Oggi ho preso un caffè.

di Billina_Rocky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


"Oggi ho preso un caffè." Sentenziò. E così Berenice ricordò.

Quel giorno di tanti anni addietro, Nali chiamò la sua migliore amica, Nice, e le disse: "Sai, se c'è una cosa che odio è il caffè, spesso lo prendo per educazione, ma non lo sopporto."
Così l'amica le rispose: "Per educazione? In che senso?"
"Beh, sai, quando magari esci con un ragazzo e lui ti chiede se hai voglia di vederlo per un caffè, la maggior parte delle volte intende offrirtelo per vederti. Ecco, per educazione, quando intuisco che me lo vuole pagare, io lo prendo perché è la cosa che costa meno sul menù"
Nice, sempre più confusa, continuò: "Che cosa non ti piace del caffè?"
"Non sopporto che sia amaro. Quando qualcuno esce per vedere un possibile compagno futuro, sceglie la cosa più economica anche se, per far andar bene le cose, dovrebbe bere qualcosa di dolce, altrimenti sembra quasi una premonizione tipo 'andrà male, me lo sento'"
"Ma sei ubriaca?"
"Un pochino, ma non abbastanza da dire cose che non penso o senza alcun senso"
"E non puoi metterci dello zucchero?"
"Così sarebbe intromettersi nell'essenza profonda di qualcosa! E' come se una mattina ti svegliassi di cattivo umore per una brutta notizia ricevuta il giorno prima e qualcuno cercasse in tutti i modi di farti felice"
"E non è bellissimo che qualcuno ti voglia felice?"
"Assolutamente no. Vado a spiegare: quando di una parete non ti piace più il colore, cosa fai?"
"La cambio"
"E quando un paio di jeans appena comprati ti stanno stretti, cosa fai?"
"Vado al negozio dove li ho comprati e li cambio"
"Appunto. Quando qualcuno non ti piace, cosa fai? Cerchi di cambiarlo. Quindi se tu sei triste e qualcuno cerca di tirarti su di morale, è perché non gli piace come sei. Se ti sei svegliata di cattivo umore e cercano di farti ridere, è perché gli stai stretta. Non è bello quando qualcuno non ti prende esattamente così come sei, vuol dire che ha un opzione migliore di te, anche se magari nemmeno l'ha incontrata. Vuol dire che se compare una persona coi tuoi pregi e senza i tuoi difetti, vieni abbandonata. 
Quindi no, non si può zuccherare il caffè, perché è giusto che sia così com'è"
"Ma se non ti piace non prenderlo, no?"
"A volte un caffè costa poco e ti fa fare bella figura, è inevitabile"
"A volte sei veramente strana, Nali. Faccio tanta fatica a capirti"
"Lo so, ma non fa niente, non è importante"
"Di solito quando dici così poi è meglio ricordarsi le cose"
"Allora ricorda, non so"
"Chi ti ha offerto l'ultimo caffé?"
"Un ragazzo"
"Quanto tempo fa? E com'è andata?"
"Dammi un attimo per ricordare... Allora, mi sembra sei mesi fa, quando sono uscita la prima volta con Seb. Non è andata molto bene, dopo una settimana mi ero già stancata"
"Cazzate, Nali. Si è stancato lui, ha smesso di cercarti da un giorno all'altro"
"Vabbeh, Nice, comunque è andata male"
"Sì, ma tu eri presa, no?"
"Abbastanza, sì"
"Sei una cazzara, e ti adoro per questo, ma non esserlo con me: ti conosco troppo bene"
"Hai ragione, Nice".


E mentre Annalisa si dirigeva verso la sua stanza, l'amica la bloccò per un polso.
"Tu cosa?"
"Ho preso un caffè"
"Ti aspetto in cucina, non farmi aspettare troppo"
Risero, e Nali annuì.
"Arrivo"

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Annalisa e Berenice si conoscevano sin da bambine ed erano cresciute in simbiosi, come fossero sorelle. La prima bionda, gli occhi enormi e azzurri, un fisico snello e un sorriso capace di sciogliere anche la più fredda delle persone; la seconda mora, gli occhi piccoli e  verdi, un po' più alta e un po' più formosa. Avevano frequentato le stesse scuole, dall'asilo fino alle superiori. Adesso convivevano da circa un anno e mezzo in una nuova città e avevano scelto università diverse, una filosofia e l'altra giurisprudenza, però comunque non si erano separate. 

Nali entrò in cucina e trovò l'amica che la fissava in modo inquisitorio.
"Chi è?"
"Oddio, Nice. Sembra un caso di stato!"
"Lo è. Un caffè vuol dire solo una cosa: un ragazzo. Chi è? Come si chiama?"
"Okay, forse quel discorso di qualche anno fa ti è rimasto troppo impresso"
"Non mi stai rispondendo"
"E va bene. Non lo conosci, è un anno avanti a me, anche se ci passiamo quattro anni. Si chiama Andrea"
"Da quanto tempo non.. prendevi un caffè?"
"Se intendi quel tipo di caffè.. Anni. L'ultima volta è stata ancora nel bar sotto casa, a Rocchetta"
"Cosa? Parliamo di Luca?"
"Esattamente. Beh, se ci pensi, ci siamo lasciati da poco"
"Un anno e mezzo non è poco, Nali. Sarebbe ora di andare avanti, che dici?"
"Parli come se io pensassi ancora a lui"
"No, parlo come se ti fossi arresa. Dimmi che non è così?"
"No, oggi ho accettato un caffè"
"Dopo un anno  e mezzo"
"Okay, forse per un po' mi sono arresa all'idea che dopo di lui non avrei avuto nessun altro, anche se l'ho lasciato io. Forse ho pensato per un po' che 'la mia storia seria l'avevo avuta' e che mi sarebbe bastato. Beh, forse adesso qualcuno ha riacceso la mia curiosità"
"Come l'hai conosciuto?"
"Ehm, per sbaglio"
"Non avevo dubbi, tu conosci tutti per sbaglio. Sii più precisa"
E così le raccontò che un giorno uscendo dall'aula durante una pausa del professore aveva incontrato un ragazzo che le aveva chiesto prima una sigaretta, poi un accendino, poi come si chiamasse, infine il numero di telefono. Del come ci fosse arrivato non ricordava nulla, a parte qualcosa riguardo alcuni esami dell'anno precedente non dati, perché si era persa a guardarlo negli occhi.
"E come sono i suoi occhi? Dai, sentiamo, sono davvero curiosa" rise ironicamente Nice
Dopo un attimo di silenzio e un'espressione stordita, disse:
"Sono un miscuglio perfetto tra il nocciola e l'oro. Sono enormi, giuro. Mai visti occhi così grandi in tutta la mia vita. Penso che potrebbe chiedere qualsiasi cosa a chiunque che nessuno riuscirebbe a dirgli di no"
"Okay, bene. E poi, che altro? Io ti conosco bene, questo ragazzo deve avere qualcos'altro"
E così continuò con gli altri mille dettagli che solo una persona che la conosceva bene poteva capire e che solo lei, così puntigliosa e attenta, poteva notare.

Squillò un telefono.
"Nali, è il tuo!" urlò dalla cucina Nice
"Chi è?" rispose dal bagno
"Un messaggio su whatsapp"
"Sì, ma di chi?"
"No, aspetta, sono due"
"Continui a non rispondermi!"
"Vieni a vedere tu stessa, altrimenti non mi crederesti"

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Nali si precipitò in cucina, afferrò con violenza il cellulare e lo guardò. 
Tornò indietro di anni.

Un giorno d'autunno, Nali era a casa malata ed annoiata. Si era piazzata in salotto sommersa da mille coperte, aveva acceso tv e computer portatile e beveva un tazzone di the caldo al limone, il suo preferito.
Le apparve la pubblicità di un gioco online che la incuriosì, così diede i suoi dati ed effettuò il primo accesso in quella che poi scoprì essere una rete in cui persone reali si incontravano virtualmente e interagivano tra loro.
E fu in quel modo che lo conobbe.
Lui nella grande e favolosa Milano, lei nella sperduta Rocchetta.

Parlarono tutte le sere per settimane, e Nali finì con l'affezionarsi ad una persona che, per quanto ne poteva sapere lei, magari nemmeno esisteva. E, in effetti, la realtà non era molto diversa.
La verità spesso su internet è solo qualcosa di alternativo, qualcosa da cui eventualmente prendere spunto, ma solo se fa comodo. E, presa consapevolezza di ciò, arrivarono i dubbi. Si fece mille domande, non seppe trovare risposta da sola e così le cercò su internet. Partì dalla scuola che lui aveva detto di frequentare e, con un po' di fortuna, trovò l'elenco della sua classe. Un nome come il suo è particolare, probabilmente unico nel suo genere. Una volta trovato il cognome, la prima tappa fu il profilo Facebook. 
E fu anche l'ultima.
Si bloccò davanti al computer, le si strinse lo stomaco e cominciò ad urlare.
Uscì di casa sbattendo la porta, prese il motorino e in pochi minuti fu al mare. Chiamò Nice e scoppiò a piangere.
Quel pomeriggio pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, non per quel ragazzo che probabilmente non valeva più di una scatola di scarpe vuota, ma per se stessa. Si sentì stupida, illusa e improvvisamente essere sincera e limpida le divenne pressochè impossibile.
La sera festeggiò Capodanno con una sbronza epica, tanto che Nice non potè riportarla a casa o si sarebbe beccata una punizione altrettanto leggendaria. 
Quello che successe quella notte se lo portò via la Luna al sorgere del Sole, Nali non lo seppe mai.

Dopo pochi giorni, la ragazza rivelò a quel ragazzo di aver scoperto la verità, anche se lo fece a modo suo, lentamente. Rideva, mentre si immaginava la faccia di DK cambiare ad ogni messaggio che lei gli inviava. Lui sparì. Lei lo cercò, ma non ricevette risposta. 
Un mese e mezzo dopo, decise di vendicarsi. Copiò tutte le cose che si erano scritti e le incollò in un messaggio su Facebook per la sua ragazza.
Infine, come ulteriore presa per il culo, scrisse a lui un messaggio in cui si scusava per quanto fatto.


"Nice, non ha senso. Non può essere" guardò l'amica spaesata e confusa
"Che dice?"

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