che gliene importasse?
Sfogliò velocemente i capitoli centrali, giusto per fare un rapido calcolo delle pagine. Il suo occhio venne catturato da un dialogo al fondo del capitolo ottavo, non come era successo per il titolo dell'articolo mezz'ora prima, ma con distrazione, pura e semplice curiosità di frasi fuori contesto.
"-Capitano Sewail! Abbiamo intercettato l'obiettivo!
- Bene, Sean! Preparate le munizioni!
-Ma signore, le munizioni sono esaurite: necessitiamo di un piano di riserva!
-Allora trovane uno, figliolo!
-Ma sono stato arruolato solo da due mesi, non posso trovare idee, non conosco a fondo la nave!
-Dunque, vai, abbiamo ancora tempo, esplora la nave e sono sicuro che saprai come agire, poi!
E il giovane mozzo partì in esplorazione nella possente nave. Fu di grande velocità, e dopo aver controllato ogni singolo angolo riuscì a immaginare di sbaragliare i nem..."
-Leggi?
Alice si spaventò tanto a quella voce che lasciò andare il dito e perse il segno del libro, mentre lo vedeva richiudersi davanti a sè. Alzò gli occhi seminascosti tra la montatura e la frangia.
-Umnh?
-Dicevo...stai leggendo?
-Sì mamma, perchè?
-No, ehm, niente. Mi aspettavo di trovarti intenta a far niente.
-Infatti non sto facendo niente-commentò sottovoce Alice-niente di interessante.
-Volevo solo avvertirti che mi hanno chiamato dall'agenzia...Una mia collega è malata e devo sostituirla ad un convegno...Josh e Lily sono usciti comunque...Ti devo lasciare da sola a casa con nonna e Angela. Torno tra un'ora, ti dispiace?
-Nah-rispose infastidita la bambina.
-Bene...ti lascio alla lettura...se vuoi puoi uscire dalla camera, ma nessuno schermo acceso intesi?
Alice annuì senza entusisasmo, questa concessione non avrebbe poi cambiato molto le cose.
Appena sentì la porta chiudersi, la bambina tornò a fissare il libro, rimasto a faccia in giù sul tappeto: le sarebbe piaciuto sapere cosa avesse mai potuto inventare Sean, e se il suo piano avesse avuto successo.
Ma il suo dito non aveva intenzione di cercare di nuovo la pagina.
-Per Sean è facile inventare qualcosa... gli basta esplorare la nave- parlava del giovane come per un vecchio amico-...io  non ho molto da esplorare.
Non aveva galeoni, navi, terre ignote da conoscere, enigmi da risolvere per aprire porte...ecco che il morale riprendeva la sua discesa.
-Meglio provvedere con un succo.
Scelse quello alla pesca, il suo preferito.
-Cosa facciamo in cucina, signorina?
-S-stavo prendendo un succo...
-Sì tesoro, fai pure. Oh, hai messo gli occhiali-le sorrise la nonna, sedendo Angela sul tavolo.
-Sei ancora arrabbiata per la televisione?-disse Alice dopo un po'.
-No, piccola. Il nonno la pensava come te: ce ne voleva una nuova!-Paula accarezzò i capelli biondi alla nipotina.
"Meno male" pensò lei in un sospiro, poi seguì la donna, che tornava in salotto con la più piccola. Alice ascoltava il silenzio che c'era raramente in casa, quasi percependolo come un caldo abbraccio. Vedeva Angela saltare in braccio alla nonna seduta sul divano, e sorrideva di tenerezza.
Intravide per un'attimo la console, la sua console, a fianco del televisore e si coprì gli occhi girandosi su un fianco:"Puoi farne a meno. Sarà meglio prendere un altro succo."
Lasciò la scena del salotto e sbucò nel grande ingresso. Appena svoltato l'angolo della scorciatoia per la cucina sotto le scale, fece un passo indietro. Aveva sentito qualcosa muoversi in sala da pranzo. Poteva benissimo continuare il corridoio e passare dalla cucina per andarci, ma preferì la strada più breve.
Girò le punte delle paperine di lana da casa e tornò all'ingresso. Lasciandosi alla destra le scale, entrò.
Mosso un piccolo passo, Alice incrociò due occhi castani e lucidi che la guardavano intensamente.
Fu la quinta volta durante la "punizione" che il viso fu solcato da un sorriso.
-Scooby? Che ci fai qui? Non sei in giro con i gemelli?
Il cane sorrise anche lui. Allora la bambina si inginocchiò sul pavimento, proprio al lato del tavolo.
-Josh mi ha detto di stare a casa-replicò Scooby, mentre Alice lo fissava in attesa di risposta.
-Josh? Oh, Scooby, mi dispiace. Lo sai che lui ti porterebbe ovunque...-e intanto gli si avvicinava-Che antipatico, perchè non avrebbe dovuto portarti in giro?
-Mi ha detto di stare a casa...per farti compagnia!
Alice ebbe uno sprizzo di felicità, come un arcobaleno che buca le nubi, non si trattenne e abbracciò(o stritolò in modo affetuoso) Scooby -Oh, grazie grazie grazie grazie!( in realtà i"grazie" furono di più ma preferirei non dilungarmi!).
-Prego, prego, prego, prego!-rispose il cane, mettendosi a leccarla in faccia.
-D'accordo, Scooby, d'accordo. Ti voglio bene anche io! Ora lasciami alzare che sto soffocando!
Alice si rimise in piedi felice. Un po' di compagnia, più di tutte quella di Scooby, le avrebbe fatto bene.
-Ok, magari ti annoierai un pochino, perchè sai che non sono una persona interessante, ma...
Dopodichè Alice non si ricordò nulla, solo il muso di Scooby che la fissava ancora con quei suoi occhi castani, e la nonna che le teneva qualcosa di freddo sulla fronte.
-Ahi! Accidenti, ma cosa...?
-Tesoro, tutto bene?-ripeteva la nonna.
-Si certo. Che cosa è successo esattamente?
-Oh, niente di grave, è stata solo una svista...non hai vist...
-Cosa non ho visto? Avevo pure gli occhiali!
-La mensola.-commentò Scooby.
-La mensola?-ripetè Alice.
-La mensola!-esclamò la nonna.
-Quale mensola?-riprese la bambina.
-Quale, piccola? Beh, quella che mamma e papà hanno in casa da quando si sono trasferiti qua...quella sul lato della credenza.
Piano piano, la bambina si rese conto di essere sul divano, dal lato opposto al cuscino dove era seduta perplessa sua sorellina.-Abbiamo una mensola sul lato della credenza?
I due annuirono(anche Angie, però, annuì imitandoli).
Alice portò la mano alla fronte. Una bella botta.-Pare che io non conosca ancora a fondo casa mia!-rise poi.
La frase rimbombò in testa mentre rideva, forte, sempre più forte. Era la frase del libro che si era chiuso.
Sean non conosceva a fondo la nave, andava in esplorazione: mnh, esplorazione, sembrava interessante, da provare. Sean magari si era divertito, ma l'autore non lo diceva...Chissà se questo Sean era anche un tipo carino...no ma cosa dico, torniamo alla storia!
-Ora se va tutto bene, non vorrei cacciarti Alice, ma dovrei far vedere un po' di televisione ad Angie per farla addormentare...e so che se tua madre ti trova qui...
-Non importa, nonna. Io e Scooby andiamo di sopra!
-Certo.
Alice corse su per le scale, seguita da Scooby nella sua stanza. Chiuse la porta, come se qualcuno fosse dietro ad osservarli e iniziò sottovoce:
-Bene, Scoob, ho un'idea pazzesca!...Non ci credo neanche io di averne una, ma ce l'ho! Oh accidenti come sono emozionata!...Dunque, non distraiamoci. Abbiamo un'ora prima che mamma e Toad tornino a casa, un'ora prima che Suzie accompagni Melissa a casa, un'ora prima che Angie sprofondi nel sonno alla ninna nanna finale che c'è in ogni episodio de"Il Pinguino Soffia-Sogni"...Abbiamo un'ora di libertà, perciò ho pensato...facciamo una bella esplorazione di casa?
-E-esplorazione?-disse come uno scioglilingua, con un'epressione interrogativa, il cane.
-Sì Scooby! Guardiamo in tutte le camere, così magari troviamo cose che non sapevamo esistere...tipo un'avvincente avventata avventura casalinga! Come ti suona?
-Molto divertente!-esultò Scooby-ma vuoi trovare altre mensole?
-Spero di no, Scoob-ridacchiò Alice massaggiandosi la fronte-Spero di no!
La bambina aprì la porta della sua stanza e guardò il corridoio.
-Cominciamo. Già però...da dove cominciamo?
La camera di Alice e Suzanne era l'ultima del corridoio, occupava quasi l'intera parete affacciata sul Crownfield Boulevard, la parte restante era riservata a un lato della camera dei gemelli.
Sebbene fosse questa la parte più comoda da cui iniziare, venne scelta la prima camera del corridoio, quella matrimoniale. Quante milioni di volte aveva visto chiudere quella porta senza poterci scorgere niente, quante volte le era stata chiusa in faccia.
Ci era entrata solo di notte, da piccola, quando aveva paura...ma puntualmente, alla mattina, si accorgeva che l'avevano riportata nel suo letto.
"Non vedo l'ora".
E poi puff, entrò di getto nella camera proibita. Avvertì un po' di delusione: la stanza di giorno non sembrava poi diversa da come se l'era immaginata. Pestò subito il lungo tappeto che segnava tutta la parete della porta. "Me lo ricordavo più scivoloso al buio". Avanzò con passo felpato, lasciandosi alle spalle gli armadi accanto alla porta.
-Facciamo piano...-sussurrò al cane-nessuno deve sapere che siamo venuti qui.
Con mano leggera si appoggiò al letto. Sulle prime, non seppe riconoscere a chi appartenessero i due comodini...di solito basta un'occhiata, no? Invece lì, erano perfettamente uguali.
"Forse se venissimo di sera, quando mamma e papà ci posano le cose, saprei dirlo..."e si sforzava di ricordarsi chi avesse alla destra e alla sinistra quando si rifugiava nel loro letto. Ma era passato troppo tempo. Poi le lampade erano uguali, i cassetti uguali, i tappeti al lato del letto erano uguali.
"Se almeno Angela dormisse ancora nella culla...la troverei al lato di mamma...oh, sembra una cosa così stupida, ma voglio sapere dove dorme chi e chi dorme dove!"
Così, dimenticando la promessa di non toccare nulla, balzò sul letto.
-Vieni Scooby! È troppo divertente!
Chi di noi non ha mai provato a saltare a gambe all'aria su un letto matrimoniale? Sembra uno dei migliori momenti di libertà della vita, un po' come andare sull'altalena.
Basterebbe qualche secondo di salti sul letto ogni giorno, per restituire la felicità a chiunque.
Diciamo pure che la barra di caricamento dell'entusiasmo di Alice, che si era riempita a poco a poco, ora era arrivata al massimo.
-La nonna!-urlò lei improvissamente, coprendosi subito la bocca. Beh, in effetti la nonna non poteva che lamentarsi di tanto rumore dal piano di sopra. Scooby fece segno di tendere l'orecchio: niente, nessun rumore.
-Sarà meglio comunque smettere...non si sa mai.
-Già-Scooby scese dal letto e indicò con la zampa il piano davanti al mobile a specchiera.
In bella mostra erano disposte su un lato una decina di cornici delle dimensioni più svariate.
-La foto del matrimonio...-commentò la bambina, prendendo la prima che la incuriosì-è stato bello?
-Certo, il buffet era ottimo!
-Haha, ci avrei scommesso, Scoob.
Tutti sembravano davvero felici: c'era anche il sole che riempiva di luce l'ampia gonna del vestito da sposa della mamma. Solo gli sposi guardavano avanti, i parenti erano girati sugli sposi e anche Scooby.
"Che strano, pensare che allora io non esistevo...mi sarebbe piaciuto. La mamma sembra una principessa..."immaginava Alice.
Inutile dire che osservò con cura ogni singola foto, con tanto di interrogatori al cane per approfondire.
L'elenco è un po' lungo, ma almeno posso soffermarmi su una in particolare, che può inserirsi bene nella storia.
-Wow, qui ci sono mamma, papà e i genitori di Gloria? Scoob, quando l'avete scattata questa foto?
-Al college, nelle vacanze...
-Dove eravate?
-Spooky Island...-disse Scooby un po' titubante.
-Ok-continuò Alice, con gli occhi imbarazzati-mi risparmio di chiederti se vi siete divertiti...cioè, il nome dice tutto, giusto?
La bambina abbracciò di nuovo Scooby e fu allora che notò un pacco di medicinali vicino allo specchio.
-E questi...Come ho fatto a non pensarci!
Si voltò verso il letto.-La mamma ultimamente soffre di cervicale, quindi dorme col cuscino basso...a destra!
-Secondo me dorme a sinistra-disse Scooby.
-Scommettiamo? -replicòAlice con aria di sfida.-Io dico che mamma dorme a destra.
-Sinistra.
-Bene, in palio?...umh... La colazione di domani.
-Ci sto.
Finita la scommessa, Alice e Scooby decisero di uscire, perchè era già passato un quarto d'ora abbondante.
"Tocca la stanza di Angie e Toad, andiamo!". Teoricamente subito dopo ci sarebbe stato il bagno: Alice c'era stata chiusa una volta per colpa della serratura e pensava che, per quello che la riguardava, ne aveva già avuto abbastanza.
Questa volta, la porta della camera fu aperta con un po' meno stupore. Non c'era molto da vedere, perchè Angela si era da poco "trasferita" lì, e Toad era l'unico a tenere una baraonda di cose vicino al letto.
La sorpresa avvenne quando i due videro, aggrappata ai cassetti, una piccola figura.
Bastò uno sguardo per capire che si trattava di Angela.
-Angie! Ma quando sei salita di sopra?
Lei si voltò al richiamo della sua voce e la guardò come confusa.
-E la nonna? Ti ha portato qui? Dove è finita la nonna, Angie?
-Nonna dolme-rispose finalmente la più piccola.
-Ahh capisco...e tu perchè sei qui?-riprese Alice, che rimase ancora più sbigottita nel sentire:
-Gualdro tla i cassetti!
"Io lo dicevo che era tutta svitata, ma figurati se mi ascoltano...sembra che sia stata lei a battere la testa non io!....E se fossi pazza io? Magari sto sognando"e si pizzicò da sola, ma sentì dolore e poi nulla.
-Bene, sarà meglio riportarti giù.
Alice alzò la sorella da terra, a fatica la portò in braccio di sotto, sul divano e la infilò tra le braccia della nonna appisolata. Con una serie di gesti (che probabilmente non capiva neanche lei) cercò di obbligarla a rimanere lì senza muoversi.
Per il resto, non potè nemmeno esplorare la camera come aveva immaginato: la riordinò da cima a fondo, sistemando quel gran fracasso che, sembrava impossibile, aveva combinato la sorellina.
L'unica cosa  che destò la sua curiosità fu l'ormai celebre SteelDust 2450 di Toad, che provò a far volare,anche se rimase con le pale impigliate nelle tende e ci vollero altri dieci minuti per sbrogliarle.
Rimanevano solo venti minuti, cioè il tempo per un'altra stanza, e che stanza! Si trattava della camera più interessante della casa, quella in cui era entrata di corsa decine di volte...ma ora ci poteva entrare con tutta la calma del mondo. Anzi, una calma da venti minuti, se si può dire.
Così tornò da Scooby, che aveva lasciato in salotto a sorvegliare Angela: il cane conosceva quella camera a occhi chiusi, forse sarebbe stato utile ad accelerare il"tour".
E successe esattamente come penso che tutti abbiate immaginato....Scooby per terra a dormire e di Angela nemmeno l'ombra.
-Accidenti.
E ancora una volta fece le scale di corsa. Come avrete notato, ad Angela piaceva particolarmente sparire: faceva venire i brividi a tutti, perchè cambiava posizione di continuo come un fulmine, semplicemente gattonando. Ora, è giusto ritenere in parte rensponsabili le persone che devono occuparsi di lei, ma non si può dire che anche lei sia un beato angioletto di cielo...un po' un controsenso, dato il suo nome.
Quindi, se vi capita di leggere che la piccola sparisca, siate più in pena per i suoi genitori che per lei.
Alice non aveva pensato di guardare in cucina o in sala da pranzo, perchè visto che Angela stava diventando maniaca di cassetti, di certo ne avrebbe trovati di più nelle stanze da letto.
-Trovata!-ripetè pestando il piede sulla soglia delle prime tre camere del piano. Ma niente. Fu quando sbattè stanca dietro di sè la porta, che rivide la scena.
Lei, appesa, un altro armadio mezzo svuotato, tutto rovesciato, un sorriso furbetto a guardarla.
Mancavano sei minuti alla fine del tempo limite.
-Adesso basta, ok? Mi hai fatto venire i nervi a fior di pelle! -la sua voce cominciava leggermente ad alzarsi di tono-Non hai la minima idea di quello che ho passato oggi? Sono riuscita a divertirmi, finchè una bambina si mette a rovinarmi tutto quanto! Avrei voglia di appenderti giù dalla finestra e ascoltare le tue scuse, se almeno tu fossi capace a parlare in modo decente!
Alice smise di parlare a metà discorso. Perchè iniziò a ruggire.
Ad Angela il cuore iniziò a battere sempre più velocemente, iniziò a tremare ed infine i suoi due magnifici occhi si fecero sempre più lucidi.
-Oh, accidenti...Ma cosa sto facendo...hai solo due anni...-si bloccò Alice, spaventata di se stessa.
La piccola staccò le mani dal cassetto dell'armadio di fronte al letto di Lily. A passi incerti si avvicinò alla sorella e le afferrò la mano. Poi la portò vicino al mobile, e rimise a posto in modo grossolano una maglia color ocra.
-Tanto non farò mai in tempo con questa baraonda...e finirò di nuovo in punizione...-disse Alice con le lacrime agli occhi.
Angie sorrise e annuì sempre più forte: diede alla sorella un'altra maglia e le accompagnò la mano nel cassetto.
-Ok, ok...proviamoci.
E ci provarono davvero.
Quando Velma rientrò con Toad prima di tutti gli altri, trovò Angie seduta sul tappeto davanti alla televisione spenta, che accarezzava Scooby mentre dormiva. Sua suocera coricata su un lato del divano le fece più strano di tutti, ma passò oltre.
-Ciao mamma, stavo mettendo a posto la stanza-disse subito Alice, appena lei entrò nella sua camera.
-Grazie, così devo sistemarne una in meno.
"Quasi tre"rise nella testa la bambina-Mamma posso chiederti una cosa?
-Sì, non vedo perchè no.
-Tu, da che parte del letto dormi?
-Ehm, intendi il lato del letto?
-Sì...-sorrise imbarazzata Alice-È per un sondaggio a scuola!
-Ah, va bene. Solo mi sembrava una domanda strana...
"Chissà cosa ne penserebbe della maniaca fissata coi cassetti che sta di sotto!"
-Comunque destra-si affrettò a dire sua madre, e se ne andò dopo pochi secondi.
Alice si rimise a sistemare le cose che Angie aveva buttato fuori anche in camera sua, mentre lei riordinava il letto di Toad. Non fu così stancante: canticchiava"ho vinto la scommessa" sbattendo le ante degli armadi a ritmo. Velma rimase qualche minuto ad ascoltarla dietro la porta, stupita che la bambina fosse davvero di buon umore.
Le fece quasi paura. Fissò il suo sorrisetto tutta la durata della cena distraendosi talmente tanto, che iniziò ad imboccare Suzie anziché Angela.
Aspettò che tutti fossero andati a letto, e spinse il marito in cucina per il solito discorsetto di cronaca famigliare di fine giornata.
-Come mai quella faccia?-chiese subito Shaggy, fissando il suo sguardo confuso.
-I-io...Credo che Alice non stia bene...
-Sei sicura? Cioè, mi sembra che sia quella che sta meglio di tutti!
-Ma non bene fisicamente...diciamo, mentalmente.
-Stai dicendo che sta impazzendo?
-No, così è esagerato...insomma, oggi sono uscita per un'ora, torno e lei mi sorride e mi chiede"scusa mamma, da che parte dormi nel letto?"
-Oh, beh, in effetti...
-E poi canticchia, balla, mette a posto la stanza...accidenti, ho persino trovato il nostro letto con le coperte alla rinfusa...e se lei ci fosse saltata sopra? Non sarebbe una cosa da Alice...
-Tu devi smetterla di dare punizioni!
-Già, o qui diventano tutti matti-rispose lei ad occhi bassi-meglio che la nostra biondina torni ai suoi videogiochi...da domani, glieli concedo...
-Domani?Vi dire che se volessimo, cioè, potremmo fare una partita, ora?
-Perché no!...Solo mi dispiace per te, Shag...
Lui la guardò di storto.
-...perchè non hai speranze di battermi!-e con questa dichiarazione di guerra iniziò una serie di gare virtuali, che durò fino alle due di notte.
Alla mattina, sette paia di occhi li trovarono addormentati ai piedi del divano.
E sapete perchè? Per quel dannato televisore rotto che era ancora là, coricato su un fianco, con un telecomando piantato in bella vista nello schermo.

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Capitolo 9
*** Amaro in gola ***


-Cin, sei, sette e otto!          
Chris tenne ancora stretta la chitarra e provò a suonare la stessa canzone per la terza volta, sperando che almeno a questo punto la voce di Lily arrivasse a coprire le sue note.
Meg, Josh e Scooby cercavano di farle coraggio sorridendole, ma lei rimaneva ferma, con una mano sulla testa e la bocca semiaperta. Niente, di nuovo niente.
-Scusate, non ce la faccio proprio...
-Ma devi farcela! Possibile che neanche davanti a noi quattro riesci a cantare? Immagina di fronte agli esaminatori dei provini, e al pubblico dopo le selezioni?-la dissuadeva l'amica.
-"Se" passerò i provini...insomma, sono qui da dieci minuti e non riesco a dire neanche una parola...mi dispiace Chris, ora puoi anche smettere di provare...
-Nessun problema-rispose Chris-almeno posso suonare per qualcuno.
-Già, perchè non ti riposi un attimo mentre il nostro musicista ci strimpella qualcosa?-propose Josh.
-Per tua informazione, io non strimpello! Faccio musica, è decisamente un'altra cosa!-disse Chris leggermente alterato.
-È uguale!
-No per niente!
Probabilmente dicembre rendeva tutti un po' nervosetti, forse era irritabilità pre-festiva oppure ansia pre-audizione. Dipendeva dai casi. Anche perchè se non fosse stato per un fortunato disastro, a quell'ora il Vocalist Show avrebbe quasi chiuso i battenti, anzichè presentare i provini così tardi.
Poco tempo dopo il giorno del Ringraziamento, ci furono una serie di sfortunati eventi nelle scuole dell'Ohio: un furto nei due licei di Cleveland, un crollo del soffitto a Columbus e un'intossicazione alimentare a Lorain. C'era chi si chiedeva se era stata la bontà divina a non voler far piovere le disgrazie sulla Coolsville High, diciamo una delle scuole che ne aveva viste delle peggiori in tutto lo Stato.
Il concorso venne sospeso immediatamente per le condizioni inadatte dei partecipanti nelle città colpite.
Ci furono alcuni genitori che non mollarono il colpo, scrissero e-mail lunghe pagine e pagine per poter dare un'opportunità ai loro figli che insistevano per la ripresa della gara(c'era qualcuno peggio di Janet Chasez a quanto pare). Potete immaginare la felicità di Lily alla notizia: niente audizioni, niente gara, niente umiliazione, le avrebbe fatte accadere di persona quelle disgrazie...se solo ci avesse pensato prima!
Una settimana dopo il comitato studentesco riunì misteriosamente tutti i capo-classe in consiglio per discutere di novità fresche da Columbus: il Vocalist Show era ufficialmente ripreso, ed ora che nella capitale la situazione non era sicura, si decise di spostare la sede della competizione. Ogni città fece a gara per ospitarla, ma un sindaco fu più brillante degli altri e fu subito notato. Così Coolsville, con l'arrivo del nuovo anno, avrebbe accolto altri studenti temporanei. I provini vennero posti a fine dicembre, per fare in modo che il vero concorso partisse con gennaio. E Meg sembrava più agitata di Lily, perchè non si era ancora concluso niente a due giorni dalle audizioni.
-Ragazzi! Smettiamola, adesso!-strillò Meg dividendo i due ragazzi che discutevano-Concentriamoci per il bene di Lily! Chris prova di nuovo da capo e Josh non metterla in soggezione! Lily, tu invece cerca di...Lily?
La ragazza si era girata, ma non scorse subito l'amica davanti a sè. Solo dopo, abbassando lo sguardo, la vide, coricata per terra, con gli occhi chiusi.
-Accidenti, ma che succede?-mormorò Josh, bianco in viso.
-Oh, mamma! Che ha?-gridò Chris e si avvicinò a Lily.
Le tirò su piano la testa. Lei si lasciò alzare come un peso morto, mentre suo fratello si abbassò sul suo viso, toccandolo con la mano.
-Scotta...ha la febbre, sembra molto alta-disse Josh dopo un attimo.
-Scooby, scendi di sotto e chiedi alla mamma del ghiaccio. Fai in fretta!-ordinò Meg al cane.
-Telefono a casa per dire che arriviamo in ritardo...dovremmo aspettare che si riprenda...-disse Josh gettandosi sul cellulare di Chris appoggiato sul comodino.
I Jones distrussero l'armadietto delle medicine per trovare qualsiasi cosa potesse andar bene, per fortuna Daphne arrivò in tempo, prima che dessero a Lily l'acqua ossigenata per le ferite.
Se non ci fossero le madri, chissà dove finiremmo!
 
Lily si svegliò confusa: sentiva qualcosa di un freddo tagliente toccarle la fronte e continue laceranti fitte alle tempie. Avvertiva il peso di almeno tre coperte invernali, ma sentiva solo freddo lungo il corpo, mentre la testa scaldava il cuscino in breve tempo ogni qualvolta la muovesse. Era una sensazione orribile, peggio di quello che aveva passato durante tutto il pomeriggio. Sapeva benissimo di dover provare, Meg aveva saltato teatro per questo, e per niente al mondo avrebbe voluto deluderli. Anche perchè avendo paura del palcoscenico, dire di avere la febbre sarebbe stata una scusa abbastanza stupida agli occhi degli altri.
Sentì una mano metterle a posto quella che doveva essere una borsa del ghiaccio. Poi una carezza sulla guancia, e si accorse che quel qualcuno si stava alzando dal letto. Già, il letto: provò a girarsi,  e capì che era proprio il suo, il suo adorato materasso. Tentò di aprire gli occhi, ma il mal di testa le faceva scorgere solo l'ombra delle cose, come dei fantasmi scuri che si aggiravano accanto a lei.
-No, aspetta, non te ne andare.
La voce di risposta le giunse come un sospirare, uno spiffero lontano, lontano chilometri.
-Shh, calmati e riposati. Se ti agiti la febbre non scende.
-Quanto ho, di temperatura?
-Trentanove e mezzo. La prossima volta dimmelo subito che stai male, i ragazzi mi hanno detto che sei svenuta davanti a loro...non puoi spingerti sempre al limite delle cose, per favore, Lily, la prossima volta curati subito.
C'era troppa confidenza in quelle parole, anche se non captava il suono della voce in modo normale, era sicura di trovarsi accanto sua madre. Iniziò a sentire un sapore aspro a grattarle la gola.
-Cosa mi avete fatto bere, contro la mia volontà?
-Sciroppo, Lily, semplice sciroppo. Ti basterà continuare a prenderlo e in due giorni tornerai in te.
"La roba che ti fa bene ha sempre un sapore orrendo, che leggi della natura senza logica!"pensò Lily, mentre lentamente metteva a fuoco il viso che aveva davanti.
-No, ma cosa dici, due giorni? Non potrebbe passarmi prima...almeno per...ma che giorno è?
-Domenica, Lily. Domenica pomeriggio. Eravamo preoccupati a vederti dormire così tanto, spero che lo sciroppo funzioni, ma dovrai ancora riposarti qualche ora perchè faccia effetto...
-Ma io non voglio dormire, devo provare, devo stare sveglia, devo cantare...-continuava a sosopirare la ragazza, scuotendo la testa.
-Stai delirando, Lily, riposa...vado a prendere altro ghiaccio-le disse lei, già diretta verso la porta.
Lily si sentì di colpo sola, vedeva Janet trionfare con il suo sorriso maligno, il suo banco vuoto a scuola, e suo fratello da solo nell'aula di chimica. Sospirava, cercava di piangere in preda alla disperazione per quei pensieri che affollavano la sua testa. Si bloccò appena udì un rumore provenire dal letto di Josh.
C'era qualcun altro lì con lei, che gemeva e si dimenava. Scorse una ciocca di capelli castani tra il cuscino e le lenzuola e subito dopo due occhi aperti fissi al soffitto.
-Suzie-mormorò.
-Lily, buon pomeriggio-arrivò in risposta.
-Che ci fa lei qui?
-Stavo per farti la stessa domanda-bisbigliò Suzie.
La maggiore sorrise e si voltò verso la sorella. In un attimo i loro sguardi si incrociarono.
-Temo di averti passato l'influenza-disse imbarazzata la minore.
-Grazie, non chiedevo di meglio-rispose Lily ridendo, mentre nella mente tornava a disperarsi.-Quanto hai?-riprese dopo un po' che la fissava.
-Trentotto linee giuste.
-Perdente- esultò Lily, voltandosi.-Com'è che sei finita qui?
-Ovvio no? La mamma ci ha messo in isolamento per malattia...ha mandato Joshie con Alice.
-Quindi avremmo molto più tempo insieme...adesso dovrei insegnarti come ci si trucca, descriverti com'è il liceo, darti consigli sul come bisogna comportarsi...se ci penso vomito.
Entrambe si misero a ridere, tenendo ciascuna una mano in testa per non far cadere le borse del ghiaccio: non avevano mai la minima voglia di essere ciascuna sorella dell'altra, a loro piaceva definirsi "complici", di che cosa non lo so.
Ma Suzanne questa volta aveva bisogno di un consiglio e smise subito di ridere. Adesso aveva davanti sua sorella maggiore. Le serviva così come la vita gliela aveva data, e come aveva da sempre dovuto servirle.
-Lily-bisbigliò con indifferenza-tu...hai mai provato qualcosa per qualcuno?
-Intendi qualcosa di leggero oppure, beh...non vorrai dirmi che qualcuno è riuscito a rompere il cuore di pietra di Suzanne Rogers?
Suzanne la guardò imbarazzata e senza accorgersene, annuì debolmente.
-Allora, raccontami com'è questa persona tanto speciale!
-No frena, Lily-interuppe la minore-io ho fatto la domanda per prima: hai mai provato qualcosa di forte per qualcuno, tu?
-No...niente di serio...
-Josh e Klaus mi hanno detto che hai un quasi-fidanzato! Se non è serio questo!
-Non ho un quasi-fidanzato...ah, aspetta solo che trovo Josh-e si alzò di getto dal letto per poi subito coricarsi-Sarà meglio che aspetti, questo mal di testa mi dà allucinazioni. Vorrei che anche tu lo fossi, Suzie.
-Invece sono vera...e so tuuuutto quanto.
-Ok, ora che ho riposto alla tua domanda, dimmi la tua risposta: com'è lui?-disse con un che di maligno e curioso la sorella maggiore.
-Lui? Ha dei bellissimi capelli biondi, un paio di brillanti occhi verdi e sa fare un mucchio di trick!-raccontava con gli occhi che scintillavano.
-Hai detto capelli biondi e occhi verdi? Ma quanti anni ha?
-La mia età, perchè?
-Niente, credevo fosse una persona.
-Tutto bene, ragazze?-irruppe una voce tra la conversazione.
Suzanne e Lilian girarono lentamente la testa, l'una con in testa Nelson, l'altra Trent. Tutte e due fissavano la porta, ammicando gli occhi per la luce che usciva dalla porta.
-Non nella mia condizione migliore, pa.-disse Suzanne.
-Ma ci accontentiamo-aggiunse Lily.
-Sono lieto di annunciarvi che  mamma vi ha prescritto un'altra deliziosa cucchiaiata di sciroppo! Da chi iniziamo?
-Oh, accidenti-risposero in coro le sorelle.
Per altre tre lunghe ore nessuno fece loro visita nella stanza, solo la maggiore incrociò Toad nel corridoio mentre andava in bagno. Una volta tornata, trovò Suzie addormentata, e così si sentì di nuovo sola, sola con i suoi pensieri. Ripresero le visioni, i tormenti, le poche vie di fuga dalle lenzuola, dalla febbre, da quel gusto orrendo dentro la gola. Eppure, dopo venti minuti di malessere, si addormentò.
Così, mentre il resto della casa era scandito dall'orologio, nella camera di Lily e Josh il tempo restò fermo per un'ora sulle sei e venti, la posizione delle lancette che c'era all'ultimo sguardo di Lily.
Alle sette, il suo cellulare squillò. La maggiore tentò di afferrarlo sul comodino, ma perse la chiamata.
-Toc-toc, è permesso?-sussurrò Meg sulla soglia.-Sono venuta a controllare la situazione della mia amica malatuccia.
-Gentile da parte tua, se mi assicuri che non mi riempi di sciroppo, puoi venire avanti-sorrise Lily.
-Non parlarmi di sciroppo, due settimane fa ho avuto anche io l'influenza, ricordi? Ah, scusa se te l'ho passata...
-No problem, tanto la colpevole è questa bella addormentata-disse indicando l'altro letto.
-Quindi, ora come farai con i provini?-continuò malinconica l'amica.
-O arriva un miracolo, oppure non so cosa fare. Dovrei telefonare a Janet Chasez e tossirle nel telefono per farla ammalare...lei sarebbe capace di far saltare tutto...oh, a proposito, mi passi il cellulare? Non so chi mi abbia cercata poco fa.
-Complimenti per le tue doti di indovina, guarda chi ti ha chiamato!-disse soddisfatta Meg, mostrandole lo schermo acceso. Su due righe stava scritto "Janet Chasez".
-E ti sta chiamando di nuovo...-aggiunse, mentre riprendeva la suoneria.
-Dà qua-fece Lily.
-Buon pomeriggio, Lilian, senti, non ti darò il tempo di parlare per non fare spreco di credito-parlava quasi sottovoce Janet-volevo solo informarti che se non te la senti di venire domani ai provini, rinuncia fin da ora, non illuderti di poter essere scelta. Non hai possibilità di passare alcuna selezione, quindi, ritirati.
Si udì tossire e poi la linea cadde.
-Quella ragazza ha un sesto senso per cogliermi nei momenti più inopportuni...Mi ha detto di ritirarmi, insomma, ha ragione...non ho speranze...
-Lily! Ricominciamo? Piantala di autodemoralizzarti, domani vado a parlare con Mrs Stout per i provini...non puoi buttare tutto al vento, proverò a vedere se riesco a trovare un modo per farti fare un'audizione!
-Grazie-disse Lily sorridendo, e si tese in avanti ad abbracciarla-Ti voglio bene.
-Anche io te ne voglio...e vorrei stare ancora qui, ma devo scappare: ho solo più un'ora per trovare idee per la recita, poi mia madre mi vuole a tavola per la cena...scusa!-urlò piano, correndo fuori dalla stanza.
"Sempre di fretta. Mi chiedo come faccia"pensò Lily, spegnendo il telefono e sprofondando, ancora una volta, nel sonno.
Lascio Lily addormentata nel suo comodo letto, e seguo Meg che corre sui marciapiedi di Whistles Street, spiando con la coda dell'occhio le vetrine per risparmiare tempo. Aveva il sorriso stampato in faccia, non sapeva che a breve, avrebbe avuto la peggiore delle delusioni e sarebbe stata invece la sua migliore amica a sorridere.
In mano teneva un taccuino celeste, coordinato al suo piumino e ai suoi blue jeans, su cui stavano scarabocchiate alcune note di inchiostro. La scenografia era stata ultimata, il copione doveva essere provato ancora un paio di volte, anche se il risultato non era professionale, perchè come ricorderete, erano stati aggiunti alcuni alunni estranei al teatro per una bugia detta alla preside.
Mancavano le prove dell'orchestra, ma soprattutto i costumi.
Meg entrò nel negozio più grande, quello in Riddlegane Square, con quattro piani di abbigliamento, accessori e riviste di moda. Non a caso era il Fashion Paradise. La ragazza imboccò la scala mobile in salita al secondo piano, con la penna pronta sulla carta per fare qualche schizzo. All'incrocio con la scala in discesa, una ragazza familiare la salutò con la mano. Rachelle Dooney, la costumista della recita, con il suo caratteristico viso confuso e la puntuale abilità nell'essere nel posto giusto al momento giusto.
-Rachelle, meno male che sei qui...volevo aiutarti con i costumi, sai siamo agli sgoccioli e non mi va che tu faccia tutto da sola!-iniziò Megan, appena la raggiunse al piano sotto.
-Sei venuta per controllarmi, eh?-disse lei scherzando-sappi che non ho trovato nulla di interessante quassù, bisognerebbe provare al piano sottoterra...
-Allora ci basta scendere.
-...sperando ci sia qualcosa, altrimenti dobbiamo consegnare il tutto alla sartoria Carbell Fancy entro domani e non abbiamo abbastanza costumi per tutti i personaggi...che disastro, sono un'incapace...
-Non dire così, sembra che oggi tutti abbiano l'autostima più bassa del solito e non sopporto più di sentire tutti dire"non ce la farò mai","sono senza speranze"...siamo in due, chi cerca trova, voilà les jeux sont fait.
-D'accordo-provò a sorridere Rachelle.
Corri, scrivi, disegna, prendi, maglia blu, bracciale, cappello, vestito lungo, corto, cartellino, prezzo, camerini, dorato e anche Russel Maytnore, furono le parole piu usate nel loro shopping compulsivo.
Le idee furono poche, ma sostanziose, gli schizzi invadevano il taccuino celeste, il cestino conteneva almeno tre capi che erano perfetti per la recita, così che non fosse necessario farli confezionare su misura.
Con le dita incrociate che i capi calzassero a pennello agli attori, Rachelle e Megan si avviarono verso la cassa. Il bancone della cassa, quel dannato bancone della cassa, che a breve avrebbe scioccato entrambe.
Avete presente quei piccoli manifesti che sono appesi ai vetri dei negozi, quelli che annunciano eventi o quelli di denuncia per lo smarrimento di animali? Di solito sono il passatempo preferito di chi sta in coda alla cassa aspettando di pagare. Ci si trova praticamente di tutto, indipendentemente dal fatto che nel negozio si vendano bagnoschiuma o articoli da pesca.
Su quel bancone c'era tutto questo, fogli a tappezzare la parte frontale stampati in mille colori diversi. Due o tre avevano persino le frange: quelli delle persone che lasciano i loro numeri di telefono da strappare per svariati annunci di compravendita.
Meg ne strappò proprio uno di lezioni di pianoforte:"Dovrei riprendere a suonarlo"commentò.
Rachelle rimase un po' su alcuni che vendevano macchine. Non che le interessassero, ma suo padre lavorava come guardiano notturno, e necessitava di un'auto per i suoi orari poco flessibili.
In realtà subito partirono curiose, poi iniziarono ad una vera propria ispezione, per cercare se per caso il comitato della CH aveva pubblicizzato la recita di Natale. Le due signore prima di loro, chiacchierando, si erano messe proprio davanti al manifesto più grosso, almeno il doppio degli altri, color rosso spento che disegnava sul foglio due tende simili ad un sipario teatrale. Magnifico, il comitato studentesco aveva fatto pubblicità. Megan e Rachelle avevano proprio ragione.
Ma come, vi chiederete voi? Dopo almeno otto capitoli che quasi tutto ciò che vi dico non è affatto come sembra, come può accadere che il manifesto parli proprio della recita? Non vi ho mai detto che parli della recita, vi ho solo detto che avevano fatto pubblicità. A cosa? Visto che le signore si spostarono dopo poco, ve lo faccio dire da Meg, che rende di più l'idea.
-Hanno fatto pubblicità a quel maledetto Vocalist Show e non alla mia adorata recita di Natale??!?Lo sanno quanto ho, abbiamo e hanno lavorato per finirla???!? E la preside preferisce quello? Pensa davvero che porterà turismo a Coolsville una cosa del genere???!-urlò facendo girare tutte le persone vicine.
-La competizione riguarda tutto l'Ohio, non si può pretendere che notino una piccola recita cittadina-disse Rachelle chinando il capo, intimidita.
-Una piccola recita cittadina? Uno spettacolo che ha vinto premi in tutta la contea da sempre! Ma siamo impazziti?
La faccia di Meg arrossiva dalla rabbia e sbiancava dalla notizia inaspettata ad intervalli regolari. Le tremavano le gambe, le girava la testa: sarebbe crollata per terra, se solo non avesse avuto troppi occhi che la fissavano.
-Megan, guarda-riprese Rachelle indicandole ancora il manifesto.
-Cosa c'è?
-La data della presentazione dei partecipanti che hanno passato la selezione per il concorso...è...è proprio...
Meg guardò il foglio. La vide lì, come uno schiaffo in pieno viso, la data del suo sogno. La data che sul suo calendario era segnata più volte con grandi cerchi di evidenziatore viola, ma non per una presentazione del Vocalist Show: era la data del suo lavoro di tre mesi pieni, la data della sua recita di Natale. Sì, era proprio il ventitrè di dicembre.
Rachelle pagò comunque i vestiti, mentre la compagna stava ritta dietro di lei come una statua.
All'uscita dal negozio, si diedero un abbraccio di conforto, poi la Dooney scomparì dietro l'angolo di uno dei vicoli che sboccavano nella piazza, perchè era lì che sua madre aveva lo studio veterinario dove spesso passava le giornate.
Megan Judy Jones, la ragazza brillante dai capelli biondi e il sorriso rassicurante, da stella cometa diventò tempesta, e corse a casa in lacrime, con dentro il cuore una marea di"perchè".
Il suo perchè aveva un nome, un viso altezzoso, due occhi infidi, lisci capelli castani chiari, alti stivali neri. Janet Chasez era una rovina, bastava negarle il ruolo da protagonista per farti odiare a vita.
Riusciva in tutto, ed era difficile non immaginarsi il suo zampino sotto quel disastro.
Meg singhiozzò a lungo, sdraiata sul letto, non sapendo se chiamare Lily, che sicuramente era coricata perchè con la febbre che aveva non poteva sedersi a tavola.
Fu Lily a telefonarle, mentre mangiava comodamente seduta sul letto.
-E poi Rachelle mi ha raccontato tutto...strano che non l'abbiano detto a scuola...non piangere, troveremo un'altra via...
-Un'altra via, Lily? Qualunque strada proveremo lei ce la sbarrerà davanti!
-Lei chi?
-Janet Chasez!-gridò sottovoce Meg.
Seguì un silenzio di riflessione.
-Hai detto che secondo te è riuscita a convincere la Beitcher?-riprese Lily.
-Sicuro!
-Allora parla con Mrs Stout lo stesso, sei la sua migliore allieva, sarà dalla tua parte.
-Sì-pronunciò Meg, con un'insicurezza mai provata.
 
-Non posso Megan, non posso proprio.
-Ma Mrs Stout, lei è in giuria al concorso...parli con la preside le dica i nostri sforzi per lo spettacolo!
-Vorrei tanto, io vi ho seguiti appena e siete riusciti a creare qualcosa di unico pronto a prendere il via dal palco...ma la decisione della preside è definitiva, e noi tutti, docenti, segretarie, alunni ne siamo subordinati-parlava la professoressa di teatro, seduta sui gradini del palco con la sua studentessa preferita.
-Ma non disperare, Megan, la recita non è cancellata, verrà rimandata in primavera...guarda il lato positivo, avrete più tempo e risorse da impiegare.
-Certamente-rispose Meg-Solo una cosa ancora: solo oggi ci si può presentare ai provini?
-Solo oggi, come sai siamo in ritardo con il concorso e...
-Non si può fare un'eccezione?
-La Beitcher mi licenzierebbe, odia le mancanze ai suoi ordini.
La ragazza pensò a Lily, che sperava di battere Janet, e la vide come anche una sua battaglia persa contro il loro nemico comune.
Dal fondo dell'auditorium due donne scendevano lungo la platea. Hester Stout si alzò per accoglierle, con Meg dietro le sue spalle, che si faceva piccina piccina. Una era per certo la preside, il suo sguardo era inconfondibile, l'altra? Una sconosciuta. Vestiva in modo eccentrico, con pantaloni neri attillati, giacca di pelle e boa di piume intorno al collo. Camminava su alti tacchi dorati, e il viso non era dei più miti. Ma la professoressa sforzò comunque un sorriso, ignorandola e rivolgendosi solo alla preside.
-Salve, allora, siamo pronte per i provini?
-Per niente signora Stout!-esclamò la Beitcher.
-Come scusi?-chiese imbarazzata la donna.
-Significa che oggi non ci sarà nessun provino-disse altezzosa l'altra donna.
-Lei chi è, scusi?-chiese ancora la Stout.
-Lei è Gilberte Holden, la nostra terza e più importante giurata, è una produttrice discografica sa?-la presentò piena di orgoglio la preside.
-Ma lei aveva detto che eravamo solo noi due a...
-Ho cambiato idea, professoressa. Mi è concesso?-tuonò la Beitcher.
-M-ma certo, è un piacere averla qui Gilberte. Dunque perchè i provini sono sospesi?
-La migliore delle partecipanti, la signorina Chasez, è a casa in malattia, e di certo non possiamo escludere dal concorso una delle aspiranti vincitrici, le pare?
La Jones, rimasta fuori dal discorso per alcuni minuti, sospirò di gioia, pensando"Ce l'hai fatta Lily, sei salva, amica mia".
-Questo significa che tutto il concorso slitterà con il nuovo anno?-chiese perplessa la professoressa.
-Esattamente-rispose soddisfatta le preside.-Anche se si farà comunque una presentazione il ventitrè dicembre, dove faremo esibire i cinque vincitori delle precedenti edizioni!
-E quanto occuperà il concorso?
-Fino a maggio compreso, e i partecipanti si serviranno dell'auditorium a tempo pieno! Ma cosa dico, tutto l'Ohio se ne servirà!
-E la recita?-azzardò Megan a bassa voce.
-Signorina Jones, io ammiro molto il vostro lavoro, ma si tratta dell'intero Stato, e non si può perder tempo in sciocchezze!-replicò la Beitcher gesticolando.
-La recita non era una sciocchezza per me nè per gli altri! Coolsville non ha bisogno del turismo per uno stupido talent show!
-Signorina Jon..
-No, non posso stare tranquilla davanti a questa corruzione! La scuola vuole la recita, non tutto questo!
E lei non rida sotto i baffi, signorina Gilberte, so per certo che lei per qualche motivo favorirà Janet Chasez, e io non la lascierò fare!Non dormirà sonni tranquilli d'ora in poi! Io non so cantare, ma la mia amica farà fallire entrambe!
-Chi? Lilian Rogers? Quella ragazza sa solo combinare disastri!-rise la Beitcher suscitando l'ilarità della signora Holden.
-Ridete, ridete. Grazie signorina Stout, lei è sicuramente la migliore di tutte le insegnanti...- disse Megan con serietà e scappò via già con le lacrime agli occhi.
-Mrs Stout, lei tollera questo comportamento? Dovrei licenziarla solo per...
-Perchè signora preside?Perchè un'alunna ha lodato il mio metodo di insegnamento? Non credo-replicò Mrs Stout, sorridendo e girando i tacchi verso l'uscita, lasciando la Beitcher con i nervi a fior di pelle.
Megan pensava a Lily e sorrideva. Poi si vedeva correre riflessa nei vetri delle porte delle aule, e tornava a piangere.
Arrivò davanti alla porta dell'infermeria e bussò. Silenzio, non c'era nessuno.
Allora vi entrò tremante e si sedette su una sedia: le infermiere della scuola erano ottime ascoltatrici, e a scuola non c'era nessuno, a parte Mrs Stout, che in quel momento poteva capire la sua disperazione.
Pensò di fare più volte il numero di casa, perchè non voleva farsi di nuovo vedere in giro con rigagnoli di mascara lungo le guance. Ma si vergognava persino di mostrarsi a casa.
"È uno dei peggiori momenti della mia vita. Ora so cosa provavano papà e mamma vent'anni fa, ora so cosa si prova a veder cadere tutti i propri progetti. Loro avevano la stampa degli Stati Uniti e tutti i loro ammiratori contro, io invece, ho solo le scuole dell'Ohio. Sono riusciti a rovinare il mio piccolo mondo perfetto. Ho paura. Ho davvero paura. Non posso evitare di dirmelo, ho paura. Sono una fifona fatta e finita. E poi voglio comandare gli altri...io? Io che non so controllare me stessa. Che vergogna."
-Prendi due garze, fai in fretta!-urlò un'infermiera all'altra, entrando dalla porta.
-Subito, subito! Arrivo! Ti fa male?
-Argh!Sento come se mi stessero prendendo a bastonate il piede...
Meg riconobbe quella voce all'istante, perchè era dolorante ma tremendamente pacifica e sonora.
-Chris, cos'hai combinato?-disse la sorella, aiutando le donne a metterlo sul lettino.
-Quotidiani rischi del giocatore di football...però farmi male agli allenamenti lo trovo poco eroico, in un certo senso.
-Sarà meglio che tu aspetti un po' a riprendere gli allenamenti, la tua caviglia ha una bella slogatura-affermò l'infermiera più robusta.
-Ma come ti sei fatto male?-continuò la biondina.
-Non so, ho avuto un calo di pressione, che so, e mi sono venuti addosso, e non ho retto il colpo, e sono caduto.
-Ahi! Poverino...-disse l'altra infermiera.
I due gemelli risero.
-Hai risolto la questione per Lily?
-No, si è risolta da sola...
-Oh meno male!-festeggiò Christopher.
-Ma dovremmo dire addio alla recita...
Da lì Meg spiegò al fratello tutto quanto, con uno sguardo sempre piu perso e il viso sempre più spento: ripetè ancora le parole dei suoi pensieri di poco prima. Le infermiere si fermarono ad ascoltare, perchè avevano intuito che Meg era lì per loro. E con che sguardo curioso!
-Non devi avere paura, Meggie! E se anche ne avessi, non pensarci...avere paura è umano!-la esortò il fratello.
-Dici davvero?
-Lo dico e lo ribadisco. E poi non pensare di essere una fallita, hai una leadership perfetta e se noi stiamo ad ascoltarti è solo perchè tu hai tutte le più brillanti idee del mondo, degne di una Jones!
Meg sorrise con gli occhi.
-Janet è fatta così...ha la mania del successo, ma non è cattiva...è la mia ragazza, non sono tenuto a criticarla-disse imbarazzato Chris.
-Lo so, lo so...ma tanto sarà sempre la favorita, riuscirà sempre a superarmi, fratellone.
-È lì che sbagli: tu sei migliore di lei. Sei riuscita a far preparare la recita a ragazzi che non facevano teatro, la Beitcher lo sapeva, ti ha sfidato, e recita o non recita tu hai battuto le sue aspettative!
E Lily? Anche se stenta a cantare per l'imbarazzo, l'ho sentita da sola con te in camera...ti basterà veramente poco per trasformarla in un fenomeno! Fai vedere a tutti che vali, se aiuterai Lily, lei vincerà e tu avrai la vittoria tanto quanto lei!Vinci questa guerra, sorellina! Sei o no una della Mystery Inc.?
-Teoricamente no, ma sono pronta a battermi, per la squadra!-replicò Meg.
-Per la squadra!-urlò Chris, ritraendosi subito con la mano in fronte.
-Cosa succede?-chiese lei.
-No, il dolore mi fa venire le vertigini...non potete darmi qualcosa per la gamba, una pomata, una pastiglia, garze, qualcosa?-urlò ironico il ragazzo.
-Scusate, il racconto ci ha molto preso...ma voi siete parte della Mystery Inc?-disse un'infermiera.
-No...è un nostro modo...di dire-balbettò Meg.
-Ah, perchè quella squadra lì era da cinque persone e voi mi sembrate solo due!
I gemelli annuivano sorridendo, nascondendo una storia lunga vent'anni dietro le palpebre.
Solo gli insegnanti e le segretarie sapevano che quei quattro normalissimi adolescenti erano in realtà tutt'altro che ragazzi ordinari. Se si fosse sparsa troppo la voce fuori dalle scuole, così come accadeva anche con i loro fratelli minori, la stampa avrebbe fatto luce sulla loro vita e di colpo sarebbero tornati in prima pagina a Coolsville. Meg, Chris, Josh e Lily avevano questo grande segreto, e chiunque facesse notare qualcosa di familiare nei loro cognomi, tendevano sempre a farlo considerare una coincidenza.
Tra i quattro, Meg era l'ultima a volerlo fare: non le dispiaceva diventare qualcuno nella società.
-Oltre alla garza potete darmi una pastiglia per il dolore?-chiese Chris.
-Dovrai lasciare che passi, ragazzo...-disse l'infermiera più robusta, soddisfatta del come aveva sistemato la caviglia con la benda.
-Ma mi fa male la testa!-replicò sottovoce il malcapitato.
-Fa sentire...
La donna si avvicinò a Chris, gli baciò la fronte(a Meg scappò una risatina).Poi andò verso l'armadietto e ne prese un termometro.
-Temo che tu abbia la febbre...-annunciò la donna.
-No, cosa? Io devo andare agli allenamenti!-disse disperato Chris.
-Nah, nah, tu devi riposarti, aspetta che vado a prendere qualcosa, magari è rimasto dello sciroppo...
-Ma ci può essere niente di più tremendo?-Chris guardò la sorella.
-Temo di sì, so per certo che lo sciroppo è disgustoso!
E lui sprofondava nel cuscino.

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Capitolo 10
*** Il compleanno di Trent ***


Non era stato facile per i Cougars dimenticare l'incidente del loro capitano di un settimana prima, anche perchè, essendo la vittima uno dei ragazzi più stimati dell'intera CH, le notizie fra gli studenti correvano veloci, e addirittura tutta la scuola lo riteneva un eroe nel giocare con la febbre alta. Milly McAllen aveva anticipato a passo record la pubblicazione del giornalino scolastico: da non illudersi ovviamente che lo facesse per lo scoop o il gossip (che pur le erano molto cari), perchè non c'era nulla che più la soddisfaceva di sentirsi elogiare dagli insegnanti o dalla preside Beitcher in persona, o forse da un ragazzo che cercava come lei di apparire il più spesso possibile. Non è il caso che quel ragazzo fosse proprio Josh, per cui lei aveva perso la testa e aveva iniziato ad iscriversi a tutte le lezioni extrascolastiche per frequentarlo.Ma anche per una ragazza ambiziosa come lei c'era un "ma".
Come ogni classe ha un secchione, ogni famiglia la sua pecora nera, anche la McAllen aveva un problema.Lei era la migliore, non c'era nessuno con tanta materia grigia e spirito intellettuale quanto lei. Era bastato l'inizio del liceo affinchè questi pensieri sporgessero sull'orlo del burrone, pronti a crollare per sempre.
 Il suo unico scopo era rovinarla, umiliarla e schiacciarla davanti a tutto il ludibrio scolastico, lei, Lily.
Un'altra Janet Chasez, ma almeno questa volta la rivalità aveva un motivo.
C'era un valico profondissimo tra le due ragazze: Milly era la cervellona della scuola, brava in tutto, e per questo molto popolare e pettegola; Lily invece era sempre la "seconda", che attraversava alti e bassi, con il tipico atteggiamento indulgente e innocente da "nerd"; non era popolare, era solo Lily, e molti la amavano solo per questo. Ora però aveva acquisito un punto in più: Trent Wisely le si era dichiarato ufficialmente, e forse si diceva in giro, si dovevano mettere insieme. La notizia era solo una scintilla che sia accendeva qua e là, anche perchè l'egemonia di Milly sull'informazione a scuola, aveva sbarrato la possibilità di inserirla in prima pagina.
Il ventidue dicembre era il giorno del party di compleanno di Trent, che da settimane correva agitato per i corridoi ad informare, dando inviti scritti, tutti gli studenti del secondo anno. Se vi chiedete il motivo per cui non potesse semplicemente usare gli SMS, beh, penso sia meglio domandarlo al diretto interessato.
Questo invece era sembrato il perfetto articolo scolastico, in cui venivano citati, non solo i nomi del festeggiato e la gente "in", ma, nell'occhiello sotto il titolo compariva in caratteri cubitali , il nome della ragazza che era stata accettata alla festa da Trent stesso, come una delle protagoniste della serata.
"Lilian Rogers prenderà parte al grande evento di inverno, onorando con la sua presenza il compleanno di Trent Wisely, che ha donato a lei l'invito speciale". Vi chiederete se gli alunni si interessassero di tali questioni...la mia risposta è un disperato"sì".
Tra l'altro non fu un invito così particolare. Trent era andato da lei durante il corso di Criminologia avanzata, dove molti non li conoscevano e poi gliel'aveva semplicemente chiesto. Ma le persone credevano più alle parole di Milly e non davano corda al povero Trent, memori delle vicende di Halloween.
Anche Josh fu diffidente alla versione di Lily, e quando le lesse l'articolo il suo commento fu:
-Sembra quasi una richiesta di matrimonio!
- Una richiesta di matrimonio!?! Tu credi che a Trent interesso veramente? Cioè, non sono la ragazza che tutti sognano, ma avrò anche io un pò di fascino, giusto? -e piroettava davanti a suo fratello, come in una passerella.Lui rideva: Lily poteva atteggiarsi da modella, ma rimaneva sempre la goffa ragazzina pronta a riempirlo di baci.
Intanto la campanella suonava per la seconda volta, e la scuola si svuotava.
Quando ormai lungo la strada passavano solo gli studenti delle attività extrascolastiche, o quelli come Josh e Lily che si fermavano  al "Vampire Cove" per un frullato o una cioccolata calda con panna, Meg era già distesa sul lungo davanzale della finestra della sua camera, con le tende violette tirate per mostrare il panorama meraviglioso del Crownfield Boulevard. Il vento spifferava dal basso, scostandole lunghi capelli biondi sulla fronte. E per la seconda volta, scoppiò in lacrime amare.
-Meg? Stai bene?
-No, per niente. E non ho bisogno di scaramucce materne.
-Forza vieni di sotto, ti preparo qualcosa.-cercò di persuaderla sua madre.
-Ho detto no! Se vuoi consolarmi, mandami Chris. Per adesso mi basta lui.
Daphne se ne andò a rilento, sperando che sua figlia cambiasse idea, almeno poteva farlo, dopo la cinquantesima volta che la situazione si ripeteva.
-Meg...scusa se ho detto a Russel di provarci con te, il fatto è che...
-Non è per questo, però abbracciami lo stesso-e in un attimo sentì le spalle larghe del quarterback della scuola che la avvolgevano in un caldo torpore.
-Oh,basta adesso. Asciugati la faccia, e soprattutto sorridi.
E Meg sforzò un brillante sorriso fra le guance bagnate.I suoi occhi azzurri risplendevano di nuovo, finalmente. Non era mai stata particolarmente dotata per consolarsi, quando la tristezza la coglieva, cadeva in una voragine senza fondo. Si era sempre chiesta se era stato uno scherzo della natura: tanta radiosa bellezza e fascino, elasticità e grazia nei movimenti, una voce capace di aquietare qualsiasi anima nella disperazione, eppure un cuore debole e fragile.
Sua sorella Gloria, aveva sempre avuto il suo stesso carattere, ma dopo due ore di ansia e pianto, tornava ancora una volta la solita bambina vestita di rosa confetto, che coccolava con tenerezza ogni pupazzo che le passava in mano.
Forse per questioni di genetica o di sorte favorevole, il cuore più temerario era stato donato proprio al primogenito dei Jones. Chris non piangeva, lasciava che gli occhi gli colassero solo per un attimo mentre stringeva le labbra con determinazione. Resisteva, dolore di una frattura durante una meta sul campo da football, e resisteva, sfuriata di sua madre sull'ora tarda in cui tornava dalle feste, e resisteva, si trovava di fronte un ectoplasma luminescente che emanava luce verde metallica e ululava con versi simili a un incrocio fra un muggito e un miagolio, e... no, forse così non resisteva, ma scappava, come diceva lui,"con onore".
Il sentimento che era passato nel DNA da Fred Jones, era proprio quello: non cedere all'ammettere che si prova paura in situazioni del genere. Del resto Meg e Chris non sembravano avere affatto fifa durante la corsa che li portava via dal momento del pericolo, tutto grazie al paragone con i loro compagni. Se un qualsiasi passante si fosse trovato ad osservare per puro caso la fuga dei membri della nuova Mistery Inc.,
di certo il suo occhio non avrebbe fatto caso all'espressione atterrita dei due gemelli più coraggiosi, piuttosto avrebbe seguito, fino a che gli sarebbe stato possibile, gli infiniti modi diversi con cui gli altri tre correvano disperati: era capitato a Mrs Collier di vedere Josh sulle spalle di Lily e Scooby Doo dietro, suo marito qualche settimana dopo aveva assistito a Lily che portava fra le braccia Josh e sulle spalle Scooby Doo, e per concludere in bellezza, l'ultima volta che qualcuno era riuscito a cogliere un' immagine dei tre, il passante ha assicurato di aver visto la Rogers spingere a rotta di collo un carrello della spesa giù da un pendio secondario sul monte Coolsville, portando in salvo suo fratello e il suo cane; diciamo che Lily e Josh ne avevano pronta una per ogni situazione, e che ci crediate o no, non ne avevano mai prevista nessuna, ma le tiravano fuori così strambe e perfette nel loro genere solo nel momento di massima paura. E come accadeva per la precedente squadra di detective, le loro scorribande, a loro malgrado, erano riferite ai loro genitori: c'erano i vicini cordiali, che segnalavano tutto con calma e pazienza, e poi c'erano quelli impiccioni, che facevano apparire un tipico errore da ragazzi per puro divertimento, come dramma mondiale e dannoso all'umanità. L'unica occasione in cui le due figure si assimilavano era quando le loro famiglie si incontravano per parlare dell'accaduto, e chiacchieravano come se le attività dei loro figli fossero la cosa più normale al mondo, mentre ogni tanto spuntava fuori l'imitazione di alcuni vicini pettegoli.
Quando lo Sceriffo telefonava a casa Jones o casa Rogers, era solo per ridere nel raccontare le folli disperazioni del vicinato patetico del loro quartiere.
-Chris, tu credi che io sia brava?
-Cosa vuoi dire?
- Io intendo brava-brava, cioè brava in tutti i sensi...
-In cosa non eccelli, tu? Se giocassi a football batteresti anche me!
-E carina? Sono carina?
-Ma cosa è riuscito a farti pensare di non essere più carina? Deve essere qualcosa di veramente grave...-diceva mettendosi in una posizione più comoda, mentre fissava sua sorella, che aveva appena sorriso alla battuta.
-Si tratta di una ragazza...che mi sta rubando la scena...
-Ok, se si tratta di Janet, ti avevo detto di lasciar perdere la storia della recita!
Meg abbassò le palpebre , storse il sopracciglio e arricciò il naso.
-Va bene, ho capito, ho capito. Altre novità? Dai, lo so che ti piace spettegolare! Spara!
-Oh, nessuna novità, solo quella che tu sai già...Lily e Trent stanno per mettersi insieme, e non vedo l'ora!
Ad un tratto una dolcissima voce irruppe nel silenzio.-Ragazzi, di sotto ci sono i vostri amici. Vi aspettano. Scendete?!
-Falli salire qui, Madleine.
Non ebbero neanche il tempo di voltarsi che Lily piombò nella stanza affannata, prese le mani di Meg e la alzò in piedi, mentre le parlava scuotendole le braccia.
- Oh, Meg io ci ho provato, sono giorni che giro i negozi , guardo il mio armadio e mi scoppia la testa, stasera c'è la festa e io non mi ricordo se i pois vanno senza strisce, oppure lo scozzese non sta sui quadri, o le tinte pastello, e i capelli, chignon ,coda di cavallo, sciolti con trecce... E il trucco? Io mi darei il lucidalabbra sugli occhi se non avessi l'etichetta, e l'ombretto va prima del fondotinta o dopo? Terra sulle guance o blush rosa sugli zigomi? Scarpe basse oppure con suola alta, color chiaro o scuro, comode o sportive? Ah, gonna o pantaloni? Gonna decisamente gonna... Ma io non ho mai messo gonne da sola, non la so neanche portare, io, la gonna. Forse potrei provare con quella larga e voluminosa, almeno non si vede l'attaccatura delle gambe...ma poi è ingombrante, allora è meglio mettere i pantaloni...però non aderenti in modo esagerato...sono un disastro!
Meg scoppiò a ridere, Josh era già per terra dalle risate.
-Grazie per il supporto morale, ragazzi.-sospirò Lily.
-Scusa, è solo che...non scusa non ce la faccio a stare serio- e si asciugava le lacrime, tenendo con la punta delle dita gli occhiali in mano.
Solo Christopher rimase in silenzio. Stava ragionando sul fatto che Lily non era cambiata, era sempre la solita Lily anche ora che stava per fidanzarsi per la prima volta nella sua vita. Insomma, non era successo niente, le persone di ieri erano le stesse di oggi, gli amici che incontrava ieri rimanevano tali e quali il giorno seguente. Ma se Lily era la stessa, anche Trent lo era? Alla festa, al centro dell'attenzione di tutti, avrebbe occupato lo stesso posto che occupava a scuola, nel banco più vicino alla parete dell'aula, quello in cui la luce quasi non arriva?
Con tutti quei pensieri però gli rimaneva una certezza: Trent era un ragazzo perbene, a modo, gentile e sempre educato, uno che si distingue, insomma; se lui aveva avuto una scintilla con una ragazza, e tale ragazza era proprio Lily, era sicuro che l'avrebbe trattata bene, come meritava.
Solo una cosa gli mancava: sapere tutta l'antologia della vita della ragazza, dal tipo di dente che ha perso la prima volta, al suo fiore preferito, al fatto che conservi il suo diario segreto in un minuscolo sportello nella sua sveglia sul comodino. Ecco, tutte queste cose non le sapeva. Come avrebbe potuto essere il ragazzo di Lily se non conosceva neanche che era allergica alla liquerizia, che odiava la sabbia bagnata, che adora il profumo dell'ammorbidente alla camomilla.... Come sarebbe potuta durare la loro relazione?
Dopo questa domanda, si bloccò. Si accorse che pensava qualcosa di diverso. Di solito quando si trovava davanti a questioni del genere, pensava a come lui in persona avrebbe potuto intervenire. Ma per una volta, non pensava a Lily come a qualcosa che lo rendeva felice, ma piuttosto al "come" rendere felice, proprio lei. E tutti quei verbi di possibilità si mischiavano nella sua mente con giri confusi e articolati, tanto confusi e articolati da non accorgersi di essere rimasto solo con il suo migliore amico, solo con l'odore dolce che il profumo di sua sorella gli lasciava addosso appena sfiorandolo.
-Credo che sia ipnotizzato, giusto Scoob?- e il cane gli annuiva sorridendo.-Brutti tempi per tutti...
-Oh dai piantatela voi due! Stavo pensando forse al concetto più importante della mia esistenza, e voi mi avete stroncato i pensieri per...
-Ecco, p-per quello-e Josh sporgeva l'indice in avanti, tremando.
Dalla porta del luminosissimo bagno di Meg, spuntava una ragazza, alta e slanciata. Forse era l'effetto della cabina armadio rosa che sporgeva lì accanto, eppure la stanza sembrava essersi trasformata in una piccola sala per sfilate. Anche fuori, con il trascorrere del pomeriggio il cielo si scuriva lentamente, e caricava di atmosfera quel momento di completo stupore.
-Come sto? - domandò Lily, in uno sguardo misto tra terrore e soddisfazione.Continuava a tirare e tirare la larghissima maglia verde, che la copriva , eccetto metà delle braccia e le spalle, già infreddolite. Le gambe erano avvolte da un paio di lunghi pantaloni di colore rosso scuro a quadri neri, ma erano talmente poco marcati, che si poteva giurare fossero rossi e basta. Ed infine, al posto delle solite basse e strette Allstars verdi, spiccavano due alti stivali neri con un piccolo tacco, che alzavano la sua statura di qualche centimetro in più di suo fratello.-Si certo, potrei anche togliere la matita agli occhi se...
-Tranquilla Lily, stai davvero bene!-disse entusiasta Meg.
-Io invece non sto proprio niente bene....anzi, credo, penso di stare per sentirmi male...-e Josh cadeva fra le braccia di Chris.
-Se cadono tutti ai tuoi piedi così, dovevi pensarci prima a cambiare vestiti,amica mia!
-Se cadono tutti ai miei piedi così, Meg, stasera farò una strage...-rise Lily.
                                                                          
La musica già risuonava alta, le strade erano vuote e sembravano farle spazio.
La città non dava alcun segno di vita...Ma c'era davvero una festa? Il giorno era sbagliato?
Era semplicemente inverno, e Coolsville dormiva d'inverno. Se non era per gli addetti che operavano per costruire l'enorme albero di Natale davanti al Municipio, si sarebbe potuto sentire il posarsi dei fiocchi di neve sulla strada. Anzi, per essere precisi, non si sarebbe sentito nulla: la neve quell'anno si faceva attendere.  Se si fosse accostato l'orecchio, forse anche il freddo avrebbe avuto un suono. E di freddo, senza dubbio, la sera del party ne era abbondante.
Ma nonostante il gelo dei giorni prima del caldo Natale, (caldo o freddo, perchè di certo trascorrendolo a casa in famiglia non si percepisce la temperatura effettiva ) gli invitati alla festa vestivano leggeri, per due motivi sicuri: primo, la location dell'evento era in un locale al chiuso, dove di certo l'organizzatore avrebbe alzato il termostato a ventotto gradi circa; secondo, anche se erano giovani ed abituati a tran-tran casa-scuola, non c'era ragazzo che quella sera non avesse chiesto, o minacciato(dipende dal soggetto), di venire accompagnato in auto. Una sorta di epidemia di pigrizia, si potrebbe dire.
-Posto davanti!
-Ma avevi detto che i giorni pari ci stavo io !
-Ma solo quelli pari in mese dispari!
-No, lasciami salire!
-Spostati! O giuro che ti sposto di peso e ti butto fuori dalla macchina!
-Ahia! Mi ha messo le unghie addosso ! L'avete vista? Ho i segni dei suoi artigli sul braccio!
-Ohh, povero agnellino!
Non sorprendetevi, questa era la tipica discussione di Meg e Chris in macchina. Non che la storia dipenda da queste poche righe, ma se trovo qualcosa divertente da raccontare mi piace scriverlo lo stesso. Ne avrei almeno altre trenta discussioni da proporvi, alcune esilaranti, fatto sta che vado di fretta perchè non vedo l'ora di dirvi come proseguì la serata.
Il party non era di certo un ballo scolastico di fine anno, dove ogni dama ha il suo cavaliere, però gli studenti della Coolsville High si organizzarono a coppie, così che forse con un'occasione del genere poteva nascere qualche vera scintilla. I primi a sfilare furono Janet e Chris...
Scusate, vi ho già detto dov'era la festa? Oh, a quanto pare mi è sfuggito di mente...ma sono ancora in tempo per dirvelo: Trent aveva scelto come location un locale un tempo non visto di buon occhio, che in breve era diventato un ritrovo di giovani dei picchi più alti della società.
Era un edifico a pianta irregolare, con tre piani, come una torta(così lo descrisse Lily): il primo era dove c'era il bar, la pista da ballo e il palco per il DJ, sopra c'erano tavoli affacciati al piano di sotto e stanze con tavoli da biliardo, infine in cima, con tanto di luce mobile, una torretta a forma di faro. Tutto questo, più l'insegna luminosa blu e rossa, era il Faux Ghost.
Credo che chi ha spirito di osservazione lo ricordi benissimo, e per chi lo abbia in mente in questo momento, quando era ancora in quartieri malfamati sotto il ponte, sappia che il suo aspetto è lo stesso, ma l'area circostante, dopo essere stata pulita, è diventata un immenso spiazzo, sempre coperto di macchine parcheggiate.
La sera del ventidue dicembre, era stato messo uno stretto tappeto rosso davanti al locale, basse transenne, e l'interno sistemato come il signor Wisely aveva chiesto.
Dicevo, i primi a sfilare furono Janet e Christopher, visti come la coppia perfetta da tutti gli invitati, che consegnarono due buste d'invito al buttafuori e vennero fatti entrare.
Poi Meg camminò a braccetto con Russel Maytnore, Luther Bersmore portò all'entrata non molto entusiasta la sua vecchia ex ragazza Amber Collins(si erano rimessi insieme per l'occasione), Duncan Seagle con Philippe Mounroe...e Josh, senza Scooby a fargli compagnia, fu trascinato dentro da Millicent McAllen.
Potrei andare avanti ore a dirvi le coppie e tutti i guai che successero prima che venissero ufficialmente decise, ma mi preme rispondervi ad una domanda che vi sarà sorta...se Trent era già dentro il locale, Lily sarebbe dovuta entrare da sola? Sì, e non solo: Lily era stata invitata senza un biglietto, quindi il buttafuori non la fece passare.
Alcuni uscirono ad assistere alla scena, ridevano per Lily, imbarazzata di essere impotente, sotto gli occhi di tutti.
-Resterà fuori dalla festa-si spifferava fra gli studenti accorsi fuori, tra cui i suoi tre migliori amici e la perfida Janet.
-È venuta tutta sola-diceva il gruppetto delle cheerleader, che si riuniva per quelle solite pubbliche umiliazioni.
-Trent l'ha lasciata qui-rideva Janet, abbracciata a Chris, che cercava di zittirla.
-Le giuro che Trent mi ha chiesto di venire-ripeteva Lily al colossale buttafuori davanti a lei.
-Se continua così temo che dovrò cacciarla-rispose l'uomo.
-Le ripeto che il festeggiato ha chiesto di me!
-Non mi lascia altra scelta signorina...
-No, mi lasci!-urlava Lily, mentre lui la spingeva fino all'inizio del tappeto rosso-sono un'invitata!
-Non sei un'invitata!-gridò una voce squillante all'entrata, avvolta dalla luce dei riflettori all'interno-Sei la mia invitata speciale!
Un ragazzo, vestito con una maglia bianca e un gilet argento corse verso di lei, con sorpresa di tutti i presenti. A pochi passi da Lily, abbassò la testa e si levò il cappello, argentato pure quello. Sotto il gelo di dicembre, dei capelli biondi vibrarono al vento.
-Vorrebbe avere l'onore di entrare con me? Anche io sono senza biglietto, signorina-e le fece un buffo baciamano-Ehi, Joe! Spero che tu l'abbia trattata bene!
Lily rise all'occhiolino del buttafuori, dopo che ebbe abbassato gli occhiali da sole. Gli altri invitati li videro scomparire tra le luci del locale, e d'istinto tornarono dentro.
Molti di loro non avevano capito la situazione e se non l'avete colta, vi informo che la scena che vi ho appena raccontato era stata pensata da Trent appositamente per Lily, perchè secondo lui si meritava, per una volta, un'entrata da star.E se ci pensate era più che uno scherzetto a fin di bene, era quasi simbolico: la vecchia Lily, quella imbarazzata, derisa da tutti e combina guai, a breve sarebbe stata un'altra, una nuova fresca e raggiante Lily, e il ragazzo voleva essere il tramite tra questi due aspetti...quella sera doveva fare finalmente qualcosa.
Per non assillarvi a ripeterlo ad ogni frase, vi informo che la musica nel Faux Ghost era altissima e ogni cosa che successe ebbe questo rumoroso sottofondo.Ecco, prometto che non lo dirò più.
Ora vi lascio uno spazio bianco: a me serve per spezzare una scena, voi fatene buon uso, ad esempio ascoltando la vostra canzone preferita per entrare nel clima della festa.
 
 
Trent e Lily erano al centro dell'attenzione di tutti i ragazzi del secondo anno, da quelli sulla pista da ballo fino a quelli che si sporgevano alle ringhiere. Gli invitati erano eterne comparse di un film: dovevano sembrare"naturali", ma continuamente puntavano gli occhi sulla coppia.
-Questi drink sono pazzeschi, vero?
-Sì, Amber, strepitosi-rispondeva Luther, sbuffando.
-Possibile che non riesci a divertirti? Neanche un po'?-lo implorò Amber.
-Non ne vedo la necessità...
-Ma cosa ti succede?
Amber appoggiò annoiata il gomito al bancone, fissando lo sguardo vuoto del fidanzato.
-Luther? Cosa stai guardando? Luther, mi stai ascoltando?
Ma lui non si voltava. La ragazza allora cercò di capire su cosa avesse posato l'attenzione, e in fondo non era niente di diverso rispetto a quello che guardavano tutti.
-Non vorrai dirmi che ti piace ancora quella lì!-urlò Amber indicando Lily-Dimmi che non è vero, dimmi che non è vero!
-Non è vero, ecco l'ho detto e adesso lasciami in pace per almeno un minuto...
-Ti sembra una cosa da dire alla propria ragazza? Mi stai ascoltando?-continuava a strillare lei, mentre lui lentamente si alzava dallo sgabello e si dirigeva verso alcuni compagni di squadra che avevano formato un gruppetto-Ci si vede.
Amber Collins restò indignata, fissando a turno Lily e Luther.
-Vuoi ballare?-le chiese titubante Gaylord Fields, avendola vista sola.
-Sì, perchè no.-rispose lei, senza neanche guardarlo.
-Meno male che ci siete, ragazzi, Amber mi sta facendo dannare!-annunciò Luther all'inizio del discorso.
-Perchè Thay, ma non eravate tornati insieme?-chiese Chris, con Janet sempre attaccata al suo braccio.
-Lei ha voluto mettersi di nuovo con me! Io non ho avuto il tempo di parlare!
-Suvvia, Luther-interveniva Janet-è ovvio che lei sia preoccupata per te, se tu continui solo a pensare a quella lì.
Luther si voltò ancora verso la pista da ballo a contemplarla.
-Ma non trovate che stasera sia stupenda? È uno schianto...-fantasticava Luther.
-Sì, stasera è veramente raggiante-commentava Christopher, mentre subito Janet gli stringeva di più il braccio per farsi notare.
"Sei una piantagrane, Rogers. Non credere che la tua magliettina verde migliori le cose...sarai sempre la solita imbranata..."e le venne l'idea più comune per sbarazzarsi di una rivale ad una festa.
-Chris, tesoro, perchè non mi accompagni a salutare Trent e a ringraziarlo per l'invito?-bisbigliò Janet nel suo orecchio.
-Ma certo andiamo!-ma la ragazza lo trattenne.
-Non così in fretta, cioè voglio dire, non subito...volevo andare a prendere da bere, ho la gola secca...
-Dopo che ti sei bevuta un litro di soda? Va beh, andiamo-rispose ironico Chris, sotto lo sguardo innocente della fidanzata.
-Un Bloody Mary, per favore.
Il barista rigirò bottiglie su bottiglie, finchè non glielo servì sul bancone, rosso sangue.
-Stia attenta signorina, non vorrà sporcarsi il suo bel vestito!-disse l'uomo appena lei lo afferrò.
-No, non oserei mai sporcare il mio vestito!-sorrise Janet.
-Davvero ti piace una cosa del genere?-farfugliò Chris fissando il bicchiere.
-Sì, mi piacciono le cose con il sapore forte, beh, soprattutto quelle che si notano, quelle che ogni singola persona della festa può notare, proprio tutti...
-Sei sicura di stare bene?
-Si, mai stata meglio, Chris.
Janet si lanciò su Trent e Lily, tenendo Chris per la mano. I suoi passi si facevano sempre più decisi, ambiziosi, terribilmente inquietanti.
Non ci fu nemmeno uno scambio di saluti, perchè mentre Chris tentò di aprir bocca, Janet scivolò sul pavimento e rovesciò il suo drink dritto e diretto al centro della maglia di Lily, che per una volta, non si sa come, era rimasta pulita.
-Oh, Santo Cielo! Come mi dispiace!
Lily in quel momento era terribilmente confusa, non pensò nemmeno che Janet l'avesse fatto apposta.
La Chasez prese di corsa lo straccio del barista e cercò di pulire, o meglio di rovinare facendo finta di pulire, il disastro. Nel mentre, consegnò quel che rimaneva del drink alla Rogers: quando la notizia arrivò a tutti, chi guardò la scena non fece altro che pensare che Lilian Rogers si era rovesciata addosso qualcosa.
Di colpo Lily tornò Lily, la stessa che un'ora prima era trascinata via da un buttafuori.Percepiva tutte le risatine, i bisbigli e le cattive parole su di lei. Staccò il braccio che Trent le teneva sulla spalla mentre camminavano-Scusate, devo andare un attimo in bagno.
-Sei soddisfatta ora?- gridò Meg, appena vista l'amica correre via singhiozzando-Contenta?
-Credi che io possa averlo fatto apposta? Per rovinarle la festa? Proprio davanti a tutti e al festeggiato?-sorrideva con aria innocente Janet.
-Meg, dai, non l'ha fatto di proposito!-disse Chris, ma la sorella, già diretta verso i bagni, lo squadrò indignata.
-Dov'è Lily?-chiese Josh, aggiungendosi al gruppo.
-Dovrebbe essere in bagno, non deve sentirsi molto bene-rispose triste Trent, mentre Milly assisteva al dialogo con risate sommesse.
Megan sfondò tutte le porte dei gabinetti, finchè nell'ultimo, seduta per terra, trovò Lily. Era in lacrime, che le coprivano la maglia come sotto la pioggia. Con  le braccia raccoglieva le ginocchia e puntava i piedi in giù. La bionda le si chinò accanto, ed esaminò la maglia.
-Vuoi un consiglio da un'amica dalle mille soluzioni?
Lily annuì singhiozzando e la abbracciò.
-Goditi la festa, te la meriti. Lo so che c'è una mezza pazza omicida lì fuori, ma sappi che tu sei la ragazza di stasera, non piangere-la consolò  Meg appena si staccarono.
-Sembra che ultimamente piangiamo tutti quanti-disse con un margine di sorriso la Rogers.
-Comunque il suo vestito lo trovo orrendo-aggiunse la Jones-la tua maglia invece...si può aggiustare...
-Non si può aggiustare, è un disastro!
-Senti, se ti aiuto, prometti che tornerai fuori senza che niente sia successo? Puoi anche perdere al Vocalist Show, ma questa piccola vendetta su Janet Chasez la voglio!
-La vogliamo-sorrise Lily-Ma mi spieghi come fai ad avere una maglia di riserva se non hai una borsa, zaino o niente del genere?
-Ho un'idea di riserva...per caso hai notato se il barista ha una lavagnetta bianca di plastica?
-Sì, ci sono scritte le bevande, è una di quelle su cui scrivi con i pennarelli...
-Perfetto.
Difficile da credere, ma fuori la festa proseguiva. Alcuni erano riusciti ad alzare il volume delle casse, si erano abbassate le luci e la gente tornava a ballare, come figure indistinte a volteggiare nel buio.
Trent aveva già scartato tutti i regali che i ragazzi avevano lasciato ai buttafuori all'entrata: tanti costosi, con deliziosi nastri dorati e fiocchi giganti. Nessuno però aveva potuto chiedere di persona al festeggiato se il suo pacco lo aveva soddisfatto...perchè nessuno lo aveva più visto da un pezzo.
Anche Lily era scomparsa, per fortuna sappiamo dov'era: sempre nascosta nei gabinetti, in canottiera, mentre Meg appoggiava la sua maglia allo specchio per finire l'opera. Aveva tracciato sei o sette volte un cuore leggermente inclinato per dare contorno alla scura macchia rossa del Bloody Mary. Ripeteva che il club di arte non le serviva per niente, tanto per convincersi di saper fare un disegno perbene.
Appena infilata la nuova maglia, che sembrava uscita da una vetrina, Lily risentì il benessere di mezz'ora prima. Non solo, sentì anche un fruscìo provenire dalla porta.
-Mi tolgo solo l'inchiostro dalle mani e poi torniamo...spero di non essermi sporcata, sono sporca?-diceva la bionda girandosi su se stessa.
-No, no, niente macchie-rispose distrattamente l'amica chinandosi a guardare quello strano pezzo di carta spuntato dal nulla.
 
Per Lily
Sali al secondo piano e senza farti vedere scavalca il cancelletto che sbarra la rampa di scale del terzo piano, ti aspetto impaziente! Se non ti sbrighi ti perderai tutto
Questo messaggio è ultrasegreto! Ti aspetto lì, TW.
 
-Cos'è?
-Un pezzo di carta usato-sorrise Lily nascondendolo dietro la schiena per buttarlo nel cestino.
-Oh, molto interessante-disse l'altra spazientita-forza, ora usciamo!
Le istruzioni parlavano chiaro, ma dove erano esattamente le scale del terzo piano? C'era troppa gente curiosa lì intorno, seduta sul famoso cancelletto di legno che le sbarrava. Che odio! Sul biglietto stava anche scritto di sbrigarsi, altrimenti si sarebbe persa...qualcosa. E dato che questo qualcosa era qualcosa che non si sapeva cosa(frase molto semplice da capire), la curiosità di Lily viaggiava a ritmo incessante.
Dalla ringhiera scorse Meg tra la folla, poi Janet...c'erano la vendetta e la sorpresa a tirarla a destra e sinistra. O da Trent sul terrazzo o da Janet a mostrarle la sua nuova maglia.
-Venite! Bersmore e Collins litigano di nuovo!-urlarono dei ragazzi lì vicino.
Et voilà, la via era libera come non mai. Presa la rincorsa, Lily balzò oltre il cancelletto e salì più in fretta che potè le scale. Davanti a sè trovo una vecchia porta di legno, con intarsi rovinati dal tempo, pieni di polvere e pieni di schegge irte. Faceva persino paura toccarla.
Lì c'era quel piccolo faro, con la luce rotante e il suo stretto terrazzo, poco più alto dei palazzi circostanti.
Tutto vuoto, tranne l'ombra di un gatto seduto sull'orlo del parapetto, guardingo, che aspettava la sua preda.
La sua preda, vestita di verde e di rosso, con i suoi capelli castani al vento, camminava verso di lui.

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Capitolo 11
*** Quale talento? ***


-L'ultima volta che mi sono seduta con un ragazzo su un muretto, non è andata così bene come mi immaginavo...vorrei sapere se sto parlando con il ragazzo giusto...
A quelle parole, Trent si voltò, sfilandosi il cappello e facendole segno di sedersi.
Lily ammirò per qualche secondo la piccola porzione di cielo non disturbata dalle nubi, le luci delle strade di città, il monte Coolsville e i tetti più alti del Municipio e del Museo. La lampada rotante scaldava quel piccolo angolo segreto.
-Come hai trovato le chiavi per questo posto?-chiese dopo un po'.
-Chiavi? Credo che le abbiano buttate trent'anni fa...quella porta è così vecchia che si apre ad ogni spiffero di vento...io ci ho solo soffiato sopra!-rispose lui ridendo.
-E a cosa devo questa soffiata?
Trent guardò l'orologio e scattò in piedi così in fretta che mancò poco perchè non cadesse giù. Per alcuni istanti Lily rimase sola con i suoi pensieri, che cambiavano ad ogni giro del faro.
Nella sua testa c'era di nuovo il principe azzurro, poi le faceva vedere Trent, forse era lui, forse voleva farglielo credere, forse si erano messi d'accordo...Quando la luce le passava davanti, Trent era innocente, appena faceva buio, nei suoi pensieri spuntava la scritta "colpevole".
Arrivò ancora il buio, ma questa volta, Lily ci vide meglio di prima, perchè il cervello le sovrapponeva due immagini: il principe azzurro che le porgeva la forchetta e Trent con il suo baciamano...sottofondo di festa, stesso gesto di estrema cortesia, stessa sua reazione, stesso ragazzo?
-Lily?!
La ragazza sobbalzò così tanto, che questa volta sarebbe potuta cadere lei. Solo allora si accorse che il faro era spento, ecco perchè il buio durava troppo tempo.
-Gli ingranaggi sembrano di cent'anni fa...è un'impresa capire come si spenga-sorrise Trent-Il buio mi sembra la cosa più giusta adesso...
La stessa cosa pensò Lily, perchè non poteva essere una coincidenza, anzi, era sicura che di avere vicino il suo principe azzurro di Halloween.D'improvviso venne distratta da un colpo. Alzati gli occhi, scintille di luce la fecero sorridere: fuochi d'artificio brillavano tra le nubi di maltempo, riempiendo l'aria di polvere. Lo scoppiettìo durò una manciata di minuti, molto irregolare, con poca varietà di colore.
Lily girò lo sguardo su Trent, e vide i suoi occhi verdi come altri fuochi d'artificio.
E si avvicinò sempre di più al suo viso. Trent fece lo stesso. Entrambi sentivano ancora il suono dello scoppiare delle polveri, ma fuori c'era solo silenzio con il sottofondo della festa.
Il ragazzo riusciva quasi a sfiorare con il naso le lentiggini delle guance di Lily, che stavano arrossendo.
Ma lo spettacolo a cui lei assistette non fu affatto piacevole. Come un collage, la fastidiosa e inquietante maschera del principe circondava misteriosa gli occhi di Trent e il suo dolce sorriso diventava un ghigno pieno di cattiveria. Il braccio della ragazza arretrò, trascinando di colpo tutto il corpo, costringendo lui ad avvicinarsi.
-No, aspetta Trent, non ti avvicinare, io...
-Cosa c'è? Stai male?
-Io so chi sei...
E Lily strisciò indietro perdendo l'equilibrio: in un attimo scivolò giù dal cornicione e vi rimase appesa  con un braccio.Fu una fortuna che ci fosse un piccolo parapetto di sotto, altrimenti i piedi sarebbero rimasti a dondolare di sotto e lei avrebbe fatto fatica a reggersi
Trent ebbe solo il tempo di vederla cadere e afferarle una mano. La sentì fredda, fredda di paura, fredda del gelo che fino ad allora avevano non si sa come sopportato.
-Dammi l'altra mano così potrò aiutarti!
-Così mi aiuterai ad andare di sotto!-urlò la ragazza in preda al panico.
-Lily, fidati, ti tiro su, non avere paura!-la implorava Trent, stringendole la mano e tenendola a forza.
-Come potrei non avere paura in un momento del genere!
Quando alzava lo sguardo, la ragazza continuava a vedere quella maschera sul volto di Trent. Era lui, era stato lui, perchè doveva fare l'innocente in quel modo se mesi prima l'aveva ingannata?
-Dammi l'altra mano! Fidati di me!-ripeteva lui.
-Prima devi dirmelo in faccia: sei tu il principe azzurro di Halloween?
-Cosa? Come sei arrivata a pensarlo?-chiese Trent, sorpreso della domanda.
-La logica dice che tu eri l'unico possibile colpevole...
-Ci sono milioni di ragazzi nel mondo, perchè dovrei essere io? Ti ho anche aiutato a cercarlo, ho anche subito pettegolezzi a scuola...cosa avrei dovuto ottenere? Guardami, Lily, guardami! Dimentica la logica, guardami! Il tuo cuore, Lily, cosa ne pensa?
-Non lo so, non lo so! Gioca a tira e molla con la mia testa, non riesco più a capire chi sei!
-Sono Trent Wisely, ti sto tenendo a metri d'altezza sul terrazzo di un locale, e sono quello che deciderà cosa farne di te!-gridò il ragazzo.
-Cioè?Vuoi farmi cad...
-Lilian Rogers...vuoi essere la mia ragazza?
La malcapitata si scordò dov'era e lo guardò solo fisso negli occhi-Credo di sì!
Allo stesso tempo, l'appoggio dei piedi cedette. Lily non ci pensò due volte: staccò la mano dal cornicione e afferrò il braccio al ragazzo. Lui le sollevò tutto il corpo e la sdraiò sul parapetto superiore.
-Ehi, ma che ci fate lassù? Non sapete che è vietato?-urlò una voce dalla strada, più precisamente quella del proprietario, che si era visto quasi cadere addosso delle macerie mentre fumava tranquillo una sigaretta.
-Meglio andare via di qui!
I due corsero giù dalle scale con le risate di due bambini che hanno appena fatto uno scherzetto di cattivo gusto a qualcuno; naturalmente si tenevano per mano, la stessa mano a cui era appesa Lily poco prima.
-Scusa, se non è stata la proposta più bella del mondo...tu sospesa nel vuoto...i fuochi d'artificio erano solo quelli di prova per la vigilia di Natale di Coolsville...
-No, sono io che devo scusarmi. Sono riuscita fino alla fine a dubitare di te...-mormorò Lily.
-Anche i miei parenti dicono che ho una faccia sospettabile, dicono che i miei occhi mi danno un che di misterioso...-confessò Trent imbarazzato.
-E hanno ragione...
-Non capisco perchè solo io devo essere giudicato male, mio fratello è in pratica la mia copia, ma a lui queste cose non le dicono...
-Forse perchè non sta fermo un attimo!-commentò Lily ridendo.-Tuo fratello Nelson, ha dodici anni, vero?
-Sì, è coetaneo di tua sorella...non mi ricordo il nome...
-Suzanne-provò a completare lei.
-Proprio lei.
-Oh, interessante.
Mezzi invitati erano già per terra, stremati dal sonno. Alcuni erano coricati sulla pista da ballo: mai ci si sarebbe aspettati cose del genere al party del perfettissimo ed impeccabile Trent Wisely.
-Trent, fratello, la tua festa è una bomba! Hanno persino legato il barista ad una sedia e lo stanno portando in corteo, troppo figo!-si complimentò Noah Hugbert, un altro dei Cougars.
-Eh, già-annuì soddisfatto lui-no, aspetta, cosa?
-Vado a vedere io-sorrise Lily.
-Grazie-sorrise di risposta Trent.
Noah aveva detto la verità, perchè una piccola folla occupava l'area intorno al bancone. Tutti si spintonavano e schiacciavano fra loro: tutti quanti brilli, pieni di alcool. Anche Lily sapeva un po' di alcool per via di quella macchia sulla maglia, ma non aveva toccato bevande quella sera, acqua e basta. L'alcool non aveva buon effetto su di lei. Una spalla le urtò la schiena, la spalla di suo fratello.
Lily se lo trovò davanti, con le gote rosse e gli occhi senza sguardo.
-Abbiamo alzato il gomito, stasera, signorino?
-Non trattarmi come se fossi mia madre...bisogna divertirsi...e poi io non ho bevuto nulla-disse Josh, ma si vedeva a un miglio che era ubriaco fradicio.
-Sei incorreggibile...
Il ragazzo chiuse gli occhi e strinse le spalle con fare incerto. Le gambe non gli ressero più e crollò addosso alla sorella. Lei lo stese a terra lontano dalla folla, cercando di farlo reinvenire. A suo malgrado, però, toccò il bicchiere che Josh teneva prima di svenire e si inumidì la mano. D'istinto diede una leccata al liquido arancione:delizioso, veramente delizioso. Dolce, zuccherino, poteva essere qualsiasi cosa, ma sentiva che ne voleva altro.
Lily trangugiò tutti i drink che erano disponibili per trovarlo.
-Oh finalmente ci siamo!
Fu l'unica cosa che disse prima che il mondo perdesse senso, iniziasse a capovolgersi, a storcersi, tingersi di colori confusi e chiazze di luce. Le persone straparlavano, camminavano sul soffitto, rompevano oggetti e cantavano, forse uno jodel tirolese tutti in coro. Risate soffocate, facce a sovrapporsi e milioni di coriandoli sulla sua testa. Questo fu la stessa cosa che vide Josh quella sera dopo essersi rialzato da terra.
La mattina seguente, alle undici di un nebbioso sabato, sia Lily sia Josh si svegliarono con un cerchio alla testa. Un mal di testa pazzesco, peggio di quello dell'influenza. Entrambi avevano lo stomaco in subbuglio e un intenso odore di alcool addosso.
Ogni cosa toccassero era fastidiosa, dal cuscino al loro stesso pigiama: sì, se lo erano messo, non si sa come. I pantaloni di Lily non erano larghi alla vita e la soffocavano, la maglia la sentiva larga.
Però erano in tessuto così morbido che non ci si poteva confondere.
Josh si infilò le Allstars che aveva lasciato sul pavimento, anche se i piedi gli facevano un male pazzesco.
I gemelli si fissarono assonnati, seduti sui rispettivi letti come a complimentarsi per i guai in cui si cacciavano sempre. Era inevitabile che i genitori scoprissero la loro sbronza, sarebbe stato difficile scamparla.Tanto valeva affrontarli subito.
Quando i ragazzi scesero le scale, trovarono tutta la casa completamente vuota, da cima a fondo.
Sul tavolo della cucina non c'era neanche un biglietto di spiegazioni, nessuna nota sul frigo, niente di niente. Però si sentì un rumore di passi.
-Oh, vedo che vi siete alzati...com'è andata la festa?
-Bene, mamma-sbadigliò Lily.
-A che ora siete tornati?-chiese Velma, voltandosi per non fare vedere loro che rideva.
-Credo mezzanotte, sì era proprio quell'ora-rispose Josh, anche se entrambi non ricordavano nulla di come fossero passati dal Faux Ghost a casa loro.
-I Jones mi hanno detto che quando sono venuti a prendervi, voi non eravate più alla festa...come ci siete arrivati qui?
-A piedi-azzardò la maggiore-non faceva poi così freddo...
-Ah, d'accordo.Trent era contento dei regali?
-Certo, mamy. Dovevi vedere che festa pazzesca, c'era di tutto!
-Al bar si servivano anche litri di alcolici, suppongo.
Josh e Lily, seduti a tavola a fare colazione, strinsero le labbra, preparandosi alla batosta.
-Forse c'erano, probabilmente dove si radunava più gente...forse lì c'era il bancone del bar, ma non si vedeva bene-stentò a dire Josh.
-Siete dei pessimi bugiardi-rise la madre-Non oso immaginare quanti bicchieri avrete bevuto per arrivare a questo punto!
I gemelli si guardarono interrogativi. Come se il cervello si fosse acceso solo in quel momento, videro una delle scene  più strane della loro vita...infatti c'era un motivo se entrambi stavano scomodi a dormire...
Lily ci mise un bel po' a capire che succedeva: vide il suo pigiama davanti a sè, lo contemplò per qualche secondo e poco dopo si accorse che le sarebbe stato impossibile vederselo davanti, avendocelo addosso.
Josh invece capì subito un altro dei loro pasticci, e guardò dritto la sorella, che portava il suo adorato pigiama. La madre non la smetteva di ridere nel vedere che si erano scambiati i vestiti.
Da fuori venne il suono di un clacson.
-Ok, ora devo andare. Il pranzo è nel frigo, se vi serve qualcosa chiamate e se uscite di casa, mi raccomando le chiavi!-disse Velma frugando tra i cassetti sotto la credenza per trovare il suo portafoglio.
-Ma dove andate?
-Visto che il tempo non è così brutto, facciamo un piccola gita al lago Erie dallo zio di Daphne, se vi foste alzati avremmo portato anche voi...comunque non sentitevi soli...anche Fred e Daph hanno lasciato Megan e Chris a casa...
-Allora divertitevi!-replicarono loro con viso stanco.
E appena la madre uscì dalla porta, Josh e Lily scattarono in piedi e corsero alla finestra che dava sulla strada.
-E se uscite, spegnete tutte le luci e mettevi qualcosa sulle spalle!-urlava per ultimo Daphne.
-Sì, mamma, non abbiamo cinque anni!-risposero i gemelli sull'uscio.
-Infatti è perchè ne avete sedici che mi preoccupo!
Dopo cinque minuti, i Jones e i Rogers erano già spariti dal Crownfield Boulevard, insolitamente poco trafficato. Sarebbe stato un altro giorno dopo una festa tutto per loro, e onestamente nessuno aveva idea di come riempire questo tempo libero.
Meg aveva in testa lo shopping, sebbene non ne avesse così voglia: serviva solo a farle dimenticare che quella sera ci sarebbe dovuta essere la sua recita. Portava ancora questo peso in testa, sperando che si cancellasse con l'inizio del Vocalist Show per non avere di nuovo crisi di nervi.
Chris aveva due parole in testa: "vacanza" e "vacanza". Sì, d'accordo, era solo una. Ma non sapete quanto fosse felice nel pensare che per due settimane sarebbero rimaste le porte chiuse a scuola e non avrebbe saltato nessun allenamento per via della sua caviglia malridotta.
Josh aveva la stessa parola in testa, secondo lui però si trattava, fatta eccezione per il pranzo di Natale e la veglia dell'ultimo dell'anno, di un tempo sprecato a far niente. Erano già le undici del mattino e non avevano ancora fatto nulla di producente in quella casa!
Se per questi tre ragazzi ho speso poche righe, non c'è paragone a quanti e confusi fossero i pensieri di Lily. Infatti ne aveva solo uno:"Devo vedere Trent, chissà cos'è successo ieri sera".
Tra quella confusione in testa, ricordava perfettamente il cornicione, il faro, e la sua mano bruciava ancora dopo aver fregato sul cemento mentre si reggeva.
Tutti e quattro sistemarono le proprie stanze, giusto per non"farsi odiare dalla mamma". Poi fu la volta dei Jones di bussare alla casa dei Rogers.
Daphne aveva fatto bene a ricordare loro di vestirsi bene: l'aria di colpo si faceva più fredda.
-Buona giornata, ragazzi, tutto bene?-iniziò subito Chris.
-Forse, magari dopo pranzo sarà meglio-rispose Josh.
-Anche noi dobbiamo pranzare, vi fa niente se vi facciamo compagnia?-disse Meg, alzando una borsa di plastica in cui aveva messo tutto ciò che sua madre aveva lasciato loro.
Lily fece segno di accoglienza in casa, chiudendo subito la porta appena furono passati, portandosi gli spifferi della via.
-Prima che qualcuno dica qualcosa-li bloccò la Rogers-voi sapete cosa è successo ieri sera?
-Mhn, dunque, voi tre eravate ubriachi fradici-sorrise Megan-Lily e Josh, siete partiti di corsa dalla festa verso il centro città, e a quanto pare, non si sa come, siete arrivati a casa...quando papà è venuto a prenderci, voi eravate già spariti e siamo tornati solo in due in macchina...
-Ok, quindi se non abbiamo combinato niente durante il tragitto, è tutto a posto...in pratica a parte pigiami non abbiamo fatto nulla di male...-pensava Josh a voce alta.
-Pigiami?-chiese l'amico.
-No, niente lascia stare!
-Oh, ma a chi importa dei pigiami, Joshie! Meg, tu che eri l'unica consapevole dei quattro, per caso sai se ho ancora parlato con Trent?-li interruppe Lily.
-Non credo, l'ho visto andare dal bancone del bar e poi è sparito.
-Vado a scrivergli un messaggio, non si sa mai...-disse Lily, correndo su per le scale.
-Bene io direi che possiamo mangiare...
-Josh! Almeno aspettiamo Lily!-lo rimproverò Meg, tutta stizzita.
-Fai come vuoi, noi mangiamo.
 
-Scacco al re! E con questo siamo tredici a uno...
-Basta Lily, adesso inizio io con i neri...secondo me vinci solo con quelli...
-Vinci se sai giocare, Chris!-rideva la ragazza girando la scacchiera.
-Non potremmo trovare qualcosa da fare? È tutto il pomeriggio che prendiamo carte, muoviamo pedine...siamo in vacanza, non in un penitenziario!
-Boh, chiedi a Josh, lui ha sempre tante idee...se solo avessero lasciato Scooby con noi, non avrebbe il morale così basso.
-Se solo Meg non ci strangolasse...potremmo andare alla presentazione del Vocalist Show?-propose il ragazzo, quasi bisbigliandolo.
-Tu dici?
-Magari se ci vai guadagni un punto in più con la giuria...ti fai trovare interessata...
-Potrebbe essere-sbuffò Lily-ma come hai detto, Meg si arrabbierà come una iena e lo show inizia fra mezz'ora...
-Siamo ancora in tempo...beh, non vorrai buttare questi due posti in prima fila-disse Chris, sventolando due biglietti rosso scuro.
-Fammi indovinare, te li ha dati Janet, vero?
-Già...ma vale la pena tentare lo stesso, ti pare? Dai, sistemati un po' e andiamo! Metti i vestiti di ieri!
-Scherzi?!?Non si mettono mai dei vestiti due volte di seguito!-urlò Lily, guadagnandosi lo sguardo sorpreso dell'amico.-Meg dice sempre così!-aggiunse in una risatina.
-A proposito di Meg, vado a dirglielo.
Nei minuti successivi si sentì un vociare isterico al piano superiore. Dopo qualche urlo, la casa si zittì di nuovo e Chris tornò in salotto.
-È ancora un po'arrabbiata per la recita, ma abbiamo il permesso! Adesso quei due sono attaccati al computer e mi hanno detto che ne avranno ancora per molto...
-Allora andiamo!-esclamò Lily correndo dalla porta.
-Frena, Cenerentola, non vorrai uscire così!-urlò Chris ridendo.
-Mi cambio solo i pantaloni, intesi?
-Certo. Dove le tenete le forbici in casa vostra?
-Secondo cassetto dal basso della cucina-disse Lily, interrogativa.
 
Lilian riscese con addosso i pantaloni della sera prima, con le sue solite scarpe ai piedi. La maglia era arancione e bianca, a righe più o meno sbiadite.
Chris, che invece si vestiva da sera praticamente tutto il giorno, la aspettava con le forbici in mano.
-No, che fai?
-Ti aggiusto la maglia...stai ferma.
-Tu e tua sorella aggiustate le cose solo con metodi così drastici? Ecco cosa patisce la Mystery Machine quando le metti a posto il motore! Tra poco avrò tutte maglie rovinate!
Christopher tagliò le maniche più corte e in obliquo, poi si tolse la sciarpa che teneva al collo e gliela legò a vita come cintura. Il risultato era ottimo. Prima che lei potesse protestare ancora, le passò il cappotto e la spinse fuori da casa.
 
-Tenetevi forte, signori e signore, abbiamo l'eccezionale onore di disputare qui a Coolsville la competizione canora dell'Ohio che giunge alla sua sesta edizione: il Vocalist Show! Come saprete, a causa di alcuni contrattempi, i provini e l'intero concorso avranno inizio l'hanno prossimo! Quindi abbiate pazienza durante le vacanze del Natale!
Ricordo a tutti che il premio sarà un volo diretto per Los Angeles per un paradisiaco soggiorno e la firma di un sicuro contratto discografico con i migliori produttori degli Stati Uniti! Se avete talento, è il momento giusto per farvi avanti!
La voce era di Nancy Barnett, forse la più famosa conduttrice di notiziari dello Stato. Sbracciava entusiasta dal palco dell'auditorium, con il sorriso stampato in faccia, alla destra delle tre giurate.
-Ho qui la nostra illustra preside, la signora Beitcher, e la professoressa di teatro, Hester Stout!Un applauso!
Ora passo la parola a questa donna che, in sei anni, ha reso possibile questo concorso: Gilberte Holden!
La produttrice discografica ricevette il microfono con un mezzo inchino e puntò gli occhi sul pubblico.
-Ho sempre creduto, che molti ragazzi possiedano il talento per essere qualcuno, qualcuno di spicco nella società, qualcuno che sia conosciuto e apprezzato da tutti. Una sera di sette anni fa, ideai questo concorso, lo progettai nei minimi dettagli, proprio a questo scopo. I volti che ho già visto sono quelli di persone determinate a far del loro meglio e credo che ne sarò entusiasta!-predicava Gilberte.
-Ma...-continuò con faccia falsamente dispiaciuta-tuttavia sapete che c'è una sola, o un solo, vincitrice o vincitore in questo concorso. Mi sento in cuore di ricordarvi che non si può creare un talento, con il talento si nasce, e c'è ben poco da fare. Tanti di voi penseranno di farcela ed invece avranno solo delusioni...così è il gioco, così è il giocatore. Se siete pronti a rischiare tutto, aspettatevi di perdere tutto.
Qui non c'è posto per i dilettanti, qui vogliamo solo prodigi...
-Bene, bene, signora Holden-si affrettò la presentatrice, vedendo che il pubblico era stato messo un po' a disagio-E fra pochi minuti di pausa per uno spuntino iniziale nella sala della mensa, si esibiranno in tre canzoni ciascuno i vincitori delle scorse edizioni! Ci vediamo tra poco!
-Stava facendo scena, non diceva sul serio-sussurrò Chris, mentre Lily fissava ancora Gilberte sul palco.
-Ehi, vuoi ascoltarmi un secondo-ripetè il ragazzo, sorridendo.
Lei si stropicciò gli occhi e si alzò in piedi.
-Forza, andiamo a prendere qualcosa, altrimenti stiamo a digiuno fino alle nove.
La signora Holden scese i gradini del palco e camminò dall'ala opposta a loro nella platea. Si avvicinò a un gruppetto di tre persone, pronte a riceverla.
Lily ebbe tempo di voltarsi a guardare. Janet Chasez, suo padre, sua madre a turno stringevano la mano a quella così melodrammatica donna. Le scappò una lacrima di invidia e amarezza: lei non aveva mai detto ai suoi genitori che faceva un concorso, tantomeno di canto. Probabilmente lo avevano solo letto sui manifesti e non ne avevano mai parlato a casa. Notò lo sguardo di intesa che il padre rivolgeva alla Holden, e il modo con cui la madre di Janet, muovendo i suoi capelli biondi, le teneva con sicurezza le mani sulle spalle.
"Sembra che si conoscano da sempre...magari è una coincidenza. Oh, accidenti, odio quando penso alle coincidenze...non esisitono solo coincidenze, Lily! Se Trent non è il principe azzurro, non vuol dire che quella lì non sia in combutta con Miss Universo!
Devo avere ancora un po' la testa da un'altra parte, altrimenti dovrei vedere solo quattro persone che cordialmente si stringono la mano! Ma perchè devo vederlo solo io?"
-Chris?-chiese Lily prima di uscire dalla porta.-Hai visto Janet con i suoi genitori, laggiù?
-Sì, già da un pezzo, e devo dire che mi sembra che...
-Cosa? Dì, che ti sembra!
-Non capisco perchè tu sia così interessata...beh, comunque mi sembra che Janny sia leggermente agitata nell'incontrare quella Gilberte Holden, non trovi?
-Agitata? Tu la trovi agitata? Ma dico l'hai vista? Sorride, sorride soddisfatta da cinque minuti e dovrebbe essere agitata?
-Ehi-la calmò Chris, trattenendole il braccio-mi sembra che sia tu quella agitata, o sbaglio?
-Credi che io sia invidiosa di Janet? Sei proprio fuori strada...
-So cos'hai...Stress da fidanzamento...ed essendo la prima volta i sintomi sono abbastanza evidenti...
-Non esiste-rispose la ragazza con un velo di dubbio.
 
Gilberte Holden non aveva perso di vista neanche per un secondo la prodigiosa Janet Chasez, raggiante ed elegante fra i suoi due accompagnatori. Stringeva mani a tutti, parlava con professori, si complimentava con quelle persone che era sicura di stracciare sul palco: insomma, per qualche secondo sembrò che il brindisi fosse per lei e non per il concorso.
Anche la preside Beitcher raggiunse la ragazza lanciandole sguardi di ammirazione. Lily ebbe i complimenti solo da una persona: la professoressa Stout.
Visto che ho uno spazietto per dirvelo, vorrei precisare chi fosse in realtà. Era stata una semplicissima ragazza di città, senza pretese. Fu avvicinata al teatro dalla zia, nonchè la famossissima Sandra Fernandez(ve la ricordate per caso?), ma non era mai giunta al successo che la sua ispiratrice avrebbe voluto, perchè un litigio tra lei e il padre di Hester, un umile fotografo, aveva portato acque burrascose in famiglia. Per lo meno, dopo anni di studio, la ragazza seppe inseguire la passione di sua madre, anche se lei non lo ricordava perchè era morta in giovane età, la quale era stata volontaria nell'orfanotrofio.
Ma Hester riuscì a fondere il tutto, creandosi un'immagine conosciuta da molti, sempre servizievole e disponibile. A ventinove anni, con grande entusiasmo, vide apparire nel suo curriculum"professoressa di arti teatrali e sceniche al liceo pubblico di Coolsville".Le brillarono gli occhi.
Ora che lo sapete, capite perchè era nelle lista d'oro degli studenti, ma in quella nera della preside.
La sua miglior alleata contro la vipera che c'era in presidenza, era la professoressa Makkurtle, già menzionata, che insegnava italiano e godeva di rispetto per i suoi numerosi anni seduta in cattedra.
-Comincio a pensare che brindare ora sia una vera ingiustizia-commentò malinconica la donna con lo sguardo a terra.-Tua sorella è ancora arrabbiata?
-Le passerà-rispose Chris-ci vorrà un po' perchè digerisca tutto quanto.
-Salutala da parte mia e dille che se ha bisogno di qualsiasi cosa, può chiamarmi quando vuole. E a te, Lily, auguro il meglio per questo concorso...anche se credo che il cammino sarà impervio-continuò lei, voltandosi verso il trio Chasez.
-Anche lei crede che...-disse sottovoce Lily.
-Ne sono quasi sicura...quella Holden è troppo strana, da quando è arrivata qui, sembra ci sia solo Janet Chasez a gareggiare. E la preside non è da meno.
-La preside appena vede una celebrità, le si incolla addosso come una cozza!-scherzò la ragazza.
Janet vide lontano tre figure ridere e scherzare senza che guardassero lei. Così spinse i suoi genitori davanti alla Stout, portandosi dietro anche Gilberte.
-Professoressa Stout! Non sa quanto io sia contenta di averla in giuria!-urlò di estrema cortesia la piccola star del brindisi.
-Sì, anche io me ne sento onorata. Questi sono i tuoi genitori?
-Esattamente.
I due strinsero la mano anche alla mite professoressa di teatro, poi a Chris, che loro conoscevano molto bene: Janet, tra le tante cose di cui andava pazza, trovava il tempo di parlare anche del suo ragazzo.
-E invece questa ragazza qui...ti ho già vista da qualche parte?-chiese sorridente la madre.
-Non credo, io ad esempio non l'ho mai vista-disse Lily cordialmente, per ritardare le presentazioni.
-Eppure mi sembra di averti già incrociata...comunque complimenti per il tuo look di stasera, non gli ho tolto gli occhi di dosso!
-Mamma!-strillò Janet seccata.
-Scusa tesoro, ma dovevo dirlo...quindi tu saresti?
"Janet è un concentrato di cattiveria pura. Immagino i suoi genitori come possano essere. Sua madre mi ha appena fatto un complimento, solo perchè non sa chi sono. Adesso appena dico il mio nome sputano quello che hanno in bocca e si mordono la lingua. Calma, Lily, calma. Hai affrontato cose peggiori, che vuoi che sia? È colpa tua se hai questo nome? No, quindi vai."
-Sono mortificata per non averle detto subito il mio nome-cominciò Lily, recitando la parte di una snob(preparare la recita con Meg almeno era servito a qualcosa)-Mi chiamo Lilian Madison Rogers, immagino vostra figlia vi abbia parlato di me.
E si morsero la lingua davvero.
-Bene, bene-iniziò Gilberte-questa è la ragazza di cui parlava la biondina. Interessante, molto interessante.
Saresti tu quella che ha un talento così nascosto? Dimmi un po', quanti corsi di canto hai fatto nella tua vita?
-N-nessuno-rispose Lily, offesa, ma capace di mostrarsi indifferente.
-Male, molto male. Vedi, o sei veramente dotata oppure dovresti almeno avere una preparazione. Se non sbaglio, Janet ha fatto sedici corsi di canto negli ultimi dieci anni.
-Quindi, in sostanza, mi sta dicendo che Janet ha dovuto avere una preparazione...-iniziò la ragazza.
-Una dura preparazione, severa, rigida...-e Gilberte andò avanti con l'elenco.
-Quindi Janet non era veramente dotata?
-Esatto signorina Rogers...no, aspetti, cosa mi fa dire, intendevo...ho detto solo che ha subito un'intensa preparazione!
-Perchè non era dotata abbastanza da fare da sola...-continuava Lily, soddisfatta del suo modo di confondere la donna.
-Lei era abbastanza brava da fare da sola, ma posso assicurarle che la sua preparazione è stata solo un miglioramento!-commentò la produttrice, seccata.
-Io non ho vissuto con Janet per dieci anni, cosa ne dovrei sapere?
-Beh, si da il caso, signorina, che io sia stata la sua insegnante per ben nove anni e posso ben dire che...che...-Gilberte di chiuse la bocca con la mano. Lily sorrideva soddisfatta.
-Tu...ragazzina insolente! Tu...la preside aveva ragione, sei una guastafeste...ci credo che una così non possa avere talento per la musica!
I signori Chasez guardavano Lily esterrefatti. Quella ragazza era riuscita a far dire a Gilberte che sotto sotto avrebbe sempre parteggiato per Janet. Stentavano a crederci ma era così...
-Non sono brava a cantare come lo è Janet, lei ha un vero talento e non credo che ci sia molto da migliorare...ma per lo meno, io ho un talento molto più utile: quello di trovare gli imbroglioni che pensano di manipolare tutto a modo loro! Che potete farci, voi? Come ha detto lei, bisogna che un talento si esponga, giusto?
E questa volta, Lily posò il bicchiere sul tavolo più vicino e se ne andò verso l'auditorium. La professoressa si allontanò dal gruppo, mentre Chris seguì la sua amica, facendo sguardi di scuse alla sua ragazza.
Janet era forse la più scioccata di tutti: non aveva idea se le parole di Lily erano dei veri complimenti oppure solo qualcosa per prenderla in giro. Le restò a lungo il dubbio quella sera, e a mala pena riuscì a sentire il ritmo delle canzoni sul palco. In fondo Gilberte era solo stata al suo fianco per un po', non l'avevano certo corrotta per farle vincere il concorso. Ma se si fosse saputo in giro che la stavano favorendo, che avrebbe detto la scuola?
-Ma come hai fatto?-chiese Chris, sul tragitto verso casa.
-Onestamente non chiedermelo, ho visto solo che lei si stava quasi fregando e sono intervenuta!-rideva Lily-E forse ti devo ringraziare per non avermi interrotto!
-Perchè dovrei interromperti?
-Perchè tu interrompi sempre qualsiasi cosa...spesso non riusciamo mai a finire un discorso!Sei peggio dell'allarme antincendio della scuola o dello squillo del telefono!
Chris fece una smorfia di imbarazzo.
-E dai, non prendertela! Guarda che ti vogliamo bene lo stesso!-disse l'amica scompigliandogli i capelli-In fondo è un talento anche questo, no?
-Sì, d'accordo...dai, sbrighiamoci, devo chiamare Janet per scusarmi di non essere rimasto stasera...
-Oh, giusto, Trent! Mi sono dimenticata il cellulare a casa, mi avrà chiamata centinaia di volte e io...oh, accidenti!...Sono in stress da fidanzamento!-e correva diretta verso la sua porta.
-Aspetta, Lily, davvero credevi che esistesse una cosa del genere?-rise il ragazzo.
Ma lei era già entrata.

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Capitolo 12
*** La fine di un inizio ***


"Gilberta Holesia Crumm aka Gilberte Holden, nasce il 10 agosto in una cittadina del New Mexico, a pochi chilometri da Albuquerque. Figlia d'arte, con padre produttore cinematografico e madre modella, partecipa fin dalla più tenera età ad annuali concorsi di bellezza, di cui è vincitrice per nove edizioni.
Con un contratto all'età di dieci anni per una pubblicità, il suo volto divenne famoso anche in televisione e passarono solo tre anni prima che ricevesse un'offerta da urlo per un prestigioso college. Educata da tutor qualificati negli appartamenti della sua famiglia, venne da subito istruita in ambito finanziario e nel settore del commercio musicale. Appena diplomata, la sua vita ebbe un'impennata: si sposò ben due volte in cinque anni e conseguì numerose onorificenze. In seguito alla notizia della dimissione di un manager di un cantante, si propose come sostituta. Ecco che trovò la sua occupazione proprio grazie a J.C. Chasez, popstar celebre fra le ragazze, che la accetterà come suo responsabile di marketing.
Oggi, Gilberte vive a Manhattan con il suo nuovo compagno, ma si muove ancora nell'Ohio per dirigere il suo concorso canoro, il Vocalist Show, e far visita al suo cliente."
Erano passati otto giorni da quando Meg e Josh avevano letto questo articolo su un sito di gossip. La ragazza voleva a tutti i costi sapere cosa avesse a che fare quella strana donna con il Vocalist Show.
Probabilmente non si sarebbe neanche informata se avesse saputo da Lily, come era stato detto alla presentazione, che Gilberte era la creatrice originale del concorso. Ma di certo entrambe ora sapevano che era molto più di una giurata.
Vi aspetterete che vi racconti il Natale con tanto di palline colorate e pacchettini. In realtà, non fu poi diverso dal giorno del Ringraziamento. Sì, certo, fatta eccezione per quello che era successo a Suzanne...questa volta era rimasta sigillata in casa ad ascoltare le nonne che parlavano di padelle.
Oh, ancora un'eccezione per Toad, che stavolta si vide sequestrare l'elicottero e il corrispettivo telecomando.
Regali? Soliti gingilli con scritto sopra"ti voglio bene", "buone feste" oppure buste di risparmi con scritto"spero che li userai bene".
Direi che altro non ho da dire, ripeterei solo tutto da capo. Se pensate che io sia una scansafatiche(potrei offendermi!) potete ritornare al capitolo sette e darci una bella spolverata. Per chi lo volesse fare, gli lascio uno spazietto.
 
Un giorno, o meglio, una notte da raccontarvi, sarebbe invece quella dell'ultimo dell'anno. I quattro ragazzi che vi ho fatto conoscere in questa decina di capitoli avevano una particolare tradizione per questa ricorrenza, una tradizione che per loro aveva tre anni, per i genitori molti di più.
La sera del 31 dicembre di ogni anno, dormivano insieme lontano dalla città e dal frastuono nel rifugio che ai tempi del liceo, era stato la base operativa della Mystery Inc. Era un modo cordiale per staccarsi dai genitori e passare del tempo in completa libertà, senza dover badare all'ordine o alla disciplina.
Una deliziosa anarchia totale. Ovviamente a loro piaceva da matti festeggiare il Capodanno così, e non trascorreva giorno dell'anno in cui, appena ottenuti dei soldi, si dicesse"questi vanno per il pigiama party di fine anno".
La festa era riservata solo e rigorosamente ai cinque soci abitidinari: voi credete che Scooby, dopo essere stato presente a tutte le edizioni del pigiama party, non avrebbe dovuto partecipare?
Forse sulla figura di Scooby Doo avete molti dubbi da chiarire, soprattutto sulla sua età effettiva...vorrei tanto potervi spiegare tutto nei particolari, ma comprometterei l'intera storia. Voi credete che non ci sia un motivo? Che io stia tirando le fila di una faccenda impossibile? Quando vi svelerò il motivo, secondo me vi sembrerà stranissimo...l'unica cosa che posso dirvi è una: stiamo parlando di Scooby Doo, un cane fuori da ogni immaginazione, e qualunque cosa che noi riteniamo forse impossibile, lui l'ha già vissuta.
-Sei sicuro che queste siano le chiavi giuste?
-No, guarda, io prendo sempre le chiavi sbagliate così siamo sicuri di passare più tempo all'aperto! Ma che domande Chris! Non sono mica un bambino!-si lamentò Josh, cercando di infilare una chiave nella serratura.
-Ma sei porti gli occhiali ci sarà un motivo, no? Dai, fai in fretta, fa un freddo tremendo qui!
-Ci sono, ci sono...ecco!
Il ragazzo spalancò la porta tutto soddisfatto. L'ambiente era completamente buio, sia fuori che dentro.
-Ma dove cavolo l'hanno messo l'interruttore?-urlò Chris, urtando mezza stanza.
-Non saprei...cerchiamo...dovrebbe essere qui...
-È la prima ed ultima volta che veniamo noi per primi, la prossima volta ci facciamo precedere di nuovo dalle ragazze! Almeno loro accendono subito la luce...ahi, questo doveva essere il lampadario. A quanto pare  hanno appeso il filo con il nastro adesivo...
-Prova a toccare dove arriva...se trovi la fine del filo, trovi l'interruttore-gli consigliò Josh.
Chris iniziò a tastare tutto quello che trovava nella completa oscurità.
-Sento un filo, oh, questo è il tavolo...no, aspetta, adesso sto toccando qualcos'altro...
-Cosa?-chiese Josh, avvertendo improvvisamente lo scricchiolìo della porta d'ingresso. Subito si sentì un rumore simile ad una macchina che si metteva in moto, e luce fu.
-Si può sapere che diamine stai facendo, Chris, con la mano sul mio sedere?-strillò Meg, ruotandosi di centottanta gradi per guardarlo negli occhi.
-L-la...la luce era spenta...e...stavo cercando l'interruttore per vederci qualcosa!-balbettò con un sorrisetto.
-Ma qui la luce si accende con il generatore a turbina...non abbiamo interruttori!-esclamò Lily-Non dirmi che il mio intelligentissimo fratellino non lo sapeva?
-Certo che lo sapevo!-le rispose imbarazzato Josh-Era una prova per vedere se Chris sapeva orientarsi nel buio, e a quanto pare l'ha superata!
-Ma certamente, l'ha superata a pieni voti, soprattutto per il fatto che mi si è quasi agganciato al fondoschiena credendo fossi un generatore di elettricità!-si complimentò sarcastica la biondina.
-Bene, la prossima volta sarete di nuovo voi a venire accompagnati qui, e noi vi precederemo come al solito sulla Mystery Machine...così la smetterete di andare in caso confusionale per accendere una luce...
-Ed ora! Aiutateci a scaricare!-sorrise Lily.
-Ma lo facciamo tutti gli anni! Diglielo Scoob, diglielo che fatica che facciamo!-si lamentò Josh, implorando il cane.
Scooby Doo alzò la coda e indicò loro le borse poco lontane dalla porta, con un mezzo sorrisetto di cattiveria. Chris e Josh si guardarono e sbuffando uscirono dalla casa.
-Stereo, fatto, coperte, fatto, sacchi a pelo, fatto, cuscini, fatto, robe da mangiare, fatto, spazzolini, fatto, vaso di fiori, fat...ma chi ha portato il vaso di fiori?-chiese Lily.
-Io non dormo senza il mio vaso di fiori profumati vicino alla testa...-spiegò l'amica, prendendo il vaso in braccio come un bambino-Devi stare attenta a non farlo cadere...
La Rogers diede un'occhiata confusa agli altri, e loro risposero alzando le spalle, facendo segno di proseguire. La storia dell'interruttore aveva ritardato un po' tutto l'allestimento della casa, ma con quattro paia di mani e due paia di zampe, in poco tempo le tre borse che posavano sul pavimento furono definitivamente svuotate.
Tutto intorno alla casa saliva una nebbia fitta fitta, che come si suol dire, si poteva tagliare con un coltello  e farsene una fettina. Non allarmatevi: ogni inverno, al calare del sole, le nuvole bianche si alzavano dal piccolo lago lì vicino e creavano un'atmosfera inquietante...ma siamo nell'ex rifugio della Mystery Inc. o sbaglio?
In attesa della mezzanotte, i cinque "inquilini" si erano appartati in un angolo dopo aver sintonizzato la televisione. Inutile dire che litigarono per il canale da scegliere, si tolsero di mano il telecomando a vicenda, premendo tasti a caso. Per combinazione finirono sul 43, per cui tutti furono d'accordo.
A parte Scooby forse, che non andava pazzo per i notiziari.
"E questi erano i valori della Borsa di quest'oggi. Ora passiamo alle ultime notizie e poi diamo la linea al meteo. Dunque, giorni fa, addetti delle autorità principali hanno avvertito che un pirata informatico, di cui non ci giungono informazioni, abbia forse sabotato siti di sicurezza e registri municipali non autorizzati.
La polizia ha rintracciato il codice del computer che era stato utilizzato da tale malvivente, ma l'apparecchio è stato trovato frantumato in un quartiere vicino a Cleveland, dentro un cassonetto. L'analisi delle impronte hanno decretato una totale mancanza di identità, e alcuni cittadini cominciano a pensare si tratti di un attacco alieno in piena regola. Certo bisogna precisare che il caso sarà trattato come una normale indagine, ma per i poliziotti scettici che vi lavorano sopra, rimarrà un punto interrogativo...Chi è stato? Quali erano le reali intenzioni di chi è riuscito in un'impresa tale? Ciò che avrà potuto leggere su quei siti, resta, per ora, un mistero. A te la linea, Harold."
Il giornalista mostrò velocemente il meteo e mandò subito una pausa.
Scooby muoveva la testa, proprio nel momento in cui alla tele comparve l'allegra musichetta dei biscotti con le gocce di cioccolato. Per il resto della stanza, non si muoveva un muscolo.
-Un bel modo per finire l'anno...sbaglio o non avevamo mai avuto un attacco alieno qui?-disse Meg con il telecomando in mano per abbassare il volume.
-Mai, Meggie! Questi alieni sono così puntuali...solo mi aspettavo qualche UFO con effetti pirotecnici, luci stroboscopiche, roba da Star Wars!Prepariamoci all'attacco degli alieni mutanti!-scherzò Lily.
-A-a-alieni m-mutanti-balbettò Scooby-Yikes!
-No, Scoob, loro stanno solo scherzando, spero-lo rassicurò Josh, con il viso mezzo preoccupato.
-Le ragazze si divertono a farci sembrare stupidi-aggiunse Chris, con la stessa espressione perplessa.
-Voi non crederete a questa storia degli alieni, giusto?-chiese Lilian fra le risate.
-Nah-risposero in coro i tre, distogliendo lo sgurdo con finta indifferenza.
 
-Sì, d'accordo, mamma, ora vediamo che riusciamo a fare...-e la bionda posò il cellulare-mamma vuole che proviamo a connetterci in videochat con la zia, a Parigi...Josh, tu sei capace di sistemare la connessione del portatile di Chris?
-Subitissimo-obbedì Josh, imbrandendo il computer.
-Io vado fuori a prendere una boccata d'aria-annunciò Lily, prendendo la sua felpa, anche se nessuno se ne accorse.
Solo il suo cane la seguì oltre la porta e stette con lei alla luce che penetrava dalle finestre.
-Manca poco ormai...-disse lei, appena data un'occhiata all'orologio che si intravedeva da fuori-Questo ultimo periodo dell'anno è stato più movimentato degli altri mesi...
-Già-abbaiò Scooby, appoggiandosi alla spalla dell'amica.
-Chris capitano della squadra, Meg senza recita, Josh senza il club di scacchi, io iscritta ad un concorso che non volevo neanche fare, ed ora ho persino un ragazzo...
Scooby la guardò interrogativa.
-Oh, già...non ti ho detto di Trent, vero?-e il cane scosse il muso-Mi dispiace, ma proprio per questo ho la testa fra le nuvole e mi dimentico le cose...cioè, lo faccio già di solito, ma la cosa si sta ingigantendo...chissà cosa ci aspetta domani, Scoob, chissà cosa succederà l'anno prossimo, amico mio.
-Disastri, tremendi disastri...-commentò una voce da dietro-Prima di tutto per colpa di quegli alieni...
-Siamo di nuovo sugli alieni? Ah, non farmici pensare-aggiunse Lily, non voltandosi neanche a guardare suo fratello.
Josh si sedette accanto a lei. Si vedeva a un miglio che doveva dirle qualcosa, ma lei era ancora imbambolata a pensare agli alieni. Buffo, no? Entrambi pensavano la stessa cosa.
-Riguardo agli alieni...-iniziò Josh.
-Si...
-Tu non...non credi sia strano che con la possibilità di entrare in siti di sicurezza nazionale...
-Questi alieni abbiano scelto di visitare siti il cui unico scopo sono archivi riguardanti la città...-finì la frase la sorella.
-Ok, mettiamo il caso che questi"alieni" volessero informazioni sulla città, ma cosa mai gli sarebbe potuto interessare...
-Informazioni che solo un cittadino poteva trovargli-disse Lily, disperata.
-Non penserai che questa storia è collegata a quella di Duncan Seagle?-chiese Josh, perplesso.
-No...infatti è stato proprio lui a divertirsi con i sistemi operativi di mezza città, a mio parere.Devi ammettere che sui computer ci sa fare.Probabilmente sotto altre minacce ha dovuto intervenire. L'unica cosa che mi sfugge sono le impronte misteriose sul portatile...
-Tu sei tutta andata, è solo una coincidenza!
-Le coincidenze non esistono, a volte sono così estreme che non ci può che essere qualcosa nascosto sotto...
Scooby e Josh si tapparono le orecchie l'un l'altro. Quella spiegazione era stata ripetuta loro una ventina di volte, e veramente non ce la facevano più. Appena videro che la bocca di Lily rimase chiusa, tornarono ad ascoltarla.
-Abbiamo ancora venti minuti, che si fa?-disse il ragazzo, dopo uno sguardo alle lancette.
-Ho un'idea...ti ricordi l'anno scorso? Ci siamo messi a far rimbalzare sassi sul lago mentre parlavamo dei nostri compagni di classe...
-Sì, ma l'anno scorso eravamo in quattro, ed essendo appena cominciato il liceo, dovevamo fare mente locale sulle nostre nuove conoscenze...
Lily rimandò due volte la proposta del ragazzo, ma poi accettò, tirandosi in piedi per parlare.
-Da chi iniziamo?
-Da Trent-sorrise Josh, scagliando la prima pietra con tre sonori rimbalzi.
-Oh, ci scommettevo...bene, inizia tu-disse la sorella fissando gli occhi al cielo, sempre più grigio.
-Bene, Trent...mnh, in effetti quel ragazzo mi ha stupito, insomma, io me lo aspettavo sempre zitto, lontano da tutti...alla luce di quello che ha fatto per noi, la mia teoria è stata stravolta. Però devo insistere sul fatto che certe volte dia i brividi...
-Tocca a me? D'accordo...devo ammettere di aver sempre avuto un debole per lui, più che altro perchè non parlava mai con nessuno e pochi lo conoscevano davvero. Mi piaceva un sacco quando faceva la controparte di Milly come capoclasse, e come aveva stordito Luther il primo giorno di scuola. Poi chissà, perchè ho dovuto essere così stupida da dover fare in modo di ricevermi la sua proposta appesa a metri di altezza...ma questa storia non la racconto mai...
-E hai ancora dei dubbi ora? Intendo, credi ancora che lui sia il principe azzurro?-chiese Josh.
-Lui è il mio principe azzurro, ma non quello di Halloween...-rispose soddisfatta Lily-Ok, ora passiamo oltre, altrimenti rimpiango di aver detto a Trent di non disturbarci stasera...e lo chiamo subito.Allora...Milly McAllen?
-Sapientona, arrogante, altezzosa e sprezzante-dichiarò Josh.
-Certe cose non cambiano mai-sorrise Lily-se non è per il fatto che è cotta di te!
-Già, non me lo ricordare! Dunque, vediamo...Luther?
-No, grazie, questo lo possiamo saltare!
-Russel Maytnore?-riprese Josh.
-Ci avrò parlato si e no due volte...mnh, Duncan Seagle...poverino, ha già sofferto molto, non gradirebbe le nostre critiche...
-Non stiamo dimenticando qualcuno?
-Chi?-chiese Lily curiosa.
-Quanto parleresti se ti dicessi Janet Chasez?
-Poco, tutto quello che penso Milly più ambiziosa, opportunista, viziata e autoritaria. Però devo ammetterlo, canta davvero bene...non capisco a che serviva una giurata a sostenerla...
-Vuole vincere-spiegava Josh.
-Ho capito, ma la cosa che mi ha stupito è che nonostante lei abbia fiducia nella sua voce, sembra che i suoi genitori non ce l'abbiano per niente...
-Cioè, stai dicendo che ti fa pena?
-Non mi fa pena Josh...dieci rimbalzi! Sono una campionessa!-disse Lily, esultando per il suo punteggio-Ok, non mi fa pena, ma dato che è l'ultimo dell'anno, qualche pazzia si può fare!
-Certo-sorrise il fratello-tu infatti non mi hai mai battuto al lancio dei sassi!
Josh prese la rincorsa e lasciò andare il sasso. Tredici stupendi lunghi rimbalzi sul pelo dell'acqua.
-Ma certe cose non cambiano mai!
Scooby Doo, vicino a tutto quel trambusto, era riuscito a dormire beatamente tutto il tempo.
Lontano, dove il sasso di Josh era scivolato leggero, Lily vide uno strano bagliore arancione, netto, molto netto, che sembrava ergersi dall'acqua. Salì poco più su, e iniziò a prendere una forma arcuata, poi appuntita, come la vetta di un colle. Vide un piccolo punto di luce sorgere e porsi nella parte bassa.
Il silenzio tutt'intorno fu riempito di un'eco remota, una melodia, qualcosa di antico che veniva dal bosco.
Anche l'aria fu colma in pochi istanti di un inebriante profumo di miele e nel cielo le nubi fecero spazio alle stelle.
La ragazza si alzò in piedi a guardare il lago. Qualcuno, qualcosa o qualsiasi cosa fosse, sentiva che chiamava il suo nome, sempre più insistente.
-Lilian...
Un tuffo al cuore la colpì. Lily cercò di non ascoltarla, ma le parole iniziarono ad arrivare nitide, come se fossero scritte sull'acqua.
-Lilian, volti nella terra attendono speranza
una goccia dei petali di doppia fragranza
sguardo felino sotto aspetto umano,
sola con i tuoi occhi svelerai l'arcano.
-Ma cosa? Cosa significa?...Cosa devo fare?!?
-Lily!-chiamò Josh, scuotendole il braccio-ma che ti succede?
-I-io...ho sentito...
-Sei sicura di stare bene? Perchè continui a fissare la boa?
-Q-quale boa?-farfugliò la ragazza con la testa confusa.
-Quella che dalla scorsa estate è legata al centro del lago...
Lily tolse i suoi occhi color nocciola dal suo viso: ora vedeva chiaramente la boa, quel piccolo pezzo di carta reinfrangente che le scintillava sopra e l'odore dei brownies che avevano messo sul frigo. Era tutto estremamente strano. Persino il cielo era ancora scuro e nuvoloso.
Tese l'orecchio, ma nessun suono, a parte il russare del suo cane, le venne incontro. Quella melodia però le ronzava in testa, come quelle canzoncine che ti cantano da bambini.
Pensò di essersi ubriacata un'altra volta. Ma non ne era sicura. In fondo quella scena le suscitava un brivido di paura, di orrore, di mistero...un brivido delizioso.
Senza neanche ragionarci, corse dentro la casa e se ne uscì con il quadernetto di appunti di Meg.
Rivisse la scena un paio di volte, ad ogni immagine, recuperava un pezzo della breve filastrocca.
"Sto scrivendo davvero una sciocchezza simile? Boh, per lo meno suona bene...una goccia di petali...svelerai l'arcano. Punto. Che filastrocca banale."
-Che scrivi?-chiese Josh guardandola di storto sopra la montatura degli occhiali.
-Scrivo...poesie...
-Wisely ti ha fatto un lavaggio del cervello, povera te...
Il ragazzo si stropicciò gli occhi sbadigliando e rientrò coi Jones.
-Rerso qualcosa?-abbaiò Scooby, storpiando come suo solito, la frase.
-No, bello. Non ti sei rerso niente!-scherzò Lily, per sollevarsi dall'ansia di prima-forza, rientriamo.
 
I ragazzi resistettero ancora un'ora in piedi, poi si coricarono nei sacchi a pelo ad aspettare lo scoccare della mezzanotte.
-Ragazzi, ci raccontiamo qualche storia dell'orrore?-esclamò Meg, prendendo già una torcia dalle mensole.
-Credo che ci siamo già raccontati tutte le storie dell'orrore di questo mondo-la squadrò Josh.
-Lo dici solo perchè l'anno scorso non hai dormito tre notti di fila dopo il racconto del clown fantasma!
Tutti risero sonoramente fissando il ragazzo che impallidiva.
-È un problema se i pagliacci non mi vanno a genio? E guarda che Scooby ha dormito nel mio letto una settimana per lo stesso motivo!
-Non è vero!-guaì il cane al suo amico.
-La sapete la storia della giostra panoramica mozza-teste?-propose Chris.
-No, perchè, tu la sai?-disse Lily, dando un sorso con la cannuccia nella cola.
-No, c'era un libro in biblioteca a scuola intitolato così...ma sinceramente non mi interessava.
-Ce n'era anche uno sui dinosauri-vampiri...ma sono legali dei libri del genere?-chiese sarcastica la biondina.
-Se volete leggere qualcosa sui mostri, basta andare alla sede e sbirciare sull'archivio dei nostri genitori...
-Scherzi, vero, Joshie? Cioè, non ci possiamo entrare su quei computer!
-Voi, magari...ma io sì!-rispose lui, sistemandosi gli occhiali.
-Ma ci pensate...?-disse Meg con le scintille agli occhi, alzandosi verso lo scaffale.
La ragazza allungò il braccio fra i soprammobili. Tra svariati oggetti e cianfrusaglie di ogni genere, ne estrasse una piccola cornice, con una foto colorata.
-Ci avete mai pensato, che i nostri ordinari e del tutto normali genitori, un tempo, fossero così?
E mostrò quello che aveva in mano. Quella foto era la prova che le cose non erano molto cambiate: due ragazzi, due ragazze e un cane. Le quattro persone ad ammirare l'immagine assomigliavano terribilmente a quelle che ci stavano dentro, tutti sorridenti. Dall'una e dall'altra parte c'erano adolescenti con tanta voglia di divertirsi, uniti da un legame inseparabile e saldo, forse il più indistruttibile del mondo: l'amicizia. Non quella perfetta, dove ognuno è d'accordo con l'altro, ma squisitamente imperfetta, fatta di litigi e pareri contrapposti...perchè è amicizia, quando si è capaci di ripararla, in ogni momento.
-Pensa che strano...quanto sorridevano, non sapendo quello che li aspettava!-esclamò Chris indicando il loro gruppo.
-Saremo anche dei combinaguai alle volte, ma loro ci vogliono bene lo stesso! Se solo...-guardò triste la sorella.
-Se solo?-chiese Lily.
-Se solo anche noi potessimo diventare come loro...se anche noi provassimo a risolvere qualche misero caso oscuro, uno piccolino, ce ne basterebbe uno...e poi saremmo famosi, ci faremmo notare!-commentò gioiosa.
-Lo sai cosa ne penserebbero i nostri genitori? Ricordi che sforzi hanno fatto per tenerci alla larga da certe cose? -le urlò Lily.
-Sono arcistufa e seccata di questa storia! Sono sedici anni che sopporto lo stesso solito segreto! Vorrei solo, almeno per una volta, quando dico il mio nome a qualcuno, e lui mi chiede"Non sarai mica la figlia di Fred e Daphne Jones?" rispondere"sì, esattamente"!
-Meg! L'hai già fatto un paio di volte l'anno scorso con i genitori dei nostri compagni!-aggiunse Chris.
-Odio tremendamente questa faccenda! La città non sa che esistiamo!
-Adesso, basta!-la rimproverò definitivamente l'amica-Voglio dire, non credo sia così importante essere famosi, probabilmente molto stressante...chiedi a Scooby che l'ha vissuto!
-Mooolto divertente!-commentò il cane.
-Lascia stare Scooby, Meg-riprese lei-non è importante se la città sa che esistiamo, noi abbiamo già molte persone con cui esistere e non ne abbiamo bisogno di altre...se un giorno la città vorrà farci esistere, lo farà e basta, ma noi ora esistiamo comunque, sempre, per chi vale la pena esserci.
 
-Dannazione!Non riuscite proprio ad esaudirmi, a quanto vedo!-ruggì l'uomo sbattendo i pugni.
-Siamo una delusione, mio signore...-dissero in coro con le ginocchia a terra le due figure.
-Siete dei buoni a nulla! Ecco cosa siete! Non riuscite neanche a controllare una mosca con le vostre teste vuote!
-Padrone, la situazione è complicata...abbiamo trovato ciò che lei ha atteso per anni, ma non siamo stati gli unici...-riprese spaventato il più basso dei due.
-G-già, qualcuno è sulle sue tracce tanto quanto noi, volevo dire, lei...e stanotte...
-Stanotte, cosa? Avanti parla! Cosa mai può essere accaduto?-urlò ancora l'uomo.
-Un segnale, mio signore, un indizio...il suo piano è in pericolo!
-Andrò nelle segrete io stesso, le guardie dovranno rafforzare le mura, estendere i turni! Una cosa del genere non può ripetersi, neanche per un misero istante di questo preziosissimo tempo!
L'uomo si alzò possente dallo schienale di bronzo. Scese impetuoso i gradini, passando tra i sudditi che gli avevano aperto il passaggio.
Un servo, magro e chino in avanti, gli porse un lungo bastone dorato sulla cui cima splendeva un sigillo di vetro azzurrino e argentato.
Il corteo lo seguì per gli androni e le immense stanze in cui passò, con estremo silenzio di rispetto e riverenza ai suoi sguardi minacciosi, per ogni singola mancanza ai doveri del servigio.
-Lasciatemi qui da solo-ordinò alle due guardie davanti alle porte delle segrete.
I soldati obbedirono, aprendo con solennità i catenacci senza minimo rumore, e custodendo le porte aperte mentre il padrone vi passava.
Buio pesto. Piccole torcie fiammeggianti gettavano luce sulla stanza con un bagliore così fioco, che non si sarebbe potuto vedere un palmo dal naso. L'uomo, con il suono dei suoi sandali e del bastone, assiduo compagno di viaggio, si diresse verso l'inferriata di sbarre più remota della prigione.
-Buonasera, mi chiedevo se voleste festeggiare con me l'inizio di un nuovo e prodigioso anno solare...
Tra le fessure verticali, un'ombra misteriosa si mosse verso l'interlocutore. Come un soffio di vento, un viso pallido e triste apparve debolmente. Era un viso di donna. Il suo vestito era di un leggero rosa scolorito, i capelli intrecciati e sinuosi. Dalle sue labbra, rosso sciupato, uscì un lamento.
-Non festeggerei mai l'inizio di un nuovo anno, qui, rinchiusa da te, sapendo che non ci lascerai andare mai! Hai un cuore di pietra, duro ed insensibile!
-Taci! Non sono qui per ricevere ingiurie...piuttosto, voi sapete benissimo che io da tempo, sto cercando...
-Stai cercando di rubare ciò che non ti appartiene! Potresti avere più di quanto ti immagini, se solo tu potessi vedere con altri occhi questo mondo...prova a compatirci, pensa a quello che ci stai facendo!
-Mia cara, siete voi che dovete pensare a ciò che mi avete fatto! Crediate che non sappia che le vostre facce innocenti nascondano una bugia? Mi state facendo credere di essere impotenti, e giocate dietro alle mie spalle! Come potrei aiutarvi se voi non mi venite incontro?
-Pretendi ancora il nostro aiuto, dopo tanti anni che ti voltiamo la faccia? Cosa potremmo mai fare, qua dentro?
L'uomo le prese la gola attraverso le sbarre-Non fare la vittima con me, sappiamo benissimo che voi state cercando di precedermi! E a quanto pare, sembra che non siate poi così deboli come dovreste!
-N-noi n-on siamo in grado di fare nulla...hai fallito tanto quanto noi...
Le mani della prigioniera staccarono dal collo quelle dell'aggressore.
-Osserviamo quello che vi accade ogni giorno, quindi, non pensiate di riuscire a tradirci così facilmente!
-Brutto insolente, bisbetico e volgare-urlò la donna.
-Come ti permetti?-le rispose lui, spingendola a terra, tenendosi con una mano alla cella.
Un'altra figura in catene, dal passo debole come la donna, la aiutò ad alzarsi, senza forze. Una volta in piedi la trattenne fra le sue braccia con tenerezza, ma i suoi occhi puntavano all'uomo oltre le inferriate.
-Bene, bene, direi che per stasera la riunione di famiglia non sia stata delle più accoglienti. Una donna che insulta il padrone di casa? Poco rispettoso!
Le braccia robuste della seconda figura, si gettarono sulle sbarre.
-È poco rispettoso che un lurido traditore parli così ad una signora! Non dovresti neanche parlare al più viscido dei serpenti del mondo per rispetto! Vattene!
-Oh, quanto sei protettivo...dimentichi che io posso sempre aprire le celle al fondo della galleria!
La donna corse verso di lui-No, ti prego, faremo tutto ciò che vuoi, ma non farlo!
L'uomo si staccò dalle sbarre, riprendendo il bastone che era scivolato a terra.
-Sarebbe questo il vostro cuore coraggioso che tutti amano? Bel coraggio, piegarsi al volere di qualcun  altro alla sua prima offerta!
-Alla sua prima minaccia!-si sentì urlare dentro la cella.
-Guardie! A posto i catencci, con due giri di chiave, come al solito!
-Sì, padrone-risposero in coro. E i lamenti furono soffocati dalle pesanti porte di acciaio che li presiedevano.
 
Partì il conto alla rovescia: dieci secondi alla mezzanotte. Dieci secondi per rivivere un'anno dall'inizio alla fine, dieci secondi per capire cosa portarsi dietro nel tempo di tutti i ricordi.
Quasi nessuno l'avesse aspettata, la mezzanotte giunse lenta e tranquilla con dodici lunghi rintocchi di campane, trilli di orologi da polso e grida di gioia.
Meg, Chris, Josh, Lily e Scooby festeggiarono seduti alzando le braccia al cielo, prima di sprofondare esausti tra le coperte.
Un'avventura nuova li attendeva, oltre quel nuovo giorno che cominciava. In realtà molte cose erano già successe con la fine dell'anno, ma vicende ben più grosse e misteriose stavano per venire a galla, infinitamente più colossali di quanto si era presentato prima.
Ora riposavano tranquilli, i cinque eroi, ancora ignari di tutto. Il loro sonno li aquietò per nove lunghe ore di cielo nuvoloso e terra inzuppata d'acqua per la neve che si era già sciolta.
La luce dell'alba del primo di gennaio, bussando alla loro porta, mostrò loro quanto il mondo sembrasse uguale a quello del giorno prima.
 Lo sembrava davvero.

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Capitolo 13
*** Il brivido da stadio ***


Una soleggiata mattina di febbraio: cosa chiedere di più?
Per tutto la fine di gennaio, la neve che era spuntata solo qualche ora durante le feste del Natale, aveva tormentato tutta la città, bloccando il traffico, facendo alzare i termostati e inevitabilmente portò anche un po' di raffreddori. Con il ritorno a scuola, il manto bianco aveva reso sempre più difficile l'abituarsi di nuovo ai ritmi di studio, perchè abbassava il morale tanto quanto la voce della Beitcher.
Almeno i bambini la apprezzavano, e la neve non smise di scendere fino al termine del mese. A febbraio scoppiò un caldo fuori stagione del tutto surreale. Qualcuno iniziò a riprenderele solite attività primaverili, sempre col naso all'insù per il terrore di vedere le nubi di bufera bianca.
Eppure le temperature non scesero per niente, costringendo tutti a fare a meno della giacca per uscire ed i negozi a svendere la roba invernale per anticipare quella estiva. Un pochino esagerato, ma così funziona il business.
Dunque, perchè non approfittare di qualche ora di aria mite per organizzare una bella partita amichevole di calcio? Questa domanda, o meglio, proposta, era venuta facilmente in testa agli allenatori dei Red Eagles e dei Black Knights e per pura coincidenza, si era deciso il posto e l'ora.
Dovrei ricordarmi della parola coincidenza e sforzarmi di non usarla, perchè Lily non ne sarebbe contenta affatto...sapete bene che le creava sempre un po' di caos.
Oh, perfetto. Stavo parlando di Lily, ed eccola lì, di nuovo al telefono.
-Davvero? Ma come hai fatto?
-La signora della mensa ha messo sul vassoio la solita poltiglia, poi tira su il cucchiaio e mi dà un colpo...quella roba mi ha arrostito la mano!-rideva Trent dalla parte opposta della cornetta.
-Ma quindi quando oggi mi hai detto che ti faceva male, non era ancora così rossa?-ricominciava Lily, arricciando con le dita il filo del telefono.
-È peggiorata nel pomeriggio, abbiamo dovuto bendarla...comunque, ehm, come va con i compiti?
-Bene, molto bene. Mi rimangono due problemi di chimica e dovrei aver finito!
-Perfetto!-esultò Trent.
-Perfetto per cosa...? Cosa hai in mente?-sorrise lei.
-Ti dispiacerebbe accompagnarmi alla partita di calcio di Nelson, alle cinque?
-Una partita di calcio? Perchè no! Ma non ci vai con i tuoi genitori?
-Certo, ma...io voglio te...
-Oh, che dolce che sei...-bisbigliò la ragazza-allora arrivo tra un'ora a casa tua...ok?
-Ci vediamo tra un po', ciao!-concluse Trent.
-Ciao....adesso attacca tu!
-Perchè devo attaccare io? Forza, attacca!
-Ma sei matto? Sei tu il ragazzo, devi attaccare tu!
-Per favore Lily!
-Insisto, attac...-ma la ragazza sentì cadere la linea.
-Bene, bene, signorina, adesso scusa ma ho una chiamata importante da fare-disse Velma, togliendole la cornetta di mano.
-Mamma, adesso hai riattaccato! Devo subito richiamare per...
-Non puoi usare il cellulare anzichè il telefono di casa?
Lily la guardò di storto, con le braccia incrociate.
-Hai finito il credito un'altra volta?-chiese stupita la madre-Lily, ma si può sapere che combini in questi ultimi tempi, sempre incollata al cellulare?
-Sarà un mio problema come uso il mio credito...-rispose lei, leggermente alterata. Le piaceva essere la fidanzata di Trent, ma parlarne ai propri genitori era talmente imbarazzante, che il suo ragazzo non aveva mai messo piede in casa sua. Anche Trent non aveva aperto bocca, sebbene i suoi genitori sospettassero qualcosa, e non davano ad intendere mai niente: il loro figlio stava perdendo un po' di timidezza, finalmente.
Lily salì le scale diretta verso la sua stanza, per darsi una sistemata.  I compiti potevano aspettare. Come al solito, sgattaiolò poi nella camera accanto, e frugò nei cassetti di Suzanne alla ricerca del suo lucidalabbra.
Peccato che questa volta, la sua sorellina era tornata presto, non si sa perchè, a casa.
-Che cosa...stai...facendo?-gridò incredula Suzie.
-Stavo cercando dei fogli...per la scuola-rispose innocente la maggiore.
-E li cerchi fra le mie, ehm, fra le mie mutande?
Lily sorrise imbarazzata, nascondendo le braccia dietro la schiena.
-Che hai lì?...Forza, dammelo.-disse senza pregarla.
-Oh, d'accordo. Tanto sono stanca di dovertelo prendere di nascosto!-esclamò Lily, porgendole il lucidalabbra.
-Giusto in tempo! Ne ho bisogno per uscire!-esclamò Suzie, strappandoglielo di mano-E tu che te ne facevi?
-Ne avevo bisogno per uscire...ovvio, no?
-Ma da quando tu ti trucchi per uscire?
-Non credo sia importante...Dove vai?
-Ad una partita di calcio, e ho solo mezz'ora di tempo per prepararmi, quindi fammi posto allo specchio!-e la minore le diede uno scossone in piena regola.
-Ah, che coincidenza. Dove si tiene questa importantissima partita?
-Non lo so. Ma devo andare a casa del mio amico Nelson alle cinque.
-Perfetto! Così non farò il viaggio da sola!-esultò Lily, sbeffeggiando la sorella.
-Che vuoi dire? Vieni anche tu?
-Ma certo!
-Sono stati papà e mamma a mandarti per controllarmi?-disse Suzanne puntandole il lucidalabbra come una spada.
-No, ci vado perchè sono stata invitata alla partita anche io!
La minore non capiva se Lily doveva farle da baby-sitter oppure di colpo aveva avuto qualche trauma che le aveva scombussolato il cervello. Quel che era sicuro, il viaggio in sua compagnia non sarebbe stato affatto divertente. L'uscita si stava trasformando in un doppio appuntamento, il classico doppio appuntamento che si organizza per una coppia che non ha ancora rotto il ghiaccio.
Ma il loro non era per niente di quel tipo: era una sorta di uscita parallela, e la cosa peggiore, c'erano dei fratelli. A dir poco imbarazzante.
Il meno a preoccuparsene era Nelson: con addosso la divisa rosso fuoco della squadra e la palla sotto il braccio, usciva dal vialetto di casa.
-E sei sicuro di aver preso dei pantaloncini di riserva?-continuava sua madre, drizzandogli la maglietta  e sistemandogli il cappellino, a cui lui non rinunciava mai.
-Sì, mamma, sono a posto, non assillarmi!-si lamentò Nelson.
-Pronto campione?-lo rassicurò Patrick, con un colpetto sulla spalla.
-Certo! Non vedo l'ora, pa!-esultò il ragazzino, scrutando la strada in attesa dell'amica.
-Salve!-disse entusiasta Suzanne, stando impettita e sorridente davanti ai Wisely-sono in ritardo?
-Sei in orario perfetto, vado a prendere la macchina nel garage, voi aspettate qui!-ordinò il signor Wisely, ritornando sui suoi passi verso casa.
-E Trent? Non viene?-domandò Mary Jane al suo figlio minore, con sguardo preoccupato.
-Ha detto che deve finire i compiti e poi viene a piedi...-rispose lui, roteando il dito sulle tempie per dargli del pazzo.
-Bene, allora andiamo-mormorò la donna, seguita dai due ragazzini, diretta verso il marito in macchina.
Lily, nascosta dietro un albero della strada, vide la scena commentando in silenzio quello che accadeva.
Non si mosse finchè Trent uscì dal cancelletto sul marciapiede, lo fissò per qualche minuto estasiata, poi si ricordò che stava aspettando lei e gli corse in contro.
Non chiedetemi come avessero progettato tutto quel trambusto per simulare un casualissimo incontro agli occhi degli altri spettatori: si vede che si erano letti nella mente qualche minuto prima che le sorelle Rogers svoltassero l'angolo.
-I miei genitori hanno deciso che nelle vacanze di primavera faremo un viaggio in non so quale posto...mia madre sorride sempre quando glielo chiediamo, ma, in fondo mia madre sorride quasi sempre, quindi, chissà!-rifletteva il ragazzo, guardando di tanto in tanto la sua fidanzata.
-Spero non sia roba tipo da Crociata dell'Orrore o altro! Comunque hai ancora tre mesi per capirlo, ti auguro sia qualcosa di divertente per lo meno...
-Parlando di genitori...hai poi detto ai tuoi del concorso di canto?
-Non ancora...tanto se mi eliminano alle selezioni...-rispose lei, saltellando sul viale in cui stavano passando.
-Dato il fatto che tu passi i provini iniziali, poi dovrai dirglielo prima o poi, vuoi che lo vengano a sapere dalla televisione?
-Mi imbarazza l'idea di fare un talent...e avere i miei che mi guardano cantare, peggiorerebbe le cose-ammise Lily, senza staccare gli occhi da terra.
-Glielo dirai quando lo sentirai-le disse Trent, posandole una mano sulla spalla.
-Spero presto.
Davanti al piccolo stadio del CAGE, facevano la fila persone di ogni tipo. Vestite eleganti, sportive, ciascuna a spingere in avanti, come un pupazzo, un ragazzino in divisa da calcio.
Il campo, prima della ristrutturazione, aveva ospitato match di baseball abbastanza importanti, da garantirgli una piccola torretta sulla destra di una dell'estremità, dove sedeva a malincuore Arthur Davenport, il telecronista che con quella giornata, finiva le sue ferie invernali.
Ci fu uno scompiglio generale sulle tribune laterali del piccolo stadio di Coolsville, tanti spintoni e qualche bestemmia. Un fischio fermò la baraonda, quello del microfono di Harvey Williams, compagno di Arthur, pronto a dare il benvenuto alla folla.
-Salve a tutti gente e buon pomeriggio!-si udì agli altoparlanti, mentre all'imbrunire rapido del cielo si rimediava con i due riflettori-Siamo qui in veste straordinaria per un'amichevole di calcio: anche se questo punteggio non avrà influenza sul risultato del torneo delle squadre Under 16, l'aria fra i giocatori si sta facendo carica di sfida, giusto Arthur?
-Sì, Harvey-iniziò l'altro, sbadigliando-a quanto pare la partita sarà davvero combattuta, a giudicare dai punteggi delle squadre, e la questione potrebbe farsi ben più seria rispetto alla natura della partita... Le due fazioni sono già vicino alle panchine per gli ultimi schemi di gioco. Chi avrà la tattica migliore?
-Credo che i favoriti di oggi siano i Black Knights delle allenatrici Domitila Stephens e Mira Vance direttamente dalla scuola St.Lawrence, che non prendono goal nelle loro porte dallo scorso ottobre! Ma i Red Eagles di Garrett Walton sembrano molto determinati alla vittoria, dopo l'azione prodigio dell'ultima partita contro i LightHope ad opera del loro attaccante migliore, Elliot Martin. Vedremo se i ragazzi della Joanna Marks School avranno il coraggio di tenere testa agli avversari...
-Anche perchè ricordiamo che l'età media dei Black Knights supera di un anno quella dei Red Eagles...
Sulle tribune, Lily e Trent correvano lungo le scale.
-Siamo in tempo?-disse col fiatone il ragazzo-È già iniziata?
-No ragazzi, non hanno ancora fischiato-li tranquillizzò Mary Jane-Oh, ci sei anche tu, Lily?
-L'ho incontrata mentre venivo qui e l'ho invitata...-continuò lui, riprendendo le forze.
-Bene, allora sedetevi qui, tuo padre è andato a prendere qualcosa da bere...oh, tua sorella e la sua amica sono anche al bar...wow, sembra proprio che tutti incontrino qualcuno, venendo qui, oggi!-esclamò la madre sorridendo.
Lily arrossì imbarazzata e si sedette vicino a Trent, giusto in tempo per l'entrata delle squadre.
I Black Knights sfilavano come soldatini tra le loro magliette nere a scacchi: il capitano Vincent Cowan e il terribile attaccante Alphonse Mclaughling, cordialmente detto "Alpha", si ritrovarono dritti davanti ai loro corrispondenti dei Red Eagles, Nelson Wisely e il suo migliore amico, Elliot Martin.
I due portieri, Brandon Hayes e Justin Lynn, si schierarono davanti alle porte, con un incrocio famelico di sguardi. Davanti a loro venivano Edmund Salinas, Loris Cox, Gregory Norton, Joan Murphy: nelle loro divise nere, un ghigno di sfida. Con il cuore in gola, trepidanti di fronte agli avversari, c'erano Anthony Black, Ricky Fuller, Kevin Ray e Andy Olivers. Sette contro sette, la partita stava per cominciare.
-Ed è iniziata!-esclamò Harvey, scrollando l'altro telecronista che si era appisolato sulla poltrona-Subito la palla va in mano, anzi in piede ai Black Knights, che non sembrano proprio avere pietà per gli avversari! Vero, Arthur?
Il collega annuì, spostandosi lentamente verso il microfono-Hai proprio ragione, Alvin.
-Guarda che io sono Harvey!
-Non importa è lo stesso...continua a commentare, io dormo.
Harvey gli diede un'occhiata di odio, si voltò imbarazzato verso lo stadio, accorgendosi solo dopo che non avevano spento il microfono nell'ultimo dibattito.
-Dicevamo, Loris Cox della St.Lawrence avanza verso la porta avversaria, Ricky Fuller e Kevin Ray tentano di fermarlo, ma niente! Il ragazzo corre come una saetta!
-Non lasciatelo passare!-urlò Elliot Martin, l'attacante dei Red Eagles.
-Andy! Bloccalo!-gridò Nelson, verso il suo amico biondino dagli occhi azzurri.
-A te, Alpha!-disse affannato Loris Cox, dando la palla al suo attaccante.
-Ohi, ohi, le cose si mettono male per i Red Eagles! La difesa è completamente sbaragliata e la palla è sotto l'impeccabile controllo di Alphonse Mclaughling...sarà dura per il portiere della squadra rossa fermarlo!-commentò Harvey.
E infatti l'attaccante non ebbe pietà: si fermò qualche secondo davanti al robusto Justin Lynn, poi, con un calcio fulmineo toccò la mano del portiere e la palla raggiunse la rete subito dopo.
I Red Eagles rimasero a bocca aperta, mentre Alphonse esultava vicino agli spalti, dritto verso le sue allenatrici.
-Sei un mostro!-si complimentò esaltata Domitila, con gli occhi spalancati e i capelli ricci che si scuotevano al vento.
-Oh, povero tesoro, questi ragazzi sono troppo forti!-ammise Mary Jane.
-Ce l'avevano detto che erano imbattibili, mamy. Sono nella lista dei più forti del torneo!
-Ma potrebbero anche lasciarli giocare un po'. Neil sarà così triste...
-Nah, mio fratello sa come recuperare, ci scommetto-annuì Trent sorridendo.
-Lily, mi potresti dire che cosa ci fai qui?-mormorò Suzanne alla sorella-Credevo mi dovessi solo accompagnare e poi te ne andavi...
-Grazie dell'entusiasmo per averti qui con me, comunque...dovevo stare anche qui io...-disse la maggiore, abbassando sempre di più la voce.
Suzanne la guardò con un sorrisetto beffardo, per farle capire che aveva intuito qualcosa.
-Bel colpo, Lily-aggiunse, voltandosi leggermente verso Trent.
-La tua bocca non riesce mai a stare chiusa...non vuoi per caso che tutti sappiano che collezioni francobolli?
-C-Cosa?-Suzie sbiancò-Come lo sai?
-Ora siamo pari no?-concluse Lily in grande stile con aria di ricatto.
Lo stadio esplose in un boato. A terra, trattenendosi il ginocchio, stava dondolando per il dolore Anthony Black.
-Tony!-urlò il suo allenatore, Garrett Walton.
-Ehi!-sbottò Joan Murphy, sistemandosi la maglietta nera-Non ti ho neanche toccato! Si è buttato da solo!
-Esibizionista!-esclamò la tifoseria dei genitori dei Black Knights.
Ma l'arbitro sembrò impassibile alla vicenda e fischiò la ripresa del gioco, nonostante le proteste dei Red Eagles.
-Forse adesso stanno esagerando-ammise Trent rivolto alla padre.
-Oh, spero che almeno Nelson non si faccia male...-rispose Patrick.
-Forza Nelson, dacci dentro! Dagliene di santa ragione!-urlò Mary Jane.
Il marito la fissò con un sorriso.
-Scusate-rise lei-a volte mi faccio prendere troppo dal gioco.
 
Quando l'arbitro fischiò la fine del primo tempo da venti minuti, alcuni giocatori stramazzarono a terra esausti, sia da una che dall'altra parte del campo. Sì, anche i Black Knights, pur con il vantaggio, avevano sudato sette camicie per tener testa alla furia che Nelson e Elliot avevano scatenato in loro negli ultimi minuti. E Mary Jane era esplosa di esulti ogni qualvolta suo figlio e i suoi amici sventavano l'attacco avversario.
Mezzi spalti sui entrambi i lati del piccolo stadio, si svuotarono. I tifosi si facevano spazio tra la gente, verso la caffetteria che stava proprio sotto la torretta con i telecronisti.
Suzanne accompagnò Lily in bagno, poi decise di andare a bere qualcosa, nell'attesa della ripresa della partita. La sorella maggiore rivolgeva alcuni sorrisetti alla minore, ricordandosi il loro discorso a letto con la febbre, secondo cui Suzie provava qualcosa per Nelson. Ma in quanto a parole, non disse nulla: non voleva gettare altra benzina sul fuoco e rovinare quella giornata.
La fronte alta del barista si corrugò, appena le due misero piede a un metro dal bancone. Solo due persone erano sedute lì davanti, su sgabelli, le altre affollavano la parete opposta della saletta, comodamente sistemate su tavolini rosso brillante.
-Due gazzose, per favore-chiese subito Suzie, mettendo già i soldi sul banco.
-Arrivo subito.-rispose l'uomo.
Accanto a loro, si riconobbe una voce già sentita, ma con un tono decisamente più basso. Si trattava di Arthur e Harvey, i commentatori. Senza la loro postazione sullo stadio, sembravano due uomini più piccoli del normale, uno sorridente, l'altro mollemente imbronciato.
-Ho saltato le mie ultime vacanze d'inverno per una partita che non serve neanche al torneo! Ma dimmi un po' quale svitato mi farebbe una cosa così!-si lamentava il più vecchio.
-Arthur, è il nostro lavoro, non puoi farci niente. Non credo sia così tremendo venire ad una partita di ragazzini, per giunta con poche azioni mirabolanti!-ribatteva il collega.
-Io ho speso mezzo stipendio di un anno per portare mia moglie un weekend a Miami! Ne parliamo da almeno due anni, quante volte ti ho raccontato del viaggio, eh? Quante volte, Harvey? Due bambini che tirano calci ad un pallone, che vuoi che me ne importi? Prima o poi capiranno, quei dannati organizzatori del torneo, che contro di me non ci si mette!Gli farò vedere come si trattano gli onesti cittadini!
Lily non aveva fatto a meno di tendere l'orecchio nella conversazione.
-Lilian!-la chiamò qualcuno, con un tono sommesso.
La ragazza si voltò, e sua sorella con lei. Un'altra persona era appoggiata al bancone, curva sul bicchiere abbastanza che le si poteva scorgere una voglia sulla pelle del collo. Una voglia dalla forma molto particolare.
-Duncan, ciao-sorrise Lily, avvicinandosi.
-Bella partita, eh?-continuò il ragazzo, dopo due sorsi in completo silenzio.
-Non ne capisco molto di calcio, veramente...perchè sei qui?
-Mio cugino è il capitano dei Black Knights-sorrise Duncan-Tu?
-Ho accompagnato mia sorella a vedere un suo amico, tutto qui-si affrettò Lily, ripetendo la stessa bugia del giorno.
-Quindi siamo avversari?! Ti dovrei odiare!
-Sì, direi di sì...allora...come...?
-...come sto?-indovinò lui-Per ora va tutto bene...ma sappiamo tutti e due che, insomma, prima di gennaio, le cose sono andate piuttosto male...
Lily lo fissò sempre più intensamente, attenta a non fargli troppe domande. Se era riuscita a far parlare Gilberte Holden, magari poteva strappare qualcosa dalla bocca di Duncan Seagle. Inevitabilmente, come una pubblicità, le si mostrò davanti la stessa scena dell'ultimo dell'anno: per niente l'aveva dimenticata, anzi, ci rifletteva sopra ogni sera, prima di spegnere la lampada. La musichetta di quella strana scena risuonava ancora nella sua testa.
-Duddy, amore, mi hai fatto spaventare: mi dovevi dire che eri venuto qui!-esclamò una donna alle loro spalle.
-Mamma...!-disse esasperato Duncan-Non sono un bambino!
Suzanne, vedendo che non le si dava affatto attenzione, posò il bicchiere sul bancone e sgattaiolò via, per tornare in tribuna e passare a salutare Melissa, che era nella gradinata opposta.
Sua sorella osservava Lucretia Cowan, un tempo la signora Seagle, con le sue labbra rosse e gli occhi di un azzurro glaciale: non dubitò nemmeno un secondo che fosse lei, perchè da bambina se la ricordava identica.
La donna ricambiò i suoi sguardi, scrutandola in ogni dettaglio, eppure però non capì come faceva a conoscere il volto di quella ragazza.
-Duncan, non mi presenti la tua amica?-disse scherzando.
-Mamma? Non la riconosci?-rispose il figlio, con un che di rimprovero.
Lucretia esaminò di nuovo Lily con aria severa, poi ebbe un sussulto e si portò le mani alla bocca.-Santo Cielo! Lilian! Non ti avevo assolutamente riconosciuta...wow, devo dire che sei veramente cambiata...piacere rivederti allora!-e le strinse la mano.
-Già-commentò Lily imbarazzata-ho saputo che siete di nuovo qui in città!
-Abbiamo traslocato da poco...ma c'è stato tempo per tutto il necessario da farsi!-sorrise Lucretia.
-Il tempo per fare vecchie e nuove conoscenze-aggiunse Duncan.
-Brutte conoscenze...-sussurrò Lily.
La madre del ragazzo gettò un'occhiata severa al figlio, per farlo tacere. E si voltò diretta su Lily.
"Perchè Duncan? Perchè dovevi raccontarlo a tua madre? Doveva essere un segreto...accidenti. Spero che non sia davvero stato lui a sabotare i siti di mezza città, altrimenti potrebbero arrestarlo..."
Lily sentì un brivido freddo al pensiero di Duncan in cella, ma chissà perchè vedeva solo lei con le manette ai polsi, come un presentimento che le stesse per accadere davvero.
-Avete sentito ancora qualcosa a proposito di quello che è accaduto in internet a gennaio?
-No Lily-balbettò Duncan-no...ci sono nuovi sviluppi?
-Ma che vuoi che ci importi, Duddy?-urlò Lucretia, irritata-vieni, la partita sta per ricominciare!
E Duncan venne trascinato cordialmente per un braccio verso la porta.
 
-Ecco qui il secondo tempo! Allora Arthur, dove eravamo rimasti?
-Al risultato di un secco uno a zero per i Black Knights della St.Lawrence-ribattè il collega con poco entusiasmo.
L'arbitro fischiò di nuovo, assordando gli spettatori. Garrett Walton, l'allenatore dei Red Eagles, strillava parole incomprensibili ai suoi giocatori, specialmente a Elliot Martin, che sembrava uno dei pochi capaci ancora di ragionare dopo quel lungo pomeriggio. Anthony Black zoppicava ancora per la caduta di qualche minuto prima, Nelson Wisely dal nervoso girava e rigirava il suo cappellino.
Una mano chiamò Lily da dietro la schiena, mentre era completamente assorta nel gioco.
-Lilian, devi scusarmi per prima, non volevo affatto agire di malo modo-tentò di scusarsi Lucretia.
-Nessun problema, capita anche a me di agire di impulso-rispose lei, con le mani dietro la schiena.
Duncan si sedette in uno dei due posti liberi vicino ai Wisely, mentre sua madre si presentava a tutti.
-Kevin Ray, con un calcio ben piazzato, porta la palla in favore dei Red Eagles, passa a Ricky Fuller...ottimo tiro!-gridava agitandosi il telecronista-Andy Olivers avanza, ruba la palla all'avversario e la serve al suo compagno...Vincent Cowan...!
La frase si interruppe in un boato del pubblico. Vincent aveva dato una violenta ginocchiata sotto le costole a uno dei giocatori rossi.
-Oh, Dio Mio!-urlò Mary Jane, quando si accorse che Nelson stava piegato in due dal dolore, in mezzo al campo. Questa volta il suo allenatore esplose. Si gettò come una furia sull'arbitro e lo scrollò per bene.
-Non mi dica che era un'azione pulita anche ora!-gridò, indicando furioso il povero ragazzo.
-Un'ammonizione di sicuro per i Black Knights!-rispose calmo l'arbitro.
-Ma che ammonizione e ammonizione! Sarebbero metà da espellere!-aggiunse Garrett Walton, aiutando Nelson ad alzarsi con delicatezza.
-Lascia stare-mormorò Nelson-va tutto bene, torniamo a giocare.
-Sei un osso duro, Nelson, ma non credo che ti farebbe bene...trovo un sostituto.
-No!
-Il ragazzo sta bene!-annunciò l'arbitro, appena lo vide in piedi-Nessuna ammonizione!
-Che cosa?-si infuriò l'allenatore, strattonandolo ancora.
Lui estrasse un cartellino rosso fiammante, che risplendeva nel buio degli angoli lasciati in ombra dai riflettori.
-Lei è espulso! Fuori dal campo, signor Walton!
-Siete tutti corrotti! Lasciate che dei ragazzini si facciano male e non muovete un dito! Complimenti, davvero! Ogni errore si paga, ricordatelo!
Domitila e Mira, le allenatrici avversarie lo videro sfilare a testa bassa verso gli spogliatoi, e risero a crepapelle. Anche Nelson rideva, massaggiandosi ancora la pancia: il suo allenatore gli aveva appena detto di tentare un"tennis ball".
 
-Tennis ball? Ma è impossibile farlo! Potremmo persino regalare loro un goal! Questo schema di gioco ha sempre fallito!-protestò preoccupato il portiere dei Red Eagles, alla notizia del capitano.
-Jazz! Siamo abbastanza pronti per provarlo di nuovo!-lo incitò Nelson, chiamandolo per soprannome come a dargli completa fiducia. Justin Lynn sorrise e fece segno di avanzare.
-Che noia, il mio telefono non prende! Vado a cercare un telefono pubblico, altrimenti l'avvocato mi convoca di nuovo nel suo studio in capo al mondo!-sorrise la madre di Duncan.
-Se vuoi mamma, ti davo il mio...-balbettò il figlio prendendo la giacca.
-Grazie tesoro, ma non mi sembra il caso di darti il numero del mio avvocato sul tuo telefono-disse severa lei, alzandosi con la propria borsa beige, diretta verso la scala.
 
-Di nuovo palla in campo-commentò Harvey, dalla torretta-dopo l'espulsione dell'allenatore, i Red Eagles possono solo sperare in un miracolo, dato che il secondo allenatore non è presente...
Almeno il sorrisetto furbo di Nelson aveva riportato un po' di speranza nei tifosi e nella squadra rossa, anche se per i primi cinque minuti la palla fu maneggiata solo dai giocatori neri.
-Wisely intercetta la palla e si porta a centro campo, sembra intenzionato a fare goal...no, aspettate! Il pallone viene rimandato al portiere...sembra un enorme ping pong in campo! Vero, Arthur?
Il telecronista sentì proprio allora la porta chiudersi dietro di sè, e rimase solo sulla torretta, davanti al suo microfono.
-Beh, allora, dicevo...questo grande ping pong sta sconvolgendo il campo! Ora tutti i giocatori sono sul portiere dei Red Eagles, anzi no, su Elliot Martin, ora Ricky Fuller...ed ecco Nelson Wisely nell'area di rigore, i Black Knights sono esausti, non lo raggiungono...il tiro!
La palla attraversò la linea bianca della porta, a Nelson si aprì un sorriso, le braccia si alzarono al cielo.
Ma in quel momento, i riflettori si spensero del tutto. L'intero stadio rimase nel buio più totale. Si accesero solo le luci di emergenza: era saltata la corrente. Suzanne prese il braccio a Lily, Lily si aggrappò a Trent, lui a sua madre e Mary Jane a Patrick. Al fondo della fila, Duncan Seagle strinse le spalle e dovette aggrapparsi a se stesso.
-Ci scusiamo per il breve guasto-annunciò una voce cavernosa, dalla torretta del telecronista-Ma almeno tutti voi siete qui presenti alla mia riunione!
-Ma che diavolo?-urlò metà della gente.
Una nuvola azzurrina e viola penetrò dagli angoli delle vetrate, che andarono in frantumi, liberandola nell'aria circostante e illuminando il piccolo stadio.
Una figura grigia, avvolta in un manto nero come la notte, fece capolino dai vetri. Gli occhi erano oblunghi e corvini, la pelle era lucida e livida. Alzava un braccio tremante, non si poteva di certo dire che si vedessero cinque dita su quella mano viscida.
Dopo quel lavaggio di cervello di gennaio, operato sulla stampa per tutta la città di Coolsville, c'era solo una spiegazione a quello strano fenomeno.
-Gli alieni ci attaccano!-si sentì gridare da uno degli spalti.
-Sono arrivati qui! Scappate! Sono davvero tra noi!
-Uscite dallo stadio! Subito!-urlò l'arbitro.
L'alieno era scomparso dalla nebbia, anche se nessuno ci prestava attenzione. Infatti quella losca figura in pochi minuti stava camminando a passi stentati per il campo, mentre i ragazzini fuggivano.
-Dove credete di andare?-sibilò l'alieno.
Lily era in fuga per il campo, perchè nei corridoi vicino al bar c'era la folla in delirio.
"Ma perchè?"pensò affannata, appena si vide la figura sbarrarle la strada.
L'alieno la sbattè a terra, guardandola dall'alto, come pronto a schiacciarla. Duncan e Trent la rialzarono di fronte al mostro, che titubante e confuso, fece segno di cercare qualcun altro da rincorrere. I tre lo videro avanzare verso gli spogliatoi, dove si ammassava altra gente, in un'altra nuvola colorata.
La ragazza corse a perdifiato con i suoi amici, per ricongiungersi alla sorella e alla famiglia del suo fidanzato. Duncan seguì con lo sguardo la folla, cercando sua madre. Lucretia se ne uscì poco dopo, tutta spettinata e affannata, andando subito ad abbracciare il figlio.
-Oh, tesoro! Stai bene? E-ero al telefono con il mio avvocato e ho visto la luce spegnersi...allora l'ho salutato in malo modo e sono venuta a cercarti!
-Sto bene, mamma, sto benissimo-replicò il figlio.
L'arbitro in disparte discuteva con Garrett Walton e le altre due allenatrici: non si era ancora deciso se accettare l'ultimo goal di Nelson prima dell'incidente.
I telegiornali furono in pochi minuti davanti al cancello dello stadio. Telecamere sbattevano tra di loro per via del vento che sbilanciava i sostegni.
-Eccomi qui Harold, sono Nancy Barrett dallo stadio del Coolsville Area of Ginger Eudrey, conosciuto anche come"CAGE", per riportarvi la notizia sconvolgente che riguarda gli avvenimenti dello scorso dicembre. Pare che, durante una ordinaria partita di calcio, una figura misteriosa, meglio considerata come un vero e proprio extraterrestre sia piombato davanti alla folla e abbia cercato di aggredire qualcuno dei presenti. Abbiamo qui il signor Arthur Davenport, uno dei due telecronisti di turno. Signor Davenport, può spiegarci cosa ha visto?
-Veramente non sarei d'aiuto-disse, ricomponendosi i pochi capelli che aveva per rendersi più fotogenico-ho lasciato la telecronaca qualche minuto prima che spuntasse questo pazzoide! Avevo urgenti problemi personali!
-E ti sei perso lo spettacolo, Arty-aggiunse ansimante il suo collega con una coperta addosso.
-Lei deve essere Harvey Williams! Sam, punta la telecamera verso di lui!-esclamò estasiata la giornalista-Cari telespettatori, il signor Williams è stato ritrovato svenuto poco fa nella torretta dello stadio. Dunque lei è testimome oculare, cosa ha visto là dentro?
-L'ultima cosa che ricordo è stata una botta in testa, probabilmente sono stato colpito da qualcosa di duro...
-E adesso cari amici da casa, cosa dovremmo credere? La nostra città sta davvero arrivando ad essere bersaglio di una atroce minaccia aliena? Oppure siamo solo davanti alla solita trovata pubblicitaria? La risposta sta a voi, noi torniamo domani con nuovi accertamenti. A te la linea Harold.
-Questa cosa è impossibile, davvero assurda!-disse Lucretia, dandosi una sistemata con una bomboletta di lacca, che faceva i capricci ad uscire.
-Non so se credere al mio buon senso o ai giornalisti-ammise Patrick, girandosi verso Lily-diciamo che la Mystery Incorporated potrebbe far luce su tutto il caso.
La ragazza sorrise, guardandosi intorno, sperando che nessuno lo avesse sentito.
-Già, amico, anche io la penso così-disse uno dei cameramen, in risposta al signor Wisely.
-Giusto!-urlò il collega.
Lily avvertì il suo cuore battere all'impazzata:"niente giornalisti, interviste, mai parlare agli sconosciuti, e finchè non sei abbastanza grande, la città intera là fuori non deve sapere chi sei, d'accordo, piccolina?", aveva sempre sentito solo questo. La sua filosofia di vita, raccolta in una frase.
Sparì senza neanche salutare, e Suzanne dovette seguirla. Passando per il centro, decisero di prendersi un bel po' di patatine fritte, giusto per togliersi lo spavento, dopo l'arrivo di quel "coso viscido".
-Non penserai mica di indagare sulla faccenda?
-No, perchè?-disse Lily, masticando con la bocca sigillata.
-Guarda che ho visto come fissavi i giornalisti poco fa, e non venirmi a dire che sei rimasta ferma quando il padre di Nelson ti ha detto...quel che ti ha detto-mormorò Suzanne, abbassando la voce mentre due persone camminavano accanto a loro.
-Se ho reagito male, non vuol dire che questa storia mi interessi...
-Hai lo sguardo pensante, e stai sicuramente per dirmi che...
-Ma...non ti è sembrato strano che un sacco di persone non fossero presenti al cosidetto"attacco alieno"?-disse la maggiore, senza neanche ascoltarla-Scommetto che si trattava solo di uno stupido costume, d'altronde non c'era neanche così tanta meraviglia in questa sua entrata...dico, è ovvio che qualsiasi idiota potesse spaventarci tutti a morte.
-Via con le supposizioni! Allora, che ne pensa invece di dedurre che essendo le sette e mezza, dovremmo sbrigarci per cenare, Sherlock Holmes?-sorrise Suzie.
-Zitta Watson!-rispose lei, ficcandole un blocco di patatine in bocca.

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Capitolo 14
*** Fiori, cioccolatini e idraulica ***


Se Lily desiderasse davvero occuparsi di quella strana storia dell'attacco alieno, nessun di certo l'avrebbe fermata, solo i suoi genitori si sarebbero messi contro. E visto che avevano saputo che il disastro era proprio avvenuto alla partita di calcio delle loro figlie, i Rogers cercavano di evitare l'argomento. Per la maggiore questa era proprio una disdetta: era sicura che sua madre avrebbe avuto un sacco di commenti interessanti sul caso.
Ma come quella specie di visione a Capodanno, anche questa nuova questione le sarebbe passata per un po'. Era inizio febbraio, il quattordicesimo giorno del mese, un modo volgare per dire: San Valentino!
Mazzi di fiori, cioccolatini e bigliettini, fate largo al romanticismo!
-Fate largo alla preside!-urlò la Beitcher, spingendo a lato gli alunni, diretta verso la prima fila della platea.
Appena seduta, notò sul suo posto riservato, un coloratissimo mazzo di fiori gialli e rossi. Sul bigliettino stava scritta in piccoli caratteri:
Tu che porti luce quando avanza il giorno
Che riscaldi di amore l'ambiente d'intorno
A te dedico questa breve poesia
Tu con il tuo sorriso, regalami allegria.
La preside la lesse a voce alta a Gilberte Holden, che sorrideva compiaciuta alle parole, magari fissandosele in testa per una canzone. Alcune ragazze fecero delle risatine sommesse, ma la donna pensò che fossero perlopiù di invidia. Posato il cartoncino, alzò il mazzo di fiori: premuti i gambi dei fiori, proprio mentre lei lo stava annusando, ne uscì uno schizzo d'acqua che le cancellò completamente il trucco.
-San Valentino! Oggi non è il primo aprile! E neanche Carnevale! Si può sapere chi ha fatto questo?!-ruggì la preside pulendosi la faccia con un fazzolettino.
-Aspetti, la aiuto-si offrì Gilberte, tutto scioccata.
-Qualcuno di voi-riprese sopra i toni la Beitcher-sa per caso dirmi chi si è avvicinato al mio posto nell'ultima ora?-si rivolse agli alunni che preparavano i provini.
Una ragazzina, bionda e sorridente, con il vestito rosa pallido, si avvicinò.
-L'unica persona che è entrata nell'auditorium prima di noi è stata Lilian Rogers, signora-disse con aria insicura-ma poi è subito andata via.
-Dovevo immaginarlo!-urlò la preside, staccando la mano di Gilberte che le puliva ancora il viso.
-Ops-sorrise la bionda, con un sorrisetto, mentre la donna si affrettava a lunghi passi verso il corridoio. Tirò fuori un telefono rosa, con brillantini a formare il suo nome. Amber. Ma non una qualsiasi Amber. Amber Collins.
-Ed ora ragazzi, volevo iniziare a spiegarvi il capitolo sette, quello sui fossili marini, dunque...-spiegò il professor Clark, prima che qualcuno bussasse alla porta dell'aula.
-Salve-fece capolino la preside-innanzitutto volevo augurarvi di trascorrere un buon San Valentino! Beh, ovvio, ci sono persone che pensano che questa festa sia inutile e ovviamente la usano come un divertente modo di sbeffeggiare i propri superiori indecentemente!
La Beitcher sbattè un colpo a mano aperta su un banco. Casualmente si trattava proprio del banco di Lily. Le si avvicinò al viso con un espressione arcigna, come una brutta arpia, qual era.
-Noi non ne sappiamo niente, vero, signorina Rogers?
-Parla con me?-balbettò Lily-Non capisco, sarà lei a disprezzare questa festa, io l'ho sempre festeggiata a dovere...
-Tranne quest'anno...
-Che? La festa è appena iniziata e lei mi dice che non l'ho ancora festeggiata? È senza logica le pare?
La Beitcher diede un altro colpo al banco e le girò intorno passandole dietro la schiena.
-Ora basta! Lei sa benissimo di cosa sto parlando! Di un mazzo di fiori molto particolare che ho trovato poco fa!
-Ho capito, ho capito-sorrise Lily, in uno sfoggio psicologico-è il primo mazzo di fiori che riceve, e per sfogare le sue emozioni, si accanisce sul suo bersaglio perferito, cioè la sottoscritta.
-Ma che bersaglio e bersaglio!-arrossì la preside-Non è mica il primo mazzo che ricevo!
-Davvero qualcuno le ha già mandato dei fiori?-disse Lily in tono stupito.
La classe rise silenziosamente, il professor Clark si nascose la bocca con una mano.
-Certo che sì, signorina, che domande! Che cosa ti fa pensare il contrario?-rispose minacciosa.
-No, è che lei, cioè...lei ha un certo...lei è...è...non le fa strano che una signora come lei, importante e riverita, riceva dei normalissimi e sciupati fiori?
-Rogers!-tuonò la preside-Voglio sentire il vero motivo!
Lily deglutì con esitazione e si alzò in piedi di fronte a lei.
-Lei ha qualche...lei sembra...lei manca molto di fascino, signora Beitcher.
La classe rise di nuovo, segno di approvazione.
-Beh, se la mettete così, sappiate che la bellezza esteriore non è tutto: ci vogliono buone doti morali anche!-riprese imbarazzata la preside.
-Allora siamo spacciati-bisbigliò Lily.
-Che cosa intendi dire?
Visto che l'intera aula le dava il suo appoggio, la ragazza sorrise e le spiegò tutto con sincerità.
-Signora Beitcher, il problema è che lei ha un brutto carattere, e non lo dico perchè sono la studentessa che più volte è finita nel suo studio, ma perchè tutti in questa scuola pensano che lei sia scorbutica, arrogante, presuntuosa, sprezzante, opportunista ed estremamente poco incoraggiante nei suoi atteggiamenti.
La preside si sistemò la pashmina intorno al collo, irritata.
-A mezzogiorno in punto, nel mio ufficio, puntuale-sorrise maligna, chinandosi verso Lily.
 
-Ecco come rovinarmi la giornata di primo mattino!-esclamò la ragazza, appena ebbe tempo di parlare con i suoi amici, dopo la campanella.
-Prevedo grossi guai-iniziò Chris, annuendo-Fino ad oggi non l'avevo mai vista così irritata...deve averla veramente sciupata il tuo scherzo!
Lily lo guardò di storto, con un mare di insulti dietro le labbra, sbattè la porta dell'armadietto(che, difficile a credersi, non si staccò) e se ne andò puntando i piedi.
-C'era il caso di dirle una cosa simile?-protestò la sorella, posando i libri.
-Ma cosa ho detto di male?
Meg e Josh gettarono anche loro una strana occhiata a Christopher, che li fermò appena fecero cenno di andare.
-Non è stata Lily a fare quello scherzo-ammise Josh.
-Ne sarebbe anche stata capace, ma è abbastanza intelligente da non farlo proprio oggi-aggiunse Meg, indicando il manifesto del Vocalist Show che fasciava i quattro lati della colonna del corridoio.
-Già-riprese il ragazzo, mostrando invece i palloncini a forma di cuore appesi al soffitto, per ricordare a tutti il giorno che correva.
-Due buoni motivi per non cacciarsi nei guai-rise la biondina, quando vide che Josh aveva avuto quasi la sua stessa idea.
Dall'aula accanto, spuntò Trent, tutto solo, con i libri in mano.
-Ehi ragazzi-cominciò imbarazzato-sentito l'incidente della preside?
I tre si guardarono amareggiati, e gli spiegarono la storia di Lily e del misterioso mazzo di fiori. Ma Trent faceva segno ininterrottamente che avevano ragione e le cose erano giuste. Perchè sapeva già tutto, e molto di più, grazie alla versione della fidanzata.
-Questo pasticcio non doveva capitarle...-disse Trent.
-Avanti! Non la possono mica accusare! Dobbiamo trovare chi ha portato quel maledetto mazzo di fiori alla Beitcher!-li scosse Meg.
-In che senso? Sappiamo già chi li ha consegnati...
-Davvero?-chiese la bionda, tutta curiosa.
-Sì-rispose Trent, non capendo il motivo di tanta meraviglia.-È stata Lily.
-Che?-sobbalzarono gli altri.
 
-La prego, signora Beitcher, la scongiuro! Mi deve credere!Non avrei mai potuto farle una cosa del genere...
-Ho i miei dubbi al riguardo, signorina Rogers-rispose sempre sprezzante la preside-ho qui la sua scheda personale. A quanto vedo manca poco alla sospensione. Dunque, quale sarebbe la scusa di questa volta?
-Io non ho fatto nulla!-esclamò Lily.
-È stata vista nell'auditorium stamattina...non iniziamo con le bugie.
-Io ero lì stamattina, per consegnarle dei fiori-ammise la ragazza, e riprese subito, evitando che la donna controbattesse-un signore mi ha chiesto di portarglieli...
-Ah, bene, questa è una scusa accettabile, finalmente!-rise la Beitcher-Mi dici il motivo, cara, per cui avresti dovuto darmeli proprio tu?
-Mi ha detto che era timido per darglieli di persona-arrossì Lily, nonostante fosse la verità.
-E non mi sai dire perchè abbia scelto proprio te?-disse la preside maliziosa-E perchè avresti dovuto accettare?
-Per farle un favore-azzardò la ragazza, sprofondando nella poltrona davanti alla scrivania.
-Tutto qui?
-Senta-esclamò alzando la voce, la povera Lily-ho davvero a cuore il fatto di voler partecipare anche per una misera semifinale al Vocalist Show! Appena il signore mi è venuto incontro, io ho accettato...era un modo per mostrarmi generosa nei suoi confronti, e in un certo senso riuscire a prendermi il suo voto alle selezioni!
La preside era rimasta in silenzio, sistemandosi i suoi occhiali spessi.
-Non vedo perchè io non possa farlo, dato che un'altra allieva si servirà del voto di una sua stretta conoscente! Cosa le fa pensare che sostenere una cosa del genere possa servirle?
-Non capisco-balbettò la Beitcher, con uno sguardo leggermente mutato e pensante.
-Parlo del fatto che lei si schieri sempre dalla parte del più forte. Come la spumeggiante e famosa Gilberte Holden. Lo so che non devo accusarla, ma io la penso così. Cioè, lei crede davvero che la televisione, una volta qui per il concorso, le darà ascolto? Chi intervisterà?
-Lei?!-bisbigliò la preside.
-E chi avrà il voto più importante? E chi detterà le regole nel concorso? Di quale persona verrà ascoltato il parere? Quale nome sarà sempre scritto a caratteri cubitali? Chi realmente trarrà beneficio da tutto questo? Una preside opportunista, o la produttrice discografica, con nuovi talenti da scoprire, di cui è burattino?
Lily vedeva gli occhi della preside sbattere le palpebre in modo insolito. Quasi apprensivo, compiacente, quasi le desse ragione. Ma tanto era la Beitcher, e prima o poi si sarebbe sentita urlare contro a milioni di decibel.
-Ora può arrestarmi-disse la ragazza portando i pugni uniti in avanti.
Invece calò il silenzio. La scrivania della preside scricchiolò leggermente per riempire un po' quel vuoto.
-Rogers, fuori da qui-disse la donna, a bassa voce.
-Significa che non mi punirà?! Ma ne...-sorrise Lily.
-Ho detto, fuori da qui-ripetè alzando di poco il tono della voce.
 
Alla Coolsville High, i corridoi erano in subbuglio per i provini, che si tenevano al termine delle lezioni. Per chi non era interessato, quel trambusto costituiva solo un martellante mal di testa.
Megan era tornata a casa prima, perchè la professoressa di matematica era assente, e aveva pensato di fare una corsa a cambiarsi, per tornare in tempo a tenere il morale alto alla sua amica prima dell'esibizione.
Quando la porta si era aperta, l'avevano accolta sua madre e Madleine, tutte due con i capelli fradici.
-Oh, sei solo tu.
-Grazie per la considerazione-commentò Meg.
-No, scusa tesoro, ma stiamo aspettando che arrivi l'idraulico, altrimenti la doccia allagherà la casa-le rispose Daphne, conducendola in casa.
-Perchè non hai chiesto a papà? L'ha aggiustata lui l'ultima volta.
-Appunto, Meg, appunto.
Grazie ad un piccolo e stretto tubo di gomma, quei litri d'acqua che scorrevano da più di un'ora nel bagno, erano stati convogliati fuori dalla finestra del salotto, che sembrava un vero e proprio cantiere.
La ragazza posò lo zaino, diffidente che il divano potesse essere bagnato, poi si sdraiò comodamente per svuotare la testa. Si sentiva il rumore dell'acqua atterrare sul prato del giardino.
Era stato un intenso San Valentino. La sua cartellina straboccava di valentine di tutti i tipi e colori, e anche se si poteva dubitarne, almeno di poco appesantivano lo zaino.
-Salve-disse dolcemente Gloria, appena aprì la porta.
-Salve, buon pomeriggio-ripetè un ragazzo, con il dito ancora sopra il campanello.
Daphne accorse alla porta. Vi trovò un giovane incappucciato, con la sciarpa fin sopra il mento e occhiali da sole, un paio di jeans tenuto da una cinta con tasche. In mano sorreggeva una pesante cassetta degli attrezzi rossa fiammante, tutta lucida.
-Lei deve essere la signora Jones, o sbaglio?-disse, masticando volgarmente il chewing-gum.
-S-sì, sono io-balbettò lei con una mezza smorfia, vedendo quella mascella muoversi insistentemente su e giù.
-Sono qui per il suo tubo che fa i capricci, che dice, mi mostra la sua latrina?
-Ehm, venga entri.
La donna spalancò quasi del tutto la porta, deglutendo con faccia infastidita dal fare menefreghista del ragazzo. Non sapeva neanche se fidarsi a lasciare che quel poco di buono toccasse i tubi della sua casa. Quasi quasi era meglio chiamare Fred, digli quello che era successo, e lasciare che pasticciasse e si divertisse a fare il piccolo idraulico.
-E questo chi è?-sbottò Meg, alzando appena la testa dal cuscino.
-Non essere scortese...questo credo sia l'assistente dell'idraulico-sorrise Daphne, verso il ragazzo.
-Il signor Smith aveva un'urgenza di famiglia, ha mandato me-disse impassibile lui-però avrei bisogno di aiuto.
-Fagli vedere il guasto, tesoro-riprese la signora Jones, guardando la figlia.
-D'accordo...da questa parte.
 
-Non sente caldo?-chiese cortesemente Meg, vedendolo sudare sotto il cappuccio.
-No, sto bene. Passami la cosa lì sulla destra.
-La chiave a stella?
-No, quella appuntita.
-La chiave a stella...-annuì lei, porgendogliela.
La ragazza fece attenzione a non toccare il grasso che aveva sulle mani, e lo guardava con la stessa insicurezza di sua madre. Quel tipo continuava a chiederle di aiutarla, come se fosse stata la sua assistente. Di quel passo non avrebbe nemmeno dovuto pagargli il lavoro.
-È sicuro di quello che sta facendo?-domandò la biondina, stanca di passare attrezzi solo per cortesia.
-Certo!-esclamò lui indignato-Sono tre anni che lavoro con il signor Smith! Mi impresta persino la sua vecchia e amata cassetta degli attrezzi!
-Scusi allora-disse lei timidamente.
-Nessun problema, perdonata perchè sei una bella ragazza...se non avessi una fidanzata di chiederei di uscire...-sorrise sempre masticando.
Meg arrossì di imbarazzo. Pensare che un qualsiasi estraneo potesse dirle una cosa del genere, era davvero tremendo. Persino un nerd con un enorme apparecchio le sarebbe piaciuto di più di quel pazzo ruminante di gomme. Un complimento non le era mai stato fatto con dita unte e un cacciavite che ruotava tra le dita.
 
-Bene ragazzi. A momenti inizierò a chiamare per i provini, state tranquilli e conocentrati, mi raccomando.
Hester Stout sapeva portare il sorriso anche in preda al panico, e nessuno studente riuscì a trettenere il respiro: si calmarono tutti. Come potete immaginare, la piccola stella dei Chasez, camminava avanti e indietro nei camerini dietro le quinte, in attesa di sapere l'ordine di uscita sul palco, senza la benchè minima ansia dei provini. Lei li avrebbe passati. Questa era una semplice messa in scena.
Lily era rimasta seduta su una panchina, accanto alla porta, sperando di vedere la sua migliore amica arrivare.Ma dal corridoio non giungeva nessuno, erano solo i passi della sua rivale.
-Rafael Morris!
Un ragazzo si alzò in piedi tutto tremante. Se ci fosse stata una telecamera la sua reazione sarebbe stata anche peggio. Per fortuna le selezioni non erano incluse nel programma delle riprese.
Partì la musica e rimbombò fino ai camerini. Si udì un solo gridolino, ma nessuna voce a cantare.
Janet Chasez era entrata tra gli altri ad avvertirli che Rafael era svenuto dall'emozione, un po' per spaventarli, un po' per farsi una risata.
Nessun altro svenne per altre due ore, segnale per Lily che prima o poi sarebbe capitato un altro disastro, per colpa sua di sicuro. Tanto ormai per una volta aveva fatto lei la predica alla preside, e guai più gravi di questi, non se li poteva neanche immaginare.
-Janet Chasez!
"Oh, eccola"pensò Lily, appena le sfilò davanti.
-La mia canzone s'intitola Here I Come, sono sicura che la vorrete riascoltare all'infinito! Attacca!-urlò lei dal palco, schioccando le dita.
Gilberte aveva gli occhi scintillanti, e applaudiva ad ogni nota, gesticolando alla Beitcher che era terribilmente magnifica e imbattibile. La Stout invece martellava il foglio con la penna, come impaziente.
Josh seguiva tutto con gli altri ragazzi che si erano offerti per le luci della recita ed erano stati facilmente venduti per quell'insulso concorso. Se si aggiungeva il fatto che probabilmente avrebbe vinto Janet, era davvero insulso, a loro parere.
-Eccezionale! Sono stata eccezionale!-esultava Janet, saltellando per la stanza, dopo aver lasciato il palco.
-Ma che strano, visto che non conoscevi proprio nessuna delle giurate!-commentò Lily.
-Senti chi parla, quella che corromperebbe la preside con un mazzo di fiori di uno sconosciuto, anche se fosse mio zio!
-Sei stata tu?!
-Mhn, forse sì, forse no...-sorrise soddisfatta la Chasez.
-Quanto mi fa innervosire!-si lamentò Lily, stringendo i pugni.
Un gruppo di ragazze annuì debolmente-Anche noi.
 
-Hai voglia di portarmi un bicchiere di cola? Te ne sarei grato, ho la gola più secca del Sahara...-farfugliò l'idraulico, appoggiando la sua mano sporca sulla camicietta nuova di Megan.
La ragazza si alzò irritata e raggiunse la porta, ma riuscì a non urlare.
-Mamma, mi serve una cola per quello scapestrato che sta di sopra...
-Meg! Possibile che devi sempre parlar male di tutti? Allora, hai detto una cola per...cos'è quello sgorbio che hai sulla spalla?
-Vuoi proprio saperlo?-sbuffò la ragazza.
-No, grazie-rispose la madre, del tutto disgustata.
Dal lato della cucina, spuntò Gloria, con un espressione molto vicina allo scoppiare a piangere come una fontana. La sua mano destra reggeva con la punta delle dita un pupazzo di stoffa...squarciato in due, con l'imbottitura di lana che scendeva a picco giù dalla cucitura.
-Perchè hai fatto del male al signor Poncho? Perchè?
-No, aspetta,chi è il signor Poncho?-chiese Meg, senza capire tanta disperazione.
La piccola le sbattè in faccia quel pupazzo. Era una tenerissima scimmietta color cioccolato, morbida e sorridente. Avrei sfidato chiunque a non abbracciarla.
-Cosa ha avuto il pupazzo? Uno scontro in moto, nel paese delle fiabe?-rise la maggiore.
Gloria iniziò a mordersi le labbra, poi scese una lacrima.
-Mamma!-urlò la bambina, abbracciando i fianchi a Daphne, la quale fulminò Meg con uno sguardo feroce.
-Oh, avanti, avrai milioni di sti pupazzi!
-Ti odio!-le disse Gloria.
-Perchè dovrei averlo fatto proprio io? Sono stata mezz'ora con l'idraulico!
-Sei andata nel bagno di sotto, però-singhiozzò la sorella.
Megan afferrò la cola sul vassoio e scattò sopra una delle due scale della casa. I Jones avevano quella piccola villetta da quando si erano sposati. Aveva il triplo di stanze di quante realmente ne occorrevano all'intera famiglia, uno spazioso garage, un bel giardino, e una freschissima piscina. Verrebbe voglia di un tuffo vero? Meglio di no: è febbraio, e nonostante il mese si chiami proprio così, non ho alcuna intenzione di beccarmi la febbre. Voi fate pure.
Nel bagno del guasto, Meg trovò il ragazzo sdraiato, con la maglietta leggermente alzata, ma la testa sempre fasciata con quei tremila accessori.
-Ecco qui-sospirò.
-Mille grazie-disse lui col fiatone.
-Fai fatica a respirare? Vuoi dell'aria?
-Tu sai cosa voglio...-commentò l'idraulico, issandosi sui gomiti e prendendole il mento.
-Oh, bene. Adesso devo andare, è stato un piacere!-si affrettò lei, correndo verso la porta.
-No, non andare, è stramitico parlarti...-sorrise lui con aria da playboy.
Va bene che era San Valentino, ma ora si stava esagerando.
-Io torno a scuola-annunciò Meg, sistemando la borsa sulla spalla, di una maglia nuova e pulita.
-A scuola? Ma il club di teatro non c'è più...avete quel nuovo concorso, strano...ehm...-commentò Daphne, seduta sul divano a leggere.
-Vocalist Show, mamma. Ci sono i provini oggi, e non posso proprio perderli.
-Sei iscritta?...ecco perchè hai provato con la chitarra in questi giorni!
Meg fece segno di chiudersi la bocca come una cerniera. Dopo due secondi, la porta sbattè in un tonfo.
 
-Lilian Rogers!-chiamò la Stout.
"Ok, calma. Ci siamo solo io e il microfono, qualche giurato e sedili vuoti: andrà tutto bene...Accidenti, Meg doveva essere qui da un pezzo, non riesco a cantare se non ho supporto psicologico!"
La professoressa di teatro urlò ancora il suo nome, e Lily non ebbe scelta.
-Eccomi-balbettò, poi rimase in silenzio.
Gilberte Holden sorrise soddisfatta di chissà che cosa, la Beitcher invece fu immobile come una statua.
-Allora, signorina, non abbiamo tempo da perdere...dica qual è il suo pezzo?-si lamentò la produttrice.
-Ah, g-giusto, la m-mia canzone! Cioè, si intitola Bump in the Night...
-Tutto qui?-sbottò di nuovo la donna vedendo che lei restava ferma a guardare il vuoto.
-P-posso partire?
-Alleluja! Ne saremmo grate!
Josh fece partire di persona la base con le dita già incrociate. Se Lily avesse aperto bocca, sarebbe andato tutto liscio e meraviglioso, perchè si era davvero impegnata, con un po' di serietà: incredibile. Ma a volte sembra così facile aprire la bocca, che quando proprio non ci si riesce, il mondo si fa incredibilmente stressante, per quelle parole o note che hai lì, bloccate in gola.
Si voltò a sinistra. Suo fratello la incoraggiò con un sorriso e le indicò la sua destra.
-Ce la puoi fare, Lily, coraggio-sussurrò Meg, con i capelli scompigliati dalla sua gran corsa.
 
-Non vedo il motivo per cui non dovremmo lasciarla gareggiare, il concorso è aperto a tutti, e chi lo merita, deve per forza passare le selezioni!-protestò la Stout.
-I requisiti prevedono anche una predisposizione ad avere un'immagine eccellente di se stessi!-riprese subito la Holden.
-Non siamo ad un concorso di bellezza! Qui chi sa cantare deve partecipare per forza!
-È un concorso scolastico! Bisogna anche valutare l'andamento scolastico della ragazza!
-Ma per favore, che assurdità!-urlò la Stout.
-E a quanto pare questa ragazza non mi pare goda di così tanta benevolenza qua dentro-continuò Gilberte, senza neanche ascoltarla.
-La vorrei informare, signora, che Lilian Rogers, nonostante qualche richiamo disciplinare, è una tra le studentesse più capaci del nostro liceo. Ha voti alti in quasi tutte le materie di studio, perciò...dovrete selezionarla per forza, dato quello che abbiamo visto oggi...
-Ma...-ribattè la donna, cercando lo sguardo della preside.
La Beitcher, con il suo sgurardo enigmatico e pensieroso, annuì stanca.
 
-Mi devono ancora avvisare, quando arriveranno il verdetto, saprò se sono stata ammessa al concorso.
-Hai davvero questo dubbio, Lily?-le sorrise Josh.
-Sei già dentro da quando hai firmato il bando sul cartellone...tu sei nata per questo concorso, vieni qui, un bell'abbraccio!-disse Meg, allargando le braccia. Erano tutti e tre seduti sul grosso tappeto rosa della camera della biondina, pieno di toppe a forma di cuore. Scooby e Chris? Uno dal veterinario, l'altro sinceramente non saprei. Ah, no scusate, ora vi dico dov'era.
-Ma che razza di problemi ha quella dannata doccia?-sbuffò Chris, reggendosi l'asciugamano che aveva legato a vita con una mano, e asciugandosi i capelli con un altro panno.
-Di nuovo la doccia che non va? Ma se l'idraulico l'ha riparata tutta la giornata!-disse la sorella.
-Bell'idraulico! L'abbiamo anche pagato per fare in modo che la doccia vada a scatti?
-Strano-commentò Lily facendo le spallucce.
-Strano il fatto che non funzioni? Dillo a quel tipo incappucciato che voleva rimediare un'appuntamento!
-Chi?-chiese Josh, fissando Meg.
-Beh...
La ragazza stava per raccontare di quel pomeriggio, ma sua madre interruppe il discorso con una faccia infuriata.
-Mi dite chi di voi ha completamente messo a soqquadro la nostra camera da letto?-urlò Daphne in direzione dei figli.
-Io ero agli allenamenti di football-si giustificò Chris alzando le mani.
-I-io ero via...scusa, non potrebbe essere stata Gloria?-protestò Meg, usando il nome di battesimo della sorella, per capire che era davvero sincera.
-Quando è andata a danza, prima che tu uscissi, era ancora in ordine...-disse la madre.
-Magari era arrabbiata per la storia del pupazzo...
-A proposito, quella questione è ancora in sospeso.
-Va bene, ne parliamo dopo, ciao mamma!-e Meg la spinse fuori dalla porta, chiudendola.
-Ahi, ahi, Lily ha il suo cervellino in azione-disse scherzando Josh, vedendola assorta nei suoi pensieri.
-Trent?-cercò di indovinare Chris.
-Ma figurati, Vocalist Show!-esclamò Meg.
-Nah, mia sorella sta pensando all'idraulico...
-Ma se non l'ha nemmeno conosciuto!-brontolò l'amica.
-Avete detto qualcosa?-chiese Lily, appena sveglia dallo stato di trance.
-No-dissero indifferenti loro.
Josh, seduto dietro di lei, alzò la mano. Poi contò: uno, due, tre.
-Ma come hai detto che era quell'idraulico?-comiciò la Rogers.
Suo fratello fece il segno del "ve lo avevo detto".
-Era un tipo strano, a vederlo avrà avuto circa la nostra età, ma non il viso era coperto da ogni genere di cosa, cappuccio, occhiali da sole e una sciarpa orrenda...sembrava che non volesse essere riconosciuto.
-Potrebbe aver frugato lui dai nostri genitori-esultò Chris per dimostrare che stava seguendo il ragionamento.
-Esatto!-sorrise Lily-chi ti ha detto che non fosse un impostore, che veniva qui a rubare?
-Beh, in effetti mi ha fatto strano vedere che la "vecchia cassetta"del suo capo era nuova di zecca...deve aver fatto tutto mentre andavo in bagno o gli prendevo da bere...che insolente!-commentò Megan.
-E avete visto come a riparato la doccia? Semmai l'ha rovinata più di prima!
-Proprio per questo l'ho pensato-ammise Lily-ma credo che io e Josh stiamo pensando ad un'altra cosa.
Il ragazzo le sorrise e si alzò in piedi.
-Un ragazzo della nostra età, sconosciuto, travestito, con smania da playboy...non è una storia che avete già sentito?
Meg ebbe un sobbalzo e si coprì la bocca dallo stupore.
-Ma è tremendo!-urlò poco dopo.
-Lo so, ma credo sia vero...quel ragazzo era lo stesso che c'era sotto il costume del principe azzurro.-disse Josh.
-Già, d'altronde a me avevano chiesto informazioni, e, se non sbaglio, nella camera dei vostri genitori c'è dell'archivio della Mystery Inc...vi sembra casuale?-aggiunse la sorella.
-Ma dico è tremendo! La mia migliore amica si prende un bellissimo tipo in calzamaglia turchese e io un rozzo e sudicio operaio? A me, proprio? Che ingiustizia!-si imbronciò ironicamente Meg.
Christopher, sempre con un solo asciugamano addosso, rimase in piedi confuso. Che terribile momento poteva essere? Un maniaco che si traveste, un attacco alieno in città e la sua migliore amica che gli confida di aver avuto una visione a Capodanno...sembrava che i biglietti a forma di cuore che aveva ricevuto quel giorno, lo avessero fatto ammattire, sul serio.
In realtà, come per il principe azzurro, la questione era finita lì. Era tutto una semplice coincidenza, e questa volta anche Lily lo disse: coincidenza. Probabilmente Gloria aveva cercato qualcosa in camera, e quel tipo era un semplice maniaco di accessori.
La cosa che sicuramente non fu una coincidenza, stava lì, appoggiato allo zerbino della casa dei Rogers, quando i gemelli rientrarono. Era un'enorme scatola scarlatta di cioccolatini di tutti i tipi, con una valentina appesa sopra:
 
Alla più spumeggiante, magnifica, stravagante e sensazionale ragazza del mondo. Non mi sembra ancora vero che tu sia tutta mia! Auguri di buon San Valentino, Lily!
Il tuo misterioso e timido fidanzato
 
-Oh, Trent!Non dovevi!-disse lei, come se il ragazzo fosse lì-Tu non provarci nemmeno!
Josh aveva appena tentato di prenderne uno dalla scatola-Su forza, entriamo.
-Vi sembra l'ora di arrivare?-chiese Velma, seduta a tavola, già tutta preparata.
-Eravamo dai Jones-si scusarono entrambi, tutti rossi.
-Tranquilli, stavo scherzando-sorrise lei.
Lily salì in camera ed estrasse il regalo di Trent, nascosto sotto la felpa.
-Abbiamo qualcosa da festeggiare?-chiese Josh, vedendo che stranamente la tavola era più imbandita del solito.
-Nah-rispose suo padre, sorridendo.
-Abbiamo solo una cosa per te...-e Velma porse un pacchettino a Lily, che ci restò di sasso.
-P-per San Valentino, a me?
-Una specie-disse Velma.
Dalla carta oro ne uscì un astuccio nero e lucido, con un grosso fiocco rosso. Per fortuna la ragazza aveva visto una cosa simile in mano alla sua amica, altrimenti non le avrebbe potuto dare un nome.
-Una trousse per i trucchi?-balbettò con sguardo interrogativo-Lo sapete vero, che io non li porto mai?
-Ma abbiamo saputo tutti che ti serviranno...
Lily squadrò Suzie, comodamente seduta a tavola. Aveva un sorrisetto malizioso. Beh, in fondo tutti avevano un sorrisetto malizioso.
Visto che la data era il quattordici febbraio, si immaginò subito che i genitori avessero scoperto la storia del suo ragazzo. Meno male che il mittente del pacchettino non aveva firmato!
-Io volevo dirvelo, ma, cioè, lo trovavo imbarazzante...-cominciò Lily.
-Imbarazzante? Nostra figlia partecipa ad un talent in televisione! È una cosa magnifica!-e sua madre si alzò per abbracciarla."Perfetto, hanno telefonato mentre non c'ero...beh, almeno ho passato i provini!"
-Felici per questo? Mi avete detto di stare lontana dalla stampa!
-Sei abbastanza grande per alcune cose, ora...ma riguardo ad altre questioni, bocca cucita!-le disse Velma.
-Grazie. Solo non ci avevo proprio pensato al concorso...
Velma e Shaggy la guardarono di storto.
-E scusa, cosa pensavi che, cioè, dovessimo festeggiare?
-Pensava che voi aveste scoperto che ha un fidanzato!-se la rise Suzanne, senza accorgersi di averlo detto ad alta voce.
Lily le rivolse il suo sguardo omicida.
-Oups.

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Capitolo 15
*** Giù la maschera ***


Passarono alcune settimane perchè il caso degli alieni tornasse sulla bocca di tutti. A mezzogiorno del 18 marzo, la televisione annunciò che era di nuovo stato violato il sito dell'amministrazione della città, e un brutto ceffo alieno si era ripresentato, questa volta ad un luna park. I giornalisti avevano pagate cifre da urlo per entrare, sperando di catturare l'immagine della creatura. Il resto della città, convinto della minaccia che incombeva a causa dell'insistenza dei giornali, viveva giorni di terrore. Molti cittadini si finsero malati e lasciarono gli uffici vuoti al lavoro, il sindaco in persona si rifugiò in municipio e saltò due conferenze. Si parlò persino di chiudere le scuole: ottima cosa, ma non venne messa in pratica. Perchè per molti quella storia sembrava solo una gigantesca e melodrammatica buffonata.
E chi più degli eredi della squadra di detective che aveva da sempre smascherato quel genere di messa in scena?
Ed ecco perchè Josh, stranamente, quel mattino si alzò dal letto, tutto contento della giornata, con gioia da vendere a chiunque gli avesse chiesto il prezzo. Saltava su e giù per casa, sorridendo in modo inusuale, afferrando lo zaino e canticchiando. Un po'come Alice quando era stata in punizione. D'altronde erano fratelli, cosa vi aspettavate? Questa volta però, c'era in programma qualcosa di veramente eccezionale: da circa una settimana, il luna park dove era stato visto quel fantomatico alieno, aveva riaperto ufficialmente, perchè la stampa aveva mollato il colpo ed era più interessata al caso della rapina nella banca di Finnegan J.T. Road. Ogni tanto tornavano ancora sull'argomento, quasi per continuare a terrorizzare quei poveri cittadini.
E come per istinto, i ragazzi avevano deciso di intervenire. Lo sapevano che non dovevano farsi troppo notare, ma almeno ficcanasare un po' in giro potevano permetterselo. Alle tre in punto, dopo la scuola, avevano l'appuntamento davanti al cancello del luna park. A quell'ora di solito non arrivava molta gente.
L'idea era stata di Chris, non che agli altri non importasse, ma era stato coraggioso da proporlo alla squadra.
Alla Coolsville High fu una lunghissima e noiosa giornata, di quelle in cui si pensa che non sia neanche necessaria la propria presenza. Il professor Clark tornò sul capitolo dei fossili marini, il signor Vallentine(di cui voi vi sarete dimenticati, Josh invece no di certo) torturava con flessioni qualche alunno e Kyle, con il suo fare tranquillo ma rigoroso, procedeva con far funzionare la sua amata centrifuga da laboratorio, di cui pronunciava sempre il nome per esteso(questo bisogna precisarlo, perchè il professore non faceva mai il bucato e non aveva la benchè minima idea di come accendere la lavatrice).
Seduti in mensa, nessuno parlò di quello che stavano per fare nell'immediato pomeriggio. Si scherzò a lungo di cose senza senso, ma guai a pronunciare la parola "alieno". Perchè è bene ricordare che i tavoli della mensa avevano ben cinque posti: di conseguenza, accanto a Meg, Josh, Chris e Lily, ci doveva essere sempre un'altra presenza estranea, che all'anagrafe era Trent.
Per quanto Lily fosse la sua ragazza, gli altri, specialmente suo fratello, avevano ancora una nota di diffidenza nei confronti del biondino.
Tacere, tacere, tacere. Questo ripeteva Meg. Non far sapere a Trent di tutto ciò che facciamo, altrimenti che razza di privacy dovremmo avere?
A Lily era stato detto di non parlare, semplicemente per non mettere il suo fidanzato nei loro stessi guai, così che non si sentisse in colpa per tenergli nascosto qualcosa.
E appena suonò la campanella della settima ora, iniziava la corsa al loro primo sogno di gloria.
 
Giungeva una lieve musichetta circense, con quegli alti e bassi capaci di farti ridere e perdere l'equilibrio allo stesso tempo. Un uomo in una veste decisamente fuori moda, ricoperta da stravaganti piume e cascate di brillantini sulle maniche, sbracciava salutando col cappello tutti quelli che si avvicinavano.
Ad ogni ingresso, due portoni di metallo cigolavano in modo sinistro, e dietro quelle sbarre divorate dalla ruggine, si nascondevano luci di colori inusuali, ferme, fluttuanti e roteanti, come quelle che adornavano la ruota panoramica.
Liberatisi degli zaini e chiamato Scooby a rapporto, la spianata di terra battuta davanti al parco accolse i quattro ragazzi, rigorosamente armati di torce. La bigliettaia del parco, una ragazza sui vent'anni, intenta a fare bolle con il chewing gum, strappò loro cinque biglietti dorati, con farfalle rosa di carta pesta impresse di glitter magenta.
-Ehi, ehi. Non vi permetto di entrare con quelle facce, forza un bel sorriso, così!-disse l'uomo dei cancelli, con due dita che gli sistemavano le labbra come una mezza luna.
I ragazzi sforzarono un sorriso perplesso.
-D'accordo, accettabile-riprese poi, spingendoli quasi uno ad uno dentro la porta di ferro.
-Ahi, che male-commentò Meg, massaggiandosi la spalla-non so chi sia, ma dovrebbe imparare a tenere le mani a posto...
-Lo pagano per farlo, smettila di lamentarti-la rimproverò il fratello senza lasciarle finire la frase.
-Da dove partiamo?-chiese Lily, dopo una manciata di attimi di un silenzio imbarazzante.
-I giornali avevano detto solo che quel "coso" era stato qui, ma non hanno mai detto dove, di preciso...
-Secondo me basterebbe guardare vicino alla Casa della Paura, per stare sul tema-sorrise Chris all'amico.
-Tu pensi che un extraterrestre vero, ammesso che esista, sappia esattamente cosa sia una Casa della Paura? Credi che gli farebbe differenza?-lo scosse Lily.
-Magari hanno studiato la specie umana e sanno che nei luna park esiste...
-Si, si, vieni specie umana, diamoci da fare!-e la ragazza trascinò Josh per la camicia verso la mappa del parco, che stava appesa sulla parete.
-Dietro la ruota panoramica, vicino al tiro a segno...dovremmo trovarlo facilmente.
Invece Chris si sbagliava. Il luna park, il cui nome ora saprete essere Kaosfield, era uno dei più grandi e frequentati della città, ma anche uno dei più strani. Questo perchè in quel parco esistevano due cartine, una stampata e stesa come un drappo sulla base della ruota panoramica, l'altra appesa ovunque.
La seconda mappa era detta la "burlona". Ogni settimana veniva cambiata per confondere e far vagare per ore i poveri visitatori. Per chi sapeva dov'era la ruota panoramica, su cui c'era l'unica vera cartina del luna park, era quindi tutto più facile...per niente! Bisognava prima trovarla quella dannata ruota panoramica! E come si faceva con una carta confusa e disordinata? Fortuna. Girare a caso e sperare di imbattersi in quel gigantesco mostro di metallo, coperto di luci.
Diciamo che la carta"burlona" non era poi così tremenda. Per questo pochi avevano pensato di scattare una foto alla mappa vera: non era poi cattiva l'idea di girovagare come in una caccia al tesoro. Anzi, si potevano provare delle attrazioni che sulla mappa erano semplici puntini, con poca attrattiva.
-Zucchero filato!-esclamò Scooby, guardando il bancone dietro di loro e indicandolo a Josh.
-Prima troviamo la Casa, poi potete, forse, avere dello zucchero filato!-si arrabbiò Chris, innervosito dal fatto che erano passati già venti minuti da quando seguiva a memoria la mappa-Ma quanti razza di banconi che vendono zucchero filato ci sono qui?
-Uno, credo. Siamo sempre vicino agli autoscontri...cioè, giriamo in tondo-disse Lily, facendo vorticare il dito in alto, formando cerchietti concentrici.
-Sei sicuro di ricordarti la mappa?-azzardò Megan, arretrando per non beccarsi un urlo di rabbia del fratello, che tuttavia non ci fu.
Un gruppo di ragazze, all'apparenza circa della loro età, passeggiavano lanciando risatine. Indicando uno, poi l'altro, poi l'altro dei cartelli vicino ad ogni attrazione. A malincuore, Chris si arrese a chiedere informazioni. Per fortuna erano carine.
Non si può descrivere la risata che gli rivolsero appena lui chiese loro il perchè stessero girando a vuoto. Lo canzonarono sorridenti per qualche minuto, poi gli spiegarono il malinteso. La più alta delle quattro, muovendosi i capelli, estrasse il cellulare dalla borsa e cercò di mostrargli l'immagine della cartina vera.
Beh, ve l'avevo detto: a poche persone dava fastidio girovagare un po'.
Quando Chris stava per congedarsi, la ragazza lo chiamò di nuovo per porgergli il suo numero di telefono.
E i suoi amici risero allo stesso modo quando lui spiegò loro la questione della mappa. C'era voluto ben poco perchè lo considerassero un perfetto idiota almeno sette persone, e un cane.
Tra stenti, cartelli confusi e ricordi di vaghi nella sua testa(che pur non voleva dare a vedere) portò tutta la squadra, al primo tentativo, alla Casa della Paura.
 
-Credetemi, questo posto merita davvero il suo nome-disse Lily, con gli occhi spalancati davanti a quella casa diroccata. Sembrava che l'avessero incastrata tra gli alberi sul perimetro del parco, ed era lontanissima dal centro, e scura, molto scura e tenebrosa.
Se non ci fosse stata tanta gente a fare la fila per entrarci, tutti e cinque non ci avrebbero messo molto ad andarsene. Lo so che sembra un ragionamento al contrario, ma i ragazzi volevano solo incontrare l'alieno, non salire su una giostra dell'orrore, quindi, più presenze c'erano, più la paura di aggirarsi lì intorno si affievoliva.
Ed erano solo le quattro del pomeriggio, se dava i brividi già a quell'ora, si poteva immaginare durante la notte. Eppure l'angolo in cui era posta quella strana costruzione, color indaco, sembrava comunque essere più in ombra degli altri.
-Siete sicuri che l'alieno deve essere proprio qui?-balbettò Chris.
-È stato qui, ragazzo!-disse soddisfatta una voce dietro di loro.
-Dice che è apparso qui?
-Chi meglio di me? Piacere, Damian Walsh, custode del parco.Sapete, ero qui quando quello strano tipo ha fatto la sua entrata in scena, la prima volta! La Casa della Paura adesso è presa d'assalto! Tutti vogliono visitare la dimora degli extraterrestri!-esclamava brandendo una scopa.
-Adesso pensate anche che dentro ci abitino gli alieni?-chiese Meg-Cominciamo veramente ad impazzire!
-No, signorina! I pazzi sono quelli che non vogliono provare il brivido della Casa! Un tale ha giurato di aver trovato bava aliena nel suo vagoncino, appena colata dal soffitto! Chissà cosa potreste trovare voialtri!-e lo scalmanato, sbracciandosi, si allontanava sempre chiamando la folla.
-Più andiamo avanti, più mi viene voglia di farci un giro.
-Nah, Chris, con tutti questi pretesti idioti chiunque sarebbe invitato ad entrare...meglio se giriamo intorno alla casa e troviamo una via d'entrata alternativa...ed evitiamo la coda-propose Lily.
-Si, direi che è meglio-le sussurrò il fratello-tu che ne pensi Scoob?
-Seguiamo Lily-rispose il cane, confortato dall'idea di non provare la giostra subito.
Senza essere visti, i cinque scivolarono sulla parete di destra, zitti e rigidi come dei pali, sperando che il muro della Casa non scricchiolasse.
"Ingresso riservato al personale di servizio". Ma per quattro ragazzini ficcanaso come loro, quel cartello significava solo"Prego, entrate pure a dare un'occhiata".
Tutti tennero le torce accese, giusto per essere sicuri di vederci nel caso fosse stato più buio del previsto.
-Oh, Zoinks!-urlarono i gemelli Rogers, mentre Scooby saltava in braccio al ragazzo.
A Megan scappò un gridolino, e si rifugiò dietro le spalle del fratello, rimasto pietrificato.
L'alieno stava neanche a due passi da loro, verdognolo e infido, con gli occhi rossi e scuri.
-Correte!-urlò Chris, ripresosi dalla paura.
E quel coso verde dietro di loro obbedì anche all'ordine. Si sentiva quasi un ruggire soffocato dalla sua bocca. Ai ragazzi non restò che cercare riparo tra quel boschetto di alberi prima del recinto perimetrale.
-Nah, argh, aiutatemi!-urlò a stento una voce lontana.
-L'avete sentito anche voi?-disse Lily, frenando sull'erba con le suole, che era così fresca che ci sarebbe voluto un secondo di più per farla scivolare.
Chris tornò indietro verso di lei e scrutò l'ambiente. Vide solo, steso per terra, quel coso alieno da cui fuggivano. Sembrava una tartaruga intenta a girarsi, mentre sta coricata sul guscio.
-Venite pure-consigliò agli altri tre, che fecero capolino da un albero.
Lily guardò Chris. Chris guardò Lily. Meg, Josh e Scooby guardarono Lily e Chris guardarsi. Poi Lily guardò Meg, Josh e Scooby. Chris guardò Lily che guardava Meg, Josh e Scooby. Lily guardò di nuovo Chris, alzò le spalle e si diresse verso quell'essere, raccogliendo un bastoncino abbastanza lungo da terra.
Si avvicinò molto lentamente, mentre gli altri facevano altrettanto.
-E Santo Cielo! Non potresti finirla di stuzzicarmi e aiutarmi a mettermi in piedi?-muggì l'alieno.
-Sul suo pianeta sono tutti scortesi così?-rise Lily per togliersi di dosso il pensiero che doveva toccare quel coso viscido.
Lo tirò su per una spalla in un solo colpo. Lui(o esso, non saprei come definirlo) ruotò il capo una decina di volte, scuotendolo lo parava con le mani, come in preda alla disperazione. All'improvviso un click.
-Ah, lo sapevo che alla fine si staccava-ripeteva soffocato l'alieno.
-Oh, accidenti! Ha detto che vuole staccarsi la testa! Vuole staccarsi la testa, capisci?-urlò Josh spaventato afferrando la felpa di Lily, scuotendola avanti e indietro.
Tra due colpi di tosse, la testa si staccò davvero. Una testa quasi senza capelli, tutta paonazza ne uscì scuotendosi.
-E lei chi sarebbe?-chiese Lily, senza mezzi termini.
-Ah, salve ragazzi.Scusate, sono Edwards, Carl Edwards. Gestisco il parco.-disse in un lieve sorriso, salutando con la mano.
Loro ricambiarono imbarazzati.
-Così questo alieno è...è un costume?-esclamò Chris.
-Un bel costume. Era esposto nella giostra e ho pensato...perchè non farci un giro?
-Quindi l'alieno che è apparso era anche lei?-domandò Meg, avvicinandosi.
-Per niente...-ma il suo volto era insicuro.
-Signor Edwards, perchè dovremmo crederle?
-Oh, d'accordo. Gli affari vanno male negli ultimi tempi, e da tempo cercavo un po' di pubblicità...che male c'è? Volevo solo approfondire la storia di questo alieno!-ammise a denti stretti-E comunque non sono stato l'unico! Avete sentito di quella partita di calcio...
Lily si fece avanti ancora di più, perchè si sentiva la migliore in materia.
-Non è stato lei allo stadio?-chiese subito.
-No, l'idea mi è venuta molto dopo, anche se il mio costume era diverso da come alcuni descrivevano quell'alieno...non penserete di dirlo alla polizia? O ai giornali?
-Credo che farebbe meglio a dire allo sceriffo che non c'è nulla di vero, così continuerebbe questa messa in scena solo per divertimento, no?-cercò di convincerlo Megan.
-Non male signorina. In fondo domani mattina perlustreranno lo stadio, e se capiscono che quella è una buffonata, indagheranno anche su di me. Perchè sono sicuro che quell'altro alieno sia un altro pover'uomo che cerca non so cosa.
-Ha detto che esamineranno lo stadio? Dopo più di un mese?-lo guardò Josh.
-L'hanno tenuto chiuso fino da allora, e riaperto questo pomeriggio solo per i corsi che si tengono nelle palestre o roba del genere...-spiegò l'uomo, roteando la faccia dell'alieno fra le mani.
-Ma è sensazionale!-esclamò il ragazzo, non si sa a giudicare cosa-Forza, dobbiamo sbrigarci ad andare allo stadio!
-Perchè?
-Niente domande, Chris, muoviamoci!
Il signor Edwards non ebbe tempo di esclamare chi fosse quel cane con loro, perchè nell'istante in cui gli puntò il dito contro, Lily gli strappò la testa del costume di mano e gliela rinfilò con un colpo secco.
-Ehi, tornate qui, voi!
-L'alieno!-urlarono due bambine spaventate, mentre la folla accorreva.
Così Carl Edwards, tra la gente da cui presto si sarebbe nascosto, perse di vista quei quattro ragazzi, confuso se fossero veri, o solo un miraggio dei suoi pensieri(ehi, che rima!).
 
-E non dimenticatevi di sorridere!-esclamò l'uomo all'uscita dei cancelli.
-Ma smettila!-urlò Meg, passandogli davanti, mentre lui rispondeva con una smorfia antipatica.
-Ci spieghi perchè ci hai fatti fare il giro del parco di corsa per trovare l'uscita?-chiese Lily dando un colpo al fratello.
-No, cioè, quando il signore ci ha detto che-e si interrompeva per respirare-lo stadio lo esaminano domani, e l'hanno riaperto solo oggi, non credete che-un altro respiro-che se davvero quell'alieno è anche un costume, l'uomo che l'ha indossato tornerà a vedere se ha lasciato qualche traccia?
-Ti vorrei strozzare solo per la corsa...ma devo ammettere che hai ragione-sussurrò Lily, sedendosi esausta sulla panchina.
-Quindi ora allo stadio?-mormorò Chris.
-E lo zucchero filato?-chiese triste Scooby.
-Vi compro un gelato, ok?-protestò Meg, vedendo che anche Lily e Josh sbadigliavano-Ma dobbiamo muoverci.
 
Lo stadio era deserto, vuoto, desolato, e anche i cancelli cigolavano tristi, per quelle pochissime persone che ci passavano attraverso. Tutto il contrario della giornata soleggiata di un mese prima.
L'erba era il doppio più alta dell'ultima volta, non curata, lasciata crescere al sole, vento e pioggia, come un campo di campagna.
Ovviamente, solo Lily potè pensare quelle cose. Gli altri non erano stati presenti all'incidente, e il loro unico commento fu quello di notare che era più grande di quanto ricordassero.
-Ma siamo sicuri che qui ci sia anima viva? Non controllano neanche chi esce-lamentò Chris, rimanendo l'ultimo del gruppo.
-Le palestre sono dietro agli spogliatoi...probabilmente sono tutti là-commentò Lily.
-Eccetto uno, ovvero quello che ha deciso di festeggiare Carnevale in anticipo durante la partita-la guardò Josh.
-Su, vediamo chi c'è là dentro-li incitò Meg, procedendo verso le due porte lucide all'estremità opposta del campo.
In realtà fu poi la meno decisa ad entrare negli spogliatoi per passare. Il fatto che quelli femminili fossero chiusi, le diede molto, troppo, eccessivo fastidio.
-Io di lì non passo! In quello maschile no!Piuttosto faccio tutto il giro dello stadio!
-D'accordo-sorrisero gli altri, e se ne andarono.
E lei si arrese. Sbuffò scuotendo la testa, chiuse i pugni e li seguì senza obiettare.
-E se fossimo arrivati tardi? Se per caso il tizio del costume se ne fosse già andato?
-Spero di no, Joshie. Ma secondo me, se abbastanza gente è tornata qui oggi, poteva benissimo notare che qualcuno rimaneva così poco da destare sospetti. E non dimentichiamoci che se voleva cancellare qualcosa, doveva farlo anche lassù!-esclamò Lily, indicando la torretta da dove i telecronisti commentavano le partite.
-Deve aver proprio fatto un'entrata spettacolare allora!-rise Chris, esaminando l'altezza dell'edificio-Senza dubbio voleva farsi notare!
La sua amica stava per voltarsi ad annuire, ma inciampò su uno dei borsoni lasciati a terra.
-Fatta male?-chiese il fratello, tirandola su.
-Non tanto...ma cosa hanno ci hanno messo dentro?-disse, aprendo di poco la cerniera del borsone su cui era atterrato il suo ginocchio.
Un rumore metallico vibrò tra la stoffa. Sembrava una lattina, anzi, era una bomboletta, per di più grigia con una scritta leggermente cancellata. Poi ne venivano circa altre sei, tutte uguali.
-Wow, non so cosa sia, ma ce ne deve essere la scorta per un reggimento!
Chris alzò il borsone da terra. Era grigio e nero, coperto di toppe a forma di tasca.
-Strano. Non mi sembra deodorante, o niente altro. Però ha un odore tremendo, quasi di vernice. E guarda come si appiccica!
-Ragazzi, non stavamo andando in palestra?-sbuffò Meg.
-Già -abbaiò Scooby gonfiando i muscoli.
Josh e Chris alzarono le spalle e proseguirono. Lily fece lo stesso, anche se con un passo ben più lento. Aveva la netta sensazione di aver visto già quel borsone, almeno un centinaio di volte, ma quello di cui era sicura, e il suo naso non sbagliava mai, l'odore che usciva dalle bombolette le ricordava una scena, che nei suoi pensieri era ancora offuscata.
-Ehi voi?! Vi ho visti prima! Che stavate prendendo da un borsone? Lo sapete che potrei denunciarvi per furto?-disse un uomo, con fare arcigno.
Lily lo riconobbe subito. Era Artur Davenport. Come scordarselo? Quel telecronista aveva il viso più antipatico e annoiato del pianeta.
-Ci scusi, sono io che sono scivolata e stavo rimettendo a posto la borsa...-mormorò la ragazza.
-Bene, grazie. Altrimenti mi toccava rimettere in ordine a me...io? Io dovrei fare la bella lavandaia nello stadio!
-Scusi, lei non è un telecronista sportivo?-azzardò Chris, che iniziava a riconoscerlo.
-Certo che lo sono! Ma il mio capo ha deciso che visto che l'ultima volta che ho lavorato, è successo quel disastro con quel tizio verde, dovrò fare lavorini extra per non essere licenziato! Io! Io che lavoro da almeno venticinque anni qua dentro!
-Scusatelo, è troppo orgoglioso-spuntò sorridente il suo collega, Harvey, con stampata in faccia esattamente l'espressione entusiasta di un mese prima.
L'uomo si presentò ai ragazzi, spalancando sempre di più la bocca in un sorriso.
-Scusate i guanti bagnati, ma anche io è da un'ora che vado in giro con Arthur a pulire...che disdetta-e un broncio giusto accennato fece una breve comparsa sul suo viso.
-Mi dispiace-disse Lily, dato che era l'unica a parlare dei cinque, in veste di testimone dell'intera vicenda.
-Ma non preoccupatevi! Non è poi difficile pulire vetri, anche se temo che andrò a casa profumato come un detersivo! Arrivederci, ragazzi, buona giornata-concluse l'uomo, andando via a saltelli, cinguettando qualcosa tra le labbra.
-Detersivo...dite che quelle bombolette erano detersivo?-mormorò Josh.
-Boh-risposero gli altri-forse.
 
Nella piccola sala della palestra, uno stormo di donne di tutte le età faceva step davanti ad una sfavillante donna bionda. Il suo sorriso era circondato da due strisce sottili di rossetto rosso inconfondibile. Nonostante non la vedesse da almeno cinque anni, Josh si sistemò gli occhiali un poco, e la riconobbe.
-Oh si che mi ricordo di voi-sorrise Lucretia Cowan, un tempo la signora Seagle, ai quattro ragazzi, ignorando completamente la presenza di un cane tra loro.
-Fa l'insegnante di step, qui?-chiese Megan, indicando le allieve, tutte sudate e coricate in terra per riprendersi dalla fatica.
-Già, sono ancora abbastanza agile! Un tempo facevo la cheerleader in questo stadio per la squadra di baseball, è lì che ho conosciuto il padre di Duncan-rispose lei, abbassando la voce per il fastidio nel pensare al suo exmarito.
-Straordinario-commentò la ragazza.
-Oh, scusate-continuò Lucretia guardando l'orologio alla parete-ora dello step! Forza ragazze! Riprendiamo!-e fece ripartire la musica.
-Sembra che questi anni non siano neanche passati!-commentò di nuovo la Jones-Almeno non per la madre di Duncan...ha sempre lo stesso sorriso, stessa acconciatura impeccabile! Che donna!
Fu allora che un rumore che rimbalzava contro il muro, sovrastò la musica dello stereo.
I ragazzi corsero lungo il corridoio, oltre la sauna(anche se si sentiva un calore invitante) e lo spazio per la boxe. Non lontano dalla parete, stava ritto un uomo, sfinito, con vestiti logori e sporchi, il viso colorato di rosso, intento a rialzare un mobiletto in metallo rovesciato sul pavimento. Sulla sua carta d'identità si sarebbe letto Garrett Walton. Per chi se l'è scordato, era un allenatore di calcio, quello dei Red Eagles di Nelson, ma anche di molte altre.
-Magnifico!-commentò guardando il muro.
-Wow-dissero loro.
Una scritta rossa e bianca troneggiava la parete che più avanti curvava per raggiungere il centrocampo.
Accanto stava un aquilotta rossa fiammante, con due potenti occhi grigi e gialli. I Red Eagles avevano una bella mascotte.
-Superwow, credo sia meglio dire!-rise Garrett.-Vi conosco?
-No, mi chiamo Lilian-disse lei, non accennando il cognome.
Lui le porse una mano sporca di vernice, e Lily dovette accettarla per non fare la scortese.
-Sarà meglio andare a farsi una doccia...se solo sapessi dove sono-ammise l'uomo con occhio confuso.
-Ma lei non fa l'allenatore, qui?-chiese la ragazza.
-Sì, ma purtroppo mi confondo con le stanze che c'erano prima della ristrutturazione...una volta, quando giocavo a baseball, avrei trovato le docce anche a occhi chiusi!
E andò via scuotendosi la maglia per il caldo del suo lavoro, salutando solo con un debole sorriso.
-Che ne dite di andare a vedere che c'è nella torretta?-propose sorridente Lily, muovendo un passo.
-Frena, Lily. Io non ci sto capendo niente. Vuoi dirmi che fino ad ora abbiamo risolto parte del mistero? Ci stiamo davvero avvicinando a capire chi sia? Sicura che non se ne sia già andato?-si lamentò l'amica, scuotendo impaziente i capelli biondi.
-Odio dirtelo, ma Meg ha ragione. Sei l'unica a sapere chi potrebbe essere...cioè, hai più o meno un'idea di chi non era presente alla partita quando l'alieno è arrivato?-chiese Josh alla sorella.
-Tutte le persone che abbiamo visto oggi, per fare un esempio-sorrise Lily con aria saccente.
-Ma potrebbe essere stato anche qualcun'altro anonimo sconosciuto!-esclamò Scooby, mettendosi nella stessa posizione della ragazza, per prenderla in giro.
-Scooby ha perfettamente ragione, ma credo che la mia cara sorellina ne abbia altrettanta.
-Ok, ora abbiamo i sospetti. Altre idee?-chiese Meg.
-Dovremmo solo salire lassù. Secondo me c'è nascosto qualcosa.-e Lily si avviò, nonostante gli altri stessero fermi a guardarla.
 
Salirono in cinque, stretti, strettissimi, nella ripida ascensore che riempiva tutto il volume della torretta. Ma ne valse davvero la pena. Nessuno sembrava essere entrato lì da febbraio, e c'erano ancora tracce dei nastri gialli della polizia, sparsi a caso sul pavimento.
-Mi sento una criminale-deglutì Lily, mentre Scooby imitava un ladro puntando un finta pistola al soffitto.
Appena finita la frase, tutti iniziarono a tossire, avvicinandosi ai vetri.
-Fammi indovinare, l'alieno è apparso qui?-sorrise Josh in direzione di Lily.
-Sì, ma come...?
-Questa scatola odora della borsa in cui sei inciampata...e anche i vetri, nonostante siano stati puliti, lassù c'è una macchia rosa...sembra che abbiano spruzzato qualcosa, qualcosa ben più di un semplice deodorante per ambienti. Le scarpe si appiccicano al pavimento.
-Wow! Sei un genio!-disse Chris all'amico-Ciò significa che l'alieno è ancora qui, o almeno lo era quando siamo arrivati, perchè ha avuto il tempo di svuotare una scatola di bombolette che probabilmente aveva nascosto in modo eccezionale...
-Ciò significa che è veramente uno dei nostri incontri di oggi...ma chi?-aggiunse Meg.
-Escludiamo la signora Seagle, cioè, Cowan che non aveva bombolette nei paraggi...i telecronisti sapevano di detersivo, il signor Walton di vernice...odori simili a questo...è davvero complicato!
-Può essere stato quel telecronista giovane-riprese Meg-del resto l'hanno trovato svenuto qui, magari era tutta una montatura! Però non mi sembra avesse qualche motivo per farlo...
-Il telecronista più vecchio mi pare che alla televisione fosse particolarmente scorbutico, per qualcosa sul lavoro-ricordò Josh.
-Mi pare gli avessero tolto le ferie-continuò Chris, accennando un sorriso-che esagerazione travestirsi da alieno! E poi guardate cosa ha ottenuto...no ragazzi, secondo me, anche se quei due forse hanno pulito i vetri qui, non mi sembrano colpevoli...
-E Garrett Walton? Non l'avevano espulso dal campo? Non aveva litigato con l'arbitro? Anche lui all'intervista sembrava su di nervi!
Lily non stava minimamente a seguire gli altri. Come aveva fatto tutto il giorno, aveva la testa isolata, a ragionare intensamente sui suoi ricordi e sui particolari. Esaminava con cura il muro, pieno di immagini delle vecchie squadre di baseball dello stadio, quasi tutte dai colori viola e violetto(Meg infatti dopo un po' si mise ad ammirarli anche lei, e Chris fece altrettanto).
-E questa?-esclamò Josh, afferrando la sedia, su cui era impigliato un pezzo di stoffa.
-Cos'è?-chiese Scooby.
-Credo sia una bandana per tifosi, la indossano anche alcuni nelle foto di baseball, ma alla partita di calcio molti l'avevano anche portata...sembra un po' scolorita, probabilmente quelle bombolette avevano qualcosa di così forte che bisognava coprirsi la bocca...sembra tutta irrigidita-spiegò Lily, prendendola in mano-Guardate le scritte!
In effetti, c'erano, ripetute senza interruzione, delle piccole lettere a riempire ogni spazio della stoffa grigia, tutte in stampatello e di un nero sbiadito da qualche sostanza.
Volete sapere quel che Lily lesse? Ebbe un sussulto. Tant'è che fu Josh a leggerle a voce alta.
-Eagles...come i Red Eagles. Quindi è stato...
-Stato chi?-urlò una voce cavernosa qualcuno alle loro spalle.
-Oh vi prego, non ditemi che è l'alieno!-disse Lily appena stava per voltarsi.
Gli altri tacquero, ma la figura si commentò da sè.
Era la stessa viscida orrenda creatura che a febbraio era spuntata senza preavviso.
-Oh caspita!-gridò Chris-questo si che è un colpo di scena!
Sarebbe stata una fuga a perdifiato fuori da quello stadio maledetto, se solo ci fosse stata una porta da cui scappare...c'era solo quella da cui procedeva gorgheggiando quel extraterrestre violaceo, e una piccolina, di uno sgabuzzino con il pannello generale dell'elettricità.
-Dentro forza, dentro!-guaì Scooby spingendo uno ad uno i ragazzi dentro lo stanzino.
-Josh!Mi stai schiacciando le costole!
-Scusa!-rispose lui, cercando Meg nel buio.
-Nessuno ha una torcia?-chiese Lily-Ho lasciato la mia là fuori.
-Aspetta, lasciami arrivare ai pantaloni...
-Accidenti Chris, mi hai fatto cadere gli occhiali...-sbuffò Josh.
Di colpo un bagliore spuntò dal basso-Ma almeno ho trovato la torcia...
-E adesso che facciamo?
Qualcuno da fuori bussò due volte. Inutile dire chi era.
-Oh accidenti, siamo in trappola! Come facciamo ad uscire da qui? Dovremo rimanerci fino al nostro ultimo respiro e speriamo che trovino i nostri scheletri un giorno...
-Josh, se continui così lo scheletro lo diventi in questo preciso istante!-gridò Megan-Magari è qualcuno che è venuto a salvarci!
Un gorgolìo provenì dallo spiffero sotto la porta, dove due dita lunghe si articolavano verso di loro cercando di passare.
-Non penso sia qui per salvarci!-disse senza voce Lily.
Chris non ci pensò due volte: aprì la porta di getto, dando un colpo violento al mostro, che rimase a terra urlando acutamente.
-Tanto non riuscirete a scappare!
I ragazzi passarono per la porta principale, percorsero il piccolo corridoio e si trovarono faccia a faccia con l'ascensore. Se non avessero avuto le torcie ci sarebbero andati a sbattere contro(Josh l'avrebbe fatto comunque, se la sorella non lo avesse trattenuto).
-È bloccata!-urlò Lily, tirando la maniglia con forza.
-Deve aver spento la corrente...-spiegò Josh, ammicando gli occhi per rimediare agli occhiali che erano a terra nello stanzino.
-Oh, dannazione. Dobbiamo chiamare qualcuno! La polizia, i pompieri, il sindaco...chiunque riesca a metterci in salvo da questo pazzoide!
-Mi dispiace Meggie, solo una tacca di segnale sul telefono...e la batteria sta per esaurirsi...
-Voi?-domandò Meg, guardando i Rogers.
-A casa-sorrise imbarazzata l'amica, indicando sia lei che Josh.
-Perfetto. Così senza corrente addio anche al telefono pubblico...
-Già-disse Lily con uno strano bagliore di soddisfazione negli occhi.
-Ok, pensiamo ad altro. In fondo secondo le nostre indagini quell'alieno è solo un costume, quindi cosa dobbiamo temere?-li esortò Chris-Spegnete le torcie e rimanete in silenzio. Poi fate come vi dico.
 
-Ehilà? Dove siete marmocchietti?-ridacchiò l'alieno, avanzando nel buio del corridoio appoggiandosi alla parete.
-Adesso ragazze!-urlò Chris.
In un battibaleno Meg e Lily attorcigliarono una fune addosso al mostro, che si dimenava nel tentativo vano di liberarsi.
-Ecco sistemato-disse soddisfatto Josh, appena tornato dal riaccendere la luce e a riprendersi gli occhiali.
-Voi non potete!-lamentò l'alieno, mentre Scooby gli ringhiava contro.
Un trillo annunciò l'apertura della porta dell'ascensore. Alcune donne del corso di step uscirono trafelate, e schifate nel vedere quel mostro a terra, per giunta legato con una corda fatta di due sciarpe, una cravatta e una cintura.
-Che orrore!-urlò una, accennando un mancamento.
Per ultimi, uscirono Harvey e Arthur, i due telecronisti, con due mazze da baseball in mano, preparati già ad una eventuale rissa, a giudicare dalle urla che venivano dalla torretta.
-E ora-sorrise Chris-vediamo chi si nasconde dietro questo extragalattico costume.

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Capitolo 16
*** Il ritorno di Deedle ***


-Lucretia Cowan?!-esclamarono Chris, Meg, Josh e Scooby quando la maschera si alzò.
-Lucretia Cowan-disse Lilian soddisfatta.
La faccia della donna, non solo era sudata, ma grondante di rabbia, e il largo sorriso contornato dalle dolci labbra rosse non sembrava aver lasciato tracce sulla sua bocca.
-Ma...non ci posso credere...era finto? Un alieno finto?-balbettò Arthur-Mi hanno fatto fare questi lavori extra per una donna vestita di viola? Neanche per un vero extraterrestre? Che vergogna!
-E basta Arty! Calmati! Ora potrai spiegare di chi è la colpa ai superiori, più di questo!-lo scosse Harvey-Piuttosto, voi quattro...voi lo sapevate?
-Sì!-esclamò Lily, facendo un passo avanti-Onestamente era un mistero fin troppo semplice. All'inizio abbiamo creduto che tutte le persone non presenti alla partita...e che abbiamo incontrato giusto oggi.
E indicò i due telecronisti e il signor Walton, che per puro caso stava proprio uscendo dall'ascensore.
-Pensavamo-continuò Josh, tutto emozionato, quando sua sorella gli fece segno di intervenire- che il finto alieno sarebbe tornato qui a cancellare le tracce in vista dell'ispezione di domani...e così è stato. Per caso ci siamo imbattuti in un borsone piene di bombolette strane, con uno strano odore e appiccicose: probabilmente era la sostanza usata per quei particolari giochi di nebbia colorata qua sulla torretta, da come ci avevano raccontato.
-Poi-continuò Meg-abbiamo incontrato ben tre persone che avrebbero potuto tranquillamente mascherare delle bombolette spray fingendo di svolgere altri lavori. Ma visto che il signor Davenport era insieme al suo collega, o lavoravano in coppia, oppure semplicemente erano innocenti.
-Alla fine siamo saliti quassù, e abbiamo scoperto che avevamo pienamente ragione sulle bombolette, perchè ovunque c'era odore di quella sostanza...sì, comunque abbiamo infine trovato una bandana con la scritta Eagles, e quindi abbiamo capito che era stato il signor Walton...
Chris rimase a guardare gli altri confuso, poi rivolse lo sguardo alla donna infuriata seduta a terra.
-E poi?-rise Harvey incuriosito.
Meg, Chris, Josh e Scooby si zittirono interrogativi.
-Posso rispondervi io-sorrise di nuovo Lily-Io ero l'unica che poteva sapere chi fosse il colpevole in questa storia. Non lo dico per vantarmi, ma semplicemente per il fatto che ero testimone alla partita.
-Ma come ci sei arrivata?-chiese furiosa Lucretia.
-Semplice. Quando oggi l'abbiamo incontrata, la mia amica mia ha fatto notare che lei aveva la stessa pettinatura. E allora mi sono venuti in mente alcuni ricordi riguardo a quella partita di febbraio, soprattutto quando lei doveva sistemarsi per le telecamere. Il mio naso non si sbagliava: quelle bombolette avevano lo stesso odore della sua lacca per capelli, o sbaglio?
-Tanta gente usa quella lacca mia cara!-si lamentò scuotendo le spalle la donna.
-Certo, ma lei non era presente alla partita, quindi grazie a questo non è stata mai cancellata dalla mia lista dei sospetti. Anzi, mi ha fatto ragionare specialmente una cosa:appena ho visto alcuni poster nella sala coi microfoni, ho notato che fra le squadre che hanno esordito qui c'erano gli Aliens of Coolsville...
-Già! Hanno vinto ben due campionati!-interruppe Arthur, che fu zittito per quel suo unico intervento entusiasta che avesse mai fatto.
-Perfetto signor Davenport! Il fatto che lei lavori qui da anni, mi ha fatto pensare che lei sapesse dove erano le cantine dello stadio, dove in genere si tengono i costumi delle mascotte e le divise delle squadre più famose...ma d'altronde Garrett Walton giocava nei Crabs e Lucretia Cowan era cheerleader degli Aliens...e questo me lo hanno detto solo i poster. A quel punto il signor Harvey è stato scagionato, a meno che non fosse complice di Arthur. Così mi erano rimasti tre sospetti.
-Ma Lily, noi ne avevamo due...e poi abbiamo trovato quella bandana-mormorò Chris.
-Giusto, la bandana, nonchè l'indizio più importante.
-Ma doveva essere Walton!-esclamò il ragazzo.
-Sono stati i poster e qualche parola per portarmi a vedere con occhio diverso dal vostro, ragazzi. Ma intendo nel vero senso della parola.
Lily aveva un sorrisetto nuovo sul viso, qualcosa che nessuno aveva mai visto. O meglio, nessuno di loro.
Quello era il sorrisetto alla Dinkley. Non era un sorrisetto cattivo, nè altezzoso, nè gioioso. Simboleggiava una soddisfazione paradisiaca, una di quelle che vengono quando si fa la cosa che si ama di più, e la si fa in modo eccellente.
-Grazie Scooby-disse sottovoce, appena il cane le ebbe portato la bandana-Chris ha letto Eagles sopra questa stoffa...beh, in realtà se guardate bene, vedete che le lettere ripetute sono così uguali, che sarebbe difficile capire l'iniziale della parola...se spostiamo la esse finale di Eagles all'inizio, otteniamo...
-Seagle!-urlò tutto il coro intorno.
-Signora Lucretia, quando ci ha detto che suo marito l'ha conosciuto qui, non avevo inteso che Jeremy Seagle era nella squadra degli Aliens...odiava così tanto suo marito, che ha usato la sua bandana da giocatore, che lui indossa nel poster, per coprirsi la bocca e rovinarla con l'acido della lacca...peggio ancora se era stato un regalo per lei...e ha nascosto le bombolette nel borsone da ginnastica di suo figlio. Poi ha usato il costume della mascotte degli Aliens con qualche veloce ritocco...è riuscita a progettare tutto da sola proprio mentre da buona zia di un ragazzino guardava la partita di calcio accanto a noi.
Lei abbassò la testa per nascondere le lacrime.
-Perchè l'ha fatto?-domandò serio il signor Walton.
-Oh, aveva un validissimo motivo, più di quello di aver saltato le vacanze, più di quello  di essere espulso dall'arbitro, più di quello di avere un collega poltrone-disse Lily, tossendo sull'ultimo punto, per non offendere Arthur.
-Tutto quello che ho fatto, tutto questa messa in scena, era per proteggere Duncan, il mio Duncan! È la sola cosa che mi ha reso felice nella mia vita! Non potevo permettere che gli facessero qualcosa...prima lo hanno minacciato, lo hanno costretto a fare quei giochetti sporchi su internet...se avessero creduto che gli alieni erano reali, non avrebbero indagato!
-Invece la storia si è ingigantita-commentò Josh-allora è stato davvero Duncan ad accedere ai siti dell'amministrazione...
-Non potevo permetterlo, capite? Il mio Duddy, il mio tesoro...e ce l'avrei anche fatta se non fosse stato per voi quattro ficcanaso!E anche quel cane pulcioso, non credete che io non l'abbia visto! Soprattutto tu, Lilian Rogers, tale quale a tua madre, non avresti dovuto impicciarti!
-Ok, sarà meglio chiamare la polizia...-propose Chris a malincuore, pensando che Duncan avrebbe dovuto sopportare due genitori criminali.
-Aspetta, ti chiami Lilian Rogers...proprio Rogers?-chiese curioso Harvey.
-Sì...perchè?-rispose lei spaventata.
-Oh, niente curiosità...
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
-Ma lo sai che il tuo cane è identico a Scooby Doo?
-Wow, non l'avevo mai notato?!-finse Josh, guardando il cane negli occhi.
-Bene, se viene la polizia-aggiunse subito la biondina-dite che avete trovato questo mostro e l'avete smascherato da soli...e spero che la signora Cowan non apra bocca, così che noi non lo faremo su suo figlio...intesi?
-Ma è ricatto!-infuriò Lucretia, mentre gli altri non capivano tanta generosità di merito da parte dei ragazzi.
-A posto, ho chiamato lo sceriffo ed è diretto qui. Era tutto contento che qualcuno gli abbia accelerato il lavoro. Ha riattaccato subito.
I ragazzi uscirono soddisfatti sfilando tra i presenti, con il loro cane che passeggiava trionfante.
-E comunque, non mi aveva ingannato quel giorno. Se era al telefono ed è mancata la luce, non poteva di certo congedare il suo avvocato...la linea doveva essere già caduta da un pezzo-sorrise Lily, avvicinandosi con il viso a Lucretia, che rimase a denti stretti per la rabbia.
 
La polizia arrivò trafelata davanti allo stadio.
Meg, Chris, Josh, Lily e Scooby guardavano da dietro un albero Lucretia in manette, liberata dal costume, con la tuta da ginnastica di un'ora prima.
-Bel lavoro, ragazzi-sorrise Lily.
-Ma sei hai fatto tutto da sola!-esclamò Megan.
-No, siamo una squadra. Ognuno ci mette la sua parte-e Lily le diede un colpetto sulla spalla.
-No, cioè, non vi sentite elettrizzati adesso? La nostra prima indagine, cioè, pazzesco abbiamo davvero condotto un'indagine?
-Sì, Josh. Ma avrei preferito che qualcuno ci riconoscesse il merito...-gli rispose Chris, con viso deluso.
-Ci siamo divertiti?-domandò Lily.
-Certo! È la prima volta che mi sento così realizzato in sedici anni!
-Allora godiamoci questo attimo di gloria, anche se non premiano noi-sorrise.
-Su forza, a casa-disse Meg, diretta verso la Mystery Machine, argutamente nascosta in fondo al parcheggio.
-Ma sono solo le sei meno un quarto...e abbiamo ancora i biglietti per il luna park validi fino alle nove-esclamò il fratello ridendo-ce lo meritiamo o no un giro sull'ottovolante?
Le ragazze annuirono soddisfatte. Josh guardò Chris un attimo come per ricordagli qualcosa.
-E lo zucchero filato, ci meritiamo anche quello...
-Evvai!
-Scooby-Dooby-Doo!-abbaiò il cane saltando in aria.
 
Haha! Vi ho beccati! Pensavate che il capitolo finisse qui. Diciamo che siamo circa alla terza pagina, e non vi libererete di me così facilmente! Dunque, fu proprio dopo quell'indagine che arrivarono i guai. Ma per il momento, lasciamo che i ragazzi si divertano sulle montagne russe(anche se sono spaventosamente alte e non so se sia adatto dire che si divertivano, tutti).
Il primo piccolo passo prima di una svolta decisiva delle loro vite fu quello di una novità a scuola.
E il primo piccolo evento, di questo primo piccolo passo, fu una piccola esplosione due giorni dopo, infinitamente minuscola a quelle che l'avrebbero seguita.
Josh camminava senza respirare, mentre la mano gli scivolava, tutta sudata, stretta fra le dita serrate di Lily. Non aveva intenzione di sapere cosa accadesse dentro quella stanza. Neanche per un messaggio, una richiesta, nè per un semplice saluto vi era mai entrato.
"Oh, insomma. Che pensieri stupidi! Siamo in un Paese democratico e ognuno ha i propri diritti, cioè, sicuramente non è legale essere torturati, di nascosto, in quell'altro. Perchè con tutti i bei corridoi luminosi, affollati e, soprattutto, sicuri, dobbiamo andare a rintanarci proprio lì?"
La segreteria della scuola era rimasta la stessa da vent'anni: solite pareti, solite scrivanie, solite addette allo sportello per gli studenti. Ed eccola, in fondo a tutto quel vociare, c'era la silenziosa Presidenza, con una piccola targhetta di acciaio. Preside Beitcher.
"Magari è il secondo nome del diavolo...una servitrice che gli sacrifica vittime...accidenti, veramente, dovrei smetterla di guardare horror prima di andare a dormire."
-Ci risiamo.Vuoi smetterla di farti trascinare? È a dir poco imbarazzante.-sbuffò Lily.
-M-ma è proprio necessario che io debba entrare con te? La preside non ha bisogno di testimoni, il professor Kyle le dirà che la centrifuga era difettosa!
-Sì certo, e quando saprà che la stavo usando io penserà subito che con tutti i guai che ho passato, oggi avevo proprio voglia di farla esplodere in laboratorio!
-Perchè dovrei andare a dirlo proprio io? Perchè devo essere io il testimone? Che ho fatto di male?
Gli servì quella domanda per trovarsi spalancati davanti il paio di occhi che conosceva da sempre.
-Oh, mi dispiace tanto che la tua vita sia stata rovinata dalla sottoscritta!
-Non mi hai rovinato la vita! Ma mi stai sempre appiccicata in ogni cosa che faccio!-si lamentò Josh cercando di lasciarle la mano.
-Allora, se ti dò tanto fastidio, vai allo sportello"mamma e papà" e fai un reclamo sul fatto che avresti preferito essere figlio unico, o perlomeno da solo, senza questa guastafeste a romperti le scatole per ben nove mesi!
Lily mollò la mano del fratello e balzò decisa verso la porta della Presidenza, con tutt'altro che ansia. Cosa la poteva spaventare? Lei la Beitcher la incontrava ogni settimana, seduta lì con i suoi occhiali tondi avvolti al collo con un filo di perle color avorio.
Ma nonostante la familiarità, si ricordò le buone maniere, e bussò. Diede un breve sguardo più tranquillo a Josh, che teneva la mano sul gomito del braccio opposto: era il suo solito e silenzioso"scusa".
-Avanti!-disse la voce dentro la stanza, deformata dal vetro della porta.
"Accidenti. Sono in ritardo per matematica!"pensò Josh prima di correre fuori dalla segreteria, trascinando con sè un volare di moduli che pochi istanti prima stavano ben impilati su una delle scrivanie.
 
Alla cattedra, sul fondo della Presidenza, adornata dai trofei sportivi di più di cinquant'anni di storia della Coolsville High, stava un uomo. Sì, non la solita donna austera, proprio un uomo. Minuto, con un animo gentile che si leggeva fra le sue labbra mentre sussurrava ciò che la mano avrebbe poi scritto su alcune scartoffie.
-Chiudo?-balbettò Lily, non sapendo se disturbare.
-Saresti gentile, grazie. La finestra fa corrente, ho già un po' di raffreddore. Che stagione strana, vero?
-Già, quest'anno è veramente unico nel suo genere-sorrise la ragazza, fissando la finestra.
-Si chiederà perchè io sia qui...-continuò l'uomo, ancora chino sulle carte.
-Pensavo di trovare la Beitcher...è per caso assente?
-Più che assente...ha ottenuto la cattedra di lettere in università e diciamo che "ha mollato il colpo"...e ora ci sono io-commentò lui.
-Vuol dire che se n'è andata?-disse Lily stupita.
-Esattamente. Dovevo giusto fare una presentazione ufficiale oggi pomeriggio. Ma per te, faremo un'eccezione.
Finalmente alzò la testa, drizzando il collo irrigidito. Ed ebbe la prima visuale di Lilian Rogers.
-Piacere. Preside Deedle. Il nuovo preside.
-Piacere!-esclamò lei, scuotendo la mano almeno una decina di volte.
-Dunque, se l'hanno fatta passare, avrà avuto qualcosa di ben discutere. Cosa ha da dirmi, signorina...
-Rogers.
Il Preside rilanciò lo sguardo che aveva posato di nuovo sui fogli. Non lasciò Lily inosservata per qualche secondo. Era come se quel cognome lo avesse spaventato.
-H-ho detto qualcosa di male?
-No, no per niente. Solo che...
-Sì, so già quello che sta per chiedermi...e le dico che la risposta è sì.
-Davvero?-storse un sopracciglio lui-Beh, mi fa piacere. Anche se lei sa molto bene che se si tratta di suo padre, non so come commentare...
-Aspetti-cominciò Lily, sedendosi-lei era il preside che ha evocato due fantasmi dal cimitero, e ha cercato di distruggere la scuola per un misero francobollo?
-Vedo che la Mystery Incorporated si ricorda di me-scherzò Deedle.
-Ovvio, se non fosse stato per lei, non sarebbe mai esistita...ma cioè, a proposito di questo, non è che mi odierà a morte, giusto?-strinse i denti Lily.
-In due anni di carcere ho avuto di che odiare, adesso è come se avessi rimosso tutto. Per favore, non tiriamo fuori queste inutili faccende...allora, di cosa voleva discutere di così urgente?
-Beh, ecco, alla seconda ora, nel laboratorio...io...mi è esplosa la centrifuga.
-Interessante. E da quanto vedo non credo che tu l'abbia fatto apposta...
-Lo giuro!-si alzò in piedi la ragazza-La Beitcher mi ha sempre dato la colpa, ma io ero sempre e comunque innocente!
-Sempre?! Quante volte le è successo?
-Dodici. E non ci tengo ad un'altra punizione.
-Quindi sono solo state coincidenze?
-È che ogni lezione mi capita sempre quella difettosa-si giustificò Lily, sorridendo imbarazzata(senza notare l'ennesima parola"coincidenza").
-Il professore ti ha vista?
-Sì, lui ha visto. Mi ha detto avrebbe informato la Beitcher del guasto, anzi di cosa io avevo combinato. Avevo chiesto a mio fratello di farmi da "testimone"sul fatto che io fossi innocente, ma non è riuscito ad entrare qui.
-I presidi gli fanno così paura?-rise lui.
-A quanto pare...comunque se lo trovo glielo mando qui. Lui era accanto a me quando il meccanismo è saltato.
-Tuo fratello era con te? Hai detto fratello? Non dirmi che sta ripetendo l'anno come aveva fatto tuo padre?!
-Nah, semmai sarei io il tipo da bocciare, non quel cervellino. Siamo gemelli, altrimenti le giuro che lo promuoverei volentieri al college per togliermelo di torno a scuola.
-Ti potresti anche fare bocciare tu-aggiunse sarcastico Deedle, intento a frugare nei cassetti-sai, ora che mi hai detto della Beitcher, mi sono ricordato che lei in persona mi ha parlato di una ragazzina abbastanza vivace. Penso fossi tu. Oh, ecco. Lilian Madison Rogers...bel nome!
-Grazie-disse lei, non capendo se era sincero o la stava canzonando.
-Ottimi voti, crediti, qualche nota disciplinare qua e là...non male. E questa...
Dalla scheda personale di Lily ne uscì una busta leggermente ingiallita.
-È indirizzata a te-disse il preside, porgendogliela.
Lei la afferrò tremante e confusa. Se la mise sulle ginocchia, aspettando il permesso di aprirla.
Come un turbine improvviso, Josh apparve, non si sa come, sulla soglia, sbiancato in viso, gettandosi sulla seconda poltrona di fronte alla cattedra. Non sembrava importargli di tutti quei pensieri cupi sulla Presidenza, piuttosto appariva molto scosso.
-Joshie...calmati, calmati, calmati-lo rassicurò Lily, mettendogli una mano sulla spalla-conta fino a dieci, e respira piano, calmati.
Sentiva il suo cuore accelerare ad un ritmo pazzesco, un tamburellare disperato, carico di adrenalina. Ma bastarono quelle poche parole, pronunciate affettuosamente, che il ragazzo cominciò a riprendere coscienza, e il viso di sua madre, richiamato da quella voce, si tramutò lentamente nelle fattezze di Lily.
Il preside Deedle aveva un sottilissimo sorriso nel vedere quel piccolo gesto, non ci mise molto a capire che si trattasse del fratello.
Josh non fece caso neanche alla sua presenza, iniziò a balbettare sempre fissando la ragazza.
-Tranquillo, non parlare. Fammi segno se stai bene, solo questo.
-O-ora è passato-farfugliò Josh sistemandosi in poltrona. Per poco non prese un altro spavento alla vista dell'uomo seduto in cattedra.
-Questo è l'inaspettato nuovo preside della scuola, il signor Deedle. Questo è mio fratello Josh.
Lily aveva pensato che era meglio spezzare quei secondi di sguardi silenziosi.
-Josh Dale Rogers, signore-disse porgendo una mano ancora tremante-la prego di scusarmi per l'entrata insolita...
-Credimi, ci sono abituato...vuoi un bicchiere d'acqua?-chiese gentilmente il preside.
-Volentieri-cercò di dire il ragazzo, imbarazzato.
-Violet! Potresti portare un bicchiere d'acqua al ragazzo per favore?
-Certamente, arrivo subito-accennò la segretaria.
-Stavo giusto discutendo con Lilian, sul come sia andata la vicenda della centrifuga-strizzò l'occhiolino Deedle, in direzione di Lily, per saltare quel lungo discorso sui genitori.
Josh lo guardò interrogativo-Non capisco, quale clessidra?
-Centrifuga, Josh, avanti! Perchè devi esitare?-sbuffò la sorella.
-Non si preoccupi, signor Rogers, non le accadrà nulla. Non siamo mica qui per punirla!
-V-va bene. Nel laboratorio di chimica ci è esplosa una centrifuga, siamo arrivati tardi a lezione, e ci siamo beccati quella difettosa. Poi siccome il meccanismo è, dico, letteralmente esploso...il professor Kyle credeva che mia sorella lo avesse fatto di proposito.-e soffiò come se si fosse appena liberato di un macigno sulla coscienza.
-Bene, bene. Vedrò cosa possiamo fare con le centrifughe, modernizzare un po' le apparecchiature non farebbe male alla scuola.
I fratelli Rogers lo fissarono ansiosi.
-In quanto a voi, beh, potete stare tranquilli, è tutto a posto.
Dalla porta rimasta aperta, arrivò trafelata Violet, con un bicchiere in mano-Tieni.
Forse anche a voi sarà giunto un dubbio, pensando a Josh che deve bere un bicchiere d'acqua per calmarsi: cosa diavolo può essere successo? Perchè non è a lezione di matematica? Perchè deve mostrarsi così scioccato e confuso?
Il preside ebbe solo il tempo di chiederglielo con fare curioso, anche per conto di Lily, perchè nella stanza piombò, a soppracciglia contorte, il professor Vallentine.
-Ma si può sapere perchè tutti entrano di corsa oggi?-strillò Violet da fuori.
-Stanton?! Cosa ci fai qui?
-Haha!-ruggì il professore senza dare corda al preside-Rogers! Sapevo che saresti venuti a rifugiarti qui! Codardo!
-Stanton!
-Lo lasci andare!-protestò Lily, quando l'uomo afferrò la cravatta a Josh.
-Stanton!-urlò il preside per la terza volta, richiamamdolo finalmente all'ordine-Molla il ragazzo! Non è un comportamento da adulti!
-Ma Deedle, io...
-Ho detto di togliergli le mani di dosso intesi?!
Il professor Vallentine, se non ancora più furioso, mollò la presa, facendo ricadere la vittima in poltrona.
-Adesso per cortesia mi spieghi la ragione di questo trambusto!-disse poi Deedle, indignato.
-Bene, bene. Si tratta del qui presente ragazzo, che si è comportanto violentemente nei confronti di un altro studente!
Lily guardò confusa la faccia paonazza del professore di ginnastica, Deedle sembrò capire cosa voleva dire: era davvero inverosimile che Josh potesse aver fatto del male a qualcuno, dalla velocità con cui era arrivato nell'ufficio, sembrava piuttosto spaventato, ma era spavento da vittima, non da aggressore.
Il preside avvertì un aria quasi di vendetta personale da parte di Vallentine, qualcosa che gli diceva che gliel'avrebbe raccontata molto distorta, in modo che alla fine Josh finisse in brutti guai.
-Allora, Josh-diventò confidente Deedle-cosa è successo esattamente? Innanzitutto, perchè non sei a lezione?
Sotto un'occhiataccia burbera, il ragazzo iniziò a raccontare:-Dunque, la professoressa Hooper era assente quest'oggi, e il signor Vallentine l'ha sostituita durante l'ora di matematica.
Un grugnito informò che fino a quel punto il professore era d'accordo.
-Con l'ora buca, io e il mio amico Christopher abbiamo pensato di andare in bagno. O meglio, lui doveva andare in bagno e io ho pensato bene di accompagnarlo...
-Che insolente! Bel piano!-disse Vallentine sottovoce.
-Shh!-rimproverò il preside.
-Ecco, eravamo in piedi davanti ai lavandini quando ad un tratto, Christopher mi afferra per la camicia e mi sbatte con la schiena al muro, poi alza il braccio, lo tira indietro, carica il pugno e...come avrete capito dal fatto che non ho il viso distrutto...non mi ha colpito. È caduto a terra privo di sensi subito dopo.
-Complimenti! Questa storia si merita un degno applauso! Ma l'ha sentito parlare? Si può credere ad una cosa così assurda?
-Calma, Stanton, un attimo. Scusa, Josh, cos'hai fatto quando il tuo amico è svenuto?
-Preside, io ho semplicemente chiamato il professor Vallentine e gliel' ho spiegato...ma...
-A quanto vedo è duro a convincersi che sia vero-commentò Deedle.
-Difficile non pensare ad una lite! Poco prima in classe, avevo appena accennato al fatto che quel ragazzo, Christopher, è un vero genio in materia football...è evidente che il ragazzo sia geloso dell'amico, dato che ginnastica è l'unica materia in cui non è il primo della classe!-rise il professore, accentuando quel"non"a fine frase.
-Dove si trova ora, quel ragazzo?
-Ancora?!-strillò Violet, annunciando che qualcun altro stava per entrare.
Era una ragazza in lacrime, che stringeva fra i singhiozzi un fazzolettino azzurro ricamato.
Alla vista di Josh, i suoi occhi arrossati si riempirono di furore.
-Perchè? Perchè dovevi farlo?
-Meg, calma, io...
-Non starò calma, mi spieghi come faccio a parlarti dopo che hai quasi ammazzato mio fratello? Me lo spieghi, Josh? Come hai fatto a ridurlo così? Era il tuo migliore amico!
-E lei?-chiese Deedle.
-È la sorella di Christopher-disse Lily.
-Megan Jones, piacere-rispose a stento lei.
-Jones? Non dirmi che sei figlia di...
-Che vuole che me ne importi! Con tutto il rispetto, mio fratello è per terra in classe e non si sveglia da dieci minuti! Non riusciamo a svegliarlo! E le mi viene a chiedere questo?!
-Sì, è figlia di Fred Jones e Daphne Blake.-tagliò corto la Rogers.
-L'ufficio del preside diventò davvero affollato. E lui non ci mise molto a cacciare qualcuno. Insomma, a cacciare tutti. Fece rimanere solo Josh, così che fosse lontano dagli altri, e meno a disagio.
-Senti, Josh...fino ad ora, mi hai detto la verità?
-Sì, non le ho mentito. Lo so che può sembrare una storia impossibile, ma è vera.
-Beh, da come sei nervoso di uscire da qui, sembra che tu sia in pensiero per quel tuo amico.
-Non voglio che gli succeda nulla, adesso mi sento persino colpevole con tutti questi interrogatori.
-Il professor Vallentine qualche volta è scorbutico-rise Deedle, mentre Josh rifletteva sarcasticamente su quel "qualche volta"-e io sono comunque disposto a crederti, anche se prima è necessario vedere il perchè il tuo amico è svenuto. Se non è successo per un colpo violento, sei scagionato. Per adesso puoi andare, vedo poi di informarti su una eventuale punizione, ok?
-Aspetterò.
Se anche solo l'ombra dell'idea di essere messo in punizione, lo spaventava a morte, ora pareva che il viso cordiale e benevolo del preside stesse raddolcendo quei pensieri.
-È permesso?
-Prego entrate...-ma Deedle si fermò di scatto alla visione di chi entrava. E tale quale la reazione di chi lo vedeva in cattedra.
Josh non ebbe il fiato per salutarli, ma loro salutarono lui.
Dietro di loro spuntò Vallentine con il sorriso più largo che avesse mai fatto stampato in faccia.
-Signor preside, se non le da fastidio, visto che voglio arrivare in fondo alla questione, ho chiamato i signori Rogers qui a scuola.
-V-vi lascio la mia poltrona-balbettò Josh. Ora sapeva come si sentiva Lily quando era in direzione.
 
Invece ora Lily sapeva cosa si provava a stare fuori dalla direzione mentre tuo fratello è nei guai. Ci si annoia tremendamente, ecco tutto.
Fra le dita però, le era rimasta quella busta color ocra, scritta in una sottile e allungata calligrafia, su cui si leggeva il suo nome come destinatario. Il mittente non appariva.
Dato che non sapeva cosa fare, estrasse con delicatezza(la delicatezza di Lily, non la delicatezza di una ragazza normale)un foglio rosato, ruvido e piegato cinque volte su se stesso. Isolata dal resto del mondo, la ragazza prese a leggere.
 
"Cara Lilian, mi sento in dovere di scriverti questa lettera perchè sei l'unica persona a cui potrei dare spiegazioni della mia immediata partenza. Ottenere una cattedra all'università è stato il mio sogno per anni, ma devo ammettere che un posto speciale della mia memoria sarà sempre riservato al nostro liceo. La "CH" come la chiamate voi ragazzi.
Non saprei da dove cominciare, se non per darti ragione di ciò che è accaduto negli ultimi mesi. Hai avuto dall'inizio un carattere abbastanza poco diligente nei miei confronti, e davvero non capisco come invece i tuoi risultati nello studio siano rimasti invariabilmente ottimi, se non eccellenti.
Ma confesso di sentirmi in parte colpevole per le tue punizioni durante gli ultimi due anni, perchè a dire il vero in certe occasioni diventavo davvero esuberante come tu mi hai definita, facendoti notare ogni tua piccola mancanza. Mi scuso per questo con te.
In secondo luogo ti ringrazio perchè in parte è tua la motivazione che mi ha convinto a lasciare il ruolo di preside alla Coolsville High School. Probabilmente in questo momento riderai per il fatto che sei riuscita a cacciarmi!
In realtà lo devo a te, per quelle poche parole spese insieme a San Valentino, su cui rifletto da circa un mese. Giuro che guardandomi allo specchio mi sono rivista nel mio atteggiamento opportunista, che ho sempre negato a me stessa di vedermi addosso.
Mi sono schierata dalla parte del potente, invece di farmi riverire come una potente, o di farmi rispettare, come invece tu ti rivolgevi a me. Gilberte Holden voleva scartarti dal Vocalist Show, e io gliel'ho negato. È stato allora che quella donna che credevo mia amica, anche se in verità era nient'altro che la mia burattinaia, ha iniziato ad evitarmi e mettere in circolo pettegolezzi fasulli e del tutto riprovevoli sul mio conto. Così ora pensa che io sia sfuggita perchè debole di carattere. Io so di non aver perso la battaglia, e tu me lo dimostrerai. Seguirò dal vivo ogni singola gara del Vocalist Show, senza badare al costo del biglietto, sperando che tu riesca a superare la beniamina della signora Holden. Hai tutto il mio appoggio, Lilian, e molti ragazzi contano su di te. Questo concorso è davvero insulso, come molti lo definivano: è un autentico canzonare una gara seria fatta di talento e musica. Qui si sceglie tutto i base a conoscenze e alle tradizioni familiari.
Temo che si farà di tutto affinchè Janet Chasez conquisti il primo premio. Non oso immaginare cosa direbbero i giornali, dato che è figlia di una popstar famosa.Ma tu spera di essere più accorta di lei, come mi hai sempre dimostrato e battila!
Ho parlato con il preside Deedle della faccenda, e lui mi ha assicurato che starà attento alle mosse di Gilberte, per evitare troppi favoreggiamenti.
Infine ti auguro di riuscire a ottenere comunque buoni voti, così come a tuo fratello Josh. Voi avete una grande fortuna nella vostra famiglia, e ne hanno altrettanta Christopher e Megan Jones, ma sono sicura che voi ne abbiate già preso atto. Non credo molto ai giornali che sostengono uno svelamento del mistero dell'alieno da parte di due telecronisti, anche voi?
Buona fortuna Lilian Madison Rogers, buon fine anno scolastico, anche se prevedo che ci rincontreremmo ancora, sotto il palco della scuola, con te, perchè no, che stringi in mano il premio che ti spetta.
La tua egregia preside e ora valida amica, la signora Beitcher."

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Capitolo 17
*** Sotto interrogatorio ***


-Dicono che l'hanno visto per caso nel corridoio e l'hanno afferrato con una corda colorata, altrimenti era troppo forte...
-Ma dai Noah! Era una donna, la madre di Duncan è una donna, figurati se era così forte!
Niente da fare, sembrava che il mistero dell'alieno non ci fosse più. Di colpo si apriva quello di come era possibile averlo scoperto così banalmente, e perchè non si sapesse niente degli attacchi in internet.
Ma su questi misteri, i ragazzi non dovevano indagare.Di uno possedevano la risposta, del primo erano la risposta. La Mystery Incorporated era concentrata proprio su quel problema invece. Come avevano potuto due telecronisti avventarsi su un costume e scoprirne il proprietario dopo un mese intero di inchieste ed interrogativi? Non si sapeva. Come del resto non si sapeva il motivo del sorrisetto che i loro figli portavano da metà marzo.
Noah Hugbert e Luther Bersmore ne stavano parlando proprio in quel momento a Christopher, subito prima degli allenamenti di football.Il capitano cercava però di schivare in ogni modo l'argomento, perchè sentiva che dalle sue labbra sarebbe nato il desiderio sfrenato di rivelare qualcosa, qualcosa contro cui aveva promesso di tacere.
Ma dato che in realtà voi avete l'ultima immagine di Chris, steso a terra, meglio fare un passetto indietro e finire di raccontarvi cosa successe al termine di quel trambusto.
Daphne era chinata da un'ora accanto al braccio di Chris. Non c'era ancora stato verso di svegliarlo, e dato che la signora Jones aveva insistito, si era ricorsi al ricoverarlo in ospedale.
Velma e Shaggy avevano passato l'intera pausa pranzo in direzione, dal loro vecchio preside Deedle, ancora in rammarico per averlo mandato in prigione(provate voi a dimenticarvi una cosa del genere!), e ripetevano indicando Josh che loro figlio non avrebbe mai potuto muovere un solo dito su Chiristopher.
Due ore dopo anche Fred e Daphne erano accorsi a scuola riportando una piacevole notizia: secondo il medico, non si sapeva ancora la causa dello svenimento, ma non c'era segno di colpi o altro.
In poche parole, Josh fu scagionato da quel guaio, sebbene il professor Vallentine inisistette ancora a lungo sulla quastione.
Chris si svegliò alle quattro del pomeriggio, tra sospiri e lamenti.
-Non vi sento...ragazzi, siete lontani.
Così ripeteva in continuazione, eppure i medici dicevano che non aveva danni a nessun orecchio.
Questa volta fu Fred a insistere, e Chris tornò a casa.Il giorno dopo era già a scuola, sveglio e pronto nel banco, anche se per l'intera settimana sembrava non voler sentire nessuno.
 
Questo era solo per farvi entrare bene nel capitolo, comodi, comodi, dirvi cosa è appena successo e spiegarvi in breve quello a cui avete assistito fino ad adesso e assisterete maggiormente in seguito. C'è un nuovo personaggio in gioco a questo punto, lasciate che ve lo presenti. È molto gentile quando vuole, sa motivarvi, sa farvi contenti, soddisfatti. Poi sotto la maschera è spietato, crudele e tremendamente feroce. Vi ho riportato quasi esattamente la definizione della Mystery Incorporated, la definizione essenziale per mostrarvi questa particolarissima persona: la Stampa(con la S maiuscola, perchè è un personaggio a tutti gli effetti). Amica fraterna della Fama, tanto quanto della Rovina, e nonostante possiate rivolgervi benevolmente a tale individuo, uno dei suoi due amici vi si scaglierà contro. Il primo o il secondo? Non fa differenza. Se uno di loro interviene, la Stampa è salva in ogni caso, sia Rovina o Fama.
Per lo meno c'è un modo per mitigarla. Come ripeteva Heather Jasper-Howe, quando era ancora in realtà un furfante travestito:"Più alto il piedistallo, più rovinosa la caduta". In teoria, la fama di ognuno, sarà proporzionata alla sua rovina. Motivo per non farsi notare troppo.
Bene, a questo punto dovremmo già vederla in azione. Quindi, la vicenda che sto per narrarvi parte in verità da qui, con un discorso della Stampa. Un discorso abbastanza triste e malinconico.
-A quanto spiega la polizia del distretto, l'incidente sarebbe premeditato e dunque il colpevole dovrà rispondere di disastro doloso a danno del responsabile dell'immobile colpito. Non è ancora chiaro il chi, il come e il perchè di questo evento, ma speriamo che si faccia presto luce sull'accaduto. Qui Natalia Charlestone, 69Channel, da Whistles Street, Coolsville.
Anche io, in tutta onestà, avrei spalancato la bocca e sbarrato gli occhi a sentire una cosa simile. Non mi sarebbe importato più di tanto la giacca violetta della giornalista, nè tantomeno la striscia di notizie al margine del televisore, che scorreva al contrario(ed era difficile non farlo notare a tutti con grande entusiasmo).
-Bella storia vero, ragazzi?...Ragazzi?
Inutile. Meg e Chris tenevano lo sguardo fisso sullo schermo, impallidendo.
-Cosa si dice in televisione?-se ne uscì Daphne sedendosi a tavola.
-Shhhh!-la zittirono i gemelli.
-Alza il volume, papà! Alza il volume!-gridò Meg.
Seduto da un bancone asimmetrico e lucido, il conduttore in studio diede la parola ancora una volta alla collega, ora dritta ed impettita sotto la pioggia, reggendo il microfono davanti a un uomo inzuppato e avvolto da una coperta color mattone.
-È così Harold, siamo ancora sul posto per seguire gli ultimi accertamenti della polizia. Alcuni agenti hanno già interrogato buona parte delle persone coinvolte, a loro malgrado, in questo brutale incendio e a loro va tutto l'appoggio della nostra redazione. Intanto siamo riusciti a rintracciare la persona maggiormente scossa dall'incidente, il signor Carbell, proprietario nel negozio che un tempo sorgeva imponente nella via. Signor Carbell, lei aveva considerato la possibilità che la manutenzione dell'impianto di riscaldamento del suo negozio non fosse adeguata e di facile manomissione?
Quello non era il signor Carbell. Non lo era per niente. Sui suoi documenti sarebbe apparso il contrario, eppure la figura non era quella sorridente a cui tutti erano abituati. Aveva lo sguardo perso, gli occhi vuoti e tristi, incapacità di alzare in modo diritto la testa, tenerla piegata e sofferente a fissare il viso affannato della giornalista.
-Il mio... la sicurezza dell'impianto mi era stata assicurata...la persona non può averlo forzato facilmente...
-Può essere più preciso? Quale impresa ha realizzato l'impianto? Quando l'ha costruito?
-N-non saprei...anni fa, dieci anni fa almeno...ma l'assicurazione era ancora valida.
-Molto interessante...sospetta già chi avrebbe commesso tale crimine? Era stato minacciato?
I gemelli annuirono involontariamente.
-No.-rispose freddo Malcom, con lo sguardo di chi chiede pietà dopo che gli si è spezzato il cuore-Non ho idea di chi avrebbe potuto farlo. A quella persona vorrei solo dire, che mi ha davvero ferito profondamente, togliendomi il mio negozio. Lo so che i costumi si sono tutti salvati, ma le quattro mura in cui lavoravo erano il più grande tesoro...Ora tutto è perduto. Se solo quei ragazzi non avessero ficcato il naso nei miei affari...
-Quali ragazzi?-chiese incuriosita la giornalista.
-Erano sei ragazzi, due erano miei clienti ben conosciuti, e probabilmente sono stati costretti dai loro amici a portarli da me...
-Pensa che quei ragazzi siano collegati all'incidente?
-Ne sono totalmente sicuro. Quei quattro ragazzini impiccioni...
Fred e Daphne alzarono la testa, come ad un richiamo di una frase che avevano sentito pronunciare almeno un migliaio di volte, dalle persone più svariate ed improbabili. Però adesso quelle parole erano per qualcun altro, anche perchè erano passati una ventina d'anni da quando erano entrati in quello strampalato negozio.
Di getto, Chris afferrò il telecomando e spense la televisione.
-Chris, stavamo ascoltando! Per una volta che vi permettiamo di guardare la televisione!-tuonò Daphne squadrando il figlio.
-Nah, la televisione insegna solo cose stupide, giusto mamma?
-Brutto incidente, però...-commentò Fred, ignorandoli.
-Poverino, Malcom Carbell...sembra ieri di avergli parlato-rispose la moglie tornando ad un tono di voce normale.
-Non gli avete più parlato da quando avete firmato il contratto per la vendita dei costumi?-chiese Megan, appena finito un sorso d'acqua.
I genitori si guardarono:-Probabilmente si.
Quando Daphne appoggiò la forchetta nel piatto, alzò di nuovo i suoi occhi brillanti sulla figlia.
-E tu come fai a sapere che abbiamo firmato un contratto?
Chris deglutì guardando preoccupato la sorella, e sua madre capì al volo.
-Volevo dire...voi, come avete fatto a saperlo?
-Non sarete entrati in quel negozio a curiosare?-domandò il marito.
-E gli altri due chi erano?-azzardò Gloria pulendosi al tovagliolo.
-Mhn?-fece Daphne.
-Il signore ha detto che erano in quattro...chi erano gli altri due?
Fred fissò mezzo confuso la sua figlia minore. Poi si mise in piedi sbattendo rumorosamente il tovagliolo sul tavolo.
-Riunone con i Rogers...adesso.
 
-Dove sei? Angie...dove sei? Sono qui...dai, se mamma scopre che non ti trovo più, si arrabbia con me...Angelina...
-In cucina non c'è...-balbettava Josh.
-Bene, cerchiamo di sopra.
-Trovata!-urlò una voce dal secondo piano.
-Oh, meno male!-soffiò Shaggy, vedendola nelle braccia di Suzanne.
-Davvero?Cioè, l'avete trovata?-accorse Toad col fiatone.
Angie aveva azzardato una risatina sommessa. A quanto pare nascondersi negli armadi era divertente.
-Alla prossima festa del papà, per favore compratemi uno di quegli aggeggi da mettere addosso ad Angela per trovarla subito-sorrise Shaggy prendendola in braccio.
-Dovremmo metterne uno anche a mamma...ma non doveva tornare alle sette?-sbuffò Suzanne.
-Lavoro extra, cioè, sai come è fatta...si spinge sempre al limite...-commentò il padre ridendo.
-E questo a dimostrazione del fatto che Lily è tale quale a lei...non doveva essere qui alle sei? Cioè, un'ora fa?-aggiunse Josh.
Proprio in quel momento la porta si spalancò. In salotto si fecero scommesse su chi fosse.
-Ciao a tutti...
-Mamma!-gridò Angela, allungando le mani.
-Ehi, tesorino! Come stai?
Gli altri la guardarono sconcertati.
-E voi come state?-li indicò Velma, vedendoli mezzi distrutti.
-Abbiamo cercato quella piccola peste tutto il giorno-protestò Suzanne, mentre la sorellina sembrava farle una piccola linguaccia.
-Ah, Angelina. Sei davvero tremenda...ok, cosa c'è per cena?
-Ma mamma, veramente...-cominciò Josh.
-Sì, Velma...cioè, credevamo che tu la preparassi-balbettò il marito.
-Ma se io ero fuori e voi eravate a casa...-ma poi rinunciò a proseguire.
-C-ci prepari qualcosa tu?-sussurrò Shaggy.
-Ti preeego-fecero in coro i figli.
-Sì, va bene-si arrese Velma, dando subito dopo un bacino ad Angela.
Era davvero difficile concentrarsi sul cucinare qualcosa di decente per cena, con quella bambina in giro a nascondersi, per questo non si arrivava mai a casa con la cena già in tavola.
Il campanello suonò appena Velma ebbe il tempo di servire Suzanne. Nessuno pensava chi potesse essere. Ma Lily non era fuori? Già, ma lei di solito non suonava mai, probabilmente per non fare sentire che entrava.A questo punto la famiglia mangiava senza neanche aspettarla, ma potete star sicuri che lei dopo pochi minuti era già lì seduta per il suo piatto, in perfetto tempismo.
Toad corse veloce verso la porta per aprirla. Il suo sguardo percorse per intero, dalle scarpe al viso, le due figure che sembravano sovrastargli la testa. Si leccò il labbro e ancora più scattante tornò in sala da pranzo. I due rimasero lì, scambiandosi uno sguardo incerto, non sapendo se muovere un passo dentro.
-Non trascinarmi, Toad, piantala...oh, salve-sorrise Velma, quando vide Fred e Daphne dritti sulla soglia.
-Buonasera-disse l'amica gentilmente, con aria irritata.
-Cosa...?
-Volevamo?-completò Fred.
-Vorremmo parlare qualche momento con te e Shaggy...in privato-rispose Daphne, rivolgendosi a Toad, sulle ultime parole.
Dietro il suo collo, avvolto dai suoi inconfondibili capelli arancione fuoco, spuntava un viso pallido, identico al suo, che si mordeva le labbra.
-Venite pure, entrate...anche voi due-reagì Velma, vedendo che i gemelli Jones li seguivano alla porta-vado a chiamare Shaggy.
-Bene...-commentò Fred, voltandosi ancora nervoso verso i figli.
 
-Il desiderio, comanda il tuo cuore, prigioniero del tuo stesso amore-canticchiava Lily davanti alla serratura, cercando di scovare la chiave al buio.
La ragazza si fermò giusto prima della luce che il salotto proiettava fuori dal buco della porta. C'era un vociare confuso proveniente dalla cucina, ma proprio dietro il muro a cui era appoggiata, riecheggiavano delle voci strane.
Lily chiuse gli occhi, cercando di capire chi era, poi, visto che oltre ai suoi genitori, non riconosceva qualcuno, fece capolino dalla porta con molta cautela. Solo allora si accorse che dall'altra parte della scia di luce, nascosti nel buio, tre visi la fissavano spaventati. Quello più in alto, pallido e immobile, venne coperto da un dito che le faceva segno di tacere.
-Al Carbell Fancy Store? Quando, scusa?
-Ma non lo so!
-Ma cosa hanno fatto di male? Cioè, è il negozio di costumi migliore della città!
-Sapevano che abbiamo firmato un contratto!
-Potrebbero averlo sentito!
-Siamo noi che abbiamo sentito! Il signor Carbell ha parlato di loro al telegiornale!
- Cioè, non hanno mica ucciso qualcuno!
-Già, che crimine hanno commesso? Tranquilla Daph!
-Ma se c'è stato un incendio e loro sono coinvolti, non so come potrei stare tranquilla...
Di un tratto un tossire si udì rimbombare nel corridoio. Dal silenzio che era caduto in salotto, i ragazzi si immaginarono i loro genitori voltati verso la soglia.
-Potete anche entrare ed evitarvi il fastidio di ascoltare nascosti-disse ad alta voce Daphne, prima che, scivolando come una porta scorrevole, quattro figure si piantassero in piedi imbarazzati.
-Mamma...-indugiò Chris, con tono dispiaciuto.
Josh stava per aprir bocca, ma le parole gli rimasero in gola e dovette deglutirle.
Fuori, le luci delle macchine per la strada, gettavano bagliori confusi, di mischia urbana. Lily aveva il costante desiderio di saltare l'orlo della finestra e tornare in quel caos. Ma dai visi che troneggiavano in salotto, si prevedeva che ogni loro mossa in quel momento era sotto stretta sorveglianza.
Da quando Suzanne aveva spifferato"per puro caso" la storia del suo ragazzo, ogni compagno che le stava vicino era bersagliato da un curioso sospetto dei suoi genitori. Per fortuna, Trent era ancora forse l'ultimo sospetto rimasto, e dietro quel viso incerto pari ad un prudente felino, non sembrava nascondersi l'animo gentile che aveva attratto i due occhi nocciola di Lily. Tuttavia ora, in quell'incrocio di sguardi, pareva che dietro le sue pupille chiunque potesse leggere chiaramente il nome del fortunato.
-Allora, è vero...?-domandò Velma, rivolta alla figlia, distratta nei suoi pensieri.
-Vero...vero...cosa vero?
-Oh, avanti! Avete ascoltato benissimo tutto il discorso! Non fate i finti tonti che sono appena entrati in casa!
-Veramente io sono appena...-iniziò Lily senza continuare, evitandosi una scenata più feroce.
-È vero, tutto vero. Ma lasciateci spiegare-disse Megan, imbarazzata.
-Spiegare cosa? Spiegare perchè vi siete fatti vedere al negozio di costumi e avete fatto un bell'interrogatorio al signor Carbell? Oh, sì, questa spiegazione la voglio proprio sentire-commentò Fred, incrociando le braccia.
-Non abbiamo fatto un interrogatorio al signor Carbell...solo due informazioni, per un piccolo problema che avevamo...
-E chiedere il nostro aiuto? Non era più facile che consultare il proprietario di un negozio di costumi? Quale problema richiedeva una persona del genere?-protestò Daphne.
Megan si girò esasperata verso Lily: quella parte era sua. Ma Chris decise di entrare finalmente in scena, come al solito, interrompendo la conversazione.
-Beh, il giorno di Halloween c'è stato un piccolo problema con un...ok, in pratica abbiamo deciso che visto le cose che aveva chiesto il...insomma, abbiamo pensato di farci aiutare a capire chi si nascondeva sotto, così siamo andati al negozio il giorno dopo per...
-Santo Cielo, Chris! Riesci a finire una frase? Cosa significa che il giorno dopo siete andati? Quanto tempo fa?-cercò di rimanere calma la madre.
-L'ho appena detto...il primo novembre...
-Basta così!-urlò Lily, facendo tacere tutti-Quanto dobbiamo ancora mentire?
Gli altri la guardarono interrogativi.
-Potrei-aggiunse abbassando il tono-parlarvi da sola qualche minuto? Ho io la spiegazione da darvi.
-Lily...-sussurrò Josh-non ti crederanno, non devi farlo.
-Potete andare ragazzi-sforzò un sorriso Velma, mentre Chris e Meg uscivano-andate pure in sala da pranzo.
La Rogers diede inosservata uno sguardo all'indietro, prese un bel respiro, e si sedette sul divano, in mezzo ai suoi genitori, cercando le parole più adatte a cominciare.
 
-È odiosa, davvero, è odiosa-si lamentò Meg, sedutasi in sala da pranzo, senza neanche salutare Alice e Toad, che giocavano a Monopoli.
-Non è odiosa, noi siamo odiosi. Ma dico, qualcuno di noi a provato a protestare per rimanere? Nah, lasciamo che Lily racconti la solita storiella in cui noi tre facciamo le belle statuine e lei si piglia tutta la colpa.
-Infatti, Lily è odiosa...non in senso cattivo-blaterò lei a Chris-diciamo solo che mi da fastidio pensarla sempre contro se stessa...
-Pensate che le crederanno?-chiese Josh.
-Non penso perchè dovrebbero farlo. Lo sanno che lei lo fa tutte le volte per toglierci dai guai...chissà che cosa dirà sul principe azzurro, e su tutto il resto...
Scooby apparse fuori dalla cucina, dritto verso la punta opposta del tavolo della sala. Con un'occhiata che sembrò durare secoli, il cane si accorse che mancava qualcuno tra i ragazzi. Poi li fissò, puntando la zampa rivolto alla luce che proveniva dal salotto, se la passò sulla gola come una lama.
Chris, Meg e Josh annuirono impazienti-Sì, Scoob, lo sta facendo di nuovo.
Non che la cosa si ripetesse ogni giorno, ma era una buona abitudine di Lily affibbiarsi le colpe di altri, senza la minima ragione. Da piccola una volta aveva fatto crollare la mensola dei peluche con un colpo del braccio, e Josh aveva riso così forte che era andato a finire sul comodino. Il mattino dopo si era svegliato senza un dente che doveva cadergli da settimane, ma era così disperato per i continui fischi che gli uscivano di bocca, che non trovò altro da fare che accusare Lily. E potete star sicuri che per giorni la sorella aveva pianto da sola in camera credendo di aver commesso un orribile delitto.
Passati dieci anni, non si trattava più di denti, nè di caramelle, nè di nessun altra cosa a cui si da poco conto. Ma arrivati al punto in cui i guai si ingigantivano, non c'era bisogno di nessuna accusa: Lily alzava la mano come unica responsabile. Era uno di questi il motivo per cui i Rogers non l'avevano quasi mai sgridata. Era anche uno dei motivi però, per cui i Jones spesso tacevano sulla condotta dei figli. Non sapevano esattamente dove terminava il vero e iniziava la fantasia colpevole della loro amica.
Meg ebbe ancora tempo di aggregarsi al Monopoli, anche se i dadi non parevano darle molte soddisfazioni.
Chris esaminò il cellulare in cerca di una suoneria più particolare del solito vecchio trillo da anni sessanta. Ne faceva ascoltare uno dopo l'altra all'amico, azzardando smorfie ad ogni tasto. Purtroppo Josh era impegnato a far altro. Dormire.
E a svegliarlo fu un brusìo decisamente meno rumoroso degli schiamazzi del Monopoli, ma dato che aspettava il verdetto del salotto, lo sentì più volentieri.
Non saprei definire la faccia di Lily. Soddisfazione, preoccupazione, imbarazzo? Sfido ad interpretare la sua increspatura delle labbra e il rossore che le arrivava a coprire addirittura le lentiggini.
-Ragazzi, tremate come foglie! Siamo vostri genitori, mica vi mangiamo!-esclamò Fred.
-Siete perdonati.-sorrise Velma.
-Davvero?!?-scoppiarono di gioia i tre.
-Abbiamo sentito cosa è successo a Lily, la storia di quel ragazzino misterioso...di tutte le minacce a Duncan Seagle, si chiama così vero? In fondo era il minimo che potevate fare...-aggiunse Daphne in tono di scuse.
-Cioè, l'avete fatto per proteggere noi e voi...quindi non è stato un guaio, giusto?-spiegò Shaggy, mettendo una mano sulla spalla a Lily.
-Ma per la storia dell'incendio?-domandò Josh.
"Devi sempre ricordarti tutto, eh? " voleva urlargli il suo amico.
-Oh, per quello. Beh, in effetti faccio fatica a credere che voi abbiate appiccato un incendio...il signor Carbell non può pensare che siate coinvolti...
-Già, Fred. Ma temo che questa storia del ragazzo travestito interessi anche noi-disse la moglie.
-D'altronde ha chiesto su di noi ad Halloween...
Quei discorsi sembravano davvero strani. Come se i genitori di colpo avessero vissuto tutto quello che loro avevano cercato di nascondere con premura. Si parlò per cinque minuti del principe azzurro, dell'idraulico(Lily ci ragionava ancora), e di quello che era successo a Duncan. Fu un sollievo che la Mystery Inc. al completo rivolgesse tranquilla amorevoli sorrisi.
Mancava solo la storiella dell'alieno e dello stadio, ma nessuno ci badò, anche perchè in quel momento solo uno stupido avrebbe rovinato tutto.
-Dammi il telecomando! Dammelo!-urlava Toad.
-È il mio turno, non posso perdermi puntata delle PowerPuff Girls, lasciamelo!
-Alice, calmati!-gridò Velma strappandole il telecomando, toccando per sbaglio il canale 32.
-Era mio, mamma, vero che era...
-Shhhh! Chiudi la bocca solo un minuto! Per favore!
Alla televisione era appena arrivato il notiziario delle otto. I Jones avevano già cenato da un pezzo, anche se il pasto era ancora a metà a tavola. Così Gloria ora poteva costringere Madleine a giocare alle bambole visto che non aveva altro da fare.
Invece i Rogers no. Era passata un'ora dall'orario abituale della cena, e le cose che avevano impiattate erano ancora completamente intatte. Potete capire come Toad e Alice stessero letteralmente impazzendo di fame e non facevano altro che arrabbiarsi e litigare senza controllo. Dalla testa di Josh non si escludeva il pensiero che si sarebbero divorati a vicenda superati altri venti minuti.
-Salve a tutti, trasmettiamo ora uno speciale di Investigative Probe che sostituirà il notiziario.
La signorina, non molto alta, sorrideva in due occhi da cerbiatto e gli zigomi illuminati di fard. Sedeva composta su un bancone nero, decorato da un grande punto interrogativo bianco latte in un cerchio di lettere che scrivevano il nome del programma.
-Quel pappagallo biondo è ancora viva?-commentò Daphne.
-Daph! Per favore!-le disse calmo Fred.
-Credevo che questo programma non esistesse da un pezzo...-ammise Velma sistemandosi gli occhiali che Toad le aveva preso per tenersi il telecomando. La presentatrice sembrò risponderle.
-So già che molti di voi abbiano creduto che questo programma sia stato cancellato da almeno cinque anni, ma con i recenti fatti verificatisi a Coolsville fin dal primo giorno dell'anno, la redazione ha deciso di tornare ad informarvi circa inspiegabili ed intriganti avvenimenti, che coinvolgeranno il pubblico in modo attivo grazie a commenti, foto e notizie online...
La donna fece una faccia come se qualcuno le avesso detto di smettere di parlare. Tossì di imbarazzo e riprese i fogli in mano.
-Bene. E ora la sigla.
-Chi diavolo la vuole quella lì?-protestò di nuovo la rossa.
-Daphne, ora basta. Quando ci hai parlato tu era un uomo travestito...dalle almeno una possibilità, non essere così provocante, basta!
La moglie lo fulminò con lo sguardo, mentre il viso e la fluente chioma bionda della presentatrice ricomparivano brillanti sullo schermo.
-Buonasera, qui Heather Jasper-Howe da Investigative Probe per una nuova e fresca edizione. Come abbiamo detto, in copertina ci sono gli strani avvenimenti a cui hanno fatto fronte i Coolsoniani negli ultimi mesi. Proprio qualche giorno fa i nostri microfoni hanno sentito la versione dei fatti dei due telecronisti eroi, che hanno scoperto circa un mese fa la truffa di Lucretia Cowan, la donna che per ragioni ancora del tutto ignote, ha messo in scena un attacco alieno nello stadio pubblico della Coolsville Area of Ginger Eudrey.
I ragazzi e Scooby non mossero un muscolo. Questa volta avrebbero frenato la bocca per evitare certi argomenti e ricominciare le solite ramanzine dei genitori. Ma la parola"eroi" grattava loro la gola incessantemente, perchè sapevano che quei due non avevano nessun merito da pretendere dalla città.
-A quanto sembra, la donna è stata sorpresa all'interno della torre dello stadio, proprio nel luogo in cui i telecronisti si trovavano, e non è poi risultato difficile privarla del costume e farla arrestare. La signora Cowan si rifiuta, al momento, di spiegare la ragione delle sue azioni e tace sui metodi usati in internet recentamente.Si spegne così un intrigante mistero che ha messo tutti in grande difficoltà negli ultimi mesi, la città si è ripresa facilmente da questo sventato attacco paranormale, e ancora una volta il bene trionfa nella nostra amata Coolsville.
-Meno male!-esclamò Fred-Adesso la smetteranno con questa storia degli alieni una volta per tutte.
-Quale altro mistero spera di trovare Investigative Probe? A parte questa vicenda, non credo avranno altro di cui occuparsi-protestò Daphne, a cui la giornalista dava sempre sui nervi.
-Torneranno ai soliti"complotti inesistenti"-rise Velma.
-Oppure sparizioni...-aggiunse il marito.
-Ma...
Quella parola tuonò nel salotto come un uragano. La voce di Heather Jasper-Howe esplodeva dietro ogni parola. Avrebbe voluto dire tutto in manciate di secondi, ma sembrava la soddisfacesse di più andare lentamente in modo che tutti capissero.
-Ma non abbiamo finito-sorrise-perchè la versione dei due telecronisti è così piena di lacune che la polizia accetta a stento la loro testimonianza...sarà vero allora, che siano loro gli autori di una simile scoperta? Purtroppo ne sappiamo ben poco.
Mentire ai genitori e sapere che scopriranno la verità con le parole di parenti, amici o anche un perfetto sconosciuto, era davvero più piacevole. Quella bionda stava per spiattellare in faccia alla città la verità su una bugia da ragazzini, che chiunque dei quattro avrebbe voluto volentieri scappare via. Solo Scooby era stranamente gioioso, senza segni di imbarazzo, mentre Angela distrattamente gli strattonava il collare.
Alice guardava le mani di Josh tremare vicino al suo braccio, poteva giurare che non era per il freddo. Cercò di capire cosa stesse facendo quella donna in televisione, e di colpo arrivò alla conclusione. Si congratulò con se stessa sorridendo e battendo gli occhi altezzosa. Se ci fosse stata Gloria non ci avrebbe neanche fatto caso a tutta quell'ansia.
"Ne sappiamo ben poco"pensò Chris"figurati se non ha torturato  i testimoni per estorcergli qualche parolina su di noi".
-Secondo le informazioni di Carl Edwards, gestore del luna park dietro la piscina pubblica, il giorno in cui Lucretia Cowan è stata arrestata, lui stesso, vestito da alieno a fini pubblicitari, ha ricevuto visita da alcune persone che ha indirizzato verso lo stadio. Qui la sua testimonianza.
Il testone paonazzo che i ragazzi avevano ancora in mente, si materializzò a riempire quasi l'intero schermo.
-Certo che non mi sbaglio, ho la vista buona, eh, io! Quel cane era Scooby Doo, non c'era il minimo dubbio!
-Avete sentito? Il signor Edwards sostiene di aver visto il celebre cane detective nei pressi del suo parco. E non solo: alcune donne, in qualche modo legate alla colpevole, sostengono la sua stessa teoria dell'avvistamento di un cane davanti allo smascheramento di Lucretia. Coincidenze? Cosa potranni pensare gli spettatori, che la Mystery Incorporated opera nell'ombra degli eventi della città? Perchè bisogna nascondersi davanti ad un tale eroico merito cittadino?
La risposta il più presto possibile, qui, a Investigative Probe, buona serata.
 
-Che c'è?-chiese Scooby, mentre la squadra lo guardava in tono di rimprovero.
-Ma che ti salta in mente? Cioè, che ci facevi al luna park?-gli spiegò Shaggy.
-L-l'abbiamo portato noi...ma è p-per le montagne russe...-rispose Josh con un sorriso sforzato.
-Già per le montagne russe!-urlò Chris, cercando di sostenere la bugia.
-Con un alieno lì vicino?-intervenne Daphne-Eravate tranquilli? Poteva succedervi qualsiasi cosa
-Non ci credevamo, a questa storia, mamma-sussurrò Meg.
-E poi come ha fatto Scooby a finire allo stadio?-domandò Fred indicando il cane.
-Oh, avanti. Se avete cercato di risolvere il mistero e il telecronisti vi hanno preceduto, potete anche dircelo. Giuro che non commenterò.-mormorò Velma, decisa a farli parlare con le buone.
-Noi abbiamo risolto il mistero, mamma-disse Josh, nel modo più diretto e fermo possibile.
La Mystery Inc. si fermò a guardarlo. C'erano come saette nei suoi occhi. Ecco, uno di quei momenti in cui Josh diventava Lily.
-Siamo stati noi, noi abbiamo trovato Lucretia Cowan nel costume, non quei due incapaci.
Megan e Christopher annuirono allo stesso tempo. Lily storse le labbra in segno di complicità.
-Voi avete risolto...-iniziò Daphne alzando la voce, per poi abbassarla confusa-un autentico mistero?
-Siete stati voi? L'avete smascherata voi?
-E chi altrimenti?-rise Chris.
-State scherzando vero?-balbettò Velma.
-Ah, ah-disse Lily, scuotendo la testa-noi.
-Beh, in realtà Lily-sorrise Meg.
-Basta dare la colpa a Lily!-protestò Daphne.
-Ma Meggie ha ragione, è stata Lily ha scoprire che era Lucretia sotto il costume-spiegò soddisfatto Chris.
Poteva davvero succedere di tutto in quel mezzo secondo, ma nessuno avrebbe immaginato che Velma si sarebbe lanciata sulla figlia maggiore, abbracciandola con una stretta da soffocarla.
-Temo che tra qualche minuto non avrò più le costole-scherzò Lily, tentando di liberarsi.
-Sei stata tu? Davvero?-le disse lei, senza lasciarla parlare.
-Sì-rispose sorridente-sei arrabbiata?
-Arrabbiata? Sono furiosa! Non sai cosa sarebbe potuto succedere!...Ma hai risolto un mistero tutto da sola?Solo tu?!
-Beh, anche tu facevi lo stesso con noi-commentò Daphne ridendo.
-E adesso che si fa?-chiese Fred in un lieto fine fin troppo lieto.
-Si mangia cena, ad esempio?
-Shaggy!-urlò Velma con disperazione.
-Beh, lo dicevo solo perchè mentre voi discutevate, gli altri sono andati in cucina...cioè, dubito che stessero andando a dormire...
-Bene, allora vi lasciamo. Non so quanto resisterà ancora Madleine a giocare con Gloria alle bambole.
-Già.
E i Jones li salutarono sulla soglia, sbattendo la porta per le correnti d'aria di una delle finestre. Si capiva che il discorso non era ancora chiuso del tutto, semplicemente per il fatto che Daphne tenne almeno un'ora Velma attaccata alla cornetta per discutere.
-Sai, credevo che oggi ti saresti imbestialita...-ammise Shaggy mentre lei tornava in camera.
-Ero sul punto di farlo, credimi. Ma del resto sono ragazzi, non possiamo tenerli in gabbia per sempre.
-Come mai tutto questo affetto?-sorrise lui
-Beh, posso essere orgogliosa di mia figlia ogni tanto, vero? È davvero uguale a me.
-Ma è strano: cioè ogni volta che fa qulacosa di male dici che somiglia a me, poi appena le cose vanno per il verso giusto, dici che è uguale a te.
-Sono tremenda-rise Velma, appoggiando gli occhiali sul comodino-Anche se Lily non mi preoccupa più di tanto. Ha ragione Daph. Dobbiamo controllare Josh e Megan, con tutte queste edizioni del telegiornale e tutta questa promessa di fama, sono delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere.

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Capitolo 18
*** Quiete prima della tempesta, o quasi ***


Parte del sacchettino si rovesciò sul banco con un lieve tintinnìo. Ma Noah parlava così forte da interrogato che era difficile avvertire il suono di quei confetti sul banco.
-Dammi quello giallo! Quello giallo!-sussurrò Lily, scuotendo Josh.
-Un attimo, mi si è incastrata la mano nel sacchetto!Tieni.
-Mhn, adoro zia Madelyn e il suo matrimonio. Cioè, cerimonia privata, solo adulti e noi riceviamo confetti gratis. Sinceramente sarebbe bello sapere chi è il nostro nuovo zio, visto che non c'è l'ha ancora detto.
-Ho paura di fare brutta impressione.
-Perchè? È lui che si è unito alla famiglia, non gli abbiamo mica chiesto niente-rise lei, afferrando un confetto.
-Non quelli blu! Quelli ti colorano la bocca!
-Ok, ragazzi. Vai pure a posto, Noah.-fece la Makkurtle, alzandosi in piedi, lasciando il tempo ai gemelli di nascondere il sacchetto.
-Giusto oggi c'é giunta la notizia che questa classe di letteratura è stata selezionata per un concorso di tre articoli di giornale che verranno poi pubblicati e letti da tutti su un quotidiano, ancora da scegliere al momento.
Gli alunni ci avevano capito ben poco, ma continuavano a fissarla.
-Hanno letto alcune vostre relazioni sul libro "Lo strano caso del Dr.Jekill e Mr.Hyde" e ne sono rimasti stupiti su quelle di alcuni studenti.
-Indovina un po' chi è uno di loro-chiese Luther ironico, battendo un colpo a Chris, con gli occhi che puntavano Josh.
-E lascialo stare-si lamentò l'amico.
-Quindi con questa opportunità, ho deciso che per gli articoli che non vinceranno, se saranno svolti comunque in maniera esatta e completa, alzerò la media di un voto ai fortunati. È per questo che lo consiglio vivamente a chi ha un voto piuttosto basso e insufficiente. Signor Bersmore non sbuffi per favore-rise la professoressa.
-Ma prima dobbiamo recensire libri, adesso articoli di giornale...non possiamo occuparci di una letteratura un po' più divertente, solo i secchioni le stanno dietro.
-Capisco-sorrise lei-ma dovresti prendere in considerazione l'idea di studiare di più, e vedi che ben presto tutto ti sembrerà più facile.
La campanella suonò ovattata dalla porta.
-Dunque, vi lascio qui i moduli per l'iscrizione al concorso, ed entro domani voglio almeno mezza pagina ben scritta da parte di ogni partecipante. A domani. Ah, Christopher, dovrei parlarti un attimo fuori.
La Makkurtle uscì dalla porta come un'agile gazzella, con i libri che le stavano in mano leggeri come piume.
-No, sai ho pensato di partecipare...cioè, va bene che non dobbiamo stare troppo vicini alla stampa, ma così sarebbe un punto in più con la Makkurtle se...
Josh inciampò a terra, sbattendo quasi il naso sul pavimento.
-Secchione-rise Luther, togliendo il piede che aveva portato in avanti per farlo cadere.
Il ragazzo alzò i gomiti rimettendosi gli occhiali. Non faceva nè caldo nè freddo tutta quell'antipatia di Luther. Primo, Chris non era il suo migliore amico, secondo, Lily non sarebbe mai stata la sua ragazza. Visto che invece lui aveva la compagnia di entrambi, Josh sapeva che quel ragazzo sempre sfrontato nascondeva un muro di solitudine.
-Si sono appena aperte le iscrizioni alle Olimpiadi di Matematica, e tu perdi tempo con uno stupido articolo?-commentò Luther, quando si trovò faccia a faccia con Josh.
-C-che cosa? Si sono aperte oggi? Accidenti!-esclamò prendendo lo zaino-Ci vediamo a pranzo, Lily!
-Dai, corri, non vorrai perdere i posti migliori-rideva soffocato Noah.
-Patetici-commentò Lily-aveste almeno la metà del cervello che ha lui, riuscireste forse ad allacciarvi le scarpe decentemente.
-Non ci penso neanche a prendermi mezza testa di quel tonto di tuo fratello.
Lily gli piantò uno schiaffo così forte, che la faccia di Luther pulsò e bruciò per qualche secondo.
-Te l'ho detto, Noah, è pazza di me.
 
-E così salterò le prossime prove e farò una canzone più breve. Il dottore vuole che mi riposi, non c'è altro modo di farla passare, ma io a scuola insisto a venire, altrimenti perdo l'anno.
-Non hanno inventato proprio niente per curarti?
-No, tesoro. Oh, ci tenevo tanto a venire a pattinare con te da tuo zio!
-Rimandiamo, Janny. Devi assolutamente provarla-le sorrise Chris e si avvicinò per baciarla.
-Chris, non farlo-lo bloccò Janet con una mano sulla bocca-Lo sai come la chiamano la mononucleosi? La malattia del bacio. Non voglio fare ammalare anche te.
-Ma così potrei baciarti tutte le volte che voglio.
-Non scherzare tesoro, ti va un abbraccio?-sorrise la ragazza.
-Ehm, ehm. Scusate l'interruzione-sussurrò Megan sedendosi.
-Sono così stanca che non mi va di litigare, a dopo amore.
Chris fece un debole cenno con la mano.
-Che ha Miss Eccellenza? È pallida come uno straccio.
-Mononucleosi.
Meg scoppiò in una risatina sommessa. Un sorrisetto maligno solcava il suo viso.
-Vorrei almeno una spiegazione-le disse il fratello dopo un po'.
-Lo sai come è detta la mononucleosi?
-Sì, possibile che oggi tutti continuino a chiedere se so qualcosa? Prima la Makkurtle che mi fa"lo sai vero che la tua media è insufficiente?""lo sai vero che dovrai fare bene l'articolo?"...darei fuoco a quei moduli, se solo avessi un accendino.
-Scusami, ma pensavo che David Jordan ha preso di recente la stessa malattia...chissà se...-e la sorella mise le labbra come per dare un bacio.
-Sapete la novità?-arrivò Lily, strisciando sul pavimento-La Chasez ha la mononucleosi!
-Possibile che voi due vi impicciate sempre nei problemi degli altri?-sbuffò Chris.
-Brutta giornata!-disse sottovoce Meg.
-Ehi, allora oggi niente pranzo?-scherzò Josh fissando il tavolo vuoto.
-Cinque minuti soltanto. Sono esausta. La professoressa Bertrand mi ha interrogato di francese. Ottimo voto, ma sapete come fa penare le sue interrogazioni...-bisbigliò la Jones con la testa appoggiata alle braccia.
-Altre novità?
-Shh!-ordinò Lily, indicando Chris imbronciato.
Josh prese lentamente il bicchiere di aranciata che stava davanti all'amico e ne diede una lunga sorsata.
Poco dopo giunse Trent, reduce della Bertrand come Meg, ma come si immaginava il suo viso era allegro e tranquillo.
-Qualcosa non va, intendo, perchè Christopher ha quella faccia?
-Suppongo che sia solo un po' giù di morale...deve fare un'articolo per alzarsi la media...-spiegò Megan, in fila accanto a Trent che, forse per una sola misera volta, non era stato costretto a portarsi il pranzo da casa.
- Potrebbe chiederlo a Josh, no?
-Lui è troppo orgoglioso. Se la caverà da solo, ci scommetto. Sbrighiamoci, temo che i Rogers a quest'ora avranno già finito-e si affrettarono verso il loro tavolo, attraversando di corsa la mensa.
So cosa avrete pensato, cioè che Chris poteva credere che Janet aveva baciato quel David Jordan, boh chissà chi era, e doveva essere geloso. Ma in testa gli era riapparso quello strano incidente dei bagni con Josh. Era mononucleosi anche quella? Perchè nessuno gliel'aveva detto? L'ultima cosa che si ricordava di quel momento era solo un gran mal di testa. D'improvviso pensò di nuovo all'articolo da scrivere. Forse si sarebbe impegnato, forse.
 
"Devo impegnarmi, devo impegnarmi"si sforzava Josh, guardando il suo foglio bianco. Il quinto che stracciava era già appallottolato dentro al cestino.
-Ancora sui libri?
Il ragazzo si voltò, sfilandosi gli occhiali, per asciugarsi il sudore sulla fronte.
-Devo fare un articolo...ho pensato di trattare il ruolo della tecnologia nel mondo moderno, ma non riesco proprio a scrivere qualcosa di decente...
-Cioè, non puoi riposarti un po'? È quasi ora di cena, sono cinque ore che studi.
-L'articolo è per domani...se è tra i migliori lo pubblicheranno...voglio che lo pubblichino.
Shaggy prese la sedia girevole del figlio e la ruotò davanti al letto.
-Buttati sopra. O lo faccio io.
-No, per favore, prima devo trovare un'idea...
Josh si sentì sollevare di peso e sbattere sul letto. Sorrise con gli occhi chiusi stirandosi la maglia.
-Guarda che le gambe le so ancora usare-scherzò.
-Ancora per poco, se continui così. Cioè, chiedi troppo alla tua testolina.
-Sono un fallito. Non ho niente voglia di studiare oggi...
-Ah, meno male! Almeno qualcosa l'hai preso da me!
Il ragazzo stette qualche minuto lì a rilassarsi. Era talmente stanco, che si sarebbe volentieri addormentato, ma con tutte quelle frasi convincenti da inserire nell'articolo che gli ronzavano in testa non poteva del tutto stare tranquillo.
-Consigli?-chiese dopo un po'.
Il padre si guardò intorno, poi puntò una mano verso se stesso e mormorò-Cioè, stai chiedendo aiuto...a me?
-Beh, vedi qualcun'altro?-rise Josh-Non esiste solo la mamma, in questi casi...
-Ma la mamma è più brava in questioni...
-Non importa-disse secco Josh-tu cosa ne pensi? Cosa dovrei scrivere?
-Secondo me non dovresti farlo, cioè, mi pare che tu abbia già fatto abbastanza tutto l'anno.
-Ma io voglio stupire la professoressa!
-Scrivi qualcosa che ti sfoghi, qualcosa che ti piace.
-Che mi piace? E se poi viene orrendo? Illeggibile?
-Ti sarai sempre sfogato-commentò Shaggy-Bene, vado di sotto.
Josh rimase a pensarci su qualche secondo.
-Papà?-disse subito-Grazie.
E si alzò in piedi per sedersi di nuovo sulla scrivania.
Aveva una folle idea in testa, davvero la più folle di tutte. Si sarebbe liberato da un peso con quell'articolo, e non l'avrebbe mai consegnato.
Prese la penna con decisione, un bel respiro e partì.
"È davvero difficile vivere sotto una campana di vetro per i primi anni della tua vita. Vivere come sconosciuti in una città qualsiasi, dove neanche i tuoi vicini ricordano il tuo nome. Ma la vita non va mai come tu speri. Questa è la storia di un ragazzo che ha molto da commentare sulla sua. Prima di tutto, l'inizio non è stato dei migliori. Questo mio amico è nato quando i suoi genitori non era ancora sposati e uno dei suoi nonni aveva sempre qualcosa da ridire sulla sua nascita. Come se non bastasse, ha avuto una sorella gemella, sei minuti prima di lui, che ha sempre cercato di rubarle la scena.
Sua sorella non solo è più forte di lui, ma è anche spontanea, diretta e decisa nelle cose che fa. Lui per quanto cerchi di mettersi in mostra si riceve solo sgambetti e insulti. Davvero frustrante.
I suoi due migliori amici sono dei ragazzi con la popolarità incollata addosso, sempre sulla bocca di tutti, sempre vestiti in modo impeccabile, sempre perfetti.
L'unica consolazione del mio amico è il suo cane. Non un cane qualunque. Il suo nome è Scooby Doo. Non è un cane qualsiasi con quel nome famoso, è il cane con quel nome famoso. Ma i suoi genitori gli proibiscono di farlo vedere in giro.
Questi ragazzi non devono farsi notare, non devono mostrarsi sui giornali, spargere la voce del loro nome.
Lui, sua sorella e i suoi due migliori amici hanno risolto il caso del misterioso alieno nello stadio del CAGE, loro hanno smascherato Lucretia Cowan, loro sanno il perchè quella donna ha fatto tutto questo.
No signori, non è fortuna. Quei quattro ragazzi che potete scorgere per strada non sono altro che gli eredi della Mystery Incorporated. Dubito che questo nome sia sconosciuto a voi, dubito che voi ci crediate alle mie prime parole. Ma ascoltatemi, Christopher e Megan Jones, Lilian e Josh Rogers, non sono nomi di persone inesistenti, sono veri, autentici! Sono in mezzo a voi, tentando di sottrarsi al vostro sguardo e cercare di riportare agli albori la squadra di detective di cui fanno ancora parte i loro genitori.
Non immagino il giorno in cui questo si saprà, ma spero che la città si accorga di loro da sola.
Una campana di vetro, sollevate quella campana di vetro."
Josh respirò tentando di calmare il suo battito cardiaco. Si asciugò il sudore sulla fronte e lo rilesse da capo. Rimaneva in apnea ogni volta che gli sembrava di avere esagerato, di aver rotto qualche schema giornalistico. Ma si promise di non cambiarne una sola virgola.
Fece scivolare il foglio nel quaderno e spense la lampada.
-Angie?!Che ci fai qui?
La bambina scosse le spalle, prima che Josh la prendesse in braccio per riportarla di sotto.
 
-Dove andiamo?-saltellava Toad mettendosi la giacca.
-Dove volete voi-sorrise Shaggy, mentre Josh scendeva giù dalle scale.
-Uscite?
-Usciamo!-esclamò Toad, strattonando il collare a Scooby-Devi venire anche tu!
-D'accordo, mi vesto!-lo fece tacere il fratello maggiore, rifacendo le scale.
Tornò di sotto facendo il nodo alla cravatta, per prendersi il cappotto. Era aprile, ma un'arietta leggera soleva tirare all'ora di cena in quella stagione.
-E la mamma? Dove sono?
-Le "donne" non vengono, siamo solo noi quattro!Non l'avevi capito?
Josh avrebbe messo un pezzo di nastro adesivo sulla bocca del fratellino: faceva la voce petulante per darti dell'idiota.
Del resto però non era una cattiva idea. Dopo lo stress dello studio, non c'era niente di meglio che cenare fuori casa, in quel poco di universo maschile che rimaneva in famiglia.
-In marcia!-abbaiò Scooby.
 
-Qui, mettete qui ragazzi, così appena arrivo alla prossima ora, non sprechiamo tempo a raccoglierli-sorrise la Makkurtle, sbirciando se Chris l'avesse già consegnato.
-Buona lezione, Betsy-disse alla professoressa di matematica, mentre usciva.
-Dunque, oggi avevo pensato a qualcosa di nuovo per voi-esultò la Hooper alzandosi dalla cattedra.
-Un'altro video sull'importanza dei numeri nella vita quotidiana?-sbuffò Luther.
-No, un bel compito in classe a sorpresa!
-Cosa, cosa cosa?-gridò Russel Maytnore battendo le mani sul banco.
-Su, dai, niente storie...è solo per vedere se avete studiato, vi basteranno giusto due paroline da inserire e due esercizietti, non disperate...
-Josh? Che stai facendo?
-Solo cinque minuti.
-Josh, svegliati, siamo in classe!-bisbigliò Lily, mentre lui giaceva sul banco, addormentato sul foglio.
-Nah, lasciami stare.
La Hooper camminò nella loro direzione per vedere come procedeva il test. Mancavano ancora una manciata di minuti per finirlo e guardava soddisfatta l'orologio. Strisciò con le sue ballerine gialle accanto al banco di Josh, strattonandogli la spalla. Sembrava quasi intenzionata a lasciarlo dormire, finchè mormorò-Signor Rogers, mi farebbe la cortesia di svegliarsi?C'è un test in corso, ha ancora qualche minuto per scrivere qualcosa se non si ricorda niente.
Alla parola "test", Josh si limitò ad alzare la testa, sfilare il foglio da sotto le braccia e darlo alla professoressa.
-E questo cos'è?-fece in una smorfia la Hooper.
-È un riassunto completo degli ultimi tre capitoli più la risoluzione della domanda due con tre diversi metodi. Le basta?-sbadigliava Josh.
-S-sì. Va bene, grazie.
 
-Se fossi stata sveglia con una torcia sulla sua faccia, potrei giurarvi che Joshie ha russato tutta la notte. Non so perchè sia così stanco...sarà lo studio...-diceva Lily.
-O magari lo stress per quello stupido articolo...io ho avuto incubi tutta la notte-sorrise Chris.
-Ma alla fine non l'hai neanche fatto-lo sbeffeggiò la sorella.
-Accidenti! Cosa dici alla Makkurtle?-chiese preoccupata l'amica.
-Tranquilla Lily-rispose con un occhiata all'orologio-ho ancora due minuti per trovare una scusa.
-Di che si parla?-si aggiunse Josh, appoggiandosi al muro.
-Dell'articolo-disse Meg sistemandosi l'ascot intorno al collo.
-Oh, giusto in tempo-commentò il ragazzo, facendosi largo fra di loro. Appallottolò un pezzo di carta e lo gettò secco nel cestino-Non voglio avere più niente a che fare con sti articoli.
Si era sfogato davvero a scriverlo, ma gli dava fastidio che quel foglio probabilmente lo aveva tenuto sveglio tutta la notte per quello che c'era scritto sopra. Eppure era sicuro di aver visto l'orologio prima e dopo di coricarsi, e c'era uno scarto di almeno otto ore.
-Josh! Scusa se ti disturbo, c'è un problemino con l'altoparlante del palco-arrivò di fretta Janet, evitando il viso delle due ragazze-dovresti dare un'occhiata. Ho già detto alla Makkurtle che era urgente e ti ha dato il permesso.
-Arrivo, aspettami in corridoio, ritiro solo i libri.
-Da quando quei due si chiamano per nome?-domandò Lily.
-Da quando la signorina vuole i tecnici per il concorso sempre sotto controllo...fai quello, tu fai quello, tu fai quello, che noiosa!-esclamò Meg alzando gli occhi.
-E il povero Josh deve scattare sempre come una marionetta...fortuna che è la mia ragazza e ricevo solo bei sbattimenti di ciglia -sospirò Chris.
-Anche tu sei mal messo allora-scherzò Meg, mentre la Hooper si avvicinava alle spalle di Lily.
-Scusate, ve la posso rubare un minuto?
-Sì, nessun problema.
La professoressa portò Lily in corridoio tutta contenta, facendo segno alla Makkurtle che poteva entrare in classe.
-È successo un piccolo guaio...e riguarda anche te...
-Oh, che novità-fece un mezzo sorriso la ragazza.
-Ecco, io e il professor Ardican abbiamo selezionato gli otto partecipanti per le Olimpiadi di Matematica...ed è successo che...insomma abbiamo letto il tuo cognome sulla lista, e ho selezionato tuo fratello, poi me ne sono completamente dimenticata e ripassando l'elenco credevo fossi tu...
-Il riassunto di questa storia è per caso il fatto che dovrò andare alle Olimpiadi di Matematica?-chiese Lily senza speranze.
-Sì, cioè no-rispose la Hooper bloccando la reazione esasperata della sua alunna-insomma devi prima accordarti con la seconda selezionata per la gara, vedi, è rimasto un solo posto e dovete decidervi.
-Le lasci il posto, grazie, mi farà un immenso favore. Sono già in un concorso di canto, ho rischiato un concorso di giornalismo e non ci tengo a farmi vedere anche alle Olimpiadi di Matematica.
-Ne sei sicura? Non vuoi neanche provare...mi dispiacerebbe dare di nuovo il posto alla ragazza dell'anno scorso-si imbronciò la donna. Gli occhi di Lily si chiusero lentamente per ricordare chi fosse la ragazza dell'anno prima.
-Accidenti, intende dire che è una scelta fra me e Millicent McAllen?
-A quanto pare...davvero non ti interessa?-insitette lei.
-Se anche le dicessi di sì, Milly mi prenderebbe il posto comunque-si lamentò Lily, senza accorgersi di aver chiamato la ragazza per soprannome.
-Tentar non nuoce-sorrise la Hooper.
-D'accordo...come sceglierete la candidata?
-In base al test di oggi...era uno degli scopi principali per cui l'ho proposto-rispose lei.
-Ah, perfetto.
-Perfetto.
"Niente perfetto, perfetto niente. Avrei sbagliato le risposte se solo me lo avesse detto prima".
 
-Consumano pochissimo e sono una vera bomba, scommetto che lo zio mi tenga ancora da parte il mio vecchio azzurro. Credo sia davvero il più veloce, modestamente.-parlava Chris, intento a guidare la Mystery Machine-Ma ovviamente anche gli altri sono veloci, non scadenti di certo.
-Non me la sento di andare sui kart oggi. Cioè non ci sono mai andato, ma non so se ne avrei voglia...
-Ehi, Joshino certo che nei hai voglia! Non sai da quanto aspetto di fare una garetta insieme-rideva Chris con una mano sulla spalla dell'amico.
Le ragazze chiacchieravano senza sosta nel retro del furgone lasciando Scooby con le zampe sulle orecchie.
-Elettrizzante! Quando Chris mi ha detto che venivamo lì oggi pomeriggio non stavo più nella pelle! Adoro guidare i kart!
-Perchè guidi esattamemente come sulla strada normale...-scherzò Megan.
-Ma dai, l'ultima volta che ho guidato la signora che passava sul marcipiede si è solo fatta un taglietto su un ginocchio, meglio delle altre volte no? E comunque sono i maschi a doversi sacrificare-alzò la voce Lily sull'ultima frase.
So una decina di piccoli incidenti che erano successi dopo che Lily aveva ottenuto la patente. Ma credetemi, non sono belle immagini da vedere nè da raccontare. Brr, che brivido.
-Ma i tuoi genitori non hanno sgridato Chris per l'articolo?
-Chris è riuscito a cavarsela anche con la Makkurtle, carina. Ma non chiedermi come abbia fatto, perchè io stessa credo ancora ad un miracolo-disse la bionda guardando il fratello al volante.
-Oh, un messaggio.
Lily fissò stupita lo schermo.
-Josh, credo sia per te.
"Lilian, se stai leggendo ti consiglio di passare il cellulare a tuo fratello immediatamente...
Ciao, Josh. Un altro corto ha fatto saltare l'altoparlante, il preside ha detto che presto lo cambieremo perchè non si può continuare così. Però ho bisogno di te x i prossimi provini dato che mi serve la musica. Passi dall'auditorium più tardi? Fai con comodo, noi siamo qui fino alle sei e mezza. Dammi poi il tuo numero, bye."
-Posso?-sbadigliò Josh indicando il cellulare.
-Sì, rispondi pure-annuì Lily.
-Era Janet?!-esclamò Meg al bisbiglio dell'amica.
-Shhh! Sì, era lei! Non è possibile che riesca a essere antipatica anche quando è malata. Rimane sempre la solita smorfiosa, con o senza mononucleosi.
-Bene, tra cinque minuti dovremmo essere lì-li avvertì Christopher.
-Messaggio da Trent-sporse il braccio Josh verso Lily.
-Fa vedere...
Lily lo trasse subito a sè, nascondendolo nella maglia.
-Sei proprio una guastafeste, neanche una sbirciatina?-bisbigliò a occhi dolci l'amica
 
La casa, la villa, meglio ancora l'edificio enorme in cui vivevano Daisy e Terence Wolf stava a due miglia dalla stazione ferroviaria e da tutto il resto del mondo. In pratica era una piccola oasi di città in mezzo a estesi prati verdi e lussureggianti. Beh, tranne per la grossa spianata al lato della residenza, con una piccola pista di pattinaggio coperta, un ordinato campo da golf a nove buche e l'elettrizzante pista dei kart, nera e lucida di asfalto.
Il cancello era tutto dipinto di nero scuro, imperlato di fili di ferro argentei, e riusciva a coprire più dei due terzi della casa.
-Casa Wolf, parla Nathan, cosa desiderate?-scandì una voce sottile dentro al citofono.
-Ehilà, Nat! Sono Chris! Io e Meg siamo venuti a trovare lo zio.
-Oh, signor Jones, la prego di fare il giro sul retro per parcheggiare, chiamo suo zio a riceverla. Benvenuti.
La Mystery Machine fece retro fuori dal primo cortiletto oltre il cancello e passò dritto verso un piccolo viale laterale. In un battibaleno un'inferriata(meno elegante) cigolò aprendosi su una spianata di cemento di fronte alla parete nord dell'edificio. Erano dentro.
-Una piccola visitina al vecchio zio, proprio disperati eh, ragazzi?-disse un uomo appena scesero dal furgone.
-Zio Terry!-urlò Megan, abbracciandolo felice.
-Ragazza mia, diventi sempre più bella ogni giorno che ti vedo-si complimentò Terence guardando intanto Chris.
-Oh, è un sacco di tempo che non ci vediamo-commentò il ragazzo, anche lui in un abbraccio.
-Credevo venissi con la tua ragazza...non avrete rotto spero?
-No zio, no. È colpa della mononucleosi-spiegò il ragazzo.
-Oppure è colpa di David Jordan...-mormorò la sorella in tono antipatico.
-Beh, comunque secondo me ci abbiamo guadagnato un pomeriggio anche migliore-sorrise Chris ignorandola-ti abbiamo portato i nostri due migliori amici. Zio Terence, questi sono Lilian e Josh Rogers. Lily, Josh, a voi Zio Terence.
-Piacere!-esclamarono i gemelli Rogers porgendo la mano nel medesimo istante. Subito Scooby Doo balzò fuori dal furgone diretto sull'uomo, lo buttò a terra e si mise a leccarlo in faccia.
-E lui è Scooby-disse imbarazzata Lily cercando di tirarlo su.
-Molto piacere, non ti avevo mai incontrato dal vivo fin ad ora-gli prese la zampa lo zio-ma la mia Sally ne sarà di certo contenta.
-Sally è la cagnolina di zio Terry-li informò Megan-è davvero meravigliosa, perchè non chiedi a Nathan di accompagnarlo a salutarla. Scooby le farebbe onore sicuramente.
Terence sorrise largamente al cane e ai suoi due padroni.
-Nathan Wudlack Philip Garland!-strillò all'improvviso.
-S-sì! Signore! Sto arrivando!-rispose trafelato un uomo alto e magro correndo giù da delle piccole scale laterali.
-Bene, Nathan! Puoi gentilmente accompagnare il signor Doo da Sally? E dopo assicurati che questi giovani abbiano un buon thè caldo da bere...
-Zio Terry, non è il caso, beh, in realtà noi abbiamo poco tempo e vorremmo fare due sgommate sui kart...-bisbigliò Chris facendogli due occhioni dolci da cerbiatto.
-Ehm, sì, certo, ehm...allora assicurati che i kart funzionino prima che loro li usino, d'accordo?
-Con piacere, signore-si inchinò il maggiordomo-prego.
Scooby lo seguì a testa e coda alta, come un vero signore.
-Quando hai finito vieni da noi, Scoob! Ti faccio fare un giro!
-Neanche per sogno!-abbaiò il cane mentre gli altri prendevano a ridere.
-Stile di guida così pessimo?
 
Nathan era agitato, ma comunque rimaneva composto sul divano.
-Non capisco perchè non li hai fatti partire...erano davvero così malridotti quei motori?
-Signor Wolf, l'altro suo nipote, il signorino Walter, ha trafficato con i suoi attrezzi durante il pranzo della scorsa domenica...non si preoccupi, me ne occuperò personalmente, li riparerò.
-Ma non è questo...ho deluso i miei nipoti, che razza di zio sono, un mostro?
-Abbiamo parlato un'ora davanti a due tazze di thè, non sembravano troppo delusi...la ragazza era molto simpatica-parlava il maggiordomo, sorrideva al parlare di Lily.
-Parli della loro amica?
-Sì, non le dispiace vero se le ho chiesto l'autografo?-azzardò il domestico balbettando.
-Se lei era d'accordo non vedo il perchè.
 
-Basta facce tristi, torneremo un'altra volta e faremo il doppio dei giri che avremmo dovuto fare oggi.
-Ma Meg, ci tenevo così tanto, e anche Lily.
-No, Chris tranquillo, sarà per la prossima volta-lo consolò l'amica.
Il buio a fine del pomeriggio era già sceso sulla strada. Da lontano, oltre il ponte i palazzi alti di Coolsville si illuminavano a perdita d'occhio.
Josh era troppo intento a dormire per ammirarle. Era accucciato sopra i sedili trasversali  del retro del furgone e sorrideva nel sonno. Si era completamente scordato che aveva promesso a Janet di andare a scuola per aiutarla, ma le palpebre avevano altri programmi. Scooby era di pessimo umore: Sally era davvero affascinante, ma di un vanitoso a dir poco stomachevole. Non era quella giusta per il buon vecchio Scooby.
Entrambi non si accorsero meanche che la Mystery Machine si era di colpo bloccata.
Poca benzina. Beh, tra le mille faccende da sbrigare, pretendiamo di ricordarci di nutrire la nostra fedele macchina? Fred teneva moltissimo al suo furgone, così come ora ci teneva suo figlio e mai mai mai la Mystery Machine sarebbe potuta rimanere a secco. Infatti era la macchina della signora che si sbracciava in strada ad avere quel piccolo problema.
Nell'oscurità Christopher per poco non la investì(e visto chi era, dopo ne ebbe rimorso).
-Vi prego, vi scongiuro, mi potete dare un passaggio fino in Edmund Ritter Street? Ho un bambino in macchina e...
Meg aprì la portiera e scese a soccorrerla, con l'ascot che svolazzava dietro al suo collo.
-Signora Makkurtle, è lei?
-Megan, oh grazie al Cielo, sei tu...sono senza benzina, e ho Liam con me...
La biondina non ci pensò neanche un secondo, la invitò subito sul furgone. Dopo qualche minuto stava già strapazzando come un uovo il piccolo pargoletto della professoressa. Era un meraviglioso bambino dalla pelle chiarissima, con due occhi grigi molto profondi e dolci.
-Il piccolo Liam...ci hai risparmiato un po' di lezioni, lo sai?
La professoressa era stata fatta accomodare davanti, per non spostare Josh di peso sul tappetino.
-Che mi dici, Christopher?
Il ragazzo tentennò leggermente, alzando le dita dal volante-Cosa dovrei dirle?
-Avanti, dovresti andare orgoglioso...
-Di cosa?
-Ma dell'articolo, cosa altrimenti?
A sentire una cosa del genere, perfino il piccolo Liam non riuscì a sviare l'attenzione delle ragazze.Addirittura Josh si issò sui gomiti.
-In terza persona, come un estraneo, è una trovata giornalistica geniale. Ho dato un solo sguardo alla prima frase...per il resto, a quanto pare lo pubblicheranno a breve. Sei stato scelto! Ora hai la media del sette assicurata!
-Solo del sette?-si disse compiaciuto e ironico il ragazzo.
-H-hai fatto l'articolo?!-gridò Megan scrutandolo attentamente.
-Ce lo volevi nascondere, eh?-sbadigliò Josh.
Calò il silenzio d'imbarazzo. Chris aveva un gruppo di parole che non usciva di bocca.
-E su cosa lo hai fatto?-disse curiosa Lily.
-Oh, un articolo meraviglioso, i giornalisti del concorso hanno avuto una terribile fretta di pubblicarlo-commentò la Makkurtle, mentre Meg le consegnava fra le braccia il piccolo Liam-sei stato davvero impeccabile se il risultato è questo!
I tre ragazzi guardarno in silenzio il guidatore, con gli occhi spalancati come davanti ad un trucco di prestigio.
-Allora? Cosa hai scritto?-chiese impaziente la sorella.
In un attimo il ragazzo si sentì nel momento più imbarazzante della sua vita. Anche Liam gli rivolgeva lo stesso sguardo attento. Sembrava che tutti sapessero già quel che aveva combinato, aspettavano solo che confessasse.
-Ehi, guardate un po' siamo arrivati, Meg fai scendere la professoressa, per favore.
-A domani ragazzi...ciao Christopher-balbettò la professoressa, stringendo il figlio alla spalla, rivolgendo un ultimo cenno al suo studente, che l'aveva congedata così in fretta.
-Se erano cose così personali, sappi che le verremo a sapere comunque, e non solo noi...tutta la città lo leggerà-gli disse Megan poco dopo, tornata sul sedile anteriore.
-Sì, dai non puoi nasconderlo per sempre...
-Ok, va bene, non l'ho fatto!-sospirò frettoloso Chris, chiudendo gli occhi e perdendo per qualche secondo la visuale sulla strada.
Ma nessuno lo sentì, quell'insegna luminosa prometteva troppi guai.

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Capitolo 19
*** Una finestra sulla celebrità ***


-Non lo sto leggendo, non lo sto leggendo, vero?
Megan fissò Lily con un uno sguardo spaventato, gli occhi si erano già contratti per dare inizio ad un urlo.
-Esistono? Esistono! Sono fra noi, i Coolsoniani esplodono di curiosità. Cercateli fra voi!
Quella scritta era davvero ovunque. Neanche l'ultimo film di Vincent Van Ghoul era stato pubblicizzato così.
-Gira Chris, andiamocene!-urlò Josh, indicando la densa folla cittadina per la strada, che piano piano sia voltava verso la Myestery Machine.
-Lo avete letto anche voi?
-La pianti di chiederlo, mi stai stressando, Lily! Possibile che non riesci a stare zitta!
-Non sto zitta! C'era il mio nome per intero sul quel pannello, e sotto il centrocommerciale, sopra le vetrine dei negozi! Il mio, il tuo, il loro nome! Meg, tutti sanno i nostri nomi!
-Non può essere-balbettava Josh con occhi persi nel vuoto.
-Ragazze calmetevi, basta! Calma, ok, parcheggiamo un attimo, scendiamo, e poi torniamo a casa tranquilli d'accordo?-cercò di dire Chris prima che la sorella gli tirasse uno schiaffo.
-Smettila di dire di stare tranquilli, sei l'unico che urla qui!
-Zitte!
Meg e Lily si guardarono stupite e tacquero. Non volò una mosca per qualche secondo, finchè Josh non si affacciò finalmente dal retro.
-No, scusate ragazze, io non volevo urlare. È solo che...è tutta colpa mia, io non...volevo...davvero.
-Scoob, passami le pastiglie, credo sia di nuovo un attacco di panico!
-No, no...-le respinse il ragazzo.
Chris si fermò lo stesso in un parcheggio, facendo a slalom fra i palazzi era tornati fuori da Coolsville, isolati dall'intera città. Di solito era il primo a tranquillizzare Josh con i suoi attacchi di panico, ma questa volta nel panico c'era anche lui. Forse per una delle prime volte della sua vita, Christopher Jones perse il controllo del tutto, depresso, era terribilmente agitato, confuso, senza una meta di ragionamento.
I loro nomi. La città sapeva i loro nomi, sarebbe bastato poco per accorgersi che quei nomi erano veri, e non solo, erano collegati in qualche modo alla Mystery Incorporated.
Volentieri chiunque dei quattro avrebbe ingoiato l'intera confezione di pastiglie.Perchè ora quelle notizie sui megaschermi annunciavano ciò che per ben vent'anni si teneva nascosto.
-Uno, due, tre. Uno, due, tre...un po' meglio ora?
-Sì, ma non...non fa niente, Lily. Era solo uno spavento, niente di più.
-Ma come hanno fatto?-sospirò Megan, rivolta verso il profilo della città, che si stava cancellando nel buio.
-Spie?-rispose Chris scherzando, soffocando subito la risata nel silenzio di due colpi di tosse.
Josh, che era rimasto seduto sul bordo della portiera del furgone, scattò verso la piccola televisione che c'era vicino al cruscotto. C'era un temibile e terribile sospetto nei suoi gesti.
-Molti non credono ancora alle loro orecchie, ma di certo la folla che si è ammassata davanti alla sede del centro operativo della Mystery Inc. dovrebbe convincere molti alla storia che fa esistere quattro giovani ragazzi liceali, nascosti dalla pubblica conoscenza, a quanto pare eredi e figli della squadra di detective di Coolsville. Sono stati quindi loro a smascherare l'attacco alieno di febbraio, come spiega la fonte della notizia, un articolo edito da un anonimo studente del liceo della città, probabile amico dei ragazzi in questione. La vostra Heather Jasper-Howe dunque non si sbagliava. Aggiornamenti invece sul caso dell'inquinamento del...
Lily spense la televisione.
-Avete sentito il pappagallo biondo? La storia è partita, non la fermeremo più.-guardò gli altri Meg.
Incredibile. Fino a che Chris non si appoggiò per sbaglio al clacson, Scooby Doo era rimasto a dormire nella stessa posizione di Josh venti minuti prima.Si era perso la brutta notizia. I ragazzi però continuarono a parlare per ritardargliela
-Chissà quale degli altri due vincitori di articoli ha combinato sto disastro. Quanto lo odio! Mica lo pagano per delle notizie, è solo uno stupido concorso scolastico!
-Il mio articolo. Accidenti, qualcuno lo ha trovato!-esclamò Josh.
-Il tuo articolo? Lo hai buttato nel cestino!-reagì Lily.
-Ma dentro c'era scritto tutto! Ecco come hanno avuto le informazioni!
Momenti dubbiosi e silenziosi accolsero i loro sguardi.
-Non hai detto che lo facevi sulla tecnologia o quelle cose lì?
-Sì, ma ho voluto sfogarmi e...ho combinato un assurdo disastro...
-Accidenti.
"Ma come ti è venuto in mente di fare una sciocchezza simile?", no, Lily non riuscì a dirlo.
Megan tentennò un attimo, mentre Chris deglutì voltandosi verso il volante.
-Ne sei sicuro? Non capisco perchè chi l'ha trovato ha voluto pubblicarlo, ci credo che abbia vinto il concorso e sia già nelle notizie oggi!-disse la biondina.
-Non lo so, voleva solo vincere, magari-singhiozzava spaventato Josh
-O consegnare un tema decente...
Lily non si accorse neanche di quel che aveva appena detto. Lo aveva capito, certo che lo aveva capito e aveva paura che Meg strillasse come una sirena della polizia.
-Strano eh, che i giornali sostengono che l'articolo sia di un nostro amico...cioè, Josh tu sei sicuro di averlo scritto usando una terza persona, sei sicuro che sia proprio il tuo?
-L'ho scritto in terza perchè in prima mi sentivo troppo colpevole...non è cambiato molto, invece-mormorò Josh alla sorella.
-Ti sei fatto consigliare da Josh per l'articolo, Chris?
-No, Lily, p-perchè?
Megan pensò alle parole della Makkurtle. Anche lei lo capì, più che altro dal balbettare del fratello.
-Avresti fatto davvero una cosa del genere?-strillò-Hai preso il foglio di Josh nel cestino e gli hai messo il tuo nome?
-Cosa?-disse sbalordito Josh.
 
Tanto ormai la bugia era troppo grande. E fu anche il commento dei Jones e dei Rogers. Se i ragazzi erano ancora scioccati dalla sorpresa, furono sorpresi più di tutto dal fatto che gli ammiratori della Mystery Incorporated si interessarono moltissimo a loro.
Chris, Meg e Lily uscivano dalla porta nel retro della scuola per non essere trovati dalle presenze curiose che si sentivano ronzare intorno.
Tra la disorganizzazione di Gilberte Holden, e Janet che aveva deciso finalmente di fare convalescenza a casa e non faticare più, il Vocalist Show contava solo quattro puntate registrate, tra l'altro neanche apparse in tv, ma a quanto pare ci stavano lavorando. Lily era al quarto posto, ed era sopravvissuta ad altrettante quattro eliminazioni. La finale era alle porte, o meglio, era all'auditorium della scuola, però aperta al pubblico dal vivo. Figuratevi se la gente non era curiosa di vedere la tanto citata Lilian Rogers!
Comprarono biglietti a valanghe.
Ma per ora i ragazzi preferivano sigillarsi in casa, visto che ultimamente si era ripreso un debole vento invernale, un po' in ritardo nei tempi. L'unico esonerato era Chris, al quale la vita si era complicata in vista della semifinale di football contro i Mosquitos di Kerask, una squadra che soleva massacrare letteralmente gli avversari. L'anno prima era Luther il capitano, e considerando il suo fattore cerebrale, la situazione era precipitata vertiginosamente, persino gli allenatori avevano fatto a botte.
Grazie all'ordine del medico, Chris aveva saltato quella partita, ma ora doveva comunque superare la nuova. L'importante era tornare senza brutte figure, o mezze ossa rotte.
Per il momento la persona che ci interessa di più è Lily. Non è forse quella con cui problemi a cui pensare?
Ecco, dopo la sesta telefonata della giornata a Trent( ma dico, a che velocità studiavano?), la ragazza si era presa uno di quei tipici attimi della giornata in cui ci si dedica al nulla assoluto. Si toccano oggetti a caso nella propria camera aspettando che uno attiri la nostra attenzione, o aspettando che avvenga qualcosa. Per lei in quel caso avvennero entrambe le cose.
Da tempo, al fondo del quaderno di chimica, scarabbocchiato fra i pezzetti di carta in cui erano appuntati versi di canzoni, era rimasto un fogliettino azzurro. I bordi erano piegati e rovinati, ma una leggera scritta su quattro righe percorreva la carta comprendone il centro.
Va bene, vi dico cosa era prima di stufarvi: qualcuno si ricorda di una certa musica, misteriosa, strane parole, una luce arancione? Beh, si trattava del ricordo di quella sera.
Capitò fra le dita infreddolite di Lily, strisciando sulla scrivania. Ci fece un sorrisetto incuriosito, poi un improvviso viso oscurato. Come se le fossero tornate le sensazioni della prima volta che aveva sentito quelle parole, e addirittura rabbrividiva ad ogni riga che procedeva. Ma la cosa più strana era accorgersi che all'inizio, appuntato in brutta grafia, c'era il suo nome.
"No, dai, figurati se era il mio nome"pensò alzandosi verso la finestra. Quel foglietto si stava vendicando di essere stato ignorato per mesi. Adesso le parole nel bosco stornellavano saltellandole in testa.
Ma che cos'era? Uno scherzo? Qualcuno le aveva fatto bere qualcosa di strano per farla ammattire del tutto. Era una spiegazione troppo illogica, senza senso alcuno, ma Lily non pensò subito che sotto sotto ci fosse qualcosa di ben più losco.
 
-Tra tutti i deficienti del pianeta, io, proprio io, che dovrei ispirare fiducia, potere, grande gloria e forza...ho dovuto avere i servitori più squallidi che esistevano!
Le due figure si stesero a terra tremanti.
-Gli ordini sono stati eseguiti, ora sarà più facile ottenere la...
-Se, se, se sarà più facile quello, stiamo per fare quest'altro...non state facendo altro che rendermi ridicolo di fronte a tutti, imbecilli!
-Mi permetto di dissentire-disse la donna, alzandosi in piedi-è tutto perfettamente andato secondo i piani, nonostante ora la gente sappia che non ci sia stato alcun attacco alieno...era questo che volevamo, giusto padrone?
L'uomo sul trono grugnì-Sì, anche se non capisco il perchè dovevano scoprirlo...
-S-si trattava di farli scoprire signore, che diventassero famosi...
-Così li intappoleremo là dentro.
-Siete sicuri che li manderanno là? Il piano del Guiscardo sarà efficace?-riprese il padrone, quasi convinto.
-Oh, suvvia, sono ragazzi, se hanno questa fama non penso che cadranno così in basso. E il nostro capo d'altronde l'ha sempre aiutata.
 
Lily era sempre sulla finestra a riflettere. Quale meraviglioso brivido le dava pensare e ripensare a quelle parole. Fuori era già tutto buio pesto, tranne per quelle due luci abbaglianti che sprizzavano guizzi luminosi, proprio oltre le finestre della signora Dunhee.
Si era sempre chiesta se dentro quella casa era cambiato qualcosa dopo l'ultima volta che ci era entrata. Con tutte quei riflessi che cambiavano colori incessantemente, era evidente che la vicina si era comprata un videogioco, oppure aveva installato delle luci stroboscopiche in salotto. Fatto sta che l'unica persona che varcava la soglia, ad eccezione del postino, era la signora Fernandez. Per il resto la padrona andava e veniva per il viale da sola sempre furtiva e misteriosa, mentre la sua piscina stava diventando un gelido acquitrino.
Con il foglio ancora in mano, la ragazza si sedette come suo solito sul davanzale. Iniziò a grattarsi il collo, finendo per stringere in mano la sua collana. Oh, sì ce l'aveva ancora lì. La prima cosa che faceva alla mattina era prenderla dal comodino, e solo dopo zittire la sveglia, impazzita per l'arrivo delle sette.
In un lampo la tendina di pizzo della vicina si scostò, ed ecco che gli occhi scuri di Lenore Dunhee fecero breccia nei suoi. Accidenti, erano almeno due anni che non le rivolgeva il viso. Magari ora era diventata più simpatica?
La bocca della signora era comunque un broncio. Forse era perchè non vedeva bene, o era scocciata dai vari osservatori(mentre lei adorava spiare dalle finestre!) oppure(e Lily lo ebbe come impressione) era proprio la ragazza dei vicini seduta sulla finestra a darle fastidio.
Era così strano dopo l'imbrunire, che qualcuno la notasse. Spegneva quasi sempre la luce in camera, prima di mettersi sul davanzale.
Lily distolse lo sguardo altrove, prima roteando le dita sulla collana, poi fissando la strada. Appena riposò lo sguardo sulla finestra, la figura era sparita. Tirò un sospiro esasperato e scese sul pavimento.
Un lampo di luce illuminò la sua camera a giorno, e stava dritto alle sue spalle.
La finestra del secondo piano della signora Dunhee era spalancata, e lei era lì, con il mento sui palmi delle mani, a fissarla sorridente. Alzò lentamente una mano, scuotendola leggermente.
E Lily sollevò la sua, facendo ugualmente, rabbrividendo al vento della finestra.
Poi un altro lampo di luce, anche la lampada della sua camera si accese.
-Lily...? Cosa stai...facendo?
-Oh, Josh...niente! Niente!-sobbalzò lei voltandosi-Ero lì che pensavo e poi stavo...salutando la vicina dalla finestra...
Il suo dito indicò all'indietro la casa accanto.
-Come?La signora Dunhee? Cioè, la finestra è vuota, non vedi? Guarda!
In effetti era tornata come restava esattamente ogni sera, buia, sinistra, e mezza storta.
Josh guardò la sorella fissarlo preoccupata.
-Accidenti! È vero, è vero...sto impazzendo! Su dai dimmelo, forza dai, prenditi la soddisfazione di dirmi che sto impazzendo!
-No, aspetta, cosa stai dicendo...
-Dico che sto impazzendo, sento voci strane, vedo cose che non esistono...oh, aiutami ti prego, aiutami!-si inginocchiò prendendo le gambe del fratello, singhiozzando disperata.
-Lily...
-Ahh, lo sapevo lo sapevo, sono pazza, schizzata, ho allucinazioni! Mi porteranno in manicomio, mi metteranno la camicia di forza! Mi lasceranno da sola ad ammattire del tutto! Butteranno la chiave in un pozzo e non uscirò mai!
-Lily?
-Mi dici, mi dici come farò senza il polpettone della mamma, come farò, eh? Senza il polpettone la vita non ha senso!...ahhh, non rivedrò mai più la luce del sole!
-Lily!
Josh la prese e se la staccò stanco dalle gambe.
-Ora basta, non c'è bisogno di lagnarsi tanto. Cioè, mi spieghi prima cosa sta succedendo con calma...se mi dici cosa succede posso aiutarti-disse lui sorridendole.
-Aspetta un attimo...-lo squadrò lei, puntando l'attenzione su quel sorrisetto-ah, molto divertente. Bello scherzo.
-Quale scherzo?
-Andiamo adesso possiamo farla finita! Mi avete fatto prendere un bello spavento! Ma come vi è saltato in mente? Non sono così scema, mi avete fatto credere che vedessi la vicina scomparire e comparire dalla finestra! Oh, trucco geniale! Ologrammi, riflettori...
-Effetti speciali, comparse, canzoncine nel bosco...certo che siete stati voi!
-Oh basta, Lily. Ti prego basta-sbuffò Chris battendosi una mano sulla fronte, il giorno seguente a scuola.
In pratica era rimasta a chiedere come avevano fatto a inventarsi quella filastrocca idiota a Capodanno e ha far illuminare la boa. E lo domandava in continuazione, ogni secondo che passava.
Grazie al Cielo, Trent riuscì a farla smettere. Oh, giusto per precisarlo, la fece zittire sedendosi semplicemente vicino a lei, nell'assemblea in palestra: non la fece zittire con un bacio, perchè fino a quel momento Lily non si sentiva pronta a darne uno. La infastidiva ammetterlo, ma sotto sotto ogni volta che il viso di Trent le arrivava vicino, la faccia era sempre quella del principe azzurro.
Capite perchè ho scelto di iniziare da qui? Perchè questo anno, in confronto alla prima liceo, fu così diverso?
Perchè fu il momento in cui i lunghi e complicati piani che avevano tramato per anni, ora si stavano per scatenare. Il principe azzurro era solo stato il primo passo. E molteplici altri segni c'erano stati, ma mentre qualcosa stava nell'ombra, un disperato postino, sulle vie di Cleveland, cercava di recapitare una strana lettera laccata indirizzata ad una misteriosa ragazza.
 
Sarà meglio dire anche qualcosa sugli altri, non vi pare? Beh, in quanto a Meg, non si era mai sentita così felice e spensierata, tanto che tutti questi autografi le avevano cancellato completamente il rancore che aveva ancora per la sua recita.
Josh si fronteggiava con le scorrazzate che doveva fare tutti i giorni per il servizio al concorso, anche se ben presto fu incoraggiato dalla Hooper a dare ripetizioni di matematica alla stessa Janet. Inutile dire che rifiutarono entrambi subito.
-Guardi che siamo già abbastanza occupati con le apparecchiature!
-Sono una cantante, a che serve la matematica?
 
Il Vocalist Show proseguiva con successo, la prima puntata aveva già fatto tre repliche in tv e i biglietti per la finale erano ormai esauriti, anche se qualcuno era riuscito a beccarne uno in piedi ad un prezzo più basso.
-Bene, bene ragazze e ragazzi ora passiamo alla posizione che dovrete tenere sul palco, siamo in diretta nazionale quindi niente figuracce, intesi?-avvisò con un sorriso la Stout, passandoli tutti in rassegna.
-Quindi, tutti in riga, le ragazze a destra, i ragazzi a sinistra!...quattro, cinque...manca qualcuno?
-Oh, oh. Questa volta la vedo brutta-commentò Brady Backer.
-Molto brutta-gli rispose Lily.
-Il signor Jordan è di nuovo assente?Ma è inammissibile!-si lamentò Gilberte Holden.
-David è stato malato, signora. Non può venire subito, ha una visita.
-Bene, signorina Jordan. Suo fratello non ha nessun riguardo...la signorina Chasez, pur essendo convalescente, si è presentata comunque!
-Ma per favore, non scaldiamoci. Non ci sono penalità per due assenze-borbottò la Stout.
-Invece sì-esclamò soddisfatta la Holden-Legga qui.
E porse un foglio al preside.
-In effetti qui dice che la frequenza minima alle prove è di dieci ore. Il signor Jordan...ne ha fatte solo sei...e oggi ne recupera solo una-disse Deedle, con uno sguardo dispiaciuto verso i ragazzi che stavano sul palco.
-Quindi per lui non ci sarà la finale-sorrise Gilberte.
Un mormorio di contrasto prese voce fra di loro. Vanessa Jordan fissava ancora stizzita la produttrice discografica.
Giusto due minuti dopo, più affannato che mai, il ragazzo varcò l'entrata dell'auditorium. Tutti stettero zitti all'istante.
Aveva veramente un bello viso, quel David. Gli occhi parevano leggermente turchesi e allo stesso tempo marroni. Il suo sguardo era allo stesso tempo interessato e annoiato, la bocca era sempre arcuata in un atteggiamento furbo, da cattivo ragazzo. Per chi lo conosceva bene, David era tutt'altro che un cattivo ragazzo. Beh, ovvio, tralasciando il fatto che aveva preferito fare i primi due anni del liceo due volte ciascuno. Fuori dalla scuola nessuno gli rivolgeva mai troppe parole, indugiavano a provare a chiedergli come stava. Eppure lui non era mai imbronciato, gli piaceva stare da solo.
Vanessa a volte non credeva persino che fosse suo fratello, ma lei era davvero una ragazza brillante. Non si sarebbe affatto indovinato che fosse una delle cheerleader. Del resto non dovevano essere proprio tutte come Janet, o sbaglio?
I suoi due codini biondi avevano due intense mêches rosso intenso, che le cadevano pesanti su entrambe le spalle. Aveva una bellissima voce, su quello non c'era dubbio, ed era una di quelle amiche fidate da cui non ti separeresti neanche un secondo. Ma per il momento, Lily non l'aveva ancora vista in quel modo, doveva ancora trovare un'occasione per riflettere sulla questione.
Comunque, nessuno, tranne la malalingua della Holden, riuscì a dire al povero David che per lui il concorso era terminato.
-Chi ha scritto questa stupidata?-urlò il ragazzo togliendole il foglio dalle mani.
-Calmo, signor Jordan...è il regolamento del concorso...vorrei ci fosse qualcosa per...-balbettò il preside.
-Ma non c'è! Qui siamo in una competizione seria.-sbottò Gilberte.
-Già, come se quella che lo organizza fosse una persona seria-bisbigliò Lily a Vanessa, che recuperò il sorriso, anche se per qualche attimo.
-Bene, molto bene-commentò David, con gli occhi fiammeggianti di furia vendicativa. Si girò indignato e non osò replicare altro.
-Dunque, signorina Rogers...-riprese la produttrice-chi abbiamo scelto come partner?
Lily rimase zitta, cercando di attirare l'attenzione più su David che usciva dalla porta.
-Un p-partner? Ha detto proprio, un partner?
-Certo, la finale è un duetto con un partner di vostra scelta. Allora, lei chi ha scelto?
-Nessuno-si morse un labbro lei.
-Oh, che disgustoso egoncentrismo, questo le varrebbe un punto in meno nella classifica...
-Si, si, si, anzichè aggiornare l'elenco delle accuse di ogni studente, possiamo andare avanti con le prove?-protestò la Stout, appoggiando le mani sulle spalle di Lily e Vanessa.
-Bene, allora voglio che la signorina decida il suo partner-disse infastidita la Holden- ora procediamo.
 
-Accidenti è un vero disastro! Non volevo!
-Tranquilla, Alice, è solo uno stupido vecchio trofeo...ne abbiamo a milioni di questi!-sorrise Gloria, tirandolo su da terra.
-È che non l'ho visto, davvero...aspetta ti è caduto un pezzo.
Alice tirò su una delle gemme che erano incastonate sopra. Era davvero trasparente e carina, di un bel viola ametista.
-Fammi vedere! È bellissima, oh è stupenda! Senti, perchè non ne rompiamo altre e poi ci facciamo un...
-Ehi, ehi, non romperai proprio niente, qui!
-Ma Chris, è successo per caso...
-Sì, Lola, ma zio Terence lo ha regalato a me, è mio! Quindi lascialo che vado a metterlo in un posto più sicuro!
Il ragazzo strinse a sè il trofeo come un orsacchiotto e prese svelto la cosa che luccicava fra le mani della sorellina.
-Ah, fratelli maggiori!
-Chi li capisce!
Beh, un regalo dello zio era pur sempre un regalo. Durante quel lungo pomeriggio dallo zio, non si era potuto evitare che uscisse fuori la storia del falso alieno. Terence Wolf era stato battitore negli Aliens da giovane, ma aveva avuto un brutto incidente per una lite in campo, quindi si era sbarazzato in fretta del suo cimelio. Anzi, a dirla tutta, credeva persino che quel soprammobile lucente sul piano del camino gli portasse sfortuna. Ma almeno Chris lo aveva apprezzato, e guai a chi glielo toccava!Ne aveva già ricevuto uno ad inizio marzo, sempre incastonato di piccole schegge viola.
Secondo lui era un evidente segnale che i Cougars sarebbero andati in finale.
Già si vedeva, già si vedeva. Portato in trionfo dai suoi compagni di squadra...che meraviglia.
Sentì una strano rumore sotto la suola delle scarpe e fece un passo indietro. C'era un foglio bianco di spartiti sul tappeto del corridoio. Probabilmente Megan era passata di fretta per la lezione di pianoforte, e non si era accorta che erano scivolati.
Con un estremo sforzo di cortesia pensò bene di portarlo nella sua camera, giusto perchè lo ritrovasse, ma già a qualche metro di distanza, dalla porta turchese proveniva della musica famigliare.
-È permesso?-urlò cercando di sovrastare lo stereo.
Meg afferrò in fretta il telecomando e fermò la musica.
-Entra-gli disse, vedendo che lui la fissava curioso.
-Ero venuto per...darti questo...-continuò Chris, avvicinandosi al letto dove era seduta.
-Oh, grazie-lo ricevette la sorella.
Per qualche istante rimase a guardare lei e lo stereo, cercando di arrivare a leggere cosa c'era sugli altri fogli posati sulle sue gambe.
-Pensavo fossi alla lezione di piano...
-No, oggi l'ho saltata...per studiare.
Altri momenti di silenzio.
-Ascoltavi...musica?-riprese Chris.
-Eh sì...-disse imbarazzata lei.
-Tu...non stavi cantando...vero?
-Io? Cantare? Ma cosa vai a pensare?-rise incerta lei, facendo scivolare i fogli dietro la schiena.
Christopher le si avvicinò sorridendo falsamente, le passò la mano dietro le spalle, e...
-No, ridammeli subito! Immediatamente! Ridammeli!
-Oh, oh, guarda cosa abbiamo qui...
-No, Chris, dammelo!-gli si aggrappò alle braccia.
-Cosa ci fai con il testo della canzone di Lily? E non dirmi che stavi controllando se era orecchiabile...
-Mi piace quella canzone! Tutto qua!-esclamò lei, tirandogli il braccio.
-Che bugiarda, eh? Chi ti ha detto che Lily aveva bisogno di un partner?
-Lily ha bisogno di un partner? Davvero? Per cosa?-disse lei con viso innocente.
-Mi dispiace dirtelo, ma credo proprio che sceglierà me per il duetto.
-Ma io sono la sua migliore amica!
-E io so suonare la chitarra, e so tutto il testo della canzone a memoria!
-Anche io lo so tutto e so anche suonare il pianoforte!
-Si, si sicuramente sarà facile mettere un pianoforte a coda sul palco!
-Beh, hai detto anche tu, tempo fa, che sono stata io ad aiutarla a superare le selezioni! Quindi ovviamente sceglierà me!
-Sei sicura di saper intonare anche solo le prime due sillabe?
-Basta! Mi stai stancando! Ridammi i miei fogli!
Fuori dalla porta leggermente aperta, Alice e Gloria sentirono gli schiamazzi.
-Tentare di dividere quei due è una causa persa-si battè la mano in fronte la rossa.
-Vero-commentò Alice, sistemandosi il lecca-lecca in bocca, mentre dalla stanza si sentivano botte di oggetti lanciati sul muro.
-Però...-sorrise Gloria-guarda un po' cosa hanno lasciato qui...
-Evvai!-disse l'amica, stringendo insieme all'altra il trofeo appoggiato sul mobile del corridoio.
-Mio fratello mi ucciderà, ma vorrei tanto avere un bel braccialetto di pietre...quindi non mi importa! La mamma dice che qualsiasi cosa in nome della moda è lecito!Tu puoi ancora stare un po' qui? Chiedo a mamma se puoi restare a cena.
-Non lo so devo chiedere. Dobbiamo aspettare che mia madre esca con mio fratello dalla visita e poi vediamo. Pare abbia una Linfomonocitosi Adenopatica Infettiva.
-Una che cosa?
-Niente, cioè, sbrighiamoci a prenderle tutte!
 
I gemelli Jones cominciavano a nutrire dubbi su chi dei due sarebbe stato scelto per il Vocalist Show. Perchè erano sicurissimi che uno di loro avrebbe avuto quell'onore. Insomma, diciamocelo, le uniche persone che Lily poteva scegliere erano i suoi amici più vicini. Josh no di certo, visto che il medico gli aveva giusto annunciato di essere quasi alla terza settimana di mononucleosi, che lui non sapeva neanche di avere.D'altronde lui era pigro normalmente, e nessuno aveva notato la differenza.
Scooby, con tutto il rispetto, era un cane, e sebbene per qualche istante le fosse balenato in testa, aveva scartato l'idea perchè stesse accanto al fratello, aspettando che guarisse nella successiva settimana e mezza.
Poi veniva Trent...no, no, no era troppo timido. Altri amici non le venivano in mente.
Capite che tra Meg e Chris si era aperto per due giorni un testa a testa senza esclusione di colpi.
Il ragazzo l'aveva portata in braccio a chimica e letteratura, la sorella le aveva portato lo zaino nel tragitto verso casa e addirittura si era offerta di farle i compiti. Riverita più della regina di Inghilterra, Elisabet...cioè Lily, era prossima ad una crisi di nervi.
Ed era colpa anche di Janet. La poverina cercava di convincere tutti che non era stata lei a passare la malattia a Josh. Ma accadde come il giorno dopo Halloween: tutti ridevano del contrario.
Chris, dal suo conto, essendo il suo fidanzato, nutriva una leggera invidia per l'amico...sbaglio o ultimamente quei due si vedevano un po'troppo spesso?
Così Josh fece in tempo a tranquillizzarlo, dicendo che probabilmente avevano bevuto dallo stesso bicchiere, forse proprio quel giorno in mensa, prima della visita da zio Terence.
Megan prese in giro suo fratello fino allo sfinimento, finchè due giorni dopo, Amber Collins ebbe uno svenimento in palestra(comprensibile per i ritmi del professor Vallentine) e si trattava sempre di quello.
Era stata colpa di un lucidalabbra che si erano scambiate. Così per Josh fu facile spiegare il misfatto e quelle lingue lunghe delle cheerleader dimenticarono la faccenda.
Onestamente Lily c'era rimasta male sul fatto che il fratello non avesse davvero baciato una ragazza, ma Janet che aveva smesso di metterla in mezzo a testimoniare contro le voci fasulle, la faceva subito ricredere.
Allo scadere del penultimo giorno di aprile, due affannati e nervosi Megan e Christopher aspettavano che Lily comparisse sulla soglia, per dare il verdetto finale sul partner.Ormai la data si avvicinava e due episodi erano già passati sullo schermo televisivo. Ascolti in crescendo, ottimo successo.
Per i Rogers c'era l'appuntamento fisso in salotto quando il concorso iniziava, beh, di solito mancavano solo i gemelli, che stavano di sopra, perchè, del resto, lo avevano già visto.
-Di quale questione urgente dovete parlarmi?
I Jones balzarono in piedi davanti a Lily e la fecero sedere sul divano quasi senza toccare terra.
-Quindi?
Niente da fare. I due rimanevano fissi sull'amica, aspettando che si rispondesse da sola.
-Mi spiegate cosa sta succedendo? Perchè vi comportate così, ultimamente? Cioè, siete strani, ragazzi...
-Hai già scelto chi sarà il tuo partner per il VS?-chiese Meg senza scomporre il sorriso sulle sue labbra.
-Ah, ragazzi, volevate solo chiedermi questo? Pensavo...
-Dunque chi hai scelto?-strillò subito Chris.
-Beh, David Jordan...
-Haha,è curioso, mi è appena parso di sentire che hai scelto quel furbo di Jordan!-rise l'amico.
Ma il punto è che Lilian non stava scherzando.
-Come, come, come? Non è uno di noi?
-Calma, Meg. Vedete io pensavo di chiederlo ad uno di voi due, ma poi David è stato cacciato via e mi dispiaceva!
-Dispiacerti? Non ti dispiace per le corse che ho fatto fino ad adesso per te? Tutti questi favori? Non dirmi che non te ne eri accorta!
-Voi avete cercato di corrompermi? Oh, complimenti. Non solo mi fate questi scherzi inquietanti per farmi credere di essere pazza, ma cercate di farvi scegliere per salire su una palco!...perchè non penso che voi lo faceste per accompagnarmi in un'esibizione e sostenermi moralmente, no? Ma figuriamoci, con tutti questi giornalisti in giro!
Meg e Chris si guardarono in giro, delusi.
-Ok, in realtà sono venuta anche io per darvi una notizia...tenete.
Dalla sua tasca spuntarono due fogli piegati più volte e accartocciati, con una scritta blu lucido.
-Un'asta? Al museo? Per noi?
-Sì, non so chi è quel furbo che ha dato alla stampa l'indirizzo del laboratorio dove lavora mia madre, e sono riusciti a recapitarci nove inviti per una serata al museo. Noi quattro, Scooby e i nostri genitori.Pare che il signor Carbell voglia vendere i suoi costumi...
-E vuole anche noi?Insomma, crede che siamo i colpevoli dell'intera faccenda!-sbuffò Meg.
-Sarà uno dei punti da chiarire quella sera...
-Che bello! Una bellissima ed elegantissima serata! Domani tutti a a fare shopping! Dobbiamo trovare dei vestiti adeguati! E prenotare l'estetista, e chiedere a mia madre per l'acconciatura...sarà meraviglioso!
-E Josh? Glielo hai già detto?-interruppe Chris.
-Sì...ma comunque non so se sia in forze per venire a fare shopping...specialmente se si tratta di una caccia al vestito come quelle che fa di solito la cara Meggie!-sorrise Lily.
-Lo metterete su un carrello e lo trascinerete fino in centro!-rise lei.-Oh già, la gente ora ci conosce, quindi domani faremo un bel travestimento per ciascuno di noi! Questa storia è trenta volte più elettrizzante del concorso!
-Beh, allora vedremo.
-Penserò tutta sta notte a cosa far mettere a Scooby...magari...fammi pensare...
Lily fece cenno con la mano e con Chris scese le scale verso la cucina dei Jones, per raggiungere la porta.
-Allora ci vediamo domani a scuola. E poi cercheremo di accontentare la nostra biondina.-sorrise lui.
-Con la premessa che non metterò mai un abito da sera!
-Haha, non dirlo a me!
-Tu non puoi capire! Non devi metterti la gonna!
-Nah, dai, sarai stupenda.
-Certo, devo esserlo!-esclamò Lily sprizzante di felicità.-Trent ovviamente sarà anche lì!
-Uh, giusto-mormorò Chris-Allora salutami Josh, e digli che Meg non lo lascierà in pace neanche finche è malato!
-D'accordo, buona serata.
Chris chiuse lentamente la porta per poi appoggiarci le spalle sopra. Si immaginò Lily con il vestito da sera. Poi sua sorella, Janet, poi tornò su Lily. Probabilmente la sua amica non metteva una gonna da quando aveva sei anni compiuti.

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Capitolo 20
*** Il critico sportivo, il capo e il postino sudato ***


Aprile lasciava il posto a maggio. Che dire, successero le solite cose. Ultime puntate del Vocalist Show alla tv prima della finale, i giornalisti che sbucavano coperti di foglie dalle siepi, compiti e interrogazioni. Sì, forse le Olimpiadi di Matematica erano state qualcosa di eccezionale, specialmente per Ralph Norton e Milly McAllen, che avevano portato la scuola alla vittoria.
Il motivo? Josh le aveva saltate per malattia, e ringraziò per averlo fatto, dato che guarì nei primi cinque giorni del mese. Lily aveva ceduto il posto alla sua compagna con i capelli neri, tanto per non esagerare col farsi notare, specialmente in quel momento.
Ma lasciamoli stare per ora, visto che sono ancora stressati dallo shopping compulsivo di Meg, che(notate bene) alla fine aveva fatto compere da sola, ma li aveva obbligati alle solite sfilate in camera sua.
In questi minuti, nel campo dietro il liceo, i Mosquitos stanno facendo cedere(sembra impossibile) quegli ossi duri dei Cougars.
-Più controllo, più controllo, più controllo, ragazzi!Noah, la palla non è tua, passala agli altri!
-Ma nessuno è libero!-si lamentò quello.
-Russell, hai gli scarpini slacciati!
-Sì, certo, mammina, provvedo subito!-rise lui.
Davvero, Chris stava per esplodere. Aveva un fiatone spezzato, i polpacci bruciavano dalla corsa e la testa gli scoppiava. Dai, questa dovevano vincerla per forza, a costo di svenire in campo. Per fortuna Luther lo ascoltava e cercava di fissare in testa gli schemi del coach Vallentine(sì, è sempre lui)per aiutarlo a guidare i compagni verso quelle furie vestite di blu.
-Ma se fanno così, non riusciranno mai ad arrivare alla fondo del campo! Che diavolo, Chris, datti una mossa!
-Fred! Non urlare, ci stanno guardando tutti!-lo zittì Daphne.
-E allora? Questo schema non può funzionare, non ha logica!
-Fred!Non è il momento di criticare, zitto e basta!
-Veramente...-azzardò un uomo davanti a loro-anche io, signora, credo che questo schema sia a dir poco insensato...ma voi due siete...?
I Mosquitos segnavano proprio in quell'istante, e l'uomo si girò verso gli amici per commentare, dimenticando la coppia seduta sullo scalino superiore.
-È importante mantenere la calma e non perdere la concentrazione, ricorda Lola, non fare mai questi gesti inutili che tuo fratello usa per vincere, sono davvero stupidi. Vedi, vedi? Il passaggio deve essere pulito e preciso, altrimenti il tiro sarà anche peggiore...guarda, guarda!
-Ma papà, come si fa a vincere a football?-chiese imbarazzata la bambina.
-Ecco, questa è colpa di tua madre. Se mi avesse lasciato parlarti di football mentre eri ancora dentro di lei, come ho fatto con i tuoi fratelli, tu le cose le capiresti al volo!
-L'unica cosa che ci mancava è che diventasse una criticona come te, tesoro-sorrise Daphne, dando un bacio sulla testa di Gloria-la mia piccola ha solo dieci anni compiuti da poco, non credo che il football le interessi, giusto fiorellino?
-Giusto, mamy.
-D'accordo, d'accordo.-ammise Fred, stringendo la bambina più vicina a sè, con le mani dentro i suoi bellissimi capelli rossi.
Un uomo alto, distinto, in un completo elegante color ocra pallida si sedette proprio accanto ai Jones in quel preciso istante. I capelli erano arruffati, di un bel colore scuro, il viso era, come al solito, rigido e impeccabile.
-Oh, professor Kyle. Aspetti che le tolgo la borsa.
-No, non si preoccupi, signora Jones. Ci sto.
-Come sta?-bisbigliò Daphne, per rompere il ghiaccio.
-Bene, bene. Ho visto vostro figlio in campo...un po' di confusione, se non sbaglio.
-Sarà per il suo test sugli acidi nucleici. È tutta la settimana che è in ansia per sapere il voto.
-Non dovrebbe, ha avuto un meritata B, in quel compito, glielo assicuro.
-Oh, che sollievo-sospirò la donna, sedendosi più comoda.
-Beh, si spera che riesca a giocare bene da questo preciso momento, allora-commentò silenzioso il professore di chimica.
-Si spera fortemente-sbuffò Fred con lo sguardo basso.
-Avete una bimba?
-Oh, sì...tesoro-disse Daphne, avvicinando la figlia-saluta il professor Timothy Kyle. È uno degli insegnanti dei tuoi fratelli.
-Salve, io mi chiamo Gloria.
-Un piacere, Gloria...quanti anni hai?-sorrise l'uomo.
-La mia bambina ha dieci anni-esclamò la madre, strizzandola per bene.
-Oh, che età bizzarra.
I Jones lo guardarono stupiti ed interrogativi.
-Sapete, avere dieci anni è davvero una seccatura, a mio parere. La gente non crede ai bimbi di quell'età, perchè sono già abbastanza furbi a creare bugie perfette. Non si è nè troppo bambini, nè troppo ragazzini. Dieci anni è davvero un periodo particolare e quasi assurdo. Ma vedrai, piccolina...-aggiunse vedendo il volto turbato di Gloria-che quando crescerai, allora saprai dare un senso a ciò che ti circonda, e le persone, sì, finalmente si ricorderanno che non eri solo una piccola bugiarda, ma che avrebbero dovuto trattarti meglio.
-Oh, interessante-sorrise con sforzo Daphne-ottima argomentazione.
-Scusate-mormorò imbarazzato il professore, muovendo i suoi capelli neri oltre la montatura degli occhiali-è che purtroppo non ho avuto la fortuna di avere una madre come...come lei, signora Jones.
-Mi dispiace, deve essere stato tremendo...
Una lacrima sottile scivolò sulla pelle ambrata di Timothy Kyle. Gli bagnò le labbra, che lentamente si aprirono in un inaspettato furbo sorriso.
-Ma le cose passano, per fortuna. Ora sono qui, non ho fallito dove altri l'hanno fatto e sono nettamente soddisfatto.
Wow! Che tiro!...haha, secondo me vi siete già scordati che c'era una partita in corso.
Chi vinse? Si accettano scommesse, fatevi avanti! Va beh, ve lo dirò più in là, altrimenti io cosa ci guadagno?
 
-Ciao, Eliza!
-Ciao, ragazzi! Una caramella?
-Sicuro!
-Passamene una!
La segretaria diede loro un largo sorriso, porgendo la ciotola piena di carta lucida e colorata.
-Papà è dentro?
-Sì, l'ho visto passare prima...è successo qualcosa?
-Niente di grave, ma dobbiamo parlargli...ci lasci entrare?
-Ragazzi, non posso lasciarvi passare. Siete troppo piccoli...
-Ma noi non toccheremo niente niente niente...per favore...
-Vi apro-disse lei con una voce dolce, quasi polmonare.
Con un breve schiocco, la massiccia porta di metallo liberò una sottile striscia di luce giallo pastello e riempì l'aria di un piacevolissimo odore di impasto.
-Mi raccomando! Fermi come statue!-esclamò verso i due che trotterellavano verso l'entrata.
"Elefanti in una cristalleria. Spero di non rischiare il licenziamento" e la ragazza piegò la testa sulla scrivania per riprendere la lista delle chiamate da fare, cercando di evitare il pensiero dei disastri che sarebbero potuti venir fuori da un gesto del genere. Ma lei li adorava quei bimbi. Era un colpo al cuore vederli tristi ad un suo rifiuto.
-Toad! Accidenti, stai fermo. Abbiamo promesso di non rompere niente!
-Uffa, sei sempre la solita guastafeste!
Alice prese il corridoio di destra con estrema sicurezza. Ogni tanto i tubicini che pendevano dalle pareti gettavano qualche sbuffo grigio, che lentamente si colorava dell'intonaco dei muri. Per qualche istante, prima di disperdersi, l'aria sembrava dimenticare la sua trasparenza e diventare variopinta.
-Credi che dopo faremo anche un assaggio, cioè...dopo che abbiamo visto papà?
-Devono farci fare un assaggio. Sarebbe una sofferenza se non ce lo lasciassero fare.
Tre dipendenti, imbottiti e coperti da una tuta di plastica, che li rendeva del tutto simili a degli orsetti gommosi versione gigante, fissarono sbalorditi i due bambini passare in direzione opposta alla loro. Si vede che erano nuovi impiegati, perchè il più alto fece qualche veloce passo indietro e bloccò con la mano la frangetta bionda di Alice, mentre le gambe serrarono il passo a Toad.
-Ehi, ehi, non siamo ad un parco giochi. Dove credete di andare?
La bambina fece una smorfia senza capire il perchè si comportassero così. Ma chi si credevano di essere?
Sorrise furtivamente al fratello, facendogli l'occhiolino.
-Oh, la prego, siamo solo due innocenti bambini, non ci faccia del male!
-Già, lei che è tanto grosso e forte, non ci mangi, signore!-pregò Toad, trattenendosi dal ridere.
-Hai sentito, Earl?-disse uno dei due rimasti da parte-Tu tanto grosso e forte! Ma quando mai!
-Ah, stai zitto, Ted! Cosa pensavate di fare? Chi vi ha fatto entrare qua dentro?
-No per favore, non ci faccia niente, ci porti solo fuori di qui...e non ci porti dal suo capo che probabilmente sarà orgoglioso di lei per aver trovato due intrusi e che magari le darà un aumento di stipendio, facendola entrare addirittura nel suo ufficio all'ultimo piano!-gridò Alice tutto di un fiato con tono supplichevole. Voi pensate che non erano così idioti, invece il giochetto funzionò alla perfezione.
-Sentito cosa ha detto, Earl? Penso che dovresti portarli dal tuo capo, così forse ti darà un aumento di stipendio e magari entrerai nel suo ufficio!-esclamò il terzo, cercando di fare un viso intellettuale.
-Ma piantala! Ti pare che sia sensato dare retta ad una bambinetta di sette anni?
-Veramente io ho dieci anni-alzò il viso Alice, indignata.
-Che vuoi che mi importi? Io sono più intelligente di te. Dunque ragazzi, secondo me dovremmo portarli al capo, magari entriamo nel suo ufficio, ci becchiamo un bell'aumento di stipendio e stasera vi pago una birra!
-Ma è esattamente quello che ha detto lei!-lamentò Toad.
-No, ti pare che lei abbia detto che avrei potuto offrire una birra ai miei amici?
-Ma a noi cosa ci importa della birra?-azzardò Alice.
-Blah, blah, a me cosa importa di due mocciosi? Forza, venite, prendiamo l'ascensore.
 
All'ultimo piano c'era un gran silenzio. E un immenso spazio vuoto con una porta vetrata e un tappeto rossastro steso fino a coprire i bordi delle pareti.
Proprio in quel momento una donna bionda e alta stava uscendo dalla soglia dell'ufficio.
-Oh...ma cosa ci...-iniziò, ma i due bambini scossero la testa per fermarla.
-Possiamo parlare con il capo? Questi bambini sono entrati non so come nel reparto A6-disse burbero quell'orsetto gomm...no, scusate quel tale di nome Earl.
-Oh, capisco...penso che possiate entrare anche subito-sorrise la donna, strizzando l'occhiolino ai bambini.
Eh sì, cari amici, sì. Non saprei come dirvelo. Beh, onestamente mi piacerebbe descrivere il momento con la classica poltrona che si gira dietro alla scrivania, e appare il supercattivo, vestito di nero, con il monocolo e quel dannatissimo coniglietto rosa che viene accarezzato come se fosse un cuscino.
Ma la persona che stava sulla sedia girevole dell'ufficio non era niente di tutto questo. Se non l'opposto.
Se non fosse stato per i suoi genitori, che avevano investito una parte del patrimonio in quella azienda da dieci anni, su quella sedia girevole probabilmente avremmo trovato una sofisticata e raffinata donna di nome Penelope. Invece, ironia della sorte, il suo posto lo occupava un altro.
Mai, dico mai, nella vita Shaggy Rogers avrebbe immaginato di sentirsi chiamare "capo" da qualcuno. Era già stato un trauma farsi chiamare "papà", ma "capo" gli faceva quasi sempre scappare una risatina sommessa.
-Cioè, posso aiutarvi?
Non ci crederete, quei tre ebbero paura a rispondere. Voglio dire, capisco se ci fosse stata la Beitcher, Penelope o quella pazza scatenata di Gilberte Holden, ma in quel caso si poteva anche evitare.
Per i primi istanti, osservarono indecisi l'ufficio, trovandolo pieno di spazio vuoto, spezzato da due scrivanie ai lati opposti delle pareti.
-A-abbiamo trovato questi due bambini giù nel reparto B6...-balbettò il più coraggioso.
-A6! Brutto idiota!-sussurrò nell'orecchio Earl, tirando uno sberlone dietro la nuca al compagno.
-Oh, sì! A6, scusi-arrossì l'altro.
-Bambini?-chiese Shaggy alzandosi, giusto in tempo per vedere le due testoline che coprivano le gambe ai tre operai.
-B-bambini, s-signore-disse Ted.
Earl sospirò leggermente, prese aria e finalmente si comportò da perfetto dipendente che è al servizio del suo capo, anche se il ruolo gli uscì malissimo, visto che sembrava piuttosto arrogante e brontolone.
-Questi bambini si sono intrufolati senza permesso alcuno dentro la fabbrica, e hanno ficcanasato ovunque(per forza! È genetico, mio caro). Sicuramente in futuro bisogna migliorare i sistemi di allarme, altrimenti non so cosa accadrà! Pensi se sono spie!
-Giusto, cioè, concordo perfettamente. Voi ragazzi che ne pensate?-e chinò la testa verso i bambini.
-Secondo me dovresti migliorare i criteri per assumere i dipendenti, sarebbe un ottimo miglioramento-scherzò Alice sorridendo.
Peccato che Earl non capì chi fossero realmente le due figure che tenevano attaccate a loro, e così fece il passo più lungo della gamba.
-Un po' di rispetto, bambina, lo sai con chi stai parlando? Con il supremo capo dell'azienda, il signore assoluto, il grande...
-Sì, sì, d'accordo basta così-lo fermò Shaggy.
-Guardi che so perfettamente chi è mio padre, signor tuta gommosa-sdegnò la bimba con le mani sui fianchi.
-Ma che vuoi che mi importi di tuo padre? Non riesco immaginarmi quale mostro abbiamo potuto generare una bambina così fastidiosa...
-Ehm...-cercò di bloccarlo Ted, che forse era l'unico furbo dei tre, e capiva le cose al volo.
-E non immagino la madre! Devono essersela proprio cercata!
-Earl!-lo scosse l'altro.
-Sa cosa dobbiamo fare, signor Rogers? Chiamare i suoi genitori, e anche quelli dell'altro marmocchio, per dire che sono davveri degli irresponsabili!-ruggì senza controllo, estraendo di tasca il suo cellulare, scavando fra la gomma della tuta.
-Non c'è bisogno del telefono, signor gommoso-sorrise Alice, voltandosi verso di lui-mio padre è proprio dietro di me.
-Ma che sciocchezze stai...stai...
Buttarsi dalla finestra non conveniva, perchè erano al quarto piano, fuggire era faticoso, perchè la tuta era piuttosto ingombrante, e sperare che il pavimento cedesse per scomparire, beh ci voleva un miracolo.
-I-io non s-so c-cosa dire-singhiozzò con gli occhi sbarrati-i-io non volevo proferire...soprattutto verso questa dolce e graziosa bambina.
-Non c'è da preoccuparsi troppo, cioè, le non conosceva mia figlia e non sapeva cosa stava dicendo, giusto?
-Lei non mi licenzierà, vero? Voglio dire, faccio le più sentite scuse a lei...e a sua moglie...e alla piccola...come ti chiami, cara?
-Alice-disse decisa la bimba.
-Oh, Alice, certo, la piccola e meravigliosa Alice.
-Io direi che voi possiate andare tranquilli, come non fosse successo...cioè, l'azienda non va avanti se distraggo anche un solo operaio dal suo lavoro-sorrise Shaggy, andando di persona ad aprire loro la porta.
-Sì, agli ordini-fece Earl-ma prima di andare, avverta anche i genitori dell'amico della sua carissima bambina, perchè non devono lasciare incustodito il loro figlio anche se è con la sua graziosa figlia, e che diventino più responsabili di...
Ted gli diede a sua volta uno sberlone sulla schiena.
-Grazie del suo tempo signore, la prossima volta che vedremo i suoi figli glieli porteremo immediatamente, così eviteranno di finire in posti pericolosi-disse con voce caritatevole l'operaio. Ma il suo tono non era tedioso e ipocrita, anzi, suonava davvero sincero e riconoscente.
-A presto.
E chiuse la porta trascinando i due compagni fuori dall'ufficio.
-Ma quale stupido non si sarebbe accorto che i due bambini erano i figli del capo?
-Già, sei proprio uno scemo, Earl!
-Ma che dite, quei due marmocchi, specialmente la biondina, non gli assomigliavano per niente!-protestò lui.
-Con la brutta figura di oggi dovrai pagarci una birra davvero!-esclamò Ted.
-Addio all'aumento di stipendio!
-Non vi pago un bel niente, miei cari!-urlò lui.
-D'accordo-disse il terzo-forza Ted, lasciamo Mr. Presuntuoso a godersi il suo momento di gloria!
-Dove andate?
-Non rompere!-gli gridarono i due, quando l'ascensore si era già chiusa, lasciandolo solo al quarto piano.
 
Non tutte le questioni aziendali, o meglio, tutte le relazioni capo-dipendente erano andate bene quel giorno. Perchè se bisogna essere sinceri, lontano dalla città di Coolsville, che cadeva lentamente nel buio, c'erano due dipendenti che non se la passavano altrettanto bene. Quello sì che era un capo di cui aver paura, se ti sbagliavi, la cosa migliore che poteva accadere, era che ti congedassero per sempre.
-Anche l'altra? Ne avete trovata un'altra? Dove?
-Il Guiscardo dice che non ne è sicuro, ma ci ha fatto riferire che ne esistono sette identiche, di cui solo una è quella che cercate.
-Bene, dite al vostro capo che gli conviene rigare dritto e portarmela senza ricatti nè trucchetti. Ho già abbastanza problemi qui, non vorrei che ce ne fossero anche nel continente.
-Ovvio-sorrise con sforzo uno dei servitori.
-E la ragazza? Lei sta bene?
Forse per la prima volta, la voce del padrone tentennò leggermente, come da sfogare qualcosa di profondo e nascosto.
-Intende se sospetta qualcosa?
-Ti ho chiesto se sospetta qualcosa? No! Ho detto che voglio sapere come sta!
-C-certo-rispose il secondo servo-lei sta bene, è serena e...sire, è meravigliosa.
-Ah, perfetto, ottima notizia. Spero che il suo cuore non sia già impegnato...
-Beh, sire, al momento non sappiamo nulla...ma...
L'altro servo deglutì amaramente.
-...il Guiscardo ha detto che questa storia vi distrarrà solo dalla ricerca.
-Cosa ha detto? Come si permette? La storia della ragazza è collegata in tutto e per tutto al mio piano, quindi sarà solo una mia conquista personale, il resto lo faccio per tutti voi! Per il potere! Per il popolo!
-Sire, mi perdoni-si inginocchiò lui-ma non credete di essere già troppo avanti con gli anni, per una ragazza? È solo una bambina, una fragile fanciulla. Voi meritate molto di più!
-Silenzio! Cosa ne vuoi capire tu, eh? Cosa ne capisci dell'amore?
-Io so che è una cosa pura, una cosa stupenda...ma se lei non ricambia il vostro amore, è perchè voi state solo dandole prova di superbia, e la schiavitù non è, nè sarai mai, quello che voi inutilmente definite amore!
-Mi hai stancato!Portatelo in cella!-ruggì il padrone-E se il suo capo lo vuole libero, dovrai supplicarmi di scioglierlo, ricordatevi!
 
Roba raccapricciante. Non mi immagino Earl in quella situazione. Ma in realtà, preferirei lasciarlo camminare a testa bassa, mogio mogio, verso il suo reparto, mentre cerca di schivare inutilmente i sorrisetti dei colleghi, che a quanto pare hanno già saputo della sua orrenda figura.
Nell'ufficio al quarto piano si stava consumando un'altra sonora risata, quella di Samantha Rogers Herrera, che, dimenticandosi il gran da fare che aveva, era rimasta qualche minuto ad ascoltare quel che i suoi due nipotini avevano appena fatto.
Peccato che sotto l'acquazzone che era piombato da dieci minuti, Lilian si stesse già spazientendo di aspettare i due fratelli. Aveva pensato che fosse una buona idea lasciare che raggiungiessero il padre con le loro gambette vispe. Ma a questo punto si stava ricredendo.
-Eliza mi faresti entrare, cortesemente!
-Oh, sì certo...-rispose affannata la segretaria d'entrata, davanti al viso infuriato e inzuppato della ragazza.
Lily corse subito verso la porta. Poi però fece due passi indietro.
-Posso?-disse imbarazzata fissando la ciotola di caramelle sulla scrivania.
La donna alzò distratta gli occhi dalla tastiera-Certo, Lilian, fai pure.
-Cosa, cosa, cosa? Bloccata?
-Lo so che l'avevamo portata in riparazione l'altro giorno...ma la mamma dice che non riparte più!-esclamò Alice, che all'ingresso della maggiore si era improvvisamente ricordata cosa ci facevano lì.
-Cioè, la mamma vi ha chiamato?-chiese Shaggy rivolto anche a Lily.
-La mamma ti ha chiamato, papà-sorrise Toad.
-Eh?
Shaggy prese il cellulare in tutta fretta, passandoselo di mano in mano mentre lo accendeva.
Tra le chiamate perse, tredici erano di sua moglie.
-Chiamala!-lo incoraggiò Lily, con un che di malvagità.
Squillava. Squillava. Squillava. Squillava. E poi un ultimo squillo.
-Pronto?!
La voce non era delle più promettenti, ma passò oltre-Ehi, Velms...tutto bene?
-Tutto bene?! Accidenti, i ragazzi non sono venuti a dirti cosa è successo alla macchina?
-Sì, sì. Scusa per le chiamate, cioè, ho spento il telefono per un incontro...non pensavo che...
-Beh invece questa maledetta macchina non funziona sempre e comunque! Sono bloccata sul Furry Avenue, per fortuna sono riuscita ad accostare in tempo...dovresti venire a prendermi perchè il carro attrezzi qui non ha intenzione di passare a quest'ora...c'è un traffico tremendo!
-Certo, cioè, porto i ragazzi a casa e ti raggiungo...
-Grazie, Shag. Fai solo presto, perchè Angela si è spaventata dopo la mia frenata e non riesco a calmarla!
Lui chiuse il cellulare e spinse i due figli più piccoli verso la porta.
-Venite, ho la mia macchina vicino all'entrata...Joy?
La sorella accennò un "mhn?" continuando a scrivere senza interruzione come se il foglio dovesse prendere necessariamente fuoco.
-Cioè, devo andare a prendere Velma...la macchina si è bloccata...
-Ancora? Deve avere qualche maledizione addosso quella carrozzeria!-disse un po' preoccupata Samantha, o Joy, come volete.
-Sarà che ha la stessa guida di sua figlia-sorrise Alice guardando Lily.
-No, voglio dire-rise la zia-non era quella la macchina dove per poco non ci nasceva Toad?
-In una macchina? Ma è la cicogna che ha regalato la macchina alla mamma?-domandò il bimbo, tutto confuso.
-Nah, tesoro, intendevo...-iniziò la donna.
-Ehm, ultimamente, cioè, le cicogne sono davvero le poche ad avere offerte di automobili convenienti!
-Ah...
Ma Toad non era così convinto come sembrava.
Sei anni, c'era ancora un bel po' di tempo per spiegargli certe cose. Per raggiungere la moglie, invece non c'era abbastanza tempo, perchè più tardi diventava, più traffico si incastrava nelle quattro corsie della strada.
Appena trovarono le due poverine che erano rimaste bloccate sul margine di quel tratto, Angela saltò fra le braccia del padre senza tanta esitazione. Stava sorridendo, non sembrava per niente agitata come l'avevano descritta prima.
E l'altra Angela, sua nonna, non mancò di fare la sua solita ramanzina alla figlia per aver permesso uno "spiacevole e del tutto evitabile inconveniente". C'era una cosa buffa di quella donna: era sempre stata abbastanza distratta alle sue figlie e piuttosto superficiale, eppure ora pretendeva di giudicare Velma e di etichettarla come una cattiva madre quando voleva.
Basta dire che quando sua figlia le aveva detto al suo compleanno che come regalo le avrebbe dato due nipotini, lei si era battuta una mano in fronte e si era messa a ridere incredula.
-Avete lasciato che due bambini vagassero per una pericolosa azienda tutti soli?? E se cadevano da qualche parte? Nell'impasto ad esempio? E se qualcuno li rapiva? E se invece quando ti sei allontanata per prendere campo al cellulare, la piccolina fosse uscita sulla strada? Lo hai chiuso il seggiolino? Con due cinture almeno!
-Ciao, nonna-disse distratto Josh, passando dalla cucina.
-Ciao tesoro-si distrasse invece la nonna, attaccando poi subito la figlia-Glielo lasci fare?
Si era scandalizzata del fatto che Josh si stesse spruzzando mezza bomboletta di panna in bocca.
-Lo sai che si rovina lo stomaco in questo modo? Non siamo neanche a cena!
-Ma mamma, Josh è capace di mangiare "cena" almeno sei volte al giorno...lascialo stare.
-Velma, tu tolleri questo comportamento?
La figlia si alzò sfinita dalla sedia.
-Ho sposato questo "comportamento"-sorrise furbamente alla madre.
-Ringrazio il Cielo di aver avuto un marito senza queste stranezze...
-E io maledico il Cielo per avermi fatto ereditare da un padre "senza queste stranezze" la statura di una cassetta della posta!
D'accordo, ne abbiamo abbastanza per adesso.
So benissimo che forse sarebbe stato più interessante tagliare questa parte, ma credo che sia più interessante muovere lo sguardo altrove, come se dalle gradinate del campo da football della Coolsville High usassimo un'enorme lente di ingrandimento per spiare i Rogers e tutti i disastri che succedono nella loro casa quasi ogni giorno.
Ma era anche un'occasione per spiegarvi cosa sono diventati quei quattro ragazzi che hanno attraversato il mondo a bordo di un furgone coperto di fiori arancioni, risolvendo misteri da amici e parenti, e di fatto sostenuti economicamente da genitori invisibili. Beh, uno dei grandi interrogativi che mi sono sempre posta è che fine abbiano fatto, per ben sei lunghi anni, Skip e Peggy Jones, George ed Elizabeth Blake, Dale e Angela Dinkley, Colton e Paula Rogers e persino Dadà e Mamma Doo.
Insomma, anche loro un giorno avranno sbattuto fuori di casa i loro figli dicendo che dovevano sistemarsi e arrangiarsi da soli. Ed è da lì che si può ricostruire le diverse strade che intrapresero i membri della Mystery Inc, seguendo il proprio cammino(che cosa filosofica!) e guadagnarsi da vivere(che cosa tristemente reale!).
Ecco perchè le righe che ho scritto sopra, vi parlano un po' di quello che successe a Shaggy dopo che il gruppo si sciolse. O meglio, venne sciolto nella più totale delicatezza, in occasione del matrimonio fra Fred e la sua dolcissima Daphne.
Così i Rogers decisero di destinare la enorme eredità di un lontano zio tedesco(si vergognano a dirlo, ma onestamente non sapevano neanche che esistesse) al loro figlio maggiore, che da quando si era messo la fissa in testa di dover mantenere la sua famiglia che si stava già da subito allargando, non faceva altro che sgobbare dalla mattina alla sera come cameriere in un ristorante del centrocittà. Lascio le conseguenze alla vostra immaginazione. E visto che i Rogers tutto sommato non stavano per niente male in quanto a denaro, usarono l'intera somma ricevuta per comprare la fabbrica degli Scooby Snacks da quella sofisticata Penelope.
Et voilà, c'era abbastanza denaro da incoraggiare Velma a lasciare lo stage alla NASA, e tornare in un laboratorio periferico in modo da non staccarsi mai dall'adorata Coolsville.
L'unica che non lavorava, dei quattro, era proprio Daphne. Voglio dire, era ricca sfondata, suo marito faceva un oneroso e onesto lavoro come l'avvocato, e insegnare arti marziali una volta alla settimana era comunque uno stress. Poi venivano gli incarichi da assegnare a Madleine, fare visita ai suoi numerosissimi parenti e scrivere talvolta commedie teatrali di sua penna. Mica facile?
Ok, ora possiamo sorvolare su questioni più importanti. Sulla partita, ad esempio.
Se tra voi c'è qualche sportivo, sono sicura che abbia appena saltato tutto il capitolo fino alla riga precedente, dove ha visto la parola"partita".
Mi dispiace, avrei voglia di non dirvi chi ha vinto solo per fargli torto, ma credo di aver guadagnato abbastanza in quanto a scommesse.
Ebbene sì. Vinsero, anche se per un pelo. Anche se furono distrutti. Anche se la loro tecnica risultò pessima e Fred si sbracciò per il resto della partita.
I Mosquitos apparivano già schiacciati da un acchiappamosche(non c'è limite alla creatività dei fumettisti)proprio in copertina al giornale scolastico.
A Lily sarà scappata qualche risatina.
 
-Buonasera-balbettò un ometto, tremante nel buio della sera.
-Buonasera...posso aiutarla?
-Ecco, sì...credo di sì. Sto cercando una ragazza.
-Una ragazza?-rispose il padrone di casa, sporgendosi.
-Sì, c'è una lettera con il suo indirizzo...ma dice solo di recapitarla ad una ragazza...
-Cioè, non c'è il mittente?
-Neanche il francobollo, a dirla tutta...-ammise il postino, capovolgendo la busta che stringeva nella mano destra.
-Strano, è il nostro indirizzo...cioè, aspetti solo un attimo.
-C-certamente.
Ci vollero alcuni minuti, prima che tornassero in tre sulla soglia.
-Cioè, sei sicura di non aspettare posta da nessuno?
-No, papà, al cento per cento-rispose Lily, confusa.
-Neanche io-arrossì Suzanne.
-Beh, se volete il mio parere è probabilmente un ammiratore segreto...lo sapete no? Le voci che girano in città...-azzardò il postino, sorridendo.
-Sì, certo, Hiram, sarà proprio così. Grazie ancora.
-Prego.
E veloce se ne andò pedalando deciso sulla sua piccola bicicletta.
-Prendila tu, non credo mi interessi-sbuffò la minore, rientrando.
La ragazza non aspettò un attimo ad aprirla. Non aveva mai ricevuto una lettera di ammiratori. D'accordo, ultimamente aveva ricevuto lettere d'amore da Trent e dichiarazione di pace dalla preside Beitcher, ma quello era molto più di quanto lei potesse desiderare.
Però fu molto cauta nell'aprire la busta, tutta emozionata. Tirò fuori un bel foglio bianco e perfettamente pulito. Sbirciò con la coda dell'occhio tra le parole, e si ritrovò davanti una grafia confusa e disordinata, veloce, frettolosa.
A dire il vero si aspettava che nella lettera si parlasse anche degli altri, di Meg, di Chris, di Josh, di Scooby, della Mystery Inc. E se ne parlava, ma l'intenzione era alquanto diversa.
-Lilian, sono venuto al corrente di ciò che sta avvenendo lì dove tu abiti e davvero non potrei spiegarti tutto in questa poca carta.

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Capitolo 21
*** Forse era meglio lo pterodattilo ***


-Ti prego di far leggere questa lettera ai tuoi amici, perchè devo chiedervi un enorme favore. Ho urgente bisogno di voi. Qui da me stanno succedendo delle cose strane che potrebbero riguardarvi. Non vi posso dire altro, ma fidatevi.
Raggiungete Spooky Island, là mi troverete. Buon viaggio!
E. Mondavarious.
-Dice altro?-chiese Meg, guardandoli.
-Nient'altro-sbuffò Lily.
-S-spooky I-island? Yikes!
-Che c'è, Scoob?
-Spooky Island! È un rosto pieno di rostri!
-Un che cosa?-disse confuso Chris.
-Un posto pieno di mostri? Davvero?-chiese la Rogers-Tu ci sei già stato?
-Rerto!-abbaiò il cane.
-Ma sì, era una specie di parco divertimenti...e degli strani mostri giravano lì intorno...-commentò Meg-non saprei...mamma me ne aveva parlato, ma è stato troppo tempo fa.
-Ah bene, che se ne stiano là, quei mostri-scherzò Josh, alzandosi dal divano.
Si versò un po' di cola nel suo bicchiere sul bancone della cucina. Erano nella nuova e pultissima sede della Mystery Inc, in occasione dell'entusiasmante ricerca di biologia che il professor Clark aveva appena assegnato. Va beh, meglio essere previdenti. Ma c'era un altro motivo se erano proprio lì: perchè loro erano una squadra, o almeno, ora dovevano dimostrare di esserlo.
Josh guardò Lily che fissava il tappeto, pensierosa come non mai.
-Ci credi? Non pensi sia una presa in giro?-rise.
La sorella mosse lo sguardo sulla lettera, posata leggera a terra.
-Io...penso sia vero.
-Cosa? Non credo a quello che sento! Sei sicura di essere mia sorella? Non sei la ragazza che vuole sempre le "prove inconfutabili" di qualsiasi cosa?
-Ho i miei motivi...abbiamo un motivo. Questa persona ha bisogno di noi!
-E se stesse fingendo, per davvero?-interruppe Chris.
-Un attimo: volete dirmi che se fosse vero, andreste in quella tana degli orrori?-domandò Josh con un sguardo tutt'altro che tranquillo.
Ci fu un po' di silenzio.
-So di essere sempre la più scettica in queste cose...ma stavolta ci credo.
-Di punto in bianco vuoi seguire le indicazioni di un pazzo che ti scrive una lettera?
-Josh, io...
-Lily, abbiamo solo sedici anni! Mi spieghi che cavolo ci andiamo a fare a trovare uno sconosciuto in un parco divertimenti su un'isola? Cioè, non possiamo decidere all'improvviso di fare una cosa del genere, dovremmo parlarne con i nostri genitori!
-Ma loro non ci lascierebbero!
-Mi potete spiegare esattamente cosa dovremmo fare una volta arrivati lì? Non mi dirai che dovremmo immischiarci in questioni troppo grandi, vero?-esclamò Meg.
-Ma non sono questioni troppo grandi! È un'altra occasione per divertirci, capite? Forse un altro mistero da risolvere per aiutare qualcuno!
-Abbiamo soltanto levato uno squallido costume da mascotte aliena dalla faccia di una signora...questo è il massimo che possiamo fare...
-E se invece potessimo fare altro? Se invece una persona là fuori ha pensato di contare proprio sul nostro aiuto...forse per qualcuno, noi siamo importanti...lo so che è assurdo, ma l'istinto mi dice che è la cosa giusta da fare.-commentò la Rogers, sedendosi di nuovo sul divano.
-Io ci sto.
Lilian sollevò la testa stupita.
-Ru ci stai?-guaì Scooby.
-Sì, ragazzi, io sto con Lily-sorrise Chris-insomma è un'avventura assurda, e non saprei se credere a quella lettera o meno, però è un'occasione unica, da fare insieme. E poi, non abbiamo niente da perdere.
-La vista, la vita, un braccio, una gamba, un bel po' di soldi, un bel po' di dignità...no, infatti, non abbiamo niente da perdere-borbottò Josh.
-Ok-disse decisa la Jones-d'accordo, ci sto anche io. Solo che penso che sarebbe meglio non farne parola ai nostri vecchi...ce la dobbiamo sbrigare da soli.
-Elettrizzante! Faremo tutto di nascosto!-disse Chris come un bambino davanti all'albero di Natale.
Lily chiuse il suo sorriso, ferma sul fratello che era appoggiato con il gomito al bancone.
-Joshie...ti prego. È uno di quei momenti in cui non posso essere sicura di me stessa se tu non mi dici nulla.
-Perchè non voglio dire nulla.
-Ti sto chiedendo un minuscolo favore, piccolo, piccolo, piccolo-lo pregò lei-io ti ho sempre aiutato, fallo per me...
-Ah, sentiamo: quando mi avresti aiutato?
-Beh, prima di tutto fino a cinque anni ti ho allacciato le scarpe perchè tu non eri capace.
-Questo l'ho già dimenticato.
-E quando ti facevo scendere dal passeggino?
-Mi facevi cadere dal passeggino.
-E quando alle medie ho invitato Melany Graint ad uscire al posto tuo?
-Certo, peccato che io non volessi.
-Accidenti!
Scooby Doo si avvicinò a Josh, porgendogli la busta della lettera.I due occhi marroni e lucidi del cane lo fissavano intensamente.
-Sì, sì va bene, accetto anche io.
-Evvai!-urlò Lily, stritolandogli la schiena nel suo abbraccio.
-Mi auguro solo che i vostri salvadanai siano abbastanza pieni-sorrise Josh-altrimenti non possiamo andare da nessuna parte. Cioè, ci vuole l'aereo oltre che al traghetto, giusto?
-Haha, non vi ho ancora detto la parte migliore!Dammi Scooby!
Lily prese la busta dalla bocca del cane e la aprì entusiasta. Ne fece uscire un'altra busta leggermente aperta. E da lì spuntarono come per magia un mazzetto di contanti e quattro cartoncini neri.
-Oh caspita! Sono un mucchio di soldi!-disse Chris-In pratica ci paghiamo il volo con questi!
-E quelli, che sono?-spalancò gli occhi la sorella.
-Sopra dice che sono biglietti prepagati per due settimane di vitto, alloggio e ingresso al parco! Non possiamo chiedere altro!
-Quindi ora non ci resta che partire!
-Già...-lì guardò Josh confusi-solo per sapere...ma quando dovremmo partire?
-È maggio...dovremmo aspettare ancora due mesi prima delle vacanze d'estate...
-Giusto, Meggie. Allora useremo le vacanze di primavera!-esultò Chris.
-Sarà meglio provvedere ai biglietti d'aereo...
-E se ci vedono all'aeroporto? O peggio, ci scoprono i nostri genitori?-obiettò Lily.
-Che problema c'è? Meg inventerà qualcosa per farci passare inosservati...
-Già, Chris...lei ha sempre ottime idee. Solo che bisognerebbe prendere i biglietti già da ora.
-Allora-sorrise Josh-credo che nonna Grimilda farà un salto allo sportello per noi.
I quattro si girarono verso Scooby, con occhi tutt'altro che benigni.
Temo di aver dimenticato qualcosa. Ah sì, ok, era rimasto nella parte di cervello che non spolvero mai. Bene, mi pare che ultimamente arrivino un sacco di lettere a destra e a sinistra. La Beitcher, messaggini di Trent, da Mondavarious, inviti ad un'asta...
Ecco, qui volevo arrivare. La famosa asta di Malcom Carbell per recuperare un po' di sorriso dopo l'incendio che gli aveva distrutto la vita.
Heather Jasper-Howe, che in fondo era maligna e ambiziosa davvero, anche dopo che Jonathan Jacobo l'aveva sequestrata in un garage, travestendosi da lei per ben un mese, aveva colto l'importante occasione.
-Battono all'asta i costumi del signor Carbell...poverino, è il minimo da fare per quello che è successo al suo negozio di costumi.
-Mi fa compassione, quell'uomo indifeso...ma non sono ancora convinta di voler andare!
-Velma, insomma! Non succederà niente...faranno delle aste, ci sarà un buffet, musica, sarà tutto come quella sera al museo...tranne ovvio lo pterodattilo volante e tutto il resto-sorrise Daphne, posando la tazzina sul tavolino.
-L'apertura del museo era solo una formalità...i ragazzi non sono pronti a certe cose, sono solo ragazzi!
-Se la caveranno, se la caveranno.
Una cosa era sicura, Meg se la stava cavando davvero bene. Era riuscita a convincere Lily a farsi sistemare i capelli da Daphne per la serata al museo. Il vestito era appeso ciondolante all'armadio, con il corpetto verde ben disegnato, due maniche che partivano basse sulle spalle e finivano a palloncino sui gomiti, e una bella e ampia gonna ocra decorata a cerchi di varie dimensioni. E sotto quella meraviglia di sartoria, erano invece posate le sue AllStars alte e glitterate, perchè non c'era stato il verso di farle mettere dei tacchi. Ma la conquista era notevole.
Meg invece aveva un bellissimo vestito acquamarina, stretto a vita bassa e imperlato di ricami. Si era fatta fare uno scialle di una tinta più scura che le risaltava tantissimo gli occhi azzurri.
Per Josh e Chris evito di commentare...non me ne intendo di moda maschile, nè voglio interessarmi. So solo che quando una ragazza trova dei vestiti da uomo, definisce sempre "bello" ciò che secondo gli esperti è uno scempio, e i ragazzi fanno altrettanto con loro.
-Oh, per tutti gli ombretti! Andremo alle aste al museo! Andremo alle aste! Sul red carpet...noi!
-Accidenti, Meg, calmati...non vedo tutto questo entusiasmo-le rimproverò Lily, aspettando che l'amica uscisse dal bagno per farle vedere il vestito.
-Stasera ci sarà un sacco di gente importante, non ci credo, non ci credo, non ci credo! Elettrizzante!
-Mi dici per favore quando hai finito?
-Tu pensa a specchiarti e a dirmi se ti piace!
-Non ho intenzione di specchiarmi! Non oso immaginare che aspetto avrò!-sbuffò Lily.
-Mia madre è una maga della spazzola! Dai, dacci un'occhiata veloce!
-Non voglio proprio guardar...
La ragazza fissò il suo viso riflesso nello specchio. Per un attimo si voltò indietro a guardare se a specchiarsi fosse un'altra dietro di lei.
-Allora?-gridò Megan dal bagno.
-Oh, accidenti! Lily, sei stupenda!
-Oh, accidenti. Era esattamente quello che speravo non succedesse...
-Fatti guardare, fatti guardare-ripeteva Velma, strattonandola da un lato all'altro dello specchio.
-Credo fosse un sì!-urlò l'amica dal bagno.
-Forza, mettiti il vestito, chiedi a Megan se ti può dare un po' di trucco e poi scendi. La limousine ci aspetta all'angolo della via.
-Limousine? Andremo in limousine?
-Ovvio, no?-sorrise la madre.
-Certo, certo, mi sbrigo!-esclamò Lily, facendo cadere il ben famoso e indispensabile vaso di Meg per terra con il braccio.
È difficile dire esattamente quanto emozionati fossero i quattro ragazzi. Oppure quanto fossero agitati tutti i giornalisti al Coolsonian Criminology Museum. Malcom Carbell riceveva sulla soglia tutti gli ospiti d'onore, e camminava nervoso avanti indietro per ogni intervallo di tempo libero che c'era fra l'arrivo di uno e di quello successivo. Per questo la solare Mary Jane Wisely lo chiamava spesso per iniziare una qualsiasi conversazione che spezzasse quel suo evidente malessere.
Accanto a loro stavano impettiti Trent e Patrick, e un qualunque sconosciuto non avrebbe potuto dubitare neanche un secondo che si trattasse di padre e figlio. Se la limousine fosse arrivata giusto mezz'ora prima, si sarebbe visto anche Nelson, ritiratosi volontariamente dalla serata perchè era riuscito ad annoiarsi in neanche due minuti.
Ma Trent c'era, era lì che la aspettava. E Lily si sentiva terribilmente imbarazzata. Era la prima volta, dopo il ventidue dicembre, che i Wisely avrebbero incontrato i Rogers, senza sapere che i loro figli maggiori fossero fidanzati.
Meg invece non stava nella pelle, allenava le dita per non sentirsi poi stanca di firmare eventuali autografi.
Chris sistemava di tanto in tanto la cravatta a Josh, che nonostante tutto sembrava assorto nella visione della strada che percorrevano. Pensava agli scherzi alla signora Dunhee che facevano da piccoli, oppure riusciva ancora a catturare l'odore dei brownies di Capodanno, la soddisfazione nel levare la maschera a Lucretia, Lily e la sua scenata di pazzia riguardo la finestra e fra tutta la mescolanza di pensieri si faceva strada un viso, perfetto e delineato che gli sorrideva teneramente.
-Josh!
Il ragazzo sussultò, guardando gli altri seduti nella macchina.
-Sei così preoccupato?-gli sorrise sua madre.
Lui rimandò il sorriso, annuendo per terminare il discorso.
Sedici anni a preoccuparsi di non farsi riconoscere, e mezzo mese per recuperare tutto questo. E peggio: cinque minuti per avere il proprio volto schiaffato in faccia a tutta la città.
Per non dire poi che gli adulti erano se non cinque volte più nervosi dei ragazzi. Loro non dovevano dare "buona impressione alla prima occhiata", dovevano recuperare un'immagine che avevano dato tempo prima, e tentavano inutilmente di ricordarsi esattamente come era andata la prima volta al museo.
Erano passati diciotto anni almeno, era inutile nascondere il tempo che era trascorso e purtroppo non si poteva tornare indietro. Ma forse si specchiavano ancora nei quattro agitati ragazzi e il loro cane, che  ciondolavano a destra e sinistra, l'uno addosso all'altro, nervosi di arrivare alla grande "svolta".
E fu, come sempre, la svolta che nessuno si immaginava.
"Arrivati!"pensò eccitata Meg.
I genitori uscirono tutti e quattro per primi, rivolgendo qualche occhiolino ai ragazzi.
Fu poi la volta di Scooby a sfilare orgoglioso sul red carpet, finendo per pestare la gonna di Velma, che la ritirò in fretta.
-Oh, Santo Cielo! Siamo proprio davanti al Coolsonian Criminology Museum e stiamo assistendo ad una vera e propria reazione di folla in delirio, sul tappeto rosso disteso per accogliere gli ospiti di onore a questa eccellente celebrazione! Abbiamo appena visto i membri della Mystery Incorporated uscire dalla limousine qui sotto, e di certo tutti sono ansiosi nell'aspettare che escano i quattro fortunati ragazzi che hanno attirato l'attenzione di tutta Coolsville!
E sì, era proprio Heather che annunciava la serata alla telecamera di Investigative Probe.
-Eccoli, eccoli che arrivano! I primi ad uscire sono Christopher Thomas Jones e Josh Dale Rogers, è un'emozione unica essere qui!
I due ragazzi si portarono in riga con i loro genitori, impietriti dal chiasso lì intorno.
-Bene bene, ragazzi! Salve, allora, cosa ne pensate di questa serata?
Josh diede un colpo nel fianco a Chris, che sulle prime balbettò come un disco rotto.
-Oh, ecco, sarà un'occasione sicuramente importante per...
-Avete già progetti per il futuro? Sapete cosa farete ora che siete famosi?
-Si vedrà cosa il futuro ci offrirà-sorrise il ragazzo, seguendo la Mystery Inc. che procedeva sulla scala.
-Pronte?
-Pronte-annuì Lily, deglutendo.
Meg le tese la mano e uscirono insieme dalla limousine. Tanti non riconobbero la Rogers dalla televisione, perchè Daphne le aveva ordinato a suon di piastra bollente i capelli, e il suo viso era tutto un altro.
-Ecco qui la ragazza che è in lista per la finale del Vocalist Show! È un onore averti qui con noi, Lilian...allora, dicci come ti stai preparando all'evento di questo sabato!
Lily si vide il microfono puntato in faccia come una spada.
-Veramente siamo più interessate a pensare questo evento, grazie-commentò Meg, lasciando la giornalista senza risposta.
-Bene, qui era Heather Jasper-Howe, Investigative Probe con Lilian Madison Rogers e Megan Judy Jones...che a quanto pare è tale quale alla madre-disse lei, aspettando il fuori onda per commentare.
-Benvenuti-sorrise il signor Carbell, con volto emozionato, verso i quattro investigatori.
-Piacere nostro, signore-rispose Fred a nome di tutti.
Trent fece un sottile sorrisetto a Lily, che lo ricevette arrossendo.
-Bene, bene, bene, che ne dite di entrare?-chiese cordialmente Patrick.
-Entriamo, sì entriamo-mormorò il signor Carbell, con sguardo soddisfatto e pensieroso.
-Credo che prima dovreste andare da Josh, perchè quelle ragazze lo stanno soffocando!-esclamò Chris, arrivando ansimante dietro di loro.
-Accidenti-disse Velma, voltandosi per scorgere dove si trovasse.
-Non sei dispiaciuto che le ragazze non facciano così anche con te?-domandò Daphne.
-Certo che no!-sorrise il figlio-Io almeno sono previdente, e ho stampato il mio numero di cellulare-ed estrasse di tasca i pochi pezzetti di cartoncino che gli restavano.
La famiglia del sindaco stette ad aspettare che Velma riuscisse a strappare dalla schiera della Dinkley Brigade il povero Josh, e in cuor suo non sopportava che altre donne e ragazze toccassero il suo "piccolino". Dopo quel breve blocco nel ricevimento degli ospiti, sul red carpet filò tutto liscio come l'olio. E andò così liscio che non merita neanche fermarsi a parlarne. Non è forse troppo banale quando le cose vanno tutte bene, senza margine di errore?
Beh, nessuno è perfetto. Se lo fossimo tutti, chissà che noia.
Quindi, cambiamo inquadratura, spostiamo i microfoni e vediamo cosa succede fra le teche del Coolsonian. Di certo, il buffet doveva essere ottimo, perchè Lily si fiondò sopra appena entrata. L'istinto le diceva che Trent la aspettava proprio lì, lontano da occhi indiscreti. In realtà quella fu semplicemente un'autoconvinzione, perchè stava a digiuno da venti minuti e una calamita la tirava verso le cibarie.
Il suo stomaco dovette aspettare un po': nel bel mezzo del tragitto fra la teca che osservava e il banco, fece irruzione un uomo di un elegante abbastanza improvvisato.
-Ehi, buonasera...mi chiedevo se...ci siamo già visti da qualche parte?
"No, non credo proprio"stava rispondendo sfacciato lo stomaco di Lily.
-No, mi dispiace, non penso-sorrise lei imbarazzata.
-Tu...sei Lilian Rogers? Quella Lilian Rogers? Sei tu?
-Ehm, sì, sono io.
-Zeke?!-esclamò qualcuno dietro di lei.
Lily sbuffò. Sua madre era davvero imbattibile nel soprenderla nei momenti di totale calma.
-Velma? Non credo ai miei occhi! Sei proprio tu?
"Si stava parlando di me, ma non importa" pensò la ragazza.
-Accidenti, come stai?-gli disse la madre, dando un veloce abbraccio.
-Da favola, e tu? Sei sempre impegnata con i missili aerospaziali?
-Nah, ho lasciato perdere un po' di tempo fa...piuttosto, tu invece?
-Beh, sì, non ho trovato altro. Ma almeno mi sono sistemato.
-Tu ti sei sposato? Ci credo che avvengono cataclismi sul pianeta, è una cosa scientificamente impossibile!-rise lei.
-Ehm, ehm-tossì Lily.
-Ah, Lily, lui è Zeke Jordan, un mio vecchio amico del college.
-Piacere...
-Sì, lo so cosa mi stai per chiedere, sono il padre di David. Mi ha parlato un sacco di te, e così anche Vanessa.
-Molto bene.
No, a dire vero era molto bene fino ad adesso. Fu la moglie di Zeke a lasciare paralizzata Velma.
Si trattava di una donna alta e bionda, con quel sorrisetto furbo che aveva dato in eredità ai figli, che brandiva un calice di champagne con il braccio ben piegato. Tre cose c'erano ancora da dire su di lei: era stata una volta in prigione, il suo compleanno era il giorno di Halloween e prima di diventare una Jordan, il suo cognome era Dinkley.
-Qual buon vento cuginetta-disse a Velma, bevendo fra una parola e l'altra.
-Marcy, credevo fossi sparita dopo quel disastro delle zucche che hai causato agli zii-replicò lei.
-Voi due siete cugine?-rise Zeke-Ma allora è proprio uno scherzo del destino!
-Voi due siete cugine?-ripetè Lily, sbigottita.
-Sì-commentò non troppo entusiasta la Jordan.
Le due donne si lanciarono sguardi fulminanti fra loro.
-Bene, Marcy. Allora questa è Lilian, la figlia di tua cugina.
-L'ho notato. Avete lo stesso visetto da impertinenti.
"Ora capisco perchè mamma odia i suoi parenti".
-Comunque...che ne dite di raggiungere Shaggy?-sorrise Velma.
Fu Marcy a guardarla sbigottita.
-Non mi dire che ti sei veramente sposata con lui?!
Ok, altri diciotto anni di relazioni fra parenti da recuperare in cinque minuti.
Per non parlare della voglia matta di Lily di comunicare la notizia a Josh: erano cugini di David e Vanessa Jordan! Una cosa del tutto inaspettata.
E quando la sua bocca si era svuotata abbastanza di quella notizia, iniziò a desiderare di essere riempita con qualcosa. Per cui Trent la trovò con gli occhi letteralmente immersi in una fetta di torta di panna gigante.
-Sei già al dessert? Non hai provato la frittura di mare?-iniziò con un sorriso.
Lei alzò il piatto vuoto che aveva posato sul tavolo poco prima.
-Capisco...ti stai divertendo?
-Mhn-annuì lei masticando.
-Mi sei mancata questi due giorni-le sorrise Trent-dove eri finita?
-Oh, niente. Avevo giusto due cose da sistemare a casa.
I due ragazzi stettero un po' in silenzio, tanto la confusione era tale che due voci in meno non cambiavano molto la situazione.
-Mi piace il tuo vestito-disse imbarazzato il ragazzo.
-Davvero?
-Già, è molto...ampio.
-Certo, è molto ampio-rideva Lily, senza nemmeno sapere quello che diceva.
Trent le si avvicinò al viso con gli occhi verdi spalancati. Lei quasi gli pestò un piede facendo un passo avanti. Nell'esatto istante in cui, dopo alcuni mesi, il naso del ragazzo riuscì di nuovo a sfiorare le lentiggini sulle guance rosee di Lily...
-Scusa Lilian, ci permetti qualche domanda in privato?
Heather Jasper-Howe spalancava un sorriso largo come un ventaglio.
-Ehm, veramente...
-Sì, ve la concede subito-disse Trent spingendola in avanti.
-Ma...
-Vado a parlare con i miei intanto, fai pure tranquilla.
Mentre Trent camminava con il suo passo perfetto verso la teca dove si scorgeva l'abito rosa di sua madre, la giornalista piegò il viso su Lily che lo guardava estasiata.
-È il tuo fidanzato?
-Sì...ehm, voglio dire no!-si corresse subito la ragazza a braccia alzate.
-Dopo offrirete un ballo a tutti gli ospiti?
-Cosa? Ho detto che non è il mio fidanzato!
-E tu ti aspetti che ti crediamo?-sbuffò maligna Heather.
-No-ammise Lily impaurita.
La donna diede una risata sommessa.
-Dunque, torniamo al Vocalist Show...
Tutte le signore esibivano fiere gonne lunghe e leggere, ed erano così tante che, vicino alle teche dei costumi più famosi, non rimaneva un angolo di pavimento visibile.
Ma tra la confusione, chiunque bloccava lo sguardo, anche solo per un misero secondo, sulla lineare e candida gonna di Daphne, che brindava con i Wisely sotto gli occhi indemoniati del Fantasma del Minatore.
-La prossima volta comprerò un vestito come il tuo, Daphne!
-Mary!
-Sì, giusto, Pat...a me non andrebbe bene come a lei!
-Ma non intendevo questo, è tutta la sera che indichi qualsiasi vestito dicendo che ne compreresti uno uguale!-le sorrise Patrick.
-Oh, sì, è vero...-rise lei arrossendo.
-Allora, voi avete già deciso come passerete le prossime vacanze di primavera?
-Beh-iniziò Fred-di solito noi andiamo in vacanza a Miami da mio zio...peccato che abbia una gamba rotta e al momento siamo senza una meta.
-Di che si parla?-interruppe Chris, arrivando con calma all'angolo della teca.
-Vacanze di primavera.
-Interessante-commentò Josh, ripensando a quello che avevano programmato.
-Comunque, non sapete ancora dove andremo in vacanza quest'anno!-esclamò Mary Jane, tutto eccitata.
-Dove?-chiese Daphne, sistemandosi lo scialle.
-Noi avevamo pensato di andare...a Spooky Island!
I due ragazzi per poco non sputarono in faccia a Trent, che si stava lentamente avvicinando.
-Spooky Island? Era quello il posto misterioso dove la madre di Trent voleva portarli?
Anche Lily per poco non sputava.
-No, dico, ma perchè? Caspita, andava tutto bene, avevamo anche i biglietti! Che cosa deve ancora capitare oltre al fatto che abbiamo i Wisely fra i piedi?
(Oh, oh, oh. Aspetta solo poco Chris, e lo scoprirai)
-Cioè, pensa sei nostri genitori si fanno convincere a fare la stessa cosa!
-Sarebbe meglio, così non dovremmo nascondere loro nulla!
-Meglio?! Ci sarebbero di intralcio, no?-lo attaccò Lily.
-No, Josh, ti prego, non dobbiamo pensare così negativo!
-Negativo è il fatto che andiamo in un'isola piena di mostri, io sto solo supponendo!
-Allora basta supporre, che mi fai preoccupare!-lamentò Meg.
-Cerchiamo di sembrare normalissimi ragazzi un po' famosi ad un'asta di costumi. Calmiamoci, respiriamo. Andrà tutto bene-sussurrò Chris, respirando lentamente.
Il signor Carbell riunì tutti i presenti in un padiglione. Ventisei file di sedie, due file di telecamere, e una fila scomposta di giornalisti a spintonarsi. I ragazzi si stavano già abituando alle telecamere che puntavano dritte nei loro occhi e ogni tanto si voltavano indietro a salutarle, senza un perchè.
-Ehm, ehm. Vi do il benvenuto al Coolsonian Criminology Museum. Spero che il rinfresco sia stato di vostro gradimento-parlava Patrick, spostando il microfono in basso.
-Vorrei ricordarvi il perchè siamo qui: il signor Carbell venderà all'asta i suoi costumi, superstiti dell'incendio che è accaduto tempo fa. Ma credo sia cortese lasciare la parola proprio al diretto interessato. Accogliamo con un caloroso applauso il signor Malcom Carbell!
L'applauso fu sicuramente fragoroso, ma la gran parte del rumore veniva dalle mani di Lorraine Carbell, che battevano a tempo con le oscillazioni del suo cappellino floreale.
-Grazie, grazie, non è il caso. Bene, come saprete, ho subito un incendio tempo fa, nel mio bellissimo negozio. Ho ancora degli incubi sul come sia potuto succedere. Sì, forse avrei dovuto stare più attento, lo ammetto.
Quasi tutti fecero una smorfia di tristezza, vedendo che l'uomo scherzoso dal papillon e bretelle ciondolava malinconico da quel microfono.
-Ed ora...vorrei ringraziare i membri della Mystery Incorporated.
I cinque si alzarono in contemporanea, mentre la gente si voltava.
-Loro hanno riconosciuto questi miei umili costumi come le uniche imitazioni "ufficiali" di tutti quelli dei loro casi risolti, e qui esposti nel museo del signor Wisely. Ma stasera, un augurio speciale va anche ai loro figli, ah, questa gioventù nascente. Grazie ragazzi, grazie. Vi ringrazio di cuore per quello che avete fatto per me.
Ora anche Meg, Chris, Josh e Lily avevano ricevuto applausi dal pubblico.
-Non ci deve ringraziare-urlò la Jones verso il palco.
-Ah, invece sì che devo farlo. Sapete gente? Questi ragazzi mi hanno aiutato a ricredere in me stesso, perchè mi hanno reso tutto più chiaro. Ora so, grazie a loro, chi mi ha manomesso il circuito elettrico fatale per l'incidente.
-Davvero?-si sorprese Chris.
-Che bravi!-applaudiva il resto degli ospiti-Ma come ce l'hanno fatta?
-Beh, semplice...sono stati loro!
-Che cosa?
-Eh?
-Hai sentito caro?
-Sì, cara. Com'è possibile?
Tale era il vociare. Così l'asta in realtà non ci fu mai, nè ci sarebbe mai stata. Malcom Carbell, infatti, con un potente "Arrestateli!" fece intervenire tutti gli agenti presenti in sala, e quella che prima era una festa, andò a sfociare in un putiferio.
-Voi non potete! Lasciatemi! Lasciatemi!
-Stai ferma! Ferma!-ringhiò il poliziotto a Lily.
-Aspettate, ci deve essere un errore!-cercò di bloccarli Fred, mentre stringevano la sua piccola Meggie.
L'intero gruppo degli invitati affollò la scalinata davanti al museo, precipitandosi con tale forza, che a momenti sarebbero caduti giù con effetto domino.
Per un po' di tempo, i Wisely, i Jones e i Rogers rimasero ammutoliti al sorriso ipocrita di Malcom Carbell e quello desolato e dispiaciuto di sua moglie.
Il rosso e blu della sirena della polizia si rifletteva veloce nelle lenti di Josh, che ritraeva il viso, sperando di svegliarsi immediatamente nelle sue lenzuola, in tempo per andare a scuola.

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Capitolo 22
*** "Io non ci voglio andare" ***


-Voi credete che io sia così scemo da farmi convincere che non abbiate mai messo piede in quel negozio?
-Sì, ma...
-Haha! Lo sapevo!-esclamò il poliziotto, spostando il microfono-Ditemi, ditemi, confessate cosa avete fatto.
-Siamo entrati in quel negozio il primo novembre, ma non abbiamo la minima idea di dove si trovi il generatore. Lo abbiamo solo visitato.
-Che? Mi prendi ancora per un idiota?
-Lo giuro, signore, lo giuro!
-Bene, e tu? Signorina? Hai niente da dire a tua discolpa?
-Io confermo quello che dice mio fratello...non abbiamo fatto nulla-disse Lily, scuotendo i capelli, tornati ad essere i suoi soliti spettinati.
-Allora, "se non avete fatto nulla", che cosa ci facevano le vostre impronte nei circuiti del generatore?
-Non lo sappiamo.
Ed era la verità più assurda di tutte, ma era la verità.
-D'accordo, cari bambini, adesso smettiamola di giocare: siamo in un interrogatorio, io faccio domande, voi mi dite le risposte, intanto mamma e papà assistono alla nostra "conversazione" al di là di quello specchio...non volete fare loro un dispiacere, vero?
Nessuno dei due rispose, mantenendo gli occhi bassi.
-Portatemi gli altri due, per favore. Vedrò se riusciranno a dirmi qualcosa di utile.
Velma seguiva con gli occhi i suoi due figli alzarsi ed uscire dalla stanza. Le ritornavano in mente le parole e i rimproveri di sua madre, ed iniziò a chiedersi se non fossero stati infondati. Era colpa sua? Era stata lei a lasciare che diventassero dei mezzi criminali? Solo una cosa sapeva: lei lo aveva detto che era imprudente andare a quell'asta. Non capiva perchè quel ragionamento non aveva sfiorato Daphne neanche per un secondo, proprio la Daphne che aveva avuto l'idea di "scomparire" da Coolsville e non fare parola sulle loro nuove vite. Ed eccola là, a singhiozzare fra le braccia del marito, che non ha esitato un attimo ad informarla di quanti anni di carcere potrebbero beccarsi i loro figli.
-C'è qualcosa che i vostri due amichetti vi hanno detto riguardo a questa storia?
-Assolutamente no, secondo me lei sta sprecando il suo tempo-rispose sdegnata Meg.
-Oh, avanti. Abbiamo trovato le loro impronte proprio sul generatore di elettricità...non fatemi arrabbiare!
-Se qualcuno li avesse incastrati?
-Mio caro ragazzo, una persona con un minimo di cervello può benissimo capire che delle impronte non appaiono per magia da qualsiasi parte!
Chris sbuffò, guardando la sorella.
-Se non vi sbrigate a parlare, sarete ancora più nei guai, miei cari. Fosse per me, vi avrei già sbattuto da due ore in cella...ma il mio capo dice di "darvi una possibilità" per dirmi come le prove necessarie ad incastrarvi hanno una spiegazione legale.
L'uomo sorrise antipatico, sedendosi lentamente davanti a loro.
-Le prove? Quali prove? Sono solo bugie! Non avete abbastanza prove per arrestarci.
 
 
-Hanno abbastanza prove per incastrarli-rivelò Fred, dopo che la Mystery Inc. si riunì in una stanza per discutere su cosa fare.
-E non possiamo cancellarle? Ci sarà un modo per uscire da qui! I miei figli non possono andare in prigione!-singhiozzò Daphne, passandosi il fazzoletto sotto gli occhi.
-Tranquilla Daph-la calmò Velma-loro non ci andranno. Il signor Carbell li lascerà andare, come ha fatto con il figlio di Patrick.
-Cioè, gli unici nei guai, nei guai davvero...sono Josh e Lily-sospirò Shaggy, avvolgendo le spalle della moglie.
-E Scooby?
-Hanno detto che lo metteranno in isolamento fino ad un eventuale processo-continuò Fred-Ora dovete fare solo una cosa: parlate con i vostri ragazzi, e fatevi dire come hanno fatto le loro impronte ad arrivare su quell'aggeggio del negozio. Magari come avvocato riuscirò a trovare uno svincolo. Fate in modo che vi dicano tutto e siano completamente sinceri, io vado a chiedere cosa ha deciso il distretto, fino ad ora.
-Già, vado anche io. Se ci siete solo voi, magari confesseranno-deglutì Daphne, mentre il marito le progeva la mano per aiutare ad alzarsi.
-Bene, avvertite che li aspettiamo qui-le disse l'amica.
Inutile dire che Fergus, il poliziotto di poco prima, si stupì che il suo capo lasciasse parlare i due indagati con i genitori. Chiese di mettere delle sentinelle alla porta per ascoltare che non escogitassero qualche astuto piano di fuga. Ma il capitano preferì lasciare i dialoghi privati solo all'ascolto dei diretti interessati.
-Saranno rilasciati vero?
-Non lo sappiamo. È il signor Carbell che probabilmente potrà annullare le accuse.
-Ma perchè? Cioè, siamo tutti innocenti, ma su di loro non hanno nessuna prova, mamma!
-Sì, Josh, lo abbiamo saputo. Però Megan e Christopher erano con voi al negozio, quel giorno, e tutto fa credere che foste complici...se saremo fortunati, accadrà come a Trent.
-Trent? Cosa è successo a Trent?-sobbalzò Lily.
-Il signor Carbell ha pensato che fosse vostro "complice", ma già al servizio in tv non ne aveva fatto parola, perchè pensa ancora che voi lo abbiate costretto.
-Ma adesso è ancora in centrale?
-No. Cioè, lo hanno liberato-le sorrise Shaggy-anche se lui preferiva rimanere qui...per te.
Lily capì in un istante che era stata smascherata una volta per tutte. E che le importava? Trent si era offerto di rimanerle accanto, più romantici di così!
-Ehi, ragazzi. Io vi credo, io credo che voi siate innocenti, ma c'è una logica instabile che continua a mettermi in dubbio...davvero non potete darci una spiegazione per quelle impronte?
-Accidenti...-si disperò la ragazza-siamo spacciati. Ma a noi il signor Carbell non verrà a scagionarci con una bacchetta magica!
-Eppure ci deve essere una spiegazione logica!
-Sì, certo. Cioè, sarà stato un mago ipnotizzatore che li ha stregati, li ha portati in quel negozio e ha fatto scomparire la memoria a tutti e due!
-Shaggy!-esclamò Velma-Non è il momento di scherzare!
-No, mamma! Aspetta, papà ha ragione!
-Bene, adesso esistono maghi, eh?-replicò Josh.
-No, non i maghi...-riflettè Lily-non mi ricordo di essere tornata in quel negozio, ma il fatto che manchi un pezzo della mia memoria, non può essere casuale...se solo fosse capitato qualcosa di strano...certo, aldilà degli scherzi di voi ragazzi...
Josh si alzò di scatto dalla sedia, puntando gli occhi vuoti sulla finestra.
-Ma come diavolo ho fatto a dimenticarmelo!-si battè una mano in faccia.
In contemporanea gli altri tre si misero in piedi ad aspettare ansiosi una spiegazione.
-Accidenti...ero sicuro di ricordarmi ogni singolo momento di quest'anno!
-Non riesco a capire come facciamo a non ricordarci una cosa simile, cioè, andare in un negozio e manomettere il sistema per poi dargli fuoco più tardi...delle cose così non si dimenticano neanche dopo secoli.
-E se non ce le fossimo ricordati neanche dopo poche ore?
-Non riesco a capire...mi stai dicendo che credevamo fosse un sogno e invece era la realtà, oppure che siamo sonnambuli? Cosa diavolo cerchi di dire!
-Il compleanno di Trent, Lily! Il compleanno di Trent!
I tre lo guardarono sorridere trionfante. Lily sentì un tuffo al cuore, come se improvvisamente avesse avvertito un vuoto di memoria temporanea.
-Il Faux Ghost, certo-balbettò lei-non abbiamo mai capito come siamo arrivati a casa a piedi...
-Ne mai a che ora siamo arrivati. Ma siamo passati dal locale alla nostra stanza in pochi attimi...allora è lì che siamo andati al negozio!
I volti dei genitori si erano illuminati davanti all'acceso dialogo in cui i ragazzi si davano ragione a vicenda, spiegando ogni incognita su quella strana notte, quel teletrasporto impossibile, e l'impossibile ipotesi che avessero fatto tutto da soli. Eh no, ci doveva essere stato qualcuno ad indurli a fare una cosa del genere.
Di colpo, scoppiò come dinamite nella testa di Lily la storia del principe azzurro, lungamente archiviata in favore della storia con Trent. C'era ovviamente anche Duncan Seagle e sua madre. Si rese conto di avere qualche dote chiromantica, perchè quel giorno, alla partita di Nelson, pensando al povero Duncan e ai suoi disastri in internet, aveva visto se stessa in manette. Accidenti, ora sembrava essersi avverato.
Beh, non del tutto. Quelle voci che ogni tanto vi faccio apparire, così ignote e oscure, in mezzo alle vicende invece chiare e limpide, ebbero ragione.
Con il buon cuore che sotto sotto stava ancora nascosto nella camicia a quadri di Malcom Carbell, la storia del compleanno di Trent fu accettata con poche insicurezze, e i ragazzi furono rilasciati.
Si sarebbe continuato ad indagare su chi avesse voluto quella strage.
Certo, i fan della Mystery Inc. fecero la loro parte protestando davanti alla centrale di polizia, quindi ci fu poca possibilità di scelta.
L'arresto era scampato, ma Fergus non rinunciò così facilmente ad un indagine, mettendo in gioco qualsiasi mezzo per rimettere in campo l'accusa, nonostante Malcom Carbell rifiutò qualunque processo.
Il poliziotto, che, udite udite, non aveva altro cognome se non Vallentine(quindi l'arroganza era marchio di famiglia), si arrese solo dopo una promessa dei genitori: un suo amico lo aveva informato che il campo estivo della vecchia miniera di Coolsville era aperto anche nelle vacanze di primavera.
"Perchè non mandare quei mocciosi a divertirsi fra picconi e mucchi di sabbia?"
Il primo giorno di vacanza, venne annunciata la meta ai ragazzi, che senza dubbio spalancarono gli occhi ad una simile follia.
-Io non ci voglio andare!-gridava Chris, lanciando fuori dalla finestra i vestiti che sua madre gli metteva a forza in valigia. I passanti rimanevano colpiti dalle strane decorazioni del giardino dei Jones, specialmente una felpa blu che si sbracciava appesa al ramo dell'albero di fronte.
-Io non ci voglio andare!-strillava Meg, facendosi rincorrere per tutta casa da Fred e Gloria, che rideva della sorella maggiore.
-Ho detto che non io non ci voglio andare! Lasciatemi in pace!
Anche Suzanne, Alice e Toad cercavano di aprire la porta della stanza per fare uscire Josh.
-No, per favore, io non ci voglio andare! Preferisco il carcere! Non voglio finire in un posto di ragazzi delinquenti!
-Pensa che in carcere sono tutti mezzi delinquenti, cioè magari fai nuove amicizie con dei ragazzi normali.
Niente da fare, Lily continuava a rimanere aggrappata alla gamba di Shaggy, tentando di non farlo arrivare alla macchina per posare la sua valigia.
-Potete fare silenzio, dannazione! Qui si cerca di riposare!-urlò la signora Hatfield, a due case accanto.
La signora Dunhee sporse come sempre il naso dritto oltre le tende di pizzo del salotto, inforcando gli occhiali per spiare meglio cosa accadeva di nuovo nel Crownfield Boulevard.
Vide solo il signor Jones pigiare nella macchina dei Rogers i suoi due figli, mentre la signora Rogers tirava per un orecchio il figlio fuori da casa.
-Campo "primaverile" della Vecchia Miniera, stiamo arrivando!-esclamò Velma.
I quattro ragazzi avevano saputo di dover partire solo quella mattina. Decisione saggia, perchè così si sarebbe ridotto il tempo che avevano per lamentarsi, ma per loro significava non discutere affatto su quel piano segreto che andava distrutto completamente. In più(e questo pesò moltissimo sulla coscienza di tutti)i genitori non lasciarono loro vedere Scooby neanche un'ora dal ritorno a casa, perchè dicevano che avesse una cattiva influenza su di loro.
Povero Scooby, non avevano ancora capito, a distanza di anni, che semmai erano loro ad avere cattiva influenza su di lui!
Fatto sta che con queste due complicazioni, il povero signor Mondavarious non poteva proprio più sperare in nessun aiuto.
Per adesso però, ad essere sinceri, un aiuto serviva solo ai nostri poveri quattro eroi, che si scontrarono per la prima volta nell'altissimo portone metallico di quel sinistro campo estivo, e il giocoso e colorato luna park di marzo era, a questo punto, un autentico miraggio.
Che consolazione! C'era una specie di ruota panoramica almeno! Se proprio ci si disperava bastava osservare quello. L'uomo all'entrata, in divisa come in un vero penitenziario, non dimenticò di ricordare subito a tutti che l'attività principale di quel campo era sicuramente scavare, scavare, scavare. Quindi cosa serviva la ruota panoramica? Pressapoco a nulla, se non illudere tutti i poveri ragazzi che ci entravano.
-Il dormitorio non è poi un granchè, ma credo che si adatteranno. Voglio dire, non sono molto versatili questi ragazzi? Si adatteranno in fretta e passeranno due ottime settimane. Ma la prego, signora, non parliamo di denaro.
-Staranno qui due settimane, dovrò pure...
-Si figuri, questi ragazzi dovevano finire in carcere, giusto? Beh, se la meritano una villeggiatura gratuita! Il signor Rollins sarà estremamente felice di averli qui!
Velma lo guardò interrogativa, come faceva sempre quando avvertiva un velo di menzogna.
-D'accordo, giusto-sorrise, portando le mani avanti-ma rimarremo comunque in debito con voi.
-Per piacere, per piacere, siamo noi che vi ringraziamo! Ora sbrighiamoci, così prima di pranzo vi sistemiamo nelle stanze.
-E comportatevi bene!
-Sì, mamma-mugolò Josh a testa bassa, varcando la soglia con la valigia che strisciava a terra.
Accidenti, se avessi saputo prima che essere figli di persone famose vuol dire vacanze gratis, allora mi sarei fatta avanti prima, sfoderando le mie eccelse doti da diva di Hollywood. Ovviamente offrire soggiorni gratis a destra e manca ha sempre un vantaggio: convincere. Giocare la carta mancante, perdere dei soldi, ma guadagnare in altro. Non era forse questo ciò che interessava a Mondavarious? Con quella vacanza prepagata non aveva forse alzato la leva di diffidenza nella testa di tutti e quattro?
Ma allora il signor Rollins cosa voleva? Pubblicità probabilmente.
Però i ragazzi avrebbero pagato un prezzo molto peggiore, e lo si capì subito dalla polvere che correva a terra nel cortile "del Tempo Libero".
-Qui ci si riposa nella pausa fra il pranzo e il lavoro pomeridiano.
-E quanto dura, complessivamente, il lavoro, se posso chiedere?-fece Meg.
-Diciotto ore al giorno nei casi estremi. Cerchiamo sempre di arrivare ai casi estremi, in generale.
Lei deglutì-Dovremmo scavare per diciotto ore al giorno per due settimane?
-Ma sono più di cento ore in tutto!-esclamò il fratello.
-Duecentocinquantadue per l'esattezza.
Aspettate che dò un'occhiata alla calcolatrice, che non ho voglia di contare. Oh, sì, Josh aveva ragione.
-E il pranzo quanto dura, scusi?-chiese Lily, preoccupata.
-Sì e no una mezz'oretta.
-Accidenti, che strazio.
-Bene, bene, in questo momento sono tutti al lavoro, quindi vi posso tranquillamente portare nei dormitori che vi sono stati assegnati...venite con me.
Svoltato l'angolo di un blocco di edifici in spessa lamiera, aggiustata visivamente da interessanti cartelli, quali"L'umanità è schiava del sapere", "Impara l'arte della libertà" e "Vivi nel modo in cui spereresti di non vivere"(penso che neanche un filosofo le avrebbe capite), la visuale sbucò su un gruppo di casette aggrappate ad una collina, con la scritta a neon spenta, di un grigio scuro, che scriveva Old Time Mining Town.
Era una specie di alveare formato da piccole cellette. Il che era tutto estremamente in sintonia con l'ambiente, dove le "piccole apette laboriose" estraevano, o meglio, cercavano senza motivo di estrarre qualcosa dalla vecchia miniera abbandonata lì vicino.
La scalinata interna, poi, era ripida che ci sarebbe voluta perlomeno una corda da scalata, ma ci si poteva accontentare anche di quel corrimano blu che era attaccato alle pareti, così basso che i ragazzi tenevano la mano circa all'altezza delle ginocchia.
Arrivati sul pianerottolo, il custode, di cui non saprei dirvi il nome, semplicemente perchè non importerebbe a nessuno, svoltò nel corridoio sulla sinistra.
A due passi però si bloccò e fissò Chris e Josh con un'espressione compassionevole.
-Voi dovete rimanere qui, questa è l'ala femminile...per carità, vi farei anche passare se non ci fosse nessuno...ma se mi sorprendessero sarebbe...doloroso...avanti signorine, avanti.
Da lì a poche ore si sarebbero rivisti, anche se nessuno aveva la pallida idea di come la situazione potesse stravolgersi in così poco tempo.
Per ora, però, non affrettiamoci. C'è un po' da parlare del bellissimo dormitorio maschile, splendente e pulito come un ospedale! Ok, no, era sporco come una cantina del dopoguerra, e ahimè era probabilmente era poco meno di un carcere.
Tredici letti a castello erano disposti in modo del tutto casuale tra le pareti, alcuni quasi incollati, altri con una distanza non minore di due metri. Quel che preoccupava, seppur ci fosse un tale trambusto, era il disordine a dir poco spaventevole: vestiti a terra, zaini in bilico su alcuni tavolini di legno tutti graffiati e disgustosi materassi sfasciati e squarciati da fare uscire l'imbottitura.
-Alla fine hanno fatto bene a non farci pagare nulla-sussurrò Josh, mentre lo strano tipo di prima valutava tutti i letti disponibili. E non fu facile. Un sacco di genitori avevano deciso di mollare i figli lì per toglierseli di torno nelle vacanze.
-Mia madre impazzirebbe per questo casino...sembra quasi peggio di camera mia...
-Già.
-Caspita, si sono dovuti davvero impegnare per battermi-sorrise Chris.
-Avrete i letti 786 e 788. Ho fatto in modo che stiate vicini, ma vi consiglio di non rivolgervi molto alla vostra sinistra...
-E perchè scusi? Cioè, chi dorme nel 790?
-Diciamo che desidereremo tutti avervi interi fino alla prossima mattina-deglutì ingenuamente il custode-ma non preoccupatevi! Qui starete benissimo! Oh, che disdetta, è tardissimo! Devo andare a richiamare i ragazzi per il pranzo!
Appena l'uomo schizzò fuori dalla porta, i ragazzi si guardarono preoccupati e d'istinto si voltarono verso quel letto vagamente proibito. L'unica cosa che lo differenziava dagli altri era uno strano pezzo nero che sbucava da quello che rimaneva di un cuscino. Una maglietta, tutto qui.
-Perchè devo andarci io?
-Perchè sei tu quello che vuole darci un'occhiata!
-Ho solo detto che sono curioso!
-Dai, forza, giuro che oggi non mangierò pranzo se lo fai!-gli disse Josh.
-Se lo giuri, mi sta bene. Vai a vedere se arriva qualcuno nel corridoio, io guardo chi dorme in quella casa del demonio.
Con la sfortuna che avevano, potevano benissimo essere beccati. Ma le procedure per richiamare i ragazzi al pranzo erano state piuttosto lunghe, per ragioni che a breve vi saranno più chiare. Qualcosa si può già intuire dalla lista delle regole nella stanza a cui le ragazze furono assegnate.
-È vietato urlare o fare schiamazzi che possono disturbare il personale durante il giorno, mentre il rumore di notte è proibito dopo le tre, ma gentilmente evitato dopo la mezzanotte, se possibile.
-È vietato usare qualsiasi sostanza altamente infiammabile, così come si bandisce l'uso di accendini e l'appiccare fuoco al pavimento.
-È vietato alzare le mani sulle compagne di stanza per qualsiasi ragione, altrimenti il soggetto identificato dovrà sottoporsi al doppio delle sedute psicologiche ordinarie.
-È assolutamente vietato introdurre lame, coltelli e oggetti taglienti, compresi vetri eventualmente rotti. In aggiunta si proibisce l'uso di armi da fuoco artigianali e materiale esplosivo anche per puro svago.
-Caspita, guarda continuano fino al pavimento!-esclamò Meg.
-L'importante è che sia permesso mangiare nelle camere-sbuffò Lily.
-Secondo me è l'ultimo problema che si sono posti. Ma non credo sia in lista, hanno lasciato un hamburger su quel cuscino.
-Dove?!
-Lily! Piantala, non penserai di mangiarlo?
-È dalle otto di questa mattina che non tocco nulla!-si lamentò lei.
-Dalle otto? Intendi dire che sono-poi contò velocemente sulle dita-quattro ore che non mangi?
-Boh, significa che i cerotti funzionano...
-Metti i cerotti per la fame? Da quando?-chiese la bionda, fermandosi qualche secondo davanti all'unico specchio che c'era.
-Dal trenta febbraio scorso...non te l'avevo detto?
-No-disse Meg distratta, fissando il riflesso dei suoi occhi azzurri-ma allora funzionano davvero?
-Forse lo saprei...se solo esistesse il trenta di febbraio-alzò gli occhi al cielo l'amica, sbattendo la valigia sul suo precario letto( precario non perchè ci avrebbe dormito per poco, ma perchè era un miracolo che stesse in piedi)-solo che stamattina mia madre è stata tanto generosa con noi a colazione. Sapevo che ci stava nascondendo qualcosa per fare una cosa del genere.
Ma l'altra sembrava non averla neanche sentita.
-Guarda che la tua immagine riflessa non sistemerà la valigia al posto tuo...
-Hai sentito?-sussurrò Meg, ignorandola, puntando con il dito il corridoio.
Giunse un fruscìo di voci dal corridoio, il tipico insieme di urletti infantili che le ragazze sono impareggiabili nel fare. Le scarpe si stampavano al pavimento con rumori sordi, neanche avessero avuto le pinne di un esercito di pinguini.
-Arriva qualcuno.
"Ma dai?"pensò Lily nel breve secondo che passò, prima dell'entrata in scena di un chiassoso gruppo di adolescenti, circa della loro stessa altezza, frettolose di aggiustare al meglio le loro cose.
O almeno, da come si buttarono a infilare roba negli zaini sembravano maniache dell’ordine...ma ci voleva ben altro che olio di gomito per pulire quel posto!
Lilian riconobbe in quell'affanno la stessa voglia matta che Josh aveva di scappare via dalla Presidenza. Quella era paura. Non stavano ritirando, stavano nascondendo. Si trattenne dall'immaginare quale fosse il motivo, giusto per non angosciarsi.
Un incrocio tra un latrato e un assolo di batteria sbatteva avanti e indietro fra i muri, ad un ritmo incessante, che aumentava pian piano in un assordante fracasso.
-Presto, presto!-gridò la ragazza che era appena riuscita a fare entrare due sacchi di vestiti in uno zainetto minuscolo.
-Laura!
-Cosa?-balbettò una moretta vestita di azzurro.
-Il tuo mp3! È là dalla porta!-strillò.
Tutte si voltarono su quel piccolo aggeggino grigio metallico che veniva schiacciato brutalmente da un paio di anfibi neri come la poltiglia dell'asfalto.
-Che è sto coso?-sbottò la ragazza, staccando i resti di metallo dalla suola.
-È mio, Twyla. Il mio lettore mp3...-sussurrò la proprietaria.
-Lo rivuoi, eh?
-Beh sì.
-Oh, te lo ha dato la mamma?-disse in un ghigno.
-È un regalo dei miei nonni...per i miei quindici anni.
-Hai quindici anni, Lauretta? Pensavo ne avessi solo tredici...
-Mi ridai il mio lettore, ora?-balbettò la poverina.
-Ma a cosa lo vuoi a fare? Non vedi che non funziona?
-Funzionava prima...
-Prima? Prima quando?-rise una delle ragazze vicino a Twyla.
-Prima che una prepotente lo pestasse, forse. Chi diavolo ti credi di essere?
Twyla si guardò in giro per cercare la voce che le aveva infierito, e notò solo allora due visi che le erano sconosciuti.
-Ehi, biondina, da dove salti fuori?
-Te l'ho chiesto prima io, e sto ancora aspettando una risposta.
-Tu-sorrise la ragazza, avvicinandosi a Meg-stai giocando con la mia pazienza...
-Tu, invece, non mi stai di nuovo rispondendo.
-Mi chiamo Twyla e non mi piacciono le teppistelle insolenti.
-Caspita, allora sarà tremendo per te guardarti allo specchio!
Le ragazze dietro di lei risero silenziosamente, senza sapere cosa dire a difesa della compagna.
-Sei nuova di qua, vero?
-Sì, arrivata stamattina. Ma stai tranquilla, ti ho già inquadrata ben bene.
-Anche io-ghignò Twyla-tu sei una di quelle piccole dive della tv. Eri al telegiornale qualche giorno fa.
-Ottima memoria.
-Uh, tu vuoi farmi credere di essere una dura, solo perchè io so che sei stata messa in carcere.
-Beh, forse sì, forse no.
-Peccato che sei stata quasi messa in carcere. Io e le mie Darkdolly ci siamo state almeno per tre mesi ciascuna.
-Le Darkdolly?-rise Lily.
-Ti fa ridere, frangetta?-muggì quella che sembrava la classica vice della banda, con nome Ilana.
-Ora ho capito...voi siete le due figliolette di quegli scapestrati della Mystery Inc.!
-Sì-affermò fiera la Jones.
-Hanno mandato dentro mio padre, credo-sbuffò Twyla.
-Oups-deglutì Lilian.
Meno male che tutte quante improvvisamente furono assordate da un fischio: era semplicemente l'altoparlante che annunciava il pranzo.
-Tutti i ragazzi sono pregati di lasciare le stanze per il pranzo e, per chi lo vuole, si consiglia di indossare le uniformi per il pomeriggio. Oggi, per necessità, camere separate.
Dalle ultime parole, le Darkdolly saltarono di gioia. Altre grida provenivano dal corridoio.
-Siete fortunate, bamboline, che oggi ci hanno accontentate tutte...ma state attente d'ora in poi!
La faccia feroce di Twyla fu trascinata via (non si sa come) in braccio alle compagne in mezzo alla turba, lasciando muto tutto il gruppo delle poverine.
Laura si abbassò tremante ad afferrare i pezzetti di metallo che ricordavano vagamente un lettore mp3.
Meg allora si chinò con lei a raccoglierli, rivolgendole uno sguardo dolce come suo solito.
-Voi siete davvero le ragazze della Mystery Inc.? Non sapete quanto mi dispiace che siate capitate in questo posto.
-Sì, beh, non deve dispiacerti...è colpa nostra, in fondo, se siamo venute qui.
-No-sorrise Laura-intendo, in questa stanza...una delle più vicine a Twyla.
-Ah, quella...vi mette i piedi in faccia così spesso?
-Dalla scorsa estate.-avanzò Ruby, una delle altre piccole vittime.
-Vedete-iniziò Laura-di solito qui di anno in anno riassegnano gli stessi letti e Twyla è arrivata l'anno scorso in estate. Quando siamo ritornate qui per la primavera, speravamo che lei non ci avrebbe rimesso piede e invece...è di nuovo qui, purtroppo.
-Deve essere duro, allora, stare con  lei nelle camere accanto-commentò Meg.
-E con quelle odiose delle Darkdolly...
Lily ebbe un'altra risatina-E che cose dovrebbero fare queste"Darkdolly"?
-Fanno le prepotenti insieme a quasi tutte le ragazze del dormitorio, e rendono la vita impossibile a noi-e Laura ripiegò il lettore mp3(se si poteva ancora chiamarlo così) in uno dei suoi zaini.
-Oh, perfetto. Paese che vai, una nuova Janet Chasez che incontri.
-Io adoro Janet Chasez, è il mio idolo, la sua voce è  meravigliosa!-se ne uscì una al fondo della camera, ma Lily fece finta di non aver sentito.
-Sarà meglio che vi mettiate le uniformi...sono tutte là nell'armadio a muro, ce ne sono a mucchi. Al pomeriggio sono obbligatorie...Megan, giusto?-sorrise loro Ruby.
-Sì, grazie-balbettò Meg, non appena vide lo scempio di uniforme che doveva indossare.
Era una semplice maglietta rossa con le cuciture bluastre e dei pantaloncini abbastanza corti di un turchese acceso.
-Quale nemico della moda ha fatto un abbinamento così disgustoso?
-Boh, voglio dire, tanto di pomeriggio lavoriamo in miniera...quindi che problema c'è? Secondo me, Megan, dovresti cambiarti scarpe...-consigliò Laura a testa bassa.
-D'accordo, farò uno sforzo solo perchè me lo hai detto tu-sbuffò Meg, sfilandosi gli stivali-ma dovete promettermi che nessuno fuori dal campus verrà a sapere che sono conciata in questo modo!
Le altre si sorrisero l'un l'altra, tutte soddisfatte che le due ragazze nuove fossero così comprensive.
-Venite, vi portiamo nella mensa provvisoria...
-Provvisoria? Cosa è successo alla mensa "normale"?-le guardò ad occhi sbarrati Lily, immaginandosi per un attimo, di saltare il pranzo.
-La stanno solo pulendo...lo fanno due volte alla settimana e non sapete quanto tutte noi ragazze "normali" adoriamo quei giorni...così come le Darkdolly del resto...
-Io credo che dovrebbero saperlo-fece Ruby-diglielo tu, Laura.
La ragazza prese un respiro e iniziò-Non credo che vi abbiano ancora spiegato il terzo punto debole di questo posto, oltre alle condizioni pessime e il lavoro lunghissimo: quando questo campo venne aperto, tredici anni fa, era tutto meravigliosamente nuovo e pulito, a quanto ci hanno detto. Poi nessuno sa cosa possa essere successo, ma è completamente caduto a pezzi, hanno interrotto i lavori per le costruzioni delle attrazioni ed è caduto nelle mani di un nuovo proprietario, il signor Rollins, che nessuno ha mai visto.
"Certo che neanche una calamita attrae i posti cupi e misteriosi come noi"pensò Meg.
-Già da quando la bellezza di questo posto era crollata, hanno iniziato ad essere portati qui ragazzi sempre più delinquenti, perchè hanno abbassato i prezzi a quelli di oggi. Quindi c'è sempre stata tensione fra i dormitori...poi l'anno scorso è arrivata Twyla e ha pensato bene di dichiarare guerra aperta con York, il "comandante" del dormitorio maschile.
-Quindi siamo capitati in una specie di enorme tabellone di Risiko-commentò Lily-accidenti.
-Esatto, anche se in realtà la minoranza di noi "normali" tende solo a sopportare vetri rotti, tavoli rovesciati e furti dalle camere, senza reagire. Tanto ci beccheremmo solo lividi e botte in testa.
-Mi sembra giusto-disse Megan, sistemandosi la maglia.
-Va beh, adesso è meglio non pensarci. Quel che importa è che siete fortunate e oggi siamo in quella provvisoria in cui le camere sono separate-sorrise Ruby.
-La prima fortuna di quest'oggi, a quanto pare-fece Lily in una smorfia, prima di prendere il passo con le altre.

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Capitolo 23
*** Reclutato e rifiutato ***


David Jordan aveva aspettato per ore un messaggio, una telefonata, un segno di vita dalla sua nuova cugina. Eppure lei non lo aveva avvertito di nulla, nè del mezzo arresto, nè dell'inferno in cui era piombata, nè si era probabilmente ricordata che quel fine settimana c'era la finale del Vocalist Show.
Ma aveva i suoi buoni motivi. Il primo era che aveva fatto fatica mandare giù il cibo della mensa, il che non era da lei, e il secondo è che non sapeva esattamente che fine avessero fatto Chris e Josh.
Io lo so, fortunatamente.
-Chi abbiamo qui?
-Li ho trovati con il naso fra le tue cose-ghignò un certo Simon, sbattendo i due malcapitati vicino all'altro.
-Mhn, bene...non mi sembra di avervi mai visti. Scommetto che siete i due novellini che dovevano arrivare oggi.
-Sì, York, sono proprio loro due-sorrise l'altro.
Il ragazzo fece scivolare la sedia lontano dal tavolo e si alzò pulendosi la bocca con la manica della giacca. Era abbastanza alto, sui diciassette anni e con una piccola cicatrice sulla guancia.
-Dunque, mi potete spiegare cosa ci facevate fra le mie cose?-ringhiò irritato.
-Ehm, innanzitutto piacere, io sono Christopher Jones e...
-Ti ho forse chiesto il tuo nome?
-Beh, io ho pens...
-Gli ho forse chiesto il suo nome?-ripetè York, guardando Josh, che scosse la testa spaventato.
-Ecco, non te l'ho chiesto. Tu, almeno, che hai l'aria da secchione, mi sai dire cosa diavolo ci facevate a guardare fra le mie cose?
-N-noi-balbettò lui-stavamo...
-Sistemando le tue cose-interruppe Chris, sbeffeggiandolo.
-Simon? Ti dispiace farlo stare zitto?
York si voltò di nuovo verso Josh.
-Il guardiano ci ha detto che non dovevamo darti fastidio, e c-cercavamo di capire chi fossi...ti ha descritto come una persona terribile...
Il gruppo che stava seduto lì vicino scoppiò a ridere allo sguardo imbarazzato del loro nuovo compagno.
-Sì, in effetti, Terribile è il mio secondo nome!-esclamò soddisfatto, sistemandosi la felpa.
-Cosa ne facciamo di questi due?-sbottò Simon.
-Lasciami qui quello con gli occhiali, l'altro portalo via.
-Io resto solo se resta anche Chris-disse Josh, prendendo un po' di coraggio.
-Simon, non ti preoccupare...questi ragazzi mi fanno compassione...lasciameli qui entrambi.
Il moretto con il cappello mollò i due sulle sedie di fronte agli altri della strana banda di teppisti, poi si allontanò verso un gruppetto che stava per sfociare in una rissa.
-Vi trovate bene qui, immagino-disse sarcastico York, appena ripreso a masticare-andremo d'accordo sicuramente...perchè siete nella mia camera, giusto?
-Sì-mormorò Chris, irritato.
-Anche i miei amici vi trovano simpatici-e tutti in quel momento salutarono divertiti.
-Sono tuoi amici, o tuoi schiavi?
-Chris!-lo riprese l'amico-Non infierire, saranno suoi...ehm, collaboratori!
-Esatto, Chris, ascolta il tuo amichetto-rise York, indicandolo.
Josh sorrise imbarazzato. Forse era la prima volta, nella storia della sua vita, che un ragazzo prendesse di mira il bel visetto di Chris, anzichè spezzare gli occhiali a lui.
-Esattamente qui come funziona il servizio mensa?
-Bisogna semplicemente arrivare presto e prendersi tutto quanto...come faccio io, del resto-sorrise il bullo, mostrando il piatto pieno di ogni bene divino.
-Te lo prendono i tuoi "collaboratori"?-balbettò Josh.
-Ottima domanda. Peccato che i miei amici non mi aspettavano mai a mangiare e mi rubavano tutto quello che era mio. Quindi ora io mi prendo il pranzo da solo, e loro passano nelle camere a prendere quel che mi serve nel pomeriggio. Intelligente, no?
Chris fece una smorfia.
-Quindi non c'è più nulla da mangiare?-chiese Josh, anzi, lo stomaco di Josh.
-Prendi se vuoi, hai l'aria di un morto di fame...ho mangiato abbastanza-gli porse il piatto York.
-Cioè, davvero?Non hai mangiato neanche la metà del piatto...
-Credi che qualcuno riuscirebbe a mangiarlo tutto?!?!-scherzò il ragazzo, con la compagnia di amici che ascoltava.
-Lui sì-affermò fiero Chris, dando una pacca sulla spalla all'amico-diglielo Joshie!
Ma lui stette in silenzio a fissare York, muto pure lui.
-Di che diavolo blatera il tuo amico?
-N-non lo so...-balbettò Josh, sistemandosi gli occhiali imbarazzato.
-Josh riuscirebbe a finirlo tutto nel tempo che tu impieghi a sbattere ciglio!
-No, Chris, ti prego, no, per favore...
-È una sua scemenza o è vero?-lo fissò incuriosito York.
-Beh...sì-mormorò lui.
-Ah!Non ci credo!-rise il bullo.
-Invece devi crederci, cervello di latta!-sbuffò Chris.
Uno dei ragazzi si alzò diretto verso di lui per farlo smettere di insultare, ma il capo lo fermò.
-Tranquillo, Arron, tranquillo. Il nostro amico mezzo biondo stava solo scherzando. Piuttosto chiamami Jules...ho un lavoretto per lui.
Il suo sorriso non era affatto promettente. Neanche quel Jules era molto promettente. Scansava tutti quelli che si mettevano sul suo passo, con spallate brusche e malmenate
Era alto tanto quanto Josh, ma era almeno il doppio di lui. Un mastino, feroce e violento, non si poteva descrivere in altro modo.
Non salutò nemmeno, si limitò a grugnire, posando i palmi delle mani bene aperti sul lato opposto del tavolo.
-Vi presento Jules...è un po' la nostra mascotte, diciamo che sembra più il nostro cane che il nostro amico.
-Vi faccio a pezzi!-ringhiò lui, tremando, facendo ritrarre i due ragazzi.
-Calmo, Jules. Sono nostri amici.
-Questo ragazzo è un umano, come Scooby è un cane-bisbigliò Chris.
-Questo ragazzo, la scorsa estate, è riuscito a mandar giù ben cinquanta hot-dog in soli due minuti...vista la stazza, non vedo come tu, piccolino riesca a batterlo!-rise York, mentre l'altro sembrava scondizolare contento dell'ammirazione del capo.
-Beh, Josh il giorno di San Patrizio ne ha mangiati quasi lo stesso numero in solo un minuto!
-È umanamente impossibile, sei uno stupido bugiardo.
-Tu credi?-gridò Chris-Posso dimostrarti che è vero!
-D'accordo...ragazzi, i piatti per favore!-disse York, battendo le mani.
Raggruppò tutto quello che era avanzato dagli altri in due piatti separati. Ne spinse di fretta uno di fronte a Jules, l'altro a Josh, che non osò fargli notare che la sua porzione era quasi il doppio del ragazzo mezzo cane.
-Bene, chi riesce a finirlo per primo...per una settimana sarà trattato come il sottoscritto. Siete pronti?
"Assolutamente no"pensò Josh, ignorando completamente il "via!" di York.
Stette almeno venti secondi a guardare Jules strafogarsi di roba, portandosi manciate alla bocca e respirando affannato. Era leggermente disgustato alla visione, e non mosse nemmeno un muscolo.
Lo disgustò soprattutto la faccia del tipaccio con cui, poco prima, sedevano a tavola, che probabilmente sapeva di poter manovrare Jules come voleva, senza neanche dargli il premio.Così si sarebbe fatto una grossa risata e l'umiliazione sarebbe stata tale, che sicuramente lui invece avrebbe fatto la fine di un sacco da pugilato. Quindi voleva vincere o perdere? Vincere, ma avrebbe dovuto mettersi alla pari di quel mastino che gli stava di fronte.
Eccole, le due forze, quella materna e paterna che tiravano le idee nel suo cervello: orgoglio personale e umiliazione, oppure umiliazione e poi orgoglio personale?
Trascorso mezzo minuto, Josh ebbe la assoluta nuova sicurezza di vincere, la stessa che aveva avuto un anno prima alle Olimpiadi di Matematica.
-Jules, sei davvero un campione!-esultò York, facendolo sorridere. Ma il capo non seppe continuare.
Si voltò verso i compagni, esterrefatti, ipnotizzati nella sua direzione. Posò distrattamente lo sguardo sul povero Josh, che era rimasto muto e fermo sulla sedia.
L'altra tavolata della mensa era completamente in silenzio, tranne per un ragazzo che si soffiò il naso di fretta per non turbare le quiete.
Perchè il piatto di Josh era completamente, assolutamente e inequivocabilmente vuoto.
-Tu vuoi farmi arrabbiare?-sbottò York, sporgendosi ad afferrare il bavero della camicia di Josh.
-No, certo che no-disse il poverino, tremante.
-Te lo avevo detto-sorrise Chris.
-Ve lo chiederò soltanto una volta:dove è finita tutta la roba che c'era nel piatto?
-Credo che io la stia digerendo in questo momento...-disse imbarazzato Josh, lasciato di nuovo cadere sulla sedia-mi passate dell'acqua p-per favore?
-Ho perso-tuonò Jules, sbattendo i pugni sul tavolo.
-È solo la fortuna del principiante...oppure no...-balbettò York, a guardare il nuovo arrivato che senza alcun problema aveva trangugiato un litro non d’acqua, ma di cola.
-Sei stato abbastanza bravo Jules...torna pure al tuo posto.
-E il premio? Non glielo dai?-lo interruppe Chris.
-Il premio-mormorò l'amico, facendo corrugare la fronte a York-…non è necessario!
Il bullo non rispose, percorse con passi pesanti il perimetro della tavolata tenendo lo sguardo su di lui.
"Accidenti, stava andando così bene...adesso è infuriato nero".
 
 
 
-Forza ragazzi, in marcia! Dovete lavorare! Riprendete da dove vi siete interrotti sta mattina...divertitevi!
-Contaci, Gus.-commentò Simon, prendendo il piccone che l'assistente ai lavori porgeva a ciascuno.
Erano già tutti in fila, come una scolaresca di bravi bambini, uno dietro l'altro.
-E tu? Dove hai messo la tua uniforme?
-Ecco, non sapevo servisse...sono nuovo del campus-si scusò Josh.
-Non farti problemi, Gus. Ne ho una di riserva per lui-disse soddisfatto York, porgendo uno zaino al suo nuovo amico-e trattalo bene, questo tizio è un fenomeno.
-E per questo qui ne hai anche un'altra?
-No-sogghignò York, guardando Chris, mentre lui e il suo gruppetto si allontanavano verso gli scavi.
-Grazie-disse lui, prima di avere il permesso di tornare a prenderne una nella loro camera.
La città mineraria consisteva in due cavernose e sinistre gallerie, in cui la visuale si riduceva alle ombre.
Nessuno intendeva entrarci da solo, nemmeno il temerario, tremendo e temutissimo York. Non ci teneva molto a rimanere intrappolato là dentro, anche perchè Gus ritirava tutti i cellulari ai ragazzi che gli sfilavano di fronte. Non ci sarebbe stato scampo per nessuno se si perdeva in quel labirinto sotterraneo.
E nessuno si preoccupava? Il signor Rollins non aveva pensato alle norme di sicurezza? Mah, secondo me era troppo in alto, troppo distaccato da quello che i ragazzi facevano davvero nel suo parco"divertimenti", per riflettere a cosa potesse andare incontro anche solo uno di quei piccoli puntini che scorgeva a malapena dal vetro del suo ufficio.
L'unica che forse se ne curava era Kristina, cioè l'equivalente di Gus, al femminile. Ah, ecco un po' di sana preoccupazione femminile!
Ma quella giovane donna, che era stata assunta ancora ragazzina dal primo proprietario del parco, si faceva mettere facilmente i piedi in testa persino da Twyla, oltre che dal suo capo.
-Le ragazze lavorano nell'altra galleria? Siamo così discriminati, qui?
-Lunga storia, fratello. Non pensare a loro, guarda e passa.
-Posso sapere cosa succede?-insisteva Josh.
-Senti, te lo dirò in breve: nel nostro dormitorio le ragazze non sono affatto le benvenute, mi capisci, no?
-No...?
-E York ha detto che eri intelligente...-commentò Arron-siamo in guerra con quegli esseri orrendi che parlano come degli scoiattoli sotto tortura. Quindi, dimenticati di loro.
-Fate finta che non esistano le ragazze?
-Sì, bello. E ti conviene fare lo stesso, anche se York ti ha preso sotto la sua ala protettrice, perchè potrebbe ripensarci.
-Questo è un problema-mormorò Josh.
-Non lo è affatto: viviamo molto meglio senza di loro. Non dirmi che hai la ragazza?
York e Simon si girarono per ascoltare la sua risposta.
-No?! Per favore, nessuna ragazza mi vorrebbe-scherzò Josh imbarazzato-solo che mia sorella è qui nel campus, e, vorrei dire, non mi impedirete di vederla, vero?
-Hai una sorella?-si avvicinò York, disgustato.
-Veramente ne ho quattro...
Non vi dico che sguardi allibiti fecero tutti i presenti: metà di loro avevano delle sorelle, ma evidentemente quel posto riusciva a farti dimenticare persino che fossero esseri umani.
-Brutta storia-fece Arron.
-Sentiamola-sorrise il capo-forza Josh caro, raccontaci di come vivi da inferno.
Sembrava la vecchia sedia a dondolo della nonna in una casa, con tanti nipotini lì pronti ad aspettare la storia, all'ombra della sera. Lì c'erano tante torce puntate al buio sul volto di Josh, leggermente imbiancato dall'imbarazzo e dal rimasuglio di paura da quando era entrato nella gallerie.
-Che cosa volete sapere?-si rivolse loro.
-Tutto, Josh, tutto-sorrise maligno Simon.
-No, ragazzi scusate, la mia vita non è affatto un inferno...a parte certe occasioni...non credo che sia così male...
-Ma hai quattro sorelle femmine!
-Ma ho anche un fratello maschio!-rise Josh.
-Ma hai quattro sorelle femmine!-ripetè Arron.
-D'accordo, d'accordo...mi dite cosa dovrei dirvi? Insomma, penso che molti di voi abbiano delle sorelle, quindi sapete come vanno le cose, no?
-Non puoi dirci delle tue sorelle e basta?!-sbuffò York.
Il poveretto non capiva proprio il motivo di tanto interesse, e neanche io riesco a coglierlo, ma l'ipotesi più probabile a cui ho pensato è che non avevano la minima voglia di riprendere il solito lavoro. Gus non era nei paraggi, erano in una zona isolata, probabilmente all'imbocco di un bivio con poco"traffico" e potevano benissimo sedersi in gruppo ad aspettare che qualcuno degli altri li trovassero intenti a far niente.
-Da dove devo iniziare?
Avete presente quando Josh parlava dei lunghi discorsi sulla riproduzione delle locuste alla signora Dunhee? Ecco, spesso non solo la sua faccia era scioccata nel cercare di capire come un bambino di malapena otto anni pronunciasse uno sciame di parole scientifiche in pochi minuti, piuttosto era anche schifata dalla visuale che le davano certi discorsi su dei mammiferi(altro che locuste!) con tanto di commento immagini sui libri. Più o meno quella quindicina di ragazzi storceva il viso in quel modo strano, aumentando sempre più quanti meno anni aveva la sorella in questione.
Boh, deve aver parlato un bel po'. Ma mi dispiacerebbe dilungarmi, dimenticandomi del povero Chris.
Cosa aveva fatto tutto quel tempo? Una cosa inusuale: scavare. No, scusate, una cosa ovvia.
Gli altri ragazzi lo guardavano picconare la parete sempre più forte.
"Pensavo che almeno mi difendesse, mi rispettasse, mi sostenesse!...Ma perchè avrei dovuto pensarlo? Per uno che ne sa sempre dei fatti suoi, egoista! Pensa solo a te, vigliacco!"
Il muro di roccia traballò e si squarciò in tre parti, aprendo un varco sul fianco della galleria accanto.
-Ehi, aspetta un attimo, calmati! Se continui così farai crollare a picco, anzi a picconi, tutta la miniera!-gli urlò sorridendo uno di quei pochi "normali" che erano lì con lui.
-Sono calmo, cosa ti fa pensare che io non sia calmo? Sono calmo, calmissimo!
-Ok, ok!-lo fermò lui, tenendo fermo il piccone che Chris gli aveva quasi tirato addosso.
"Stupido campo estivo, stupido incendio, stupido museo!"
Finalmente prese un bel respiro e placò quel rossore sulle guance. Si mise una delle mani fra i suoi capelli, facendo brillare un po' dei riflessi rossi che sua madre gli aveva gentilmente concesso dal suo patrimonio genetico, poi riprese a lavorare con continui borbottii.
Nessuno dei presenti aveva il coraggio di azzardare un discorso con lui, perchè era parecchio turbato, e ne sapevano anche il motivo. Era arrabbiato con il suo amico, quel tizio con gli occhiali e la camicia arancione tirata su nelle maniche. Oh sì, era sua la colpa del crollo della parete, se la si vede in termini di logica. Ma l'altro ora era nel gruppo dei "tosti", non nei "normali", e non c'era motivo di preoccuparsi: se Chris era rimasto con loro, era uno con la testa sulle spalle.
-Vorresti un po' d'acqua?
-Acqua?...Grazie, ma poi non finisce che te ne manca?
-Figurati, tieni!
Era un ragazzino di undici anni, cioè del minimo indispensabile per entrare in quel posto. Stette a lungo impettito di fronte al ragazzo nuovo, aspettando che bevesse, per riprendersi la borraccia.
-Grazie ancora-mormorò Chris, dopo tre lunghe sorsate.
-Ti possiamo aiutare in qualche altro modo?
-Lascialo stare, Logan, lascialo respirare-fece uno degli altri, bloccando quell'impaziente ragazzo.
-No, non preoccupatevi...sei simpatico-si rivolse poi Chris a lui.
-Tu sei il Christopher Jones della tv?
-Sì, al cento per cento-rispose lui, sorridendo.
-Perchè sei venuto qui nel campus?
-Perchè ho combinato un disastro con i miei amici...
-Per l'incendio al negozio, vero?
-Sì, proprio così.
-Ma non vi hanno messo in prigione?
-No fortunatamente no.
-Quindi siete liberi?
-Sì, se ci possiamo definire così...
-Ma i tuoi genitori cosa ti hanno detto?
-Mi hanno detto solo di venire qui.
-Niente punizione? I miei genitori una volta mi hanno punito perchè non mi sono lavato i denti...
-Oh, beh, sì le punizioni sono l’arma preferita dai genitori.
-Allora anche io sono un criminale? Come quelli della stanza di York?
-Smettila di fare domande idiote, non parliamo di cose assurde, specialmente stipati in questa galleria-gli riproverò un altro.
-Conoscete quel Simon?-chiese Chris, ignorandolo.
-È il nostro "guardiano"...sta nella stanza accanto alla nostra, e deve controllarci per conto del suo capo...York, e dei suoi tirapiedi.
-Hai detto bene: tirapiedi!
-Shhh, fai silenzio! Loro ascoltano tutto!-urlò il ragazzo di poco prima.
-Che mi sentano! Anzi...
Chris si alzò in piedi sulle macerie di parete su cui si era seduto da poco.
-Mi avete sentito! Siete tutti dei lestofanti!-gridò con le mani a forma di imbuto davanti alla bocca.
-Mi avete sentito?!?
Evidentemente era ancora così furioso che si aspettava una risposta, mentre gli altri stavano a guardare, sperando che la risposta non arrivasse per niente. E furono accontentati.
Il fatto che, tra il "piccolo principino" della signora Jones e il "dolce cucciolino" della signora Rogers, fosse nato questo strano divario, era solo frutto di quello che provava il principino. Aveva tremendamente detestato che Josh fosse stato il beniamino dei ragazzi tosti, e non lui. Peggio ancora il fatto che, poco a poco, sapeva che il cucciolino sarebbe diventato tale e quale a York, anche per quel poco che rimaneva da trascorrere in quel postaccio.
In altre parole: Chris aveva paura che gli cambiassero il suo migliore amico, che glielo disfacessero, pezzo per pezzo, riducendolo ad un depravato mentale, come loro. Josh non si era difeso, non aveva difeso lui, se non in parte...Josh era già cambiato nel primo secondo dopo che York lo aveva definito un "fenomeno". Quante volte glielo aveva detto lui? Ventordicimilioni di volte almeno, lo aveva sempre fatto. Quindi una parola di York valeva più delle sue? Perciò per Josh lui contava davvero nulla, era solo uno schermo riparatore, così come adesso lo era York. Per un po' di notorietà, il suo amico sapeva perdere la testa e tutte quelle facoltà mentali che invece esibiva sempre con molto orgoglio.
Ma cosa davvero pensò Chris negli attimi successivi, non saprei raccontarvelo tutto.
La cosa importante era che dentro di lui c'era sempre la solita vocetta della sua promessa:"Giuro, giuro, lo giuro, che non ti farò mai del male".
"Giuro, giuro, lo giuro, non mi permetterò di farti del male, mai, dovesse crollare l'universo. Non preferirò mai stare con nessuno, se non con te, Chris".
"Me lo prometti, Joshie?"
"Certo, te lo prometto".
-Ehi, Josh? Che pensi?-lo scrollò Arron.
-Nulla di importante, usciamo pure.
 
 
-Guardatelo! Sembra un coniglietto pasquale!
-Già, oddio, che brutto!
-Ridammela!
Ruby saltellava in direzione del braccio di Twyla, puntando la custodia dei suoi occhiali, stretta fra quelle unghie nere lucide.
-Non sei abbastanza alta, tesoruccio!
Le Darkdolly ridevano come non mai, incitando la tredicenne ad andare più in alto per prenderla allegramente in giro. Non avevano nulla da invidiare alle cheerleaders dei Cougars: la tortura era la stessa.
-Smettila di frignare!-ripeteva Ilana.
-Va bene, tienitela! Troveremo altro da guardare...mmmhn, lasciatemi pensare...
Twyla esaminò in tondo la stanza in cerca di un nuovo modo di far spettacolo alle compagne(come se il lavoro della giornata non fosse ancora bastato alle povere vittime). Le altre rimasero in attesa di sapere di quale sventurata avrebbero toccato le borse o gli zaini. Secondo voi, su quali cose potevano capitare?
-Stanno giochicchiando con le nostre cose-le informò Laura, mostrando il gruppo ridacchiante radunato in un angolo.
-E adesso che fanno?-chiese Meg, appena entrata in stanza.
-"Ispezionano" uno zaino giallo...però non l'avevo mai visto, devono averlo preso da un'altra povera ragazza.
Meg e Lily si fissarono un attimo.
-Ho detto qualcosa di male?
-Di che colore era lo zaino?
-Giallo...con un portachiavi a forma di cuore...perchè?
-Lo zaino di Lily è giallo con un portachiavi a forma di cuore-rispose la Jones, ripetendo le parole della ragazza.
-Accidenti! Levatevi di torno!
Lily le spostò tutte, facendosi strada tra quei sorrisi a ghigno, diretta su Ilana, la cui coda di cavallo storta spuntava giusto sopra le teste delle altre Darkdolly. Quandò arrivò davanti al gruppo, la sua reazione fu sconcertante. Sul comodino che stavano circondando erano buttate delle sue penne, un paio di calze, le medicine di Josh per gli attacchi di panico(quando era nel panico, suo fratello non riusciva neanche più ad afferrare una piccola pastiglia), e la cosa peggiore, davvero impensabile, era che il perfetto e delicato viso di Trent Wisely sventolava sorridente nella mano di Twyla.
-Ehm, ehm-fece la Rogers, battendo la suola per terra.
-Oh, eccola. Che fai già qui?
-Che ci fai tu con la mia foto?
-È tua?-rise Ilana-Chi è questo? Il tuo ragazzo?
-Sì, allora?
-Oh, no! Ragazze, avete sentito? È il suo principe azzurro!(è frustrante come gli sconosciuti riescano a beccare sempre le debolezze di chiunque).
-È solo il mio ragazzo!
-Sono patetiche quelle che danno fiducia agli uomini, non meritano neanche di parlarmi-sbottò Twyla-giusto, Ila?
-Beh, giusto.-fece l'amica, titubante.
-Perchè vi ostinate a considerare gli uomini delle incarnazioni diaboliche? È grazie ad un uomo se esistete, ricordatevelo!
-Ehi, biondina, non siamo nel tempio della filosofia...gli uomini sono tutti uguali, persino i padri...io il mio non l'ho mai conosciuto: ha lasciato mia madre per andarsene in Brasile con una certa Carmela...e non si è mai più fatto vivo...vedi? Sono tutti traditori, anche quelli del tuo stesso sangue!
Lilian ebbe un rapido ricordo di quella volta che suo padre l'aveva per sbaglio chiusa nel bagagliaio della macchina: si ricordava molto poco, anche perchè aveva solo due anni. Ma suo padre aveva da portare una vecchia valigia dalla nonna, e tra la valigia e i due gemelli, ci volevano minimo cinque braccia!( speriamo che la scienza le inventi). Quindi, a parte certe mancanze, su cui bastava riderci su, suo padre era stato esattamente l'opposto al caso di Twyla, per tutta la sua vita. Gli uomini non erano tutti cattivi: purtroppo i deficienti sono parti della natura.
Anche Meg, che si ostinava spesso a dare contro ai genitori, in qualsiasi occasione, pensava sotto sotto queste cose, come se una stupida discussione e uno stupido conflitto di uno stupido campo estivo potesse far nascere nella testa un ragionamento così fondamentale.
Mi piace molto questa riflessione, come quella di Chris, e sebbene durarono poco più di sei secondi, come uno spiffero di vento, non ho rinunciato a metterle qui. In realtà, uno delle due non è stata poi così inutile...beh, non vi anticipo nulla. Meglio passare a Lily che sbatte al muro Twyla.
Dunque, Twyla aveva continuato a ringhiare, tenendo la mano in alto con la foto, che andava stroppicciandosi. Le braccia di Lily avevano iniziato ad irrigidirsi, come faceva di solito con Janet nei paraggi. Peccato che la testa, questa volta, non le fermò.
La prepotente scalpitava come un grosso ragno nero contro la parete, mentre la Rogers continuava a premerla sul muro, tenendola per il colletto dell'uniforme.
Le Darkdolly intervenirono, ci fu una rissa e le due ragazze ne uscirono malconce. Fine.
Scherzavo. Le Darkdolly non fecero nulla, e con nulla, intendo i movimenti pazzi e sfrenati di una statua greca in bronzo. Wow, che movenze.
-Tu sei una tipa tosta, Rogers. Ti va di aggiungerti al gruppo?
-Che?
Commentarono rumorosamente le altre, Darkdolly e non.
-Noi non ci abbassiamo ai tuoi livelli.
-Qualcuno ti ha chiesto qualcosa, biondina?-infierì Twyla contro Meg.
-Te lo sogni, cara mia. Ora tornatene nella tua stanza. Vorrei cenare almeno tranquilla.
Ok, cioè, parte della scena ricorda vagamente quella di York...ma l'esito non è diverso?Vedrete.
Le Darkdolly se ne andarono, lasciando una scia di oggetti che avevano trovato sparsi per la camera.
Twyla fissò ancora interessata lo sguardo di sfida di Lily, che intanto raccoglieva la foto di Trent, per poi stamparle un grosso bacio in segreto."Ci vediamo presto, ora torna nello zaino".
-Come funziona la cena, qui?
-Ci portano un po' di roba in ogni stanza...non vogliono che scorrazziamo fino a tardi, quando diventa buio. Non ci lasciano andare in mensa-spiegò Ruby, ritirando per la seconda volta della giornata le sue cose.
-E il cortile dove ci dovremmo divertire? Di sera non lo illuminano?
-Oh, sì. Lì noi ci possiamo andare...ma avvengono tutte le risse di solito-sorrise imbarazzata una ragazza.
-Quindi stiamo alla larga-completò Laura.
-Vorrà dire che passeremo la serata a mangiare qua dentro-disse felice Lily.
-Non penso che la passeremo a mangiare...per quel poco che danno ad ognuna...
-Ah, meno male che mi porto qualcosa extra, altrimenti in qualsiasi posto che vado rischio sempre di morire di fame.
-Nessun posto credo sia capace di accontentarti-scherzò Megan.
-Casa mia?!
-Beh, se ma solo se hai un frigo gigante-azzardò Ruby.
-Certo che ce l'ho! Lo scorso settembre i miei hanno cambiato frigorifero, allora io ho scelto il modello nuovo, poi però ho visto che in nessuno di quei maledetti scomparti ci stava la teglia che la mamma solitamente usa per le lasagne, quindi io, che non sono stupida, ho detto di cambiarlo di nuovo perchè mia madre poteva scoraggiarsi dall'idea di farle, il problema è che quello nuovo non aveva gli scomparti per le salse...ma dico, al giorno d'oggi quale idiota si permette di non mettere gli scomparti per le salse?
-Non avresti dovuto ricordarle questa storia-Meg si battè la mano in fronte, ridendo.
 
 
-Devo andare a fermarli?
-No, Donald, lasciali.
-Ne è sicuro, signore?
Il signor Rollins, seduto davanti al vetro del suo ufficio, faceva andare su e giù il suo piede, ad osservare cosa i ragazzi facessero nel cortile. Più in basso, gli stava il dormitorio, tutto uno spegnersi e accendersi di quadrati gialli. La scritta Old Tyme Mining Town si accendeva per metà.
-Se quei ragazzi vogliono litigare, che lo facciano pure. Tanto sai bene che lo Sceriffo non si interessa mai a noi. La competizione di quei ragazzi  li fa solo lavorare di più per me...ah proposito di guadagni, hai sistemato i quattro nuovi ragazzi?
-Certo. Sono già tutti sistemati, e credo stiano in compagnia.
-Beh, speriamo che attirino anche gente...sono sotto l'occhio di tutta la città, non credo passeremo inosservati. E poi godiamo di ottima reputazione come riformatorio.
-Io torno al mio lavoro, devo ripulire il ripostiglio prima del mio giorno libero. Con permesso.
-Ci vediamo dopodomani, Donald.
-A dopodomani.
L'uomo si richiuse la porta alle spalle. Tornò alla scrivania per accendersi una sigaretta, tenendo sempre una mano in tasca.
Aveva forse già notato un'ombra scura più nitida della altre tra le tende di una delle finestre del dormitorio femminile. Si armò curioso del suo strumento preferito, un cannocchiale(impiccione!), e cercò di capire chi fosse. La figura era appoggiata leggera al davanzale, con un braccio chiuso per l'aria che tirava, e l'altra che scorreva fra il filo di una collana.
Il signor Rollins riconobbe Lilian Rogers, nonostante fosse buio, e i ragazzi di sotto facessero un gran chiasso, che copriva pure i pensieri. Accanto a lei c'era anche Megan, con le mani sui fianchi, a contemplare immobile il cielo stellato.
-Mi sento osservata-rabbrividì la ragazza.
-Chi vuoi che ti guardi? Guarda, si stanno tutti urlando contro là sotto-sorrise Meg.
-Sarà una mia sensazione...meglio che cerchiamo inutilmente di dormire.
-Chiudi la finestra, così limitiamo il danno acustico.
La Rogers girò ancora gli occhi sui margini del cortile, perchè magari, per puro caso, avrebbe potuto scorgere Josh.
Forse fu il sesto senso dei gemelli a portare Josh a fare la stessa cosa. Se ne stava seduto su uno di quei tavoli di legno, più instabili dei letti, ad ascoltare le solite questioni di botte e legnate del gruppo in cui era caduto.
La salutò sorridendo con la mano destra, finchè York non lo ritrasse burbero, appena notato cosa stava facendo.
Al battere della finestra che si chiudeva, anche il signor Rollins piegò il cannocchiale e si addormentò con lui sulla sua poltrona, tenendolo sotto il braccio come un inestimabile tesoro.

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