The eyes of the wolf

di Atlas1697
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio ***
Capitolo 2: *** Il sogno ***
Capitolo 3: *** Gli occhi del lupo ***



Capitolo 1
*** Il risveglio ***


Era una calda mattina d'estate, un raggio del sole mi scosse dal mio irrequieto sonno e mi svegliai. Nell'aria c'era un fragrante odore di lavanda, probabilemente per la vicinanza della casa al bosco. Mi trascinai svogliatamente fuori dal letto. La stanza era desolata e trasandata, i letti erano in disordine e il pavimento era ricoperto di polvere. Dalla piccola finestra riuscii ad intravedere una figura che mi osservava, aveva un camice bianco, sembrava un medico. Poi una fitta al braccio mi fece distogliere lo sguardo da quella persona. Dolore. Chiusi gli occhi e mi accasciai a terra ma quando li riaprii non ero più a casa mia. Mi trovavo in una sala, sembrava una stanza operatoria oppure una stanza delle torture. La luce della lampada sopra la mia testa mi accecava. Scorsi delle figure intorno al lettino sulla quale ero sdraiato. Tentai di liberarmi ma ero legato. Guardai il braccio alla quale avevo sentito dolore e con mio gran disgusto, ci trovai conficcata una siringa. - Valori vitali normali -. Disse un uomo che mi stava intorno. - Dove sono? Dove mi trovo - mormorai spaventato. - Procedete con la somministrazione del farmaco - disse colui che, probabilmente, era il capo di quelle losche figure. Guarai il liquido verde scorrere lentamente dalla siringa dentro il mio braccio e il dolore fu insopportabile. Poi la vista mi si annebbiò e di quel momento ricordo solo il dolore. Mi svegliai in una stanza d'ospedale, le pareti erano bianche, la camera era priva di mobilio e c'erano solo il mio letto, una flebo attaccata al mio braccio ed una piccola finestra. Mi mossi verso l'unica fonte di luce nella stanza e vedi molte abitazioni, più di quante non ne avessi mai viste in vita mia. In quel momeno entrò l'uomo che dette l'ordine. Appena ebbe varcato la soglia della porta gli saltai addosso e lui, prevedendo la mia mossa, estrasse un'altra siringa e me la piantò nel braccio, era un sedativo. Mi svegliai di nuovo in casa mia. Sta volta andai in cucina e vidi che il tavolo di legno era insanguinato e, sopra di esso, si trovava stesa mia madre. Che le era successo? Aveva una ferita alla testa, le avevano sparato. Svenni e mi ritrovai legato in quel maledetto letto d'ospedale. - Dovresti cercare di stare calmo 47, l'agitazione non fa bene al tuo organismo - disse il dottore vedendomi aprire gli occhi. - 47? - mormorai. - Il mio nome è Galahad - dissi. - Chi eri prima dell'esperimento è passato, ora tu sei 47 - mormorò il dottore. 47 cosa signifacava quel numero? Di quale esperimento parlava? Volevo fuggire ma ero nuovamente legato al letto, non dovevo arrendermi, non potevo!

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Capitolo 2
*** Il sogno ***


Quando mi permisero di muoveri mi sentivo strano, come se qualcosa in me fosse cambiato. Girovagai molto per quell'ospedale desolato, le stanze erano vuote, tutte. Mi sentivo un progioniero. Dovevo vagare con la flebo perchè ancora non riuscivo a staccarmene, ne ero diventato dipendente. Il solito dottore entrava e usciva dalla mia stanza accertandosi delle mie condizioni. - Come ti senti 47? - disse il dottore. - Mi sentirei meglio se sapesso il motivo per la quale mi trovo qui - dissi in tono scocciato. - Questo non posso rivelartelo - rispose ridendo il medico. - Almeno dimmi il tuo nome - chiesi incuriosito. - Io? Mi chiamo Albert - disse mentre stava uscendo dalla stanza. Le notti passarono senza che io sognassi. Le giornate passarono in modo monotono, l'unica cosa che mi teneva lucido erano le chiacchierate con Albert su ciò che accadeva fuori. Tranne una notte. Sognai di uscire all'esterno, non sotto forma umana ma come mostro. Sognai di guardare la luce della luna e che, tramite quel bagliore, una nuova forza si stava impadronendo di me. Scardinai la porta e vidi Albert pararmisi davanti. - 47! Fermo! - gridò. Lo spazzai via facilmente, rompendogli un braccio. Mi sembrava di vivere tutto questo come se fossi uno spettatore, come se un parassita si fosse impadronito del mio corpo e che la mia volontà fosse messa da parte. Uscito fuori dall'ospedale uccisi le guardie che stavano sorvegliando la porta. Una di loro mi sparò in pieno petto e, subendo quel colpo, mi sembrò di urlare, ma non era un urlo di voce umana. Esso era molto piú simile ad un ululato. Quel proiettile non mi fermò e scappai, corsi il più velocemente possibile. Sentii Albert urlare e imprecare. - Prendetelo, prendete quel maledetto! - mi sembrò di udire queste parole in lontananza. Mi arrampicai su un tetto tramite quelli che mi sembravano essere artigli e continuai la mia fuga al chiaror di luna sui tetti. All'improvviso vidi il bosco e sentii i polmoni riempirsi dun profumo di lavanda. Mi sembrava di essere vicino a casa. Stanco e ferito mi sembrò di accasciarmi nel folto del bosco e mi addormentai anche nel sogno. Mi svegliai in un posto diverso dal solito, mi svegliai nel bosco. La testa sembrava scoppiarmi e vidi che avevo tutti i vestiti logori e strappati. Tentai di alzarmi ma una tremenda fitta al petto mi obbligò a rimandere straiato. Un rigolo di sangue cominciò a scorrere sul mio petto. Strappai un pezzo dell'ormai logora maglia e tantai di medicarmi come meglio potevo. Dolorante e confuso mi presi la mattina per riposare e decisi di incamminarmi verso casa nel primo pomeriggio.

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Capitolo 3
*** Gli occhi del lupo ***


La strada per tornare a casa fu più tortuosa del previsto e finii per perdermi. Mentre stavo vagando senza una meta precisa nella foresta sentii come il suono di un grosso motore provenire dal limpido cielo azzuro. Alzai lo sguardo e vidi una sorta di navicella, doveva fungere da aereo. Con una luce molto intensa puntava vari punti della foresta e ipotizzai che dietro a tutti questo ci fosse Albert, lo spietato dottore che mi stava usando come cavia per non so quale medicinale. Quel bagliore era accecante e finì per colpirmi. All'improvviso scesero con delle corde delle persone che mi catturarono e mi portarono sulla navicella. Lì trovai ad aspettarmi Albert. - 47 ci vediamo ancora una volta - disse con tono maligno. Non risposi. - Legatelo - ordino agli uomini. - Fate si che non chiuda gli occhi - continuò Albert. Mi mise davanti ad uno schermo e mi fece vedere un video dove la mia famiglia veniva trucidata, come nel mio sogno. In quel momento l'odio che provai fu indescrivibile. Ci mettemmo tutto il giorno a tornare in quella struttura simile ad un ospedale. La luna stava sorgendo e sentii nuovamente quella forza crescere dentro me. L'odio che stavo provando in qualche modo mi tenne lucido e capii di che mi stavo trasformando in un mostro, in un lupo mannaro. Perchè mi stanno facendo questo? Pensai fra me e me. La trasformazione era molto dolorosa. Conclusa mi trovai a guardarmi ad uno specchio. Il muso era allungato e con all'estremità della bocca due canini sporgenti. Gli occhi erano rossi, ignettati di sangue. Il pelo era di un marrone cioccolato, molto scuro. La vista scorse fino a quegli enormi artigli che mi ritrovai al posto delle unghie. Erano lunghi e affilati come lame di rasoi. Con quella forza immensa mi liberai facilmente e uscii alla ricerca di Albert. Lo trovai in una stanza, mi stava aspettando. - 47 sei lucido? - mi chiese il dottore. - Per tua sfortuna si - dissi nel tono più umano possibile, ma emisi un ringhio. Lui non ebbe il tempo di girarsi verso di me che io gli saltai addosso, gli lacerai il petto con gli atrigli e gli strappai il cuore. Poi tentau nuovamente la fuga. Le guardie erano pronte, anche loro mi stavano aspettando. Impugnavano delle armi diverse da quelle dell'ultima volta. Non mi sentivo completamente "superiore" a loro. Corsi il più velocemente possibile verso il cancello. Le guardie cominciarono a spararmi nuovamente ma i proiettili non mi sembravano normali, sembravano d'argento. Mi ferirono nuovamente al petto e il mio sangue misto a quello del dottore trasformò il mio pelo in una tela variopinta di colori rossi. Fuggii il più lontano possibili ma la ferita non si rimarginava. Arrivato il mattino mi ritrivai in un campo con lo stesso odore di fiori di lavanda. Mi accasciai al suolo dal dolore mentre mi stavo ritrasformando in umano. Il mio petto era tutto sporco di rosso e la ferita continuava a sanguinare. Mi lascai abbandonare al dolore e chiusi gli occhi, sta volta per sempre. Mi risvegliai a casa mia, con l'odore di fiori di lavanda e di brioches appena sfornate. Andai in cucina e vidi la mia famiglia al completo. Era stato tutto un sogno, era stato tutto un terribile incubo.

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