Anime Gemelle

di XOXO_ARYA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’ALBA DI UN NUOVO AMORE. ***
Capitolo 2: *** STRANI SENTIMENTI ***
Capitolo 3: *** IL GIORNO DEL BALLO ***
Capitolo 4: *** NUOVI ARRIVI ***
Capitolo 5: *** L'AMORE RENDE FRAGILI ***
Capitolo 6: *** NON RIESCO PIU’ A FINGERE ***
Capitolo 7: *** LA VERITA’ NASCOSTA ***
Capitolo 8: *** 8. L'INCONTRO ***



Capitolo 1
*** L’ALBA DI UN NUOVO AMORE. ***


1. L'ALBA DI UN NUOVO AMORE

Sentivo di essere incompleta, quella sera più che mai. Era appena trascorso un altro giorno della mia vita immortale a Valinor, e mi sembrava che questa lenta agonia non avesse fine.
Mi ero trasferita da tre anni ormai in quel meraviglioso paradiso, insieme alla mia famiglia.

Come elfa di alto rango, risiedo in un magnifico palazzo, con tanto di servitù, e possiedo i cavalli più veloci e di immensa grazia e bellezza. Ma il mio destriero non è un cavallo, bensì un cervo, un grosso cervo dai lunghi palchi, mio fedele compagno. Il suo nome è Aras, ovvero "cervo" in elfico; che fantasia, lo so, ma ero piccola quando lo trovai con mio padre poco più che cerbiatto nella foresta, con la madre morta al suo fianco per mano di un orco. E si sa che i bambini sono noti per i nomi poco originali. Il mio nome invece è Isaradith Greenleaf, discendente della casata di Thranduil Oropherion, re di Bosco Atro. Mia madre è la moglie del fratello di Re Thranduil, e questo fa di me un'elfa della casata reale. Mio padre morì in battaglia, contro un'armata di orchi, e quando mia madre incontrò la sua anima gemella, io avevo già otto anni. Fui contenta del matrimonio di mia madre con Elduyr, sapevo che il matrimonio con il mio padre biologico era stato combinato dai miei nonni, e vederla felice e innamorata in qualche modo rendeva felice anche me.

Gli elfi con cui vivevo nella Terra di Mezzo erano abituati al mio carattere singolare, ma da quando c’eravamo trasferiti a Valinor, questo mio essere speciale mi aveva causato non pochi problemi. E a quanto pare girare a cavallo di un cervo non mi faceva di certo passare inosservata, ma io non potevo farne a meno. Mi concessero di portarlo con me solo grazie al mio dono, alla mia affinità con gli animali. Ebbene si, sono in grado di parlare con gli animali come nessuno sa fare. È come se capissi la loro lingua, sento la loro volontà nella mia mente e con il pensiero riesco a raggiungere la loro. Per questo mio singolare dono, e per il fatto che preferisco gli animali a certi elfi, passo gran parte delle giornate nel bosco a passeggiare. Spesso vengo chiamata a curare qualche cavallo ferito, e mi sono guadagnata il ruolo di medico degli animali, anche se questo non basta per far tacere i mormorii quando passeggio per le vie di Valinor.
La mia vita scorre lenta come quella di tutti gli elfi, o forse un po' di più. Sono abbastanza giovane, e inesperta sulle relazioni con altri elfi. Avendo trascorso molto tempo in una residenza in campagna con l'unica compagnia della mia balia e dei miei genitori, non so bene come comportarmi con i miei coetanei. Per questo tendo ad isolarmi e tutto ciò mi è valso il soprannome di "elfa solitaria" o peggio "elfa strana".
Non sono particolarmente affascinante, e questo ovviamente non mi aiuta a fare colpo sulle persone; in quanto elfa Sindar, ho capelli castani e occhi grigi. La mia particolarità è la mia chioma riccia e non a grossi boccoli o liscia come quella delle mie sorelle più piccole, che mi conferisce un'aria un po' ribelle.
Nei miei anni vissuti nella Terra di Mezzo, sono stata celata al mondo per il mio dono, e sono cresciuta lontano da palazzo. Per questa ragione non ho idea di che faccia abbia il Re Thranduil né suo figlio Legolas, ma domani lo scoprirò.
 È giunta notizia che si sono imbarcati per Valinor insieme al nano Gimli, uno dei membri della compagnia dell'anello, e che domani all'alba saranno qui. Sono curiosa di conoscere colui che ha permesso a me e a mia madre di vivere in così tanto sfarzo e agio qui a Valinor, e che ci ha protetto anni addietro dal male che incombeva sulla Terra di Mezzo.
Quella sera ero particolarmente eccitata, ma allo stesso tempo infelice. Desideravo oltre misura aver qualcuno con cui condividere le mie giornate, qualcuno con cui discutere di cose diverse da bambole di pezza e vestiti, argomenti preferiti delle mie due sorelline. Un'amica insomma.
Feci fatica ad addormentarmi, e quando le mie palpebre ricaddero pesanti sui miei occhi mi trovavo insieme al mio cervo nel prato accanto al palazzo, sotto il cielo stellato.

***
Avevo finalmente deciso di compiere il mio viaggio verso Valinor, al fianco di mio padre e del mio amico nano Gimli. Sapevo che avrei trascorso il resto dei miei anni in pace e tranquillità, e non so perché infondo al cuore sentivo che non sarei mai stato felice. Mi mancava il mio amico Aragorn, le nostre avventure insieme, i suoi consigli. Ma dovevo andare avanti.
 Ero assorto nei miei pensieri quando giunse voce che mancava poco all'arrivo. Gimli era al mio fianco, in trepida attesa. Non vedeva l'ora di poter rimirare l'immensa bellezza della Regina Galadriel. In un certo senso lo capivo, era un'elfa stupenda, gli occhi facevano male al solo guardarla. Ma non era il genere di bellezza che mi colpiva, mi sembrava cosi lontana, cosi eterea.

«Legolas, amico mio, non ti ringrazierò mai abbastanza per questa fantastica opportunità che il tuo popolo mi ha concesso. Conservo ancora gelosamente i capelli di Dama Galadriel, e confesso che aspetto impaziente di poterla rivedere» Gimli in quel momento mi ricordò che c'era ancora molto per cui vivere.

Una volta approdati a Valinor avrei preso posto accanto a mio padre nel nostro castello e probabilmente mi sarei unito alle truppe di pattuglia.
La nave aveva appena attraccato al porto, e il sole si stava appena risvegliando in cielo.
Ci aspettava al porto la servitù del castello con due magnifici destrieri bianchi e un pony per Gimli.
Mio padre, una volta scesi dalla nave, decise di far subito visita a Re Elrond, lasciando che io e Gimli ci sistemassimo a palazzo.
A Gimli era stata concessa una piccola abitazione all'interno della tenuta del palazzo, in modo tale da concedergli un po' di intimità. In fondo invidiavo un po' questa sua fortuna; era risaputo quanto poco amassi lo sfarzo del palazzo, con le sue numerose feste e banchetti.
Cavalcammo al fianco di uno dei cavalieri che erano venuti al porto a prenderci, diretti verso quella che sarebbe stata la dimora di Gimli. Non appena arrivati, entrammo nell'abitazione, che era arredata in modo molto sobrio ed essenziale, a misura di nano. Decisi di lasciare che il mio amico si sistemasse e ripresi la mia cavalcata diretto a palazzo, con la promessa che ci saremmo rivisti nel pomeriggio per far visita alla Regina Galadriel.
Arrivati alle scuderie riposi nel suo recinto il mio destriero e congedai la mia guida, ringraziandolo per il suo lavoro.

Davanti a me avevo quella che sarebbe stata la mia dimora per il resto dei miei anni. Non ero cosi desideroso di entrare, e decisi quindi di visitare i parchi annessi, da dove avrei potuto guardare il sole sorgere sulla cima di qualche albero.
Girai intorno al palazzo e iniziai a prendere confidenza con la vegetazione, quando qualcosa colpì la mia vista. Proprio nel mezzo del giardino posteriore era sdraiato il più grande cervo che io avessi mai visto. E accanto a lui, un’elfa dai lunghi capelli ricci giaceva su un fianco, con il viso celato dalla folta chioma castana. Pensai subito che questa fosse in pericolo e senza pensarci sfoderai arco e frecce, puntandole contro il cervo. Quest'ultimo emise un suono che fece destare l'elfa, che in un secondo si parò davanti alla grossa creatura con aria minacciosa.

 «Come osi minacciare il mio destriero, elfo sconsiderato? Non sai chi sono io? »
Lo sguardo pieno di energia di quella splendida creatura mi rapì in un secondo e senza pensarci abbassai l'arco e riposi la freccia nella faretra.

«Mi dispiace avervi spaventata, pensavo voi foste in pericolo. Non ho mai sentito parlare di elfi che cavalchino dei cervi. Sono appena arrivato a Valinor, scusate la mia maleducazione, mi presento. Io sono Legolas, figlio di Re Thranduil, e risiederò a palazzo con mio padre. E voi siete? »

«Io sono Isaradith, figlia di vostra zia Elinor, e anch’io risiedo qui a palazzo come voi. Vi prego pertanto di non minacciare più Aras, o dovrete vedervela con me. »
I suoi occhi grigi mi squadrarono, e mi sentii per un attimo come se mi stesse leggendo dentro. Poi riprese a parlare.

«Mi è stato fatti dono alla nascita di un’affinità che mi lega ad ogni specie animale. Posso interagire con loro, comprendo il loro linguaggio e loro comprendono il mio. Ora dovrebbe esservi più chiaro il motivo per cui posseggo un destriero cosi singolare. »

«Capisco. Quindi voi sareste mia cugina, se non vado errando. Figlia di mio zio Elduyr. Ho sentito parlare di voi solo una volta, e purtroppo la mia memoria non è fresca come un tempo. »

«Purtroppo vi sbagliate. Per quanto Elduyr mi tratti come se fossi figlia sua, il mio vero padre morì in battaglia e solo successivamente mia madre sposò vostro zio, e con lui ebbe le mie due sorelle minori. Pertanto io non condivido con voi il sangue, ma solo la fortuna di aver trovato una famiglia amorevole come la vostra. »

«Ora mi è tutto chiaro. Posso chiedervi come mai non vi ho vista prima? »

«Per via del mio singolare dono sono cresciuta lontano dal palazzo nel quale abitavate a Reame Boscoso, in una casa di campagna insieme a una balia, alle mie sorelle e a mia Madre. »

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, era cosi semplice ma allo stesso tempo graziosa. Indossava un abito verde scuro, che la rendeva in armonia con la vegetazione circostante.

«Sono contento di aver fatto la vostra conoscenza, Isaradith. Spero di poter trascorrere del tempo con voi in futuro. Se non vi dispiace vado a sistemarmi nelle mie stanze, mio Padre sarà qui a momenti e non vorrei farlo indisporre».

«Re Thranduil sarà qui presto? Non vedo l'ora di conoscerlo, ho così tante cose per cui ringraziarlo! Sono contenta anch'io di avervi conosciuto. Se non vi crea problemi vi accompagno a palazzo, devo cambiarmi d'abito. La scorsa notte mi sono addormentata guardando le stelle insieme ad Aras e credo che sia il caso di darmi una sistemata. »

Mi sorrise e tutto il mondo perse di significato. Sentivo che nel mio cuore si stava facendo spazio una nuova emozione. Lasciò che il cervo vagasse per i prati del palazzo e camminammo fianco a fianco, in silenzio, diretti verso le stanze da letto.

****
Non sapevo cosa mi stesse succedendo. Il mio cuore aveva preso a battere cosi forte che credevo mi sarebbe scoppiato in petto. Camminavo fianco a fianco con la creatura più bella che avessi mai visto. In questi tre anni avevo visto ogni genere di elfo, ma nessuno mai cosi aggraziato e allo stesso tempo attraente. Aveva lunghi capelli biondi e occhi color ghiaccio. Era alto e muscoloso, ma i tratti del suo volto erano molto dolci, e le sue orecchie da elfo piccole e graziose.
Mentre ci dirigevamo verso le camere da notte, mi resi conto che non avevo idea di quale fosse la sua stanza. Quando lo vidi fermarsi sulla soglia della stanza di fronte alla mia capii. Saremmo stati vicini di stanza, non so se il mio cuore avrebbe potuto reggere una cosa simile.
Feci per entrare nella mia stanza, ma non appena aprii la porta ne uscì il mio falco, Yallë, che si poso sul mio braccio, allungando il becco, come suo solito, verso il mio viso in attesa di un bacio o di una carezza amorevole. Vidi che Legolas mi guardava affascinato, e decisi quindi di presentargli la mia splendida compagna.

«Lei è Yallë, un esemplare di falco bianco femmina. L'ho trovata qui al mio arrivo a Valinor, con un'ala ferita. Come vedi ora sta benissimo.» Diedi a Yallë un breve bacio sul becco e avvicinai il braccio verso Legolas per lasciare che l'accarezzasse. Con un po' di timore sfiorò il piumaggio del falco, che spinto dalle mie parole si spostò sul braccio dell'elfo, mostrando chiaramente una certa affinità con quest'ultimo.

«E’ molto bella. Non avevo mai visto un falco bianco prima d'ora. Quindi tu riesci a comunicare con ogni forma animale.. è un dono stupendo, degno di una fanciulla altrettanto stupenda» fissò i suoi occhi ammaliatori nei miei, e mi sentii divampare le guance. Non sapevo cosa rispondere, perciò mi limitai a sorridere.

«Bene, è ora che vada. Non vorrei trattenervi troppo, immagino sarete stanco dal lungo viaggio. A presto, cugino. » feci un piccolo inchino e mi ritirai nelle mie stanze, seguita in volo da Yallë.

***
Nel momento in cui quella parola usci dalla sua bocca sentii un peso depositarsi sul mio cuore. Mi aveva chiamato cugino, e questo mi aveva riportato alla realtà. Non condividevamo il sangue, ma un legame di parentela ci univa. Avrei dovuto essere contento di avere una cugina cosi preziosa e incantevole, ma sapere che con lei non avrei mai potuto stringere un legame di diverso genere mi scosse l'animo. Non avevo mai provato interesse verso un'elfa o una donna. Tantomeno per una appena incontrata. Iniziai ad immaginare alla numerosa coda di spasimanti di Isaradith, e mi accorsi che ero ancora immobile davanti alla porta della sua stanza. Scrollai via dalla mia mente tutti i pensieri su di lei e mi ritirai in camera per cambiarmi d'abito e riposare prima dell'arrivo di mio padre a palazzo.

*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutti! volevo spiegare che la storia è narrata sia dal punto di vista della protagonista femminile, Isaradith, sia dal punto di vista di Legolas.
Spero vi piaccia!
XOXO Mei

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Capitolo 2
*** STRANI SENTIMENTI ***


2. STRANI SENTIMENTI

Perché lo avevo chiamato cosi? Mi sentivo cosi stupida ad aver rimarcato il nostro inesistente legame di parentela. Ma infondo era cosi, lui era mio cugino che io lo volessi o meno. E non lo volevo proprio. In quel momento avrei desiderato fosse qualcun altro, un elfo valoroso della pattuglia dei boschi. E invece proprio lui era Legolas, mio cugino Legolas.
Avrei tanto voluto poter parlare a qualcuno dei miei sentimenti. Se solo avessi avuto un'amica!
Decisi di svuotare la mente e di esercitarmi con l'arco. Non ero molto brava nel combattimento, e la mia mira non era molto precisa. Preferivo dedicarmi alle arti, amavo molto leggere, soprattutto i bellissimi romanzi elfici su struggenti storie d'amore. Non avevo mai avuto bisogno di impugnare la spada, le volte in cui uscivo a passeggiare c'era sempre Aras con me, e sapevo che mi avrebbe protetto.
Infilai i miei pantaloni maschili, quelli che mia madre tanto odiava, e i miei stivali di pelle lunghi. Mi misi una casacca dalle maniche strette ed un corpetto in pelle abbastanza aderente. Mi strinsi le polsiere anch'esse in pelle e raccolsi arco e frecce.
Rimasi un secondo a fissare la porta della stanza di Legolas, quasi sperando di vederlo uscire. Ma cosi non fu e mi recai quindi nel giardino a sinistra del palazzo.
Posizionai il mio bersaglio a qualche metro di distanza e presi ad allenarmi. Per quanto mi concentrassi, non riuscivo a tener teso l'arco il tempo necessario per prendere la mira, quindi scoccavo la freccia sempre con la convinzione che questa non sarebbe andata a segno. Il mio respiro era irregolare e diventava sempre più pesante man mano che i miei tentativi fallivano.
Stavo per perdere la pazienza, quando lo vidi arrivare verso di me. Era bello come il sole nel suo abito celeste. I suoi occhi risaltavano ancora di più e la sua andatura fiera lo rendeva ancor più fiabesco.

***
La intravidi allenarsi mentre scendevo le scale diretto al salone principale. Non riuscii a fare a meno di notare quanto fosse sensuale in quel corpetto, nonostante i pantaloni da uomo. Cercai di ricordarmi il nostro grado di parentela, ma sentii come un moto interno che mi spingeva ad andare da lei. Decisi di seguire l'istinto e mi avviai verso di lei. Notai subito come la sua tecnica fosse sbagliata e come lei si stesse lasciando prendere dal nervosismo.
 Quando mi vide notai un guizzo nei suoi occhi, e sperai fosse contenta di vedermi. Depose arco e frecce e aspettò che mi avvicinassi.

«La tua tecnica non è corretta Isaradith, e questo non ti permette di centrare il bersaglio. Posso mostrarti? »
 Allungai la mano e presi il suo arco. Era troppo pesante e la corda troppo in tensione per una ragazza. Presi una freccia e la posizionai sull'arco. Lo tesi e scoccai la freccia, che colpi il centro del bersaglio. Lei mi guardò con aria quasi scocciata e sentii di aver sbagliato a ostentare in quel modo le mie doti di arciere.

***
Fece centro, come m’immaginavo. E questo m’irritò un poco. Si stava pavoneggiando con me e la cosa mi dava fastidio.
Mi guardò con uno sguardo dolce, probabilmente aveva capito i miei pensieri.

«Quest’arco è molto pesante e molto teso per te. È normale che tu non riesca a mantenerlo teso per molto tempo. Il segreto comunque è liberare la mente e trattenere il respiro quando scocchi la freccia. Prova tu. Non serve che tu tenda tutto l'arco, avviciniamoci di più al bersaglio piuttosto. » e cosi dicendo mi prese per mano e mi condusse qualche metro più avanti. Mi porse l'arco e mi aiutò a mettermi in posizione.

«Rilassa le spalle, fai un respiro profondo e quando ti senti tranquilla tendi l'arco e prendi la mira.».

Mi abbracciò da dietro posando le sue mani sulle mie, che a loro volta sorreggevano l'arco. Sentii dei brividi scorrermi lungo tutto il corpo. Percepivo la sua vicinanza molto chiaramente, e mi sembrava che solo io fossi quella turbata da questo contatto. Cercai di rilassarmi e tesi l'arco. Sentii che i suoi muscoli si tendevano mentre mi aiutava a tendere il filo. Presi la mira, e sentii tutto il peso del filo gravare sul mio braccio, chiaro segno che lui mi stava lasciando lo spazio per tirare. Scoccai la freccia con le sue mani sui fianchi, e miracolosamente presi il bersaglio abbastanza in centro. Ovviamente non era un tiro perfetto ma di sicuro era nettamente migliore dei tentativi fatti in precedenza. Mi girai verso di lui entusiasta e gli buttai le braccia al collo. Sentivo il suo profumo inebriarmi e per poco non svenni dall'emozione di averlo cosi vicino.  Mi scostai dopo quello strano abbraccio quel poco che bastava ad allontanare i nostri corpi, e subito lui accarezzò con la sua mano la mia guancia, fissando i suoi occhi nei miei. Rimanemmo in quella posizione per un tempo che sembrava infinito, quando una voce lo chiamò da lontano.

***
«Legolas, finalmente ti ho trovato. La servitù mi aveva detto che eri nelle tue stanze, e invece ti trovo già alle prese con degli allenamenti. Suvvia ragazzo mio, riposa un poco. La guerra è finita da tempo, anche il tuo cuore merita un po’ di pace. E questa graziosa fanciulla chi è? »
Avevo già abbandonato quella posa amorevole nell'istante in cui percepii la presenza di mio padre che da lontano ci osservava. Non potevo permettermi tanto con colei che in teoria era mia cugina, e purtroppo lo sapevo.

«Lei è Isaradith padre, figlia di Elinor. » la parola “nipote” non riuscii a pronunciarla. Volevo sottolineare in tutti i modi possibili l'assenza di legami di sangue, mi sentivo cosi sciocco e allo stesso tempo cosi affranto nel saperla irraggiungibile.

«Mia nipote Isaradith! Quanto sei diventata grande mia cara, sei davvero un'elfa incantevole. Anche se preferirei vederti in abiti più consoni al tuo rango.»

***
Mi sentii imbarazzata dopo il rimprovero di mio zio, e ancor di più dalla consapevolezza di essere stata sorpresa con quello che, non per sangue, era mio cugino in un atteggiamento probabilmente troppo intimo. Tutto ciò non sarebbe dovuto ricapitare. Mi sarei tenuta alla larga da lui e basta.

«E dimmi, nipote cara, come ti trovi qui a Valinor? Immagino tu abbia una lunga fila di corteggiatori vista la tua bellezza quasi selvaggia. »

«Re Thranduil vorrei ringraziarla per tutti i complimenti che mi state facendo, e per avermi permesso di vivere una vita stupenda sia neĺla Terra di Mezzo che qui. So bene di non essere vostra discendente di sangue, ma nonostante questo mi sono sempre sentita amata, anche da vostro fratello. Valinor è incantevole, e il palazzo ancor di più. Purtroppo no, nessuno osa avvicinarsi a me per via del mio dono, ma ci sono abituata e i boschi sono diventati miei amici. »
Sorrisi a mio zio e andai incontro a Aras, che nel frattempo ci aveva raggiunti nel parco. Lo presentai a mio zio, che però mi sembrava interessato ad altro.

«Domani sera ho intenzione di dare una festa per il nostro arrivo a Valinor, cosi avrò l'occasione di presentare in società anche te, Isaradith. Vedrai che con la mia intercessione ti troveremo il giusto compagno. E vorrei che anche tu Legolas t’intrattenessi con qualche elfa per una volta. Mi rattrista vederti passare i tuoi giorni in solitudine. Ora devo andare, ho questioni importanti da sistemare prima di domani. Legolas ricordati della promessa fatta al nano.  Dama Galadriel vi attende. »

Ci saluto con un lieve cenno del capo e ci lascio agli allenamenti.
Non riuscii a decifrare lo sguardo di Legolas, mentre fissava il padre allontanarsi. Restai in silenzio e andai a recuperare arco e frecce, e a riporre il bersaglio. L'elfo era rimasto di sasso, continuava a guardare l'orizzonte, e non sapendo che fare sussurrai ad Aras di andare da lui. Quando il cervo sfiorò con il muso il suo braccio, sembrò svegliarsi dal suo incanto e schiarendosi la voce si rivolse a me con fare amichevole, accarezzando delicatamente il manto del mio destriero.

«Mio padre ha ragione, ho una promessa da rispettare. Il mio amico Gimli desidera così tanto vedere la Regina Galadriel, non posso e non voglio deluderlo. È meglio che vada. A presto Isaradith.» si avvicinò a me e mi baciò la mano. Sentii un calore espandersi dalla mano a tutto il corpo, desideravo che restasse con me, desideravo poterlo ammirare per tutto il giorno.

Quando mi lasciò per dirigersi alle scuderie una pazzia s’insinuò nella mia testa. Volevo sapere se mai avrebbe parlato con qualcuno di quello che era successo con il padre, dovevo capire il motivo del suo turbamento per quelle parole a mio parere cosi innocue. Chiesi quindi ad una piccola farfalla che trovai in giardino di seguirlo, per essere le mie orecchie e i miei occhi, e di riferirmi tutto.
Non ero sicura di fare la cosa giusta, ma poco m’importava. In quel momento la mia unica preoccupazione era di capire i sentimenti di quell'elfo grazioso, l'unico che mi aveva accettato senza domande e senza pregiudizi.

Saltai in groppa ad Aras e mi lanciai in una corsa sfrenata per i boschi, per schiarire la mente. Conoscevo quei sentieri a memoria ormai, ma quel giorno ogni albero, ogni foglia, assunse per me un significato nuovo. Avevo letto dell'amore sui libri, ma non lo avevo mai sperimentato. Non sapevo se i miei sentimenti verso Legolas potessero essere di quel genere, sapevo solo che avrei voluto trascorrere tutto il mio tempo con lui. Ma non potevo.
 
***
La visita a Dama Galadriel fu abbastanza piacevole, il suo avvertimento però continuava a ritornarmi alla mente.
*L'amore, figlio di Thranduil, non ha logiche, e va sempre assecondato, anche questo può allontanare chi di più caro abbiamo* queste furono le parole della Regina a me. Non riuscivo a decifrarle in modo chiaro, quella sera, non dopo quello che era successo nel parco del palazzo. Gimli probabilmente si accorse dei miei pensieri, e cercò di indagare
 
«Amico mio cosa ti affligge? Le parole della mia Signora ti hanno forse scosso in qualche modo? »

«Gimli, tu sei il mio unico amico qui, se mi confiderò con te, ho bisogno che tu mantenga le mie parole segrete. Puoi promettermelo? »
 
«Le mie labbra saranno una tomba. Se posso aiutarti non hai che da chiedermelo. »

«Il mio cuore è turbato. Nella mia vita non ho mai provato emozioni del genere. Difficilmente ho lasciato che un'elfa entrasse nella mia vita, e le poche volte che è successo è stato per la pura debolezza della carne. Non mi sono mai legato, perché ho sempre creduto che per un passo del genere fossero necessari dei sentimenti veri. Ho sempre invidiato quello che avevano Aragorn ed Arwen, ma mi ero rassegnato ad una vita solitaria. Ieri però, nel parco del castello, ho incontrato...mia cugina. »
 
«Non capisco come l'incontro con tua cugina possa averti sconvolto a tal punto amico mio..»
 
«Non capisci Gimli. Sapevo della sua esistenza, ma non l'avevo mai vista prima. Non condividiamo lo stesso sangue, mio zio la adottò quando sposò sua madre. Quando l'ho vista per la prima volta ieri nel prato, accanto al quel maestoso cervo, il mio cuore si è come svegliato. Per la prima volta ho sentito qualcosa, guardandola. Non possiede la bellezza di Dama Galadriel, no di certo. È molto più primitiva, la sua bellezza. Quei suoi ricci, quei suoi occhi cosi profondi.. Ci si può innamorare al solo guardare una donna, Gimli? Io non lo so. Ma so che la parentela che ci unisce in qualche modo ci divide. Oggi mio padre ci ha visti allenarci nel parco. Mi ha fatto subito capire che non avrebbe permesso che io avanzassi verso di lei alcuna proposta. Domani darà una festa. La presenterà in società per cercarle un compagno. Vorrei solo potermi fare avanti. Ma non posso. Conosco mio padre, e so riconoscere quei suoi duri sguardi. Non so cosa fare amico mio..»

«É quindi per lei quel sottile arco che hai chiesto alla Regina? Oh Legolas, non ti ho mai visto esitare in tutti questi anni. Ora capisco le parole di Galadriel. L'amore è qualcosa di travolgente, non importa cosa vuole tuo padre, la cosa importante è cosa provi lei per te. »

«È quello che desidero scoprire prima di lasciare che la volontà di mio padre freni il mio cuore. »

Cavalcammo fianco a fianco fino al castello, dove quella sera avremmo cenato insieme alla famiglia.
Dopo aver mostrato al nano il castello, chiesi alla servitù dove fosse Isaradith. Mi risposero che era uscita con Aras per i boschi e che ancora non era rientrata.
Decisi quindi di prendere il mio cavallo e di andare a cercarla. Quando intravidi il cervo sulla riva del torrente, decisi di avvicinarmi a piedi. Portai una mano all'arco, temendo il peggio. Poi notai che sulla riva, proprio accanto al cervo, giacevano i vestiti e gli stivali che Isaradith indossava quella mattina durante gli allenamenti. E la vidi, immersa nelle acque del torrente mentre sussurrava alla luna. Sembrava stesse cantando una canzone, ma poi notai che i sussurri erano rivolti ad una farfalla, che si era posata sulla sua mano. Era cosi bella, illuminata dalla luna, che non volli rovinare quel momento. La osservai da lontano finché non la vidi uscire dall'acqua, La corta veste candida che aderiva al suo corpo senza lasciare spazio all'immaginazione. Uno strano desiderio s’insinuò in me e decisi di allontanarmi per paura di essere scoperto.
 
Tornai a palazzo e attesi di vederla rientrare. La rividi a cena, insieme alle sorelle minori tutte euforiche per la presenza del mio amico nano. La somiglianza di Isaradith a sua madre Elinor mi fece capire per un attimo cosa aveva spinto mio zio Elduyr a sposarla. La cena trascorse in allegria, anche se  Isaradith non incrociò il suo sguardo con il mio nemmeno una volta. Finita la cena mio padre si ritirò con mio zio e mia zia nello studio, per discutere della festa della sera seguente. Le mie cuginette invece si ritirarono nelle loro stanze e Gimli si avviò nelle scuderie per riprendere il suo pony e far rientro a casa. La vidi uscire sulla terrazza, e senza pensarci presi l'arco che avevo chiesto a Galadriel e la seguii.
La trovai con le mani appoggiate alla balconata.
 
«È una splendida serata vero? Ho qualcosa per te. »
 Si girò e i suoi occhi incontrarono finalmente i miei. La vidi guardarmi a lungo senza parlare.
 
«È un arco, per te. È più leggero e più facile da maneggiare, molto più adatto alla tua forza misurata. Domani se vorrai potremo provarlo. »
 
«È molto bello, grazie Legolas. E queste incisioni lo rendono ancora più prezioso. Lo custodirò con cura. Com'è stata la visita a Dama Galadriel? Sai, io non ho mai avuto il piacere di conoscerla, ma l'ho vista passeggiare per Valinor. È di una bellezza quasi eterea. »
 
«Si, lo è. Ma la tua bellezza non è meno splendente ai miei occhi. »
 Le presi le mani, e non seppi bene cosa fare per farle capire il tumulto che c'era nel mio cuore al solo starle accanto.
 
***
Sapevo tutto riguardo ai suoi sentimenti, la farfalla aveva svolto il suo compito in modo eccellente. Quello che non sapevo è cosa avrei risposto. Sapevo che era meglio che tra di noi non ci fosse nulla, ma non potevo nascondere la mia contentezza nello stargli accanto. Mi ritrovai con la schiena poggiata sul freddo marmo della balconata, con il corpo dell'elfo a pochi centimetri dal mio. Iniziò a giocare con uno dei miei ricci, l'altra mano ancora nella mia. Sentivo l'euforia pervadermi, e il mio corpo protendersi alla ricerca di un contatto fisico. Allungai la mano e toccai delicatamente la punta del suo orecchio destro.
 
«Sono cosi graziose..» sospirai.
 
«Esattamente come le tue. Solo un po' più corte. » mi sorrise e il mondo iniziò a girare. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, concentrandomi sulla bellezza di quell'istante.
 
«Isaradith, c'è una cosa che devo dirti» lasciò la mia ciocca di capelli e si fece serio.

«Stare vicino a te provoca in me delle emozioni che non ho mai provato. E questo non è giusto, tu sei mia cugina, anche se non di sangue. Mio padre ha notato stamattina questo mio interesse verso di te e mi ha fatto capire con le sue parole che non approva. Io però non posso fare a meno di pensarti. Ho bisogno di sapere cosa prova il tuo cuore quando ti sono accanto. Ne ho bisogno per capire se rassegnarmi al volere di mio padre, mettendo da parte quello che sento per te, o se lottare»

«Legolas, io..» allungai di nuovo la mano verso il suo viso, ma un lamento straziante catturò la mia attenzione.
Senza pensarci corsi giù per le scale in direzione del suono. Avrei riconosciuto quel verso tra milioni. Era Aras.
 
***
Il suo corpo reagì a quel lamento senza pensarci, e io la seguii.
Corremmo fino ai margini del bosco, non velocemente come avremmo fatto se lei non avesse indossato quel grazioso vestito.
Quando arrivammo sul posto da cui era partito il verso, trovammo Aras accanto ad una cerbiatta ferita. Il mio primo istinto fu quello di porre fine alle sue sofferenze. La poverina aveva probabilmente corso per kilometri con una freccia conficcata nella spalla sinistra. Un chiaro tentativo di ucciderla.
Vidi Isaradith chinarsi su di lei e sussurrarle in una lingua che non comprendevo. La cerva si rilassò, stremata dal dolore.
 
«Legolas ho bisogno del tuo aiuto. Ma solo se te la senti. Aras amico mio sdraiati accanto a lei e reggile la testa, non deve essere comoda in questa posizione. » Mi avvicinai a lei in attesa di un suo comando.
 
«Farà male piccolina. Ma dobbiamo togliere la freccia. Ho bisogno che tu la tenga ferma con tutte le tue forze mentre io estraggo la freccia. E poi avrò bisogno che tu mi cerchi delle erbe per medicarla. E qualcuno che ci aiuti a trasportarla nelle stalle del castello. »
«Sono pronto, guidami. » mi prese le mani e me le posizionò sul corpo della cerbiatta, e m’intimò di premere con forza. Dopodiché afferrò con entrambe le mani la freccia, vicinissima al punto in cui questa s’inseriva nelle carni dell'animale.
 
«Al tre. Uno, due, e tre! » estrasse la freccia ed un lamento più forte di quello che ci aveva richiamati li uscì dal muso della povera ferita. Si agitò per qualche istante per poi ricadere sul fianco, con il muso posato sul possente corpo di Aras che la guardava in silenzio. Vidi Isaradith strapparsi una manica del vestito per usarla come benda, e pensai che lei fosse l’elfa giusta per me. Cosi coraggiosa, così saggia eppure così giovane.
La lasciai a medicare la ferita con le erbe che le raccolsi e andai a chiamare aiuto per trasportare l'animale nelle stalle.
Quando tutto fu sistemato, uscimmo dalle scuderie e lasciammo Aras a prendersi cura della cerbiatta.

«Tu sai che qualsiasi altra persona avrebbe posto fine alle sofferenza di quella creatura? » scrutai nei suoi occhi per capire cosa l'avesse spinta a dare corpo ed anima per un'animale a parer mio spacciato.
 
«Lei è la compagna di Aras. Non avrei mai lasciato che morisse. E non lo avrei fatto con nessun'altra creatura. Sono nata per questo. È a questo che serve il mio dono. Per di più, aspetta un cucciolo. »
 
La guardai sgranando gli occhi. Questo suo dono mi affascinava oltre ogni misura. Rientrai nelle scuderie ad ammirare la coppia, e notai il ventre rigonfio della poverina. Come avevo fatto a non notarlo? E io che non l'avrei risparmiata. Mi sentivo cosi piccolo davanti alla bontà di quella splendida elfa.
La trovai che mi aspettava seduta su di un ramo dell'albero di pesco situato accanto alle stalle. Si stava ispezionando la manica rotta del vestito.
 
«Mia madre non me lo perdonerà mai. Questo era il mio più bel vestito. Domani sentiranno le urla fino a Bosco Atro. »
 
«Le passerà. Hai agito seguendo il tuo cuore e hai fatto ciò che era giusto. Ti ammiro molto. »
 
***
Mi fissò per un istante, ai piedi dell'albero, poi si decise a salire per sedersi accanto a me. I suoi splendidi occhi di ghiaccio s’inchiodarono ai miei e per un istante persi l'equilibrio. Per fortuna Legolas fu pronto a sorreggermi, tenendomi per un fianco. Mi aspettai che scostasse la mano dal mio corpo ma non lo fece. Anzi, si avvicinò sempre di più finché le punte dei nostri nasi non si sfiorarono. Sentivo il suo respiro confondersi con il mio, e rimasi in attesa, incapace di muovere un dito.

«Vorrei leggere i tuoi pensieri nello stesso modo in cui tu leggi quelli degli animali. Sento che il tuo corpo è in tensione ma non so dire se questo sia un bene o un male.»
 
«Legolas, starti vicino mi rende nervosa. Forse è perché non ti conosco abbastanza. Infondo, ho fatto la tua conoscenza solo stamattina, devi darmi il tempo di accettare la tua presenza e quella di mio Zio. Forse è meglio rientrare, si è fatto tardi, ho bisogno di riposare e dovresti riposare anche tu prima di domani sera. »
 
***
Il suo rifiuto mi fece allontanare. Forse avevo osato troppo. Infondo aveva ragione, l’avevo vista per la prima volta quella mattina, ma sentivo di conoscerla da sempre. E sentivo in me il desiderio di scoprire ogni suo aspetto, ogni sua sfaccettatura.
 
« Abbiamo l’eternità per conoscerci, sempre che tu voglia trascorrere del tempo con me.»
Lei mi guardò e mi sorrise.
 
« Certo che voglio, iniziando da domani. Mi hai promesso una lezione di tiro con l’arco o sbaglio? »
Mi sorrise, scese dall’albero e mi salutò con un piccolo inchino, prima di ritirarsi all’interno del palazzo.
La guardai allontanarsi e a mia volta mi recai nelle mie stanze.
 

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Capitolo 3
*** IL GIORNO DEL BALLO ***


3. IL GIORNO DEL BALLO

Non avevo dormito molto quella notte. Non riuscivo a smettere di pensare alle parole di Legolas. Davvero causavo in lui un tale turbamento? E perché non ero stata sincera riguardo si miei sentimenti?
Mi alzai di buon ora e mi vestii con gli abiti da allenamento. Presi il mio nuovo arco e la mia spada e scesi nella sala da pranzo. Nessuno si era ancora svegliato, quindi decisi che non avrei fatto un torto a nessuno se avessi fatto colazione fuori, in giardino.
Preparai il materiale per addestrarmi nel parco, sistemai il bersaglio e andai a cogliere qualche pesca dal pesco vicino alle scuderie, lo stesso dove avevo rifiutato il principe. Non mi ero mai soffermata prima a pensare al fatto che Legolas fosse davvero un principe, in effetti ero troppo impegnata a cercare di far apparire il nostro legame di parentela una semplice formalità tecnica.
Mangiai le pesche appena raccolte appoggiata all’albero, e quando finii decisi di passare a vedere come stava la compagna di Aras, che avevo soccorso la note precedente.
Li trovai accoccolati nel box, e potei notare che la cerva si stava riprendendo molto bene. Le medicai la ferita e diedi loro da mangiare, prima di tornare nel luogo dove intendevo allenarmi.

Decisi che quella mattina avrei iniziato ad allenarmi con la spada, Era la lama di mio padre, del mio vero padre, e probabilmente era troppo pesante, ma non intendevo arrendermi. Provai qualche affondo e qualche scatto quando mi accorsi che a guardarmi dall’alto di un ramo c’era Yallë, il mio falco bianco. Scese in picchiata su di me e si posò sulla mia spalla, dandomi buffetti affettuosi con la testa sulla mia guancia.

«Piccina cos’hai? Hai voglia di un po’ di coccole?» le sussurrai in elfico, mentre accarezzavo il suo bel piumaggio.

Sentii una presenza osservarmi dalla finestra del palazzo che dava sul parco. Mi voltai e lo vidi osservarmi con uno di quei suoi sguardi che mi scioglievano. Usci dal palazzo e si diresse verso di me, anche lui vestito per l’allenamento.

«Sei sempre così mattiniera? » mi domandò in elfico.

«No, di solito dormo fino a tardi. Sono abbastanza pigra. Stanotte però non sono riuscita a dormire molto bene. Ero preoccupata per la cerva..» mentii. La realtà era ben altra, non avevo chiuso occhi perche non riuscivo a smettere di pensare a lui.

«Sai, sei ancora più bella quando parli in elfico.»
Mi sorrise e le mie guance arrossirono. A quanto pare non demordeva. Mi chiedevo per quanto sarei riuscita a resistergli.

« Allora, sei pronta per la tua lezione di tiro con l’arco? »

«A dire la verità mi stavo allenando con la spada. È pesante per me, lo so benissimo. Ma desidero allenarmi con questa. È la spada di mio padre, e ogni volta che la impugno sento che lui mi è vicino. Quindi se hai da obiettare puoi benissimo andare ad allenarti da solo, altrove. » non so perché mi misi sulla difensiva, ma so che le mie parole fecero ridere l’elfo di gusto.
Mi prese le mani nelle sue, teneramente, e potei sentire tutto il suo calore scorrermi nelle vene.

«Adoro la tua tenacia. E mi diverte parecchio il tuo essere così testarda. Va bene, useremo quella spada, ma senza manichino. Un duello tra me e te. Accetti? »

«Certo, io sono pronta. ». Lo guardai con aria di sfida. Ci avrei messo tutta me stessa per dimostrargli che non ero la bambina che credevano tutti che fossi.

Iniziammo a duellare, inizialmente riuscii a tenergli testa, ma il peso dell’elsa iniziava a gravare sul mio braccio ed io iniziavo a retrocedere. Sapevo di essere cocciuta, e non avrei mai ammesso che il problema era la spada. Iniziai a parare colpi senza riuscire a sferrarne, finché Legolas riuscì a disarmarmi, puntandomi la punta della spada alla gola.

«Sei un’abile spadaccina, se solo la scegliessi le armi della tua misura.. » abbassò la sua spada e fece qualche passo verso di me.
Decisi di coglierlo di sorpresa, lo disarmai in un secondo e gli puntai a mia volta la lama alla gola.

«Mai abbassare la guardia principe. »

Un sorrisetto beffardo apparse sul suo viso e capii di essere spacciata. Posò le sue mani sulle mie, e spinse la lama più vicino alla sua giugulare. Esitai, per paura che un mio movimento potesse ferirlo. Pessima mossa, la mia esitazione diede a Legolas spazio sufficiente per disarmarmi nuovamente e spingermi a terra, esattamente sopra di lui.

Sentii il suo corpo contro il mio, ogni suo muscolo, ogni dettaglio della divisa da allenamento.
Le mie mani poggiavano sul suo petto, dal quale potei sentire il suo cuore battere veloce, quasi quanto il mio. Posò le sue mani sui miei fianchi, delicatamente, ma non per allontanarmi, bensì per cingermi a lui.
I nostri nasi erano così vicini da sfiorarsi e i miei capelli sciolti, che gli incorniciavano il viso, si fondevano con sua chioma dorata.
I nostri corpi rimasero immobili in quella posizione mentre con lo sguardo ci studiavamo, guardavamo l’uno nell’altra, andando oltre al contatto fisico, creando un legame incorporeo. Mi sentii vulnerabile, come una bambina scoperta con le mani nel vasetto della marmellata. Quando tornammo dal nostro viaggio, capii che non avrei mai più potuto nascondermi dietro banali scuse. Io provavo dei sentimenti per quell’elfo, e lui lo sapeva.

Sentii il suo volto avvicinarsi al mio con esitazione, quasi a cercare un mio consenso che però non arrivò. Mi alzai di scatto e mi scrollai la polvere di dosso. Vidi la tristezza nei suoi occhi, e la delusione per il mio gesto improvviso. Avrei voluto spiegargli che non avevo mai avuto questo genere di contatti fisici con nessuno prima d’ora, che ero inesperta, impacciata e molto, molto timida. Ma invece di aprirmi a lui, ignorai l’accaduto e raccolsi la spada.

« Hai vinto. Hai già pensato ad una penitenza per me? »

« Penitenza? In effetti no, non pensavo ci fosse una penitenza per la sconfitta. »

« con le mie sorelle facciamo così, chi perde paga pegno. Perciò ti concedo di scegliere per me una penitenza »

« Ci penserò e ti farò sapere » mi sorrise, cancellando la tristezza di qualche istante prima.

***
Avrei desiderato baciarla, cingerla forte a me, perdermi nel profumo dei suoi bellissimi capelli. E invece rimasi immobile, con lo sguardo perso nel suo, incapace di reagire.
Non ero mai stato un elfo titubante, almeno mai fino a quel momento. Avevo avuto diverse amanti, e con tutte non avevo mai avuto esitazioni. Era forse l’amore a rendermi fragile e dubbioso?
Il mio cuore era in tempesta quando accettai di scegliere una penitenza. Avrei voluto obbligarla a donarmi un bacio, ma non volevo prenderlo con la forza o con una scommessa. Volevo fosse lei a concedermelo quando fosse stata pronta. 
Forse quella sera sarei riuscito a strapparle un ballo, chissà.

La vidi rimettere a posto la spada e l’arco, per poi avviarsi verso le scuderie.

« Legolas, vieni con me da Aras? » non risposi alla domanda perché già il mio corpo si era mosso involontariamente, spinto dal desiderio di seguirla ovunque.

«Penso sia il caso di dare un nome alla cerbiatta, a quanto pare resterà con noi per molto tempo! Ti va di sceglierne uno per lei?» mi sorrise incoraggiante.

« Chiamiamola Herenya, fortunata. Mi sembra un nome appropriato. »

« Herenya, mi piace! E a te piace piccolina? »
La cerva sembrò quasi annuire, e quella scena stravagante mi lasciò incredulo. Un cervo che rispondeva ad un elfo, che cosa bizzarra e affascinante.
Protesi la mano per accarezzare il muso di Herenya, e con mia gioia e stupore lei si avvicinò a me lasciandosi accarezzare.

« Tu le piaci, Legolas. Sente di potersi fidare di te. Avete un legame che vi unisce ora. »

« Ti proteggerò Herenya, lo prometto. Grazie per avermi permesso di aiutarti.»
Mi sembrava strano parlare ad un animale in quel modo, ma sentivo davvero il legame di cui Isaradith parlava. Lo percepivo come un sottile filo argento che univa me alla cerva.

Ringraziai il fato per aver messo sul mio cammino un’elfa tanto meravigliosa. Avrei protetto anche lei con la mia vita; ormai mi aveva rubato il cuore.

***
Non trovai difficile capire il perché Herenya avesse un’affinità con l’elfo. Chiunque sarebbe caduto ai suoi piedi, tanto era immensa la sua bellezza ed eleganza. Io stessa mi sentivo in soggezione solo standogli accanto. Esattamente come suo padre, il principe aveva il fascino del proibito, dato dal fatto che era così inarrivabile che anche solo sognare di potergli stare accanto era impensabile.

«Si è fatto tardi, ho delle cose da sbrigare.. Ti spiace se ci rivediamo dopo, magari nel pomeriggio?» Legolas mi guardò teneramente, sperando in una mia risposta positiva. Ma purtroppo così non fu.

« Mi spiace doverti dire di no, ma stasera c’è il famoso ballo, e oggi sarò impegnata con mia madre e le mie sorelline a fare “cose da femmine”. Dovrò anche dire a mia madre del vestito.. »

«Capisco. Ci vediamo stasera al ballo, dunque. » mi sorrise e andò a recuperare il suo destriero.
Lo vidi allontanarsi a gran velocità, avrei voluto seguirlo, ma i doveri di brava figlia mi attendevano.

Salii nelle mie stanze per vedere di trovare rimedio al danno provocato al vestito la sera prima. Provai ad accorciare l’altra manica per renderle uguali, ma il risultato fu decisamente negativo.
Non avevo speranze, quindi riposi nell’armadio il vestito e scesi a pranzo.

Legolas non era ancora tornato, pranzai con le mie sorelle e con mia madre, ormai rassegnata a quel pomeriggio tutto femminile.
Dopo pranzo ci recammo tutte insieme a raccogliere fiori di campo per adornare i capelli, e lasciai che le mie sorelle scegliessero per me quelli del colore più adatto alla mia chioma castana. Scelsero delle semplici margherite bianche molto graziose.
Mentre ci stavamo dedicando alla raccolta dei fiori, intravidi il principe arrivare a cavallo, diretto alle scuderie. Avrei voluto andare da lui, ma sentii che era giusto trascorrere del tempo con la mia famiglia.
Mia madre doveva aver notato il mio sguardo rassegnato, e cercò di tirarmi su il morale.

«Tesoro, stasera vedrai che ti divertirai! Lo zio ha intenzione di presentarti in società, chissà quanti valorosi elfi vorranno ballare con te! Faremo in modo che tu sia stupenda. Su adesso saliamo e andiamo a vedere che vestiti mettere. Ragazze venite! »

Certo, chissà quanti valorosi elfi… peccato che nel mio cuore ci fosse posto solo per uno di loro, e purtroppo lo avesse già occupato quello sbagliato, mio cugino.
Scacciai i pensieri e mi concentrai su come superare l’imminente ira di mia madre per il vestito.
Salii in camera, e trovai davanti alla porta una scatola adornata con dei boccioli rosa. La presi tra le mani ed entrai nella mia stanza. Mi sedetti sul letto e aprii la scatola. Non potevo crederci! Era un bellissimo vestito bianco adornato con ricami argento. Dentro la scatola c’era anche un biglietto che diceva “Per accompagnare la tua immensa bellezza serve qualcosa di altrettanto bello.”
Cercai di capire da quelle poche parole chi fosse il mittente di quel fantastico dono. Poteva essere chiunque in effetti, mio zio o addirittura mio padre, ma io stavo pensando solo a lui.
Avevo ancora il vestito tra le mani quando mia madre entrò nella stanza.

«Isaradith ma è stupendo! Chi ti ha fatto un dono tanto prezioso? »

«Pensavo fosse vostro il pensiero, madre. »  Mentii, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

«Chiunque ti abbia regalato il vestito, ha buon gusto. Provatelo su! »

Mi sfilai i vestiti da allenamento che ancora indossavo, e lasciai che mia madre mi aiutasse ad indossare l’abito bianco.
La stoffa era morbidissima e aderiva perfettamente al mio corpo, come se fosse stata cucita su misura su di me. La gonna era morbida, e lo strascico abbastanza lungo da farmi sentire a disagio nel muovermi su e giù per la stanza.

«Togli quegli stivali tesoro, non si addicono ad un vestito tanto grazioso. E penso che dovremmo raccogliere quei capelli in una pettinatura più ordinata, sembri una selvaggia così.. »

«Cambierò gli stivali con delle calzature adatte, ma ti prego di lasciare che i miei capelli mi ricadano sulle spalle. Mi sento molto a disagio con i capelli raccolti. »

Lasciai per tutto il pomeriggio che mia madre preparasse me e le mie sorelle, che diversamente da me erano in trepidazione per la festa. Non erano ancora dell’età giusta per essere presentate in società ma ciò non impediva loro di intrattenersi con i loro coetanei.

Passai la maggior parte del tempo a guardar fuori dalla finestra, e nemmeno mi accorsi che finalmente era arrivato il momento di scendere.
Si sentivano le voci degli ospiti che riempivano la sala da pranzo, e la dolce melodia dell’arpa che allietava la sala.

Lasciai che mia madre e le mie sorelle mi precedessero, scendendo lungo la maestosa scalinata. Tutta la sala si voltò a guardarci. Notai che proprio ai piedi della scala, sull’ultimo grande gradino, c’erano mio zio, Re Thranduil, e suo fratello che ci aspettavano. Legolas non era con loro. Notai però che lo sguardo della folla andava oltre me, e voltandomi lo vidi, qualche gradino più in alto, anche lui intento a scendere la scalinata con quella sua aria regale.
Scrutai tra la folla e vidi gli sguardi sognanti di qualche elfa concentrata a guardarlo. Sentii una punta di gelosia impossessarsi del mio cuore.

Quando tutti fummo scesi, mio zio iniziò il suo discorso. Fu abbastanza breve, in sostanza si trattò di ringraziare i presenti e di augurare anni di felicità e prosperità qui a Valinor. Dopo il fragoroso applauso, passò a presentare suo figlio Legolas e me, sua nipote (o quasi). Non spiegò alla folla la mia vera storia, e questo mi fece insospettire delle sue intenzioni. Ora che tutti sapevano che io e Legolas eravamo cugini, sarebbe stato impossibile per noi andare oltre la semplice amicizia. Sentii la rabbia crescermi dentro, ma cercai di apparire serena agli occhi di chi mi stava guardando. Parlò anche del mio particolare dono e di come questo fosse molto utile alla sopravvivenza delle specie animali di Valinor. Augurando un buon proseguimento, andò ad intrattenersi con Dama Galadriel e suo marito.

Non servì nemmeno che scendessimo l’ultimo gradino della scala, che già una folla di giovani elfe si era radunata intorno a Legolas, cercando di accaparrarselo per almeno un ballo.
Io fui più fortunata e non venni fermata inizialmente da nessuno. Riuscii ad uscire in terrazza e mi concentrai sulle stelle per calmare il mio stato d’animo.
Ci pensò il mio patrigno a complicarmi la serata, presentandomi un giovane elfo molto prestante, e lasciandomi sola con lui.

«Come mai ve ne state qui fuori a rimirare le stelle? Forse non gradite ballare? »

«Sono venuta a prendere una boccata d’aria, non sono abituata ai luoghi affollati. »

«Siete incantevole, mi chiedevo se voleste concedermi l’onore di questo ballo. »

Lasciai che l’elfo, di cui già avevo scordato il nome, mi guidasse in mezzo alla folla fino alla sala da ballo, e iniziai a ballare con lui. Le sue mani sul mio corpo mi facevano uno strano effetto. Non era come il tocco di Legolas, delicato ma allo stesso tempo sicuro. Le sentivo stringersi sui miei fianchi con una forza misurata ma in un certo senso bruta. La sensazione del mio corpo vicino al suo mi rendeva quasi nauseata, come se ogni piccola parte di me stesse cercando di allontanarsi il più possibile da lui.
Probabilmente l’elfo notò la distanza tra i nostri corpi, e cercò di colmarla cingendomi con più fervore. Cercai di sopportare il più possibile questa vicinanza, e proprio nel momento in cui decisi di interrompere la danza, sentii una voce alle mie spalle.

«Posso avere l’onore di ballare con mia cugina?» Era Legolas. Sentii il mio corpo rilassarsi quando passai dalle braccia di quel muscoloso elfo alle braccia che più di una volta avevano cinto il mio corpo.

«Ti dona molto il vestito. Sapevo che il bianco si sarebbe sposato benissimo con la tua natura selvaggia. Sono contento che tu abbia lasciato i capelli sciolti, sono così belli.» Mi sussurrò nell’orecchio, e a quel punto capii che era stato lui a prendermi l’abito. Mi sentii così a disagio che non notai nemmeno che stavo esponendo i miei pensieri ad alta voce.

«Com’è possibile che lui abbia indovinato in modo così perfetto la mia taglia.. »

«Semplice, ti ho osservato bene in questi due giorni, e soprattutto stamattina quando mi sei caduta addosso. » arrossii violentemente consapevole di averlo reso io stessa partecipe dei miei pensieri.

Sentivo il suo tocco delicato su di me, mentre in modo sicuro mi guidava a passi di danza per tutta la sala. Molti sguardi, soprattutto femminili, erano rivolti verso di noi.

«Non esiste elfa in questa sala che non ti stia osservando. Sei molto bello stasera. Probabilmente dovresti danzare con qualche ragazza che non sia una tua parente; chissà, potresti trovare la tua anima gemella.» Abbassai lo sguardo e notai che i ricami del suo vestito celeste erano argento, esattamente identici ai miei. Era davvero stupendo, e la corona che portava gli incorniciava magnificamente il volto.

«Grazie per il complimento. E ti ringrazio anche per l’incoraggiamento, Isaradith, ma penso di aver già trovato la mia anima gemella il giorno stesso in cui ho messo piede a Valinor. Non intendo ballare con nessuno che non sia lei. Sempre se quest’ultima me lo concede.» Mi sorrise e mi fece piroettare insieme a lui. Sentii i piedi e la testa leggeri, pervasa da una gioia così grande che non riuscii a non sorridergli. Ballammo insieme per qualche minuto ancora, poi gli dissi che desideravo prendere una boccata d’aria.
Mentre stavamo girando abbracciati, vorticando insieme alle note dell’arpa, avevo notato lo sguardo duro di mio zio. Stavamo entrambi disubbidendo ai suoi ordini, e questo sembrava dargli molto fastidio. Fu questa la ragione che mi spinse ad interrompere la danza, con la speranza che Legolas si convincesse a ballare con qualche altra ragazza.
Nel momento stesso in cui le sue mani si staccarono dal mio corpo però, sentii un vuoto dentro. Non avrei voluto che nessun altro mai mi guidasse in qualche ballo.

Uscii di nuovo in terrazza mentre il principe andò a prendere qualcosa da bere. Lo aspettai per un tempo che mi sembrò lunghissimo, e quando mi decisi ad andare a cercarlo, lo vidi in un angolo con suo padre.

***
Non avrei mai voluto che il suo corpo si allontanasse dal mio, ma quando mi chiese di uscire acconsentii. Non mi importava che la gente ci guardasse. Ai loro occhi eravamo soltanto due cugini che stavano trascorrendo la serata insieme. Probabilmente sarei dovuto essere più discreto, ma non riuscivo a impedire ai miei occhi di guardarla, alle mie mani di sfiorare il suo corpo così delicato, alla mia mente di pensare a lei.

La lasciai sola sulla terrazza e andai alla ricerca di qualcosa da bere, quando incontrai mio padre.
Mi chiese di seguirlo in un angolo appartato della sala. Sapevo già cosa mi stava per dire.

«Legolas, se tu e tua cugina continuerete a ballare insieme, la gente inizierà a fraintendere e ne tu ne lei riuscirete a trovare un compagno. Quindi ti ordino di passare il resto della serata con qualche altra elfa che non sia lei. Non credere che non abbia notato come la guardi, e come lei guarda te. Siete cugini, non permetterò mai che una cosa del genere accada. Ora va e vedi di starle lontano.»

Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Consapevole che gli occhi di mio padre erano puntati su di me, chiesi ad una fanciulla di ballare finchè mio padre non si perse in chiacchere con qualche invitato, per poi sgattaiolare via in cerca della mia elfa.
Non riuscii a trovarla da nessuna parte, quindi uscii in giardino per cercarla.
La trovai nelle stalle intenta ad accarezzare il mio cavallo.

«Come mai ti sei allontanata dalla festa?»

«Sono venuta a vedere come stava Herenya.» Non fu abbastanza convincente.

«Dimmi la verità, Isaradith

«La verità è che non mi andava di vederti ballare con quella fanciulla. Tu hai tutto il diritto di ballare con chi vuoi, ma non posso obbligare me stessa a starti a guardare. Mi spiace.»
Fece per andarsene, ma le afferrai il polso.

«Ho deciso la tua penitenza. Ricordi? Stamattina ho vinto a duello e ancora non ti ho fatto pagare la penitenza. Ebbene ho deciso. Voglio che tu mi lasci fare una cosa e che mi fermi soltanto se non vuoi che io vada avanti. Ricorda, soltanto se senti in fondo al cuore che non desideri che io prosegua. Sei d’accordo?» Annuì confusa. «Allora chiudi gli occhi.»

Mi avvicinai a lei cautamente e le presi una mano, per poi posarla sulla mia spalla.

«Tieni gli occhi chiusi» La condussi in qualche passo di danza, e quando sentii il suo corpo abituarsi al contatto con il mio, mi fermai.
Le accarezzai una guancia dolcemente e avvicinai le mie labbra alle sue, quasi sfiorandole. Lei rimase immobile, e nel silenzio sentii il cuore uscirle dal petto.

«Sei così bella, così dolce..» Sussurrai in modo tale che lei percepisse la mia vicinanza. La vidi arrossire e la desiderai ancora di più. Intrecciai le mie mani nei suoi ricci, e sentii le sue mani premere sul mio petto, quasi volesse allontanarmi. Mi scostai leggermente, aspettando una sua reazione. Sentii le sue mani scivolare sul mio collo. Fu in quel momento che senza esitazione alcuna la baciai. Fu un bacio lunghissimo, pieno di amore, tenerezza ed euforia. Quel bacio che per tutta la vita avevo desiderato.

***
Lo sentii allontanarsi e avvertii il desiderio crescente, quasi doloroso, di sentire il suo corpo contro il mio. Istintivamente feci scivolare le mie mani lungo il suo petto fino al collo. Sentii il suo corpo rispondere al mio, le sue labbra appoggiarsi alle mie prima dolcemente, per poi premere con più foga. Sentii il suo sapore fondersi con il mio quando la sua lingua trovò la mia. Mi inebriai del suo sapore, le mie mani nei suoi lunghi capelli dorati. Spinsi il mio corpo contro il suo, incapace di staccarmi da lui.
Non avevo mai provato un’emozione così forte.
Quando lo sentii ritrarsi, percepii un vuoto proprio al centro del petto.

Mi guardò intensamente, con quel suo sguardo pieno di amore.

« Pensavo mi avresti fermato.. perdonami per esser stato così impulsivo. È che ti desideravo così tanto.. »

Una lacrima mi rigò il viso. La notò, e l’asciugo con la sua mano.

«Perché piangi? Ho forse sbagliato qualcosa?» mi guardò terrorizzato.

«Piango perché ora che i miei sentimenti sono esplosi in questo modo, non so se sarò più capace di starti lontana. E questo non va bene.»

«Troveremo il modo, anche se dovessimo arrivare in capo al mondo per poterci amare. Io lotterò per te Isaradith. Tu mi fai sentire come nessun’altra mi ha mai fatto sentire. Non ho mai amato nessuna prima d’ora. Ed è così bello, mi sento così felice che non potrò mai smettere di desiderare di amarti ancora e ancora.»

«Oh Legolas, lo stesso vale per me.>> Lo abbracciai forte e inspirai il suo profumo. «E’ meglio rientrare a palazzo. Tuo padre potrebbe aver notato la nostra assenza..»

«Ballerò con altre fanciulle per renderlo felice, e tu fai lo stesso. Però sappi amore mio, che il mio cuore sarà sempre tuo.» Mi sfiorò nuovamente le labbra e corse fuori dalle scuderie.

Aspettai qualche minuto per raggiungerlo. Passai il resto della serata ad intrattenermi con le persone che i miei genitori mi presentarono, costringendo me stessa a non cercarlo tra la folla.
Quando la festa fu finita, salutai la mia famiglia e mi recai in camera. Mi spogliai e riposi quel bel vestito nell’armadio, per poi infilarmi la mia camicia da notte. Mi tolsi le margherite dai capelli e mi sedetti vicino alla finestra ad osservare la luna, accarezzando Yallë con la mano.

***
Quando tornai nelle mie stanze non potei fare a meno di soffermarmi davanti alla sua porta. Mi guardai intorno e quando fui sicuro di essere solo, bussai.
La sentii parlare attraverso la porta.

«Non sono presentabile, mi sono già cambiata d’abito..»

«Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene. Buonanotte allora.. e sogni d’oro. I miei lo saranno di sicuro, perché so con certezza che ti sognerò.»

«Buonanotte Legolas. Grazie per la splendida serata.»
Rimasi sveglio a pensare a quel bacio e alle sue parole. Avrei trovato il modo di stare con lei. Ora che la mia vita aveva un senso, ora che la mia eternità aveva finalmente uno scopo, non vi avrei rinunciato per nulla al mondo.

*SPAZIO AUTRICE*
Hola ragazziii!!! beh che dire... GRAZIE! grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la mia storia nei preferiti e anche a chi semplicemente ha speso 2 minuti del suo tempo a leggerla!
Vi lascio al nuovo capitolo ^_^
ah dimenticavo, quando parlano in elfico i dialoghi sono in corsivo ;)

xoxo Mei
 

 

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Capitolo 4
*** NUOVI ARRIVI ***


4. NUOVI ARRIVI
 
Quella notte dormii bene. Mi svegliai davvero riposata, ed estremamente felice. Non riuscivo a dimenticare le dolci labbra del mio principe. Avevo una voglia folle di vederlo, di abbracciarlo, di perdermi nei suoi occhi.
 
Mi vestii con calma, curando più del solito il mio aspetto. Scelsi un vestito corto e attillato, in velluto di color bordeaux. Indossai dei pantaloni di pelle nera, anche questi attillati e i miei soliti stivali lunghi.
Mi guardai allo specchio. Sì, ero proprio raggiante quella mattina. Scesi di corsa a fare colazione e mi misi ad intrecciare una coroncina di fiori, appoggiata al pesco in giardino.
Non avevo proprio voglia di allenarmi. Volevo solo crogiolarmi nel ricordo della sera precedente.
 
Quando vidi Legolas scendere le scale che portavano al giardino, il mio cuore perse un battito. Era cosi regale che solo a guardarlo mi sentivo in paradiso.
 
«Ti va di cavalcare un po'? Stamattina vorrei andare al fiume. Ti va di accompagnarmi?» Mi guardò con quei suoi occhi penetranti, quasi a dirmi che non avrebbe accettato un NO come risposta.
 
Indossava una semplice tunica beige e dei pantaloni attillati di pelle marrone. Portava arco e faretra sulla schiena, e un piccolo pugnale sporgeva dai suoi stivali.
 
Annuii semplicemente, in quel momento avevo perso l'uso della parola. Mi condusse per mano nelle scuderie e si mise a sellare il suo cavallo. Io non avevo voglia di disturbare Aras. La nascita del cucciolo ormai era vicina e la sua compagna si stava rimettendo in forze. Non volevo proprio separarli, cosi decisi di prendere la giumenta di mia madre, Persefone.
 
La tirai fuori dal suo box e aspettai che Legolas finisse di prepararsi.
 
«Come mai non prendi Aras? Non vuoi separarli eh?» Mi osservò con quel suo sorrisetto cosi sexy.
 
«Esatto. la nascita del piccolo non è lontana, preferisco che ci sia lui al suo fianco. Per lo meno può venire ad avvisarmi se dovesse iniziare il parto. Non credo che Herenya si sia rimessa a tal punto da poterlo affrontare da sola. Avrà bisogno di me.»
 
L'elfo si avvicinò a me e sfiorò la mia guancia con la sua mano. Percepivo sulla pelle la ruvidità dei calli dovuti all'uso prolungato dell'arco. Indugiò accarezzandomi le labbra, poi si separò da me e riprese in mano le redini del suo cavallo.
 
«Come mai non la selli?»
«Mi piace cavalcare senza sella né briglie. Mi fa sentire più connessa all'animale. In più, non ho bisogno di redini per farle capire dove intendo andare. Mi basta solo dirglielo.»
Gli sorrisi timidamente, consapevole della sua curiosità riguardo al mio dono.
 
Cavalcammo insieme fino al fiume. Ci fermammo lungo la sponda e lasciammo i cavalli a pascolare. L'acqua scorreva tranquilla lungo gli argini e il sole risplendeva nel cielo. Era una giornata abbastanza calda, ed io avevo scelto male il mio vestito. Avrei tanto voluto immergermi nelle acque, ma non ero sola, e non intendevo lasciare che nessuno mi vedesse con indosso solo la sottoveste.  Tantomeno Legolas. Optai quindi per rinfrescarmi soltanto il viso e le mani, e mi tolsi gli stivali, lasciando i miei piedi liberi di farsi accarezzare dall’erba fresca.
 
Trascorremmo la giornata sdraiati sul prato ad ammirare il cielo, con i piedi immersi nell'acqua del fiume, a raccontarci la nostra infanzia.
Ogni volta che i nostri sguardi s’incontravano mi sentivo morire, perciò passai la maggior parte del tempo ad osservare le nuvole.
 
***
Era cosi bella lì sdraiata sull'erba, e io non potevo fare altro che guardarla. Più la osservavo, più notavo ogni sua piccola imperfezione che la rendeva ai miei occhi ancora più preziosa.
Quando non parlava, rimaneva con la bocca socchiusa, con le sue labbra carnose che lasciavano intravedere i suoi denti perfettamente bianchi.
Sentii in me nascere più di una volta il desiderio di unire le mie labbra alle sue, ma cercai di non darlo a vedere ed ascoltai tutto quello che lei decise di raccontarmi della sua infanzia. Mi piaceva cosi tanto sentirla parlare di se che non l'avrei interrotta per nulla al mondo.
 
Più la guardavo però, più la desideravo. Quella sua veste bordeaux cosi attillata risvegliava in me un desiderio primitivo, che si univa al crescente amore verso l'elfa.
Involontariamente sfiorai la sua mano e sentii Isaradith rispondere a quel contatto intrecciando le sue dita con le mie. Rotolai su un fianco per poterla osservare meglio, ed iniziai ad accarezzarle i capelli con l'altra mano. Adoravo quei suoi ricci ribelli. Ben presto anche lei si lasciò andare e si girò sul fianco per fissare i suoi occhi nei miei.
 
«E sei qualcuno ci vede? Agli occhi di tutti noi siamo cugini..»
 
«Nessuno ci vedrà, non ti preoccupare. E poi non stiamo facendo nulla di male. Per ora.»
 
Mi sorrise timidamente, nascondendo il volto tra i capelli. La sua timidezza e il suo imbarazzo mi rendevano ancora più desideroso di averla.
 
La vidi esitare con la mano ad un passo dai miei capelli.
 
«Accarezzami. Per favore» le sussurrai.
 
Con molta delicatezza posò una mano sul mio viso e dolcemente scese fino al collo, andando a sfiorare il mio orecchio.
 
«Amo le tue orecchie, e i tuoi capelli cosi lucenti.»
 
«Soltanto le mie orecchie ed i miei capelli? Com'è riduttivo il tuo amore» La presi in giro.
 
Lei di risposta si voltò sul fianco opposto per celare a me il rossore delle sue guance. L'abbracciai e sentii il suo corpo sussultare al contatto con il mio. Era tesa come la corda del mio arco. Le scostai i capelli dal collo e le diedi un piccolo bacio dietro la nuca. La sentii rabbrividire, sintomo che la mia vicinanza non le era indifferente. Osai di più, e feci scivolare le mie labbra lungo tutta la sua spalla.
 
Le sussurrai a fior di pelle «Voltati, te ne prego. Voglio poter ammirare i tuoi occhi»
Con lenti movimenti Isaradith si girò verso di me, tutta rossa in volto. Com'era dolce la mia amata, pensai.
Avvicinai il mio volto al suo e la guardai.
«Non avrei mai pensato che avere una cugina fosse cosi bello..» risi e lei mi spinse via con tutta la sua forza. Stava ridendo anche lei quando iniziammo a fare la lotta. Rotolammo insieme sul prato fino a quando io mi ritrovai sopra di lei.
Esitai quel poco che bastava per creare in lei il desiderio di sentire le mie labbra sulle sue, poi lentamente la baciai.
 
***
Quel bacio fu diverso da quello della sera prima. Sentii le labbra di Legolas muoversi con voglia sulle mie, e la sua lingua cercare la mia in modo irruento.
Il ritmo del bacio cresceva sempre più, e le mani dell'elfo scorrevano sul mio corpo con passione, quasi a voler esplorare ogni centimetro della mia pelle.
Rimasi immobile, capace solo di rispondere al bacio, con le mani posate sul petto del principe. Mi sentii imbarazzata per la mia poca esperienza, sapevo di essere parecchio rigida in quel momento, anche se il cuore mi stava esplodendo in petto.
Legolas si mise a sedere e mi tirò a se, e cosi mi ritrovai seduta sulle sue gambe, faccia a faccia con colui che tanto avevo sognato.
Mi prese il volto con entrambe le mani ed iniziò nuovamente a baciarmi, con ancora più foga. Intrecciò le sue lunghe dita nei miei ricci e cercò di colmare la distanza tra i nostri corpi attirandomi a se. Potevo sentire chiaramente il suo desiderio crescere insieme al mio.
Iniziò a mordermi le labbra e a succhiarle, provocando in me brividi che mi percorsero tutta la schiena.
Quando interruppe il bacio, sentii le mie labbra gonfie e leggermente doloranti, ma comunque desiderose di incontrare nuovamente le sue.
 
Mi guardò, ansimando sul mio viso.
«Potrei baciarti tutto il giorno, mia elfa. Ma ho paura che finirei con l'andar oltre.. Non ho mai desiderato nessuna come desidero te in questo momento. In realtà ti desidero in ogni momento, Isaradith. Non credo riuscirei a dare un senso alla mia vita senza di te, ora che ti ho conosciuto.» posò di nuovo le sue labbra sulle mie, questa volta delicatamente, depositandovi un dolce bacio pieno d'amore.
 
«Sentire queste parole pronunciate da te mi rallegra il cuore. Non so come funzioni l'amore. Non sono mai stata innamorata di nessuno, e non so se sia possibile che in due soli giorni questo sentimento sia nato in me. Sento che desidero conoscerti, starti accanto, proteggerti e trascorrere tutto il mio tempo in tua compagnia. Non posso nasconderti che ti trovo affascinante, la tua bellezza non è passata inosservata ieri sera al ballo. Molte ragazze ti guardavano incantate, e mi vergogno ad ammetterlo, ma io ero tra queste..».
 
«Io provo le stesse cose. E nemmeno io me lo so spiegare, ma mi sembra di conoscerti da sempre. Se tu me lo concederai rimarrò al tuo fianco ed impareremo a conoscerci, lontano dagli occhi indiscreti di persone che potrebbero riferire a mio padre di noi» Annuii felice, ma allo stesso tempo spaventata dall'idea che il re potesse scoprirci.
 
Il pomeriggio trascorse veloce insieme, tra baci e risate e tante, tante chiacchiere. Quando ormai il sole stava iniziando a calare prendemmo i cavalli e ritornammo a palazzo.
Trascorremmo la serata in compagnia della famiglia, raccontando loro una bugia sulla nostra giornata. Io avevo trascorso il pomeriggio al fiume a riposare, e Legolas in giro ad esplorare Valinor.
Cercammo di guardarci il meno possibile e soprattutto di non dare nell’occhio.
Passai la cena a discutere con le mie sorelle di quale fosse l’elfo più bello del ballo della sera prima, mentre gli uomini parlavano di difesa dei confini e di pattugliamenti.
Quando ci alzammo da tavola, mi recai nelle mie stanze con la scusa di essere molto assonnata. In realtà non intendevo passare un minutò di più a fingere di non provare niente per mio cugino. Per lo meno nella mia stanza avrei trovato una confidente silenziosa, la mia Yallë.
Fissai la luna per un tempo che mi sembrò interminabile, accarezzando il piumaggio del mio falco e cantando una canzone d’amore, quando sentii qualcuno bussare alla mia porta.
Corsi ad aprire, con le farfalle allo stomaco, e mi ritrovai il volto più bello del mondo davanti a me.
 
«Volevo darti la buonanotte Isa..»  mi guardò con uno sguardo cosi dolce che mi sciolse il cuore.
 
«Nessuno mi ha mai chiamato cosi. Non fraintendermi, mi piace parecchio, soprattutto pronunciato dalle tue labbra» arrossii scioccamente per la frase che avevo appena detto.
 
«Ti chiamerò cosi, se non ti dispiace, solo quando saremo da soli. Non mi è concesso trattarti con cosi poca formalità in pubblico.» detto questo, avvicinò le sue labbra al mio viso e mi diede un dolce bacio sulla guancia.
 
«A domani. Ti aspetto al fiume» mi fece l’occhiolino e sparì dietro la porta della sua stanza, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
Domani ci saremmo rivisti ancora, da soli. Mi buttai sul letto e strinsi forte il cuscino, cercando di contenere la mia gioia. Non so bene quando riuscii ad addormentarmi, so solo che sognai lui.
 
***
Trascorse una settimana da quel giorno al fiume, ed io e Isaradith ormai ci vedevamo ogni giorno in segreto sempre nello stesso posto.
Stavamo iniziando a dare nell’occhio però, cosi quella mattina decisi di accompagnare mio padre ad accogliere una nuova famiglia di elfi che quella mattina era sbarcata a Valinor. Erano amici di vecchia data di mio padre e nella terra di mezzo risiedevano a Reame Boscoso.
Con loro aveva intrapreso il viaggio verso Valinor anche la loro unica figlia, Aredhel Felagund, un’incantevole elfa dai capelli biondi lisci, e dagli occhi marrone scuro; colei che mio padre avrebbe voluto come mia sposa. Né io né lei però avevamo accettato questa sua richiesta. Eravamo cresciuti insieme e il nostro legame era ben distante dal legame che mi univa ora ad Isaradith.
 
Quando la barca approdò al porto il mio sguardo si posò immediatamente sulla mia amica. Quanto mi era mancata! Mi salutò con un inchino che mi fece ricordare che ormai non avevamo più dieci anni, e che io ora ero un principe al quale lei doveva portare rispetto. Feci fatica a seguire l’etichetta, ma mi sforzai in presenza di mio padre. Quando finalmente ci incamminammo verso il palazzo, riuscii a parlare con Aredhel dimenticandomi delle gerarchie sociali.
 
«Amica mia, mi sei mancata molto in questi anni. Sono contento che tu sia finalmente giunta a Valinor. Com’è stato il viaggio? »
 
«Anche tu mi sei mancato Legolas! È bello rivedere il tuo viso amico in questa terra a me cosi nuova..Il viaggio è andato abbastanza bene, ma come potrai immaginarti mio padre ha rispolverato la storia del matrimonio, forse è per questo che ci stanno lasciando cavalcare fianco a fianco» sorrise, e non potei fare a meno di notare quanto quel sorriso fosse diverso da quello della mia amata. Aredhel era più sfrontata e meno timida. Ma soprattutto molto meno riservata ed impacciata. L’avevo vista far cadere ai suoi piedi una schiera infinita di elfi, ma mai aveva dato ad uno di loro la soddisfazione di averla conquistata. Giravano voci che il suo cuore fosse di pietra, o peggio che appartenesse a me, e che io continuassi a rifiutarla facendola soffrire tanto da costringerla a trattar male tutti gli altri elfi. Ovviamente la realtà era molto più semplice: anche lei come me non aveva ancora trovato la persona giusta.
Aredhel era un arciere provetto, abile con la spada e nel combattimento corpo a corpo. Disponeva di una grazia infinita, che la rendeva veloce e precisa nei movimenti.
Da piccoli ci allenavamo spesso insieme, e non perdevamo mai l’occasione di cacciarci in qualche guaio. Non vedevo l’ora di presentarla ad Isaradith, ero sicuro che sarebbero diventate grandi amiche.
 
«Sai già dove alloggerete?» le chiedo curioso.
 
«In una villa accanto al tuo maestoso palazzo» mi risponde sarcastica. «Cosi potremo ricominciare ad allenarci insieme come ai vecchi tempi..»
 
In quel momento pensai agli allenamenti con la mia elfa; in effetti stavo perdendo colpi, non so se per via dei sentimenti che provavo o per il fatto che preferivamo trascorrere le giornate al fiume piuttosto che allenarci. Sta di fatto che sentivo il bisogno di allenarmi con una persona alla mia altezza, ed ero contento fosse tornata a far parte della mia vita Aredhel.
 
Arrivati a palazzo, mio padre non tardò ad annunciare l’arrivo del suo fedele amico e della sua famiglia, e cosi ci ritrovammo tutti nella sala principale del palazzo ad accoglierli. La vidi, la mia bellissima elfa, accanto alle sue sorelline, mentre cercava di guardarmi senza arrossire, impresa a lei impossibile.
Presi la mano di Aredhel e la condussi da Isaradith. Le presentai e spiegai con calma alla mia amica il dono stupendo della mia amata. Cercai di tenere chiusi in un angolino i sentimenti che provavo per quella che tutti conoscevano come mia cugina, non volevo assolutamente che Aredhel sospettasse di noi.
 
***
Quando lo vidi insieme a quell’elfa ebbi un tuffo al cuore. Erano bellissimi insieme, sembravano quasi una coppia. I capelli biondi della fanciulla erano più scuri di quelli di Legolas, e i suoi occhi erano di color marrone, e al solo guardarla mi sentivo intimorita. Il suo sguardo era fiero e il suo portamento tanto regale quanto quello del principe. Era tutto ciò che io avrei sempre voluto essere ma che purtroppo non ero. Ora capivo cosa intendeva mio zio quando mi diceva di vestirmi e comportarmi in modo consono alla mia classe sociale. E capivo anche gli sguardi fieri che in quel momento stava rivolgendo a Legolas e all’elfa.
Quando vidi il mio principe avvicinarsi a me mano nella mano con lei, mi sentii sprofondare. Non potevo fare a meno di pensare che lei me lo avrebbe portato via. Cercai di rimanere calma e mi presentai. Non dovetti nemmeno spiegare la mia parentela o la mia singolare abilità perché Legolas lo fece al posto mio. Non mise alcuna enfasi nello spiegare come io e lui non fossimo davvero cugini, cosa che invece di solito faceva. Probabilmente non voleva dare nell’occhio, o peggio Aredhel gli interessava più di me e non aveva più nessun problema con il nostro essere cugini.
 
Quando finalmente la famiglia di Aredhel se ne fu andata, uscii a schiarirmi le idee. Avevo bisogno di elaborare quanto appena accaduto. Dovevo capire che ruolo avesse quell’elfa nella vita di Legolas. E dovevo capire perché tutta quella situazione aveva fatto nascere in me una sorta di rabbia e di  possessività che mai avevo provato. Forse ero gelosa. Non volevo ammetterlo a me stessa, perché se mai avessi ammesso che ero gelosa, avrei anche ammesso che mi ero innamorata di mio cugino.
Camminai su e giù per il giardino torturandomi una ciocca di capelli. Poi successe qualcosa che non avevo proprio calcolato: vidi Legolas correre verso di me con gli occhi spalancati.
 
«Sta per nascere! Il cucciolo sta per nascere! Ti prego Isa corri ad aiutarla!»
 
Herenya aveva iniziato il travaglio. Ma com’era possibile che Aras non mi avesse chiamato? Come faceva Legolas ad averlo saputo prima di me?
Mentre correvamo verso la scuderia, non riuscii a trattenere quelle mie domande, cosi interrogai l’elfo.
 
«Come hai fatto tu a saperlo prima di me?» non si voltò nemmeno a guardarmi.
 
«Ero già accanto al box di Herenya. Ero andato a trovarla per schiarirmi le idee.. e l’ho sentita lamentarsi. Ho pensato di correre subito da te. Aras sembrava non volerla lasciare da sola, lo capisco.» pronunciò quelle parole teneramente, quasi come se fosse un padre in trepida attesa della nascita del proprio figlio. Era adorabile.
 
Quando arrivammo nel box della cerva capii subito che la situazione era seria. Aveva già perso molto sangue e del cucciolo nemmeno l’ombra. Mandai immediatamente Legolas a raccogliere delle erbe per contenere l’emorragia e a prendere dell’acqua calda e degli stracci. Dopodiché mi misi ad ispezionare il ventre dell’animale. Sentivo in modo confuso il battito del cuore del piccolo, segno che era vivo. Ma sapevo che qualcosa non andava. Aspettai l’arrivo di Legolas con il materiale di cui avevo bisogno. Avrei avuto bisogno anche di lui.
 
«Il piccolo non riesce ad uscire, probabilmente è rimasto impigliato nel cordone ombelicale. Ho bisogno che tu la tenga ferma mente io lo libero. Potrei farle male..» vidi il suo sguardo farsi serio quando si avvicino al muso di Herenya. La accarezzò e le sussurrò qualcosa in elfico, poi la strinse forte, e io agii.
Fu abbastanza facile, riuscii a liberare il piccolo velocemente e senza fare alla cerva troppo male. Era arrivato il momento di far nascere quel piccolino.
 
Dopo circa mezz’ora di spinte e di fatica, il piccolo finalmente venne al mondo. Quello che però nessuno si aspettava era che i piccoli in realtà erano due. Due cerbiatti stupendi, una cosa estremamente rara, che poche volte si verificava e che quasi sempre portava alla morte sia della madre sia dei sue piccoli. La madre in effetti aveva perso troppo sangue, cosi lasciai che Legolas si occupasse dei cuccioli mentre io cercavo di salvare lei. Non si era ancora rimessa del tutto dal colpo che le avevano inferto alla spalla, e la mia paura era che dopo questa ennesima fatica, il suo cuore non avrebbe retto.  Ci misi tutta la mia forza e le mie conoscenze e riuscii a bloccare l’emorragia e a medicare mamma cerva, sotto lo sguardo premuroso del mio fedele destriero. Il peggio era passato.
Li lasciai riposare, e andai a rivolgere le mie attenzione verso i nascituri. Legolas li aveva già asciugati e avvolti in una coperta.
 
«Sono bellissimi, vero?» lo guardai con dolcezza aspettando una sua risposta.
 
«Sono un amore. Non avevo mai assistito a nulla del genere. Sei fantastica davvero. Senza di te sarebbero morti entrambi..» fissò i suoi occhi pieni d’amore nei miei, e sentii la mia testa svuotarsi. Quanto era bello quando si comportava da elfo premuroso!
 
«Rimane solo da capire se sono maschi o femmine, cosi da sceglierli un nome. Permetti?» mi avvicinai ai due e sfiorai il muso del cerbiatto alla destra del principe. «È una femmina» sentenziai.
 
«Riesci a capirlo soltanto sfiorandoli?»
 
«Quando sono cosi piccoli non riesco a comunicare con loro a parole, uso soltanto la mente..» gli sorrisi incoraggiante, per poi avvicinarmi all’altro cucciolo.
 
«Anche lei è una femmina. C’era da aspettarselo. Sono gemelle. Facciamo cosi, sceglieremo un nome per uno. Lei si chiamerà Miriel» attesi che anche lui scegliesse un nome.
 
«Mi piacerebbe che lei si chiamasse Naimi. A te sembra appropriato?»
 
«Lo trovo molto bello» Gli sorrisi, e restammo insieme nelle scuderie con le due cucciole, lasciando da parte tutti i problemi che in quel periodo ci affliggevano.
 
 
* SPAZIO AUTRICE*
 
Scusate il ritardoooo!!!! Sto preparando un esame e sono giusto un pelino presa T_T
Spero vi sia piaciuto!
 
Cosa succederà ora che Aredhel è arrivata a Valinor? Ce la faranno i due innamorati a tenere la loro storia segreta?
 
Lettori silenziosi, fatevi avanti e commentate!!
 
Come sempre ci tengo a ringraziare chi mi segue, chi ha messo la mia storia nei preferiti e anche i miei lettori silenziosi.
Un grazie anche a Niky, i cui commenti mi sono stati di grande aiuto per andare avanti a scrivere (si avevo già perso l’ispirazione -_-‘’)
 
Al prossimo capitolo!
XOXO Mei <3

 

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Capitolo 5
*** L'AMORE RENDE FRAGILI ***


5.      L’AMORE RENDE FRAGILI
Non era possibile. Non ci potevo proprio credere. Era l’ennesima mattina che li vedevo insieme ad allenarsi. La verità era semplice: si era scordato di me. Si era scordato di me e basta. Cercai di non fissarli a lungo mentre facevo colazione nel mio posto preferito, sotto al pesco.  
Come sempre lui era stupendo nella sua divisa da allenamento. E Aredhel era altrettanto splendida. Da ormai più di una settimana si allenavano insieme tutte le mattine, e nel pomeriggio pattugliavano i boschi, sempre insieme ovviamente. Se ero gelosa? Probabilmente si. Anzi, si e molto anche.
Da quando era arrivata Aredhel, Legolas aveva iniziato a passare tutto il suo tempo con lei, ignorandomi quasi completamente. Ci ritrovavamo casualmente nelle stalle, in quei rari momenti in cui veniva a far visita alle due cerbiatte. Non riuscivo nemmeno più a guardarlo negli occhi. In compenso, passavo gran parte delle mie giornate allenandomi da sola al fiume, facendo grandi progressi con l’arco.
Ogni sera mi addormentavo guardando le stelle, pregando che quella felicità che lui mi regalava prima o poi tornasse a me. Mi mancava il mio principe, e non riuscivo a nasconderlo.

Addirittura mia madre si era accorta che qualcosa non andava, e quella mattina venne da me per parlarne.
La vidi arrivare: camminava leggiadra, con le maniche del vestito che oscillavano seguendo il suo sinuoso passo. Si sedette vicino a me, sotto al pesco e mi guardò con sguardo preoccupato.

«Isaradith ti vedo triste ultimamente. Ha a che vedere con l’arrivo di quella fanciulla vero? Tesoro Legolas è tuo cugino e ti vorrà sempre bene, ma è giusto che trascorra del tempo con altre fanciulle, cosi da trovare un giorno la sua anima gemella. E dovresti farlo anche tu.. » La sua anima gemella.. quelle parole furono una pugnalata al petto per me. Lui era la mia anima gemella. Ed ora mi aveva dimenticata, come ci si dimentica di un abito vecchio.

«Si madre, forse avete ragione. Oggi andrò a fare una passeggiata al villaggio, magari incontrerò qualcuno di interessante.. » 

«Vuoi che chieda a qualche guardia di accompagnarti? » Sussultai nel sentire quelle parole. Primo perché mi venne in mente quanto sarebbe stato bello se il mio elfo mi avesse accompagnata, secondo perché se qualcuno mi avesse scortata, sarei stata costretta a recarmi davvero al villaggio, cosa che non avevo assolutamente intenzione di fare.  

«Non vi preoccupate madre, me la caverò benissimo da sola.. e poi il villaggio non è per niente pericoloso. » 

«A proposito di sicurezza, tuo zio mi ha detto che Aredhel è entrata a far parte delle forze che pattugliano il territorio, e che non tarderà anche Legolas a prendervi parte. Sono davvero due bravi combattenti, non trovi? » Avrei voluto scappare via, odiavo sentir parlare di quell’elfa, ma cercai di mantenere la calma.  

«Concordo con voi madre. Ora se non vi spiace vado a vedere come stanno le cucciole di Aras. A dopo. » Feci un beve inchino e mi avviai a grandi falcate verso la scuderia, facendo attenzione a non passare troppo vicino a dove i due si stavano allenando. Sentii comunque il suo sguardo su di me. Avrei voluto andargli incontro e portarlo via da li, condurlo al fiume e passare tutta la giornata insieme a lui, come facevamo prima che arrivasse Aredhel, ma mi limitai ad andare a dare da mangiare ad Aras e alla sua famiglia.

«Aras amico mio, oggi ti lascio qui. Se mi vedono uscire da palazzo sulla tua groppa, si accorgeranno presto della mia bugia. Non passa certo inosservata un’elfa a cavallo di un cervo, e se mia madre scopre che non è mia intenzione recarmi in città  sicuramente mi chiederà spiegazioni, e io non ne ho da darle in effetti. » Gli diedi un tenero bacio sul muso, e rimasi li con lui per un po’ a guardare incantata Miriel e Naimi che giocavano insieme.


***
Non riuscii a toglierle gli occhi di dosso mentre la vedevo dirigersi alle scuderie. Stavo quasi per tradirmi. Non volevo assolutamente che Aredhel venisse a conoscenza dei sentimenti che provavo per quell’elfa.
Mi divertiva parecchio allenarmi con la mia amica, e mi sentivo più in forze che mai, ma mi mancavano le giornate spese con Isaradith ad ascoltare il cinguettio degli uccellini.
Sapevo che presto avrei dovuto dare una risposta a mio padre riguardo l’entrare a far parte delle truppe di pattuglia, ma non mi andava di pensarci. Non volevo passare cosi tanto tempo lontano dal castello, lontano da lei. Anche se già lo stavo facendo, mi stavo allontanando dalla mia amata solo per paura dei giudizi della mia amica. Mi stavo forse comportando da vigliacco? O era il mio un tentativo di proteggere l’unica cosa bella che mi fosse mai capitata nella mia lunga vita?
Avevo bisogno di riflettere, quindi cercai un modo di sgattaiolar via dagli allenamenti.

«Aredhel ti spiace se per oggi terminiamo qui? Non mi sento molto in forma. Preferirei andare a riposarmi un po’, se per te non è un problema »

«Per me va bene Legolas, vorrà dire che inizierò prima il mio turno di guardia. Cerca di rimetterti, non vorrei che tu mancassi al banchetto di domani sera di Re Elrond! » sorrise maliziosa. Nemmeno mi ricordavo del banchetto. Chissà se ci sarebbe stata anche Isaradith..

Mi congedai lasciando Aredhel in cortile e mi diressi verso le scuderie, facendo bene attenzione a non essere notato. Dovevo vederla, dovevo assolutamente vedere la mia bellissima elfa. Mi mancava cosi tanto. Non mi accorsi nemmeno che le mie gambe avevano iniziato a correre per il desiderio. Quando la vidi mentre spazzolava il manto di Persefone, il mio cuore ebbe un sussulto.

«Ti stai preparando per una passeggiata? »

«In effetti si. Vado al villaggio. » le sue parole cosi fredde mi facevano male al cuore.

«Vai a cercare un vestito adatto per il banchetto di domani sera? » La mia domanda non era del tutto disinteressata. Avevo il bisogno di sapere se anche lei ci sarebbe stata la sera successiva.

«No, non sapevo del banchetto. Suppongo di non essere stata avvisata perché la mia presenza non è richiesta. » Com’era possibile che non l’avessero invitata? Non ci potevo credere.

«Parlerò con mio padre e vedrò di capire perché tu non sia stata resa partecipe. Io.. »

«Non ce n’è bisogno Legolas, grazie. Non sono dell’umore giusto per festeggiare. » continuava a rispondere alle mie domande senza però rivolgere lo sguardo verso di me. Continuava a fissare il manto della giumenta, quasi come se i suoi occhi fossero privi di vita. Era mai possibile che io l’avessi ferita con il mio comportamento?

«Isa io.. »


***
Si avvicinò a me cautamente, come se avesse paura di un mio rifiuto. Come poteva anche solo pensare che l’avrei rifiutato? Dubitava forse dei miei sentimenti? Gli avevo mai dato motivo di dubitarne? Era stato lui ad allontanarmi. E sempre lui ad escludermi dalla sua vita, preferendo Aredhel a me. Io non ne avevo colpa tutto sommato, ed era mio diritto ora non mostrarmi più cosi disponibile.

Mi posò una mano sul fianco, e mi guardò ditta negli occhi. «Vorrei che ci fossi anche tu domani. È da tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme, e probabilmente è colpa mia, e vorrei chiederti scusa. » si avvicinò ancora di più a me, posando delicatamente l’altra mano sul mio volto. Sentivo il suo respiro sul viso, mentre il mio desiderio cresceva sempre più. Mi era mancato cosi tanto averlo vicino..

Sentimmo dei passi percorrere veloce l’ingresso alle scuderie. In un attimo Legolas si allontanò da me abbastanza da nascondere l’apparenza. Non si poteva dire lo stesso delle mie guance. Mi concentrai su Persefone, quando un servitore apparve davanti a noi, schiarendosi la voce.

« Signorina il Re la desidera nel salone. È una questione importante » detto questo sparì più veloce di come era comparso.

«Devo andare Legolas. A presto. » Non sapevo come salutarlo, perché non sapevo come eravamo rimasti. Quanto avrei voluto conoscere i suoi veri sentimenti..

Quando arrivai nel salone principale trovai Re Thranduil con due elfi, alti e possenti, e con Aredhel.

«Finalmente sei arrivata Isaradith. Ho cose importanti da dirti. Non so se hai già avuto il piacere di conoscere i figli di Re Elrond, Elladan e Elrohir. »
Porsi loro la mano e feci un piccolo inchino. «È un piacere fare la vostra conoscenza. » Notai subito come i due elfi fossero davvero affascinanti, di una bellezza disarmante. Notai anche che il braccio sinistro di Elladan cingeva i fianchi di Aredhel. Mi ero forse persa qualcosa?
 
«Ora che vi ho presentati, passiamo a cose più importanti. Domani sera si terrà un banchetto nel palazzo di Re Elrond, e ci tengo che tu sia presente. »
 
« Se posso, Zio, sarà un banchetto in occasione di qualcosa in particolare? » avevo bisogno di placare la mia curiosità.
 
«Hai fatto bene a chiedere nipote, è un banchetto in onore del fidanzamento di Aredhel con Elladan. » sentii il mio cuore liberarsi dal peso che lo opprimeva in questi giorni. Aredhel si fidanzava. Con Elladan. Non era mai stata interessata a Legolas dunque! Ero cosi felice che avrei voluto urlarlo a pieni polmoni. Mi stava quasi simpatica quell’elfa, ora che non la guardavo più con gli occhi offuscati dalla gelosia.
 
«Congratulazioni, sono molto felice per voi. Che la vita vi riservi immensa gioia. » Aredhel mi guardò sorridendo e mi ringraziò. Si, saremmo diventate amiche, lo sentivo.
 
« Non ti ho fatta chiamare solo per darti la notizia, mia cara. » Re Thranduil mi guardò compiaciuto, porgendo una mano in direzione di Elrohir. «Elrohir desidera chiedervi di accompagnarlo al banchetto. Sono sicuro che vi divertirete insieme.»
 
L’affermazione di mio zio non lasciava spazio ad alcun rifiuto. Sarei andata al banchetto con lui, fine della discussione. Non sapevo bene quali sentimenti stessero attraversando il mio cuore in quel momento. Guardavo l’elfo con ammirazione, tale era la sua bellezza. Era cosi diverso da Legolas, come il sole e la luna. Portava i capelli castano scuro sciolti sulle spalle, e i suoi occhi nocciola erano profondi. Aveva un portamento molto regale, tanto quanto quello di Legolas, ma era facile intravedere in quel suo modo di porsi un velo di altezzosità, cosa che non si poteva dire del mio amato.
Dopo essermi congedata da mio zio, passeggiai con Elrohir in giardino, guardando da lontano la novella coppia che tanto mi rendeva felice.
 
«Siete contenta per il fidanzamento? Guardate mio fratello e la sua compagna con occhi sognanti.» Non era soltanto altezzoso, ma anche sfacciato.
 
«Si sono davvero felice per loro. Non conosco Aredhel da molto, ma il vero amore mi rende sempre felice. Probabilmente sono solo una sognatrice che legge troppi romanzi d’amore.. »
 
«Io credo più nel rispetto reciproco, nel bene e nell’affetto. Difficilmente si può trovare il vero amore, e quando lo si trova, succede sempre che la vita ti pone davanti ostacoli insormontabili. Ho smesso di credere nell’amore. Però le parole uscite da quelle vostre labbra color ciliegia mi hanno fatto intenerire, devo ammetterlo. » mi sorrise, mostrandomi i suoi denti perfettamente bianchi e allineati, tanto da sembrare finti. In effetti tutto di lui sembrava finto. Emanava un tale fascino che solo a camminarvi accanto mi sentivo intimorita. Mentre passeggiavamo vicino al pesco, vidi Legolas dirigersi verso di noi.
 
«Salve Elrohir, è un piacere rivedervi. Vedo che avete avuto il piacere di conoscere Isaradith. » sorrise, guardandomi con quei suoi occhi di ghiaccio. Sentii il mio corpo rilassarsi alla presenza del mio principe.
 
«Si, e devo dire che vostra cugina è davvero un incanto. Ho chiesto a vostro padre di poterla accompagnare al banchetto di domani. Sono certo che sarà incantevole trascorrere la serata con una bellezza tanto particolare e selvaggia.. E voi, Legolas? avete già trovato qualche bella fanciulla a cui chiedere l’onore di accompagnarvi? » non riuscii a decifrare l’espressione di Legolas, sapevo solo che non aveva preso bene l’invito di Elrohir.
 
«No, non ancora in realtà. Pensavo di venir solo al banchetto. magari conoscerò proprio li qualche fanciulla che mi ruberà il cuore.. » rise. Fu una risata di circostanza, ne ero certa. Lo avevo sentito ridere un milione di volte quando eravamo soli al fiume, e di certo il suono di quella risata non mi era familiare.
 

***
Come aveva osato invitare Isa al banchetto? Semplice, mio padre doveva averlo suggerito. Aredhel era un’elfa stupenda, ma la mia Isa era molto più affascinante, con quei suoi capelli ribelli e quei suoi occhi grigi. Era facile che lui ne fosse rimasto incantato al solo vederla. Ma non potevo permettere che passasse troppo tempo con lei. Ero sicuro che lei non mi avrebbe rimpiazzato con un altezzoso come lui, ma non volevo correre il rischio. In fondo, Isaradith era pur sempre arrabbiata con me per averla trascurata cosi tanto. Pensai velocemente ad una scusa per separarli.
 
«Cugina, sono passato dalle stalle e ho visto che Aras è irrequieto. Probabilmente ha bisogno di sgranchirsi le zampe. Che ne dici di una passeggiata nei boschi? »
 
«Dovrei andare in paese a cercare un abito, in effetti. E avevo già preparato Persefone prima che zio Thranduil mi facesse chiamare.. »
 
«Se me lo permetti monto io Aras e ti accompagno. Elrohir se volete venire con noi sarà un piacere, ma non credo vorrete rinunciare alla sorpresa di vedere l’abito di Isaradith per la prima volta domani sera.. » gli sorrisi amichevolmente per non destare sospetti.
 
«No andate pure, ho faccende importanti da sbrigare a palazzo. Ci vediamo domani sera, Isaradith. Legolas.. » fece un inchino e ci lasciò soli.
 
«Io sono più che certa che Aras fosse tranquillo nel suo box con Herenya e le piccole. Hai davvero intenzione di cavalcarlo ed accompagnarmi al villaggio? »
 
«Così ho detto e così farò. Non ti avrei lasciata con quel damerino un secondo di più. » mi avvicinai al suo orecchio, sfiorandolo con le labbra. «Tu sei mia, Isa. Mia e di nessun altro. »
 
La vidi chiudere gli occhi, mentre una lacrima le scendeva sul viso.
 
«Mi sei mancato, Legolas. Perché deve essere tutto cosi difficile tra di noi? Vorrei poter passeggiare mano nella mano con te senza che nessuno ci veda nulla di strano.»
 
Le asciugai la lacrima, e la guardai fissa negli occhi. Avrei voluto fare di più, avrei voluto dimostrarle il mio amore, e invece potei solo guardarla profondamente.
 
«Arriverà anche per noi il momento, vedrai. Per ora occupiamoci del vestito. »
 
Alla fine decidemmo di andare al villaggio a cavallo, lasciando Aras libero di gironzolare per il parco vicino al castello con Herenya e le piccole, lasciando con loro uno stalliere a controllarli.
Non ci mettemmo molto a scegliere il vestito. Il corpo di Isaradith era stupendo con indosso qualsiasi vestito. Optò per un abito blu notte, con dei bellissimi ricami floreali argento. Sapevo il perché di quel colore, l’azzurro e il blu erano i colori che indossavo di solito io in occasioni importanti. Mi stava lanciando un messaggio velato, che avevo colto in pieno.
Dopo aver passeggiato un po’ insieme per le vie del paese tornammo a casa, vista l’ora tarda.
Trovammo ad aspettarci tutta la famiglia in sala da pranzo, dove subimmo il solito interrogatorio. Per tutta la cena non si parlò d’altro dell’invito prestigioso di Elrohir, e di come fosse un buon partito. Dovetti mandar giù il boccone amaro. La vedevo annuire silenziosa, son lo sguardo triste rivolto verso il piatto.
Non avrei mai permesso che sposasse qualcuno che non amava.

Aspettai che tutti si recassero nelle proprie stanze per andare a bussare a quella di Isaradith.
Aprì uno spiraglio da cui fece uscire solo la testa.
 
«Sono in veste da camera, non voglio che tu mi veda cosi.. » arrossì violentemente.
 
«Non mi interessa come sei vestita Isa, mi interessi tu. Lasciami entrare te ne prego. Prometto che non guarderò il tuo abbigliamento da notte » mi aprì la porta un po’ titubante, e mi fece entrare nella sua stanza, richiudendo la porta dietro di noi.
 

***
Mi vergognavo cosi tanto che lui mi vedesse in abito da notte. Ma lui era lui, e non dovevo preoccuparmi. Mi aveva dato la sua parola che non mi avrebbe guardata.
Si sedette sul mio letto e mi invitò a sedermi accanto a lui.
 
«Isa so di averti fatto soffrire in questi giorni. Il mio intento non era quello di allontanarti, bensì quelli di non far capire ad Aredhel i sentimenti che nutro nei tuoi confronti. So bene che lei mi legge come nessun altro sa fare. D'altronde siamo cresciuti insieme, è normale che lei mi conosca cosi bene.. »
 
«In realtà temevo che tu e lei aveste una storia. Non sapevo niente di lei e Elladan, mi ha reso partecipe del fidanzamento tuo padre oggi. Credevo lei ti piacesse più di me. E avresti tutte le ragioni! Insomma guardala, è stupenda! E insieme sembravate quasi delle divinità. Quando ho saputo che le sue attenzioni erano rivolte a Elladan, e quando li ho visti insieme in giardino, mi sono sentita cosi sollevata.. Legolas io ci tengo davvero a te. I sentimenti che provo nei tuoi confronti sono davvero forti, qualcosa che mai avevo provato prima. E ho quasi paura.. »
 
«Quanto sei sciocca! Avresti potuto parlarmi delle tue paure. Non ho mai avuto nessun interesse verso di lei. Pensa, i nostri genitori volevano addirittura farci sposare, ma ci siamo entrambi rifiutati. Non dubitare mai dei miei sentimenti verso di te. È da quando ti ho svegliata quella mattina in giardino che mi hai rubato il cuore. Vieni qui.. »
 
Mi attirò a se. Potevo sentire il profumo dei suoi capelli, mentre le sue mani mi accarezzavano dolcemente la schiena, causandomi brividi in tutto il corpo. Gli accarezzai dolcemente i capelli dorati, per poi scendere più giù e posare le mani sui suoi fianchi spigolosi. Rimanemmo in quell’abbraccio per un tempo che mi sembrò infinito, poi arrivò il momento di separarci.
Mi prese il viso tra le mani, e posò le sue labbra sulle mie, in un bacio pieno di passione. Sentii le sue labbra fremere sulle mie, la sua lingua accarezzare dolcemente la mia, trascinandola in un vortice d’amore. Quando si separò da me, sentii il mio corpo reclamare ancora quel tocco.
 
«Resta con me.. » gli sussurrai.
 
«Non posso Isa. Non possiamo rischiare di essere scoperti nella stessa stanza. In più, non so se riuscirei a trattenermi con te cosi vicina.. » Legolas arrossì per la prima volta da quando lo conoscevo. Capii a cosa si stava riferendo.. sentivo anch’io uno strano desiderio, ma non ero ancora pronta a concedermi a qualcuno. Sapevo solo che quando sarei stata pronta, sarebbe stato lui.
 
Lo guidai verso la porta, e lo vidi scomparirvi dietro. L’indomani sarebbe stata una dura giornata.
 
Mi svegliarono le mie sorelline quella mattina. Le ritrovai a saltare sul mio letto, urlando per la contentezza, con mia madre che le guardava divertita.
 
«Ragazze perché non andate di sotto a fare colazione mentre Isaradith si prepara? » le due sfrecciarono come due fulmini fuori dalla stanza, facendo un gran chiasso.
 
«Le adoro, ma sono davvero scomposte a volte.. » risi di gusto insieme a mia madre, che non poté fare a meno di darmi ragione.
 
«Volevo parlarti da sola di quel che succederà stasera. Non ti nascondo che tuo zio e tuo padre spingono molto affinché tu venga promessa al principe Elrohir. Io però ho imposto loro che sia tu a scegliere e ad avere l’ultima parola. Tesoro si tratta di un buon partito, è un elfo molto valoroso, e nobile, di alto rango, e lasciatelo dire, è anche molto affascinante, cosi come suo fratello. Ma deve piacere a te. Amore mio, non fare la sciocchezza di accettare un matrimonio che non ti rende felice, come ho fatto io. Non ti accontentare di bellezza e potere, altrimenti passerai la vita a rimpiangere le tue scelte. Certo, anche dalle cose brutte può nascere qualcosa di stupendo, guarda che bel fiore che sei tu tesoro. Ascolta il tuo cuore. Io sarò sempre dalla tua parte, te lo prometto.»
 
«Madre vi ringrazio tanto per le vostre parole, so che le avete dette con il cuore. Devo confessarvi che trovo affascinante il principe Elrohir, ma purtroppo non credo possa essere la persona adatta a me. È molto altezzoso e fin troppo pieno di sé e sfrontato. Voi mi conoscete bene, non potrei sopportare a lungo una persona cosi. Ma proverò a conoscerlo meglio, lo prometto. Senza pregiudizi. »
 
«Sapevo già quale sarebbe stata la tua risposta. In fondo sei ancora giovane piccola mia. Per te ci vorrebbe un elfo dolce ma virile, umile ed aggraziato. Qualcuno come tuo cugino Legolas insomma!» scoppiò in una risata fragorosa, e dovetti costringermi a ridere con lei per non smascherarmi.
 
«Legolas è fin troppo buono! E anche lui a volte è pieno di se.. » sciocchezze. Lui era perfetto, ma non potevo dirlo a mia madre!
 
«Su, raggiungiamo le tue sorelle prima che distruggano la cucina. Ci aspetta una lunga giornata di preparativi. »
 
Dopo colazione raccogliemmo come al solito i fiori e intrecciammo delle bellissime coroncine. Poi mi recai sola al fiume con Aras per concedermi un bagno rilassante. Continuavo a pensare a cosa stesse facendo Legolas in quel momento, cosi mandai un passerotto a spiarlo. Quando tornò mi stavo asciugando e rivestendo. Non mi diede grandi informazioni, solo che il mio amato era a casa del nano, Gimli, e che stavano bevendo in compagnia. In effetti le farfalle erano più adatte al compito di spie, molto più dettagliate nei loro resoconti. Tornai a palazzo per ora di pranzo, e trovai seduti a tavola tutti tranne mio zio e Legolas. Mi informai su dove fossero e mi venne risposto che si trovavano nella libreria a parlare.
Mangiai con la mia famiglia, poi salii nelle mie stanze a riposare prima di prepararmi per la serata.
 

***
Spiegai una volta per tutte a mio padre che non intendevo ancora far parte delle truppe di pattuglia. Gli dissi che intendevo riposarmi un po’ dopo le avventure degli ultimi anni. Non la prese benissimo, ma capì. In fondo era stato lui stesso a dirmi di rallentare il ritmo dei miei allenamenti e di godermi la pace di Valinor.
 
Passai il resto della giornata a sbrigare qualche commissione al castello, andai ad avvisare gli stallieri di preparare il calesse per la sera, e andai al fiume a farmi un bagno. Quando arrivai li, trovai sul prato vicino alla riva un fazzoletto ricamato con le iniziali I.G., Isaradith Greenleaf. La mia elfa era stata li, probabilmente per farsi un bagno anche lei. La mia mente iniziò a vagare, pensando alla sua pelle candida bagnata dalle acque del fiume. Fantasticai per troppo tempo, cosi tanto che alla fine ero in ritardo per il banchetto. Cavalcai fino a palazzo e mi cambiai in fretta e furia.
 
***
Eravamo tutti pronti, mancava solo lui. Quando scese nel salone principale i miei occhi ebbero un abbaglio. Era stupendo, in un abito blu notte, dello stesso colore del mio. Non aveva ricami, ma la stoffa cosi pregiata era impreziosita da orli azzurro ghiaccio. Quanto era bello. Aveva raccolto ai lati i capelli in due piccole trecce, mentre la restante chioma dorata gli ricadeva lungo la schiena. Indossava una corona sottile in oro.
 
«Isaradith, ho fatto fare per te questa » mi voltai e vidi mio zio Thranduil guardarmi con una coroncina sottile tra le mani. Era in argento, con dei ricami floreali che ricordavano i tralci di una vite. «Mi sembra giusto che anche tu porti un simbolo che ti riconduca alla nostra casata. Sei un membro di una delle famiglie reali, ed è giusto che la gente lo sappia. Su, indossala.» quando la posai sulla fronte sentii il freddo del metallo a contatto con la pelle. Era una strana sensazione. Certo con dei capelli lisci sarebbe stata meglio, ma non potevo cambiare la mia natura. Porsi la mia coroncina di fiori ad una delle mie sorelline e ci incamminammo verso le scuderie.
 
«sei un incanto. La corona ti sta davvero bene. Dovresti indossarla sempre.. » i complimenti di Legolas mi fecero arrossire, ma stetti bene attenta a non farlo vedere.
 
Arrivammo al banchetto in tempo. Il palazzo di Re Elrond era magnifico quasi quanto il nostro, tutto illuminato a festa. Vidi subito Aredhel, avvolta in uno splendido vestito bianco, al fianco del suo promesso, anche lui di bianco vestito. Erano raggianti, li invidiavo molto. Potevano amarsi alla luce del sole senza doversi nascondere. Non come me e Legolas…
 
Purtroppo non tardò ad arrivare il momento tanto odiato. Vidi Elrohir avvicinarsi a noi. Salutò educatamente la mia famiglia e mi porse la mano. Vidi gli sguardi ammiccanti delle mie sorelline, e quelli compiaciuti di mio padre e di mio zio, mentre l’elfo mi conduceva in mezzo alla folla, lontano da loro. Riuscii a vedere il mio amato scomparire tra la folla; sapevo che quella serata sarebbe stata difficile, quello che non mi aspettavo, è che sarebbe iniziato tutto cosi presto.
 
Mi vennero presentate parecchie famiglie di elfi, e non feci altro che annuire e sorridere. Alcuni ci chiesero se eravamo fidanzati, ma fortunatamente Elrohir rispose in maniera diplomatica che ci stavamo conoscendo.
 
Ballai quasi tutta la sera con lui, cercando di farmi vedere contenta e non annoiata. Intravidi un paio di volte Legolas mentre si intratteneva con qualche fanciulla. Ero gelosa, si, ma sapevo che dietro quel suo fare frivoleggiante si nascondeva il desiderio di allontanare tutti i possibili sospetti su di noi.
Quando finalmente riuscii a separarmi dal mio cavaliere per qualche istante, mi diressi verso di lui.
 
«Cugino, mi concederesti questo ballo? » le elfe che stavano circondando Legolas in quel momento mi guardarono stupite.
 
«Ma certo Isaradith, è un piacere. Signore, scusatemi. »
 
Ballammo insieme, cercando di mantenere le distanze. «Avrei preferito passare la serata con te, e non con quel pieno di se del principe Elrohir. Spero solo che questo serva a depistare tuo padre.. »
 
«Lui si aspetta che voi due vi fidanziate. Sappi che io accetterò qualsiasi tua decisione, purché questa sia spinta dall’amore e non da imposizioni sociali. » fissò i suoi occhi nei miei. « Ti amo, Isa.»

In quel momento, il mio cuore perse un battito e i miei piedi smisero di danzare. Non mi sarei mai aspettata che quelle parole uscissero dalla sua bocca, tanto più in una situazione come quella. Rimasi di pietra, non sapendo cosa rispondere. Lo amavo, ne ero certa, ma non so perché non riuscii a confessarglielo. Ci stavano guardando già in troppi, quando lui mi allontanò dalla sala da ballo conducendomi al banchetto.

«Isa io non volevo scioccarti. Non c’è bisogno che tu mi risponda, se non ricambi i miei sentimenti..»

«No Legolas perdonami. Io provo lo stesso.. solo che.. »

«Ecco dove ti eri cacciata mia dama! È da un po’ che ti cerco. Stanno per annunciare il fidanzamento, su andiamo! » e cosi Elrohir mi condusse di nuovo lontano da Legolas, senza lasciarmi il tempo di spiegare.


*SPAZIO AUTRICE*
Hola!!! scusate per il megaritardo! Mi son trovata a preparare degli esami difficili e non ho avuto tempo di scrivere. Ma prometto che da ora in poi sarò più puntuale!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio come sempre i miei seguaci, i miei commentatori che tanto amo, e anche tutti i lettori silenziosi. So che ci siete, spero che prima o poi voi vi facciate sentire!
Al prossimo capitolo!
XOXO Mei ^_^

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Capitolo 6
*** NON RIESCO PIU’ A FINGERE ***


  1. NON RIESCO PIU’ A FINGERE
Mi ritrovai davanti all’imponente gradinata del salone, all’interno del palazzo di Re Elrond. Elrohir mi stringeva forte la mano, quasi come a volermi tenere al suo fianco a tutti i costi. Sentivo gli occhi di mio zio su di noi. Ci stava guardando, e il motivo era ovvio. Mi sentivo in trappola. Cercai lo sguardo di Legolas, che però era troppo concentrato sulla coppia di fidanzati. Il discorso di Elrond fu breve ma molto commovente. Il modo in cui si guardavano quei due era qualcosa di magico, come se si trattasse di un incantesimo. Il matrimonio si sarebbe tenuto di li ad una settimana. L’avrebbe celebrato Galadriel, e non avevo intenzione di perdermelo. Mi ripromisi di chiedere a Legolas di portarmi a conoscerla prima di allora.

Mentre fantasticavo su cosa avrei desiderato chiedere a Dama Galadriel, non mi accorsi che mio zio Thranduil era salito di qualche gradino sulla scalinata, pronto per il suo discorso. Il terrore che potesse menzionare me e Elrohir come coppia prese il sopravvento, tanto che le gambe incominciarono a tremarmi e la mia vista si fece appannata. Mi resi conto che le forze mi stavano abbandonando, e proprio quando sentii le mie gambe cedere, due braccia forti mi afferrarono e mi sollevarono da terra. Elrohir, pensai. No, questo era sbagliato, non avrebbero dovuto vederci cosi vicini, non avrebbe dovuto toccarmi. Doveva lasciarmi cadere. La gente avrebbe pensato che io e lui saremmo stati i prossimi a convolare a nozze. Non avevo la forza di reagire, ma cercai lo stesso di spingermi lontano da lui posando le mani sul suo petto.

«Non dimenarti principessa. Cerca piuttosto di riprenderti. Ci sono io a proteggerti.» riconobbi quella melodiosa voce. Era il mio elfo, e non Elrohir, ad avermi presa al volo. Come aveva fatto ad arrivare così velocemente? O era già li vicino a me? Eppure me lo ricordavo molto distante.. Mi abbandonai tra le sue braccia, e l’ultima cosa che vidi fu una ciocca di capelli dorati sfiorarmi la guancia.
 
***
Quell’elfo non era nemmeno stato capace di proteggerla. Non aveva fatto caso al pallore del suo viso, alla paura che le si poteva leggere negli occhi. Pensava che mio padre avrebbe menzionato loro come futura coppia, ne ero sicuro. Ero pronto a portarla via di li qualora si fosse reso necessario, ovvero se la follia di mio padre lo avesse spinto a chiamarli addirittura al suo fianco. E invece non ce n’era stato il bisogno. Lei era svenuta, e se non avessi avuto gli occhi puntati su di lei e una dote particolare nella corsa, ora sarebbe stesa a terra. Non sapevo nemmeno come avevo fatto a raggiungerla in cosi poco tempo. “L’amore fa fare grandi cose”, forse era proprio questo il caso.

Soffocai una risata quando la vidi dimenarsi tra le mie braccia. Pensava fossi Elrohir. Che assurdità, non avrei mai permesso a nessuno di proteggerla. Lei era mia.
Intorno a noi si creò uno spiazzo mentre la folla ci guardava preoccupata.

«Presto Legolas, da questa parte! » era Elrohir che mi stava facendo strada verso il palazzo. Mi condusse in una delle stanze per gli ospiti, dove adagiai la mia amata sul letto. Mia zia Elinor e Aredhel mi furono subito accanto e si presero cura di lei, chiedendomi di uscire. Non avrei voluto lasciarla, ma era giusto rispettare le convenzioni sociali. Probabilmente l’avrebbero spogliata della veste pesante e rinfrescata con acqua di fiume, e di certo non era il caso che io rimanessi li a guardare.
Aspettai pazientemente fuori dalla stanza con Elrohir, mentre mio padre e il suo ristabilivano la calma facendo riprendere i festeggiamenti.

«Non mi sono accorto stesse male.. fino ad un attimo prima guardava Aredhel e Elladan sorridente.. grazie per averla presa in tempo. » non mi guardava nemmeno negli occhi. Aveva lo sguardo rivolto a terra. Cercai di decifrare il suo atteggiamento; non riuscivo a capire se fosse realmente dispiaciuto per le condizioni di Isaradith e per non aver saputo soccorrerla, o se la sua preoccupazione fosse incentrata sul timore di aver compromesso un possibile matrimonio futuro.

«Dici che si riprenderà? Spero non sia nulla di serio.. »

«Tranquillo, Isaradith è forte. Sono sicuro si sia trattato solo di un mancamento.. » pronunciai quelle parole pur non essendone convinto al cento per cento. All’apparenza sembrava un’elfa forte, ma in realtà era molto fragile, e io lo sapevo bene.

Aspettammo un tempo che mi sembrò infinito quando finalmente Aredhel uscì dalla stanza.

«Si è ripresa, ma è molto debole. Non è ancora pronta a ricevere visite però. Io intanto vorrei discutere con Re Elrond riguardo i poteri di Isaradith. Elinor pensa possa averli usati troppo in questo periodo, esaurendo le energie. Legolas ti va di accompagnarmi? Rimarrà Elrohir a sorvegliare la stanza di tua cugina, non è vero? »
Elrohir fece un cenno di assenso con il capo, e io riluttante seguii la mia amica.

«Legolas ho bisogno di parlarti. Quando stavo assistendo Isaradith ho sentito delle parole uscirle dalle labbra, un sussurro. E ho bisogno di capire.. » Aredhel scrutò nei miei occhi in cerca di risposte.

«Quali sono le parole che ha pronunciato? »

«Penso fossero riferite a te.. ha detto “Legolas anch’io ti amo”, o almeno questo è quello che è giunto alle mie orecchie, ma sono sicura di sentirci ancora piuttosto bene nonostante i miei 3000 anni.. »

Rimasi impietrito. Una parte di me era felice sapendo che Isa ricambiava i miei sentimenti, d’altro canto però mi resi conto che non avrei più potuto ingannare la mia amica. Dovevo confessarle i miei veri sentimenti, non avevo scelta.

«Vedi Aredhel, la prima volta che vidi Isaradith non potei fare a meno di innamoramene. Allora non sapevo della parentela che ci univa. E anche dopo, il mio cuore non ha smesso di battere per lei. Io non so quali siano i tuoi sentimenti verso Elladan, ne tu me ne hai mai parlato. Nel giro di una settimana son venuto a sapere del vostro fidanzamento, e non da te, ma da mio padre. Io spero che il tuo sia un gesto d’amore verso una persona senza cui la tua vita perderebbe di significato. Io mi sento cosi ora, sento che senza di lei non avrebbe senso vivere. Se potessi la sposerei anche oggi stesso. Lei non è davvero mia cugina, nemmeno una goccia di sangue ci lega. Non giudicarmi, te ne prego. »

Non riuscii a cogliere le emozioni che sfrecciavano come lampi negli occhi di colei che consideravo quasi una sorella. Aspettai in silenzio una sua risposta.

«Non mi sposo per amore. Non te ne ho parlato perché sapevo che avresti cercato di dissuadermi dal compiere un gesto tanto sciocco. Stimo e ammiro Elladan, e con lui mi sento al sicuro, ma non lo amo. Sono sicura che imparerò ad amarlo, mi serve solo tempo. Lo sposo perché sento l’esigenza di avere una famiglia mia, e perché nessun uomo mai si è rapportato a me con un tale garbo e un tale affetto, a parte te ovviamente. Ma per te son sempre stata una sorella. Penso di averti amato, sai? Ma è come lottare contro un muro con te, sapevo che non avrei mai potuto aspirare a nulla di più se non esserti amica. E con gli anni la mia cotta è sparita. Ora però ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me, e so che Elladan lo farà. Sono contenta per te e Isaradith, anche se è socialmente sbagliato. Devo essere sincera, solo un cieco non noterebbe che tra di voi c’è del tenero. Un cieco, e Elinor. Siete fortunati che quel sussurro è giunto solo alle mie orecchie. Cos’hai intenzione di fare Legolas? Non credo che tuo padre ti lascerà sposare tua cugina. Quanto pensi di poter tenere nascosta la cosa prima che qualcuno lo scopra? E poi, vuoi veramente vivere cosi? Continuando a nascondere i tuoi sentimenti? »

La guardai sconfortato. Certo che non volevo vivere cosi! Avrei voluto gridarlo ai quattro venti che l’amavo oltre ogni misura. Lei, mia cugina!
Non ebbi nemmeno il tempo di formulare una risposta alle domande di Aredhel che ci trovammo davanti allo studio di Re Elrond. Stava discutendo con mio padre della scena in cortile, come sospettavo. Rimanemmo in attesa fuori dalla porta, e riuscimmo ad ascoltare un pezzo del loro discorso.

« Non avrebbe dovuto intromettersi tuo figlio, Thranduil. Sono sicuro che Elrohir sarebbe stato capace di proteggere tua nipote. Ora la folla che ha assistito alla scena dubiterà sia di mio figlio, sia della loro futura unione. Non so se sia nemmeno più il caso di incoraggiarli. Ho visto come si guardano Legolas e Isaradith, non provare a nascondermelo. So perché agisci in questo modo, anch’io al tuo posto cercherei di incoraggiare una loro separazione, ma ho capito con Arwen che al cuore non si comanda.. »

«Elrond amico mio, Legolas e Isaradith sono soltanto due cugini che stanno recuperando il tempo perduto. Sono sicuro che tra di loro non c’è nulla, me lo ha assicurato mio figlio in persona. E Elinor mi ha detto che mia nipote ha intenzione di frequentare tuo figlio. Io credo che l’accaduto sia riconducibile all’atteggiamento protettivo di mio figlio nei confronti di sua cugina. Avrebbe fatto lo stesso con Aredhel, ne sono certo. Lasciamo che siano i ragazzi a sbrigare la faccenda. »

Il tono di mio padre faceva sembrare ogni sua parola sincera, ma solo io sapevo quanta falsità si celava dietro quel discorso rassicurante. Mi schiarii la voce e bussai alla porta dello studio, già in parte aperta.

«Veniamo ad informarvi che Isaradith si è ripresa. Re Elrond, mia zia Elinor si chiede se sia possibile che lo svenimento di mia cugina sia dovuto ad un uso troppo prolungato dei suoi poteri.»

«È possibile, Legolas. Ma devi sapere che ogni potere è diverso, e quello che vale per me non è detto valga per lei. Penso comunque che una visita a Dama Galadriel nei prossimi giorni sia quantomeno necessaria. Galadriel potrebbe insegnare all’elfa come gestire i suoi poteri e l’energia che essi sprigionano. Verrò comunque a dare un’occhiata alle sue condizioni di salute. Sapete dirmi dove sono i miei figli? »

Aredhel fu più veloce di me nel rispondergli: «Elladan sta intrattenendo gli ospiti, conto di raggiungerlo al più presto. Vostro figlio Elrohir invece sta sorvegliando le stanze di Isaradith. Penso sia molto preoccupato. »

«Grazie Aredhel, va pure da Elladan. »

Salutai la mia amica con un cenno del capo, ringraziandola mentalmente per aver risposto alle domande del Re al posto mio. In quel momento ero scosso dalla conversazione origliata poco prima. A quanto pareva io ed Isaradith eravamo incapaci di nascondere i nostri sentimenti, tanto che persino Elrond sospettava che tra di noi ci fosse del tenero.

Accompagnai il Re nella stanza dove si trovava la mia amata, senza dire una parola. Trovammo Elrohir accanto al letto dove era adagiata Isaradith, intento a sussurrarle qualcosa all’orecchio. Quando lei mi vide, si mise a sedere e sfoderò uno dei suoi sorrisi raggianti che quasi mi fece dimenticare il suo mancamento. La lasciai sola con loro,e aspettai pazientemente fuori dalla stanza.


***
Avrei dovuto far visita a Dama Galadriel nei giorni successivi, e la cosa mi rendeva euforica. Elrond mi aveva visitata e mi aveva consigliato un infuso di erbe per riprendere le forze. Ero finalmente rimasta sola in stanza, e decisi quindi di scostare le pesanti coperte e lasciare che il venticello fresco della sera rinfrescasse il mio corpo accaldato. Chissà cosa stava succedendo fuori dalla stanza in cui mi avevano adagiato, chissà se le danze e i festeggiamenti erano ripresi dopo il mio svenimento.

Elrohir mi stava iniziando a dar fastidio, ma capivo il suo logorio interiore per non essere intervenuto. Ero comunque contenta che si preoccupasse per me, e le sue parole di scuse mi sembravano sincere. Se non avessi conosciuto Legolas, di sicuro mi sarei invaghita di lui. Ma le cose erano andate diversamente..
Chiusi gli occhi e lasciai che la brezza serale portasse via le mie preoccupazioni. Non mi accorsi nemmeno della sua presenza, fino a quando non sentii la sua mano accarezzarmi il volto.

«Legolas! Cosa ci fai qui? Ti prego esci, lasciami almeno il tempo di rendermi presentabile.. »

«Io invece trovo che la sottoveste ti stia parecchio bene. Ma devo ammettere che non è la prima volta che ti vedo cosi. Una volta ti spiai mentre stavi facendo il bagno, giù al fiume.. » il suo sguardo malizioso mi fece arrossire violentemente. Come aveva osato spiarmi in un momento tanto intimo?
Si inginocchiò ai piedi del letto e prese la mia mano tra le sue. Mi guardo dritta negli occhi, con quel suo sguardo di ghiaccio che mi fece preoccupare.

«Aredhel sa di noi. E anche Elrond sospetta qualcosa. Ho origliato la conversazione che ha avuto con mio padre, pensa che non abbia senso che tu e Elrohir continuiate a frequentarvi. »

La sua mascella era contratta, si vedeva lontano un miglio che era teso.

«Come ha fatto Aredhel a scoprire di noi? Sei stato per caso tu a dirglielo?» lo guardai leggermente stupita. Mi aveva confessato lui stesso di avermi allontanata proprio per non destare in lei sospetti.

«Nei minuti in cui sei rimasta incosciente, hai pronunciato delle parole che sono arrivate al suo orecchio, parole inequivocabili direi.. » mi sorrise timidamente, arrossendo leggermente. Quanto era bello il mio principe. Era cosi bello da togliere il fiato.  

«E cosa avrei detto, posso saperlo? »

«Beh, hai… hai detto… si insomma hai fatto il mio nome. E… hai detto di amarmi. » si voltò, rosso in viso. Mi si sciolse il cuore nel vederlo cosi tenero, cosi vulnerabile, lui che aveva sempre quell’aria regale, come una specie di corazza che lo faceva sembrare invincibile.

«Capisco. » cercai di tenerlo sulle spine.

«Le pensi davvero quelle parole? O è stato il mancamento a fartele pronunciare? » mi fissò in cerca di conferme.

«Forse. Per capirlo avrei bisogno prima di fare una cosa. Potresti avvicinarti a me? » si protese in avanti ed io guidai con la mia mano il suo volto verso il mio.

Indugiammo un istante, naso contro naso, assaporando ognuno il respiro dell’altro, lasciando che il desiderio crescesse. Quando finalmente le nostre labbra si incontrarono, sentii il cuore uscirmi dal petto. Intrecciai le mani nei suoi capelli dorati e lo attirai a me con passione. Desideravo assaporare quel momento, tenerlo stretto a me; bramavo il contatto con la sua pelle, con la sua bocca.
Senza staccare le sue labbra dalle mie, salì a cavalcioni sul letto, spingendo il mio corpo contro i morbidi cuscini. Posò una mano contro lo schienale in legno intagliato, mentre con l’altra cinse il mio collo, facendomi alzare il viso nella sua direzione. Feci scivolare le mie mani lungo i suoi fianchi, e poi ancora più giù fino ai suoi glutei. Sentii una vampata di calore attraversare il mio corpo, quasi come se il desiderio mi stesse esplodendo dentro, quando mi accorsi che Legolas si era irrigidito. Allontanai subito le mani dal suo corpo, sentendomi a disagio. Legolas si allontanò impercettibilmente da me, cercando di recuperare la calma.

«Isa non puoi fare cosi, mi fai perdere il controllo e non riesco a pensare lucidamente. » si rimise a sedere, passandosi una mano tra i capelli  «Finirei per fare cose che non vorrei, o meglio che tu non vorresti. Mi fai impazzire, davvero.. » il suo respiro era affannato, il suo volto arrossato per la troppa eccitazione.

«Scusami. È solo che non riesco a controllare questo mio desiderio di accarezzarti, di stringerti a me. Mi impegnerò a.. ehm.. tenere le mani a posto, lo prometto. » abbassai lo sguardo imbarazzata, vergognandomi del mio poco contegno. Non ero mai stata così audace in effetti. Il mio corpo aveva reagito in maniera incontrollata a quell’ondata di desiderio, ed io avevo perso il controllo. Mi ero addirittura dimenticata di essere all’interno del palazzo di Re Elrond, e del rischio che stavamo correndo in quel momento.  

«Non voglio che tu ti costringa a tenere le mani a posto.. » sorrise imbarazzato « solo, avvisami quando inizio a spingermi troppo oltre. Ho paura di non sapermi controllare, e non vorrei far nulla che a te non vada. Ora è meglio se raggiungo mio padre. Se ti senti meglio, possiamo rientrare a casa. Sono sicuro che il tuo letto sia decisamente più comodo di questo. » un sorrisetto malizioso comparve sul suo volto, prima che lui si alzasse e scomparisse dietro la porta della stanza.

Mi alzai dal letto e mi rivestii. Indugiai un attimo davanti allo specchio, sfiorandomi le labbra ancora arrossate per il bacio focoso di prima. Ero davvero pronta a concedermi a lui, se fosse capitata l’occasione? Probabilmente no, ma in fondo non ne ero così sicura, non ero più sicura di niente quando si trattava di lui. Stavo perdendo la testa poco a poco.  


***
Erano passati già due giorni dalla festa di fidanzamento, e Isaradith si era ripresa completamente. Elrohir veniva a farle visita regolarmente, più volte al giorno, costringendomi cosi a stare lontano da lei.

La sera del banchetto, appena rientrati a casa, mio padre mi chiamò nella biblioteca per palare. Mi fece un discorso su come io ed Isaradith sembravamo più di semplici cugini, e di come fosse importante che io le lasciassi i suoi spazi in modo tale che potesse conoscere il principe Elrohir. Il tutto con il solito tono gelido che caratterizzava ogni discorso di mio padre rivolto a me. Aggiunse che non voleva vedersi costretto ad allontanarci con la forza. Intuii da quella frase che aveva già in mente un piano, e che presto o tardi lo avrebbe messo in atto.  Mi ripromisi dunque di stare più attento in futuro, e di cercare di farmi vedere il meno possibile con lei.
Riuscii però a convincere tutta la famiglia a lasciare che fossi io ad accompagnare Isaradith da Galadriel, con la scusa che Gimli desiderava farle nuovamente visita.

Quel pomeriggio ci saremmo recati a Lórien, al palazzo di Dama Galadriel. Avevo intenzione di parlare con lei per chiederle consiglio su questo amore impossibile che legava me e mia cugina. Dovevo capire come fare a far accettare a mio padre i nostri sentimenti. Non avrei potuto passare la vita a nascondermi nei boschi per poterla vedere, avevo assolutamente bisogno di un piano migliore.

Mi incontrai con Gimli nelle stalle, ed insieme aspettammo Isaradith. Quando fu arrivata ci incamminammo, io a cavallo del mio destriero bianco, Gimli sul suo pony e la mia elfa con Aras. il tragitto durò un po’ più del previsto, dato che il passo fu dettato dal pony, leggermente affaticato sotto il peso del mio amico.
 
Quando finalmente arrivammo a destinazione, fummo guidati dai servitori di Galadriel all’interno del palazzo, dove lei ci ricevette.
Spese qualche parola con il mio amico nano, che tanto la adorava, per poi concentrarsi sulla mia amata.
 
***
Quando la vidi, in tutta la sua bellezza, rimasi abbagliata. Non potevo crederci di essere al cospetto di colei che tanto ammiravo, e che avrebbe potuto aiutarmi.
 
«Giovane Isaradith, sei più bella di come Legolas ti aveva descritta. Percepisco che in te c’è un grande potere, e conosco il fardello che ti porti dentro. Un cosi grande potere necessita di una forza speciale per essere controllato, e sospetto che nessuno ti abbia mai insegnato come fare vero? Ma certo che è cosi, sono rare le persone con poteri come i tuoi. Io posso aiutarti, se vuoi. »
 
«Io.. non so davvero cosa dire. Sono lusingata dalle vostre parole, ma non sono niente in confronto a voi, Dama Galadriel. Nessuno ha mai ritenuto che il mio dono richiedesse particolari attenzioni, ne che fosse particolarmente utile in effetti.. voi siete la prima che mi offre aiuto. Perciò si, se posso imparare da un’elfa potente come voi, non mi tiro indietro. Non so come ringraziarla della sua offerta, ma prometto che mi sdebiterò. »
 
«Sei molto forte, piccola elfa, sono sicura che con la mia guida il tuo potere crescerà. »
 
Galadriel mi invitò a risiedere presso il suo palazzo per qualche settimana, il tempo necessario secondo lei per poter padroneggiare bene il mio dono. Esitai, non riuscendo a pensare di poter stare separata da Legolas così tanti giorni. Mi lasciò del tempo per rifletterci, e si incamminò verso il cortile del palazzo, seguita da Legolas. Decisi di seguirli anch’io, mentre Gimli rimase a contemplare i ritratti all’interno del palazzo.
 
«Deve essere molto dura per voi nascondere i vostri sentimenti, non è vero? Conosco bene Thranduil, non accetterà facilmente questa relazione. » Galadriel parlò dandoci le spalle, ed io rimasi stupita dalle sue parole, come rimasi stupita della risposta del mio principe.
 
«Abbiamo bisogno di un tuo consiglio, mia Signora. Non credo che riusciremo a tener nascosto il nostro amore tanto a lungo. Perfino Re Elrond sospetta qualcosa. »
 
«Elrond è molto saggio, Legolas. Non sottovalutarlo. Capisco il vostro tormento, ma c’è una cosa che dovete sapere. Una cosa che vi sarà di grande aiuto nella vostra battaglia. »
 
 
*SPAZIO AUTRICE*
Hoooola!!! Si lo so picchiatemi tutti insieme. Ho aggiornato dopo secoli.. ma ho una scusa validissima, giuro! Sto scrivendo con un solo occhio, l’altro è malaticcio *sniffsniff* quindi capitemi :O
Alloooora… secondo voi cos’è la cosa importantissima che dirà Galadriel  ai due piccioncini?
Susu, aspetto un vostro commento :P
 
Come sempre ringrazio TUUUUTTTIIII, sia chi legge la storia in silenzio, sia chi commenta brevemente, sia chi invece mi lascia commenti kilometrici. Vi amo tutti *-*
Vi invito come sempre a farvi sentire, così mi fate sapere se c’è qualcosa che vorreste che io inserissi, qualcosa che non vi è piaciuto, qualche curiosità..  io sono qui!
 
Non vi prometto più che aggiornerò velocemente perché poi non riesco e mi sento in colpissima.. >_<
 
Vi adoro! L’eterna ritardataria Mei <3

 

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Capitolo 7
*** LA VERITA’ NASCOSTA ***


LA VERITA’ NASCOSTA

Guardammo Galadriel in attesa di una spiegazione.

«Isaradith, ci sono cose del tuo passato che non sai. Segreti, celati dietro falsi racconti. Non tutta la verità ti è stata detta, soprattutto riguardo i tuoi poteri. Devi scoprire la verità, o la profezia non si avvererà mai.. » la dama iniziò a camminare per il cortile, come a volersene andare.

«Dama Galadriel aspettate! Non potete dirmi una cosa del genere ed andarvene! Quali cose non mi sono state dette, e chi mi sta nascondendo la verità sui miei poteri? Forse la mia famiglia? E di che profezia state parlando? Vi prego rispondetemi.. » la guardai supplicante, sperando di muoverla a compassione.

« E va bene. Quello che sto per dirvi mi è stato riferito da Gandalf anni fa. Si tratta di una profezia. Non sapevo a chi fosse rivolta finché Legolas non mi ha parlato di te. Fu allora che le parole del mio vecchio amico assunsero un significato. Non posso dirti la verità che si nasconde dietro il tuo passato, mia giovane elfa, ma posso riferirti la profezia, sperando che questa ti sia utile a scoprire la luce in fondo al tunnel. “Quando la signora dei cervi e della natura possiederà la verità, e soltanto quando avrà trovato il vero amore, una nuova Era avrà inizio per gli elfi. Lei sarà la sola speranza per la salvezza, poiché solo lei saprà dare alla luce l’arma più potente di tutte.” »

A stento riuscii a comprendere le sue parole. Mi voltai verso Legolas per cercare conforto nei suoi occhi, ma vidi solo confusione nel suo sguardo.
Cosa voleva dire che non conoscevo tutta la verità, la verità su cosa? Quella sola frase non mi sarebbe bastata, necessitavo una risposta concreta. Mi voltai verso Dama Galadriel e senza esitazione pretesi ulteriori spiegazioni.

«Non posso darti le risposte che tu cerchi. Devi scoprire da sola ciò che anni fa ti fu nascosto per il tuo bene. E sono sicura che ci riuscirai. Devi solo porre le domande giuste alle persone giuste. Abbi coraggio e riuscirai nel tuo intento. Fino ad allora, ti consiglio di limitare l'uso dei tuoi poteri. Scopri prima chi sei, giovane elfa. Mi troverai qui ad aspettarti per iniziare i tuoi allenamenti. Ora va.»

Rimasi immobile al centro del giardino, fissando Dama Galadriel che si allontanava da noi.
Una mano si avvicinò a me, intrecciando le sue dita alle mie. Legolas, il mio elfo.

«Isa è meglio se torniamo a casa. Hai bisogno di riflettere. Andiamo a chiamare Gimli.. » mi strattonò verso l'uscita, dove trovammo Gimli ad aspettarci.

«Elfa ti vedo turbata, la mia signora ti ha forse detto qualcosa che ti ha infastidito?»
Non riuscii nemmeno a rispondere, la mia testa era altrove. Legolas rispose per me.

«No è tutto apposto, è solo stanca. Andiamo Gimli torniamo a palazzo»

Cavalcammo fino a palazzo senza mai fermarci; non smisi nemmeno un istante di pensare alle parole di Galadriel. Chi era responsabile di questi segreti? Chi avrei dovuto interrogare?
Quando arrivammo a palazzo mi recai in tutta fretta nelle mie stanze. Non avevo voglia di parlare con nessuno, tanto meno sapendo che la mia famiglia probabilmente non era stata sincera con me.
Mi appisolai quando la mia mente fu stanca di pensare e ripensare alla profezia.
***
Si precipitò in stanza, senza dare alcuna spiegazione. Mi ritrovai a dover inventare una scusa per placare la curiosità dei miei zii riguardo la visita.
Mi limitai a raccontare degli allenamenti, senza accennare in alcun modo alla parte della conversazione riguardo la profezia. Inventai che prima di iniziare Galadriel aveva chiesto ad Isaradith di meditare, per comprendere fino a fondo la grandezza dei suoi poteri, per capire come svilupparli al meglio.
Mi congedai dai miei zii e mi recai nello studio di mio padre, dove lo trovai intento a discutere con Elladan e Aredhel.

«Voi non capite, Re Thranduil, potrebbe succedere nuovamente.. »

«Succedere nuovamente… cosa? » domandai alla mia amica. Vidi nel suo volto un misto di sorpresa e timore.

«Le..Legolas. che piacere vederti! Stavamo discutendo con il Re delle nostre nozze.. »

«Aredhel, non serve che tu finga per me. Penso sia giusto che mio figlio conosca la verità. Perché non spieghi lui quello che è successo? »

«Ehm.. si certo. Qualche giorno fa mi recai nella foresta per raccogliere qualche erba medicinale, e fui spettatrice di qualcosa di incredibile. Un cervo maestoso accanto ad un elfa senza vesti, che piangeva. E dietro di lei, in lontananza, un uragano si stagliava sopra il mare, incredibilmente increspato. Quando la fanciulla si accorse della mia presenza scomparve, senza lasciare traccia. Una crepa nel terreno però rincorse il cervo in fuga. Credo si trattasse dei Valar*, ma non ne sono certa. In ogni caso sembravano decisamente infuriati. Siamo venuti a sapere stamattina che dieci elfi hanno perso la vita. I loro corpi sono stati ritrovati in riva al mare. Sono morti annegati. Il mio timore è che qualcosa di grande stia per succedere. Dobbiamo unire le forze, per cercare di capire cosa stia minacciando la quiete di Valinor. »

«Credo che la cosa più saggia da fare sia inviare una rappresentanza di elfi dai Valar per capire se siano loro i responsabili di quello che Aredhel ha visto. » sentenziai, guardando mio padre in attesa di una risposta.

«Aspettiamo di vedere cosa succede. Probabilmente si è trattato di un solo un episodio isolato, se non si ripeterà non dovremo più preoccuparcene. Meglio rimanere fuori dalle questioni dei Valar. » si congedò, lasciando me, Aredhel e Elladan nello studio.

«Vado a cercare mio fratello per far rientro a casa. Ci vediamo nelle scuderie, mia promessa » Elladan guardò con sguardo pieno d’amore Aredhel, carezzandole una guancia. Ero felice che la mia amica avesse trovato qualcuno che la amasse cosi tanto.

Quando l’elfo uscì dalla stanza, interrogai Aredhel: «Come vanno le cose con Elladan? »

«Bene grazie. I preparativi per il matrimonio sono quasi ultimati.. mancano solo due giorni! Sono cosi emozionata! Non avrei potuto chiedere compagno migliore. Elladan è davvero dolce e premuroso. Penso che sarà un buon padre e un buon marito. »

«E i tuoi sentimenti? Sono rimasti invariati dall’ultima volta in cui abbiamo discusso del tuo matrimonio? » la vidi esitare un attimo.

«Beh.. sai anche tu che ho accettato le nozze per ragioni diverse dall’amore. Devo dire però che Elladan è riuscito a conquistarmi. In questi giorni mi sono resa conto di quanto sia cambiata la mia vita e di quanto mi renda felice trascorrere le giornate al suo fianco. Se questo non è amore allora non so proprio cosa sia.. » mi sorrise, e per la prima volta notai quanto fosse cambiata. Non era più la solita elfa competitiva che mi sfidava in ogni cosa e che faceva a gara per essere la migliore. Era più grande, più donna.

«Sono davvero felice di sentirti pronunciare queste parole. Ti meriti tutta la felicità del mondo Aredhel. Ora se non ti dispiace, devo lasciarti. Devo andare a discutere con mio padre di alcuni problemi. A presto. »

Mi defilai con una scusa. La verità era che volevo andare a trovare Isaradith. Con la storia della profezia, non avevamo avuto nemmeno un istante per noi. Mi mancava il profumo della sua pelle, il sapore delle sue labbra..
Percorsi la scalinata a grandi falcate, e quando raggiunsi la porta della sua stanza dovetti fingere di recarmi nella mia. Si, perché davanti all’uscio c’era Elrohir con Isaradith, intenti a salutarsi.

***
Non avevo per niente voglia di spendere il mio tempo con Elrohir, soprattutto ora che il mio cervello era occupato dalle parole della profezia. Inoltre ancora non mi ero ripresa dal riposo pomeridiano che mi ero concessa e da cui Elrohir mi aveva destato.
Rimanemmo li davanti alle mie stanze per un paio di minuti, prima che il fratello lo venisse a chiamare. Proprio mentre ci stavamo salutando, passò Legolas. Quanto avrei voluto trascorrere del tempo con lui.. ma avevo delle risposte da cercare. Cosi, non appena Elrohir se ne fu andato, andai alla ricerca di mia madre.

La trovai nella biblioteca del palazzo, con le mie sorelle, tutte e tre concentrate sulla lettura.

«Madre, avrei bisogno di parlarvi. »

«Dimmi pure Isaradith, di cosa devi parlarmi? »

«Dei miei poteri. Ho delle domande a cui non riesco a trovare risposta, e forse voi potreste.. » mi interruppe.

«Certo cara, facciamo quattro passi in giardino, ti va? »

La seguii senza protestare. Dovevo affrontare l’argomento a testa alta, ma senza farle capire nulla della profezia.

«Sapete, non riesco a spiegarmi da dove questi poteri arrivino. Ne voi ne mio padre possedevate poteri, giusto? E nemmeno ora voi ne possedete. Quindi non capisco. Per caso i miei nonni erano dotati di abilità speciali che io ho ereditato? E perché le mie sorelle non le hanno ereditate, se così è? »

«Calma tesoro, quante domande! Hai ragione, nessuno della nostra famiglia possiede doti magiche. Soltanto tu. Sei speciale, piccola mia. Ricordatelo sempre. »

«Ma allora questi poteri da dove arrivano? Li ho sempre avuti? Chi me li ha dati? Perché non ho mai sentito di un dono simile? »

«Si dice che qualche elfo fortunato sia baciato dai Valar e possegga cosi qualche potere. Ma sono solo leggende.. Tu hai sempre avuto i tuoi poteri, fin da quando eri in fasce. Parlavi con i passerotti che sorvolavano sempre la tua culla. Eri cosi dolce tesoro mio. E lo sei anche adesso. Legolas mi ha parlato del tuo allenamento.. mi ha detto che prima di iniziare devi meditare sui tuoi poteri.. »

«Devo prima capire da dove arrivano per poterli controllare a pieno. E su questo Galadriel non può aiutarmi. Finché non scoprirò la vera natura dei miei poteri non sarò in grado di dominarli, ne lei sarà in grado di insegnarmelo. Se c’è qualcosa che non so madre, qualsiasi cosa, vi prego di dirmelo. Ho bisogno di sapere tutto sul mio dono. » la guardai implorante, e vidi nei suoi occhi un bagliore. Nascondeva qualcosa ne ero certa. Dovevo solo capire cosa.

«Ti ho detto tutto quello che so tesoro. Ora è meglio se ti riposi. Devo andare a vedere cosa stanno combinando le tue sorelle in biblioteca. Di sicuro avranno già deposto i libri per dedicarsi a qualche marachella. » mi baciò sulla fronte e tornò a palazzo. La vidi però svoltare verso lo studio, e decisi di seguirla. Dovevo assolutamente sapere cosa nascondeva.

Mi nascosi finché non la vidi entrare nello studio, dopodiché cercai di origliare dalla porta. Una voce era di sicuro quella di mia madre, l’altra era di Elduyr, il mio patrigno. Non potevo permettere però che qualcuno mi vedesse li ad origliare, cosi misi di guardia un topolino, che mi avrebbe avvisato non appena si fosse avvicinato qualcuno a quell’ala del palazzo. I topi erano sempre i più veloci ad arrivare quando si trattava di fare la guardia.

«Dobbiamo dirglielo, Elduyr. Deve sapere la verità. Non imparerà mai a controllare i suoi poteri! E poi hai sentito quello che ha detto tuo fratello riguardo Nessa.. Aredhel l’ha vista nel bosco. Piangeva. Penso abbia il diritto di rivederla non credi? Posso solo immaginare quanto soffra. Temo che la stia cercando. Probabilmente è scappata, per questo è successo tutto quel trambusto in mare. Gli altri Valar la staranno cercando! Dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo decidere noi per lei.. non è giusto. Sai quanto la ami, quanto desideri proteggerla, ma deve sapere. »

«Elinor è una tua scelta, lo sai. Io non posso dirti cosa fare. Nessa ha scelto te e solo tu puoi decidere cosa sia meglio per lei. Però rifletti bene. Si tratta di una Valië**. Per di più sai cosa pensa mio fratello riguardo questa storia. Meno Isaradith ne sa, meglio è per lei. »

«Ci penserò su. Ora è meglio che torni dalle ragazze. Le ho lasciate da sole in biblioteca.. A dopo tesoro. »

Feci giusto in tempo a nascondermi prima che mia madre aprisse la porta. Ma chi era Nessa? Avevo sentito parlare dei Valar parecchie volte. Li avevo studiati sui libri, ma non li avevo mai visti. Non mi ricordavo però di Nessa. Desideravo ardentemente correre in biblioteca a cercare su qualche libro, ma non potevo. Li c’era mia madre, avrebbe capito tutto. Decisi quindi di dimenticare per un attimo la mia missione e di dedicarmi a qualcosa di gran lunga più piacevole.. il mio elfo.

Corsi su per le scale e bussai alla sua porta. Non venne ad aprire, come faceva di solito. Udii solo la sua voce che mi invitava ad entrare.
Aprii delicatamente la porta. Lo vidi, a dorso nudo, mentre si rinfrescava con l’acqua della bacinella posta vicino alla finestra.
Quando si girò verso di me, rimase stupito.

«Avevo chiesto ad un servitore di portare i miei panni a lavare.. pensavo si fosse dimenticato qualcosa e fosse tornato indietro..non credevo fossi tu a bussare. Entra pure Isa. Mi ricompongo in un attimo. » mi sorrise. Non capii più nulla. Guardai la sua bellissima pelle risplendere sotto i raggi di sole che penetravano dalla finestra. I capelli dorati gli sfioravano la schiena. Chiusi la porta e mi avvicinai a lui, senza riflettere. Gli accarezzai i pettorali, su fino al collo, per poi attirare il suo viso verso il mio. Lo baciai con passione, cercando di annegare le mie preoccupazioni in un bacio senza fine. Lo sentii fremere sotto il mio tocco sempre più audace. Non ero io. La mia timidezza era svanita, e la mia ingenuità anche. Quando ero con lui, sentivo solo un gran desiderio ardere in me come fuoco.

Iniziai a baciargli il collo, inebriandomi del profumo che i suoi capelli emanavano. Non sapevo bene come muovermi, la mia inesperienza si percepiva, ma non mi lasciai intimorire. Amavo quell’elfo stupendo e desideravo dimostrarglielo. Non mi importava chi io fossi, quale fosse il mio passato. Mi interessava soltanto che lui fosse nel mio presente, e soprattutto nel mio futuro.

Mi allontanai leggermente per poterlo guardare meglio. Si, era davvero stupendo.
Ci fermammo un istante guardarci negli occhi. I suoi occhi penetranti mi squadrarono. Stava cercando di capire le mie intenzioni, ne ero sicura.

«Isa cosa intendi fare? Non credo tu sia lucida in questo momento. È successo qualcosa prima, con Elrohir? » insistetti, e riavvicinai le mie labbra alle sue.

«Aspetta..Isa aspetta. Dimmi cosa c'è che non va.. Parlami.. »

«Non ora. Non voglio parlare ora. Ho solo una gran voglia di stare con te. Voglio dimenticarmi dei problemi, solo per oggi. Voglio stare con te, anche se non potremmo. Ti prego... ti prego baciami..>> mi guardò stupito.

«Sai che se continui cosi non riuscirò a fermarmi. Ti desidero troppo.. » dai suoi occhi e dalle sue parole traspariva una sorta di sofferenza.

«Non respingermi, ti prego.. » gli accarezzai i capelli, attirando ancora una volta il suo viso verso il mio. Lo baciai, questa volta con rabbia. Perché doveva essere sempre tutto cosi difficile?
Mi spinsi contro il suo corpo sempre di più, accarezzandogli con una mano la schiena.

«Isa è sbagliato. Tutto questo è sbagliato.. » sussurrò tra un bacio e l'altro.

«Ti amo, Legolas. Solo questo conta.»
Lo vidi accendersi in un istante.


***


Non riuscii a frenare il mio desiderio. La sollevai da terra, e stringendola forte a me la guidai verso il letto. La adagiai dolcemente sulle soffici coperte.
Non sapevo bene come comportarmi. Non era la prima volta che mi approcciato in quel modo ad un'elfa, ma di lei mi importava davvero.
Le accarezzai la guancia, cercando di capire cosa fare.

«È meglio che tu vada. Probabilmente ti staranno cercando.. sarebbe sciocco farci scoprire insieme, non credi? »

«Pensi che io sia qui solo per dimenticarmi del mondo? Pensi che io possa pentirmi? Non è cosi. So che sai che non ho mai avuto contatti, soprattutto di questa natura, con altri elfi. Come faccio a farti capire che per me esisti solo tu? »

«Sei scossa per qualcosa, lo capisco. Sarebbe saggio che tu ci pensassi su prima di..mmm.. »

«Quella sera, durante il banchetto di Aredhel e Elladan.. So che anche tu hai sentito quello che ho sentito io.. »

«Tu non capisci! Io ti desidero Isa. Follemente. Ma non così. Non se questo vuol dire averti solo per farti da diversivo contro i problemi che ti affliggono. »

«O..OK. Però sappi che anch'io ti desidero. Anche se non mi credi. Mi fa stare male starti vicino senza poterti toccare. »

«Anche a me fa male. »

D'improvviso qualcuno bussò alla porta. «Principe Legolas, è pronta la cena. La stanno attendendo nel salone. »

«Arrivo subito grazie. Non vi disturbate a chiamare mia cugina.. Ci penso io grazie. Potete andare.»
Mi voltai verso la mia elfa. «È meglio scendere prima che ci trovino qui insieme. »

Uscii dalla stanza richiudendo la porta. Controllai che non ci fosse nessuno nel corridoio, dopodiché bussai alla porta della mia camera e mi diressi verso la sala da pranzo, solo.
Dietro di me, dopo qualche minuto, arrivò anche lei.

La cena fu abbastanza tranquilla, discutemmo di faccende di poca importanza. Mio padre non menzionò nemmeno una volta la questione dei Valar raccontataci da Aredhel.
Vidi Isa molto tesa mentre cercava di nascondere qualsiasi emozione. Era successo qualcosa. Doveva essere per forza cosi, la mia elfa era sempre stata una persona solare e allegra, e non mi riuscivo proprio a spiegare questo suo atteggiamento.
Finita la cena si congedò dicendo di volersi recare in biblioteca a scegliere un libro da leggere per conciliare il sonno, e così fece. Non la seguii, per non dare nell'occhio; aspettai prima che tutta la famiglia salisse nelle proprie stanze, poi la raggiunsi in biblioteca.

Era seduta su una poltrona, con appoggiato sulle gambe un grosso libro, assorta nella lettura.

«Cosa leggi di cosi interessante? »

«Niente di che, qualche leggenda sull'origine di tutto.. mi affascinano in particolare i Valar.. »

«Allora hai sbagliato libro. » Cercai tra gli scaffali il libro giusto e glielo porsi.

«Ecco, qui dovresti trovare qualcosa di più specifico. Come mai questo interesse proprio ora? »

«Oggi ho sentito per caso un discorso tra mia madre e Elduyr.. parlavano di me. Di qualcosa che non mi è stato detto.. e che in qualche modo è collegato alla Valië Nessa. Sto cercando di capire quale sia questo legame.. e quindi ho bisogno di informazioni su di lei. »

«Capisco. Delle Valië purtroppo so poco e niente.. so che Nessa è la sposa di Tulkas. Probabilmente il libro che ti ho indicato saprà dirti di più. Isa sai che ci sarò sempre per te vero? Non importa quale sia la verità che ti è stata celata. »

«Lo so, grazie Legolas. » mi accarezzò la guancia. «Io rimango ancora un po' qui a leggere. Buonanotte. » mi lasciò intendere con quella frase che voleva rimanere da sola, e cosi la lasciai li, su quella poltrona, e mi avviai verso le mie stanze.


***

Dovevo assolutamente capire chi fosse questa Nessa. Desideravo allo stesso tempo stare con il mio elfo, ma dovevo prima cercare di fare luce su quello che avevo origliato quel pomeriggio, e nessun momento era più propizio di quello. Finalmente tutti erano nelle proprie stanze, e io avrei potuto leggere tranquilla senza dovermi preoccupare di essere scoperta.

Cercai tra le infinite pagine del libro alla ricerca di quel nome, quando alla fine lo trovai.
 
“Nessa, conosciuta anche come la Ballerina, è la Valië sposa di Tulkas.
Agile e veloce, ama tutti gli animali della foresta, che vengono a lei perché è uno spirito selvaggio. I cervi però sono le sue creature preferite, e la seguono ogni volta che vaga per campi e boschi. Come prova della sua velocità e agilità, si dice sia in grado di vincere questi stessi cervi in corsa.
Le piace ballare nei verdi campi di Valinor.”

Questo era tutto quello che il libro consigliatomi da Legolas diceva riguardo Nessa. Anche lei amava la natura, e anche lei prediligeva i cervi, come me. Ma a parte questo non vedevo nessun legame tra me e lei. Probabilmente ero troppo stanca per capire. Riposi il libro e mi massaggiai le tempie, cercando di dare un senso a tutto quello che avevo appreso. Un movimento catturò la mia attenzione. Ero sicura, qualcosa fuori dalla finestra si stava muovendo. Qualcuno forse, o forse era solo il vento.
Giunsi alla conclusione che sarebbe stato meglio riposare, e riprendere a pensarci il giorno seguente. Così salii in camera.

Non ebbi quasi il tempo di infilarmi sotto le coperte che mi addormentai. Ero davvero esausta.

Mi svegliai a notte fonda, avvolta tra le braccia di qualcuno. Il mio cuore perse un battito. Era cosi buio che non riuscii a distinguere chi fosse la persona che mi stava abbracciando. Non sapevo se muovermi, se sciogliere l’abbraccio, o se rimanere immobile. Respirai piano, finché quelle braccia muscolose non strinsero la morsa. Ero in trappola. Cercai di concentrarmi, di utilizzare gli altri sensi per cercare di riconoscere anche solo un dettaglio che mi riconducesse ad un volto. Chiusi gli occhi, ormai inutili visto il buio, e mi concentrai. Due labbra mi sfiorarono il collo, inaspettatamente.

«Non mi riconosci nemmeno più? Devo averti davvero ferita oggi.. » cosa ci faceva lui qui, nel mio letto?
Si allontanò da me per accendere una candela sul davanzale. E lo vidi, in tutto il suo splendore. Legolas, mio cugino, il mio unico amore, con una bellissima camicia bianca e dei pantaloni in seta blu, scalzo e con i capelli raccolti in una coda dietro la schiena.

«Devi essere impazzito! Torna nelle tue stanze scellerato! Se ti trovassero qui cosa succederebbe? E poi non sono presentabile.. »

«Oggi però non mi sembrava che i vestiti fossero un problema.. comunque se è quello che desideri, ti lascio sola. »

Si avvicinò alla porta ed ebbi poco tempo per decidere, cosi affidai al mio cuore la scelta.

«No, resta. Ti prego resta con me. »

Tornò lentamente vicino al mio letto e si adagiò accanto a me, prendendomi tra le sue braccia. Chinò il suo viso sul mio, sfiorando le mie labbra. Non passò molto prima che il bacio diventasse un vortice travolgente. Fu un bacio duro, pieno di passione; uno scontro di labbra, lingue, denti, entrambi premendo come se potessimo avvicinarci ancora di più. Ci ritrovammo avvinghiati, in un insieme di pelle e tessuto, i corpi caldi l’uno contro l’altro. Legolas mi sollevò, trascinandomi sopra il suo corpo, succhiandomi via l’anima ad ogni bacio. Rotolammo insieme, fino a che non mi ritrovai esattamente allineata sotto il suo corpo. La mia veste da notte, che mi lasciava scoperte le gambe, aderì al mio corpo quasi come una seconda pelle, seguendo ogni mia singola curva. Ammirai il corpo del mio principe, possente, ma allo stesso tempo cosi delicato e perfetto. Mi persi in tutto ciò che di lui mi era familiare, e in tutto ciò che non lo era: il chiarore della sua pelle, la curva della sua vita, le sue spalle muscolose, le poche cicatrici, ricordo di battaglie ormai lontane..
Lo sentii ridere, una risata sommessa e roca.

«Solo guardandomi si può capire quanto immensamente io ti desideri.. lo stesso però non vale per te. »

«Guardami. » spalancò gli occhi e li fissò nei miei. Il suo sguardo affamato avrebbe intimorito chiunque, ma in quel momento io non ero già più Isaradith, la timida elfa che rifugiava nei boschi per evitare tutto e tutti. Ero Isa, la Isa del principe Legolas, la Isa di cui non sapevo più nulla, nemmeno il passato.

«Io ti voglio. Voglio tutto questo. Voglio noi due, insieme. »

«Io lo voglio se tu lo vuoi. Non farei mai niente per ferirti, lo sai. Ti amo troppo..»

Vidi il suo sguardo preoccupato. «Voglio che sia tu. Desidero essere tua, tua soltanto. »
Avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita, attirandolo a me. Mi baciò sul collo, scendendo giù fino alla spalla.

«Sai che se andiamo avanti non sarò più in grado di fermarmi.. » sussurrò tra un sospiro e l’altro. Il desiderio si era già impossessato del suo corpo.

«Non fermarti. Non voglio che tu smetta.. » strinsi la presa su di lui, cercando nuovamente le sue labbra.

La sua lingua esplorò ogni angolo della mia bocca. Un’ondata di piacere mi pervase. Soffocai un gemito, stringendomi ancora di più contro di lui. Fu un attimo: fece scorrere le mani lungo il mio corpo, sotto la veste, fino ad arrivare al mio seno. Si fermò un istante, i suoi occhi chiedendomi il permesso di continuare.
Gli accarezzai le braccia, spingendolo a proseguire con le sue carezze. Scivolò sul mio corpo, depositando una scia di baci che dal collo scese lungo il mio seno. Dovetti mordermi il labbro per evitare di svegliare qualcuno. Proseguì riempiendo di baci umidi il mio corpo inerme. Si fermò all’altezza della mia vita, e di nuovo mi fissò con occhi preoccupati, cercando un mio consenso.
Feci cenno di si con la testa, il massimo che potei fare in quel momento.
Mi spogliò, lasciando che la mia pelle si illuminasse sotto i raggi di luna. Rimase a guardare il mio corpo quasi affascinato, poi si tolse a sua volta i vestiti e si sdraiò sopra di me. La stupenda sensazione della sua pelle calda contro la mia mi pervase. Non esisteva al mondo altro modo per essere più vicino a lui di questo, se non quello di spaccarmi il petto in due e lasciargli tenere il mio cuore tra le mani.
Sentii le sue mani scorrere senza più barriere sul mio corpo, e per un istante mi sentii bellissima, come se il suo sguardo amorevole avesse infuso in me una sicurezza che mai prima d’ora avevo avuto. Mi baciò, ancora e ancora. Caldi languidi baci lenti, il cui ritmo aumentava seguendo il battito crescente dei nostri cuori, guidando i nostri corpi in una danza travolgente. Ogni bacio era diverso, ogni bacio sempre più veloce, più vorace, più intenso. Mi abbandonai a lui, le sue mani tremanti che scorrevano sempre più veloci ed abili sul mio corpo, attirandomi a se in un silenzioso scontro di labbra, mani, corpi.
E anche nel momento finale, anche quando mi sentii trasalire, mi spinsi contro il suo corpo, non potendo fare a meno di sussurrare il suo nome.
Legolas si piegò a baciarmi e, dolcemente, iniziò a muoversi. Sentivo sotto le mie dita la tensione del suo corpo, che lentamente si fondeva con il mio. Eravamo una cosa sola, due anime in una; mi sentii completa, avevo trovato finalmente la metà della mia mela, e non me la sarei mai lasciata scappare, per nulla al mondo.
Continuammo cosi, fino a quando sentii un’ondata di piacere esplodermi in petto. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quella stupenda sensazione, mentre il corpo del mio elfo si adagiò sul letto, esattamente accanto a me. Lo sentii respirare pesantemente; dopo un paio di minuti sentii la sua mano cingermi i fianchi ed attirarmi a se in un abbraccio pieno d’amore.

«Ti amo » gli sussurrai all’orecchio, intrecciando le mie mani tra i suoi soffici capelli.

«Anch’io ti amo. Sei stupenda, davvero, e io non potevo desiderare un’elfa migliore. Ti amo Isa. »

Mi addormentai cosi, tra le sue braccia, felice di aver condiviso tutta me stessa con la persona che più amavo al mondo. Probabilmente era sbagliato, ma non mi importava. Eravamo felici, e questo era quello che contava davvero.




*I Valar sono personaggi di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore Tolkien, molto probabilmente sul modello delle divinità olimpiche greche. Sono divinità che entrarono nel Mondo all'inizio del Tempo, e il cui compito fu quello di completarlo. Ogni Vala ha potere su un particolare elemento, sono immortali e in quanto esseri di puro spirito possono assumere forme fisiche diverse benché preferiscano mostrarsi spesso sotto forma di Elfi o Uomini o rimanere invisibili.


** Valië, femminile di Valar. Rappresentano le compagne dei Valar. Hanno anch’esse poteri legati ad un particolare elemento, e possono anch’esse assumere diverse forme.



Holaaaa!!! UCCIDETEMI CI HO MESSO UN MESE AD AGGIORNARE LO SO! Ma sto scrivendo la tesi di laurea e sto facendo davvero fatica a sstar dietro a tutto..
Beh.. eccovi il capitolo! Ho deciso di inserire nella mia trama i Valar, che sono presenti soltanto nei libri e mai nemmeno menzionati nei film. Spero, per chi non li conoscesse, che le spiegazioni che ho messo con gli asterischi siano sufficienti, in caso contrario.. mi trovate qui, pronta a chiarire ogni vostro dubbio! ^_^
In questo capitolo mi sono abbandonata al romanticismo *-* solo che.. probabilmente dovrò cambiare il rating se vado avanti cosi :O

DOMANDONA: ma questa Nessa chi è secondo voi? Cosa ne pensate del segreto di Elinor? e di Isa e Leggy?

Come sempre un big big GRAZIEEEE a tutti quelli che leggono in silenzio, ai miei lettori assidui che commentano capitolo dopo capitolo (vi amo sappiatelo :3) e anche a chi mi segue o ha messo la mia storia nei preferiti. *-*

Un bacioneoneone Mei <3

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Capitolo 8
*** 8. L'INCONTRO ***


 8. L’INCONTRO
 
Erano già passati due giorni da quella meravigliosa notte, e la vita al castello si faceva ogni giorno più frenetica.
Oggi si sarebbe celebrato il matrimonio di Aredhel, e sembrava che la mia famiglia non stesse più nella pelle.
Era prima mattina ed eravamo già tutti pronti per incamminarci al castello di Re Elrond.
Io indossavo un abito dorato, con piccoli ricami neri sul bordo della gonna e sulle maniche.
Era una giornata stupenda: il caldo sole con i suoi raggi riscaldava l’atmosfera, e una leggera brezza spirava da sud.
Non presi la carrozza con i miei genitori, per un motivo preciso: avevo il compito di far arrivare tutto intero il mio regalo di nozze per la novella coppia. Per Aredhel, in realtà.
Avevo trovato, ai margini della radura che circondava il castello, una splendida giumenta dal manto nero. Pensai che fosse il regalo perfetto, dal momento che la giumenta, nonostante fosse selvatica, si era lasciata cavalcare senza fastidio alcuno. Una cavalla maestosa per una donna altrettanto maestosa.
Salii sulla groppa di Tempesta, il nome che avevo scelto per lei, e cavalcai in direzione del palazzo dove si sarebbero tenute le nozze.
 
Quando arrivai trovai Legolas ad aspettarmi.
«Sei riuscita ad arrivare sana e salva, e senza sgualcirti il vestito. Un impresa non da poco direi! »
Sorrisi insieme a lui. Avrei voluto annullare la distanza fisica tra di noi con un bacio, ma non mi era concesso. Non davanti a tutti per lo meno.
 
«Vado a cercare Aredhel, sono impaziente di darle il suo regalo. »
 
«I regali si consegnano DOPO le nozze, quindi è probabile che tu debba aspettare. Ti aiuto a portarla nelle stalle? »
 
«Quanto sei formale, Legolas. Lascia, ci penso da sola non preoccuparti » gli sorrisi, per fargli capire che il mio era solo un tentativo di burlarmi della sua serietà.
 
Arrivata davanti all’entrata delle scuderie, dei singhiozzi attirarono la mia attenzione e quella di Tempesta. Era Aredhel, seduta a terra dietro la paglia, che piangeva. Mi avvicinai a lei, ma tempesta mi precedette.
Quando si accorse della nostra presenza, cercò di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano. Si alzò cercando di darsi una spolverata al vestito, quando Tempesta posò il suo muso contro la guancia della sposa, che trasalì per la sorpresa.
 
«Lei è Tempesta. È il mio regalo di nozze per te. Spero diventerete grandi amiche. » la guardai  con sguardo incoraggiante.
 
«Ma è bellissima! Grazie Isaradith, non ho mai ricevuto un dono simile. Tempesta giusto? Sei stupenda! Il tuo manto nero è proprio un incanto. »
 
«Mi vuoi dire perché stavi piangendo? »
 
«Sono solo molto in ansia per il matrimonio. E se stessi sbagliando? E se non fosse Elladan l’elfo con cui voglio passare il resto della mia eternità? »
«Calmati Aredhel.. le tue paure sono tutte lecite, in fondo è un grande passo. Devi cercare le risposte in fondo al tuo cuore. Solo tu sai se stai facendo la cosa giusta. »
 
«Isaradith, forse non sei la persona giusta con cui dovrei parlare di questo, e sicuramente non ti farà piacere sentire quello che sto per dire.. ma non ho amiche qui a Valinor, e tu sei l’unica di cui mi fido. Stanotte ho sognato Legolas. So cosa vi unisce, e non potrei mai mettermi tra di voi, ma cerca di capirmi.. » abbassò lo sguardo imbarazzata.
 
Le parole che uscirono dalla sua bocca furono come una pugnalata in pieno petto. Cercai di mostrarmi il più serena possibile, anche se mi risultò difficile. Non ero infastidita dal fatto che lei provasse qualcosa per il mio elfo, ero più intimorita dalla consapevolezza che lei fosse di gran lunga più affascinante e bella di me, e che in qualche modo questo potesse bastare a farmi portar via l’amore della mia vita.
Però sapevo bene cosa voleva dire non avere nessuno con cui confidarsi, e cercai di parlare ad Aredhel come amica, e non come rivale in amore.
 
«Va avanti. Non ti giudicherò, lo prometto. Di me ti puoi fidare. So che stiamo parlando di Legolas, e so che sai anche quanto io sia perdutamente innamorata di lui.. perciò credimi, posso capire i sentimenti di confusione che provi, perché sono gli stessi che provo io ogni qualvolta lo vedo entrare in una stanza o passeggiare in cortile. Fidati di me, cercherò di risponderti da amica, mettendo da parte i miei sentimenti per lui. »
 
«Grazie, davvero. » sospirò, e si decise a raccontarmi le sue paure.  «Ho sognato una vita accanto a lui. Ed ero immensamente felice. E quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in lacrime, perché speravo che il sogno fosse realtà. Conosco Legolas da sempre, e mi è piaciuto per cosi tanti anni che alla fine ho perso il conto. Ho smesso di vederlo come un possibile compagno il momento in cui ho capito che lui non era interessato a me in quel senso. E ho sviluppato sentimenti nuovi, sentimenti di fratellanza e amicizia, verso di lui. Solo che ora, dopo anni di lontananza, e alla vigilia di un passo cosi importante per me, sento i vecchi sentimenti riaffiorare nuovamente. E non so cosa fare. Non so cosa provo per Elladan, non sono sicura più di nulla. »
 
La guardai accarezzare nervosamente Tempesta, e cercai le parole giuste.
 
«Va da lui. Va da Legolas e confidagli quello che hai confidato a me. Trascorri con lui qualche istante, e se ti serve per capire e mettere in ordine i tuoi sentimenti, avvicinati a lui, prendilo per mano, guardalo negli occhi. Dimenticati di quello che lui prova per me, dimenticati di me per un istante, e dimenticati anche di Elladan. »
 
«Non posso. Non voglio ferire ne te ne Elladan. »
 
«Non mi rende felice, ma è giusto che tu capisca cosa vuoi davvero. Voglio provare ad esserti amica Aredhel.. Manderò Legolas su alla torre ovest. Aspettalo li. Mi occuperò io di intrattenere il tuo sposo. » le accarezzai la guancia dolcemente.
 
«Grazie di tutto Isaradith, sei davvero un’elfa stupenda. »
 
Ci incamminammo insieme fuori dalle scuderie dopo aver riposto Tempesta in uno dei recinti. Le nostre strade si divisero subito: lei andò verso la torre ovest, io verso lo spiazzo nel giardino dove era stato allestito il matrimonio.
Trovai Legolas facilmente, il mio cuore ormai era diventato una bussola il cui ago puntava sempre verso di lui. Sentii un senso di repulsione per quello che stavo per fare. Avrei gettato il mio elfo nelle braccia di un'altra. Confidavo però che i sentimenti che ci univano fossero più forti di quelli che univano lui e Aredhel.
 
«Cugino, posso parlarti un attimo? » lo trascinai lontano dagli elfi con cui si stava intrattenendo.
 
«Isa sei diventata pazza? Sai bene che mio padre ci sta osservando. »
 
«È una cosa della massima urgenza. Aredhel è confusa e vuole parlare solo con te. L’ho trovata nelle scuderie mentre andavo a far riposare Tempesta. Ti aspetta in cima alla torre ovest. Fai in fretta, tra poco inizieranno a cercarla. » mi guardò preoccupato. Fece un cenno con il capo e si voltò per raggiungere la sua amica. Riuscii a fermarlo tenendogli il polso. 
 
«Ricordati, qualsiasi cosa accada, che ti amo e ti amerò sempre » sentii il suo sguardo perplesso addosso.
 
«Anch’io ti amo, mia principessa. » lo spinsi dolcemente in direzione della torre, e preparai il più amabile dei sorrisi, che sfoderai nella mia lunga conversazione con Elladan e Elrohir.
 
 
***
 
Trovai Aredhel seduta in cima alla torre, già vestita con il suo abito nuziale, e con i capelli impreziositi da una splendida cascata di fiori di campo.
Si alzò non appena mi vide.
 
«Sono contenta che tu sia qui. Non so bene cosa ti abbia detto Isaradith per spingerti a venire fin quassù, ma ho davvero bisogno di parlare con te. »
 
Si avvicinò a me e mi prese le mani tra le sue. La lasciai fare, in fondo era una sorella per me.
 
«Sono piena di dubbi Legolas.. non so più quali siano i miei sentimenti per Elladan.. perché non so più cosa provo per te. »
 
Le sue parole mi spiazzarono. Sapevo che in passato Aredhel aveva avuto un’infatuazione per me, lei stessa me lo aveva confidato. Ma non sapevo provasse ancora dei sentimenti simili nei miei confronti. D’istinto liberai le mani dalle sue, ma mi accorsi di quanto quel gesto l’avesse ferita, cosi le ripresi le mani dolcemente. Esitò per un istante, poi riprese a parlare.
 
«So benissimo che quello che provo io per te non sarà mai corrisposto.. tu hai Lei. Ma per troppo tempo ho rinchiuso nel mio cuore questi sentimenti, ed ora non so più se siano veri o se invece siano solo il fantasma di un amore passato. »
 
Ripensai a quello che mi aveva detto Isaradith prima di lasciarmi andare. Lei sapeva tutto. E nonostante tutti mi aveva mandato qui ad aiutarla. Cercai di capire cosa fare. Rimasi in silenzio a guardare la mia amica per qualche minuto, poi capii.
Le cinsi un fianco con un braccio, e con l’altra mano accarezzai la sua guancia rigata da una lacrima. Avvicinai il mio volto al suo e la baciai.
Fu un bacio profondo, pieno di amore, ma amore fraterno. Pensai a quanto fossero diverse quelle labbra da quelle della mia amata, e quanto mi facesse male doverle fare questo. Ma sapevo che lei mi avrebbe capito. O almeno lo speravo.
 
Sciolsi la presa e guardai Aredhel negli occhi, aspettando che dicesse qualcosa.
 
«Grazie.» la guardai perplesso. Cercai di capire da quella semplice parola quale fosse la sua decisione in merito al matrimonio. Fu lei stessa, dopo qualche istante, a chiarire la situazione.
 
«Mi è bastato un tuo bacio per capire. Si, ti ho amato. E probabilmente più di quanto sia lecito. Ma sento di essere pronta ad aprire il mio cuore ad Elladan. Ho finalmente chiuso un capitolo della mia vita. » mi accarezzò la guancia con amore.
 
«Isaradith è fortunata ad averti al suo fianco, tanto quanto tu sei fortunato ad avere lei. È ora di andare, gli invitati si chiederanno dove sia finita! »
 
Tornammo insieme in cortile, dove trovammo tutti ai propri posti, pronti ad iniziare. Lasciai la mia amica alle cure di suo padre e mi incamminai verso la mia famiglia. Mi sedetti accanto a mio padre, evitando in ogni modo di incrociare lo sguardo della mia amata. Mi sentivo cosi in colpa per quello che avevo fatto.
 
 
***
 
 
La cerimonia non durò molto, ma fu davvero emozionante. Dovetti per più di una volta porgere il fazzoletto a mia madre e far tacere le mie sorelline che si stavano evidentemente annoiando, ma alla fine tutto andò per il verso giusto. Ero curiosa di sapere cosa avesse detto Legolas ad Aredhel per convincerla che stava facendo la scelta giusta, ma sapevo che  avrei dovuto attendere a lungo prima di riuscire ad avere un attimo di tempo con lui.
 
Dopo la cerimonia ci spostammo all’interno del palazzo per il banchetto. Il salone era allietato da una piacevole musica, e il brusio di sottofondo rendeva l’atmosfera allegra e spensierata.
Purtroppo mi ritrovai a trascorrere la serata da sola. Legolas mi stette alla larga tutto il tempo, i miei genitori e mio zio si intrattenettero con numerosi elfi, e le mie sorelline corsero a giocare con un gruppo di altri giovani elfi. Persino Elrohir non rimase a tenermi compagnia; passò tutta la serata in compagnia di una bellissima elfa silvana, proveniente di sicuro da una nobile famiglia, come gli abiti e i gioielli sottolineavano.
 
Senza nessuno li con me a farmi da scudo, mi toccò ballare con più di un elfo, ma accettai la cosa di buon grado, se questo voleva dire convincere mio zio che le cose tra me e Legolas non erano esattamente come lui credeva fossero.
 
In una delle mie pause, tra un invito ed un altro, mi ritrovai a passeggiare in giardino, vicino ai margini della boscaglia, diretta verso le scuderie. Desideravo andare a far visita a Tempesta, per capire se si fosse ambientata o meno.
Mentre mi dirigevo a passo lento verso la mia meta, un fruscio di foglie attirò la mia attenzione. Non era di certo stato il vento, che quella sera era assente, né un animale, altrimenti ne avrei percepito la presenza. Incuriosita, e senza pensarci più di tanto, mi inoltrai nel bosco, in direzione del rumore che avevo udito.
Camminai per qualche metro, seguendo la traccia di foglie sfruscianti. Mi ritrovai in uno spiazzo, apparentemente sola, finché una figura femminile non si presentò dinnanzi a me. Ero solita specchiarmi raramente, ma conoscevo bene il mio corpo a tal punto da credere di ritrovarmi davanti la mia immagine riflessa. La donna davanti a me però indossava un corto vestito in pelle, e non portava indosso alcun calzare.
 
«Salve, vi siete forse persa? » la guardai perplessa
 
«Sapevo che mi avresti seguita. Sei cosi bella. Somigli molto a tuo padre sai? Quanto vorrei che potesse vederti. Sei stupenda Isaradith. »
 
«Ci conosciamo per caso? Non mi ricordo di voi purtroppo. »
 
«No hai ragione. Sono Nessa. » Nessa. Quella Nessa? Il libro non le rendeva assolutamente giustizia, per questo non l’avevo riconosciuta. Avevo cosi tante cose da chiederle, ma in quel momento non usci dalla mia bocca nemmeno una parola.
 
«Tu sai chi sono, vero? » 
 
«Una Valië. La sposa di Tulkas, vero? »
 
«Esattamente. Deduco però che nessuno ti abbia spiegato meglio il mio ruolo. Perché pensi che ti abbia attirata qui? » la sua voce era calma e rassicurante, il suo tono quasi celestiale, estremamente melodioso.
 
«So ben poco su di voi, mia signora. Conosco però la vostra potenza e la vostra magnificenza, e tutto ciò che ho potuto apprendere dai libri. »
 
«Non ti sei mai chiesta da dove arrivassero i tuoi poteri? Non ti sei mai sentita diversa dagli altri elfi? Una ragione c’è. Elinor non è tua madre, Isaradith. Ti affidai alle sue cure quando eri in fasce, per permetterti di vivere una vita felice. Gli altri Valar erano a conoscenza della tua esistenza, e Tulkas, mio marito, desiderava cancellare questo errore. La tua esistenza per lui era un errore. La prova che io lo avevo tradito con un elfo. Con tuo padre. Per questo ti affidai a lei, a quella che sarebbe diventata la moglie del mio unico amore. Sono tua madre, Isaradith. »
 
Cercai di mettere in moto il cervello, senza risultati soddisfacenti. Erano troppe informazioni perché io potessi assimilarle tutte insieme. Cercai di analizzare le parole di Nessa per gradi.
 
«Dunque voi siete… siete mia madre. E mio padre era.. Ora capisco tutto. I miei genitori non si sono mai amati.. era questa la ragione. »
 
Mi lasciò il tempo per riflettere, ma la mia mente era come bloccata. Tutto quello in cui avevo creduto in questi anni era una bugia. Mia madre non era Elinor, e le mie due sorelline in realtà non condividevano con me nemmeno una goccia di sangue. Non facevo parte della famiglia reale nemmeno adesso che mia madre aveva sposato Elduyr, perché lei non era mia madre. Ma come aveva potuto mentirmi? Come avevano fatto a tenermi nascosta una cosa così importante? Ed io cos’ero? Non ero un elfa, non del tutto per lo meno. Ora mi erano chiare le parole cosi piene di mistero di Dama Galadriel e i discorsi di mia madre, anzi no, della mia matrigna, origliati qualche giorno prima. Cercai di concentrarmi sulla parte del discorso più importante. Tulkas mi voleva morta.
 
«Quindi Tulkas sa della mia esistenza? »
 
«No, gli ho lasciato credere che tu fossi morta quando ti ho affidato a Elinor, rinunciando per sempre a te. Ma poi le voci si sono sparse qui a Valinor, ed è giunta fino a noi la storia di una straordinaria ragazza con il potere di parlare con qualsiasi specie animale. Non tutti hanno capito, non ancora per lo meno. Ma io sapevo che si trattava della mia bambina.. della mia bellissima Isaradith. Cosi sono fuggita, per poterti incontrare anche solo una volta. Desideravo vedere la fantastica elfa sei diventata. So che Galadriel intende aiutarti con i tuoi poteri.. Desidero che tu ti affidi a lei tesoro. E poi quello splendido elfo.. »
 
«Come fate a sapere cosi tante cose su di me? » ero scioccata. Un uragano di emozioni diverse si stava facendo largo dentro di me, travolgendomi.
 
«Semplice, ti ho osservata da lontano. Mi stanno cercando, perciò non mi rimane molto tempo. Tulkas muoverà mari e monti pur di trovarmi… e di trovarti. »
 
«Ma perché mi odia tanto? A parte le ragioni ovvie… »
 
«Ricordi ancora la profezia di Dama Galadriel? “Quando la signora dei cervi e della natura possiederà la verità, e soltanto quando avrà trovato il vero amore, una nuova Era avrà inizio per gli elfi. Lei sarà la sola speranza per la salvezza, poiché solo lei saprà dare alla luce l’arma più potente di tutte.”  La nuova Era è iniziata. I Valar intendono muovere contro gli elfi che hanno osato giacere con le loro spose, e vogliono uccidere gli “errori” come te. Non è la prima volta che si verificano relazioni clandestine tra noi e gli elfi… ora che conviviamo qui a Valinor la frequenza si è intensificata. Sempre più elfi cadono nella trappola delle mie sorelle Valië, ormai stanche della loro immortale vita. Tu però non sei la sola mezza elfa- mezza Valar esistente. Gli altri bambini sono da qualche parte, celati al mondo proprio come io avevo celato te. Devi dimostrare a tutti che il tuo cuore è puro, e che non rappresenti un pericolo per noi. Il terrore degli altri Valar è che voi possiate un giorno rivendicare la vostra parte, prendendo il potere e dominando dispoticamente sugli elfi.»
 
«Non riesco nemmeno ad assimilare le vostre parole.. madre. È già difficile per me venire a conoscenza della vostra esistenza. Io sono solo una semplice elfa, come posso impedire una guerra?» si avvicinò a me e posò la mano sul mio ventre.
 
«Lo stai già facendo. Sarà come lui, non come te. Lo sento. E questo basterà a convincerli. »
 
Non capii a chi si stesse riferendo. La guardai, in cerca di una spiegazione.
 
«È una femmina. »
 
Un rumore ci interruppe prima che potessi riempire mia madre di domande.  
 
«Ti sta cercando. Legolas, è venuto a cercarti. Il vostro amore è puro, figlia mia. Coltivalo. Di al mondo chi sei, quando ti sentirai pronta. Io sarò con te. Con voi. Quando avrai bisogno di me affidati ai cervi. Loro sapranno trovarmi. Ti amo cosi tanto, piccola mia.. » mi accarezzò la guancia e sparì, nella fitta boscaglia.
 
Rimasi lì, esattamente dove mia madre Nessa mi aveva lasciato, sdraiata sulle felci con le mani posate sul ventre, finché qualcuno non mi trovò.
 
***
 
La trovai sdraiata nella fitta boscaglia, confusa e tremante.
 
«Isa, amore mio, cosa stai facendo qui nel bosco da sola? Stai bene? » l’aiutai ad alzarsi.
 
«Si sto bene. Devo parlarti però. C’è una cosa che devi proprio sapere. » vidi il suo sguardo riempirsi di una strana luce, e per un attimo mi sembrò di rivedere il lei lo sguardo di mia madre.
 
«Prima però devi ascoltarmi. Io non intendevo ferire i tuoi sentimenti. Sai bene quello che provo per te. È stato solo.. non significava niente per me. L’ho fatto per aiutare la mia amica. »
 
«Non capisco a cosa tu ti stia riferendo. » mi guardò stupita, e capii che la cosa importante di cui mi doveva parlare non riguardava il bacio tra me e Aredhel. Ma decisi ugualmente di confessarle tutto. Non volevo avere segreti con la persona che amavo.
 
«Ho baciato Aredhel. Ma l’ho fatto solo per lei. Non ho provato nulla. Mi sono sentito solo un vigliacco, per averti tradita in questo modo. »
 
Mi guardò con le lacrime che le rigavano il volto. Mi aspettai che scappasse da me, che si allontanasse lasciandomi solo, ma cosi non fu. Mi prese le mani tra le sue, non curandosi delle lacrime che incessantemente scorrevano dai suoi occhi.
 
«Lo so. Sapevo bene che sarebbe potuto succedere. Ed è successo. Ma mi fido delle tue parole Legolas. Ti amo, e questo mi basta per superare l’accaduto. Ora però ascoltami. »
 
Mi sentii sollevato. Tutte le mie paure si erano dissolte in un istante. Le presi il viso tra le mani, asciugandole le lacrime con i pollici, e la baciai dolcemente. Vidi il suo sguardo intenerirsi, senza però perdere quella scintilla ardente.
 
«Ho incontrato Nessa prima, qui nel bosco. Era venuta a cercarmi. Legolas, Nessa è mia madre. Sono figlia di una Valië. CAPISCI? Non sono la sola però mezza elfa mezza Valar. Ce ne sono altri come me nascosti. Ecco da dove arrivano i miei poteri. Ecco perché i cervi mi circondano, sempre. I Valar vogliono ucciderci e uccidere gli elfi che ci hanno generato.. e io devo fermare questa guerra. Io posso. Noi possiamo in realtà. »
Si toccò il ventre in maniera protettiva. Cercai di analizzare tutto quello che mi aveva appena detto, restando lucido il più possibile.
 
«Una guerra? Sei una.. mezza dea? Mi stai dicendo questo? Isa… non lascerò mai che tu ti metta in pericolo.. non capisco come tu possa impedire tutto questo. »
 
«Noi io, lei. » indicò nuovamente il suo ventre. Non poteva essere. Avevamo giaciuto insieme solo una volta. Due giorni prima, per l’esattezza. Non poteva proprio essere.
 
***
 
Mi guardò stupito, quasi smarrito.
 
«Nessa l’ha sentita. È stata lei a dirmi che questo miracolo cresce dentro di me. E mi ha detto di svelare al mondo la mia identità quando sarò pronta.. ho bisogno di averti al mio fianco, Legolas, ora più che mai. Se le parole di Nessa sono vere, se davvero lei può salvarci.. »
 
Mi sorprese, abbracciandomi forte, accarezzandomi dolcemente la nuca.
 
«Diventerò padre. Non so se sono davvero pronto, e non credo che questo sia il momento più opportuno per noi di uscire allo scoperto, ma il nostro amore ha generato questo piccolo miracolo, quindi..Intendo rimanerti accanto, ma per farlo sai che dovremo andare contro tutti, contro mio padre.. abbiamo bisogno di riflettere bene Isa. Prendiamoci qualche giorno per pensare e capire come agire. »
 
«Certo. Devo trovare le parole giuste prima di poter affrontare quella che ho creduto per tutta la vita essere mia madre.. ho paura Legolas.. » una lacrima sfuggì al mio controllo.
 
«Non averne. Non ti lascerò mai. Non VI lascerò mai. Sarà meglio far ritorno a palazzo, l’ora è tarda, la festa starà finendo. »
 
Mi prese per mano e mi guidò verso il palazzo, senza lasciarmi nemmeno un istante.
 
 
Tornammo a casa tutti insieme, perciò dovetti fingere davanti a tutta la mia famiglia di aver trascorso una piacevole serata in compagnia di diversi elfi, cercando di non lasciar trapelare niente di ciò che Nessa mi aveva rivelato.
Fui felice quando finalmente riuscii a chiudermi nelle mie stanze in solitudine. Osservai la luna per rilassarmi e per cercare di conciliare il sonno, quando qualcuno bussò piano alla mia porta. Sapevo bene di chi si trattava. Lo lasciai entrare, felice di averlo nuovamente al mio fianco.
 
Si avvicinò a me da dietro, inebriandomi con il suo dolce profumo, abbracciandomi con le mani posate sul mio ventre con fare protettivo.  Posai il capo sul suo petto muscoloso, abbandonandomi completamente a lui.
 
Quella notte fu diversa dalla prima trascorsa insieme. La nostra unione fu più intensa, ma in un certo senso più dolce. Non smise mai di accarezzarmi dolcemente, e i suoi occhi non persero mai di vista i miei.
Si addormentò, con la testa sul mio grembo, ed io rimasi ad osservarlo per quasi tutta la notte, accarezzandogli quei capelli dorati che tanto amavo.
 
Capii in quell’istante di essere cambiata. Non dovevo più lottare solo per me stessa. Dovevo farlo anche per Lei, la mia piccola meraviglia.





*SPAZIO AUTRICE*
Holaaaaa!!! sempre più in ritardo lo so! ma ormai dovreste conoscermi...
BEH..E' successo. Ho svelato finalmente il mio piano malefico in questo capitolo...SPERO ARDENTEMENTE CHE VI PIACCIA!!! Giuro che piano piano chiarirò tutto. Questo capitolo è stato come dire.. intenso. Ho concentrato un sacco di cose in cosi poche pagine, perciò perdonatemi se non ho dato molto spazio alle emozioni e ai momenti "Legoladith".. ma questa accipicchia di Nessa doveva proprio saltar fuori!

Vi dico subito che non credo riuscirò ad aggiornare molto nei prossimi mesi.. ho in programma un esame di stato, la laurea, un viaggetto post laurea in Messico e una marea di scartoffie da compilare.. che culo eh? Mi piacerebbe fare la scrittrice a tempo pieno ma... devo anche trovarmi un lavoro serio purtroppo T_T

Grazie mille a chi ha letto tutti i capitoli fino a qui, ai miei nuovi lettori, a chi ha recensito la storia (VI AMISSIMO SAPPIATELO :3), a chi l'ha messa tra le seguite o le preferite, e anche ai miei lettori silenti, che spero prima o poi si facciano sentire!

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, se questa svolta è di vostro gradimento o meno.. siete voi che mi date la carica, quindi SUSU! Non fate i timidi!

Al prossimo capitolo.. con ammorre immenso,
MEI <3

 

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