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Lentamente con una mano tolse le
piccole ciocche dei lunghi capelli rimasti appiccicati alle labbra, asciugate
da un vento dolce e delicato che la accarezzava da ogni parte, appoggiata con
la schiena a quell’albero ascoltava il fruscio delle foglie secche che,
cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.
Completamente assorta nei suoi
pensieri non si accorse che il sole stava tramontando, lo notò solo
osservando la sua ombra che lentamente si spostava verso est (alla parte
opposta di dove tramonta il sole^^;;;), allora alzò gli occhi verso
l’orizzonte e mosse qualche passo in avanti verso quel magnifico
paesaggio…
“…E andando nel solo
che abbaglia
Sentire con triste meraviglia,
com’è tutta la vita
E il suo travaglio, in questo
seguitare una muraglia
Che ha in cima cocci aguzzi di
bottiglia.”
“Hai mai sentito questa
strofa?” disse lei senza nemmeno voltarsi.
“No…” una voce
da dietro rispose con tono basso e dolce.
“E’ di un poeta
italiano, il mio preferito…” lei chiuse gli occhi e sorrise, solo
allora si voltò, lui non era vicino a lei, solo qualche passo più
indietro, ma la stava guardando, si stavano guardando…i loro sguardi
erano uniti da un sottile filo invisibile e si capivano senza proferire parola,
solo gli occhi…
Ad un tratto lui si voltò
per andarsene.
“Tornerai da me?”
chiese lei, il vento raccolse una lacrima dai suoi occhi e la cullò fino
alla spalla di lui che non rispose alla sua domanda ma continuò a
camminare…
“Aspetta…”lui
allora si fermò…
“Se vorrai tornare da me,
io sarò qui ad aspettarti…”
Lui però continuò a
non rispondere e se ne andò tra il fischio del vento e il fruscio delle
foglie, mischiando la sua ombra a quella degli alberi…
Kira si svegliò, stringeva
nella mano il ciondolo, il suo acchiappasogni che il nonno le aveva regalato
poco prima di morire, poco prima di lasciarla sola.
Osservò l’orologio,
erano le quattro del mattino, un mattino d’estate molto caldo, Kira
sentiva attaccati a se i pantaloncini del pigiama e le lenzuola erano
umidiccie…
Si alzò ed andò ad
aprire la finestra, per qualche istante rimase ad osservare il manto stellato
della notte che immenso ricopriva il cielo, ad un tratto una luce, una scia,
una stella cadente, un desiderio…
“E’ inutile che provo
ad esprimere un desiderio, tanto i miei sogni non si avverano
mai…”.
Con aria triste e molto stanca
tornò a sdraiarsi e mise le braccia sotto la testa…cominciò
a pensare…
Domani darò una svolta a quella che è sempre stata la mia
vita, finalmente avrò l’opportunità di ricominciare e avere
una nuova esistenza, da quando il nonno mi ha lasciata il mese scorso non ho
più motivo di abitare qui, non mi è rimasto più
nulla…solo ricordi…ora sarà meglio dormire, mi aspetta un
lungo viaggio verso l’ignoto.
Qualche ora più tardi si
svegliò, si tirò su per metà, ma rimase a letto ancora
qualche istante ad osservare la sua stanza, che come tutte le altre, era piena
di scatole e scatoloni pronti per essere portati via, le pareti, di un bianco
perla erano piene di ombre giallastre, lasciate dai quadri che il nonno
dipingeva.
L’ultimo ricordo che Kira
aveva lui era molto nitido nella sua mente, era in casa sdraiato sul divano,
impegnato a leggere il giornale con i suoi occhialoni spessi, infatti tutti lo
chiamavano “mosca” visto che con gli occhi non vedeva praticamente
quasi più nulla, ma forse lui, accecato dall’anzianità,
vedeva più di chiunque altro.
Quel giorno Kira uscì, ma
quando tornò a casa trovò solo la sua collana sul comodino e un
biglietto del nonno “SOGNAMI”.
Abbandonò i suoi ricordi e
finalmente decise di alzarsi dal letto…andò prima a farsi la
doccia, sentiva l’acqua calda darle una piacevole sensazione di
benessere…
Quando finì e fu
finalmente vestita arrivò, puntuale, il camion dei traslochi pronto per
caricare la roba e portarla via da lì…
“Buon giorno
signorina!”
“Salve…” era un
signore sulla cinquantina, dall’aspetto molto cordiale e indossava una
vecchia tuta verde e un cappellino a visiera in tinta con il marchio della
ditta “Traslochi Okonami sicuri e veloci ovunque vuoi tu!”.
Kira si soffermò un attimo
poi ricominciarono i lavori di trasporto, non era molta la roba che si portava
via, alcuni dei mobili li aveva venduti insieme alla casa, ci vollero solo un
paio d’ore per finire tutto.
Quando ogni cosa fu a posto lei
era sulla soglia con le valigie accanto a se e teneva la maniglia
dell’uscio con la mano destra, diede un ultima occhiata alla casa vuota e
se ne andò…
“Signorina non si
preoccupi, lei ci dia l’indirizzo di dove dobbiamo portare la roba, sa
per sicurezza, nel caso dovessimo perderci di vista durante il viaggio!”
“L’indirizzo? Ah si!
Certo, mi scusi…” rovistò nella borsa in cerca di una penna
e un foglio per scrivere.
“Ah! Fujisawa! Complimenti
signorina ha scelto davvero un bel posto, ci sono stato una volta, ma era molto
tempo fa, vedrà è una città tranquilla, si troverà
bene!”.
“Grazie mille”.
Partirono…
Durante il viaggio Kira
ascoltò la radio, ma ad un tratto una gomma si bucò e fu
costretta a fermarsi in una piazzola di sosta.
“Ah! Maledizione, ma porca
miseria, e ora come faccio? Io non sono capace a cambiare la gomma! Speriamo
che si fermi qualcuno…”
Provò a chiamare con il
telefonino un carroatrezzi ma non c’era copertura di rete…Kira si
rassegnò e fu costretta a sedersi sul muretto accanto al ciglio della
strada, aspettare era l’unica cosa che potesse fare.
Nel giro di mezz’ora
passarono un paio di macchine ma nessuno si fermò, poi finalmente…
“Ehi, Salve! Qualche
problema con la macchina?”
“Noo che scherzi! Di solito
giro sempre con una gomma bucata, mi sono solo fermata per fare una
pausa!”.
“Ok, ok, vediamo che posso
fare”.
Mentre il ragazzo cambiava la
gomma Kira lo osservava, era alto, poco più di lei, un bel fisico,
capelli neri corti e un sorriso stupendo,indossava un paio di jeans neri e una
t-shirt azzurra un po aderente che risaltava ancora di più la sua
figura, in dieci minuti la macchina fu a posto.
“Come posso ringraziarti?
Sei stato molto gentile”.
“Tranquilla è stato
un piacere, a proposito di piacere, mi chiamo Philip, Philip Callaghan”.
“Kira Fang, Piacere”.
“Beh Kira il piacere
è tutto mio di averti conosciuta, sei in viaggio?”.
“Più o meno, ma
scusa tu come hai fatto a…ah già le valigie!”.
“Se non sono troppo
indiscreto posso sapere dove sei diretta?”.
“No nessun problema, vado a
Fujisawa mi sono appena trasferita li”.
“A quanto pare andiamo
nella stessa direzione, dai seguimi che ti faccio strada! A proposito la
via?”.
A quella domanda Kira
diventò rossa come una fragola. Si sentiva strana in presenza del
ragazzo appena conosciuto…
“Aspetta la via si
chiama…”.
Non sapeva ancora a memoria il
nome e molto frettolosamente estrasse dal portafoglio un fogliettino piegato in
quattro…
“Viale delle Rose al numero
26”.
“Dai ti accompagno so
dov’è!”.
I due risalirono in macchina e
Philip le fece strada, Kira durante tutto il viaggio non faceva altro che
pensare a quel bellissimo ragazzo che il fato le aveva fatto incontrare, il
cuore le batteva fortissimo, si sentiva accaldata, ma non era la temperatura
esterna, anche se di per se era già alta, qualcosa dentro di lei si era
mosso, cercò subito di fermare i tremolii momentanei e la frenesia dei
suoi pensieri…
“Dai Kira che ti succede?
Lo hai appena incontrato e probabilmente non lo rivedrai mai più, adesso
smetti di pensarci! Però è così carino…e poi il suo
sorriso…”.
Passò un’altra
mezz’ora e arrivarono a destinazione, Kira non aveva mai visto la casa
dal vero, l’aveva solo osservata in un catalogo e l’aveva presa
subito, le era sembrata bella e il prezzo di vendita non era male, di certo i
soldi non erano la sua preoccupazione. Dopo la morte del nonno era stata
chiamata per l’apertura del testamento e con grande meraviglia aveva
scoperto di essere stata nominata come unica erede, la somma era molto alta,
tutti i risparmi di una vita dedicata al lavoro.
Si era promessa che quella per la
casa sarebbe stata l’unica somma che avrebbe speso per se stessa, gli
altri soldi li avrebbe utilizzati per lo studio.
Era una piccola villetta a due
piani, con un giardino, piccolo anch’esso, tutto in torno alla casa, di
un bianco impressionante erano le facciate, si vedeva che era stata costruita
da poco, c’era anche il parcheggio privato.
Il viale dove si trovava non era
molto grande però in compenso era abbastanza lungo, tutte le abitazioni
li erano villette singole o doppie, e ognuna aveva il suo giardino, sembrava un
posto davvero tranquillo.
La cosa spettacolare era che
c’erano un sacco di alberi in fiore nonostante la primavera fosse appena
finita e il caldo era incredibilmente forte, c’erano un sacco di glicini
e peschi che davano al paesaggio un aria quasi fiabesca, notò che anche
nel suo giardino c’era un alberello ,però a differenza degli altri
era molto striminzito e secco, probabilmente un pesco anch’esso ma si
vedeva che non se ne era mai occupato nessuno…
Posteggiò e scese, quelli
dell’impresa di traslochi erano arrivati da un pezzo e erano già a
metà del lavoro.
Notò che Philip si era
accostato al marciapiede e si avvicinò per salutarlo.
“Grazie di tutto, sei stato
gentilissimo!”.
“Di niente è stato
un piacere!”.
Detto questo ripartì e se
ne andò…
Philip chissà se ti rivedrò…
“Forza al lavoro Kira, la
tua nuova casa ti aspetta!”.
Quando finirono tutto era quasi
sera, gli operai avevano rimontato tutti i mobili e sistemarono tutte le
scatole in sala, lei si offrì di farli cenare li, ma loro declinarono
l’invito asserendo di dover tornare in ditta per riportare il camion
prima che chiudesse, allora li pagò e anche loro se ne andarono…
Kira entrò in casa e per
qualche istante rimase ferma in piedi a guardarsi in torno con aria
soddisfatta, era davvero contenta di ricominciare una nuova vita, ormai non
dipendeva più da nessuno, solo da se stessa, anche se questo la faceva
sentire un pochino sola e triste.
“Domattina per prima cosa
cercherò una scuola dove iscrivermi, però adesso sarà
meglio andare a letto è stata una giornata faticosa”.
Non ci volle molto perché
si addormentasse, era davvero stanca…
I giorni seguenti Kira li
dedicò interamente alla casa, alla sua nuova dimora, alla sua nuova
vita…lo ammetteva da sola che tutto quello che le stava succedendo non le
calzava ancora, aveva sempre passato tutta la vita sotto la protezione del
nonno, la sua unica famiglia, e ora era costretta a stare da sola, a combattere
per ricominciare una vita propria, ma le piaceva.
La sensazione di libertà
che aleggiava nell’aria le dava un forte senso di tranquillità,
era andata ad iscriversi a scuola, doveva ancora frequentare l’ultimo
anno, sarebbe stata solo un anno più grande rispetto ai suoi nuovi compagni
di classe, non sapeva ne chi fossero ne come fossero, non aveva ancora avuto il
tempo di conoscere nessuno dal suo arrivo…tranne Philip.
Nei giorni seguenti al loro
incontro capitava spesso che ci pensasse, aveva voglia di rivederlo, di
rivedere quel bellissimo sorriso, ma non sapeva proprio niente di lui e non
sperava neanche che sarebbe potuto succedere di nuovo…
Ci volle circa una settimana
perché la casa cominciasse ad avere sembianze normali, che apparisse
abitabile, e stava venendo davvero bella, non era molto grande nonostante avesse
due piani ma per lei andava più che bene.
Al piano terra c’era la
cucina, una sala abbastanza spaziosa, un bagno con vasca e un piccolo ingresso
mentre al piano superiore aveva fatto la sua camera, una cameretta piccola per
gli ospiti e c’era un altro bagno però con doccia.
Per prima finì la sua
stanza e su ogni parete aveva appeso almeno due quadri del nonno, aveva un modo
di dipingere tutto suo, particolare, le pennellate erano come macchie di luce
che si riflettevano su un vetro, quasi fossero date a caso ma nello stesso
tempo con chiarezza per quanto riguarda la loro posizione. I soggetti che
dipingeva non erano i soliti vasi, le solite modelle, erano tutti soggetti di
un mondo irreale e fantastico come unicorni, gnomi, fate, gli unici dipinti che
riprendevano il vero erano quelli ritraenti gli indiani d’America, il
nonno ne aveva una passione sfrenata, passò circa 10 anni insieme a
loro, a studiare le loro origini, usi e costumi tanto che poi ne sposò
una…la nonna era di origini Sioux.
Da lei Kira aveva imparato tante
cose, come per esempio curare le ferite con delle semplici erbe…anche
l’acchiappasogni era un oggetto tipico della loro cultura, anche se
l’uso più frequente era per i neonati, veniva applicato sulle loro
culle per scacciare gli incubi e proteggere il loro sonno innocente…
Una mattina Kira prese finalmente
la decisione di uscire, di farsi una bella corsa, la rilassava farlo, le
scaricava tutte le tensioni.
Usci di buon ora, erano circa le
8,30 del mattino, il viale antistante casa era ancora deserto, del resto aveva
notato che tante case erano ancora chiuse dal suo arrivo, pensò che
molti fossero andati in vacanza, l’estate era solo iniziata da un
mese…
Durante la corsa cercò di
memorizzare i particolari del paesaggio, in modo poi di ritrovare la via del
ritorno.
Accanto ad ogni casa
c’erano tante piccole vie e se uno non era della zona probabilmente era
anche facile perdersi…comunque Kira preferì continuare il suo
tragitto sempre dritta per evitare che accadesse.
Ad un tratto si fermò, era
arrivata in cima ad una collinetta e da lì poteva vedere tutta la
città, in lontananza vedeva anche il vulcano Fuji, il suo sguardo
improvvisamente si posò su qualcosa che sovrastava l’ambiente
sottostante, era un enorme villa bianca con il tetto azzurro, era bellissima,
tutto in torno aveva un grande parco.
Beato chi ci abita! Di sicuro non avrà problemi…
Kira sospirò un attimo,
quasi in segno di invidia e poi riprese la sua corsa scendendo dalla collina,
il vialetto che stava percorrendo la portò in una via più grande,
probabilmente la principale della città, tutto in torno sul lato
sinistro c’erano palazzi, negozietti,ristoranti
insomma…l’uomo, dall’altra invece la natura, degli spiazzi
enormi di verde fiancheggiavano la strada ed erano interrotti ogni tanto da
campi sportivi,tutti erano deserti tranne uno…quello da calcio.
Una squadra si stava allenando e
dalla strada Kira poteva sentire le urla di incitamento dell’allenatore
verso i suoi ragazzi.
Tutto in torno c’era un
prato verde e Kira decise di fare una pausa e andare ad osservarli, si sedette
però abbastanza distante in modo da non essere vista e magari
così non creare disturbo all’allenamento.
Osservava il gruppo di ragazzi
fare una serie di esercizi per il controllo della palla, sembravano davvero
tutti molto bravi e anche se non se ne intendeva notava un certo affiatamento
tra loro.
Fu colpita dalla loro divisa, era
bianca con delle strisce azzurre sulle maniche, sul davanti la bandiera
giapponese…
“Dev’essere la
nazionale giovanile…avevo sentito che si allenava qui.”
Si sdraiò sull’erba
e da lontano sentì il fischietto
dell’allenatore…probabilmente annunciava una pausa, allora si
ritirò su e in silenzio se ne andò riprendendo la sua
corsa…
Dal campo…
“Ehi Holly guarda.”
“Che c’è
Bruce?”
L’amico alzò la mano
e con il dito indicò proprio Kira che si stava allontanando.
“Si l’ho notata anche
io, ci ha osservato tutto il tempo, ma non la conosco non mi sembra di averla
mai vista prima.”
“Già anche a
me.”
“Di che parlate voi
due?” Philip si avvicinò ai due amici che continuavano ad
osservare Kira che pian piano spariva lungo la strada.
“Niente”
Allora Philip alzò lo
sguardo e la vide sparire in fondo al viale…
“Ma quella
era…”
“Che c’è
Philip la conosci?” chiese Holly incuriosito dalla frase
dell’amico…
“No, forse mi sono
sbagliato.”
Di nuovo il fischietto
dell’allenatore, la pausa era finita…
Era lei, ne sono sicuro! A Philip scappò un sorriso sulle
labbra…
Era un estate torrida, di una
calura indiana, nemmeno sulla riva del mare Kira riusciva a trovare un po di
fresco, ma per fortuna nel tardo pomeriggio la situazione cambiava e sulla
spiaggia spirava un dolce venticello, in quelle ore era un sollievo tuffarsi in
acqua, uscire e sentirsi accarezzati dall’aria che soffiava leggera.
Negli ultimi giorni Kira scendeva
spesso da casa fino alla spiaggia, certe volte portava con se un album da
disegno e degli acquerelli, forse, inconsciamente, cercava di coltivare la
stessa passione del nonno ma ogni volta il risultato era pessimo. Tentò
di ritrarre il bellissimo paesaggio, che volgeva al tramonto, i gabbiani che a
grandi stormi volavano nel cielo ormai tinto di un arancione intenso, ma quando
ebbe finito fece una piccola smorfia, rise tra se e se e strappò il
foglio dall’album gettandolo in acqua.
Lo vide colmarsi pian piano,
diventare pesante e sparire tra la leggera schiuma delle onde che si posavano
sulla riva.
Improvvisamente si alzò e
andò incontro al mare, aspirando l’odore d’acqua e di pesce
che le veniva incontro mentre camminava lungo la riva multicolore, ad un tratto
si fermò vicino ad un vecchio ed enorme tronco d’albero,
trasportato lì da chissà quale mareggiata e da chissà
quanto tempo…si sfilò il leggero abito di lino che indossava,
sotto un costume da bagno rosso fuoco che metteva in risalto il suo bellissimo
fisico e i suoi splendidi capelli neri come il carbone.
L’acqua bassa in cui
entrò era calda come l’aria, solo dopo che si spinse al largo
avvertì una piacevole sensazione di frescura.
S’immerse nella
profondità dell’abisso di un turchino cupo, si rigirò sul
dorso e resto così per un po’ lasciandosi trasportare alla deriva,
ogni onda la cullava, le finiva sul viso, su gli occhi e la bocca con il loro
liquido tepore.
Il vento la rinfrescava
lentamente succhiandole via l’arsura dalla pelle che traspirava. Appagata
tornò indietro, si rotolò ancora un po nell’acqua bassa
vicino alla riva e finalmente rinfrescata uscì.
“Ahhh…che piacere,
certo che questo posto è davvero fantastico, non pensavo che mi sarei
trovata così bene” disse a bassa voce tra se e se.
Poi riprese il vestito e si
riavvicinò al suo asciugamano posto non molto distante, si sdraiò
e chiuse gli occhi cercando di immergersi nei rumori della natura, era un gioco
che da bambina faceva spesso con la sua migliore amica, Lyra, chiudere gli
occhi e descrivere ogni rumore che giungeva alle sue orecchie.
“Lyra…dolce amica
mia, chissà dove sei ora…”, in quel momento, il ripensare al
passato le fece trasalire al cuore una terribile malinconia di ciò che
era stato e mai più sarà. Erano state amiche per poco tempo, dai
15 ai 16 anni, Lyra era più piccola di un anno ma in quel periodo erano
diventate come due sorelle, sempre insieme, inseparabili.
Poi lei dovette partire con i
suoi genitori, Kira non seppe nemmeno per dove, fu avvisata all’ultimo
momento, proprio come per il nonno, era sempre l’ultima a sapere le cose
e a perdere le persone più importanti.
Continuò il suo gioco,
udiva di quando in quando l’aleggiare degli uccelli, il guizzare di un
pesce e qualche soffio di vento più forte, ad un tratto sentì
qualche parola, uno scalpiccio di piedi nudi che correvano sulla sabbia;
qualcuno passando la scavalcò. Bambini e ragazzi della città che proprio
come lei andavano alla ricerca di un po di fresco nell’acqua di quel
meraviglioso e tranquillo mare.
Era ora di andare a casa, si
tirò su ma il suo sguardo incrociò la figura di un ragazzo,
sicuramente un atleta, bello, robusto e a quanto pareva anche un magnifico
nuotatore, lo seguì con gli occhi, lo guardava mentre si allontanava
verso il largo e dietro di lui la figura di un cane che lo cercava abbaiando
forte e il ragazzo rispuntava molto lontano facendolo ammattire, gli schizzava
l’acqua si azzuffava con lui.
Il sole era ormai basso, era
trascorso molto tempo, nel rialzarsi Kira si liberò delle pietruzze e
dei frammenti di conchiglia che le si erano appiccicati addosso, molto
lentamente e tranquillamente rimise le sue cose a posto nella borsa, si
rivestì e cominciò ad incamminarsi verso casa, ma prima di
andarsene si girò di colpo ad assaporare ancora una volta la bellezza di
quel paesaggio e si accorse che l’acqua, la spiaggia e i bambini erano
cambiati, trascolorati, avvolti nell’ombra.
Il sole era definitivamente
scomparso all’orizzonte.
Arrivata a casa Kira si
infilò subito sotto la doccia, non aveva voglia di fare il bagno nella
vasca, voleva fare in fretta perché una grande morsa allo stomaco le
ricordò che non aveva pranzato e ora aveva una gran fame.
Finì in fretta e ancora
con l’accappatoio addosso andò in cucina e infilò la faccia
nel frigo in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Si fece un insalata,
anche il suo stomaco brontolava e si lamentava per il caldo, che in casa,
nonostante tutte le finestre fossero aperte si faceva sentire, e si
sdraiò nel divano in salotto, una delle due stanze, insieme alla camera
per gli ospiti, ancora da finire.
Accese il televisore, fece
zapping tra un canale e l’altro alla ricerca di un programma interessante
ma non trovò nulla, erano tutti discorsi politici, economici, altrimenti
doveva sorbirsi una di quelle barbose soap che lei detestava per la loro
eccessiva mielosità.
Di colpo si
addormentò…
Era buio, di un nero intenso,
color pece…sentiva dei passi in lontananza, l’eco di una voce la
stava chiamando, sentiva freddo, un freddo pungente che quasi le tagliava la
pelle, che cosa ci faceva li?
Una terribile ansia e un
incredibile solitudine la assalì e cominciò in preda al panico a
correre con tutte le su energie…
“Dove sei?? Ti prego
rispondimi, dimmi dove sei!!!”
“Sono qui …”
Più correva più la
voce diventava lontana, ad un tratto inciampò, cadde e rimase per terra,
con gli occhi sgranati e delle lacrime cominciarono a rigarle il volto preso
dalla disperazione di ciò che le stava accadendo…battè i
pugni e ad un tratto gridò.
“Perché!!!”
“Perché,
perché Thomas mi stai facendo questo?”
Kira riaprì gli occhi e si
accorse di essersi addormentata davanti alla tv ancora accesa, dove ora stavano
trasmettendo qualcosa di incredibilmente sdolcinato.
Si accorse di essere tutta
sudata, ma non dal caldo, la sua era paura, le sensazioni del sogno le aveva
provate seriamente, e ora che era sveglia riusciva a sentirle nella pelle,
nell’agitazione del suo respiro e nel battito accelerato del suo cuore.
Faceva spesso sogni strani, ma
ultimamente erano aumentati, Kira associò la cosa allo stress di tutti
gli avvenimenti che nell’ultimo periodo le avevano sconvolto la
vita…non ci badò più di tanto, salì le scale e andò
ad infilarsi sotto il fresco lenzuolo del suo letto…rimase ancora qualche
istante sveglia ad osservare il paesaggio notturno che le si presentava fuori
della piccola finestra della stanza, forse per paura di riaddormentarsi e
sognare di nuovo, ma poi alla fine Morfeo vinse e lei si lasciò cullare dalla
dolce melodia del sonno…
Il tempo correva veloce e
l’estate stava finendo, Kira lo notava sempre di più ammirando il
paesaggio che ogni mattina le si presentava davanti mentre faceva la sua solita
corsa…
Conosceva ormai quasi tutte le
stradine della città perché ogni tanto ne imboccava una per
vedere dove portasse, ma poi riprendeva sempre la strada principale.
I campi sportivi stavano
cominciando ad affollarsi, la gente stava tornando dalle vacanze, di li a poco
sarebbe ricominciata la scuola.
Ogni tanto si fermava sempre
davanti al campo dove si allenava la nazionale, per riposare comunque sempre
abbastanza distante da non disturbare.
Quella mattina però il
campo era deserto, ma si fermò lo stesso e si sedette, sul prato
aleggiava un profumo leggero, freddo e lievemente metallico, la mattina
cominciava a farsi sentire la brezza dell’autunno che era alle porte ma
le giornate erano ancora abbastanza tiepide e gli alberi ancora verdi.
Mentre era assorta nei suoi
pensieri non si accorse che qualcuno da dietro le si stava avvicinando…
“Ehi, Ciao.”
Era una voce femminile,
squillante, ma molto cordiale…Kira si voltò la testa per vedere
chi fosse.
“Tu devi essere la
misteriosa ragazza che ogni tanto si ferma a guardare la nazionale mentre si
allena.”.
Ci volle qualche secondo
perché Kira mettesse a fuoco la figura di chi aveva davanti, era alta
più o meno quanto lei, snella e con un fisico perfetto, indossava un
paio di pantaloni fusò aderenti color grigio fumo e un enorme t-shirt
banca, ma si notavano ugualmente le lievi macchie di sudore, probabilmente
anche lei aveva corso.
“Ciao.” Kira
salutò indifferente quasi non avesse fatto caso a quello che la ragazza
avesse detto.
Un sorriso la
contraccambiò.
“Scusa, non volevo
spaventarti.”
“Nessun problema, non mi
hai spaventata, stavo solo riposando, è così bello qui.”.
“Già hai proprio
ragione, posso?”
La ragazza indicò un
posticino accanto a fianco a Kira e si sedette senza nemmeno aspettare la sua
risposta alla domanda.
“Piacere mi chiamo Patty
Gastby e sono un amica dei ragazzi della nazionale che tu di tanto in tanto
osservi”.
Fece un enorme sorriso e
offrì il palmo della sua mano in segno di saluto, Kira la strinse e
contraccambiò.
“Io sono Kira.”
Da dietro gli alberi finalmente
il sole spuntò, anche se quella mattina era un sole un po’ avaro,
pallido, quasi fosse scontento di essersi levato.
“Allora, conosci qualcuno
dei giocatori?”
“Chi io? No, assolutamente,
io mi fermo qui di tanto in tanto per fare uno stacco tra una corsa e
l’altra, per il calcio non ho alcun interesse”.
Patty si portò le
ginocchia al petto e vi incrociò le braccia sopra poggiandovi la testa.
“Ah beh allora hanno tutti
preso un granchio!” abbassò la testa del tutto affondandola nelle
braccia e ad un tratto la sollevò tirò su all’indietro
cominciando a ridere di gusto, era una risata solare, piena di gioia.
“Perché? Di che
parli?” Kira osservava incuriosita la sua nuova interlocutrice che nel
frattempo cercava di fermare le risa e premeva con le braccia conserte lo
stomaco.
“Oh dio mio…scusa,
ah-ah…mi spiace” cera ancora qualche traccia di risata nel suo
parlare ma poi si calmò e riprese “vedi, tutti credevano che tu
eri l’ammiratrice di uno di loro e hanno fatto a gara per intere
settimane, come dei bambini, nel tentativo di scoprire chi era il tuo
preferito! Se sapessero che non è così!” Ricominciò
di nuovo a ridere, ma stavolta anche Kira la seguì, la sua risata
divenne contagiosa.
Era davvero tanto tempo che Kira
non rideva così di gusto, ne era quasi meravigliata, si era convinta di
non saperlo più fare.
“Ti andrebbe di conoscerli
e dirglielo di persona? Vorrei tanto vedere le loro facce quando lo
scopriranno!”.
“Beh, ad essere sincera non
so se mi va.” Kira tornò seria e la risposta uscì dalla sua
bocca in modo molto triste, aveva riacquisito la sua malinconia.
“Perché no?”
Patty sembrava stupita da quel rifiuto, non se lo aspettava, qualunque ragazza
avrebbe fatto carte false per essere al posto suo, ma lei stava rifiutando
l’invito.
“Beh, sai io sono qui da
poco e devo ancora finire di mettere a posto la casa.”. Non poteva
inventare scusa più stupida, la verità era che non voleva
conoscere nessuno, non voleva più affezionarsi a nessuno, per paura di
perdere di nuovo tutto.
“Ma dai, pensavo avessi
qualche ragione più importante! Ti ho visto così seria, mi ha
fatto spaventare…ti prego ti prego ti prego, vedrai che sono
simpatici!”
Kira non seppe resistere a quelle
suppliche in fondo così invitanti, il suo viso si fece serio per qualche
istante, sospirò, sorrise e alla fine accettò.
“Va bene, d’accordo,
ma non ti prometto niente.”.
“Evvai!!” Kira non
riusciva però a capire il perché dell’insistenza di Patty,
del perché volesse presentarle i giocatori e della sua così
decisa cordialità nonostante l’avesse appena conosciuta.
“Allora facciamo
così, tra qualche giorno in città ci sarà una festa al
parco principale, sai tutti i ragazzi si riuniscono lì per dare
l’addio alle vacanze, e lì ci saranno anche loro. Così te
li presento.”
“Va bene, ma io come
farò a trovarti?”
“Ah tranquilla, non devi
preoccuparti, li si conoscono tutti e una figura nuova non passa di certo
inosservata, soprattutto se è una ragazza carina come te!”
Kira arrossì a quel
complimento, poi guardò l’orologio e pensò che forse era
ora di andare a casa così si alzò e si spolverò i pantaloni
nel tentativo di staccare i fili d’erba che si erano appiccicati. Anche
Patty si alzò. “Beh Patty è stato un vero piacere, grazie
della chiacchierata e dell’invito!”.
“Nessun problema. Allora ci
vediamo alla festa!”.
“Ok Ciao!”
Kira si allontanò per
l’ennesima volta da quel campo e riprese a correre nella direzione da
dove ne era venuta, in mente cercava ancora di fare ordine e capire cosa le era
appena successo, aveva accettato di andare ad una festa dove non conosceva
nessuno sotto invito di una ragazza che conosceva da almeno un ora.
In fondo però forse ho fatto bene ad accettare, da quando sono
qui non ho ancora conosciuto nessuno, magari incontrerò qualche mio
compagno di scuola, chissà…ma si non è stata una cattiva
idea!
La sera della festa si avvicinava
e più ci pensava, più Kira era convinta di aver fatto bene ad
accettare, aveva preso la cosa con entusiasmo.
Dovette però uscire ed
andare a cercare qualcosa di carino da mettere, il suo guardaroba purtroppo non
aveva niente di predisposto per una festa, erano tutti abiti molto sobri.
Quel pomeriggio il caldo si era
finalmente placato, la città stava tornando a vivere e i negozi stavano
riaprendo, non sapeva ancora cosa avrebbe scelto, ma voleva qualcosa di carino,
voleva fare colpo, anche se di certo non sperava di farsi amici con il suo
aspetto, anzi detestava essere osservata solo per la sua bellezza, però
non le dispiaceva farsi carina per qualche occasione mondana del resto non
erano molte quelle a cui aveva partecipato…
Girò diversi negozi, poi
si fermò davanti ad un negozietto, la vetrina era allestita in modo
molto semplice, forse fu proprio quello che la attirò, sul manichino
notò un abito lungo di jeans con le spalline sottili, niente scollatura,
l’abito terminava come una normale salopette, in linea retta con due
taschine sul davanti. In abbinato c’era un bellissimo scialle bianco con
delle roselline sulle punte ricamate sopra, ma…mentre osservava il
vestito, come un flash improvviso, vide riflesso nella vetrina il volto di una
persona che aveva già visto, ma che non sperava di rivedere…
“Ehi Philip guarda! Non
sono carini?”
“Eh già sono davvero
belli!”
Kira si girò e il cuore le
balzò nel petto, lo sentiva battere più forte come se volesse uscire,
lo vide, era proprio a qualche metro da lei che stava osservando due cuccioli
di cane che erano in strada, ma non l’aveva notata, al contrario lei lo
notò, si teneva mano nella mano con una ragazza un po’ più
bassa di lui, capelli castani corti, un viso semplice…voleva chiamarlo, farsi
notare…ma quando provò a pronunciare il suo nome le parole le
morirono in gola…abbassò lo sguardo, e ci ripensò,
entrò nel negozio per comprare il vestito…
Maledizione…perché non l’ho chiamato? Non
c’era niente di male nel farlo, eppure non ci sono riuscita…e chi
era quella ragazza?
“Signorina il suo
resto!”
Kira era talmente assorta nei
suoi pensieri che dimenticò sia il resto che di guardare davanti a
sé…infatti…inciampò su un ciottolo della via mal
messo e cadde, ma qualcuno con una gran prontezza di riflessi la prese in
tempo…
“Ehi tutto bene??”
Kira che ancora non realizzava
cosa stesse succedendo non alzò nemmeno lo sguardo per rispondere…
“Ah…mi
scusi…i-io mi sono distratta.”
“Non ti devi scus…ehi
ma aspetta un attimo, Kira?”
Quando sentì pronunciare
il suo nome alzò finalmente il viso, divenne improvvisamente rossa e
cercò subito di rialzarsi liberandosi dalla braccia di quel
ragazzo…
“Ph-Philip…ciao.”
Non è possibile, capitano sempre tutte a me…ma proprio su
di lui dovevo cadere?? E ora che faccio…che gli dico? e poi quella
ragazza mi stà guardando…che imbarazzo…
“Scusa ma devo scappare,
stavo andando di fretta!”
“Ehi asp…”
Philip non riuscì a finire
la frase che Kira era già scomparsa dietro l’angolo…
“Chi era Philip?” la
ragazza che era con lui sembrava molto incuriosita…
“Una ragazza che ho aiutato
un po’ di tempo fa in strada perché aveva una gomma bucata.”.
“Sei sempre il solito
altruista…”
“Beh sai com’è
Jenny…tesoro mio…non potevo non aiutare una ragazza così carina!”
Fece una piccola smorfia e cominciò a correre inseguito da Jenny
“Fermati, ti faccio vedere io qualcosa di carino!!! Vieni qua!!”
Dietro l’angolo Kira era
ancora appoggiata al muro, cercava di fare ordine di idee, era ancora
emozionata e confusa per l’incontro di poco prima…si ricordava di
lei, si portò una mano sul viso per fermare l’imbarazzo,
probabilmente era tutta rossa…
Che mi stà capitando?…non era mai successo che mi
emozionassi tanto per un ragazzo, non so niente di lui eppure mi basta vederlo
perché mi faccia questo effetto! È incredibile!.
Mancavano pochi giorni
all’inizio della scuola e finalmente era arrivato il giorno della festa,
quel pomeriggio Kira era decisamente agitata, passò l’intera
giornata in casa e si dedicò agli ultimi dettagli, aveva cambiato idea,
nella stanza per gli ospiti, visto che non aveva la mobilia necessaria, fece
una specie di “santuario” del nonno. Vi aveva appeso tutti i suoi
quadri e posizionato tutte i suoi strumenti per dipingere…voleva tenerlo
presente nella sua vita come poteva visto che dal lato fisico sentiva un grande
vuoto…rimase indaffarata per qualche ora… finalmente aveva tirato
fuori tutti i quadri, visto che molti erano rimasti ancora nelle scatole,
avevano però bisogno di una bella spolverata.
Nel pulirne uno notò che
dietro la tela era scritta una data “22 agosto 1982”, era la sua
data di nascita, girò il quadro e l’immagine dipinta era il porto
di un piccolo villaggio, non gli diede importanza e continuò il suo
lavoro.
Poi si fece sera e così
andò a farsi un bel bagno.
Quando ebbe finito indossò
l’accappatoio e diede una semplice passata con un asciugamano sui
capelli, l’ambiente era ancora impregnato di tante, minuscole goccioline
di vapore… poi andò in camera sua e tirò fuori il vestito
comprato qualche giorno prima che era rimasto ancora nel sacchetto del
negozio…senza indossarlo lo mise davanti a se per avere una vaga idea di
come le stava, prima di indossarlo si sarebbe dovuta asciugare, e così
fece…
Andò davanti allo specchio
per vedere come le stava, a pennello, era soddisfatta…aveva raggiunto la
sua linea dopo anni di sacrifici perché da piccola era stata parecchio
paffuta ma dopo le ultime prese in giro aveva deciso di cambiare e dimagrire.
Era alta 1, 70 circa, il suo viso delicato era accentuato soprattutto dal fatto
che avesse i capelli neri come il manto di una pantera e due bellissimi occhi
verde smeraldo.
Si considerava una bella ragazza,
sapeva di esserlo ma di certo non ne aveva mai fatto un vanto, anzi, lo
detestava.
Poi andò
nell’armadio a rovistare tra mille oggetti e prese una scatola da scarpe
impolverata con su scritto “mamma”, quello era l’unico
oggetto che le appartenesse e glielo aveva dato il nonno quando aveva fatto 18
anni, tirò fuori un paio di scarpe nere con il tacco e la chiusura a
laccio sulla caviglia, le uniche eleganti che avesse…era perfetta, ora
mancava solo il tocco finale, il trucco.
Andò a ripescare la sua
trusse, riposta nella cassettiera pensando di non doverla usare, non era sua
abitudine truccarsi, ma per quella occasione fece un eccezione…
Mise un chiarissimo ombretto
verde che sfumò insieme ad un po di bianco, niente rossetto però,
non le piaceva molto metterlo…
Era finalmente pronta per uscire,
mise le ultime cose nella borsetta e chiuse dietro di se la porta di casa.
Per la prima volta Kira vedeva
Fujisawa di sera, la definiva una città magica, piena di serenità
e vita…mentre camminava per la strada in direzione del parco osservava
l’ambiente notturno che le si presentava davanti, notò moltissimi
gruppi di ragazzi in giro e pensò che il parco non fosse l’unico
punto di incontro per festeggiare, sempre se festeggiare era il termine
adatto…
Il cielo stellato era bellissimo
e si vedeva chiaramente anche perché l’illuminazione stradale non
era molto alta come in tante altre città dove la volta celeste con le
sue luminose figlie era a malapena visibile.
Giunse finalmente
all’entrata dove un enorme striscione, con su scritto “Arrivederci
Estate” dava il benvenuto a chiunque entrasse…c’era davvero
tanta gente e si sentiva un po’ spaesata, non conosceva nessuno, ma tanti
l’avevano già notata, sentiva benissimo i commenti degli altri.
“Ehi, ma quella chi
è? La conosci?”
“No, non l’ho mai
vista, però è carina!”
Non era abituata a
quell’atmosfera così andò alla ricerca di un posto
tranquillo dove poter stare fino all’arrivo di Patty, non era di certo
nelle sue idee andarla a cercare, tanto le aveva detto che l’avrebbe
sicuramente notata…trovò un angolino nascosto da alte siepi dove
c’era una panchina isolata rispetto alle altre posta proprio di fronte al
mare, rimase ad osservare quel paesaggio incantata, era bellissimo ammirare
come il riflesso della luna accarezzava le lievi increspature del mare create
dal un dolce venticello, sembrava irreale…
Poi ad un tratto sentì una
voce che la chiamava…
“Kira? Kira dove
sei??” era Patty, l’aveva riconosciuta ma lei preferì non
parlare voleva essere trovata, del resto si sentiva già abbastanza in
imbarazzo nell’udire il suo nome urlato ai quattro venti.
Che vergogna…non può proprio evitare di
urlare…benedetta ragazza!
“Ah-a ti ho
trovata!!”
“Ciao Patty.”
“Ehi che è quella
faccia?? Ti ho invitato qui per farti conoscere un po di gente e farti
divertire!” Patty si avvicinò sempre di più e la prese per
un braccio “Forza su che ti devo presentare agli altri!”, la tirò
con forza e cominciò a farsi spazio tra la gente a gran spintoni.
“Ehi Patty, stai attenta
così mi farai cadere!!”
Detto,
fatto…inciampò, ma come al solito qualcuno la raccolse in
tempo…
“Kira, ti diverti tanto a
cadere e farti raccogliere?”
Non è possibile…
“P-Philip…” (che strano^^;;;; nd Yuki_83) intorno a
lei si era creato un silenzio imbarazzante, teneva la testa bassa per paura che
le si potesse vedere il colore che le sue guance avevano assunto in quel
momento. Poi finalmente la tensione fu superata…
“Ehh, voi due vi conoscete??”
Patty osservava incredula, del resto Le era stato detto che non conosceva
nessuno perché era appena arrivata in città…
“Beh Patty io non pensavo
tu lo conoscessi…”
Intanto gli altri guardavano la
scena incuriositi e Bruce si avvicinò a Holly per parlargli in un
orecchio…
“Hai visto Holly, Philip
conosce la misteriosa ragazza!”
“Già, a quanto
sembra.”
“Secondo te perché
ci ha mentito??”
“Non lo so ma secondo me
avrà avuto i suoi motivi.”
Kira era diventata rossa come al
solito…si stava vergognando della figuraccia appena fatta, non solo non
sapeva che anche Philip ci sarebbe stato ma gli era caduta ancora
addosso…
Peggio di così che può capitarmi?
“Allora che mi sono
persa?” Patty era sempre più incuriosita sul fatto che i due si
conoscessero…
“Beh, ecco
vedi…” le parole le si bloccavano in bocca, non riusciva a dare una
spiegazione plausibile ma per fortuna Philip andò in suo aiuto…
“Ci siamo conosciuti per caso, lei aveva una gomma a terra e così
io l’ho aiutata, tutto qui!”.
Ma Patty non era l’unica
persona desiderosa di risposte, anche qualcun altro fece delle domande…
“Però Philip
perché non ci hai detto che la conoscevi? Noi per settimane ci siamo
chiesti chi fosse…”
La voce di un altro ragazzo si
fece avanti e lui si fece spazio tra i suoi compagni per arrivare davanti
all’amico…Kira finalmente alzò la testa incuriosita da
quella domanda, era un bel ragazzo dai lineamenti delicati, sembrava un bambino…alto,
capelli castano chiaro corti e una bellissima voce, rimase affascinata da
quella figura così “soave” e pulita, le sembrava molto
semplice.
“Dai Tom, non ti ci mettere
anche tu…” Philip guardò l’amico con aria
supplichevole, del resto anche Jenny stava osservando la scena da dietro e
probabilmente anche lei aspettava una risposta a quella domanda tanto
più che Philip era in difficoltà non perché non voleva
rispondere, ma perché non sapeva cosa rispondere.
Cercò di divincolarsi
dalla situazione come meglio poteva…”E poi scusa, era così
divertente sentire Bruce che si faceva mille castelli in aria su chi potesse
essere” si girò, guardò l’amico e tutti si misero a
ridere.
“Ma perché centro
sempre io…” Bruce abbassò la testa e le spalle in segno di
rassegnazione alle prese in giro dei compagni.
“Allora dopo le
spiegazioni, passiamo alle presentazioni…” Patty era entusiasta dei
“suoi” ragazzi e ogni volta che doveva presentarli a qualcuno lo
faceva con grande enfasi e si riempiva la bocca di mille complimenti per
ognuno…
“Prima di tutti il mio
Holly!”
“Il tuo Holly?”
“Già, il capitano della
squadra, nonché mio fidanzato!”, Patty tirò per un braccio
uno dei ragazzi di fronte a lei, che dall’imbarazzo aveva due guance
rosse stampate sul suo volto e grattandosi la testa intervenne prima di subire
una delle esplosioni di eccitazione di Patty…”Non farci caso ti
prego, lei è sempre molto esuberante…piacere Oliver Hutton.”
“L’avevo
notato…piacere mio Holly, giusto? È così che ti ho sentito
chiamare poco fa, io sono Kira.”
“Si esatto, tutti gli amici
mi chiamano così, solo Mark di quando in quando mi chiama per cognome,
ma dov’è finito??? Era qui un secondo fa.”si guardò
un po intorno alla ricerca del nuovo nominato “Ah eccolo li, come al
solito intento a bere con Benji, certo che quei due sono
incorreggibili…”
Kira guardò nella
direzione indicata da Holly e al banco delle bibite vide due figure stagliarsi
sulle altre, erano due ragazzi con un fisico impressionante, marmoreo, messo in
risalto dalle magliette attillate che entrambi indossavano.
“Quello che vedi con il cappellino
è Benji Price e quel ragazzo dall’aria scontrosa, ma in fondo un
buon amico è Mark Lenders.”
“Benji Price? Il famoso
SGGK??”
“Conosci anche lui?”
“No affatto, è che
la fama di alcuni di voi hanno raggiunto anche la città dove vivevo
prima, Urawa.”
“Ok,
continuiamo…” Holly fece una carrellata di tutti i ragazzi della
squadra, Julian, Eddy, Paul, Sandy, Bruce, Huma…insomma c’erano
proprio tutti ma poi presentò anche qualcuno che con la squadra centrava
solo da un certo punto di vista “queste sono Amy, che è la ragazza
di Julian, Jenny, che è la ragazza di Philip e l’ultima
è…ma insomma dov’è finita?? Com’è che
tutti stasera si divertono a sparire??”
“Tranquillo
Holly…sono qui, e poi non c’è bisogno di presentazioni, io e
Kira ci conosciamo già, vero?”
Kira non credeva alle sue orecchie,
una voce incredibilmente famigliare, di qualcuno che conosceva e che ora era
dietro di lei, le fece tornare, in una frazione di secondo, in mente tanti
ricordi…
“Ehi Kira guarda!” la
ragazza si accucciò sul prato come se avesse trovato un tesoro, la sua
voce era piena di entusiasmo “due quadrifogli , non sono belli?” li
raccolse e uno lo porse in mano all’amica che era accucciata proprio di
fronte a lei “questi saranno i nostri portafortuna, finché li
avremo con noi un giorno ci rincontreremo, noi saremo amiche per sempre.”
“Vero, per sempre…”
…Amiche per sempre…
Quella frase aveva cominciato a
rimbombarle in testa come se fosse incisa su un disco che si era
incantato…
…Amiche per sempre…Lyra, la mia dolce
“sorellina”, il mio portafortuna, quanto mi sei mancata…
Finalmente si decise a girarsi e
davanti a se trovò una Lyra non molto diversa da come l’aveva
lasciata, solo aveva i capelli più corti e adesso portava anche gli
occhiali, ma per il resto era sempre uguale, il viso dai lineamenti delicati, il
suo bellissimo nasino alla francese, gli occhi azzurri, ma non era il solito
azzurro, era speciale, tendente al blu…un blu profondo. I capelli erano
biondi e per quanto riguarda il fisico, beh, Lyra era sempre stata una bellissima
ragazza anche da quel lato. Indossava un paio di jeans grigio scuri che
terminavano a zampa e una magliettina bianca smanicata con la chiusura dietro
il collo.
“…Lyra…”
era la serata delle sorprese e delle emozioni, guardava l’amica come se
avesse appena visto un angelo scendere dal cielo, quasi incantata…
“Beh, almeno dopo tre anni
che non ci vediamo il mio nome non te lo sei dimenticato…”
“E come avrei potuto…eri
l’amica più cara che avessi mai avuto…” finalmente
riuscì a sbloccare dentro di se la forte emozione che stava provando nel
rivederla, rimasero entrambe qualche secondo in silenzio, mentre tutti gli
altri, curiosi di sapere come si sarebbe svolta la scena preferirono non
disturbarle, poi finalmente si abbracciarono e a Kira scese una
lacrima…aveva appena ritrovato qualcuno…
“Allora, sono curiosa chi
è il tuo ragazzo?”
Le due amiche si erano
allontanate dal gruppo, erano andate dove poco prima Kira era seduta ad
aspettare Patty, avevano molte cose da dirsi, l’essersi ritrovate era
stato così inaspettato.
Stavano bevendo del analcolico
alla frutta, preso poco prima, Lyra era assolta nei suoi pensieri e stava
facendo girare il ghiaccio nel suo bicchiere, lo osservava sciogliersi pian
piano e diventare un tutt’uno con il contenuto…erano arrivate le
undici e la serata era diventata sicuramente più tranquilla, adesso al
centro della piazzetta principale stavano suonando della musica lenta e un
mucchio di coppiette stavano ballando abbracciate.
Il gruppo che suonava, che era di
una delle scuole di Fujisawa, non stava suonando una canzone d’amore, o
quasi, però era ricca di sentimenti…
“Eh…che hai
detto?” La canzone finita Lyra sembrava essersi risvegliata da un sonno
profondo…
“Che hai Lyra? Mi sembri
distratta…perché non sei a ballare con lui ora?” Kira notava
molta solitudine negli occhi dell’amica che fino a qualche secondo prima
sembrava essersi isolata dal mondo interno…
“Lui chi?”
“Come lui chi? Il tuo
ragazzo…mi hanno detto che ne hai uno, giusto?”
“Ah…Eddy.
Perché non mi va…” bevve ancora un po dal suo bicchiere.
“Lyra che cos’hai?
Sai che di me puoi fidarti…”
“Si lo so non
preoccuparti” la guardò e le sorrise poi continuò “Hai
sentito la canzone di prima?”
“Si ma che centra?”
“Mi ha fatto tornare in
mente tante cose, ricordi che vorrei cancellare ma non ci riesco però
adesso voglio dirti una cosa”.
“Dimmi Lyra ti
ascolto”, così l’amica continuò, “Quando andai
via da Urawa tre anni fa non ti dissi niente della mia partenza perché
non volevo che ti preoccupassi per me…e…” pianse, così
lentamente scesero le lacrime che poteva tenere gli occhi aperti, era un pianto
dolce anche se di sfogo, la vista era un po confusa e ogni tanto singhiozzava
ma poi riprese il suo discorso “…fu perché morì mio
padre, lui era originario di Fujisawa e aveva espresso il desiderio di poter
essere sepolto qui, vicino alla sua famiglia, così venimmo qua a vivere
per potergli stare vicino anche dopo la morte… ” Lyra stava
osservano la luna, che pallida e impassibile avrebbe continuato il suo corso
senza seguire le modificazioni della vita di ognuno, ed era invidiosa di
lei… “Vedi…prendi per esempio la luna, pare correre nel cielo
rapida come il meccanismo di un orologio che si vuole rimettere in movimento
dopo aver frugato nel più profondo della nostra anima, riprende
tutt’a un tratto a funzionare vertiginosamente e le lancette girano sul
quadrante, come stregate. La vita è breve e senza costrizioni ho
continuato a vivere in cerca di un po di felicità comunque adesso
stò bene, sai…ho gli amici, l’amore e ora come per miracolo
ho ritrovato te…quasi non mi sembra vero.”
“Lyra…io non ho
parole per quello che mi hai appena detto…solo mi dispiace…”
“Sai l’ultimo giorno
che rimase in vita, verso il tramonto, mentre ero accanto al suo letto mi
sembrò di vedere la morte accanto a me, pensai e riflettei sul mio
passato senza trovare un perché…” prese il bicchiere che un
istante prima aveva poggiato sulla ringhiera e lo lanciò al vento poi
parlò ancora…”sarà meglio che vada da Eddy,
sarà preoccupato per me, grazie di tutto amica mia, ti voglio bene.”
Detto questo se ne andò in silenzio sparì nella folla come se
fosse stata inghiottita…
Lyra…amica mia, quanto avrei voluto esserti accanto, io non
potevo immaginare che tu soffrissi così tanto, e che soffri
ancora…so cosa stai provando, il dover colmare un vuoto infinito lasciato
da qualcuno che si ama non è cosa facile.
Qualcuno da dietro le si era
avvicinato senza che lei se ne accorgesse e le posò una mano sulla
spalla… “Come va? Ti stai divertendo?”
“Ciao, sei Benji
giusto?”
“Si esatto, prima non ci
hanno presentato, tu sei?”
“Kira, piacere.” Si
strinsero la mano.
Davanti a lei c’era un
ragazzo bellissimo, dal fisico scultoreo, era perfetto- o così
sembrava-, si tolse il cappellino e la fioca luce della luna si rifletté
subito sui suoi grandi occhi neri, nascosti prima dalla visiera…si
incantò a guardare quello sguardo così intenso e misterioso,
però pieno di sicurezza, avrebbe voluto perdercisi dentro per
dimenticare i pensieri di qualche attimo prima…
“Allora, hai già
fatto amicizia con qualcuno? Logicamente a parte i miei compagni di
squadra…”
“No non ancora, non so
quali siano i miei compagni di scuola.”
“Se magari mi dici la
scuola ti dico se conosco qualcuno o se un buon ambiente”.
“Andrò alla Nankatsu,
la conosci?”
“Beh, si è quella
dove andiamo io Tom, Holly, Bruce, Paul, Ted e Mason. Gli altri non sono di
questa città o comunque non frequentano la nostra stessa scuola.”
“Come mai allora hanno
convocato la nazionale se tra poco anche loro dovranno ricominciare?”
Kira fece quella domanda perché tra i nomi elencati prima non
c’era quello di Philip e voleva sapere qualcosa di più…
“Beh vedi, fra un paio di
giorni dovremo fare un amichevole contro la formazione europea composta dei
migliori giocatori juniores di quel continente quindi ci siamo allenati tutta
l’estate per essere preparati, ma poi ricomincerà il campionato
nazionale giapponese e saremo di nuovo uno contro l’altro…”.
“Ho capito…” rimasero
un po in silenzio dato che il loro discorso sembrava essere volto al termine e
lei guardò l’orologio, le ore erano passate terribilmente in
fretta e non aveva più molta voglia di restare li, del resto la festa
stava anche finendo e notò che anche Philip se n’era
andato…senza salutarla…era terribilmente triste, i sentimenti per
quel ragazzo si facevano sentire ogni giorno di più e lei non riusciva a
bloccarli.
Il suo cuore,
all’impazzata, le ripeteva sempre che non doveva rinunciarci, voleva
sentire su di se l’inebriante dolcezza che le provocava quello sguardo,
quell’immensa emozione che le dava la sua voce, desiderava stringerlo e
sentirlo a contatto con la propria pelle…ma c’era un'altra…e
questo la rendeva terribilmente triste…
“Benji è stato un
piacere ma io ora devo andare…”
“Tanto sarei andato anche
io, vuoi che ti dia uno strappo in macchina?”
“No ti ringrazio davvero
tanto, ma abito a due passi e poi mi va di camminare, la serata è
stupenda e non fa nemmeno freddo.”
Entrambi volsero lo sguardo al
cielo…
“Hai ragione è una
bellissima serata. Allora ciao, ci si vede!”
Si salutarono e Kira si
riavviò verso casa, grazie allo scialle non sentiva freddo, camminava
lentamente a braccia conserte e ogni tanto tirava il naso in su osservando quel
magico mondo stellato che sin da piccola l’aveva incantata, aveva addirittura
una mappa stellare e conosceva a memoria tutte le costellazioni, passò
di nuovo davanti agli stessi locali dell’andata ma arrivata
all’incrocio con la via che portava a casa non
svoltò…continuò dritta e si diresse verso la
spiaggia…
La strada era deserta, un forte
silenzio occupava lo spazio…le piaceva il silenzio, le dava modo di
riflettere, su tante cose…era stata una serata sicuramente particolare,
l’aver rincontrato Lyra l’aveva riempita così si gioia ma
allo stesso tempo di così tanta tristezza nei confronti dell’amica
da poco ritrovata…non credeva possibile di come il destino potesse essere
così crudele sempre con le persone migliori, Kira odiava i cambiamenti e
aveva sempre una gran paura di doverne subire uno prima o poi, di vedere tutte
le sue certezze crollare…
Arrivò finalmente alla
spiaggia, adesso il silenzio era stato rimpiazzato dal suono delle onde che si
infrangevano sulla riva…una dopo l’altra, si tolse le scarpe e
andò a mettere i piedi nell’acqua e chiuse per qualche istante gli
occhi nel tentativo di godersi fino in fondo quel piacevole momento ma subito
qualcosa la interruppe…
“Guarda chi
c’è…non sapevo che a qualcun altro piacesse la spiaggia di
sera…”
Kira si voltò, ma subito
non riuscì a distinguere la figura, sicuramente maschile che le si stava
avvicinando, fece un po di fatica, ma quando lui fu più chiaramente
sotto il fioco riflesso lunare vide che era Philip…il cuore le
saltò improvvisamente in gola, mai avrebbe pensato di ritrovarlo proprio
li…
“E tu che ci fai
qui?”
“Ah scusa non sapevo la
spiaggia fosse tua?”
Lei sorrise al modo in cui la
guardò in quell’istante… “Hai ragione, scusa…=
;non
lo è”.
“Figurati, comunque mi
piace venire qui la notte, è tutto così tranquillo e
silenzioso…e tu invece?”
“Non lo so, al momento di
dover andare a casa ho preferito tirare dritto e venire qui, non ho una
motivazione specifica, solo mi andava…”
“Allora ti va di fare
quattro passi?”
Fa che non sia un sogno ti prego…perché se fosse
così non vorrei svegliarmi mai più…
“Ok…”
Cominciarono a passeggiare sulla
riva, era un atmosfera perfetta per due innamorati, ma loro non lo erano, o per
lo meno solo lei…si sentiva terribilmente in imbarazzo, probabilmente era
l’unica volta in cui non voleva affatto sentirsi circondata da quel
silenzio così assordante… Però poi fu sempre lui finalmente
a prendere la parola…
“Ti trovi bene qui?” Ma che razza di domanda le ho fatto?? Philip
che ti succede, perché questa ragazza riesce a farti sentire così
strano…come mai prima d’ora? Ho voglia di…abbracciarla e
sentire il suo calore…ma sarebbe sbagliato…
“Si, grazie, è una
città bellissima e la gente è molto cordiale…Io invece ho
saputo che tu non sei di qua…”
“Già, chi è
stato lo spione? È vero io sono di Hokkaido, adesso sono in albergo con
alcuni miei compagni ospite della federazione calcio”.
“Quindi poi te ne
andrai…”
Tra i due però
tornò quello straziante silenzio…
“Senti”
“Ascolta” i due parlarono insieme…
“No dai prima tu”
“No dimmi pure” e ancora…
“Ok, con calma…io
volevo solo chiederti se ti andrebbe di accompagnarmi fino a casa, adesso
è davvero tardi e bisogna che rientro…”
Perché vuoi che tutto finisca? Non sei abbastanza contenta di
stare qui con lui…forse no…non ancora…manca qualcosa, lo
sento…c’è qualcosa che non va, se solo quella Jenny non
esistesse…
“Va bene ti accompagno se
ti fa piacere”.
Così i due si
incamminarono e per strada cercarono di tirare fuori qualche frase sensata per
occupare il tempo rimasto da consumare insieme, non ci volle molto per arrivare
e quando Kira fu davanti al cancelletto, stava per infilare la chiave ma lui la
bloccò per un braccio…
“Ti rivedrò
ancora?”
Non credeva alle sue orecchie,
voleva rivederla, mai come in quell’istante avrebbe voluto diventare un
tutt’uno con i suoi pensieri, per capire cosa gli stava passando per la
testa…se c’era lei…
“Se lo vorrai…sai
dove trovarmi…” Kira palpitò un attimo, ebbe come un momento
di dejà-vu…quella frase l’aveva già sentita da
qualche parte…
“Tra un paio di
giorni…” lui cominciò una frase che però finì
lei “ci sarà la vostra partita lo so, Benji me ne ha parlato alla
festa…” intanto lui le lasciò il braccio, quel lieve
contatto, in quell’istante li aveva resi così
infiniti…”Verrai?” le chiese…”Ci
sarò” rispose, lui sorrise e se ne andò avvolgendosi
nell’ombra della notte che adesso custodiva un segreto grande come il
mare e prezioso come i sogni, l’amore…
Salendo le scalette di casa,
premette il tasto della luce per vedere la fessura della porta e qualcosa la
colpì…il piccolo alberello, che quando era arrivata era tutto
secco adesso aveva un germoglio, nonostante non fosse la stagione…Kira
sorrise ed entrò…
Era arrivato il giorno della
partita tra la nazionale giovanile giapponese e quella europea, Kira avrebbe
visto per la prima volta i suoi nuovi amici giocare, soprattutto Philip che
l’aveva invitata. Si erano rivisti dopo quella notte sulla spiaggia…al
campo durante gli allenamenti, le aveva detto l’orario e dove si sarebbe
svolta la partita.
Per fortuna avrebbero giocato di
pomeriggio, così lei quella mattina si alzò abbastanza presto per
andare a fare una corsa, mancavano solo due giorni all’inizio della
scuola e non avrebbe più potuto farlo, così ne
approfittò…aprì la finestra per controllare com’era
il tempo.
La notte prima aveva piovuto, l’aria
era umida, impregnata dell’odore dell’erba però adesso
c’era il sole che pallido, tipicamente autunnale si sforzava di
riscaldare tutto, faceva un po freddo, del resto la nuova stagione era ormai
alle porte.
Così tirò fuori una
tuta un po più pesante, prese anche una fascia da mettere in testa e un
piccolo asciugamano al collo, era pronta per le sue due ore di sport…
Quando uscì venne subito
investita dalla freschezza dell’aria mattutina e si fermò un
attimo sulla soglia ad assaporarne la piacevole sensazione…poi finalmente
partì. Ormai conosceva davvero bene la città, ogni sua piccola
parte, anche se del resto restava sempre attaccata al suo solito percorso
perché passava davanti ai campi da calcio, ma per una volta non lo
seguì, ad un tratto decise di girare.
Invece di passare dall’alto
del piazzale fece il giro dal basso, non c’era una ragione ben precisa,
quella parte della città era ancora addormentata e in strada c’era
un gran silenzio solo ogni tanto passava una macchina…si sentiva
incredibilmente energica e aveva una corsa abbastanza sostenuta rispetto alle
altre volte…lei sapeva bene da dove venisse quella carica, mai avuta
prima, voleva rivedere Philip, si era innamorata di lui, voleva far correre il
tempo insieme a lei in modo da far si che arrivasse prima il pomeriggio…
Che sciocca che sono, mi sento come una bambina felice di aver ricevuto
un nuovo giocattolo tutto suo, solo che io ora provo, invece, un nuovo
sentimento verso qualcuno che mio non è…e forse non lo sarà
mai…sembra strano ma da quando sono qui mi sento una persona nuova,
sarà dovuto a lui? Mi sono sempre relegata in me stessa impedendo agli
altri di avvicinarsi ma sento che con loro sarà diverso…
Kira, assorta nei suoi pensieri,
non si accorse che non correva più, adesso stava camminando, era giunta
in una via dove dominava la villa che aveva visto il primo giorno che aveva
iniziato a conoscere la città, era la prima volta che ci passava
davanti.
Si fermò proprio di fronte
al cancello principale, e con una mano toccò le sbarre di ferro che,
gelide, chiudevano dietro di se un enorme giardino, era bellissimo, così
grande e per lei così irraggiungibile…però intorno a quella
maestosità lei avvertiva un insolita tristezza, un aria di solitudine
aleggiava in tutto ciò che la circondava…
“Chissà chi ci
abita?”…
Restò a guardarla ancora
un po’, quasi incantata, poi fece per andarsene ma qualcuno attirò
la sua attenzione…guardando bene al di là delle sbarre notò
uscire qualcuno dalla porta di casa, qualcuno la cui figura non le era nuova,
strinse un po di più gli occhi e finalmente riconobbe il ragazzo…era
Benji.
“Benji? Lui abita qui?
Però…beato lui…”
Continuava a fissarlo tanto che
non si accorse che anche lui stava facendo lo stesso e la salutò alzando
il braccio.
Quando lo vide Kira si
sentì terribilmente in imbarazzo, probabilmente aveva tutte le guance
rosse, e tra se e sé pensò che fosse fortunata a non essere vista
da lui in quel momento…ma si sbagliava, rialzò gli occhi e vide
che si stava dirigendo verso lei, a passo tranquillo.
Preferì fare finta di
niente e in silenzio cercò di andarsene, ma appena voltò le
spalle al cancello lei lo sentì aprirsi dietro di se, e richiudersi.
Si voltò e vide la figura
di Benji allontanarsi lentamente…non l’aveva nemmeno calcolata,
come se non fosse esistita o non si trovasse lì in quel momento. Eppure
un attimo prima l’aveva salutata.
Non capì il perché
di quel gesto però si sentiva offesa, insomma anche se non erano ottimi
amici, si conoscevano e avrebbe almeno potuto salutarla, ma nemmeno questo
fece.
Però nemmeno io l’ho salutato…pensò…forse ha fatto bene ad evitarmi del resto io
ho fatto lo stesso con lui.
Continuava a fissarlo mentre
camminava lungo la via, ma ad un tratto lo vide fermarsi. Lo vide girarsi. Lo
vide guardarla.
“Che fai, non
vieni?”.
Rimase spiazzata da quella
domanda, si era sbagliata. Eccome. Adesso la stava aspettando per andare…
“Dove?” chiese
incuriosita.
“Non so, dove vuoi basta
che corriamo perché io ho bisogno di un po di allenamento prima di oggi
pomeriggio”.
Fu una risposta fredda e
distaccata, le dava di nuovo le spalle mentre parlava, come se quello che
avesse appena detto gli fosse uscito dalla bocca per educazione…
Non ci fece caso, decise,
testarda com’era, di lasciarlo perdere e continuare ad ignorarlo. Proprio
come poco prima.
Riprese la sua corsa ma subito
notò che Benji era dietro di lei e la stava raggiungendo, si mise a
correre più forte perché non voleva che accadesse, non voleva
dargliela vinta.
Si voltò di nuovo a
controllare che lui fosse ancora lì, a seguirla, ma non c’era
più, improvvisamente la strada era deserta e lei sola. Sempre sola.
Non ci pensò.
Arrivò finalmente alla
spiaggia, si tolse le scarpe e i calzini, tirò un po su i pantaloni e
andò a bagnarsi i piedi sulla riva.
Sentì una piacevolissima
sensazione di freschezza che penetrava nella pelle, del resto per tenere testa
a Benji aveva fatto un grande sforzo e ora sentiva le gambe leggermente
doloranti.
Ma ad un tratto non sentì
più solo i piedi bagnati…
“Ehi! Ma che
diav…” il viso completamente inzuppato d’acqua. Cercò
di asciugarsi gli occhi per vedere chi fosse il fautore di quello stupido
scherzo.
“Benji?!? Ma dico, ti sei
bevuto il cervello??”.
Lui non rispose, quasi non
curante di quello che aveva appena fatto, di averla offesa ancora. Rimase zitto
e Kira non calcolò nemmeno il periodo di tempo in cui i due rimasero a
fissarsi, poi lei prese il coraggio a quattro mani e lo schizzò a sua
volta, una, due, tre volte. Presa, forse, anche da un po’ di rabbia.
Adesso era lui ad essere zuppo, e lei provava decisamente una certa
soddisfazione.
“Finalmente ti sei decisa a
reagire!”.
Reagire? Stava aspettando che io gli rispondessi??
“Certo che sei un tipo
strano!”.
“Ah si?” Benji
cominciò a schizzarle l’acqua, adesso entrambi stavano rispondendo
alle loro provocazioni.
La “lotta”
durò qualche minuto, ma erano visibilmente stanchi, infatti entrambi
ansimavano.
Con il fiato che le restava fu di
nuovo Kira a parlare per prima “mi ripeto, sei davvero strano!”.
Lui la guardò, rise e
finalmente rispose.
“Però! Ne hai di
resistenza! Beh mi spiace ma io ora devo andare!”.
Lei non fece nemmeno in tempo a
replicare che lui già se n’era andato. Lei urlò una parola
che nessuno sentì, nemmeno lui probabilmente, si perse nel vuoto
infinito dell’aria. “Grazie”.
Che sciocca, perché l’ho ringraziato? Del resto non ha
fatto niente di così particolare, se non di farmi divertire.
Già, era proprio per
questo che l’aveva ringraziato. Per averle regalato un po di
felicità.
Adesso era sola, a casa, nel suo
guscio…lì nessuno avrebbe potuto intaccarla, farle del male o
ferirla.
Mangiò qualcosa tra un
pensiero e l’altro, mancava davvero poco alla partita e si sentiva
terribilmente inquieta.
Dopo quel giorno non
l’avrebbe forse più rivisto. Si pentì di aver fatto correre
il tempo con lei…
Provò a distrarsi, ma non
ci riuscì e presa dall’ansia si vestì con le prime cose che
le capitarono sotto mano e decise di andare al campo.
Non correva, ma il suo passo
accelerato, quasi procedesse per forza d’inerzia, la condusse velocemente
nel luogo e al momento tanto attesi.
Gli spalti erano già quasi
pieni nonostante mancasse poco più di mezz’ora dall’inizio.
Vide un posticino in un angolo e
decise di andarsi a sedere là, di non farsi notare.
Guardò un po’ la
folla di ragazzine urlanti per i loro idoli, poi una voce si fece più
forte tra tutte le altre… “Forza Holly! Andiamo ragazzi dovete
vincere!!”.
Nonostante fosse minuta, Patty,
riusciva sempre a farsi notare in qualsiasi modo e in quell’occasione
urlare era il migliore.
Kira sorrise alla vista di quella
scenetta.
Notò anche Lyra lì
vicino, seduta proprio accanto a Jenny. Fu per questo che decise di non
chiamarla, di farle sapere che era lì.
Accanto a lei sedeva la sua
rivale, non avrebbe sopportato vedere brillare gli occhi di un’altra
ragazza per Philip. Il “suo” Philip. Era invidiosa. Terribilmente.
Le squadre si schierarono in
campo…lo vide.
Il suo cuore sussultò per
un momento.
Per un momento lo sentì
vivo, capace di provare emozioni sconosciute alla ragione.
Rimase incantata, con lo sguardo
incollato su di lui per tutto l’incontro.
Fu una partita avvincente. Le
squadre si equivalsero per tecnica, passione e abilità, però la
scena per la nazionale giapponese fu sempre la stessa. Vinsero.
Kira aveva seguito
l’incontro senza essere coinvolta, era l’unica a rimanere in
silenzio, anche quando ci fu il gol di Philip lei rimase immobile, come
stregata da quegli attimi.
L’incontro ormai era finito
da qualche minuto e sugli spalti non c’era più nessuno. Il campo,
deserto.
Poi finalmente si rese conto di
quell’assordante silenzio, come risvegliata da un sogno, lentamente si
alzò e abbandonò il suo posto.
Diede un occhiata
all’orologio perché il tempo, per l’ennesima volta, le era
sfuggito di mano. Birichino e imprevedibile.
Adesso era terribilmente triste,
odiava le ore che imperterrite proseguivano il loro corso costanti, ma che
sembravano galoppare quando invece dovevano rallentare. Se ne andò
amareggiata.
Appena fuori dallo stadio
qualcuno le si pose davanti, a qualche passo di distanza.
Era una ragazza, probabilmente
della sua età e le stava sorridendo.
“Tu sei Kira?”
“Beh, si sono io, ci
conosciamo?”
“Oh no no, io…io devo
solo consegnarti questo!”.
Le diede un piccolo biglietto, lo
guardò per un attimo ma quando risollevò lo sguardo la ragazza
stava andando via.
“Hey! Dimmi almeno chi lo
manda!”
“E’ scritto nel
biglietto!!”.
Se ne andò di corsa, forse
per evitare le insistenti domande che aleggiavano nel cervello di Kira e che
non avevano trovato uscita dalla sua mente.
Aprì il biglietto e rimase
meravigliata, i suoi occhi erano sgranati, quasi increduli per quello che aveva
appena letto.
Stasera, un ultima volta.
Ti aspetto alla spiaggia, alle 22.
Philip.
Per tutto il tragitto di ritorno
non distolse gli occhi da quel foglio, come se non volesse credere a ciò
che vi era scritto sopra.
Non è possibile, non è possibile.
Continuava a ripeterlo dentro di
se, aveva paura, era terrorizzata che tutto fosse un sogno. I suoi non si erano
mai avverati. Perché proprio ora?.
Troppe emozioni in pochissimo
tempo…non ci era abituata.
Erano solo le sei del pomeriggio
e c’era ancora tempo per il suo incontro…doveva assolutamente
calmarsi, il cuore le batteva fortissimo.
Stringeva sul cuore quel
pezzettino di carta così insignificante. Per lei così prezioso…
Aveva mille pensieri in testa e
non sapeva come comportarsi. Aveva paura…di quell’incontro…
Un ultima volta…
Ma mentre Kira pensava a Philip
qualcosa stava accadendo. A chilometri di distanza…
“Arrivederci e grazie!
Buona giornata!”
Reiko…
“Fiu…anche per oggi
è andata, abbiamo lavorato molto, vero Willy?”
“Già! È stata
un’ottima giornata direi. Ora chiudiamo e andiamo a casa!”
Andò nel retrobottega a cambiarsi,
era molto stanca. Il negozietto di erboristeria che da poco aveva aperto in
città, Ocean falls, stava procedendo bene e ne era soddisfatta.
Una volta cambiata lasciò
a Willyams il compito di chiudere il negozio e si diresse verso casa…
Stava scendendo la sera, il
paesaggio era bellissimo, tutto così tranquillo e incredibilmente
romantico…
Soffiava un venticello leggero e
Reiko prima di tornare a casa decise di andare sulla collina a godersi il
tramonto. Attraversò il piccolo boschetto che portava a quel luogo
così magico, lei la chiamava la sua “collinetta” ma in
realtà era una scogliera a strapiombo sul mare.
Il cielo ora era un miscuglio di
arancione, rosa e azzurro…sembrava il paesaggio di un dipinto. Proprio
questo le venne in mente…un dipinto.
Lo teneva in casa, più
precisamente in camera sua, un regalo di una persona molto speciale…
Lentamente con una mano tolse le
piccole ciocche dei lunghi capelli rimasti appiccicati alle labbra, asciugate
da un vento dolce e delicato che la accarezzava da ogni parte, appoggiata con
la schiena a quell’albero ascoltava il fruscio delle foglie secche che,
cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.
Completamente assorta nei suoi
pensieri non si accorse che il sole ormai era tramontato, rimasero solo le
sfumature nel cielo, lo notò solo osservando la sua ombra che lentamente
si spostava verso est, allora alzò gli occhi verso l’orizzonte e
mosse qualche passo in avanti verso quel magnifico paesaggio…
“…E andando nel solo
che abbaglia
Sentire con triste meraviglia,
com’è tutta la vita
E il suo travaglio, in questo
seguitare una muraglia
Che ha in cima cocci aguzzi di
bottiglia.”
“Hai mai sentito questa
strofa?” disse lei senza nemmeno voltarsi.
“No…” una voce
da dietro rispose con tono basso e dolce.
“E’ di un poeta
italiano, il mio preferito…” lei chiuse gli occhi e sorrise, solo
allora si voltò, lui non era vicino a lei, solo qualche passo più
indietro, ma la stava guardando, si stavano guardando…i loro sguardi
erano uniti da un sottile filo invisibile e si capivano senza proferire parola,
solo gli occhi…
“Parto domani, torno in
Giappone…” le disse continuando a guardarla.
Ad un tratto lui si voltò
per andarsene.
“Tornerai da me?”
chiese lei, il vento raccolse una lacrima dai suoi occhi e la cullò fino
alla spalla di lui che non rispose alla sua domanda ma continuò a
camminare…
“Aspetta…”lui
allora si fermò…
“Se vorrai tornare da me,
io sarò qui ad aspettarti…”
Lui però continuò a
non rispondere e se ne andò tra il fischio del vento e il fruscio delle
foglie, mischiando la sua ombra a quella degli alberi…
Quando se ne andò Reiko
decise di tornare a casa, ormai era tardi…e non poteva più
fermarlo…
Arrivata davanti alla soglia noto
che sulle scale del portico era rimasto incastrato un giornale. Lo prese.
Prima di entrare in casa gli
diede un occhiata e in prima pagina c’era una notizia che la
sconvolse…
“Il grande Pittore Zeng Kan Fang è morto all’ospedale di
Urawa pochi giorni fa. La notizia è stata resa nota solo ora dal legale
del famoso artista. Tutti lo ricordiamo per i splendidi quadri che fece in
onore della cultura indiana. Al mondo mancherà una grande persona.
Girano voci che l’unica erede dell’enorme patrimonio di
Zeng andrà alla nipote Kira Fang.”
“Ma di quando è
questo giornale? Vediamo…”
Chiuse il giornale per
controllare la data in prima pagina…
“12 giugno…caspita
sono passati più di tre mesi…Beh, ora che Zeng è morto
credo sia venuto il momento di andare a fare una visitina a Kira…”
Chissà perché ci sto pensando ora…seduta qui, con
in mano la mia umile speranza, con i miei sogni, che accesi come le stelle,
aspettano che un giorno qualcuno li raccolga…
Non era per noi due soli…tutti, ci sono proprio tutti…anche
lei…perché? Perché non me ne sono andata appena ho visto
ciò che avevo davanti?.
Inutilmente mi sono aggrappata a quel biglietto, a quella
frase…”Un ultima volta”, mi sono fidata e ho sbagliato di
nuovo.
Mi da la nausea andare là da loro che, seduti a qualche metro di
distanza, festeggiano la vittoria inconsapevoli del mio dolore, del mio
amore…
Perché Philip mi hai fatto questo? Il tuo era un semplice invito
a stare con VOI per un ultima volta, non con te. Dio solo sa quanto fa male
dover stare qui seduta, con la mia bottiglia di birra in mano, e
guardarti…non toccarti…nemmeno bere alcool mi da soddisfazione
né mi aiuta a dimenticarti, non posso.
Ti stò guardando. Tu No. Ti vedo sorridere, lei è
lì con te. Siete seduti davanti al fuoco a cantare e scherzare. Anche
Lyra è li con voi…è cambiata…prima sarebbe corsa qui
da me almeno per chiedermi come stavo…ora non più. Non esisto.
Eppure sento freddo…
“Ehi…Kira, va tutto
bene?”
Girò appena il volto per
vedere chi era riuscita, con la sua solitudine, ad attirare li con lei…
“Julian…giusto?”
“Già, sono
io…”
Si sedette accanto a lei.
“Và tutto bene?
Perché stai qui da sola? Philip ti ha invitata perché tu stessi
con noi…”
Ma che vuoi…che pretendi di sapere? Come puoi anche solo
immaginare la rabbia che sto provando proprio ora? Ora che hai sottolineato il
fatto che mi ha invitata per un motivo molto più futile rispetto a
quello che io, come una scema, speravo…Che stupida che sono, sto
piangendo…
“Beh…se per “va
tutto bene” intendi soffrire, piangere e stare male…si direi di
si!”
La sua fu una risposta carica di
gelosia, di rabbia, di odio. Stava fissando Julian alla ricerca di un po di
compassione, di conforto. Voleva essere stretta, rassicurata. Voleva sentirsi
dire che le volevano bene, voleva sentirsi amata. Semplicemente voleva.
“Scusa…”
chinò la testa tra le gambe.
“Non ti devi
scusare…avrai i tuoi motivi per sentirti così. Se vuoi me ne
vado…”.
Di nuovo sola…
“No ti
prego…resta…”. Julian vide nei suoi occhi una sconfinata
tristezza, pensò che chiunque si sarebbe perso nel suo sguardo in quel
momento…
“Ti va di parlarne?”
“Non mi va di rovinarti la
serata con i miei problemi…non è il caso”.
“Se te l’ho chiesto
è perché mi farebbe piacere ascoltarti… e magari dopo aver
parlato ti sentirai meglio…”.
“Già…chissà…”
Aveva lo sguardo perso nel vuoto,
sicuramente meravigliata che qualcuno, inconsciamente, abbia risposto alla sua
richiesta d’aiuto.
“Vorrei tanto essere un
bambino per poter ancor giocare perché tanto c'è sempre tempo,
tempo d'imparare. Vorrei essere un bambino per ridere e scherzare e prendere a
calci le lattine. Vorrei essere un bambino per poter non esser niente e
illudermi un giorno di essere qualcosa. Vorrei essere un bambino per riavere il
tempo smarrito, allungare insieme il cammino e dire al cuore : - Non sei
finito! - e per illudermi che un giorno anch'io sarei…ecco cosa
vorrei…e non credo che tu possa aiutarmi…”
“Non so cosa ti affligga
ora ma…posso capire cosa stai provando. Anche io fino a qualche tempo fa
pensavo di essere perduto, di non avere più nulla in cui credere.”
“E come mai?”
“Vedi purtroppo soffro di
una malformazione al cuore che mi impedisce di essere nella migliore forma
fisica. C’è stato un periodo in cui stavo veramente male. Pensavo
di morire. Poi un giorno vidi Oliver in tv che giocava in Brasile, era riuscito
a realizzare il suo sogno. Non si è mai arreso. Nessuna
difficoltà lo ha mai fermato, nemmeno l’amore.”
Si girarono per un istante verso
Holly che teneva teneramente Patty abbracciata a se. Si cullavano nelle loro
carezze…
“E questo cosa centra con
la tua malattia?”
“Beh, mi sono
detto…Julian, se ce l’ha fatta lui perché non puoi farcela
anche tu? Decisi che la malattia non mi avrebbe fermato. Dovevo tentare…e
ora eccomi qua! Se non fosse per Holly tanti di noi non ci sarebbero…ha
sempre saputo tenerci uniti, è il nostro capitano. Lui da armonia alla squadra,
è un ottimo amico e una persona stupenda, tutti gli devono
qualcosa.”
Cos’è questa stretta al cuore che sento?
Compassione…gelosia…non lo so…però ho paura…
“Ti ammiro
sai…”.
Julian la osservò
meravigliato, ma le sorrise. Aveva capito.
Kira nell’osservare quel
sorriso capì che ciò che le aveva raccontato era vero. Il sorriso
di Julian era…sincero, che porta con se voglia di vivere.
“E io che pensavo che i
miei problemi fossero gravi…in confronto ai tuoi non sono che una goccia
nell’oceano:”
“Io direi che tocca a te
confidarmi qualcosa, giusto?”
raccolse una pietra, era fredda.
Gelida. Leggermente umida e odorava di sale. La strofinò un po tra le
dita, poi la tirò con forza in acqua.
“Sai, la verità
è che io non so cosa è giusto e cosa no…da quando sono qui
ho cambiato completamente vita, amici. Ho fatto nuove esperienze, e ho scoperto
una cosa nuova…l’amore fa volare i sensi. Ma senso non ne ha
mai.”
Nella dire quella frase
inconsciamente Kira volse lo sguardo verso Philip. I suoi occhi erano ancora
languidi e le lacrime, come fossero indipendenti, cominciarono a ricadere sul
suo volto. In quel breve istante di tempo Julian l’aveva
vista…probabilmenteaveva
anche capito.
“Ti vuole bene”.
“Uh?”
“Hai capito benissimo! Sia
ciò che ho detto, sia a chi mi riferivo. Ora però fammi un
favore.”
Si alzò in piedi e dalla
tasca posteriore dei pantaloni tirò fuori un pacchetto di fazzoletti e
gliene porse uno.
“Asciugati quelle lacrime,
vedrai che tutto si aggiusterà. Ora basta piangere, non vorrai mica
rovinarmi la serata, vero??”.
Le strappò un
sorriso…
Poi insieme si diressero verso il
falò e presero posto con gli altri.
Nonostante fosse diverso tempo
che li conosceva si sentiva comunque un estranea all’interno del gruppo.
Loro così uniti. Lei così sola.
Tom stava suonando la chitarra ma
ad un tratto si fermò.
“Ehi Kira! La sai
suonare?”
“Si perché?”
“Dai ora tocca a te!
Deliziaci…”
“Si dai suona
qualcosa!”.
Glielo chiesero tutti.
Per fortuna sapeva suonare, e
bene. Come sapeva fare tante altre cose, tenute nascoste dentro di se con la
paura che il mostrarle l’avrebbero resa troppo umana. Fragile.
E il sole infine scelse di non scaldare più
La notte scese e cominciò il più gelido inverno
È la più triste verità che chi ha già visto
il sole sa
La luce artificiale ormai non lo scalderà
Sarai di me
L’eterna ferita
Dovunque andrò continuerai a sfiorarmi la vita
Come lacrime dentro lacrime
Sembravamo Persempre
Quando il buio dileguò anche l’ultimo dubbio
La luna allora s’inclinò e con se spense il sogno
Che ad un tratto perse la sua via
E chi ha già visto il sole sa
Che lascia dentro il freddo e la follia
Che non finirà
Sarò di te
L’eterna ferita
Dovunque andrai continuerò a sfiorarti la vita
Come lacrime sciolte in lacrime
Sembravamo Persempre
Ora è logico ti difenderai anche nelle distanze
Qui io non avrò pace
E non voglio i perché se ho bisogno di te
Persempre ancora tante volte ed altre quante ancora
Mi scoprirò fragile
Sarà violento esistere
Senza di te
Sarà per noi la stessa ferita
Dovunque andrai dovunque andrò
Non avremo una scusa
Le mie lacrime le tue
lacrime
Sciolte dentro un istante
Io non smetterò di cercarti mai
Ieri adesso e Persempre
Sarà per noi l’eterna ferita
Ora è logico ti difenderò
Quando il sole rinascerà
Io non avrò pace
Finchè resterai dentro di me.
Tutto si era fermato. Solo il
mare faceva sentire la sua presenza con l’infrangersi delle onde sulla
riva.
La voce di Kira, melodica e
incantante, aveva fatto rimanere tutti a bocca aperta. Un sottile velo rosso di
vergogna le si era posato sulle guance. Ridiede la chitarra a Tom.
“Mi spiace ma io vado.
Grazie per la bella serata siete stati gentili ad invitarmi.”
“Vuoi che ti
accompagno?”.
“No Benji. Ti ringrazio ma
preferisco fare quattro passi da sola.”
Fece un ultimo sorriso al gruppo.
Si alzò. Se ne andò in silenzio ma i suoi pensieri, rumorosi, le
davano quasi il mal di testa.
Finalmente sono andata via…non avrei sopportato quella situazione
ancora per molto. Non capisco perché debbano succedere sempre tutte a
me! Proprio io dovevo innamorarmi di qualcuno già fidanzato? Philip
perché?...
Come un onda i suoi pensieri si
propagarono fino alla spiaggia, dove qualcuno la stava pensando…
Kira mi spiace…i-io ho sbagliato. Ora non so come rimediare.
Philip si era allontanato dal
gruppo lasciando Jenny con gli altri davanti al fuoco. Si era recato dove poco
prima c’erano Kira e Julian.
Proprio quest’ultimo lo
raggiunse.
“Amico mio che ti succede?
Non è da te comportarti così…”
“Lo so Julian, ma ti prego.
Nessuna predica! Credo di essere già abbastanza incazzato con me stesso dopo
stasera.”
“Perché non le sei
andato dietro?”
“Me sei matto! E come avrei
fatto con Jenny? Che le avrei raccontato? Che forse…”
“Forse?...”
“Che forse non la amo
più e che sono interessato a Kira?”
“Perché no?
Perché continuarle a mentire? Non è giusto, per nessuno.”
“Ho paura Julian. Paura di
me stesso. Mi trovo a dover affrontare una situazione completamente nuova, che
mi ha preso alla sprovvista e ora non so come comportarmi.”
“Philip ormai ti conosco da
troppi anni e so che sarai in grado di prendere la decisione giusta per
tutti.”
“Lo spero…”
“Devi solo seguire il tuo
cuore!”
“Già! Proprio lui
che è più indeciso di me! Lui che non sa se continuare a restare
legato a Jenny che ama da quasi tre anni o se abbandonarsi alle piacevoli
sensazioni che gli procura la semplice vicinanza di Kira.”
“Ti ho già detto
come la penso. Ora tocca a te. Credo che qualunque scelta tu faccia noi ti
saremo sempre vicini. Soprattutto io.”
“Grazie”.
“Un ultima cosa Philip.
Poni a te stesso questa domanda: “Che senso ha continuare ad amare
qualcuno per dovere o per rispetto?”.
I due quella sera non tornarono
più sull’argomento. Cercarono di finire la serata nella maniera
più normale possibile cercando di non dare niente ad intendere a
nessuno…consapevoli però che di li a poco qualcuno avrebbe
sofferto e forse non solo Jenny…
Odio i treni, odio gli addii, odio tutto ciò che circonda
l’idea di un “non ritorno”, odio me stessa per non averlo
rincorso, per non averlo fermato, per non avergli parlato…insomma per
tutti i “non” e i divieti che mi sono imposta questa mattina. Ho
osservato da distante, come un angelo custode mentre, passo dopo passo, si
avvicinava alla banchina del treno e mentre, con aria, credo, malinconica
volgeva lo sguardo verso il mio…Adesso sono qui, in camera mia, a fissare
quell’orrendo vuoto che il mio soffitto accoglie, che mi sovrasta e che i
miei pensieri non riescono nemmeno ad intaccare.
Mi sento come se avessi perso una parte vitale del mio corpo, il cuore,
che batte per forza d’inerzia, ogni tanto sussulta istanti di dolore come
se percepisse ciò che sto provando, come se anche lui, impotente di
fronte alla sua partenza, avesse perso qualcosa…o meglio…qualcuno.
Erano passate poche ore dalla
partenza di Philip e Kira non riusciva ancora a darsi una spiegazione
plausibile per il suo comportamento, avrebbe rimpianto per molto quegli istanti
interminabili che non utilizzò neanche per dirgli “Ciao”.
E come ogni volta non avrebbe mai
perdonato se stessa per non aver impedito a qualcuno di lasciarla sola…
Il giorno dopo sarebbe iniziata
la scuola e sperava che almeno i libri le avrebbero fatto dimenticare…che
almeno l’impegnarsi totalmente in qualcosa che le piaceva l’avrebbe
riportata a quella realtà razionale dove Philip non era presente, dove
al suo fianco non c’era lei, ma Jenny.
Dimenticare era l’unica
cosa che potesse fare per poi un giorno, forse, sentirsi meglio…
Il telefono squillò e
bulicamente si alzò per andare a rispondere.
“Pronto?”
“Kira! Ciao sono Lyra, come
va?”
“Non molto bene,
perché che vuoi?”
“Ah…scusa se ti ho
disturbato…”
“No! Lyra aspetta! Ti prego
scusami, io sono solo un po stanca…dimmi pure.”
“Beh io volevo chiederti se
oggi ti andava di trascorrere l’ultimo giorno di libertà insieme,
non abbiamo avuto molto tempo per parlare da quando sei arrivata e volevo
rimediare!”
Ci pensò un po su e forse
svagarsi non era una cattiva idea, magari ricordare gli anni passati con Lyra
le avrebbe fatto bene…
“Ok, a che ora ci
vediamo?”
“Passo a prenderti io dopo
pranzo! A dopo!”
Riattaccò con la stessa
mancanza di voglia con la quale aveva risposto e tornò a sdraiarsi, ma
questa volta sul divano, le sembrava un impresa impossibile anche risalire le
scale.
Con il cuscino stretto nel petto
si sfogò, fece uscire tutta la tristezza che aveva dentro per un amore
non corrisposto e condizionato da eventi che non era riuscita a
modificare…forse per una forma di impotenza verso il destino, che crudele
le stava affibiando tutto quel dolore, forse perché aveva paura di non
essere corrisposta e questo più di tutto la faceva star male…
“Dai Forza! Dammi l’altra
mano!”
“Non ci riesco, non
posso!”
“Coraggio amore so che puoi
farcela, ti prego alza il braccio…”
Quel vuoto sotto i piedi eri
terrificante, tanto quanto lo era la sensazione che stava provando, ora, mentre
la sua vita dipendeva da una stretta di mano, mentre la paura si era
impadronita di lei e le impediva ogni movimento, solo lui avrebbe potuto
salvarla…
“Dai coraggio!Non riesco
più a tenerti!”
“Ci sto provando, ma non ci
riesco!”
Quella fu l’ultima
frase…per paura di non riuscire…
“Noooo!!!!”
Kira si svegliò di
soprassalto e qualcuno stava bussando alla porta con forza…
“Kira ci sei???
Rispondi!!”
Si alzò e andò ad
aprire.
“Grazie al cielo! Ma che
è successo?? Ti ho sentita urlare!”
“Niente Lyra…mi sono
addormentata sul divano e ho avuto un incubo, tutto qui!”
“Ma stai bene?”
“Si, si tranquilla!”
“Allora forza, vai a
cambiarti io ti aspetto qui!”
Mentre lei si vestiva Lyra fece
un rapido giro del piano inferiore, osservò ogni stanza ma non si
soffermò sui particolari, tranne che per il salotto…qualcosa
l’aveva colpita, un oggetto appartenente alla sua amica che non aveva mai
visto…era una foto.
La prese in mano per osservarla
meglio, raffigurava una bellissima donna alta, capelli neri come la pece, un
viso bellissimo che si incontra difficilmente, ma un aria terribilmente
triste…teneva in braccio un “fagottino”, o per meglio dire,
un frugoletto.
Stranamente la foto era strappata
sul lato sinistro…
“Quella sono io.”
Kira entrò
all’improvviso nella stanza e si avvicinò all’amica.
“Questa è
l’unica foto che ho di lei…di mia madre intendo.”
“E chi te l’ha
data?”
“Il nonno, mi disse che
venne scattata poco tempo prima che morisse…”
“E come mai è
strappata?”
“Non lo so, non ho mai
avuto risposta a questa domanda se non, “è vecchia!”, e io
mi sono sempre accontentata”.
“Allora siamo
pronte?”
“Ok possiamo
andare!”.
Uscirono di casa ma quando Lyra
fece gesto di voler entrare in macchina…
“Non possiamo fare un giro
a piedi? Ho voglia di fare quattro passi.”
“Per me è lo stesso,
come vuoi!”
“Grazie!”
“Posso lasciarla qui la
macchina?”
“Certo, il parcheggio
è mio.”
“Ah si signorina…il
parcheggio è suo!”
“E dai non prendermi in
giro!”
Scherzarono e a Kira
sembrò così bello poter ridere di nuovo insieme a lei…le
mancava.
“Allora…novità?”
Stavano passeggiando per la via
principale, in direzione dei campi, anche se principalmente a scegliere la
strada era Kira, quasi attirata da quei luoghi dove, solo qualche giorno prima,
aveva visto Philip.
“Beh novità in
particolare nessuna. Sto passando un periodo abbastanza tranquillo dopo la
morte del nonno.”
“Ah già…mi
spiace di non esserci stata, so bene quanto hai sofferto.”
“Lascia stare, è
passata…”
Si sedettero su una panchina di
pietra li vicino.
Lì, sedute l’una di
fronte all’altra, rimasero in silenzio qualche istante e Kira si
vergognava di guardare negli occhi l’amica, che con il semplice sguardo
era in grado di capirla e quindi avrebbe scoperto che in realtà poche
cose andavano davvero bene.
Lyra non doveva sapere dei suoi
sentimenti per Philip, non perché lei non volesse dirglieli ma del resto
il suo ragazzo era un suo compagno di squadra e se solo la voce si fosse sparsa
non se lo sarebbe perdonato…
Eppure aveva voglia di sfogarsi,
non riusciva a tenere tutto dentro, per ora l’unico che era riuscito a
capirla era stato Julian, la sera alla spiaggia, e sapeva di potersi fidare di
lui…
Nel ripensare a quella sera le
venne un sorriso spontaneo sulle labbra e Lyra se ne accorse…
“Come si chiama?”
“Uh?! Chi?”
“Hai capito dai! Di chi ti
sei presa una bella cotta?”
“Io??!! No, no stai
sbagliando!!”
“Ah si? Allora
perché sei diventata rossa?”
“Non è vero!”.
In effetti era proprio
così, i suoi pensieri l’avevano tradita e ora doveva trovare un
modo per evadere da quel discorso che avrebbe preferito evitare…qualcuno
ascoltò i suoi pensieri perché proprio in quel momento Tom, che
era in macchina insieme a Benji e Holly, si fermò davanti alla panchina.
“Heilà
ragazze!”
“Ciao Tom!” Kira era
al quanto contenta che capitasse proprio in quel momento…
“Che fate?”
“Secondo te?”
“Niente, ho capito,
pungente come al solito eh Lyra?”
“Con te sempre!”.
A quella risposta Kira non diede
molta importanza, ma si chiese perché i due nel parlarsi utilizzassero
quel tono così di scherno, quasi l’avessero fatto apposta a
parlarsi così.
“Kira ti va di venire con
noi?”
“Dove?”
“Andiamo a prendere Mark
all’aeroporto, torna oggi”
“Perché, dove
era?”
“Dai monta, ti spiego
strada facendo!”
“Lyra?” si
girò verso l’amica.
“Vai pure, io non vengo,
non mi va di rovinarmi la giornata!” guardò Tom con uno sguardo di
rabbia e a Kira cominciarono ad arrivare in mente strani pensieri su quello che
potesse essere successo tra i due…
“Sicura che non ti
spiace?” del resto si sentiva in colpa nell’andare via, ma sapeva
che se fosse rimasta la loro conversazione sarebbe andata avanti e volevo
evitarlo…così salì in macchina.
Tom si allontanò in fretta
e Kira non fece domande per le frasi poco prima pronunciate verso
l’amica, preferì restare in silenzio, del resto non erano cose che
la riguardavano.
“”Da quanto vi
conoscete?”, Benji non sopportava di stare zitto quando si trattava di
dover fare viaggi lunghi in macchina.
“Io e Lyra? Qualche anno,
abitavamo nella stessa città, solo che poi ci siamo perse di vista
perché lei si è trasferita, è stata una sorpresa
ritrovarla qui!”
“Già…”
“Allora Kira, come ti trovi
qui?” anche Holly si unì alla conversazione.
“Beh di certo non è
stato facile ambientarmi, però ora qui ci stò bene.”
Holly le sorrise dolcemente, un
sorriso che stupì Kira, era amichevole, molto…e si sentì in
imbarazzo, all’improvviso cominciò a pensare sul perché
fosse veramente salita in macchina.
Fu un viaggio abbastanza
piacevole anche se per la maggior parte del tempo Kira fu molto taciturna,
avvolta nei suoi pensieri osservava il paesaggio che veloce scorreva al di là
del finestrino, ogni tanto dava anche uno sguardo in macchina, più
precisamente nello specchietto retrovisore, dove i suoi occhi incontravano
spesso quelli di Benji che la guardava spesso…ma lei come al solito non
diede molta importanza alla cosa.
“Eccoci arrivati
finalmente.”
Per fortuna trovarono subito
parcheggio davanti all’entrata.
Scesero tutti insieme e si
diressero verso l’uscita del volo dal quale Mark sarebbe spuntato.
Kira rimase un attimo in
disparte, e Benji le si avvicinò…
“Hei, che hai?”
“Chi io?
Niente…”
“Davvero? Mi sei sembrata,
così assente in macchina.”
“Davvero?! Tranquillo non
ho nulla, credimi!”
“Sarà…ma
ricorda, sei hai bisogno di parlare io ci sono.”
“Ti ringrazio!”.
Finalmente arrivo l’aereo,
per la seconda volta i pensieri di Kira erano salvi e non avrebbe dovuto
preoccuparsi stavolta di riprendere la conversazione perché sarebbero
stati tutti impegnati a tempestare Mark di mille domande sul suo viaggio.
“Mark! Siamo qui!”
“Ah Eccovi, pensavo ve ne
foste dimenticati!”
“Bella fiducia che ci
dai!”
“Benji…quando mai mi
sono fidato di te? il fatto che stiamo in squadra insieme non vuol dire che
arriviamo a questi punti di fiducia!”
Ci risero sopra e a Kira
sembrò molto bello che dei ragazzi fossero così legati da un gran
rapporto di amicizia.
“E tu chi sei?”
“Ehm…sono Kira Fang,
piacere.”
Al sentire quel nome Mark si
stupì e Kira si accorse della sua reazione, inspiegabile da un certo
punto di vista, insomma sembrava che quasi si fosse spaventato nel sentire
“Kira Fang”.
“Non ricordi?”
“Dovrei?”
“Ci siamo conosciuti la
sera della festa al parco, a dire la verità non ci hanno proprio
presentati, tu stavi bevendo qualcosa al tavolo con Benji.”
“Che strano eh
Mark?!”
“Price! Ti ricordo che
c’eri anche tu con me!”
“Come stà Reiko,
Mark?” Holly cercò di fuorviare le battute di scherno tra i due,
sicuro che prima o poi, conoscendoli, sarebbero sfociate in una lite.
All’improvviso Lenders
tirò un occhiataccia all’amico, come a fargli capire che non
doveva pronunciare assolutamente quel nome, ma lui non capì e
così fu costretto a rispondere.
“Bene, GRAZIE!” detto
appositamente con un tono più severo per far interrompere la
conversazione, ma a quanto pare non ci riuscì affatto perché Tom
tirò fuori qualcosa che Mark avrebbe preferito evitare…
“Ehi! Un momento, che
coincidenza!”
“Cosa?” Kira
guardò l’amico insospettita da quella sua esclamazione così
improvvisa.
“Kira! Tu e Reiko avete lo
stesso cognome!”
“E scusa, chi sarebbe
Reiko?”
“Una nostra amica! E il
discorso è chiuso!”
“Ehi Mark, che ti prende?
Ti vergogni di dire la verità? Che Reiko è la tua
ragazza??”
“Price!!!”
“Ok ok la
smetto…”.
Salirono tutti in macchina e non
venne più proferita parola sull’argomento vista la reazione di
Mark, preferirono parlare di come era andata l’amichevole e della
partenza degli altri, ma Kira con la mente non riusciva a non pensare a quello
che Tom aveva detto poco prima…
“Che coincidenza! Lo stesso cognome!”…già che
coincidenza, però io non so ancora chi sia lei, chissà magari
parlandone con Benji verrò a sapere qualcosina di più, sono molto
curiosa di avere notizie su questa ragazza della quale Mark, a quanto sembra,
in mia presenza non vuol parlarne…
Premessa: /me si scusa per come ha descritto e descriverà la vita
scolastica giapponese ma sono completamente ignorante in materia^^
Premessa: /me si scusa per come
ha descritto e descriverà la vita scolastica giapponese
ma sono completamente ignorante in materia^^
Capitolo 7
Le sette del mattino…la
sveglia suonò all’improvviso.
Kira la
spense con una non-voglia incredibile di alzarsi, ma sarebbe
stato il primo giorno di scuola e doveva farlo.
Mamma mia com’è volato il tempo, sono
già tre mesi che sono qui pensò tra sé e
sé, scese in cucina e cercò di mandare giù qualcosa
nonostante il suo stomaco ultimamente rifiutasse spesso il cibo, ma avrebbe
dovuto mangiare qualcosa altrimenti le poche forze che aveva l’avrebbero
abbandonata e di certo non voleva svenire il primo giorno di scuola di fronte
ai suoi nuovi compagni di classe.
Finita la colazione tornò
in camera e si tolse la camicia da notte.
Diede un
occhiata al suo fisico davanti allo specchio, perfetto come sempre, ma
sembrava un po’ sciupato rispetto alle altre volte che si era guardata.
Si era lasciata andare negli ultimi tempi, ma non volle più continuare
così e promise a se stessa che si sarebbe ripresa, figuriamoci se per un ragazzo mi devo ridurre in uno stato pietoso, non intendo
affatto continuare così, forza Kira lo studio
ti aspetta!
Tirò fuori
dall’armadio la divisa scolastica, era molto carina, blu scuro il
colore, nessun fiocco o cravattino da portare sul davanti, solo la giacca e la
gonna che però lei considerava leggermente pomposa, insomma non era come
quelle che si vedono di solito, dritte e a pieghe, ma un pochino più
rigonfia, era comunque d’obbligo metterla e la indossò, sotto una
camicetta bianca a maniche corte.
Quella mattina non faceva nemmeno
freddo e cominciò a spuntare il solito sole pallido, tipicamente
autunnale, che tentava di riscaldare gli ambienti che i suoi raggi andavano a
colpire.
Prese la cartella e uscì,
il suo sguardo fu attirato dall’alberello che stava crescendo nel suo
giardino e che quando era arrivata non era che un ramoscello rinsecchito,
“strano” pensò, sembrava somigliarle, le foglie erano
cresciute e in altezza si era sicuramente alzato rispetto a prima, ma sembrava
che stesse sentendo l’arrivo della stagione fredda perché era decisamente più “abbattuto” di
prima…
Chiuse la porta
dietro di se e si avviò verso scuola, nel tragitto vide come la
città stava lentamente cambiando adattandosi alla stagione, niente
più tavoli esterni nei locali, niente più bei vasi di fiori che
davano un’aria più “accesa” all’ambiente, come
se tutto facesse parte della natura e insieme a lei si stesse trasformando. C’era
anche molta più gente in giro a quell’ora,
le mamme accompagnavano i figli più piccoli all’asilo e qualcuno
portava in giro il proprio cane per la passeggiata mattutina.
Attraversò la strada per
spostarsi sul lato sinistro dove ad un quarto d’ora di distanza si
trovava la scuola. Arrivata dall’altro lato qualcuno la
chiamò…
“Ehi Kira!
Aspettami!”.
Non riconobbe subito il ragazzo
che stava al di là della strada in attesa del
semaforo verde per poter passare, poi capì chi era.
“Bruce!!”
Lo salutò alzando il
braccio e lo incitò a fare alla svelta perché si sarebbe fatto tardi.
Finalmente poté passare e
raggiunse l’amica.
“Allora? Nervosa?”
“Per la scuola? No affatto,
se solo penso che in teoria io avrei già finito
però mi viene la rabbia!”
“Non dirlo a me, anche io
non dovrei più andarci solo che l’anno scorso non sono passato e
ora eccomi qua!”
“E chi altro non è
passato?” Kira pensò che se non era passato lui non l’avevano fatto nemmeno gli altri
perché ricordava bene quello che le aveva detto Benji
alla festa…
“Andrò alla Nankatsu,
la conosci?”
“Beh, si è quella dove andiamo io Tom,
Holly, Bruce, Paul, Ted e Mason.
Gli altri non sono di questa città o comunque
non frequentano la nostra stessa scuola.”
“Beh tu prometti di non
ridere?”
“No lo giuro, ma siete
così tanti?”
“Ma
che tanti! Magari!! Solo io e Benjisiamo rimasti a scuola!”
“Solo voi due??!! E come mai lui mi ha detto che
c’erano anche degli altri?”
“Benji
si vergogna di dire che è stato rimandato, solo
che lui è più fortunato, non è successo perché non
è intelligente o non ha voglia di studiare come me ma perché
l’anno scorso è stato in Germania e così per il troppo
periodo di assenza hanno deciso di fargli ripete la classe.”.
“Ah capisco…aspetta
che lo vedo e glielo insegno io a dire le bugie!”
“Che
hai detto?”
“Niente, niente,
sarà meglio allungare il passo ora o faremo tardi!” Kira cominciò a correre.
“E-ehiKira aspettami!!!!” Bruce inciampò e cadde prendendo una brutta facciata
sull’asfalto e da lontano Kira, che aveva
seguito tutta la scena, stava ridendo perché lo trovava buffo.
“Brava, bravaridi delle disgrazie altrui! Ohi che
male…”
“Coraggio Bruce alzati!”
Benji
spuntò da dietro e porse un braccio all’amico che era ancora in
terra a massaggiarsi il volto per il colpo ricevuto.
I due si incamminarono
verso l’amica.
“Bruce
ha ragione, Kira che fai prendi in giro i più
deboli?”
“Ehi io non sono
debole!”
“Già infatti non sai nemmeno camminare!”
I tre risero insieme e nel
frattempo erano arrivati davanti al cancello della
scuola.
“Perché
mi hai detto una bugia?”
“Che
differenza fa? Tanto lo avresti scoperto lo stesso prima o
poi…e soprattutto secondo te io posso ricordarmi cosa ti ho detto
esattamente quella sera dopo tutto quello che avevo bevuto con Mark??”
“No, non credo, ma non per
questo sei perdonato!!”
“Ok,
ok ma datti una calmata! Mi spiace,
va bene così?”
Kira
annui e senza salutarlo si catapultò all’interno della scuola alla
ricerca della sua classe, guardò i tabelloni appesi nell’atrio…
“A quanto
pare siamo anche in classe insieme.”
“Già, dovrò
sopportare la tua faccia ogni singola mattina in cui io sarò qui.”
“Mamma mia come sei acida
stamattina, dai ti accompagno così vedi dov’è.”
I due si avviarono verso le scale,
la classe si trovava al primo piano dell’edificio e non ci volle molto
per raggiungerla, entrarono insieme e un piccolo gruppetto posto in fondo
all’aula cominciò a vociferare stupito di quell’entrata…Benji con una ragazza! Fu l’unica cosa che i due
riuscirono a sentire, quest’ultimo si fece
scappare un velo di rossore sulle guance ma fu molto
bravo a nasconderlo con il cappellino.
Benji
scelse un posto vicino alla finestra, ne troppo
distante ne troppo vicino al posto che invece Kira
aveva scelto.
Si sedettero e
entrò il professore…
“Buon Giorno a tutti
ragazzi, eccoci all’inizio di un nuovo an=
no
scolastico e spero che per molti di voi sarà più redditizio
rispetto agli anni passati, vero signor Price? Harper?”
Benji
non guardò l’insegnante mentreBruce si limitò ad annuire.
“Bene, vedo che tra le file
c’è una nuova alunna, orgoglioso anche di dire “alunna modello” visto i suoi risultati conseguiti gli ultimi
anni nella scuola passata”.
“Già, risultati
tanto buoni che è ripetente!”
Una voce si levò dalle
ultime file ma fu subito nascosta dalle risa dei
compagni e Kira non riuscì quindi a capire chi
fosse stato così “imbecille” a parer suo…
“Beh, sarà proprio
lei a spiegarcelo, il perché. Vieni, Kira
accomodati pure in piedi al mio fianco e presentati.”
Kira,
nell’imbarazzo più totale si alzò dal suo banco e si
diresse accanto al professore.
“Piacere, io sono KiraFang e vengo dalla
città di Urawa, per
soddisfare la curiosità di tutti io sono ripetente per motivi personali
e non di certo perché bocciata o poco vogliosa nello studio, solo non ho
potuto frequentare l’ultimo anno”.
“Trova un'altra
scusa!”
La stessa voce si levò dal
coro di risa e Kira questa volta riuscì a
vedere chi fosse…situata in ultimo banco
c’era una ragazza, magra, non molto alta e con i capelli neri, uno
sguardo fiero e minaccioso la stava scrutando e Kira
ricambiò senza paura, amava le sfide ed era pronta ad accettarle.
“Bene, torna pure al tuo
posto Kira, allora ragazzi cominciamo
pure con la lezione…”.
Nel mentreKira era tornata al suo posto e al suo fianco
c’eraun’altra ragazza
che, molto gentilmente offrì la sua mano per un’amichevole
stretta.
“Piacere io sono Emiko. Non farci troppo caso…”
“A chi?”
“Quella là in fondo
si chiama Takame e presto scoprirai che battute come
quelle, non solo sono all’ordine del giorno, ma è
in grado di fare di peggio!”.
“Tranquilla, ha trovato
pane per i suoi denti!”.
La lezione di storia passò
alla svelta, esattamente come quella di Matematica e di Inglese.
Finalmente arrivò la pausa e Kira si diresse
in corridoio a dare un occhiata alla scuola, era molto
bella e non aveva nulla a cui invidiare alle altre, nonostante avesse saputo
che per quanto riguarda i finanziamenti statali era stata la più
sfortunata perché aveva preso meno soldi rispetto alle altre, forse
l’aveva scelta per quello, le era sembrata più
“normale” ed era proprio il tipo di scuola che stava cercando.
Si avvicinò alla porta
d’ingresso della classe e si ritrovò Benji
dietro di lei che le mise un braccio intorno al collo e la guardò negli
occhi sorridendole.
“Dai
andiamo!”
“Dove?”
“Ti faccio
fare un giro, ti va?”
“Si
ma…” guardò il braccio di Benji
quasi supplicandolo di toglierlo.
“Ok.
Andiamo.”
Nel loro giro Kira
si accorse che tutti a scuola conoscevano Benji e lo
salutavano quasi con rispetto, però si sentiva al
quanto osservata da tutti a causa dell’essere al suo fianco e
arrossì un po’…
“Scusa Benji ma devo andare in
bagno, ci vediamo in classe!”
Kira
corse via e andò a rifugiarsi in bagno, lì aprì il
rubinetto e si rinfrescò un po’ il viso…in quell’istante entrò Takame
con un gruppo di amiche che ridevano a squarcia gola come
un branco di tante oche…ma quando la videro si zittirono.
“Toh, guarda chi
c’è! La ripetente!”
“Takame!
Aria!”
“Chi ti ha detto di
chiamarmi per nome??”
“A già…ho
sbagliato…oca…scusa!”
“Come hai osato chiamarmi???? Ricordati che davanti a te c’è la ex di Benji e a proposito di
questo…ti consiglio vivamente di ronzare lontano da lui perché
è mio!”
“Era ubriaco per caso?? E poi semmai è il contrario, quindi queste cose
devi dirle a lui…e a proposito di questo argomento:
non ho visto il tuo nome stampato da qualche parte addosso a lui con scritto
“non toccare, proprietà privata”!!”
Kira
incurante della rabbia della ragazza, che nel frattempo era uscita con un
diavolo per capello, continuò a sciacquarsi il viso e dopo un paio di
minuti uscì anche lei…
Grandioso!! Mi sono già fatta dei nemici il primo giorno di
scuola…di peggio spero non mi capiti, altrimenti
stamattina mi arrabbio sul serio! Chissà perché ma non
sopportò proprio nessuno oggi…sarà meglio che mi dia una
calmata prima che litighi con qualcuno.”
Mentre pensava era rimasta imbambolata
davanti alla porta del bagno e all’improvviso si accorse cheun ragazzo era
appoggiato alla parete di schiena e la stava guardando…
“Tu che vuoi??” disse con tono seccato.
“Stai attenta alle
inimicizie che ti fai…è un consiglio!”.
Il ragazzo se ne
andò senza dire altro e Kira si
insospettì per la frase appena pronunciata, non poteva immaginare a cosa
l’avrebbe portata la lite appena accaduta.
“Si! Ma tu chi sei???”.
Il suo urlo si perse tra le pareti del corridoi ed era comunque venuto il momento di rientrare
in classe.
Anche le altre lezioni passarono
in fretta e all’uscita della scuola si incamminò
da sola verso casa, preferì evitare Benji…non per paura, ma preferisco evitare altre
liti stamattina…ma lui non volle fare lo stesso con lei e la raggiunse
in un attimo.
“Che
fai scappi?”
“No…è che non
ci ho pensato ad aspettarti, non me lo hai nemmeno chiesto!”
“Già, hai ragione,
beh…d’ora in poi sai che non te lo devo più dire e faremo la strada insieme ok?”
“Va bene…”.
Kira in
cuor suo sperava che in seguito non sarebbe successo altro, non se la sentiva
di raccontare a Benji che quella mattina, e
probabilmente anche in seguito, aveva litigato con quella ragazza, Takame.
“Benji
posso farti una domanda?”
“Spara!”
“Bang!...no
scherzo…chi è Reiko?”
“Intendi la ragazza di Mark, anche se lui non vuole ammetterlo?”
“Si esatto...”
“Beh…viveva qui
qualche anno fa, era una nostra fan accanita, parlo
della nazionale…”
A sentir pronunciare il nome
nazionale Kira per un istante ripensò a Philip…chissà
che stà facendo ora?...
“Ehi! Mi segui??”
“Si! Scusa…”
“Poi però si
trasferì in Canada all’improvviso, anche lei come te viveva qui da sola. Solo Mark
ha mantenuto i contatti e ogni tanto va a trovarla, e lei lo contraccambia
circa una volta al mese venendo qui. Penso debba
venire tra un paio di settimane.”
Bene, così la conoscerò.
Da un'altra parte in
città, qualcuno al telefono stava tramando qualcosa…
“E’ lei”.
“Ne sei sicuro?”.
“Sicurissimo, aveva con se
la collanina, l’ho notata subito, proprio come l’avevi descritta
tu!”
“Ok,
verrò a trovarla tra un paio di settimane.”
“Reiko,
non credo sia una buona idea questa volta.”
“Sono fatti miei! Io devo parlarle, lei deve sapere!”
Con questa frase la loro
discussione si concluse e si salutarono…
Nel frattempo Benji
e Kira erano rientrati nelle rispettive case, ma non
solo a Fujisawa qualcuno pensava a lei…anche a
Hokkaido qualcuno lo faceva…
“Che
hai Philip?”
“Niente
perché?”.
I due stavano passeggiando mano
nella mano maPhilip non era
molto presente alla loro chiacchierata…
Non riesco a togliermela dalla testa e così di certo non posso
continuare, prima o poi dovrò dirlo a
Jenny…aveva ragione Julian, questa situazione
fa solo soffrire. Devo però scoprire se Kira
prova le stesse cose per me, beh si insomma se anche
lei mi vuole bene come gliene voglio io…andrò a Fujisawa un paio di giorni, sperando che Julian possa ospitarmi, così le parlerò. Ma come mi giustifico con Jenny? Che le racconto?? Non è da me dire
bugie…e non me la sento di mentirle così spudoratamente, soprattutto
se si sentisse con Amy e venisse a sapere dove sono, ok che sarei a Tokyo e in teoria non dovrebbe sospettare
nulla, però è una vigliaccata e devo essere sincero con
lei…
“Ma mi stai a sentire? Philip che ti succede??”
“Niente Jenny, ero solo
distratto…”
“Ultimamente lo sei troppo spesso, scusa la spudoratezza Philip ma…”.
Improvvisamente Jenny
lasciò la mano di Philip e si zittì
qualche secondo…
“Ma
cosa?”
“…non
è che stai pensando ad un'altra?”.
E ora cosa le dico??
“Che razza di domande fai!”
“Scusa…comunque non è una risposta, ma non parliamone
più ok?”
“Ok,
io ora devo andare. Ci sentiamo stasera. Ciao.”
“Ciao…amore.”
Se n’è andato senza nemmeno darmi un
bacio…c’è qualcosa che non va e io devo scoprire
cosa…sto perdendo il mio Philip e non saperne
il motivo mi rende incredibilmente nervosa… non so più che fare.
Ne parlerò con Amy, magari
saprà darmi qualche consiglio…
“Buongiorno signora, mi scusi c’èJulian in
casa?”
“Ciao Philip!
Si aspetta che te lo passo subito!”
“Pronto??”
“Ciao Julian!
Sono Philip.”
“Philip,
qual buon vento? Tutto ok?”
“Beh, si
più o meno…ascolta, devo chiederti un favore…”.
“Mamma mia, che
giornata!”
Kira
non era uscita quel pomeriggio e adesso che la scuola era ricominciata il tempo
cominciava a passare molto più in fretta di prima, pensò che in
fondo sarebbe stato meglio, avrebbe avuto meno possibilità di pensare a
lui, e la cosa in parte la risollevò anche se
aveva una voglia matta di rivederlo…
Andò nella stanza del
nonno presa da una strana nostalgia e si mise a guardare uno per uno i suoi quadri, carezzandone lievemente qualcuno con la
mano…
Quanto mi manca, come vorrei che fosse qui con me…sono sicura che
dovunque si trovi starà benissimo.
I suoi pensieri furono distolti dallo squillo del telefono al piano inferiore, uscì
dalla stanza e richiuse dolcemente la porta con un leggero sorriso dalle
labbra…
Scese in fretta e furia
perché gli squilli erano già stati parecchi…
“Sono Kira,
chi parla?”
Ma in che razza di modo ho risposto…??
“Finalmente! Ti ho trovata!
Certo che è stato difficile!...ah scusa, Kira sono Julian!”
“Julian!
Che piacere, ma perché è stato difficile
trovarmi?”
“Il tuo nome non è nell’ elenco e quasi nessuno ha il tuo numero di casa,
poi mi è venuta in mente Lyra ma non avendo
nemmeno il suo numero ho dovuto prima chiamare Eddy per farmelo dare…
insomma, un odissea!”
“Mi spiace, ora mi hai
trovata, che posso fare per te?”
“Che
fai tra un paio di settimane?”
“E
che ne so…non so nemmeno cosa farò domani, figuriamoci tra due
settimane!”
“Bene, allora non prendere
impegni!”.
“Perché?
Se è lecito…”
“Abbiamo organizzato un uscita con gli altri compagni di squadra e vorremmo che
tu ti unissi a noi…ci sarà anche lui.”
“Lui chi?” Kira aveva capito, ma preferì
fare finta di niente…
“Dai…puoi fidarti di
me, ne avevamo già parlato, ricordi?”
“Già, ma preferirei
dimenticare… e poi non mi sembra proprio il caso.”
“Io dico invece di si…Jenny non ci sarà.”
Lei non ci sarà??? Possibile che me lo
stia dicendo apposta? Non credo si siamo lasciati
altrimenti me lo avrebbe detto subito…o almeno credo, però
l’idea di rivederlo senza di lei mi da qualche speranza…bene,
accetto!
“OkJulian, verrò! Poi dimmi dove e quando ok?”
“Tranquilla, domani pranzi
a scuola giusto?”
“Si esatto…”
“Verrò a trovarti
durante la pausa pranzo e ne parliamo bene ok?”
“Ok
a domani! Buonanotte”.
“Buonanotte Kira.
I due terminarono la
conversazione e Kira si sentiva incredibilmente
eccitata al sol pensiero di poterlo rivedere…per l’ennesima volta i
suoi pensieri erano stati ascoltati…
Allora, piccola premessa che in teoria doveva essere messa nel capitolo
sette, ma è uguale…posso capire che il capitolo appena nominato
possa essere sembrato un po’ più “veloce” degli altri
nella successione degli eventi, ma mi è servito come anticipazio
Allora, piccola premessa che in teoria doveva essere messa
nel capitolo sette, ma è uguale…posso capire che il capitolo
appena nominato possa essere sembrato un po’ più
“veloce” degli altri nella successione degli eventi, ma mi è
servito come anticipazione a diverse situazioni che andranno a crearsi durante
la storia e che vi consiglio di non dare per “scontate” non si sa
mai cosa potrebbe uscire da una mente pazza come la mia^^;;;
Buona Lettura del capitolo ottavo
Yuki.
Capitolo 8
“Che stupida che sono…senza nemmeno pensarci, dopo la
telefonata di Julian, sono uscita di casa e mi sono recata qui sulla spiaggia,
dove, forse, i miei ricordi si perdono davanti all’immensità del
mare e dove si è infranto un mio sogno…che adesso spero di
realizzare perché ancora vivo in me.
Qui è tutto così tranquillo, solo i miei pensieri fanno
rumore, anche le onde sembrano sentirli e cercano di non disturbarli
infrangendosi il più delicatamente possibile sulla riva…
Il nonno diceva sempre che la natura ci ascolta, fa parte di noi stessi
e proprio come noi è in grado di comunicare, non è vero che resta
immobile e impassibile di fronte agli eventi più tristi e inconcepibili,
“anche lei deve vivere, anzi, sopravvivere”, questo diceva sempre…perle
di saggezza che ho ben pensato di custodire nel mio cuore, semmai un giorno mi
servissero…
È strano come si siano svolti gli eventi che circondano la mia
vita qui, da un giorno all’altro mi ritrovo a crucciarmi per amore,
quando fino a poco tempo fa non avevo nemmeno il tempo per pensare ad ragazzo,
se il nonno fosse qui si farebbe grasse risate della mia situazione, mi sembra
di sentirlo…la sua voce rimbomba nella mia testa in modo costante, in
parte mi rassicura ma dall’altra è assillante come non mai, dovrei
dimenticarlo e invece continuo a rimpiangerlo.
Non intendo “dimenticare” come cancellare anzi, dovrei solo
pensare meno a lui da vivo piuttosto che da morto…ma è come se
qualcosa di lui fosse rimasto dentro di me, dentro il suo ciondolo. Come se
stessimo ancora comunicando nonostante l’immensa distanza che divide i
nostri due mondi…
La notte è calata da diverse ore ma non ho nessuna voglia di
rientrare a casa, di aspettare.
E poi aspettare cosa? Un segno, una vana speranza? Ogni qualvolta penso
a Philip la mia testa si riempie di domande, forse inutili, forse no, ma credo
sia normale anche se non mi era mai capitata una cosa del genere prima
d’ora.
L’amore fa davvero brutti scherzi e questa volta si sta proprio
divertendo con me, il problema è che io non posso reagire alle sue
provocazioni perché ho le mani legate, perché Lui ha legato
qualcun’ altro. Mi sento cattiva a dover pensare una cosa del genere ma
vorrei tanto che quei due si lasciassero per poter essere sicura di avere
qualche possibilità in più con Philip, chissà se tra due settimane
succederà qualcosa?…ho paura che invece accada tutto il contrario,
chissà perché?
Non voglio illudermi che quella telefonata e le frase di Julian siano
l’inizio di un qualcosa che spero da un po’ di tempo, però
in cuor mio lo desidero davvero tanto.
Comincia a fare freddino e sono già le dieci di sera, non ho
ancora voglia di rientrare quindi farò due passi qui sulla spiaggia per
scaldarmi un pochino altrimenti se resto ferma mi viene sul serio freddo…”
Kira si alzò e
scrollò quel poco di sabbia che le era rimasta appiccicata sulle mani e
sul vestito, quella sera la sua mente era colma di pensieri e non riusciva ad
allontanarli, ma più cercava di non pensare a niente e più la sua
testa si affollava…
Sarebbe stato difficile per lei
quella sera andare a dormire tranquilla, quasi fosse una bambina che il giorno
dopo doveva ricevere un regalo bellissimo e lo attendeva con
ansia…già, si sentiva proprio così, quelle erano le sue
emozioni ogni volta che ripensava a Philip, dove fosse e cosa facesse nei momenti
in cui lui era nei suoi pensieri…
Passo dopo passo stava
percorrendo tutta la riva con le braccia strette a se alla ricerca di un
pò di calore dato che ormai l’autunno era arrivato e si faceva
sentire…ripensava all’ultima volta in cui su quella spiaggia,
invece di essere da sola, era in compagnia dei suoi nuovi amici e dove per la
prima volta aveva raccontato a qualcuno dei suoi sentimenti per Philip, sempre
se “raccontare” fosse stato il verbo adatto.
Terminato il turbine dei pensieri
era il momento dei ricordi, provava a far scorrere davanti a se quelle poche
immagini che il suo cuore racchiudeva di quando era piccola, di quando ancora
aveva qualcuno su cui poter contare e fidarsi.
Improvvisamente si sentì
sola come non mai, sua madre…cercò di ricordarla ma fu tutto
inutile, morì troppo presto quando lei era ancora molto piccola, e
adesso che era cresciuta non aveva nessun immagine da rivedere ogni tanto,
quando ci pensava.
Si fermò un attimo a
riflettere e lentamente una lacrima le solcò il viso trasmettendole un
po’ di calore, ma l’asciugò subito e riprese a camminare.
Mentre arrivava al termine della spiaggia notò sulla destra una piccola
stradina che non aveva mai visto. Diede un occhiata per cercare di vedere
qualcosa ma non era illuminata, decise lo stesso di avventurarcisi ed
entrò…
Le foglie secche e i ramoscelli
passavano sotto i suoi piedi rompendosi e scricchiolando mentre le cicale si
facevano sentire a gran voce.
Dopo qualche minuto di camminata,
improvvisamente davanti a lei ci fu un paesaggio bellissimo. Era giunta in un
angolino quasi da definirsi “segreto”, era un piccolo spiazzo
sull’erba con una panchina al centro, quest’ultima era proprio di
fronte alla scogliera ed era completamente illuminata dalla luna che, grande
nel cielo, vegliava sul quell’angolino così magico e nascosto.
Sussultò un attimo per la
meraviglia del posticino appena scoperto, poi, visto che era completamente sola
decise di ammirare la luna seduta sulla panchina.
Ammirò per qualche secondo
il fantastico paesaggio ma il suo sguardo fu attratto da
qualcos’altro…in un angolo, per terra vicino ad un albero, qualcosa
brillava illuminato dalla luna.
Si alzò dalla panchina per
vedere più da vicino cosa fosse e quando lo raggiunse notò un
piccolo oggetto di metallo, color argento.
Lo raccolse…era un
cuoricino, probabilmente si era staccato da qualche collanina di qualcuno stato
li prima di lei, era semplice, liscio e incredibilmente lucente.
Lo passò un istante tra le
sue dita e infine lo girò perché sul retro aveva sentito qualcosa
di ruvido…era un incisione.
“Forever Friends, Daisuke”.
“…amici…strano,
pensavo sarebbe stato più adatto per due innamorati, chissà a chi
appartiene o apparteneva?”
Senza pensarci su Kira raccolse
il piccolo oggetto e se lo mise in tasca.
Finalmente decise di ritornare a
casa, il sonno cominciava a farsi sentire e l’indomani sarebbe dovuta
andare a scuola.
Non vedendo altre vie
d’uscita davanti a lei tornò indietro in direzione della spiaggia.
Uscita dalla via notò che lì adesso c’era qualcun altro e riconobbe
quasi subito la figura del giovane che in quel momento le stava andando
incontro…Holly.
La luce lunare era abbastanza
forte da permettere a Kira di riconoscerlo e gli andò incontro a
salutarlo.
Ansimante però, lui si
fermò qualche metro prima e si sedette sulla sabbia, decise di
raggiungerlo e di non apparire maleducata nel caso lui l’avesse notata.
Pensò che comunque sarebbe rimasta solo qualche minuto.
“Ciao Oliver.”
“Kira, che piacere! Ma che
ci fai in giro a quest’ora? Domani non dovresti andare a scuola?”.
“Si, si non farmi la
predica, facevo solo una passeggiata.”
“Siediti pure se
vuoi.”
“No ti ringrazio ma mi sono
fermata solo per salutarti perché stavo tornando a casa.”
“Gentile da parte tua, dove
abiti?”
“In viale delle
Rose”.
“Dai ti accompagno, tanto
sarei tornato anche io da quella parte, e poi è meglio che rientri prima
che Patty chiami a casa e non mi trovi. Altrimenti sai che scenate!”
Risero…
“Già,
immagino.”
Ci fu qualche istante di silenzio
tra i due ma Holly riprese subito la parola.
“A che pensi?”
“Non so, a niente
forse…”
“Ah dai! Non è
possibile, su, dimmi qualcosa di te. Non abbiamo ancora avuto occasione di
parlare a parte la sera della festa e l’altro ieri in macchina”.
“Beh, cosa vuoi
sapere?”-
“Per
esempio…vediamo…”
Holly fece un attimo la faccia da
“pensante” e si grattò il naso alla ricerca di una domanda
intelligente da farle che non fosse la solita “ti piace la
città?” oppure “ti trovi bene qui?”.
“Si, ho trovato…che
ne pensi di noi?”
“Voi, inteso come della
squadra più varie fidanzate e annessi vari?”
“Si, esatto!”
“Siete simpatici”
sorrise…
“Ok, e che altro?”
“Che altro in che
senso?”
“Insomma, siamo solo
simpatici? Non belli, alti, atletici e da capogiro?”.
“Eh eh, si sicuramente! Ma
era sottointeso.”
“La simpatica qui sei
tu.”
“Guarda, siamo arrivati,
questo è il mio cancello, ti saluto Oliver e grazie della chiacchierata.”.
“Intanto comincia con il
chiamarmi Holly, come fanno tutti i miei amici e poi è stato un
piacere”.
Stava per andarsene ma ancora
prima che Kira infilasse la chiave per entrare le venne in mente il cuoricino
riposto nella sua tasca, non volle di certo mostrarglielo ma voleva sapere
se…
“Ehi Holly, aspetta un
attimo!”
“Si?”
“Conosci un certo Daisuke?”
Nel sentir pronunciare quel nome
si girò come spaventato…
“No, non lo conosco e ora
scusami ma devo andare”.
…
“Strano…non ha
reagito nel migliore dei modi…che lo conosca e non voglia dirmi chi
è? Non importa, non è fondamentale, ci penserò domani e
chissà facendo qualche domanda qua e la…”
Rientrò in casa e
andò a dormire…
Il mattino seguente aveva un
incredibile mal di testa e non aveva nemmeno sentito la sveglia, erano le sette
e mezza e doveva sbrigarsi altrimenti avrebbe fatto tardi.
Di corsa scese dal letto, ma
all’improvviso si bloccò davanti allo specchio…al collo
invece dell’acchiappasogni del nonno c’era il cuore trovato la sera
prima…uno sguardo spaventato era quello riflesso sul suo volto, era
sicura di averlo lasciato in tasca, nella giacchetta, prima si andare a dormire
e di non averlo affatto tirato fuori nemmeno per un istante. Non riusciva a
rendersi conto del perché si trovasse li in quel momento…fu presa
dal panico, terrorizzata dall’idea di aver perso il regalo del nonno. Si
precipitò in fondo alle scale, dove sulla spalliera c’era la giacchetta.
Frugò frettolosamente
nelle tasche e proprio dove la sera prima c’era il cuore improvvisamente
spuntò la ragnatela dell’acchiappasogni…si sentì
sempre più spaventata soprattutto per il fatto che si trovasse al paino
di sotto, nemmeno accanto al letto o nella sua stanza.
Dovette lasciare ogni pensiero
sul mistero appena accaduto in sospeso perché la scuola la stava
aspettando e non sarebbe stato d’aiuto l’arrivare in ritardo
già il secondo giorno…
Risalì le scale e si
rimise al collo il giusto oggetto riponendo il cuore in un cofanetto chiuso a
chiave sul comodino…
Si vestì e senza nemmeno
fare colazione uscì di casa…
Mentre aspettava che il solito
semaforo diventasse verde per permetterle di attraversare sopraggiunse Bruce
che, che come d’abitudine, rischiava di fare tardi.
“Buongiorno Kira!”
“Ciao Bruce…”
“Mamma mia, che faccia! Hai
visto un fantasma??”
“No, non ho dormito molto
bene stanotte e in più mi sono alzata con il mal di testa…”
“Io invece non ho sentito
la sveglia e ora sono costretto a correre per evitare di fare
tardi…”
“Tanto manca ancora un
quarto d’ora, vedrai che ce la facciamo, non ti preoccupare.”.
“Si ma tu prova a dirlo al
mio stomaco che non ha toccato cibo e deve aspettare l’ora di
pranzo!”
“Pranzo?? Oh no!
Maledizione! Ho dimenticato che oggi mangiavamo a scuola, così non mi
sono portata niente…e in più ho scordato anche che verrà
Julian…”
“Julian? A scuola? E a fare
che??”
“Non lo so, ha detto che
vuole parlarmi…”
“Strano…e Amy lo
lascia andare così, a ruota libera?”
“Perché, è
gelosa?”
“Se lo è?? Lei,
Patty e Jenny sono campionesse in questo, guai toccare o avvicinarsi ai loro
fidanzati se sei una ragazza e non in loro presenza, diventerebbero
furie!”.
“Lo terrò a
mente…”
Nella testa di Kira continuavano
ad aleggiare domande sui fatti poco prima successi senza ancora riuscire a
farsene una ragione, Chi diavolo è
Daisuke? Perché avevo addosso il ciondolo stamattina?.
Queste erano le sue domande ma,
come sempre, nessuna risposta.
Poi strada facendo le venne in
mente di chiederlo a Bruce, ora che qualcosa di strano era presente intorno a
quel nome era intenzionata a scoprire ogni dettaglio riguardante quel ciondolo
e nessuno l’avrebbe fermata.
“Bruce, posso chiederti una
cosa?”
“Dimmi pure…”
“Chi è
Daisuke?”
“P-perché me lo
chiedi?” il tono di Bruce aveva assunto lo stesso che ebbe Holly la sera
prima…spaventato, terrorizzato quasi…
Kira doveva trovare nel giro di
pochi secondi una scusa plausibile alla sua domanda per ottenere una buona
risposta…
“Ieri hanno chiamato a casa
mia cercando qualcuno con questo nome, ho pensato che probabilmente era chi ci
viveva prima e mi sono chiesta se tu lo conoscessi, tutto qui!”
“Ehm…adesso
sarà meglio che vada, ci vediamo in classe!!”
Bruce corse via e Kira nemmeno
questa volta ottenne una risposta decente alle sue domande. Urlò il suo
nome, ma invano, perché lui non si girò e sparì
all’interno dell’istituto…
Entrò in classe e Benji
era già lì, al suo posto. Le sorrise nel vederla entrare ma non
poté andarle incontro perché subito dopo di lei entrò il
professore che fece accomodare tutti nel proprio banco.
“Buongiorno ragazzi,
cominciamo questa mattinata in un modo un po’ particolare…sapete
tutti che giorno è tra un mese esatto vero?”
In classe regnava un silenzio
apocalittico e Kira diede un occhiata intorno a lei notando che tutti, compresa
Takame che solitamente era una chiacchierona, guardavano il banco come se
stessero guardando il vuoto, capì che il silenzio era un silenzio di
tristezza e nei suoi pensieri si aggiunse pure la parola “commemorativo”
solo non riuscì a capire nei confronti di chi…
“Coraggio ragazzi, so bene
che non è il più bel giorno dell’anno però è
giusto che Daisuke venga ricordato con rispetto, non credete?…” Ancora quel nome!! Non è possibile!
Sarà meglio che stia a sentire in silenzio, magari ne vengo a capo e
riesco a capire i volti sconvolti di Bruce e Holly quando gliene ho
parlato…
Il professore continuò il
suo discorso…
“Vorrei che scriveste un
discorso in sua memoria” allora
è morto…pensò Kira…“Shinji puoi occupartene tu?”
“Certo professore!”
L’alunno rispose con
sicurezza ma sempre con la testa bassa…
“Ah quasi
dimenticavo…Kira ti sarai sicuramente posta delle domande…”
“Infatti” lei non si
vergognò affatto di ammetterlo, era troppo curiosa di saperne di
più.
“Daisuke era un ragazzo che
fino ad un anno fa frequentava questa scuola…”
“E che fine ha
fatto?” Kira notò che con la sua domanda aveva suscitato uno
stupore generale e adesso tutti la stavano guardando, lei però non si
sentì affatto in imbarazzo, anzi, era sempre più determinata per
arrivare a capo della matassa…
“E’ morto
suicidandosi, ma non credo che debba parlartene io, se lo vorranno saranno i
tuoi compagni a spiegartelo…ora cominciamo la lezione.”
Bene, un nodo è stato tolto però non riesco ancora a
capire le reazioni di Holly e Bruce…nei loro volti c’era spavento,
non tristezza come quella che ho visto poco fa nei volti dei miei
compagni…non è finita qui e devo riuscire a scoprire cosa
c’è sotto. Ormai ci sono dentro e, soprattutto dopo la mia
alzataccia, non ho nessuna intenzione di mollare.
Le ore di lezione volarono come
al solito e la maggior parte del tempo Kira rimase distratta o impegnata a fare
strani disegni su fogli di carta…
Poi finalmente arrivò la
pausa pranzo e si recò fuori dalla scuola in attesa dell’arrivo di
Julian, che non si fece aspettare.
“Julian!”
Kira alzò il braccio per
farsi vedere e l’amico le sorrise andandole incontro.
“Come stai Kira?”
“Bene grazie, tu?”
“Hai già
mangiato?”
“Ehm…a dire la
verità ho scordato il pranzo…stamattina mi sono alzata
tardi!”
“Io mi sono portato
qualcosa, sai com’è…anche io mi nutro! Se vuoi possiamo
dividerlo tanto non ho molta fame e mia madre come al solito prepara per un
esercito!”
“Sei gentile,
grazie.”
I due andarono a cercare un posto
tranquillo dove potersi sedere e soprattutto parlare in tutta
tranquillità senza essere interrotti da nessuno, perché quello
che Julian doveva dire sarebbe risultato poi di fondamentale importanza per
Kira e i suoi sogni…
“Allora, ieri sera al
telefono sono stato un po’ frettoloso ma adesso ti spiego meglio”.
“Ti ascolto, parla
pure”.
“Tra due settimane Phil
verrà da me per un periodo di vacanza, non abbiamo ancora deciso quanto,
solo la data di arrivo, e Jenny resterà a Hokkaido. Così ho
pensato…perché non farli incontrare?”
Kira diventò
improvvisamente cupa in viso…
“Julian perché lo
fai?”
“Fare cosa?”
“Dividerli così
spudoratamente cercando di far incontrare me e Philip”.
“Spudoratamente è
una parola un po’ grossa, te lo assicuro! Nessuno sa niente, solo tu, e
poi io non ce la faccio più…Phil è mio amico, anche Jenny
seppur in modo minore, e io non ci riesco a vederli soffrire così. Sono
un amico no? E da tale mi sto comportando…”
“Soffrire?”
“Vedi, loro due
all’inizio si amavano, e davvero tanto, sul serio! Ma adesso è tutto
cambiato…stanno insieme per “riconoscimento” e due persone
non dovrebbero farlo…si insomma se non ci sono i sentimenti, se non
c’è l’amore vero…per cosa vale la pena farlo??”
“Hai detto una cosa
bellissima sai? È difficile trovare un ragazzo così sincero…”
Julian arrossì un
poco…
“Visto! Arrossisci pure se
una ragazza che non è la tua fidanzata ti fa un complimento!”
“Scoprirai che Phil
è molto di più di così…Allora? Ci stai?”
“Ok verrò, tanto ora
il mio numero ce l’hai, chiamami quando sai tutto con più
precisione ok?”
“Non ti preoccupare, non me
lo dimentico, allora ci sentiamo fra qualche giorno!”
“Grazie per il pranzo, era
ottimo!”
“Grazie a te per
l’ottima compagnia!”
I due si salutarono, il pranzo
era finito e la campanella aveva appena suonato. Era venuto il momento di
rientrare.
Erano passati cinque giorni
dall’incontro tra Kira e Julian ed ora lei era nel cortile della scuola, intenta
a fare il viaggio di ritorno accompagnata da Benji.
Aveva voluto accompagnarla,
nell’ora di ricreazione le aveva detto di doverle parlare e che avrebbero fatto,
come al solito, il ritorno insieme.
Ora Kira aspettava una risposta…
“Che fai stasera?”
“A parte parlare con in
soprammobili? …niente di speciale. Perché?”
“Io e gli altri usciamo, volevo
sapere se ti andava di venire con noi.”
“Gli altri chi?”.
“Io, Holly, Patty, Bruce, Tom,
insomma gli altri! Non posso mica sapere chi ci sarà di preciso e chi no!”
“Ok, ok ci sarò.”
Ad un tratto la voce di Benji si
fece più bassa, imbarazzata…
“Posso passarti a prendere?”
“Certo non c’è problema!” lei
non si era accorta del cambiamento e rispose con un gran sorriso.
“Allora fatti trovare pronta per
le 20,30 ok?”
Detto questo i due si divisero e
Kira procedette lentamente verso casa prendendo a calci i sassolini che
incontrava durante il suo cammino.
Arrivata a destinazione,
incontrò il postino…
“E’ la signorina Fang?”
“Si, perché?”
“Metta una firma qui per favore,
ho un pacco per lei.”
Kira firmò e lo prese, ma bloccò
il postino per una spalla…
“Ehi, non c’è il mittente. Chi
me lo manda?”
“Non lo so signorina, mi spiace
ma ora devo continuare le consegne.”
Kira osservava la busta
incuriosita, era marrone e a quanto pare molto piena, ma a giudicare dal rumore
non c’erano oggetti solidi all’interno, probabilmente solo fogli di carta.
Chissà chi me la manda…
Entrò in casa e distrattamente,
ancora intenta ad osservare l’oggetto tra le sue mani, poggiò lo zaino e le
chiavi sul tavolo. Andò a sedersi in salotto e prese il tagliacarte che era
poggiato sul tavolino davanti al divano.
Aprì molto lentamente la busta e
ne tirò fuori il contenuto…erano tutti vecchi ritagli di giornale e rimase
stupita nel vedere i titoli degli articoli…
Daisuke, la nuova stella
della New Team segna ancora!
Tripletta di Daisuke, il
risultato è stato schiacciante.
Il “Cigno Bianco” segna
ancora!!
Erano tutti sul misterioso
ragazzo e Kira cominciava a capire il perché Holly e Bruce erano stati così
schivi con lei sull’argomento…
Così era un loro compagno di
squadra, ora si spiegano molte cose…non deve essere stato affatto facile per
loro quando si è suicidato…però non capisco, chi mi ha mandato questi articoli??
È logico che questa persona voleva che sapessi, ma perché non ha messo il
mittente? Avrà avuto qualcosa da nascondere? Ogni volta che sbroglio un nodo se
ne forma un altro…
Continuò a sfogliarne uno dopo
l’altro, tutti elogi sulla sua bravura di giocatore, su come aveva aiutato la
squadra ad arrivare alla vittoria. Giunse, poi, all’ultimo, quello della sua
morte…
È misteriosamente
scomparso, il “Cigno Bianco” della New Team morto ieri sera in circostanze
ancora da chiarire.
Ieri sera, verso le 18,30 è
stato trovato in fondo ad una scogliera un corpo, che successivamente è stato
identificato come Daisuke Takazaki la nuova stella della New Team che, insieme
ad Oliver Hutton, ha portato la squadra a vincere il campionato di
quest’anno…dalla prima autopsia non sono stati trovati segni di lotta o simili
sul corpo del ragazzo, quindi l’ipotesi più plausibile è il suicidio.
Resta ancora ignoto il
motivo…Takame Takazaki, sua sorella però non è della stessa idea e ha promesso
davanti alla stampa di trovare chi ha ucciso suo fratello, perché secondo lei si
tratta di omicidio. Questa la sua ultima dichiarazione: “Conoscevo molto bene
mio fratello, e non avrebbe mai fatto una cosa del genere a se stesso e lo
difenderò da chiunque oserà sostenere il contrario!!! Troverò i colpevoli, lo
giuro!”
Ma bene…una novità…Takame è
sua sorella. Che sia stata lei a mandarmeli? No, non credo…e poi per quale
motivo? Perché io l’aiuti a scoprire la verità? Allora perché non dirmelo di
persona? Farò prima a chiederglielo dopodomani quando torniamo a scuola.
Prese l’intero malloppo di carta
e lo portò in camera sua nascondendolo nello stesso posto dove aveva riposto il
ciondolo, sotto chiave.
Decise di restare leggera a
pranzo perché nel pomeriggio avrebbe fatto una corsa fino alla spiaggia, cosa
che non faceva da molto e ne aveva una gran voglia.
Ma prima aveva da sbrigare
alcune faccende di casa a cominciare dallo “studio” del nonno dove non metteva
piede da un po’ di giorni e necessitava di una rispolverata.
Prese tutto il necessario a
partire da scopa, straccio, etc…indossò il grembiule e si diresse al piano di
sopra pronta a far pulizie.
Entrò lentamente nella stanza e
ripose tutto nell’ingresso davanti alla porta, per prima cosa aprì le tende e le
finestre per far passare un po’ d’aria, poi cominciò passo passo a pulire ogni
cosa, i bordi delle cornici dei quadri, gli strumenti di pittura e il grosso
cassettone che era riposto nell’angolo alto della stanza. Tutto era impregnato
di lui e sentiva una gran malinconia dentro se ogni volta che ci ripensava,
molti di quei quadri li aveva visti realizzare e le sembrava essere passata un
eternità da quei momenti.
Improvvisamente, mentre era
intenta a pulirne uno posto su un cavalletto, si girò e fece cadere uno dei
porta pennelli che si trovava sopra lo sgabello che il nonno usava sempre.
Si piegò subito per raccogliere
tutto e mentre riponeva i pennelli al suo posto notò qualcosa che non aveva mai
visto…nel fondo del barattolo di latta, all’interno, qualcosa era attaccato con
dello scotch, ma non riusciva a vederlo bene. Portò l’oggetto sotto la luce
solare per capire meglio cosa fosse, si trattava di una chiave.
Che diavolo ci fa li
attaccata? E di che cos’è?
Non riuscendo ad arrivarci con
le dita scese al piano di sotto e dal cassetto in cucina prese le forbici.
Riuscì finalmente a farla uscire.
Era sottile e rettangolare,
terminava con una bellissima impugnatura ma doveva essere molto vecchia perché
era consumata dall’usura del tempo, arrugginita. Fece spazio nella sua mente e
la osservò attentamente per cercare di ricordare o di capire cosa potesse aprire
perché non ne aveva la più pallida idea. Poi ebbe un lampo improvviso, l’unico
oggetto appartenente al nonno che possedeva una serratura era il vecchio
cassettone del quale pensava di aver perso la chiave, non le era mai venuto in
mente di aprirlo per paura di romperlo o rovinarlo così lo aveva sempre lasciato
stare.
Tornò al piano di sopra e si
accucciò ai piedi del cassettone e lentamente infilò la chiave. Combaciava
perfettamente. Girò verso destra e la serratura scattò. Non ricordava di averlo
mai visto aperto ed ora era estremamente curiosa di conoscerne il contenuto.
Quando lo aprì rimase
meravigliata. C’erano una marea di oggetti di provenienza indiana, probabilmente
appartenevano alla nonna e lo pensò perché all’internò vi trovò anche un vestito
tipico della sua gente ancora intatto. Lo prese tra le mani e lo portò sotto il
naso per assaporarne l’odore…ne era sicura, era suo, solo lei aveva quel profumo
di lavanda addosso, che faceva lei stessa e che amava da impazzire, il vestito
ne era ancora fortemente impregnato nonostante fosse passato tutto quel tempo…
lo tenne stretto ancora qualche istante tra le dita poi lo poggiò sul pavimento
e ricominciò a rovistare tra gli oggetti. C’erano collanine di tutti i tipi,
piume, un calumet, una ciottolina di terracotta e un piccolo cestino di vimini.
Tirata fuori ogni cosa si rese conto subito che l’altezza della base era troppo
spostata verso l’alto rispetto a quella reale del cassettone. Diede qualche
colpetto con le dita e sentì che sotto era vuoto, probabilmente un doppio fondo.
Aveva portato con se le forbici con le quali cercò di fare leva e riuscì a
sollevare la sottile tavola di legno che separava i due scomparti.
Sotto, due volumi: un diario e
un album di fotografie.
Scelse il secondo e lo sfogliò
lentamente, ogni pagina una foto…tutte ritraevano gli indiani, c’erano le date
scritte a penna e a giudicare dal periodo pensò che nelle prime dovesse
trattarsi dei suoi trisavoli e bisnonni poi le date si facevano sempre più
recenti fino ad arrivare all’ultima foto, era di sua madre. Rimase sconcertata
nel vederla e le venne da piangere, passò lentamente le dita sopra di essa quasi
volesse accarezzarla, era così bella…ma sempre così triste…decise di staccarla
dall’album che ripose nel cassettone, infine prese il diario. Erano le memorie
della nonna, la prima data era il giorno prima del matrimonio con il nonno,
l’ultima una settimana prima che morisse…lo mise da parte ripromettendosi di
leggerlo appena avrebbe avuto un po’ di tempo e alla fine rimise tutto al suo
posto.
Finì di pulire la stanza e la
richiuse lentamente anche quando se ne andò, quasi non volesse disturbare i
ricordi chiudendola troppo forte…
Portò il diario in camera sua e
lo poggiò sul comodino. Aveva ancora del tempo prima che Benji passasse a
prenderla così indosso la tuta e uscì di casa pronta a fare un po’ di
allenamento.
Abbandonò il viale antistante
casa e come di consueto si diresse verso la spiaggia.
Quel pomeriggio l’aria era
impregnata di uno strano odore, e più si avvicinava alla spiaggia più si faceva
forte, le diede quasi la nausea e si fermò per tossire e per cercare di prendere
respiro, poi vide qualcuno che correva nella sua direzione agitando le braccia
con forza.
“Si allontani! Non si può
proseguire!!”
“Ok, ma perché?”
“Stanno cercando di spegnere un
fuoco che qualche furbo ha appiccato in spiaggia.”
“E cos’è quest’odore assurdo?”
“Hanno usato un solvente
tossico, è quello che crea l’odore.”
“La ringrazio
dell’avvertimento.”
“Si figuri, arrivederci.”
Addio corsetta pomeridiana,
avrei tanto voluto andare alla spiaggia ma se le cose stanno così ci tornerò
domani…
Tornò indietro senza correre, e
incontrò Patty in bicicletta proprio davanti a casa sua…
“Ciao Patty, mi cercavi?”
“Ehm…si, si!”
“Beh, dimmi!”
“Allora, ehm…ti va di uscire
stasera?”
“Ma come? Non parlate tra di
voi?”
“Che intendi dire?”
“Che già Benji me lo ha chiesto
e gli ho risposto che sarei venuta, infatti passa a prendermi fra tre ore.”
“Ah si, infatti, ehm…io ero solo
passata a chiedere conferma, tutto qui!”.
“Patty, ti senti bene??”
“Si, ora scappo ciao!!”
Ripartì a tutta velocità e
lasciò la via…
Che strana ragazza…più la
conosco e meno la capisco…
Rientrò in casa e andò
direttamente in camera sua a spogliarsi ma scelse di farsi un bel bagno caldo al
posto della doccia. Prese tutto l’occorrente e andò ad aprire l’acqua mentre
finiva di preparare tutto. Nel cassettone aveva trovato dei Sali da bagno al
profumo di lavanda e lillà e decise di usarli…aprì lentamente la busta e ne
versò il contenuto nella vasca, l’ambiente si impregnò subito di un incredibile
profumo che la portò a qualche anno addietro con i ricordi, quando ancora
piccola era al villaggio della nonna sulle sponde di un ruscello dove la
“magica” piantina viola cresceva e andava spesso a raccogliere. Sorrise tra se e
se e scrollò un po’ la testa per cancellare il ricordo. Quando fu pronta si
immerse nell’acqua e si lasciò cullare dalla piacevole sensazione di
tranquillità che pervase il suo corpo, avrebbe voluto restarvi a lungo.
Lentamente sentì sparire ogni tensione e si rilassò tanto da addormentarsi…
“Dai vieni! Forza, è calda!”
“No ho paura, lì l’acqua è
profonda!”
“Ma dai!! Che vuoi che
succeda??!!”
“Nessuno sa che siamo qui!”
“Senti, fa come vuoi…io mi
faccio una nuotata!”
Lentamente prese il coraggio
e quattro mani e introdusse i piedi nell’acqua tentando di raggiungere l’amica
che aveva già raggiunto il centro del fiume, ma esitava ancora ad entrarci
tutta…
“Guarda! Visto, si tocca!”
“Si ma ora torna qui ti
prego!”.
Pronunciata quella frase vide
l’amica guardarsi intorno…qualcosa stava succedendo…qualcosa di terribile stava
per accaderle.
“Che succede??!”
“N…non lo so, c’è qualcosa
che si muove!”
“Presto esci!!”
“I-io non riesco più a
muovermi!!”
“Esci!!”
“Aiutami Kira ti prego!
Aiutami!”
Vide l’amica lentamente
sprofondare nelle acque del fiume e decise da tuffarsi ma quando la raggiunse
era già praticamente sommersa…cercò di non toccare il fondo con i piedi e si
immerse, cercò ma invano…la sua amica era completamente sparita. Riaffiorò e si
rimmerse per cercarla, poi vide qualcosa, un braccio spuntava dalla sabbia…
Kira si risvegliò con la testa
sott’acqua e si tirò subito su di scatto facendo un grosso respiro appena
fuori…tremava e come al solito le era sembrato tutto così vero…
Si guardò intorno ed era
completamente sola, uscì e tolse il tappo dalla vasca. Si mise l’asciugamano
intorno al corpo e in testa e salì al piano superiore per vestirsi, guardò
l’orologio e mancava poco più di un’ora all’arrivo di Benji…
Ho dormito due ore nella
vasca?? Com’è possibile, bisogna che consulti qualcuno, questi sogni non posso
continuare, ho rischiato grosso prima…
Tornò nella stanza del nonno e
prese un altro oggetto che aveva trovato nel cassettone…era una piccola treccia
fatta di fili di cotone che andava attorcigliata ai capelli, terminava con una
piccola perlina d’argento e una piuma.
Si mise davanti allo specchio e
la indossò, poi scelse dei vestiti abbastanza sobri per la serata quali erano un
paio di pantaloni bianchi e una magliettina azzurra con maniche a tre quarti e
con la scollatura a “v”, del resto non le era stato detto di vestirsi elegante…
Finito di prepararsi suonò, in
perfetto orario il campanello.
Andò ad aprire e si trovò
davanti Benji, il suo cuore ebbe un piccolo singulto…pensò a quanto fosse bello
vestito in quel modo…indossava un paio di jeans neri e zampa e una camicia
bianca a maniche corte fuori dei pantaloni e mezza aperta sul davanti, metteva
in risalto il suo fisico scultoreo.
“Allora? Andiamo?”.
Le porse il braccio e lei lo
assecondò porgendogli il suo. Richiuse la porta di casa e si avviarono verso il
centro del paese.
“Gli altri dove ci aspettano?”
“Al Pub davanti ai giardinetti.”
Non impiegarono molto tempo ad
arrivare e c’erano già Bruce e Tom ad aspettarli…
“Ma tu guarda che bella
coppia!!”
Bruce come al solito non poteva
starsene zitto,e mentre Kira divenne un po’ rossa, Benji ebbe tutt’altra
reazione…prese Bruce per la maglia e lo guardò dritto negli occhi con aria di
sfida.
“Ti crea qualche problema??”
Tom intervenne per evitare una
discussione tra i due e mise un braccio in mezzo per cercare di far mollare la
presa a Benji.
“Dai Benji, che ti prende? Bruce
stava scherzando! Vero?” guardò l’amico che nel frattempo era mezzo terrorizzato
per la reazione.
“Si, giuro! Stavo solo
scherzando!!”
“Ok, ma la prossima volta stai
attento a quello che dici!”
Mollò la presa e entrò nel pub…
“Kira ma che gli è preso??”
“E io che ne so Tom…fino ad un
attimo fa parlavamo tranquilli! Ha stupito anche me, che vuoi che ti dica??”
“Dai entriamo e lasciamo
correre.”
Era un localino alla moda con
lunghe panche e tavoli in legno, grosse lampade erano su ogni lato della sala e
la radio suonava a basso volume gli ultimi successi di quell’anno,si diressero
verso il tavolo dove Benji era andato a sedersi e dissero alla cameriera che
avrebbero aspettato altri amici prima di ordinare.
Presto arrivarono anche Paul,
Mason, Lyra e Eddy, ma mancavano all’appello Patty e Holly…
“Come al solito sono in
ritardo…ordiniamo, altrimenti non mangiamo più.” Disse Paul.
“E non li aspettiamo?” rispose
Kira.
“Tranquilla è abitudine, da
quando stanno insieme è sempre così…” Tom sorrise e gli altri lo seguirono, era
terribilmente vero, finalmente il loro capitano aveva trovato un interesse
diverso dal pallone e loro ne erano contenti.
I due innamorati arrivarono
quando tutti furono già serviti e gli fecero un po’ di spazio.
“Allora? Cosa ordinate?” la
cameriera chiese ai due.
“Solo da bere grazie, abbiamo
già mangiato. Due birre.”
“Perché non ci avete avvisato?”
disse Bruce.
“Mia madre ha insistito tanto
che ci fermassimo a cena e non ho avuto il tempo di avvisarvi, tutto qui…”
“Che fai Holly? Ti metti a dire
anche le bugie ora?” rispose l’amico e si sollevò una risata generale che lo
fece diventare rosso.
Parlarono del più e del meno
durante la cena e spesso prendevano Bruce di mira per farsi quattro risate che
lui accettava volentieri essendoci abituato, poi per un certo periodo Tom si
assentò intento a parlare al telefonino che aveva suonato nel bel mezzo della
serata.
Finito tutto uscirono dal locale
che non era tardi ma Kira si sentiva terribilmente stanca e voleva tornare a
casa. Salutò tutti e chiese a Benji di riaccompagnarla.
“Certo, andiamo!”
Fecero la strada del ritorno in
silenzio, fianco a fianco e Kira si sentiva terribilmente a disagio per quella
situazione. Arrivati nei pressi di casa sua si fermarono un po’ prima del
cancello. Ci fu un attimo in cui i due si guardarono negli occhi e Kira pensò
che sarebbe sprofondata molto volentieri, in quel momento, in quelli di Benji.
Però Philip tornò a farsi vivo nel suo cuore e questo le bastò per dimenticare
il pensiero avuto poco prima, solo non si rese conto che invece Benji la
pensava, e spesso…anche lì, mentre erano l’uno di fronte all’altra, nel bel
mezzo della notte, con una bellissima luna piena in cielo che ogni volta che si
rifletteva sul viso di Kira metteva in incredibile risalto i suoi occhi verdi e
la sua lunga chioma nera.
Per interrompere tutto al più
presto e evitare così complicazioni dettate dall’atmosfera Kira cercò di
sbrigarsi a salutare l’amico che nel frattempo però le aveva già preso una mano
e la fissava dritta negli occhi…
“Benji..io…”
“Ti prego, non dire niente. Non
so se essere contento o spaventato ora, che sono qui con te…una cosa è sicura,
questo è quello che sento.”
Senza nemmeno pensarci due volte
si chinò lentamente verso di lei e la baciò…Kira rimase con gli occhi sbarrati
dalla sorpresa, ma si stupì di più di non avergli posto resistenza, di non
averlo negato.
Quando finalmente il bacio finì
lei si rese conto del grave errore appena commesso e il suo tono di voce diventò
serio.
“Buonanotte Benji.”
“Kira, ti prego…”
“Ho detto, Buonanotte.”
Se ne andò a testa bassa ma
quando aprì il cancello di casa si spaventò e richiamò Benji che nel frattempo
stava tornando indietro per raggiungere gli altri.
“Benji!! Ti prego torna qui!!”
Sentì spavento nel tono
dell’amica e corse subito da lei…
“Che succede??”
“Guarda…”
Indicò la porta di casa che
stranamente era aperta.
“Sono sicura di averla chiusa
quando siamo andati via!”
“Lo so, me lo ricordo…”
Si avviarono lentamente verso la
porta e Kira rimase dietro di lui tenendogli stretto un braccio dalla paura.
“Shhhh…tu aspetta qui. Dov’è la
luce?”
“Sulla destra, appena entri!”
disse a bassa voce.
Benji aprì la porta molto
lentamente e si introdusse in casa che era nel buoi più totale, poi finalmente
accese la luce…