The Betrothed di Vichy90 (/viewuser.php?uid=76792)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tin Wedding ***
Capitolo 2: *** Married Life ***
Capitolo 3: *** Wedding Night ***
Capitolo 4: *** Never Interfere between Husband and Wife ***
Capitolo 5: *** Marital Disputes ***
Capitolo 6: *** Dealing with a Crisis in Marriage ***
Capitolo 7: *** The Truth about Marriage ***
Capitolo 8: *** Reconciliation Between Spouses ***
Capitolo 9: *** Wedding War ***
Capitolo 10: *** The Betrothed ***
Capitolo 11: *** Extra 1 - Arranged Marriage ***
Capitolo 1 *** Tin Wedding ***
Ch. One
-Tin
Wedding-
<<
Isabella! Isabella!! Muoviti, il Duca attende!! >>
<<
Arrivo madre, pazientate ancora un minuto vi prego! >>
mormorò affannata Isabella mentre la sua dama personale le
tirava con forza i lacci del corpetto.
Era agitata e
sperava solo che quel momento non arrivasse mai. O in alternativa
arrivasse e passasse in fretta.
Edward era il suo
sposo da ormai 10 anni, eppure non rammentava di lui nemmeno il viso.
Aveva visto alcuni ritratti inviatogli appositamente dalla duchessa di
Somerset, la madre di Edward, ma lei sapeva che quei ritratti erano
sempre lontani dalla realtà e abbelliti.
Temeva di scoprire
come fosse. Temeva di sentire la sua voce… vedere il suo
viso. E se non gli fosse piaciuto? Se fosse stato storpio, strabico o
con le gambe distorte?
E se fosse stato
maligno? Era
pur sempre un
Duca che era stato obbligatoriamente imparentato con la figlia di un
mercante che aveva acquisito un titolo nobiliare comprandolo e non per
diritto. E
se
l’avesse picchiata? Se l’avesse svergognata
ignorandola e concedendosi al piacere delle amanti?
Troppi dubbi e
troppe paure che non si dileguarono nemmeno quando la serva
terminò di prepararla e la madre tornò nelle sue
stanze per accompagnarla da colui che ormai da anni era suo marito a
tutti gli
effetti.
<<
Cammina piano Isabella, come si conviene ad una nobile.
>> la redarguì la donna trattenendola per il
braccio
con forza, notando la figlia scalpitare in preda all’ansia.
<<
Com’è madre, voi lo avete visto? >>
<<
Non ancora, c’è tuo padre ad intrattenerlo e
parlare d’affari. >>
Si fermarono di
fronte alle porte dello studio e Isabella istintivamente
controllò che
l’abito non avesse pieghe antiestetiche e i capelli fossero
ancora in ordine.
<<
Come mi devo comportare? >> domando in tensione prima che
fosse annunciato il suo arrivo.
<<
Tieni gli occhi bassi e non incrociali con i suoi finchè non
sarà lui a chiedertelo espressamente. Non parlare se non
è lui ad esigerlo e non fare nulla di sciocco o sprovveduto.
Devi dimostrarti una moglie pia, devota e modesta, siamo intesi?
>>
<<
Si madre .>>
La vide prendere
un bel respiro ed aprire con eleganza le porta intagliate di legno.
Gli occhi di
Isabella vennero
calamitati immediatamente verso le sue stesse scarpine ed
avanzò titubante di qualche passo finche non vide di essere
al limitare del tappeto.
Intorno a lei solo
degli aloni in movimento. Uno era suo padre, una era sua madre e uno
era il suo sposo.
La
curiosità di vederlo in viso le fece venir voglia di alzare
per un attimo gli occhi, ma il timore –di lui, di sua madre,
di ciò che avrebbe visto- la obbligarono a restare immobile.
<<
Quindi è lei. >> sentì pronunciare
da una voce profonda. Dei passi riecheggiare nella stanza e
quell’alone che era il suo sposo si avvicinò a lei
per poi camminarle attorno per osservarla meglio.
<<
Ha i fianchi stretti. Siete sicuro che sia fertile? >>
In quel momento
Isabella si sentì mancare dalla vergogna e le guancie si
imporporarono per quella frase così indelicata. Certe
questioni non era uso analizzarle davanti alle donne.. e ora aveva
capito il perché.
<<
Sua madre tra maschi e femmine ha partorito 8 figli e guardatela! Non
ha néi fianchi larghi nè un seno prospero
>> ripose bonario suo padre. Chissà se anche
sua madre si sentiva umiliata come lei per quei commenti sconvenienti..
chissà se anche i suoi fratelli si erano comportati
così quando avevano preso moglie.
Edward non ripose
ma riprese a girarle attorno come un leone intento a studiare la preda
finchè Isabella non vide i suoi stivali di cuoio lucido
fermarsi proprio di fronte alle sue scarpette di seta.
<<
Alzate il viso. >>
E così
fece senza però incontrare il suo sguardo. Edward infatti
era alto. Molto alto. Tanto alto che Isabella davanti a sé
vide solo il suo petto ampio e muscoloso. E le braccia forti e robuste.
Non lo immaginava
così vigoroso e aitante. Temeva sarebbe stato basso e grasso
ma ciò che aveva davanti agli occhi era ben altra cosa. La
curiosità di osservargli il viso fù forte ma lei
la trattenne con caparbietà.
<<
Siete diventata molto bella. >> mormorò
soffiandole l’aria sulla pelle e riempiendola di brividi, per
poi voltarsi veloce << Mi concedete di rimanere solo con
lei per qualche momento? >>
La stanza
ritornò nel silenzio.
<<
Ecco.. >> balbettò suo padre preso in
contropiede << Non credo sia molto consono.
>>
<<
Siamo sposati. >> ribattè Edward
con ovvietà.
<<
Ma l’avete incontrata solo da pochi minuti, e siete in casa
mia e… >>
<<
Ed è mia moglie. >> lo interrupe lui caparbio.
<< Ho dei diritti su di lei sanciti su carta e davanti a
Dio quindi è mio diritto poter stare solo con Isabella in
una
stanza, ed è vostro dovere concedermelo. >>
Il cuore della
ragazza prese a battere furioso nel petto mentre suo padre e sua madre
abbandonavano lo studio mormorando parole incomprensibili e lasciandola
sola con quell’uomo sconosciuto.
Quando la porta
pesante si chiuse in un tonfo sordo la sua voce bassa e vibrante
echeggiò.
<<
Guardami >>
E così
fece. E ciò che vide la sorprese perché era
proprio vero che i ritratti non erano veritieri. Il suo sposo era ben
più bello di come l’avevano rappresentato i
pittori.
Gli occhi erano
piccoli e scuri ma talmente fermi che sembravano poter vedere e
carpire tutto, persino il suo animo, e la mascella volitiva
sormontata da un naso dritto come un giunco mostravano senza dubbio le
sue origini dalle più nobili famiglie inglesi.
Era
bellissimo… ma la sua espressione dura sembrava cozzare con
il suo aspetto esteriore.
<<
Sai anche parlare? >> chiese mordace.
Isabella si
umettò le labbra e prese coraggio.
<<
Sì, mio Signore >>
<<
Non chiamarmi Signore quando siamo soli, siamo sposati
.>> la bacchettò. << Non so
quali castronerie ti abbia raccontato mia madre per favorire la nostra
unione ma la maggior parte erano sciocchezze. Non mi piace leggere e
non mi piace la musica. Non conosco le poesie di nessuno se non le
filastrocche volgari che raccontano i soldati. Non sono un uomo
affabile. Sono burbero, scostaste e chiuso. Ma sono anche generoso e
fidato con chi merita la mia fiducia, e se sarai devota, fedele e
soprattutto non ti impiccerai nei miei affari andremo
d’accordo. So bene che non sei così taciturna e
morigerata nella vita quotidiana quindi possiamo smetterla con questa
ridicola farsa. >>
Isabella rimase di
ghiaccio e la sorpresa le tolse la voce.
<<
Parla, maledizione, da quando sono qui non ho sentito se non una
sillaba proferire dalla tua bocca! >>
<<
I-io… ho capito. >> non sapeva proprio
cos’altro dire.
<<
Cosa hai capito? >>
<<
Che non devo impicciarmi nei vostri affari. >> le veniva
da piangere e il Duca se ne rese conto senza però tuttavia
modificare il suo tono di voce scontroso.
<<
Ti ho detto anche un’altra cosa prima. Rammentalo.
>>
Cosa le aveva
detto? Che era scorbutico? Che non gli piacevano le poesie? Ah
sì.. che erano sposati!
<<
Che non devo impicciarmi nei tuoi affari. >>
ripeté veloce dandogli questa volta del tu.
<<
Bene. Stanotte la trascorreremo in questa casa in modo che io possa
rifocillarmi dal viaggio e domani alla buon ora partiremo per il mio
palazzo che d’ora in poi sarà casa tua. Hai
domande? >>
Isabella
tentò di riflettere, ancora troppo sconvolta per ragionare
in modo
lucido.
<<
Posso portare con me la mia dama di compagnia? >>
domandò timidamente.
<<
Là avrai tutte le dame che desideri. >> la
liquidò lui. Isabella però era una ragazza dallo
spirito forte
e lui se ne accorse quando lei invece di accettare passivamente il suo
ordine, rispose nuovamente.
<<
Ma è la mia dama personale e mi serve da cinque anni. Sono
cresciuta assieme a lei e senza la sua presenza non sarà la
stessa cosa. Non desidero tante dame, a me basta solo lei.
>>
Lui la
osservò curioso cercando di capire se quel suo ardire fosse
un comportamento battagliero o solo capriccioso.
<<
Non chiederò nient’altro, concedimelo
come dono di nozze! >>
Sapeva battere sul
tasto giusto e ad Edward questo piacque.. significava che non era
stupida e anche se lui era un sostenitore del pensiero che le donne
fossero meglio stupide perché quelle intelligenti
erano solo fonte di grattacapi, una donna sveglia era un dolce stimolo
per i suoi sensi.
Almeno avrebbero
avuto qualcosa di cui parlare.
<<
Essia. >> borbottò annoiato mentre andava
verso la porta per richiamare la famiglia di lei.
<< E
stanotte dormirai con me. Non ha più senso non condividere
il giaciglio ora che siamo entrambi adulti. >>
<<
Non dire nulla. Non fare nulla. Lascia che sia lui ad agire e non
provare a piangere o lamentarti. Ti farà male, ma
è un
dolore che non ha mai ucciso nessuno quindi sì stoica e non
comportarti da ragazzina. Ricordati che quello è tuo marito
e ha il potere di renderti la vita un inferno >>
Sua madre le stava
acconciando i capelli per la notte e nell’intanto le dava
quelli che a suo dire erano preziosi consigli ma che in
realtà rappresentavano solo ulteriore fonte di tormento per
la giovane Isabella.
Edward aveva
espresso i desiderio –o meglio lo aveva ordinato- di
condividere lo stesso giaciglio con lei per la prima volta da quando
erano sposati. Era ovvio a tutti che il suo intento era quello di
consumare il matrimonio visto e considerato che un matrimonio non
consumato era anche legalmente annullabile e a lei quell’idea
felicitava e spaventava allo stesso tempo. Sì,
perché se lui voleva unirsi a lei significava che aveva
accettato lo sposalizio e voleva garantirlo da una possibile rottura ma
dall’altra parte si erano appena conosciuti e tutta questa
velocità la spaventava e turbava.
Oltretutto suo
padre non era stato per nulla favorevole a tale incontro notturno e
sapere che obbedendo a suo marito stava facendo un torto a lui la
faceva sentire in colpa.
Il bussare della
porta fece fermare i suoi pensieri e quando avanzo la sua serva con una
brocca colma d’acqua e del pane capì che era stato
lui ad ordinarglielo e che quella notte lei non avrebbero dormito.
<<
Il Duca sarà tra poco qui… termino io di
acconciarle i capelli Ma’am. >> disse con un
inchino mentre la madre usciva dalla stanza lasciando sola la figlia.
La dama
aspettò che la porta fosse chiusa per prendere la parola.
<<
non abbiate paura mia Signora, vedrete che sarà come
togliere una scheggia >> e le carezzò
dolcemente i capelli come solo una amica sapeva fare.
<<
Jessica voi credete che sarà violento? >>
<<
perché pensate questo? >>
<<
avete visto anche voi quanto sia sgarbato e burbero. Non sembra un uomo
molto dedito alle carezze e all’amore e io.. non sono sicura
di essere pronta. >>
<<
mia Signora, siete una sposa già da molti anni e oggi lo
diventerete davvero.
E’ una cosa bella di cui dovreste gioire. Oltretutto vostro
marito è cresciuto meglio di quanto potessimo aspettarci,
dico bene? >> scherzò facendola sorridere
<< Fidatevi di lui e vedrete che andrà tutto
per il meglio. >>
Isabella aspetto
molto tempo l’arrivo del suo sposo, e quando le braci del
camino si dimezzarono decise di mettersi a letto pensando che forse
Edward avesse cambiato idea.
Si risveglio
quando sentì il rumore di stivali che cadevano con un tonfo
sul pavimento di legno.
Edward era seduto
sulla poltrona vicino al camino e si stava togliendo gli stivali e il
pugnale che portava affisso alla cintola.
Non la guardava ma
continuava solerte il suo lavoro di denudazione levandosi
successivamente la casacca pensate blu, il fazzoletto bianco al collo e
i calzoni.
Anche se in
imbarazzo Isabella non riuscì a spostare lo sguardo, curiosa
nel vedere per la prima volta da vicino un uomo senza gli abiti
formali, e continuò a seguirlo con lo sguardo quando lui,
con indosso solo la larga camicia di lino e i mutandoni, si
piegò per prendere un bicchiere vuoto e una bottiglia di
vino dal pavimento e inizio a camminare a passi morigerati verso la sua
direzione.
Le si sedette al
fianco e lei a quella vicinanza si sedette a sua volta poggiando la
schiena sulla testiera intagliata del letto.
Edward silenzioso
riempì il calice quasi fino all’orlo e poi glielo
porse con modi spicci.
<<
Bevi. Tutto quanto. >>
Le stava dando da
bere del vino e Isabella non capì. Era ora di dormire..
perché le stava dando da bere?
Edward
notò il suo tentennamento così
avvicinò ancora di più il calice per spronarla,
tanto che lei, confusa, fece come detto.
Quando
inghiottì fin l’ultima goccia
lui riprese il calice e glielo riempì
un’altra volta.
<<
Di nuovo, bevi. >>
Ma questa volta
Isabella non riuscì a trattenere i suoi pensieri.
<<
Ma perché mi stai dando da bere? >>
<<
Il vino ti renderà più a tuo agio e
permetterà me di parlare senza vederti imbarazzare come una
fanciulla. Ora bevi. >>
E lo fece di
nuovo, tanto che dopo quel secondo calice sentì la testa
vorticare lievemente.
<<
Non posso berne più. >> mormorò
così per fare capire al suo sposo che non era avvezza a
tanto alcool.
Lui
annuì e appoggio il calice sul comò tornando a
fissarla insistentemente. E Isabella lo ringraziò
mentalmente perché ora la sua testa era un baluginio di
pensieri confusi e la paura provata prima di coricarsi era persa nei
meandri di quella confusione.
<<
Tua madre ti ha insegnato qualcosa al riguardo? >>
Isabella
capì di cosa stava parlando e fece segno di diniego con la
testa.
<<
Ha detto che le donne devono essere educate dai mariti. >>
Edward
annuì in accordo con quanto detto.
<<
Ma conosci la differenza tra il corpo di un uomo e di una donna,
giusto? >>
Ecco, il rossore
stava iniziando a colorarle le gote.
<<
I-io non ho.. non ho mai visto.. >>
<<
non hai mai visto il corpo di un uomo? >>
Fece di no con la
testa.
<<
tutto il corpo o solo in basso? >>
Beh, aveva avuto
dei fratelli e sapeva come in generale fosse fatto un uomo ma la sotto,
dentro i calzoni per essere precisi, non lo sapeva proprio.
Era immorale che
una ragazza virtuosa lo sapesse.
<<
Sotto.. >> mormorò basso, ed Edward a quelle
parole agì di conseguenza sciogliendosi con
tranquillità i lacci che tenevano chiusi i suoi
mutandoni e aprendoli poi leggermente, facendo andare il cuore in
gola ad Isabella che prontamente ruotò il capo
nella direzione opposta per celare la sua vista.
<<
Oh Santo Cielo.. >> mormorò sentendosi andare
a fuoco il viso e respirando pesantemente.
<<
Voltati Isabella. E’ solo un corpo. Nulla di pericoloso.
>>
Ma lei si sentiva
troppo in imbarazzo in quel momento tanto da passarsi le mani sul viso
nel tentativo di rinfrescarlo.
<<
Voltati. Rammenta che sono tuo marito, è giusto che tu mi
possa vedere così... >>
E così
si volto veloce, diede un'occhiata furtiva e prima di riuscire ad
osservare davvero qualcosa
distolse lo sguardo piantandolo dall’altra parte della stanza.
In
realtà non aveva capito molto di ciò che aveva
visto ma ne era rimasta comunque turbata.
Il suo
comportamento fece ridacchiare il Duca che le si
avvicinò un pò di più prendendole il
viso tra le mani e
guidandoglielo verso il proprio.
Posò le
labbra sulle sue e cominciò a muoverle in modo strano mentre
Isabella, ancora agitata da ciò che era appena successo,
rimase ferma e immobile.
<<
Sei passionale come un ceppo di legno lasciato seccare al sole.
>> le mormorò sulle labbra Edward lievemente
divertito da tutta quella immobilità << Apri
un po’ le labbra.. lascia che ti assaggi..
>> continuò tornando a baciarle le labbra.
E Isabella, memore
delle lezioni di sua madre e timorosa di far indispettire il Duca al
loro primo incontro, fece quanto detto dischiudendo di poco le labbra e
cercando di seguire il ritmo che il suo sposo le suggeriva.
Non fù
facile, perché Edward non seguiva un ritmo vero e proprio.
Baciava, succhiava e mordeva le labbra di Isabella seguendo solo i suoi
desideri, e quando lei credeva di aver trovato l’armonia
giusta, lui cambiava direzione o decideva di concentrarsi su una parte
nuova della sua bocca oppure semplicemente si staccava per respirarle
sulle
labbra e guardarla in viso solo per carpire i suoi pensieri.
Non fù
facile.. ma fu piacevole.
L’arte
del bacio era una tecnica molto fine che scaldò Isabella nel
corpo, facendo accorgere in tal senso Edward che le salì
sopra spingendola a distendersi nuovamente sul talamo e facendola allo
stesso tempo irrigidire tutta.
<<
Non avere paura, non intendo comprometterti stasera. >>
ridacchio l’uomo notando il ritorno alla freddezza della sua
sposa << Non è costume deflorare la propria
sposa nel suo letto da nubile con il padre nella stanza di fianco.
>>
<<
Ma io credevo che.. >>
<<
Lo desideravi per caso? >>
<<
No! >> disse spontanea, per poi rendersi conto
dell’errore e correggersi << cioè
sì.. >>
Il Duca la
fissò serio << Non dire ciò che
pensi io desideri sentire. Dimmi la verità. >>
Isabella si
vergognò.
<<
Non mi sento pronta.. >> mormorò mesta e lui
le sorrise divertito senza aggiungere però niente,
allontanandosi veloce da lei e stendendosi al suo
fianco. Pronto a dormire.
Uomo strano questo
Duca, è buono, e cattivo.. forse nessuno dei due forse
entrambi... chissà!:)
L'idea mi
è nata mentre facevo qualche ricerca di storia e ho letto di
due nobili inglesi obbligati a sposarsi alla veneranda età
di 7 e 5 anni... l'ho trovato assurdo! Talmente assurdo che ho voluto
scriverci una storia, anche perchè mi sono chiesta come
avevano affrontato quei due piccoli il matrimonio.
Fatemi sapere cosa ne
pensate.. è la prima volta che scrivo una storia "non
contemporanea" e spero di non sparare troppe idiozie!:):):)
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Capitolo 2 *** Married Life ***
Ch. Two
-Married Life-
Quel viaggio in carrozza
pareva non terminare mai per la giovane Isabella. La strada sterrata e
piena di buche faceva sbattere la carrozza nella quale viaggiava da
ogni
parte, impedendole il riposo e lo stare da sola non aiutava la
situazione, dato che il Duca aveva deciso di marciare in sella al
proprio cavallo invece di stare con lei.
Si stava annoiando
a morte.
Il panorama
esterno le mostrava solo boschi selvaggi alternati a campi coltivati e
le uniche persone incontrate erano stati poveri contadini che fissavano
con timore la carovana diretta verso il palazzo del Duca.
Nulla di
interessante. Niente che le permettesse di passare la giornata.
E come tutti sanno
quando non si ha nulla da fare la mente vaga per lidi oscuri e
così lei si era ritrovata a pensare alla notte precedente
trascorsa con Edward. Ai suoi baci, le
sue parole e a quel suo modo di ignorarla che aveva avuto alla fine.
Non aveva compreso
bene il comportamento del suo sposo ma non aveva osato chiedere
spiegazioni. L’insegnamenti
di sua madre le erano infatti ritornati tutti in mente e non
c’era nulla di pio, modesto e umile nel domandare al proprio
marito della sua indifferenza nel talamo.
La carovana giunse
al palazzo quando ormai era calata la sera.
Le finestre erano
tutte illuminate per dare il benvenuto al padrone e alla sua sposa
appena giunti e la servitù era in fila davanti al portone
principale, tirato a lucido.
Isabella non aveva
mai visto un palazzo tanto bello. La casa in cui era cresciuta era
graziosa, calda ed elegante, ma non vi era paragone con così
tanto sfarzo.
La carrozza si
fermò di soprassalto e la porta fu aperta da un garzone che
le porse la mano per aiutarla ad uscire. Edward era a qualche metro da
lei con il cavallo ancora tenuto per le briglie che discorreva con un
anziano signore in abiti formali.
<<
Isabella, avvicinatevi! >> disse veloce mentre
lasciava il cavallo alle cure dello stalliere << Vi
presento Sir Thomas, il custode del palazzo. Gestisce la
servitù e tutto ciò che è esigenza
della casa. Per qualunque necessità potrete riferirvi a lui.
>> Isabella annuì senza proferire parola
<< Il resto del personale sono servi e guardie a
protezione nostra e dell’edificio. Nulla di importante.
>> aggiunse poco interessato.
<<
ora
entriamo, sono affamato e ho bisogno di lavarmi. >>
Tutti rientrarono
dentro in religioso silenzio e Isabella fece lo stesso ma varcata la
soglia si sentì perduta.
Jessica,
la sua dama di compagnia, non aveva viaggiato con loro
perché i suoi genitori avevano voluto istruirla per alcuni
giorni prima di farla andare a lavorare ufficialmente per il Duca e
l'avrebbe raggiunta solamente qualche giorno dopo. Circondata da
persone
che non conosceva minimamente Isabella si sentì abbandonata.
<<
Mia
Signora >> le si accostò Sir Thomas dopo che
Edward scomparve in qualche stanza senza nemmeno degnarla di uno
sguardo << potrei avere l’onore di
accompagnarvi
nelle vostre stanze? >>
<<
Vi
ringrazio tanto >> mormorò la ragazza un
po’ delusa dal comportamento del suo sposo <<
Sapete se avrò anche qualche dama? La mia
arriverà al palazzo solo tra qualche giorno e fino ad allora
avrei necessità di aiuto. >>
<<
ma
certo Duchessa, le manderò le mie più fidate
ragazze. >>
Sir Thomas la
guidò fino alla porta della sua camera da letto e poi la
lasciò sola per darle la giusta privacy. Isabella con
titubanza socchiuse l’uscio e piano fece un passo in avanti
curiosa, trovandosi infine a bocca aperta. La stanza che le era stata
assegnata era incantevole.
I muri erano stati
affrescati con immagini di prati e giardini fioriti e il tetto
raffigurava un meraviglioso cielo azzurro macchiato di nuvole. Il letto
poi, molto più grande di quello che aveva abitato nella casa
dei suoi genitori, aveva una testiera di legno scuro intarsiata da
eleganti incisioni di fiori. Li accarezzò con le dita per
provare che fossero reali e non solo frutto della sua fantasia.
<<
È
di tuo gradimento? >>
La voce del Duca,
comparso improvvisamente alle sue spalle, la spaventò.
Era appoggiato
alla porta di ingresso e la fissava serio.
<<
È una stanza bellissima.. non mi aspettavo di
ricevere tanto. >>
<<
La camera da letto deve rispecchiare chi la abita. >>
rispose lui mesto continuando ad osservarla.
Era stato un modo
carino per dirle di nuovo che la trovava bella?
Isabella sorrise e
arrossì a quella romantica cortesia.
<<
la mia camera da letto si trova al di là di quel muro.
>> continuò poi indicandole la parete contro
cui si ergeva la testiera intarsiata << Per
venire nel mio talamo non è necessario che tu esca dalla
stanza, dietro quell’arazzo vi è una porta
nascosta che mette in comunicazione le due stanze. >>
A quelle parole
Isabella sentì il viso scaldarsi e allo stesso tempo un
piacevole pizzicore al bassoventre coglierla. Dopo la notte passata e i
baci che il Duca le aveva donato, l’idea di passare la notte
con lui non la spaventava più così tanto.. e poi
dormire al suo fianco, circondata dal suo profumo di uomo e il calore
della sua pelle, era stato piacevole.
Imbarazzante ma
anche piacevole.
<<
sarò sempre io a dover venire da te, mio sposo?
>>
L’ardire
di quella domanda così diretta fece sorridere il Duca.
<<
Ovviamente sarò anche io a volte a venire nelle tue stanze
quindi non spaventarti se sentirai rumori notturni o vedrai ombre nella
notte. Sarò solo io che ti raggiungo nel giaciglio.. sempre
che tu voglia accogliermi ovviamente. >>
<<
ho libertà di scelta? >>
<<
solo quando io vorrò concedertela. >> rispose
il Duca trattenendo un sorriso, tanto che Isabella non capì
se fosse serio o stesse solo giocando con lei.
<< Frà poco ceneremo nella
sala principale, Sir Thomas ti accompagnerà.
>> e detto così ruotò su
sé stesso scomparve velocemente così
com’era venuto.
Qualche ora
più tardi Isabella era stesa sul suo enorme letto bianco
aspettando l’arrivo del suo sposo.
Si era preparata
con le dame e le serve del palazzo gentilmente concessole da Edward, ma
tutta quella estraneità l’avevano resa nervosa.
Aveva dovuto spiegare a tutte quale sottoveste indossare per quella
prima vera notte di nozze, come acconciarle i capelli e quali olii
usare
per profumare il suo corpo. E oltre a tutto questo aveva dovuto
nascondere il suo imbarazzo e la sua ansia per ciò che stava
per accadere, poiché quelle donne indaffarate attorno a lei
erano solo estranee e Isabella non si sentiva in libertà di
confessare i suoi dubbi come era solita fare con Jessica.
Attendere quella
notte senza di lei a farle coraggio era stato terribile e non
vedeva l’ora di riaverla vicino per poterle confidare i suoi
pensieri e avere vicino almeno un viso familiare in quel paese tanto
lontano da quello natale e in quella tenuta così grande ed
affollata.
Mentre si
concedeva ai ricordi felici della sua vita di prima, la porta
d’ingresso della stanza venne aperta di gran foga e a passo
spedito entrò il Duca con una domestica di grossa statura
che portava con sé un panno di lino bianco.
Isabella,
calamitata dal suo sposo, puntò gli occhi su di lui che
stava iniziando già a svestirsi senza attendere che la serva
uscisse dalla stanza e chiudesse l’uscio, e non si accorse
della grossa donna che le si era posizionata al suo fianco.
<<
allora? >> la incitò senza un minimo di
cortesia.
Isabella rimase
confusa da tale atteggiamento e si alzò dal giaciglio solo
quando la donna, ignorando la sua presenza, prese a spiegare il panno
che portava con sè tentando di stenderlo sul letto
dove vi era lei coricata.
<<
c-cosa.. ? >> balbettò mentre la serva finiva
di stendere il telo e con un inchino rivolto unicamente verso il Duca
lasciava la stanza.
<<
necessito di una prova della tua illibatezza >>
rispose Edward senza degnarla del minimo sguardo
<< puoi
distenderti nuovamente ora. >>
<<
m-ma.. >>
<<
non balbettare. So che sei una donna intelligente, ti ho sentito
formulare frasi complesse e fare ragionamenti logici. Se hai dei dubbi
parla. >>
Tutta quella
freddezza, tutta quella scortesia la lasciarono ammutolita.
Aveva
già preso in considerazione il fatto che il Duca non fosse
un uomo affabile ma la sera prima nel letto da nubile, quando avevano
per la prima volta dormito vicini, le era apparso più
paziente e attento. Pensava che anche quella notte lo sarebbe stato
-specialmente quella notte- ma non sembrava così.
Edward pareva
stanco, infastidito e poco incline alla pazienza.
Per questo
Isabella si fece forza per parlare, sapeva che se avesse commesso
quegli errori che sua madre le aveva dettato tante volte, il suo sposo
non avrebbe affatto gradito e non lo conosceva abbastanza da prevedere
le sue reazioni.
<<
ti ho sposato quando ero bambina e ci siamo incontrati solo quando sono
diventata donna. Non c’è stato mai nessuno oltre a
te. >> Voleva essere decisa ma la voce uscì
come il pigolio di un passero.
<<
lo so, ma mio padre pensa che sia sciocco fidarsi delle parole di una
donna. >>
Isabella rimase
esterrefatta da quelle parole. L’aveva appena ferita e
umiliata quando sapeva benissimo di non meritarlo. Non aveva fatto
nulla di sbagliato, a cena non aveva parlato quasi mai e aveva preso
parola solo quando suo marito glielo aveva chiesto, proprio come mamma
le aveva insegnato. Era stata tranquilla, educata e composta, e lui la
stava trattando malissimo.
Non osò
parlare più, capendo che qualunque cosa sarebbe potuta
essere usata come ulteriore insulto, e abbassando gli occhi si distese
meccanicamente nella stessa posizione di prima senza muoversi
più.
Sarebbe andata
come doveva andare e come aveva detto sua madre “non sarebbe
morto nessuno” in quella prima notte. L’avrebbe
affrontata e domani sarebbe stato un altro giorno. Un giorno migliore.
Forse.
Il Duca
continuò a spogliarsi in silenzio fingendo di non notare
quella insolita rigidità da parte della sua sposa. Non aveva
voglia di consolarla, pazientare e spiegarle ancora. La giornata era
stata pesante, la sera prima aveva riposato male a causa di quella
presenza a cui non era abituato nel letto, aveva passato poi dodici ore
a
cavallo per arrivare al suo palazzo e aveva trascorso la cena nel
silenzio più totale cercando di far sbottonare colei con cui
da quel giorno avrebbe condiviso la vita.
Se questo era il
matrimonio si era già stufato.
Edward spense i
lumi e lasciò solo il camino acceso in modo da mantenere la
stanza calda e avere abbastanza visibilità per affrontare
quella “prima notte di Isabella”.
Era talmente
stanco che non aveva nemmeno voglia di farlo… si sarebbe
volentieri disteso tra le coltri e fatto un buon sonno ristoratore, ma
ormai tra lui e quella ragazza c’erano alle spalle 10 anni di
matrimonio e suo padre nelle ultime lettere gli aveva intimato
già più volte di impalmare la ragazza per
proteggere quella unione economicamente vantaggiosa dato il denaro che
aveva ottenuto dalla famiglia ricca di Isabella.
Posticipare ancora
non era accettabile. Se lo avesse fatto nei giorni seguenti Isabella
avrebbe scritto ai suoi genitori della mancata consumazione, e loro
avrebbero scritto a loro volta a suo padre che si sarebbe di certo
recato al palazzo per rimproverarlo nuovamente e lui alla fine avrebbe
avuto un’altra noiosa gatta da pelare.
Si stese senza
grossa eleganza al fianco della ragazza immobile e meccanicamente le
alzo la sottoveste fino alle anche. Si sforzo di non notare il tremolio
delle sue membra, l’estrema rigidità del suo corpo
e il viso in preda al più grave rossore.
<<
cerca di rilassarti.. >> le disse senza alcuna
inflessione della voce.
Le salì
sopra e per un attimo Edward credette di avere sotto di sé
un blocco di marmo se non fosse stato per quel tremito incontrollato.
Ma lo ignorò, esattamente come gli aveva imposto di fare suo
padre.
Si sciolse i lacci
dei mutandoni abbassandoli appena il necessario e usò la
saliva per tentare di fare il suo dovere, senza però
riuscirci.
Tentò
di forzarla più volte ma quando vide le lacrime silenziose
di lei rigarle le guance capì che era tempo di fermarsi. Di
certo non era da lui prendere una donna con la forza, meno che mai con
la violenza, e quelle ragazza non meritava tale esperienza.
Così
finì per ritrovarsi di nuovo steso tra le coltri con un
braccio a coprirgli gli occhi e Isabella ancora tremante al suo fianco.
<<
lasciamo perdere per questa sera. Siamo entrambi esausti e io necessito
di riposare.. non ho pazienza ora per questa cosa. >>
Isabella non rispose ma si voltò e gli diede le spalle nella
speranza di non farlo accorgere delle sue lacrime.
Il Duca
sospirò per quella reazione che sapeva essere giustificata,
si alzò piano dal letto e si apprestò alla porta
nascosta che lo avrebbe riportato nelle sue stanze.
<<
Sono mortificato. >> mormorò prima
che la piccola porta si chiudesse, lasciandola sola.
<<
Buongiorno mio Signore. >> disse con cortesia Isabella
inchinandosi al Duca mentre si apprestava al tavolo della colazione.
Aveva ripensato a
tutta la notte a quello che era successo la sera prima. Lei ed Edward
non sembrava stessero partendo con il piede giusto e Isabella sapeva
che non era quello il modo migliore per porre le basi di un buon
matrimonio. Inoltre il fatto che ancora non avessero consumato le loro
nozze l’aveva messa in allarme. Stava rischiando di mettere
in pericolo la sua unione e la colpa era unicamente sua.
Sua madre le aveva
sempre insegnato di tacere finchè non fosse stato il suo
stesso marito a chiederle parola, a non domandare mai e soprattutto a
non piangere davanti a lui, specialmente nel talamo.
Lei la sera prima
invece aveva fatto tutte queste cose e alla fine Edward aveva perso la
pazienza e se n’era andato dalla sua stanza lasciandola con
le sue stupide lacrime. Se avesse commesso altri errori il Duca avrebbe
anche potuto decidere di disprezzarla come moglie e se
l’avesse rimandata a casa dei suoi genitori ancora vergine
suo padre l’avrebbe di certo ripudiata.
Doveva essere
maggiormente ben disposta nei suoi confronti e forse lui avrebbe fatto
la stessa cosa con lei.
<<
Non è necessario inchinarsi davanti a me, moglie.. ora anche
voi siete una Duchessa. Il matrimonio è servito a questo,
per
quel che ricordo. >> borbottò il Duca
osservandola accigliato mentre una domestica serviva il
caffè.
<<
sì.. a questo e ha farvi guadagnare un’ingente
rendita. >> rispose pungente Isabella senza riuscire a
trattenersi. Quando si rese conto di ciò che aveva detto per
un attimo temette che Edward l’avrebbe presa a mal parole -se
non a schiaffi- ma lui invece sembrò divertito da quel
piccolo bisticcio e dalla sua rispostaccia.
<<
già, siete stata un ottimo investimento >>
sorrise mentre portava alle labbra una fetta di pane imburrata.
Ci fù
un attimo di silenzio finchè Isabella riprese il controllo
<< perdonatemi, sono stata insolente >>
<<
sì, lo siete stata… ma non avete detto nulla di
falso. Ora sedetevi qui con me e fatemi compagnia per la colazione
>>
Isabella fece come
detto e un silenzio imbarazzante cadde di nuovo tra di loro e mentre la
ragazza cercava un qualsiasi argomento con cui cominciare una
discussione con il marito, Edward sembrava rilassato e concentrato a
sorseggiare la sua tazza di caffè e leggere delle carte.
<<
oggi… >> iniziò un
po’ forzata Isabella << oggi vorrei visitare il
palazzo, se mi è concesso. >>
<<
questo palazzo è anche vostro ora, potete fare
ciò che più vi aggrada. >>
Lo scopo di
Isabella era quello di cercare di farsi invitare dal Duca ad una
passeggiata in modo da poter discorrere in modo più
rilassato e sentire meno quella tensione ed imbarazzo, ma Edward non
sembrava minimamente accorgersi del tentativo.
<<
io.. intendevo dire che.. mi piacerebbe visitare i giardini. Ieri sera
al nostro arrivo mi sono sembrati così ampi. >>
<<
mmh si… >> rispose il Duca senza nemmeno
ascoltarla.
Isabella
giocò con le mani cercando di trovare qualche altro modo per
farlo parlare, quell’uomo sembrava chiuso nel più
profondo mutismo.
<<
Edward? >> fu la prima volta che lo chiamò per
nome e quella parola pronunciata suonò strana a lei quanto a
lui dato che il Duca alzò di scatto la testa e la
osservò.
<<
ci sono i domestici, Isabella
>> la redarguì
lui calcando il tono sul suo nome per farle capire di non dargli del tu
quando non erano soli.
<<
mi… mi piacerebbe potervi conoscere meglio. >>
le sue gote si arrossarono in un modo che Edward ritenette squisito
<< qui sono sola e non conosco nessuno
e… >>
<<
lavoro nel pomeriggio. >>
<<
oh. D’accordo. >>
<< e
comunque questa sera si terrà un ballo qui a palazzo, per
festeggiare il vostro arrivo e.. beh il sancito nostro matrimonio.
>> peccato che ancora non ci fosse nulla di sancito visto
e considerato che ancora non avevano consumato nonostante fossero
già passate due notti dal loro incontro.
<<
dovrò fare qualcosa in particolare? >>
<<
solo essere presente e stare al mio fianco. Vi presenterò un
po’ di persone cosicchè possiate iniziare ad avere
qualche nuova conoscenza. >>
<<
vi ringrazio >>
Edward non
rispose, si limitò a fare un piccolo cenno con il
capo.
La sera, per la
fortuna della giovane ragazza, arrivò veloce e Isabella
all’ora indicata si fece trovare pronta per il suo ingresso
nella sala ormai fulgida e festante. Aveva passato il pomeriggio a
scegliere l’abito e i gioielli da indossare, ad acconciarsi i
capelli seguendo la moda più in voga del tempo e a lavarsi e
profumarsi.
Quando
entrò nella sala con il suo vestito blu notte accompagnata
dalla dama di compagnia di Palazzo, gli occhi di tutti si puntarono su
di lei e le urla e le risate della sala si trasformarono ben presto in
un chiacchiericcio sommesso e curioso.
<<
Mia Signora.. >> la salutò con garbo Edward
avvicinandosi a lei e porgendogli il braccio che afferro stretta
come a trovare sostegno.
<<
Signori, vi presento la mia deliziosa moglie, la Duchessa Isabella
Swan. >>
Tutti si
presentarono a lei e le fecero complimenti –sulla sua
acconciatura, il suo abito, i suoi gioielli- tutti volevano
vederla da
vicino e parlarle per poi allontanarsi e commentare, forse criticare.
Nessuno si
fermò nella mentre della giovane, nessuno si
fermò nei suoi ricordi. Nessun viso, nessun nome, tranne
quelli di una donna.
Aveva
un’età maggiore della sua ed era tanto bella
quanto diversa da lei. Bionda, dai capelli ricci fermati in un morbido
chignon decorato da perle di lago, con un abito azzurro cielo; lo
stesso colore dei suoi occhi.
<<
Duca, immagino dunque sia questa deliziosa
fanciulla la
sua famigerata moglie. E io che stavo iniziando a credere che fosse
solo
un’invenzione quello del vostro matrimonio da bambino.
>>
<<
come potete vedere era tutto vero. >>
<<
deliziosa.. davvero deliziosa. >> continuò con
voce forzatamente melliflua la donna. Tuttavia non fu il tono falso con
cui pronunciò quelle parole a porre in allarme Isabella,
bensì il suo sguardo che per tutto il tempo non si era
mai spostato dal viso di Edward.
<<
come stà vostro marito, il Barone? >>
<<
sempre grasso e sempre ricco. La sua pancia cresce proporzionalmente
con i suoi denari. >>
Isabella
continuò ad osservare i due parlare di argomenti di cui lei
non conosceva mentre i loro sguardi intrecciati non sembravano
lasciarsi.. sotto le parole si nascondeva un dialogo segreto che lei
stessa percepiva, ma non riusciva ad udire.
<<
Non mi invitate ad un ballo Duca? >>
<<
è una serata in onore di mia moglie e temo che
sarò impegnato ad accompagnare lei nelle danze per tutta la
notte. Ora se volete scusarci.. >> fece un piccolo
inchino e si mosse in direzione della pista da ballo dove un valzer
risuonava, trascinando con lui la piccola sposa rimasta silenziosa.
Si mise in
posizione e con assetto rigido iniziò a muoversi trascinando
con sé la ragazza che non potè far altro che
seguire il suo cavaliere.
<<
è una domanda legittima se vi chiedessi chi era quella
donna? >>
<<
di quale donna parlate? >> la liquidò lui
veloce continuando a ballare.
<<
sai bene di chi parlo Edward. >> sussurrò lei
dura avvicinandosi ancora di più a lui per non farsi udire
da alcuno.
<<
Isabella per cortesia, siamo in pubblico >>
<<
rispondimi >>
<<
smettetela di parlami così.. >>
sbottò lui irato cercando di mantenere la sua voce il
più basso possibile. Erano circondati da nobili, amici e
nemici e non era il caso di farsi vedere bisticciare nel mezzo di una
festa.
<<
non può sentirci nessuno.. >>
mormorò lei scoraggiata.
<<
le orecchie indiscrete sono sempre in ogni dove >>
<<
ma io sono tua moglie.. >>
<< e
questo è il protocollo. Non siamo soli. >> la
interruppe lui burbero.
Isabella ingoio un
fiotto di bile e non disse nient’altro. Le sembrava che
qualunque cosa facesse non riuscisse ad altro che far arrabbiare il
Duca e farlo chiudere sempre di più. Non riusciva ad avere
alcuna comunicazione nonostante si sforzasse di continuo.
Quando il ballo
finì, non aspettò che Edward la trascinasse
nuovamente in un’altra danza o verso un nuovo gruppo di
uomini che l’avrebbero ammirata come una statua esotica, ma
si
voltò e si diresse lesta verso una delle grandi balconate
della sala che sapeva essere nascosta dietro drappi pesanti per
prendere un po’ d’aria. Per stare un
po’ da sola.
Era arrivata al
palazzo il giorno prima ma le cose non sembravano star andando per il
verso giusto. Aveva promesso a sua madre che appena giunta le avrebbe
scritto, invece aveva disobbedito e ancora la lettera bianca giaceva
sul
piccolo scrittoio di camera sua. Senza nulla di scritto.
Non voleva
raccontare ala madre delle difficoltà che stava incontrando
a conoscere il Duca sia caratterialmente che fisicamente.
Sapeva che sarebbe stata aspramente rimproverata da lei e alla fine non
avrebbe avuto nessun utile consiglio su come risolvere la questione.
Forse doveva solo
pazientare e sperare di conoscere meglio Edward. Era convinta che le
cose sarebbero potute andare in modo diverso se lui avesse iniziato a
parlare un pò con lei di tanto in tanto.
Certo non poteva
lamentarsi. Non era un uomo malevolo, anche se la sera prima non era
stato delicato nel talamo… ma non parlava mai con lei.
Isabella aveva sperato che fosse un uomo come con suo padre e che sotto
la sua riservatezza nascondesse una profondità, una
ricchezza d’animo.. invece il Duca pareva sempre freddo. Non
interessato a niente. O forse non interessato a lei.
<<
vi sentite stanca Duchessa? >>
Una voce
sconosciuta alle sue spalle la fece sussultare. Un uomo vestito con i
paramenti militari superò le grandi tende in velluto e le si
avvicinò. Aveva la pelle scurita
dal sole e il codino nero che gli accarezzava le spalle. Doveva essere
tornato da poco da una campagna militare.
<<
vi ho spaventato? Non era mia intenzione. >>
<<
oh no, non vi preoccupate. Stavo solo cercando un po’ di
pace. Sono poco avvezza ai balli e devo ammettere di essere una
terribile ballerina. >> rise sincera.
<<
no, io non credo. >> la contraddisse con
gentilezza l’uomo avvicinandosi un altro po’ a lei
<< prima, con il Duca vostro marito, ammetto di avervi
osservata con molto interesse. Gli occhi della sala erano su di voi.
>>
<<
sono la novità, è normale essere
l’argomento comune di chiacchiericcio. >>
<<
oh no, non è chiacchiericcio.. era desiderio da
parte degli uomini e gelosia da parte delle donne. >>
Le gote di
Isabella arrossirono a quel complimento così poco velato.
<<
voi mi lusingate.. >>
<<
dico
solo la verità. >> rispose mentre con un altro
passo si avvicinava ulteriormente aumentando il suo
imbarazzo <<
ho sentito che siete sposata da molti anni ormai ma solo da poco avete
iniziato la vita da moglie.. era così che ve lo immaginavate
il matrimonio? >>
<<
Il Duca è molto buono con me. >>
disse la ragazza cercando di ritrovare la calma e far
scomparire
il rossore che le colorava le guancie.
<<
Ma voi Isabella.. >> ma una voce severa lo
interruppe.
<<
Marchese Black, vedo che avete fatto la conoscenza della mia sposa.
>> Edward alle spalle dello sconosciuto aveva il viso
fermo e tirato.
<<
sì, una donna deliziosa. Vostro padre ha fatto
un’ottima scelta per voi nei tempi che furono.
>>
<<
già. >> rispose secco Edward avvicinandosi
maggiormente alla coppia.
Ci fù
un momento di profondo silenzio.
<<
buon proseguimento Marchese Black. >> lo
congedò senza eleganza Edward facendogli chiaramente capire
che doveva allontanarsi subito. Così infatti lui fece, forse
per poco interesse o forse per non creare scompiglio a metà
del ballo davanti allo sguardo della giovane Isabella.
Quando Black
scomparve dietro le pesanti tende che celavano la vista
della coppia ai festanti Edward si avvicinò maggiormente
alla moglie.
<<
Di cosa parlavate? >>
<<
lui ha solo detto.. >> balbettò
non sapendo bene che parole usare.
<<
ti ha fatto delle avances? >> domandò il Duca
ignorando il "voi" e passando direttamente al "tu" mentre le afferrava
con
forza le braccia per avvicinarla a sè nel timore di vederla
fuggire.
<<
cosa? No! >>
<<
sii sincera Isabella. >> la spronò il Duca
avvicinandosi al suo viso nel timore che qualcuno di
indiscreto li udisse in quella conversazione privata.
<<
mi ha fatto dei complimenti. >>
<<
ti ha toccata? >>
<<
no, non glielo avrei mai permesso! >>
<<
devi stare lontana da quell’uomo. E’ subdolo,
manipolatore.. un uomo di cui non fidarsi. >>
Edward le stava
letteralmente ad un palmo dal viso. Isabella sentiva il suo fiato
scaldarle il viso e l’odore della sua pelle irretirla. Era un
uomo così bello all’esterno, non capiva
perché invece all’interno sembrasse sempre
così rigido e altero.
<<
chi era quella donna Edawrd? >> riprese Isabella
approfittando di quel momento di intimità.
<<
non era nessuno >>
<<
perché non parli mai con me? >>
<<
di che parli? Noi stiamo parlando. >>
<<
no. Mi stavi solo mettendo in guardia da un uomo ma poi se chiedo di
più tu non rispondi mai e mi rifiuti. >>
Edward fece un
sospiro profondo alla ricerca di calma e pazienza. Sapeva di essere
carente da quel punto di vista e si rendeva conto che Isabella stava
iniziando ad aver difficoltà a relazionarsi con lui. Doveva
cercare di smussare un po’ il suo brutto carattere.. o almeno
cercare di farlo quando era in sua compagnia.
<<
Era Rosalie Mc Carty, moglie del Marchese Emmet McCarty.
>> si sforzò a rispondere.
<<
era una tua amante. >> non fù una domanda. Non
aveva bisogno di domandarlo perché la risposta
l’aveva già ottenuta osservando gli sguardi che i
due si erano scambiati e il modo, a denti stretti, in cui Edward
aveva pronunciato il suo nome.
<<
non è nessuno Isabella >>
<<
ma un tempo era qualcuno. Provavi dei sentimenti per lei?
>> e quando pronunciò quella domanda si
pentì amaramente di averla posta. Perché lei era
cresciuta come moglie e aveva sempre e solo fantasticato su suo
marito. L’unico amore che aveva conosciuto era quello per
quell’immaginario giovane uomo lontano a cui si era unita in
matrimonio da piccola, mentre era chiaro che per Edawrd non era stata
la stessa cosa.
Isabella aveva
già messo in conto che aveva avuto esperienze con altre
donne. Sapeva benissimo che nessun uomo arrivava al matrimonio illibato
ed era certa che nonostante fossero stati uniti in matrimonio anni fa
lui non aveva
fatto differenza. Ma il sentimento? No, quello era difficile da
accettare. Quello feriva. Perché era lei al moglie ed era
lei che lui avrebbe dovuto amare.
Era
l’unica cosa che lei poteva avere da lui, l’unica
speranza che l’aveva cullata nei lunghi anni di attesa per
incontrarlo.
<<
No. Non ho mai provato niente per quella donna. >>
<< e
allora perchè vi guardavate così? >>
Edward
espirò di nuovo per scacciare il nervosismo prima di
risponderle nuovamente.
<<
lei sperava in qualcosa di più. Io le avevo premesso che ero
già sposato ma questo non l’ha fermata dal crearsi
delle aspettative irrealizzabili. Ho messo in chiaro le cose e ho posto
fine alla relazione. Questo e quanto. >>
<<
tu pensavi a me quando ancora non eravamo insieme? >>
Il Duca rimase
sorpreso dalla domanda. Certo che aveva sempre pensato a lei. Era
cresciuto avendo una moglie che però non conosceva se non
attraverso degli stupidi ritratti e con cui non aveva mai parlato. Era
cresciuto con un destino già segnato e questo
non gli aveva mai permesso di conoscere il sentimento verso una donna
perché sarebbe stato solo un problema infatuarsi di quancuna
che poi avrebbe per forza di cose dovuto allontanare.
<<
dovresti saperlo che è così >>
<<
hai esitato prima di rispondere.. >> lo corresse Isabella
come una bambina capricciosa.
<<
non ho esistato, solo non sono solito a domante così
dirette. Soprattutto se sono una donna a pormele...>>
Edward ingoiò a vuoto e prese coraggio per quella piccola
confessione << Io penso a te
continuamente.. e non solo da ora. >>
Isabella
emozionata arrossì cercando di trattenere un sorriso felice,
e il Duca la trovò bellissima. Sfuttando la solitudine
di quel piccolo momento e dimenticando per qualche secondo il
protocollo rigido a cui lui era sempre stato tanto dedito, si
allungò verso il suo viso e le baciò
leggero le labbra rosa.
<<
torniamo nel salone prima che si accorgano della nostra assenza
>> le mormorò vicino mentre le stringeva con
forza la mano.
Edward si
voltò pronto a tornare tra i festanti ma Isabella lo
trattenne per una mano.
<<
stanotte verrò nelle vostre stanze…
>>
Il Duca sorrise a
tale ardire.
<<
mi
rendereste molto felice.. >>
Grazie a tutti quelli
che hanno messo la mia storia tra i preferiti, seguiti e ricordati, chi
ha recensito e chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti.
Grazie
ovviamente anche a chi ha letto soltanto!;)
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Capitolo 3 *** Wedding Night ***
Ch. Three
-Wedding Night-
Isabella teneva un
orecchio poggiato contro la porticina comunicante la
stanza di Edward per captare i segnali della sua presenza e si sentiva
terribilmente sciocca per ciò.
Alla fine del
ballo il Duca assieme ad altri gentiluomini si era
ritirato nel suo studio per parlare d’affari, e Isabella,
ormai stanca, aveva preferito tornare nella propria stanza non
sentendosi a suo agio a rimanere sola con tutte quelle nobildonne
sconosciute, tra le quali oltretutto compariva Lady Rosalie.
Rimase in silenzio
con orecchio vigile ma continuava a non sentire
alcun rumore e lei non sapeva se Edward fosse ancora fuori o fosse
già rientrato ma lei non lo avesse udito.
Alla fine da
quanto tempo era lì? Non lo ricordava. Era
stata talmente emozionata per ciò che si apprestava a fare
che quando le serve erano venute a prepararla per la notte le aveva
mandate via tutte quante ed alla fine ci aveva messo il doppio del
tempo per pettinarsi e prepararsi per presentarsi al Duca nel
suo talamo. Forse era rientrato in quel mentre e ora non sentiva suoni
perché si era addormentato.
Oh, quanta ansia
sul da farsi!
Isabella a quel
punto decise di non aspettare oltre e sbirciare. Se
avesse visto il lume acceso sarebbe entrata altrimenti avrebbe richiuso
lesta la porta e lui, nel caso si fosse assopito, nemmeno se ne sarebbe
accorto.
Il cuore pompava
veloce e il corpo iniziò a sudare.
Ruotò il pomello, la porta fece un piccolo cigolio e lei un
passo in avanti.
Il fuoco,
dall’altra parte della stanza, scoppiettava
silenzioso e dalla poltrona posta di fronte ad esso sbucava un braccio
la cui mano teneva mollemente un bicchiere di cristallo ricolmo di un
liquido ambrato.
Isabella chiuse
piano la porta e si avvicinò alla spalliera
del sofà per intravedere il viso del suo sposo. Quando si
sporse oltre lo schienale alto lo sguardo del Duca si spostò
dalle luminose fiamme ad Isabella.
Lei non si mosse,
aspettando una sua parola, e lui intenzionalmente non
parlò, per poter rimanere li ad osservarla.
Davanti al
chiarore del camino la sua larga sottoveste bianca di lino
risultava quasi trasparente, evidenziandole le curve morbide dei
fianchi, l’affossamento dell’ombelico sul ventre, i
piccoli seni floridi. Era bellissima e non se ne rendeva conto.
<<
vieni qui >> le sussurrò
allungandole la mano.
Isabella la prese,
strinse forte e si lasciò sedere sulle
gambe del Duca mentre lui continuava a fissarla in un modo che la
ragazza giudicò strano.. come se le potesse vedere sotto le
vesti.
Le guancie le si
imporporarono.
<<
arrossisci sempre quando mi avvicino troppo a te..
>> mormorò lui lasciandosi andare ad un
piccolo sorriso di soddisfazione. Con cura le accarezzò la
guancia con le dita, facendole poi scendere sul collo che
solleticò studiando curioso la reazione della ragazza, e poi
giù sulla spalla, la clavicola, il giovane seno.
Con il
polpastrello le carezzo con delicatezza il capezzolo attraverso
la stoffa e osservò Isabella tendersi e trattenere il
respiro mentre il suo corpo in reazione a quel contatto tremava.
La sua
inesperienza lo stava facendo eccitare.
La mano
lasciò il petto della ragazza e si posò
sul polpaccio che massaggiò un poco prima di iniziare a
salire sulla coscia portando con sé il tessuto della veste.
La mano si infilò sfacciata tra la gamba dello stesso Duca e
il sedere della ragazza, lasciando quest’ultima nuovamente
senza fiato per quel contatto inaspettato.
<<
Edward! >> proruppe Isabella sorpresa, e
vedendo il Duca sorridere divertito della sua reazione pudica, nascose
il viso contro il suo collo per sfuggire dal suo sguardo attento che
fino ad allora non aveva mai lasciato i suoi occhi.
La mano
massaggiò ancora un po’ e poi
affondò nuovamente per andare ad accarezzare un luogo che
fece ad Isabella aumentare il respiro.
E la
toccò. La toccò piano, con minuzia,
osservando e sentendo le sue reazioni, il suo respiro.. quel suo modo
di stringersi a lui come per chiedere conforto, come per chiedere di
continuare.
E le piaceva, oh
se le piaceva. Il Duca non ci aveva messo molto a
capirlo data la reazione chiara del suo corpo.
<<
vieni.. stendiamoci >>
Isabella
leggermente sospinta dal Duca si mise in piedi e per un attimo
temette di crollare a terra sentendo il capo vorticare forte
dall’emozione. Edward la prese per mano e la portò
fino al talamo dove disteso sopra le coltri vi era quel tessuto bianco
che il giorno prima lui stesso le aveva detto servire per avere una
prova della sua illibatezza.
Era solo un
tessuto bianco di cotone, un lenzuolo come un altro, eppure
aveva il potere di mettere Isabella a disagio e farla innervosire
più di quanto non fosse già.
E se non avesse
sanguinato? Se avesse sanguinato poco, oppure molto?
Che imbarazzo sarebbe mai stato vedere quel tessuto macchiato dopo
essersi unita al suo sposo? E poi Edward che ne avrebbe fatto di quella
prova? L’avrebbe mostrata a suo padre? Una volta aveva letto
che alcune famiglie nobili distendevano le lenzuola fuori dalle
finestre, in modo che tutto il popolo potesse vedere.. e se lo voleva
fare anche lui? Se..
<<
Isabella, non pensare. >> la voce del
Duca, forte e decisa le arrivò alle orecchie mentre lui alle
sue spalle le stringeva i fianchi con le mani << devi
sono lasciati andare.. >> e con una piccola pressione la
portò a salire sul giaciglio e a stendercisi sopra.
Edward non perse
tempo e si spogliò veloce togliendosi anche
i mutandoni ma rimanendo con il camicione nel timore di spaventare
Isabella mostrandosi subito a lei in totale nudità.
Le si stese al
fianco e riprese ad accarezzarle il corpo avvicinando la
bocca alla sua. La baciò con trasposto, aspettando che la
ragazza riuscisse a prendere il ritmo dei suoi baci e quando la
sentì a sufficienza sciolta la tocco ancora un poco e le
salì sopra sollevandole la veste fino alle anche.
<<
sei tesa come la corda di un violino >>
le mormorò all’orecchio mentre la spingeva ad
aprire le gambe per farle accogliere i propri fianchi.
<<
i-io sono.. sono un po’ nervosa..
>> la voce di Isabella tremò e sentendo di non
riuscire più a contenere le emozioni chiuse gli occhi nel
timore di mostrare gli occhi lucidi.
Un piccolo bacio
si depose sulla sua guancia, sulle labbra, sul naso..
<< guardami >>
Il peso che la
ragazza sentiva alla gola non sembrava volersene andare,
così ingoiò a vuoto e aprì gli occhi.
<<
anch’io sono nervoso. E’ per
questo che non ho voluto consumare il matrimonio nelle notti passate.
Non voglio ferirti e non voglio nemmeno spaventarti. Lo so che tu non
sa nulla di cosa succede nel talamo tra un uomo e una donna, ma io
invece lo so e tu devi solo fidarti di me. Lascia fare a me..
>>
Isabella
annuì rilasciando un respiro tremulo e chiuse di
nuovo gli occhi quando sentì una forte pressione tra la
gambe e il corpo del Duca cominciare a dondolare su di lei.
Sentì
il respiro di lui diventare più veloce e la
pressione aumentare, e aumentare sempre più fino a
cominciare a far male.
<<
Edward.. >>
<<
Baciami >> e le labbra di lui premettero
su quelle di lei con forza e arroganza. Isabella sentì la
sua lingua riempirle la bocca, il suo sapore invaderle il palato, il
suo respiro risuonarle nelle orecchie e quella pressione, quel dolore
sotto farsi via via insopportabile.
Le cosce si
strinsero in automatico e le mani andarono sul petto del
Duca come a volerlo spingerlo via ma sapendo che non era possibile
farlo.
<<
rilassati.. >> ansimò Edward
poggiandosi con i gomiti ai lati del viso della ragazza iniziando a
spingere contro di lei ad un ritmo serrato. Sapeva le stesse facendo
male ma non aveva capacità di delicatezza maggiori di quelle
che aveva usato fino a quel momento.
E poi la prossima
volta sarebbe andata meglio.. l’importante
era solo venire in fretta e finire quel brutto rapporto il primo
possibile.
Finse di non
sentire i gemiti di dolore di Isabella e la
baciò ad ogni occasione possibile per distrarre lei e per
eccitare maggiormente se stesso.. il piacere iniziò a
prendere piede nei lombi e le spinte si fecero forti e asciutte. Il
talamo iniziò ad oscillare, la testiera a scontrarsi con
rumore regolare contro il muro, la stanza a riempirsi del rumore
schioccante di pelle contro pelle. Le mani di Isabella strinsero con
forza le braccia del Duca affondate nel materasso per farsi leva nei
movimenti ma presto non riuscì più a trattenersi.
<<
più… più piano, ti
prego >> la voce usci in un lamento ed Edward
immediatamente rallentò, espirando con forza nella speranza
di riprendere il controllo. Diminuì il ritmo allungandosi a
baciarle il collo e con la mano con al quale non si reggeva
iniziò a toccarle impudico il seno ancora coperto dalla
vestaglia bianca.
<<
và meglio così? >>
le sussurrò all’orecchio ansimandogli contro
<<
s-sì.. >>
Le prese con il
palmo il viso e la costrinse a guardarlo. Aveva i lati
del viso rigato da piccole lacrime ed era bellissima.. maledettamente
bellissima ed eccitante.
Le spinte si
fecero meno veloci ma più profonde, e
fissandola negli occhi il piacere piano piano crebbe.. sempre di
più, sempre di più, finche in un gemito roco,
soffocato contro le labbra della sua sposa, Edward si lasciò
andare.
Isabella rimase
immobile , mentre suo marito si abbandonava
pesantemente sul corpo di lei con il respiro affannato, e scivolava
piano fuori dal suo corpo.
Sentì
un calore liquido scivolarle tra le gambe ma era
ancora troppo intontita per imbarazzarsi o preoccuparsi, o domandarsi
cosa fosse.
Edward si
portò al suo fianco riprendendo fiato e godendo
della frescura delle lenzuola sul suo corpo accaldato. Sentiva la
camicia larga che ancora indossava appiccicata contro la pelle sudata.
Quando i due si
ritrovarono stesi l’uno di fianco
all’altro ad osservare il soffitto di fronte a loro ci fu un
attimo di puro silenzio, come di contemplazione di ciò che
si era appena consumato in quella stanza, finchè Isabella
ruppe la pace sollevandosi a sedere.
Scrutò
con timore sotto di sé e ciò
che vide fu una macchia di sangue rosso ampia come il palmo della
propria mano.
Edward la
guardò osservarsi tra le cosce e cercò
per rispetto di trattenere un sogghigno.
<<
è del tutto normale.. stai tranquilla
>>
Ma Isabella non
sembrava tranquilla, il suo volto manifestava un certo
turbamento.
<<
che cosa c’è? >>
<<
io… vorrei fare una domanda ma temo di
essere fuori luogo. >> forse non era il caso di
continuare.
<<
parla. >>
<<
tutti mi hanno detto che è il marito ad
educare la moglie. >>
<<
è così infatti. >>
<<
io.. non capisco come.. come è possibile
fare figli.. facendo questo? >>
Edward a quella
frase si passò frustrato la mano su volto.
Possibile che quell’imbecille di sua madre non glielo avesse
spiegato?!
Si
sentì un cretino.. avrebbe dovuto domandarglielo prima se
fosse stata educata a tali argomenti, e spiegarglielo prima di farci
sesso.
Ora si trovava in
una situazione spiacevole. Non era mai stato bravo
con la parole e non poteva rischiare di spaventarla o sconvolgerla dopo
quello che era appena successo.
Prese tempo, con
calma si alzo dal giaciglio e si diresse verso un
angolo della stanza dove era stato deposto un catino ricolmo
d’acqua e uno straccio bianco. Lo prese e a passi morigerati
si riportò sul letto, al fianco alla ragazza, cominciando
così a pulirla tra le cosce con delicatezza.
<<
La donna.. >> cercò di
trovare le parole adatte per farla comprendere senza essere troppo
diretto << la donna Isabella è come la terra e
il suo ventre è il vaso che la contiene. Quando un uomo
entra in una donna può lasciare un seme dentro di lei e
questo seme, al momento giusto, germoglia, creando così un
figlio. Pensi di aver compreso? >>
Isabella
annuì silenziosa rimanendo a pensare quale fosse il
momento giusto di cui Edward aveva parlato, e cosa sarebbe accaduto
quando il seme del suo sposo le sarebbe germogliato in grembo.
Era una giornata
soleggiata rinfrescata da una leggera brezza ed
Isabella si trovava nei giardini a cogliere le più belle
rose riuscisse a trovare. Voleva crearne un mazzetto da tenere in
camera sua per potersi svegliare nei giorni successivi con il dolce
profumo dei fiori.
Si accorse di una
presenza al suo fianco solo quando l’ombra
dello sconosciuto le coprì il volto dal sole.
<<
oh! Buongiorno Signore.. >>
salutò sorpresa alzandosi e parandosi gli occhi con la falda
del cappellino che indossava
<<
Tu devi essere Isabella.. >> il tono
colloquiale con cui lo sconosciuto si rivolse alla ragazza la fece
desistere.
<<
perdonatemi, vi conosco? >>
<<
l’ultima volta che ti ho vista avevi sette
anni, portavi una corona di fiori tra i capelli e stavi ritta di fianco
a mio figlio davanti un altare. >>
Era il Duca
Carlisle Cullen, il padre di Edward. Isabella ne rimase
stupita perché non assomigliava per nulla a lui. Aveva
lunghi capelli biondi legati da un nastro nero, le basette importanti e
uno sguardo malevolo e sfacciato. Infatti poco dopo gli occhi del Duca
vagarono senza vergogna lungo tutto il corpo della ragazza, mettendola
a disagio.
<<
dov’è mio figlio? >>
<< A
quest’ora della giornata lavora nel suo
studio, Mio Signore >>
E l’uomo
non disse nient’altro. Senza salutare si
voltò in direzione del palazzo e scomparve.
Poco dopo una
porta si aprì sbattendo forte contro il muro
ed Edward a quell’improvvisata irruzione, reagì
alzando veloce il capo, pronto ad insultare chiunque si fosse permesso
di interrompere il suo lavoro in quel modo brusco. Peccato che davanti
a sé si ritrovo l’unico uomo che non avrebbe mai
potuto insultare in vita sua, nonostante fosse anche il primo che
avrebbe desiderato prendere a male parole.
<<
Padre, non vi aspettavo! >>
<<
da quando in qua devo chiedere autorizzazione per
venire nella tenuta di famiglia in cui abita mio figlio?
>>
<<
sapete che non intendevo questo. >>
<<
come tu sai il motivo che mi ha spinto qui.
>> ribatté serio Carlisle chiudendo la porta e
sedendosi di fronte alla scrivania di Edward, il quale con movimenti
automatici aprì il cassetto di fianco a sè e
porse a suo padre un piccolo pezzo di tessuto ripiegato.
L’uomo
lo prese con calma e lo spiegò sulla
scrivania mettendo alla luce quella macchia scura ormai asciutta,
testimonianza della ormai persa virtù di Isabella.
<<
Molto bene. Allora come và con tua moglie?
l’ho incontrata poco fa nei giardini.. >>
Edward
sperò con tutto il cuore che non le avesse detto
nulla di offensivo o fuori luogo come era solito fare.
<<
meglio di quanto mi aspettassi >>
<<
effettivamente l’età
l’ha resa molto desiderabile >>
<<
non mi riferivo a questo. E’ giovane e
ancora molto ingenua, confesso essere affascinato da questo suo modo di
essere. Alleggerisce molto le mie giornate >>
<< e
nel talamo? >>
<<
inesperta, come ogni giovane moglie >>
<<
la educherai tu. Ricordati che devi ingravidarla il
primo possibile >>
A quelle parole
l’irritazione di Edward crebbe e tentò di tenerla
a freno traendo un respiro profondo
<<
lo so padre >>
<<
sei il mio unico figlio ed è di massima
importanza portare avanti il nome della nostra casata >>
<<
lo so padre, me lo avete già ripetuto un
migliaio di volte >>
<< e
continuerò a farlo finchè non
riceverò la notizia che hai ingravidato la ragazza
>>
<<
sono passati solo pochi giorni dal nostro incontro
>>
<<
non cercare scusanti. Basta una volta sola per
ingravidare una femmina. Sai bene che siamo ancora inguaiati con quel
casino che mi ha combinato quel figlio di puttana di Black. Abbiamo
bisogno di altro denaro. >>
<<
Qualche giorno fa ho preso accordi con il
Marchese McCarty per l’usufrutto delle mie terre a sud.
>>
<< e
credi che quei quattro spiccioli che ti
passerà McCarty per coltivare tabacco nei tuoi possedimenti
cambierà qualcosa con il debito che mi grava sulle spalle?!
Devi fare un figlio. Anche femmina non m’importa, ma fallo!
>>
<<
che significa anche femmina? >>
domandò il Duca confuso da quell’ultima
affermazione
<<
Dio Edward, a volte sei così maledettamente
stupido! Ho già preso contatti con una delle famiglie di
mercanti più ricche di Londra. Commerciano spezie e tessuti
fino al Medio Oriente.. ti rendi conto? Appena Isabella
sfornerà un marmocchio lo faremo sposare con qualcuno della
loro famiglia e otterremo un compenso da capogiro. Vaffanculo a Black,
vaffanculo alla banca e vaffanculo ai debiti! >>
Edward strinse
istintivamente i pugni sotto la scrivania ma non disse
nulla. Un peso gli si era bloccato sullo stomaco e non gli permetteva
di fare più parola.
<<
Mi fido di te Edward e mi aspetto che farai
ciò che chiedo. Scopati quella ragazza e facci un figlio, o
giuro su Dio che lo farò io. >>
<<
che diavolo andate dicendo?! >>
<<
sai bene quello che dico, smettila di comportarti da
idiota! Attendo una tua lettera entro il mese prossimo, sono stato
chiaro? >>
<<
Padre.. >>
<<
SONO STATO CHIARO EDWARD? >>
Le unghie gli si
piantarono nei palmi delle mani.
<<
Sì padre. >>
<<
Oggi è arrivata Jessica al palazzo, era
così felice di vedermi! >>
<<
non l’ho vista. >>
<<
Sir Thomas l’ha incaricata di curare solo la
mia stanza e farmi da dama di compagnia. Oh, era così felice
di non dover più fare le pulizie in cucina, avreste dovuto
vedere come saltellava! >> rise Isabella rilassata mentre
durante la cena raccontava al suo sposo della sua giornata.
Edward
però non pareva per nulla divertito dai suoi piccoli
aneddoti, anzi sembrava pensieroso e irrequieto.
<<
va tutto bene mio sposo? La vostra mente sembra vagare
altrove. >>
<<
sì, tutto bene. >> rispose
secco trangugiando l’ennesima coppa di vino.
<<
siete nervoso per l’incontro che avete avuto
oggi con vostro padre? >>
Ma Edward, notando
di star entrando in un argomento spinoso, non
rispose, preferendo fare un’altra domanda.
<<
è vero che vi ha incontrata nei giardini?
>>
<<
sì, mentre coglievo i fiori >>
<< e
cosa vi ha detto? >>
<<
nulla. Mi ha solo… >>
cercò di trovare una parola che non risultasse maleducata
alle orecchie di Edward. In fin dei conti stava parlando di suo padre.
<< guardata. >>
<<
guardata? >>
Isabella
fissò Edward negli occhi e rammentando che intorno
a loro c’erano servi e guardie che udivano la loro
conversazione, decise di non parlare ma imitare lo sguardo che il Duca
Carlisle le aveva riservato quel pomeriggio. Ed Edward,
dall’altra parte del tavolo, capì perfettamente
ciò che voleva dire quando osservò Isabella
cambiare espressione e fissargli impudica il corpo come se desiderasse
spogliarlo.
Suo padre era un
maledetto bastardo!
Il rancore crebbe
in maniera esponenziale << Io
non ho più fame. Mi ritiro nelle mie stanze.
>> e detto così si alzò
veloce uscendo di gran foga dalla sala prima che l’attacco di
collera che stava per assalirlo lo portasse a ribaltare
l’intera tavolata.
Voltò
iroso l’angolo e prima di riuscire a
raggiungere la sua meta sbattè improvvisamente contro una
serva che dal colpo cadde a terra, sparpagliando lenzuola per tutto il
corridoio.
<<
oh, Duca, vi chiedo perdono!! >>
Edward la
guardò non riconoscendo la donna ai suoi piedi,
finchè capì il motivo di tale
estraneità.
<<
sei tu Jessica? >>
<<
sì, Mio Signore, sono io! Perdonatemi, io
non vi avevo visto! >>
<<
sì ho capito. >>
sbottò lui sentendo il nervosismo aumentare con quella serie
di scuse che sembravano non finire più.
Non le chiese
perdono, non la aiutò neanche ad alzarsi.
Semplicemente le camminò intorno e raggiunse la sua camera
riuscendo così finalmente a dare via libera alla rabbia.
Prima di tutto devo
fare dei ringranziamenti sentiti e commossi.. dopo la pubblicazione del
secondo capitolo sono arrivate un sacco di recensioni, si sono
triplicati i preferiti, seguiti e ricordati e raddoppiati coloro che mi
hanno messo tra gli autori preferiti…. Me
commossa!ç.ç
Ringrazio anche chi
continua ad aggiungere le mie vecchie ff e le one shot tra le
preferite, e le commenta anche se ormai è passato tantissimo
tempo da quando le ho terminate. Grazie davvero!!!
Ora, superata la
parte “commozzione”, inizia il momento
“spiegazione SuperQuark” (che si legge QUORK!)
Visto che stò ricevendo nelle recensioni una serie di
domande ho deciso di chiarire alcuni punti qui riguardanti la storia in
modo che tutte possiate leggere.
-“Quanti
anni ha Edward?”
Tutte hanno compreso
che Edward è ovviamente più grande di Bella, io
non ho scritto la sua età perché non era utile ai
fini di trama, era solo utile comprendere che fosse più
grande e quindi avesse maggior esperienza di Isabella, ma se volete
proprio una età precisa direi che lo colloco tra i 22 e i 25
anni.
-“Emmet
è grasso e con un paio di belle corna in testa,
perchè sei così crudele?”
Ebbene sì,
e mi dispiace che le fan di Emmet siano dispiaciute
dell’obesità che lo contraddistingue nella storia,
ma all’epoca essere grassi significava mangiare tanto e
quindi stare bene dal punto di vista economico e sociale quindi volevo
far capire come la Famiglia McCarty fosse potente dal punto di vista
nobiliare (e quindi anche Lady Rosalie). Inoltre se fosse stato un gran
figone pieno di soldi non si sarebe spiegato il tradimento di Rosalie!;)
-“Ogni
quanto aggiorni?”
In realtà
non ho un tempo preciso e siccome lavoro e, come avete visto, scrivo
capitoli lunghi 6-7 pagine world, la stesura del capitolo mi richiede
un
po’ di tempo. Non preoccupatevi però, non
farò mai passare un mese tra un capitolo e l’altro
e nei tempi di maggior libertà potrei anche aggiornare con
alta frequenza.
Spero il capitolo vi sia
piaciuto!^.^ baci
|
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Capitolo 4 *** Never Interfere between Husband and Wife ***
Ch.
Three
-Never
Interfere between Husband
and
Wife-
Edward uscì dalla sua stanza solo tre ore dopo.
Aveva
distrutto mobili, stracciato tende e ingurgitato un buon quantitativo
di alcool, necessario per non farlo pensare ma insufficiente ad
annebbiargli la mente.
La
porticina dietro l’arazzo cigolò ma Isabella non
si rese conto dell’ingresso dell’uomo nella stanza
finché non si destò di soprassalto
sentendo un braccio robusto circondarle il corpo e un petto ampio e
caldo aderire alla sua schiena.
<<
shh, sono io >> le sussurrò il Duca
all’orecchio, stringendola forte a sé e aspirando
l’odore dei suoi capelli.
<<
Duca mi avete spaventato. >>
Sentiva
il suo fiato caldo accarezzarle la guancia e le gambe intrecciarsi alle
sue in un gesto intimo a cui ancora non era abituata.
<<
non darmi del voi. Quando siamo soli chiamami con il mio nome
Isabella.. adoro quando lo fai >>
<<
Edward >> sussurrò allora lei intimidita da
quelle inaspettate e appassionate parole e sentendo le braccia del suo
sposo stringersi a lei con maggior vigore.
<<
sembra tutto così bello quando il mio nome esce dalle tue
labbra. >>
Isabella
non aveva mai sentito il Duca lasciarsi andare alle parole a quel modo
e questo la mise in allarme. Si voltò delicatamente fino a
portare il suo viso a pochi centimetri da quello di Edward e riuscirlo
così a fissare negli occhi. Il fiato del suo sposo le si
infranse sulle guancie e un forte odore di whiskey le fece comprendere
la natura di quelle parole tanto dolci. Aveva bevuto. E non ci voleva
grande arguzia per capire che era per lo stesso motivo per cui quella
stessa sera a tavola era fuggito via furioso. Era successo qualcosa con
suo padre.
<<
cosa ti turba marito mio? >>
<<
nulla, non voglio tediarti con le mie inquietudini >>
borbottò il Duca nascondendo il volto tra i capelli della
ragazza e iniziandole ad accarezzarle il corpo nel tentativo di
distrarla dall’argomento.
<<
non è questo il ruolo della moglie? Ascoltare il proprio
marito nei momenti di sconforto? >>
<<
ti ha insegnato tua madre a parlare così? >>
Isabella
arrossì colta sul fatto.
<<
è una cosa brutta? >>
<<
no, ma sono così stanco di dover costantemente vivere
seguendo le parole degli altri. Tu obbedisci alle parole di tua madre e
io devo seguire quelle di mio padre... >>
sospirò lui.
<<
ma è questo il dovere dei figli. Seguire le parole dei padri
per renderli fieri di noi. >> Ma Edward alle sue parole
non rispose. Temeva di lasciarsi sfuggire il diverbio avuto con
Carlisle quello stesso pomeriggio e quella frase infelice con
cui era stato letteralmente minacciato. Non voleva che lei lo venisse a
sapere. Non voleva che lei ne avesse paura. E fu per quel motivo che si
allungò appoggiando le sue labbra su quelle della ragazza.
Fu
un
bacio morbido, dolce, rilassato, al quale Isabella rispose allungando
una mano e accarezzando con delicatezza i capelli dell'uomo,
respirandogli sulle labbra e lasciandolo giocare con la sua bocca e la
sua lingua.
Piano
Edward si spinse contro di lei fino a scivolarle sopra.
<<
Edward aspetta.. >>
<<
non vuoi? >> le soffiò piano sulle labbra
aprendo gli occhi per osservarla. Aveva tanta voglia di farla sua. E
non aveva nulla a che fare con le parole di suo padre e quel suo
avvertimento che avrebbe dovuto obbligarlo ad unirsi ad Isabella il
prima possibile per ingravidarla. In quel momento il suo era solo
desiderio. Di non pensare, di perdersi in lei, di sentirsi amato e
desiderato.. almeno da sua moglie.
<<
io.. non sono sicura di.. >>
<<
hai paura che ti faccia male di nuovo? >>
All’inizio
fu titubante nel rispondere, ma poi Isabella annuì con
sincerità facendo sorridere il Duca che le si
accostò nuovamente, poggiando la fronte contro la sua.
<<
credimi quando dico che non sarà come ieri.. e io
farò piano, molto piano, te lo prometto. >>
Isabella
sospirò cercando di sciogliere a tensione e si
lasciò baciare di nuovo da Edward.
<<
mi credi? >>
Un
altro bacio.
<<
mi credi mia Bella? >>
E
lei
annuì .
Le
mani
salirono sulle cosce, alzandole la veste e proseguirono la loro salita
fino a portare l’abito ad aggrovigliarsi sulla pancia.
<<
Aiutami a sfilartelo >> e così lei, non senza
un pò di insicurezza, si mosse goffamente fino a riuscire a
far passare l’abito dalla testa.
Ora
era
tutta nuda e nel suo cuore sentiva un misto di profondo imbarazzo ed
emozione. Il buio della notte la copriva come un mantello dallo sguardo
indiscreto del suo sposo e la faceva sentire al sicuro.
Edward
tornò a baciarla con dolcezza sulle labbra, sulla mandibola,
il collo.. il petto.
<<
Edward.. >>
<<
ti stò facendo male? >>
<<
..no >> Un sospiro profondo uscì dalle labbra
di Isabella quando le labbra calde del suo sposo iniziarono a baciarle
con dolcezza il seno.
<<
ti piace? >>
<<
si.. >>
E le
piacque. Questa volta le piacque molto.
Un’ora
dopo erano distesi sul talamo disfatto ed illuminati malamente da una
piccola candela posta sul comò che Edward aveva avuto la
premura di accendere alla fine dell’amplesso. Isabella si era
coricata sul petto del suo sposo e non riusciva a pensare ad altro se
non a quanto fosse profumata e calda la sua pelle e a come fossero
state morbide e passionali le sue mani in questa sua seconda volta.
<<
questa volta non ho perso sangue >>
<<
solo la prima volta si sanguina, poi non accade più. Diventa
piacevole. >>
<<
sì, è vero.. >> mormorò
Isabella arrossendo e nascondendo il viso contro petto di suo
marito.
<<
mi racconti com’è stata la tua? >>
Edward
si mosse piano, per fissarla dubbioso negli occhi.
<<
intendo dire, come è stata la prima volta che hai giaciuto
con una donna. >>
<<
non sono argomenti consoni Isabella >>
<<
e perché mai? Tu sai com’è stata la
mia, e non sono di certo una bambina. Ho già avuto conferma
del fatto che hai avuto delle donne prima di me. >>
Edward
sospirò chiudendo gli occhi e cercando di soffocare
l’irritazione che certi discorsi troppo personali gli
causavano sempre. L’effetto dell’alcool era ormai
svanito, evaporato con gli ansiti ed il sudore, e la pazienza e la
tranquillità avuti prima ora erano scomparsi.
<<
è stato come accade a quasi tutti i figli di nobili. Un
giorno mio padre ha deciso che ero diventato abbastanza maturo per
imparare a possedere una donna e mi ha portato una meretrice nella
stanza. >> affermò secco.
Isabella
rimase attonita non aspettandosi una risposta del genere e si richiuse
nel silenzio. Forse non avrebbe dovuto chiederlo.
<<
ti sei ammutolita tutto d’un colpo adesso? >>
<<
hai avuto molte donne? >>
<<
come qualsiasi uomo normale >>
<<
e chi erano? >>
<<
nobildonne, cortigiane.. >>
<<
meretrici? >>
Edward
schioccò la lingua capendo dove la sua sposa voleva andare a
parare.
<<
stai cercando di domandarmi se frequento i postriboli? >>
<<
sì.. >>
<<
li ho frequentati da ragazzo, ora non più >>
<<
perché non più? >>
<<
perché sono sposato con te. >>
<<
anche prima lo eri. >>
<<
Isabella era diverso! Ancora non ti conoscevo. Se non fossi stata come
desideravo forse li avrei frequentati tutt’oggi.
>> sbottò infine lui non sopportando
più quella serie di domande a raffica di tipo personale.
Ci
fù un momento di silenzio dopo lo scoppio di
irascibilità di Edward, che però venne nuovamente
rotto dalla voce sussurrata di Isabella.
<<
quindi io ti piaccio.. >>
<<
smettila di cercare di strapparmi parole dalle labbra >>
<<
è che mi piace conoscere i tuoi pensieri.. >>
rispose sincera la ragazza, avvicinandosi alle labbra del Duca e
baciandolo leggero come a chiedere perdono per tutte quelle domande che
gli avevano fatto perdere la poca pazienza che possedeva.
Il
bacio si trasformò preso in qualcosa di più
prodondo che fu volutamente interrotto da Edward.
<<
fai la brava moglie e mettiti a dormire, o non posso prometterti di
aggredirti di nuovo >>
<<
questa volta mi è piaciuta la tua aggressione.
>>
<<
oh, credimi me ne sono accorto! >> ridacchiò
l'uomo.
Isabella
soppresse anch’essa una risatina divertita affondando il viso
nel collo del Duca e stendendosi per bene al suo fianco, pronta a
dormire.
Un
rumore fastidioso lo strappò dai sogni e dal riposo, ma
quando aprì gli occhi per capire da dove nascesse tale
fracasso un raggio di luce accecante lo abbagliò,
obbligandolo a richiudere gli occhi di scatto, per poi tentare di
socchiuderli piano. Quando lo sguardo si abituò alla luce
del mattino Edward vide davanti a sè Jessica, la dama di
Isabella, che vagava attorno al letto, preparando gli abiti,
apparecchiando il tavolino per la prima colazione e versando la calda
acqua per il risciacquo mattutino. Jessica ad ogni gesto gli lanciava
delle strane occhiate, ed Edward aveva abbastanza esperienza per capire
che il suo era uno sguardo di puro interesse nei suoi confronti. E ne
comprese la causa nel momento seguente in cui si rese conto di essere
ancora nudo, con Isabella distesa quasi completamente su di lui, ancora
profondamente addormentata. Continuò per un po’ a
fissare Jessica studiandone i comportamenti e quello sguardo allusivo,
finchè con voce bassa non le disse di uscire dalla stanza.
Quella ragazza non prometteva nulla di buono. Isabella aveva raccontato
che era la sua unica amica, ma quale amica rivolgeva al marito di
un’altra tali attenzioni e sguardi? Avrebbe dovuto
controllarla.
<<
Isabella è mattino inoltrato. Sveglia. >>
Edward
si sentiva un po’ in imbarazzo ad avere lui il compito di
svegliare la sua sposa. Non aveva mai dormito con una donna dopo aver
giaciuto con lei la notte, e il trovarsi nudi, aggrovigliati alle
lenzuola e illuminati dalla piena luce del giorno, avere un che di
romantico e allo stesso tempo impudico.
Isabella
infatti ebbe la stessa reazione e dopo aver aperto gli occhi e rivolto
un sorriso rilassato al marito, notando la situazione lanciò
un piccolo
urletto, catturò l’angolo del lenzuolo e si
coprì alla meglio con il poco tessuto disponibile, facendo
ridere il Duca.
<<
non nascondi nulla che io non abbia già visto, lo sai?
>>
<<
è diverso. E’ mattino! >>
<<
e credi che certe cose non si facciano anche di mattino? O nel
pomeriggio? >> ridacchiò il Duca alzandosi e
infilandosi veloce i mutandoni che la sera prima aveva lascito
abbandonati a terra ma che quella stessa mattina Jessica aveva
ripiegato con estrema cura e posti sulla mensola di lato al giaciglio.
<<
io non so.. pensavo che certi affari fossero solo argomento notturno.
>>
<<
credimi Isabella, questi affari sono argomenti di ogni ora del giorno.
>>
In
modo
spontaneo si chinò verso di lei per lasciarle un leggero
bacio sulle labbra prima di dirigersi verso la porta comunicante con la
sua stanza. << Fai colazione e goditi la giornata. Io
oggi ho molti affari da sbrigare >>
<<
non ci vedremo neanche per pranzo? >>
<<
no. >>
Edward
notò lo sguardo deluso della ragazza ma non disse nulla.
Intrattenersi con lei nelle coltri fino a mattina inoltrata gli aveva
già fatto perdere parecchio tempo. Aveva un sacco di lavoro
da sbrigare e non poteva permettersi di perdere una giornata a
camminare per il giardino solo per farle compagnia.
Nonostante
questo, quando si recò nel suo studio pronto a svolgere i
suoi doveri, il malessere dovuto alla visione di Isabella che abbassava
gli occhi abbattuta lo spinsero a chiamare Sir Thomas e consegnargli
una lettera.
La
giornata passò lenta. Isabella passeggio per il giardini e
curiosò per il palazzo, mentre Edward non si prese un attimo
di tregua svolgendo i suoi affari quotidiani. Non venne disturbato da
nessuno fino all’ora di cena, quando si diresse verso la sua
stanza per rinfrescarsi e prepararsi per la serata. Quando
aprì l’uscio e sospirò di sollievo per
il termine di quella giornata fu infatti sorpreso di vedere seduta sul
suo giaciglio la dama di compagnia di sua moglie, Jessica. Aveva un
abito bordeaux, con ricami bianchi sulle maniche e il petto, e la
scollatura generosa le metteva in mostra i seni gonfi e floridi. Era
ovvio il motivo per cui era lì.
<<
che ci fai qui? >>
<<
La Duchessa mi ha dato l’ordine di portarvi qualcosa da bere
per rinfrescarvi prima di cena. >> e infatti sul tavolino
vicino al camino era stata posta una bottiglia di vino
bianco umido di condensa . Il Duca però con sguardo attento
notò anche che sul vassoio erano poggiati due bicchieri.
<<
La Duchessa ti ha anche dato l’ordine di farmi compagnia per
caso? >> chiese irriverente Edward avvicinandosi per
riempire i calici di vino.
<<
Veramente questa è stata una piccola libertà che
mi sono concessa. Se non è di vostro gradimento comunque
posso andarmene via. >>
Edward
non le rispose, si limitò solo a porgerle il calice di vino
ricolmo e guardarla bere tutta d’un fiato.
<<
mai bevuto un vino così buono. >>
<<
l’ha scelto mia moglie? >>
<<
ha importanza? >>
In
realtà per Edward ne aveva. E anche tanta. Isabella aveva
avuto un gesto delicato nei suoi confronti e a quanto pareva lo aveva
anche fatto con estrema attenzione. Di certo non immaginava che la sua
dama avesse eseguito l’ordine aggiungendo al vino anche se
stessa.
Edward
sentì montare la collera all’idea che Jessica
stesse sporcando il tenero dono di sua moglie con la sua
immoralità.
<<
no >> mentì Edward. <<
però ora voglio sentire quali sono i tuoi propositi.
>>
<<
non li immagina Mio Signore? >>
<<
io immagino tante cose. >> rispose lui malizioso
sedendole accanto e alzandole con modi spicci la gonna per osservarle
le cosce. Erano magre e muscolose. Si vedeva che era una donna
dedita alle fatiche fisiche. Non era come Isabella, le cui cosce lattee
risultavano morbide, calde e tenere. Quelle facevano
venire voglia di morderle e stringerle tra le dita.
<<
ho visto stamani come mi guardavate >>
sussurrò Jessica al suo orecchio << mi
desiderate come io desidero voi.. siete un uomo di tale
bellezza e carisma.. e avete un corpo… >>
<<
siete rimasta ad osservarmi mentre dormivo nel giaciglio con Isabella?
>> domandò Edward reprimendo un moto di
disgusto verso la donna che aveva di fianco.
<<
sì, l’ho fatto.. >> ammise lei
ridacchiando sfacciata e allungando la mano per posarla nel cavallo dei
suoi calzoni.
Forse
si aspettava di trovare qualcosa di rigido, la stessa eccitazione che
lei provava e che il Duca aveva fino a quel momento espresso a parole.
Ma invece non trovò niente di tutto ciò,
e quando il suo sguardo confuso e deluso passò
dall’inguine al viso del Duca, Jessica si rese conto in un
attimo ciò che era successo.
<<
vattene. >> Edward era una maschera di ira.
<<
i-io.. >>
<<
vattene, prima che ti prenda a frustate con la mia cintura.
>>
<<
ma.. c’è stato un disguido.. io avevo capito..
>>
Edward
però non parlò più. Semplicemente si
alzò e iniziò a slacciasi la cinta di cuoio.
<<
l’ho fatto perché avevo capito che eravate voi che
lo volevate.. non ero io a volerlo, siete voi che mi avete spinta!
>>
La
cinta scivolò lungo le asole e la fibbia tintinno quanto le
mani di Edward iniziarono ad arrotolarla attorno al palmo della mano
destra. Fu a quel punto che Jessica capì che non avrebbe
trovato soluzione con le parole. Gettò il calice di vino a
terra frantumandolo e fuggi via precipitandosi fuori dalla stanza.
Quando
Isabella, la sera stessa si diresse nella sala per la cena, dopo aver
passato un intero pomeriggio sola a passeggiare per il palazzo senza
meta, il suono di chiacchiericcio e risate la sorprese.
Nella
ampia stanza dove si aspettava di trovare solo il suo severo marito, vi
erano attorno al tavolo un uomo e una donna che ridevano e brindavano.
<<
Isabella, ben arrivata. >> la accolse Edward sorridendo
tranquillo come se mezz’ora prima nella sua
stanza non fosse successo nulla.
<<
buonasera. >> mormorò lei confusa
<<
Quindi è lei Edward? Vostro padre ha fatto
un’ottima scelta devo ammetterlo! >>
parlò una donna dai capelli corvini e arricciati in una
intricata pettinatura.
<<
Vi presento la Contessa Mary Alice Brandon , promessa sposa del mio
più fidato collaboratore nonché amico, il Conte
Jasper Whitlock Hale >>
Isabella
si inchinò ad entrambi facendoli ridere dato che ella aveva
un titolo nobiliare ben più alto del loro.
<<
Di certo non le mancano le buone maniere! >>
scherzò Jasper notando il comportamento assurdo della
ragazza che notato l’errore grossolano era arrossita.
<<
Le ha solo quando decide di usarle.. >> lo corresse
Edward ricordando le frecciatine che Isabella a volte era capace di
lanciare.
Si
misero a tavola poco dopo e Alice la travolse con le mille chiacchiere
sulle nuove mode della città, la preparazione imminente del
suo matrimonio e quanto elegante fosse l’arredamento del loro
palazzo.
Isabella
inizialmente si sentì travolta ma poi pian piano quelle
chiacchiere convivali la misero a suo agio. Sorridente si
guardò attorno e incrociò senza volere lo sguardo
con il suo sposo che la osservava tranquillo e rilassato mentre il
Conte Jasper continuava a parlare al suo fianco a ruota libera.
Edward
accennò un sorriso e Isabella deliziata gli sorrise
dolce a sua volta.
Aspettò
che la coppia di amici tornasse al proprio palazzo per andare nelle
stanze del Duca e porgli la domanda.
<<
Lo hai fatto per me? >>
<<
Ho pensato che avresti apprezzato conoscere qualche dama con cui fare
amicizia. Spero di aver fatto cosa gradita. >>
<<
l’ho apprezzato molto. Grazie Edward >>
Di
nuovo il suo nome. Di nuovo quella sensazione strana
all’altezza dello stomaco nell’udirlo.
<<
di nulla Isabella. >>
<<
desideri che rimanga qui? >>
<<
sei libera di scegliere ciò che desideri fare.
>>
E
Isabella scelse, e si infilo tra le lenzuola profumate del talamo.
Quando
a notte inoltrata Edward si ritrovò al buio a contemplare
l’oscurità dopo aver soddisfatto gli appetititi
del corpo, si ritrovò a pensare a Carlisle e a rendersi
conto che non gli interessava nulla di ciò che egli aveva
detto. Isabella era sua, non di suo padre, e non sarebbe stato di certo
sotto il suo controllo e obbligo che lui la avrebbe
ingravidata. Lei era sua moglie, perdio, sua moglie! E solo
sua sarebbe stata per sempre. Se non fosse arrivato un figlio entro il
mese pattuito, non avrebbe mai permesso a suo padre di far del male ad
Isabella. E anche se il destino avesse voluto Isabella gravida, Edward
non avrebbe mai permesso al padre di far fare a suo figlio la stessa
vita che era capitata a lui. Perché la fortuna di trovare
una buona consorte era rara, e di certo non poteva girare due volte
nello stesso luogo. Lui non era riuscito ad avere una infanzia normale
a causa delle decisioni egoistiche del padre.. suo figlio non avrebbe
avuto la stessa sorte.
Anche
Isabella il giorno dopo, svegliandosi nuovamente tra le braccia del suo
sposo pensò a quanto la fortuna dovesse esse stata clemente
con lei. Fino ad una settimana prima si trovava ancora a casa dei suoi
genitori, con il pensiero terrorizzante di chi potesse essere il suo
sposo e come avrebbe potuto trattarla quando avrebbero iniziato la loro
vita insieme. E invece ora si trovava abbracciata al corpo caldo di un
Duca dai modi severi e freddi in apparenza, ma caldi e generosi nel
privato. Edward era un uomo dall’anima buona nascosta sotto
un pesante mantello di regole e costumi, e nonostante
all’inizio non si fosse mostrato amorevole come la ragazza
aveva sperato, con il passare dei giorni e l’approfondirsi
della loro conoscenza le stava dando prova di tutta la dedizione che
era capace di donare e l’affetto che stava iniziando a
provare nei suoi confronti.
<<
il mio cuore si stà affezionando a voi, Edward
>> gli sussurrò Isabella sulle labbra
stringendolo in quell’abbraccio caldo. Il Duca non rispose,
ma le sorrise dolcemente, prima di ricoprirle le labbra di piccoli baci.
Sì,
Isabella si sentiva fortunata quella mattina. Solo più tardi
si rese conto di quanto la sua fortuna fosse fittizia. Esattamente nel
momento in cui la sua dama di compagnia Jessica entrò in
stanza con un’espressione tetra e impaurita, e gli occhi
pieni di lacrime.
<<
Jessica, ma che è successo? >>
<<
Mia Signora.. ho una cosa da darvi. Ma vi prego non mi punite.. io lo
faccio per voi! >> Jessica si mise a piangere,
accostandosi ad Isabella e girandosi un foglio tra le mani.
<<
di cosa si tratta? >>
La
serva però non disse nulla. Semplicemente si
accasciò a terra e le porse la lettera.
Mio
carissimo Edward,
penso
non ti sia sfuggito
quanto il nostro
incontro recente al ballo sia stato a dir poco freddo. Non puoi
immaginare quanto questo tuo ignorarmi sia stato doloroso per me, e
sarebbe imperdonabile lasciare che i nostri rapporti venissero
intaccati da rancori che ormai sono solo parte del passato. Per
cancellare ogni inutile ombra tra noi sarei lieta di riceverti al
più presto, in amicizia.
Con
il
più profondo affetto
La
tua amica
Rosalie Hale
Rosalie
Hale.
Hale.
Come
Jasper Whitlock Hale.
Non
era
una coincidenza e Isabella lo sapeva. La somiglianza tra i due era
indiscutibile, e durante la cena nella mente della ragazza era perfino
saltato alla mente il nome di quella donna che aveva incontrato al
ballo e che aveva avuto una relazione con suo marito prima del suo
arrivo, ma non ci aveva fatto caso e aveva scacciato il pensiero come
un pensiero fastidioso.
Quella
donna sfacciata che davanti a lei aveva avuto l’ardire di
osservalo durante tutta la festa, persino nel momento in cui Edward
l’aveva presentata a lei come sua moglie. La stessa donna che
non si era fatta scrupoli a chiedergli un ballo, prontamente rifiutato
dal suo sposo. La stessa donna che dopo il ballo gli aveva mandato
quella lettera informale per rivederlo e riavere un rapporto con lui.
In
amicizia, diceva la lettera. Ma che amicizia poteva mai nascere tra un
uomo e una donna che un tempo erano stati amanti e tra cui
c’era stato un amore non corrisposto?
Era
gelosa.
Isabella
era gelosa e non voleva che suo marito vedesse di nuovo quella donna
lasciva e sfacciata. Nemmeno in amicizia.
Ed
era
arrabbiata.
Isabella
era arrabbiata perché il Duca le aveva nascosto il rapporto
di parentela che c’era tra il suo migliore amico e quella
donna
proveniente dal passato.
Perché
le aveva fatto questo? Non aveva pensato che lo sarebbe venuto a
sapere? Non aveva compreso quanto lainfastidisse e umiliasse e
ferisse la presenza nella sua vita di quella donna?
Aveva
appena fatto amicizia con Alice Brandon e ora lei con il matrimonio si
sarebbe
imparentata con Rosalie McCarty.
Perché
l’aveva fatto? Perché?
<<
hai trovato una risposta? Sai se ha risposto alla lettera?
>>
<<
no, non lo so mia Signora ma vi prego, vi prego non ditegli che
l’ho trovata io o mi farà frustare!
>>
<<
dirò che l’ho trovata io curiosando in giro. E
comunque Edward non è violento.. al massimo ti caccerebbe
via. >>
Jessica
non rispose, ma sapeva quanto Isabella si stesse sbagliando.
Oddio,
perdonatemi
l’immenso ritardo!! Scusate ma in questo periodo è
successo di tutto (cose tutte belle eh?!) Mi sono laureata e i miei
genitori mi hanno fatto come regalo di laurea una vacanza. Insomma,
è stato un periodo molto intenso e felice, pensavo di
riuscire a postare il nuovo capitolo perché lo avevo
già scritto in parte ma poi tra una cosa e l’altra
non ho avuto tempo di fare nulla! Mi dispiace!!!!
Ma parliamo ora del capitolo, Edward stà iniziando a
conoscere ed affezionarsi ad Isabella, ma il suo brutto carattere che
lo ha contraddistino fino ad ora non è scomparso, anzi
c'è ancora ma nascosto e smussato alla presenza della
moglie. Riguardo a Jessica che dire.. non era raro all'epoca che le
serve e le dame di basso rango cercassero di migliorare la propria
condizione di vita sfruttando le situazione e le persone a proprio
vantaggio.. ora rimane da capire se la lettera consegnata ad Isabella
sia stata davvero opera di Edward oppure una mossa astuta di Jessica,
che ormai abbiamo capito non essere esattamente interessata
all'amicizia con la piccola e inesperta Isabella.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, settimana prossima posterò
il prossimo!;) Bacio
|
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Capitolo 5 *** Marital Disputes ***
Ch.
Four
-Marital
Disputes-
Piccolo avvertimento, la
parte in corsivo potrebbe turbare qualcuno, se
siete sensibili evitatela! Chiedo scusa anche per il linguaggio
colorito ma era necessario per inquadrare meglio il personaggio di
Edward.
Camminava avanti
ed indietro per quel corridoio da tempo immemore
ormai. Aveva passato tutta la mattinata a girovagare per la sua stanza
prima di trovare il coraggio di uscire ad affrontare suo marito, ma poi
tale audacia era venuta meno e ora si trovava nuovamente a vagare per
il corridoi alla ricerca di quella temerarietà che sembrava
esserle sfuggita di mano. Teneva la lettera ripiegata dentro la manica
del suo abito e le sembrava che la pelle bruciasse a contatto con essa.
Inoltre era ormai da ore che cercava di costruire un discorso ben
articolato da pronunciare, ma i pensieri in testa erano confusi e lei
alla fine aveva deciso che lo avrebbe affrontato con
sincerità dicendogli spontaneamente ciò che
pensava.
Più
facile a dire che a fare però.
La porta si
aprì improvvisamente mentre lei ruotava su se
stessa per ripercorrere per l’ennesima volta quel tragitto
davanti allo studio di Edward, e in men che non si dica si
ritrovò faccia a faccia con il suo sposo.
<<
Isabella che ci fate qui? >>
domandò confuso.
<<
Io.. vorrei parlarti Edward >>
Il Duca
però non reagì come da lei sperato, ma
serrò la mandibola e socchiuse la porta alle sue spalle per
evitare che i suoi collaboratori ancora dentro la stanza sentissero le
parole riservate di sua moglie.
<<
stò lavorando, questo non è il
momento adatto. Ne parleremo stasera. >>
<<
ma è una cosa importante. >>
si lamentò lei.
Per un attimo il
comportamento esagitato di Isabella e la situazione
strana gli fecero pensare che lei volesse dirgli di essere gravida. Ma
poi si rese conto che stavano fisicamente insieme da nemmeno una
settimana e si diede mentalmente dello stupido. Tuttavia alla fine, a
parte dichiarare una possibile gravidanza, che diavolo poteva dovergli
dire di tanto urgente da interromperlo nel bel mezzo dei suoi affari?
Aveva già chiarito tempo addietro che in certe situazioni
non doveva essere in alcun modo disturbato da lei.
<<
Isabella, conosci il mio livello di tolleranza.
>> la avvertì lui sentendo il nervosismo
prendere piede nel suo animo << Ho detto che ne
parleremo stasera e non ho intenzione di ripeterlo una terza volta. Vai
ora. >> e detto così si richiuse nuovamente
dentro lo studio lasciandola inebetita nel corridoio.
L’irascibilità
di Edward, la cui pazienza si
sapeva avere un limite molto basso, comunque non migliorò
neanche a fine giornata e fu per questo motivo che, arrivata
l’ora di cena e non vedendo la sua sposa scendere per
consumare il pasto come di sovente, si alzò arrabbiato dalla
tavola e si diresse a passo di marcia verso la sua stanza.
Prese tre profondi
respiri prima di affrontare Isabella, per evitare di
esagerare nelle parole e nel comportamento come suo solito, e poi
aprì l’uscio senza nemmeno bussare.
Isabella era
seduta sulla poltroncina vicino al fuoco e la sua dama
Jessica le stava pettinando i lunghi capelli.
<<
Tu. Fuori. >> intimò il Duca
a Jessica facendola spaventare.
<<
è la mia dama, prende ordini da me e io
voglio che rimanga. >>
<<
è casa mia Isabella e se io voglio che lei
esca lei uscirà, sono stato chiaro? E ADESSO ESCI
MALEDIZIONE!! >>
Quando la serva
varcò la soglia lui sbatté la
porta alle sue spalle con tale irruenza da far vibrare i vetri.
<<
si può sapere che diavolo ti prende?
>> sbottò il Duca verso sua moglie appena
furono rimasti soli.
<<
che cosa mi prende? Questo mi prende! >>
E prima che Edward
se ne potesse accorgere gli arrivò sul
petto un pezzo di carta sgualcito.
Lo
rimirò con attenzione e ne lesse il contenuto.
<<
dove hai preso questo? >>
<<
Non lo so, dimmelo tu Edward, era una lettera
indirizzata a te! >>
L’uomo
fece un profondo respiro ma non disse nulla,
continuando a fissare la carta tra le sue dita.
<<
è vero che Jasper è il fratello
di Rosalie McCarty? >>
Lui
però non rispose nuovamente, si limitò a
sedersi sulla poltrona che poco prima era stata occupata da Isabella,
iniziandosi a passare le mani tra i capelli.
<<
non me lo hai detto. Non mi ha detto niente Edward, mi
stai circondando da persone legate a quella donna e nemmeno me lo dici.
>>
<< e
dove stà il problema Isabella?
>> le domandò lui più freddo di
quanto non avesse voluto.
<<
dove stà il problema? Quella era la tua
amante!! >>
<<
avevamo già chiarito che non provavo nulla
per lei. >>
<< e
pensi che questo mi consoli? Pensi che questo mi
faccia sentire meglio? Pensi che solo perché tu non hai
ricambiato i suoi sentimenti io mi senta serena a saperla girarti
costantemente intorno. E’ una mancanza d rispetto nei miei
confronti.. come fai a non capirlo? >>
<<
dove hai trovato la lettera? >>
ripeté il Duca cercando di trovare la pazienza necessaria
per far calmare Isabella e verificare attraverso le sue
parole ciò che in realtà già stava
sospettando.
<<
nel tuo ufficio. >>
E quella menzogna
gli diede la risposta che aspettava. Sapeva benissimo
che Isabella non era mai entrata nel suo studio da quando era arrivata
nel palazzo. Gli unici momenti in cui vagava per l’edificio
era nel pomeriggio e in quelle ore c’era sempre stato lui in
quella stanza. L’avrebbe vista se si fosse messa a curiosare
tra le sue carte, cosa che inoltre non avrebbe mai fatto di sua
spontanea iniziativa data l’educazione rigida ricevuta da sua
madre. Era stata di certo una serva a passarle la lettera, qualcuno che
poteva con tranquillità entrare nel suo studio la sera, la
notte, o persino la mattina, quando loro erano ancora assopiti tra le
coltri.
Non ci voleva
molto a capire che quel qualcuno era Jessica. Quella
ragazza aveva una spaventosa voglia di morire.
<<
È stata Jessica vero? >>
<<
no >>
<<
non mentirmi Isabella. Sono tuo marito, abbi il
rispetto di non mentirmi. >>
<<
tu però puoi mentirmi vero? >>
<<
io non ti ho mai mentito >>
<<
è allora perché
c’è quella donna così introdotta nella
tua vita? >>
<<
ma di che cosa hai paura si può sapere?
Sono sposato con te Isabella, sei mia moglie! Temi che ti possa
ripudiare? Sai meglio di me che questo non potrebbe mai accadere.
>>
<<
io ho paura… ho paura che tu possa
preferire quella donna a me. >> finalmente lo disse, e
diavolo se si sentì meglio ad esprimere quel suo pensiero a
parole.
<<
Isabella ti ho già fatto capire che sei
l’unica. Non ho alcuna intenzione di riprendere la relazione
con Rosalie, e non ho alcuna intenzione di prendere un amante..
Io… io mi sto legando a te, e non voglio recarti alcuna
sofferenza. >>
La ragazza
trattenne le lacrime a sentire finalmente il suo sposo
sbilanciarsi nei suoi confronti. Da quanti anni aveva sognato sentire
l’uomo a cui il suo destino era stato intrecciato
già da bambina parlarle con calore dei suoi
sentimenti per lei. Presa dal momento si lasciò cingere
dalle braccia forti di suo marito e stringere al suo petto ampio e
caldo per farsi consolare. Non disse che nonostante quelle parole
appassionate, lei continuava a mal sopportare che lui avesse rapporti
con quella donna del passato.
Si
infilò tra le coltri del suo giaciglio a notte fonda. Non
era andato a cercare la compagnia della sua sposa quella sera, troppo
impegnato nel sotterraneo del palazzo che ancora ospitava il corpo
martoriato di Jessica.
L’aveva
fatta portare là sotto dalle sue due
guardie di fiducia, era stata legata e sollevata per i polsi ad una
trave del soffitto e poi, spogliatala nel busto dalle vesti,
aveva mantenuto la parola che pochi giorni prima le aveva rivolto.
L’aveva cinghiata fino a farle perdere i sensi.
Ora mancava solo
negoziare un prezzo ragionevole per venderla al
miglior offerente e poi se ne sarebbe finalmente liberato e soprattutto
avrebbe liberato Isabella della sua falsa e corrotta presenza. Quella
serva non si meritava nemmeno di respirare la stessa aria di sua moglie
e lui non voleva avere una persona non degna di fiducia sotto il suo
tetto. La slealtà era una caratteristica che Edward non
aveva mai accettato da nessuno, specialmente dai suoi
domestici.
Jessica aveva
tradito la padrona cercando di sedurre suo marito, e come
se la cosa non fosse già a sufficienza grave, aveva anche
cercato di minare il rapporto che stavano tentando di costruire con
tanti sforzi portando ad Isabella quella lettera che Rose gli aveva
mandato in privato. Come si era permessa? Come aveva potuto andare a
frugare tra le sue cose, e come aveva potuto portare quella lettera
privata a sua moglie? Edward non aveva nulla da nascondere, era vero
che non provava nulla verso la sua vecchia amante, ma c’erano
in gioco troppi soldi, conoscenze e potere per rischiare di mettersi
contro una donna come Rosalie. Oltretutto per cercare di coprire i
debiti di suo padre aveva preso a collaborare con suo marito, il
Marchese McCarty, e se la loro vecchia relazione fosse venuta a galla
agli occhi di quell’uomo avrebbe rischiato anche lui di
finire in disgrazia come era accaduto a Carlisle, o peggio venir ucciso
in onore di una donna che neanche lo meritava.
Ancora ripensando
a ciò che quella puttana di una serva
aveva fatto strinse i pugni sulle lenzuola.
<<
perché le ha portato quella lettera eh? Volevi vendicarti
del mio rifiuto? >>
<< no
signore!! >> piangeva a dirotto Jessica appesa per i
polsi al soffitto << l’ho fatto per
la mia padrona, l’ho fatto perché le voglio bene..
>>
<<
le vuoi così bene che non vedevi l’ora di aprire
le gambe a suo marito? >> e un altro colpo le
colpì la schiena nuda della donna che reagì
lanciando uno strillo acuto che riecheggiò tra le mura umide
dei sotterranei.
<< dimmi
perché lo hai fatto! Volevi rovinare il mio matrimonio vero?
Pensavi che allontanata lei avresti avuto una possibilità
con me? >>
<< lo
sappiamo tutti che non siete mai stato un marito casto e celibe, volevo
solo che Isabella lo sapesse. >>
<< e tu
piccola troia credevi che io non ne avessi già parlato con
mia moglie? Eh? Pensavi lei non sapesse niente di Rose, o di tutte le
altre? Hai fatto male i tuoi calcoli. >>
<< voi
siete un uomo crudele… >>
<< che
cosa sono eh? Eh?! >> urlò Edward. La mente
annebbiata dall’ira.
<< SIETE
UN MOSTRO!! >>strillò Jessica soffocando
l’urlo a causa dell’ennesima cinghiata.
<<
Mio Signore, avete visto Jessica? Questa mattina non
è venuta nella mia stanza a prepararmi.. le è
stato assegnato qualche compito che non conosco? >>
Il Duca ingoio un
sorso di caffè nero, ripensando alla donna
ancora chiusa nello scantinato, legata e ferita. Ovviamente Isabella
non sarebbe mai dovuta venire a conoscenza di ciò che era
successo quella notte, così il suo viso non tradì
alcuna emozione mentre diceva:
<<
l’ho dovuta mandare via >>
Il viso della
ragazza rimase per un attimo impietrito, mentre il
significato di quelle parole prendevano forma nella sua mente.
<<
c-come mandata via? >>
<<
mandata via. Ho scoperto che rubava e non voglio servi
su cui nutro diffidenza sotto il mio tetto. >>
Il cuore di
Isabella iniziò improvvisamente a battere
furioso e sotto quella tensione le sue dita sottili persero la presa
sulla tazzina da the che teneva tra le mani, che cadde sbattendo
rumorosamente sul piattino, senza però tuttavia rompersi.
<<
deve esserci uno sbaglio.. Jessica mi ha servito a
lungo.. ci si può fidare di lei. >>
<<
mi dispiace molto contraddirvi, moglie mie. Quella
donna ha tradito la mia e la vostra fiducia. Sono rammaricato per il
dolore che il suo allontanamento vi sta causando, ma la mia scelta
è stata ben ponderata e necessaria. >>
<<
ma lei era mia amica. >>
mormorò la ragazza con una ingenuità che fece
sciogliere per un attimo il cuore del Duca.
<<
Credetemi non è così
>> continuò lui pacato.
<<
Edward era mia amica! >>
Il Duca
alzò gli occhi verso la domestica che in quel
momento gli stava servendo altro caffè caldo e che finse di
non star prestando attenzione quel dialogo che si stava tramutando pian
piano in una questione privata. Sapeva bene quanto il suo Signore fosse
ligio al protocollo e odiasse che gli parlassero in modo colloquiale
davanti ad altri.
<<
Sono stato obbligato a prendere questa scelta. Le ho
dato una possibilità che lei non ha colto. Non voglio
discutere su questo argomento Isabella. Ti nominerò una
nuova dama personale, anche più di una se lo desideri.
>> rispose a quel punto lasciandosi andare e dando del tu
ad Isabella come mai aveva fatto prima.
<<
ma io non voglio altre dame.. voglio Jessica.
>> gemette lei trattenendo le lacrime.
<<
non è più possibile questo. Per
favore non parliamone più. >>
<<
ma Edward.. >>
<<
Ho detto basta! >> scattò lui
sbattendo la mano sul tavolo, per poi rendersi conto del comportamento
poco consono avuto di fronte ai propri domestici e alle guardie ed
alzarsi di getto per andarsene via alla ricerca della calma persa.
Isabella rimase
invece lì nel tavolo, scoppiando
inevitabilmente a piangere sia per la reazione dura di suo marito che
dell’allontanamento della sua unica amica. Era di nuovo sola.
Sola come era all’inizio e di nuovo prese il sopravvento su
di lei quella sensazione di essersi persa.
Quella stessa
notte, si svegliò tra le braccia del Duca a
causa di un rumore fastidioso. Doveva essere ancora notte fonda
perché la camera era avvolta nel buio e nel silenzio e il
suo sposo ancora nudo, giaceva profondamente addormentato al suo fianco.
Edward dopo la
lite avuta in giornata, aveva riacquistato il senno e,
resosi conto del suo comportamento sbagliato, era andato nella stanza
di Isabella per chiederle perdono e alleggerirle l’animo dopo
quella giornata per lei piena di emozioni negative.
Non voleva farle
male.. le sue scelte erano state dettate dal desiderio
di proteggerla e desiderava tanto che lei capisse questo fatto, e non
rimanesse arrabbiata con lui. Alla fine avevano fatto
l’amore, ma la ragazza non aveva provato piacere, ancora con
la mente concentrata sulla lettera di Rosalie e il licenziamento di
Jessica.
Il rumore
fastidioso si ripeté, questa volta più
forte, e ad esso si unirono delle voci maschili. Per un po’
Isabella ignorò i rumori, ma poi incuriosita e incapace di
ricadere nel placido mondo dei sogni si alzò leggera,
avvicinandosi alla finestra per sbirciare da dove provenissero quei
suoni.
Di sotto, nel
cotile principale del palazzo illuminato dalle fiaccole,
due uomini stavano trascinando via una forma scura. Qualcosa di
indefinito che si trasformo presto in una donna quando la sagoma nera
entrò nel fascio di luce della lampada ad olio che teneva in
mano uno degli uomini. E quella donna non era altri che Jessica.
Isabella
lanciò un urlo stridulo che riecheggiò
per l’intero palazzo avvolto nella quiete della notte e senza
tener conto del fatto che fosse ancora in sottoveste corse fuori dalla
sua stanza, pronta a prestare aiuto alla sua amica. Scese veloce le
scale alzandosi il camicione bianco fino alle ginocchia per avere
più agilità nei movimenti e in pochi minuti si
ritrovò a correre a piedi nudi per il ciottolato davanti
alla villa, prendendo di sorpresa gli uomini che trascinavano via la
sua cara amica.
<<
JESSICA! JESSICA!! >>
La serva
però non rispose, troppo provata dal tempo passato
nelle cantine e dalle ferite alla schiena ancora ben visibili e
sanguinanti.
<<
oddio, cosa le avete fatto?! Cosa le avete fatto!!
>> urlò tra le lacrime appena vide la sua
schiena martoriata dalle frustate. Fu proprio perché colta
da tale stupore che trovò la forza necessaria per scagliarsi
contro uno di quegli uomini che la sosteneva per le braccia.
<<
LASCIATELA!! LASCIATE SUBITO!! >> e
stava per colpirlo in pieno viso, come aveva visto tante volte i suoi
fratelli fare quando facevano a botte, prima che un robusto braccio la
cingesse con forza per la vita, trascinandola lontano.
<<
NO, JESSICA!! >>
Per un secondo i
due uomini rimasero bloccati a fissare il Duca, con i
soli calzoni e a petto nudo, che teneva sollevata e bloccata la sua
sposa con indosso la sola sottoveste da notte e i capelli sciolti al
vento. Poi resosi conto della situazione proseguirono il loro lavoro,
caricando la serva sul carro e fuggendo via veloce.
<<
JESSICA!! >>
<<
smetti di strillare, calmati!! >>
<<
che cosa le hai fatto?! Non l’avevi mandata
via! Che cosa le hai fatto!? >>
Edward
cercò trattenerla ancora ma preda della rabbia e
della disperazione Isabella continuò a divincolarsi fino a
liberarsi dalla morsa di suo marito.
<<
L’hai picchiata. Hai picchiato Jessica, e
l’hai mandata via. Come hai potuto Edward! >>
<<
Isabella, quella era una donna senza scrupoli.
L’avevo già avvertita e lei.. >> ma
non riuscì a proseguire. Isabella era fuori di sé.
<<
sei un mostro! Un mostro!! >> gli urlò contro
scagliandosi su di lui e
iniziando a colpirlo al petto con forza.
<<
Isabella, fermati! >> le intimò lui
afferrandola per i polsi
sorpreso da tanta veemenza.
<<
io ti odio! Era la mia unica amica.. era la
mai unica amica!! >>
<<
ascoltami Bella, ascoltami! >>
<<
ti odio. hai capito? IO TI ODIO!! >>
<<
lei non era tua amica… voleva
minare il nostro rapporto, ha persino cercato di sedurmi…
stava congiurando contro di noi! Ascoltami Bella!! >>
<<
lasciami, lasciami bugiardo!! >>
<<
no, permettimi di spiegarti! >>
Ma Isabella non lo
lasciò parlare, tirò
così tanto le braccia per liberarsi da farsi illividire la
pelle, e urlò così forte da attirare le guardie e
le serve di tutto il palazzo. Alla fine Edward si ritrovò
obbligato a mollare la presa, se non voleva finire per slogarle
entrambi i polsi.
Da quella notte
Isabella non parlò più con
Edward. Le giornate successive a quella fatidica notte si limitarono ad
essere trascorse solo nel giardino o nelle sue stanze, nelle quali il
Duca non era più il benvenuto. Le uniche compagnie ad
animare l’animo della giovane furono Lady Alice e le serve
rimastegli accanto, come a dimostrare contrarietà al
trattamento che il loro padrone aveva riservato ad una di loro. Ed
Isabella cadde giorno dopo giorno preda della più cupa
apatia, che però si infranse il giorno stesso in cui
scoprì di essere incinta.
Oh, santo cielo!
Spero di non aver esagerato. Edward come al solito dimostra anche in
questo capitolo tutti i punti deboli del suo carattere: la poca
pazienza, l’estrema rigidità e
severità, e anche un lato violento che era già
stato accennato nel capitolo passato. Caratteristiche che comunque in
funzione di Isabella sembrano migliorare, scomparire, o comunque tenute
a bada dallo stesso Duca. Ma il cambiamento è un argomento
delicato, e ci vuole tempo e situazioni –anche spiacevoli-
affinchè avvenga. La stessa cosa possiamo dirla per
Isabella, il cui carattere non è di certo negativo e cinico
come quello del marito, ma risulta comunque estremamente immaturo e
ingenuo. Anche lei necessita di cambiare e chissà se questi
episodi l’aiuteranno a rendersi conto che la vita non
è la trama di una fiaba.
Spero il capitolo vi
sia piaciuto, ringrazio tutte le 200 persone che hanno messo la storia
tra i preferiti, seguiti e ricordati, i 50 che mi hanno aggiunto tra
gli autori preferiti, chi recensisce (mi fate sempre tanto felice!) e
ovviamente anche chi semplicemente legge!:)
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