Pirates

di dreamer_J812
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La festa e l'incontro ***
Capitolo 2: *** Il Teschio Nero ***
Capitolo 3: *** A bordo ***
Capitolo 4: *** La cena ***
Capitolo 5: *** How to be a Pirate ***
Capitolo 6: *** Parte della Ciurma ***
Capitolo 7: *** Fall in love with a Pirate ***
Capitolo 8: *** Watching the Sunset ***
Capitolo 9: *** Wanna Be Loved ***
Capitolo 10: *** Mi sa che siamo nei guai ***



Capitolo 1
*** La festa e l'incontro ***


Hiccup stava vagando per i corridoi del castello, senza una meta precisa, ma con parecchi pensieri per la testa.
Quella sera, alla festa, avrebbe dovuto conoscere le principesse dei regni vicini e tra queste la sua futura moglie. Non sapeva niente di lei, solo che era una Dunbroch e che lui non aveva nessuna intenzione di sposarla.
Voleva sposarsi con i suoi tempi e con la donna che avrebbe amato davvero, ma suo padre Stoick non aveva sentito storie.
Quel pomeriggio avevano avuto un brutto litigio e le parole del padre continuavano a ronzargli nella testa.
“Devi pensare al bene del popolo” “Non devi mischiare i sentimenti con le questioni economiche e politiche” “Devi prenderti le tue responsabilità” “Il regno viene prima di tutto”
Fin da quando era piccolo gli ripeteva queste cose, ma oggi la pazienza di Stoick aveva superato il limite e dalla sua bocca era uscita una frase che non aveva mai detto: “tu non sei mio figlio”. A quel punto Hiccup se ne era andato sbattendo la porta, piangendo.
Era ormai il tramonto e la festa era già cominciata, di sicuro lo stavano aspettando, ma non aveva alcuna intenzione di andarci.
Il giovane, si era affacciato per qualche secondo ad un arcata del corridoio che dava sulla grande sala da ballo e aveva osservato la scena, senza farsi notare. I festeggiamenti erano cominciati; l’atrio era pieno di nobili con vestiti stravaganti che ballavano accompagnati dall’orchestra o che chiaccheravano di questioni politiche, servi che portavano vassoi in su e in giù e guardie che probabilmente lo stavano cercando. Se ne andò prima che qualcuno potesse vederlo.
Ancora in armatura, dato che prima del litigio con il padre aveva avuto un allenamento, camminava a passo svelto per il castello.
Intanto, da un’altra parte della fortezza, qualcuno si stava intrufolando di soppiatto, arrampicandosi abilmente sulle mura ed evitando le guardie.
Hiccup stava percorrendo un lungo corridoio ai piani superiori, dal quale, attraverso le arcate, si poteva vedere il mare; andava sempre lì quando voleva scrivere, disegnare, riflettere, stare da solo.
Si era fermato circa a metà della loggia e si era appoggiato alla balconata ad ammirare l’ultimo spicchio di sole che s’immergeva nell’acqua e a pensare a cosa ci fosse oltre ad esso, oltre i confini del mare.
Il castano era totalmente immerso nei suoi pensieri, quando un rumore lo aveva fatto tornare alla realtà. Si era voltato di scatto, appena in tempo per vedere un’ombra, così l’aveva inseguita.
Alla fine della corsa, si era ritrovato in una stanza. Si guardò intorno cercando di riconoscere la figura, poi vicino alla finestra, la vide.
-Dove credete di andare!
Il misterioso personaggio si era fermato di colpo.
Hiccup lo aveva osservato; indossava degli stivali marroni, dei pantaloni blu abbastanza aderenti, una maglietta larga e sporca, un gilet marrone, un cappello nero. Aveva una mano sull’elsa di una spada che teneva in un fodero allacciato alla vita e dei lunghi capelli biondi raccolti in una treccia che cadeva sulla schiena. Teneva la testa bassa ed Hiccup non riusciva a vederlo in faccia.
-Chi siete? Che ci fate qui? Rispondete!
Aveva urlato lui, tendando si nascondere la paura e sfoderando la sua spada.
Lo sconosciuto aveva fatto altrettanto, senza rispondere, sempre con la testa abbassata. I due si erano puntati le spade contro e avevano cominciato a girare in cerchio.
-Siete un ladro? Un bandito? Rispondetemi!
Ripetè il ragazzo sempre più infuriato e spaventato.
A quel punto, lo sconosciuto aveva alzato la testa.
-Sono Astrid Hofferson l’audace, Pirata.
 
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! L’altro giorno mi è capitato di rivedere Pirati dei Caraibi- oh dei quanto è figo Orlando Bloom! (ecco perché l’ho chimato “angolo della Pazza” invece che angolo autrice come le persone normali)- e ho pensato a come sarebbero stati Hiccup e Astrid pirati, invece che vichinghi. Beh, Hiccup non lo vedevo bene come pirata…diciamo che è una “frana” in entrambi i ruoli, ma è per quello che lo adoriamo, no? Per tale motivo ho pensato che poteva avere un'altra parte (oltre al fatto che non volevo fare la copia di Dragon Trainer, dove lui non è buono a nulla ma alla fine riesce a stupire tutti e far cambiare l’opinione che hanno di lui). Parlando di Astrid… Non ho potuto fare a meno di paragonarla ad Elisabeth, dato che sono entrambe forti, sicure e belle; nella parte da pirata ce la vedo un casino perché è una vera guerriera! Ho mantenuto i caratteri dei personaggi e li ho semplicemente adattati alla storia.
Questo capitolo fungeva un po’ da introduzione ed è noiosetto, ma da ora comincia l’avventura! Non lo so nemmeno io cosa succederà, me lo inventerò col tempo.
Spero di avervi incuriosito e che la storia vi piaccia! Ditemi che ne pensate, se l’idea vi piace, se avete dei consigli... anche le critiche sono ben accette perché mi aiutano a capire dove sbaglio e a migliorarmi come scrittrice. Quindi lasciate una recensione, anche piccina piccina va bene uguale!
Grazie mille a tutti quelli che leggono, che seguono e che recensiscono!
Ora la smetto di chiaccherare…un bacione e (spero) a presto!

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Capitolo 2
*** Il Teschio Nero ***


-Sono Astrid Hofferson l’audace, Pirata.
 
Hiccup era rimasto a bocca aperta e il suo sguardo si era trasformato da duro in stupito.
-T-tu sei una ra-rag…
Ma prima che il castano avesse finito la frase era stato stordito da due figure alle sue spalle.
-Credo sia ora di andare.
Aveva detto la bionda prima di girarsi e saltare dalla finestra.
Uno dei due tipi si era caricato il ragazzo sulle spalle e poi l’avevano seguita.
 
-D…dove sono?
Aveva chiesto Hiccup con voce fievole. Stava riprendendo i sensi.
Si era reso conto che qualcuno lo stava portando in spalla e aveva riconosciuto le vie della città. Improvvisamente gli era tornato in mente cosa era successo pochi minuti prima, ma non fece in tempo a dire niente che era svenuto di nuovo.
 
Quando si era risvegliato si trovava in un luogo buio e scomodo.
La prima cosa che aveva sentito era una voce femminile che gli era sembrato di conoscere.
-Andate a cercare il capitano e ditegli che devo parlargli.
-Subito!
-Sei sicura che non sia morto?- aveva chiesto un’altra voce, aveva un che di stupido.
-No, idiota, è solo svenuto.
Al suono di quella voce Hiccup aveva aperto gli occhi e aveva cercato di capire dove si trovava: in un sacco.
Era aperto e quindi era riuscito a toglierselo di dosso facilmente.
-Si sta svegliando!- aveva detto la voce di prima.
-Togliti di mezzo Snotlout!
Hiccup si era guardato intorno sbalordito; era su una nave, nel bel mezzo dell’oceano, ma non aveva fatto in tempo a dire o fare niente che una figura femminile si era avvicinata a lui.
-Come ti chiami?- gli chiese con tono duro e rude.
Hiccup aveva rivolto lo sguardo verso l’alto per riuscire a guardarla in volto e per la prima volta si era perso in quegli occhi del colore del mare. Era rimasto imbambolato a fissarla per qualche secondo, fino a quando lei non gli aveva tirato un calcio in uno stinco.
-Allora mi vuoi rispondere!?
-I-io sono Hiccup Horrendous Haddock III.
-Oh ma che bello! Abbiamo il principe sulla nostra nave, che onore!
Aveva detto qualcuno alla loro spalle, con tono sarcastico. Hiccup si era voltato nella direzione della voce e si era ritrovato davanti un uomo possente con una lunga barba e la voce possente.
Il castano era balzato in piedi di colpo.
-Chi siete? Dove sono?
- Sei sul Teschio Nero, la nave pirata più temibile e potente di tutti i mari!
Hiccup lo aveva riconosciuto dalla voce, era il tizio che prima parlava con la ragazza.
-Taci Snotlout!- l’avea zittito l’uomo dalla lunga barba per poi rivolgersi ad Hiccup col tono sarcastico di prima- Ma dove sono finite le buone maniere? Io sono il Capitano Alvin. Ora fai parte della ciurma. Almeno che tu non preferisca finire in pasto agli squali…
Si era voltato, ma la bionda gli era piombata davanti.
-Vuoi tenerlo con noi?! - aveva sussurrato ad Alvin con tono quasi arrabbiato.
-Calma, solo finchè ci farà comodo. E poi sei tu che lo hai portato qui.- aveva risposto l’uomo, anche lui bisbigliando, poi aveva continuato ad alta voce- Portatelo nelle segrete e dagli dei vestiti.
Solo in quel momento il castano si era reso conto di indossare solo i pantaloni, ma non aveva fatto in tempo a coprirsi e a chiedere dove fossero i suoi indumenti che due ragazzi lo avevano preso di peso e lo avevano trascinato via, per poi buttarlo in una piccola cella e chiuderla a chiave. Dopo se ne erano andati ridendo e lo avevano lasciato lì, solo.
Hiccup era spaventato e non capiva cosa diamine stesse succedendo.
Si era aggrappato alle sbarre e aveva cominciato a gridare, cercando di trattenere le lacrime.
Un vecchio che si trovava in una cella vicina, sentendo gli urli disperati del giovane, si era avvicinato.
-Come ti chiami ragazzo?- aveva chiesto con voce gracchiante e lamentosa.
-Hiccup Horrendous Haddock III.
-Siete il figlio del Re di Berk? E’ qui che ci troviamo?
-Sì, sono io...- aveva deglutito per non far notare che aveva la voce rotta- Non lo so dove ci troviamo. Non so niente. Chi siete?
-Oh io sono solo un vecchio…
-Il vostro nome?- Hiccup aveva un tono duro e arrabbiato, ma allo stesso tempo spaventato e confuso.
-Mi chiamo Mildew, signore.
-Io mi ricordo di voi! Quando ero piccolo abitavate nella città, avete condotto i pirati al castello…avete tradito il regno, avete tradito mio padre!
-Signore, sono stato costretto, loro mi minacciavano…- aveva cercato di giustificarsi l’anziano.
-Non ha più importanza ormai. Voglio solo tornare a casa.- aveva tagliato corto Hiccup.
Il vecchio aveva capito che era stato rapito da poco.
-Ragazzo, io sono qui da più di dieci anni, non so di preciso quanti, da qui non si scappa.- Aveva detto prima di sparire nell’ombra.
Hiccup si era accasciato a terra, portandosi le ginocchia al petto e rimanendo lì, in attesa che arrivasse qualcuno e sperando di risvegliarsi nel suo caldo e soffice letto.
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Volevo ringraziare tutti quelli che stanno leggendo la mia storia e quelli che hanno recensito il capitolo precedente. Non pensavo che sarebbe piaciuta così tanto e sono davvero contenta!
Volevo anche dirvi che userò i nomi originali dei personaggi perché mi piacciono di più e credo che rendano di più l’idea. Per chi non li sapesse: Snotlout-Moccicoso, Fishlegs-Gambedipesce, Ruffnut-Testabruta, Tuffnut-Testaditufo. I gemelli li vedremo più avanti perché ora vorrei che Astrid fosse l’unica ragazza sulla nave e non posso dividere Ruff e Tuff, sarebbe masochismo puro! Ma tranquilli, li metterò nella storia e ho già in mente come.
Per favore lasciatemi una recensioncina e ditemi che ne pensate!
Un bacione

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Capitolo 3
*** A bordo ***


Qualche giorno dopo Hiccup era stato svegliato da un fastidioso rumore metallico; qualcuno stava aprendo la cella: Astrid.
-Tieni.- aveva detto la bionda con tono freddo tirandogli degli indumenti e mettendo sgarbatamente per terra una brocca d’acqua e un tocco di pane.
Hiccup aveva aperto gli occhi appena in tempo per afferrare i vestiti al volo, ci aveva messo qualche secondo a realizzare dove si trovava.
-Dovrebbero starti, sei magrolino.- aveva continuato lei, con tono che sembrava quasi dispezzante.
-Buongiorno- aveva detto educatamente il castano alzandosi faticosamente in piedi.
La bionda aveva incrociato le braccia e si era appoggiata con un fianco alla soglia della gattabuia, senza rispondere.
-Allora, hai intenzione di metterci molto?- aveva chiesto Astrid irritata, mentre il giovane guardava i vestiti rigirandoseli tra le mani.
-Non è che potreste…emm…beh, si ecco…voltarvi?- aveva domandato timidamente lui, imbarazzato.
-Andiamo! Credi che non abbia mai visto un uomo nudo? Che lagna che sei!- poi, vedendolo così a disagio, aveva sbuffato e si era girata.
Hiccup si era levato velocemente i suoi pantaloni, ormai bagnati, sporchi e strappati e si era infilato altrettanto rapidamente gli indumenti che gli aveva dato la bionda: una maglia verde e dei pantaloni marroni.
Poi aveva bevuto tutta l’acqua della brocca, ma non aveva mangiato niente.
-Seguimi.- aveva tagliato corto la ragazza facendogli cenno di seguirla.
-Dove stiamo andando?
Lei non aveva risposto e aveva continuato a camminare a passo svelto, Hiccup faceva fatica a starle dietro.
Una volta fuori Hiccup aveva visto che il sole era già alto in cielo, doveva essere mezzogiorno passato, si chiedeva quanto era stato là dentro.
-Come avete detto di chiamarvi?
-Astrid.- aveva detto con tono indifferente senza neanche voltarsi.
-Che bel nome!
Hiccup aveva tentato di farle un complimento, ma sembrava che la bionda non avesse gradito; si era voltata di scatto guardandolo con sguardo serio e facendo spegnere il piccolo sorriso che si era formato sulle labbra di lui.
-Senti, non mi piacciono i leccaculo, okay? Stai nel tuo.
Hiccup aveva deglutito; si stava chiedendo se quella ragazza fosse sempre così dura e impassibile. Aveva deciso di stare zitto per il resto del tragitto.
-Ecco!- aveva detto alla fine la bionda, piantandogli un secchio e un bruschino in mano.
Hiccup, che pareva non aver capito, la guardava confuso.
-Pulisci tutto il ponte, poi sposta quelle casse sul ponte di primo corridoio. Ah, devi pulire i vestiti della ciurma.- aveva spiegato, o meglio, ordinato, indicando vari punti sulla nave- Ne sei capace?
-C-credo di sì.
-Bravo.
Gli aveva dato una forte pacca sulla spalla che lo aveva fatto barcollare e rovesciare un po’ d’acqua dal secchio, poi se ne era andata.
Il castano si era massaggiato il braccio per qualche secondo, prima di mettersi al lavoro.
Era davvero stancante, soprattutto sotto quel sole cuocente. Lui era un principe, non era abituato a quel tipo di lavori e ad essere trattato in quel modo.
A complicare le cose c’erano alcuni ragazzi della ciurma che non facevano altro che rompergli le scatole.
-Continua a sgobbare, principino!- aveva detto un ragazzo alto e moro.
Hiccup lo aveva riconosciuto; era uno dei due ragazzi che lo aveva sbattuto in cella pochi giorni prima, Eret si chiamava.
Il castano si era portato l’avambraccio alla fronte per asciugarsi il sudore.
-Che c’è? Sei già stanco?- chiese Snotlout con lo stesso tono con cui si parla ad un micetto ferito, per poi scoppiare a ridere insieme al moro.
-Servi portategli un bicchiere d’acqua!- aveva detto sarcasticamente Eret battendo le mani come per chiamare qualcuno e provocando le risate di Snotlout, che si stava tenendo la pancia per il toppo ridere.
Hiccup tentava di ignorarli e continuava a strusciare con forza il bruschino per terra.
Un ragazzo biondo e grassottello si era avvicinato a loro.
-Dai ragazzi, lasciatelo in pace!
-Vuoi stare zitto Fishlegs! Ci stiamo solo divertendo un po’!- aveva detto Snotlout con tono scocciato.
In quel momento era arrivata Astrid.
-Che fate tutti qui? Cosa c’è la riunione degli scansafatiche? Tornate alle vostre postazioni!
I ragazzi avevano ubbidito agli ordini della bionda e si erano dileguati, ma prima di andarsene Snotlout era passato davanti al castano e aveva dato un calcio al secchio rovesciandolo e riprendendo a ridere come un pazzo.
Hiccup aveva sbuffato e si era rimesso a sgobbare.
Stava pensando a tutto quello che era successo, al litigio con suo padre, alla festa alla quale sarebbe dovuto andare, all’inseguimento nel castello, al rapimento, alla sudicia cella nella quale era stato rinchiuso… Non sapeva neanche quanto tempo era stato là dentro, gli sembrava fosse passata un’eternità. E non aveva la più pallida idea di dove si trovasse in quel momento; non si vedevano terre all’orizzonte, solo mare aperto. Chissà dove accidenti erano e quanto era distante Berk.
“Papà, dove sei adesso?” aveva pensato il giovane, cercando di trattenere le lacrime, continuando a strofinare il pavimento.
Non poteva non pensare che se avesse dato retta a suo padre e fosse andato alla festa, ora sarebbe al castello, sano e salvo.
“Beh, almeno non devo sposarmi!” aveva pensato ironicamente il giovane, tanto per smorzare la nostalgia e scacciare tutti quei dubbi e quelle domande inutili. Ma, in effetti, questa era davvero una cosa positiva, e forse non l’unica.
 
Dopo più di cinque ore di lavoro, finalmente aveva finito.
Ormai il sole stava tramontando e Hiccup era esausto.
Si era lasciato cadere a terra, aveva piegato le gambe e appoggiato le braccia a queste e la schiena al bordo della nave. Aveva buttato la testa all’indietro, facendola sbattere contro il legno della nave.
Astrid vedendolo, si era avvicinata a lui.
-Bel lavoro, Haddock! Puoi riposare ora. Il capitano ha detto che se continui così stasera potrai avere una stanza.
Ad Hiccup erano venuti i brividi al solo pensiero di tornare in quella lurida cella.
-Continui!?- chiese poi il giovane guardandola con gli occhi che imploravano pietà. Era davvero stanco.
-Tranquillo, devi solo servire la cena e lavare i piatti questa sera. Forse potrai anche cenare con noi.- lo aveva detto con un tono quasi scocciato, come se le desse fastidio che facesse parte della ciurma.
Il giovane l’aveva guardata allontanarsi.
Si chiedeva se le avesse fatto qualcosa di male, se ce l’avesse con lui o se fosse così dura con tutti.
Poi si era rimesso a riposarsi, aspettando la sera.
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Ecco il terzo capitolo! Scusate se ci ho messo un po’. Mi ero dimenticata di dirvi che in questa storia i ragazzi hanno 19 anni. Se ci sono delle cose che non vi piacciono, se i capitoli sono troppo lunghi o troppo corti, se ci sono troppe descrizioni, se sono noiosi, se avete consigli… ditemelo! Come sempre, se lasciate una recensione mi fate un gran piacere! Grazie mille a tutti quelli che seguono e recensiscono! Non ho altro da aggiungere, quindi…Bye!

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Capitolo 4
*** La cena ***


La sera era arrivata e ragazzi della ciurma erano già seduti in modo scomposto e disordinato sulle panche, aspettando di mangiare.
Hiccup, che era rimasto in piedi in disparte, aveva finalmente potuto vederli tutti.
Snotlouth e Fishlegs dovevano avere più o meno la sua età, mentre Eret era più grande di almeno cinque o sei anni. C’erano anche altri due ragazzi, poco più grandi di Eret; Hiccup aveva scoperto che si chiamavano Christian e Philip. Il primo era un ragazzo alto, magro, ma muscoloso, aveva i capelli neri che gli arrivavano appena sopra la spalla e il baffi e la barba dello stesso colore, mentre il secondo aveva la corporatura più robusta e i capelli mori e corti.
Tutti piuttosto giovani per far parte di una ciurma, aveva pensato il castano, ma ben presto si sarebbe accorto della loro abilità.
I ragazzi chiaccheravano animatamente di battaglie sanguinose, armi, imprese eroiche, saccheggiamenti e morti e a Hiccup, sentendoli, era venuto quasi da vomitare, se non fosse che aveva lo stomaco completamente vuoto .
Il castano aveva notato la mancanza di Astrid e aveva voltato la testa per cercarla con lo sguardo. Proprio in quel momento la bionda gli era passata accanto con un vassoio su una mano pieno di boccali di birra e li aveva distribuiti velocemente sul tavolo. Poi era tornata indietro, fermandosi davanti al castano e piantandogli il vassoio in mano.
-Vieni.
Hiccup l’aveva seguita senza dire niente, fino a una stanza che doveva essere la cucina.
-Ho già cucinato io, tu pensa a portare la roba in tavola e vedi di non rovesciare niente.- aveva detto la giovane per poi andarsene.
Ad Hiccup quel modo di fare così rude e insensibile faceva quasi paura.
Ma chi si credeva di essere quella? Sempre con quell’aria superiore e quell’atteggiamento duro, strafottente e insensibile; dava continuamente ordini a tutti e tutti le ubbidivano senza repliche. Doveva essere un pezzo grosso, aveva pensato Hiccup, o forse era semplicemente bella.
Il castano osservava quella stanza con una smorfia schifata dipinta sul volto; era lezza, più che una cucina sembrava un cesso pubblico.
Aveva preso un vassoio e si era diretto fuori, dove i giovani bracconieri lo aspettavano affamati.
Il giovane li aveva guardati mangiare, mentre continuava a portare piatti pieni e vuoti in su e in giù; sembravano dei maiali.
Mangiavano con le mani e con la bocca aperta, mentre chiaccheravano l’uno sopra l’altro sputacchiando pezzetti di cibo. Non si capiva nemmeno di cosa parlavano, si udiva solo una gran confusione; c’era chi era seduto sul tavolo, chi stava in piedi, chi per terra e chi sulle panche, mentre volavano avanzi di cibo per aria come se niente fosse.
-Guarda qua- aveva detto Snotlout a Eret prima di buttare una ciotola ancora mezza piena per terra.- Ei, sguattero! Pulisci!
Hiccup si era avvicinato con uno straccio in mano e si era messo a pulire per terra, maledicendo mentalmente il moro, che era scoppiato a ridere insieme all’amico.
Il castano, che non mangiava chissà da quanto, pensava a quanto fosse stato stupido Snotlout a buttare via quel cibo e a quanto lo fosse stato lui stesso in passato.
Era abituato al lusso, come ogni principe, e, magro come era, spesso non ce la faceva a mangiare più della metà dei piatti.
Ora come ora, avrebbe mangiato anche il tavolo di legno.
 
In quel momento Hiccup, che era sopravvissuto agli scherzi bastardi e alle prese di giro della ciurma, stava lavando le stoviglie in quella che loro chiamavano cucina. Intanto ascoltava cosa dicevano i giovani, che avevano finito di mangiare e ora stavano discutendo.
-Ci servono nuove armi per affrontare Drago.- aveva detto la bionda.
-Chi??- Snotlout come sempre non stava ascoltando.
-Drago Bloodvist, capitano della Black Dragon. - aveva risposto prontamente Fishlegs.
-E chi è questo imbecille? Lo faccio diventare blu e gli faccio perdere la vista se è necessario!- aveva detto il moro agitando minacciosamente quel che rimaneva della coscia di un pollo, per poi tirarlo ad un bulldog, il quale si era svegliato e aveva preso al volo l’osso cominciando a rosicchiarlo con foga.
-E’ uno dei più temibili pirati di tutti i mari, dicono che stia navigando da queste parti…- aveva spiegato la bionda con lo stesso tono con il quale si raccontano le storie dell’orrore, mentre i ragazzi ascoltavano interessati, forse più alla ragazza che alla storia-…e noi lo sconfiggeremo!- aveva esclamato alla fine conficcando una lama sul tavolo.
I ragazzi erano balzati in pieni esultando, urlando e tirandosi dei violenti pugni.
-Calma ragazzi!- li aveva interrotti Astrid, poi si era avvicinata a loro parlando più piano- Dobbiamo preparare una strategia!
-Ma per cosa? Non possiamo fare come sempre? Saccheggiando!- aveva detto Eret, come se fosse la cosa più semplice e normale del mondo.
-Ma non mi hai ascoltato, imbecille! Quello è uno dei pirati più famosi della storia ed è completamente pazzo! Non è il solito “uccidi e saccheggia”, ci serve un piano!
Snotlout si era avvicinato ad Astrid cingendole il fianco con un braccio e tirandola a se.
-Calmati pupa! Ci sono io qui! Ti sei già dimenticata di che incredibile pi- AUCH!
La bionda gli aveva tirato una gomitata sullo stomaco e si era separata da lui, per poi proseguire il discorso.
-Allora, come stavo dicendo, ci serve un piano!
I ragazzi si misero in cerchio a confabulare e discutere sul da farsi.
 
Hiccup aveva appena finito di lavare le ciotole e stava ripulendo un po’ la cucina, quando era arrivata Astrid.
-Bel lavoro, Haddock! Niente male per essere un pricipe!
Hiccup non sapeva se prenderlo per un complimento o meno, ma alla fine aveva fatto un piccolo sorriso e si era seduto su uno sgabello che si trovava accanto a lui.
-Tieni, te lo sei meritato.
La bionda gli aveva messo davanti un piatto pieno di cibo e Hiccup ci si era fiondato senza farselo ripetere due volte.
Aveva mangiato con le mani e alla fine si era pulito la bocca con il dorso della mano; lui stesso si era stupito di quel gesto.
-Avevi fame, eh Haddock?- aveva chiesto ironicamente, ma sempre con tono freddo, Astrid mettendosi a sedere su un mobilino, mentre Hiccup lavava il suo piatto.
-Abbastanza.- aveva risposto lui con il suo solito sarcasmo.
-E dire che sei stato senza cibo poco più di due giorni!
Solo due notti aveva passato in quella cella? A lui era sembrata un eternità!
-Dove posso trovare il capitano?- aveva chiesto educatamente il giovane.
-Non puoi. Alvin sta sempre chiuso nella sua stanza e non vuole essere disturbato. In sua assenza sono io il capitano. Che cosa vuoi?
Hiccup si stava abituando al modo di fare acido e freddo di lei.
-Volevo… sapere dove dormirò stanotte.- chiese timidamente.
Astrid ci aveva pensato un po’, guardandosi in torno, poi aveva deciso.
-Stanotte puoi dormire qui. Per il momento non abbiamo sistemazioni, a meno che tu non voglia tornare nelle segrete.- sapendo già la risposta si era avviata verso la porta, fermandosi sull’uscio e voltandosi verso il giovane- Domani chiederò ad Alvin e troveremo una soluzione. –aveva detto prima di sbattere la porta alle sue spalle.
-Buonanotte.- aveva detto Hiccup. Poi si era disteso per terra, piegando un braccio e poggiandoci la testa.
Si era messo in posizione fetale, lasciando che una lacrima gli rigasse il volto prima di addormentarsi.
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Siamo al quarto capitolo! Mi è dispiaciuto inserire dei personaggi che non facessero parte di Dragon Trainer, ma una ciurma composta da quattro ragazzi mi sembrava ridicola e, come ho detto, i gemelli li inserirò più avanti. Ah, mi ero dimenticata di dire che Hiccup ha ancora la gamba integra.
Vorrei ringraziarvi tutti, quelli che leggono, che seguono e che recensiscono, in particolare RuffnutThorston che recensisce sempre e mi fa un sacco di complimenti e Astrid lover che mi ha incoraggiata a scrivere e mi sta supportando tantissimo. Grazie di cuore a tutti!
Un besito

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Capitolo 5
*** How to be a Pirate ***


Hiccup si era svegliato presto.
Aveva molta fame; dopotutto, anche se la sera prima aveva mangiato, era stato a digiuno per due giorni.
Si era alzato in piedi e si era diretto verso la dispensa.
Si chiedeva se potesse prendere qualcosa; non aveva il permesso e lì non era certo considerato un principe, ma non poteva andare a svegliare Astrid solo per chiederle di poter mangiare.
Il suo sguardo pensieroso si era posato su un cestino pieno di frutta che si trovava accanto a lui e Hiccup, preso dalla tentazione, aveva afferrato una mela. Dopotutto, non se ne sarebbe accorto nessuno, aveva pensato. Se l’era rigirata tra le mani qualche secondo, riflettendo ancora sul se fosse giusto quello che stava facendo, quando una voce femminile lo aveva ridestato dai suoi pensieri.
-Ancora fame, Haddock?
Hiccup aveva subito posato la mela e si era voltato di scatto.
Astrid era entrata nella stanza. Indossava una maglietta bianca con sopra un corpetto nero allacciato sul davanti, dei pantaloni lunghi dello stesso colore e i soliti stivali marroni, sulla spalla aveva un pappagallo dal piumaggio giallo e blu.
-I-io v-volevo solo…avevo, emm…-aveva balbettato lui in preda all’ansia.
-Calmati, non abbiamo mai ucciso nessuno per una mela.- gli aveva detto la bionda prendendo il frutto e tirandoglielo.
Hiccup lo aveva preso al volo e si era tranquillizzato, poi aveva guardato la bionda come per chiederle se posse davvero o se lo stesse prendendo in giro.
Astrid aveva annuito con la testa, accennando un piccolo sorriso, così il ragazzo si era messo a mangiare.
-Stai cominciando a ragionare come noi.- aveva detto dopo un po’ la bionda, interrompendo il silenzio e prendendo anche lei un frutto.
Il castano aveva smesso di mangiare e aveva alzato lo sguardo dal pavimento per guardare la ragazza.
-In che senso?
Astrid gli aveva fatto un cenno con la testa indicando la mela e Hiccup, in quel momento, aveva capito cosa intendesse.
-No, non la stavo rubando! Stavo solo…-aveva cercato di giustificarsi il giovane, ma la bionda lo aveva interrotto nuovamente.
-Sì, sì…dicono tutti così!- aveva detto la bionda con un tono moderatamente scherzoso, addentando il frutto.
-LADRO-LADRO!- aveva gracchiato il pappagallo, provocando una risata della giovane.
Hiccup, imbarazzato, stava per scusarsi ma Astrid lo aveva prevenuto.
-Non devi scusarti.- aveva detto con tono freddo.
-Come facevi a…
-Sto imparando a conoscerti.- lo aveva interrotto ancora lei, mentre accarezzava con l’indice il collo del pappagallo, il quale pareva gradire quelle attenzioni.
-Come si chiama?
-Stormfly.
Il castano aveva allungato una mano per fare una carezza all’animale, ma questo si era voltato per beccarlo e lui aveva tolto velocemente la mano.
-Non prendere troppe confidenze.- aveva detto la bionda con il tono freddo e distaccato di sempre, avviandosi verso la porta- Con nessuna delle due.
Poi era uscita e aveva urlato agli altri ragazzi di svegliarsi.
Hiccup era andato sul ponte; sapeva che lo attendeva un’altra incessante giornata di lavoro.
 
E così era stato.
Il giovane aveva lavorato tutto il giorno insieme agli altri, sopportando gli scherzi poco simpatici e le derisioni di Eret e Snotlout, lamentandosi il meno possibile, cercando di non combinare guai e ubbidendo ai comandi della bionda.
Da quella sera avrebbe dormito nella stiva insieme ai ragazzi, su una vecchia e sporca amaca, che era sempre meglio di quella cella buia e zozza.
I giorni successivi trascorsero nello stesso modo, con Hiccup che sgobbava come un mulo da soma; si chiedeva perché i compiti peggiori toccassero sempre a lui.
 
Era passata una settimana.
Aveva nostalgia di casa.
Gli mancava la sua camera, la sua famiglia, anche i litigi con suo padre. Gli mancava Toothless, il suo cavallo e il suo migliore e unico amico, e le loro passeggiate sulle colline al confine del regno. Si chiedeva come stesse, sapeva che anche a lui sentiva la sua assenza. Gli mancava Gobber, il fabbro di corte nonché vecchio amico di Stoick; per Hiccup era un po’ come uno zio, da piccolo passava molto tempo nella sua bottega e gli aveva insegnato tante cose.
Si era ricordato in quel momento che Gobber, prima di diventare fabbro e dedicarsi all’artigianato, era stato un pirata. Era stato imprigionato e condannato a morte, ma Stoick aveva visto che era pentito e aveva deciso di revocare la sua pena per dargli una seconda possibilità invitandolo a vivere e lavorare nella città, così erano diventati buoni amici.
Il fabbro raccontava spesso a Hiccup delle sue avventure piratesche, leggende perlopiù, credeva; ma ora si chiedeva se fossero davvero solo invenzioni della fantasia di Gobber. Al castano stavano venendo in mente alcune frasi che gli aveva detto l’uomo: “non contraddire mai un pirata poteresti rimetterci una gamba” “sono ossessionati dal tesoro” “l’unico vero amico dei pirati è il rum” “pazzi, non temono la morte”. Magari quegli strambi insegnamenti, se così si potevano chiamare, avrebbero potuto tornargli utili, aveva pensato il giovane.
Forse, dopotutto essere un pirata non era poi così male.
Stava cominciando ad abituarsi a quella vita.
Stava imparando a conoscere i ragazzi ed a capire come andavano le cose lì. Pian piano si stava inserendo nella ciurma, nonostante le burle continue dei due mori. Cristian e Philip non gli davano particolarmente fastidio, perlopiù stavano nel loro. Andava d’accordo soprattutto con Fishlegs, che era sempre molto disponibile e pronto ad aiutarlo, e quindi passava gran parte del tempo insieme a lui. Astrid era sempre fredda e acida, ma a Hiccup pareva che si fosse addolcita un po’, o meglio, che non lo odiasse più come prima; ora lo detestava esattamente come faceva con gli altri. Sembrava strano, ma credeva che in fondo, sotto quella corazza rude, distaccata e impassibile, ci fosse una ragazza sensibile e divertente. Che si stesse innamorando di lei? No, non poteva essere; lui era un principe e lei una piratessa, non avevano niente in comune, facevano parte di due mondi diversi. No, era impossibile, si era convinto.
 
Era notte e Hiccup, come spesso gli succedeva da quando era su quella nave, non riusciva a prendere sonno e si perdeva in un mare di pensieri.
All’alba si era alzato, stando attendo a non svegliare nessuno e si era diretto sul ponte.
Aveva appoggiato le mani al bordo della nave, mettendosi a guardare il mare, sebbene, con la foschia che c’era, non si riuscisse a vedere molto.
Il mare era calmo e c’era un gran silenzio.
Lo stesso non si poteva dire della mente del castano, nella quale c’era una gran confusione, mentre lui naufragava in quel mare burrascoso fatto di dubbi e domande.
Sapeva che lo stavano cercando, ma come facevano a trovarlo se neanche lui sapeva dove si trovasse?
Un rumore di passi lo aveva fatto tornare alla realtà.
-Buongiorno.- aveva detto il castano ad Astrid, voltandosi e appoggiandosi di schiena al bordo della nave, mentre lei si era avvicinata per mettersi nella stessa posizione in cui stava prima lui.
-Ciao.- lo aveva salutato, senza degnarlo di uno sguardo, fissando anche lei il mare.
-Come mai siete già sveglia?- aveva chiesto girando il volto verso di lei.
-Sono io che faccio le domande qui.- gli aveva risposto bruscamente- Tu piuttosto, che ci fai qui?
-Pensavo.- aveva risposto lui tornando a guardare quella distesa sconfinata di acqua salata.
-A cosa?- aveva domandato la bionda cercando di non mostrare troppo interesse.
-Niente…-aveva risposto il giovane con tono un po’ triste e malinconico.
-Tu pensi troppo, Haddock.- aveva detto la ragazza con tono saggio e spensierato.
-Avete ragione.- aveva detto Hiccup prima di andarsene a mettere a posto delle funi.
Ormai sapeva cosa doveva fare e come doveva farlo.
Astrid aveva voltato leggermente la testa e lo aveva guardato allontanarsi, ma quando lui aveva alzato lo sguardo si era girata di nuovo, facendo finta di niente.
“E’ proprio strana” aveva pensato il giovane.
 
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Rieccomi! Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare, sono consapevole che questo capitolo non è dei migliori, ma spero vi sia piaciuto!
Vi chiedo un piccolo favore: potreste lasciare una recensione? Mi farebbe tanto piacere sapere che ne pensate della storia. Grazie a tutti!
Un abbraccio

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Capitolo 6
*** Parte della Ciurma ***


Era arrivato il crepuscolo.
Quella sera, per la prima volta, Hiccup avrebbe cenato con la ciurma.
In quel momento si trovava nella stiva, intento a pulirsi con una spugna e dell’acqua.
Quel pomeriggio Eret e Snotlout avevano fatto una delle loro bastardate e la vittima, ovviamente, era il povero Hiccup; il castano aveva appena finto di lavare le ciotole e stava uscendo dalla cucina quando i due mori, che si erano postati esattamente sopra la porta, gli avevano rovesciato addosso un secchio pieno di avanzi di pesce e poi si erano rotolati a terra per le risate.
Ora il giovane, che era in boxer, stava cercando ti togliersi di dosso quell’odore di cibo avariato strofinandosi la pelle con una vecchia spugna. Astrid era entrata nella stanza, senza farsi notare, rimanendo per qualche secondo a guardare Hiccup. Il ragazzo si era voltato rendendosi così conto della presenza della bionda e si era subito coperto con un telo che si trovava vicino a lui.
-S-si può sap-pere c-chi vi ha dato i-il p-permesso di entrare?- aveva balbettato irritato e imbarazzato agitando le spalle.
Astrid vedendolo arrosire e muovere le braccia in quel modo strano si era lasciata sfuggire un piccolo sorriso divertito che aveva subito coperto con la mano, mentre il castano tentava di coprirsi alla meglio.
-Sono il vicecapitano, faccio quello che voglio, quando voglio. Intesi?-aveva detto la bionda tornando dura e distaccata come sempre.
-S-si, perdonatemi.
Il castano si era reso conto di aver alzato troppo la voce e aveva paura delle conseguenze, oltre al fatto che secondo i suoi principi morali non si doveva trattare una ragazza in quel modo.
-Sei perdonato.- aveva detto la bionda con tono superiore.
-M-mi chiedevo…-Hiccup si era schiarito la voce per poi continuare- se potevo fare un bagno…un vero bagno, intendo.
-Qui non abbiamo l’acqua calda e le serve, Haddock.- aveva detto la bionda con tono leggermente sarcastico e irritante, come spesso faceva per provocarlo, poi aveva continuato con tono più serio- Sei tu lo schiavo.
Hiccup aveva serrato le labbra abbassando la testa e annuendo con questa.
-Tieni.- aveva continuando la bionda dopo qualche secondo tirandogli una saponetta usata- Se non usi il sapone continuerai a puzzare di pesce.
Hiccup l’aveva raccolta e aveva ringraziato timidamente la bionda che se ne stava già andando.
-Ah, dimenticavo.- aveva detto lei voltandosi- Alle sette ceniamo, sarà meglio che ti muovi.
Detto questo, era uscita sbattendo la porta.
Hiccup l’aveva osservata allontanarsi, sorridendo un poco, poi aveva scosso la testa ed era tornato a prepararsi.
 
Una volta pronto si era diretto velocemente sul ponte, dato che era in ritardo, ritrovandosi davanti la scena di tutte le sere: i ragazzi che parlavano animatamente, bevevano, si picchiavano e cantavano aspettando di mangiare, o meglio, divorare il cibo.
Ma c’era qualcosa di diverso: Astrid.
Era arrivata in quel momento con una bottiglia di rum in mano e passando aveva tirato una spallata a Hiccup, senza nemmeno accorgersene.
Indossava una maglietta a maniche corte rossa, aderente e scollata che lasciava intravedere il seno e arrivava appena sopra l’ombellico e dei pantaloni a pinocchietto neri e larghi che aveva legato alla vita con una bandana del medesimo colore della maglia. I capelli non erano raccolti in una treccia come li portava di solito, ma in una coda alta e, come sempre, aveva un ciuffo che le ricadeva sul viso.
Ballava scalza saltando e facendo giravolte, mentre i ragazzi dell’equipaggio, che si erano messi in cerchio attorno a lei, la guardavano estasiati.
Hiccup la fissava ammaliato, rapito da quel fascino e quella radiosità che non sapeva nemmeno le appartenesse.
Astrid si era attaccata alla bottiglia e si era pulita la bocca con il dorso della mano, poi si era voltata mostrando al castano un meraviglioso sorriso che le illuminava il volto. Era la prima volta che la vedeva sorridere e non aveva potuto fare a meno di pensare che quello era il sorriso più bello che avesse mai visto.
Hiccup, che era rimasto imbambolato difronte a tutta quella bellezza, aveva sorriso di rimando, come se quel sorriso fosse indirizzato a lui, mentre la ragazza si era diretta verso di lui.
-Sei arrivato! Forza, vieni!- aveva detto entusiasta, prendendolo per un polso e trascinandolo in mezzo agli altri, per poi buttarlo su una panca accanto a Fishlegs e rimettersi a ballare al centro.
-Una volta ogni ventotto giorni, quando c’è la Luna piena, Astrid si ubriaca, balla e racconta storie.- aveva spiegato il biondo, senza smettere di guardare la ragazza.
A dirla tutta sembrava che nessuno riuscisse a toglierle gli occhi di dosso.
Christian suonava uno strumento a corde e gli altri battevano a tempo le mani, mentre la bionda continuava a ballare intorno a loro.
Hiccup non riusciva a smettere di sorridere e la guardava incantato.
In quel momento, Astrid si era avvicinata a lui mettendosi a danzare proprio davanti ai suoi occhi, muovendo ritmicamente il bacino.
Il castano era rimasto a bocca aperta, completamente stregato dall’esibizione della bionda, la quale continuava a muoversi sinuosamente, accostandosi sempre di più a Hiccup, fino a quando non si era messa a cavalcioni su di lui, con le ginocchia sulla panca.
“Parte della ciurma” aveva sussurrato sensualmente la bionda all’orecchio del ragazzo. Hiccup era andato leggermente in dietro con la schiena fino ad appoggiarsi al tavolo e aveva voltato la testa di lato e chiuso gli occhi, in modo da non vedere o toccare la ragazza; sarebbe stato un comportamento molesto e irrispettoso, secondo lui.
La bionda gli aveva messo dolcemente la mano sotto il mento facendogli ruotare il capo per guardarlo negli occhi che proprio in quel momento lui aveva aperto, facendo incontrare i loro sguardi. Il castano si era perso per la seconda volta in quei meravigliosi occhi azzurri. Astrid aveva sorriso maliziosamente e lo aveva guardato con uno sguardo ammiccante prima di avvicinare il suo volto al quello di lui. Il ragazzo non era riuscito a resistere e si era lasciato andare, chiudendo gli occhi e socchiudendo leggermente le labbra, ma quando erano a meno di un centimetro di distanza, la ragazza aveva sorriso maleficamente ridendo tra i denti e si era voltata facendo scivolare la mano dal mento del ragazzo per poi voltarsi di scatto e tornare a ballare in mezzo agli altri.
Il giovane si era ripreso da quello stato di trance, aveva scosso velocemente la testa e si era portato alla bocca un boccale, ignorando gli sghignazzamenti dei due mori.
La bionda era andata a prendere la cena e l’aveva servita per poi continuare a ballare sul tavolo, sotto gli occhi di tutti.
Eret e Philip ci provavano continuamente con Astrid, ma mai quando Snotlout che tentava continuamente di palparle il sedere, ricevendo solo sberle e calci che la bionda sferrava agilmente mentre ballava. Pareva però che non le dispiacessero troppo le attenzioni di Philp, dato che continuava a muoversi vicino a lui.
Hiccup si era accorto che tra i due c’era qualcosa e aveva provato una strana sensazione di rabbia e tristezza, sembrava quasi gelosia, che aveva subito nascosto e represso.
-Non è la prima volta che fanno così, -aveva spiegato ancora Fishlegs tra un boccone e l’altro, vedendo che Hiccup li guardava- dicono che ci sia andata a letto diverse volte.
Il castano, che stava bevendo, aveva sbattuto con forza il boccale sul tavolo e il biondo si era accorto che qualcosa non andava.
-Va tutto bene?
-Sì, mai stato meglio.- aveva risposto il castano con leggero sarcasmo, cercando di mantenere un tono traquillo, poi si era voltato mettendosi a sedere dall’altra parte della panca, sbuffando.
Snotlout continuava ad importunare la ragazza e a Hiccup cominciava a dare sui nervi; come si permetteva di trattare in quel modo una donna? Avrebbe voluto digliene quattro, ma decise saggiamente che era meglio stare lì seduto e fare finta di niente. Dopotutto Astrid sapeva benissimo cavarsela da sola.
Finito di cenare, i ragazzi si erano stravaccati per terra o sulle panche, aspettando che Astrid cominciasse uno dei suoi racconti.
La bionda, che continuava a bere rum come se fosse acqua, si era seduta sulle gambe di Philip e aveva richiamato l’attenzione dei ragazzi, che si erano subito zittiti e si erano messi ad ascoltare ubbidienti, nella speranza che magari quel comportamento potesse far ottenere loro qualcosa.
-Allora!- aveva detto la ragazza prima bere un altro sorso dalla bottiglia, mentre Philip continuava a toccarle le cosce e baciarle le spalle scoperte- Vi ho mai raccontato la leggenda del drago Rubaossa?
A quel nome, Hiccup, che stava giocando con il laccino dei pantaloni, totalmente sovrappensiero e disinteressato, si era risvegliato mettendosi in ascolto.
Gobber gli aveva raccontato numerose volte quella storia, insieme a quella dello yack-martello-gigante, della balena-martello-gigante e altri improponibili racconti.
-Il ruba-cosa?- era intervenuto Snotlout con il suo solito fare da stupido.
-Il Rubaossa è una bestia…-era intervenuto Fishlegs.
-Taci!- lo aveva zittito la ragazza, poi si era schiarita la voce per cominciare il racconto- Il Rubaossa è una bestia disgustosa e immonda che indossa un’armatura di ossa rubate come fosse uno scheletro volante gigantesco.
-Che figata!- aveva esclamato Snotlout entusiasta.
-Vuoi stare zitto!- aveva ringhiato la ragazza mentre Philip cercava di calmarla continuando a baciarla e sussurradole qualcosa all’orecchio.
-Andiamo! Non crederai mica a queste stupidaggini? –era intervenuto Eret; ma si era subito rimesso al suo posto dato che Astrid lo aveva incenerito con lo sguardo.
-Non si ferma di fronte a nulla per trovare l’osso perfetto per costruire la sua armatura. -aveva spiegato la bionda con tono teatralmente spaventoso- Quel drago è pura malvagità! Alcuni dicono che il suo ruggito è così violento che ti scioglie la carne sulle ossa, altri dicono che non fa nessun ruggito, per questo è così terrificante, è un assassino muto!
Hiccup si era seduto per terra accanto a Meatlug, il bulldog che aveva scoperto essere di Fishlegs, accarezzandola e ascoltando il racconto, anche se lui sapeva ben di più.
Gobber gli aveva infatti raccontato che il Rubaossa poteva ruggire solo quando avesse trovato l’ultimo osso perfetto per completare la sua armatura; ma Hiccup concordava con Eret sul fatto che fossero tutte fandonie.
Alla fine della serata i ragazzi, stanchi, ubriachi e a pancia piena, erano andati stiva, tranne Philip e Astrid che si erano diretti probabilmente nella stanza di lei.
Hiccup era rimasto seduto per terra osservandoli allontanarsi; Astrid appoggiata a Phlip, che le cingeva il fianco con un braccio tirandola a se, mentre ridevano ubriachi.
Il castano aveva provato una sensazione di rabbia.
Si vedeva che non la amava e che si stava solo approfittando di lei, la quale, sicuramente, da sobria non ci sarebbe mai stata; come si poteva essere così bastardi e opportunisti? Non se la meritava una come lei e lei si meritava molto di meglio! Cosa aveva di speciale quello? Un bel fisico, i muscoli, un bel sorriso… Hiccup non avrebbe mai potuto competere con lui. Ma non l’avrebbe certo trattata in quel modo, le avrebbe portato rispetto e… Il castano aveva scacciato quei pensieri. Non poteva essere geloso di qualcosa che non era nemmeno suo e di così diverso da lui, per di più.
Aveva dato la colpa di quelle riflessioni all’alcool e si era alzato dirigendosi nella stiva, magari un po’ di sonno gli avrebbe rimesso a posto le idee.
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Ecco il capitolo 6! Pensavate che vi avessi abbandonati eh? Mai. Ho fatto una pausa per riorganizzare le idee in modo da non scrivere cavolate e inventarmi una trama decente. Come ho già detto, questa storia non l’ho compleetata neanche nella mia testa, quindi non lo so nemmeno io cosa succederà, ma ho diverse idee che metterò nei prossimi capitoli. Ringrazio infinitamente tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono, in particolare RuffnutThorston e Astrid lover che mi supportano e sopportano le mie sclerate. Se recensite dicendomi cosa ne pensate o dandomi dei consigli o delle correzioni mi fate un gran piacere. Grazie ancora di cuore!
A presto

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Capitolo 7
*** Fall in love with a Pirate ***


Quella notte Hiccup non riusciva a dormire.
Continuava a rigirarsi nell’amaca cercando una posizione comoda, ma l’insonnia era dovuta a ben altri motivi.
Continuava a pensare ad Astrid e a quello che era successo poche ore prima. Le scene continuavano a tornargli nella mente come dei flash: la bionda che ballava davanti a lui, che gli sorrideva, che gli accarezzava il mento con le sue dita affusolate, che si avvicinava a lui… e quel “quasi” bacio.
C’era cascato come uno scemo. Come aveva potuto credere che lo avrebbe baciato? Si sentiva stupido anche ad averlo solo pensato.
Ripensava alle sue gambe snelle, alla sua pancia piatta, ai suoi lunghi capelli biondi, alle sue curve, alle sue labbra che per un momento erano state così vicino alle sue.
Aveva scosso la testa tentando di scacciare quei pensieri. Ma che gli prendeva? Non aveva mai fantasticato in quel modo su una ragazza, non era da lui! Non doveva pensare a quelle cose. Non si doveva innamorare di lei.
Ma non riusciva a togliersi dalla testa il suo sorriso; era così naturale, così luminoso, così bello. Così bella. Dio, quanto era bella.
Che gli stava succedendo? Astrid gli faceva uno strano effetto, o forse era solo l’alcool. Basta cercare scuse. Non poteva continuare a mentire, per lo meno non a se stesso.
Era innamorato di lei.
Hiccup Horrenous Haddock III, futuro re di Berk, si era innamorato dell’audace piratessa Astrid Hofferson.
Quando finalmente lo aveva ammesso, si era sentito da una parte più leggero e sollevato e dall’altra…nella confusione più totale. Che avrebbe fatto ora? Non si era mai innamorato prima e immaginava che quando sarebbe successo sarebbe stato di una principessa, una duchessa, una contessa… insomma una nobile, come voleva suo padre, anche se nella sua testa sognava di sposare una semplice donna di paese. Ma di certo non aveva mai pensato a una piratessa!
Ma quella non era una piratessa qualunque, era Astrid Hofferson, la donna più bella, sicura, forte, affascinante, intelligente che Hiccup avesse mai conosciuto.  
Ora che aveva confessato a se stesso i propri sentimenti, cosa avrebbe fatto? Come doveva comportarsi? Lei non doveva sapere cosa provava il castano, nessuno avrebbe dovuto saperlo.
L’amore era una debolezza che avrebbe potuto distruggerlo.
Non era certo così che si era immaginato la sua vita; a bordo di una nave pirata a fare lo sguattero e ad innamorarsi di una piratessa.
Quella ragazza aveva rovinato tutto. Doveva togliersela dalla testa e dal cuore, il prima possibile. Ma come faceva se non riusciva a pensare ad altro che a lei?
Tutti quei pensieri e quelle domande erano stati interrotti da un cigolio; qualcuno aveva aperto la porta della stiva e Hiccup aveva chiuso gli occhi fingendo di dormire. Philip era rientrato dalla sua notte di baldoria, ma non sembrava particolarmente felice. Probabilmente era solo la stanchezza o il dopo sbronza, dato che si buttato subito sul suo materasso e si era addormentato.
Hiccup aveva deciso di fare altrettanto e finalmente era riuscito a prendere sonno.
 
Il mattino seguente si era svegliato all’alba e si era messo subito al lavoro insieme agli altri, come ormai era abituato a fare.
Con sua grande sorpresa aveva notato che Eret e Snotlout non lo prendevano in giro per quanto era successo la sera scorsa, che Philip non si stava vantando con gli altri e che tutti si comportavano esattamente come se non fosse successo niente. Il castano si era chiesto per un secondo se non fosse stato tutto frutto della sua immaginazione.
In quel momento Astrid aveva fatto il suo ingresso sul ponte.
-Allora donnette ce la vogliamo dare una mossa?!
Aveva il tono duro e impassibile di sempre e del sorriso della sera precedente non ce n’era neanche la traccia.
Alle sue parole i ragazzi si erano messi a sgobbare con più foga.
Pochi minuti dopo la grande figura di Alvin era comparsa dietro di lei.
Non lo vedevano quasi mai, stava sempre chiuso nella sua stanza a fare chissà che cosa e chi avesse avuto la malsana idea di disturbarlo non avrebbe fatto una bella fine. Una cicatrice che Eret aveva sul petto ne era la prova. Astrid era l’unica che poteva entrare nella sua stanza quando voleva e ci passava molto tempo a parlare di piani di attacco, programmi di rotta e a studiare mappe. C’era chi diceva che avevano una storia, tutte cavolate secondo Fishlegs, il quale sosteneva che la bionda passasse così tanto tempo con Alvin per il semplice fatto che era vice capitano e che questa nomina fosse dovuta a una stretta parentela. Altri dicevano che l’incarico era dovuto a ben altri motivi, ma in ogni caso rimaneva un mistero.
All’arrivo del capitano i ragazzi avevano smesso di fare quello che stavano facendo e si erano subito messi sull’attenti, in riga, davanti a lui.
-Come procede?- aveva chiesto l’omone ad Astrid mettendole una mano sulla spalla e osservando la ciurma.
-Bene. Stiamo procedendo come previsto.
-Eccellente.- aveva detto entusiasta, ghignando, poi aveva bisbigliato qualcosa all’orecchio della ragazza- Di un po’, il principino si sta ambientando?
Astrid aveva lanciato un’occhiata ad Hiccup che, capendo che stavano parlando di lui, era stato assalito dall’ansia e dal timore e aveva distolto lo sguardo cercando di non darli a vedere.
-Sì, diciamo che se la cava.- aveva risposto la bionda sempre a bassa voce, con un tono misto tra l’arrabbiato e il disgustato.
-Continuate a lavorare bestie!- aveva esclamato l’omone vedendo che i ragazzi continuavano a starsene lì impalati a fissarlo, poi se n’era andato con Astrid sul ponte di comando e la bionda si era messa al timone al posto di Christian.
I giovani si erano subito rimessi a sgobbare, intimoriti dalle grida del capitano.
Il castano stava pulendo il ponte strofinando un bruschino per terra, quando aveva alzato il capo per asciugarsi il sudore e il suo sguardo si era posato sull’affascinante figura della bionda.
Hiccup si era perso a guardarla. Impugnava il timone con forza mentre scrutava l’orizzonte con sguardo severo, a testa alta, con la baldanza e la determinazione che aveva sempre.
La ragazza, sentendosi osservata, aveva voltato la testa in direzione del castano, che tanto era incantato da lei da non riuscire a distogliere lo sguardo; lo aveva guardato per un paio di secondi, per poi tornare a guardare il mare, facendo finta di niente, ma continuando a sbirciare con la coda dell’occhio nella direzione di lui per vedere se la stava ancora fissando.
Philips era arrivato in quel momento alle spalle della ragazza, la quale si era voltata e aveva cominciato a parlare con lui, risvegliando Hiccup dal suo sogno.
Non sarebbe mai stata sua.
Doveva farsene una ragione.
 
Era giunto il crepuscolo.
In quel momento si trovava sul ponte, seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parte laterale delle scale che conducono al ponte di coperta. Si stava riposando dopo un’altra faticosa giornata di lavoro, quando qualcuno si era avvicinato a lui e lo aveva svegliato bruscamente con una pedata.
Il giovane, mentre cercava di rimettersi in piedi, aveva alzato la testa ritrovandosi davanti la bionda.
-Muoviti!
Hiccup non aveva avuto il tempo di rispondere.
-Stasera niente cena. Sei di vedetta. Quando vedi terra, una nave o qualsiasi cosa, mi chiami.- aveva spiegato come se parlasse con un deficiente.
Hiccup detestava quando lo trattava come uno stupido, ma aveva deciso di lasciar perdere.
Detto questo la giovane se n’era andata avviandosi verso le scale.
-Posso almeno sapere dove siamo o dove stiamo andando?- aveva chiesto il castano leggermente irritato dal comportamento di lei.
La bionda si era fermata di scatto e si era voltata verso di lui guardandolo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
-Caraibi.
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Sono consapevole che questo capitolo non è dei migliori e che sicuramente è meno ricco di fatti e azioni ed è più riflessivo e descrittivo, ma serve per continuare la storia e capire certe cose. Mi rifarò con i prossimi capitoli e, per farmi perdonare per la mia assenza,  domani mi metto subito a scrivere il prossimo. Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono, mi date la forza di continuare a scrivere quando la mia autostima fa cilecca. Grazie a tutti e un bacione!

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Capitolo 8
*** Watching the Sunset ***


Hiccup si era diretto verso la sua postazione senza replicare.
Era la prima volta che stava di vedetta e non era certo faticoso come sollevare barili o pulire il ponte sotto il sole cocente, ma starsene lì da solo, al freddo mentre sotto di lui si presentava lo scenario dei ragazzi dell’equipaggio che mangiavano e ridevano briosamente, non era proprio la cosa più bella del mondo.
Aveva passato la notte sveglio, al gelo, muovendo le mani sulle braccia per riscaldarsi e osservando l’orizzonte, fino a quando Eret non era andato a dargli il cambio e finalmente aveva potuto addormentarsi.
 
Il mattino era arrivato presto e Hiccup aveva lavorato senza sosta tutto il giorno, nonostante la stanchezza dovuta al fatto che la notte precedente avesse dormito sì e no un paio d’ore.
 
Il sole stava tramontando tingendo il cielo di varie sfumature di arancione, rosso, giallo e rosa che si riflettevano sulla superficie marina.
Hiccup si era appoggiato al parapetto della nave, osservando l’orizzonte, senza neanche accorgersi di una figura femminile che si avvicinava.
-Non ti viene il mal di testa?
Il castano sembrava essersi risvegliato al suono di quella voce e si era voltato verso di lei.
-Che cosa?
-Non ti viene il mal di testa? A pensare così tanto, intendo.– aveva spiegato la bionda prima fissando il mare, poi voltando lo sguardo verso di lui. Era forse la prima volta che lo guardava negli occhi, di sicuro la prima in cui si perdeva in quel verde foresta così intenso.
-Avete ragione.- aveva detto Hiccup sbuffando e abbassando per un secondo la testa, prima di tornare a guardare la linea di confine tra mare e cielo, che era dell’esatto colore degli occhi di lei.
-Smettila di darmi del voi, mi mette in imbarazzo.- Astrid aveva abbozzato un sorriso, spostandosi una ciocca che le ricadeva sul volto, mentre si era messa a guardare nella stessa direzione del giovane- Cosa stai cercando?
-Mh?- Hiccup si era voltato nuovamente nella sua direzione.
-Lo fai ogni giorno, al tramonto. Scruti l’orizzonte, attentamente, senza distogliere lo sguardo. Sembra quasi che tu stia cercando qualcosa.- la bionda si era girata di fianco, appoggiandosi con un gomito al parapetto e guardando il ragazzo, incuriosita.
Hiccup aveva sospirato, esitando per qualche secondo, poi si era avvicinato a lei, mettendosi al suo fianco. Per un momento le loro mani si erano sfiorate provocando un brivido ad entrambi.
-Proprio lì. -aveva cominciato a spiegare il castano delineando l’orizzonte con un dito- Dovrebbe apparire sulla linea che divide il cielo e il mare, quando il Sole va giù. Il raggio verde. Me lo raccontava mia madre quando ero bambino. Mio padre ed io guardavamo, guardavamo…ma non l’abbiamo mai visto. Chissà, forse è solo una leggenda, una di quelle cose che la gente s’inventa per crede che là fuori ci sia qualcosa di bello o di…
-Andate molto d’accordo tu e tua madre?- lo aveva interrotto la bionda.
-Andavamo. Lei…beh, ecco…se n’è andata.- aveva risposto in castano con un velo di tristezza e malinconia nello sguardo, che continuava a tenere fisso sull’orizzonte.
-Oh, mi dispiace, Hiccup!- aveva esclamato Astrid, sinceramente dispiaciuta, mettendogli dolcemente una mano sulla spalla.
Era la prima volta che lo chiamava per nome, e detto da lei, dalla sua voce, era bellissimo.
Hiccup aveva aspettato qualche secondo, giusto il tempo che il Sole si immergesse nel mare. Anche questa volta, niente.
Poi si era voltato verso la bionda, che aveva subito ritratto la mano.
-Tranquilla. Sono passati tanti anni ormai. Ne avevo solo tre quando morì. E mio padre…lasciamo perdere.
-Se può essere d’aiuto, io non ho mai conosciuto i miei. Mi hanno abbandonata in un porto quando avevo pochi mesi e Alvin mi ha presa con se.
-Mi dispiace…-aveva detto tristemente il castano.
La sua attenzione era stata catturata per un secondo da una catenina color oro al collo di lei, che terminava tra i seni, sotto la maglia, per cui il ragazzo aveva subito distolto lo sguardo tornando a guardare il mare e non facendoci molto caso.
-Alla fine non mi è andata poi tanto male. -aveva risposto la bionda guardando la nave e sorridendo, poi era tornata a guardare il ragazzo.
-E tuo padre? Lui è il re, giusto?- la giovane sembrava incuriosita e più socievole del solito.
-Esatto. Troppo preso dai suoi doveri e dalle sue responsabilità per badare al suo unico figlio.
-Non andavate d’accordo?
A Hiccup era scappata una risatina nostalgica.
-No, per niente. Non mi ha mai dato ascolto. Mi rimproverava in continuazione perché continuavo a combinare guai per il castello e non ubbidivo ai suoi ordini…
-Effettivamente sei piuttosto maldestro. -aveva affermato Astrid lasciandosi sfuggire una piccola risata e facendo sorridere anche il giovane.
-Sì, è vero. E diciamo che le regole non sono il mio forte. Ma lui… lui non c’è mai stato davvero, se non per criticarmi. Ha sempre detto che tutto quello che facevo era inutile e sbagliato. Non mi ha mai capito, non mi ha mai accettato per quello che sono.
La ragazza ascoltava le parole del castano, interessata forse più a lui che ai suoi racconti.
-Avrei solo voluto che mi guardasse almeno una volta come se fosse fiero di me, invece lo fa sempre con uno sguardo deluso e torvo come se qualcuno gli avesse messo poca carne nel panino. –il castano aveva cominciato a gesticolare con le braccia imitando una voce profonda e suscitando le risate della bionda- Scusi cameriera, deve avermi servito il marmocchio sbagliato! Avevo ordinato un bambino forte, autoritario, sicuro e gloria per contorno. Questo invece…questo è una lisca di pesce combina-disastri!
Astrid non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto fosse acuto il senso dell’umorismo di quel ragazzo; se ne usciva sempre con qualche battuta sarcastica, anche in occasioni in cui sarebbe stato meglio se avesse tenuto la bocca chiusa.
-Sono sicura che ti vuole bene.- aveva detto la bionda accennando un sorriso, per tirargli su il morale.
-Sì, certo, è mio padre. Anche io gliene voglio molto.
Il fatto che lui, Hiccup Horrendous Haddock III, stesse parlando con Astrid Hofferson, la ragazza della quale si era reso conto di essere perdutamente innamorato, da circa mezz’ora, gli faceva battere il cuore all’impazzata e lo riempiva di euforia, che però era costretto a nascondere agli occhi di lei.
-Qui ti ambienterai presto, vedrai.- aveva detto la bionda cambiando argomento e interrompendo il silenzio che si era creato da qualche secondo.
Con quella frase Hiccup aveva realizzato che forse, anzi probabilmente, non sarebbe mai tornato a casa. Il pensiero che non avrebbe più rivisto suo padre, Gobber e il suo amato cavallo gli spezzava il cuore, ma per qualche strano motivo non gli dispiaceva poi così tanto la sua nuova vita.
Il castano si era voltato a guardare la ragazza ed era cascato per la terza volta in quell’oceano che erano i suoi occhi, catturato dal suo sguardo magnetico.
-Va tutto bene? –aveva chiesto la bionda, stranita dal modo in cui il giovane la stava fissando.
Il castano si era ripreso e aveva annuito energicamente con la testa, poi entrambi si erano diretti verso il ponte.
 
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Mi scuso per l’assenza, ma per cause di forza maggiore (i genitori babbani) non ho potuto utilizzare il computer per qualche giorno. Ma ora sono tornata, con le idee più chiare riguardo alla trama e con nuove torture per Hiccup! In questo capitolo sono stata anche troppo clemente con lui, per i miei gusti, ma mi faceva troppo pena, non sono così malvagia. Anyway, so che questo capitolo è piuttosto corto, ma spero vi sia piaciuto. Qualche piccolo momento Hiccstrid ogni tanto ci vuole. Per chi se lo stesse chiedendo… sì, mi sono rivista per la millesima volta Laguna Blu Il Risveglio (che trall’altro il doppiatore italiano che da la voce a Dean è lo stesso che fa Hiccup). Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lasciate una recensione per dirmi che ne pensate. Grazie a tutti!
Un abbraccio

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Capitolo 9
*** Wanna Be Loved ***


Angolo della Pazza
Hi guys! Vi scrivo subito all’inizio per avvisarvi che la parte iniziale è un po’… spinta, e anche per rompervi subito le uova, lo ammetto. In più devo fare un avviso: tra qualche giorno vado in montagna, per cui interrompo momentaneamente la scrittura di Pirates, riprenderò a scrivere quando torno. Ho già cominciato a scrivere il prossimo capitolo, in quanto all’inizio doveva essere un unico capitolo, però poi veniva troppo lungo rispetto agli altri e l’ho interrotto qui, dividendolo in due parti (la seconda è ancora in fase di elaborazione). Tuttavia, non vi affliggete (oppure è questo il vero e proprio Crucio), nella settimana che starò via, non vi abbandonerò e tornerò con nuove storie strampalate. Ora vi lascio alla lettura. Spero di non aver fatto casino (probabilmente sì) e che il capitolo vi piaccia (non odiatemi). Se volete lasciare una recensione e dirmi cosa ne pensate, ne sarò più che felice. Grazie a tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono e che hanno aspettato pazientemente questo capitolo, senza di voi non sarei qui! Vi ringrazio di cuore!
A presto
 
 
Hiccup si trovava in camera di Astrid.
Era proprio davanti a lei, con le mani sui suoi fianchi. I loro volti erano talmente vicini che i loro nasi si sfioravano e i loro respiri si mescolavano, fino a quando il castano non si era avvicinato ulteriormente a lei, baciandola.
Continuarono a baciarsi con passione e dolcezza, facendo intrecciare le loro lingue, mentre i cuori dei due giovani battevano all’impazzata.
Hiccup l’aveva afferrata per le cosce, sollevandola, posandola delicatamente su un comò che si trovava accanto a loro e lasciandole una scia di baci sul collo, scendendo fino alle clavicole. Astrid aveva lasciato andare all’indietro la testa, sospirando, e gli aveva allacciato le gambe intorno ai fianchi, tirandolo a se e stringendogli i capelli con possessività, come se non volesse lasciarlo scappare, mentre lui continuava a coprirla di baci. Il castano le aveva sfilato la maglietta, levandosi a sua volta la propria, per poi riprendere a baciarla con foga e premendo l’erezione sull’interno coscia di lei, facendola sussultare.
Si stringevano l’una all’altro facendo strofinare i loro corpi, mentre le mani vagano sui questi come per capirne ogni particolare, come per ricordarsi ogni dettaglio di quella notte indimenticabile.
Il castano era sceso a baciarla fino ai seni rotondi, poi l’aveva presa in braccio, tenendo le mani sul fondoschiena di lei per sostenerla e l’aveva buttata sul letto. Astrid si era aggrappata alle sue spalle forti e lo aveva trascinato con sé. In poco si erano trovati entrambi nudi, a fissarsi negli occhi, accesi di passione e desiderio, e avevano ripreso a baciarsi con veemenza. Il castano si era posizionato tra le sue gambe e la giovane aveva inarcato il bacino come per invitarlo ad entrare. Hiccup si era fatto strada dentro di lei e la bionda si era lasciata scappare un grido e gli aveva piantato le unghie sulla sua schiena. Il castano aveva aspettato che si abituasse per poi cominciare a muoversi dentro di lei con affondi lenti e precisi e Astrid gemeva il suo nome sempre più forte, fino a quando…
 
Hiccup si era svegliato di colpo, spalancando gli occhi, tirandosi su e cadendo inevitabilmente dall’amaca, che era piuttosto instabile. Per fortuna delle reti che si trovavano ammassate sotto di lui avevano attutito il colpo ed era riuscito a non svegliare nessuno.
Aveva cercato di stabilizzare il respiro affannoso e si era asciugato la fronte sudata con una mano. Era stato tutto un sogno. Non aveva mai fatto un sogno del genere. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Quello che provava per Astrid si faceva sempre più forte e i suoi pensieri su di lei diventavano sempre meno innocenti.
Poteva un sogno essere così dannatamente dettagliato? Ed era talmente realistico… Hiccup si stava chiedendo che cosa avrebbe potuto fare; di sicuro non aveva nessuna speranza con Astrid e non si sarebbe mai messo con lei, ma non poteva neanche dimenticarla vedendola tutti i giorni. Non sapeva come controllare tutto questo amore, questo sentimento nuovo che gli invadeva l’anima. Si era preso il capo tra le mani e aveva cercato di calmare tutti i pensieri che gli affollavano la mente e gli avevano fatto venire un gran mal di testa. Aveva deciso di uscire a prendere una boccata d’aria, tanto non sarebbe riuscito a dormire. Così si era diretto sul ponte.
 
Era ancora buio. La Luna splendeva nel cielo insieme alle stelle e il mare era calmo come una tavola, ma nel silenzio si sentiva in rumore di piccole onde che si infrangevano sulla parete legnosa e incrostata della nave. Hiccup passeggiava tranquillamente, cercando di farsi cullare dal rumore del mare, che però non superava quello dei pensieri. Una voce familiare lo aveva ridestato da questi; era Fishlegs, che quella notte era di vedetta.
-Ei! Chi va là?
-Sono io, Hiccup!
-Oh, Hic! Che ci fai sveglio? Vieni qui!
Hiccup si era avviato verso l’amico, correndo, e si era messo accanto a lui, cominciando a scrutare l’orizzonte scuro, facendogli compagnia.
-Non riuscivo a dormire… -aveva spiegato.
-Astrid, eh?- aveva osservato il biondo, che era piuttosto sveglio ed intelligente, almeno rispetto al resto dell’equipaggio.
-E t-tu come…cioè, no!- aveva balbettato Hiccup, cercando invano di negare l’evidenza. Non era molto bravo a nascondere i sentimenti.
-Oh, andiamo! L’ho capito da un pezzo che ti piace!- aveva detto il biondo accennando un sorrisetto.
-Che confusione, Fishlegs!- Hiccup aveva sbattuto la schiena contro un grande palo di legno che si trovava dietro di loro, accasciandosi a terra e sbattendosi le mani in faccia.
Il biondo si era abbassato e gli aveva messo una mano sulla spalla amichevolmente, scuotendolo un po’.
-Hiccup, non è la fine del mondo!
-Sì che lo è! Da quanto lo sai? E chi lo sa oltre a te?- aveva chiesto il castano ormai in preda all’ansia e alla disperazione.
-Nessuno, credo. Io l’ho capito da come la guardavi la sera della luna piena. Ma perché non mi hai detto niente? Puoi fidarti di me!
-Lo so, ti ringrazio. E’ che… me ne sono reso conto da poco e… che casino!
-Ti piace molto? –aveva chiesto Fishlegs, un po’ preoccupato per lo stato dell’amico.
-Da impazzire! –Hiccup l’aveva detto come se innamorarsi fosse la più brutta le disgrazie, e tutti i torti non ce li aveva.
Era seguito un silenzio incessante, durante il quale la preoccupazione e l’afflizione di Hiccup si erano fatte sentire forte, fino a quando lui stesso non lo aveva interrotto.
-Senti, Fishlegs, ma Astrid e Philip…
-No. –l’aveva interrotto prontamente il biondo- Non secondo me. Nulla di serio. Lei non lo ama e lui non ama lei, c’è solo una certa attrazione fisica.
Stranamente questa frase non fece sentire meglio Hiccup, che aveva sentito la rabbia crescere dentro di se.
-Non darti tormento, Hiccup!- lo aveva confortato il biondo.
-Non ho speranze con lei! Perché sono così stupido?!
Fishlegs gli aveva messo una mano sulla spalla con fare fraterno, in segno di conforto. Era una delle poche volte che non sapeva cosa dire; non voleva ferire l’amico, che in quel momento era emotivamente fragile.
-Quella sera, -aveva continuato Hiccup con voce rotta, mentre cercava di trattenere le lacrime e di reprimere il nodo che sentiva alla gola- lei mi ha guardato…-
-Non illuderti Hiccup. –il biondo lo aveva interrotto di nuovo- Lei fa sempre così, le piace prendersi gioco degli altri, soprattutto di quelli nuovi o quelli più… deboli. Sembra che provi gusto a far star male la gente.
-Lo vedo.- Hiccup aveva girato il volto dall’altra parte per non far vedere all’amico la lacrima che, solitaria, gli rigava una guancia.
-Mi dispiace Hic.- era stata l’unica cosa che era riuscito a dire.
-I ragazzi, Snotlout e Eret intendo….n-non mi hanno preso in giro il giorno seguente…
Fishlegs avava di nuovo compreso dove volesse andare a parare e aveva risposto senza neanche fargli finire la domanda.
-Astrid non vuole che parliamo di quelle sere. “Quello che succede con la Luna piena rimane con la Luna piena”, dice lei. Per questo Philip non parla mai di cosa fanno o non fanno e non passa ore a vantarsi. Se Astrid si arrabbia sono guai per tutti.
-E’ una tosta.- aveva osservato il castano, lasciandosi sfuggire una ristatina.
-Eh, già!
Poi entrambi si erano rimessi a guardare il mare, in silenzio.

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Capitolo 10
*** Mi sa che siamo nei guai ***


Erano passati circa due mesi da quando Hiccup era sulla nave. Viaggiavano così tanto, senza toccare quasi mai terra ne’ avvicinarsi ad essa, che Hiccup non sapeva da quanto fosse lì o in che parte del mondo, dell’oceano, si trovassero. Il pomeriggio precedente avevano affrontato una brutta tempesta che aveva tenuto impegnata tutta la ciurma, che li aveva depistati e che si era placata solo durante la notte.  Nel tempo trascorso sulla nave Astrid aveva scoperto che il principe era un appassionato di carte geografiche e di stelle e questo aveva cambiato il suo modo di vederlo, oltre a fargli trovare un ruolo decente nella nave. Ora, alle prime luci del mattino, finalmente la ciurma poteva godersi un po’ di riposo.
Snotlout ed Eret si erano accasciati accanto a due barili cominciando a ronfare, stremati da quella nottatta. Hiccup, ancora spaventato da quella burrascosa tempesta, stava di vedetta, cercando di scrutare qualcosa nella nebbia, mentre l’aria fredda gli sferzava il viso. Il mare era di un blu intenso, fin troppo piatto, e nel silenzio si udivano solo gli ordini che la giovane impartiva alla ciurma. Calma, fredda e dura come il ghiaccio che si incominciava a intravedere mano a mano che la foschia si faceva meno fitta. “Questi non mi sembrano affatto i Caraibi” aveva pensato Hiccup, che faticava davvero a capire dove si trovassero con così pochi punti di riferimento. Avvisava Christian, che era al timone, ogni volta che avvistava un icebearg nelle vicinanze, ma, a parte un paio, il mare si era fatto presto fitto solo di un puzzle di ghiacci abbastanza sottili perché Astrid avesse potuto ordinare di attraversali. E così avevano fatto. Hic aveva solo paura che la nave vi rimanesse incastrata. Ma ben presto quella paura era stata sostituita da une ben più reale ed evidente che si stava avvicinando: una nave non troppo lontana avanzava nella loro direzione.
 
Angolo della Pazza
Hi guys! Non mi sono fatta sentire per un po’ vero? Immagino che in tutto questo tempo d’assenza non sia l’unica ad essere sparita e ora ci sarà anche gente nuova quindi do un ben venuto alle new entry. Chiedo perdono per non essermi più fatta sentire così, ma per mancanza di tempo, casini a casa, poi il blocco della scrittura e problemi vari… ma ora eccomi qui e spero che almeno qualcuno sia pronto ad accogliere questo nuovo capitolo. Sinceramente non avevo questa gran voglia di scriverlo ma ho approfittato del fatto che stavano facendo a ruota il film di pirati dei caraibi e dell’uscita del nuovo film -che a parer mio è una gran figata- per un po’ di ispirazione. E poi mi dispiaceva abbandonare così questa storia e alcune lettrici le quali so essersi appassionate. Mi scuso per le ridotte dimensioni ma ho preferito lasciare un po’ di suspance, quindi ho tagliato l’ultima parte cominciandoci il prossimo capitolo, che quindi è già in stesura. Comunque se c’è ancora qualcuno che la segue e a cui piace la continuo, quindi per piacere lasciate una recensioncina qui sotto, okay? Grazie mille a tutti. Un bacio!

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