La legge di Murphy

di OliveValance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Murphy ***
Capitolo 2: *** Smith non è il tuo vero cognome, giusto? ***
Capitolo 3: *** I tend to overshare ***
Capitolo 4: *** Welcome to Storybrook ***
Capitolo 5: *** Un cameriere baffuto e un angioletto a caso ***
Capitolo 6: *** Un armadio per Narnia ***
Capitolo 7: *** Alla tavola calda della signora Rose ***



Capitolo 1
*** Murphy ***


Murphy ~

Ero distesa a pancia in giù sulla panchina con la faccia spiaccicata contro le sbarre.
Mi sembrava di galleggiare in mezzo al mare e la cosa non aiutava certo la tremenda nausea che mi affliggeva.
Cosa era successo esattamente la notte prima? Mi chiesi in un momento di lucidità.
"Hai picchiato cinque ragazzi in un bar..." Mi rispose la mia coscienza sotto forma di donna nera grassa e cicciona. Che strano, non avevo mai pensato di poter avere una coscienza. Almeno non con quell'aspetto.
"Eri piuttosto ubriaca." Continuò quella.
Ora mi spiegavo la nausea.
"Senti, visto che ho dovuto sopportarmi tutti i tuoi sproloqui tutta la notte almeno mi spieghi che diavolo è un trickster??"
"Un trickster?" Chiesi cercando di mettere a fuoco la stanza "Ma dove sono?" Chiesi poi.
"Ah bella mia sei proprio messa male eh? Sei in prigione!"
In prigione? Oddio no. Non di nuovo.
"Fammi indovinare, tu non sei la mia coscienza giusto?"
"La che?!?" Strillò questa con voce acuta trapanandomi i timpani.
"Sssh" Mugugnai facendole segno di abbassare la voce.
"Smith!" Urlò una guardia in quel momento "Sei libera. Hanno pagato la cauzione."
"Eh?!?" Sbottai io a quel punto. "Chi?!"
"Tuo zio." Disse la guardia "Allora ti muovi?"
"No, rimango qui!" Esclamai in panico. No avevo nessunissima intenzione di vedere i miei parenti assolutamente no.
"Muovi quel culo, signorina!" Sentii esclamare una voce familiare, ma non era decisamente quella di mio zio.
Alzai lo sguardo e vidi Bobby che aspettava ad un paio di metri dietro le sbarre.
Per poco non mi misi a piangere.
"Scherzavo! Bobby, mio adorato zietto grazie per essermi venuto a liberare!" Esclamai saltando in piedi e dirigendomi verso la porta per centrante il pieno lo spigolo.
Con faccia smarrita guardai la guardia:
"La porta si è mossa..." Dissi incredula.
"Temo di no." Disse lui con sguardo compassionevole e dispiaciuto allo stesso tempo. "Mi dispiace per la tua perdita, ma evita la prossima volta di fare a botte ok?"
Annuii confusa e pochi minuti dopo uscii dalla prigione assieme a Bobby.
"Che perdita? Si è rotto qualche tubo?" Chiesi all’improvviso rivolgendomi al mio salvatore.
"Si quello che ti fracasserò sulla testa!" Mi strillo nell'orecchia
"Ti prego non cominciare con la paternale..." Mugugnai barcollando nel posteggio "Mi farai venire il mal di testa."
"Bene!" Esclamò lui sbuffando.
"Torno in prigione eh!" Lo avvisai.
"Non lo vuoi veramente. Sanno dove sei."
"Ok, hai ragione. Grazie per avermi tirato fuori..." Esclamai un secondo prima di sbattere con le gambe contro un auto e sfracellarmi sul cofano.
"Ahiaaa" mi lamentai mentre Bobby sussurrava un "Cristo..." Passandosi la mano sulla fronte.
"Ehi! La mia auto!" Esclamò un ragazzo avvicinandosi di corsa.
"Calmo Dean, è un po' out..."
"Solo un po'" confermai "Devo vomitare."
"Aspetta... Non mi dire che è lei il cacciatore di cui parlavi?!" chiese un’altra voce sconvolta.
"Ecco lo sapevo che c'era la fregatura. Torno in prigione."
"Solo questa volta, promesso. Ci serve un aiuto."
"Ma... È una ragazza!" Esclamò il primo sconvolto.
"Ha scoperto l'acqua calda." Mugugnai.
"Non avevi detto si chiamasse Murph?"
"Murphy." Corressi io "Si, lo so. Non dire altro." Mettendomi a sedere con la faccia verso i tre.
"Zoe?!" Chiese il tipo sconvolto.
"Murphy" ripetei io con un sospiro per poi lanciare uno sguardo annoiato al ragazzo e sbiancare. "Dean?!?"

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Capitolo 2
*** Smith non è il tuo vero cognome, giusto? ***


 

Ecco a voi il secondo capitolo :) so che è breve, ma mi farò perdonare <3 Buona lettura!

~ Smith non è il tuo vero cognome, giusto? ~
 

"Tieni!" Disse il barista allungandomi un bicchiere contenente un liquido violaceo e piuttosto denso. "Bevi questo e in breve sarai di nuovo in forma."
Annuii con faccia stravolta dalla nausea e buttai giù il contenuto senza pensarci troppo. Una volta finito sentii  qualcosa muoversi nella pancia come se avessi appena ingoiato dell'Idraulico Liquido.
"Grazie Miles..." Biascicai accasciandomi sul bancone. "Giusto per sapere che è successo ieri sera? Ho uno o due buchi di memoria..."
Lo vidi sospirare pesantemente e dopo aver poggiato lo straccio con cui stava asciugando i boccali di birra disse:
"Hai alzato un po' il gomito. Già quando ti sei presentata qui in bar con Valerie eri piuttosto brilla poi mi hai fregato una bottiglia di vodka e hai cominciato a proporre dei brindisi a base di shottini a chiunque si avvicinasse finendo per coinvolgere la maggior parte dei miei clienti."
"Oh." Mormorai cercando di ricordare per cosa brindassi, ma senza successo. "E Valerie in tutto questo che c'entra? A proposito non è che sai dove sia lei?"
"Certo che lo so! È sul retro a dormire." Disse con uno sbuffo "Ha scambiato di nuovo il vecchio tavolo da biliardo per un letto, ma questa volta si è addirittura munita di cuscino e sacco a pelo. Non so dove li abbia trovati e sinceramente non ci tengo neanche a saperlo."
"Il sacco a pelo è quello delle Tartarughe Ninja?" Chiesi distraendomi un attimo dal problema principale.
"Si, perché?"
"È il mio, non ti preoccupare!"
"Almeno non dovrò preoccuparmi di veder la polizia far irruzione nel mio negozio accusandomi di furto di oggetti per l’infanzia."
"Esagerato. Ti ricordi per caso a cosa brindavo? Sto cercando di capire perché ho bevuto così tanto da picchiare qualcuno e... Aspetta! Non mi hai ancora detto chi ho picchiato." Esclamai spalancando gli occhi.
"Non te l'ho detto perché non lo sapevo. Alle undici sei uscita dal locale su un monopattino elettrico cantando Back in Black e non ti ho più visto fino a questa mattina."
"Bene..." Sospirai "Allora i brindisi?"
"Ah sì! Allora hai brindato a Palmiro in tuo coniglio, alla vittoria di Obama alle elezioni, ai toast fritti, ai viaggi in aereo in prima classe, ai parenti idioti e..."
"Ai parenti idioti? Giusto!!" Esclamai "Sono tre giorni che non mi danno pace e continuano a chiamarmi!"
"Tanto da ubriacarti e fare a botte? Sono due anni che ti conosco e non ti avevo mai visto in quelle condizioni."
"Tu non conosci la mia famiglia, Miles..." Sbuffai.
"Effettivamente hai ragione, però conosco bene Bobby Singer e i fratelli Winchester, almeno di fama, e ti stanno fissando da quando li hai gentilmente fatti accomodare su uno dei tavolini del mio bar e lasciati lì ad aspettarti."
"E quindi?" Chiesi non capendo dove volesse parare.
"Sono cacciatori."
"Lo so."
"E tu li conosci."
"Già." Dissi prima di aggiungere "A dire il vero il più giovane dei Winchester non l'ho mai visto prima di oggi."
"Ma tu non sei un cacciatore..." Continuò lui confuso.
"Lo ero." Risposi con un sospiro. "Come te." Aggiunsi con un un ghigno.
"Ottimo, sono felice che abbiamo chiarito questo punto. Ora potresti gentilmente andare a parlare con quei poveretti che non aspettano altro che te?"
Lanciai uno occhiata ai tre dell'Ave Maria che mi fissavano tutti e tre ansiosamente, Dean specialmente, e mi rivolsi di nuovo a Miles scendendo dallo sgabello.
"Visto che Bobby mi ha fatto uscire di prigione e mi ha sempre dato una mano ad evitare i miei parenti penso che posso almeno star ad ascoltare cosa vogliono, giusto?" Chiesi al mio quasi-amico barista.
"Direi di sì." Annuii ricominciando ad asciugare i bicchieri. "Giusto per sapere Smith non è il tuo vero cognome immagino..."
"No, è Devenport." Mugugnai con una smorfia.
"Devenport? Stai scherzando?" esclamò sbarrando gli occhi.
"Affatto."
"Ora capisco perché le loro telefonate ti hanno portato ad ubriacarti in quel modo." Annunciò Miles.
Feci una smorfia e mi diressi verso i tre seduti al tavolino affianco alla finestra.
"Allora... Per cosa vi serve il mio aiuto?" Chiesi con un sospiro.

Note:
Tadaaaaan! Surprise surprise Murphy era una cacciatrice :) Ma no, ma dai? Direte voi. Pensavamo che fosse una pasticcera che Bobby avesse chiesto il suo aiuto per preparare una torta di compleanno...
Quindi ricapitolando: Murphy era una cacciatrice, conosce bene Bobby che l'aiuta ad evitare la sua famiglia che a quanto pare è ben conosciuta tra i cacciatori e Dean conosceva la ragazza, ma pensava si chiamasse Zoe. Tutto chiaro fin qui insomma. Prossimo capitolo finalmente scopriremo per cosa i tre le chiederanno il suo aiuto!
Baci!

 

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Capitolo 3
*** I tend to overshare ***


Per le note ci vediamo sotto! BUONA LETTURA :) x
 
 
 
I tend to overshare ~
 
Rapido e indolore mi dissi avvicinandomi ai tre con la stessa anda che avrei avuto se stessi andando al patibolo.
"Allora... Per cosa vi serve il mio aiuto?" Chiesi con un sospiro.
"Non lo sappiamo" ammise l'uomo con una smorfia facendomi sospirare. Ed ecco tutte le mmie speranze di concludere in fretta andavano a farsi benedire, sarebbe stata una cosa lunga quella, già me lo immaginavo: avevo sperato fosse un lavoro da un paio di minuti, qualcosa di veloce da permettermi di levare le tende prima ancora che Dean avesse il tempo di dirmi...
"Quindi ti chiami Murphy."
Mi azzardai a voltarmi verso di lui e, con un sorrisino imbarazzato, mormorare: "A quanto pare..."
Lo vidi sollevare un sopracciglio e prima che avesse nemmeno il tempo materiale di dire nulla passai all'attacco:
"Neanche tu ti chiami Dean James. Che se vuoi proprio saperlo non ci ho creduto nemmeno per un minuto che fosse il tuo vero cognome. James Dean, seriamente?" Sbuffai. Come diceva sempre Valerie: l'attacco è la miglior difesa.
"Si, beh allora perché non hai detto nulla in sei mesi?"
"Possiamo rimandare per un altra volta questo discorso?" Chiesi massaggiandomi le tempie con le mani e andandomi a sedere vicino a Bobby.
"L'ultima volta che mi ha chiesto di rimandare un discorso sei sparita quella notte stessa!" Esclamò lui alzando leggermente la voce la voce.
"Dean, forse è meglio..." Provò ad interromperci Sam, ma con scarsi risultati visto che, ignorandolo bellamente, esclamai:
"Ti ho lasciato un biglietto!" Lo dissi pure convinta, come se ciò giustificasse tutto ben sapendo che non era così.
"Scusa Dean, non ce la faccio." Disse citando le parole testuali del famigerato biglietto. "Effettivamente spiegava tutto."
Stavo per rispondere quando comparì Miles con il blocchetto delle ordinazioni:
"Cosa prendete?"
"NIENTE!" Esclamammo io e Dean assieme per venir zittiti da uno scappelotto a testa da Bobby.
"Ora voi due la piantate! Abbiamo problemi ben peggiori che i vostri drammi esistenziali irrisolti, perciò ora vi date una calmata." Poi dopo aver preso un respiro profondo di rivolse a Miles per le ordinazioni dopodiché cadde il silenzio, interrotto solo quando una cameriera di portò le ordinazioni.
"Sentite," disse a quel punto Bobby con un sospiro "Non so cosa sia successo tra voi, ma penso proprio che possiate rimandarla alla fine del lavoro. Per quanto possiate avercela con l'altra nessuno dei due rischia la morte per questo. C'è gente che rischia di morire invece ed è compito nostro occuparcene. Murph, ci aiuterai?"
Alzai lo sguardo dalla tazza di caffè che avevo preso a mescolare, senza neanche averci aggiunto lo zucchero, da buoni cinque minuti e lanciai uno sguardo a Bobby annuendo:
"Vi aiuterò... Raccontami tutto!"
 
Quando avevo chiesto a Bobby di raccontarmi tutto non mi ero certo aspettata che si prolungasse in una spiegazione così esaustiva del caso tale da impiegare buoni 20 minuti. Non avevo mai ritenuto l'uomo capace di articolare più di qualche frase e grugnito in una volta sola, eppure non aveva accennato nemmeno una volta a fermarsi.
"Non potresti riassumere un po' di più?" Chiesi con gli occhi oramai fuori dalle orbite.
"Ogni dettaglio è importante." Grugnì Bobby. Ecco, frase e grugnito.
"Ok ok, ti prego continua."
"Dove ero rimasto?"
"Al fatto che le i due ragazzi stessero guardando un video di Taylor Swift alla TV." Intervenne in suo aiuto Sam, con la stessa faccia di uno pronto al suicidio e lanciandomi uno sguardo mimò con le labbra: "È la terza volta che sento questa storia..."
Annuii comprensiva nella sua direzione mentre Bobby stava elogiando Taylor Swift.
Mi voltai verso di lui confusa: non mi aspettavo gli piacesse quel genere di musica.
"...ottima cantante, ottima cacciatrice!"
"Cosa?!?" Esclamai spalancando gli occhi troppo sconcertata per far altro.
"Sì sì, è una delle cacciatrici più brave della costa orientale degli Stati Uniti." Commento con vigore.
"Ah.." Mi voltai verso Sam e mimai a mia volta "Sta scherzando?"
Ma lui in risposta alzò le spalle e scosse la testa come per dire che lui non ne sapeva nulla. Quel ragazzo mi stava decisamente simpatico.
"Perciò dicevo che forse potrebbe essere in qualche modo collegato la scomparsa dei ragazzi al video che.."
"Che probabilmente non stavano guardando quando sono scomparsi, visto che era in TV quando sono tornati i genitori come hai detto."
"Oh. Hai ragione." Grugnì lui. "Effettivamente la ragazza che è sparita tre giorni dopo non guardava nessun video. Però potrebbe essere comunque un caso di lamia che attacca gli adolescenti, altrimenti non spiega perché tutti le scomparse avvengano in camera da letto."
"Cioè?" Chiesi nonostante la teoria della lamia non mi convincesse affatto.
"Tutte le persone scomparse sono state attaccate all'interno della casa per poi essere trascinate fino alla camera da letto. Sono state trovate tracce di sangue che puntualmente terminavano nelle camere." Spiego Dean, parlando per la prima volta dopo il nostro pacifico scambio di opinioni, ma con una voce talmente seria che non sembrava affatto nervoso. Probabilmente era a causa della spiegazione soporifera di Bobby che aveva agito come calmante nel ragazzo.
"Non ho mai sentito di una lamia che facesse sparire le sue vittime, di solito fa in modo di averle a portata di mano per gli spuntini, ma addirittura rapirle? No, ne dubito proprio. Soprattutto per il sangue, non feriscono mai a livello fisico."
"Ecco perché abbiamo chiesto il tuo aiuto, genio." Ironizzò Bobby. "Se partiamo ora saremo a Storybrooke entro l'ora di cena."
"Storybrooke?" chiesi pensierosa "Quella nel Maine?
"Sì, quella." rispose lui con l'ennesimo grugnito.
"Scusa vuoi andare nel Maine in auto?" Chiesi alzando un sopracciglio. "Ci possiamo arrivare in neanche due ore con l'aereo."
"Non penso sia una buona idea.." Tossì Sam cercando di mascherare una risata e lanciando uno sguardo al fratello.
Mi schiaffai una mano in fronte: "Oddio no. Come ho fatto a dimenticarmene. Qui qualcuno ha paura di volare."
"Non è paura la mia, è giustificabile preoccupazione. Inoltre non potremmo portare con noi le armi se andassimo in aereo."
Alzai le spalle e gli concessi quel salvataggio in extremis per concentrarmi sul mio cappuccino.
"Prima finirà questa storia, meglio sarà!" Mormorai con un sospiro.
 
Non avevo mai trovato le miei scarpe così interessanti come in quel momento.
Nemmeno quando le avevo comprate sborsando la bellezza di 50$.
Nemmeno quando ci avevo messo mezz'ora per sistemare i lacci esattamente nel modo in cui volevo io.
Nemmeno quando Valerie mi aveva pestato un piede con le scarpe infangate sporcando irrimediabilmente il bianco della tela.
Sapevo che erano belle scarpe, molto comode ed erano le mie preferite, ma ciò nonostante non avevo mai passato due ore e mezza a fissarle.
"Pensi di rimanere in silenzio fino all'arrivo?" Chiese Bobby continuando a guidare come se niente fosse.
"Sto ammirando le mie All Star." Risposi apatica. Era una macchia quella?
"Sono scarpe." Sbuffò lui.
"Preferisco guardare un paio di scarpe per le prossime 12 ore piuttosto che sopportare l'interrogatorio al quale vuoi sottopormi. E no, non provarci nemmeno perché non ti dirò nulla: è una cosa tra me e Dean."
"Ascolta Murph, per quanto mi secchi ammetterlo ad alta voce Dean è un bravo ragazzo..."
"Un bravo cacciatore vuoi dire." Esclamai appoggiando la testa contro il finestrino e osservando dallo specchietto laterale l'Impala dietro a noi.
"Ma è anche un bravo ragazzo!" Continuò lui imperterrito.
"Ma anche un cacciatore!" Sbottai io a quel punto. "Cristo santo, potrebbe anche essere la persona migliore di questo mondo, ma rimane comunque un cacciatore."
"Anche tu lo sei." Commento lui lanciandomi una breve occhiata.
Non provai nemmeno a correggerlo sul fatto di aver usato il presente nella frase.
"Sembra che più cerchi di allontanarmi da quel mondo più mi ritrovi circondata da cacciatori." Commentai. "Dopo fottutissimi 20 anni passati sulle tracce di fantasmi e demoni cerco di avere una vita normale e sai cosa succede?"
"Cosa succede?" Chiese lui accomodante.
"Trovo un appartamento dove vivere, un lavoro un una caffetteria e puff... Un poltergaist decide di stabilirsi nel magazzino del bar. Ok mi sono detta occupiamoci di questo lavoretto e continuiamo con la mia bellissima, nuovissima e normalissima vita."
"Mi sembra giusto." Annuii lui.
"Ma no! Figurati. Nemmeno un mese dopo mi ritrovo a dover scappare fuori dalla mia camera calandomi dalla finestra con una corda fatta con i lenzuoli perché la mia meravigliosa famiglia mi ha trovato e ha deciso di fare sit-in fuori dal mio appartamento."
"Beh, sono la tua famiglia non potevi pretendere che non venissero a cercarti..." Commentò Bobby con una smorfia.
"Secondo te quale parte di 'Non provate a cercarmi o vi faccio a pezzetti e li do in pasto ai mastini infernali' non hanno capito?" Chiesi fingendomi pensierosa "Ma andiamo avanti. Una settimana dopo passeggiavo tranquillamente per New Orleans quando un barbuto mi riconosce e chiede aiuto per un caso di magia voodoo, promettendomi in cambio un aiuto a monitorare la mia famigliola felice e avvisarmi in caso mi si avvicinassero troppo."
"Oh si, mi ricordo! Ti stavi ingozzando di frappe al cioccolato e muffin ai mirtilli quando ci siamo incontrati." Ridacchiò Bobby
Feci una smorfia e continuai:
"Passa un altro mese, mi trovo un altro appartamento dalla parte opposta degli Stati Uniti, nuovo lavoro e puff appare Dean. Sono stati sei mesi tranquillissimi e normalissimi fino a che ta dan! Scopro che Dean non si chiama James di cognome, ma niente po po di meno che Winchester ed è un cacciatore. Che meraviglia." Finisco con un sorriso più falso di una moneta da 3 dollari.
"Come hai fatto a capire che... Aspetta un attimo. Tu e Dean... Cioè.. Stavate... Assieme?"
Gli lanciai un occhiataccia. "Perché non si era capito?"
"Tu e Dean?" Ripeté lui stralunato, riuscendo pure a sbandare un po' e ad invadere la corsia opposta.
"Bobby..." Cominciai pizzicandomi il naso.
"Tu e Dean?" Ripete lui guardandomi con occhi sbarrati.
"Sì, io e Dean!" Sbottai "Ma per carità guarda la strada, bestia!"
"E tu lo hai lasciato!" Esclamò Bobby sconvolto.
"Sì, l'ho lasciato dopo aver realizzato che era un cacciatore."
"Con un biglietto."
"Si, ok? Volevo parlargli, veramente, ma tu, sì tu, mi hai mandato nel bel mezzo della notte un messaggio dicendo che i miei sapevano dove fossi e stavano venendo a cercarmi. Sono dovuta andarmene, lasciare un biglietto a Dean e prendere il primo volo in partenza. Che cavolo! Avrei dovuto svegliarlo nel bel mezzo della notte e dirgli 'Alzati, fa le valigie perché dobbiamo andarcene: i miei parenti pazzi da legare stanno arrivando e non ho intenzione di vederli neanche da lontano. Ah, già che ci siamo non mi chiamo Zoe, non sono orfana come avrai capito, sono una cacciatrice come te, ma sto cercando di smettere e non ho 24 anni, ne ho 20.'?"
"Sarebbe stato un discorso piuttosto sconvolgente, ma sempre meglio eh un biglietto." Commento lui con una smorfia.
"E avrei finito di spiegargli tutto prendendo il tè assieme alla mia famiglia felice." Dissi ironica.
"I successivi due anni sono andati un po' meglio: mi sono messa in contatto con Valeri e DD, abbiamo preso in affitto un appartamento dove convivere pacificamente con sale lungo finestre e porte, ogni tanto c'è stato qualche fantasma o demone che ha richiesto il nostro intervento perché ovviamente pure loro sono cresciuti come cacciatori, ma nel complesso procedeva bene. Lavoravo in una pasticceria e mi trovavo piuttosto bene, fino a che una settimana fa è stato l'inizio della fine."
"Suona male..."
"Anche peggio! Loro hanno scoperto il mio nuovo numero di cellulare e hanno preso a chiamarmi ogni due per tre. Sapevo che significava: dovevo andarmene e ricominciare da zero un'altra volta. Mi sono licenziata, ubriacata, fatto a botte e sono stata arrestata. Poi sei arrivato tu, mi hai fatto uscire chiedendomi in cambio il mio aiuto per un lavoro, ma la vera ciliegina sulla torta è stato rivedere nuovamente Dean."
Con la coda dell’occhio vidi Bobby annuire con faccia piuttosto soddisfatta, ma allo stesso tempo sconvolta, come se cercasse di metabolizzare tutto quello che gli avevo appena raccontato.
“Meno male che non volevo dirti nulla.” Commentai con uno sbuffo lasciandomi cadere contro lo schienale incrociando le braccia al petto. Maledizione a me e la mia tendenza a parlare troppo.


Note:
Scusate il tremendo ritardo, ma ero all'estero per un po' e non ho avuto il tempo di sistemare il nuovo capitolo per postarlo fino ad oggi. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento: ho cercato di mantenere il carattere originale dei personaggi e spero di esserci riuscita, almeno la mia beta di fiducia mi ha confermato che con Bobby ci sono sicuramente riuscita e lei è super esperta di Supernatural xD
Ovviamente la storia di Taylor Swift l'ho inventata di sana pianta e dubito che Bobby non sappia nemmeno chi sia.
Per quanto riguarda Storybrooke nel Maine è una cittadina fittizia dove si svolge il telefilm Once Upon a Time, ma non si tratta di crossover, solamente mi serviva una paese dove far svolgere la storia e ho pensato di omaggiare OUAT, altra serie tv che adoro!
Bene, detto questo vi saluto e ci sentiamo al prossimo capitolo!
Baci
Olive

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Capitolo 4
*** Welcome to Storybrook ***


Welcome to Storybrook ~
 
"Sì, esatto nel Maine." Dissi parlando con Eva al cellulare. "Guarda lascia stare, è una lunga storia. Piuttosto se hai la malaugurata sfortuna di incontrare la mia allegra famiglia felice inventati qualcosa su di me, magari di loro che ho deciso di seguire la mia vera vocazione e andare a studiare i pinguini in Antartide."
Rimasi in silenzio ascoltando ciò che mi diceva Valerie e nel frattempo lanciai uno sguardo ai miei tre compagni di avventura che stavano controllando i loro arsenali nelle due auto posteggiate sulla riva del fiume ad alcuni metri da me.
"Figurati, quelli crederebbero perfino che sono stata arruolata dalla NASA per una nuova missione sulla luna." Sbuffai "Non c'è limite alla loro follia..."
Dean stava caricando un fucile con quelli che probabilmente erano proiettili caricati a sale. E pur facendo qualcosa di tanto banale riusciva ad essere bello. Mi tornò alla mente una sera in cui, vittima della stanchezza  in quanto reduce da una caccia di tre giorni ad un maledetto boggart affamato di miele, avevo confessato a Valerie che Dean, il mio ex, era talmente bello che mi veniva da piangere.
Inutile dire che Val non aveva perso l'occasione di prendermi in giro per quella mia affermazione che in circostanze diverse non avrei mai ammesso.
"Ora devo andare, ci sentiamo quando saprò qualcosa in più sul caso. Sì, ok. Ciao. Salutami DD." Chiusi la chiamata e mi diressi vero i tre dell'Ave Maria giusto in tempo per sentire Bobby stabilire il piano d'azione.
"Io e Sam andremo a controllare la casa degli Smith, mentre Dean e Murphy andranno in quella del Davidson."
"Ehi, aspetta un secondo!" Esclamai preoccupata per la scelta delle squadre e sperando di evitare un faccia a faccia in solitaria con il ragazzo d'oro. "Non posso andare io con Sam?"
"No, tu vai con Dean. E cercate di comunicare, su argomenti pertinenti al caso! Qui c'è gente in pericolo. Quante volte devo ricordarvelo? Non abbiamo tempo per le vostre crisi sentimentali." Ringhio Bobby bloccando qualsiasi protesta stesse per fare Dean per poi dirigersi verso il pick up seguito a ruota da Sam che lanciò le chiavi dell'Impala al fratello.
"Cercate di non fare disastri voi due." Aggiunse prima di salire sull'auto di Bobby.
Mi voltai verso Dean con una smorfia che voleva essere quantomeno un sorriso di circostanza e chiesi indicando l'Impala :
"Andiamo?"
Lui alzò gli occhi al cielo e mi fece segno di seguirlo in auto. Sarebbe stata una lunga giornata sospirai sedendomi sul sedile anteriore e chiudendo la portiera.
 
Dean dopo i primi 5 minuti di strada passati nel silenzio più totale aveva acceso la radio al massimo volume facendo rimbombare nel abitacolo le canzoni degli AC/DC per mia somma gioia tanto che ebbi la tentazione di aprire il finestrino e viaggiare con la testa fuori.
Proprio quando stavo valutando seriamente l'idea e alcune sue varianti alquanto fantasiose Dean spense la musica.
"Scusa Dean, non ce la faccio." Disse poi tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Oh, no! Qualcuno riaccenda la radio, ascoltare Back in Black a tutto volume non mi sembra più una cosa così tremenda, basta che Dean non cominci a fare quei discorsi proprio ora.
Non ero pronta ad affrontarli, né lo sarei stata in tempi brevi. Anzi probabilmente non lo sarei mai stata.
"Dean...” cominciai con un sospiro.
“Dobbiamo parlare.” Disse una voce da uomo alle mie spalle. Mi voltai di scatto e tirai un urlo degno di Steven Tyler in Dream On.
“Cas!” esclamò Dean voltandosi verso l’amico materializzatosi sul sedile posteriore dell’Impala.
“E tu chi cazzo sei?” sbottai io leggermente sconvolta praticamente spiaccicata contro il finestrino dell’auto e completamente girata verso il tipo con il trench. “Lo conosci?” chiesi poi guardando Dean con gli occhi fuori dalle orbite.
“Sono Castiel, un angelo del Signore.”

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Capitolo 5
*** Un cameriere baffuto e un angioletto a caso ***


~Un cameriere baffuto e un angioletto a caso~

Tutti abbiamo un angelo custode.
Il mio si era licenziato poco dopo la mia nascita, quello di Dean invece sembrava prendere il suo compito piuttosto seriamente visto che, stando a quanto mi avevano raccontato, si era addirittura preso la briga di tirarlo fuori dall'inferno e salvargli la vista numerose volte.
Scossi la testa e mi abbottonai la camicia bianca che mi ero appena infilata, cercando di non toccare nulla in quel minuscolo e fetido bagno nel quale mi ero rifugiata per indossare qualcosa di più adatto di All Star e jeans per impersonare un agente del FBI. Ah, quanto mi erano mancata la sensazione di dover commentare un reato penale spaccandomi per un agente federale per poter indagare su possessioni demoniache e mostri vari assetati di sangue. Possibilmente del mio sangue.
Dopo la teatrale entrata in scena dell'angioletto vestito da esattore delle tasse - perché parliamoci chiaro, chi altri potrebbe indossare un trench crema? Nessuno. - ci eravamo fermati davanti ad una caffetteria dove Dean mi aveva spedito a comprare caffè e torta mentre lui parlava con Castiel di argomenti di vitale importanza.
Mi sentivo ancora troppo in colpa con Dean per potermi lamentare di essere stata usata come cameriera, perciò mi limitai a scuotere la testa e dirigermi verso il locale. Inoltre avevo bisogno di un posto lontano da occhi indiscreti per poter indossare il "completo da agente speciale" che avevo portato con me nello zaino - ovvero l'unico bagaglio che ero riuscita a recuperare prima di partire per quel entusiasmante weekend fuori porta.-
Dean ovviamente non si faceva problemi nel spogliarsi mezzo nudo in un parcheggio regalando uno spogliarello gratuito ad una vecchia signora intenta a far benzina al suo Maggiolone rosa fluo pochi metri più in là.
Dopo essermi cambiata e sistemata i capelli in uno chignon basso, cercando di domare la criniera di ricchi che mi ritrovavo in testa, uscii finalmente da quello che i gestori di quella caffetteria osavano chiamare bagno dirigendomi poi verso il bancone dei dolci alla ricerca di quella maledetta torta* per la quale Dean aveva sempre avuto un'ossessione.
Lanciai un'occhiata ai due oltre le vetrine del negozio e li vidi ancora lì, vicino all'Impala, intenti a parlare. Dean, ora vestito in giacca e cravatta, guardava con il sopracciglio alzato e l'aria confusa Castiel che a quanto pareva stava ancora parlando con una espressione che definirei piuttosto apatica. Forse era una cosa da angeli non mostrare emozioni. O forse non provarle proprio riflettei tra me e me. D'altronde la mia conoscenza in fatto di angeli era pari a zero. Piuttosto normale considerando che fino a mezz'ora prima ne ignoravo l'esistenza.
Cercai di capire di cosa stessero parlando, ma non ero mai stata brava a leggere il labiale, soprattutto da quella distanza perciò in breve abbandonai l'impresa, specialmente dopo aver decifrato un "spacciatori" e un "elefante". Decisamente ero negata nello spiare la gente.
Con la torta per Dean, delle ciambelle per me e due caffè mi diressi alla cassa per pagare. Il cassiere era un omone grande e grosso con dei baffi bianchi ben curati e l'aria simpatica, ma dovetti salutarlo più volte affine si accorgesse di me tanto era intendo a parlare al telefono. "Brutta storia, brutta storia... Come sta la signora Rose? Uno shock del genere a quell'età non è certo una passeggiata. Sì, capisco. Ah c'è Margaret con lei? Bene. Senti ti devo lasciare che c'è una cliente. Ci sentiamo." Disse l'uomo riagganciando il telefono al muro dietro di lui e rivolgendosi finalmente a me: "Mi scusi. Brutta storia, brutta storia..." 
"Problemi?" Chiesi lanciandogli uno sguardo incuriosito.
"Una volta questa era una tranquilla cittadina sa?" Disse con un sospiro digitando nel mentre lo scontrino "Purtroppo nell'ultimo mese sono successe cose brutte. Sembra quasi che qualcuno ci abbia fatto una maledizione..."
"Sta per caso parlando dei ragazzi scomparsi?" Chiesi allungandogli una banconota da 10 dollari.
Lui si bloccò con la mano a mezz'aria. "Sa delle sparizioni? Non mi sembra del luogo lei... Spero non lo abbiamo inserito nelle guide turistiche."
"FBI, Agente Speciale Reese" dissi con un sorriso di circostanza per poi chiedere con tono indagatore m: "È sparito qualcun l'altro? Non ho potuto far a meno di sentire la telefonata..."
"Oh. No, no, solo una brutta rissa alla tavola calda della signora Rose..." Disse allungandomi il resto e il sacchetto di carta con il cibo. "Dovreste passarci. Fanno degli ottimi hamburger!"
"Sarà fatto, grazie delle informazioni." Dissi afferrando il cibo e ritornando da Dean.
Quando lo raggiunsi era appoggiato all'Impala ed era solo.
"Finalmente! Pensavo fossi scomparsa anche tu." Sbuffò afferrando il sacchetto di carta.
"Ehi, giù le mani dalle ciambelle, quelle sono mie." Lo avvisai passandogli una delle due tazze di caffè "Dove è finito l'angioletto?"
"Se n'è andato." Disse addentando la torta con faccia soddisfatta.
"E...?" Chiesi invitandolo a continuare.
"E cosa?" Chiese masticando con la bocca aperta.
"Di cosa voleva parlarti?" Esclamai impaziente aggiungendo tra me e me "Scommetto non di elefanti."
"Di niente." Disse con faccia da schiaffi "Scusa, ma non c'è la posso fare a spiegarti."
Alzai gli occhi al cielo, sospirai e contai fino a dieci. Niente.
"Ma pensi che mi sia divertita a scappare nel bel mezzo della notte? O che sia stato facile?" Sbottai irritata. "Le persone che mi stavano cercando avevano scoperto dove fossi e avevo intenzione di farmi trovare. E soprattutto non volevo coinvolgerti in quella storia perché l'intera faccenda era un mare di merda."
Dean mi fissò per un paio di secondi poi sospirò indicando l'auto:
"Forza, andiamo. Se ci sbrighiamo riusciremo a parlare con i Davidson prima dell'ora di cena."
Annuii e lo seguii all'interno dell'Impala e poco dopo eravamo di nuovo in viaggio sulla statale verso la casa dei Davidson.
"Le persone che ti cercavano..." Disse ad un tratto Dean rivolgendomisi per la prima volta senza il solito risentimento che aveva caratterizzato tutti i nostri discorsi da quando ci eravamo incontrati quella mattina "Chi erano?"
Gli lanciai un'occhiata e sospirai, a quando pare sospirare e era diventato il mio passatempo preferito.
"La mia famiglia..."
"La tua... Famiglia?" Chiese sconvolto distogliendo lo sguardo dalla strada per lanciarmi uno sguardo confuso "Ma non erano...?"
"Te l'ho detto che è una lunga storia." Risposi con un sorriso di scuse.




Note:
*torta = pie [credo che sia la giusta traduzione, ma visto che ho sempre guardato Supernatural in inglese non ne sono sicura al cento per cento.]
Dude, where's the pie? Cit.

Inoltre volevo scusarmi per l'osceno ritardo con cui ho aggiornato la storia ma avevo le idee confuse su come scrivere il capitolo, ispirazione zero e ventimila esami da preparare...
Spero di postare il prossimo capitolo in tempi decenti visto che so già cosa scrivere! Eh eh :)

Quasi quasi vi lascio uno spoiler. A voi la scelta! Se volete che aggiunga uno spoiler qua sotto scrivetemelo nei commenti ;)

Salutiii
Olive

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Capitolo 6
*** Un armadio per Narnia ***


Un armadio per Narnia ~

La signora Davidson ci aspettava sul vialetto d'ingresso della casa con aria ansiosa, torturandosi le mani e lanciando sguardi angosciati alla casa alle sue spalle.
Dean posteggio l'auto difronte alla casa e spense il motore. Prima di uscire mi lanciò uno sguardo d'intesa e disse:
"Io sono l'agente Young."
"Agente speciale Olive Reese. Forza. Quella povera donna sembra stia per aver un infarto e se la facciamo aspettare ancora un po' avremo un'altra vittima."
"Almeno di questa sapremo cosa l'ha uccisa." Rispose con un ghignò Dean.
"Che bella consolazione." Dissi alzando gli occhi al cielo e uscendo dall'auto. "Signora Davidson?"
"Sono io, ma chiamatemi pure Jocelyn. Voi siete gli agenti del FBI, giusto?"
"Si, signora. Reese e Young."
"L'agente Beaver mi ha avvisato del vostro arrivo visto che.. Sapete, dopo che Matt è..." Le si spezzò la voce a quel punto, ingoiò a vuoto e riprese a parlare. "È scomparso, io e la mia famiglia non ci sentivamo più al sicuro qui in questa casa perciò siamo andati a vivere dai miei suoceri."
"La capisco." La rassicurai. "Tuttavia ho paura di doverle chiederle di mostrarci la casa. Almeno i luoghi... Di interesse."
Lei annuii rigidamente e aprii la porta d'ingresso facendoci segno di entrare. "Certo, prego entrate. Mio marito ci aspetta nel salotto."

Appena entrammo nella casa il freddo pungente e l'umidità ci colpirono in pieno, assieme ad un leggero odore di ruggine.
"Abbiamo chiuso il riscaldamento prima di andarcene e l'umidità è sempre stata uno dei problemi principali di questa casa." Spiegò Jocelyn facendoci strada verso il salotto. "Tesoro? Sono arrivati gli agenti dell'FBI."
Un uomo sulla cinquantina con i baffi più folti che avessi mai visto se ne stava in piedi in mezzo a quello che una volta doveva essere un accogliente salotto, mentre ora era un completo disastro. Il TV al plasma era caduto dal supporto che lo fissava al muro e ora giaceva a terra piegato a metà, il tavolino di vetro al centro della stanza era completamente rotto, la stoffa dei divani lacerata in diversi punti e la maggior parte dei soprammobili erano caduta a terra. In quel soggiorno Matt e due suoi amici avevano passato la serata assieme, prima che il ragazzo scomparisse.

Stando a quanto mi aveva detto Bobby, lo sceriffo aveva già eliminato dalla lista dei sospetti sia i genitori di Matthew che i due suddetti amici in quanto le telecamere di sicurezza installate al di fuori della casa, in modo da inquadrare l'intero giardino circostante e il vialetto d'accesso al garage, confermavano che i due amici si erano allontanati dalla casa all'ora da loro indicata nella deposizione del verbale e le uniche altre persone ad essersi avvicinata alla casa erano stati i signor Davidson alle 00:23 am. Nessun'altro era entrato o uscito dall'abitazione stando ai video.

"Salve." Ci salutò l'uomo con tono burbero raggiungendo la moglie e circondandole le spalle con un braccio con fare protettivo.
"Signor Davidson." Disse Dean ricambiando il saluto, stringendo la mano all'uomo.
"Piacere." Dissi a mia volta e dopo aver stretto velocemente la mano dell'uomo mi misi ad esaminare la zona.
"È stato spostato qualcosa?" chiese Dean ai coniugi.
"Lo sceriffo mi ha chiesto di non..." a Jocelyn si spezzò la voce poi torturandosi le mani si sforzò di finire "di non toccare nulla né di pulire il sangue per evitare di eliminare le prove. Stanno ancora vagliando diverse possibilità."
"Vagliando diverse possibilità..." sentii sbuffare il signor Davidson con aria cupa "Quelli non sanno che gatte pigliare."
Ora mi spiegavo l'odore di ruggine presente nell'aria: era sangue. "Potrebbe mostrarci dove sono le tracce di sangue?" chiesi con maggior cautela possibile.
Lei annuii stoicamente per poi dirigersi verso la cucina, dove si trovavano le scale secondarie che portavano al piano di sopra. Queste si trovavano vicino alla porta sul retro notai, quella appunto della cucina.
"Il ragazzo deve aver tentato di scappare fuori dalla casa." Mormorò Dean avvicinandomisi in modo che i due non potessero sentirlo "Ma qualunque cosa lo avesse attaccato è riuscito a bloccarlo e a trascinarlo di sopra."
Annuii. "Ci avevo pensato anch'io. Altrimenti non si spiegherebbe perché non abbiamo usato le scale del soggiorno."

Seguimmo le tracce di sangue fino ad arrivare alla camera matrimoniale. Come Bobby ci aveva anticipato terminavano giusto all'interno di un armadio. Aprii le due ante principali e, dopo aver recuperato la torcia a luce blu dalla tasca dei pantaloni, illuminai l'interno per controllare meglio le tracce di sangue: erano quasi ovunque, sui vestiti, sugli scaffali, perfino su alcune delle grucce porta abiti. Quello che mi lasciò più perplessa era che lungo i bordi si potevano chiaramente distinguere le impronte di mani insanguinate, come se qualcuno avesse tentato di tenersi per evitare di essere trascinato all'interno dell'armadio. Con la mano guantata toccai tutte le pareti dell'armadio, ma non trovai nulla di strano, non sembrava esserci nessun portale per un luogo incantato, solo legno grezzo ben lavorato.
"Bel armadio." Mormorai fortunatamente a voce troppo bassa affinché i coniugi Davidson potessero sentirmi, perché decisamente quello non era un commento opportuno da fare in quel frangente.
"Tu pensa ai genitori" disse a quel punto Dean lanciando un'occhiata ai due in piedi fermi sulla porta intenti a fissarci con aria da cani bastonati. "Distraili in qualche modo, devo controllare le frequenze elettromagnetiche presenti, ma con loro tra i piedi non posso."
"Va bene, li farò scendere di sotto così puoi controllare l'intero piano." Dissi per poi voltarmi verso la porta e dirigermi dai Davidson.
"Signori, abbiamo solo alcune domande ancora e poi togliamo il disturbo. Andiamo al piano terra mentre l'agente Young finisce di fare gli ultimi accertamenti. Avete detto esservi trasferiti, vero?" chiesi spingendoli delicatamente verso le scale.
"Sì, ora abitiamo a casa dei miei genitori." Spiegò l'uomo con voce dura. "In una fattoria a pochi chilometri a Nord di Storybrooke." Poi fece una pausa. "Voi sapete cosa sta succedendo? Che fine ha fatto Matt? È stato rapito?"
"Per ora non posso ancora dirvi nulla, ma vi assicuro che scopriremo cosa sia successo a vostro figlio e agli altri ragazzi scomparsi. Stiamo concentrando le nostre ricerche su Matt perché è l'ultimo ad essere scomparso e le tracce sono ancora fresche. Questo ci dà un notevole vantaggio." Spiegai dirigendomi verso l'atrio visto che né il soggiorno né la cucina sembravano luoghi appropriati in quel caso.
"Era... ci sono già stati casi simili in passato?" chiese ansiosa la signora Davidson con lo sguardo rivolto alla porta d'ingresso. Probabilmente non voleva vedere la mia espressione temendo di leggerci sono brutte notizie.
"No, signora. Prima dei rapimenti Storybrook non si sono mai registrati casi con simili m.o." dissi sinceramente senza sapere tuttavia se ciò avrebbe fatto piacere o no.
"Capisco." Mormorò lei.
"Quindi brancolate nel buio pure voi." Concluse amareggiato il signor Davidson che evidentemente, nonostante l'aria cupa, aveva riposto maggiori speranze in noi.
"Signori," dissi con tono deciso "l'FBI ha preso molto seriamente questo caso e intendiamo risolverlo nel migliore dei modi, siamo in quattro agenti federali che lavoriamo su questi apparenti rapimenti. Dateci quarantotto ore e state pur certi che avremo qualcosa di concreto in mano e vi potremo dare, finalmente, delle spiegazioni."
I due annuirono, probabilmente non tanto perché convinti dal mio discorso, ma quanto per la rassegnazione.
Fortunatamente in quel momento ci raggiunse Dean che annuii guardandomi e poi indicò la porta con un gesto della testa.
"Noi abbiamo finito. Rimanete disponibili per eventuali domande." Disse Dean allungando poi un bigliettino da visita ai due. "Se vi serve qualcosa o ricordate qualche dettaglio che ritenete rilevante non esitate a chiamarci."

Finalmente fuori da quella casa mi sentii un po' meglio. Per tutto il tempo trascorso lì dentro avevo provato una brutta sensazione, ma forse mi ero solo fatta influenzare dal freddo e dall'odore di sangue, perciò cercai di non pensarci focalizzandomi su cose più importanti:
"Wow." Esclamai ridacchiando rivolta a Dean "Non pensavo possibile tu riuscissi a parlare senza infilare un'imprecazioni almeno ogni due frasi."
"Oh, sta zitta." Borbottò lui risentito "E sali in auto o ti lascio a piedi." Minacciò avviando il motore.
Trattenni un sorriso e mi accodai sul sedile anteriore dell'Impala. "Andiamo, Bobby e Sam ci stanno aspettando. Sono alla tavola calda della signora Rosa." Dissi leggendo il messaggio che mi aveva scritto poco prima il vecchiaccio ricattatore mi aveva scritto.
"Ottimo, ho proprio fame." Esclamò contento Dean per poi premere l'acceleratore e partire in direzione del locale.

Note:
Back in black
I hit the sack
I've been too long I'm glad to be back [i bet you know i'm...]
Yes, I'm let loose
From the noose

'Cause I'm back
Yes, I'm back
Well, I'm back
Yes, I'm back
Well, I'm back, back
Well, I'm back in black
Yes, I'm back in black


SONO TORNATAAAA!
Chiedo umilmente perdono! Non ho scuse, non ho giustificanti! Spero mi perdoniate 😭🙏🏻

Quindi ecco il nuovo capitolo! Finalmente entriamo nel vivo del caso 😌 che fine ha fatto Matt? E gli altri ragazzi? Chi li ha attaccati? E come? Cosa avrà rilevato Dean mentre era da solo al piano di sopra?
Stay tunes for my next chapter!
Baci Olive

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Capitolo 7
*** Alla tavola calda della signora Rose ***


Alla tavola calda della signora Rose ~

Una volta arrivata nel centro della cittadina Dean posteggiò l'auto vicino un furgoncino arancione della Volkswagen, al quale riservò uno sguardo veramente disgustato, per poi dirigersi a piedi verso il locale con me al seguito.

"Wow." Mormorai guardandomi attorno mentre raggiungevo Sam e Bobby. Avevamo deciso di trovarci alla tavola calda della Signora Rose, proprio come il cassiere alla stazione di benzina ci aveva consigliato, ma quando aveva accennato ad una rissa nel locale non avrei mai pensato di trovarmi davanti ad una situazione del genere. Diversi tavoli erano stati rovesciati, ad alcune sedie mancavano gli schienali o le gambe, diversi piatti e tazze giacevano rotti sul pavimento e una delle grandi finestre che dava sulla strada principale era completamente a pezzi.
"Benvenuti, cari. Un attimo e sono subito da voi." esclamò una vecchietta dai capelli grigi perfettamente acconciati intenta a fissare con del nastro adesivo da imballaggi un telone di plastica al telaio della finestra dove una volta, prima che venisse rotto, c'era il vetro.

"Ehm... Faccia pure con calma, non abbiamo fretta." Mormorai andando a sedermi al bancone vicino a Bobby mentre Dean si andò a sedere accanto al fratello, dalla parte opposta da dove mi ero seduta io.

"Allora? Avete scoperto qualcosa a casa degli Smith?" borbottò Bobby sorseggiando un caffè che io sospettavo essere stato corretto con del whisky.
"Certo. Se troviamo una strega e un leone siamo a posto." Mormorai ironica.
"Come scusa?" chiese Bobby abbassando la tazza lentamente e lanciandomi un'occhiata perplessa, probabilmente chiedendosi se coinvolgermi in quella storia fosse stata una buona idea.
"Lascia perdere" mormorai arrendendomi all'evidenza che nessuno avrebbe capito quella bellissima battuta. "I Davidson si sono trasferiti a casa dei genitori di lui temporaneamente visto che non si sentivano al sicuro lì. Abbiamo controllato l'intera casa, ma nulla di nuovo. Il ragazzo sembra essere stato attaccato nel soggiorno, poi trascinato al piano superiore passando per le scale secondarie della cucina.""Probabilmente aveva cercato di scappare della porta sul retro, ma non ce l'ha fatta." Si intromise Dean e io mi ritrovai ad annuire.
"Inoltre quando è stato trascinato al piano di sopra doveva essere a malapena cosciente vista la quantità di sangue che è stata trovata."
"Un sacco." Specificò Dean. "Insomma c'erano delle macchie enormi di sangue asciutto a terra!"
"E una volta al piano di sopra il ragazzo deve essere stato trascinato ancora fino all'armadio nella camera dei genitori e poi le tracce spariscono. Nell'armadio ad essere sinceri."
"E lì il ragazzo deve essersi ripreso e aver dato del filo da torcere a qualsiasi cosa lo avesse attaccato." Disse Dean. "Il ricevitore di frequenze elettromagnetiche brillava senza sosta vicino all'armadio, mentre in ogni altra parte della casa non ho rilevato nulla."
"Sì, lo so. Ve lo avevo già detto, ma che centra ora un leone?" chiese ancora lui confuso, mentre Dean in sottofondo sbuffava visto che poco prima in auto avevo detto la stessa brillante battuta, rifiutandomi poi di spiegarla: non c'era cosa peggiore che dover spiegare le proprie battute.
"Io l'ho capita." Disse Sam sorridendomi solidale mentre il fratello lo guardava male.
Lo guardai e annuii riconoscente: non era la prima volta che mi faceva sentire un po' meno sola in mezza a quella banda di babbuini illiterati.
"Pensi che sia possibile per me vedere pure gli altri luoghi del crimine?" chiesi pensierosa poi rivolgendomi a Bobby "Un nuovo punto di visto potrebbe tornare utile. Inoltre bisognerà controllare al catasto per vedere se ci sono precedenti proprietari in comune o con storie particolari."
"Quello lo abbiamo già fatto." Rispose Sam "Non abbiamo trovato nulla: proprietari diversi, non legati in nessun modo, neanche da parentele lontane, una delle case in cui sono avvenute le sparizioni tra l'altro era pure stata costruita da poco. Abbiamo anche cercato se ci sono leggende o storie su abitanti del luogo, ma non ne è venuto fuori nulla."
Annuii con una smorfia e sospirai: quel caso stava diventando ogni momento che passava sempre più assurdo, non che fosse un problema quello, ero abituata a cose ben più strane, ma era l'assenza di validi indizi ad innervosirmi.

"Allora cari, cosa vi porto?" Chiese la gentile signora anziana una volta finito di sistemare il telone di nylon sulla finestra.
Ovviamente Dean riuscì ad ordinare il piatto più grasso e calorico che ci fosse nel menù, talmente abbondante da sfamare una squadra di football intera. Ancora una volta mi ritrovai a domandarmi come diavolo facesse ad essere così dannatamente in forma seguendo quella che lui aveva sempre definito come la dieta del cacciatore e che io ingenuamente, nel periodo in cui non conoscevo ancora la sua vera identità, avevo classificato come qualcosa legata alla passione per carne e caccia intesa in senso tradizionale, quello in cui spari alla mamma di Bambi e non a fantasmi o creature che dovrebbero esistere solo negli horror di serie C vedi.
Il cibo che ordino Sam invece era completamente diverso, decisamente più salutare e appropriato a qualcuno che ci tenesse alla salute del proprio fegato. Quel ragazzo cominciava proprio a starmi simpatico pensai con un sorriso, mi rassicurava sul fatto che non tutti i cacciatori fossero balbettante bambocciona banda di babbuini che vivevano di grassi, birra ed espressioni di alto livello quali "Son of a bitch".

Mangiammo in silenzio, ognuno concentrato nei propri pensieri, o sul proprio piatto, mentre in sottofondo alla radio suonava una canzone degli anni '80 di Madonna.
"Questo triplo cheeseburger con doppio bacon e doppio hamburger è fantastico." esclamò ad un tratto Dean con la bocca piena in direzione della vecchietta che avevo scoperto essere Rose, quando un omino con i capelli rossicci e radi era si era sporto all'interno del locale per salutarla chiamandola, appunto, Rose.
"Oh grazie, caro." Trillò lei soddisfatta "Se poi ti rimane un posticino nello stomaco dovresti provare la mia torta alle mele! I miei clienti dicono sia la migliore di tutto lo stato."
"Oh, la proverò assolutamente. Non potrei mai rifiutare una torta, soprattutto se offerta da una bella signora come lei." Disse Dean facendo l'occhiolino.
Probabilmente il mio sopracciglio andò a fondersi con i capelli tanto lo alzai dopo aver sentito quell'ultima uscita. Era una mia impressione o il maggiore dei Winchester si era messo a flirtare con una sessantenne dai capelli grigi, scialle sulle spalle e grembiule rosa?
"Oh, mio Dio..." mormorai passandomi la mano sugli occhi e cercando di rimuovere dalla memoria la scena cui avevo appena assistito.
Con la coda dell'occhio vidi Sam lanciare un'occhiataccia al fratello e mormorare un "Jerk!" Mentre Dean si limitò a scrollare le spalle e rispondere, sputacchiando mezzo panino nel farlo, con un "Bitch" ben piazzato.
Dean e i soprannomi affettuosi che rifilava alla gente. Mi chiesi per un secondo se si ricordasse ancora quello che aveva affibbiato a me, perché io me lo ricordavo, me lo ricordavo eccome visto e considerando che ogni volta che lo usava dovevo ricorrere a tutto il mio autocontrollo per evitare di tirargli un pugno sul naso. Sweet ass.
"Oh, che caro. Per fortuna ci sono ancora dei gentiluomini come te." Per poco non mi soffocai con il caffè che stavo bevendo sentendo Rose definire Dean in quel modo "Altro che quel terremoto che si è abbattuto nella mia tavola calda distruggendo tavoli, sedie e finestre." Continuo poi lei con un sospiro
"Già, a propositi di quello..." chiesi indicando la finestra rotta con un cenno le capo "Cosa è successo?"
Lei sospirò: "Brutta, brutta cosa. Questi giovani di oggi, così pieni di rabbia e violenza... così tristemente soli, impreparati ad affrontare il crudele mondo esterno. E stata una ragazzina: non penso avesse più di sedici anni ad occhio, i capelli assurdi.. erano rosa e azzurri! Era vestita tutta di nero e in mano teneva una mazza da baseball di metallo. È entrata come una furia, urlava che stava cercando una persona, non credo di aver capito bene, ma forse cercava una ragazza dai capelli castani e occhi verdi..." sentii gli sguardi dei tre posarsi su di me interrogativi.
Alzai le spalle e sussurrai "Non sono mica l'unica ragazza dai capelli castani e occhi verdi in questo mondo eh!"
Rose continuò a parlare senza degnarci tanto di attenzione: "Appena lo sceriffo è riuscito a portar via quella ragazza gli ho subito succeduto di avvisare i Filkins di tenere a casa la loro figlia, sapete corrisponde alla descrizione e ultimamente frequentava cattive compagnie."
"Visto?" Mimai con le labbra ai miei compagni di avventura.
"Anche se di questi tempi tenere i figli a casa non significa tenerli al sicuro." Sospirò la vecchietta con preoccupazione "Brutte cose accadono in questa cittadina ultimamente."
"We know." Annuii con aria grave.
"You know?" Chiese sorpresa tornado a fissarci finalmente.
Bobby si schiarì la voce e prese fuori il tesserino dell'FBI.
"FBI." Grugni "Siamo qui per indagare i ragazzi scomparsi."
"Oh. Spero che riuscite a capire cosa stia succedendo, lo sceriffo non sa più che pesci pigliare. Non si è mai vista una cosa del genere."
"Quindi non si è verificato niente altro di strano" chiesi professionale "nulla di inspiegabile in questa zona prima d'ora? Parlo anche del passato."
"No, assolutamente no." Disse lei scuotendo la testa "Io sono nata e cresciuta qui e posso assicurare che negli ultimi sessantasei anni non è successo nulla di strano. Era tutto perfettamente normale."
Annuii e lanciai un occhiata a Bobby che annuii a sua volta. A quando pare non sembravano esserci casi precedenti. Quindi nulla su cui basare le nostre indagini e ciò avrebbe significato più lavoro da fare per venir a capo di quella faccenda.
Ma non per quella sera pensai stiracchiandomi e nascondendo uno sbadiglio con una mano: il viaggio in macchina mi aveva distrutto.
"Oh cari, sarete stanchi!" Esclamò la nonnina fissandomi preoccupata "Avete già un alloggio dove passare la notte?"
"Non ancora." Disse Bobby "Abbiamo visto un motel sulla statale arrivando e pensavamo di..."
Lei lo interruppe: "Non siate sciocchi, conosco il proprietario di un B&B a pochi passi da qui. Lo chiamò subito per avvisarlo di prepararvi delle stanze. Quante?"
"Tre." Disse Dean finendo il panino.
"Grazie." Aggiunse Sam con un sorriso.
"Oh cari!" Esclamò lei "Due singole e una matrimoniale?" Chiese poi fissandomi e lanciando occhiate alternate a Sam e Dean.
Quando capii a cosa stesse pensando mi affrettai a correggerla: "Oh no, no, no."
"Una doppia e due singole." Disse Sam con tono di scuse. Poi come se si sentisse in obbligo a specificarlo indico Dean dicendo: "Siamo fratelli."
"Che carini. E lavorate assieme!" Esclamò lei deliziata sparendo poi nel retro dove si poteva scorgere uno di quei vecchi telefoni con le rotella al posto dei tasti.

Erano oramai le dieci di sera quando mi chiusi la porta alle spalle e lasciai cadere sul letto al centro della stanza che profumava di Gingerbread.
Rimasi lì per un bel po' di tempo, distesa sul letto a fissare il soffitto ancora completamente vestita.
Era stata una giornata a dir poco assurda, ma quello che mi lasciata più perplessa era quella strana sensazione che avevo avuto tutta la serata, come se avessi davanti al naso tutti gli indizi per capire qualcosa di importante, ma non riuscissi a collegarli.
Era una sensazione fastidiosa, come una tarlo: era cominciata subito dopo che io e Dean avevamo posteggiato l'impala in piazza per raggiungere Bobby e Sam.
Doveva essere stato qualche particolare che avevo visto, ma che il mio cervello non aveva ancora elaborato, magari qualche dettagli insignificante, qualcosa di minuscolo. Un tombino rovinato? Una spilla di Hello Kitty caduta a terra appartenente a qualche bambina? Una multa per divieto di sosta sul furgoncino arancione della Volkswagen che Dean aveva guardato con disprezzo?

"Un furgoncino della Volkswagen arancione?" Mormorai tra me e me con un lieve accenno di preoccupazione nella voce.

Una ragazza dai capelli azzurri e rosa.

Con una mazza da baseball di metallo.

Con un pessimo carattere.

Con un furgoncino della Volkswagen arancione.

Mi alzai a sedere di scatto e con occhi fuori dalle orbite esclamai:

"CHLOË!"

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