Restless Dreams

di Yuki_83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

Lentamente con una mano tolse le piccole ciocche dei lunghi capelli rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da un vento dolce e delicato che la accarezzava da ogni parte, appoggiata con la schiena a quell’albero ascoltava il fruscio delle foglie secche che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.

Completamente assorta nei suoi pensieri non si accorse che il sole stava tramontando, lo notò solo osservando la sua ombra che lentamente si spostava verso est (alla parte opposta di dove tramonta il sole^^;;;), allora alzò gli occhi verso l’orizzonte e mosse qualche passo in avanti verso quel magnifico paesaggio…

 

“…E andando nel solo che abbaglia

Sentire con triste meraviglia, com’è tutta la vita

E il suo travaglio, in questo seguitare una muraglia

Che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”

 

“Hai mai sentito questa strofa?” disse lei senza nemmeno voltarsi.

“No…” una voce da dietro rispose con tono basso e dolce.

“E’ di un poeta italiano, il mio preferito…” lei chiuse gli occhi e sorrise, solo allora si voltò, lui non era vicino a lei, solo qualche passo più indietro, ma la stava guardando, si stavano guardando…i loro sguardi erano uniti da un sottile filo invisibile e si capivano senza proferire parola, solo gli occhi…

Ad un tratto lui si voltò per andarsene.

“Tornerai da me?” chiese lei, il vento raccolse una lacrima dai suoi occhi e la cullò fino alla spalla di lui che non rispose alla sua domanda ma continuò a camminare…

“Aspetta…”lui allora si fermò…

“Se vorrai tornare da me, io sarò qui ad aspettarti…”

Lui però continuò a non rispondere e se ne andò tra il fischio del vento e il fruscio delle foglie, mischiando la sua ombra a quella degli alberi…

 

Kira si svegliò, stringeva nella mano il ciondolo, il suo acchiappasogni che il nonno le aveva regalato poco prima di morire, poco prima di lasciarla sola.

Osservò l’orologio, erano le quattro del mattino, un mattino d’estate molto caldo, Kira sentiva attaccati a se i pantaloncini del pigiama e le lenzuola erano umidiccie…

Si alzò ed andò ad aprire la finestra, per qualche istante rimase ad osservare il manto stellato della notte che immenso ricopriva il cielo, ad un tratto una luce, una scia, una stella cadente, un desiderio…

“E’ inutile che provo ad esprimere un desiderio, tanto i miei sogni non si avverano mai…”.

Con aria triste e molto stanca tornò a sdraiarsi e mise le braccia sotto la testa…cominciò a pensare…

Domani darò una svolta a quella che è sempre stata la mia vita, finalmente avrò l’opportunità di ricominciare e avere una nuova esistenza, da quando il nonno mi ha lasciata il mese scorso non ho più motivo di abitare qui, non mi è rimasto più nulla…solo ricordi…ora sarà meglio dormire, mi aspetta un lungo viaggio verso l’ignoto.

 

Qualche ora più tardi si svegliò, si tirò su per metà, ma rimase a letto ancora qualche istante ad osservare la sua stanza, che come tutte le altre, era piena di scatole e scatoloni pronti per essere portati via, le pareti, di un bianco perla erano piene di ombre giallastre, lasciate dai quadri che il nonno dipingeva.

L’ultimo ricordo che Kira aveva lui era molto nitido nella sua mente, era in casa sdraiato sul divano, impegnato a leggere il giornale con i suoi occhialoni spessi, infatti tutti lo chiamavano “mosca” visto che con gli occhi non vedeva praticamente quasi più nulla, ma forse lui, accecato dall’anzianità, vedeva più di chiunque altro.

Quel giorno Kira uscì, ma quando tornò a casa trovò solo la sua collana sul comodino e un biglietto del nonno “SOGNAMI”.

Abbandonò i suoi ricordi e finalmente decise di alzarsi dal letto…andò prima a farsi la doccia, sentiva l’acqua calda darle una piacevole sensazione di benessere…

Quando finì e fu finalmente vestita arrivò, puntuale, il camion dei traslochi pronto per caricare la roba e portarla via da lì…

“Buon giorno signorina!”

“Salve…” era un signore sulla cinquantina, dall’aspetto molto cordiale e indossava una vecchia tuta verde e un cappellino a visiera in tinta con il marchio della ditta “Traslochi Okonami sicuri e veloci ovunque vuoi tu!”.

Kira si soffermò un attimo poi ricominciarono i lavori di trasporto, non era molta la roba che si portava via, alcuni dei mobili li aveva venduti insieme alla casa, ci vollero solo un paio d’ore per finire tutto.

Quando ogni cosa fu a posto lei era sulla soglia con le valigie accanto a se e teneva la maniglia dell’uscio con la mano destra, diede un ultima occhiata alla casa vuota e se ne andò…

“Signorina non si preoccupi, lei ci dia l’indirizzo di dove dobbiamo portare la roba, sa per sicurezza, nel caso dovessimo perderci di vista durante il viaggio!”

“L’indirizzo? Ah si! Certo, mi scusi…” rovistò nella borsa in cerca di una penna e un foglio per scrivere.

“Ah! Fujisawa! Complimenti signorina ha scelto davvero un bel posto, ci sono stato una volta, ma era molto tempo fa, vedrà è una città tranquilla, si troverà bene!”.

“Grazie mille”.

Partirono…

Durante il viaggio Kira ascoltò la radio, ma ad un tratto una gomma si bucò e fu costretta a fermarsi in una piazzola di sosta.

“Ah! Maledizione, ma porca miseria, e ora come faccio? Io non sono capace a cambiare la gomma! Speriamo che si fermi qualcuno…”

Provò a chiamare con il telefonino un carroatrezzi ma non c’era copertura di rete…Kira si rassegnò e fu costretta a sedersi sul muretto accanto al ciglio della strada, aspettare era l’unica cosa che potesse fare.

Nel giro di mezz’ora passarono un paio di macchine ma nessuno si fermò, poi finalmente…

“Ehi, Salve! Qualche problema con la macchina?”

“Noo che scherzi! Di solito giro sempre con una gomma bucata, mi sono solo fermata per fare una pausa!”.

“Ok, ok, vediamo che posso fare”.

Mentre il ragazzo cambiava la gomma Kira lo osservava, era alto, poco più di lei, un bel fisico, capelli neri corti e un sorriso stupendo,indossava un paio di jeans neri e una t-shirt azzurra un po aderente che risaltava ancora di più la sua figura, in dieci minuti la macchina fu a posto.

“Come posso ringraziarti? Sei stato molto gentile”.

“Tranquilla è stato un piacere, a proposito di piacere, mi chiamo Philip, Philip Callaghan”.

“Kira Fang, Piacere”.

“Beh Kira il piacere è tutto mio di averti conosciuta, sei in viaggio?”.

“Più o meno, ma scusa tu come hai fatto a…ah già le valigie!”.

“Se non sono troppo indiscreto posso sapere dove sei diretta?”.

“No nessun problema, vado a Fujisawa mi sono appena trasferita li”.

“A quanto pare andiamo nella stessa direzione, dai seguimi che ti faccio strada! A proposito la via?”.

A quella domanda Kira diventò rossa come una fragola. Si sentiva strana in presenza del ragazzo appena conosciuto…

“Aspetta la via si chiama…”.

Non sapeva ancora a memoria il nome e molto frettolosamente estrasse dal portafoglio un fogliettino piegato in quattro…

“Viale delle Rose al numero 26”.

“Dai ti accompagno so dov’è!”.

I due risalirono in macchina e Philip le fece strada, Kira durante tutto il viaggio non faceva altro che pensare a quel bellissimo ragazzo che il fato le aveva fatto incontrare, il cuore le batteva fortissimo, si sentiva accaldata, ma non era la temperatura esterna, anche se di per se era già alta, qualcosa dentro di lei si era mosso, cercò subito di fermare i tremolii momentanei e la frenesia dei suoi pensieri…

“Dai Kira che ti succede? Lo hai appena incontrato e probabilmente non lo rivedrai mai più, adesso smetti di pensarci! Però è così carino…e poi il suo sorriso…”.

Passò un’altra mezz’ora e arrivarono a destinazione, Kira non aveva mai visto la casa dal vero, l’aveva solo osservata in un catalogo e l’aveva presa subito, le era sembrata bella e il prezzo di vendita non era male, di certo i soldi non erano la sua preoccupazione. Dopo la morte del nonno era stata chiamata per l’apertura del testamento e con grande meraviglia aveva scoperto di essere stata nominata come unica erede, la somma era molto alta, tutti i risparmi di una vita dedicata al lavoro.

Si era promessa che quella per la casa sarebbe stata l’unica somma che avrebbe speso per se stessa, gli altri soldi li avrebbe utilizzati per lo studio.

Era una piccola villetta a due piani, con un giardino, piccolo anch’esso, tutto in torno alla casa, di un bianco impressionante erano le facciate, si vedeva che era stata costruita da poco, c’era anche il parcheggio privato.

Il viale dove si trovava non era molto grande però in compenso era abbastanza lungo, tutte le abitazioni li erano villette singole o doppie, e ognuna aveva il suo giardino, sembrava un posto davvero tranquillo.

La cosa spettacolare era che c’erano un sacco di alberi in fiore nonostante la primavera fosse appena finita e il caldo era incredibilmente forte, c’erano un sacco di glicini e peschi che davano al paesaggio un aria quasi fiabesca, notò che anche nel suo giardino c’era un alberello ,però a differenza degli altri era molto striminzito e secco, probabilmente un pesco anch’esso ma si vedeva che non se ne era mai occupato nessuno…

Posteggiò e scese, quelli dell’impresa di traslochi erano arrivati da un pezzo e erano già a metà del lavoro.

Notò che Philip si era accostato al marciapiede e si avvicinò per salutarlo.

“Grazie di tutto, sei stato gentilissimo!”.

“Di niente è stato un piacere!”.

Detto questo ripartì e se ne andò…

Philip chissà se ti rivedrò…

“Forza al lavoro Kira, la tua nuova casa ti aspetta!”.

Quando finirono tutto era quasi sera, gli operai avevano rimontato tutti i mobili e sistemarono tutte le scatole in sala, lei si offrì di farli cenare li, ma loro declinarono l’invito asserendo di dover tornare in ditta per riportare il camion prima che chiudesse, allora li pagò e anche loro se ne andarono…

Kira entrò in casa e per qualche istante rimase ferma in piedi a guardarsi in torno con aria soddisfatta, era davvero contenta di ricominciare una nuova vita, ormai non dipendeva più da nessuno, solo da se stessa, anche se questo la faceva sentire un pochino sola e triste.

“Domattina per prima cosa cercherò una scuola dove iscrivermi, però adesso sarà meglio andare a letto è stata una giornata faticosa”.

Non ci volle molto perché si addormentasse, era davvero stanca…

 

I giorni seguenti Kira li dedicò interamente alla casa, alla sua nuova dimora, alla sua nuova vita…lo ammetteva da sola che tutto quello che le stava succedendo non le calzava ancora, aveva sempre passato tutta la vita sotto la protezione del nonno, la sua unica famiglia, e ora era costretta a stare da sola, a combattere per ricominciare una vita propria, ma le piaceva.

La sensazione di libertà che aleggiava nell’aria le dava un forte senso di tranquillità, era andata ad iscriversi a scuola, doveva ancora frequentare l’ultimo anno, sarebbe stata solo un anno più grande rispetto ai suoi nuovi compagni di classe, non sapeva ne chi fossero ne come fossero, non aveva ancora avuto il tempo di conoscere nessuno dal suo arrivo…tranne Philip.

Nei giorni seguenti al loro incontro capitava spesso che ci pensasse, aveva voglia di rivederlo, di rivedere quel bellissimo sorriso, ma non sapeva proprio niente di lui e non sperava neanche che sarebbe potuto succedere di nuovo…

Ci volle circa una settimana perché la casa cominciasse ad avere sembianze normali, che apparisse abitabile, e stava venendo davvero bella, non era molto grande nonostante avesse due piani ma per lei andava più che bene.

Al piano terra c’era la cucina, una sala abbastanza spaziosa, un bagno con vasca e un piccolo ingresso mentre al piano superiore aveva fatto la sua camera, una cameretta piccola per gli ospiti e c’era un altro bagno però con doccia.

Per prima finì la sua stanza e su ogni parete aveva appeso almeno due quadri del nonno, aveva un modo di dipingere tutto suo, particolare, le pennellate erano come macchie di luce che si riflettevano su un vetro, quasi fossero date a caso ma nello stesso tempo con chiarezza per quanto riguarda la loro posizione. I soggetti che dipingeva non erano i soliti vasi, le solite modelle, erano tutti soggetti di un mondo irreale e fantastico come unicorni, gnomi, fate, gli unici dipinti che riprendevano il vero erano quelli ritraenti gli indiani d’America, il nonno ne aveva una passione sfrenata, passò circa 10 anni insieme a loro, a studiare le loro origini, usi e costumi tanto che poi ne sposò una…la nonna era di origini Sioux.

Da lei Kira aveva imparato tante cose, come per esempio curare le ferite con delle semplici erbe…anche l’acchiappasogni era un oggetto tipico della loro cultura, anche se l’uso più frequente era per i neonati, veniva applicato sulle loro culle per scacciare gli incubi e proteggere il loro sonno innocente…

 

Una mattina Kira prese finalmente la decisione di uscire, di farsi una bella corsa, la rilassava farlo, le scaricava tutte le tensioni.

Usci di buon ora, erano circa le 8,30 del mattino, il viale antistante casa era ancora deserto, del resto aveva notato che tante case erano ancora chiuse dal suo arrivo, pensò che molti fossero andati in vacanza, l’estate era solo iniziata da un mese…

Durante la corsa cercò di memorizzare i particolari del paesaggio, in modo poi di ritrovare la via del ritorno.

Accanto ad ogni casa c’erano tante piccole vie e se uno non era della zona probabilmente era anche facile perdersi…comunque Kira preferì continuare il suo tragitto sempre dritta per evitare che accadesse.

Ad un tratto si fermò, era arrivata in cima ad una collinetta e da lì poteva vedere tutta la città, in lontananza vedeva anche il vulcano Fuji, il suo sguardo improvvisamente si posò su qualcosa che sovrastava l’ambiente sottostante, era un enorme villa bianca con il tetto azzurro, era bellissima, tutto in torno aveva un grande parco.

Beato chi ci abita! Di sicuro non avrà problemi…

Kira sospirò un attimo, quasi in segno di invidia e poi riprese la sua corsa scendendo dalla collina, il vialetto che stava percorrendo la portò in una via più grande, probabilmente la principale della città, tutto in torno sul lato sinistro c’erano palazzi, negozietti,ristoranti insomma…l’uomo, dall’altra invece la natura, degli spiazzi enormi di verde fiancheggiavano la strada ed erano interrotti ogni tanto da campi sportivi,tutti erano deserti tranne uno…quello da calcio.

Una squadra si stava allenando e dalla strada Kira poteva sentire le urla di incitamento dell’allenatore verso i suoi ragazzi.

Tutto in torno c’era un prato verde e Kira decise di fare una pausa e andare ad osservarli, si sedette però abbastanza distante in modo da non essere vista e magari così non creare disturbo all’allenamento.

Osservava il gruppo di ragazzi fare una serie di esercizi per il controllo della palla, sembravano davvero tutti molto bravi e anche se non se ne intendeva notava un certo affiatamento tra loro.

Fu colpita dalla loro divisa, era bianca con delle strisce azzurre sulle maniche, sul davanti la bandiera giapponese…

“Dev’essere la nazionale giovanile…avevo sentito che si allenava qui.”

Si sdraiò sull’erba e da lontano sentì il fischietto dell’allenatore…probabilmente annunciava una pausa, allora si ritirò su e in silenzio se ne andò riprendendo la sua corsa…

Dal campo…

“Ehi Holly guarda.”

“Che c’è Bruce?”

L’amico alzò la mano e con il dito indicò proprio Kira che si stava allontanando.

“Si l’ho notata anche io, ci ha osservato tutto il tempo, ma non la conosco non mi sembra di averla mai vista prima.”

“Già anche a me.”

“Di che parlate voi due?” Philip si avvicinò ai due amici che continuavano ad osservare Kira che pian piano spariva lungo la strada.

“Niente”

Allora Philip alzò lo sguardo e la vide sparire in fondo al viale…

“Ma quella era…”

“Che c’è Philip la conosci?” chiese Holly incuriosito dalla frase dell’amico…

“No, forse mi sono sbagliato.”

Di nuovo il fischietto dell’allenatore, la pausa era finita…

Era lei, ne sono sicuro! A Philip scappò un sorriso sulle labbra…

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2.

 

Era un estate torrida, di una calura indiana, nemmeno sulla riva del mare Kira riusciva a trovare un po di fresco, ma per fortuna nel tardo pomeriggio la situazione cambiava e sulla spiaggia spirava un dolce venticello, in quelle ore era un sollievo tuffarsi in acqua, uscire e sentirsi accarezzati dall’aria che soffiava leggera.

Negli ultimi giorni Kira scendeva spesso da casa fino alla spiaggia, certe volte portava con se un album da disegno e degli acquerelli, forse, inconsciamente, cercava di coltivare la stessa passione del nonno ma ogni volta il risultato era pessimo. Tentò di ritrarre il bellissimo paesaggio, che volgeva al tramonto, i gabbiani che a grandi stormi volavano nel cielo ormai tinto di un arancione intenso, ma quando ebbe finito fece una piccola smorfia, rise tra se e se e strappò il foglio dall’album gettandolo in acqua.

Lo vide colmarsi pian piano, diventare pesante e sparire tra la leggera schiuma delle onde che si posavano sulla riva.

Improvvisamente si alzò e andò incontro al mare, aspirando l’odore d’acqua e di pesce che le veniva incontro mentre camminava lungo la riva multicolore, ad un tratto si fermò vicino ad un vecchio ed enorme tronco d’albero, trasportato lì da chissà quale mareggiata e da chissà quanto tempo…si sfilò il leggero abito di lino che indossava, sotto un costume da bagno rosso fuoco che metteva in risalto il suo bellissimo fisico e i suoi splendidi capelli neri come il carbone.

L’acqua bassa in cui entrò era calda come l’aria, solo dopo che si spinse al largo avvertì una piacevole sensazione di frescura.

S’immerse nella profondità dell’abisso di un turchino cupo, si rigirò sul dorso e resto così per un po’ lasciandosi trasportare alla deriva, ogni onda la cullava, le finiva sul viso, su gli occhi e la bocca con il loro liquido tepore.

Il vento la rinfrescava lentamente succhiandole via l’arsura dalla pelle che traspirava. Appagata tornò indietro, si rotolò ancora un po nell’acqua bassa vicino alla riva e finalmente rinfrescata uscì.

“Ahhh…che piacere, certo che questo posto è davvero fantastico, non pensavo che mi sarei trovata così bene” disse a bassa voce tra se e se.

Poi riprese il vestito e si riavvicinò al suo asciugamano posto non molto distante, si sdraiò e chiuse gli occhi cercando di immergersi nei rumori della natura, era un gioco che da bambina faceva spesso con la sua migliore amica, Lyra, chiudere gli occhi e descrivere ogni rumore che giungeva alle sue orecchie.

“Lyra…dolce amica mia, chissà dove sei ora…”, in quel momento, il ripensare al passato le fece trasalire al cuore una terribile malinconia di ciò che era stato e mai più sarà. Erano state amiche per poco tempo, dai 15 ai 16 anni, Lyra era più piccola di un anno ma in quel periodo erano diventate come due sorelle, sempre insieme, inseparabili.

Poi lei dovette partire con i suoi genitori, Kira non seppe nemmeno per dove, fu avvisata all’ultimo momento, proprio come per il nonno, era sempre l’ultima a sapere le cose e a perdere le persone più importanti.

Continuò il suo gioco, udiva di quando in quando l’aleggiare degli uccelli, il guizzare di un pesce e qualche soffio di vento più forte, ad un tratto sentì qualche parola, uno scalpiccio di piedi nudi che correvano sulla sabbia; qualcuno passando la scavalcò. Bambini e ragazzi della città che proprio come lei andavano alla ricerca di un po di fresco nell’acqua di quel meraviglioso e tranquillo mare.

Era ora di andare a casa, si tirò su ma il suo sguardo incrociò la figura di un ragazzo, sicuramente un atleta, bello, robusto e a quanto pareva anche un magnifico nuotatore, lo seguì con gli occhi, lo guardava mentre si allontanava verso il largo e dietro di lui la figura di un cane che lo cercava abbaiando forte e il ragazzo rispuntava molto lontano facendolo ammattire, gli schizzava l’acqua si azzuffava con lui.

Il sole era ormai basso, era trascorso molto tempo, nel rialzarsi Kira si liberò delle pietruzze e dei frammenti di conchiglia che le si erano appiccicati addosso, molto lentamente e tranquillamente rimise le sue cose a posto nella borsa, si rivestì e cominciò ad incamminarsi verso casa, ma prima di andarsene si girò di colpo ad assaporare ancora una volta la bellezza di quel paesaggio e si accorse che l’acqua, la spiaggia e i bambini erano cambiati, trascolorati, avvolti nell’ombra.

Il sole era definitivamente scomparso all’orizzonte.

 

Arrivata a casa Kira si infilò subito sotto la doccia, non aveva voglia di fare il bagno nella vasca, voleva fare in fretta perché una grande morsa allo stomaco le ricordò che non aveva pranzato e ora aveva una gran fame.

Finì in fretta e ancora con l’accappatoio addosso andò in cucina e infilò la faccia nel frigo in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Si fece un insalata, anche il suo stomaco brontolava e si lamentava per il caldo, che in casa, nonostante tutte le finestre fossero aperte si faceva sentire, e si sdraiò nel divano in salotto, una delle due stanze, insieme alla camera per gli ospiti, ancora da finire.

Accese il televisore, fece zapping tra un canale e l’altro alla ricerca di un programma interessante ma non trovò nulla, erano tutti discorsi politici, economici, altrimenti doveva sorbirsi una di quelle barbose soap che lei detestava per la loro eccessiva mielosità.

Di colpo si addormentò…

 

Era buio, di un nero intenso, color pece…sentiva dei passi in lontananza, l’eco di una voce la stava chiamando, sentiva freddo, un freddo pungente che quasi le tagliava la pelle, che cosa ci faceva li?

Una terribile ansia e un incredibile solitudine la assalì e cominciò in preda al panico a correre con tutte le su energie…

“Dove sei?? Ti prego rispondimi, dimmi dove sei!!!”

“Sono qui …”

Più correva più la voce diventava lontana, ad un tratto inciampò, cadde e rimase per terra, con gli occhi sgranati e delle lacrime cominciarono a rigarle il volto preso dalla disperazione di ciò che le stava accadendo…battè i pugni e ad un tratto gridò.

“Perché!!!”

 

“Perché, perché Thomas mi stai facendo questo?”

Kira riaprì gli occhi e si accorse di essersi addormentata davanti alla tv ancora accesa, dove ora stavano trasmettendo qualcosa di incredibilmente sdolcinato.

Si accorse di essere tutta sudata, ma non dal caldo, la sua era paura, le sensazioni del sogno le aveva provate seriamente, e ora che era sveglia riusciva a sentirle nella pelle, nell’agitazione del suo respiro e nel battito accelerato del suo cuore.

Faceva spesso sogni strani, ma ultimamente erano aumentati, Kira associò la cosa allo stress di tutti gli avvenimenti che nell’ultimo periodo le avevano sconvolto la vita…non ci badò più di tanto, salì le scale e andò ad infilarsi sotto il fresco lenzuolo del suo letto…rimase ancora qualche istante sveglia ad osservare il paesaggio notturno che le si presentava fuori della piccola finestra della stanza, forse per paura di riaddormentarsi e sognare di nuovo, ma poi alla fine Morfeo vinse e lei si lasciò cullare dalla dolce melodia del sonno…

 

Il tempo correva veloce e l’estate stava finendo, Kira lo notava sempre di più ammirando il paesaggio che ogni mattina le si presentava davanti mentre faceva la sua solita corsa…

Conosceva ormai quasi tutte le stradine della città perché ogni tanto ne imboccava una per vedere dove portasse, ma poi riprendeva sempre la strada principale.

I campi sportivi stavano cominciando ad affollarsi, la gente stava tornando dalle vacanze, di li a poco sarebbe ricominciata la scuola.

Ogni tanto si fermava sempre davanti al campo dove si allenava la nazionale, per riposare comunque sempre abbastanza distante da non disturbare.

Quella mattina però il campo era deserto, ma si fermò lo stesso e si sedette, sul prato aleggiava un profumo leggero, freddo e lievemente metallico, la mattina cominciava a farsi sentire la brezza dell’autunno che era alle porte ma le giornate erano ancora abbastanza tiepide e gli alberi ancora verdi.

Mentre era assorta nei suoi pensieri non si accorse che qualcuno da dietro le si stava avvicinando…

“Ehi, Ciao.”

Era una voce femminile, squillante, ma molto cordiale…Kira si voltò la testa per vedere chi fosse.

“Tu devi essere la misteriosa ragazza che ogni tanto si ferma a guardare la nazionale mentre si allena.”.

Ci volle qualche secondo perché Kira mettesse a fuoco la figura di chi aveva davanti, era alta più o meno quanto lei, snella e con un fisico perfetto, indossava un paio di pantaloni fusò aderenti color grigio fumo e un enorme t-shirt banca, ma si notavano ugualmente le lievi macchie di sudore, probabilmente anche lei aveva corso.

“Ciao.” Kira salutò indifferente quasi non avesse fatto caso a quello che la ragazza avesse detto.

Un sorriso la contraccambiò.

“Scusa, non volevo spaventarti.”

“Nessun problema, non mi hai spaventata, stavo solo riposando, è così bello qui.”.

“Già hai proprio ragione, posso?”

La ragazza indicò un posticino accanto a fianco a Kira e si sedette senza nemmeno aspettare la sua risposta alla domanda.

“Piacere mi chiamo Patty Gastby e sono un amica dei ragazzi della nazionale che tu di tanto in tanto osservi”.

Fece un enorme sorriso e offrì il palmo della sua mano in segno di saluto, Kira la strinse e contraccambiò.

“Io sono Kira.”

Da dietro gli alberi finalmente il sole spuntò, anche se quella mattina era un sole un po’ avaro, pallido, quasi fosse scontento di essersi levato.

“Allora, conosci qualcuno dei giocatori?”

“Chi io? No, assolutamente, io mi fermo qui di tanto in tanto per fare uno stacco tra una corsa e l’altra, per il calcio non ho alcun interesse”.

Patty si portò le ginocchia al petto e vi incrociò le braccia sopra poggiandovi la testa.

“Ah beh allora hanno tutti preso un granchio!” abbassò la testa del tutto affondandola nelle braccia e ad un tratto la sollevò tirò su all’indietro cominciando a ridere di gusto, era una risata solare, piena di gioia.

“Perché? Di che parli?” Kira osservava incuriosita la sua nuova interlocutrice che nel frattempo cercava di fermare le risa e premeva con le braccia conserte lo stomaco.

“Oh dio mio…scusa, ah-ah…mi spiace” cera ancora qualche traccia di risata nel suo parlare ma poi si calmò e riprese “vedi, tutti credevano che tu eri l’ammiratrice di uno di loro e hanno fatto a gara per intere settimane, come dei bambini, nel tentativo di scoprire chi era il tuo preferito! Se sapessero che non è così!” Ricominciò di nuovo a ridere, ma stavolta anche Kira la seguì, la sua risata divenne contagiosa.

Era davvero tanto tempo che Kira non rideva così di gusto, ne era quasi meravigliata, si era convinta di non saperlo più fare.

“Ti andrebbe di conoscerli e dirglielo di persona? Vorrei tanto vedere le loro facce quando lo scopriranno!”.

“Beh, ad essere sincera non so se mi va.” Kira tornò seria e la risposta uscì dalla sua bocca in modo molto triste, aveva riacquisito la sua malinconia.

“Perché no?” Patty sembrava stupita da quel rifiuto, non se lo aspettava, qualunque ragazza avrebbe fatto carte false per essere al posto suo, ma lei stava rifiutando l’invito.

“Beh, sai io sono qui da poco e devo ancora finire di mettere a posto la casa.”. Non poteva inventare scusa più stupida, la verità era che non voleva conoscere nessuno, non voleva più affezionarsi a nessuno, per paura di perdere di nuovo tutto.

“Ma dai, pensavo avessi qualche ragione più importante! Ti ho visto così seria, mi ha fatto spaventare…ti prego ti prego ti prego, vedrai che sono simpatici!”

Kira non seppe resistere a quelle suppliche in fondo così invitanti, il suo viso si fece serio per qualche istante, sospirò, sorrise e alla fine accettò.

“Va bene, d’accordo, ma non ti prometto niente.”.

“Evvai!!” Kira non riusciva però a capire il perché dell’insistenza di Patty, del perché volesse presentarle i giocatori e della sua così decisa cordialità nonostante l’avesse appena conosciuta.

“Allora facciamo così, tra qualche giorno in città ci sarà una festa al parco principale, sai tutti i ragazzi si riuniscono lì per dare l’addio alle vacanze, e lì ci saranno anche loro. Così te li presento.”

“Va bene, ma io come farò a trovarti?”

“Ah tranquilla, non devi preoccuparti, li si conoscono tutti e una figura nuova non passa di certo inosservata, soprattutto se è una ragazza carina come te!”

Kira arrossì a quel complimento, poi guardò l’orologio e pensò che forse era ora di andare a casa così si alzò e si spolverò i pantaloni nel tentativo di staccare i fili d’erba che si erano appiccicati. Anche Patty si alzò. “Beh Patty è stato un vero piacere, grazie della chiacchierata e dell’invito!”.

“Nessun problema. Allora ci vediamo alla festa!”.

“Ok Ciao!”

Kira si allontanò per l’ennesima volta da quel campo e riprese a correre nella direzione da dove ne era venuta, in mente cercava ancora di fare ordine e capire cosa le era appena successo, aveva accettato di andare ad una festa dove non conosceva nessuno sotto invito di una ragazza che conosceva da almeno un ora.

In fondo però forse ho fatto bene ad accettare, da quando sono qui non ho ancora conosciuto nessuno, magari incontrerò qualche mio compagno di scuola, chissà…ma si non è stata una cattiva idea!

 

La sera della festa si avvicinava e più ci pensava, più Kira era convinta di aver fatto bene ad accettare, aveva preso la cosa con entusiasmo.

Dovette però uscire ed andare a cercare qualcosa di carino da mettere, il suo guardaroba purtroppo non aveva niente di predisposto per una festa, erano tutti abiti molto sobri.

Quel pomeriggio il caldo si era finalmente placato, la città stava tornando a vivere e i negozi stavano riaprendo, non sapeva ancora cosa avrebbe scelto, ma voleva qualcosa di carino, voleva fare colpo, anche se di certo non sperava di farsi amici con il suo aspetto, anzi detestava essere osservata solo per la sua bellezza, però non le dispiaceva farsi carina per qualche occasione mondana del resto non erano molte quelle a cui aveva partecipato…

Girò diversi negozi, poi si fermò davanti ad un negozietto, la vetrina era allestita in modo molto semplice, forse fu proprio quello che la attirò, sul manichino notò un abito lungo di jeans con le spalline sottili, niente scollatura, l’abito terminava come una normale salopette, in linea retta con due taschine sul davanti. In abbinato c’era un bellissimo scialle bianco con delle roselline sulle punte ricamate sopra, ma…mentre osservava il vestito, come un flash improvviso, vide riflesso nella vetrina il volto di una persona che aveva già visto, ma che non sperava di rivedere…

“Ehi Philip guarda! Non sono carini?”

“Eh già sono davvero belli!”

Kira si girò e il cuore le balzò nel petto, lo sentiva battere più forte come se volesse uscire, lo vide, era proprio a qualche metro da lei che stava osservando due cuccioli di cane che erano in strada, ma non l’aveva notata, al contrario lei lo notò, si teneva mano nella mano con una ragazza un po’ più bassa di lui, capelli castani corti, un viso semplice…voleva chiamarlo, farsi notare…ma quando provò a pronunciare il suo nome le parole le morirono in gola…abbassò lo sguardo, e ci ripensò, entrò nel negozio per comprare il vestito…

Maledizione…perché non l’ho chiamato? Non c’era niente di male nel farlo, eppure non ci sono riuscita…e chi era quella ragazza?

“Signorina il suo resto!”

Kira era talmente assorta nei suoi pensieri che dimenticò sia il resto che di guardare davanti a sé…infatti…inciampò su un ciottolo della via mal messo e cadde, ma qualcuno con una gran prontezza di riflessi la prese in tempo…

“Ehi tutto bene??”

Kira che ancora non realizzava cosa stesse succedendo non alzò nemmeno lo sguardo per rispondere…

“Ah…mi scusi…i-io mi sono distratta.”

“Non ti devi scus…ehi ma aspetta un attimo, Kira?”

Quando sentì pronunciare il suo nome alzò finalmente il viso, divenne improvvisamente rossa e cercò subito di rialzarsi liberandosi dalla braccia di quel ragazzo…

“Ph-Philip…ciao.”

Non è possibile, capitano sempre tutte a me…ma proprio su di lui dovevo cadere?? E ora che faccio…che gli dico? e poi quella ragazza mi stà guardando…che imbarazzo…

“Scusa ma devo scappare, stavo andando di fretta!”

“Ehi asp…”

Philip non riuscì a finire la frase che Kira era già scomparsa dietro l’angolo…

“Chi era Philip?” la ragazza che era con lui sembrava molto incuriosita…

“Una ragazza che ho aiutato un po’ di tempo fa in strada perché aveva una gomma bucata.”.

“Sei sempre il solito altruista…”

“Beh sai com’è Jenny…tesoro mio…non potevo non aiutare una ragazza così carina!” Fece una piccola smorfia e cominciò a correre inseguito da Jenny “Fermati, ti faccio vedere io qualcosa di carino!!! Vieni qua!!”

 

Dietro l’angolo Kira era ancora appoggiata al muro, cercava di fare ordine di idee, era ancora emozionata e confusa per l’incontro di poco prima…si ricordava di lei, si portò una mano sul viso per fermare l’imbarazzo, probabilmente era tutta rossa…

Che mi stà capitando?…non era mai successo che mi emozionassi tanto per un ragazzo, non so niente di lui eppure mi basta vederlo perché mi faccia questo effetto! È incredibile!.

Poi finalmente si mosse e andò a casa…

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Capitolo 3.

 

Mancavano pochi giorni all’inizio della scuola e finalmente era arrivato il giorno della festa, quel pomeriggio Kira era decisamente agitata, passò l’intera giornata in casa e si dedicò agli ultimi dettagli, aveva cambiato idea, nella stanza per gli ospiti, visto che non aveva la mobilia necessaria, fece una specie di “santuario” del nonno. Vi aveva appeso tutti i suoi quadri e posizionato tutte i suoi strumenti per dipingere…voleva tenerlo presente nella sua vita come poteva visto che dal lato fisico sentiva un grande vuoto…rimase indaffarata per qualche ora… finalmente aveva tirato fuori tutti i quadri, visto che molti erano rimasti ancora nelle scatole, avevano però bisogno di una bella spolverata.

Nel pulirne uno notò che dietro la tela era scritta una data “22 agosto 1982”, era la sua data di nascita, girò il quadro e l’immagine dipinta era il porto di un piccolo villaggio, non gli diede importanza e continuò il suo lavoro.

Poi si fece sera e così andò a farsi un bel bagno.

Quando ebbe finito indossò l’accappatoio e diede una semplice passata con un asciugamano sui capelli, l’ambiente era ancora impregnato di tante, minuscole goccioline di vapore… poi andò in camera sua e tirò fuori il vestito comprato qualche giorno prima che era rimasto ancora nel sacchetto del negozio…senza indossarlo lo mise davanti a se per avere una vaga idea di come le stava, prima di indossarlo si sarebbe dovuta asciugare, e così fece…

Andò davanti allo specchio per vedere come le stava, a pennello, era soddisfatta…aveva raggiunto la sua linea dopo anni di sacrifici perché da piccola era stata parecchio paffuta ma dopo le ultime prese in giro aveva deciso di cambiare e dimagrire. Era alta 1, 70 circa, il suo viso delicato era accentuato soprattutto dal fatto che avesse i capelli neri come il manto di una pantera e due bellissimi occhi verde smeraldo.

Si considerava una bella ragazza, sapeva di esserlo ma di certo non ne aveva mai fatto un vanto, anzi, lo detestava.

Poi andò nell’armadio a rovistare tra mille oggetti e prese una scatola da scarpe impolverata con su scritto “mamma”, quello era l’unico oggetto che le appartenesse e glielo aveva dato il nonno quando aveva fatto 18 anni, tirò fuori un paio di scarpe nere con il tacco e la chiusura a laccio sulla caviglia, le uniche eleganti che avesse…era perfetta, ora mancava solo il tocco finale, il trucco.

Andò a ripescare la sua trusse, riposta nella cassettiera pensando di non doverla usare, non era sua abitudine truccarsi, ma per quella occasione fece un eccezione…

Mise un chiarissimo ombretto verde che sfumò insieme ad un po di bianco, niente rossetto però, non le piaceva molto metterlo…

Era finalmente pronta per uscire, mise le ultime cose nella borsetta e chiuse dietro di se la porta di casa.

Per la prima volta Kira vedeva Fujisawa di sera, la definiva una città magica, piena di serenità e vita…mentre camminava per la strada in direzione del parco osservava l’ambiente notturno che le si presentava davanti, notò moltissimi gruppi di ragazzi in giro e pensò che il parco non fosse l’unico punto di incontro per festeggiare, sempre se festeggiare era il termine adatto…

Il cielo stellato era bellissimo e si vedeva chiaramente anche perché l’illuminazione stradale non era molto alta come in tante altre città dove la volta celeste con le sue luminose figlie era a malapena visibile.

Giunse finalmente all’entrata dove un enorme striscione, con su scritto “Arrivederci Estate” dava il benvenuto a chiunque entrasse…c’era davvero tanta gente e si sentiva un po’ spaesata, non conosceva nessuno, ma tanti l’avevano già notata, sentiva benissimo i commenti degli altri.

“Ehi, ma quella chi è? La conosci?”

“No, non l’ho mai vista, però è carina!”

Non era abituata a quell’atmosfera così andò alla ricerca di un posto tranquillo dove poter stare fino all’arrivo di Patty, non era di certo nelle sue idee andarla a cercare, tanto le aveva detto che l’avrebbe sicuramente notata…trovò un angolino nascosto da alte siepi dove c’era una panchina isolata rispetto alle altre posta proprio di fronte al mare, rimase ad osservare quel paesaggio incantata, era bellissimo ammirare come il riflesso della luna accarezzava le lievi increspature del mare create dal un dolce venticello, sembrava irreale…

Poi ad un tratto sentì una voce che la chiamava…

“Kira? Kira dove sei??” era Patty, l’aveva riconosciuta ma lei preferì non parlare voleva essere trovata, del resto si sentiva già abbastanza in imbarazzo nell’udire il suo nome urlato ai quattro venti.

Che vergogna…non può proprio evitare di urlare…benedetta ragazza!

“Ah-a ti ho trovata!!”

“Ciao Patty.”

“Ehi che è quella faccia?? Ti ho invitato qui per farti conoscere un po di gente e farti divertire!” Patty si avvicinò sempre di più e la prese per un braccio “Forza su che ti devo presentare agli altri!”, la tirò con forza e cominciò a farsi spazio tra la gente a gran spintoni.

“Ehi Patty, stai attenta così mi farai cadere!!”

Detto, fatto…inciampò, ma come al solito qualcuno la raccolse in tempo…

“Kira, ti diverti tanto a cadere e farti raccogliere?”

Non è possibile…

“P-Philip…” (che strano^^;;;; nd Yuki_83) intorno a lei si era creato un silenzio imbarazzante, teneva la testa bassa per paura che le si potesse vedere il colore che le sue guance avevano assunto in quel momento. Poi finalmente la tensione fu superata…

“Ehh, voi due vi conoscete??” Patty osservava incredula, del resto Le era stato detto che non conosceva nessuno perché era appena arrivata in città…

“Beh Patty io non pensavo tu lo conoscessi…”

Intanto gli altri guardavano la scena incuriositi e Bruce si avvicinò a Holly per parlargli in un orecchio…

“Hai visto Holly, Philip conosce la misteriosa ragazza!”

“Già, a quanto sembra.”

“Secondo te perché ci ha mentito??”

“Non lo so ma secondo me avrà avuto i suoi motivi.”

Kira era diventata rossa come al solito…si stava vergognando della figuraccia appena fatta, non solo non sapeva che anche Philip ci sarebbe stato ma gli era caduta ancora addosso…

Peggio di così che può capitarmi?

 

“Allora che mi sono persa?” Patty era sempre più incuriosita sul fatto che i due si conoscessero…

“Beh, ecco vedi…” le parole le si bloccavano in bocca, non riusciva a dare una spiegazione plausibile ma per fortuna Philip andò in suo aiuto… “Ci siamo conosciuti per caso, lei aveva una gomma a terra e così io l’ho aiutata, tutto qui!”.

Ma Patty non era l’unica persona desiderosa di risposte, anche qualcun altro fece delle domande…

“Però Philip perché non ci hai detto che la conoscevi? Noi per settimane ci siamo chiesti chi fosse…”

La voce di un altro ragazzo si fece avanti e lui si fece spazio tra i suoi compagni per arrivare davanti all’amico…Kira finalmente alzò la testa incuriosita da quella domanda, era un bel ragazzo dai lineamenti delicati, sembrava un bambino…alto, capelli castano chiaro corti e una bellissima voce, rimase affascinata da quella figura così “soave” e pulita, le sembrava molto semplice.

“Dai Tom, non ti ci mettere anche tu…” Philip guardò l’amico con aria supplichevole, del resto anche Jenny stava osservando la scena da dietro e probabilmente anche lei aspettava una risposta a quella domanda tanto più che Philip era in difficoltà non perché non voleva rispondere, ma perché non sapeva cosa rispondere.

Cercò di divincolarsi dalla situazione come meglio poteva…”E poi scusa, era così divertente sentire Bruce che si faceva mille castelli in aria su chi potesse essere” si girò, guardò l’amico e tutti si misero a ridere.

“Ma perché centro sempre io…” Bruce abbassò la testa e le spalle in segno di rassegnazione alle prese in giro dei compagni.

“Allora dopo le spiegazioni, passiamo alle presentazioni…” Patty era entusiasta dei “suoi” ragazzi e ogni volta che doveva presentarli a qualcuno lo faceva con grande enfasi e si riempiva la bocca di mille complimenti per ognuno…

“Prima di tutti il mio Holly!”

“Il tuo Holly?”

“Già, il capitano della squadra, nonché mio fidanzato!”, Patty tirò per un braccio uno dei ragazzi di fronte a lei, che dall’imbarazzo aveva due guance rosse stampate sul suo volto e grattandosi la testa intervenne prima di subire una delle esplosioni di eccitazione di Patty…”Non farci caso ti prego, lei è sempre molto esuberante…piacere Oliver Hutton.”

“L’avevo notato…piacere mio Holly, giusto? È così che ti ho sentito chiamare poco fa, io sono Kira.”

“Si esatto, tutti gli amici mi chiamano così, solo Mark di quando in quando mi chiama per cognome, ma dov’è finito??? Era qui un secondo fa.”si guardò un po intorno alla ricerca del nuovo nominato “Ah eccolo li, come al solito intento a bere con Benji, certo che quei due sono incorreggibili…”

Kira guardò nella direzione indicata da Holly e al banco delle bibite vide due figure stagliarsi sulle altre, erano due ragazzi con un fisico impressionante, marmoreo, messo in risalto dalle magliette attillate che entrambi indossavano.

“Quello che vedi con il cappellino è Benji Price e quel ragazzo dall’aria scontrosa, ma in fondo un buon amico è Mark Lenders.”

“Benji Price? Il famoso SGGK??”

“Conosci anche lui?”

“No affatto, è che la fama di alcuni di voi hanno raggiunto anche la città dove vivevo prima, Urawa.”

“Ok, continuiamo…” Holly fece una carrellata di tutti i ragazzi della squadra, Julian, Eddy, Paul, Sandy, Bruce, Huma…insomma c’erano proprio tutti ma poi presentò anche qualcuno che con la squadra centrava solo da un certo punto di vista “queste sono Amy, che è la ragazza di Julian, Jenny, che è la ragazza di Philip e l’ultima è…ma insomma dov’è finita?? Com’è che tutti stasera si divertono a sparire??”

“Tranquillo Holly…sono qui, e poi non c’è bisogno di presentazioni, io e Kira ci conosciamo già, vero?”

Kira non credeva alle sue orecchie, una voce incredibilmente famigliare, di qualcuno che conosceva e che ora era dietro di lei, le fece tornare, in una frazione di secondo, in mente tanti ricordi…

 

“Ehi Kira guarda!” la ragazza si accucciò sul prato come se avesse trovato un tesoro, la sua voce era piena di entusiasmo “due quadrifogli , non sono belli?” li raccolse e uno lo porse in mano all’amica che era accucciata proprio di fronte a lei “questi saranno i nostri portafortuna, finché li avremo con noi un giorno ci rincontreremo, noi saremo amiche per sempre.”

“Vero, per sempre…”

 

…Amiche per sempre…

Quella frase aveva cominciato a rimbombarle in testa come se fosse incisa su un disco che si era incantato…

…Amiche per sempre…Lyra, la mia dolce “sorellina”, il mio portafortuna, quanto mi sei mancata…

Finalmente si decise a girarsi e davanti a se trovò una Lyra non molto diversa da come l’aveva lasciata, solo aveva i capelli più corti e adesso portava anche gli occhiali, ma per il resto era sempre uguale, il viso dai lineamenti delicati, il suo bellissimo nasino alla francese, gli occhi azzurri, ma non era il solito azzurro, era speciale, tendente al blu…un blu profondo. I capelli erano biondi e per quanto riguarda il fisico, beh, Lyra era sempre stata una bellissima ragazza anche da quel lato. Indossava un paio di jeans grigio scuri che terminavano a zampa e una magliettina bianca smanicata con la chiusura dietro il collo.

“…Lyra…” era la serata delle sorprese e delle emozioni, guardava l’amica come se avesse appena visto un angelo scendere dal cielo, quasi incantata…

“Beh, almeno dopo tre anni che non ci vediamo il mio nome non te lo sei dimenticato…”

“E come avrei potuto…eri l’amica più cara che avessi mai avuto…” finalmente riuscì a sbloccare dentro di se la forte emozione che stava provando nel rivederla, rimasero entrambe qualche secondo in silenzio, mentre tutti gli altri, curiosi di sapere come si sarebbe svolta la scena preferirono non disturbarle, poi finalmente si abbracciarono e a Kira scese una lacrima…aveva appena ritrovato qualcuno…

 

“Allora, sono curiosa chi è il tuo ragazzo?”

Le due amiche si erano allontanate dal gruppo, erano andate dove poco prima Kira era seduta ad aspettare Patty, avevano molte cose da dirsi, l’essersi ritrovate era stato così inaspettato.

Stavano bevendo del analcolico alla frutta, preso poco prima, Lyra era assolta nei suoi pensieri e stava facendo girare il ghiaccio nel suo bicchiere, lo osservava sciogliersi pian piano e diventare un tutt’uno con il contenuto…erano arrivate le undici e la serata era diventata sicuramente più tranquilla, adesso al centro della piazzetta principale stavano suonando della musica lenta e un mucchio di coppiette stavano ballando abbracciate.

Il gruppo che suonava, che era di una delle scuole di Fujisawa, non stava suonando una canzone d’amore, o quasi, però era ricca di sentimenti…

“Eh…che hai detto?” La canzone finita Lyra sembrava essersi risvegliata da un sonno profondo…

“Che hai Lyra? Mi sembri distratta…perché non sei a ballare con lui ora?” Kira notava molta solitudine negli occhi dell’amica che fino a qualche secondo prima sembrava essersi isolata dal mondo interno…

“Lui chi?”

“Come lui chi? Il tuo ragazzo…mi hanno detto che ne hai uno, giusto?”

“Ah…Eddy. Perché non mi va…” bevve ancora un po dal suo bicchiere.

“Lyra che cos’hai? Sai che di me puoi fidarti…”

“Si lo so non preoccuparti” la guardò e le sorrise poi continuò “Hai sentito la canzone di prima?”

“Si ma che centra?”

“Mi ha fatto tornare in mente tante cose, ricordi che vorrei cancellare ma non ci riesco però adesso voglio dirti una cosa”.

“Dimmi Lyra ti ascolto”, così l’amica continuò, “Quando andai via da Urawa tre anni fa non ti dissi niente della mia partenza perché non volevo che ti preoccupassi per me…e…” pianse, così lentamente scesero le lacrime che poteva tenere gli occhi aperti, era un pianto dolce anche se di sfogo, la vista era un po confusa e ogni tanto singhiozzava ma poi riprese il suo discorso “…fu perché morì mio padre, lui era originario di Fujisawa e aveva espresso il desiderio di poter essere sepolto qui, vicino alla sua famiglia, così venimmo qua a vivere per potergli stare vicino anche dopo la morte… ” Lyra stava osservano la luna, che pallida e impassibile avrebbe continuato il suo corso senza seguire le modificazioni della vita di ognuno, ed era invidiosa di lei… “Vedi…prendi per esempio la luna, pare correre nel cielo rapida come il meccanismo di un orologio che si vuole rimettere in movimento dopo aver frugato nel più profondo della nostra anima, riprende tutt’a un tratto a funzionare vertiginosamente e le lancette girano sul quadrante, come stregate. La vita è breve e senza costrizioni ho continuato a vivere in cerca di un po di felicità comunque adesso stò bene, sai…ho gli amici, l’amore e ora come per miracolo ho ritrovato te…quasi non mi sembra vero.”

“Lyra…io non ho parole per quello che mi hai appena detto…solo mi dispiace…”

“Sai l’ultimo giorno che rimase in vita, verso il tramonto, mentre ero accanto al suo letto mi sembrò di vedere la morte accanto a me, pensai e riflettei sul mio passato senza trovare un perché…” prese il bicchiere che un istante prima aveva poggiato sulla ringhiera e lo lanciò al vento poi parlò ancora…”sarà meglio che vada da Eddy, sarà preoccupato per me, grazie di tutto amica mia, ti voglio bene.” Detto questo se ne andò in silenzio sparì nella folla come se fosse stata inghiottita…

Lyra…amica mia, quanto avrei voluto esserti accanto, io non potevo immaginare che tu soffrissi così tanto, e che soffri ancora…so cosa stai provando, il dover colmare un vuoto infinito lasciato da qualcuno che si ama non è cosa facile.

Qualcuno da dietro le si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse e le posò una mano sulla spalla… “Come va? Ti stai divertendo?”

“Ciao, sei Benji giusto?”

“Si esatto, prima non ci hanno presentato, tu sei?”

“Kira, piacere.” Si strinsero la mano.

Davanti a lei c’era un ragazzo bellissimo, dal fisico scultoreo, era perfetto- o così sembrava-, si tolse il cappellino e la fioca luce della luna si rifletté subito sui suoi grandi occhi neri, nascosti prima dalla visiera…si incantò a guardare quello sguardo così intenso e misterioso, però pieno di sicurezza, avrebbe voluto perdercisi dentro per dimenticare i pensieri di qualche attimo prima…

“Allora, hai già fatto amicizia con qualcuno? Logicamente a parte i miei compagni di squadra…”

“No non ancora, non so quali siano i miei compagni di scuola.”

“Se magari mi dici la scuola ti dico se conosco qualcuno o se un buon ambiente”.

“Andrò alla Nankatsu, la conosci?”

“Beh, si è quella dove andiamo io Tom, Holly, Bruce, Paul, Ted e Mason. Gli altri non sono di questa città o comunque non frequentano la nostra stessa scuola.”

“Come mai allora hanno convocato la nazionale se tra poco anche loro dovranno ricominciare?” Kira fece quella domanda perché tra i nomi elencati prima non c’era quello di Philip e voleva sapere qualcosa di più…

“Beh vedi, fra un paio di giorni dovremo fare un amichevole contro la formazione europea composta dei migliori giocatori juniores di quel continente quindi ci siamo allenati tutta l’estate per essere preparati, ma poi ricomincerà il campionato nazionale giapponese e saremo di nuovo uno contro l’altro…”.

“Ho capito…” rimasero un po in silenzio dato che il loro discorso sembrava essere volto al termine e lei guardò l’orologio, le ore erano passate terribilmente in fretta e non aveva più molta voglia di restare li, del resto la festa stava anche finendo e notò che anche Philip se n’era andato…senza salutarla…era terribilmente triste, i sentimenti per quel ragazzo si facevano sentire ogni giorno di più e lei non riusciva a bloccarli.

Il suo cuore, all’impazzata, le ripeteva sempre che non doveva rinunciarci, voleva sentire su di se l’inebriante dolcezza che le provocava quello sguardo, quell’immensa emozione che le dava la sua voce, desiderava stringerlo e sentirlo a contatto con la propria pelle…ma c’era un'altra…e questo la rendeva terribilmente triste…

“Benji è stato un piacere ma io ora devo andare…”

“Tanto sarei andato anche io, vuoi che ti dia uno strappo in macchina?”

“No ti ringrazio davvero tanto, ma abito a due passi e poi mi va di camminare, la serata è stupenda e non fa nemmeno freddo.”

Entrambi volsero lo sguardo al cielo…

“Hai ragione è una bellissima serata. Allora ciao, ci si vede!”

Si salutarono e Kira si riavviò verso casa, grazie allo scialle non sentiva freddo, camminava lentamente a braccia conserte e ogni tanto tirava il naso in su osservando quel magico mondo stellato che sin da piccola l’aveva incantata, aveva addirittura una mappa stellare e conosceva a memoria tutte le costellazioni, passò di nuovo davanti agli stessi locali dell’andata ma arrivata all’incrocio con la via che portava a casa non svoltò…continuò dritta e si diresse verso la spiaggia…

La strada era deserta, un forte silenzio occupava lo spazio…le piaceva il silenzio, le dava modo di riflettere, su tante cose…era stata una serata sicuramente particolare, l’aver rincontrato Lyra l’aveva riempita così si gioia ma allo stesso tempo di così tanta tristezza nei confronti dell’amica da poco ritrovata…non credeva possibile di come il destino potesse essere così crudele sempre con le persone migliori, Kira odiava i cambiamenti e aveva sempre una gran paura di doverne subire uno prima o poi, di vedere tutte le sue certezze crollare…

Arrivò finalmente alla spiaggia, adesso il silenzio era stato rimpiazzato dal suono delle onde che si infrangevano sulla riva…una dopo l’altra, si tolse le scarpe e andò a mettere i piedi nell’acqua e chiuse per qualche istante gli occhi nel tentativo di godersi fino in fondo quel piacevole momento ma subito qualcosa la interruppe…

“Guarda chi c’è…non sapevo che a qualcun altro piacesse la spiaggia di sera…”

Kira si voltò, ma subito non riuscì a distinguere la figura, sicuramente maschile che le si stava avvicinando, fece un po di fatica, ma quando lui fu più chiaramente sotto il fioco riflesso lunare vide che era Philip…il cuore le saltò improvvisamente in gola, mai avrebbe pensato di ritrovarlo proprio li…

“E tu che ci fai qui?”

“Ah scusa non sapevo la spiaggia fosse tua?”

Lei sorrise al modo in cui la guardò in quell’istante… “Hai ragione, scusa…= ;non lo è”.

“Figurati, comunque mi piace venire qui la notte, è tutto così tranquillo e silenzioso…e tu invece?”

“Non lo so, al momento di dover andare a casa ho preferito tirare dritto e venire qui, non ho una motivazione specifica, solo mi andava…”

“Allora ti va di fare quattro passi?”

Fa che non sia un sogno ti prego…perché se fosse così non vorrei svegliarmi mai più…

“Ok…”

Cominciarono a passeggiare sulla riva, era un atmosfera perfetta per due innamorati, ma loro non lo erano, o per lo meno solo lei…si sentiva terribilmente in imbarazzo, probabilmente era l’unica volta in cui non voleva affatto sentirsi circondata da quel silenzio così assordante… Però poi fu sempre lui finalmente a prendere la parola…

“Ti trovi bene qui?” Ma che razza di domanda le ho fatto?? Philip che ti succede, perché questa ragazza riesce a farti sentire così strano…come mai prima d’ora? Ho voglia di…abbracciarla e sentire il suo calore…ma sarebbe sbagliato…

“Si, grazie, è una città bellissima e la gente è molto cordiale…Io invece ho saputo che tu non sei di qua…”

“Già, chi è stato lo spione? È vero io sono di Hokkaido, adesso sono in albergo con alcuni miei compagni ospite della federazione calcio”.

“Quindi poi te ne andrai…”

Tra i due però tornò quello straziante silenzio…

“Senti” “Ascolta” i due parlarono insieme…

“No dai prima tu” “No dimmi pure” e ancora…

“Ok, con calma…io volevo solo chiederti se ti andrebbe di accompagnarmi fino a casa, adesso è davvero tardi e bisogna che rientro…”

Perché vuoi che tutto finisca? Non sei abbastanza contenta di stare qui con lui…forse no…non ancora…manca qualcosa, lo sento…c’è qualcosa che non va, se solo quella Jenny non esistesse…

“Va bene ti accompagno se ti fa piacere”.

Così i due si incamminarono e per strada cercarono di tirare fuori qualche frase sensata per occupare il tempo rimasto da consumare insieme, non ci volle molto per arrivare e quando Kira fu davanti al cancelletto, stava per infilare la chiave ma lui la bloccò per un braccio…

“Ti rivedrò ancora?”

Non credeva alle sue orecchie, voleva rivederla, mai come in quell’istante avrebbe voluto diventare un tutt’uno con i suoi pensieri, per capire cosa gli stava passando per la testa…se c’era lei…

“Se lo vorrai…sai dove trovarmi…” Kira palpitò un attimo, ebbe come un momento di dejà-vu…quella frase l’aveva già sentita da qualche parte…

“Tra un paio di giorni…” lui cominciò una frase che però finì lei “ci sarà la vostra partita lo so, Benji me ne ha parlato alla festa…” intanto lui le lasciò il braccio, quel lieve contatto, in quell’istante li aveva resi così infiniti…”Verrai?” le chiese…”Ci sarò” rispose, lui sorrise e se ne andò avvolgendosi nell’ombra della notte che adesso custodiva un segreto grande come il mare e prezioso come i sogni, l’amore…

Salendo le scalette di casa, premette il tasto della luce per vedere la fessura della porta e qualcosa la colpì…il piccolo alberello, che quando era arrivata era tutto secco adesso aveva un germoglio, nonostante non fosse la stagione…Kira sorrise ed entrò…

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4.

 

Era arrivato il giorno della partita tra la nazionale giovanile giapponese e quella europea, Kira avrebbe visto per la prima volta i suoi nuovi amici giocare, soprattutto Philip che l’aveva invitata. Si erano rivisti dopo quella notte sulla spiaggia…al campo durante gli allenamenti, le aveva detto l’orario e dove si sarebbe svolta la partita.

Per fortuna avrebbero giocato di pomeriggio, così lei quella mattina si alzò abbastanza presto per andare a fare una corsa, mancavano solo due giorni all’inizio della scuola e non avrebbe più potuto farlo, così ne approfittò…aprì la finestra per controllare com’era il tempo.

La notte prima aveva piovuto, l’aria era umida, impregnata dell’odore dell’erba però adesso c’era il sole che pallido, tipicamente autunnale si sforzava di riscaldare tutto, faceva un po freddo, del resto la nuova stagione era ormai alle porte.

Così tirò fuori una tuta un po più pesante, prese anche una fascia da mettere in testa e un piccolo asciugamano al collo, era pronta per le sue due ore di sport…

Quando uscì venne subito investita dalla freschezza dell’aria mattutina e si fermò un attimo sulla soglia ad assaporarne la piacevole sensazione…poi finalmente partì. Ormai conosceva davvero bene la città, ogni sua piccola parte, anche se del resto restava sempre attaccata al suo solito percorso perché passava davanti ai campi da calcio, ma per una volta non lo seguì, ad un tratto decise di girare.

Invece di passare dall’alto del piazzale fece il giro dal basso, non c’era una ragione ben precisa, quella parte della città era ancora addormentata e in strada c’era un gran silenzio solo ogni tanto passava una macchina…si sentiva incredibilmente energica e aveva una corsa abbastanza sostenuta rispetto alle altre volte…lei sapeva bene da dove venisse quella carica, mai avuta prima, voleva rivedere Philip, si era innamorata di lui, voleva far correre il tempo insieme a lei in modo da far si che arrivasse prima il pomeriggio…

Che sciocca che sono, mi sento come una bambina felice di aver ricevuto un nuovo giocattolo tutto suo, solo che io ora provo, invece, un nuovo sentimento verso qualcuno che mio non è…e forse non lo sarà mai…sembra strano ma da quando sono qui mi sento una persona nuova, sarà dovuto a lui? Mi sono sempre relegata in me stessa impedendo agli altri di avvicinarsi ma sento che con loro sarà diverso…

Kira, assorta nei suoi pensieri, non si accorse che non correva più, adesso stava camminando, era giunta in una via dove dominava la villa che aveva visto il primo giorno che aveva iniziato a conoscere la città, era la prima volta che ci passava davanti.

Si fermò proprio di fronte al cancello principale, e con una mano toccò le sbarre di ferro che, gelide, chiudevano dietro di se un enorme giardino, era bellissimo, così grande e per lei così irraggiungibile…però intorno a quella maestosità lei avvertiva un insolita tristezza, un aria di solitudine aleggiava in tutto ciò che la circondava…

“Chissà chi ci abita?”…

Restò a guardarla ancora un po’, quasi incantata, poi fece per andarsene ma qualcuno attirò la sua attenzione…guardando bene al di là delle sbarre notò uscire qualcuno dalla porta di casa, qualcuno la cui figura non le era nuova, strinse un po di più gli occhi e finalmente riconobbe il ragazzo…era Benji.

“Benji? Lui abita qui? Però…beato lui…”

Continuava a fissarlo tanto che non si accorse che anche lui stava facendo lo stesso e la salutò alzando il braccio.

Quando lo vide Kira si sentì terribilmente in imbarazzo, probabilmente aveva tutte le guance rosse, e tra se e sé pensò che fosse fortunata a non essere vista da lui in quel momento…ma si sbagliava, rialzò gli occhi e vide che si stava dirigendo verso lei, a passo tranquillo.

Preferì fare finta di niente e in silenzio cercò di andarsene, ma appena voltò le spalle al cancello lei lo sentì aprirsi dietro di se, e richiudersi.

Si voltò e vide la figura di Benji allontanarsi lentamente…non l’aveva nemmeno calcolata, come se non fosse esistita o non si trovasse lì in quel momento. Eppure un attimo prima l’aveva salutata.

Non capì il perché di quel gesto però si sentiva offesa, insomma anche se non erano ottimi amici, si conoscevano e avrebbe almeno potuto salutarla, ma nemmeno questo fece.

Però nemmeno io l’ho salutato…pensò…forse ha fatto bene ad evitarmi del resto io ho fatto lo stesso con lui.

Continuava a fissarlo mentre camminava lungo la via, ma ad un tratto lo vide fermarsi. Lo vide girarsi. Lo vide guardarla.

“Che fai, non vieni?”.

Rimase spiazzata da quella domanda, si era sbagliata. Eccome. Adesso la stava aspettando per andare…

“Dove?” chiese incuriosita.

“Non so, dove vuoi basta che corriamo perché io ho bisogno di un po di allenamento prima di oggi pomeriggio”.

Fu una risposta fredda e distaccata, le dava di nuovo le spalle mentre parlava, come se quello che avesse appena detto gli fosse uscito dalla bocca per educazione…

Non ci fece caso, decise, testarda com’era, di lasciarlo perdere e continuare ad ignorarlo. Proprio come poco prima.

Riprese la sua corsa ma subito notò che Benji era dietro di lei e la stava raggiungendo, si mise a correre più forte perché non voleva che accadesse, non voleva dargliela vinta.

Si voltò di nuovo a controllare che lui fosse ancora lì, a seguirla, ma non c’era più, improvvisamente la strada era deserta e lei sola. Sempre sola.

Non ci pensò.

Arrivò finalmente alla spiaggia, si tolse le scarpe e i calzini, tirò un po su i pantaloni e andò a bagnarsi i piedi sulla riva.

Sentì una piacevolissima sensazione di freschezza che penetrava nella pelle, del resto per tenere testa a Benji aveva fatto un grande sforzo e ora sentiva le gambe leggermente doloranti.

Ma ad un tratto non sentì più solo i piedi bagnati…

“Ehi! Ma che diav…” il viso completamente inzuppato d’acqua. Cercò di asciugarsi gli occhi per vedere chi fosse il fautore di quello stupido scherzo.

“Benji?!? Ma dico, ti sei bevuto il cervello??”.

Lui non rispose, quasi non curante di quello che aveva appena fatto, di averla offesa ancora. Rimase zitto e Kira non calcolò nemmeno il periodo di tempo in cui i due rimasero a fissarsi, poi lei prese il coraggio a quattro mani e lo schizzò a sua volta, una, due, tre volte. Presa, forse, anche da un po’ di rabbia. Adesso era lui ad essere zuppo, e lei provava decisamente una certa soddisfazione.

“Finalmente ti sei decisa a reagire!”.

Reagire? Stava aspettando che io gli rispondessi??

“Certo che sei un tipo strano!”.

“Ah si?” Benji cominciò a schizzarle l’acqua, adesso entrambi stavano rispondendo alle loro provocazioni.

La “lotta” durò qualche minuto, ma erano visibilmente stanchi, infatti entrambi ansimavano.

Con il fiato che le restava fu di nuovo Kira a parlare per prima “mi ripeto, sei davvero strano!”.

Lui la guardò, rise e finalmente rispose.

“Però! Ne hai di resistenza! Beh mi spiace ma io ora devo andare!”.

Lei non fece nemmeno in tempo a replicare che lui già se n’era andato. Lei urlò una parola che nessuno sentì, nemmeno lui probabilmente, si perse nel vuoto infinito dell’aria. “Grazie”.

 

Che sciocca, perché l’ho ringraziato? Del resto non ha fatto niente di così particolare, se non di farmi divertire.

Già, era proprio per questo che l’aveva ringraziato. Per averle regalato un po di felicità.

Adesso era sola, a casa, nel suo guscio…lì nessuno avrebbe potuto intaccarla, farle del male o ferirla.

Mangiò qualcosa tra un pensiero e l’altro, mancava davvero poco alla partita e si sentiva terribilmente inquieta.

Dopo quel giorno non l’avrebbe forse più rivisto. Si pentì di aver fatto correre il tempo con lei…

Provò a distrarsi, ma non ci riuscì e presa dall’ansia si vestì con le prime cose che le capitarono sotto mano e decise di andare al campo.

Non correva, ma il suo passo accelerato, quasi procedesse per forza d’inerzia, la condusse velocemente nel luogo e al momento tanto attesi.

Gli spalti erano già quasi pieni nonostante mancasse poco più di mezz’ora dall’inizio.

Vide un posticino in un angolo e decise di andarsi a sedere là, di non farsi notare.

Guardò un po’ la folla di ragazzine urlanti per i loro idoli, poi una voce si fece più forte tra tutte le altre… “Forza Holly! Andiamo ragazzi dovete vincere!!”.

Nonostante fosse minuta, Patty, riusciva sempre a farsi notare in qualsiasi modo e in quell’occasione urlare era il migliore.

Kira sorrise alla vista di quella scenetta.

Notò anche Lyra lì vicino, seduta proprio accanto a Jenny. Fu per questo che decise di non chiamarla, di farle sapere che era lì.

Accanto a lei sedeva la sua rivale, non avrebbe sopportato vedere brillare gli occhi di un’altra ragazza per Philip. Il “suo” Philip. Era invidiosa. Terribilmente.

Le squadre si schierarono in campo…lo vide.

Il suo cuore sussultò per un momento.

Per un momento lo sentì vivo, capace di provare emozioni sconosciute alla ragione.

Rimase incantata, con lo sguardo incollato su di lui per tutto l’incontro.

Fu una partita avvincente. Le squadre si equivalsero per tecnica, passione e abilità, però la scena per la nazionale giapponese fu sempre la stessa. Vinsero.

Kira aveva seguito l’incontro senza essere coinvolta, era l’unica a rimanere in silenzio, anche quando ci fu il gol di Philip lei rimase immobile, come stregata da quegli attimi.

L’incontro ormai era finito da qualche minuto e sugli spalti non c’era più nessuno. Il campo, deserto.

Poi finalmente si rese conto di quell’assordante silenzio, come risvegliata da un sogno, lentamente si alzò e abbandonò il suo posto.

Diede un occhiata all’orologio perché il tempo, per l’ennesima volta, le era sfuggito di mano. Birichino e imprevedibile.

Adesso era terribilmente triste, odiava le ore che imperterrite proseguivano il loro corso costanti, ma che sembravano galoppare quando invece dovevano rallentare. Se ne andò amareggiata.

Appena fuori dallo stadio qualcuno le si pose davanti, a qualche passo di distanza.

Era una ragazza, probabilmente della sua età e le stava sorridendo.

“Tu sei Kira?”

“Beh, si sono io, ci conosciamo?”

“Oh no no, io…io devo solo consegnarti questo!”.

Le diede un piccolo biglietto, lo guardò per un attimo ma quando risollevò lo sguardo la ragazza stava andando via.

“Hey! Dimmi almeno chi lo manda!”

“E’ scritto nel biglietto!!”.

Se ne andò di corsa, forse per evitare le insistenti domande che aleggiavano nel cervello di Kira e che non avevano trovato uscita dalla sua mente.

Aprì il biglietto e rimase meravigliata, i suoi occhi erano sgranati, quasi increduli per quello che aveva appena letto.

 

 

Stasera, un ultima volta.

Ti aspetto alla spiaggia, alle 22.

Philip.

 

Per tutto il tragitto di ritorno non distolse gli occhi da quel foglio, come se non volesse credere a ciò che vi era scritto sopra.

Non è possibile, non è possibile.

Continuava a ripeterlo dentro di se, aveva paura, era terrorizzata che tutto fosse un sogno. I suoi non si erano mai avverati. Perché proprio ora?.

 

Troppe emozioni in pochissimo tempo…non ci era abituata.

Erano solo le sei del pomeriggio e c’era ancora tempo per il suo incontro…doveva assolutamente calmarsi, il cuore le batteva fortissimo.

Stringeva sul cuore quel pezzettino di carta così insignificante. Per lei così prezioso…

Aveva mille pensieri in testa e non sapeva come comportarsi. Aveva paura…di quell’incontro…

Un ultima volta…

 

Ma mentre Kira pensava a Philip qualcosa stava accadendo. A chilometri di distanza…

“Arrivederci e grazie! Buona giornata!”

Reiko…

“Fiu…anche per oggi è andata, abbiamo lavorato molto, vero Willy?”

“Già! È stata un’ottima giornata direi. Ora chiudiamo e andiamo a casa!”

 Andò nel retrobottega a cambiarsi, era molto stanca. Il negozietto di erboristeria che da poco aveva aperto in città, Ocean falls, stava procedendo bene e ne era soddisfatta.

Una volta cambiata lasciò a Willyams il compito di chiudere il negozio e si diresse verso casa…

Stava scendendo la sera, il paesaggio era bellissimo, tutto così tranquillo e incredibilmente romantico…

Soffiava un venticello leggero e Reiko prima di tornare a casa decise di andare sulla collina a godersi il tramonto. Attraversò il piccolo boschetto che portava a quel luogo così magico, lei la chiamava la sua “collinetta” ma in realtà era una scogliera a strapiombo sul mare.

Il cielo ora era un miscuglio di arancione, rosa e azzurro…sembrava il paesaggio di un dipinto. Proprio questo le venne in mente…un dipinto.

Lo teneva in casa, più precisamente in camera sua, un regalo di una persona molto speciale…

Lentamente con una mano tolse le piccole ciocche dei lunghi capelli rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da un vento dolce e delicato che la accarezzava da ogni parte, appoggiata con la schiena a quell’albero ascoltava il fruscio delle foglie secche che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.

Completamente assorta nei suoi pensieri non si accorse che il sole ormai era tramontato, rimasero solo le sfumature nel cielo, lo notò solo osservando la sua ombra che lentamente si spostava verso est, allora alzò gli occhi verso l’orizzonte e mosse qualche passo in avanti verso quel magnifico paesaggio…

 

“…E andando nel solo che abbaglia

Sentire con triste meraviglia, com’è tutta la vita

E il suo travaglio, in questo seguitare una muraglia

Che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”

 

“Hai mai sentito questa strofa?” disse lei senza nemmeno voltarsi.

“No…” una voce da dietro rispose con tono basso e dolce.

“E’ di un poeta italiano, il mio preferito…” lei chiuse gli occhi e sorrise, solo allora si voltò, lui non era vicino a lei, solo qualche passo più indietro, ma la stava guardando, si stavano guardando…i loro sguardi erano uniti da un sottile filo invisibile e si capivano senza proferire parola, solo gli occhi…

“Parto domani, torno in Giappone…” le disse continuando a guardarla.

Ad un tratto lui si voltò per andarsene.

“Tornerai da me?” chiese lei, il vento raccolse una lacrima dai suoi occhi e la cullò fino alla spalla di lui che non rispose alla sua domanda ma continuò a camminare…

“Aspetta…”lui allora si fermò…

“Se vorrai tornare da me, io sarò qui ad aspettarti…”

Lui però continuò a non rispondere e se ne andò tra il fischio del vento e il fruscio delle foglie, mischiando la sua ombra a quella degli alberi…

Quando se ne andò Reiko decise di tornare a casa, ormai era tardi…e non poteva più fermarlo…

Arrivata davanti alla soglia noto che sulle scale del portico era rimasto incastrato un giornale. Lo prese.

Prima di entrare in casa gli diede un occhiata e in prima pagina c’era una notizia che la sconvolse…

 

Il grande Pittore Zeng Kan Fang è morto all’ospedale di Urawa pochi giorni fa. La notizia è stata resa nota solo ora dal legale del famoso artista. Tutti lo ricordiamo per i splendidi quadri che fece in onore della cultura indiana. Al mondo mancherà una grande persona.

Girano voci che l’unica erede dell’enorme patrimonio di Zeng andrà alla nipote Kira Fang.”

 

“Ma di quando è questo giornale? Vediamo…”

Chiuse il giornale per controllare la data in prima pagina…

“12 giugno…caspita sono passati più di tre mesi…Beh, ora che Zeng è morto credo sia venuto il momento di andare a fare una visitina a Kira…”

Reiko rientrò in casa…

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

 

Non è amore,

L’amor che muta,

Se in mutare imbatte,

Oh no è faro

Che per sempre è fisso

E guarda alle bufere,

E non dà crollo…

Allora

Proprio

Almeno credo

Ahimè

Pegassa…

Chissà perché ci sto pensando ora…seduta qui, con in mano la mia umile speranza, con i miei sogni, che accesi come le stelle, aspettano che un giorno qualcuno li raccolga…

Non era per noi due soli…tutti, ci sono proprio tutti…anche lei…perché? Perché non me ne sono andata appena ho visto ciò che avevo davanti?.

Inutilmente mi sono aggrappata a quel biglietto, a quella frase…”Un ultima volta”, mi sono fidata e ho sbagliato di nuovo.

Mi da la nausea andare là da loro che, seduti a qualche metro di distanza, festeggiano la vittoria inconsapevoli del mio dolore, del mio amore…

Perché Philip mi hai fatto questo? Il tuo era un semplice invito a stare con VOI per un ultima volta, non con te. Dio solo sa quanto fa male dover stare qui seduta, con la mia bottiglia di birra in mano, e guardarti…non toccarti…nemmeno bere alcool mi da soddisfazione né mi aiuta a dimenticarti, non posso.

Ti stò guardando. Tu No. Ti vedo sorridere, lei è lì con te. Siete seduti davanti al fuoco a cantare e scherzare. Anche Lyra è li con voi…è cambiata…prima sarebbe corsa qui da me almeno per chiedermi come stavo…ora non più. Non esisto. Eppure sento freddo…

 

“Ehi…Kira, va tutto bene?”

Girò appena il volto per vedere chi era riuscita, con la sua solitudine, ad attirare li con lei…

“Julian…giusto?”

“Già, sono io…”

Si sedette accanto a lei.

“Và tutto bene? Perché stai qui da sola? Philip ti ha invitata perché tu stessi con noi…”

Ma che vuoi…che pretendi di sapere? Come puoi anche solo immaginare la rabbia che sto provando proprio ora? Ora che hai sottolineato il fatto che mi ha invitata per un motivo molto più futile rispetto a quello che io, come una scema, speravo…Che stupida che sono, sto piangendo…

“Beh…se per “va tutto bene” intendi soffrire, piangere e stare male…si direi di si!”

La sua fu una risposta carica di gelosia, di rabbia, di odio. Stava fissando Julian alla ricerca di un po di compassione, di conforto. Voleva essere stretta, rassicurata. Voleva sentirsi dire che le volevano bene, voleva sentirsi amata. Semplicemente voleva.

“Scusa…” chinò la testa tra le gambe.

“Non ti devi scusare…avrai i tuoi motivi per sentirti così. Se vuoi me ne vado…”.

Di nuovo sola…

“No ti prego…resta…”. Julian vide nei suoi occhi una sconfinata tristezza, pensò che chiunque si sarebbe perso nel suo sguardo in quel momento…

“Ti va di parlarne?”

“Non mi va di rovinarti la serata con i miei problemi…non è il caso”.

“Se te l’ho chiesto è perché mi farebbe piacere ascoltarti… e magari dopo aver parlato ti sentirai meglio…”.

“Già…chissà…”

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sicuramente meravigliata che qualcuno, inconsciamente, abbia risposto alla sua richiesta d’aiuto.

“Vorrei tanto essere un bambino per poter ancor giocare perché tanto c'è sempre tempo, tempo d'imparare. Vorrei essere un bambino per ridere e scherzare e prendere a calci le lattine. Vorrei essere un bambino per poter non esser niente e illudermi un giorno di essere qualcosa. Vorrei essere un bambino per riavere il tempo smarrito, allungare insieme il cammino e dire al cuore : - Non sei finito! - e per illudermi che un giorno anch'io sarei…ecco cosa vorrei…e non credo che tu possa aiutarmi…”

“Non so cosa ti affligga ora ma…posso capire cosa stai provando. Anche io fino a qualche tempo fa pensavo di essere perduto, di non avere più nulla in cui credere.”

“E come mai?”

“Vedi purtroppo soffro di una malformazione al cuore che mi impedisce di essere nella migliore forma fisica. C’è stato un periodo in cui stavo veramente male. Pensavo di morire. Poi un giorno vidi Oliver in tv che giocava in Brasile, era riuscito a realizzare il suo sogno. Non si è mai arreso. Nessuna difficoltà lo ha mai fermato, nemmeno l’amore.”

Si girarono per un istante verso Holly che teneva teneramente Patty abbracciata a se. Si cullavano nelle loro carezze…

“E questo cosa centra con la tua malattia?”

“Beh, mi sono detto…Julian, se ce l’ha fatta lui perché non puoi farcela anche tu? Decisi che la malattia non mi avrebbe fermato. Dovevo tentare…e ora eccomi qua! Se non fosse per Holly tanti di noi non ci sarebbero…ha sempre saputo tenerci uniti, è il nostro capitano. Lui da armonia alla squadra, è un ottimo amico e una persona stupenda, tutti gli devono qualcosa.”

Cos’è questa stretta al cuore che sento? Compassione…gelosia…non lo so…però ho paura…

“Ti ammiro sai…”.

Julian la osservò meravigliato, ma le sorrise. Aveva capito.

Kira nell’osservare quel sorriso capì che ciò che le aveva raccontato era vero. Il sorriso di Julian era…sincero, che porta con se voglia di vivere.

“E io che pensavo che i miei problemi fossero gravi…in confronto ai tuoi non sono che una goccia nell’oceano:”

“Io direi che tocca a te confidarmi qualcosa, giusto?”

raccolse una pietra, era fredda. Gelida. Leggermente umida e odorava di sale. La strofinò un po tra le dita, poi la tirò con forza in acqua.

“Sai, la verità è che io non so cosa è giusto e cosa no…da quando sono qui ho cambiato completamente vita, amici. Ho fatto nuove esperienze, e ho scoperto una cosa nuova…l’amore fa volare i sensi. Ma senso non ne ha mai.”

Nella dire quella frase inconsciamente Kira volse lo sguardo verso Philip. I suoi occhi erano ancora languidi e le lacrime, come fossero indipendenti, cominciarono a ricadere sul suo volto. In quel breve istante di tempo Julian l’aveva vista…probabilmente  aveva anche capito.

“Ti vuole bene”.

“Uh?”

“Hai capito benissimo! Sia ciò che ho detto, sia a chi mi riferivo. Ora però fammi un favore.”

Si alzò in piedi e dalla tasca posteriore dei pantaloni tirò fuori un pacchetto di fazzoletti e gliene porse uno.

“Asciugati quelle lacrime, vedrai che tutto si aggiusterà. Ora basta piangere, non vorrai mica rovinarmi la serata, vero??”.

Le strappò un sorriso…

Poi insieme si diressero verso il falò e presero posto con gli altri.

Nonostante fosse diverso tempo che li conosceva si sentiva comunque un estranea all’interno del gruppo. Loro così uniti. Lei così sola.

Tom stava suonando la chitarra ma ad un tratto si fermò.

“Ehi Kira! La sai suonare?”

“Si perché?”

“Dai ora tocca a te! Deliziaci…”

“Si dai suona qualcosa!”.

Glielo chiesero tutti.

Per fortuna sapeva suonare, e bene. Come sapeva fare tante altre cose, tenute nascoste dentro di se con la paura che il mostrarle l’avrebbero resa troppo umana. Fragile.

 

E il sole infine scelse di non scaldare più

La notte scese e cominciò il più gelido inverno

È la più triste verità che chi ha già visto il sole sa

La luce artificiale ormai non lo scalderà

 

Sarai di me

L’eterna ferita

Dovunque andrò continuerai a sfiorarmi la vita

Come lacrime dentro lacrime

Sembravamo Persempre

 

Quando il buio dileguò anche l’ultimo dubbio

La luna allora s’inclinò e con se spense il sogno

Che ad un tratto perse la sua via

E chi ha già visto il sole sa

Che lascia dentro il freddo e la follia

Che non finirà

 

Sarò di te

L’eterna ferita

Dovunque andrai continuerò a sfiorarti la vita

Come lacrime sciolte in lacrime

Sembravamo Persempre

Ora è logico ti difenderai anche nelle distanze

Qui io non avrò pace

E non voglio i perché se ho bisogno di te

 

Persempre ancora tante volte ed altre quante ancora

Mi scoprirò fragile

Sarà violento esistere

Senza di te

 

Sarà per noi la stessa ferita

Dovunque andrai dovunque andrò

Non avremo una scusa

Le mie lacrime le tue lacrime

Sciolte dentro un istante

Io non smetterò di cercarti mai

Ieri adesso e Persempre

Sarà per noi l’eterna ferita

Ora è logico ti difenderò

Quando il sole rinascerà

Io non avrò pace

Finchè resterai dentro di me.

 

Tutto si era fermato. Solo il mare faceva sentire la sua presenza con l’infrangersi delle onde sulla riva.

La voce di Kira, melodica e incantante, aveva fatto rimanere tutti a bocca aperta. Un sottile velo rosso di vergogna le si era posato sulle guance. Ridiede la chitarra a Tom.

“Mi spiace ma io vado. Grazie per la bella serata siete stati gentili ad invitarmi.”

“Vuoi che ti accompagno?”.

“No Benji. Ti ringrazio ma preferisco fare quattro passi da sola.”

Fece un ultimo sorriso al gruppo. Si alzò. Se ne andò in silenzio ma i suoi pensieri, rumorosi, le davano quasi il mal di testa.

Finalmente sono andata via…non avrei sopportato quella situazione ancora per molto. Non capisco perché debbano succedere sempre tutte a me! Proprio io dovevo innamorarmi di qualcuno già fidanzato? Philip perché?...

Come un onda i suoi pensieri si propagarono fino alla spiaggia, dove qualcuno la stava pensando…

 

Kira mi spiace…i-io ho sbagliato. Ora non so come rimediare.

Philip si era allontanato dal gruppo lasciando Jenny con gli altri davanti al fuoco. Si era recato dove poco prima c’erano Kira e Julian.

Proprio quest’ultimo lo raggiunse.

“Amico mio che ti succede? Non è da te comportarti così…”

“Lo so Julian, ma ti prego. Nessuna predica! Credo di essere già abbastanza incazzato con me stesso dopo stasera.”

“Perché non le sei andato dietro?”

“Me sei matto! E come avrei fatto con Jenny? Che le avrei raccontato? Che forse…”

“Forse?...”

“Che forse non la amo più e che sono interessato a Kira?”

“Perché no? Perché continuarle a mentire? Non è giusto, per nessuno.”

“Ho paura Julian. Paura di me stesso. Mi trovo a dover affrontare una situazione completamente nuova, che mi ha preso alla sprovvista e ora non so come comportarmi.”

“Philip ormai ti conosco da troppi anni e so che sarai in grado di prendere la decisione giusta per tutti.”

“Lo spero…”

“Devi solo seguire il tuo cuore!”

“Già! Proprio lui che è più indeciso di me! Lui che non sa se continuare a restare legato a Jenny che ama da quasi tre anni o se abbandonarsi alle piacevoli sensazioni che gli procura la semplice vicinanza di Kira.”

“Ti ho già detto come la penso. Ora tocca a te. Credo che qualunque scelta tu faccia noi ti saremo sempre vicini. Soprattutto io.”

“Grazie”.

“Un ultima cosa Philip. Poni a te stesso questa domanda: “Che senso ha continuare ad amare qualcuno per dovere o per rispetto?”.

I due quella sera non tornarono più sull’argomento. Cercarono di finire la serata nella maniera più normale possibile cercando di non dare niente ad intendere a nessuno…consapevoli però che di li a poco qualcuno avrebbe sofferto e forse non solo Jenny…

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Capitolo 6.

 

Odio i treni, odio gli addii, odio tutto ciò che circonda l’idea di un “non ritorno”, odio me stessa per non averlo rincorso, per non averlo fermato, per non avergli parlato…insomma per tutti i “non” e i divieti che mi sono imposta questa mattina. Ho osservato da distante, come un angelo custode mentre, passo dopo passo, si avvicinava alla banchina del treno e mentre, con aria, credo, malinconica volgeva lo sguardo verso il mio…Adesso sono qui, in camera mia, a fissare quell’orrendo vuoto che il mio soffitto accoglie, che mi sovrasta e che i miei pensieri non riescono nemmeno ad intaccare.

Mi sento come se avessi perso una parte vitale del mio corpo, il cuore, che batte per forza d’inerzia, ogni tanto sussulta istanti di dolore come se percepisse ciò che sto provando, come se anche lui, impotente di fronte alla sua partenza, avesse perso qualcosa…o meglio…qualcuno.

Erano passate poche ore dalla partenza di Philip e Kira non riusciva ancora a darsi una spiegazione plausibile per il suo comportamento, avrebbe rimpianto per molto quegli istanti interminabili che non utilizzò neanche per dirgli “Ciao”.

E come ogni volta non avrebbe mai perdonato se stessa per non aver impedito a qualcuno di lasciarla sola…

Il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola e sperava che almeno i libri le avrebbero fatto dimenticare…che almeno l’impegnarsi totalmente in qualcosa che le piaceva l’avrebbe riportata a quella realtà razionale dove Philip non era presente, dove al suo fianco non c’era lei, ma Jenny.

Dimenticare era l’unica cosa che potesse fare per poi un giorno, forse, sentirsi meglio…

Il telefono squillò e bulicamente si alzò per andare a rispondere.

“Pronto?”

“Kira! Ciao sono Lyra, come va?”

“Non molto bene, perché che vuoi?”

“Ah…scusa se ti ho disturbato…”

“No! Lyra aspetta! Ti prego scusami, io sono solo un po stanca…dimmi pure.”

“Beh io volevo chiederti se oggi ti andava di trascorrere l’ultimo giorno di libertà insieme, non abbiamo avuto molto tempo per parlare da quando sei arrivata e volevo rimediare!”

Ci pensò un po su e forse svagarsi non era una cattiva idea, magari ricordare gli anni passati con Lyra le avrebbe fatto bene…

“Ok, a che ora ci vediamo?”

“Passo a prenderti io dopo pranzo! A dopo!”

Riattaccò con la stessa mancanza di voglia con la quale aveva risposto e tornò a sdraiarsi, ma questa volta sul divano, le sembrava un impresa impossibile anche risalire le scale.

Con il cuscino stretto nel petto si sfogò, fece uscire tutta la tristezza che aveva dentro per un amore non corrisposto e condizionato da eventi che non era riuscita a modificare…forse per una forma di impotenza verso il destino, che crudele le stava affibiando tutto quel dolore, forse perché aveva paura di non essere corrisposta e questo più di tutto la faceva star male…

 

“Dai Forza! Dammi l’altra mano!”

“Non ci riesco, non posso!”

“Coraggio amore so che puoi farcela, ti prego alza il braccio…”

Quel vuoto sotto i piedi eri terrificante, tanto quanto lo era la sensazione che stava provando, ora, mentre la sua vita dipendeva da una stretta di mano, mentre la paura si era impadronita di lei e le impediva ogni movimento, solo lui avrebbe potuto salvarla…

“Dai coraggio!Non riesco più a tenerti!”

“Ci sto provando, ma non ci riesco!”

Quella fu l’ultima frase…per paura di non riuscire…

“Noooo!!!!”

 

Kira si svegliò di soprassalto e qualcuno stava bussando alla porta con forza…

“Kira ci sei??? Rispondi!!”

Si alzò e andò ad aprire.

“Grazie al cielo! Ma che è successo?? Ti ho sentita urlare!”

“Niente Lyra…mi sono addormentata sul divano e ho avuto un incubo, tutto qui!”

“Ma stai bene?”

“Si, si tranquilla!”

“Allora forza, vai a cambiarti io ti aspetto qui!”

Mentre lei si vestiva Lyra fece un rapido giro del piano inferiore, osservò ogni stanza ma non si soffermò sui particolari, tranne che per il salotto…qualcosa l’aveva colpita, un oggetto appartenente alla sua amica che non aveva mai visto…era una foto.

La prese in mano per osservarla meglio, raffigurava una bellissima donna alta, capelli neri come la pece, un viso bellissimo che si incontra difficilmente, ma un aria terribilmente triste…teneva in braccio un “fagottino”, o per meglio dire, un frugoletto.

Stranamente la foto era strappata sul lato sinistro…

“Quella sono io.”

Kira entrò all’improvviso nella stanza e si avvicinò all’amica.

“Questa è l’unica foto che ho di lei…di mia madre intendo.”

“E chi te l’ha data?”

“Il nonno, mi disse che venne scattata poco tempo prima che morisse…”

“E come mai è strappata?”

“Non lo so, non ho mai avuto risposta a questa domanda se non, “è vecchia!”, e io mi sono sempre accontentata”.

“Allora siamo pronte?”

“Ok possiamo andare!”.

 

Uscirono di casa ma quando Lyra fece gesto di voler entrare in macchina…

“Non possiamo fare un giro a piedi? Ho voglia di fare quattro passi.”

“Per me è lo stesso, come vuoi!”

“Grazie!”

“Posso lasciarla qui la macchina?”

“Certo, il parcheggio è mio.”

“Ah si signorina…il parcheggio è suo!”

“E dai non prendermi in giro!”

Scherzarono e a Kira sembrò così bello poter ridere di nuovo insieme a lei…le mancava.

“Allora…novità?”

Stavano passeggiando per la via principale, in direzione dei campi, anche se principalmente a scegliere la strada era Kira, quasi attirata da quei luoghi dove, solo qualche giorno prima, aveva visto Philip.

“Beh novità in particolare nessuna. Sto passando un periodo abbastanza tranquillo dopo la morte del nonno.”

“Ah già…mi spiace di non esserci stata, so bene quanto hai sofferto.”

“Lascia stare, è passata…”

Si sedettero su una panchina di pietra li vicino.

Lì, sedute l’una di fronte all’altra, rimasero in silenzio qualche istante e Kira si vergognava di guardare negli occhi l’amica, che con il semplice sguardo era in grado di capirla e quindi avrebbe scoperto che in realtà poche cose andavano davvero bene.

Lyra non doveva sapere dei suoi sentimenti per Philip, non perché lei non volesse dirglieli ma del resto il suo ragazzo era un suo compagno di squadra e se solo la voce si fosse sparsa non se lo sarebbe perdonato…

Eppure aveva voglia di sfogarsi, non riusciva a tenere tutto dentro, per ora l’unico che era riuscito a capirla era stato Julian, la sera alla spiaggia, e sapeva di potersi fidare di lui…

Nel ripensare a quella sera le venne un sorriso spontaneo sulle labbra e Lyra se ne accorse…

“Come si chiama?”

“Uh?! Chi?”

“Hai capito dai! Di chi ti sei presa una bella cotta?”

“Io??!! No, no stai sbagliando!!”

“Ah si? Allora perché sei diventata rossa?”

“Non è vero!”.

In effetti era proprio così, i suoi pensieri l’avevano tradita e ora doveva trovare un modo per evadere da quel discorso che avrebbe preferito evitare…qualcuno ascoltò i suoi pensieri perché proprio in quel momento Tom, che era in macchina insieme a Benji e Holly, si fermò davanti alla panchina.

“Heilà ragazze!”

“Ciao Tom!” Kira era al quanto contenta che capitasse proprio in quel momento…

“Che fate?”

“Secondo te?”

“Niente, ho capito, pungente come al solito eh Lyra?”

“Con te sempre!”.

A quella risposta Kira non diede molta importanza, ma si chiese perché i due nel parlarsi utilizzassero quel tono così di scherno, quasi l’avessero fatto apposta a parlarsi così.

“Kira ti va di venire con noi?”

“Dove?”

“Andiamo a prendere Mark all’aeroporto, torna oggi”

“Perché, dove era?”

“Dai monta, ti spiego strada facendo!”

“Lyra?” si girò verso l’amica.

“Vai pure, io non vengo, non mi va di rovinarmi la giornata!” guardò Tom con uno sguardo di rabbia e a Kira cominciarono ad arrivare in mente strani pensieri su quello che potesse essere successo tra i due…

“Sicura che non ti spiace?” del resto si sentiva in colpa nell’andare via, ma sapeva che se fosse rimasta la loro conversazione sarebbe andata avanti e volevo evitarlo…così salì in macchina.

Tom si allontanò in fretta e Kira non fece domande per le frasi poco prima pronunciate verso l’amica, preferì restare in silenzio, del resto non erano cose che la riguardavano.

“”Da quanto vi conoscete?”, Benji non sopportava di stare zitto quando si trattava di dover fare viaggi lunghi in macchina.

“Io e Lyra? Qualche anno, abitavamo nella stessa città, solo che poi ci siamo perse di vista perché lei si è trasferita, è stata una sorpresa ritrovarla qui!”

“Già…”

“Allora Kira, come ti trovi qui?” anche Holly si unì alla conversazione.

“Beh di certo non è stato facile ambientarmi, però ora qui ci stò bene.”

Holly le sorrise dolcemente, un sorriso che stupì Kira, era amichevole, molto…e si sentì in imbarazzo, all’improvviso cominciò a pensare sul perché fosse veramente salita in macchina.

Fu un viaggio abbastanza piacevole anche se per la maggior parte del tempo Kira fu molto taciturna, avvolta nei suoi pensieri osservava il paesaggio che veloce scorreva al di là del finestrino, ogni tanto dava anche uno sguardo in macchina, più precisamente nello specchietto retrovisore, dove i suoi occhi incontravano spesso quelli di Benji che la guardava spesso…ma lei come al solito non diede molta importanza alla cosa.

“Eccoci arrivati finalmente.”

Per fortuna trovarono subito parcheggio davanti all’entrata.

Scesero tutti insieme e si diressero verso l’uscita del volo dal quale Mark sarebbe spuntato.

Kira rimase un attimo in disparte, e Benji le si avvicinò…

“Hei, che hai?”

“Chi io? Niente…”

“Davvero? Mi sei sembrata, così assente in macchina.”

“Davvero?! Tranquillo non ho nulla, credimi!”

“Sarà…ma ricorda, sei hai bisogno di parlare io ci sono.”

“Ti ringrazio!”.

Finalmente arrivo l’aereo, per la seconda volta i pensieri di Kira erano salvi e non avrebbe dovuto preoccuparsi stavolta di riprendere la conversazione perché sarebbero stati tutti impegnati a tempestare Mark di mille domande sul suo viaggio.

“Mark! Siamo qui!”

“Ah Eccovi, pensavo ve ne foste dimenticati!”

“Bella fiducia che ci dai!”

“Benji…quando mai mi sono fidato di te? il fatto che stiamo in squadra insieme non vuol dire che arriviamo a questi punti di fiducia!”

Ci risero sopra e a Kira sembrò molto bello che dei ragazzi fossero così legati da un gran rapporto di amicizia.

“E tu chi sei?”

“Ehm…sono Kira Fang, piacere.”

Al sentire quel nome Mark si stupì e Kira si accorse della sua reazione, inspiegabile da un certo punto di vista, insomma sembrava che quasi si fosse spaventato nel sentire “Kira Fang”.

“Non ricordi?”

“Dovrei?”

“Ci siamo conosciuti la sera della festa al parco, a dire la verità non ci hanno proprio presentati, tu stavi bevendo qualcosa al tavolo con Benji.”

“Che strano eh Mark?!”

“Price! Ti ricordo che c’eri anche tu con me!”

“Come stà Reiko, Mark?” Holly cercò di fuorviare le battute di scherno tra i due, sicuro che prima o poi, conoscendoli, sarebbero sfociate in una lite.

All’improvviso Lenders tirò un occhiataccia all’amico, come a fargli capire che non doveva pronunciare assolutamente quel nome, ma lui non capì e così fu costretto a rispondere.

“Bene, GRAZIE!” detto appositamente con un tono più severo per far interrompere la conversazione, ma a quanto pare non ci riuscì affatto perché Tom tirò fuori qualcosa che Mark avrebbe preferito evitare…

“Ehi! Un momento, che coincidenza!”

“Cosa?” Kira guardò l’amico insospettita da quella sua esclamazione così improvvisa.

“Kira! Tu e Reiko avete lo stesso cognome!”

“E scusa, chi sarebbe Reiko?”

“Una nostra amica! E il discorso è chiuso!”

“Ehi Mark, che ti prende? Ti vergogni di dire la verità? Che Reiko è la tua ragazza??”

“Price!!!”

“Ok ok la smetto…”.

Salirono tutti in macchina e non venne più proferita parola sull’argomento vista la reazione di Mark, preferirono parlare di come era andata l’amichevole e della partenza degli altri, ma Kira con la mente non riusciva a non pensare a quello che Tom aveva detto poco prima…

“Che coincidenza! Lo stesso cognome!”…già che coincidenza, però io non so ancora chi sia lei, chissà magari parlandone con Benji verrò a sapere qualcosina di più, sono molto curiosa di avere notizie su questa ragazza della quale Mark, a quanto sembra, in mia presenza non vuol parlarne…

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Premessa: /me si scusa per come ha descritto e descriverà la vita scolastica giapponese ma sono completamente ignorante in materia^^

Premessa: /me si scusa per come ha descritto e descriverà la vita scolastica giapponese ma sono completamente ignorante in materia^^

 

Capitolo 7

 

Le sette del mattino…la sveglia suonò all’improvviso.

Kira la spense con una non-voglia incredibile di alzarsi, ma sarebbe stato il primo giorno di scuola e doveva farlo.

Mamma mia com’è volato il tempo, sono già tre mesi che sono qui pensò tra sé e sé, scese in cucina e cercò di mandare giù qualcosa nonostante il suo stomaco ultimamente rifiutasse spesso il cibo, ma avrebbe dovuto mangiare qualcosa altrimenti le poche forze che aveva l’avrebbero abbandonata e di certo non voleva svenire il primo giorno di scuola di fronte ai suoi nuovi compagni di classe.

Finita la colazione tornò in camera e si tolse la camicia da notte.

Diede un occhiata al suo fisico davanti allo specchio, perfetto come sempre, ma sembrava un po’ sciupato rispetto alle altre volte che si era guardata. Si era lasciata andare negli ultimi tempi, ma non volle più continuare così e promise a se stessa che si sarebbe ripresa, figuriamoci se per un ragazzo mi devo ridurre in uno stato pietoso, non intendo affatto continuare così, forza Kira lo studio ti aspetta!

Tirò fuori dall’armadio la divisa scolastica, era molto carina, blu scuro il colore, nessun fiocco o cravattino da portare sul davanti, solo la giacca e la gonna che però lei considerava leggermente pomposa, insomma non era come quelle che si vedono di solito, dritte e a pieghe, ma un pochino più rigonfia, era comunque d’obbligo metterla e la indossò, sotto una camicetta bianca a maniche corte.

Quella mattina non faceva nemmeno freddo e cominciò a spuntare il solito sole pallido, tipicamente autunnale, che tentava di riscaldare gli ambienti che i suoi raggi andavano a colpire.

Prese la cartella e uscì, il suo sguardo fu attirato dall’alberello che stava crescendo nel suo giardino e che quando era arrivata non era che un ramoscello rinsecchito, “strano” pensò, sembrava somigliarle, le foglie erano cresciute e in altezza si era sicuramente alzato rispetto a prima, ma sembrava che stesse sentendo l’arrivo della stagione fredda perché era decisamente più “abbattuto” di prima…

Chiuse la porta dietro di se e si avviò verso scuola, nel tragitto vide come la città stava lentamente cambiando adattandosi alla stagione, niente più tavoli esterni nei locali, niente più bei vasi di fiori che davano un’aria più “accesa” all’ambiente, come se tutto facesse parte della natura e insieme a lei si stesse trasformando. C’era anche molta più gente in giro a quell’ora, le mamme accompagnavano i figli più piccoli all’asilo e qualcuno portava in giro il proprio cane per la passeggiata mattutina.

Attraversò la strada per spostarsi sul lato sinistro dove ad un quarto d’ora di distanza si trovava la scuola. Arrivata dall’altro lato qualcuno la chiamò…

“Ehi Kira! Aspettami!”.

Non riconobbe subito il ragazzo che stava al di là della strada in attesa del semaforo verde per poter passare, poi capì chi era.

Bruce!!”

Lo salutò alzando il braccio e lo incitò a fare alla svelta perché si sarebbe fatto tardi.

Finalmente poté passare e raggiunse l’amica.

“Allora? Nervosa?”

“Per la scuola? No affatto, se solo penso che in teoria io avrei già finito però mi viene la rabbia!”

“Non dirlo a me, anche io non dovrei più andarci solo che l’anno scorso non sono passato e ora eccomi qua!”

“E chi altro non è passato?” Kira pensò che se non era passato lui non l’avevano fatto nemmeno gli altri perché ricordava bene quello che le aveva detto Benji alla festa…

 

Andrò alla Nankatsu, la conosci?”

“Beh, si è quella dove andiamo io Tom, Holly, Bruce, Paul, Ted e Mason. Gli altri non sono di questa città o comunque non frequentano la nostra stessa scuola.”

“Beh tu prometti di non ridere?”

“No lo giuro, ma siete così tanti?”

Ma che tanti! Magari!! Solo io e Benji siamo rimasti a scuola!”

“Solo voi due??!! E come mai lui mi ha detto che c’erano anche degli altri?”

Benji si vergogna di dire che è stato rimandato, solo che lui è più fortunato, non è successo perché non è intelligente o non ha voglia di studiare come me ma perché l’anno scorso è stato in Germania e così per il troppo periodo di assenza hanno deciso di fargli ripete la classe.”.

“Ah capisco…aspetta che lo vedo e glielo insegno io a dire le bugie!”

Che hai detto?”

“Niente, niente, sarà meglio allungare il passo ora o faremo tardi!” Kira cominciò a correre.

E-ehi Kira aspettami!!!!Bruce inciampò e cadde prendendo una brutta facciata sull’asfalto e da lontano Kira, che aveva seguito tutta la scena, stava ridendo perché lo trovava buffo.

“Brava, brava ridi delle disgrazie altrui! Ohi che male…”

“Coraggio Bruce alzati!”

Benji spuntò da dietro e porse un braccio all’amico che era ancora in terra a massaggiarsi il volto per il colpo ricevuto.

I due si incamminarono verso l’amica.

Bruce ha ragione, Kira che fai prendi in giro i più deboli?”

“Ehi io non sono debole!”

“Già infatti non sai nemmeno camminare!”

I tre risero insieme e nel frattempo erano arrivati davanti al cancello della scuola.

Perché mi hai detto una bugia?”

Che differenza fa? Tanto lo avresti scoperto lo stesso prima o poi…e soprattutto secondo te io posso ricordarmi cosa ti ho detto esattamente quella sera dopo tutto quello che avevo bevuto con Mark??”

“No, non credo, ma non per questo sei perdonato!!

Ok, ok ma datti una calmata! Mi spiace, va bene così?”

Kira annui e senza salutarlo si catapultò all’interno della scuola alla ricerca della sua classe, guardò i tabelloni appesi nell’atrio…

A quanto pare siamo anche in classe insieme.”

“Già, dovrò sopportare la tua faccia ogni singola mattina in cui io sarò qui.

“Mamma mia come sei acida stamattina, dai ti accompagno così vedi dov’è.

I due si avviarono verso le scale, la classe si trovava al primo piano dell’edificio e non ci volle molto per raggiungerla, entrarono insieme e un piccolo gruppetto posto in fondo all’aula cominciò a vociferare stupito di quell’entrata…Benji con una ragazza! Fu l’unica cosa che i due riuscirono a sentire, quest’ultimo si fece scappare un velo di rossore sulle guance ma fu molto bravo a nasconderlo con il cappellino.

Benji scelse un posto vicino alla finestra, ne troppo distante ne troppo vicino al posto che invece Kira aveva scelto.

Si sedettero e entrò il professore…

“Buon Giorno a tutti ragazzi, eccoci all’inizio di un nuovo an= no scolastico e spero che per molti di voi sarà più redditizio rispetto agli anni passati, vero signor Price? Harper?”

Benji non guardò l’insegnante mentre Bruce si limitò ad annuire.

“Bene, vedo che tra le file c’è una nuova alunna, orgoglioso anche di dire “alunna modello” visto i suoi risultati conseguiti gli ultimi anni nella scuola passata”.

“Già, risultati tanto buoni che è ripetente!”

Una voce si levò dalle ultime file ma fu subito nascosta dalle risa dei compagni e Kira non riuscì quindi a capire chi fosse stato così “imbecille” a parer suo…

“Beh, sarà proprio lei a spiegarcelo, il perché. Vieni, Kira accomodati pure in piedi al mio fianco e presentati.

Kira, nell’imbarazzo più totale si alzò dal suo banco e si diresse accanto al professore.

“Piacere, io sono Kira Fang e vengo dalla città di Urawa, per soddisfare la curiosità di tutti io sono ripetente per motivi personali e non di certo perché bocciata o poco vogliosa nello studio, solo non ho potuto frequentare l’ultimo anno”.

“Trova un'altra scusa!”

La stessa voce si levò dal coro di risa e Kira questa volta riuscì a vedere chi fosse…situata in ultimo banco c’era una ragazza, magra, non molto alta e con i capelli neri, uno sguardo fiero e minaccioso la stava scrutando e Kira ricambiò senza paura, amava le sfide ed era pronta ad accettarle.

“Bene, torna pure al tuo posto Kira, allora ragazzi cominciamo pure con la lezione…”.

Nel mentre Kira era tornata al suo posto e al suo fianco c’era  un’altra ragazza che, molto gentilmente offrì la sua mano per un’amichevole stretta.

“Piacere io sono Emiko. Non farci troppo caso…”

“A chi?”

“Quella là in fondo si chiama Takame e presto scoprirai che battute come quelle, non solo sono all’ordine del giorno, ma è in grado di fare di peggio!”.

“Tranquilla, ha trovato pane per i suoi denti!”.

La lezione di storia passò alla svelta, esattamente come quella di Matematica e di Inglese. Finalmente arrivò la pausa e Kira si diresse in corridoio a dare un occhiata alla scuola, era molto bella e non aveva nulla a cui invidiare alle altre, nonostante avesse saputo che per quanto riguarda i finanziamenti statali era stata la più sfortunata perché aveva preso meno soldi rispetto alle altre, forse l’aveva scelta per quello, le era sembrata più “normale” ed era proprio il tipo di scuola che stava cercando.

Si avvicinò alla porta d’ingresso della classe e si ritrovò Benji dietro di lei che le mise un braccio intorno al collo e la guardò negli occhi sorridendole.

Dai andiamo!”

“Dove?”

“Ti faccio fare un giro, ti va?”

Si ma…” guardò il braccio di Benji quasi supplicandolo di toglierlo.

Ok. Andiamo.”

Nel loro giro Kira si accorse che tutti a scuola conoscevano Benji e lo salutavano quasi con rispetto, però si sentiva al quanto osservata da tutti a causa dell’essere al suo fianco e arrossì un po’…

“Scusa Benji ma devo andare in bagno, ci vediamo in classe!”

Kira corse via e andò a rifugiarsi in bagno, lì aprì il rubinetto e si rinfrescò un po’ il viso…in quell’istante entrò Takame con un gruppo di amiche che ridevano a squarcia gola come un branco di tante oche…ma quando la videro si zittirono.

“Toh, guarda chi c’è! La ripetente!”

Takame! Aria!”

“Chi ti ha detto di chiamarmi per nome??

“A già…ho sbagliato…oca…scusa!”

“Come hai osato chiamarmi???? Ricordati che davanti a te c’è la ex di Benji e a proposito di questo…ti consiglio vivamente di ronzare lontano da lui perché è mio!”

“Era ubriaco per caso?? E poi semmai è il contrario, quindi queste cose devi dirle a lui…e a proposito di questo argomento: non ho visto il tuo nome stampato da qualche parte addosso a lui con scritto “non toccare, proprietà privata”!!”

Kira incurante della rabbia della ragazza, che nel frattempo era uscita con un diavolo per capello, continuò a sciacquarsi il viso e dopo un paio di minuti uscì anche lei…

Grandioso!! Mi sono già fatta dei nemici il primo giorno di scuola…di peggio spero non mi capiti, altrimenti stamattina mi arrabbio sul serio! Chissà perché ma non sopportò proprio nessuno oggi…sarà meglio che mi dia una calmata prima che litighi con qualcuno.

Mentre pensava era rimasta imbambolata davanti alla porta del bagno e all’improvviso si accorse che  un ragazzo era appoggiato alla parete di schiena e la stava guardando…

“Tu che vuoi??” disse con tono seccato.

“Stai attenta alle inimicizie che ti fai…è un consiglio!”.

Il ragazzo se ne andò senza dire altro e Kira si insospettì per la frase appena pronunciata, non poteva immaginare a cosa l’avrebbe portata la lite appena accaduta.

“Si! Ma tu chi sei???”.

 Il suo urlo si perse tra le pareti del corridoi ed era comunque venuto il momento di rientrare in classe.

Anche le altre lezioni passarono in fretta e all’uscita della scuola si incamminò da sola verso casa, preferì evitare Benjinon per paura, ma preferisco evitare altre liti stamattina…ma lui non volle fare lo stesso con lei e la raggiunse in un attimo.

Che fai scappi?”

“No…è che non ci ho pensato ad aspettarti, non me lo hai nemmeno chiesto!”

“Già, hai ragione, beh…d’ora in poi sai che non te lo devo più dire e faremo la strada insieme ok?”

“Va bene…”.

Kira in cuor suo sperava che in seguito non sarebbe successo altro, non se la sentiva di raccontare a Benji che quella mattina, e probabilmente anche in seguito, aveva litigato con quella ragazza, Takame.

Benji posso farti una domanda?”

“Spara!”

“Bang!...no scherzo…chi è Reiko?”

“Intendi la ragazza di Mark, anche se lui non vuole ammetterlo?”

“Si esatto...”

“Beh…viveva qui qualche anno fa, era una nostra fan accanita, parlo della nazionale…”

A sentir pronunciare il nome nazionale Kira per un istante ripensò a Philipchissà che stà facendo ora?...

“Ehi! Mi segui??

“Si! Scusa…”

“Poi però si trasferì in Canada all’improvviso, anche lei come te viveva qui da sola. Solo Mark ha mantenuto i contatti e ogni tanto va a trovarla, e lei lo contraccambia circa una volta al mese venendo qui. Penso debba venire tra un paio di settimane.

Bene, così la conoscerò.

 

 

Da un'altra parte in città, qualcuno al telefono stava tramando qualcosa…

“E’ lei”.

“Ne sei sicuro?”.

“Sicurissimo, aveva con se la collanina, l’ho notata subito, proprio come l’avevi descritta tu!”

Ok, verrò a trovarla tra un paio di settimane.

Reiko, non credo sia una buona idea questa volta.”

“Sono fatti miei! Io devo parlarle, lei deve sapere!”

Con questa frase la loro discussione si concluse e si salutarono…

 

Nel frattempo Benji e Kira erano rientrati nelle rispettive case, ma non solo a Fujisawa qualcuno pensava a lei…anche a Hokkaido qualcuno lo faceva…

Che hai Philip?”

“Niente perché?”.

I due stavano passeggiando mano nella mano ma Philip non era molto presente alla loro chiacchierata…

Non riesco a togliermela dalla testa e così di certo non posso continuare, prima o poi dovrò dirlo a Jenny…aveva ragione Julian, questa situazione fa solo soffrire. Devo però scoprire se Kira prova le stesse cose per me, beh si insomma se anche lei mi vuole bene come gliene voglio io…andrò a Fujisawa un paio di giorni, sperando che Julian possa ospitarmi, così le parlerò. Ma come mi giustifico con Jenny? Che le racconto?? Non è da me dire bugie…e non me la sento di mentirle così spudoratamente, soprattutto se si sentisse con Amy e venisse a sapere dove sono, ok che sarei a Tokyo e in teoria non dovrebbe sospettare nulla, però è una vigliaccata e devo essere sincero con lei…

“Ma mi stai a sentire? Philip che ti succede??

“Niente Jenny, ero solo distratto…”

“Ultimamente lo sei troppo spesso, scusa la spudoratezza Philip ma…”.

Improvvisamente Jenny lasciò la mano di Philip e si zittì qualche secondo…

Ma cosa?”

“…non è che stai pensando ad un'altra?”.

E ora cosa le dico??

“Che razza di domande fai!”

“Scusa…comunque non è una risposta, ma non parliamone più ok?”

Ok, io ora devo andare. Ci sentiamo stasera. Ciao.”

“Ciao…amore.

Se n’è andato senza nemmeno darmi un bacio…c’è qualcosa che non va e io devo scoprire cosa…sto perdendo il mio Philip e non saperne il motivo mi rende incredibilmente nervosa… non so più che fare. Ne parlerò con Amy, magari saprà darmi qualche consiglio…

“Buongiorno signora, mi scusi c’è Julian in casa?”

“Ciao Philip! Si aspetta che te lo passo subito!”

“Pronto??”

“Ciao Julian! Sono Philip.”

Philip, qual buon vento? Tutto ok?”

“Beh, si più o meno…ascolta, devo chiederti un favore…”.

 

“Mamma mia, che giornata!”

Kira non era uscita quel pomeriggio e adesso che la scuola era ricominciata il tempo cominciava a passare molto più in fretta di prima, pensò che in fondo sarebbe stato meglio, avrebbe avuto meno possibilità di pensare a lui, e la cosa in parte la risollevò anche se aveva una voglia matta di rivederlo…

Andò nella stanza del nonno presa da una strana nostalgia e si mise a guardare uno per uno i suoi quadri, carezzandone lievemente qualcuno con la mano…

Quanto mi manca, come vorrei che fosse qui con me…sono sicura che dovunque si trovi starà benissimo.

I suoi pensieri furono distolti dallo squillo del telefono al piano inferiore, uscì dalla stanza e richiuse dolcemente la porta con un leggero sorriso dalle labbra…

Scese in fretta e furia perché gli squilli erano già stati parecchi…

“Sono Kira, chi parla?”

Ma in che razza di modo ho risposto…??

“Finalmente! Ti ho trovata! Certo che è stato difficile!...ah scusa, Kira sono Julian!”

Julian! Che piacere, ma perché è stato difficile trovarmi?”

“Il tuo nome non è nell’ elenco e quasi nessuno ha il tuo numero di casa, poi mi è venuta in mente Lyra ma non avendo nemmeno il suo numero ho dovuto prima chiamare Eddy per farmelo dare… insomma, un odissea!”

“Mi spiace, ora mi hai trovata, che posso fare per te?”

Che fai tra un paio di settimane?”

E che ne so…non so nemmeno cosa farò domani, figuriamoci tra due settimane!”

“Bene, allora non prendere impegni!”.

Perché? Se è lecito…”

“Abbiamo organizzato un uscita con gli altri compagni di squadra e vorremmo che tu ti unissi a noi…ci sarà anche lui.”

“Lui chi?” Kira aveva capito, ma preferì fare finta di niente…

“Dai…puoi fidarti di me, ne avevamo già parlato, ricordi?”

“Già, ma preferirei dimenticare… e poi non mi sembra proprio il caso.

“Io dico invece di si…Jenny non ci sarà.”

Lei non ci sarà??? Possibile che me lo stia dicendo apposta? Non credo si siamo lasciati altrimenti me lo avrebbe detto subito…o almeno credo, però l’idea di rivederlo senza di lei mi da qualche speranza…bene, accetto!

Ok Julian, verrò! Poi dimmi dove e quando ok?”

“Tranquilla, domani pranzi a scuola giusto?”

“Si esatto…”

“Verrò a trovarti durante la pausa pranzo e ne parliamo bene ok?”

Ok a domani! Buonanotte”.

“Buonanotte Kira.

I due terminarono la conversazione e Kira si sentiva incredibilmente eccitata al sol pensiero di poterlo rivedere…per l’ennesima volta i suoi pensieri erano stati ascoltati…

Philip…finalmente ti rivedo…

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Allora, piccola premessa che in teoria doveva essere messa nel capitolo sette, ma è uguale…posso capire che il capitolo appena nominato possa essere sembrato un po’ più “veloce” degli altri nella successione degli eventi, ma mi è servito come anticipazio

Allora, piccola premessa che in teoria doveva essere messa nel capitolo sette, ma è uguale…posso capire che il capitolo appena nominato possa essere sembrato un po’ più “veloce” degli altri nella successione degli eventi, ma mi è servito come anticipazione a diverse situazioni che andranno a crearsi durante la storia e che vi consiglio di non dare per “scontate” non si sa mai cosa potrebbe uscire da una mente pazza come la mia^^;;;

Buona Lettura del capitolo ottavo

Yuki.

 

Capitolo 8

 

“Che stupida che sono…senza nemmeno pensarci, dopo la telefonata di Julian, sono uscita di casa e mi sono recata qui sulla spiaggia, dove, forse, i miei ricordi si perdono davanti all’immensità del mare e dove si è infranto un mio sogno…che adesso spero di realizzare perché ancora vivo in me.

Qui è tutto così tranquillo, solo i miei pensieri fanno rumore, anche le onde sembrano sentirli e cercano di non disturbarli infrangendosi il più delicatamente possibile sulla riva…

Il nonno diceva sempre che la natura ci ascolta, fa parte di noi stessi e proprio come noi è in grado di comunicare, non è vero che resta immobile e impassibile di fronte agli eventi più tristi e inconcepibili, “anche lei deve vivere, anzi, sopravvivere”, questo diceva sempre…perle di saggezza che ho ben pensato di custodire nel mio cuore, semmai un giorno mi servissero…

È strano come si siano svolti gli eventi che circondano la mia vita qui, da un giorno all’altro mi ritrovo a crucciarmi per amore, quando fino a poco tempo fa non avevo nemmeno il tempo per pensare ad ragazzo, se il nonno fosse qui si farebbe grasse risate della mia situazione, mi sembra di sentirlo…la sua voce rimbomba nella mia testa in modo costante, in parte mi rassicura ma dall’altra è assillante come non mai, dovrei dimenticarlo e invece continuo a rimpiangerlo.

Non intendo “dimenticare” come cancellare anzi, dovrei solo pensare meno a lui da vivo piuttosto che da morto…ma è come se qualcosa di lui fosse rimasto dentro di me, dentro il suo ciondolo. Come se stessimo ancora comunicando nonostante l’immensa distanza che divide i nostri due mondi…

La notte è calata da diverse ore ma non ho nessuna voglia di rientrare a casa, di aspettare.

E poi aspettare cosa? Un segno, una vana speranza? Ogni qualvolta penso a Philip la mia testa si riempie di domande, forse inutili, forse no, ma credo sia normale anche se non mi era mai capitata una cosa del genere prima d’ora.

L’amore fa davvero brutti scherzi e questa volta si sta proprio divertendo con me, il problema è che io non posso reagire alle sue provocazioni perché ho le mani legate, perché Lui ha legato qualcun’ altro. Mi sento cattiva a dover pensare una cosa del genere ma vorrei tanto che quei due si lasciassero per poter essere sicura di avere qualche possibilità in più con Philip, chissà se tra due settimane succederà qualcosa?…ho paura che invece accada tutto il contrario, chissà perché?

Non voglio illudermi che quella telefonata e le frase di Julian siano l’inizio di un qualcosa che spero da un po’ di tempo, però in cuor mio lo desidero davvero tanto.

Comincia a fare freddino e sono già le dieci di sera, non ho ancora voglia di rientrare quindi farò due passi qui sulla spiaggia per scaldarmi un pochino altrimenti se resto ferma mi viene sul serio freddo…”

Kira si alzò e scrollò quel poco di sabbia che le era rimasta appiccicata sulle mani e sul vestito, quella sera la sua mente era colma di pensieri e non riusciva ad allontanarli, ma più cercava di non pensare a niente e più la sua testa si affollava…

Sarebbe stato difficile per lei quella sera andare a dormire tranquilla, quasi fosse una bambina che il giorno dopo doveva ricevere un regalo bellissimo e lo attendeva con ansia…già, si sentiva proprio così, quelle erano le sue emozioni ogni volta che ripensava a Philip, dove fosse e cosa facesse nei momenti in cui lui era nei suoi pensieri…

Passo dopo passo stava percorrendo tutta la riva con le braccia strette a se alla ricerca di un pò di calore dato che ormai l’autunno era arrivato e si faceva sentire…ripensava all’ultima volta in cui su quella spiaggia, invece di essere da sola, era in compagnia dei suoi nuovi amici e dove per la prima volta aveva raccontato a qualcuno dei suoi sentimenti per Philip, sempre se “raccontare” fosse stato il verbo adatto.

Terminato il turbine dei pensieri era il momento dei ricordi, provava a far scorrere davanti a se quelle poche immagini che il suo cuore racchiudeva di quando era piccola, di quando ancora aveva qualcuno su cui poter contare e fidarsi.

Improvvisamente si sentì sola come non mai, sua madre…cercò di ricordarla ma fu tutto inutile, morì troppo presto quando lei era ancora molto piccola, e adesso che era cresciuta non aveva nessun immagine da rivedere ogni tanto, quando ci pensava.

Si fermò un attimo a riflettere e lentamente una lacrima le solcò il viso trasmettendole un po’ di calore, ma l’asciugò subito e riprese a camminare. Mentre arrivava al termine della spiaggia notò sulla destra una piccola stradina che non aveva mai visto. Diede un occhiata per cercare di vedere qualcosa ma non era illuminata, decise lo stesso di avventurarcisi ed entrò…

Le foglie secche e i ramoscelli passavano sotto i suoi piedi rompendosi e scricchiolando mentre le cicale si facevano sentire a gran voce.

Dopo qualche minuto di camminata, improvvisamente davanti a lei ci fu un paesaggio bellissimo. Era giunta in un angolino quasi da definirsi “segreto”, era un piccolo spiazzo sull’erba con una panchina al centro, quest’ultima era proprio di fronte alla scogliera ed era completamente illuminata dalla luna che, grande nel cielo, vegliava sul quell’angolino così magico e nascosto.

Sussultò un attimo per la meraviglia del posticino appena scoperto, poi, visto che era completamente sola decise di ammirare la luna seduta sulla panchina.

Ammirò per qualche secondo il fantastico paesaggio ma il suo sguardo fu attratto da qualcos’altro…in un angolo, per terra vicino ad un albero, qualcosa brillava illuminato dalla luna.

Si alzò dalla panchina per vedere più da vicino cosa fosse e quando lo raggiunse notò un piccolo oggetto di metallo, color argento.

Lo raccolse…era un cuoricino, probabilmente si era staccato da qualche collanina di qualcuno stato li prima di lei, era semplice, liscio e incredibilmente lucente.

Lo passò un istante tra le sue dita e infine lo girò perché sul retro aveva sentito qualcosa di ruvido…era un incisione.

“Forever Friends, Daisuke”.

“…amici…strano, pensavo sarebbe stato più adatto per due innamorati, chissà a chi appartiene o apparteneva?”

Senza pensarci su Kira raccolse il piccolo oggetto e se lo mise in tasca.

Finalmente decise di ritornare a casa, il sonno cominciava a farsi sentire e l’indomani sarebbe dovuta andare a scuola.

Non vedendo altre vie d’uscita davanti a lei tornò indietro in direzione della spiaggia. Uscita dalla via notò che lì adesso c’era qualcun altro e riconobbe quasi subito la figura del giovane che in quel momento le stava andando incontro…Holly.

La luce lunare era abbastanza forte da permettere a Kira di riconoscerlo e gli andò incontro a salutarlo.

Ansimante però, lui si fermò qualche metro prima e si sedette sulla sabbia, decise di raggiungerlo e di non apparire maleducata nel caso lui l’avesse notata. Pensò che comunque sarebbe rimasta solo qualche minuto.

“Ciao Oliver.”

“Kira, che piacere! Ma che ci fai in giro a quest’ora? Domani non dovresti andare a scuola?”.

“Si, si non farmi la predica, facevo solo una passeggiata.”

“Siediti pure se vuoi.”

“No ti ringrazio ma mi sono fermata solo per salutarti perché stavo tornando a casa.”

“Gentile da parte tua, dove abiti?”

“In viale delle Rose”.

“Dai ti accompagno, tanto sarei tornato anche io da quella parte, e poi è meglio che rientri prima che Patty chiami a casa e non mi trovi. Altrimenti sai che scenate!”

Risero…

“Già, immagino.”

Ci fu qualche istante di silenzio tra i due ma Holly riprese subito la parola.

“A che pensi?”

“Non so, a niente forse…”

“Ah dai! Non è possibile, su, dimmi qualcosa di te. Non abbiamo ancora avuto occasione di parlare a parte la sera della festa e l’altro ieri in macchina”.

“Beh, cosa vuoi sapere?”-

“Per esempio…vediamo…”

Holly fece un attimo la faccia da “pensante” e si grattò il naso alla ricerca di una domanda intelligente da farle che non fosse la solita “ti piace la città?” oppure “ti trovi bene qui?”.

“Si, ho trovato…che ne pensi di noi?”

“Voi, inteso come della squadra più varie fidanzate e annessi vari?”

“Si, esatto!”

“Siete simpatici” sorrise…

“Ok, e che altro?”

“Che altro in che senso?”

“Insomma, siamo solo simpatici? Non belli, alti, atletici e da capogiro?”.

“Eh eh, si sicuramente! Ma era sottointeso.”

“La simpatica qui sei tu.”

“Guarda, siamo arrivati, questo è il mio cancello, ti saluto Oliver e grazie della chiacchierata.”.

“Intanto comincia con il chiamarmi Holly, come fanno tutti i miei amici e poi è stato un piacere”.

Stava per andarsene ma ancora prima che Kira infilasse la chiave per entrare le venne in mente il cuoricino riposto nella sua tasca, non volle di certo mostrarglielo ma voleva sapere se…

“Ehi Holly, aspetta un attimo!”

“Si?”

“Conosci un certo Daisuke?”

Nel sentir pronunciare quel nome si girò come spaventato…

“No, non lo conosco e ora scusami ma devo andare”.

“Strano…non ha reagito nel migliore dei modi…che lo conosca e non voglia dirmi chi è? Non importa, non è fondamentale, ci penserò domani e chissà facendo qualche domanda qua e la…”

Rientrò in casa e andò a dormire…

Il mattino seguente aveva un incredibile mal di testa e non aveva nemmeno sentito la sveglia, erano le sette e mezza e doveva sbrigarsi altrimenti avrebbe fatto tardi.

Di corsa scese dal letto, ma all’improvviso si bloccò davanti allo specchio…al collo invece dell’acchiappasogni del nonno c’era il cuore trovato la sera prima…uno sguardo spaventato era quello riflesso sul suo volto, era sicura di averlo lasciato in tasca, nella giacchetta, prima si andare a dormire e di non averlo affatto tirato fuori nemmeno per un istante. Non riusciva a rendersi conto del perché si trovasse li in quel momento…fu presa dal panico, terrorizzata dall’idea di aver perso il regalo del nonno. Si precipitò in fondo alle scale, dove sulla spalliera c’era la giacchetta.

Frugò frettolosamente nelle tasche e proprio dove la sera prima c’era il cuore improvvisamente spuntò la ragnatela dell’acchiappasogni…si sentì sempre più spaventata soprattutto per il fatto che si trovasse al paino di sotto, nemmeno accanto al letto o nella sua stanza.

Dovette lasciare ogni pensiero sul mistero appena accaduto in sospeso perché la scuola la stava aspettando e non sarebbe stato d’aiuto l’arrivare in ritardo già il secondo giorno…

Risalì le scale e si rimise al collo il giusto oggetto riponendo il cuore in un cofanetto chiuso a chiave sul comodino…

Si vestì e senza nemmeno fare colazione uscì di casa…

Mentre aspettava che il solito semaforo diventasse verde per permetterle di attraversare sopraggiunse Bruce che, che come d’abitudine, rischiava di fare tardi.

“Buongiorno Kira!”

“Ciao Bruce…”

“Mamma mia, che faccia! Hai visto un fantasma??”

“No, non ho dormito molto bene stanotte e in più mi sono alzata con il mal di testa…”

“Io invece non ho sentito la sveglia e ora sono costretto a correre per evitare di fare tardi…”

“Tanto manca ancora un quarto d’ora, vedrai che ce la facciamo, non ti preoccupare.”.

“Si ma tu prova a dirlo al mio stomaco che non ha toccato cibo e deve aspettare l’ora di pranzo!”

“Pranzo?? Oh no! Maledizione! Ho dimenticato che oggi mangiavamo a scuola, così non mi sono portata niente…e in più ho scordato anche che verrà Julian…”

“Julian? A scuola? E a fare che??”

“Non lo so, ha detto che vuole parlarmi…”

“Strano…e Amy lo lascia andare così, a ruota libera?”

“Perché, è gelosa?”

“Se lo è?? Lei, Patty e Jenny sono campionesse in questo, guai toccare o avvicinarsi ai loro fidanzati se sei una ragazza e non in loro presenza, diventerebbero furie!”.

“Lo terrò a mente…”

Nella testa di Kira continuavano ad aleggiare domande sui fatti poco prima successi senza ancora riuscire a farsene una ragione, Chi diavolo è Daisuke? Perché avevo addosso il ciondolo stamattina?.

Queste erano le sue domande ma, come sempre, nessuna risposta.

Poi strada facendo le venne in mente di chiederlo a Bruce, ora che qualcosa di strano era presente intorno a quel nome era intenzionata a scoprire ogni dettaglio riguardante quel ciondolo e nessuno l’avrebbe fermata.

“Bruce, posso chiederti una cosa?”

“Dimmi pure…”

“Chi è Daisuke?”

“P-perché me lo chiedi?” il tono di Bruce aveva assunto lo stesso che ebbe Holly la sera prima…spaventato, terrorizzato quasi…

Kira doveva trovare nel giro di pochi secondi una scusa plausibile alla sua domanda per ottenere una buona risposta…

“Ieri hanno chiamato a casa mia cercando qualcuno con questo nome, ho pensato che probabilmente era chi ci viveva prima e mi sono chiesta se tu lo conoscessi, tutto qui!”

“Ehm…adesso sarà meglio che vada, ci vediamo in classe!!”

Bruce corse via e Kira nemmeno questa volta ottenne una risposta decente alle sue domande. Urlò il suo nome, ma invano, perché lui non si girò e sparì all’interno dell’istituto…

Entrò in classe e Benji era già lì, al suo posto. Le sorrise nel vederla entrare ma non poté andarle incontro perché subito dopo di lei entrò il professore che fece accomodare tutti nel proprio banco.

“Buongiorno ragazzi, cominciamo questa mattinata in un modo un po’ particolare…sapete tutti che giorno è tra un mese esatto vero?”

In classe regnava un silenzio apocalittico e Kira diede un occhiata intorno a lei notando che tutti, compresa Takame che solitamente era una chiacchierona, guardavano il banco come se stessero guardando il vuoto, capì che il silenzio era un silenzio di tristezza e nei suoi pensieri si aggiunse pure la parola “commemorativo” solo non riuscì a capire nei confronti di chi…

“Coraggio ragazzi, so bene che non è il più bel giorno dell’anno però è giusto che Daisuke venga ricordato con rispetto, non credete?…” Ancora quel nome!! Non è possibile! Sarà meglio che stia a sentire in silenzio, magari ne vengo a capo e riesco a capire i volti sconvolti di Bruce e Holly quando gliene ho parlato…

Il professore continuò il suo discorso…

“Vorrei che scriveste un discorso in sua memoria” allora è morto…pensò Kira… “Shinji puoi occupartene tu?”

“Certo professore!”

L’alunno rispose con sicurezza ma sempre con la testa bassa…

“Ah quasi dimenticavo…Kira ti sarai sicuramente posta delle domande…”

“Infatti” lei non si vergognò affatto di ammetterlo, era troppo curiosa di saperne di più.

“Daisuke era un ragazzo che fino ad un anno fa frequentava questa scuola…”

“E che fine ha fatto?” Kira notò che con la sua domanda aveva suscitato uno stupore generale e adesso tutti la stavano guardando, lei però non si sentì affatto in imbarazzo, anzi, era sempre più determinata per arrivare a capo della matassa…

“E’ morto suicidandosi, ma non credo che debba parlartene io, se lo vorranno saranno i tuoi compagni a spiegartelo…ora cominciamo la lezione.”

Bene, un nodo è stato tolto però non riesco ancora a capire le reazioni di Holly e Bruce…nei loro volti c’era spavento, non tristezza come quella che ho visto poco fa nei volti dei miei compagni…non è finita qui e devo riuscire a scoprire cosa c’è sotto. Ormai ci sono dentro e, soprattutto dopo la mia alzataccia, non ho nessuna intenzione di mollare.

Le ore di lezione volarono come al solito e la maggior parte del tempo Kira rimase distratta o impegnata a fare strani disegni su fogli di carta…

Poi finalmente arrivò la pausa pranzo e si recò fuori dalla scuola in attesa dell’arrivo di Julian, che non si fece aspettare.

“Julian!”

Kira alzò il braccio per farsi vedere e l’amico le sorrise andandole incontro.

“Come stai Kira?”

“Bene grazie, tu?”

“Hai già mangiato?”

“Ehm…a dire la verità ho scordato il pranzo…stamattina mi sono alzata tardi!”

“Io mi sono portato qualcosa, sai com’è…anche io mi nutro! Se vuoi possiamo dividerlo tanto non ho molta fame e mia madre come al solito prepara per un esercito!”

“Sei gentile, grazie.”

I due andarono a cercare un posto tranquillo dove potersi sedere e soprattutto parlare in tutta tranquillità senza essere interrotti da nessuno, perché quello che Julian doveva dire sarebbe risultato poi di fondamentale importanza per Kira e i suoi sogni…

“Allora, ieri sera al telefono sono stato un po’ frettoloso ma adesso ti spiego meglio”.

“Ti ascolto, parla pure”.

“Tra due settimane Phil verrà da me per un periodo di vacanza, non abbiamo ancora deciso quanto, solo la data di arrivo, e Jenny resterà a Hokkaido. Così ho pensato…perché non farli incontrare?”

Kira diventò improvvisamente cupa in viso…

“Julian perché lo fai?”

“Fare cosa?”

“Dividerli così spudoratamente cercando di far incontrare me e Philip”.

“Spudoratamente è una parola un po’ grossa, te lo assicuro! Nessuno sa niente, solo tu, e poi io non ce la faccio più…Phil è mio amico, anche Jenny seppur in modo minore, e io non ci riesco a vederli soffrire così. Sono un amico no? E da tale mi sto comportando…”

“Soffrire?”

“Vedi, loro due all’inizio si amavano, e davvero tanto, sul serio! Ma adesso è tutto cambiato…stanno insieme per “riconoscimento” e due persone non dovrebbero farlo…si insomma se non ci sono i sentimenti, se non c’è l’amore vero…per cosa vale la pena farlo??”

“Hai detto una cosa bellissima sai? È difficile trovare un ragazzo così sincero…”

Julian arrossì un poco…

“Visto! Arrossisci pure se una ragazza che non è la tua fidanzata ti fa un complimento!”

“Scoprirai che Phil è molto di più di così…Allora? Ci stai?”

“Ok verrò, tanto ora il mio numero ce l’hai, chiamami quando sai tutto con più precisione ok?”

“Non ti preoccupare, non me lo dimentico, allora ci sentiamo fra qualche giorno!”

“Grazie per il pranzo, era ottimo!”

“Grazie a te per l’ottima compagnia!”

I due si salutarono, il pranzo era finito e la campanella aveva appena suonato. Era venuto il momento di rientrare.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

“Allora? Cosa devi dirmi?”.

Erano passati cinque giorni dall’incontro tra Kira e Julian ed ora lei era nel cortile della scuola, intenta a fare il viaggio di ritorno accompagnata da Benji.

Aveva voluto accompagnarla, nell’ora di ricreazione le aveva detto di doverle parlare e che avrebbero fatto, come al solito, il ritorno insieme.

Ora Kira aspettava una risposta…

“Che fai stasera?”

“A parte parlare con in soprammobili? …niente di speciale. Perché?”

“Io e gli altri usciamo, volevo sapere se ti andava di venire con noi.”

“Gli altri chi?”.

“Io, Holly, Patty, Bruce, Tom, insomma gli altri! Non posso mica sapere chi ci sarà di preciso e chi no!”

“Ok, ok ci sarò.”

Ad un tratto la voce di Benji si fece più bassa, imbarazzata…

“Posso passarti a prendere?”

“Certo non c’è problema!” lei non si era accorta del cambiamento e rispose con un gran sorriso.

“Allora fatti trovare pronta per le 20,30 ok?”

Detto questo i due si divisero e Kira procedette lentamente verso casa prendendo a calci i sassolini che incontrava durante il suo cammino.

Arrivata a destinazione, incontrò il postino…

“E’ la signorina Fang?”

“Si, perché?”

“Metta una firma qui per favore, ho un pacco per lei.”

Kira firmò e lo prese, ma bloccò il postino per una spalla…

“Ehi, non c’è il mittente. Chi me lo manda?”

“Non lo so signorina, mi spiace ma ora devo continuare le consegne.”

Kira osservava la busta incuriosita, era marrone e a quanto pare molto piena, ma a giudicare dal rumore non c’erano oggetti solidi all’interno, probabilmente solo fogli di carta.

Chissà chi me la manda…

Entrò in casa e distrattamente, ancora intenta ad osservare l’oggetto tra le sue mani, poggiò lo zaino e le chiavi sul tavolo. Andò a sedersi in salotto e prese il tagliacarte che era poggiato sul tavolino davanti al divano.

Aprì molto lentamente la busta e ne tirò fuori il contenuto…erano tutti vecchi ritagli di giornale e rimase stupita nel vedere i titoli degli articoli…

Daisuke, la nuova stella della New Team segna ancora!

Tripletta di Daisuke, il risultato è stato schiacciante.

Il “Cigno Bianco” segna ancora!!

Erano tutti sul misterioso ragazzo e Kira cominciava a capire il perché Holly e Bruce erano stati così schivi con lei sull’argomento…

Così era un loro compagno di squadra, ora si spiegano molte cose…non deve essere stato affatto facile per loro quando si è suicidato…però non capisco, chi mi ha mandato questi articoli?? È logico che questa persona voleva che sapessi, ma perché non ha messo il mittente? Avrà avuto qualcosa da nascondere? Ogni volta che sbroglio un nodo se ne forma un altro…

Continuò a sfogliarne uno dopo l’altro, tutti elogi sulla sua bravura di giocatore, su come aveva aiutato la squadra ad arrivare alla vittoria. Giunse, poi, all’ultimo, quello della sua morte…

È misteriosamente scomparso, il “Cigno Bianco” della New Team morto ieri sera in circostanze ancora da chiarire.

Ieri sera, verso le 18,30 è stato trovato in fondo ad una scogliera un corpo, che successivamente è stato identificato come Daisuke Takazaki la nuova stella della New Team che, insieme ad Oliver Hutton, ha portato la squadra a vincere il campionato di quest’anno…dalla prima autopsia non sono stati trovati segni di lotta o simili sul corpo del ragazzo, quindi l’ipotesi più plausibile è il suicidio.

Resta ancora ignoto il motivo…Takame Takazaki, sua sorella però non è della stessa idea e ha promesso davanti alla stampa di trovare chi ha ucciso suo fratello, perché secondo lei si tratta di omicidio. Questa la sua ultima dichiarazione: “Conoscevo molto bene mio fratello, e non avrebbe mai fatto una cosa del genere a se stesso e lo difenderò da chiunque oserà sostenere il contrario!!! Troverò i colpevoli, lo giuro!”

Ma bene…una novità…Takame è sua sorella. Che sia stata lei a mandarmeli? No, non credo…e poi per quale motivo? Perché io l’aiuti a scoprire la verità? Allora perché non dirmelo di persona? Farò prima a chiederglielo dopodomani quando torniamo a scuola.

Prese l’intero malloppo di carta e lo portò in camera sua nascondendolo nello stesso posto dove aveva riposto il ciondolo, sotto chiave.

Decise di restare leggera a pranzo perché nel pomeriggio avrebbe fatto una corsa fino alla spiaggia, cosa che non faceva da molto e ne aveva una gran voglia.

Ma prima aveva da sbrigare alcune faccende di casa a cominciare dallo “studio” del nonno dove non metteva piede da un po’ di giorni e necessitava di una rispolverata.

Prese tutto il necessario a partire da scopa, straccio, etc…indossò il grembiule e si diresse al piano di sopra pronta a far pulizie.

Entrò lentamente nella stanza e ripose tutto nell’ingresso davanti alla porta, per prima cosa aprì le tende e le finestre per far passare un po’ d’aria, poi cominciò passo passo a pulire ogni cosa, i bordi delle cornici dei quadri, gli strumenti di pittura e il grosso cassettone che era riposto nell’angolo alto della stanza. Tutto era impregnato di lui e sentiva una gran malinconia dentro se ogni volta che ci ripensava, molti di quei quadri li aveva visti realizzare e le sembrava essere passata un eternità da quei momenti.

Improvvisamente, mentre era intenta a pulirne uno posto su un cavalletto, si girò e fece cadere uno dei porta pennelli che si trovava sopra lo sgabello che il nonno usava sempre.

Si piegò subito per raccogliere tutto e mentre riponeva i pennelli al suo posto notò qualcosa che non aveva mai visto…nel fondo del barattolo di latta, all’interno, qualcosa era attaccato con dello scotch, ma non riusciva a vederlo bene. Portò l’oggetto sotto la luce solare per capire meglio cosa fosse, si trattava di una chiave.

Che diavolo ci fa li attaccata? E di che cos’è?

Non riuscendo ad arrivarci con le dita scese al piano di sotto e dal cassetto in cucina prese le forbici. Riuscì finalmente a farla uscire.

Era sottile e rettangolare, terminava con una bellissima impugnatura ma doveva essere molto vecchia perché era consumata dall’usura del tempo, arrugginita. Fece spazio nella sua mente e la osservò attentamente per cercare di ricordare o di capire cosa potesse aprire perché non ne aveva la più pallida idea. Poi ebbe un lampo improvviso, l’unico oggetto appartenente al nonno che possedeva una serratura era il vecchio cassettone del quale pensava di aver perso la chiave, non le era mai venuto in mente di aprirlo per paura di romperlo o rovinarlo così lo aveva sempre lasciato stare.

Tornò al piano di sopra e si accucciò ai piedi del cassettone e lentamente infilò la chiave. Combaciava perfettamente. Girò verso destra e la serratura scattò. Non ricordava di averlo mai visto aperto ed ora era estremamente curiosa di conoscerne il contenuto.

Quando lo aprì rimase meravigliata. C’erano una marea di oggetti di provenienza indiana, probabilmente appartenevano alla nonna e lo pensò perché all’internò vi trovò anche un vestito tipico della sua gente ancora intatto. Lo prese tra le mani e lo portò sotto il naso per assaporarne l’odore…ne era sicura, era suo, solo lei aveva quel profumo di lavanda addosso, che faceva lei stessa e che amava da impazzire, il vestito ne era ancora fortemente impregnato nonostante fosse passato tutto quel tempo… lo tenne stretto ancora qualche istante tra le dita poi lo poggiò sul pavimento e ricominciò a rovistare tra gli oggetti. C’erano collanine di tutti i tipi, piume, un calumet, una ciottolina di terracotta e un piccolo cestino di vimini. Tirata fuori ogni cosa si rese conto subito che l’altezza della base era troppo spostata verso l’alto rispetto a quella reale del cassettone. Diede qualche colpetto con le dita e sentì che sotto era vuoto, probabilmente un doppio fondo. Aveva portato con se le forbici con le quali cercò di fare leva e riuscì a sollevare la sottile tavola di legno che separava i due scomparti.

Sotto, due volumi: un diario e un album di fotografie.

Scelse il secondo e lo sfogliò lentamente, ogni pagina una foto…tutte ritraevano gli indiani, c’erano le date scritte a penna e a giudicare dal periodo pensò che nelle prime dovesse trattarsi dei suoi trisavoli e bisnonni poi le date si facevano sempre più recenti fino ad arrivare all’ultima foto, era di sua madre. Rimase sconcertata nel vederla e le venne da piangere, passò lentamente le dita sopra di essa quasi volesse accarezzarla, era così bella…ma sempre così triste…decise di staccarla dall’album che ripose nel cassettone, infine prese il diario. Erano le memorie della nonna, la prima data era il giorno prima del matrimonio con il nonno, l’ultima una settimana prima che morisse…lo mise da parte ripromettendosi di leggerlo appena avrebbe avuto un po’ di tempo e alla fine rimise tutto al suo posto.

Finì di pulire la stanza e la richiuse lentamente anche quando se ne andò, quasi non volesse disturbare i ricordi chiudendola troppo forte…

Portò il diario in camera sua e lo poggiò sul comodino. Aveva ancora del tempo prima che Benji passasse a prenderla così indosso la tuta e uscì di casa pronta a fare un po’ di allenamento.

Abbandonò il viale antistante casa e come di consueto si diresse verso la spiaggia.

Quel pomeriggio l’aria era impregnata di uno strano odore, e più si avvicinava alla spiaggia più si faceva forte, le diede quasi la nausea e si fermò per tossire e per cercare di prendere respiro, poi vide qualcuno che correva nella sua direzione agitando le braccia con forza.

“Si allontani! Non si può proseguire!!”

“Ok, ma perché?”

“Stanno cercando di spegnere un fuoco che qualche furbo ha appiccato in spiaggia.”

“E cos’è quest’odore assurdo?”

“Hanno usato un solvente tossico, è quello che crea l’odore.”

“La ringrazio dell’avvertimento.”

“Si figuri, arrivederci.”

Addio corsetta pomeridiana, avrei tanto voluto andare alla spiaggia ma se le cose stanno così ci tornerò domani…

Tornò indietro senza correre, e incontrò Patty in bicicletta proprio davanti a casa sua…

“Ciao Patty, mi cercavi?”

“Ehm…si, si!”

“Beh, dimmi!”

“Allora, ehm…ti va di uscire stasera?”

“Ma come? Non parlate tra di voi?”

“Che intendi dire?”

“Che già Benji me lo ha chiesto e gli ho risposto che sarei venuta, infatti passa a prendermi fra tre ore.”

“Ah si, infatti, ehm…io ero solo passata a chiedere conferma, tutto qui!”.

“Patty, ti senti bene??”

“Si, ora scappo ciao!!”

Ripartì a tutta velocità e lasciò la via…

Che strana ragazza…più la conosco e meno la capisco…

Rientrò in casa e andò direttamente in camera sua a spogliarsi ma scelse di farsi un bel bagno caldo al posto della doccia. Prese tutto l’occorrente e andò ad aprire l’acqua mentre finiva di preparare tutto. Nel cassettone aveva trovato dei Sali da bagno al profumo di lavanda e lillà e decise di usarli…aprì lentamente la busta e ne versò il contenuto nella vasca, l’ambiente si impregnò subito di un incredibile profumo che la portò a qualche anno addietro con i ricordi, quando ancora piccola era al villaggio della nonna sulle sponde di un ruscello dove la “magica” piantina viola cresceva e andava spesso a raccogliere. Sorrise tra se e se e scrollò un po’ la testa per cancellare il ricordo. Quando fu pronta si immerse nell’acqua e si lasciò cullare dalla piacevole sensazione di tranquillità che pervase il suo corpo, avrebbe voluto restarvi a lungo. Lentamente sentì sparire ogni tensione e si rilassò tanto da addormentarsi…

Dai vieni! Forza, è calda!”

“No ho paura, lì l’acqua è profonda!”

“Ma dai!! Che vuoi che succeda??!!”

“Nessuno sa che siamo qui!”

“Senti, fa come vuoi…io mi faccio una nuotata!”

Lentamente prese il coraggio e quattro mani e introdusse i piedi nell’acqua tentando di raggiungere l’amica che aveva già raggiunto il centro del fiume, ma esitava ancora ad entrarci tutta…

“Guarda! Visto, si tocca!”

“Si ma ora torna qui ti prego!”.

Pronunciata quella frase vide l’amica guardarsi intorno…qualcosa stava succedendo…qualcosa di terribile stava per accaderle.

“Che succede??!”

“N…non lo so, c’è qualcosa che si muove!”

“Presto esci!!”

“I-io non riesco più a muovermi!!”

“Esci!!”

“Aiutami Kira ti prego! Aiutami!”

Vide l’amica lentamente sprofondare nelle acque del fiume e decise da tuffarsi ma quando la raggiunse era già praticamente sommersa…cercò di non toccare il fondo con i piedi e si immerse, cercò ma invano…la sua amica era completamente sparita. Riaffiorò e si rimmerse per cercarla, poi vide qualcosa, un braccio spuntava dalla sabbia…

Kira si risvegliò con la testa sott’acqua e si tirò subito su di scatto facendo un grosso respiro appena fuori…tremava e come al solito le era sembrato tutto così vero…

Si guardò intorno ed era completamente sola, uscì e tolse il tappo dalla vasca. Si mise l’asciugamano intorno al corpo e in testa e salì al piano superiore per vestirsi, guardò l’orologio e mancava poco più di un’ora all’arrivo di Benji…

Ho dormito due ore nella vasca?? Com’è possibile, bisogna che consulti qualcuno, questi sogni non posso continuare, ho rischiato grosso prima…

Tornò nella stanza del nonno e prese un altro oggetto che aveva trovato nel cassettone…era una piccola treccia fatta di fili di cotone che andava attorcigliata ai capelli, terminava con una piccola perlina d’argento e una piuma.

Si mise davanti allo specchio e la indossò, poi scelse dei vestiti abbastanza sobri per la serata quali erano un paio di pantaloni bianchi e una magliettina azzurra con maniche a tre quarti e con la scollatura a “v”, del resto non le era stato detto di vestirsi elegante…

Finito di prepararsi suonò, in perfetto orario il campanello.

Andò ad aprire e si trovò davanti Benji, il suo cuore ebbe un piccolo singulto…pensò a quanto fosse bello vestito in quel modo…indossava un paio di jeans neri e zampa e una camicia bianca a maniche corte fuori dei pantaloni e mezza aperta sul davanti, metteva in risalto il suo fisico scultoreo.

“Allora? Andiamo?”.

Le porse il braccio e lei lo assecondò porgendogli il suo. Richiuse la porta di casa e si avviarono verso il centro del paese.

“Gli altri dove ci aspettano?”

“Al Pub davanti ai giardinetti.”

Non impiegarono molto tempo ad arrivare e c’erano già Bruce e Tom ad aspettarli…

“Ma tu guarda che bella coppia!!”

Bruce come al solito non poteva starsene zitto,e mentre Kira divenne un po’ rossa, Benji ebbe tutt’altra reazione…prese Bruce per la maglia e lo guardò dritto negli occhi con aria di sfida.

“Ti crea qualche problema??”

Tom intervenne per evitare una discussione tra i due e mise un braccio in mezzo per cercare di far mollare la presa a Benji.

“Dai Benji, che ti prende? Bruce stava scherzando! Vero?” guardò l’amico che nel frattempo era mezzo terrorizzato per la reazione.

“Si, giuro! Stavo solo scherzando!!”

“Ok, ma la prossima volta stai attento a quello che dici!”

Mollò la presa e entrò nel pub…

“Kira ma che gli è preso??”

“E io che ne so Tom…fino ad un attimo fa parlavamo tranquilli! Ha stupito anche me, che vuoi che ti dica??”

“Dai entriamo e lasciamo correre.”

Era un localino alla moda con lunghe panche e tavoli in legno, grosse lampade erano su ogni lato della sala e la radio suonava a basso volume gli ultimi successi di quell’anno,si diressero verso il tavolo dove Benji era andato a sedersi e dissero alla cameriera che avrebbero aspettato altri amici prima di ordinare.

Presto arrivarono anche Paul, Mason, Lyra e Eddy, ma mancavano all’appello Patty e Holly…

“Come al solito sono in ritardo…ordiniamo, altrimenti non mangiamo più.” Disse Paul.

“E non li aspettiamo?” rispose Kira.

“Tranquilla è abitudine, da quando stanno insieme è sempre così…” Tom sorrise e gli altri lo seguirono, era terribilmente vero, finalmente il loro capitano aveva trovato un interesse diverso dal pallone e loro ne erano contenti.

I due innamorati arrivarono quando tutti furono già serviti e gli fecero un po’ di spazio.

“Allora? Cosa ordinate?” la cameriera chiese ai due.

“Solo da bere grazie, abbiamo già mangiato. Due birre.”

“Perché non ci avete avvisato?” disse Bruce.

“Mia madre ha insistito tanto che ci fermassimo a cena e non ho avuto il tempo di avvisarvi, tutto qui…”

“Che fai Holly? Ti metti a dire anche le bugie ora?” rispose l’amico e si sollevò una risata generale che lo fece diventare rosso.

Parlarono del più e del meno durante la cena e spesso prendevano Bruce di mira per farsi quattro risate che lui accettava volentieri essendoci abituato, poi per un certo periodo Tom si assentò intento a parlare al telefonino che aveva suonato nel bel mezzo della serata.

Finito tutto uscirono dal locale che non era tardi ma Kira si sentiva terribilmente stanca e voleva tornare a casa. Salutò tutti e chiese a Benji di riaccompagnarla.

“Certo, andiamo!”

Fecero la strada del ritorno in silenzio, fianco a fianco e Kira si sentiva terribilmente a disagio per quella situazione. Arrivati nei pressi di casa sua si fermarono un po’ prima del cancello. Ci fu un attimo in cui i due si guardarono negli occhi e Kira pensò che sarebbe sprofondata molto volentieri, in quel momento, in quelli di Benji. Però Philip tornò a farsi vivo nel suo cuore e questo le bastò per dimenticare il pensiero avuto poco prima, solo non si rese conto che invece Benji la pensava, e spesso…anche lì, mentre erano l’uno di fronte all’altra, nel bel mezzo della notte, con una bellissima luna piena in cielo che ogni volta che si rifletteva sul viso di Kira metteva in incredibile risalto i suoi occhi verdi e la sua lunga chioma nera.

Per interrompere tutto al più presto e evitare così complicazioni dettate dall’atmosfera Kira cercò di sbrigarsi a salutare l’amico che nel frattempo però le aveva già preso una mano e la fissava dritta negli occhi…

“Benji..io…”

“Ti prego, non dire niente. Non so se essere contento o spaventato ora, che sono qui con te…una cosa è sicura, questo è quello che sento.”

Senza nemmeno pensarci due volte si chinò lentamente verso di lei e la baciò…Kira rimase con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, ma si stupì di più di non avergli posto resistenza, di non averlo negato.

Quando finalmente il bacio finì lei si rese conto del grave errore appena commesso e il suo tono di voce diventò serio.

“Buonanotte Benji.”

“Kira, ti prego…”

“Ho detto, Buonanotte.”

Se ne andò a testa bassa ma quando aprì il cancello di casa si spaventò e richiamò Benji che nel frattempo stava tornando indietro per raggiungere gli altri.

“Benji!! Ti prego torna qui!!”

Sentì spavento nel tono dell’amica e corse subito da lei…

“Che succede??”

“Guarda…”

Indicò la porta di casa che stranamente era aperta.

“Sono sicura di averla chiusa quando siamo andati via!”

“Lo so, me lo ricordo…”

Si avviarono lentamente verso la porta e Kira rimase dietro di lui tenendogli stretto un braccio dalla paura.

“Shhhh…tu aspetta qui. Dov’è la luce?”

“Sulla destra, appena entri!” disse a bassa voce.

Benji aprì la porta molto lentamente e si introdusse in casa che era nel buoi più totale, poi finalmente accese la luce…

“Va bene! Puoi entrare! Non c’è nessuno, però…”

“Però…cosa?? Che c’è??”

“Tranquilla, ma vieni a vedere!!”

Kira entrò e…ogni cosa era sottosopra.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ciiaoo^^ piccola premessa, (sicuramente!!) avrete notato che questo è l’unico capitolo di Restless Dreams che ha un titolo… “Intrecci”…lo capirete solo alla fine del capitolo il perché di un tale titolo, state tranquilli non sarà una cosa di molta importanza, solo ho voluto aggiungere qualcosa in più per riempire alcuni “spazi vuoti” durante la storia… spero vi piaccia^^

Yuki_83

Intrecci

"Non manca niente?"

Benji e Kira fecero un rapido giro della casa per controllare se davvero non c'era nessuno al suo interno. ogni cosa era sottosopra, ogni più piccolo cassetto era stato rivoltato come un calzino e Kira era in preda al panico. Non riusciva a darsi una spiegazione per quanto successo... d'improvviso le venne in mente una cosa e si precipitò di corsa al piano superiore in camera sua e purtroppo scoprì che i suoi sospetti erano fondati...

Maledizione, perché non ci ho pensato prima... era logico che cercassero il ciondolo e a quanto pare lo hanno pure trovato, però si sono portati via anche gli articoli del giornale, non capisco con quale interesse...

Raccolse il piccolo cofanetto che giaceva a terra completamente distrutto, non si erano limitati solo a romperne la serratura ma lo avevano pure frantumato in mille pezzi.

Lo raccolse e lo gettò via, poi scese al piano di sotto dove Benji stava girando il piccolo tavolino di fronte al divano.

"Lascia stare, tanto è tardi...metterò a posto domani."

"Sicura?"

"Si, si và tranquillo, non credo torneranno e poi non hanno rubato niente, quindi..."

"Ma se non ti hanno rubato niente perché tanto casino?"

"E io che ne so! Adesso vai...buonanotte."

Kira accompagnò l'amico alla porta che però non sembrava essere soddisfatto di quel terzo "buonanotte"detto sempre con tono duro e deciso.

Si fermò sull'uscio e senza nemmeno girarsi le disse...

"Vorrei solo che tu ci pensassi, tutto qui..."

"Benji..."

"...si, si lo so, buonanotte..."

Se ne andò alzando una mano in segno di saluto e richiuse il cancello dietro di sè.

Sbagli Benji...non buonanotte ma, ci penserò...

Si fece spazio tra i tanti oggetti che erano sparsi sul pavimento raccogliendone qualcuno qua e là e risalì lentamente le scale pronta per andare a dormire.

Non si occupò nemmeno di togliersi i vestiti, solo le scarpe che sbadatamente lasciò nel corridoio d'ingresso alla stanza, entrò e si lasciò cadere a peso morto sul suo morbido letto, quando chiuse gli occhi una lacrima le solcò il viso...

Benji percorreva la strada con mille pensieri in testa e soprattutto era preoccupato per Kira e quello che sarebbe potuto succederle visto ciò che era accaduto a casa sua.

Era anche arrabbiato con se stesso...l'unica volta che il suo cuore si era abbandonato completamente ad una ragazza, questo veniva rifiutato.

Chiuso e schivo, così l'avevano sempre giudicato ma con lei non riusciva ad esserlo se così era veramente...con lei tirava fuori il meglio di se e dava il massimo per piacerle ma da una prima impressione non ci era riuscito e questo lo tirava veramente giù di morale.

Spero che stia bene, anche se avrei voluto che questa serata fosse finita in modo diverso...non mi aspettavo un suo rifiuto, anche se non lo si può propriamente chiamare così. Ora dormirà...così bella e indifesa, nel suo letto, con i suoi sogni. Come vorrei farne parte o sapere cosa sogna ogni notte, solo per capire cosa vorrebbe dalla vita, per riuscire a capirla meglio, e io...vorrei tanto insinuarmi nei suoi sogni per farle capire cosa provo veramente, cosa mi brucia dentro sin dal primo giorno in cui ci siamo visti, al parco...quella maledetta sera in cui, anche lì ma mi trattenei, avrei voluto baciarla tanto era bella.

Mi sento uno stupido a pensare tutte queste cose ma è la cruda verità, solo che la conosco io e basta...un giorno troverò il giorno di raccontargliela.

Finalmente raggiunse di nuovo i suoi amici che tutti insieme erano, chi poggiati chi seduti sul muretto, sempre davanti al locale in attesa che lui tornasse.

"Ehi Benji, che faccia che hai!Sembra che sei appena passato sotto un camion."

"No,no stavo solo pensando Holly, tranquillo va tutto bene."

"E pensavi a Kira???" Bruce come al solito doveva farsi sentire anche se non era lontano dal vero...

"Stavolta non ti minaccio perché non mi va Bruce, comunque ti soddisfo subito...si stavo pensando a lei! Sono preoccupato."

"Benji è successo qualcosa che non sappiamo?" Holly era sempre pronto ad aiutarlo, gli voleva un gran bene e se c'era qualcosa che non andava si faceva in quattro per farlo star bene, il suo portiere preferito...

"Beh...stasera qualcuno è stato a casa sua, ladri forse, ma non hanno rubato niente a quanto sostiene lei, solo fatto un gran casino mettendo tutto in disordine e spaccando un sacco di cose, solo che non la mando giù. Non credo mi abbia detto la verità, perché non si fa un simile sconquasso per niente. Secondo me cercavano qualcosa."

"Lei sta bene??"

"Si, eravamo arrivati che già non c'era più nessuno, e ci siamo subito accorti che qualcosa non andava perché la porta di casa sua era aperta mentre quando sono andata a prenderla lei l'aveva chiusa e ne siamo sicuri. Ma non era nemmeno scassinata, quindi o avevano la chiave o sono entrati da un altra parte, che però non ho pensato a verificare."

"Vedrai Benji che se ti ha detto che è tutto ok, è perché sarà veramente così. Non aveva motivo di mentirti."

"Già Holly, nessun motivo."

L'argomento non fu più toccato quella sera e alla fine tutti se ne tornarono a casa, chi stanco, chi mezzo ubriaco.

Il mattino seguente Kira si risvegliò e vide meglio in che situazione si trovava la sua stanza, come del resto tutta la casa.

Scese dal letto e andò in bagno a rinfrescarsi pronta per rimettere a posto la sua piccola dimora, che non le sembrava più tanto sicura, come aveva sempre pensato. Non era inviolabile e qualcuno era riuscito ad entrarci, qualcuno che Kira intendeva scovare per capire il motivo del suo gesto.

Indossò degli abiti comodi e raccolse i capelli con un elastico, prese scopa e paletta dallo sgabuzzino e scese pronta per rimettere tutto al suo posto.

cominciò dalla sala, per fortuna non avevano spaccato il televisore, ma si erano solo limitati a rivoltare la stanza in ogni parte. Nonostante tutto qualcosa di rotto c'era...la foto di sua madre era finita sul pavimento e la cornice frantumata, impossibile da recuperare.

La raccolse e facendo attenzione a non tagliarsi con i vetri la tolse. La osservò un attimo e come ogni volta che lo faceva la domanda nella sua testa era sempre la stessa...

Perché tanta tristezza mamma?

tornò ad occuparsi delle faccende e in giardino preparò un grosso sacco per raccogliere i cocci degli oggetti andati distrutti.

Era completamente presa nel suo da farsi che non si accorse che qualcuno si era fermato davanti al cancello e la stava osservando.

"Non ti sembra un pò presto per le pulizie di fine stagione?"

Sollevò la sguardo, per capire chi fosse, anche se l'aveva capito benissimo dalla voce...il suo cuore sussultò per un istante, poi finalmente trovò il coraggio di guardarlo negli occhi...

"P-Philip?!"

Cercò di apparire il più normale possibile nonostante stesse fremendo per la visita così inaspettata...

"Magari fossero le pulizie...qualcuno è entrato in casa mia stanotte."

"Davvero?? E tu stai bene?"

"Si, per fortuna ero con gli altri, fuori, quindi non ho corso nessun pericolo."

"Menomale..."

"Già... ma cosa ti porta da queste parti? Non dovevi arrivare tra una settimana circa?"

"Allora Julian te l'ha detto veramente...beh sono andato da lui proprio per questo, per metterci d'accordo e già che c'ero ho pensato di fare un salto per vedere come stavi...”

Però se sapessi la verità, scopriresti che non è vero...che non riuscivo ad aspettare ancora una settimana, avevo bisogno di vederti. Un assoluto bisogno di vederti...

"Sei stato gentile, davvero."

"Ne hai ancora per tanto?"

"Non saprei, perché?"
"Ti va di andare a fare un giro?"

"Beh ecco…”

“Se non vuoi non importa…”

“No, no! Vado a cambiarmi e arrivo, ti direi di entrare ma sai…non è un bello spettacolo.”

Sorrise e rientrò in casa velocemente sperando di non essere rossa in viso…

Accidenti! Non me l’aspettavo…e ora cosa faccio?? Come mi comporto??

Salì di corsa in camera sua e cercò dei vestiti decenti da indossare, voleva essere bella per lui ma nemmeno troppo “pomposa”, solo se stessa…

Andò in bagno e si guardò allo specchio, diede una tiratina alle guance per dargli un po’ di colorito e si pettinò i lunghi capelli neri. Due gocce di profumo, le chiavi, la borsetta ed era pronta per uscire con lui…

Scese e chiuse la porta a chiave anche se pensò che non sarebbe servito a molto tanto se avrebbero voluto violare di nuovo la sua casa non sarebbe stata di certo una serratura a fermarli.

“Ok andiamo.”

Si avviarono verso il centro del paese, l’uno accanto all’altra e il silenzio faceva loro compagnia…

“Allora, come stai?” Philip prese parola non sopportando più il loro tacere.

“Bene grazie, tu?”
”Non c’è male, e con la scuola come va?”

“Beh, ci vuole un po’ prima che mi ambienti però ho già fatto qualche “piacevole” amicizia”.

“Colgo un tono un po’ sarcastico…”

“Già, il primo giorno di scuola mi sono fatta già qualche nuova “amichetta” che non sopporto.”

“Eheh, è normale! Ti va se andiamo verso la spiaggia…”

“Certo, non c’è problema…”.

Così cambiarono direzione, passarono davanti ai campi da calcio dove c’era un sacco di gente, probabilmente stavano per disputare una partita importante, ma non era quella la loro meta quindi continuarono dritti.

Arrivarono alla spiaggia e si poteva ancora sentire l’odore del solvente che aveva bruciato il giorno prima, infatti quando Kira mise piede sulla sabbia volse lo sguardo verso la stradina e vide che erano state messe delle barriere protettive…probabilmente il luogo andato a fuoco era proprio il suo angolino segreto, dove qualche sera prima aveva trovato il ciondolo, causa di tanti guai…

Che strana coincidenza, mi sparisce il ciondolo e bruciano proprio il luogo dove l’ho trovato…certo che non posso mai stare tranquilla e se non ne arrivo a capo presto ne succederanno della altre…ne sono sicura!

“ A che pensi?”

“Uh? Niente…”

“Ok, scusa…”
”Ma non devi scusarti, stavo solo guardando una cosa.”

I due erano proprio l’uno di fronte all’altra e Philip tratteneva appena i suoi sentimenti che sentiva, sarebbero scoppiato da un momento all’altro davanti a tanta bellezza…non riusciva a smettere di guardarla e quegli sguardi, corrisposti così dolcemente con un sorriso, gli sembravano infiniti.

“No, scusa per averti portata qui…Kira, io… volevo…” prese un bel respiro e poi continuò il suo discorso… “volevo stare solo un po’ solo con te…”.

“…” non aveva parole, quella frase così improvvisa l’aveva completamente spiazzata, continuava a guardarlo e pensava che non avrebbe mai più voluto togliere gli occhi dal suo viso…tutto intorno a loro non contava più nulla. Dopo aver abbassato lo sguardo per qualche secondo, dalla vergogna, Philip tornò ad osservarla, tornò a perdersi nel verde dei suoi occhi. Si erano avvicinati sempre di più, le stava sfiorando una mano con le dita, poi strinse le sue…la portò ancora più vicina a se, entrambi chinarono il capo, stavano per baciarsi ma…

“Callaghan!”

Nel sentirsi chiamare Philip si allontanò all’improvviso, seccato, il loro dolce momento era stato interrotto da qualcuno che avrebbe voluto sbranare d’insulti ma si trattenne. Kira era evidentemente imbarazzata, si girò di schiena cercando di far finta di niente ma Benji aveva visto tutto…

“Ehi Philip, che bella sorpresa!”

Osservava i due, prima lui poi lei, soprattutto lei…notò il suo imbarazzo sulle guance e dal suo “finto” comportamento da indifferente, qualcosa gli stava bruciando dentro…aveva visto tutto, era geloso, incredibilmente geloso. Avrebbe tanto voluto tirare un pugno al suo amico ma restò al suo posto…Kira non era di sua proprietà e se l’avesse fatto probabilmente lei non gli avrebbe più rivolto la parola.

“B-benji, che bella sorpresa! Come stai?”

“Io bene e tu? Che ci fai qui?” terminata la frase volse lo sguardo verso di lei fissandola dritta negli occhi e l’imbarazzo di Kira crebbe ancora di più, ripensò a ciò che era successo la sera prima con Benji e immaginò come potesse sentirsi lui in quel momento.

“Ero solo di passaggio, anzi…ora devo proprio scappare! Ciao Benji, Kira…ci si sente.”

“Ok, ciao Philip…”

Lo vide allontanarsi di corsa, aveva ancora sulle labbra la voglia di quel bacio tanto desiderato e si morse delicatamente il labbro tentando di assopirla…

“Così è per lui…”

“E’ per lui cosa??”

Bneji ora era diventato serio, anzi, arrabbiato era il termine giusto.

“Parlo di voi due, vi ho visti sai?! Non far finta di niente!”

“Certe volte sei veramente insopportabile! Non intendo affatto darti spiegazioni di quello che faccio, ne tanto meno restare qui a litigare con te!”

Kira, furiosa gli passò di fianco colpendogli una spalla e cercò di andarsene alla svelta ma lui la bloccò per un braccio.

“Lo ami??”

“Lasciami!!”

Tirava più forte che poteva, le stava facendo male, e il suo braccio era dolorante.

“Rispondimi!! Ti ho detto: Lo ami??”

“Benji, ti ho detto di lasciarmi!! Basta, smettila!!”

Non riuscendo a liberarsi, non ci pensò su due volte e gli diede uno schiaffo. Finalmente lui la mollò e rimase imbambolato con lo sguardo dritto su di lei, cominciando a pentirsi del suo comportamento.

Kira al contrario era furiosa per quello che le aveva fatto e intendeva non rivolgergli più la parola, ma un ultima cosa volle dirgliela, anzi urlargliela…

“Stammi bene a sentire, Benji Price! Non sono affari tuoi, e niente ti da il diritto di trattarmi così, chiaro!! Nessuno, ripeto, nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere e questa volta hai davvero passato il limite! Solo perché ieri sera non rifiutato il tuo bacio questo non significa che io e te stiamo assieme o che tu decida chi io debba amare! Non sono Tua!!!!”

Detto questo corse via e Benji rimase solo con il suo dolore per le frasi appena ascoltate…

Hai ragione…non sei mia…scusa…

Kira stava piangendo, era furiosa…sperava di incontrare Philip per strada ma di lui non c’era già più traccia…in quel momento avrebbe voluto tanto essere consolata da lui, mai avrebbe immaginato che Benji e la sua gelosia sarebbero arrivati a tanto.

Arrivò in prossimità del campo da calcio e anche se era abbastanza lontana si poteva sentire le grida dei tifosi ma anche tanti fischi, e non solo dell’arbitro. Decise, senza nessun motivo, di andare a vedere cosa procurasse tanto rumore.

Arrivò sulle gradinate e scorse i suoi amici. Lyra, Holly, Patty, Bruce e Tom erano sugli spalti a guardare l’incontro, non si accorsero di lei dato che era praticamente impossibile sentire la sua voce che li chiamava dati gli urli, così decise di andare verso di loro…

“Ehi ragazzi! Ciao!”

“Kira! Che piacere, siediti qui!”

Tom la fece accomodare accanto a lui e lei cominciò a guardare l’incontro, ma non capendoci nulla chiese all’amico accanto a lei…

“Che succede? Chi sono le due squadre in campo?”

“Sono la Toho, e gli alunni più bravi di ogni classe della stessa scuola.”

“Ma perché c’è tutta questa confusione?”

“Ma come? Non lo vedi? C’è qualcosa che non va…questa non è la solita Toho, stanno facendo una marea di falli e il peggio è che sembrano fatti di proposito. Mark sarà anche duro nel suo gioco ma ha sempre rispettato le regole, lui e la sua squadra non si sono mai comportati così.”

“E non si conosce il motivo?”

“Purtroppo no, ma speriamo di chiederglielo una volta finito l’incontro.”

Così, ottenute le dovute risposte Kira tornò a guardare il campo e lei qualcosa di strano lo notò… una ragazza seduta a bordo campo, vicino alla panchina della Toho sembrava avere un sorrisetto compiaciuto ogni volta che gli avversari subivano un fallo.

“Tom, chi è quella ragazza?”

“Quale?”

“Quella lì…seduta a bordo campo!”.

“Non lo so, strano non l’avevo notata prima.”

“Quella è Jayaura.” Intervenne Lyra “frequenta la nostra scuola, la Toho, ultimamente lei e Mark sono stati visti spesso insieme…”

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11.

“Vedrai nessuno oserà più farti del male o ferirti…”.

Mark probabilmente aveva ragione, ma erano in molti a credere che aveva esagerato nel vendicarsi delle ingiustizie compiute verso Jayaura. La partita ormai era finita e gli avversari stavano rientrando negli spogliatoi completamente ammaccati imprecando contro la squadra di “macellai”.

Kira e gli altri si diressero verso Mark, pronti a chiedere spiegazioni per una partita simile, non si era mai comportato così e soprattutto per difendere una ragazza. Sapevano che molto probabilmente avrebbero ricevuto un secco “fatevi gli affari vostri”, ma decisero di tentare ugualmente, del resto era loro amico e se ci fosse stato qualcosa che avesse turbato l’incontro loro l’avrebbero aiutato.

Mark era ancora a bordo campo a parlare con la nuova amica quando lo raggiunsero…

“Ma che ti succede??”

“Parli con me Tom?”

“Si, proprio con te Mark. Quello in campo non eri tu, ti rendi conto di quello che hai fatto? Non era una partita, ma un massacro. Mai visti tanti falli.”

“Potevi non venire se la cosa ti dava fastidio.”.

Proprio come avevano pensato, la sua risposta fu sfuggente e non riuscirono a tirargli fuori altro dalla bocca se non…

“Ho avuto i miei motivi.”

Era inutile continuare a discuterne, conoscendo il carattere che Mark a volte assumeva quando veniva infastidito troppo, preferirono lasciar correre…

Se ne andarono senza nemmeno salutare, forse troppo amareggiati dal suo comportamento, per loro il calcio significava molto, c’erano valori e regole da rispettare e quando non succedeva ne rimaneva molto colpiti. Logicamente quella giornata rimase sulla bocca di tutti insieme a tante domande. Neanche Lyra riuscì a carpire qualcosa dalla bocca di Eddy, anche lui schivo ad ogni risposta o discorso sull’argomento, l’aveva promesso al suo capitano.

Kira salutò gli altri e fece per andarsene, ma la sua migliore amica la fermò ancora un attimo…

“Ehi, va tutto bene?”

“Si perché?”

“Andiamo Kira, ti conosco troppo bene e sai che con me non hai via di scampo…”

“Tranquilla, probabilmente hai ragione ma non vi di parlarne, stai tranquilla passerà…e se non succederà prometto che prima di suicidarmi ti faccio uno squillo, ok?”

Era davvero brava a nascondere le sue emozioni e il sorriso che seguì l’ultima frase rincuorò, seppur di poco, l’amica che finalmente la lasciò andare a casa.

Continuava a pensare a quanto successo sulla spiaggia, ma non a Benji e al suo caratteraccio…Philip, come al solito era al centro dei suoi pensieri e non riusciva a non smettere di pensarci, tutto passava in secondo piano con lui…avrebbe davvero desiderato che si baciassero. Per lo meno aveva capito che i suoi sentimenti erano corrisposti e ora sapeva bene come comportarsi quando sarebbe tornato, sempre se l’avesse fatto.

Quando arrivò davanti al cancello ebbe un bollore di rabbia, Benji era seduto sugli scalini di casa sua, probabilmente aveva scavalcato il cancello, ma a lei non importò, avrebbe voluto schiacciarlo lì…sulle scale, fargli tanto male quanto lui ne aveva fatto a lei, ma non ebbe la forza, lo ignorò e basta…

Salì le scale facendosi spazio e spingendogli le gambe con i piedi, finì per incastrarne uno e fu inevitabile cadergli sopra. Lui la prese in braccio e la rimise in piedi senza proferire parola, tanto quanto fece lei. Entrò in casa come se nemmeno fosse esistito, come se nemmeno si trovasse lì in quell’istante.

Quando richiuse la porta tirò un sospiro di sollievo ma le venne un dubbio…andò a controllare dalla finestra se lui era ancora lì…non si era mosso di un centimetro. Lo lasciò stare, era ancora troppo arrabbiata con lui per volergli rivolgere la parola.

Andò in camera sua a cambiarsi, mise una comoda tuta e tornò in sala a mettere a posto lo sconquasso che ancora regnava in casa sua.

Per fortuna non ci volle molto per finire perché non erano molte le cose che possedeva, ora sentiva una gran morsa allo stomaco, guardò l’orologio e l’ora di cena si stava avvicinando in fretta, lei decise solo di anticiparla di un paio d’ore tanta era la fame…però fu presa ancora dalla strana sensazione, tornò alla finestra per controllare le scalette d’ingresso.

Non è possibile! È ancora lì! Ormai sono più di tre ore che se ne stà seduto sulle scale, imbambolato ad aspettare che io gli parli. Certo che ha una volontà di ferro…più di me di sicuro, e so bene che mi pentirò di quello che stò per fare, però se lo dovrà guadagnare il mio perdono!.

In fondo la rabbia era quasi del tutto passata, per lo più era il rimorso di vederlo lì che la spinse ad aprirgli la porta. Lui sentì lo scattare della serratura e si voltò, sempre zitto. Lei lo guardò negli occhi e con il braccio gli fece gesto di entrare in casa, anche lei muta…

Maledizione Kira! Dimmi qualcosa ti prego…non ce la faccio più. So benissimo di essermi comportato male prima, ma ero accecato dalla rabbia, dalla gelosia verso Philip. Ho promesso che non dirò nulla fino a che non sarai tu a farlo, sperando che cederai presto. Comunque un passo in più l’abbiamo fatto. Cominciavo ad annoiarmi e ad avere freddo lì fuori, seduto come uno scemo a fissare il vuoto.

Lei continuò con la sua linea difensiva e taciturna, lo lasciò nel corridoio dove lui non mosse nemmeno un muscolo per una decina di minuti, si sentivano stupidi a fare un simile “gioco” ma la posta era troppo alta per entrambi da permettergli di non cedere.

Kira andò in cucina e continuò a preparare da mangiare, Benji si poggiò sullo stipite della porta e cominciò a fissarla, la guardava spostarsi in ogni passo, ne era innamorato e lo sentiva sempre di più ogni volta che le stava vicino, ma piuttosto che rinunciare a lei in tutto avrebbe rinunciato al suo amore cercando almeno di mantenere la sua amicizia.

Poi all’improvviso…

“Ahi!”

Si accorse che si era fatta male e prese il suo grido di dolore come una tregua al loro silenzio…

“Fammi vedere…”

Si avvicinò a lei prendendole la mano, si era procurata un piccolo taglio sull’indice mentre era intenta a tagliare delle verdure, ma tutta quella tensione l’aveva resa nervosa da non riuscire a gestire bene il coltello.

“Dovresti stare più attenta, potevi farti del male sul serio. Dove trovo la cassetta di prontosoccorso?”

“Mollami…sono capace di curarmi da sola!”

Tolse la mano dalle sue ma lui la bloccò, tentando questa volta di non farle male, non se lo sarebbe più perdonato…

“Kira…per favore!”

“Ok, ok. Ce c’è una nel bagno, questo al piano terra.”

“Torno subito.”

Prese la cassetta e ne tirò fuori del disinfettante e dei cerotti, era abituato a dover curare delle ferite e ben più gravi di quelle dato che spesso erano tagli dovuti allo striscio dei tacchetti avversari sulle sue gambe quando arrivavano in ritardo sulla palla già tra le sue mani.

Mentre la medicava però decise di prendere il coraggio a quattro mani e di parlarle…

“Scusami…”

Lei non rispose, ne era meravigliata, da un certo punto di vista, perché mai avrebbe creduto di far breccia nel suo orgoglio forte come il marmo, probabilmente le fece anche tenerezza ma pensò che ci sarebbe voluto ben altro per ripagare ciò che le aveva fatto, quindi continuò a non rispondergli…

“Ok, fatto! Ora non sanguina più, lo so che mi stai detestando, ma credimi…le mie scuse sono sincere. Credo tu abbia capito perché ho avuto un simile atteggiamento oggi…ed è per questo che sono rimasto li fuori ad aspettare che tu mi facessi entrare. Per chiederti scusa…” Si alzò dallo sgabello dove era seduto e non udendo parole uscire dalla bocca di Kira si riavviò verso la porta e uscì chiudendola delicatamente…

Lei si alzò di fretta per riuscire a raggiungerlo.

“Benji!”

Si voltò nel sentire finalmente il suo nome, ma lei non ebbe il coraggio di dirgli altro…solo, gli sorrise e lui, avendo capito, ricambiò salutandola e sorridendogli a sua volta.

Kira rientrò in casa e finalmente andò a consumare la sua cena…

I giorni seguenti con lui furono, logicamente, diversi…a scuola un saluto spesso era più che sufficiente per rendersi conto che erano in classe e non assenti, qualcosa bloccava Kira e il suo volergli parlare, si vergognava del fatto che lui ne fosse innamorato e evitava ogni contatto più lungo di un minuto, di conseguenza anche la strada del ritorno cominciarono a farla da soli, più lei che lui…non aveva pensieri in quei momenti, in fondo le mancava averlo accanto durante la strada, ma non voleva mollare, non voleva illuderlo che sarebbe potuto accadere qualcosa tra loro, i sentimenti per Philip erano troppo forti.

Proprio lui in quel momento stava pensando alla stessa cosa, per lei avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa, a partire da Jenny…

Stava sdraiato sul suo letto, nella stanza non vi era alcun rumore, niente che potesse disturbare i suoi pensieri. Non riusciva a dimenticare quanto si fossero avvicinati quel pomeriggio, quanto era stato bello sfiorarla e sentirla in sintonia con i suoi sentimenti per la prima volta…si sentiva eccitato, avrebbe voluto gridarlo al mondo, ma Julian era l’unico a sapere la verità, per il momento.

Il suo problema era il dover dire tutto a Jenny, lasciarla non sarebbe stato facile, non si era mai trovato in una situazione del genere, l’amore per lei era sempre stato tutto, non era mai esistito nessun altro al di fuori di lei…anche quando era in America. L’aveva sempre aspettata…e ora non l’amava più.

Tutto era cambiato così velocemente e improvvisamente d’averlo preso alla sprovvista ma non poteva continuare a mentirle, anche se Kira non avesse accettato di stare con lui, cosa che però risultava molto improbabile visto il loro incontro, avrebbe dovuto dirle tutto dei suoi reali sentimenti per lei, ma evitare di ferirla troppo restava comunque la sua priorità.

Mancavano solo pochi giorni, tre per la precisione, al suo arrivo a Fujisawa e al suo ritorno avrebbe deciso tutto…

Il tempo era passato così in fretta, nella sua mente era ancora acceso il ricordo del primo momento in cui la vide e dell’emozione che riprovò nel rivederla, seppur in lontananza, mentre correva al lato del campo durante il suo allenamento.

Non si può controllare il proprio cuore, indipendente dalla mente e dalla ragione, se comincia a provare emozioni per lui così belle e pure.

Continuava a rigirarsi nel suo letto in cerca di una soluzione “pacifica” per entrambi, ma più ci pensava e meno la trovava anche perché Kira era sempre nei suoi pensieri e risultava difficile pensare, invece, a Jenny…

Certo che mi sono cacciato proprio in un bel guaio…ho sempre avuto pochi punti fermi su cui basarmi nella mia vita, e ora proprio il più importante crolla lasciandomi completamente spiazzato. Perché è tutto così difficile? Io le voglio bene ma non posso più darle l’affetto che provavo prima, ma che lei continua a provare tutt’ora, chissà…se Kira non l’avessi conosciuta, tutto questo sarebbe successo? Mi sarei mai accorto di non amare più Jenny? Colei che ha fatto palpitare il mio cuore per la prima volta…è inutile anche rimuginare sui se e sui forse, devo sbrigarmi a decidere come comportarmi o i fatti si complicheranno…e non posso permetterlo!

Non riuscendo più a stare senza far niente in camera sua decise di uscire a schiarirsi le idee…

Nel frattempo Kira era riuscita a scoprire da dove si erano infiltrati in casa sua…aveva lasciato una finestra aperta ma chiudendo le imposte, proprio queste le aveva trovate rotte, un pomeriggio mentre puliva il giardino, e si era recata a comprare il pezzo di ricambio per cercare di metterle a posto…

Durante il ritorno per strada incontrò qualcuno col quale cercò di dimostrarsi amica dopo le scoperte fatte negli ultimi tempi…

“Ciao Takame…”

Portava con se un mazzo di fiori e Kira pensò che li stesse portando sulla tomba del fratello.

“Guarda chi c’è…la ruba ragazzi.”

“Non mi sono fermata per litigare, ma per parlarti. Credimi…non mi va più di discutere con te ogni volta che ci incontriamo.”

La guardò con un espressione perplessa ma cedette pensando che fosse sincera…

“Ok, che vuoi? Vado di fretta e se non ti spiace…”

“Vai alla tomba di tuo fratello, Daisuke?”

“E tu come fai a sapere che era mio fratello??”

“Proprio di questo volevo parlarti, ma a scuola non mi sembrava il caso e così ho pensato che appena ti avrei incontrata sola lo avrei fatto…”

“Vieni con me.”

La seguì e non si era affatto sbagliata, ora si trovavano proprio davanti alla tomba del ragazzo. Osservarono qualche minuto di silenzio per rispetto e vide che dagli occhi di Takame uscì una lacrima, ma l’asciugò subito per vergogna di essere vista e far crollare la sua “forte” personalità.

“Allora, cosa devi dirmi?”

“Verrò subito al dunque e non intendo fare rigiri di parole perché è giusto che tu sappia tutto…un paio di settimane fa circa trovai sulla spiaggia un oggetto appartenente a tuo fratello, o così credo, e poi qualche giorno dopo…”

“Aspetta, aspetta. Vai piano, quale oggetto?”

“Un ciondolo a forma di cuore.”

“Ah, QUEL cuore. No, non era suo, ma per una ragazza. Non chiedermi chi perché non lo so, e non è della nostra scuola altrimenti l’avrei notato, andammo a comprarlo insieme ma non mi disse a chi voleva darlo. Risposi che mi sembrava strano regalare ad una ragazza un cuore con scritto “Forever Friends” e lui mi disse che ne era innamorato e prima o poi glielo avrebbe detto…pensai così di non proseguire nella discussione credendo che prima o poi me l’avrebbe presentata…ma dopo una settimana…” fece un respiro e continuò “dove l’hai trovato?”.

“In cima alla scogliera…”

“Non so come mai si trovasse lì…strano. Va avanti, mi interessa.”

“Ok, dopo qualche giorno ricevetti per posta una strana busta e quando l’aprii vidi che conteneva articoli di giornale su tuo fratello e di quando giocava con la New Team, c’era anche quello con la tua dichiarazione fatta alla stampa dove dicesti che si trattava di omicidio e non di suicidio…”

“Si lo ricordo bene quell’articolo, ma chi te li ha mandati?”

“E’ proprio questo il problema, non c’era mittente e speravo potessi aiutarmi tu… è logico che me le ha mandate qualcuno che voleva mettermi al corrente di tutto, ma non so chi!”

“Non so come poterti aiutare, davvero…ne sarei contenta. E ti ringrazio per avermi detto tutto, ti ho giudicata male e mi dispiace…”

“Ora non pensare a queste cose, vorrei chiederti un ultima cosa, posso?”

“Certo, dimmi pure.”.

“Mi permetti di fare qualche “indagine” e cercare di venirne a capo? Te lo chiedo per rispetto verso tuo fratello perché nel caso tu avessi saputo che facevo una cosa del genere, senza il tuo permesso e in più con i nostri attriti…”

“Già, hai immaginato quale sarebbe stata la mia reazione… ok puoi fare domande in giro. Però potresti farmi riavere il ciondolo?”

“Ehm… anche questo è un altro problema.”

“Perché?”

“Si sono infiltrati in casa mia e lo hanno rubato insieme ai giornali, non ho detto niente a nessuno perché nessuno sapeva che li avessi, ma è l’unica cosa che hanno preso, quindi tirando le somme…”

“C’era chi sapeva…mi dispiace che tutto ciò ti abbia creato problemi, sarò a tua disposizione se vorrai, ma ora devo andare. Fammi sapere se ci sono novità, te ne prego.”

“Tranquilla, lo farò…”

Takame lasciò il cimitero con ancora mille domande in testa ma si sentì sollevata nel pensare che qualcuno, come lei, credeva alla storia dell’omicidio, anche se mai avrebbe immaginato che potesse trattarsi proprio di Kira…

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Per rendere più chiare alcune cose che leggerete dopo vi anticipo le date di nascita e morte dei nonni di Kira: Zeng Kan Fang, morto ad 82 anni (1918-2001); Volpe Argentata, morta a 77 anni, (1918-1995).

Capitolo 12

L’ansia cresceva e Kira non riusciva a darsi una calmata…il giorno dopo sarebbe stato un giorno importante, avrebbe rivisto Philip, e stavolta la data era prefissata, non era una sorpresa.

Ma non era importante solo per quello, quella mattina a scuola avrebbe iniziato a fare domande…a cercare di arrivare alla verità. Con Takame era rimasta d’accordo che tra loro tutto sarebbe rimasto “come prima”, con le solite divergenze, per evitare di destare sospetti.

L’unico problema era che se davvero voleva scoprire qualcosa di utile avrebbe dovuto cercare informazioni nella sua vecchia squadra, la New Team, e visti i comportamenti di Holly e Bruce non sarebbe stato facile.

Era decisa comunque a scoprire tutto, sentiva che qualcosa non andava e l’esserne coinvolta in seconda persona la spingeva ancora di più fino in fondo alla questione.

Arrivò a scuola in anticipo, quando ancora gli alunni nel cortile erano pochi e pensò che sarebbe stata la situazione adatta…per dare meno nell’occhio.

Vide un gruppetto di ragazzi della sua classe e decise di raggiungerlo.

“Ciao Ragazzi!”

“Ehilà Kira! Come va?”

“Tutto bene, voi?”

“Siamo un po’ in ansia per il compito di domani…sai, il tema.”.

“Ma come Shinji, uno studente diligente come te…” Kira cercò di rompere l’atmosfera, era ovvio che si trattava di una battuta, per fortuna stava parlando con le persone giuste, gli anti-Takame, così non avrebbero fatto troppe domande sull’indagine.

“Posso chiedervi una cosa?”

“Spara!”

“Che tipo era Daisuke?”

“Uno tranquillo, se ne stava sempre sulle sue. Non aveva molti amici all’infuori del calcio. Perché?”

“Beh ripensavo al discorso che il professore aveva fatto in classe e di lui non sapevo niente, prendila come pura curiosità.”.

“Comunque stai chiedendo alle persone meno indicate…non gli parlavamo mai. Dovresti chiedere a Takame, lei era sua sorella.”.

“Già se prima non ti mangia!” disse uno del gruppo e ci fù una risatina generale, lei fece finta di rimanere stupita della notizia, come se non sapesse niente.

“Ma…non c’è nessun altro a cui potrei chiedere?”

“Beh, forse si, una ragazza. Però non ricordo il nome, so solo che non frequenta questa scuola, và alla Toho”.

“Potresti almeno descrivermela?”

“Bah, per quello che ricordo io era carina, non molto alta e…si! Portava gli occhiali!”

Strano…non mi è nuova questa descrizione, vuoi vedere che…

“Ok Shinji ti ringrazio, sei stato davvero gentile.”.

“Figurati, ma non dire a nessuno che te l’ho raccontato o lo direbbero alla vipera! Ha molti amici a scuola!”

“Tranquillo, sarò una tomba!”

Se andò con qualche domanda per la testa e sperava che i suoi presentimenti fossero sbagliati.

Quando entrò in classe trovò sul suo banco un bigliettino e lo aprì.

Bagno delle femmine, Adesso!

Incuriosita si diresse in corridoio e fece un insolito incontro. Un ragazzo le passò accanto e le disse qualcosa molto velocemente che sentì a malapena…

“Stai attenta, fare domande alle persone sbagliate potrebbe metterti nei guai…”

Kira si voltò per cercare di capire chi fosse e dal dietro lo riconobbe subito, già una volta l’aveva messa in guardia, sulle amicizie, il primo giorno di scuola. I misteri aumentavano e si infittivano sempre di più, stava cominciando ad arrabbiarsi sul serio, come faceva a sapere quel ragazzo di quello che stava facendo? E chi era? Privo di divisa e forse anche un po’ troppo grande per essere un alunno.

Alzò le spalle in segno di rassegnazione e si diresse verso il bagno…

“C’è nessuno?”

“Pss, Kira! Svelta, entra qui!”.

Si aprì una delle porte dei servizi e entrò…

“Takame! Mi hai fatto spaventare…”

“Allora, cosa hai scoperto?”

“Ehm…Takame, lei chi è?”

Insieme a loro nel bagno c’era un'altra ragazza che Kira guardò con sospetto ma Takame la rincuorò subito…

“Tranquilla, lei è la mia migliore amica, puoi fidarti, l’ho messa io al corrente di tutto.”.

“Va bene…dicono che tuo fratello fosse uno molto tranquillo e ho anche scoperto la scuola della misteriosa ragazza di cui lui era innamorato.”.

“Coma hai fatto?”

“Beh mi hanno solo riferito che va alla Toho, probabilmente li hanno visti insieme e lei aveva la divisa scolastica ma, purtroppo niente nome.”.

Improvvisamente sentirono qualcuno entrare nel bagno e Takame strizzò l’occhio in direzione della nuova amica…

“Levati di qui, scocciatrice! E controlla meglio quando entri in un bagno!!”

Le diede una piccola spinta e Kira uscì, le altre la guardavano e nel frattempo ridevano…

Non fece altre domande quella mattina, pensò che sarebbe stato abbastanza ma nel pomeriggio sperava di vedere qualcuno con la quale avrebbe dovuto risolvere un piccolissimo dubbio.

All’uscita della scuola Benji la fermò nell’atrio ma non ebbe il coraggio di dirle altro a parte il pronunciare il suo nome per fermarla, aveva cominciato ad avere paura di lei, paura di un suo rifiuto e lei dal canto suo temeva la sua vicinanza…

Così le sorrise solo ma continuò dritto per la sua strada, sistemandosi il cappellino che portava in testa.

Kira era perennemente pensierosa, la sua mente era in ogni istante da tutt’altra parte, non riusciva ad avere un attimo di tranquillità, per se stessa e per la sua casa, ma quel pomeriggio, prima di incontrarsi con Lyra avrebbe voluto rinchiudersi per un po’ nel suo nido, in silenzio, ad ascoltare le pareti.

Arrivata in casa si diresse in camera sua e si cambiò indossando qualcosa di comodo, ma faceva anche freddo e prese un Cardigan bianco dal cassetto.

Si sedette sul letto e prese tra le mani la foto del nonno che si trovava sul comodino, gli mancava parlargli e se lui in quel momento fosse stato lì con lei si sarebbe sicuramente sentita meglio…la rimise al suo posto e il suo sguardo cadde su un altro oggetto posto accanto alla foto.

Era il diario della nonna, lo aveva messo li ripromettendosi di leggerlo, ma se ne era completamente dimenticata…

Alzò un cuscino del letto e si poggiò con la schiena allungando le gambe, prese il diario e cominciò a sfogliarlo…

Le pagine erano giallastre, consumate, ma non solo per quello, erano fatte di un materiale particolare proprio come la copertina, foglie. Bagnate, impastate e intrecciate tra loro, proprio come gli antichi papiri egizi.

Cominciò subito dalla prima data di cui la nonna ebbe memoria di riporre su quelle pagine…

“15 maggio 1943”

In quell’anno la nonna doveva avere all’incirca 35 anni, ed osservando il giorno mancava poco tempo al matrimonio con il nonno…

“Il tempo sembra non passare mai, mi tengono chiusa nella kiva da ormai cinque giorni a meditare, a prepararmi, la mia gente stà cambiando, stiamo lentamente sparendo ma le nostre tradizioni permangono. Loro pensano che “l’uomo bianco” mi abbia avvelenato e che io abbia perso il senno a volerlo sposare, ma si renderanno conto che stanno sbagliando. Kan è una persona fantastica e io ne sono profondamente innamorata, mi ha aperto gli occhi su quello che accade fuori del “nostro” mondo. È tutto così bello e io non ho paura a dover affrontare il giudizio dei saggi quando sapranno che ho tutte le intenzioni di continuare per la mia strada. Per mio padre sarebbe più adatto Corvo Nero, ma io non amo quell’indiano, fratello del mio primo marito Aquila che Canta, lui così burbero e violento. Più di una volta quando eravamo ragazzini ha tentato di bruciarmi i capelli oppure quando ero intenta a creare ceste di yuta lui ci passava sopra calpestandole e distruggendole, perché mai dovrei darmi ad un uomo simile e colmo di tanto odio? Devo andare, Giovane Cerbiatta è venuta a chiamarmi, hanno deciso che ho riflettuto abbastanza…”.

Il tono della nonna, era triste e sicuro allo stesso tempo e almeno un centinaio di volte le aveva raccontato le sofferenze e le incomprensioni che la sua gente le aveva fatto pagare ma non aveva mai saputo quale compromesso avevano raggiunto per farle sposare il nonno…continuò a sfogliare il diario, pagina dopo pagina e nulla di nuovo veniva fuori dalla penna che aveva inciso quelle pagine nel tempo.

Arrivò alla data di nascita di sua mamma… la nonna aveva 48 anni, né troppo tardi ma nemmeno troppo presto per aver figli.

Era il 25 settembre 1956…

“La mia Piccola Luna è nata, stamattina alle 5,03 ho dato alla luce una bellissima bambina, i suoi capelli sono del colore della notte e i suoi occhi brillanti e grandi come le stelle, per questo ho scelto il nome indiano Piccola Luna, così porterà con se tutte le caratteristiche del cielo di notte.

Ha tantissimi capelli neri e un sorriso che infonde gioia anche nei cuori dei più duri, con mio marito abbiamo deciso che ella non avrà solo un nome indiano, ma anche giapponese così da rispettare le tradizioni di entrambi. Yukino, così decidemmo… ma fino a che resterà tra la mia gente sarà chiamata con il suo nome indiano, presto accadrà il contrario, cosicché anche lei possa essere accettata dal resto del mondo…”

Solo ora ci stava pensando, non aveva mai chiesto al nonno il vero nome di sua madre, anche lei si era sempre attenuta a Piccola Luna, forse perché non lasciò mai in tempo la tribù, o perché non voleva lasciarla. Yukino…era un nome bellissimo e adatto al viso di sua madre, pensò anche che era la prima volta che veniva a sapere dell’aria felice e spensierata che sua madre aveva nel cuore sin dalla nascita…

Il tempo passava in fretta e alcune pagine le lesse senza alcun interesse soprattutto perché parlavano delle continue divergenze tra i saggi del gruppo e sua nonna. La tribù era stata costretta a spostarsi verso ovest, sulla costa, per avere più probabilità di sopravvivenza dato che orami pochi gruppi di indiani esistevano a quel tempo, distrutti dall’alcool, dalle armi da fuoco e dall’ignoranza della gente incapace di accettare la loro diversità e le loro antichissime tradizioni. Uno ad uno stavano sfrattando e sterminando i gruppi rimasti per fare spazio alle nuove città e ai nuovi raccordi ferroviari, senza tener conto dell’umanità che anche loro conservavano nel cuore e nell’ animo.

Arrivata a leggere almeno una quindicina di date Kira mise un segno del punto dove si era fermata, la sua data di nascita, il 22 agosto 1982.

Ripose il diario sul comodino e andò a cambiarsi perché si sarebbe recata ai campi nella speranza di incontrare Lyra…voleva verificare da sola se la descrizione fornitale al mattino era la sua. Se conosceva Daisuke e se erano amici intimi…

Quando scese al piano inferiore, pronta ad indossare le scarpe e uscire, il telefono squillò…

“Pronto?”

“Ciao Kira, sono Julian!”

“Ciao Julian, come va?”

“Bene, senti vado un po’ di fretta perché devo preparare le ultime cose per l’arrivo di domani di Philip, ti ho chiamata solo per dirti che lui arriverà nel pomeriggio e lo porterò a fare un giro nel parco, credo che saremo lì per le quattro e mezza, riesci a raggiungerci?”

“Secondo te posso mancare ad un simile incontro?”

“Già…e poi senti, ci sarà anche la mia ragazza, Amy. Lei è al corrente di tutto ma mi ha promesso che a Jenny non dirà nulla…”

“E tu le credi?”

“Si, ma non perché è la mia ragazza, ma perché la pensa esattamente come me, e non vorrebbe che la sua migliore amica soffrisse per un amore non corrisposto, ma tu domani fa comunque finta che il nostro sia un incontro casuale. Se devo essere sincero lei sa solo che Phil e Jenny non si amano più ma non sa il perché…”

“Ok, ok ho capito, farò come dici. Allora a domani!”.

“Ciao Kira, a domani!”

Ripose la cornetta piena di gioia, ansiosa di vedere passare quest’ultimo giorno di attesa, indossò le scarpe e uscì di casa.

Il tempo non accennava a migliorare dal punto di vista della temperatura e gli alberi ormai arresi al freddo avevano già cominciato a perdere al maggior parte delle loro foglie dando al viale un aspetto di abbandono e solitudine che misero tristezza nel cuore di Kira, sebbene fosse pomeriggio poche erano le persone che occupavano i lati delle strade, sui marciapiedi.

Si diresse verso i campi e quando ne giunse in prossimità si potevano già sentire le urla di incitamento di Marshall…solo a Kira non quadrava…non era l’allenatore della New Team ma della nazionale.

Quando giunse a destinazione però le cose non quadravano ancora di più perché era proprio la New Team ad allenarsi, scorse Lyra a bordo campo e andò a raggiungerla.

“Ciao.”

“Ciao Kira! Visto che roba…”

“Che ci fa Marshall qui?”

“L’allenatore della New Team si è sentito male e Benji gli ha chiesto se poteva sostituirlo fino al suo rientro così ha accettato e già che c’era ha convocato chi della nazionale era presente in città.”

Guardò tra i giocatori e in effetti era così, Danny, Eddy e Mark erano in campo con le pettorine di colori diversi in modo da potersi distinguere con il resto della squadra.

“Lyra io avrei bisogno di chiederti una cosa…”

“Dimmi pure.”.

“Non qui, ti prego allontaniamoci un attimo.”

Nel frattempo Tom che era in fila ad aspettare il suo turno per battere la palla notò che le due amiche si stavano allontanando…

“Cos’è tutto questo mistero?”

“Perché non mi hai detto che eri amica di Daisuke?”.

“Cosa? Che centra? E poi ti sbagli, io te l’ho detto!”.

“No, tu mi hai detto di conoscerlo, non che eravate molto amici.”.

“Andiamo Kira, che differenza fa, tu non lo conoscevi nemmeno e quindi non l’ho ritenuto importante come dettaglio, ma non capisco perché te la prendi tanto…”

“Non me la sono presa, solo ci sono rimasta un po’ male quando ho scoperto che mi hai mentito e volevo verificare di persona se era veramente così…”

“Io non ti ho mentito, ti ho solo detto una parte della verità, guarda che ne soffro ancora adesso, Lui era il mio migliore amico e non è stato affatto facile quando si è suicidato.”.

“Quindi anche tu credi a quella versione?”.

“Si, perché?”.

“Sua sorella non è della stessa opinione”.

“Takame non sapeva niente di lui, o per lo meno non quanto me. Daisuke aveva un sacco di problemi in quel periodo e non sapeva come venirne a capo, prima di uccidersi mi ha lasciato una lettere di addio che conferma la mia risposta”.

“E posso vedere questa lettera?”.

“Certo, quando vorrai fai un passo a casa mia, io te la farò leggere, non ho nulla da nascondere”.

“D’accordo, ti credo, non è necessario… e scusami ancora se ho dubitato della tua sincerità”.

“E’ normale, ci siamo perse di vista e così hai creduto che io fossi cambiata a tal punto da arrivare a mentirti”.

“Già…sono stata una stupida, ma ora torniamo dagli altri”.

Raggiunsero nuovamente il campo dove l’allenamento stava volgendo al termine, un paio di tiri ancora e i ragazzi si recarono negli spogliatoi a cambiarsi.

Nel frattempo anche Jayaura era giunta al campo, ma qualcosa non andava perché sembrava stesse discutendo con Mark, lui che l’aveva tanto difesa ora la stava cacciando via.

Holly si avvicinò all’amico dopo che lei era fuggita via in lacrime…

“Tutto bene Mark?”

“Si Holly, tutto bene!”

Detto questo si diresse anche lui verso gli spogliatoi e andò a cambiarsi…

…Continua…

Non perdetevi il prossimo capitolo perché finalmente Kira giungerà a capo di una delle tante matasse…quale? Beh lo scoprirete solo nel capitolo 13…

Yuki

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13.

Finalmente il tempo era passato, le due settimane erano scadute e quel pomeriggio l’avrebbe rivisto, i loro occhi si sarebbero incontrati ancora, e chissà, magari per sempre…

Era terribilmente nervosa, sperava che anche lui lo fosse così tutto sarebbe stato, forse, più facile. Decise di non andare a scuola quella mattina, di restare a casa a prepararsi, non le era mai importato molto del suo aspetto fisico, ma questa volta era diverso, completamente diverso. Voleva sentirsi bella ma al tempo stesso semplice, solo per lui, per fare colpo nel suo cuore, nonostante fosse sicura di averlo già fatto.

Il tempo a sua disposizione era abbastanza e decise di svolgere prima qualche lavoro di casa, ma non subito, voleva parlargli, confidarsi con lui, fargli capire e raccontargli cosa le stava succedendo e anche se lui non era più lì lei lo fece lo stesso perché sapeva e sentiva che era presente…

Si recò nello studio del nonno e prese uno sgabello sedendosi davanti all’unica grande finestra della stanza, ammirando il bellissimo paesaggio che aveva davanti pensò che lui ne avrebbe fatto un quadro se mai l’avesse visto.

Giunse le mani e sospirò un attimo prima di iniziare a “Parlargli” con i suoi pensieri…

Ciao nonnino…come stai? Spero bene, mi manchi sai? Qui è tutto ok, sempre se così si può dire, e non ridere di me sai?? So già che sai tutto, ma voglio raccontarti come mi sento…è…eccitante. Ho finalmente imparato a vivere e soprattutto ad amare qualcuno, all’infuori di te ovviamente, e l’essere corrisposta però mi spaventa, ho paura che tutto questo sia un sogno, che tutto presto finisca e che io mi risvegli…

Philip, così si chiama, è un ragazzo dolcissimo e sin dal primo momento in cui l’ho visto ne sono rimasta colpita.

Sorrise…

Sarebbe bello se tu potessi vederlo…avreste fatto subito amicizia, ne sono sicura…

Pianse…

Che sciocca che sono, dovevo parlarti e invece piango come una bambina…comunque oggi è un giorno importante, verrà apposta per vedermi, per stare un po’ con me, anche se a dire la verità l’ha già fatto, ma Benji l’altro ragazzo ha rovinato il nostro momento…tranquillo, non intendo giocare con i suoi sentimenti e tanto meno con i miei…

Avrei tante di quelle cose da raccontarti, ho voglia di stringerti, di abbracciarti… ho trovato il diario della nonna, scusa se l’ho letto, ci sono scritte tante cose che tu non hai mai voluto raccontarmi e delle quali capisco il perché di tanto segreto. Non dev’essere stato per niente facile.

Scusa ancora.

Ma nonna avrebbe approvato, ne sono certa. Ricordi…quel giorno al campo, quando stavi dipingendo e tu mi raccontasti che ti facemmo un dispetto orribile, io ero troppo piccola per poterlo ricordare ora, ti tirammo una secchiata d’acqua e tutto il tuo lavoro andò in fumo…ma tu non ti arrabbiasti, anzi, ti misi a ridere a cominciasti a rincorrerci…mamma non c’era già più, e sarebbe passato poco tempo prima che le nostre strade si fossero separate da quei loghi e dalla vita della nonna…

Ancora adesso non capisco il perché, mi hai sempre tenuta all’oscuro di tutto, ma sono sicura che era per il mio bene. Se adesso lo sapessi magari capirei…

Ti voglio bene, e non ti ho ma i detto una cosa nonnino mio…

Grazie…

Si alzò dallo sgabello lasciandolo al suo posto, ma preoccupandosi però di chiudere la finestra, faceva freddo e la bassa temperatura avrebbe potuto rovinare i quadri, non se lo sarebbe mai perdonata…

Guardò l’orologio, erano le 10,30 il tempo sembrava non passare mai, ma Kira era ignara del fatto che se non fosse passato sarebbe stato meglio, non poteva sapere che quella giornata non sarebbe stata solo la più felice dei suoi diciannove anni, ma anche la più triste, la più dolorosa da affrontare…

Mentre era intenta a sbrigare le ultime faccende di casa qualcuno arrivava a Tokyo con un aereo dal Canada, qualcuno che con se portava un grande segreto e che ben presto l’avrebbe condiviso con lei…

“Vediamo, uscita 7…”

Mark era all’aeroporto in attesa che Reiko arrivasse dal Canada, erano passate due settimane da quando l’aveva vista ma ogni volta si sentiva nervoso, anche se cercava di non darlo a vedere…

Per lui, nessuno era mai stato così importante al di fuori della sua famiglia, nessuno l’aveva mai capito come lei, ma non era per quello che si sentiva nervoso più del solito.

Sapeva che prima o poi, a cominciare da quella giornata, tutto sarebbe cambiato e questo lo spaventava da morire, perderla per lui sarebbe stato un duro colpo…

Finalmente trovò l’uscita da dove lei sarebbe spuntata e l’aereo era già arrivato, si vedevano già i primi passeggeri, ma non lei…

Tutti furono fuori, Reiko no, non c’era. Si guardò un po’ intorno per vedere se magari non l’avesse notata ma due settimane non cambiano a tal punto una persona da non riuscire a riconoscerla…

Se ne andò stringendo tra le mani il foglio dove aveva appuntato l’ora e il giorno d’arrivo, più che arrabbiato, deluso. Qualcosa non andava comunque, non poteva aver perso l’aereo e d’improvviso decise di voltarsi…lei era lì, uscita solo un po’ più in ritardo degli altri.

Quando lo vide gli sorrise…

“Mark, che faccia…vedo che sei contento che sono qui!”

“No, tutto il contrario, ma perché ci hai messo tanto?”

“La valigia è piuttosto pesante…ti spiace?”

Indicò il bagaglio e Mark rimase stupito…

“Ma ti sei portata dietro tutta casa tua??”

“Più o meno…mi fermerò un po’ più del solito, sai bene il perché.”.

“Si lo so, lo so. Forza andiamo”.

Raccolse le due grosse valigie di pelle marrone che aveva portato con se e si diressero verso la macchina.

Salirono e Reiko non riusciva più a trattenere le domande che le frullavano per la testa e voleva delle risposte…

“Lei dov’è?”

“Non lo so, la cercherò oggi.”

“Cosa? Sai che arrivavo e non l’hai nemmeno cercata??”

“Ma che ti credi?! Che sia pieno di tempo libero?! Fujisawa non è mica una metropoli!”

Era terribilmente facile litigare per loro, tanto quanto fare pace…Mark sospirò e poi continuò il suo discorso.

“Dai…mi dispiace, ma non ho proprio avuto tempo, comunque vedrai che non ci vorrà molto per trovarla e tu mi aspetterai a casa mia! La porterò io da te.”

“Ah no! Voglio venire con te!”

“Eh brava! Cosa farai? Le dirai tutto davanti agli altri? Se fosse con i suoi amici?? Come ti giustificherai?? Certo che sei incredibile! Come diavolo credi di presentarti??”

“Bah, fa come vuoi!”

Mark fermò un attimo la macchina sul lato della strada e mise un braccio sul suo sedile.

“Sentimi bene, ti ho detto che la incontrerai oggi e così sarà! Mantengo sempre le mie promesse! Non ti fidi?”

Reiko rimase coinvolta dal suo sguardo così fiero, continuava a fissarlo in silenzio senza proferire parola, ma stava sorridendo. Poi alzò le mani e lo portò sul viso di lui, fu un gesto così veloce tanto quanto delicato…lo baciò.

Rimase meravigliato da quell’istante e si lasciò trascinare dalle sue labbra. Del resto era un immagine presente nella sua testa da quando era arrivata, ma si sentiva troppo orgoglioso per compiere un gesto così dolce, ma si sentì rincuorato quando lo fece lei…

Le loro labbra si staccarono e Mark sorrise accarezzandole i capelli, poi ripartì con la macchina alla volta di Fujisawa.

“Grazie…” fu l’ultima cosa che disse lei prima di arrivare a destinazione.

Era ora di pranzo, ma tanto era il nervoso che Kira non si sentì di mandar giù niente nello stomaco. Aveva finito ogni lavoro possibile e ora aspettava seduta sul divano il momento tanto atteso, sudava freddo e le sue dita sembravano impazzite, ticchettavano costantemente sul tavolino, tanto che aumentarono il suo nervoso. Poi qualcosa la fece saltare in piedi…il campanello aveva suonato.

Si alzò di scatto e andò ad aprire la porta…

“Lyra! Cosa succede?”

“Niente, ero passata a prenderti all’uscita della scuola ma mi hanno detto che sei stata assente così ero passata per vedere se stai bene…tutto qui.”.

“Già…stai tranquilla. Vuoi entrare?”.

“No grazie. Ma Eddy mi aspetta. Dobbiamo pranzare insieme. Ciao.”

Sorrise e se ne andò, quando la vide allontanarsi non poté fare a meno di notare una cosa alquanto strana, qualcuno se ne stava nascosto dietro un albero, probabilmente per seguire la sua amica. Riconobbe subito quella figura e si mise a ridere.

“Andiamo Takame! Vieni fuori!”

La ragazza sentendo pronunciare il suo nome uscì dal nascondiglio imbarazzata…

“Come hai fatto a capire che ero io??”

“Sei pessima nella parte di pedinatrice e credo che anche lei se ne sia accorta…”

Guardò in direzione di Lyra che lentamente stava abbandonando il viale.

“Avanti, entra!”

“Kira, mi stai nascondendo qualcosa?”

Fece accomodare l’amica in sala sul divano.

“No perché?”

“Allora come mai non mi hai detto di conoscere quella ragazza? Proprio stamattina l’hanno vista fuori scuola e mi hanno riferito che era lei la migliore amica di mio fratello…”

“Perché io l’ho scoperto solo ieri e non potevo riferirtelo visto che oggi non sono venuta…”.

“Già, come mai sei stata assente?”.

“Problemi personali… comunque la meraviglia è tanto tua quanto mia, perché lei è la mia migliore amica e si chiama Lyra.”.

“E come vi siete conosciute?”.

“Da piccole abitavamo nella stessa città…”

Takame guardò l’orologio e improvvisamente si alzò…

“Mi spiace ma devo andare! A casa mi aspettano e non voglio farli preoccupare…”

“Tranquilla vai, ci vediamo domani!”

“Ok…ah, carina casa tua! Un giorno, quando tutto questo sarà risolto devi promettermi di farmela vedere meglio!”.

“Si, si promesso!”

Così se ne andò anche lei…lasciandola completamente sola.

Il tempo passava, finalmente per modo di dire e Kira non sopportando più la solitudine di casa sua decise di uscire e andare al parco un po’ in anticipo.

Decise di indossare un paio di Jeans marroncini e un maglione arancione a collo alto, nei capelli la treccia e al collo il ciondolo, come sempre…

Faceva freddo e portò con se un piccolo cappellino, un basco per la precisione, che si intonava ai pantaloni e una sciarpa rossa per sicurezza che per il momento legò in vita.

Cominciò a passeggiare per la strada, accelerando e rallentando il passo per paura di arrivare troppo presto, o forse troppo tardi all’appuntamento.

Ma la strada non era lunga e arrivò al parco, semi deserto era ben differente da come l’aveva visto la prima volta…nei vialetti era distesa ai lati una fitta coltre di foglie, e i rami degli alberi erano orami completamente spogli. Ci fu una folata di vento un po’ più forte e fu costretta a tenere il cappellino perché non volasse via, poi per puro caso qualcosa le entrò in un occhio che cominciò a lacrimare, proprio in quel momento giunsero Julian, Amy e Philip…

“Ehi Kira!”.

Sebbene fosse terribilmente imbarazzata si voltò comunque con l’occhio tutto rosso e lacrimante…

“Cosa succede? Perché piangi?” chiese Amy…

“Maledizione, mi è finito qualcosa in un occhio…”

Continuava sfregarsi sperando che qualsiasi cosa fosse uscisse al più presto per togliersi da quella situazione.

“Aspetta…”

Philip si avvicinò e prese il suo viso tra le mani, era terribilmente spaventata e i suoi battiti aumentarono improvvisamente…

“Non muoverti…”

Soffiò delicatamente nell’occhio e fece uscire la sabbia che accidentalmente vi era entrata, ma Philip non si fermò lì, a lui non bastava avere il suo viso tra le mani, non curante dei suoi amici e per nulla vergognoso si avvicinò sempre di più a lei fino a baciarla…

Come un eruzione vulcanica Kira si sentì esplodere e i suoi occhi rimasero completamente sbarrati, mai sentita tanta dolcezza in un bacio, poi li chiuse e portò le sue braccia intorno al collo di lui, costretta a stare sulle punte perché più bassa, si lasciò trascinare.

Julian e Amy, più lei che lui, guardavano la scena stupiti e sorrisero, poi si guardarono negli occhi e decisero di andarsene senza disturbarli…

“Credi che stiamo facendo la cosa giusta?”

“Io si”.

“Ok, tranquillo, a Jenny non dirò niente…”.

“Lo so…”

I due uscirono definitivamente dal parco ma il bacio dei due amici continuava ininterrotto e Kira senza respiro si staccò, lo guardò negli occhi e sorrise, lui fece tanto uguale.

“Scusa…”

“Ancora scuse…ma perché?”.

“Se ti ho fatta aspettare…avrei dovuto farlo prima.”.

“…”

Era rimasta senza parole, meravigliata per quella confessione e sempre più sicura dei suoi sentimenti per lui, si sentiva al settimo cielo e senza nemmeno pensarci due volte lo prese per mano e cominciarono a passeggiare. Lui sempre più insoddisfatto mise il suo braccio dietro il suo collo abbracciandola.

Camminarono per qualche minuto in silenzio poi trovarono un piccolo spiazzo d’erba sul quale si sedettero, lei davanti a lui, stretta e sicura tra le sue braccia.

Alzò un po’ il viso e continuò a guardarlo fino a che i loro occhi si chiusero e le loro labbra si aprirono in un altro bacio, troppo emozionati per rompere quel magico silenzio che li circondava…

Finirono sdraiati sull’erba, Kira sopra di lui e dal maglione uscì il ciondolo…

Philip lo prese tra le mani e lo osservò un attimo.

“Questo cos’è?”

“E’ un acchiappasogni”.

“Sarebbe a dire?”.

“Apparteneva a mio nonno, un’antica credenza indiana vuole che questo ciondolo fosse posto sulle culle dei neonati. Quando giungeva la notte e loro si addormentavano le proprietà magiche dell’oggetto facevano si che i bei sogni finissero al centro della tela, vedi…qui dive c’è la perlina, e gli incubi rimanessero imprigionati ai lati, con la luce del mattino poi si sarebbero dissolti impedendo al bambino di avere notti agitate”.

“Bello…”

“Già…”

“…ma mai quanto te…”.

Philip stava per accoglierla di nuovo tra le sue braccia ma accadde qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare…

“Ma tu guarda che bella scenetta! Complimenti Callaghan scegli sempre il meglio.”.

Kira alzò la testa e davanti a loro Mark…

“Lenders…tu sempre al momento giusto invece!”

“Tranquillo, non me ne frega niente di quello che state facendo, non sono fatti miei. Sono qui per Kira.”

Nel frattempo lei si era tirata su, in piedi davanti a lui con le braccia incrociate, scocciata per quell’ennesima interruzione…

“Cosa vuoi da me?!”.

“Che tu mi segua.”

“Mark lasciala stare!”

Philip si era parato tra i due e lui più che scocciato sembrava arrabbiato.

“Tranquillo, non ti rovino il tuo bel fiorellino…”.

“E per quale motivo dovrei seguirti?”.

“Devo portarti da una persona, tutto quello che posso dirti è che centra tuo nonno.”

“Mio nonno?? E tu cosa ne sai di lui??”

“Vuoi smetterla di fare domande! Senti, se non ti interessa non venire, altrimenti spicciati perché io non ho tempo da perdere!”.

Kira guardò Philip negli occhi…

“Ora sono io a chiederti scusa…”.

Raccolse il cappellino e la sciarpa e se andò seguendo Mark con un incredibile curiosità, nel frattempo tornarono Julian e Amy…

“Cos’è successo? Dove vanno quei due?”

“Maledizione!” urlò l’amico, “non lo so, ma Mark ha detto che doverla portarla a conoscere qualcuno che ha a che fare con suo nonno e lei si è catapultata chiedendomi solo scusa…”

Mark e Kira procedevano a passo svelto e lei preferì stare zitta piuttosto che sentire ancora la sua voce e rispondergli di santa ragione vista la sua scocciatura per l’accaduto.

Arrivarono di fronte ad una piccola abitazione bianca e lui la fece entrare.

“Siamo a casa mia, vai là dentro. Ti aspetta.”.

Dubbiosa spinse la porta a scomparsa ed entrò, la stanza non era molto grande e c’erano dei materassi disposti per terra orizzontalmente, dalla finestra una ragazza. La osservò senza dire nulla, alta, più di lei, castana chiara e snella, indossava una tailleur nero e sotto una camicia bianca, i capelli raccolti.

Finalmente la persona sconosciuta si girò…

“Ciao Kira, finalmente ci incontriamo…” notò una certa emozione nel suo tono di voce…

“Posso sapere chi sei?”

“Scusa per come ti ho fatto portare qui, ma avevo bisogno di parlarti da sola, in privato…capisci?”

“Si, si ma chi diavolo sei?”

“Già…chi sono…mi chiamo Reiko Fang e…”

Prese un respiro e continuò il suo discorso…

“…e sono tua sorella…”

Yuki

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14.

No, non è possibile…

I lunghi capelli neri spettinati, il suo lamento era quello di un bambino smarrito…

“No…no! Bugiarda! Tu menti, io non ho sorelle!!” ripeteva tra i singhiozzi, ma i fantasmi sembravano non darle tregua. Inspirò ed espirò a fondo, tentando con tutte le sue forze di calmarsi.

Kira era ancora sconvolta dalla notizia da pochissimo giunta alle sue orecchie, non poteva e non voleva crederci. Il suo cuore batteva fortissimo, stava per mettersi a piangere ma rimase in piedi, con lo sguardo dritto su Reiko…

“Eppure è così, che tu ci creda o no… io rispetto a te sono più grande di quattro anni, forse è per questo che non ti ricordi di me, ma te lo assicuro, siamo sorelle!”

“Basta! Non voglio sentire una parola di più! Non so per quale motivo tu mi stia dicendo tutte queste cose, ma non ti credo!!”.

Furiosa con Reiko, Kira decise di andarsene e corse via…

Uscendo si ritrovò a sbattere contro Mark che rimase impassibile con le mani in tasca, senza dirle nulla si spostò per farla passare.

“Te l’avevo detto Reiko, non sarebbe stato facile rivelarle la verità”.

Entrò nella stanza e si diresse verso la ragazza che, dopo aver trattenuto l’emozione per averla rivista, si mise silenziosamente a piangere e quando lui fu sufficientemente vicino gli si strinse addosso abbandonandosi al calore del suo corpo. Mark corrispose quell’abbraccio, preoccupato per la tensione che si era creata tra le due ragazze, chiedendosi se Reiko, dall’animo fragile, avesse retto un altro rifiuto di Kira.

Correva più forte che poteva, nella sua testa ancora quelle parole per lei così assurde… era così difficile accettare quella realtà a lungo tempo nascosta, ormai si era lasciata andare e le lacrime le stavano rigando il viso.

No! Non può essere vero! Non voglio e non posso crederci, io non ho sorelle, me lo ricorderei, il nonno non me ne ha mai parlato, non è possibile…perché? Perché tutto questo sta accadendo?

Pur non avendo più forza nelle gambe continuò a correre, la vista era offuscata e non riuscì a vedere bene ciò che aveva davanti, o meglio chi… improvvisamente, girando un angolo di strada, andò a sbattere contro qualcuno.

Si asciugò le lacrime e alzò lo sguardo.

“B…Benji?... Benji!!”

Alla vista dell’amico Kira si gettò tra le sue braccia, lo strinse e cominciò a piangere più forte. Lui rimase immobile, spaventato e esterefatto per quel gesto così improvviso che non poté fare a meno di stringerla a se ancora più forte.

“Cos’è successo? Perché piangi Kira?”

Non rispose alle sue domande e mollando la presa si accasciò per terra in preda alla disperazione. Benji non sapendo cosa fare e visto il silenzio costante della ragazza decise di prenderla in braccio e portarla a casa per fortuna a pochi passi.

In quei pochi metri di distanza Kira si abbandonò tra le braccia del ragazzo addormentandosi e per lui fu alquanto difficile riuscire a tirare fuori le chiavi di casa dalla tasca dei suoi pantaloni e portarla in camera sua al piano superiore…

La pose delicatamente sul letto coprendola con la coperta, le diede un ultima occhiata preoccupato per il suo comportamento e se ne andò.

Diviso da lei da una semplice porta Benji rimase silenzioso e preoccupato, per un istante aveva tremato, ora stava appoggiato allo stipite con lo sguardo basso fisso sul pavimento e mille pensieri che vagavano per la sua mente.

Cosa può esserle successo? Era davvero sconvolta, non l’ho mai vista così…

Benji si diresse in sala e si sedette sul divano in attesa che Kira si svegliasse ma il campanello suonò…

Andò ad aprire e davanti si trovò Philip.

“Benji?! E tu che ci fai qui?”

“Potrei chiedere lo stesso di te, o sbaglio?”

“I-io, sono venuto per vedere Kira, Mark mi ha detto che probabilmente era tornata a casa.”

“Allora è colpa sua se piangeva… maledetto bastardo, ma cos’è successo?”

“Posso entrare?”

“Fa pure, tanto non è casa mia”.

“Kira dov’è?”

“Di sopra, dorme. Mi è venuta a sbattere contro per strada piangendo in una maniera assurda, non mi ha detto il perché e io l’ho solo riaccompagnata a casa, tu sai cosa le è successo?”.

“Beh eravamo insieme, nel parco…” Philip vide l’amico irrigidirsi per quella frase ma poi continuò il discorso “ e proprio mentre stavamo per baciarci è arrivato Mark che…”.

“Adesso basta!!”.

Come un proiettile Benji si scagliò su Philip tirandogli un pugno in pieno volto e il ragazzo cadde a terra.

“Ehi Benji ma che ti prende??!”

Stava in piedi, davanti a Philip, con lo sguardo dritto su di lui stringendo i pugni…

“Proprio non ci arrivi Callaghan, vero?! Vorrei solo che tu sapessi una cosa…non è ancora tua!”

“Ma di che diavolo parli??!”

Benji non rispose e con un sorriso beffardo sulla faccia decise di andarsene non potendo più sopportare quella situazione.

Philip rimase sul pavimento, imbambolato e stupito per le parole dell’amico, sembrava seriamente intenzionato a conquistarla e lui non era così scemo da non aver capito che Benji provava per Kira gli stessi identici suoi sentimenti.

“Grandioso, ci voleva giusto un rivale in amore…”

“Che fai, parli da solo?”

“Uh?!”

Kira era appena entrata nella stanza, avvolta dalla grossa coperta e aveva ascoltato la loro discussione…

“Non far caso a Benji”.

“Allora hai sentito tutto?!”

“Già! Il vostro “parlare” mi ha leggermente svegliata!”

“Mi dispiace, non intendevo…scu…”

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Kira si avvicinò a lui e lo abbracciò avvolgendolo con lei nella coperta.

Preso dall’infinita dolcezza di quell’istante Philip ricambiò l’abbraccio restando in silenzio e insieme a lei si sedette sul divano, rimase a guardarla per qualche istante accarezzandole i capelli. Erano attratti come due calamite, i loro sguardi, magnetici, non riuscivano a staccarsi, sembravano persi l’uno nell’altra e si diedero un altro bacio.

“Tutto ok?”.

“Ora si…fammi un favore Phil, smettila di chiedere ogni volta scusa come se avessi le colpe di tutto quello che sta succedendo…”

“Ah ok, scu…” interrompendo subito la frase si mise a ridere e lei con lui…

“Sarai curioso, vero?”

“Beh, ammetto che mi rode non sapere cosa ti è successo oggi, ma preferirei che fossi tu a parlarmene di tua spontanea volontà, non voglio forzarti.”.

“Nessun problema, e poi è giusto che tu lo sappia… Mark mi ha presentato Reiko”.

“Ah è vero! Arrivava oggi, beh noi la conosciamo, perché non ha voluto che venissimo?”
”Dice di essere mia sorella…”

Cadde un altro istante di silenzio tra le loro parole ma poi Kira riprese a parlare “ha detto di essere più grande di me di quattro anni, e che ero troppo piccola per ricordarmene…”

“E tu credi che ti stia mentendo? Cosa ne pensi?”

“Io…non lo so, ero spaventata, le ho detto che non poteva essere vero e sono scappata via, è stato a quel punto che ho incontrato Benji per strada…”

“Ti prego, non parliamo di lui…per adesso vorrei evitare un simile argomento, comunque…possibile che nessuno ti abbia mai detto niente?”

“Possibilissimo, il nonno non me ne ha mai parlato…”

“E tu non hai nessuna prova della sua possibile esistenza?”.

“Che io sappia no…ah! Aspetta un momento! Invece si! Il diario di mia nonna!”

“Diario? Quale diario?”.

“Mia nonna, scrisse un diario, l’ultima volta che mi interruppi nel leggerlo ero rimasta alla mia data di nascita…”

“Dai, vai a prenderlo!”

Kira corse in cima alle scale, in camera sua, e dal cassetto del comodino prese il diario. Accarezzò qualche istante la copertina poi tornò in sala dove Philip la stava aspettando seduto sul divano.

Tornò nella posizione di prima, sotto la coperta, e poggiò la testa sulla spalla di lui cominciando a sfogliare il diario riprendendo dalla data della sua nascita…

“22 agosto 1982…

Finalmente è nata, la piccola Kira è venuta al mondo in un periodo in cui la nascita di un bambino non può che portare un po’ di gioia nei nostri cuori. Quanto dolore e quanta sofferenza la accompagnano…ormai siamo rimasti in pochi, lentamente, uno ad uno, ci siamo consumati. Sebbene viviamo tutti insieme, in una terra dimenticata dagli dei, la crudeltà del mio popolo è rimasta.

Poverini…non li biasimo, siamo stati trattati come cani randagi, presi a calci e allontanati dalle nostre terre per far spazio ai grandi progetti che l’uomo ha in mente per migliorare la vita.

Si litiga anche per un tozzo di pane, troppo orgogliosi e troppo deboli per accettare uno stile di vita diverso, ma quanto è vero iddio prometto che mia nipote Kira, figlia di Yukino, non subirà le stesse torture, ne pagherà le conseguenze di quelli che loro considerano miei errori, sempre se amare può essere considerato un errore… è così bella, ha lo stesso viso di suo padre, Grande Cervo, peccato che lei non potrà mai conoscerlo. Una grande disgrazia si è abbattuta su mia figlia, due mondi diversi sono entrati in conflitto e l’uomo che lei tanto amava ne ha pagato le conseguenze… spinto dalla fame ha rubato in una fattoria ed è stato ucciso, quale destino crudele a volte ci riserva la vita…mi spaventa cercare di comprendere il destino ma per il bene della mia famiglia non mi piego.

Oggi è un gran giorno, e pensare alle cose tristi del passato non servirà a rimarginare le ferite, solo a farle sanguinare…Benvenuta nipotina mia…peccato che non potrai nemmeno conoscere la bellezza della mia gente…ci restano solo due anni da stare insieme…”

“Perché?? Perché la nonna ha scritto una frase del genere? E poi non è vero che non ho mai visto mio padre…io me lo ricordo…almeno credo che fosse lui…”

“Tua madre si è per caso risposata?”

“Se così fosse mi è stato nascosto anche questo…andiamo avanti, ma un momento! Se Reiko è più grande di me di quattro anni vuol dire che era già nata e che quindi ho saltato quella pagina…possibile che mi sia sfuggito un dettaglio simile??”

Cominciò a sfogliare il diario sin dall’inizio, presa dalla foga e dalla paura che quelle pagine così importanti fossero andate perdute…ma non fu così…si accorse che alcune pagine erano rimaste attaccate tra loro, l’usura del tempo e l’umidità le avevano incollate e lei lentamente cercò di staccarle…

“8 gennaio 1978…

(Kira stava tremando, aveva paura che quella verità tanto odiata potesse risultare reale, più di quanto lei credesse…).

Piccola Onda è seduta di fianco a Yukino, indossa un abito bianco e grigio che aderisce perfettamente al suo corpo ossuto e sul suo viso triangolare spiccano gli occhi scuri infossati e il lungo naso adunco. A differenza di mia figlia lei non ha mai avuto figli, ma in compenso ha sempre fatto in modo che quelli degli altri fossero buoni e obbedienti, al punto che i bambini del villaggio hanno una gran paura di lei. Io sto qui, accanto a mia figlia che invece di aiutarla mi ha pregato di narrare tra queste pagine la venuta al mondo del suo primo figlio.

Il sole è ormai scivolato oltre la mesa lontana e i suoi raggi si conficcano nel cuore del Popolo delle Nubi, trasformando ognuno di loro in una belva fiammeggiante che attraversa pigramente il cielo.

A sud, la vetta più alta della Montagna della Stella del Mattino brilla avvolta da una luce rosso cupo, mentre le colline circostanti sono quasi del tutto nascoste dalle ombre.

Improvvisamente un grido terrificante squarcia il silenzio.

Yukino ha messo al mondo la sua prima creatura…Reiko, la nostra Piccola Luce, com’è bella…uguale a sua madre nel momento della nascita.

Nel villaggio c’è fermento, dovremo subire un'altra migrazione, ci cacciano anche da questa terra, non hanno più rispetto per le nostre tradizioni. Molti di noi si sono rassegnati e sono andati a vivere nelle città cercando di adattarsi al nuovo stile di vita, ma chi come me è ancora attaccato alle tradizioni è rimasto.

Mia figlia ora dorme e la piccola con lei, è stata una giornata faticosa e anche io non mi reggo più in piedi, Kan mi ha promesso che presto ce ne andremo…se continuo a restare qui tutti ne pagheranno le conseguenze e non voglio che la mia nipotina mi venga portata via a causa di una stupida promessa…”

Kira rimase immobile, con lo sguardo fisso sulle pagine, finalmente tutto era stato svelato, almeno quello che riguarda l’identità di sua sorella, ma tante erano ancora le domande che le frullavano in testa, soprattutto il perché…Cercò di arrestare i singhiozzi che le stavano salendo in gola, voleva terminare di leggere tutto il diario, doveva capire perché erano state divise, cosa era accaduto di così tremendo da non permettere a due sorelle di vivere insieme…

Tornò all’ultima data lasciata in sospeso dopo la sua nascita, tirò un respiro profondo, terribilmente terrorizzata dalla realtà contenuta in quelle pagine.

“15 luglio 1984…

Ormai sono passati due anni, Reiko e Kira stanno crescendo bene e finalmente potranno vivere fuori di qui, il piano è perfetto e noi fuggiremo stanotte… la mia gente, ormai finita, vuole che io mantenga comunque la promessa fatta anni fa prima di sposare Kan, ma io non ci riesco, odio me stessa per aver pronunciato una simile frase a quell’epoca e ora me ne pento. Il destino mi ha giocato un altro brutto scherzo e adesso devo fuggire da lui (o andargli in contro?). Quando promisi che un giorno se i miei figli ne avessero avuti altrettanti io li avrei dovuti lasciare al villaggio e partire lasciandomeli alle spalle, non seppi cosa stavo facendo ne perché pronunciai quel maledetto si…

Bene ora siamo alla resa dei conti, o stasera o mai più… poche sono le righe lasciate da me in questo momento, ma il tempo fugge e non mi è per niente favorevole, una volta in viaggio continuerò…

Buonanotte, stelle proteggete la mia famiglia…”

“20 luglio 1984…

Cinque giorni, sono trascorsi cinque giorni da quando mia figlia è morta per proteggere le sue piccole. Io adesso sono al sicuro, con me la Piccola Reiko. Kira è con Kan.

Siamo stati costretti a dividerci per evitare che ci trovassero e avere più possibilità di fuga, e ora ho paura, di tutto quello che avverrà. Non sono così pazzi da seguirci in qualsiasi luogo, in fondo una volta abbandonato il villaggio, tutto quello che ne è all’esterno a loro non interessa. Non viviamo in tempi cos’ tremendi. Il mondo esterno è affascinante, coinvolgente direi, per fortuna era già tutto organizzato, anche la casa a Ocean Falls. Un posto dove ritrovarsi…

Reiko non fa che chiedere della mamma e di sua sorella, spero che non subiranno gravi danni derivanti dalla loro separazione, per fortuna Kira è ancora piccola e presto dimenticherà tutto questo.

Abbiamo deciso di proteggere Kira e nasconderle tutto il passato, cosicché possa avere una vita serena e tranquilla, per sua sorella è stato impossibile…ricorda troppe cose.

Non ci vedrà mai più e già il mio cuore piange, sebbene con mio marito ci vedremo di nascosto…questa è la cosa migliore da fare. Spero che diventi una brava ragazza e che cresca sana e forte ora che è lontana di stupide credenze ormai morte nel tempo.”

“21 Luglio

In piedi, tra le mura di questa casa, appoggio la schiena nuda a una colonna di pietra. Il Popolo delle Nubi si agita ( per popolo delle Nubi si intende Le anime dei morti che risiedono in cielo ndYuki) nel cielo sopra la mia testa, sento le loro anime che fluttuano.

Com’è strana questa nuova libertà!

Per tutta la vita ho creduto che un muro separasse ciò che è dentro e ciò che è fuori. Le cose “vere” accadevano solo all’interno e soltanto io possedevo la vera consapevolezza. Le altre persone, le stelle gli animali, erano forme confuse e irreali.

Lasciando correre lo sguardo sulle infinite montagne che mi circondano, vedo un paesaggio pieno di barriere, un luogo di libertà totale.

Dal cielo scende una pioggia sottile e insistente.

Qui appoggiata sul davanzale della finestra sollevo il viso e osservo le nuvole grigie che si ammassano sopra di me, mentre i loro ventri partoriscono scintille, odo le loro voci di seta, il profumo della pietra bagnata e della terra mi circonda.

“Cerchiamo il silenzio non per conoscere la libertà, ma per raggiungere la consapevolezza che siamo parte del tutto”, mi aveva spiegato Dune, il vecchio saggio di quello che era il mio villaggio “Tutti gli esseri viventi ci comunicano qualcosa, sempre, e noi comunichiamo qualcosa a loro. Il silenzio ci insegna a riconoscere la nostra dipendenza e a purificare il volto della nostra anima per poterla vedere meglio.”

La notte scorsa, quando è iniziato a piovere ho fatto un sogno.

Ero accanto ad una porta chiusa, ho bussato leggermente, poi mi sono messa a battere i pugni, chiedendo spiegazioni e gridando: “Non potete nascondervi! Lasciatemi andare! Ditemi la Verità!”

Con un rumore assordante le mura sono crollate e le pietre sono rotolate davanti ai miei occhi. Sommersa dalla polvere, per un breve istante non sono riuscita a vedere nulla. Poi…

Sono rimasta là, sconvolta, con i pugni che mi tremavano. Perché avevo continuato a bussare dall’interno.

Sto in silenzio, guardo il panorama desolato, stendo un braccio fuori dalla finestra accogliendo il pianto del cielo. Sono lacrime prive di peccato, voglio che penetrino nel mio corpo sino a raggiungere le ossa.”

Chiuse il diario non volendo leggere una sola parola di più, il panico si era impossessato di lei, ogni cosa era stata svelata…

Dopo essersi addormentata sul divano Kira si risvegliò, in casa regnava il silenzio e la luce rosea dell’alba filtrava dalle finestre illuminando il suo viso.

Si girò su un fianco e sbatté più volte le palpebre, sfregandosi con vigore gli occhi, cercò di togliersi dalla mente gli incubi spaventosi che l’avevano tormentata per tutta la notte.

Alla mente le tornarono i ricordi del giorno prima e di tutto quello che le era successo, ancora incredula…la disperazione ormai era divenuta la sua ombra, non l’abbandonava un solo istante, entrava con l’aria nei suoi polmoni e le scorreva nelle vene.

Si alzò e silenziosamente, senza nemmeno domandarsi che fine avesse fatto Philip, li con lei il giorno prima, si diresse nella stanza del nonno e cominciò a pensare, immobile al centro della stanza…

I morti non se ne vanno.

Sto qui, in piedi e il vento dell’alba, che penetra dalla finestra, mormora tra gli alberi accarezzandomi dolcemente il viso.

Ieri, per l’intera giornata mi sono sentita terribilmente triste, ho sentito la mancanza di mio padre e di mia madre, oltre che dei miei amici, e ho avuto paura della solitudine. La solitudine mi assale con le urla disperate del mio dolore individuale, unito al tormento del mondo intero.

Ho temuto che quelle urla mi facessero impazzire.

Ogni anima è un filo intrecciato nel tessuto della vita, per vedere i miei parenti non devo fare altro che scrutare l’acqua luminosa che dorme e i fili d’erba che piangono. I miei cari sono tutti intorno a me. La morte è la compagna silenziosa di tutto ciò che è vivo. Per forza i morti non se ne vanno: sono la benda che protegge le ferite del mondo.

Le mie ferite.

I pensieri abbandonarono la sua testa, nella quale però continuava a sentire uno strano ronzio, la disperazione stava prendendo il sopravvento e non riusciva più a reggere, i suoi pilastri, le sue certezze e soprattutto le sue convinzioni si erano sciolti come burro e ora lei non aveva più niente a cui poggiarsi.

Aveva terribilmente paura di quello che le stava accadendo, tutta la sua realtà si stava deformando, stava cambiando… e l’unica cosa che lei odiava di più al mondo erano proprio i cambiamenti per la sua incompatibilità di adattarsi in fretta. Aveva bisogno di tempo, il nuovo vestito le calzava molto stretto, tanto da toglierle il fiato.

Cominciò a piangere e si portò le mani al viso cercando di trattenersi ma i singhiozzi divennero sempre più forti, non resse più…

Presa dalla rabbia si scagliò sugli oggetti della stanza spingendoli e scaraventandoli a terra, i vasetti di vernice andarono a scontrarsi lungo la parete macchiando alcuni dei dipinti, ma non le importava, voleva sfogarsi, fare uscire tutto quel dolore provocato dalle bugie raccolte in tutti quegli anni.

Dopo che anche l’ultimo cavalletto fu a terra si fermò, gli occhi sgranati e le lacrime incessanti… si piegò a terra su se stessa avvolgendosi nella coperta che ancora portava sulle spalle e chiuse gli occhi, le lacrime ancora li.

Poi come se si risvegliasse da un tremendo incubo si alzò di scatto e uscì dalla stanza lasciando tutto com’era e richiudendo la porta dietro di se…

Andò in camera sua e si specchiò, ebbe orrore dell’immagine riflessa tanto che le vennero dei conati e andò a piegarsi in bagno ma non uscì niente, lo stomaco le bruciava talmente forte da farle male.

Prese coscienza della sua situazione e afferrando il coraggio a quattro mani andò a cambiarsi, doveva uscire, cercarla, vederla, parlarle.

Indossò un paio di pantaloni da tuta grigi molto larghi e un maglione nero col collo a V, prese i suoi occhiali da sole per nascondere la disperazione che i suoi occhi stavano trasmettendo, vergognandosi di come si era lasciata andare… indossò le scarpe da ginnastica e uscì di casa.

Non sapeva ancora quale sarebbe stata di preciso la sua meta ma poi decise di andare verso i campi, sperando di trovarla lì, a quell’ora i ragazzi della New Team probabilmente si stavano allenando e volle fare un tentativo.

Quando arrivò però il campo era deserto, solo una figura maschile le stava andando incontro e lei riconobbe subito quel ragazzo dal portamento così fiero.

Mark quando la vide si avvicinò a lei e senza proferire parola cominciò a fissarla.

“Lei dov’è?” chiese con tono seccato.

“Kira non serve quel tono con me, mi rendo benissimo conto della situazione, non è facile per nessuna delle due!”.

“Non ti ho chiesto un consulto, ma dov’è lei!”

“Azzardati a farla soffrire e te la vedrai con me” il tono di Mark era tranquillo e pacato, non temeva la reazione di Kira ne le sue minacce…

“Soffrire? Tu parli di soffrire?? Ma cosa vuoi sapere eh?! Se qui c’è qualcuno che soffre quella sono io!! E tu restane fuori, sono fatti miei di come la tratterò! Io devo parlarle!!”.

“Sei più egoista di quanto pensassi”.

Quella frase scatenò in Kira una rabbia incontenibile e Mark ricevette uno schiaffo in pieno viso, lei si tolse gli occhiali, il contorno dei suoi occhi era rosso, segno che le lacrime non le avevano dato tregua.

“Non sono affari tuoi!”.

“Sbagli, lei E’ affar mio, poi pensala come vuoi!”.

Detto questo il ragazzo fece per andarsene ma si bloccò ancora per qualche istante riprendendo a parlare… “la trovi alla spiaggia, è con gli altri, c’è anche Philip”.

“Grazie”.

Kira se ne andò correndo in direzione del luogo appena nominato da Mark con il cuore in gola e quando arrivò notò un piccolo gruppetto di persone tutte intorno a Reiko, si sentivano delle risa ma il volto della ragazza restava imbronciato.

Giunta davanti a lei si fece spazio tra i ragazzi volgendo per un istante lo sguardo su Philip, lui capì e non curante della situazione disse agli altri di allontanarsi, loro dovevano parlare…

“Ehi Philip, perché ci hai fatto andare via? Kira e Reiko si conoscono?”

“Bruce, fa meno domande e muoviti!!”

Quando furono finalmente sole Kira rimase in piedi di fronte a lei, con gli occhiali in mano che stringeva con quanta più forza aveva nelle mani.

Se dalla parte di Kira stava il nervoso da quella di Reiko la paura, non osava parlare se prima non l’avesse fatto sua sorella, temeva un nuovo rifiuto e non l’avrebbe di certo sopportato.

Improvvisamente Kira si inginocchio e ricominciò il suo pianto, poggiò gli occhiali sulla sabbia e si gettò tra le sue braccia stringendola tra forti singhiozzi, Reiko contenta di quel gesto la ricambiò e pianse con lei…

Yuki

Nota: le informazioni sulla vita degli indiani e alcuni passi per raccontare la vita della nonna di Kira sono stati presi dal libro “Il sogno di Aquila che canta” e tutti i diritti sono riservati ai loro autori Kathleen e Michael Gear.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15.

Nessuno avrebbe potuto scioglierla da quell’abbraccio, niente e nessuno, ma era giunto il momento di parlare, di riprendere i loro contatti interrotti da così tanto tempo. Dopo tutti quei pianti Kira era stata raggiunta da un lieve mal di testa, non era comunque intenzionata a rinunciare a causa di un malessere. Mollò la presa dalle spalle di Reiko e la fissò per qualche istante, sul suo volto si dipinse un leggero sorriso che confortò ancora di più la sorella ancora impaurita per il loro incontro.

“Come ti senti?” furono le sue prime parole e Kira rispose senza esitazione… “confusa…credo”.

“Ti capisco, non è facile nemmeno per me…” osservava le sue mani tremolanti e tirò un profondo respiro.

Si sedette accanto a lei restando per qualche secondo in silenzio ad assaporare l’odore di sale che proveniva dall’acqua e volse per un istante lo sguardo sul gruppetto che ancora le stava osservando, incuriositi per lo svolgersi della scena. Poi guardò Philip che le sorrise…un sorriso così bello e pacifico.

“Perché proprio ora?” il loro discorso era appena iniziato…

“Aveva fatto una promessa alla nonna…”

“Che promessa?”

“Che dopo la loro morte, solo allora ti avrei dovuto informare. L’ho fatto, l’ho mantenuta accettando i pro e i contro delle tue sicure scenate.”

“Io…non so a cosa pensare, ora che so tutto, avrei così tante cose da chiederti. Non so da cosa cominciare…”

“Tieni…”

Reiko prese dalla sua borsa una piccola foto, la metà di una piccola foto.

“Questo è papà. Tu dovresti avere l’altra metà, con la mamma.”

Kira la prese tra le mani e constatò che si trattava proprio della metà mancante alla foto di Yukino. Lei in braccio alla madre e dall’altro lato Reiko, col padre. Un uomo alto, dai lineamenti forti e marcati, lo sguardo fiero e felice posato sul viso della figlia tra le sue braccia. Fino a quel giorno lo aveva solo sognato, immaginato nei suoi pensieri e ed era proprio come se lo aspettava, ne più, ne meno…

“Mi ero sempre chiesta perché fosse strappata…tu ti ricordi di lei?” la ripose di nuovo tra le mani di Reiko, “Della mamma?...vagamente. Momenti passati insieme prima della fuga, il resto è nebbia, del resto anche io non ero molto grande, seppur abbastanza per ricordare” prese una pausa dopo che il suo cuore mancò di un battito nel momento in cui la sua mente ritornò a quella sera…Yukino cercava di difenderle, la nonna le prese in braccio, una luce fioca, una lama, la sua morte…poi continuò… “come hai capito che non ti stavo mentendo?”

“Il diario della nonna…l’ho trovato nascosto in casa, tra i suoi oggetti che il nonno aveva conservato.”

“Capisco…”

Reiko era a conoscenza di quel diario, ma non l’aveva mai letto e dopo la morte della nonna era sparito, si era sempre chiesta che fine avesse fatto. Fu felice che la sua ricomparsa aiutò la sorella a comprendere cosa accadde realmente nella loro infanzia e mentalmente ringraziò Volpe Argentata di averlo scritto.

“Ancora non mi rendo conto di tutto quello che sta succedendo…tutte le bugie, i segreti…perché?”

“Non credo che capire adesso ti possa essere d’aiuto, è stato fatto per il tuo bene, per il mio. Adesso non sei più sola…”

“Già…sola, è dalla morte del nonno che lo sono.”

“Mi dispiace di non esserci stata, davvero. Posso immaginare cosa tu possa aver passato.”

“A proposito, come hai fatto a trovarmi?”.

“Ammetto che non è stato facile, io sapevo che abitavate ad Urawa…”

“Infatti”

“Dato che l’unica persona che poteva cercarti era Mark, perché abita qui, gli ho chiesto di farlo e a quanto pare ce l’ha fatta…”.

Sopra le chiome degli alberi, soffici nuvole serali solcavano il cielo tiepido e oltre le nuvole fuggevoli stava sospeso, tranquillo e incredibilmente rosso, il sole che stava tramontando. Molte parole e respiri furono consumanti in quei momenti, i ragazzi erano già andati via, solo Mark e Philip rimasero ad aspettarle con pazienza sapendo benissimo che certe cose non possono essere risolte con leggerezza.

“Non li ho salutati…nessuno dei due…”

Kira tornò a pensare ai nonni, al vuoto che entrambi avevano lasciato nella vita delle ragazze, al ruolo che avevano avuto in tutti quegli anni e il suo respiro divenne sottile e alternato, come nuovi singhiozzi pronti ad uscire…a nessuno dei due aveva mai detto un vero Grazie, a nessuno dei due aveva stretto la mano nel momento della morte, non vi aveva mai pensato prima, ma ora quella mancanza le sembrava gigantesca.

“Che stupida che sono…solo adesso ci penso e mi viene da piangere.”

“Non è colpa tua Kira, non potevi sapere che al tuo ritorno non l’avresti più trovato. È successo.”

Mise un braccio intorno alla spalla della sorella per confortarla e sopportare con lei quel grande dolore, comprese che la solitudine era stata, fino a quel giorno, veramente la sua migliore amica e di quanto Kira avesse sofferto per la morte di una persona così cara.

L’essersi sfogata l’aiutò molto, soprattutto a capire meglio se stessa. Finalmente qualcuno l’aveva ascoltata a cuore aperto e soprattutto capita, il suo cuore batteva regolarmente, tranquillo, non più tormentato dalle scoperte e dai pensieri del passato. Quello a cui pensava ora era come recuperare il tempo perso con Reiko, molte cose erano state dette ma ancora tante altre da dire. La sera stava lentamente giungendo su tutta la piccola città e entrambe furono d’accordo sul fatto che era giunto il momento di andarsene. Si scrollarono di dosso la miriade di piccoli granelli dorati che erano rimasti appiccicati ai loro vestiti e finalmente appagate dal loro parlare si diressero verso i due ragazzi che ormai le aspettavano da parecchio tempo, pazientemente.

“Scusateci…”

Sia Mark che Philip fecero un sorriso scrollando la testa in segno di comprensione ma fu il secondo a parlare per primo.

“Ok, adesso che tutto sembra a posto posso tornare da Julian, è un bel po’ che mi aspetta” prese Kira per una mano portandola per qualche secondo in privato dove le diede un caldo bacio per salutarla, Reiko e Mark nel frattempo stavano parlando di ciò che le ragazze si erano dette…quello che a lui interessava di più era che Reiko stesse bene. Constatato ciò salutò anche lui Kira e se ne andò.

Rimaste di nuovo sole si incamminarono verso casa di Kira, dove tranquillamente avrebbero continuato a chiacchierare, ma non più del loro passato, decisamente erano curiose di scoprire il loro presente, tutto ciò che avevano fatto quando erano state divise. Un sacco di tempo.

“Siamo arrivate, questa è casa mia”.

“Però! Ti tratti bene!”

“Sembra grande ma sono solo 6 stanze poste su due piani, vieni accomodati”.

Entrarono e Reiko rimase meravigliata per come la sorella fosse stata in grado di creare un ambiente tutto suo, dove poter vivere senza nessuno. Tra se e se sorrise, fiera per ciò che vedeva. Fecero un rapido giro del piano terra, poi salirono le scale e si fermarono davanti allo studio di Kan ma Kira esitò qualche istante prima di girare la manopola della maniglia ricordandosi dello stato in cui aveva lasciato la stanza quel pomeriggio prima di uscire, ma non poteva comunque tenere nascosta una cosa così plausibile che le era successa…

“E qui cos’è successo?”

“Ehm…ho avuto un leggero attaccato d’ira dopo che ci siamo viste. Domani metterò a posto”.

“Ti verrò a trovare e ti darò una mano, certo che hai combinato un bel macello…”

“Non è necessario che ritorni domani mattina…”

“Ah, ok…se non ti fa piacere…” Un ombra calò sul viso della ragazza.

“No, no aspetta, cos’hai capito! Io…ecco, volevo invitarti a restare qui stanotte, o per quanto tu vorrai…adesso è anche casa tua…”

Reiko rimase senza parole e felice per la richiesta di Kira, così inaspettata ma lieta. Sorrise.

“Ma dove dormo?”

“Beh, siamo sorelle no?! Il mio letto è matrimoniale e possiamo dormire insieme! Se non ti crea problemi…”

“Certo che no!”

Terminata la frase, entrambi gli stomaci delle ragazze, in sintonia, gorgogliarono per l’appetito e scesero in cucina pronte per cenare.

La serata passò in fretta e terminato di mangiare si occuparono di riassettare la stanza, Reiko cercò di attaccare discorso con la sorella…

“Allora, con Philip come va?”

“Beh, è cominciata da poco, comunque bene.” Al sentir pronunciare quel nome la sua bocca si stropicciò in un leggero sorriso, appena visibile.

“Che c’è?”

“Sai stavo pensando, a volte il destino è strano, sono capitata qui per caso e ho ritrovato sia te che Lyra.”

“Già…lei stà con Becker, giusto?”

“No, affatto. Esce con Eddy. Ma come ti è venuto in mente?”.

“Strano mi era parso di averli visti insieme l’ultima volta che sono stata qui…”

“No, non è possibile, avrai sicuramente visto male. So che Eddy e Lyra stanno insieme da parecchio tempo, da molto prima che arrivassi qui.” Fu leggermente sorpresa per la domanda della sorella.

“Eppure ero convinta fosse lui, non si può di certo dire che Eddy e Tom siano due gocce d’acqua però…bah, sarà come dici tu. Avrò visto male.”

“Ne sono sicura, Lyra non mi nasconderebbe un simile dettaglio, anche se loro fossero…come dire, “amanti”. Fidati.”

“Sarà come dici tu…”

Finito di riassettare salirono in camera da letto e Kira prese l’altra metà della foto di Yukino dal cassetto mostrandola alla sorella. Aveva scordato di comprare una cornice nuova dopo che era stata rotta la sera dell’irruzione in casa sua.

“Era davvero bella, tu le somigli molto, più di quanto io immaginassi. Il nonno aveva ragione.”

“Credo che tutte due abbiamo qualcosa di lei dentro.”

“No, io ho preso più il carattere di papà. Te lo garantisco.”

Nel frattempo si stavano preparando per andare a dormire, l’indomani mattina Kira si sarebbe dovuta recare a scuola e preferì non andare a letto tardi, ma chiacchierare ancora un po’ con Reiko la trovò come un idea interessante per ascoltare qualcosa in più sul padre. Si infilarono sotto il caldo piumone, anche quella sera il freddo era notevole…

“Raccontami qualcosa di papà…”

“Era un fiero guerriero, tutti lo stimavano al villaggio. Era il figlio del capo, Nube Danzante.”

“Uno dei saggi che fece uccidere la mamma?”

“Beh all’inizio fu proprio lui ad ordinare alla nonna di andarsene e lasciarci li, ma con il tempo il suo cuore cambiò, cominciò ad affievolirsi la sua fiera visione di quel mondo che stava cadendo in rovina…” sistemò meglio il cuscino e poi continuò a parlare “ricordo che stravedeva per te, dopo la tua nascita cambiò completamente idea. Papà ti voleva bene, peccato che…”.

Reiko si accorse che l’adorata sorellina si era addormentata sotto il suono della sua voce, spense la luce e dopo qualche istante, tra mille ricordi, anche lei raggiunse il mondo dei sogni.

Il mattino seguente Kira si risvegliò un po’ frastornata, decisamente aveva avuto il sonno un po’ turbato, molti pensieri le avevano carezzato la mente quella notte, probabilmente non era nulla, ma l’affermazione fatta da Reiko il giorno precedente la mise soprappensiero…Tom e Lyra? No! Non lo poteva ritenere possibile. Lyra era sempre stata una ragazza di ottimi principi e troppo sincera per nascondere una cosa così…così importante! In fin dei conti Eddy e Tom visti di schiena potevano essere simili a causa del colore dei capelli, sebbene fosse un ipotesi decisamente remota. Kira riuscì solo a pensare ad una svista della sorella.

Quel mattino decise di non andare a scuola. Aveva qualcosa di più importante da fare, un favore da chiedere. Come le era venuto in mente, durante la notte, nemmeno se lo ricordava, di certo a qualcuno sarebbe parsa una follia, ma Kira aveva un gran bisogno di staccare la spina dopo tutti gli avvenimenti che le avevano scombussolato la vita. Si vestì e lasciò la sorella ancora addormentata sul letto, appuntò un bigliettino adesivo alla porta del bagno “Torno oggi pomeriggio, le chiavi di riserva sono accanto alla porta, in ingresso!”.

Senza nemmeno far sapere dove era diretta prese le chiavi della macchina e mise in moto. Restava solo un problema, trovare, a Tokio, dove viveva Julian. Non sapeva a chi rivolgersi senza destare sospetti, ma all’improvviso le venne in mente una cosa, qualcuno che solitamente arrivava in ritardo alle lezioni. Sperando di trovare Bruce ancora per strada si recò verso il semaforo all’incrocio vicino casa sua. Bingo! Conosceva ormai a memoria gli orari del ragazzo. In fretta attraversò e lo raggiunse.

“Bruce, Fermati per favore!”

“Kira, dai che facciamo tardi! Muoviti!”

“No, no. Io non vengo!”

“Come?! Allora cosa ci fai qui?!”

“Devo chiederti un favore, sai dove abita Julian Ross?”

“Eppure mi era sembrato di dirti che Amy è una ragazza molto gelosa, se ne accorgerebbe se…”

“Ma cosa hai capito! Devo andare da Philip! Certo che sei assurdo delle volte…allora lo sai, si o no?”

“Si, si ecco. Tieni”.

Tirò fuori dallo zaino un piccolo foglietto di carta sul quale scrisse l’indirizzo, e corse via per evitare di essere punito un'altra volta. Kira tornò indietro e salì in macchina alla volta della sua meta.

Era una giornata fredda e quella mattina si potevano ancora intravedere, nell’aria, miriadi di minuscole gocce di rugiada. Durante tutto il viaggio ascoltò della musica, cercando di concentrarsi solo sulla guida.

Quando passò davanti alla piazzola di sosta, dove aveva incontrato Philip la prima volta, si lasciò scappare un piccolo sorriso ringraziando la cara gomma che si era magicamente bucata. Improvvisamente il cielo si fece grigio e una fitta pioggia cominciò a cadere sulla strada rallentando la sua marcia.

Giunta a destinazione trovò subito un parcheggio, proprio davanti all’abitazione del ragazzo. Indossò la giacca cercando di coprirsi il più possibile dalla pioggia e quando scese fece una rapida corsa fino alla villetta.

Suonò il campanello e, senza nemmeno che le venisse chiesto chi fosse, le aprirono.

“Kira! Che Sorpresa!”

“Ciao Julian, Philip è in casa?”

“Si, accomodati, io vado a chiamarlo”.

Protezione, fu la prima parola che balenò nella mente di Kira nel osservare l’interno di quella casa. Tutto era perfettamente in ordine, si sentiva nell’aria un forte senso di “famiglia” e l’ambiente era ampiamente riscaldato da uno scoppiettante caminetto nella sala. Julian salì le scale per andare a chiamare l’amico ma quando entrò, lo vide placidamente addormentato sul letto. Prese dall’armadio una coperta che gli pose delicatamente sopra per non svegliarlo. Sorrise. Tornò indietro e trovò Kira seduta sul grande divano accanto al fuoco.

“Sta dormendo. Come un angioletto!”

“Scherzi?!”

“Affatto, vai pure a controllare se vuoi!”

Improvvisamente, sentendo quelle parole, le sue guance divennero leggermente rosse. Portò lo sguardo sulle sue mani tentando di nascondere l’imbarazzo, ma Julian se ne accorse. Era un sentimento che conosceva bene, ogni volta che aveva cercato di dichiararsi ad Amy quell’incontrollabile rossore aveva preso il sopravvento su di lui.

“Se è urgente posso svegliarlo!”.

“No Julian, tranquillo. Passo un'altra volta.”

Ma come fece gesto di alzarsi il ragazzo la fermò chiedendole di restare tranquillamente seduta ad aspettare il risveglio di Philip.

“A che pensi?” tentava di farle compagnia.

“Al tuo coinquilino. Mi prenderai per un inguaribile romantica, ma lo sono”.

“Che strano! Pensavo avessi imparato a conoscermi!”

“Con questo vorresti dire che sei peggio di me?”

“Ah ah, ovvio!”

Verissimo, essere romantico era la sua prima qualità e non gli era mai importato se persone come Lenders o Everett l’avessero sempre usata come scusa per attaccarlo. Ad interrompere la loro chiacchierata ci fu uno squillo del telefono e Julian andò a rispondere.

“Pronto? Casa Ross. Ah Amy, tesoro…certo che puoi venire! Ti aspetto”.

Quando riattaccò volse di nuovo lo sguardo verso Kira e continuò a parlare…

“Che sciocca…”

“Amy?”

“Già, abitiamo da anni uno di fronte all’altra e ogni volta mi chiede il permesso di venire a trovarmi.”

“Beh io la vedo come una forma di rispetto.”

“Può darsi, ma eccola che arriva.”

Amy arrivo qualche istante dopo la telefonata. Quando entrò in casa Kira si sentì “leggermente” estranea alla situazione e chiese a Julian di poter andare in camera di Philip per svegliarlo. Permesso accordato salì le scale, arrivò davanti alla porta ed entrò…

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