Due linee rosa

di lovingemmaswan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Complicazioni in un mare di semplicità. ***
Capitolo 2: *** Ragazzo Sperduto ***
Capitolo 3: *** Riunione di Famiglia. ***
Capitolo 4: *** Glielo dirò stasera pt. 1 ***
Capitolo 5: *** Glielo dirà stasera pt. 2 ***
Capitolo 6: *** I Dettagli ***
Capitolo 7: *** Offerta di Pace ***
Capitolo 8: *** Non farmelo dire ***
Capitolo 9: *** Un barlume di Speranza ***
Capitolo 10: *** Il passato non troppo lontano ***
Capitolo 11: *** Senso di vuoto ***
Capitolo 12: *** Svelare gli intrecci ***



Capitolo 1
*** Complicazioni in un mare di semplicità. ***


5 settimane

"2 linee rosa, positivo, 1 linea rosa negativo, abbastanza semplice... Dai, Emma. Smettila di essere così fifona, l'hai già fatto prima... sì, e adesso hai un figlio di undici anni... La tecnologia non dovrebbe essere migliore di così adesso? Non si rendono conto che tre semplici minuti ti cambieranno la vita per sempre? "

I dubbi continuavano nella sua mente, i secondi ticchettavano piano. Guardò il timer sul suo telefono.

1.30

Emma iniziò a raggiungere lo stick che aveva posato sull'angolo della mensola del bagno. Non era ancora il momento, ma comunque, il bianco le avrebbe calmato almeno un pochino i nervi. Le dita si chiusero attorno al test, e esitò solo un momento prima di girarlo e guardare la risposta.

2 linee rosa.­­

La seconda linea era lì, chiara come il sole, e scura come la linea di controllo accanto. Era incinta.

Emma fissò le linee per quella che le sembrò un'eternità, guardandole scurirsi ulteriormente fino a che il cellulare squillò vibrando. Il suono la spaventò, e il test le cadde di mano finendo sul pavimento. Si affrettò a spegnere la suoneria fastidiosa. Il cuore le stava martellando nel petto, e poteva sentire le lacrime che iniziavano a cercare di uscire. Lottò per farle tornare dentro, e prendere un bel respiro, ma prima una scivolò oltre le palpebre ben chiuse .

"Non posso farlo di nuovo, non posso farlo da sola. Non quando sto appena inziando a conoscere Henry."

Era madre da solo un anno, e per la maggior parte di quel tempo Henry aveva vissuto con Regina. Odiava ammetterlo, ma non sapeva sempre realizzava completamente di essere una madre. Le era divenuto incredibilmente chiaro quando Henry non le aveva parlato per un po', dopo aver scoperto chi era suo padre.

Suo padre.

Avrebbe mentito al bambino o alla bambina su chi era suo padre? Come avrebbe potuto iniziare a dire a un bambino una cosa del genere? "Hey, ragazzino, vedi quel libro di fiabe? Vedi l'uomo spaventoso con l'uncino che perseguita i bambini? Quello è tuo padre."

"Emma?" un secco colpo sulla porta accompagnò quella voce. "Tutto bene, tesoro?"

Emma si sfregò velocemente gli occhi , e afferrò il test dal pavimento , stringendolo vicino al proprio corpo, nel caso in cui lui lo avesse potuto vedere attraverso la porta. "Sto bene, dammi solo un minuto."

Mise il test in fondo al cestino, coprendolo con il resto della spazzatura in modo che non potesse essere visto, poi prese un bel respiro, si alzò e si avvicinò alla porta. Si aprì cigolando, e lei uscì , andando nella sua stanza. Uncino si stava mettendo un paio di jeans, con qualche difficoltà. Anche se per anni si era vestito perfettamente da solo con una mano, aveva ancora qualche problema con i vestiti moderni. Era un dettaglio che Emma trovava divertente, anche perchè il suo abito da pirata, sexy da morire, era molto più complicato di un semplice paio di jeans e una t-shirt.

Killian si girò, guardando oltre la sua spalla, sentendo il rumore della porta del bagno. "Buongiorno, raggio di sole."

"Non sapevo che fossi già sveglio." disse, forzando un mezzo sorriso.

"Sono sempre stato un tipo mattiniero, tesoro." sorrise raggiante, con quel sorrisetto diabolico che le aveva fatto girare la testa la prima volta.

"Non lo sapevo, non hai mai passato la notte qui prima d'ora."

"Cosa posso dire, amore? Hai esaurito le mie forze. E comunque, non volevo andarmene senza un adeguato saluto dopo... tutte quelle cose la scorsa notte. Non sarei stato proprio un galantuomo, giusto?" continuò scherzosamente, lottando con una camicia con i bottoni a maniche lunghe nera.

Emma sospirò e scosse la testa, non sapendo cosa dire ma sorridendo di nuovo. "Vieni qui, tu. Lascia che ti aiuti." disse, prendendo un'estremità della camicia, e il pirata acconesntì volentieri , avvicinandosi. "Non posso guardarti trafficare con questa ancora per molto."

"Stai dicendo che sono patetico? Che modo di trattare gli handicappati, Emma" disse, facendo il finto offeso.

"Killian, tu sei...tutto ma non handicappato." rise.

"E' il tuo complicato modo di dirmi che sono bravo a letto? " replicò, alzando un sopracciglio.

Il commento gli fece guadagnare uno schiaffo sulla spalla quando Emma finì con i bottoni. "Ora. Ora devi andartene. Devo andare al lavoro." disse, sperando che uscisse in modo da avere un po' di tempo per pensare alla novità che non aveva ancora realizzato fino in fondo.

"Su, non c'è speraza per un bis di stanotte?"

"Zitto, Uncino . Sei vestito" lo fulminò con lo sguardo, spingendolo oltre il margine della porta.

"Posso improvvisare."

"Vai e basta, Killian. Mi stai facendo fare tardi."

"Non sarebbe la prima volta." le ricordò allegramente, poi rimase in silenzio per un po'. "Sai, mi sono piaciuti tanto questi ultimi mesi, Emma."

Emma inspirò profondamente, mentre sentiva che il cuore inziava a battere più veloce. Da dove veniva tutto quello? Loro semplicemente stavano insieme, come amici, se proprio dovevano essere chiamati in qualche modo. Da quando lei voleva che lui fosse sdolcinato? E perchè sentiba il bisogno impellente di dirgli che era incinta?

"E'...semplice. Non crederesti a quante donne appiccicose ho incontrato nella mia vita. Ma tu..." ridacchiò.

Semplice? Lui pensava che la loro relazione fosse semplice - e per gli uomini semplice significa "facciamo sesso e basta". Il cuore le balzò in gola per un attimo, stretto dolorosamente. Cosa si era aspettata? Loro erano semplici. Stavano insieme da tre mesi, e questa era la prima volta che lui non la lasciava nel bel mezzo della notte... non che lei volesse di più, ovviamente. Quindi perchè le parole di Killian avevano schiacciato il suo cuore come se qualcuno glielo stesse tirando fuori dal petto?

"I-io penso che dovresti andare." disse, sentendo il viso arrossire e cercando di non farlo vedere.

L'espressione del pirata cambiò completamente al cambiamento del tono di Emma. "Che cosa ho detto di male?"

"Niente, Uncino. E' solo che devo andare."

"No, ti stai comportando stranamente." Le mise gentilmente la mano sul braccio. "E' tutto a posto, tesoro?"

"Perchè non dovrebbe?"

"Mi hai chiamato 'Uncino' due volte negli scorsi cinque minuti. Non mi chiami così quando siamo soli da settimane, Emma. Dimmi perchè."

La sincerità nella sua voce le causò un'altra dolorosa pugnalata nel petto.

"Perchè tu sei Capitan Uncino."

Il pirata sembrò veramente ferito. "Se è così come ti senti, tesoro." borbottò, uscendo dalla porta.

"Sono incinta."

Killian si irrigidì, la sua mano rimase immobile dov'era, stretta attorno alla maniglia.

"Come pensi che possa essere semplice?" chiese Emma, flebilmente.

Non si mosse per un lungo tempo. Non si girò per guardarla, non disse una parola.

"Infine non hai niente da dire?" provò di nuovo, alzando leggermente la voce. "Killian?"

"Pensavo di essere Capitan Uncino." rispose, in tono cupo, prima di allontanarsi a grandi passi dalla porta.


Note dell'autrice:  Salve :) Questo capitolo è un po' corto perchè è solo il prologo, gli altri saranno più lunghi! Questa ffc è tradotta dall'inglese, ( se volete, ecco il link dell'originale: https://www.fanfiction.net/s/9111353/1/Two-Pink-Lines ), e che altro dire, spero vi piaccia! :*

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Capitolo 2
*** Ragazzo Sperduto ***


8 settimane.

Emma soffiò leggermente sulla tazza di té alla menta, godendosi la sensazione che il calore infondeva alle sue mani ghiacciate. Era stato un giorno tempestoso a Storybrooke, e il suo appartamento vuoto le aveva fatto sentire ancora più freddo. Henry viveva lì solo per la metà del tempo, l'altra metà la passava da Regina o dai suoi nonni, e, in quella settimana, Henry aveva accettato di stare da Neal per la prima volta.

Sempre più spesso, Emma era da sola.

Killian aveva lasciato l'appartamento 3 settimane prima, e Emma non lo aveva più né sentito né visto, come tutti a Storybrooke, da quello che si diceva in giro. I primi giorni era stato, onestamente, un sollievo, ma più i giorni passavano più cresceva quel senso di vuoto alla bocca dello stomaco, vuoto per quello che aveva creato con il pirata. La verità era che lui l'aveva lasciata esattamente come aveva fatto Neal, e questo la colpiva come un pugno nello stomaco ogni volta che ci pensava.

Emma si era aspettata confusione, litigate e urli, e, infine una decisione su quello che avrebbero fatto insieme. Non si era aspettata che lui fosse felice della novità, non quando lei certamente non lo era. Non si era aspettata che lui volesse essere coinvolto, ma almeno pensava che avrebbero rotto e basta. Di certo non si era aspettata che lui se ne andasse e basta, senza tornare più.

"Prova qualcosa di nuovo, tesoro. E' chiamata fiducia."

L'eco delle parole di Killian rimbombava dolorosamente nella sua testa. Forse erano gli ormoni della gravidanza, ma ricordarle le faceva venire voglia di piangere.

"Io l'ho provata e tu mi hai fregato, figlio di puttana." borbottò ad alta voce, a nessuno in particolare.

Emma rabbrividì al freddo del suo appartamento, e si mise un'altra coperta sulle spalle. Si rannicchiò affondando nel divano che Granny aveva gentilmente donato al fondo "Emma ha bisogno di mobili per il suo appartamento", creato da sua madre quando si era trasferita lì 2 mesi prima. Non aveva mai avuto molto di suo, prima. Onestamente, non aveva mai avuto quasi niente, quindi arredare la casa dove avrebbe vissuto da sola non era qualcosa che la interessava particolarmente. Non aveva ancora neanche una televisione, cosa che Henry le ricordava constantemente.

"Come puoi avere un figlio se non hai una tv?"

"Forse vorrei che mio figlio leggesse?"

Henry alzò le sopracciglia, guardando in direzione del suo libro di fiabe, abbandonato sul tavolo della cucina. "Davvero, mamma? Sei preoccupata che non legga abbastanza?"

"Giusto, dimenticavo." disse Emma, guardandolo scherzosamente "Il ragazzino è già un genio."

"Finamente l'hai capito." rise. "Quindi... comprerai una tv il prossimo weekend quando torno a casa?"

"Mi rimproveresti anche tu riguardo alla tv, se potessi, non è vero?" Emma borbottò, alla sua pancia ancora piatta, posandoci la mano distrattamente.

Appena dopo averlo fatto, si sentì immediatamente strana. Aveva a malapena riconosciuto l'esistenza del bambino da quando lo aveva scoperto un mese prima, e certamente non lo aveva detto a nessuno, escludendo Killian. Parlarne sarebbe stato come ammettere a se stessa che quello non era un terribile sogno, ma la realtà. Aveva il bambino di Capitan Uncino nella pancia, e anche una decisione molto seria da prendere al più presto.

Con quelle poche parole di riconoscimento, si era bloccata.

Non poteva più pretendere di fare finta. C'erano anche, di nuovo, quell'orribile paura e la nausea. Erano delle sensazioni che non provava più da almeno 12 anni, ma ora le sembravano molto familiari.

Emma fu colta all'improvviso dal bisogno di parlare subito con sua madre. Mary Margaret era sua amica e confidente prima di scoprire che fosse Biancaneve, ma da quando il sortilegio era stato spezzato, non c'erano più state delle conversazioni a cuore aperto.

Mentre stava prendendo il cellulare, dei colpi sulla porta la interruppero.

Si alzò con la sua tazza di té, avvolgendosi nella coperta e camminando verso la porta, per poi aprirla chiedendosi chi potesse essere che la veniva a trovare.

Era un Killian Jones bagnato fradicio, assomigliava a un cucciolo affogato. Era bagnato fino al midollo, come se avesse camminato per miglia sotto la pioggia, e l'espressione del suo viso era di completo rammarico. Emma per poco non fece cadere la sua tazza.

"Killian?" non aveva potuto fare a meno che il nome le uscisse di bocca come una domanda.

"Come stai, tesoro?" chiese piano, gli occhi blu tristi che incontrarono quelli verdi di Emma.

Emma era scioccata, non solo di vederlo , ma anche che al posto del solito sorrisetto altezzoso, sembrava assolutamente turbato. Dopo un momento per assorbire il tutto, la successiva emozione prese il controllo del suo corpo, prima che potesse controllarla. Un attimo dopo, il pirata stava inciampando indietro , completamente preso alla sprovvista non da uno schiaffo, ma da un potente gancio destro alla mascella. Uno schizzo di te uscì dalla tazza, ma Emma non gli diede importanza.

"Dove cazzo sei stato?" urlò, mentre lui riprendeva il controllo e , di nuovo, il corpo di lei reagì prima che potesse vaultarne le conseguenze.

L'espressione di Uncino era completamente cambiata da quando era arrivata a quando si era fatto prendere a pugni. "Avevo bisogno di fare spazio nella mia mente. Mi serviva tempo per pensare" disse debolmente.

"Le persone fanno una passeggiata per pensare, Killian! Non spariscono per un mese!"

"Ho sbagliato."

"Ah, bene, grazie, Uncino. Questo mi fa davvero stare meglio." Emma arretrò per chiudere la porta, ma Uncino fu pi veloce, e mise la mano prima che lei potesse chiuderla.

"Per piacere, Emma... posso entrare?"

Emma strinse la presa sulla porta, ostinatamente, pronta per cacciarlo, felice di chiudere la sua unica mano nella porta, se ne avesse avuto bisogno, ma qualcosa la fermò. Forse fu la vista di lui fradicio sulla porta con quello sguardo che implorava pietà, dopo essersi chiesta dove era stato per 3 settimane. O fose gli ormoni colpirono di nuovo, ma non aveva mai pensato che avrebbe di nuovo ascoltato la sua voce così calma.

"Non ho bisogno di sentire quello che hai da dire, Killian. Hai già preso la tua decisione sulla qestione abbastanza chiaramente." disse duramente, lottando contro la tempesta emozionale dentro la sua testa.

"Ti prego, Emma. Parliamone, tesoro." I suoi occhi si mossero in direzione della tazza tra le sue mani. "E' caffè quello?"

Emma aggrottò le ciglia, confusa. "Cosa?"

Uncino alzò le spalle. "Il caffè non fa bene al bambino." mormorò, abbassando lo sguardo.

"Scusami?" il suo tono era ostile, più di quanto avrebbe voluto, solo perchè non sapeva in che altro modo reagire al commento."Qualche mese fa non sapevi neanche cosa fosse il caffè, Uncino."

Frugò all'interno della giacca, tirando fuori un fradicio, stropicciato pezzo di carta che le apparve come un opuscolo informativo dell'ospedale. Emma fissò l'opuscolo nella sua mano aperta. Sembrava che lui volesse spiegare, ma poi velocemente lo rimise dentro il portafoglio, imbarazzato.

"Mi dispiace di averti dato fastidio, tesoro" disse, e fece per andarsene.

"Aspetta." sospirò Emma. "Vieni dentro prima di congelare."

Uncino si fermò sotto la pioggia, valutando se l'invito era serio o no.

"Veloce, prima che cambi idea." disse, facendo un cenno verso l'interno, e rientrando.

Senza aspettarlo, andò in bagno, e ne uscì con un grosso asciugamano. Glielo lanciò, e poi scomparve di nuovo dentro la sua stanza. Poco dopo, uscì con un paio di jeans e una maglietta che ui aveva lasciato lì.

"Forza, asciugati e cambiati. Stai spargendo acqua ovunque."

"Grazie, Emma."

"Non lo sto facendo per essere carina. Lo faccio perchè mi sento già abbastanza male senza aggiungere il senso di colpa per averti fatto prendere la polmonite."

Killian annuì silenziosamente, e si tolse la giacca nera, lasciandola cadere sul tappeto. Altri fogli spiegazzati e bagnati caddero fuori dal portafoglio, ma lui sembrò non notarlo.

Emma sospirò, prendendo la giacca. Sembrava di star dietro a un uomo delle caverne o a un bambino. "La metterò nell'asciugatrice. Adesso cambiati."

Quando sentì lo scattare della serratura, si chinò per raccogliere i pezzi di carta che erano usciti dal portafoglio. Attentamente, li spiegò, cercando di non strappare le pagine mentre li disponeva sul piccolo tavolo da caffè. "La gravidanza per i genitori, Nutrizione in gravidanza, Malattie in gravidanza, Saulte e benessere durante la tua gravidanza, Gravidanza e malaria... davvero? Malaria? " lesse i titoli attentamente, " Sesso e intimità durante la gravidanza? Che diavolo, Uncino?"

"Ha preso ogni dannato opuscolo che avevano all'ospedale?" pensò, sia infastidita che toccata da quel gesto.

Se qualcuno lo avesse visto, il segreto sarebbe stato scoperto. Nessuno le aveva parlato sul fatto di andare a letto con Killian, ma era sicura che la gente lo sospettasse. Basta prendere due persone e metterle in una piccola città, e non passa molto tempo prima che tutti sappiano esattamente quello che sta succedendo. Non pensava di poter sopportare tutte le voci e le domande, specialmente se alcune di quelle erano da parte di Henry.

"Non li ho veramente capiti."

Emma sobbalzò, spaventata dalla voce, e fece cadere gli opuscoli che teneva in mano. Killlian era dietro di lei, i capelli ancora terribilmente bagnati e scompligliati da un'asciugatura fatta male, ma ora indossava una t-shirt rossa sbiadita, un paio di jeans e dei calzini bianchi fino alla caviglia. Un piccolo bernoccolo si stava gonfianfo sulla sua mascella.

"Pensavo che potessere aiutare." continuò, goffamente.

"Non è la mia prima volta, Killian." gli ricordò. Non era più così arrabbiata con lui, era solo confusa. Il pugno aveva migliorato sensibilmente il suo umore, ma qualcosa in lei voleva ancora rifuitare ogni richiesta di pace che lui le avrebbe fatto, almeno finchè lui non si fosse sciolto in una pozzanghera sul pavimento.

"Quindi... cosa facciamo?"

"Cosa?"

"Non l'ho mai fatto prima, Emma. Non so cosa fare, cosa dovrei fare? " il suo tono assunse una sfumatura disperata, e il silenzio di lei serviva solo a frustrarlo ulteriormente. "Cristo, Emma, mi fai sentire-" interruppe la frase improvvisamente.

"Cosa? Cosa c'è, Killian? In quale incasinato modo posso averti fatto sentire negli ultimi 15 minuti che io non abbia provato nelle scorse 3 settimane?"

"Come un ragazzo sperduto." completò la frase, quasi in un sussurro. "Non mi sentivo così da-" si interruppe di nuovo. " Non so cosa dovrei fare , riguardo a questo, Emma."

"Non devi fare niente, Uncino." disse, semplicemente, incrociando le braccia al petto.

"Magari, dovrò." replicò.

"Cosa ti fa pensare che io voglio che anche tu mi aiuti in questo?"

Killian fu chiaramente colpito dalle parole di Emma. Non sapeva come rispondere.

"Chi stiamo prendendo in giro, Killian? Conosco a malapena il figlio che ho, e tu... tu sei Capitan Uncino. Non abbiamo neanche una relazione, noi eravamo- eravamo semplici," fece una pausa e prese un respiro prima di continuare un pensiero che non aveva mai detto ad alta voce prima. "Forse è meglio per qesto bambino se nessuno di noi due sia nella sua vita."

"E' veramente un opzione, tesoro?"

"C'è l'adozione." aveva detto la parola, la parole che si era rifutata anche solo di pensare nelle ultime settimane, mentre crollava sul divano dietro di lei. Odiava l'idea di dare un altro bambino in adozione. Cosa sarebbe successo se non funzionava? Cosa sarebbe successo se fosse finito nel sistema delle case famiglia come lei, sballottato da casa a casa con persone sconosciute che non lo avrebbero amato? Come si sarebbe sentito Henry in proposito? E lei, come avrebbe potuto vivere sapendo tutto quello che stava perdendo di nuovo?

"Intendi darlo via?" lui sembrava ugualmente terrorizzato all'idea.

Emma lo guardò sarcasticamente. "Sei un pirata e qui è dove disegni il confine?" non poteva fare a meno di prenderlo in giro per il suo sguardo inorridito, nonostante anche lei fosse spaventata a morte.

"Non voglio che sia un bambino sperduto." disse, con una fierezza che Emma non aveva mai sentito in lui.

"Il bambino potrebbe essere una bambina."

Questo sembrò fargli abbassare nuovamente la guardia. "Oddio, Emma." Uncino chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, poi si passò la mano tra i capelli corvini. "Scusami per averti lasciato come ho fatto, s-sono un cretino."

"Sei stato un codardo."

"Sono qui adesso" disse insistentemente, avvicinandosi a lei. "Dimmi solo cosa devo fare adesso, amore." disse supplicando.

"Non lo so," disse lei onestamente, mezza divertita dall'idea che non avevano idea di cosa avrebbero dovuto fare. "Non lo so, Killian."

CI fu un lungo momento di silenzio. Killian lentamente si spostò sul divano, sedendosi accanto a lei, continuando a fissare il tavolo davanti a loro.

"Magari dovremmo leggere di nuovo gli opuscoli?"

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Capitolo 3
*** Riunione di Famiglia. ***


10 settimane.

"Quindi... perchè siamo qua, Emma? " chiese Mary Margaret incoraggiante, rompendo il silenzio che era calato al tavolo di Granny.

Emma sembrò agitata. "Volevo solo mangiare con i miei genitori," disse, prendendo una patatina dal piatto e pucciandola nel ketchup. "Cosa c'è che non va?"

"Tu ed Henry non venite da noi a cena domenica?" chiese David, ovviamente senza credere alla scusa appena detta dalla figlia.

"Beh, sì ma-"

"Tesoro, ci hai invitato a pranzo nel bel mezzo di una giornata lavorativa, mentre Henry è a scuola, a un'ora in cui non c'è nessuno al ristorante. Cosa succede?" continuò sua madre, gentilmente.

Dopo una lunga pausa, David parlò di nuovo. "A noi puoi dire tutto, Emma."

Lei prese un lungo respiro, maledicendosi per aver deciso di divulgare il segreto in quel momento, così presto, ma sentiva il bisogno di dirlo a qualcuno. "Sono incinta."

David per poco non si strozzò con un pezzo di hamburger, tanto che Mary Margaret dovette dargli delle patte sulla schiena e fargli bere dell'acqua, il tutto mentre continuava a fissare Emma scioccata.

"Oh mio dio, Emma. Di-di quanto sei? Sei già andata dal medico? Da quanto lo sai?"

"Sono di 10 settimane. Sono stata in una clinica fuori città e ho fatto un'ecografia qualche settimana fa, ma lo so da poco più di un mese," Emma rispose pazientemente a tutte le domande di sua madre.

"Oh mio dio," Mary Margaret era ancora sbalordita.

"Io... quindi, cosa ne pensa Neal?" David era finalmente riuscito a riacquistare un po' della sua compostezza.

"Neal?"

"Penso che voglia dire... cioè, questo non vuol dire che tu e Neal siete tornati insieme?"

"Neal ed io? No. Lui è fidanzato."

"Beh, questo complica le cose," disse Mary Margaret immediatamente, mentre cercava di decidere come proseguire il discorso "ma noi ci siamo per te, Emma," continuò, posando la mano su quella della figlia sopra il tavolo." So cosa vuol dire provare qualcosa per... per un uomo impegnato-"

"No! No, Neal non è il padre."

"E allora chi è, Emma?" si intromise suo padre.

"Killian Jones."

"Uncino?" esclamarono i suoi genitori insieme.

"Shh, sì. Veramente preferirei non parlarne ora." sussurò, fissando prima i suoi genitori e poi guardandosi attorno nel locale vuoto, preoccupata.

"Emma, ma a che diavolo pensavi? Lui è pericoloso!" sbottò David, con tono protettivo.

"David," lo ammonì Mary Margaret.

"E ora dov'è? Non ha neanche la faccia tosta di farsi vedere da tuo padre?"

"Non hai chiesto come mai Neal non fosse qui," constatò Emma.

"Lo avrei fatto." ribattè. "Davvero, pensa di poterti mettere incinta quando non siete neanche sposati e scappare?"

"David, penso che difficilmente siano pronti a sposarsi," gli ricordò Mary Margaret.

"Matrimonio? Non stavamo neanche insieme-" Emma si fermò, prima di dire qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire.

David la guardò come se avesse appena scoperto che qualcuno aveva messo incinta la sua figlia teenager durante il primo appuntamento, e non come se fosse una donna ormai cresciuta di 28 anni. "Emma, so che non sei di qua, ma da dove veniamo, c'è una piccola cosa chiamata onore-"

"Ascolta, gli ho chiesto io di non venire. Non sa nemmeno che siamo qui adesso."

"Perché?"

"Perchè tu sei appena tornato dal lavoro e avresti potuto sparargli." scherzò Emma, abbozzando un sorriso.

"Potrei ancora farlo ."

"Adesso calmiamoci, per piacere," Mary Margaret provò di nuovo a mantenere la pace. "Emma, noi siamo qui per te." disse sorridendo calorosamente, mentre le stringeva la mano. "Se avessi bisogno di qualcosa..."

"Certo che ci siamo," acconsentì David, sospirando.

Emma sorrise debolmente. "Lo so."

"Wow, Emma, n-non posso credere che sto per diventare nonna!" Biancaneve non potè nascondere quanto fosse eccitata all'idea. "Ma come funziona? Tra te e Killian? State insieme?"

"Non so cosa siamo esattamente. Noi stavamo solo insieme ogni tanto - ma non lo facciamo più" disse, ignorando la smorfia sul viso di David. " Gli ho detto che può stare da me finchè non capiamo cosa fare."

"Gli hai chiesto di trasferirsi da te?"

"Gli ho detto che può stare sul divano. " corresse Emma. " Se abbiamo intenzione di fare qualcosa lui ha bisogno di un posto dove stare. Non posso semplicemente tagliarlo fuori."

"Ha una nave." borntolò David.

"Sì, ha una nave..." Mary Margaret si interruppe quando Emma la fulminò con un'occhiata. "Emma, penso che sia una bella cosa che voi stiate cercando di far funzionare le cose per il bambino, ma... sei sicura di poterti fidare di lui?"

La mente di Emma tornò a 3 settimane prima, quando non aveva idea di dove fosse o se sarebbe mai tornato. "Se non volesse essere coinvolto, non sarebbe qui. Devo dargli almeno una possibilità,"

"Mi ha tramortito, Emma. Ha aiutato Cora a rapire Archie,"

"Sono passati 4 mesi da quando Cora se n'è andata. Ha sbagliato, ma aveva dei motivi per farlo. Non ha mai voluto farti del male, nè a Mary Margaret, nè a Henry. Penso che stia veramente cercando di cambiare," non poteva quasi credere alle parole che le uscivano di bocca. Lo stava davvero difendendo?

Immediatamente, l'espressione di sua madre passò dalla sorpresa a un sorrisetto di comprensione, sentendo sua figlia che difendeva il pirata. "Quando lo dirai ad Henry?" cambiò discorso, sia per la sanità di sua figlia che per la paura di suo marito che si stesse creando una storia tra la sua unica figlia e Uncino.

"Presto. Aspetterò fino a quando sarò fuori dal primo trimestre, per essere sicura che sia tutto a postome poi glielo dirò," rispose Emma, sospirando.

"C'è qualche ragione per sospettare che qualcosa vada male?"

"No. Volevo solo dirlo prima a voi due. E non sono sicura su come dirlo a chiunque altro." aggiunse, facendo roteare gli occhi. "Per favore, non dite niente a nessuno."

"Certamente." promise Mary Margaret, guardando suo marito che stava annuendo.

Improvvisamente furono interrotti dallo scampanellio della porta. I tre si girarono, e videro Uncino che entrava. Appena lui li vide, e vide le loro espressioni, assunse uno sguardo da "Oh, merda" e panico che Emma non aveva mai visto su di lui. Lei gli lanciò un'occhiata che sembrava dire " Che diavolo ci fai tu qui?"

Dato che nessuno fece niente, lui continuò a camminare verso il bancone, guardando il loro tavolo ancora una volta , facendo l'occhiolino e sorridendo.

"Lo sto per uccidere." mormorò David sottovoce.

"David, calma. So che sei suo padre, ma non è come se lui avesse preso la sua verginità. Sono adulti," sibilò Mary Margaret, zittendo suo marito. "Chi siamo noi per stare sulla via dell'amore?"

La bocca di Emma si spalancò in risposta al commento di sua madre, che aveva cambiato dall'essere neutrale e fare domande al supportare la figlia e il pirata. " Comunque, credo che la riunione di famiglia sia stata abbastanza lunga per oggi," disse, alzandosi da tavola. Guardandosi attorno, fu grata di vedere che Uncino aveva preso il cibo d'asporto.

"La mia ora di pausa pranzo è finita comunque," disse David, sollevato dal poter uscire da quella scomoda situazione. "Ma Emma, noi siamo sempre qui per te, non importa per quale motivo," disse, allungando la mano e posandola sul braccio della figlia, sorridendo.

"Grazie per avercelo detto," Mary Margaret sembrò felice, appoggiandosi sulla spalla di David.

Emma si lasciò scappare una risatina , e scosse la testa. "Ci vediamo domenica."

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Capitolo 4
*** Glielo dirò stasera pt. 1 ***


14 settimane.

Emma saltò giù dal letto, sfrecciando in bagno, e fece appena in tempo ad alzare l'asse del wc prima di vomitare tutto quello che aveva nello stomaco. Afferrò i lati della tazza senza preoccuparsi minimamente della pulizia, quasi appoggiando la fronte sul sedile. Lo stomaco le si contorse dolorosamente.

Fino a due settimane prima, la nausea era stata veramente poca, e si faceva sentire solo quando non mangiava abbastanza, ma ora, le risucchiava le forze. Non aveva mai vomitato quando era incinta di Henry. Infatti, tutta la sua prima gravidanza non era stata per niente movimentata, cosa di cui era estremamente grata, considerate le circostanze. Al contrario, stavolta si sentiva impreparata, perchè tra nausee e esaurimenti, questo bambino sembrava prenderla a calci in culo.

"Non dovrebbe smettere dopo il primo trimestre?" si chiese, alzandosi sulle gambe tremanti, mentre si puliva la bocca e lo stomaco le doleva ancora. "Quegli stupidi opuscoli mentono," pensò, mentre era grata a David per averla costretta a prendersi un giorno di ferie. Questa non era decisamente la sua parte preferita della gravidanza, e di sicuro aveva qualcosa da dire a chi aveva deciso che quello sarebbe stato parte del miracolo della procreazione.

"Mamma? Stai bene?" sentì la voce di Henry lontana dall'altra stanza.

"Sto bene, sei pronto per la scuola?" si costrinse a uscire, dopo aver sputato nel lavandino.

"Quasi! Sicura di stare bene?"

"Sì, sicura. Mangia un po' di cereali , che tra poco esco, ragazzino,"

Emma si sciaquò di nuovo la bocca e mise del dentifricio sullo spazzolino, sperando che aiutasse a non farle più sentire il sapore di vomito.

Quando fu finalmente vestita, uscì dalla stanza. Henry era seduto al tavolo della cucina. mangiando cucchiaiate di cereali. Era vestito, e la cartella era già sulla sedia di fianco a lui. Una cosa si poteva dire sul vivere con un pirata - Henry non era mai in ritardo la mattina. Sembrava che non si stancasse mai di chiedergli delle sue numerose avventure.

"Quindi, Killian, esattamente quanto sei stato a Neverland?"

"Hey! Pantaloni! " esclamò Emma quando vide il pirata quasi nudo che apriva il frigo, i boxer che gli fasciavano perfettamente i fianchi.

"Non so esattamente i giorni, ma dev'essere stato qualcosa come 300 anni," rispose Hook al ragazzo, non sentendo Emma o semplicemente decidendo di ignorarla.

"Bene," prese un'altra cucchiaiata. "Cosa facevi tutto il tempo?"

Emma rinunciò all'idea di mangiare qualcosa quando ebbe una fitta allo stomaco anche solo pensando al cibo. Decise quindi di finire di prepararsi, e tornò in camera, nel caso in cui avesse avuto bisogno di una scappata veloce al bagno.

"Navigavo, lottavo contro i ragazzi sperduti, saccheggiavo, osservavo... le sfumature della vita a Neverland erano bellissime," sogghignò, con lo sguardo perso nei ricordi, tralasciando che la vendetta era stato il suo maggiore incentivo per trovare un posto dove non si invecchiasse mai.

Era diventato più bravo a parlare con Henry, da quando viveva con loro dal mese prima. All'inizio non ne poteva più delle incessanti domande del ragazzo.

"Hai mai incontrato qualche sirena?"

"Ho fatto del mio meglio per non incontrarle," Hook si versò un bicchiere di succo d'arancia, appoggiandosi al bancone."Pericolose creature, ma belle da lontano... come molte donne," disse, facendo l'occhiolino ad Emma che stava passando dalla cucina, per prenderla in giro. "Preferivo la compagnia delle fate."

"Fate? Non sono piccole? Come sono dal vivo?"

"Molte possono scegliere di diventare grandi come noi quando lo desiderano, con la magia. Ovviamente, i loro corpi normali erano molto piccoli, avevano spazio per una sola emozione alla volta, e possono essere pericolose come le sirene quando sono arrabbiate, ma quando non lo sono..."

"Conoscevi Campanellino?" Henry lo interruppe, eccitato.

"Fai molte domande, ragazzo,"

"Quindi , la conoscevi?"

"Conoscere Campanellino? Beh... direi che non la conoscevo solamente," ridacchiò, bevendo il succo.

Emma tornò in cucina giusto in tempo per sentire la fine della conversazione. " Bene quindi, direi che è abbastanza su Neverland... Killian, mettiti dei pantaloni," lo interruppe prima che la conversazione diventasse inappropriata. Prese la scatola aperta di corn flakes e andò verso la credenza, costringendosi a non guardare il pirata che stava ancora girando nella sua cucina con nient'altro che un paio di boxer grigi.

"Beh, buongiorno, tesoro," la salutò come se fosse la prima volta che la vedeva quella mattina.

"Abbiamo già parlato dei pantaloni,"

"E' una buona cosa che tu non fossi sulla mia nave, ragazza. Dovresti vedere con cosa dormo normalmente," sogghignò, alzando le sopracciglia. " E sulla mia nave, io faccio le regole,"

"Non in casa mia, e non di fronte a mio figlio," si mise le mani sui fianchi e e fissò Killian.

"Va bene, mamma," disse Henry con un tono che indicava che lei aveva un altro dei suoi capricci. "Siamo entrambi maschi," disse alzando le spalle.

Emma non era sicura del perchè, ma l'idea che Henry avesse una figura maschile in casa, e che loro sembrassero una normale famiglia la faceva sentire strana e felice allo stesso tempo.

"Non importa,ragazzo. Se calmerà la signora della casa..." sorrise, uscendo dal salotto e prendendo un paio di pantaloni che erano sul tappeto vicino al divano. Anche se Emma non approvava, il pavimento intorno al divano su cui dormiva era diventato il suo armadio.

"Quindi mamma... possiamo impostare la tv quando torno a casa?"

"Non vai da Grace dopo scuola?"

"Quindi il ragazzo ha la sua prima ragazza?"

"Lui non ha una ragazza," disse, velocemente, poi si girò verso Henry. "Aspetta, ce l'hai?"

"Siamo solo amici," rise Henry.

"Risposta giusta," sorrise, passandosi una mano tra i capelli. "Oggi è il mio giorno libero e il tipo della tv viene mentre sei a scuola, quindi sarà tutto pronto quando torni a casa. Okay?"

"Fantastico!"

Emma scosse la testa, sentendo quanto fosse entusiasta. "Non è ora di andare ? Andiamo a piedi?"

"Uh, penso che prenderò il bus oggi,"

"Con Grace?" chiese Emma sollevando un sopracciglio, e suo figlio le sorrise in risposta. Fu segretamente sollevata. Dopo che lo stomaco si era ribellato, non era sicura di quello che la camminata avrebbe potuto farle.

Più tardi quel giorno, dopo che l'uomo della tv lasciò il suo appartamento, Emma stava armeggiando con le impostazioni della nuova e misteriosa tv via cavo. Non era completamente ignorante in materia di televisioni, ma quella, così nuova, la faceva sentire al pari di Uncino.

"Qundi ha finalmente comprato una di quelle ridicole scatole parlanti," commentò Uncino, incrociando le braccia al petto mentre la guardava.

"E' per Henry,"

"Davvero, Emma? Cerchi di corromperlo?"

"Cosa? Per cosa dovrei corromperlo?"

"Sono un pirata, amore. E conosco la corruzione," disse Killian, facendo un cenno verso la sua pancia. "Non passerà ancora molto prima che tu dovrai dirglielo, sai,"

Emma sembrò offesa. "Peso ancora esattamente come 3 mesi fa," disse indignata, toccandosi la pancia. Quando era incinta di Henry, nessuno lo aveva notato finchè non era di almeno 6 mesi, e sperava che sarebbe stato lo stesso anche stavolta. Però, quando si vestiva la mattina, Emma poteva già vedere la linea della pancia che iniziava a formarsi, ma ci sarebbe voluto tempo prima che sembrasse qualcosa di più che due cheeseburger di troppo alla gente, se era completamente vestita. "Stronzo," borbottò, mentre sistemava i cavi dietro la tv.

Killian fece schioccare la lingua. "Tsk, tsk, che linguaggio per una mamma, Emma,"

"Stasera, glielo dirò stasera," disse infine, cambiando argomento.

"E che cosa gli dirai su di me?"

"Gli dirò la verità. Stiamo per avere un bambino. Tu sei il padre del bambino, ma non stai per diventare suo padre,"

"Quindi sono stato finalmente promosso dall'essere l'ospite di casa?"

"Tu sei solo un ospite, Killian," disse lei seccamente, roteando gli occhi.

Perchè? Lui voleva essere più di un ospite? Era stato bravo con Henry di recente, e lei sapeva quanto dovesse essere stato difficile per lui abituarsi ad avere intorno dei ragazzini. Fortunatamente, il fascino con cui raccontava storie sembrava avere effetto sui bambini tanto quanto che sulle donne, e il suo ego ne aveva gioito, e era cresciuto. Avere Killian che viveva con loro era come avere un camminante e parlante libro di storie per Henry, e il ragazzo non ne aveva mai abbastanza. E non aveva smesso di flirtare con Emma, ma quello faceva semplicemente parte di lui, o no ? Aveva flirtato con Granny, per l'amor di Dio! Forse era serio quando diceva di essere lì per il loro bambino,ma quello faceva solo parte di una qualche sorta di codice d'onore dei pirati, o dei gentiluomini. Di sicuro lui aveva dei sentimenti più profondi per lei.

Finalmente, Emma premette il pulsante giusto sul telecomando, e lo schermo passò dall'essere bianco e nero e tremolare alla tv via cavo. "Eccola! FInalmente, dannata tv,"

Quando si girò, Killian era andato dall'altra parte della stanza e si stava mettendo gli alti stivali da pirata che insisteva di indossare occasionalmente. Poi mise un impermeabile di pelle nera, sopra i jeans e la t-shirt.

"Di nuovo la roba da pirata?"

"Non è la roba da pirata, Emma, è la mia roba," brontolò.

"Cosa c'è di sbagliato con te? Dove vai?"

"Ho solo bisogno di un po' d'aria, sono rinchiuso qui da troppo tempo,"

"Non hai vissuto su una nave per qualcosa come 300 anni?"

"La nave aveva un ponte," le ricordò. "Prenderò il pranzo da Granny dopo,"

"Tu cucini mai?" scherzò lei alzando un sopracciglio, ma poi preoccupandosi di averlo ferito. Era possibile? Si offendeva mai qual bastardo arrogante?

"Vuoi qualcosa, tesoro?"

"No, s-to bene. Penso che guarderò un po' di tv,"

Poco dopo, Emma era da sola nell'appartamento, troppo mentalmente esausta dalla vita in cui era Emma Swan che cercava, perdendo tempo, di psicoanalizzare Killian Jones. Si rannicchiò sulla poltrona che aveva ordinato il mese prima, e guardò la guida tv finchè non sentì gli occhi che iniziavano a chiudersi. Come riusciva la gravidanza a renderla così esausta tutto il tempo, anche quando non si alzava dal divano? Non passò molto prima che cadesse in un sonno profondo, e un'ora dopo Emma ne scivolò fuori vedendo una figura scura alla fine del divano su cui si era appisolata.

"Gesù, Killian. Cosa stai facendo?"

"Sono solo curioso, tesoro," disse facendo un cenno alla televisione. "Sono tornato e ho visto qualcosa... di abbastanza intrigante sulla tua scatola magica,"

Emma seguì il suo sguardo e vide che quello che la tv stava dando era completamente un altro tipo di film. Gli occhi le si spalancarono, e fu finalmente abbastanza sveglia da realizzare che quei gemiti ad alto volume provenivano dalla sua tv. Doveva essersi addormentata mentre scorreva la lista dei canali, o probabilmente aveva premuto qualcosa mentre dormiva. Non sapeva neanche di avere quei canali.

"Sporcacciona," sogghignò con un sopracciglio alzato. " E' questo quello che fai mentre me ne vado?"

"Cosa? No!"

"Non mi sorprende che fossi tanto giù di corda, stamattina, " la guardò come se stesse per scoppiare a ridere in qualsiasi momento. "Tutta quella frustrazione repressa-"

"Non stavo guardando porno," scattò, alzandosi a sedere.

"Mia cara, tu stavi guardando del sesso," la corresse, non conoscendo il termine. I suoi occhi non si erano ancora staccati dallo schermo. "Sporco sesso." commentò, gli occhi maliziosi. "Sai, amore, tutto quello che devi fare è chiedere,"

"Stai zitto, Killian. Mi sono addormentata e quando mi sono svegliata, il canale era cambiato," sostenne lei, prendendo il telecomando e spegnendo velocemente la tv. "Comunque, anche se lo stessi guardando, perchè sarebbero affari tuoi?"

"Che gentiluomo sarei se non offrissi i miei servizi alla bramosa, e piena di ormoni, madre di mio figlio?"

"Hai letto gli opuscoli?"

"Emma, ti assicuro, secondo la mia lettura, che tutte queste nuove emozioni che stai provando sono assolutamente normali," continuò, passando giocosamente un dito sul suo piede nudo.

"Come il forte sentimento in cui io ti lancio una scarpa in testa?" scattò, calciando via la sua mano.

"Per quella dovrei riguardare," sorrise.

"Vai via di qui. Henry sarà qui a momenti da casa di Grace,"

"Quindi hai finalmente deciso di dirglielo?"

"Cosa intendi per finalmente?"

"Tesoro, sei stata terrorizzata di dirgli della nostra piccola... imprudenza per settimane"

"Non chiamarlo così, non è colpa sua," si lamentò, toccandosi la pancia delicatamente. "Comunque, perchè non glielo dici tu? Non sembri avere molti problemi a raccontare delle tua altre 'imprudenze'. Campanellino?”

"Gelosa, tesoro?"

Emma lo prese in giro. " Ti piacerebbe,"

"Forse un pochino," le concesse, accarezzandole la caviglia.

Prima che Emma avesse la possibilità di decidere se volesse baciarlo o respingerlo di nuovo, furono interrotti dal suono della porta che si apriva.

"Hey, mamma!"

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Capitolo 5
*** Glielo dirà stasera pt. 2 ***



"Quindi, perché siete tutti così silenziosi?" chiese Henry, esitando a mangiare la forchettata di spaghetti che aveva in mano.

"Beh, io-noi volevamo parlarti di qualcosa,"

"Che cosa? C'è di nuovo qualcosa che non va?" le sue spalle si abbassarono, e lo sguardo si riempì di attesa. Anche se il ragazzo amava l'avventura, Emma sapeva che la recente quiete che era nuovamente scesa sulla città negli scorsi mesi gli faceva bene. Era la prima volta che lei lo vedeva giocare con i suoi amici e sembrare un normale undicenne. "E' per mia mamma?" mise giù la forchetta sul piatto, sbattendola.

"No, non c'entra niente, Henry," lo rassicurò, "E'-è una buona notizia", iniziò, incerta, come per convincersi di dire la verità.

"Davvero?" riprese immediatamente la forchetta, l'eccitazione che si vedeva nello sguardo.

Emma prese un respiro profondo, per prepararsi a quello che stava per dire. "Henry... come ti sentiresti se ti dicessi che sto per avere un bambino?"

Henry boccheggiò, la forchetta gli cadde di mano, con esattamente la stessa espressione sul viso che Charming aveva avuto settimane prima. Era una delle prime volte che Emma notava una caratteristica familiare tra lui e suo nonno. "Stai per avere un bambino?"

"Sì. Avrai un fratellino o una sorellina in più o meno sei mesi, quindi... come ti senti in proposito? chiese, facendo un tentativo.

Henry valutò la questione per un momento, poi sorrise. "Credo di avere sempre voluto un fratello o una sorella," fece un'altra pausa, come se un pensiero lo avesse colpito, "Aspetta, hai detto 'noi' dobbiamo dirti qualcosa," disse con tono accusativo, guardando sua madre, e poi Killian. "Tu sei il padre del bambino?"

Emma si irrigidì, realizzando che non aveva idea di quanto Henry capisse sul sesso. Non sapeva come rispondere. "Io-"

"Questo è un sì?" domandò l'undicenne. Senza aspettare una risposta, continuò. "Quindi... mio padre?"

"Henry, tuo padre e io- questo non ha niente a che fare con quella che abbiamo avuto,"

"Ma avevi già me... perché non hai avuto un altro bambino con mio papà?"

"Ragazzino, qualche volta le cose semplicemente non funzionano così,"

"Quindi adesso ami Killian?" Henry replicò, un'espressione concentrata sul viso, sforzandosi di capire 'come le cose funzionano'.

"E'-è più complicato di così,"

"Ma è per questo che lui sta vivendo con noi?"

"Sì, Henry, è per questo che lui sta vivendo con noi. Ma lui non rimpiazzerà tuo padre,"

Henry scosse la testa, con un mezzo sorriso sul viso. "Quindi ora ho due padri e due madri e uno di loro è Capitan Uncino. Questa famiglia diventa più strana ogni giorno che passa,"

"Non hai due papà, Henry," lo corresse Emma, velocemente.

"Perchè, tu non mi vuoi?" chiese, guardando Killian che era sembrato veramente a disagio durante tutta la conversazione.

"Henry, ora siamo una specie di grande famiglia, ok?" rispose Emma.

"Ma adesso che avrai il tuo bambino, uno che non devi condividere, uno che avrà un papà... mi ridarai a Regina?"

"No! Henry, cosa te lo fa pensare?"

"Voglio bene a mia mamma, ma voglio bene a entrambe, e non voglio che qualcosa cambi,"

"Niente cambierà, Henry. Lo prometto. Giusto , Killian?" chiese, guardandolo in un modo che gli fece pensare che era meglio essere d'accordo con lei. A Henry importava la sua opinione.

"Tua madre ti vuole ancora bene, ragazzo," borbottò, poi si scusò, alzandosi e andando al bagno.

"Andrà tutto bene, Henry. Lo prometto." Emma forzò un sorriso, finché suo figlio non ricambiò sorridendo a sua volta.

"Quindi, quando saprai se è un maschio o una femmina?"

"Probabilmente tra qualche settimana,"

"Ma tu vuoi un altro maschio, come me, giusto?" rise. "O vuoi una femmina, come Grace?"

"Onestamente, non ci ho ancora pensato. Tu cosa vorresti?"

Rimase in silenzio per un momento, immerso nei suoi pensieri. "Devo pensarci. Allora... a lui va bene questa cosa?" chiese Henry, girandosi verso sua madre. "Sembrava spaventato."

"Beh, Henry, in qualche modo è spaventoso,"

"Forse vorresti parlargli,"

"Cosa ho fatto per avere un figlio così intelligente?" disse, scuotendo la testa. "Potresti sparecchiare stasera?"

"Certo, mamma,"

Dopo averlo aiutato a mettere un po' di cose a posto, e aver controllato che avesse preso bene la notizia, Emma si diresse in camera. Quasi si scontrò con Uncino che stava uscendo dal bagno.

"Cosa è successo, prima?"

"Cosa è successo, Emma? Davvero me lo chiedi? La tua lista di lamentele nei mie confronti è lunga, Emma. Non riesco a seguirla,"

"Scusami? E' colpa mia? Perché tutto quello che ho visto era Henry che ti guardava per avere conferma che a te importa di lui e tu hai completamente ignorato l'intera conversazione!"

"Importarmi di lui? Non è mio figlio, Emma! Sono qua solo da qualche settimana! Non è colpa mia, ricordi? Io sono solo l'ospite!"

"E' tutto per quello, vero, Killian?"

"Quello?"

"Vuoi stare di nuovo con me?"

"Oh, cazzo. E' davvero questo che pensi? Che è tutto un enorme piano per portarti di nuovo a letto? Perchè quello l'ho già fatto abbastanza, mi pare. " il suo tono zittì Emma. " Non so cosa vuoi da me. Tu non vuoi me. Sembra che mi vuoi, ma in realtà non è così. Vuoi che viva con te, che mi prenda delle responsabilità per questo bambino, ma mi tratti come se fossi solo un fastidio. Un minuto sembra che vuoi baciarmi, il minuto dopo non sono sicuro di essere neanche benvenuto,"

"Killian..."

"Miseria, Emma! Sai quanto è frustrante dormire per un mese sul tuo divano ed esserti così vicino ma così lontano? Pretendi che io faccia finta di essere parte di questa casa, ma poi mi urli contro quando non so come fare. Non sono un padre. Non so come esserlo. Né per Henry, né per questo bambino." disse, indicando la sua pancia.

L'espressione di Emma si ammorbidì, e le sue parole la colpirono come un pugno nello stomaco. Davvero lo aveva trattato così male? Si girò e camminò verso il letto, sedendosi sull'angolo. "Sono una persona terribile," mormorò, a se stessa. "Ecco. Sono ufficialmente terribile,"

Uncino la seguì, sedendosi vicino a lei. "Emma-"

"No, io ti sto costringendo, e io sto facendo affezionare Henry a te,"

"Emma, nessuno sta costringendo nessuno a fare niente. E' solo che ho bisogno di sapere cosa vuoi da me, tesoro. Perché sono qui se tu non vuoi che ci sia?"

Lei si girò verso di lui, le lacrime che le appannavano gli occhi. "Hai ragione. Non abbiamo bisogno di vivere insieme per prenderci cura di questo bambino. Questo... questo non doveva accadere. Non avevo neanche pensato se volessi altri figli o no e ora-"

Uncino la interruppe, le labbra di lui che incontravano quelle di lei, il suo braccio sano che la avvolgeva in modo protettivo, mentre lei rispondeva al bacio. Quando lui si tirò indietro, posò dolcemente la fronte su quella di lei. "Emma, io-" Questa volta, fu Emma che lo interruppe, baciandolo di nuovo. Passò la mano sui suoi capelli corti e poi giù, sulla sua schiena, aprendo la bocca leggermente per consentire alla sua lingua di entrare. Con quel piccolo gesto, l'entusiasmo di Killian crebbe notevolmente, prese il controllo, e delicatamente la fece sdraiare sulla schiena.

"Aspetta," si staccò lei, ansimando. "Dovremmo parlarne,"

"Cosa c'è da dire, amore?" disse Uncino, lasciandole una scia di baci sulla mascella.

"Ho bisogno di tempo per pensare di questo, di noi,"

Quando lui smise di toccare la sua pelle, lei non resistette, e catturò nuovamente le labbra del pirata, nonostante le proteste di prima. "Niente, sesso, okay?" riuscì a dire, mentre si baciavano.

"Allora avremo bisogno di rallentare, tesoro," ridacchiò lui, staccandosi da lei lentamente. "Suppongo che il divano mi chiami,"

"Non devi. Non stavolta..."

La mattina dopo, Emma si svegliò sentendo il corpo di Uncino premere contro la sua schiena. I suoi fianchi si muovevano leggermente contro la sua schiena. Dannati ormoni! Non avrebbe mai dovuto lasciato dormire con lei. Controllò l'ora sulla sveglia di fianco al letto. 5.13 di mattina.

"Killian, cosa stai facendo?" lo spinse indietro con le spalle, cercando di farlo stare dalla sua parte del letto. L'unica cosa che Emma ottene fu che Killian mise un braccio attorno a lei e alla sua pancia, stringendola di più. "Killian, svegliati,"

"Mmm?"

"Hey!"

Riuscì finalmente a liberare un braccio, e gli diede uno schiaffo sulla spalla.

"Smettila, amore," mugugnò lui, ancora non del tutto sveglio.

"Uncino!"

"Cosa?" mormorò, aprendo gli occhi. Si lasciò sfuggire una risatina, quando realizzò che lei era intrappolata nelle sue braccia. "Mm, stavo facendo un bellissimo sogno su di te, tesoro," disse, facendo le fuse come un gattino addormentato, senza lasciarla, e Emma roteò gli occhi. "Mi ero dimenticato quando mi mancasse svegliarmi così," continuò, sfregandosi sul suo collo.

"Killian..." sospirò. Immagini della notte precedente lentamente le apparvero in mente. La litigata, i baci, il modo in cui lui la teneva quando lei gli aveva detto che voleva che restasse.

"Cosa? E' davvero così male,Emma?" sussurrò in un tono addormentato ma sensuale, la sua evidente necessità che premeva contro la schiena di lei.

"Prendermi cura dei tuoi bisogni mattutini non era parte dell'accordo. Ti ho detto che potevi stare nel mio letto per stanotte, e-"

Ansimò, quando lui le baciò il collo, appena prima a dove c'era l'attaccatura dei capelli, e poi ancora dietro l'orecchio. Emma non aveva mai provato questo lato affettuoso, in lui. Sì, in certe notti se la prendevano comoda, ma i sentimenti che provava erano completamente diversi, allora. Era sempre una cosa più carnale, alimentata dal desiderio di un diverso tipo di sesso che da quello veloce e eccitante, e lei doveva ammettere che lui era eccellente in qualsiasi tipo. Sapeva che se lui avrebbe continuato così, non sarebbe riuscita a resistergli ancora per molto.

Ma era così bello poterlo stringere di nuovo, svegliarsi con le sue braccia attorno a lei e teneri baci. Era qualcosa che non aveva più lasciato fare a nessuno, dopo Neal. Sentiva il desiderio crescere dentro di lei, mentre lui continuava ad accarezzarla.

"Sei così bella... dio, mi sei mancata, Em,"

"Ascoltati, Killian. Sembri un teenager che prova ad portarmi a letto," disse, ma non fece niente per cercare di fermarlo. Aveva paura di credere che le fosse mancata, che a lui mancasse quello. Aveva paura di ammettere che era mancato anche a lei.

"Sono d'accordo, sono un po' più vecchio e ho più esperienza di così," rise lui, poi si fermò. "Non ho mai detto che non mi sei mancata, Emma," mormorò, baciandola sul collo. "Anzi, ho detto il contrario,"

Lo stomaco di lei fece una capriola, sentendo le sue parole. "Stiamo cercando di far funzionare le cose per molte ragioni, ma non-" un altro gemito non voluto le uscì di bocca. "-stiamo insieme."

"Allora perché sono nel tuo letto, ragazza? Credo che tu mi abbia invitato," sogghignò contro la sua pelle, mentre una mano coraggiosa si faceva strada dal suo stomaco al suo seno. "E quindi cosa è successo la scorsa notte? Ti voglio così tanto, Emma, tesoro," sospirò lui nell'orecchio di lei. "Cosa stiamo facendo? Entrambi proviamo ovviamente dei sentimenti per l'altro..."

Un brivido le percorse la schiena, sentendo la sincerità della sua voce. Doveva ancora essere mezzo addormentato. Non era mai stato così aperto, prima. " Questo non era l'accordo. Non voglio complicare-"

"Gli accordi possono essere regolati, cara. E quello che sta accadendo è già complicato. Cosa cambia, ora?"

Lui aveva ragione. Vivevano insieme. Erano una coppia, tranne per il fatto che lui dormiva sul divano. Cosa stavano esattamente cercando di far funzionare, se non stavano insieme? il pensiero la terrorizzò.

Lui l'aveva lasciata una volta e le aveva spezzato il cuore, e allora non erano niente più che amici con benefici. Come si sarebbe sentita se lui avesse deciso ora che tutto quello era troppo da sopportare? Ma lei lo voleva, per più ragioni. Emma recentemente aveva sentito di avere bisogno di sesso, da quando vivevano in un piccolo appartamento insieme senza avere nessun contatto fisico, escludendo la notte prima. Lo aveva attribuito agli ormoni della gravidanza, prima. Un minuto era contenta di essere single e quello dopo lei lo voleva, subito. Ma come spiegava quella sensazione di calore che sentiva ogni volta che lui le sorrideva?

"Henry è in casa," disse lei, ricordandosi quanto si era arrabbiata con Regina per aver fatto la stessa cosa con Graham.

"Il ragazzo dorme dall'altro lato della casa, amore. Non lo sveglieremo. O forse sì?" disse Killian, passando la mano sul pancia di Emma, sul suo addome. Poi, si staccò da lei, tagliando qualsiasi contatto avesse con il suo corpo. "Emma, per quanto mi piaccia stare a letto con te, se non vuoi farlo, dimmelo," disse, serio.

"Mi lascerai di nuovo?" disse Emma, guardandolo negli occhi, prendendogli la mano e intrecciando le dita di lui con le sue.

"Non se tu non lo vorrai, amore,"

Dopo un momento, lei si lasciò andare,si girò e si tolse lentamente la biancheria. Poteva sentire il suo sospiro quando la vide nuda, da dietro,e presto la sua mano la aiutò a togliere i fastidiosi vestiti rimanenti.

"Sei sicura?" le parole gli uscirono in un sospiro, mentre cercava chiaramente di trattenersi.

"Zitto, Killian,"

Lo baciò, e un basso gemito si levò dalle labbra del pirata. Uncino non aveva bisogno di altri incoraggiamenti. Se tolse velocemente i boxer, buttandoli nelle coperte. Baciò lentamente il dietro del collo di lei, poi passo alla spalla, per poi tornare all'orecchio. Le prese il mento tra le dita, girando la sua testa per poi catturare le sua labbra in un bacio spiazzante, attaccando la sua bocca con una passione che sembrava quella della notte prima. Dopo un attimo, si costrinse ad andare piano di nuovo, passando le dita sulla sua pancia mentre la baciava il collo, arrivando in fine ad accarezzarle il seno. Poteva sentire il corpo di Emma fondersi con il suo, mentre la toccava. Solitamente, il sesso tra di loro era una lotta per il dominio, esplosivo, passionale, ma questa volta, Emma egoisticamente voleva solo che lui la prendesse. Aveva bisogno di sentirlo di nuovo. Sentendolo, dopo qualche altro minuto di carezze , Killian si posizionò contro di lei.

"Vai piano," ansimò Emma.

Incapace di aspettare ancora, Killian entrò in lei gradualmente con un lamento strozzato che non si aspettava di lasciare uscire. Il suo grido era attutito dai capelli di lei. Aspettò un attimo prima di iniziare a muovere i fianchi avanti e indietro, gridando di nuovo, piano, quando lei iniziò a muoversi con lui. Emma appoggiò la testa contro la sua spalla. Iniziarono a muoversi come se fossero una cosa sola, prendendo gradualmente il ritmo, mente i gemiti si alzavano di volume. Per una volta, erano entrambi completamente disinibiti. Non avevano pensieri per la testa, nessuna scappata di una notte, o bambini o lotte per il dominio, erano solo Killian ed Emma.

La testa di Emma era in confusione. Il piacere, la paura del tradimento, il recente affetto genuino che aveva visto in Killian, era tutto troppo per lei da processare. Lo stesso affetto contro cui aveva lottato per settimane. Quello non era solo sesso tra di loro, quello era fare l'amore. Per una volta, non aveva avuto il tempo di decidere se voleva sentirsi così o no, era successo e basta. I gemiti di Killian indicavano che questa nuova intimità piaceva a lui tanto quanto a lei. Dopo pochi minuti, entrambi arrivarono a liberarsi.

"Mio dio, Emma," ansimò lui, respirando pesantemente contro il collo di lei e stringendo il suo corpo così forte, le nocche quasi bianche, come se stesse ancora cavalcando le onde dell'orgasmo.

"Lo so. Anch'io," concordò lei, ansimando ancora. "N-non penso di potermi muovere."

"Allora non muoverti, tesoro," sospirò lui, stringendola tra le braccia.

Emma rise piano. "Non sapevo che potessi essere così," disse, girandosi verso di lui, nascondendo il viso nel suo collo e baciandolo dolcemente.

"Ci sono tante cose su di me che non sai, amore,"

"Killian, a proposito della scorsa notte,"

"E' tutto a posto, Em, non c'è bisogno che ne parli se non vuoi,"

"No, voglio,"

Poco dopo, Emma gridò di dolore, toccandosi la pancia.

"Cosa succede?"

"Non lo so,"

La paura nei suoi occhi lo colpì come una coltellata. "Ho appena avuto un crampo fortissimo," gridò di nuovo, mordendosi il labbro.

"E' il bambino? Cosa devo fare?"

"Penso di stare bene, ora," provò a sedersi, attentamente, togliendosi le coperte, tenendo ancora una mano sulla pancia in modo protettivo. Prese i vestiti sparsi per la stanza dalla notte prima. "Dovrei solo vestirmi,"

"Emma, sdraiati, li prendo io, amore," mormorò, facendola sedere così che non dovesse alzarsi a cercare i vestiti.

"Sto bene, è solo-" si interruppe, colpita da un altro crampo. "Ho solo bisogno di stendermi,"

Uncino quasi ringhiò in risposta, serrando la presa sulle sue spalle. "Sdraiati,"

"killian, sto bene," si sedette, facendo una smorfia al doloroso crampo al basso ventre.

"No, ti porto da Whale,"


 

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Capitolo 6
*** I Dettagli ***


17 settimane.

"Come ti senti, tesoro?"

Emma gli lanciò uno sguardo interrogativo. "Mi stai davvero facendo dei complimenti da dopo-sesso?" chiese, alzando un sopracciglio.

"Considerando quello che è accadutola scorsa volta, pensavo che avrei dovuto chiedere... dopotutto, amore, noi abbiamo appena-"

I suoi occhi osservarono il corpo nudo di Emma, prima di incontrarne nuovamente lo sguardo. "E tu hai definitivamente appena-" si interruppe, gli occhi maliziosi.

Emma sogghignò, gettandogli un'occhiata altezzosa. "Come sai cosa ho 'definitivamente appena'?"

"Emma, amore, non volevo vantarmi-" iniziò, coraggiosamente.

"Forse non dovresti,"

L'espressione sicura del pirata vacillò per un momento, incapace di dire se lei stesse scherzando o fosse seria. "Beh, dammi un momento, Swan, e vedremo chi merita di vantarsi tra noi due," disse, riguadagnando velocemente la sua compostezza e premendo il corpo più vicino a quello di lei, sensualmente.

Emma sorrise, e baciò le sue labbra gentilmente. "Sto scherzando, Killian. Sto bene," replicò, toccandosi delicatamente l'addome ancora quasi piatto.

"Ma tu hai..."

"Davvero, Killian?" Emma roteò gli occhi, e lo spinse via scherzosamente. "Stai davvero cercando di farmi andare al pronto soccorso dopo ogni volta che facciamo sesso?"

"Beh, tesoro, come posso non farlo? Non avevo mai mandato nessuno all'ospedale per avergli fatto avere un orgasmo troppo intenso, prima,"

Lei alzò un sopracciglio, guardandolo. "Stai zitto e vai a letto, Uncino," disse, usando il nome affettuosamente, scuotendo la testa e mettendosi dalla sua parte del letto. Chiuse gli occhi, e sentendo che lui le si avvicinava, si sentì veramente contenta per la prima volta dopo tanto tempo.

"Sceriffo Swan?" Il Dr. Whale sembrò sorpreso di vederla entrare nel suo ufficio, seguita da Capitan Uncino. "Cosa la porta qui oggi?"

"Beh..." iniziò lei, prendendo un respiro. "Sono incinta di 14 settimane,"

"I- mi scusi?"

"Mi ha sentito, Whale. Sono stata in un'altra clinica fin'ora, ma non voglio dover guidare fuori da qui. Voglio essere sicura che sia tutto a posto,"

"Sì, certamente. Bene, si sieda. Qual è il problema, Emma?" disse, conducendola al lettino e aiutandola a sedersi, mentre sembrava ancora stupito dalla notizia.

"Più o meno mezz'ora fa ho provato dei crampi fortissimi," disse, sfregandosi l'addome. "Non ho mai sentito niente del genere quando ero incinta di Henry,"

"E come diresti che era il dolore? Come dei crampi mestruali o più come coltellate?"

Emma sembrò imbarazzata. "Più come forti crampi mestruali, e piccole contrazioni. Hanno smesso qualche minuto fa,"

"E hai perso sangue?"

"No, niente,"

"Dato che non erano troppo intensi e non c'è stato sanguinamento, direi che probabilmente stai bene," disse con un sorriso confortevole. "Quando è accaduto, stavo facendo qualcosa di estenuante o stressante? Forse esercizio? Sesso?"

"Io..."

"Sesso, quindi?" ripeté, guardando Killian e poi di nuovo Emma. "E' lui il padre?"

"Questi non sono affari suoi,"

"Mi scuso, sceriffo. Curiosità," disse, facendo spallucce. "C'è comunque il rapporto dottore/paziente,"

"Non esiste nelle piccole città," disse lei con un sorriso sarcastico.

"Comunque, molte donne sentono dei crampi, dopo il sesso. Specialmente se-um, si raggiunge il culmine," disse, imbarazzato, con un colpo di tosse. "Particolarmente con orgasmi potenti. Fanno contrarre di più l'utero,"

Emma lanciò un'occhiata a Uncino. La sua espressione non era cambiata, ma i suoi occhi erano colpevoli come quelli di un ragazzino. "Zitto,"

"Non ho detto niente, amore,"

"Non ce n'è bisogno," disse, tornando a rivolgersi a Whale. "Quindi è normale? Non c'è niente di cui preoccuparsi?"

"Hai avuto altri dolori strani, nausee, qualcosa del genere?"

"No, solo i crampi,"

"Bene. Diamo un'occhiata per esserne sicuri, okay?"

"Un'ecografia?"

"Solo per essere sicuri che sia tutto a posto," la rassicurò. "Tu, um, rimani?" disse, rivolgendosi ad Uncino.

"Per cosa?"

"Vuoi vedere il bambino, Killian?"

"Vederlo? Come diavolo facciamo a vederlo?"

Emma annuì a Whale. "Lui rimane,"

Qualche minuto dopo erano in una stanza scarsamente illuminata, e Emma era sdraiata sul lettino reclinabile. La sua maglietta era tirata su, Killian era vicino a lei, guardando il piccolo schermo di fronte a loro. Il tecnico gentilmente iniziò a muovere il macchinario sull'addome di lei e in pochi secondi, una figura grigia con la sagoma del bambino apparve sullo schermo.

"Eccoci," disse, aggiustando la macchina per fare apparire un'immagine migliore. "Si sta muovendo,"

Emma rimase senza fiato per quanto fosse piccolo quello che si muoveva dentro di lei. Era così strano, pensare che era ancora così piccolo che lei non poteva sentirlo, ma sembrava così umano. Era perfetto.

Il tecnico premette un pulsante e per un momento, un forte 'thump thump thump' iniziò a sentirsi nella stanza. "Ed ecco il battito. 150 battiti al minuto. Un bambino perfettamente in salute. Non penso che ci sia niente per cui preoccuparsi,"

"Lo vedi, Killian?"

"Non so cosa sto guardando, amore," disse onestamente, chiaramente perplesso da quello che c'era sullo schermo. "Sembra una brutta televisione,"

"E' il bambino," disse il tecnico calorosamente, muovendo il cursore del computer, "Vedi, qua c'è la testa, e poi il piccolo piede che scalcia,"

"Può scalciare? Lo puoi sentire?" chiese Uncino, affascinato, ancora incapace di comprendere pienamente che quello che guardava era suo figlio.

"Non sento ancora niente," Il cuore di Emma saltò, vedendo lo sguardo smarrito e confuso nei suoi occhi mentre il tecnico continuava a prendere le misurazioni.

Dopo un altro momento, tolse la macchina dalla pancia appena visibile di Emma, e lo schermo si spense.
"Sembra tutto in salute, Emma. Sei di più o meno 15 settimane, quindi un po' presto per capire il sesso del nascituro. Comunque, mentre facevo i controlli ho visto qualcosa... scommetterei che sarà un maschio,"

"Si può già dire?"

"Beh, ancora non dipingete la cameretta , ma non credo che fosse il cordone ombelicale,"

"Salve Granny, potrei avere solo una cioccolata da portare via?" Emma strofinò le mani per riscaldarsi, era appena stata fuori e si congelava. Una cosa che le mancava davvero del non essere incinta era potersi prendere qualche tazza di caffè ogni mattina alla stazione. La mancanza di caffeina l'avrebbe uccisa se avesse continuato a lavorare a tempo pieno.

"Certo, cara, Ruby te la porterà tra un minuto,"

"Ecco il mio nipotino!"

Mary Margaret salutò Emma a braccia aperte, abbracciandola stretta, ancora prima che sua figlia si fosse accorta che era entrata.

"Quindi ora sono invisibile?" disse Emma, alzando un sopracciglio, ma ricambiando comunque l'abbraccio di sua madre.

"Io sto abbracciando anche te," replicò, staccandosi da lei. "Come ti senti?"

"Bene. La nausea è durata solo qualche settimana, grazie a dio," rispose Emma, alzando gli occhi al cielo al pensiero dei giorni passati con la testa sul water. "Spero solo che non torni,"

"E Killian come sta?"

Emma fece spallucce. "Lo hai visto, che cosa ne pensi? Io... penso che stia bene," realizzò, quasi sorpresa dalle sue stesse parole. Era stata così rilassata, felice, ultimamente, ed era strano realizzare che lui aveva contribuito notevolmente. "Dobbiamo solo vedere come si comporta una volta che il bambino sarà qui e avrà una cosa viva e urlante per cui essere responsabile,"

Internamente ne aveva paura. Aveva la sensazione che lui non fosse mai stato con un bambino piccolo o un neonato, o che anche solo avesse mai pensato a loro in luce positiva. Una parte di lei era spaventata che più si avvicinavano alla data di scadenza, più lui avrebbe realizzato che era tutto vero. Non sapeva cosa avrebbe fatto se lui l'avesse abbandonata di nuovo. La volta prima, non era stata così emozionalmente coinvolta dall'idea che lui sarebbe stato il padre di questo bambino, ma ora aveva dei sentimenti, forti, che non avrebbe potuto far scomparire anche se avesse voluto.

"Penso che tu lo sottovaluti, Emma,"

"Credi davvero?"

"Perché? Lui ha detto qualcosa?"

"No," disse lei, arricciando le labbra. "Finora è stato straordinario. E' bravo con Henry, ma non credo che abbia ancora realizzato cosa sta succedendo realmente,"

"Lo capirà, Emma. Tuo padre ed io abbiamo provato ad avere un bambino e quando abbiamo avuto te lui sembrava sempre terrorizzato, durante la gravidanza. E quando sono entrata in travaglio, avevo anch'io i miei dubbi. Dubbi sull'essere capace di essere una madre, su come saresti stata, e se noi non ti fossimo piaciuti?" Un dolce sorriso spuntò sul suo viso, ricordando. "Tutti hanno paura, Emma,"

La bionda annuì, deglutendo, sentendo l'impellente bisogno di parlare con sua mamma. Non aveva ancora detto a nessuno di come Killian aveva lasciato la città senza nemmeno salutarla per quasi un mese dopo che gli aveva detto di essere incinta. Erano affari loro, e aveva paura che se ne avesse parlato sarebbe successo di nuovo. Più era felice di essere con lui, più aveva paura che sarebbe potuto andarsene da un momento all'altro.

"Heeey, mammina!" La voce di Ruby echeggiò nel piccolo locale.

Emma rise, sentendo il soprannome. " 'Giorno, Ruby,"

"Una cioccolata calda da portare via. Sei sicura che non ne vuoi due? Ieri sei venuta due volte," le ricordò, facendole l'occhiolino.

"Solo una va bene, grazie,"

"Quindi... tu e Uncino, huh?"

Emma sospirò. Dopo la sua gita al pronto soccorso, entro una settimana tutta Storybrooke sapeva che era incinta. Anche se era passato un po' di tempo, sembrava sempre che tutti quando la vedevano volessero parlare con lei solo di quello, come fosse un pettegolezzo così piccante.

"Sì, io e Uncino," concesse con un altro sospiro.

"Cosa? Non riuscirai a scappare questa volta. Non abbiamo ancora fatto un discorso da donne a proposito di questo, Emma. Voglio i dettagli,"

"Discorsi da donne? Dettagli?"

"Pirata o no, quell'uomo è sexy," disse, sospirando l'ultima parola e lanciandole un'occhiata d'intesa. "Allora... i dettagli!" Si appoggiò al bancone, abbassando la voce, e sussurrò: "Com'è a letto?" chiese, con un ghigno beffardo.

"Ruby!" la ammonì Mary Maragret, ma con una piccola scintilla di curiosità nello sguardo.

"Dai, tanto lui non è qui," la pungolò Ruby, "com'è? Devi dirmi qualcosa. Taglia, talenti... mancanza di talento in qualche area?" continuò scherzosamente.

"Non parlerò di questo," disse Emma, ma stava sorridendo, mentre assaggiava la cioccolata.

Mary Margaret scosse la testa, sapendo com'era fatta sua figlia, "Devo andare a scuola, posso avere solo un caffè, Ruby?"

Ruby sospirò, e scosse la testa, sapendo che avrebbe dovuto tirarle fuori le informazioni un'altra volta. "Sta arrivando, Biancaneve,"

Emma guardò l'orologio. "Merda, arriverò in ritardo,"

"Aspetta, prima di andare, c'è qualcosa di cui vorresti parlarmi, Emma?"

"Oh... no, niente," disse, il bisogno di parlare con sua madre ormai passato. "Non vorrai far aspettare i bambini,"

"Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, lo sai,"

"Lo so," rispose Emma, forzando un sorriso rassicurante. "Possiamo parlare dopo,"

***

"Sei sicura che puoi camminare per tutta questa strada, mamma?"

Emma rise. "E' meno di un miglio. Sono sicura che non mi succederà niente, anzi, mi farà solo bene." disse, dandosi una pacca sulla pancia.

Henry le lanciò un'occhiata sarcastica. "Non sei grassa. E' solo che dentro c'è un bambino che cresce,"

"Comunque tu dica, ragazzino, i tre brownies al doppio cioccolato che ho mangiato alle tre di stanotte mi dicono il contrario."

Henry rise," Hai mangiato tu il resto dei brownies?" chiese, incredulo. "Erano enormi!"

"Per essere d'accordo con te, il bambino li ha mangiati," sostenne Emma.

"Allora... qualche idea per il nome?"

"Non ancora," disse lei , aggrottando le ciglia. Non era ancora di 20 settimane, che erano la metà. Sembrava ancora tutto così lontano, come se avesse tutto il tempo per prendere decisioni come quella. Lei e Killian non avevano ancora davvero parlato di niente. "Tu ne hai?"

" Non ancora, dovremo aspettare fino a che non sappiamo che cos'è,"

Emma annuì. Non avevano detto a nessuno che il tecnico era sembrato quasi sicura che sarebbe stato un altro maschio. Emma voleva esserne sicura prima di dare speranza ad Henry di avere un fratellino, o ai suoi genitori di avere un altro nipote. Comunque lei aveva già pensato a dei nomi per conto suo, e, per quanto ci avesse provato, niente che le aveva attraversato la mente le era sembrato 'giusto'.

"Killian cosa pensa?"

"Non lo so. Non ne abbiamo ancora parlato. Perché non glielo chiedi tu?" suggerì, immaginando la sua risposta confusa. Aveva quasi avuto un attacco di cuore quando lei aveva parlato del tema della cameretta. "Perché un neonato ha bisogno di una cameretta a tema? Noi non abbiamo una dannata cameretta a tema,".

"Forse dovrei dirgli che dovremmo chiamarlo 'Peter' se è un maschio e 'Wendy' se è una femmina." replicò Henry, per poi fare una serie di risatine infantili al pensiero.

Emma roteò gli occhi, e non potè fare a meno di ridere anche lei, mentre gli scompigliava i capelli. "Sì, vedremo cosa fare, ragazzino," 

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Capitolo 7
*** Offerta di Pace ***


18 settimane.

"E' una bella giornata,"

Uncino si girò e vide David che camminava verso di lui. "Lo è," replicò, guardandosi attorno nel porto deserto tranne che per i due uomini e la Jolly Roger, che era tornata visibile dopo la morte di Cora.

"Bella nave,"

"Sì, è bella. Dovresti vederla," disse, gettandogli una strana occhiata. "Tua moglie non è qui se è lei che stai cercando, e Emma ha lasciato Storybrooke stamattina presto per portare il ragazzino a vedere suo padre."

David rise e scosse la testa. "E' il tuo modo di dire 'che diavolo vuoi'?" Killian alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto, aspettando una risposta. "Non è per quello, Unc-uh, Killian. Sono venuto per vedere te,"

"Uncino va bene per te, principe. Nessuno mi ha chiamato Killian in 300 anni, a meno che non ci stessi facendo l'amore," disse, con un cenno di testa e un ghigno beffardo.

"Questo è divertente, perché Mary Margaret ti chiama Killian," disse, stringendo gli occhi e assumendo un'espressione minacciosa. "Vorresti riformulare la frase?"

Il ghigno scomparì dal suo volto, e Uncino sembrò esitare, facendo un passo indietro e assumendo un'espressione nervosa.

Charming si interruppe e iniziò a ridere. "Sto scherzando."

Era segretamente felice del fatto che potesse intimidire il pirata, anche se brevemente. Da quando Uncino stava con Emma, non era mai stato così spavaldo con lui. "Tu peschi, giusto?"

"Io navigo," lo corresse Uncino. "Sono un pirata, non un pescatore,"

"Ma hai mai pescato? Sai come si fa?"

"Mi stai chiedendo di andare a pescare?" Il pirata assunse uno sguardo malizioso. Cosa voleva fare, una specie di incontro padre-figlio?

"Beh, se dovremo essere una... famiglia," esitò prima di dire la parola, "Penso che dovremmo parlare. Pensala come un'offerta di pace,"

"Famiglia,"

"Famiglia," ripeté fermamente. "Sei il padre del mio secondo nipote, e per mia figlia... sei il padre del suo bambino,"

"Aye... suppongo di esserlo," disse Uncino, sorridendo ai goffi tentativi di David di iniziare una conversazione con lui. "Non starai pensando di usare la mia nave," si preoccupò.

"No," rise David,"c'è un fiume che passa attraverso gli alberi, qualche miglio fuori città," disse, facendo cenno con la testa in direzione della foresta. "Possiamo camminare,"

"Pescare," ripeté Uncino, come se si aspettasse che fosse uno scherzo.

"Se c'è qualcos'altro-"

"Che ne dici se compriamo del rum, amico? Preferisco offerte di pace in cui si beve,"

 

***

"Papà!"

"Hey, ragazzino, come stai?" Neal lo salutò con un sorriso e un abbraccio. "Ascolta, perché non porti la tua roba dentro mentre parlo con tua mamma e poi andiamo a prendere qualcosa per pranzo?"

"Pizza?"

"Tutto quello che vuoi," ridacchiò, scuotendo la testa mentre guardava Henry portare lo zaino nella camera da letto nel retro dell'appartamento. "E' un bravo ragazzo, Emma,"

Lei annuì, "Lo so,"

"Cosa abbiamo fatto per essere così fortunati?" poi si fermò, aspettando che Henry fosse abbastanza lontano. "Grazie per avermelo lasciato tenere per il weekend, Em. So che è difficile per te," disse, guardandosi per un attimo i piedi prima di guardarla di nuovo. "So di non essere esattamente la prima persona che vuoi vedere ma apprezzo che mi lasci conoscere mio figlio,"

"Sei suo padre," disse, alzando le spalle, accennando un sorriso. "Comunque, non potevo non lasciarlo venire. Non so cosa tu abbia fatto la scorsa volta, ma... a lui piace davvero stare con te,"

"Davvero?" un'espressione di sorpresa e sollievo comparve sul suo viso."Considerando la prima volta che gli ho chiesto di venire, quando è fuggito nella foresta, ero un po' preoccupato," scherzò, strofinandosi la nuca. "Ascolta, Emma, dovremmo parlare qualche volta, quando pensi di essere libera? Forse quando te lo riporto domenica?"

"Se è su di noi, non c'è niente di cui parlare, Neal,"

"Non su di noi, su di me-" si interruppe, "Sulla possibilità che mi trasferisca di nuovo a Storybrooke. Niente più viaggi da stato a stato per vedere mio figlio,"

"Vuoi davvero tornare là?"

"Ci pensavo. Tu che ne dici?"

"Dico che riguarda te. E la tua fidanzata?"

"Devo ancora parlargliene, e questi sono altri problemi. Lei non sa di me, non sa di Storybrooke," sospirò, sembrando sopraffatto. "Non so come dirglielo,"

"Mi sembra che hai un'importante conversazione da fare, tra poco,"

"Lo so. E' solo che odio essere lontano dalla mia famiglia," disse, mettendole una mano sulla spalla per un attimo prima di rimuoverla quando lei lo fulminò con un'occhiataccia. "Ho passato troppi anni scappando dalla mia famiglia, Emma. Non voglio più farlo,"

Emma sembrò colpita dalla sua onestà. "Sì, okay, Neal. Possiamo parlare qualche volta,"

"Parlando di famiglia," indicò la pancia che non si vedeva, nascosta dalla maglietta nera. "Come sta il piccolo?"

"Bene, sta-stiamo bene, Neal, grazie,"

"Quindi, tu e Uncino, huh?" rise, e Emma lo guardò male. Doveva essere la quindicesima volta che sentiva quella stessa frase, ma quella era la prima volta che succedeva fuori da Storybrooke.

"Scusa, Em, sono solo curioso. Come è successo?" disse, ancora ridendo un pochino. "L'Uncino che ricordo non era il tipo domestico, anzi, era il tipo pericoloso,"

"Onestamente, non so come sia successo. Ma funziona," disse, sorridendo anche senza volerlo. "E non è pericoloso per noi, non ha mai fatto niente a d Henry o a me,"

"Allora vi amate, non è vero?"

"Io-"si interruppe, a corto di parole. Non si aspettava questa domanda da lui. Da Mary Margaret, sì, ma non dal suo ex. La parola con la A non era qualcosa che lei e Killian si erano detti, anche se la loro relazione sessuale ormai durava da 7 mesi, e dopo tanti anni passati a proteggere se stessa, non era qualcosa di cui lei parlava volentieri. "Non me lo sono ancora chiesta, " rispose, sorpendendosi per la sua onestà, questa volta.

"Pronti per la pizza?" chiese Henry, apparendo da dietro suo padre.

"Certo, ragazzo. Vuoi venire anche tu, Emma?"

"No, grazie. E' un lungo viaggio, dovrei tornare prima di essere a casa troppo tardi,"

"Va bene. Stai attenta. Le persone possono essere pazze, qui in città"

"Lo sarò. Grazie,"

"Beh, ciao, Emma, " Neal si chinò leggermente verso di lei, Emma seguì l'esempio, e si diedero uno strano abbraccio con un braccio solo, i loro corpi che a malapena si toccavano.

"Wow, ora vi potete anche abbracciare," Henry osservò con un sopracciglio alzato. "Anche se quello che vi state dando sembra molto strano,"

Emma e Neal si seprarono, sembrando a disagio.

"Sarà meglio che vada,"

"Sì, dovremmo lavorarci," scherzò Neal. "Su, accompagniamo tua mamma fuori,"

"Whoa," Emma si mise una mano sulla pancia. "Questo è strano,"

"Che succede?"

"Wow, credo che lui abbia appena scalciato,"

"Davvero?"

"E' un lui?" esclamò Henry, sorridendo ampiamente.


 

***

"Quindi, papà Charming," iniziò Uncino dopo aver bevuto il primo shot di rum, "Di cosa volevi parlare con me?"

David bevette il suo shot, facendo una smorfia al sapore, "Non bevo questo così presto da anni,"

"Chiamala un'occasione speciale," lo incoraggiò Killian per poi fare un cenno a Ruby, "Altri 2, dolcezza?"

"Uncino, io non ne ho bisogno-"

Lui liquidò le sue proteste, dato che Ruby gli mise due shots davanti, "Dai, David,vivi un po'," disse, tracannando il rum. "Non è come quello che c'è nella Foresta Incantata, eh?"

David riluttante prese il suo secondo shot, per poi rimetterlo sul bancone.

"Uncino, tu ami mia figlia?" chiese, guadagnando coraggio perchè sapeva che l'alcol avrebbe fatto presto effetto.

Per poco Killian non si strozzò con il rum. "Cosa?"

"Mi hai sentito, Uncino. Ami Emma, o starai solo attorno a lei il più lungo possibile?" chiese, senza mezzi termini. "Perché se avrai paura e la lascerai di nuovo quando realizzerai che hai delle responsabilità, potresti fare un favore a tutti e lasciare Storybrooke adesso,"

"Ve lo ha detto Emma?"

"Emma non ci ha detto niente. Ti ho visto quella mattina, Uncino. Non sapevo cosa fosse successo, ma ti ho visto attraversare il confine della città, e non sei tornato per almeno un mese. Quando Emma ci h detto che era incinta e tu eri il padre, ho pensato che non fosse una coincidenza,"

"Sono tornato per lei, no?" chiese gentilmente, guardando colpevole il suo bicchiere vuoto per un lungo tempo prima di decidere cosa dire, "L'ultima volta che ho amato una donna, è stata uccisa di fronte a me,"

"... scusami,"

"Scusa se sono riluttante a voler usare quel termine,"

"Ancora uno per il per l'addio al celibato?" chiese Ruby , prendendo i bicchieri vuoti.

"Sì, per piacere, Ruby. Grazie," rispose David prima che potesse farlo Uncino, e il pirata lo guardò sorpreso. "E non è un addio al celibato,"

Lei sorrise. "Non ancora, forse," lo stuzzicò, e David sospirò, immaginando la possibilità terrorizzato.

"Quindi adesso bevi?" sogghignò Uncino. "Come mai questa rivoluzione?"

"Penso che avrò bisogno di un altro paio di questi prima che la conversazione sia finita. Grazie," disse, passando uno shot a Killian.

"Brindiamo, quindi, amico. Salute,"

I bicchieri tintinnarono, e loro bevvero il terzo shot di quel pomeriggio. Di nuovo, il silenziò riempì il bar, mentre entrambi pensavano a cosa dire dopo, senza riuscire a trovare niente.

"Quindi, come fai?" chiese Killian infine.

"Cosa?" chiese David, sentendo che quel terzo shot gli piaceva molto più del primo, mentre la testa cominciava a girargli.

"Ad essere un padre?"

Ci fu un lungo silenzio prima che lui rispose. "Merda," disse, scuotendo la testa. "Merda, non lo so,"

Uncino rise all'inaspettata parolaccia. "Ecco da chi la bocca di Emma ha preso il linguaggio sconcio ,"

La testa di Charming scattò , voltandosi verso Uncino, e i suoi occhi fulminarono quelli del pirata, capendo cosa insinuava.

"Non... non era esattamente quello che intendevo," ridacchiò. "Ma se tu ne sei responsabile, suppongo di doverti ringraziare,"

"Sai, se non fossi quasi ubriaco, ti picchierei per questo," disse, con una mezza risata. "Fortunatamente per te, sono un ubriaco felice,"

"Davvero, principe. Come hai fatto?"

"Non l'ho fatto," disse, scuotendo la testa, "Io non ho cresciuto Emma,"

"Tua moglie, quindi?"

"No, eravamo sotto il sortilegio. Non conoscevamo Emma fino a due anni fa, ecco il problema. Non so come essere il padre di un'adulta,"

"Mi chiedevo come quel sortilegio funzionasse. Quindi è da lì... che tutto questo viene."

David annuì, perso nei pensieri. "Sai come essere un padre, Uncino?" guardò Killian con tutta la sincerità possibile," Devi essere un uomo quando c'è il bambino, tanto quanto lo eri la notte in cui l'hai creato." riflettè. "Devi essere disposto a fare qualsiasi cosa... qualsiasi cosa per quel bambino, anche se ti uccide," gli occhi di David erano lontani, pensava a quella notte in cui erano stati costretti a prendere la decisione di mandare via Emma nell'armadio, senza essere sicuri che avrebbero potuto vederla di nuovo.

"E uno come fa a capire cosa fare?"

"Non lo capisci. Lo fai e basta, Uncino. Se vuoi davvero essere lì per Emma e il tuo bambino, appena lo vedrai, saprai cosa devi fare."

 

***

Emma, più tardi, quella sera , aprì la porta del loro appartamento e un uomo la trascinò dentro e fece scontrare le loro labbra, senza neanche darle il tempo di realizzare che era entrata.

"Cristo, Emma, perché ci hai messo così tanto?" farfugliò, trascinandola ancora più dentro.

"Wow, sono felice di essere quella che è appena entrata. Sto bene," si staccò da lui, e fece un passo indietro. "Sai di rum,"

"Dovrei, tesoro. Ho bevuto tutta la bottiglia," ridacchiò lui. "Ti ho mai detto quanto voglio bene a tuo padre?"

"Okay adesso ho paura del potere dell'alcol,"

"Di cosa stai parlando?" borbottò, ubriaco, afferrando il suo capotto e stringendola più vicina a lui. "Dannazione, donna, vieni qui,"

"Sei completamente sbronzo," gli fece notare, con un sorriso divertito. "Cosa dicevi di mio padre?"

"Chi?"

"Non stavi parlando di David?"

Lui la interruppe con un lento, e passionale bacio. "Mmm, credo che dovrei ringraziarlo di nuovo per la tua bocca,"

Emma rabbrividì, provando a pensare a cosa intendeva con quella frase. "Ew. Okay, ti porto a letto prima che ti uccidi inciampando su qualcosa,"

"Solo se tu vieni con me,"

"Sfortunatamente, è questa l'idea. Sono esausta,"

"Spero non troppo, amore. Prometto che ne varrà la pena," disse in tono persuasivo.

"Di sicuro," replicò lei, sarcastica. "Sembra che sarà fantastico," continuò, portandolo in camera. "Forza, alzati." lo esortò,trascinandolo per il suo braccio sano. "Hai bevuto anche del whisky?"

"Whisky? Ne hai un po'?"

"Niente," scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, senza aver voglia di discutere. Lo girò verso di lei. "Fai piano,marinaio," lo avvertì quando iniziò a barcollare di nuovo. Prima, gli svitò l'uncino, mettendolo sul comodino, e poi iniziò a svestirlo, cercando di fare del suo meglio per tenerlo, in modo che non cadesse trascinandoli entrambi per terra.

"Ti ho mai detto che amo quando prendi il controllo, bellezza?"

Emma gli tolse la giacca, poi gli slacciò il bottone dei jeans. "Beh, dato che sono l'unica che riesce a reggersi in piedi devo farlo," lo prese in giro, spingendolo gentilmente sul letto, in modo da potergli togliere i jeans.

Lui mugugnò, lasciandosi cadere sul letto. "Quando tu sei sdraiata qui, amore..."

"Zitto, Killian. Non ricorderai niente di questo domani mattina," rise, tirando vi i pantaloni e lasciandolo sdraiare completamente. "Avrai un diavolo di mal di testa, domani. Ti dovrei dare un'aspirina, ma visto che sei ubriaco e non hai mai preso pillole prima d'ora, ho paura che ti soffocheresti. Quindi dovrai fare da solo, amico." si sdraiò vicino a lui, e lo coprì, quando lui si alzò e la baciò. Lei sorrise quando lui si staccò, con un'espressione ubriaca e stupita. "Cosa?"

"Dio, ti amo, Emma," 

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Capitolo 8
*** Non farmelo dire ***


18 settimane – parte 2

 

"Dio, Emma, ti amo,"

 

Emma tossì e si girò, senza riuscire a stare comoda. Erano le tre di notte, e aveva dormito sì e no per qualcosa come un'ora. Intanto, Killian dormiva come un sasso dietro di lei.

Non sapeva perché i suoi deliri da ubriaco le importassero così tanto. Ovviamente non significava niente, lui era ubriaco, ma non riusciva a toglierselo dalla mente. Non stava mentendo quando aveva detto a Neal che lei non ci aveva ancora pensato, non se lo era permesso. Emma era stata troppo brava per troppo tempo a proteggersi. Si era permessa di provare qualcosa per Killian, lo provava davvero, non lo negava. Le piaceva quando lui era con lei, e aveva accettato l'idea di crescere il bambino insieme; ma in qualche modo, non si era permessa di pensare la temuta parola con la A. Ma questo significava che lei non lo amava? Puoi davvero forzare te stresso a non amare qualcuno? Tutte le volte che lui l'aveva respinta sentimentalmente, l'avevano fatta stare male, quindi perché il contrario le aveva provocato un nodo allo stomaco?
Emma fu scossa dai suoi pensieri da un lamento rumoroso proveniente dal lato opposto del letto. Killian si girò, massaggiandosi la testa, gli occhi serrati dal dolore. Dopo un altro momento di lamenti, aprì gli occhi e si sedette lentamente.

"Stai bene?"

"Ecco come dev'essere la morte,"

"Stai smaltendo la sbornia, prendi un po' d'acqua," disse, dandogli una pacca sulla spalla.

"Dì a questa dannata stanza di smettere di girare," borbottò, alzandosi attentamente dal letto come se ancora non si fidasse del suo senso dell'equilibrio. Entrò in bagno, e Emma sentì il rumore dell'acqua dal lavandino per qualche secondo, prima che il suono di un violento conato di vomito la accompagnò. Lei si sedette, guardando in direzione del bagno per accertarsi che fosse tutto a posto, ma lui aveva chiuso la porta. "Stai bene, Killian?" La sua risposta furono altri conati e lamenti.

 

 

Emma entrò nella camera più tardi, quella mattina, e vide Uncino che lottava per stare seduto.

"Porca miseria,"

"Non stai meglio?" chiese Emma ironica, dandogli un bicchiere d'acqua con 2 pillole. "Forza, prendi queste. Ti aiuteranno,"

"Cosa sono?"

"Aspirine. Aiuteranno la tua testa,"

Fece una smorfia quando deglutì, e velocemente prese un sorso d'acqua, tossendo come se stesse soffocando.

"Bevi ancora. Sei disidratato,"

"Bevo da più tempo di quanto tu sia viva, tesoro," disse, prendendo un altro sorso con disinvoltura.

"Beh, non ero io che vomitavo in giro per il bagno la scorsa notte," lui non rispose. "...Quello eri tu,"

"Me lo ricordo," sbottò, infastidito che lei ribadisse l'ovvio.

"Pensavo che i pirati riuscissero a sopportare il loro rum,"

"Quello... quello non era rum, era una schifezza fatta passare per rum,"

"Sono quasi sicura che fosse rum," lo prese in giro, sedendosi vicino a lui, e scostando una ciocca di capelli sudati dal suo viso. La pelle era pallida e umidiccia. "Hai un aspetto terribile,"

"Beh, grazie, Emma. Meriti una medaglia per l'osservazione,"

"Dannazione, sei irritabile stamattina,"

"Di solito lo sono quando la mia testa sta per esplodere, amore,"

"Beh, la scorsa notte eri sicuramente di buon umore." sorrise un pochino,"Mi hai praticamente assalita mentre entravo in casa, dicendo che eri preoccupato per me e che ti mancavo,"

"Non ti ho fatto male?"

"Sono sicura che posso cavarmela contro un pirata ubriaco che inciampa continuamente,"

"Ero messo così male?"

"Abbastanza," ammise lei con una risatina divertita. "Hai bevuto con mio padre. Ho dovuto portarti in camera, e poi continuavi a baciarmi e chiedermi di continuare,"

Un barlume di speranza tornò nei suoi occhi. "Lo hai fatto?" sogghignò, curioso.

Emma pensò di roteare gli occhi e scoccargli un'occhiataccia come avrebbe fatto solitamente, ma invece fece un sorrisetto e si leccò le labbra. Qualcosa del vederlo in quello stato di debolezza le faceva venire voglia di torturarlo, dato che non poteva reagire. "Suppongo che non lo saprai mai,"

Gli occhi di Uncino si spalancarono leggermente, ma quando lei non fece niente, lui si girò sul letto.

"Allora... non ricordi niente della scorsa notte?"

Rimase in silenzio per un lungo periodo prima di rispondere. "... solo che bevevo alla tavola calda,"

Emma fu infinitamente sollevata,"Bene;" disse, un po' troppo velocemente. "E' probabilmente una buona cosa," disse, forzando un sorriso e accarezzandogli di nuovo i capelli. "Perché stavi bevendo con mio padre, comunque?"

"Era meglio di pescare... oh, mi fa bene questo, amore," borbottò, alludendo alla mano di lei che gli accarezzava la fronte dolorante.

"Ti ha chiesto di andare a pescare?" non poté fare a meno di ridere.

"Sì, sì, ridi quanto vuoi, ragazza. Ricordatene quando sarai tu quella che vomita e nessuno ti terrà i capelli,"

"Hey," sorrise, sdraiandosi e baciandogli gentilmente la fronte. "Torna a dormire, ti sentirai meglio,"

 

 

"Emma?" la voce agitata di Uncino proveniva dalla camera da letto.

Emma sospirò ed entrò nella stanza. Era quasi sera e sembrava che il suo bell'addormentato ubriaco fosse finalmente sveglio. Dal suono della sua voce, si sentiva molto meglio di quella mattina.

"Sono qui, amore,"

Seguì la sua voce nel bagno. "Oddio, Killian," esclamò, accolta dalla vista del suo corpo nudo appena aprì la porta. Era appoggiato alla doccia.

"Non è come se non mi avessi mai visto," disse, armeggiando con la doccia. "Questa dannata cosa è rotta di nuovo,"

"Non è rotta, Killian, solo che non mi ascolti quando ti faccio vedere come si fa," sospirò lei, scuotendo la testa e spingendolo via delicatamente. Con un semplice gesto accese la doccia, aggiustando il danno. Capiva i postumi della sbronza, ma era davvero di malumore quel giorno. “Vedi?”

“Grazie, amore,” disse, entrando nella doccia e facendo un gemito di approvazione quando sentì l'acqua calda sulle spalle. “Vorresti unirti a me'”

“No, grazie,”

“Come preferisci,”

Emma non ebbe neanche il tempo di girarsi che Killian gridò.”Dannazione! Emma!”

lei si girò, andando velocemente verso di lui, e prima di poter realizzare cosa stesse succedendo, il braccio di Killian uscì dalla tenda della doccia e la tirò dentro con lui.

“Oh mio dio! Che diavolo, Killian?” urlò, l'acqua calda sui suoi vestiti.

“Avresti dovuto unirti a me,” sogghignò, stringendola di più.

“Davvero? Lasciami andare, così posso cambiare idea,”

“Dai, tesoro,” cantilenò, stringendola ancora più vicino al suo corpo nudo. “Ti sei presa cura di me, e immagino che non fossi un paziente facile. Ora che sto meglio, lascia che io mi prenda cura di te,”

Emma sospirò, rompendo la sua presa. Uscì dalla doccia, ignorando il suono di disapprovazione che fece lui. Si tolse la maglietta e poi slacciò il reggiseno, girandosi dall'altra parte mentre cadeva. Poi, tolse lentamente i jeans bagnati e gli slip, una gamba per volta. Quando infine si girò di nuovo, completamente nuda, aveva un sorriso malizioso.

“Pensavi davvero che saresti riuscito a togliermeli lì dentro?” lo stuzzicò, entrando nella doccia.

“non smetti mai di sorprendermi, tesoro,” disse in un soffio, quando lei premette il corpo contro il suo per prendere il bagnoschiuma. “Sai, Emma, ho fatto l'amore con una donna in mare, ma non l'ho mai fatto qui dentro,” disse, mettendo il suo braccio sano attorno alla sua vita.

“Che ne dici se per ora facciamo solo la doccia? Quella dormita deve averti fatto bene,” sorrise, mettendo un po' di bagnoschiuma sulla sua mano. “Sembravi morto, stamattina.”

“Mi riprendo velocemente,”

“Hai dormito per 15 ore,” rise, spalmando il sapone sulle spalle e sul collo di lui.

“E' un veloce ritorno dalla morte, amore,”

Emma rise piano, scuotendo la testa, e continuando a sciacquarlo. Killian la guardava, in soggezione. Non aveva avuto nessuno che si prendeva cura di lui per secoli. Questa cosa lo toccò in un modo che non si aspettava. Era una cosa così innocente, e così intima.

Senza dire una parola, Emma passò al suo braccio destro, e poi al sinistro, esitando quando vide il polso. Aveva pensato spesso a come sarebbe stato fare la doccia con lui. Prima di quel giorno, lui era stato sempre molto restìo a lasciare il suo braccio sinistro senza niente, e lei non aveva forzato la cosa. La maggior parte delle notti dormiva anche con la guaina di pelle legata intorno al polso, e le notti in cui la toglieva ce l'aveva di nuovo al risveglio di Emma. Attentamente, gli pulì il polso, e lo sentì tirarsi indietro quando lei passò al moncone .

“Non farlo, amore. Non devi-”

“Killian, è solo un'alta parte di te,” lasciò cadere il suo polso per rispetto, passando immediatamente alle spalle, finendo di lavarlo. Fece un passo verso di lei, gemendo piano quando lei strofinò il suo petto.

“Emma...” si sporse in avanti, baciandole la mascella per poi passare al collo. Si spinse di più contro di lei, e il sapone si spalmò su entrambi, mentre lui si strofinava contro di lei, sensualmente. “Dio, sei perfetta,” sospirò, poggiando il mento sulla sua spalla. “... perché mi lasci restare qui?”

“Cosa?” lei si tirò indietro, confusa dalla frase che aveva detto. “Killian....”

“Cosa ho fatto per essere degno di te, Emma?”

“Cosa stai dicendo, Killian? E' ovvio che ti lascio restare. Abbiamo deciso di far funzionare le cose per il bambino,” disse, ricominciando a lavarlo.

“E' solo questo? Fare funzionare le cose? Come potresti volere Capitan Uncino?”

“Io voglio Killian,”

“Perché? Dimmi perché, Emma. Deve esserci una ragione,”

Lui ansimò leggermente quando sentì la mano di lei più in basso di dove si aspettava. Lei lo afferrò, scivolando su e giù per tutta la sua lunghezza in un ritmo silenzioso. Il loro bacio iniziò castamente, con innocenza, prima che lei morse il suo labbro inferiore iniziando a giocarci, guadagnando un gemito. Si staccarono solo per un secondo, poi lei catturò nuovamente le sue labbra, le loro lingue che danzavano l'una contro l'altra in modo lento e passionale. Sarebbero potuti rimanere così per sempre, l'acqua calda che scorreva sui loro corpi. Killian fu il primo a rompere il bacio, lasciandosi scappare un gemito profondo.

“Emma,” mormorò, mordendole la spalla. Lei baciò il suo petto, accarezzandolo più velocemente, ruotando la mano dolcemente quando arrivava alla fine della sua lunghezza. “Emma, basta,” la sua voce tremava, e il suo corpo iniziò a tendersi. Avvolse il braccio senza mano attorno a lei, e la strinse a sé. “Emma... io non voglio-” Emma lo zittì con un altro bacio. Poco dopo lui gridò, affondando le unghie nella schiena di lei, mentre si liberava, appoggiandosi contro il muro.

Killian aveva il respiro pesante, e la lasciò andare dalla sua presa solo dopo almeno un minuto in cui rimasero fermi così. “Quello per che cos'era, amore?” chiese, una volta che si riprese. “Pensavo di dover essere io quello che ti doveva ringraziare,”

Emma sorrise e alzò le spalle, sciacquandosi le mani e prendendo un altro po' di sapone dal flacone. “Girati, così posso lavarti la schiena,” Killian si girò, obbediente, guardandola da sopra la spalla come se volesse dire qualcosa.

“Dannazione, Emma...”

“Cosa?”

“Cristo, donna, non farmelo dire di nuovo,” mormorò, e si girò, mettendo la testa sotto l'acqua.

“Dire cosa?”

“Niente, tesoro,”

Pochi minuti dopo, erano entrambi avvolti in un asciugamano nella loro camera, e iniziavano a vestirsi,

“Che cos'era quello, Emma?”

“Cos'era cosa?” si tolse l'asciugamano, e iniziò ad asciugarsi i capelli.

“Nella doccia?” disse, alzando un sopracciglio.

“Non lo sai? Perché sono praticamente sicura che non è la prima volta che te lo fanno,” disse, sarcastica, spingendolo via da davanti all'armadio così che potesse prendere il pigiama.

“Emma, parlami,”

“Ti sto parlando, Killian”, disse, abbottonandosi la camicia di notte di seta.

“No, non lo stai facendo,” prese il suo braccio e la fece girare verso di lui. “Non hai mai risposto alla mia domanda, tesoro. Perché mi lasci restare? Cosa ti do veramente, Emma? Tu fai così tanto per me ed io-”

“Killian, siamo una coppia. Noi ci aiutiamo a vicenda,”

“Davvero”?

“Perché queste domande? Pensavo che fossimo felici,” disse, guardandolo negli occhi e vedendo quanto era ferito.

Lui prese un respiro profondo.

“Amore, tu non lo hai detto,”

“Detto cosa?”

“Sai cosa. Ci hai pensato tutto il giorno, Emma.. Eri appena andata a letto, e non mi hai risposto. Cos'è questo per te se tu non... senti niente? Che cosa ti do, io? O forse è solo conveniente per te?”

Emma boccheggiò, capendo di cosa stava parlando e perché era stato così strano tutto il giorno. “Killian, eri ubriaco... e inizio a pensare che tu lo sia ancora,”

“Eri felice che non me lo ricordassi,”

“Abbiamo già avuto questa conversazione, prima,” gli ricordò, alludendo alla prima notte in cui erano stati insieme dopo che lei gli aveva detto di essere incinta.

“La abbiamo avuta?”

“Killian,”

“E' tutto quello che hai da dire, Emma? Qualche volta penso che tu sia più spaventata dia sentimenti di quanto lo sono io,”

“Non sono spaventata,”

“Allora perché usi questi trucchetti per non parlare? Ti nascondi dietro il sesso, Emma. --”

Lei fece una breve pausa. “... i sentimenti ed io non andiamo d'accordo, Killian. Non è facile per me,”

“E credi che lo sia per me?.... Dannazione, Emma, perché mi fai impazzire così? Perché hai questo effetto su di me? Quando ci sei tu io non so cosa fare, mi rendi così confuso e-”

Emma lo baciò senza preoccupazioni, passando le mani tra i suoi capelli bagnati, e attirandolo più vicino a sé. Si lasciarono lentamente, come se fossero forzati a farlo, e lei rimase con la fronte contro la sua. “... Ti amo anch'io, Killian,” sussurrò, appena udibile.

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Capitolo 9
*** Un barlume di Speranza ***


21 Settimane.


 

"Certo che questo piccolo non smette mai di muoversi," commentò Emma, passando la mano sulla sua pancia gonfia.

Era impressionata da quanto presto sentisse quella gravidanza, rispetto a quando era stata incinta di Henry. Era come un'esperienza interamente nuova. Le era stato detto che le cose sarebbero potute accadere prima, dato che era la sua seconda gravidanza -la sua pancia iniziava già ad essere visibile, era ancora piccola, ma si capiva subito che cosa fosse – ma lei era comunque sorpresa.

"Posso sentirlo di nuovo?" chiese Henry, eccitato, mettendo gentilmente la mano accanto alla sua quando lei annuì. La sua faccia si corrucciò, fino a che un ampio sorriso non comparve sul volto del ragazzino, e saltò dal divano su cui erano seduti. "L'ho sentito!"

"Non siamo ancora sicuri che sia un 'lui',"

"Tu hai detto che è un 'lui',"

"Lo so, ma potrebbe comunque essere una femmina. Lo scopriremo domani mattina,"

"Devo veramente andare a scuola?"

"Preferiresti guardare un bambino su uno schermo che andare a scuola?"

"Uh, ," disse sarcastico, come se la risposta fosse ovvia. "Perché la storia del Maine è mooolto più interessante che vedere mio fratello- o sorella," si corresse velocemente quando sua madre alzò un sopracciglio.

"Scusa, ragazzino," disse Emma fermamente. "Ti porteremo delle foto,"

"Foto di cosa?" la voce di Uncino li interruppe, quando entrò nel salotto.

"Killian, vieni a sentire! Il bambino ha appena scalciato," lo chiamò Henry, facendo un cenno a Killian, impaziente.

"Prova qui," gli disse Emma, guidando la mano di Killian sulla sua pancia dove solitamente sentiva dei movimenti. "Qua è dove era un minuto fa,"

"Lo puoi sentire?" chiese Henry, eccitato.

"Aspetta un attimo, ragazzino," Uncino socchiuse le labbra e aspettò pazientemente, fissando intensamente la sua pancia nuda senza respirare. "Il bambino si muove ancora, amore?"

"O la bambina," lo corresse ostinatamente, ma né Henry né Uncino sembrarono ascoltarla. "Non lo so. Scalciava come un matto, un minuto fa," rispose infine, alzando le spalle. "Prova a premere un po' più forte. Qualche volta si muove di più quando schiaccio,"

Lui la guardò, terrorizzato dal suggerimento. "Non gli farò male?"

Emma rise piano, mettendo la mano sopra la sua e premendo leggermente. "Sono sicura che il bambino sia ben protetto, qui dentro," Dopo qualche secondo, lei tolse la mano e alzò di nuovo le spalle. "Probabilmente si è stancato," spiegò, ipotizzando.

Uncino sembrò deluso quando tolse la mano dalla pancia, forzando un sorriso. "Credo che già non gli importi così tanto di me,"

"Killian, stai parlando di un bambino. Loro scalciano quando vogliono scalciare," lo rassicurò, ma lui sembrava sempre un po' affranto.

Il bambino era stato molto più attivo del solito nelle ultime settimane, e sia Henry che Mary Margaret e David erano riusciti a sentirlo, ma tutte le volte che Killian provava, il piccolo stranamente si calmava. Emma diceva che era un caso, ma Killian sembrava che credesse in una strana superstizione per cui tutto quello era un'anticipazione del rapporto che avrebbe avuto con suo figlio.

"E per te," Emma iniziò, rivolgendosi ad Henry. "-compiti fino a cena,"

"Ma mamma-"

"Niente ma! Ieri ti ho lasciato decidere quando fare i compiti, e hai finito per guardare la tv con Killian tutta la sera. Sai quanto è imbarazzante quando tua madre è una maestra alla scuola di tuo figlio?" scherzò, ma lo sguardo sul suo viso diceva che faceva sul serio.

"Mamma, dai... c'era la maratona dei Pirati dei Caraibi! Come potevo perderla?" protestò, indicando Killian.

"Dovresti vedere come sono le cose in realtà, ragazzo. La pirateria non è neanche lontanamente come quella del film," brontolò Uncino. "C'è anche del duro lavoro che non ti hanno fatto vedere. Mantenere la nave, per esempio. Ore al giorno sono dedicate all'essere sicuri che-"

"Mamma, fallo smettere."

"Sei tu che glielo hai fatto guardare, ragazzino. E' tutto tuo. Ora fai i compiti,"

"Okay," sospirò drammaticamente, abbassando la testa sempre più mano a mano che usciva dalla stanza.

"La recita non funziona, comunque," gli gridò Emma ridacchiando, guardandolo scomparire nella sua camera.

"Sai, amore, una cosa giusta c'era, nel film. Come pirata, ci sono molte bellissime donne che ti si gettano addosso," continuò Uncino, sogghignando guardandola.

"Non mi sono gettata su di te,"

"Amore, quella prima notte, sono abbastanza sicuro che ci siamo gettati l'uno addosso all'altro. Mi ricordo i lividi," gli occhi di Killian erano maliziosi, come sempre quando la prendeva in giro.

Emma roteò gli occhi, ma non poté non sorridere, al ricordo di quella notte. Era stata rude e piena di passione, le loro frustrazioni sessuali che finalmente si liberavano ed esplodevano in quello che era poi successo tra di loro. Non era stata la più romantica delle notti, ma nessuno delle loro esperienze sessuali era stata particolarmente romantica fino a quella mattina in cui lui si era addormentato nel letto con lei e poi avevano fatto l'amore per la prima volta. Le altre volte erano state soddisfacenti ed eccitanti, ma non c'era stata quella connessione e quell'intimità che avevano avuto dopo.

"Forse potremmo rifarlo, qualche volta," lo stuzzicò lei, sbattendo le ciglia scherzosamente, per poi alzarsi e andare in cucina per iniziare a preparare la cena.

Doveva ammettere che solo menzionare quella notte l'aveva eccitata, ma gli ormoni della gravidanza ancora la confondevano, specialmente quando si parlava di sesso. Qualche volta passava più di una settimana senza che lei si accorgesse di non averlo neanche toccato, anche se poi ci pensava Killian a ricordaglielo, mentre altre volte le venivano voglie come questa.

Killian si lasciò scappare un gemito di approvazione. "Quindi è una di quelle settimane, giusto?"

"Forse. Se mi aiuti con la cena."

***

"Allora, Emma, come ti senti?" chiese il tecnico degli ultrasuoni, spalmando del gel bollente sulla sua pancia nuda. "Il bambino scalcia?"

"Tutti i giorni, adesso. Credo che diventerà un bravo giocatore di calcio,"

"Io non sento niente," borbottò Uncino sottovoce.

Il tecnico rise amichevolmente al suo lamento. "Qualche volta non si sente niente da fuori per un altro po' di settimane. Non preoccuparti. presto, papà riuscirà a sentirlo tutto il tempo,"

"Hai sentito, papà?" chiese Emma in tono ironico, la parola 'papà' che ancora suonava strana sulla sua bocca. Era un termine così affettuoso rispetto a 'padre', la parola che di solito usavano in queste occasioni.

"Quindi, che cosa vorreste fare? Solo i normali controlli delle 20 settimane? Controllare che il piccolo abbia tutte le dita dei piedi e delle mani e che tutto vada come dovrebbe andare? O vorreste anche sapere il sesso?"

Emma guardò Killian per avere la conferma, e poi annuì. "Vogliamo sapere. L'ultima volta ci hanno detto che potrebbe essere un maschio," disse, iniziando a realizzare che per quanto avesse provato a non riferirsi al bambino come maschio o femmina, l'idea di avere un altro maschio si era fatta strada in lei senza permesso.

"Okay, beh, lo scoprirete tra poco," il tecnico sorrise, mentre posizionava il macchinario sul suo addome e la figura a ultrasuoni compariva sullo schermo.

***

"Allora, che cos'è?" chiese Mary Margaret eccitata, appena Emma e Killian misero piede nel loro appartamento.

"Ancora niente 'ciao Emma'?"

"Ciao, Emma," li interruppe David, abbracciando sua figlia. "Tua madre è solo eccitata. Quando abbiamo avuto te, non c'era la tecnologia di oggi per saperlo così presto, anche se sembrava che lei avesse un'idea," aggiunse, sorridendo alla moglie. "Quando era incinta di te, era l'unica cosa di cui parlava," sciolse l'abbraccio, e poi diede una stretta di mano a Uncino. Da quando avevano fatto il loro piccolo 'addio al celibato', il principe era sembrato molto più a suo agio con lui.

"Non che mi importi," chiarì sua madre velocemente. "E' solo che è così eccitante, Emma,"

"Vuoi dirglielo tu?" chiese Emma guardando Killian, divertita e toccata alla reazione dei suoi genitori.

"Io... dillo tu, amore,"

"Dai, Killian, diccelo e basta," chiese calorosamente Mary Margaret. "E' anche la tua notizia,"

"Io... io avrò un figlio," disse infine, sembrando insicuro di se stesso.

Charming immediatamente rispose con una risata e dando una pacca amichevole sulla spalla a Killian. "Congratulazioni!"

"Emma, è così eccitante," ripeté Mary Margaret, asciugandosi una lacrima. "Sono così felice per te," Dopo aver abbracciato la figlia, Mary Margaretmargaret aprì le sue braccia a Killian, stringendolo in un abbraccio imbarazzante dopo un momento di confusione da parte del pirata. "Congratulazioni anche a te, Killian," sussurrò, dandogli un casto bacio sulla guancia, al David alzò un sopracciglio, prima che lei lo lasciasse dall'abbraccio.


***

Dopo aver lasciato l'appartamento di David e Mary Maragret, Emma guidò verso casa. "Va tutto bene?"

"Hmm?"

"Sei un po' troppo tranquillo," ripeté Emma.

"Non è niente, amore," mormorò, fissando fuori dal finestrino.

"hai appena scoperto che stai per avere un maschio. Pensavo che cose come questa fossero abbastanza importanti nel corso di una giornata," scherzò.

"Emma, non mi importa se abbiamo un figlio o una figlia,"

"Allora perché sembri depresso?"

"Non sono depresso,"

Ci fu un minuto di silenzio mentre lei guidava, finché Emma non parlò di nuovo. "E' difficile, non è vero? Avere una famiglia dopo che a nessuno è importato di te per così tanto tempo?"

"E' la tua famiglia, tesoro,"

"Che ti piaccia o no, ora è anche la tua. Mia mamma ti ha abbracciato," sorrise, mentre gli strofinava gentilmente la gamba. "Quindi, è decisamente anche la tua,"

"A tuo padre non è piaciuto," disse, un sorrisetto che iniziava a comparire sulle sue labbra. "E' strano," continuò, dopo un momento di pausa. "-avere una famiglia. Spiazzante."

Emma sospirò leggermente, e gli strinse il ginocchio. "So come ti senti," ammise onestamente, accarezzandolo per un ultima volta prima di rimettere la mano sul volante. "Qualche volta mi manda fuori di testa quanto i miei possano essere entusiasti, ma semplicemente a loro interessa."

"Non penso di poter essere così,"

"Così come? Mary Maragret e David?" disse, lasciandosi scappare una risata sorpresa. "Se non lo hai notato, non sono esattamente un tipo molto materno,"

"Emma, sono Capitan Uncino, dannazione, non sono nemmeno un po'-"

Fu interrotto da Emma che sterzò verso il lato della strada, e frenò facendo leggermente stridere i freni. Spense la macchina, mise il freno a mano e si slacciò la cintura velocemente, prendendolo completamente di sorpresa quando premette le labbra su quelle di lui con forza. Poi lentamente si tirò indietro, aprendo gli occhi e guardando dritto nei suoi, blu come l'oceano.

"Ti ho detto, quando ti ho detto che ti amavo, che volevo Killian, non Uncino. Ti ho mai chiesto di essere i miei genitori?" gli chiese, in tono fermo, ancora tenendo il suo viso tra le mani.

"Amore, io-"

"L'ho fatto? Perché io non voglio che tu lo sia. Io voglio che tu sia tu, Killian."

"E se io non sono abbastanza, Emma? Sto per avere un figlio. Lui prenderà esempio da suo padre. vuoi davvero che prenda esempio da uno come me, amore?"

"Noi stiamo per avere un figlio," lo corresse. " E assolutamente sì. Io voglio che assomigli all'uomo che scompiglia i capelli di mio figlio e guarda con lui film che odia, e gli racconta... storie leggermente inappropriate su Neverland. Quello non è Capitan Uncino,"

Killian finalmente sorrise, scuotendo la testa. "Non sei davvero il tipo materno e incoraggiante, tesoro,"

"Stai zitto. Posso essere carina, quando voglio,"

Lui si sporse di qualche centimetro, baciando le labbra di lei teneramente, mentre soffocava una risata.

"Killian, senti," disse Emma prendendogli la mano e mettendola sulla sua pancia. "Lo senti?"

La faccia del pirata si accese di orgoglio, in un modo che Emma non aveva mai visto prima, e il suo... si trasformò in una risata. "Era mio figlio?"

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Capitolo 10
*** Il passato non troppo lontano ***


25 settimane.

"Più forte... dio, più forte, Killian... ancora. Di più. Oddio, così mi piace. "

Le istruzioni di Emma si dissolsero in un gemito dopo l'ultima frase, quando lei posò la testa sulla sua spalla. "Proprio qui,"

"Ti hanno mai detto che suoni incredibilmente... sporca, quando qualcuno ti massaggia, Swan?" Uncino ridacchiò vicino al suo orecchio, continuando a fare pressione sulla schiena di lei, le dita che si muovevano in piccoli cerchi. " Oserei dire che lo sei più di quando noi-"

"Zitto," grugnì lei, dandogli una gomitata ."Il bambino sta facendo acrobazie sulla mia schiena. Ha cercato di uccidermi tutto il giorno, in quella sedia al lavoro. Dio, odio compilare scartoffie praticamente sempre,"

"Sei fortunata che il principe ti lasci fare almeno qualcosa, amore. Se fosse per me-"

"Sarei scalza e incinta e starei in casa e ti cucinerei la colazione tutte le mattine?" lo interruppe seccamente, in tono sarcastico.

"Qualcosa del genere," sorrise scherzosamente. "Sempre meglio di metterti in pericolo."

"Storybrooke non è pericolosa da mesi, Killian," replicò lei, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo quando lui iniziò a massaggiare il punto perfetto sulla sua schiena, facendo finalmente rilassare i suoi muscoli contratti. "Dio, sei bravo per avere una sola mano," disse senza pensare, facendolo ridacchiare nuovamente e facendola spaventare quando sentì le sue labbra baciarle la nuca. "Ti prego, non dirmi che anche questo ti sta eccitando?"

"Emma, un gentiluomo apprezza sempre poter essere capace di soddisfare la sua donna, in qualsiasi modo,"

”Questi sono doveri, non piaceri. Se non lo fai per me, a questo punto, non so se riuscirò a stare in piedi domani per lo shopping per la nursery. Vai più giù," chiese, dandogli un'altra gomitata quando la sua mano si fermò . “Non farlo!" scattò, quando realizzò che quello che aveva detto poteva essere preso come un'altra allusione. "Qui, sulle spalle..." lo diresse. "Allora, Henry continua a chiedermi del nome, di recente..." cambiò discorso velocemente. "Tu ci hai pensato?"

"Così presto, amore?" la sorpresa era evidente nella sua voce.

"Sono incinta da più di 6 mesi, Killian. Non dovremmo almeno avere un'idea?"

"Non lo so. Pensavo che dovremmo aspettare finchè non vediamo com'è."

"E quando lo vedremo diremo semplicemente, 'Sì, questo è Kevin?'"

"Kevin?"

"Era un esempio, non essere così disgustato," rise. "Ti avviso adesso, se non pensiamo a niente, Henry vuole provare a chiamarlo Peter,"

"Divertente, tesoro," osservò, con tono serio. "Capitan Uncino è solo un grande scherzo, in questo mondo, non è vero?"

"Forse un pochino."

"... nostro figlio avrà un nome forte."

"Beh, questo restringe il campo,"

"Non mi sembra che tu abbia qualche suggerimento," borbottò ironico, strofinandole la spalla.

"Joseph?"

"No. Conoscevo un particolare Joseph, era della mia ciurma. Non si lavava mai, anche quando ne aveva l'opportunità. Credo di averlo buttato giù dopo un giorno,"

"Non sapevo che i pirati sono conosciuti per essere profumati,"

"Amore, quando odori meno di mare e rum, e più di merda di qualsiasi altra persona a bordo, c'è un problema," disse, sulla difensiva. "Era un buon pirata, comunque,"

"Quindi niente Joseph... sai che il fatto che tu abbia più o meno 300 anni e un sacco di nemici rende questo compito davvero difficile, giusto?"

***

Killian gemette quando vide Mary Margaret e Ruby chiacchierare animatamente della nursery che stavano andando a comprare, passando dalle sfumature del colore al tema ai vestiti e ai giocattoli per il bambino. "Devono proprio davvero venire con noi, amore?"

"Veramente, non verranno con noi. Dobbiamo attraversare il confine della città per arrivare al negozio per il bambino, ricordi? Loro ci aiuteranno quando dovremo tornare indietro.”

"Lasciami riformulare la frase, devo davvero venire anch'io?"

"Seriamente, Killian?" la sfumatura infastidita della sua voce lo avvertì di procedere con cautela. "E sentiamo, tu cosa farai mentre io sceglierò tutte le cose per il bambino da sola?"

"Berrò un drink?" suggerì innocentemente.

"Un drink? Sai cosa, amico? Io vorrei bere un drink . Io amo bere! Ma non posso farlo," disse, indicando la sua pancia. "Quindi tu verrai con me, e mi aiuterai a scegliere la culla.”

"E dai, Emma. Tutta questa cosa del decorare è una roba da donne,"

"Killian?" Mary Margaret aveva smesso di chiacchierare con Ruby abbastanza per notare che sua figlia stava per esplodere a causa dell'ignorante pirata, e gli strinse il braccio gentilmente. "Adesso è una di quelle volte in cui tu devi essere d'accordo con la donna incinta,"

"io non so niente di colori e di quale tipo di legno potrebbe preferire un neonato," borbottò di nuovo, lanciando un'occhiata guardinga alla sua ragazza molto incinta, che lo fulminò con lo sguardo.

"Non è per te," sibilò Mary Margaret all'orecchio del pirata, stringendogli il braccio come per avvertirlo. Poi si girò verso sua figlia con un sorriso smagliante. "Emma, ti aspetteremo da Granny's quando torni, okay? Così potremo vedere tutto e capire come vorresti la stanza, va bene?"

"Grazie," sospirò Emma, calmandosi e sorridendo a sua madre. "Sei pronto?"

Killian incontrò lo sguardo di Mary Margaret per un momento, prima di prendere la giacca e annuire riluttante. "Certo, tesoro," rispose, prendendo la sua giacca per aiutarla a metterla.

Pochi minuti dopo, erano in macchina e stavano attraversando il confine della città. Emma si era calmata abbastanza velocemente, ma qualcosa ancora la seccava.
"Sai, neanche io so come fare tutta questa roba. Non ho conosciuto Henry finché non ha avuto 10 anni," disse, rompendo il silenzio. "Pensi che io sappia come decorare la cameretta?" si lasciò scappare una risata sarcastica. "Ero in prigione quando ero incinta, Killian. Non è stata esattamente un'esperienza normale, per me."

Killian si sentì un po' in colpa. Spesso presumeva di essere l'unico alle prese con un'esperienza nuova, pensava che lei lo avesse già fatto prima, senza ricordarsi della sua storia. "Scusa, amore,"

"Voglio dire, scegliere i colori? Perché diavolo dovrei esserne capace?" la sua voce era passata dall'essere tranquilla a scherzare ed essere felice. "Non mi importa se le pareti sono 'verde muschio' o 'blu oceano antico' o 'arancione bacio del tramonto', se il bambino ha un posto sicuro e caldo per dormire. Non sapevo nemmeno che esistessero, alcuni dei colori di cui parlavano Mary Margaret e Ruby," scherzò, scuotendo la testa. "Ho solo bisogno di qualcuno che sia con me, così possiamo essere completamente ignoranti insieme, okay?"

"Io sarò sempre con te."

Emma lo guardò con un ghigno beffardo. "Sai, quel giubbotto è veramente adorabile su di te,"

"E' comodo, anche se mi sento più a mio agio con la pelle,"

"Hanno entrambi le proprie qualità," ammise lei. Parcheggiarono appena fuori dal centro commerciale, Emma fermò la macchina e aprì la portiera. Killian la seguì, scendendo dal veicolo.

"Beh, amore, se ti distrae dall'essere arrabbiata con me, puoi essere sicura che lo indosserò sempre," sogghignò, mettendosi il cappuccio e facendo ridere Emma.

Quando furono di fronte al negozio, Emma cercò il portafoglio nella giacca. "Dannazione, ho lasciato la borsa in macchina," sospirò, tirando fuori le chiavi dalla tasca.

"Siediti qui, amore. La vado a prendere io," propose, prendendo le chiavi.

"Non sono ancora così grassa," disse, alzando un sopracciglio.

"Sto solo facendo il gentiluomo,"

Lei rise piano. "Grazie," poi gli mise un mano sul fianco dandogli un bacio veloce, prima di sedersi sulla panchina e guardarlo tornare alla macchina.

***

Killian osservava il mazzo di chiavi, cercando quella giusta. Non aveva ancora imparato a guidare, da quando era a Stroybrooke, quindi distinguere la chiave giusta dalle altre era una sorta di mistero, per lui. Emma occasionalmente si offriva di insegnarli a guidare, ma lui non sentiva il bisogno di imparare. Aveva vissuto per tre secoli andando in giro senza una macchina, e a meno che Emma non guidasse, non gli importava di iniziare adesso.

Finalmente, trovò la chiave corretta. Fece scattare la serratura e aprì la portiera cercando la borsa di Emma e trovandola sotto il sedile del passeggero. Poi uscì dalla macchina e la richiuse. Mise in tasca la chiavi e si girò, per tornare verso il negozio.

"Killian?"

Guardò nella direzione da cui arrivava la voce e vide una donna giovane, magra e mora, con un top corto e dei jeans skinny uscire dal veicolo di fianco a lui. "Scusami?"

"Sei tu, no? Non ti ricordi? Da O'Malley?" disse, alzando il sopracciglio, allusiva.

Killian sentì il cuore smettere di battere, quando realizzò chi era la donna che gli stava davanti. "Mi sa di no, dolcezza. Devi avermi confuso con qualcun altro," mentì con un sorriso amichevole, e poi si girò in modo che lei non potesse vederlo, sperando che se ne andasse.

"Ubriaca o no, generalmente non si dimentica che una delle migliori notti della tua vita l'hai passata con un uomo con un accento sexy e solo una mano..."

Killian tirò ancora più giù la manica della felpa sul suo moncherino, ancora coperto da una guaina di cuoio nonostante non ci fosse l'uncino.

"Non ti ricordi nemmeno il mio nome, vero? Jordan," disse, offrendogli la mano perché lui gliela stringesse. "E grazie per avermi richiamato," aggiunse, sarcastica.

Lui le strinse la mano velocemente, imbarazzato. "Ascolta, non è davvero il momento per parlare,"

"Hey, stavo scherzando sulla cosa dell'avermi chiamato, giuro," alzò le mani come per arrendersi, poi si fermò, osservandolo. "... Sai, sei carino anche senza i 3 margarita di fila,"

"Non offenderti, ma, dolcezza, non era una cosa che volevo che accadesse," replicò, sottovoce.

Lei guardò la sua mano che teneva stretta la tracolla della borsa di Emma , e la ragione della sua agitazione le fu immediatamente chiara. "Oh..." sussurrò, cambiano espressione. "Oddio, mi dispiace-"

"Killian? Va tutto bene'?"

Lui si voltò e vide Emma che camminava verso di lui. "Merda."

"I-io farei meglio ad andare," disse lei velocemente, sembrando molto imbarazzata mentre se ne andava a grandi passi.

"Hey," lo salutò Emma, una volta che l'ebbe raggiunto. "Ci mettevi così tanto, sono venuta per vedere se avevi bisogno di aiuto," disse, seguendo con gli occhi la donna che camminava, e corrugando la fronte. "Qualcuno che conoscevi?"

Lui scosse la testa. "Nessuno, amore,"

"Sembrava che gli fossi familiare..." continuò lei, suonando confusa e vagamente sospettosa.

"Mi ha solo chiesto delle indicazioni. Le ho detto che non lo sapevo,"

Killian si strinse nelle spalle, poi alzò la borsa che stava tenendo, dandola a lei. "Pronta per andare?"

Emma deglutì, provando a cancellare il disagio che aveva sentito, e poi gli prese la mano. "Okay," annuì, sorridendo, anche se ancora sentiva quella familiare ma spiacevole sensazione nella sua mente. "Andiamo a prendere quella culla,"

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Capitolo 11
*** Senso di vuoto ***


26 Settimane.

"Che diavolo è questo?" Uncino diede una leggera spinta all'altalena da neonato, rabbrividendo al rumore meccanico e facendo un passo indietro, esitante. "E' sicuro?"

Emma roteò gli occhi, afferrando il suo braccio e tirandolo indietro dall'oggetto che lo aveva spaventato. "E' un'altalena, Killian. Puoi impostarla in modo che dondoli da sola," Se fosse stato un altro giorno, avrebbe riso della sua adorabile ignoranza, ma il sospetto che lui le avesse mentito, mischiato con la sua recente scarica di ormoni, la faceva essere abbastanza irritabile.

"Che cosa è successo alle sedie a dondolo?" mormorò, lanciando un'occhiata diffidente al congegno mentre lo sorpassavano e si dirigevano verso la corsia successiva.

"Puoi sederti e dondolarlo tutto il giorno, se vuoi," disse lei in tono duro, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte di Killian. Non era neanche sicura del perché lo avesse detto in quel modo. Dopo tutte le esperienze che non aveva fatto con Henry, anche lei onestamente si sentiva simile a Killian in quelle cosa, ma qualcosa le aveva fatto venire voglia di lamentarsi con lui.

Ricordando chiaramente l'avviso di Mary Margaret di non farla arrabbiare, lui non le chiese che cosa ci fosse che non andava, e Emma gliene fu grata, anche se poteva capire dalla sua espressione che sapeva che c'era qualcosa di sbagliato.

"Scusa, non volevo dirlo così. E' solo... uno di quei giorni," si scusò, mentre continuavano ad esplorare il negozio. "Che ne dici di questa?" gli chiese, dirigendosi verso un altro pezzo d'arredamento.

"Stai programmando di imprigionare nostro figlio?" scherzò, posandole una mano sulla spalla, per circondarla con il braccio gentilmente e avvicinarla a sé. "Nonostante i nostri trascorsi, speravo che non sarebbe servito così presto,"

Emma non riuscì a trattenere una risatina. "Non è una prigione, è una culla," spiegò, questa volta più dolcemente. "Ci sono le sbarre perché così il bambino non può uscire da solo e farsi male,"

"E' davvero necessario, amore?"

Lei posò la testa sulla sua spalla. "Non fa mai male essere preparati. Dovremmo pensarci," disse, voltandosi per guardarlo negli occhi, cercando qualcosa che potesse scacciare quella fastidiosa sensazione che si annidava in lei. "Quindi... indicazioni, eh?"

Uno sguardo vagamente burrascoso attraversò l'espressione di Killian per una frazione di secondo, prima di dissolversi in un sorrisetto, così velocemente che lei non lo avrebbe notato, se non fosse stata attenta.

"Stai ancora pensando alla donna di prima? Non avevo realizzato che fossi un tipo così geloso," replicò, cercando la sua mano e stringendola, ma Emma non si lasciò convincere. "Ma dai, tesoro, lei non significa niente per me. Posso portarti a casa e fartelo vedere, se vuoi," sussurrò, dandole un dolce bacio sulla fronte. "...Ti amo."

Emma sentì una morsa di dolore al petto . Ormai avevano detto la parola con la A per settimane, ma non era una cosa che usavano troppo- e le piaceva. Era riservata alle occasioni speciali, quando ne avevano bisogno, quando la sentivano veramente, e ancora le tremavano le ginocchia quando lui la diceva. Sorrise, chiudendo gli occhi mentre le labbra di lui le sfioravano la fronte.

"Ti amo anch'io," rispose, stringendogli la mano.

***

"Allora, come sta andando la progettazione della cameretta? Qualcosa che devi già farmi vedere?" chiese Mary Margaret. I suoi occhi erano eccitati mentre lanciava continuamente sguardi in direzione della camera che avevano in più.

"Beh, abbiamo la culla... ed è tutto," ripose Emma, facendo spallucce. "Killian assume sempre questo sguardo perso nel vuoto quando gli chiedo come vorrebbe che fosse," rise. "Non ha ancora capito perché un bambino debba avere bisogno di una camera."

"E' un uomo, tesoro," gli ricordò sua madre. "Sembra che tra voi due vada tutto bene, comunque..." prese una piccola cucchiaiata di gelato alla vaniglia e si rannicchiò nell'angolo del divano, passando a sua figlia una ciotola di gelato.

"Come mai?"

"Emma, il modo in cui ti ha baciata prima di andarsene era... diciamo che ha spiegato la situazione. Avete avuto entrambi problemi a fidarvi, in passato. Ora sembri felice.

"Ah, per quello? Quello... non so cosa fosse," Emma scosse la testa, girando il suo gelato al cioccolato nella ciotola distrattamente. "E' molto affettuoso, ultimamente."

"Si chiama essere innamorati,"

"No... è strano."

"Emma, so che hai dei problemi con il vero amore, ma-"

"Whoa, vero amore? Nessuno ha detto niente a proposito del vero amore. Sto ancora lavorando solo sull'amore, grazie,"

Mary Margaret roteò gli occhi , e alzò le spalle innocentemente. Lo aveva imparato col tempo, sapeva che non c'era modo di forzare la propria figlia testarda ad ammettere qualcosa che non era pronta ad ammettere.

"Allora, che cosa c'è di strano?"

Emma esitò per un momento, ancora un volta non sapendo se stesse parlando con sua madre o con la sua vecchia amica con cui spesso si era confidata in cose come questa. "E' diverso, ultimamente, Mary Margaret. Non dorme bene la notte, ed è affettuoso, quasi appiccicoso, dallo scorso weekend-" Emma si fermò , chiedendosi se valesse la pena esternare quelle sensazioni o se erano solo gli ormoni della gravidanza. Sua madre la fissava aspettando che continuasse, così prese un respiro profondo. "Stava parlando con questa donna nel parcheggio, fuori da Storybrooke... Sono arrivata per vedere cosa stesse succedendo, e entrambi mi sono sembrati molto agitati e lei se n'è andata... abbastanza velocemente. E' stupido." aggiunse subito, realizzando quanto suonava ridicolo il tutto.

"Emma, le tue sensazioni riguardo a qualcuno che ami non sono mai stupide. Che cosa ha detto lui?"

"Niente," rispose, prendendo una grossa cucchiaiata di gelato e mangiandola prima di rispondere. "Ha detto che gli aveva chiesto delle indicazioni,"

"E? Potrebbe essere o no ?"

"Potrebbe," ammise Emma. "Tranne per il fatto che lui mi stava mentendo,"

"Emma..."

"E' come se lui si sentisse in colpa per qualcosa,"

"Non potrebbe solo essere più affettuoso perché ti ama?"

Sua figlia alzò un sopracciglio. "Quando mai mi sono sbagliata sul fatto che mi mentisse?"

Mary margaret rimuginò sulla domanda. In effetti, doveva ammettere che sua figlia aveva ragione. Emma era infallibile, quando doveva capire se qualcuno le stesse mentendo, e dal giorno in cui aveva incontrato Uncino, il giorno in cui lui aveva insistito dicendo di essere un povero fabbro, Emma non si era lasciata ingannare nemmeno per un secondo - e ancora non lo conosceva. Ormoni o no, non poteva nascondere che in qualche modo erano sempre stati connessi l'uno all'altro.

"Non lo so, Emma. L'uomo che ti ama inizia a baciarti quando deve andarsene come se non dovesse vederti mai più, e tutto quello a cui riesci a pensare è che lui ti sta nascondendo qualcosa?"

"Non ho mai detto che mi nasconde qualcosa. Ho detto che mi sta mentendo,"

"Tu riesci a capire Killian e io riesco a capire te, Emma. Sono tua madre, è naturale," sorrise, rassicurante, mettendo una mano sul suo ginocchio e strofinandolo in modo materno. "Dovresti parlargli. Tutto quello che posso dirti è che vedo un uomo che ti adora, e se sta mentendo... forse c'è un ragione?"

"Cosa? No,dev'essere solo una stupida fantasia legata agli ormoni della gravidanza che ho lasciato che si insinuasse nella mia testa," scosse la testa, fermamente. "Comunque, cosa dovrei dirgli? Chi diavolo era quella stronzetta nel parcheggio e perché te la scopi? Sì, dovrebbe andare bene,"

Mary Margaret aggrottò la fronte e arricciò il naso, alla volgarità di sua figlia. "Potrebbero esserci modi migliori per dirlo," scherzò, poi si fermò per guardarla negli occhi e sorriderle. "Come ho detto, Emma... lui ti ama. Se ti fa preoccupare, dovresti parlarne con lui. E' così che funzionano le relazioni,"

"Sì, beh, non ho molte esperienza in buone relazioni,"

"Credo che dovresti iniziare," disse, ottimista, togliendo la mano dal ginocchio di Emma e alzandosi. "Ora prendiamo un altro po' di gelato e mettiamo una commedia romantica,"

Emma rise piano, iniziando a sentirsi rilassata ora che aveva confessato a qualcuno le sue sensazioni. forse tutti quei pensieri sarebbero scomparsi da soli, ora che li aveva detti a voce alta. Sorrise a Mary Margaret, e le porse la sua ciotola. "Menta e cioccolato, questa volta?"

***

Più tardi, quella notte, Emma sobbalzò sentendo due braccia inaspettate che le avvolsero la vita da dietro. "Gesù, Killian, mi hai spaventato,"

"E' bello sapere che posso ancora farlo," sorrise compiaciuto, dandole un bacio sul collo. "Sai, qualche volta mi manca essere terrificante,"

"Sì, sei davvero pauroso," lo schernì ridendo, prendendo il piatto che aveva lasciato immerso in acqua e sapone.

"Dovresti avermi visto all'apice della mia carriera da pirata,"

"Ti ho battuto in una battaglia con le spade, ed era qualcosa come la terza volta in vita mia che ne tenevo in mano una,"

"Ti ho lasciato vincere, tesoro. Per essere onesti, ero solamente felice di avere una scusa per stare sopra di te," ridacchiò.

Emma poteva sentire il suo sorriso contro il collo. Cercò di sciogliere l'abbraccio in cui era stretta per continuare a lavare i piatti, ma lui, invece, la strinse ancora più forte strofinandole la pancia, chiaramente intenzionato a distogliere la sua attenzione dalle stoviglie.

"Killian..." di nuovo, quello strano senso di vuoto si presentò trionfante alla bocca dl suo stomaco, evidentemente non era riuscita a cancellarlo. "Sto provando a finire di lavare i piatti, dammi un po' di spazio," gli diede una gomitata leggera, per farlo stare indietro.

"Cosa? Il padre di tuo figlio non ha il permesso di toccarti?" le baciò l'orecchio, ma poi lasciò andare la presa su di lei riluttante, e si diresse lentamente verso il frigo.

"Secondo questa logica, dovrei lasciarmi toccare anche da Neal. Mi assicurerò che sappia come funziona, ora che si sta trasferendo a Storybrooke,"

"Non ti toccherà, se ci tiene alle sue mani," ringhiò, con un goccio di ironia.

Emma roteò gli occhi, ma segretamente trovava la sua gelosia rassicurante, ora che non le stava più sempre addosso. "Davvero sei già affamato? Abbiamo appena mangiato,"

"Disse a donna che mi ha fatto girare tutta la città la scorsa notte per un certo gelato. Che non ti è nemmeno piaciuto, dovrei aggiungere,"

"Quello era diverso," il suo tono si addolcì, diventando quasi imbarazzato, mentre si mordeva il labbro per evitare di sorridere. "Il bambino ha fatto sì che lo volessi,"

"Beh, il bambino sta facendo in modo che io voglia questo," sollevò un biscotto al cioccolato e lo morse, ignorando lei che alzava gli occhi al cielo per il suo novo amore per il cibo spazzatura. "Spero che i creatori del 'gelato al burro di arachidi e vortici di cioccolato' siano felici, comunque. E' quasi impossibile trovarlo in questa maledetta città,"

"Non essere così drammatico,"

"Drammatico? Ho cercato per tutta Storybrooke a piedi per un ora a mezzanotte per quello!"

"Beh, quando tu sarai incinta, cercherò il gelato per te," disse, prendendolo in giro ma dopo qualche secondo il suo sorriso compiaciuto divenne triste. "Sei davvero grandioso in questo, Killian..."

"In cosa, amore?" si appoggiò al bancone guardandola, prendendo un altro morso dal biscotto.

"Tutto questo," disse, indicando la sua pancia con entrambe le mani. "Le mie voglie, i miei sbalzi d'umore... se non fossi bloccata qui, vorrei scappare anch'io per le colline,"

"E cosa ti fa pensare che io voglia scappare?" sembrava preoccupato

"Niente," sospirò lei. "Non è niente,"

"Piccola, ti ho detto che non ti avrei mai lasciata a meno che non lo volessi tu, e non era solo per portarti a letto .Anche se poi abbiamo fatto il miglior sesso di sempre... non ti lascerò."

Piccola. Il suo cuore sobbalzò e sentì le farfalle nello stomaco, quando lui la chiamò con quel nomignolo. Come faceva quel pirata ad avere sempre quell'effetto su di lei?"

"So che non lo farai, Killian,"

"E allora cosa c'è che non va?"

Lei sorrise e scosse la testa. "Niente," promise, prendendogli la mano e avvicinandolo a lei finchè non sfiorò la sua pancia. "Vieni qui, pirata," sussurrò dandogli un bacio veloce, sentendo finalmente lo stress della settimana che si dissolveva. "Andiamo a letto,"

"Dio, amo sentirtelo dire," la prese in giro, baciandola nuovamente.

"Intendevo a dormire,"

"Beh, ovvio. Cos'altro potremmo fare a letto?" disse, ironico, catturando le sua labbra per la terza volta, ridacchiando quando lei lo baciò con più passione, sapendo che stava per cedere. "Sto iniziando ad essere davvero stanco... andiamo a dormire, amore," sussurrò nell'orecchio di lei, maliziosamente.

***

Emma si svegliò quando Killian iniziò a muoversi nel letto, mormorando piano nel sonno. "Killian?" lui non rispose. Le palpebre gli si muovevano velocemente, mentre con il pugno stringeva le coperte. "Hey..." si avvicinò a lui, e gli accarezzò la spalla gentilmente. "Killian, stai sognando," sussurrò, scuotendogli il braccio leggermente.

"Jordan..." mormorò delle parole incomprensibili sottovoce, continuando a muoversi nervosamente.

"Cosa?"

"Dio, Jordan..."
 

Angolo dell'autrice:
Saalve! :) Scusate se ci ho messo un po' più di tempo del solito a pubblicare questo capitolo, ma il mio computer ha qualche problema, poi è estate e dovrei anche studiare per il patentino, so... Ah, e non so perchè ma non mi apre neanche più la pagina delle recensioni, quindi non riesco a rispondere! Grazie comunque a tutti quelli che ne lasciano una, mi fate felicissima *^*
Questo capitolo è un po' più angst del solito, -io amo quelli tutti fluff e tenerosi, aw- ma comunque mi è piaciuto, soprattutto perchè Emma finalmente riesce ad aprirsi un po' più del solito! E poi, Jordan...
Beh, scoprirete tutto al prossimo capitolo!
Alla prossima,
Em :*


 

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Capitolo 12
*** Svelare gli intrecci ***


26 Settimane- Parte 2.

"Paga o mettiamo sul conto?"

Uncino tirò fuori il portafoglio, per poi aprirlo e scoprire con disappunto che era vuoto.

"...Sul conto?"

"Abbiamo bisogno di un numero di una carta di credito per aprire un conto, signore,"

Imprecò sottovoce, e si alzò, frustrato. Non poteva neanche prendersi una dannata sbronza senza di lei. Sì preparò per lasciare il locale, quando una voce lo interruppe.

"Hey, offro io un rum e coca per lui,"

Lui guardò da dove proveniva la voce, una donna seduta due sgabelli più in là. All'inizio fu sospettoso della sua generosità, poi sogghignò. "Veramente, tesoro, se per te è lo stesso,lo preferisco liscio,"

"Un uomo che sa quello che vuole. Mi piace," sorrise, e si girò verso il barista. "Dagli due shot di-" la donna si interruppe, per lasciargli scegliere un drink.

"Rum," replicò lui, prendendosi un momento per guardarla per la prima volta. Era mora e magra, i suoi vestiti erano alla moda ma comodi e la fasciavano perfettamente, ma furono i suoi occhi, verdi-blu, a catturare la sua attenzione.

"Qual è il tuo nome?"

"Killian Jones,"

"Jordan," si avvicinò a lui e gli strinse la mano, notando come la sua mano sinistra rimase completamente immobile mentre lui scuoteva imbarazzato la destra. "Allora, Killian... cosa ti porta qui alla fossa della solitudine?"

"E' così che la chiami?" sbuffò lui. "Sono qua solo per una bevuta, tesoro,"

"Sei solo, continui a bere shots - riconosco i segni," commentò lei, sorseggiando dal suo bicchiere. "Mi sai di uno a cui hanno appena spezzato il cuore. Anche se non so chi è che scaricherebbe te," continuò, scherzando, mentre lo squadrava da capo a piedi.

"E come sai 'di cosa so'?" annuì per ringraziare il barista quando gli passò un bicchiere di rum, e non esitò a bere ogni goccia del liquore appena lo posò davanti a lui.

"Lo so perchè anch'io sono venuta qua. E sono dovuta andare a casa, dato che avevo dimenticato il portafoglio," lo prese in giro, le labbra sorridenti.

"Beh, dato che io non ho più un casa, quella non è un'opzione, per me. Quindi grazie,"

"Allora avevo ragione sulla brutta rottura. Non vuoi neanche tornare per il portafoglio... ouch. Dev'essere stata davvero brutta,"

"Veramente non è stata lei ad andarsene,"

"Quindi sei colpevole," affermò lei,mentre il suo cuore perdeva un battito.

"Ascolta, tesoro, grazie dei drink e della terapia gratis, ma non sono dell'umore giusto per parlarne," Cristo, lei le ricordava Emma - presumeva di sapere cose su di lui, e erano sempre fastidiosamente giuste. In più, stava chiaramente flirtando con lui, e a dispetto del suo corrente stato di frustrazione depressa, voleva anche lui flirtare con lei.

"Mi sembra giusto, cambiamo argomento," disse, finendo il suo drink e agitando una mano in direzione del barista per ordinarne un altro. Inclinò leggermente la testa, come per studiarlo. "...come hai perso la tua mano?"

"Scusa?" l'irritazione era ovvia nel suo tono. Non poteva credere alla sfacciataggine di quella donna, ma allo stesso tempo ne era intrigato. Non poteva nascondere che la sua schiettezza e la sua bellezza, in qualche modo, lo attraevano.

"Il modo in cui mi hai stretto la mano, e poi hai un solo guanto, sulla sinistra," chiarì. "Mio padre perse la sua in Corea,"

L'espressione di Uncino perse il suo sdegno, e invece diventò curiosa. "E' una lunga storia. Solitamente non amo raccontarla," rispose, gentilmente.

Lei gli passò un altro shot di rum. "Bevici su,"

Lui fissò il rum, e poi di nuovo la donna. "Stai cercando i farmi ubriacare per poter aver un'occasione con me?" ridacchiò, prendendo il bicchierino.

"Non era nei tuoi piani ubriacarti da solo?"

"Non hai risposto alla mia domanda," sorrise lui, alzando un sopracciglio.

Lei scosse le spalle innocentemente, un piccolo, malizioso sorriso che compariva sul suo volto. "Vuoi bere della tequila con me?"

***

Le chiavi di Jordan caddero dalle sue mani sul tappeto mentre i due entravano nell'appartamento, inciampano uno nei piedi dell'altro.

"Mi sembrava che avessi detto che casa tua era vicina?"

"Cinque minuti in macchina sono troppi per te?"

Lui si lasciò scappare una risata roca mentre la baciava, lasciando che le sue labbra si spostassero dalla sua bocca all'orecchio.

"Sei pronta per me, tesoro? Perché non sono dell'umore per dei preliminari," mormorò Killian, mordendole il lobo mentre sbatteva la porta dietro di lui.

Jordan spinse il suo corpo contro quello dell'uomo, strofinando la coscia sensualmente contro i suoi pantaloni . Gli scoccò un'occhiata maliziosa, prendendo la sua mano e portandola al bottone dei suoi shorts. "Perchè non guardi tu stesso, cowboy?" Slacciò il bottone, poi tirò giù la cerniera.

"Ho sempre pensato di essere più un pirata, in realtà," scherzò, continuando a baciarla e facendo scivolare le dita nei suoi pantaloni, sotto la biancheria, lasciandosi sfuggire un gemito.

"Questo risponde alla tua domanda? ... La camera da letto è proprio qui," sussurrò lei tra un bacio e l'altro.

Killian tolse la mano dai suoi pantaloni e la spinse contro il muro, sogghignando. "A chi serve un letto quando posso prenderti proprio qua, cara?" replicò lui, catturando nuovamente le sue labbra. Passò la mano sulla schiena di Jordan, sotto il vestito corto. Poi scese più in basso, afferrando la sua coscia nuda. "...E' questo quello che vuoi?" le sussurrò all'orecchio.

"Sì, KIllian," gemettè, strofinandosi contro i suoi pantaloni insistentemente.

Lui ringhiò profondamente, muovendo i fianchi al suo tocco. Emma, Emma, Emma. Il nome continuava a balzargli in mente, come se il suo corpo associasse il piacere a lei. Aveva avuto una reazione simile quando era stato con qualcuna per la prime volta dopo la morte di Milah - ma Milah era diversa. Lui l'aveva amata. Aveva passato anni con lei. Quello che lui aveva con Emma non era diverso da quello che provava per qualsiasi altra donna con cui era stato prima di incontrarla - tranne per il fatto che non era mai andato a letto con una sola donna per 3 mesi di fila, escludendo Milah.

Sentendo la cerniera dei suoi pantaloni abbassarsi, il piacere lo pervase distogliendolo dai suoi pensieri, e ne fu estremamente grato.

"Di nuovo, qual è il tuo nome, tesoro?" chiese, cercando di concentrarsi su di lei e non sulla bionda che era sempre nei suoi pensieri da quando aveva lasciato Storybrooke.

"Jordan..."

"Jordan," ripeté, baciandola di nuovo.


 

Killian si svegliò di colpo, ansimando. La mano di Emma stava scuotendo la sua spalla. "Emma-"

"Stai bene? Stavi tremando,"

Il cuore di Killian rallentò, mano a mano che lui si rendeva conto che era tornato alla realtà. "Era solo un sogno, amore,"

"Dev'essere stato un diavolo di incubo..."

"Solo ricordi," replicò lui, guardando la sua mano appoggiata sul materasso, vicino a lui. Lentamente la afferrò, stringendola piano, poi se la portò alla labbra, baciandola.

"Tu stai bene?"

Le diede un altro bacio sul palmo della mano, poi, senza fretta, si avvicinò a lei e la baciò sulle labbra, con decisione. La fece sdraiare sulla schiena, e poi si mise sopra di lei prima che Emma potesse realizzare cosa stava succedendo. I suoi movimenti erano sempre meno esitanti mente le lasciava una scia di baci lungo la mascella, per poi passare al collo, sospirando il suo nome ancora e ancora contro la sua pelle, come se non l'avesse vista per anni.

"Killian, cosa stai facendo?"

Le baciò la clavicola, per poi passare al seno, dato che lei era ancora nuda dalla notte prima. "Ti amo così tanto,"

"Killian, basta," lo spinse via da lei, coprendosi con il lenzuolo. "Dobbiamo parlare,"

Si lasciò scappare un lungo sospiro seguito da un lamento, quando ruppe il contatto con lei. "Emma-"

"Chi è Jordan?"

Il nome sembrò attirare la sua attenzione, e immediatamente lui si ritrasse leggermente, come se fosse stato colpito. "Nessuno,"

"Basta, okay? Basta con queste stronzate, Killian. Sei stato strano tutta la settimana. Cosa c'è che non va?"

"Non c'è niente che non-"

"Stavi mormorando 'Jordan' nel sonno e poi praticamente mi sei saltato addosso... Cosa c'è? Tu... tu mi stai mentendo?" Emma non voleva che la domanda la facesse sembrare vulnerabile, ma nel secondo in cui la disse sentì formarsi un nodo in gola.

Uncino sembrò preso alla sprovvista. "No, tesoro. Mai,"

"E allora chi è?"

"Nessuno. Era un sogno. Non vale la pena parlarne,"

"Io penso che valga la pena parlarne. ti disturba da tutta la settimana. Solo... parlami, Killian.

"Jordan non significa niente per me, Emma. E' stata un errore. Prima che sapessi-prima pensavo che..." scosse la testa e mosse le spalle nervosamente, iniziando a sembrare un animale spaventato messo all'angolo. "Emma, quando ho lasciato Storybrooke dopo che mi hai detto che tu eri-il bambino-"

"Sei andato a letto con lei," completò lei la frase, dato che lui sembrava avere qualche problema a finirla. "E' quella che abbiamo visto lo scorso weekend,"

"Sì."

"Okay," annuì lei, prendendo un respiro profondo. "Non stavamo insieme. Ero incinta di tuo figlio, ma non avevamo una relazione." recitò quelle frasi a se stessa come un mantra, come per convincersene.

"Emma," sussurrò,capendo che lei era arrabbiata.

"No, s-sto bene," disse, insistendo. "Noi andavamo a letto insieme, Killian. Sarei stata la prima a dire che non era una cosa seria. Potevi andare con chiunque altro volessi. Non è come se fosse stato lo stesso giorno in cui mi hai lasciata," scherzò, per poi immobilizzarsi vedendo che lui la guardava colpevole. "Ok. Sei andato a letto con qualcuno lo stesso giorno che mi hai lasciata perché mi hai messa incinta. Posso capire," continuò nello stesso tono che aveva usato da quando lui glielo aveva detto. Si interruppe, lo sguardo vacuo, mordendosi il labbro mentre fissava le coperte.

"Emma,non ha significato niente, tesoro. Era solo sesso,"

Lei alzò un sopracciglio, non credendogli. "E allora perché mi hai mentito?"

"Non volevo ferirti,"

"Perché dovrei essere ferita da qualcuno con cui tu fai fatto sesso una volta se non non stavamo neanche insieme?"

"Non ho detto una volta-"

"Risparmiami i dettagli," lo interruppe, alzando il palmo verso di lui.

"Era solo la mattina dopo-"

"Sei rimasto con lei?" Ora, Emma era offesa.

"Rimanere a coccolarsi e crollare di stanchezza dopo aver fatto sesso sono due cose completamente diverse, tesoro. Quando ti svegli, nudo, a letto con una sconosciuta, o scappi o cogli l'occasione. Ci è capitato di scegliere la seconda opzione,"

Emma non era nuova alle relazioni di una notte, sapeva come andavano. Sapeva che lui le stava dicendo la verità, ma le faceva male pensare che lui era stato con qualcun'altra e non glielo aveva detto. "Questo ancora non giustifica perché tu sembrassi così colpevole.."

"Emma, te l'ho detto, non è niente,"

"No, lo è! Per una volta, questa settimana, vorresti per piacere dirmi cosa ti passa per la testa? Perché ti importa così tanto se non significava niente?"

"Perché io non avevo intenzione di tornare indietro, Emma! Ho superato il confine della città credendo che non lo avrei attraversato di nuovo," sbottò lui, pentendosi immediatamente di avere detto la verità, quando vide lo sguardo di Emma. "Vederla di nuovo... mi ha ricordato il vigliacco che ero. Tutto quello a cui ero disposto a rinunciare," sussurrò l'ultima frase, guardando tristemente la pancia di Emma. "Ogni volta che ho pensato a lei, ho pensato a perdere te."

"Davvero non volevi tornare? Mai, all'inizio?" Non sapeva perché le importasse così tanto. Il pensiero le era passato per la testa molte volte durante quelle tre settimane, ma sentirlo dire da lui la feriva più profondamente di quanto si fosse aspettata.

"Avevo paura, Emma."

"Quando sei tornato hai detto che avevi avuto bisogno di tempo per pensare. Quando le persone dicono così, generalmente non intendono il resto delle loro vite,"

"Ho detto tante cose, Emma, qualche volta io-"

"Cosa vorrebbe dire?" chiese, tagliente, alzando la voce. "Hai detto tanto cose per evitare di affrontarmi? Cose come che mi ami?"

Killian si lasciò scappare un lamento frustrato, passandosi le mani nervosamente tra i capelli mentre si alzava, dandole la schiena. Accese la lampada sul comodino, e iniziò a cercare i suoi vestiti sul pavimento. "Dannazione, Emma, sai che non è quello che volevo dire," ringhiò, tirandosi su i jeans.

"Forse non lo so," lo sfidò.

"Davvero? Ma dai, Emma," assunse un tono beffardo, girandosi a guardarla. L'animale messo all'angolo era ormai scomparso, e Capitan Uncino si stava rivelando. "Posso dirti che ho fatto del sesso fantastico con una bella donna, sono rimasto con lei tutta la notte e poi l'ho fatto di nuovo la mattina, ma tu sei arrabbiata perché avevo paura di crescere un bambino? E tra l'altro lo sapevi già? Io sono qua, sto sfidando quella paura. Perché sei veramente arrabbiata, Emma?"

"Fottiti, Uncino! Sono arrabbiata perché non ne abbiamo mai parlato. Tu avevi detto che ti serviva del tempo per assimilare l'idea, non che quando ti ho detto di essere incinta hai deciso che non volevi vedermi mai più. Non hai pensato che fosse importante per me sapere quando avremmo deciso cosa fare?"

"Sono tornato, no? Perché ti importa il resto?"

"Avresti potuto parlarne con me,"

"Beh, non mi sembra che tu abbia iniziato la conversazione, tesoro. Sai, Emma, per qualcuno con così tanti problemi di fiducia, non mi capisci così tanto,"

"Tu non ti fidi di me?"

"No, Emma. Io non mi fidavo di me stesso. Non credevo di potercela fare,"

"Ed è colpa mia? Quante volte ti ho detto che sono qui per te? Che non sei più Uncino?"

"E invece mi hai appena chiamato così,"

"Quante volte ti ho detto che sarai un buon padre? Non sono stata abbastanza comprensiva? Cazzate, Killian!" urlò, esasperata.

"Io non sono fatto per questo, non sono mai stato questa...questa persona di cui tu hai bisogno,"

"Sì, invece! Ti ho visto, Killian. Ma tu continui a tornare indietro, come se non avessi neanche notato che puoi cambiare,"

"Forse significa che non dovrei cambiare?"

Si mise la giacca , senza più parole, facendo passare a fatica il secondo braccio nella manica. Emma, d'istinto, si alzò per aiutarlo, ma lui la respinse, strappando la felpa e gettandola sul pavimento. "Ho bisogno di aria," borbottò, andando verso la porta della camera.

"Sono le due di notte,"

"Allora?"

"Dovrei aspettarmi che ritorni o 'hai bisogno di tempo per pensare?'" Emma sapeva che non avrebbe dovuto dire quelle parole nel secondo in cui le uscirono di bocca, ma non riuscì a pensare a niente per migliorare la situazione prima che lui lasciasse la stanza, arrabbiato. "Bel lavoro, Emma," mormorò a se stessa. Ormai ben sveglia, sapeva che non sarebbe più riuscita a dormire, a quel punto, così si mise una canotta e dei pantaloncini del pigiama. Qualche secondo dopo, sentì bussare gentilmente alla porta.

"Killian?"

"Mamma?"

Emma sospirò, realizzando quando dovessero essere stati rumorosi. "Henry, entra,"

"Dov'è andato Killian?"

"A fare una passeggiata,"

"Adesso?"

"Aveva bisogno di un po' d'aria. Vieni qua," diede una patta al materasso di fianco a lei, per invitarlo a sdraiarsi. "Scusa se ti abbiamo svegliato, ragazzino,"

"Tu e Killian vi state lasciando?"

"Io..."

"Non fatelo. Già vedo poco mio papà, se Killian se ne va... e il bambino?"

"Henry, Killian e io abbiamo solo litigato. Lo prometto."

"Per cosa?"

"Per... cose da adulti,"

"Intendi come il sesso?"

"Henry!" lo rimproverò, non sapendo come altro rispondere.

"Ho ragione?"

"Era per un sacco di cose,"

"Quando torna?"

"Non lo so, Henry. Probabilmente ha solo bisogno di un po' di tempo per calmarsi," doveva essersi incantata a fissare il pavimento per troppo tempo, perché suo figlio si avvicinò a lei, abbracciandola.

"Andrà tutto bene, mamma."

Emma gli sorrise. "...Prendiamo tutte queste coperte e andiamo a vedere un film, finché non ritorna?"

Un ampio sorriso assonnato comparve sul viso di suo figlio. "Possiamo mangiare del gelato?"

"Puoi scommetterci, ragazzino,"

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