La ragazza nel vestito

di Itsakira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ours - Nostro ***
Capitolo 2: *** Alberi ***



Capitolo 1
*** Ours - Nostro ***


Nostro


I cieli bui di questa cittá dovrebbero incupirmi, e il lavoro è pesante, e le persone sono irritanti, e i tuoi post-it sono ovunque, e i tuoi video in riproduzione sono una timida consolazione alla tua provvisoria assenza. Se tu fossi qui, amore, rideremmo degli sguardi vuoti della gente che mi circonda, occhi persi nella loro effimera quotidianità: loro non sanno, non conoscono i sospiri della nostalgia che mi cattura quando non ci sei.
Ma la primavera arriva, prende: appena so che stai arrivando, il sole spazza via le nubi.
È tutto più bello, ora, averti è uguale alla calma irreale che provo ad aver messo in ordine la mia stanza come la mia vita.
Le persone cercano di metterci in cattiva luce, ma io lo so che io e te splendiamo più di questo tiepido sole primaverile che t'accompagna mentre cammini verso me. Non preoccuparti dei tuoi tatuaggi, non curarti dei loro giudizi, lascia perdere la loro invidia.
La giuria decida per conto proprio, sono sempre stata fuori dagli schemi, io, non m'importa delle loro parole inutili.
La giuria decida per conto proprio, amore, io ho fatto la mia scelta.
La giuria decida per conto proprio, amore, tu sei mio.
Amo ogni cosa di te, anche i difetti, amo anche quelli, l'odio non me ne faccia una colpa - e non incolpi neppure le tue mani piene di calli, amore, quello è il posto a cui appartengono le mie.
È gioia, nessuna stagione rende giustizia al tuo ritorno.
Ti ho fra le braccia, e ogni cosa è meravigliosamente al suo posto.
Non possediamo nulla, noi, siamo poveri di tutto. Ma questo amore è nostro.










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"La ragazza nel vestito" non è una storia, un romanzo, una fan fiction vera e propria. E' un progetto. A (quasi) ogni canzone di Taylor farò coincidere una storia, un'emozione, una ragione, una frase, un dialogo... qualcosa. Perchè la musica di Taylor è molto più che una sequenza di note e parole cantate. Le canzoni sono vissute, i testi sudati, la musica creata nel minimo dettaglio.
"Nostro" è specchio della me di un anno fa esatto, quando amavo sulle note di Ours. Qualche giorno dopo la storia è finita, ma ci amavamo moltissimo, e ho abbozzato qualcosa su Ours nell'ultima pagina del quaderno di filosofia. Dopo un anno, l'ho rielaborato e pubblicato. Emozioni.

Itsakira.

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Capitolo 2
*** Alberi ***


Attimi raccolti così, come pietre colorate al mare, guardarli sfumare - colore del cielo, colore del mare. Che differenza fa, mi chiedo, e poi ci sono quelle pietruzze d'un colore diverso, proprio lì, sotto i tuoi occhi. Le prendo, osservo e osservo ancora. In un attimo torno bambina.

Sono sul tuo divano, mi muovo mentre registri le mie movenze con la tua polaroid. Lasci cadere le foto sul parquet scuro, le noto distrattmente mentre cambio posa, sembra quasi che i secondi si dilatino e diventino musica, musica classica forse, o forse la musica del tuo respiro. A un tratto ti fermi, la tua melodia s'arresta un poco, la danza del tuo viso assume tratti inconsueti. M'avvicino. "Cosa guardi?" ricordo d'averti chiesto.
Sei arrossito,
Hai sorriso,
Ho riso:

infinito
sei.
Ho guardato la piccola istantanea accompagnata dai tuoi occhi, ora lo sai: il resto del mondo è in bianco è nero. Ti guardo negli occhi, ti stringo la mano.
Ma noi siamo a colori a vivaci.

Ricordo d'aver pensato...
Siamo fuori dai boschi?

E poi i colori sono scoppiati come le chiazze disordinate della vernice che cade, si sono mischiati e in un attimo siamo a dicembre,
la neve è bianca ma noi siamo colorati, ricordi?
Mi guardi con fare ostile, ti avvicini, penso "è finita", e invece mi tiri via i vestiti. Ti bacio, non mi guardi, non capisco, che succede? Le tue mani rovistano nel mio collo, poi riconosco la curva delle tue sopracciglia rilassarsi e tornare a casa. "E' qui" dici, e lasci di nuovo cadere la tua collana sul mio collo.
Penso "E' finita" e invece stavamo solo iniziando, iniziando a ballare.
Voglio canzoni vaghe, indefinite, voglio l'indie, voglio te: mi stringi, ti levo i vestiti, ti levo la stoffa che copre l'anima tua, la mia parte preferita. E poi ti vedo spostare i mobili, e mi ci metto anch'io, stavolta far l'amore sarà il nostro balletto, la nostra morte del cigno.

Siamo fuori dai boschi?

E poi i colori hanno fatto un pasticcio, ho le braccia ancora di vernice di venti colori, e tu hai venti punti di sutura, l'ospedale, ho solo lo shock, solo lo shock.
"E' finita"
Solo lo shock, solo quello.
Le parole, quelle, invece, sono venute giù come un dirupo, ma mica era stato quello a farci male, vero? Le parole, quelle, proteggevano le nostre mani stanche, le tue dita deboli, amore, quando hai pianto l'ho fatto anch'io: quanto mi costa, amore, quanto mi costa esser me stessa.

Siamo fuori dai boschi? 

E così sono andata via a piccoli passi, piano piano, senza far rumore, mentre dormivi, ho appoggiato la tua mano sperando di non disturbare il tuo sonno, il tuo sogno.
E la luce della finestra ha fatto capolino proprio in quell'istante, per un po' maledissi l'alba, per un po', amore, maledissi il sole
. Mi giro, panico: mi guardi, mi parli senza dire nulla. L'ho capito, sai, cosa vuoi dirmi, ma tu, nel dubbio, che fai? Mi sorridi, come quella volta della polaroid.

Ma il sole colora anche il mondo; stavolta, siamo noi a essere grigi.
E mi chiedo,
mi chiedo, mi chiedo.

Siamo fuori pericolo?
Siamo al sicuro?

Alzi la mano che aspetta la mia, e dipingi sul mio viso un'espressione che non conosci.

Ma tu lo devi pur sapere, devi pur immaginartelo
Che in un imprecisato momento,
Da qualche parte, nei boschi,
Ho smesso di chiedermi se sono al sicuro
E ho ricominciato ad amarti.


Alberi, nei tuoi sogni, alberi.
E io ho quasi imparato ad amare i tuoi incubi.

E le pietre mi cadono dalle mani fredde.




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In realtà, tutta Out of the woods è rappresentata da quel solo, unico pezzettino in nero. Tutto il resto è contorno, ricordi sfocati, la ninna nanna prima della buona notte. Ho voluto giocare proprio per questo con lo stile del testo, come se tutto il racconto fosse un sottofondo sussurrato e narrato; ma lì, proprio lì, lì ti ci devi soffermare. Ti devi chiedere: siamo fuori dai boschi?
"Che importa.
Ho imparato ad amare i tuoi incubi."

La parte in corsivo è, come si può intuire, la voce narrante, oppure, se volete, il presente e il passato che s'intrecciano, sempre in quell'unica, martellante domanda.
Ma che importa?
Alberi, nei suoi sogni, alberi.

Tutto ciò ha avuto origine dal pezzettino in nero, scritto il 2 Marzo, da allora tutto questo tempo è servito ad elaborare il resto. E forse ancora ne servirà.
Recensite, recensite, recensite.
Bye, Itsakira.♥
 

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