Chiamalo destino

di Dangerina15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


« L'uomo è ossessionato dalla dimensione dell'eternità e per questo si chiede: "le mie azioni riecheggeranno nei secoli a venire?". Gli altri, in gran parte, sentono pronunciare i nostri nomi quando siamo già morti da tempo e si chiedono chi siamo stati, con quanto valore ci siamo battuti, con quanto ardore abbiamo amato. »



Una volta un mio caro amico mi disse queste esatte parole. Erano pronunciate con una sfumatura di paura, quasi rassegnazione agli eventi. D'altronde non erano i campi elisi e la pace che ci aspettavano, ma qualcosa di nettamente peggiore.
La guerra.
Il dio Ares ci guidava verso un nuovo scontro, un nuovo spargimento di sangue, nuove battaglie, morti e perdite. L'esercito acheo era pronto ad affrontare una nuova battaglia contro popoli che il mio re, Agamennone, definiva inferiori. Avevo sempre titubato a quelle considerazioni ma data la mia posizione nella fanteria e l'alto titolo che possedevo, dovevo misurare ogni singola parola o pensiero mi venisse in mente. Ero un soldato e dovevo soltanto obbedire agli ordini.
Avevo affrontato centinaia di battaglie, avevo visto scene orribili ma...quel giorno sembrò segnare un nuovo inizio, un inizio che avrebbe cambiato per sempre le sorti della mia vita...Mi chiamo Joe e la mia, anzi la nostra storia comincia in quel torrido giorno del 1248 a.C...




<< Se mai si racconterà la mia storia, si dica che ho camminato coi giganti. Gli uomini sorgono e cadono come grano invernale, ma questi nomi non periranno mai. Si dica che ho vissuto al tempo di Ettore, domatore di cavalli. Si dica che ho vissuto al tempo di Achille.>>

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Il cielo era ancora buio ma sapevo che tra non molto il sole avrebbe cominciato ad emergere e salire sempre più in alto per rischiarare la terra in cui ci trovavamo. Dormì poco quella notte, proprio come tutte le notti che precedevano una nuova battaglia. Ero spesso ansioso quando si trattava di stroncare vite a dei poveri uomini che, come me, dovevano solo eseguire ciò che il loro comandante gli ordinava. Sfruttai il tempo a mia disposizione per preparare la mia armatura e fare una decente colazione; avevo bisogno di energie per affrontare una dura e lunga giornata.
<< Sveglia, uomini, il sole sta per sorgere e dobbiamo essere pronti.>>.
La voce del mio comandante risuonava forte e chiara dentro le tende di ognuno dei suoi soldati. Il suo nome era Diomede ed era un grande combattente; era conosciuto in tutta la Grecia per essere il braccio destro di Ulisse, re di Itaca. Io invece ero di Corinto, come molti altri uomini dell'esercito. Appartenevo ad una famiglia nobile ma ormai decaduta.
Non appena sentì il richiamo all'ordine, indossai la mia armatura, posai la spada nella sua custodia, presi la lancia e l'elmo e mi diressi fuori dalla tenda. Nel raggiungere il resto dell'esercito, incrociai Athanasios, mio concittadino e più fedele amico.
<< Ci siamo, eh?>> mi disse lui battendomi una mano sulla spalla.
<< Come sempre, amico.>> risposi allo stesso modo. << Però ancora non so contro chi ci battiamo.>> continuai.
<< I Troiani. Dicono che la città sia una grande potenza con un esercito formidabile, guidati da Ettore, figlio del re Priamo.>> mi spiegò velocemente Athanasios.
<< Ho sentito parlare di quest'uomo. Dicono sia un grande combattente, il più forte dell'esercito troiano.>> risposi seriamente. Ero curioso di conoscerlo e soprattutto di vedere se la sua “ reputazione” fosse vera o no. Radunati davanti alle porte dell'accampamento, Diomede ci spiegò velocemente il piano d'attacco.
<< Gli costruiremo una barriera da cui non potranno fuggire. La fanteria si dirigerà sulla sinistra, verso il fiume, gli uomini delle prime file terranno impegnati l'altro gruppo dei Troiani mentre il resto, insieme a me, accerchieranno l'esercito, cogliendolo di sorpresa. Sarà la fine della grande potenza marittima.>>. Tutti ci esaltammo alle sue parole e lanciammo in coro il grido di guerra, per indicare che eravamo pronti alla battaglia. Sellai il cavallo e uscimmo schierati a “ falange” dall'accampamento, dirigendoci verso il campo immenso e sterminato dove sarebbe avvenuto l'incontro con l'esercito avversario.
All'improvviso riuscimmo a scorgere in lontananza una miriade di soldati, armati fino ai denti avanzare ad un passo abbastanza spedito. Davanti a loro, a cavallo, vi stava un uomo, coperto dalla sua armatura luccicante d'argento.
<< E' lui, Ettore?>> chiesi ad Athanasios, accanto a me a cavallo del suo stallone.
<< Si.>>
L'esercito si fermò di netto a circa trecento metri da noi, con la nostra stessa tensione. I due comandanti si avvicinarono e conversarono per pochi istanti; probabilmente volevano evitare uno spargimento di sangue inutile ma dal viso scuro di Diomede, capì che ci aspettava una dura battaglia. Al grido di inizio di Diomede, ci scagliammo furiosamente contro l'esercito avversario. Diedi l'ordine al mio cavallo di andare al galoppo, portandomi al centro del mio esercito. Lo schianto fra gli uomini fu micidiale. Migliaia di morti ai primi minuti di scontro. La lotta infuriava e i nostri uomini si battevano come leoni. Diomede diede ordine di attaccare secondo il piano prestabilito e così, senza indugio, ci dividemmo in gruppi, trascinando una parte dei troiani lontano dal campo di battaglia. Galoppammo fino alle rive del fiume dove fummo costretti ad arrestarci e affrontare i nostri avversari muso a muso. Mi ritrovai a breve di fronte il possente Ettore.
<< Così tu saresti Ettore?>> domandai ironico. Dovevo prendere tempo.
<< Vedo che la mia fama mi precede.>> rispose lui con altrettanta ironia. Scendemmo entrambi da cavallo e ci sfidammo quasi a duello. Solo che non mi accorsi che ciò che stavo facendo altro non era che cadere nella sua trappola. All'improvviso un gruppo di uomini, anche loro armati fino al collo, spuntarono fuori dagli alberi e dal fiume, uccidendo tutti quelli che incontravano nel loro cammino.
<< Era una trappola.>> risposi furioso.
<< Povero ingenuo. Davvero credevi che sarebbe stato così facile sopprimere i Troiani? Vedo che sei un pò inesperto di strategie, amico.>> rispose Ettore e con un'abile mossa, mi atterrò, ferendomi ad un fianco. Mi lasciò sdraiato a terra, risalì al galoppo e come un fulmine di Zeus, sparì. Mi rialzai lentamente e vidi attorno a me una marea di uomini agonizzanti tra la vita e la morte e tra loro anche Athanasios. Fortunatamente per lui le sue ferite non erano gravi ma doveva essere ricondotto in accampamento, per cui lo caricai sulle mie spalle, reggendomi a stento in piedi e lo caricai sul mio cavallo. Salì in groppa e cercai di tornare indietro al campo di battaglia. Galoppai quanto più veloce possibile ma appena giunsi a destinazione, trovai una schiera di uomini che mi accolsero, puntandomi contro arco e frecce. Dovetti frenare il mio cavallo di colpo, così potei notare i pochi achei sopravvissuti allo scontro, tutti prigionieri dei nostri nemici. Scesi lentamente da cavallo e mi avvicinai a loro.
<< Sta fermo.>> disse uno di loro ma in quel momento sfoderai la mia spada e cercai di abbatterne quanti più possibili, ma improvvisamente una freccia mi trapassò la spalla, provocandomi un dolore così forte da farmi mancare il respiro.
Sentì il mio corpo farsi sempre più debole, accasciarsi lentamente al suolo fino a perdere totalmente le forze.
Poi...il buio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


POV ESIONE
 
<< Principessa, il vostro bagno è pronto.>> disse la mia ancella raggiungendomi nella camera.  Ero affacciata alla finestra che dava direttamente sul porto di Troia, mia patria e città natale, attendendo con ansia notizie provenienti dalla guerra che in quel momento mio fratello Ettore stava combattendo contro gli Achei. Ero preoccupata perché di giorno in giorno nessun messo giungeva a palazzo e in cuor mio pregavo gli dei che non gli succedesse nulla.
<< Si, Altea, grazie mille, vai pure.>> risposi sorridendo alla ragazza che, inchinandosi, mi lasciò nuovamente da sola con i miei pensieri. Tirai le tende e mi diressi prima in biblioteca per prendere un volume di poesia e uno di Astronomia e poi nella sala da bagno, dove mi aspettavano già altre due ancelle, pronte a svestirmi per permettermi di entrare nella grande vasca da bagno. Mi concedetti un lungo e rilassante bagno caldo e cercai di allontanare quante più angosce possibili, distraendomi con delle letture molto affascinanti.
<< Esione, figliola dove sei?>>.
Sentì mio padre chiamarmi ripetutamente, così ricambiai il suo richiamo e lo condussi fino a me.
<< Esione, ti ho cercata dappertutto.>> cominciò lui tirando un sospiro di sollievo.
<< Padre, state tranquillo. Ero venuta qui a rilassarmi, godendomi la lettura delle meravigliose poesie di Saffo.>> risposi sorridendo, mostrandogli il libro che avevo in mano. Gli volevo molto bene e, data la sua avanzata età, avevo la responsabilità come principessa e come figlia, di badare alla sua salute.
<< Figlia mia, quale gioia vederti per qualche momento tranquilla.>>.
Mio padre era Priamo, re di Troia. Ero la più piccola della famiglia reale, ma in casa ero considerata come “ la sapiente” perchè amavo leggere e conoscere nuove culture, nuove tradizioni e compiere nuovi studi. I miei fratelli, Ettore e Paride, mi avevano sempre protetta da ogni pericolo ed Ettore, il maggiore di noi tre, era stato sempre il mio più fedele amico e confidente; lui conosceva tutto di me come io di lui: segreti, bugie, confindenze. Ero stata la prima a sapere del suo amore per Andromaca, del suo matrimonio e della nascita del suo primogenito. Paride invece era un tipo più libero, sempre alla ricerca di nuove avventure e finiva sempre col cacciarsi nei guai; in lui avevo trovato il compagno di giochi e, quando eravamo bambini, di “ marachelle”. Una volta ci capitò di rubare il cavallo a nostro padre perchè avevamo voglia di fare una passeggiata sulla spiaggia. Ma in quel momento non eravamo più bambini spensierati. Eravamo principi e come tali dovevamo assolvere ai nostri doveri . Mi trovavo sola, a palazzo, con mio padre che cercava di consolarmi per farmi sentir meno la mancanza di Ettore.
<< Padre avete notizie di mio fratello?>> chiesi, andando subito all'argomento a cui tenevo. Mio padre mi guardò con un sorriso amaro.
<< Sta tranquilla, Esione. Vedrai che tuo fratello tornerà prima di quanto tu possa immaginare.>>. Le sue rassicurazioni mi tranquillizzarono ben poco. Sapevo che Ettore era il più grande combattente troiano, ma era pur sempre un uomo. Ad un tratto mi balenò in testa una domanda molto importante ma tentennai a lungo prima di porla a mio padre.
<< Padre, avete mai pensato a cosa succederebbe se Ettore… venisse ucciso?>> cominciai quasi tra me e me. Lui si alzò dalla panca in marmo dove era seduto e cominciò ad allontanarsi, come per uscire.
<< Certo che ci ho pensato, ma di questo vorrei parlarne un’altra volta, quando la necessità lo richiederà.>> mi rispose freddamente e si congedò, lasciandomi perplessa nella vasca da bagno. Da quel breve ma intenso dialogo, trascorsero un paio di giorni che mi sembrarono infiniti. Eseguì tutti gli obblighi formali che avevo: cerimonie religiose, pranzi, cene e quant’altro. Un pomeriggio, prima del calar del sole, feci sellare il mio cavallo e uscì dalla città per raggiungere la spiaggia; avevo bisogno di una passeggiata accompagnata dall’odore salmastro e la brezza marina. Quando arrivai in riva al mare, scesi da cavallo e, lasciate le scarpe, sollevai la veste fino alla caviglia e feci un passo verso l’acqua gelida del mare; quella sensazione di freschezza mi dava la giusta carica per andare avanti. Improvvisamente notai a distanza una fila di navi che si dirigevano verso il nostro porto. Per un attimo temetti il peggio ma riuscì, guardando con attenzione, a riconoscere la nave che stava a capo di tutte  le altre: la nave di Ettore. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, avrei voluto urlare ai quattro venti la gioia di rivedere navi amiche. Non persi tempo e, rimontata a cavallo, tornai velocemente in città, gridando alle sentinelle di aprire le porte e di prepararsi all’arrivo del principe. Percorsi velocemente la strada che mi separava da palazzo e, non appena arrivai, andai da mio padre ad annunciare l’arrivo di Ettore.
<< Padre, padre, Ettore è qui. Il nostro esercito ha vinto la battaglia, sono tornati.>>
<< Siano lodati gli dei.>> rispose mio padre e mi abbracciò emozionato. Sprizzante di felicità, mi affacciai dalla mia finestra e vidi le navi che pian piano entravano nel porto.
 
 
POV JOE
 
Mi svegliai improvvisamente dopo una secchiata d’acqua gelida. Mi alzai di botto ma dovetti poggiarmi da qualche parte per via del dolore alla spalla. Non riuscivo a capire dove fossi né con chi fossi.
<< Sveglia, pelandrone.>> mi gridò uno degli uomini che mi stavano attorno. Quando riuscì a mettere a fuoco dove fossi, mi accorsi di essere in una nave che non conoscevo, con persone che non conoscevo e dietro di me si innalzava una città che non conoscevo.
<< Dove mi trovo? Cosa ci faccio qui?>> domandai ma con uno strattone fui spinto  malamente a terra.
<< Benvenuto a Troia, schiavo.>> rispose lo stesso uomo.
<< Schiavo?>> chiesi dolorante, toccandomi la spalla.
<< Ringrazia il principe Ettore se ti trovi qui. Noi avremmo preferito lasciarti in pasto agli avvoltoi insieme a tutti gli altri tuoi compagni ma il principe ha insistito che fossi condotto a Troia per lavorare al servizio della famiglia reale.>> mi spiegarono velocemente. Tentai di rialzarmi ma il dolore alla spalla persisteva.
<< Cosa ne avete fatto dei miei compagni?>>
<< Sta calmo, amico. Mi servi tutto intero a palazzo.>> disse ad un tratto una voce familiare. Mi raggiunse Ettore e si poggiò all’albero maestro. << Sei un giovane robusto e forte, molto intelligente e sicuramente preparato. Un ottimo schiavo per la mia famiglia.>> continuò sorridendo furbescamente.
<< Vigliacco, hai ucciso tutti, non è vero?>> domandai furioso.
<< Se c’è una cosa che odio fare è uccidere, amico. Ecco perché ti trovi qui. Fosse stato uno di loro a colpirti non ti troveresti qui, te lo assicuro.>>
Prima di allontanarsi per dare ordine di sbarcare, mi guardò e indicò la mia ferita.
 << Tra un paio di giorni starai bene, vedrai.>> e si allontanò. Ero davvero confuso; in meno di un paio di giorni ero passato da fante a schiavo e non avevo possibilità di ribellarmi perché se avessi tentato la fuga, avrei trovato immediatamente la morte. Potei solo sperare di tornare prima o poi un uomo libero e che la famiglia reale fosse benevola nei miei confronti.
 
POV ESIONE
 
Le navi sbarcarono presto e la città si preparò ad accogliere trionfanti gli eroi di Troia. L’esercitò sfilo sontuosamente, come si era solito fare in queste occasione e, in men che non si dica, Ettore giunse a palazzo. Mi fiondai alla porta e corsi ad abbracciarlo. Lui ricambiò prendendomi in braccio e stringendomi forte.
<< Esione, mia dolce sorella, come stai? La tua bellezza cresce ogni giorno di più. Ma guardati…sei così raggiante.>> mi disse e mi accarezzò la guancia.
<< Ettore, fratello mio, mi sei mancato così tanto.>> risposi e lo abbracciai di nuovo.
<< Sei mancata tanto anche a me, piccola.>>.
Lasciai che mio padre lo salutasse e così anche Paride.
<< Padre, Esione, Paride. Ho una piccola offerta.>> disse Ettore ad un tratto. Io e Paride eravamo emozionati all’idea, tanto che ci guardammo e sorridemmo.
 
POV JOE
Gli uomini di Ettore mi consegnarono al principe che mi mostrò alla sua famiglia.
<< E’ un soldato acheo, un uomo forte ed intelligente, sarà un ottimo schiavo per noi e di ottima compagnia per Esione, data la sua preparazione intellettuale.>>
Avevo studiato molto prima di partire in battaglia, come si addiceva ad un nobile. Alzai lo sguardo e incrociai quello del re. Ero imbarazzato.
<< Non aver  paura, ragazzo. Sarai anche un soldato nemico ma ora sarai un troiano a tutti gli effetti, schiavo o no. E poi…mi piaci, sai? Come ti chiami?>>.
Il re mi sembrò molto diverso dalle descrizioni che avevo sentito da Diomede; si dimostrò gentile e saggio.
<< Mi chiamo Joseph, ma preferisco essere chiamato Joe.>>
<< Bene, Joe, Ettore lo conosci già, ti presento mio figlio Paride e mia figlia Esione.>>
Mi voltai a guardare le due persone che il re aveva nominato e in quel momento incrociai lo sguardo di una ragazza dagli occhi azzurri e dai folti capelli neri. Portava una veste di seta molto semplice, segno che doveva essere una principessa poco ambiziosa. Le sorrisi e lei ricambiò quel gesto.
 
POV ESIONE
 
Guardai quel ragazzo con occhi pieni di tenerezza. Mi sorrise e mi accinsi a ricambiare. Odiavo dover trattare uomini o donne come schiavi perché erano pur sempre uomini.
<< E’ un piacere conoscervi, Joe.>>
Lui esitò qualche attimo; probabilmente si sorprese del fatto che tutta la mia famiglia parlasse perfettamente greco.
<< L’onore è mio, principessa Esione.>> rispose lui. Mi accorsi che era fasciato ad una spalla.
<< Ma voi siete ferito.>> dissi sorpresa.
<< Sto bene, principessa, non vi preoccupate.>> rispose ancora.
<< Bene, Ettore, conducilo agli alloggi della servitù e spiegagli le sue mansioni.>> continuò mio padre e così vidi il giovane uomo allontanarsi.
<< Finalmente avrai qualcuno con cui poter parlare di Astronomia, cara sorella.>> cominciò Paride, prendendomi in giro.
<< Smettila, Paride, almeno sarà più intelligente di te.>> risposi ridendo e cominciammo a giocare insieme, attendendo l’arrivo di Ettore che si unì a noi.
Il ritorno di Ettore era sempre una grande festa, tanto che la sera festeggiammo come richiedeva l’occasione ma non sapevo ancora che quel giorno avrebbe stravolto totalmente la mia vita.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


POV ESIONE
 
“Lo scioglitore delle membra, Amore
mi sfibra nuovamente,
invincibile fiera
dolce e amara insieme...
Atti, di Saffo t'è venuta in uggia
persino la memoria
e voli verso Andròmeda.”

 
Una meravigliosa poesia, con delle parole così forti che solo una grande donna e poetessa come Saffo poteva scrivere. Seduta sul bordo della finestra della mia camera, leggevo e immaginavo la mia vita lasciandomi trascinare dalle parole della lirica: sognavo l'amore, un amore sincero che non comportasse né matrimoni combinati né uomini di potere o soldati sempre lontani da casa. Sognavo la vita che tutte le donne desideravano: una famiglia felice, un uomo che amava la donna al suo fianco e dei figli da crescere insieme. Ma sapevo bene che il ruolo che rivestivo avrebbe presto infranto quelle fantasie così fanciullesche e “ fiabesche”. A distrarmi dai miei pensieri fu il nuovo arrivato a palazzo, Joe. Erano passati un paio di giorni dall'arrivo di Ettore e Joe dovette adattarsi presto alla sua nuova vita. Lo avevo incrociato poco in quei giorni, probabilmente si era occupato di alcune faccende assegnatigli dai miei fratelli o da mio padre; mio fratello Ettore ne parlava sempre in maniera positiva e questo mi faceva piacere. Appena aprì la porta, mi girai di scatto e lo vidi farmi un inchino.
<< Principessa, vostro fratello Ettore vi attende alle scuderie. Desidera che lo raggiungiate per una passeggiata a cavallo.>> disse lui formalmente, tenendo lo sguardo basso. Sorrisi alla scena e lo sciolsi almeno in parte dalle formalità.
<< Ti ringrazio per la tempestività, Joe, ma non c'è bisogno di tenere quello sguardo basso. Adoro guardare negli occhi il mio interlocutore.>> risposi gentilmente. Lui sollevò lo sguardo e mi sorrise, ricambiando quella gentilezza che gli avevo mostrato. Posai il libro che avevo per le mani e cercai di sistemarmi velocemente i capelli. Nel frattempo Joe si avvicinò alla finestra e, prendendo il libro tra le mani, lo aprì e cominciò a leggere.
 
“Mi scuote amor la mente
Come il vento che rapido s’abbatte
Sulle querce del monte.”

 
Mi voltai di scatto, sopresa. Lui mi osservò e richiuse lentamente il libro.
<< Non sapevo che vi piacesse Saffo, principessa.>> cominciò lui sorridendo. Mi alzai e lo raggiunsi.
<< E’ la mia poetessa preferita e non credo sia solo la mia, da quanto ho appena sentito.>> risposi e risi, divertita.
<< Adoro il suo modo di esprimere le sue emozioni, così forti e delicate allo stesso tempo. E’ come se lei fosse un ramoscello robusto ma sempre pronto a spezzarsi, in qualsiasi momento.>> continuò lui. Rimasi ad ascoltarlo con un certo interesse; aveva una grande conoscenza dell’argomento e un modo di parlare davvero eloquente. Era un piacere ascoltarlo.
 
 
POV JOE
Continuai a parlare di Saffo, notando un certo interesse in Esione. Incrociai presto i suoi occhi azzurri che mi fissavano quasi con ammirazione; non mi era mai capitato nella vita di vedere una ragazza del suo nobile rango prestare così tanta attenzione alle parole di uno schiavo. Non riuscii a terminare il discorso poiché, a causa di alcune faccende svolte precedentemente, la spalla colpita dalla freccia tornò a dolermi. La sfiorai con la mano ma, improvvisamente, quella di Esione si poggiò sulla mia.
<< Ti dispiace se do un’occhiata alla tua spalla?>> cominciò lei e, continuando ad osservarla stupito, lasciai che agisse indisturbata. Vidi che studiava attentamente la mia cicatrice, poi la vidi alzarsi e tornare da me con un unguento verde.
<< Fortunatamente ormai è in via di guarigione, ma per velocizzare i tempi, questo unguento fatto di erbe curative dovrebbe aiutarti a farla risanare più in fretta. >> mi spiegò lei brevemente.
<< Come fate a conoscere questi rimedi?>> domandai curioso di sapere qualcosa in più sulla principessa troiana.
<< Ho letto tanti libri sull’argomento.>> rispose lei sinteticamente e, immergendo la mano nella ciotola, cominciò a spalmare l’intruglio verde sulla mia ferita; aveva un tocco delicato, come il battito d’ali di una farfalla. In quel momento sentii come una strana sensazione, qualcosa che non riuscivo a spiegarmi; ero come inebriato dal suo dolce profumo di rosa e incantato dalla sua gentilezza e dal suo modo di essere. Cominciai a sentire i battiti del cuore accelerare incredibilmente e incontrollatamente, dentro di me l’istinto di stringerla forte a me e non lasciarla andare si fece sentire più forte che mai ma qualche attimo dopo mi destai da questi pensieri, cercando di controllare quelle emozioni a me nuove e del tutto sconosciute.
<< Perché fate tutto questo per me?>> domandai seriamente. Lei alzò gli occhi che incrociarono immediatamente i miei. Esione rimase qualche attimo in silenzio, continuando ad osservarmi sorridendo.
 
POV ESIONE
Lo guardai negli occhi qualche attimo; dal primo momento che lo avevo incontrato avevo notato in lui qualcosa di diverso dagli altri uomini, persino dai miei fratelli. Erano passati solo pochi giorni dal nostro incontro ma era come se lo conoscessi da tutta la vita e questo mi fece paura. Non potevo essere attratta da uno schiavo che appena conoscevo, per di più greco. Era l’uomo più bello che avessi mai visto: era alto, aveva i capelli neri e ondulati, dei bellissimi occhi nocciola e il corpo statuario, come si addiceva ad un greco. Ero convinta che questa attrazione sarebbe presto finita, forse il fatto che fosse nuovo a palazzo mi stava conducendo in inganno e cercai di convincermi che, passato qualche tempo, sarei tornata alla mia solita vita.
<< Se devo essere sincera, non lo so…so solo che non importa che tu sia uno schiavo o meno, sei un essere umano e come tale devi essere rispettato.>> risposi con altrettanta serietà alla sua domanda. Abbassai lo sguardo sulla sua spalla ma sentivo ancora i suoi occhi cercare i miei, sentivo il suo respiro farsi più affannoso e sentivo il mio cuore battere all’impazzata. Sudavo freddo ma senza motivo; dovevo cercare di controllarmi, ero una principessa e avevo dei doveri verso la mia famiglia.
<< Siete così…diversa, principessa. Dalle mie parti una come voi non si sarebbe mai abbassata a prendersi cura di uno schiavo.>> riprese lui. Mi alzai appena finii di spalmare l’unguento.
<< Forse perché sono cresciuta in modo diverso, Joe, con ideali diversi.>> risposi ironicamente. Lui sorrise e si alzò da terra.
<< Vostro fratello Ettore vi attende, non vorrei che faceste tardi per causa mia.>>
<< Oh, no Joe. Anzi, mi piacerebbe se al mio ritorno, tornassi qui per…leggere qualche poesia insieme e discutere di Astronomia, ti va?>> domandai timidamente. Lui si avvicinò a me lentamente.
<< Certamente, principessa.>> rispose e continuò ad avvicinarsi a me.
 
 
POV JOE
 
Distolse lo sguardo da me e si incamminò verso la porta per raggiungere il fratello alle scuderie ma prima di andare via, si voltò a guardarmi nuovamente.
<< Allora…a stasera?>> mi chiese dolcemente.
<< A stasera.>> risposi con altrettanta dolcezza. Le feci un inchino e lasciai che si allontanasse. Quando rimasi solo, tirai un sospiro di sollievo:” Andiamo Joe, che ti sta succedendo? Non puoi essere attratto di lei, è una principessa e tu adesso sei un servo. Passerà, vedrai…” pensai tra me cercando un modo di sfuggire a quel vulcano di emozioni che mi dominavano in sua presenza. Ma in cuor mio sapevo che una volta entrata,  difficilmente sarebbe uscita.
 
POV ESIONE
 
Il pomeriggio con Ettore trascorse più in fretta di quanto potessi immaginare. Mi diede notizia della sua prossima partenza assieme a Paride per concordare una pace definitiva con il re Menelao, fratello di Agamennone. La notizia non mi allarmò poiché non si trattava di uno scontro armato ma il pensiero di vedere i miei fratelli partire nuovamente mi rattristò. Ettore cercò di rallegrarmi ma inutilmente. Al calar del sole, quando rientrammo a palazzo, una delle mie ancelle mi condusse alla sala dove solitamente ci riunivamo con la mia famiglia per cena. Una volta concluso il pasto, mi congedai dai miei familiari e, sotto osservazione di Ettore, mi allontanai per tornare nei miei appartamenti.
<< Padre, sapete perché Esione è corsa via da tavola in quel modo?>> domandò Ettore a mio padre.
<< Figliolo, non ti preoccupare. Magari è solo stanca e ha bisogno di riposo.>> rispose mio padre sorseggiando del buon vino.
<< Fratello, quando darai ad Andromaca la notizia della nostra partenza?>> chiese Paride. Ettore sospirò.
<< Stasera.>>
Nel frattempo, giunta in camera, ordinai ad Altea, mia ancella di fiducia, di condurmi Joe. Altea eseguì l’ordine e, mentre scioglievo i capelli dall’acconciatura, Joe bussò alla porta.
<< Entra, Joe, non temere.>> dissi sorridendo. Lui avanzò e mi fece nuovamente un inchino. << Sai che hai imparato bene a fare l’inchino?>> ripresi ironicamente. Lui sorrise timidamente.
 
POV JOE
Sciolse la sua lunga chioma nera. In quel momento mi sembrò di avere di fronte Afrodite in persona. Lei si voltò e sorrise, prese dei libri e li mise sul bordo della finestra. Poi  mi afferrò la mano e mi trascinò fino a dove si trovava. Mi fece sedere accanto a lei, con la schiena poggiata al muro sotto la finestra.
<< Ti prego, leggimi una poesia.>> cominciò lei.
<< Principessa, non so se…>>
<< Non essere timido.>> rispose lei. Non riuscivo a resistere al suo sguardo, così cedetti. Aprii il libro e, casualmente, mi capitò una poesia che descriveva perfettamente il mio stato d’animo in quell’esatto momento:
 
 
Ritengono taluni
Che la cosa più bella cosa sulla terra
Dove viviamo sia
Un esercito d’uomini a cavallo
Altri di fanti ed altri
Di navi; invece io
Penso che sia soltanto ciò che s’ama.

 
POV ESIONE
Restai ad ascoltarlo incantata e, non appena ebbe finito, gli sorrisi dolcemente.
<< Assolutamente meravigliosa.>> cominciai sussurrando.
<< Sono perfettamente d’accordo, anche perché anch’io so cos’è la cosa più bella per me.>> rispose lui. Mi sorrise di contraccambio e in quel momento restammo a fissarci negli occhi, l’uno immerso nell’altro. Fui la prima a voltarmi dall’altra parte per illudermi di poter evitare quel momento magico che ormai si era venuto a creare. Ad un tratto Joe mi prese la mano e l’accarezzò. Mi voltai nuovamente a fissarlo, questa volta con uno sguardo spaventato e perso. Lui notò quell’atteggiamento e mi accarezzò dolcemente la guancia. Chiusi gli occhi e lasciai che continuasse ad accarezzarmi. Mi sentii sempre più vicina a lui, il cuore batteva all’impazzata, sudavo e i sensi di colpa ormai facevano capolinea nella mia testa.
 
POV JOE
Potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle, ormai ero deciso: doveva essere mia. Le nostre labbra si sfiorarono delicatamente, senza eccedere in un bacio, non ancora.
<< Non sarei voluto arrivare a questo..:>> gli sussurrai delicatamente.
<< Cercavo di illudermi, ma sapevo che sarebbe successo, prima o dopo…Saffo non sbaglia mai.>> rispose lei sussurrando.
Sarebbe dovuto essere il momento decisivo se la voce di Ettore non avesse interrotto l’atmosfera.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


POV ESIONE
 
Mi alzai di scatto, sistemandomi la veste. Sentii Ettore avvicinarsi sempre di più verso la mia camera. Joe si alzò da terra, prese i libri che avevo messo sul davanzale della finestra e li poggiò sul tavolo della mia camera. In quel momento entrò Ettore, bussando alla porta già aperta.
<< Esione, posso parlarti?>> cominciò lui, sorridendo. Annuii leggermente, ricambiando il suo sorriso. Poi si accorse della presenza di Joe che, immediatamente, si congedò. Lo guardai andar via senza dire una parola; ero confusa da tutto quello che era successo ed Ettore, che era pur sempre mio fratello, si accorse del  mio strano atteggiamento. Si avvicinò a me, mi prese le mani e mi portò fuori in giardino; lì avremmo potuto parlare indisturbati, senza indulgio. Ci sedemmo sotto un albero, nel punto più isolato.
<< Che ti succede, Esione? Ti ho vista strana, stasera, a cena.>> cominciò lui, voltandosi verso di me. Non risposi, non volevo rispondere. Ero presa dai miei pensieri e cercavo di governare ancora quella miriade di emozioni che si stagliava contro il mio cuore come le onde contro uno scoglio durante una tempesta. Ettore mi sfiorò il viso e lo voltò leggermente verso il suo.
<< Sai che con me puoi parlare apertamente.>> riprese dolcemente. Non risposi ancora; volevo solo il suo conforto. Strinsi il suo braccio e mi poggiai sulla sua spalla. Lui mi strinse a sé, come se volesse proteggermi. Restammo così a lungo, in silenzio. Poi Ettore decise di prendere l'iniziativa.
<< Sei innamorata, non è vero?>> mi domandò. Alzai la testa e lo guardai negli occhi; mi conosceva così bene che non avrei potuto nascondergli nulla.
<< Sono confusa, fratello mio. Il mio cuore dice si, la mia testa: ”non farlo!”. Ho paura, Ettore, paura di fare del male a me e soprattutto a lui.>> risposi sospirando tristemente. Lui mi accarezzò i capelli dolcemente. << Io sono una principessa, ho dei doveri da portare avanti e non ti nego che ho paura che presto nostro padre possa promettermi in sposa a qualche re di chissà quale lontano luogo.>> continuai; le lacrime cominciarono a scendere lentamente sulle guance, una dopo l'altra.<< Tutte le storie che fino ad ora ho letto nei miei libri, non facevano che parlare di amanti, di innamorati, di vero amore. Ero convinta che fossero solo favole scritte, ma adesso...>>
<< Lo so, piccola.>> mi interruppe mio fratello, parandosi davanti a me. Parlava in modo dolce ma seriamente. << Le vite di un principe e di una principessa non sono mai ciò che gli altri si aspettino che siano. Sono la tortura peggiore che possa capitare ad un uomo. Le ricchezze, il benessere, non è questo che ci rende felici. Siamo costretti ad una vita che non è la nostra. Io soffro quanto te, Esione. Credi che sia facile per me andare via da Troia? Lasciare te,  Andromaca e il mio piccolo Astianatte qui per partire in guerra o chissà dove, con la possibilità di non rivedervi? Credimi, non c'è cosa che mi faccia stare peggio e sapere di doverlo fare perché il mio ruolo me lo obbliga è la cosa che mi ferisce di più.>> affermò lui e una lacrima gli scivolò sulla guancia. Lo guardai con malinconia.
<< Io non voglio perderti, Ettore. Sei la persona più importante che ho. Promettimi che non ti accadrà mai nulla.>> risposi e lo abbracciai con tutta me stessa.
<< Questa è una promessa che non posso farti, lo sai bene anche tu, ma sta pur certa che non mi perderai mai, Esione. Io sarò sempre con te, al tuo fianco, nella buona e nella cattiva sorte.>>
<< Aiutami, fratello. Cosa devo fare?>>
<< Sarai tu stessa a capirlo. Lasciati guidare dai tuoi sentimenti e vedrai che presto tutto sarà chiaro. >> concluse lui, accarezzandomi la guancia. Gli sorrisi dolcemente, ricambiando il suo affetto. Si alzò in piedi, aiutando anche me a tornare su. << Ora va e…sappi che non mi importa che sia uno schiavo. Voglio che tu sia felice e so che farai sempre la cosa giusta.>> mi disse prima di andare via e tornare da sua moglie. Mi salutò dandomi un caldo bacio in fronte.
 
POV JOE
 
Sapevo che era una follia. Avevo provato a baciarla ma sembrava che il destino mi fosse avverso in quel tempo: ero stato reso schiavo, ero lontano dalla mia patria, mi ero innamorato della più dolce ragazza che esistesse sulla terra ma irraggiungibile, per di più perché principessa. Dovevo togliermela dalla testa, per noi non ci sarebbe stato un futuro; lei sarebbe andata incontro al suo destino, sposata chissà con quale sconosciuto ed io al mio. Ma pensare a ciò mi faceva soffrire di più. Pensare di doverla lasciare ad altri uomini che avrebbero potuto trattarla come la peggiore delle loro nemiche mi faceva andare su tutte le furie; avrei preso il mondo a pugni se avessi potuto. Invece a pugni presi solo il muro della stanza dove la servitù alloggiava. Mi lasciai scivolare fino a toccare terra, avvolto nei miei pensieri. Quella notte non chiusi occhio; pensavo a lei e ripensavo a quel bacio mancato. Non avevo mai provato quei sentimenti così forti e in quel momento capii che forse avevo trovato la donna che mi avrebbe accompagnato per il resto della vita.
 
POV ESIONE
 
In quei giorni cercai di evitare quanto più mi era possibile di  incrociare Joe. Avevo bisogno di capire tante cose e non vederlo mi avrebbe fatto comprendere se potevo provare davvero qualcosa per lui o no. Ettore e Paride, nel frattempo, salparono alla volta di Sparta per concludere definitivamente i rapporti ostili con i Greci e vivere finalmente una vita lontana dalla guerra. In assenza dei miei fratelli, fui impegnata quasi tutto il giorno in tutto quello che veniva definito “ burocratico” e che, come sapevo, erano compiti che dovevo svolgere. La sera me ne stavo tutto il tempo chiusa nella mia camera a leggere diversi libri, dall’astronomia alla retorica. Portavo sempre con me il libro con le poesie di Saffo ma da quando Joe aveva letto una di quelle liriche e poi aveva tentato di baciarmi, non riuscivo più neanche ad aprirlo. La mattina seguente decisi di fare la mia solita passeggiata sulla spiaggia, questa volta però decisi di lasciare il mio cavallo nelle scuderie e di arrivare alla riva a piedi.
 
POV JOE
 
In quei giorni notai che Esione tentò in tutti i modi di evitarmi. Non sapevo perché avesse quell’atteggiamento ma non volli contrariarla. La vedevo da lontano, bella e sorridente come sempre. Ogni giorno che trascorreva era un tassello in più che si aggiungeva al puzzle dentro il mio cuore. Ogni giorno sentivo di amarla sempre di più, sentivo il dovere di proteggerla, di averla accanto, di non lasciarla andare, di sorridere insieme a lei, di piangere, di litigare, di averla mia. Quella mattina, prima dell’alba, ero intento a strigliare i cavalli quando la vidi passare ad una andatura veloce. Cercai di raggiungerla ma quando uscii dalla stalla, lei era già lontana; si dirigeva fuori città, ma non sapevo perché. Il mio istinto mi disse di seguirla e così feci.
 
POV ESIONE
 
Raggiunsi la spiaggia in pochi minuti. Mi sedetti proprio davanti al mare, dove l’acqua arrivava leggermente a bagnarmi i piedi; finalmente mi sentivo viva e libera. Li avrei potuto riflettere a lungo sul da farsi e, una volta rientrata a palazzo, avrei preso la mia decisione definitiva. In quel  momento però sentii arrivare qualcuno da dietro le mie spalle; mi voltai di scatto, spaventata, e trovai Joe giungere vicino a me.
<< Ah, sei tu Joe…>> dissi tirando un sospiro di sollievo e tornando a guardare il mare. Lui si avvicinò e si sedette di fianco a me.
<< Vi ho vista uscire, principessa, e non potuto fare altro che seguirvi. E’ l’alba, la città dorme e non è prudente per una principessa avventurarsi fuori da sola.>>
<< Ma non ero sola…>> risposi, tornando a guardarlo. Lui sorrise e abbassò lo sguardo. << E poi, avevo bisogno di stare un po’ qui…>> ripresi seriamente. Mi alzai e mi diressi verso il mare, lasciando Joe da solo. Cominciai ad immergermi in acqua lentamente, arrivando a bagnarmi completamente; il mare mi aveva sempre creato questo effetto rigenerante. Ogni tanto guardavo Joe e gli sorridendo, accogliendo lo stesso gesto in cambio.
 
POV JOE
Era la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la vita: armoniosa, angelica, gentile, bella, dolce, insomma una dea. La mia dea. La guardai fare il bagno nelle acque dell’Egeo e istintivamente, mi venne voglia di correrle incontro e baciarla, ma decisi soltanto di raggiungerla. Prima che potessi entrare, lei mi schizzò dell’acqua senza fermarsi, rendendomi completamente fradicio.
<< Così almeno saremo due ad essere bagnati.>> mi disse lei, ridendo.
<< Ve la siete cercata, principessa.>> risposi ridendo a mia volta e le corsi incontro, schizzandole acqua. Lei mi rispondeva allo stesso modo; ridevamo come bambini e in quel momento la felicità regnava sovrana. Ad un tratto le corsi incontro e la presi in braccio per gettarla nuovamente in acqua, lei si dimenò così tanto da far cadere anche me, insieme a lei. Continuammo a ridere come matti. In quel punto il mare era basso e noi riuscivamo a stare perfettamente a metà tra l’acqua e il cielo. Dalla caduta mi ritrovai di fianco a lei, guardandola dall’alto; lei semi-sdraiata mi osservava con occhi curiosi. Una volta concluse le risa, continuammo a guardarci a lungo, respirando affannosamente per la fatica compiuta. Cominciai ad accarezzarle la guancia dolcemente, lasciando che lei chiudesse gli occhi e si lasciasse trascinare nuovamente dal momento.  Mi avvicinai sempre di più; di nuovo il suo profumo mi pervase completamente e il cuore cominciò a battere furiosamente. La sentivo tremare, come se avesse avuto paura di sbagliare. Le sfiorai delicatamente le labbra, come la prima volta e nuovamente, lei non si trasse indietro.
<< Non mi farò scappare la seconda occasione…>> le sussurrai delicatamente. Il cuore mi batteva ormai all’impazzata, mi sentivo catturato da lei.
In quel momento la baciai. La baciai con dolcezza. Non volevo farla agitare ma avevo bisogno di avere un contatto con lei.
 
POV ESIONE
 
Lasciai che mi baciasse dolcemente. Non volevo oppormi a quell’amore che ormai mi aveva dominata. Volevo essere sua, volevo averlo accanto, amarlo, stringerlo. Immersi in acqua, Joe continuò a baciarmi e ad accarezzarmi con delicatezza. Mi strinsi al suo collo e lasciai che mi prendesse in braccio, portandomi fuori dall’acqua. Mi fece sdraiare sulla spiaggia e continuò a baciarmi sulle labbra, sul collo, stringendomi forte a se. Quando si staccò con delicatezza, mi guardò e sorrise. Ricambiai quel gesto e mi sollevai anch’io. Semi sdraiata sulla spiaggia, mi feci cingere dai fianchi e lasciai che mi stringesse a se, come fossi in un guscio protettivo. Lui si sedette e così riusci a poggiare la testa al suo petto.
<< Aveva ragione Ettore…>> cominciai sospirando.
<< Su cosa?>> mi domandò.
<< Riguardo a seguire i nostri sentimenti. Non volevo credere a ciò che provavo e non capivo di stare commettendo un grave errore.>> risposi, continuando a fissare il mare. Lui mi strinse ancor di più a se e mi baciò sul collo. << Pensavo che gli dei si opponessero a tutto questo, ma evidentemente c’è qualcosa di più forte che ci domina.>>
<< Chiamalo, se vuoi, destino.>> mi rispose lui e tornò a baciarmi.<< Ti amo, Esione. Sei la creatura più bella che io abbia mai incontrato. Desidero esserti accanto per il resto della vita, voglio stringerti, voglio sorridere e piangere insieme a te, voglio avere una famiglia e la voglio con te. Non ho smesso di pensarti un momento da quando ci siamo incontrati la prima volta.>>
<< Adesso so cosa vuol dire amare, so cosa significa proteggere la persona che ami e so per certo che la mia vita non avrebbe mai potuto essere bella senza di te.>> risposi dolcemente e ,col sorriso sulle labbra e gocce d’acqua che cadevano dai nostri volti, tornammo a baciarci con passione, per tutto il tempo che il sole salì in cielo per dare inizio ad un nuovo giorno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


POV ESIONE


Trascorremmo giorni splendidi insieme. Tutto procedeva a meraviglia, regnava la pace in città e la vita trascorreva serenamente. In quei giorni il mio carico di impegni diminuì incredibilmente perchè il periodo di feste e cerimonie era terminato e in più aspettavamo con ansia il ritorno dei miei fratelli con la notizia dell'avvenuto trattato di pace tra Greci e Troiani. Mi sentivo finalmente felice e ogni momento che avevo a disposizione, lo passavo in compagnia di Joe; stavamo imparando a conoscerci meglio l'un l'altro, non solo caratterialmente ma scambiavamo opinioni e idee sulle nostre vite, sugli usi e costumi della nostra gente e su tutto ciò che poteva capitarci ad argomento. Passavamo ore a parlare, senza mai stancarci. Ce ne stavamo in giardino, oppure nella mia stanza, abbracciati, oppure passeggiavamo lungo la riva del mare, stretti mano nella mano; mi proteggeva in un caldo abbraccio, mi stringeva a se, mi accarezzava, mi sfiorava con una delicatezza e una dolcezza al di sopra del naturale, mi baciava con passione; mio padre non sospettava nulla a riguardo della mia relazione con Joe e questo mi sollevò da molte ansie e dubbi che attanagliavano me e il mio amato. Capitava spesso anche che, tra sorrisi e battute, ci fermassimo qualche attimo a perderci l'uno negli occhi dell'altro; avrei potuto guardarlo per ore senza mai stancarmi, mi faceva battere il cuore, sudare freddo e respirare affannosamente. Ogni giorno che passava ero sempre più convinta di amarlo dal profondo del mio cuore ed ero più che sicura che niente ci avrebbe mai separati, era tutto perfetto...


POV JOE


Troppo perfetto.


POV ESIONE
Era una mattina calda, una di quelle in cui soffia un venticello quasi inavvertibile, con un cielo azzurro, limpido e senza nuvole. Joe era stato chiamato da mio padre per delle faccende importanti, mentre io me ne stavo nella mia stanza, seduta sul bordo della finestra a farmi riscaldare dai raggi del sole che colpivano il mio viso. Improvvisamente un suono stridulo mi destò: era la sentinella che ci avvisava dell'arrivo di una nave. Voltai di scatto la testa e osservai con attenzione l'imbarcazione che avanzava verso il nostro porto: era una nave troiana.
<< Sono tornati.>> sussurrai felice tra me. Scesi di corsa dalla finestra e, tenendomi la veste, corsi da mio padre avvisandolo dell'arrivo dei miei fratelli. Incontrai Joe per il corridoio, così corsi ad abbracciarlo.
<< Cosa succede, Esione?>>
<< Sono tornati, Ettore e Paride sono tornati da Sparta.>> risposi estasiata, trascinandolo con me fin davanti le porte del palazzo; poteva essere solo il segno della fine delle ostilità tra noi e i Greci, tutto sarebbe tornato come prima, niente più guerriglie, niente morti. I miei fratelli furono condotti a palazzo con tutti gli onori dovuti ai principi ma quando giunsero di fronte alla reggia, una sorpresa inaspettata mi stupii; Ettore scese dall'auriga e si diresse a salutare mio padre e poi me, seguito da Paride che teneva da un braccio, vicino a se, una donna dalla straordinaria bellezza: aveva dei lunghi capelli biondi e degli occhi azzurri come il mare. Rimasi stupita a vedere quella scena. Mi voltai verso Ettore, cercando di chiedere spiegazioni e soprattutto di sapere chi fosse quella donna ma il suo sguardo era schivo, quasi inafferrabile.
<< Padre, sono contento di rivederti. Esione, sorella mia, vorrei presentarvi Elena.>> cominciò Paride presentandoci la misteriosa donna. Ella si avvicinò e sorrise a me e mio padre.
<< Elena?>> domandò mio padre incuriosito. << Elena di Sparta?>>. Mi voltai a guardarlo incredula.
<< Elena di Troia, padre.>> lo corresse Paride. Rimasi a fissare la scena sconcertata; cercai lo sguardo di Joe, sperando che condividesse con me lo stupore e l'incredulità e così fu. Poi cercai nuovamente mio fratello Ettore che, non appena furono concluse le presentazioni, si allontanò da noi, dileguandosi nel palazzo. Avevo necessità di parlare con lui, dovevo capire cosa stesse succedendo, perchè Elena si trovasse li e che cosa fosse successo durante il loro viaggio. Mi congedai gentilmente dagli altri e seguii Ettore. Joe mi corse dietro e mi fermò da un braccio, portandomi dietro un muro in modo da non essere visti.
<< Cosa crede di fare tuo fratello?>> mi disse in tono severo. << Tu sai chi è Elena, vero?>>
<< Certo che lo so, Joe.>> risposi altrettanto severa. << Elena è la regina di Sparta, moglie del re Menelao...>> ma Joe non mi lasciò finire.
<< Fratello di Agamennone, il capo dell'esercito in cui combattevo prima che diventassi schiavo a Troia.>> finì Joe.
<< Che cosa vuol dire questo?>> domandai cominciando a spaventarmi. Leggevo anche nei suoi occhi una cerca preoccupazione.
<< Che Troia ben presto non sarà più un posto sicuro.>> concluse lui e mi guardò fisso negli occhi. Per un attimo ebbi un mancamento; ciò che aveva detto poteva voler dire solo una cosa: scatenare una guerra, una guerra sanguinosa che avrebbe potuto portare alla rovina la mia città. Io lo tirai verso di me e lo baciai; lui mi strinse a se, accarezzandomi la guancia. Continuammo a baciarci per qualche minuto, non volevamo staccarci. Ci ritrovammo poggiati l'uno all'altro, fronte contro fronte.


POV JOE


Era inevitabile che quello a cui avevamo assistito quel giorno fosse un brutto presentimento. Mi staccai dalle labbra della mia amata e l'abbracciai con tutto l'amore che potevo darle. Lei si poggiò al mio petto e mi strinse in un abbraccio. Rimanemmo in silenzio a lungo, ascoltando solo i nostri respiri. Poi lei sollevò il viso e mi guardò nuovamente negli occhi.
<< Dobbiamo fermare la cosa prima che sia troppo tardi.>> cominciò lei agitata.
<< Che cosa pensi di fare, Esione?>>
<< Riportiamo Elena a Menelao.>>
<< Sei impazzita, per caso? Tu credi davvero che riportare la moglie a Menelao basti a fermare l'inevitabile?>> risposi e presi il suo viso tra le mani. <> conclusi, accarezzandole i capelli.
<< Non posso permettere che questo accada, non per il capriccio di mio fratello. Non lascerò che la mia famiglia e la mia gente muoiano per una donna contesa. Vado a parlare con Ettore, forse lui potrà fare la cosa giusta.>> mi disse lei sicura di se, mi baciò delicatamente e si allontanò da me a passo spedito. La guardai allontanarsi nei meandri del palazzo mentre la preoccupazione dentro di me cresceva ogni minuto di più.


POV ESIONE


Con passo svelto raggiunsi Ettore, che continuava in modo frenetico a camminare su e giù per la stanza. Quando si accorse di me, si fermò e mi guardò fisso negli occhi. Rimasi davanti l'uscio della stanza, ricambiando il suo sguardo; solo lui avrebbe potuto smentire il giusto presentimento di Joe.
<< Ti prego, dimmi che non è come credo.>> esordii a bassa voce. Lui distolse lo sguardo e sospirò.
<< Che cosa ci fa lei qui, Ettore?>> continuai con un tono più acceso. Ettore non rispose nuovamente. << E' la regina di Sparta. Paride ha portato via Elena a Menelao proprio mentre vi accordavate sulla pace che avrebbe potuto dar fine alle ostilità con i Greci. Tu sei dalla sua parte, non è vero, fratello?>> ripresi ancora più infervorata << Ettore, rispondimi, maledizione!>> urlai esasperata.
<< Esione, basta!>> mi urlò lui di contraccambio, zittendomi all'istante; non aveva mai alzato la voce con me, segno evidente che la paura dominava anche il suo animo. Dopo un breve silenzio, ripresi con le lacrime agli occhi per quello che mi aveva detto.
<< Ci sarà una guerra...>>
<< Esione...>>
<< Come hai potuto permettergli di portare quella donna qui, nella nostra terra. Scatenerà una guerra che potrebbe radere al suolo la città, potrebbe ucciderci tutti.>> continuai ancora più preoccupata. Ettore, vedendo che la paura cominciava a dominarmi, si avvicinò a me e mi abbracciò forte, tanto che in me scatenò un pianto frenetico.
<< Mi dispiace, piccola mia. E' colpa mia, solo colpa mia. Non sono stato un buon principe come tutti si aspettavano.>> disse lui sospirando. << Ho provato a fermare Paride ma sai com'è, testardo più di un mulo. Ho fatto di tutto per dissuarderlo, avevo deciso di riportare Elena in patria e risolvere questa situazione nel modo più pacifico possibile ma Paride sarebbe andato con lei e la guerra che potevamo evitare sarebbe scoppiata comunque.>> mi rispose lui. Lo guardai con le lacrime agli occhi.
<< Ettore, ti prego, riporta Elena indietro. Possiamo ancora fermare questa guerra.>> lo supplicai ma invano.
<< Siamo già in guerra, piccola mia.>> rispose lui, mi accarezzò la guancia, mi baciò in fronte e si allontanò, lasciandomi sola, nel silenzio più totale. Ero sconvolta e furibonda. Così decisi di affrontare Paride faccia a faccia; avrebbe dovuto supplicare gli dei uno per uno per chiedere il mio perdono. Nel corridoio incrociai Joe che aspettava il mio ritorno dal colloquio con mio fratello.


POV JOE


Aveva gli occhi rossi, doveva aver pianto tanto. La fermai da un braccio e la tirai verso di me. Lei non parlò, mi abbracciò soltanto; ricambiai quel suo gesto.
<< Dobbiamo prepararci al peggio, Esione.>> esordii sussurrando. << Lo sai bene anche tu. I Greci non avranno pietà, non dobbiamo permettergli di entrare in città.>>
<< Ho paura, Joe. Ho paura che tutto ciò porterà alla fine, alla fine di tutto, della mia città, della mia famiglia, di noi...>>
<< No, questo non succederà mai, te lo prometto. Noi staremo insieme, per sempre, nella buona e nella cattiva sorte.>> la interruppi bruscamente e poi la baciai, la baciai dolcemente. La strinsi a me più forte che potevo; non avrei permesso a nessuno di togliermi la cosa più importante della mia vita. Ma sapevo bene che, essendo un greco, Ettore mi avrebbe schierato insieme ai suoi guerrieri nella battaglia contro Agamennone e io non potevo tirarmi indietro, non solo perchè ero suo schiavo ma perchè ne valeva della vita di Esione, della sua famiglia e di tutto il popolo di Troia.
<< Amore mio, ascoltami. Tuo fratello sa che sono un greco e come tale probabilmente mi coinvolgerà nella battaglia, dato che conosco perfettamente le strategie e le mosse dei nostri avversari...>> cominciai lentamente ma lei mise un dito sulla mia bocca.
<< Parlerò io con Ettore.>>
<< No, ascoltami, ti prego. Io non posso lasciare che il tuo popolo soccomba ai Greci e come tale devo scendere in campo insieme ai tuoi fratelli...>> dissi tutto d'un fiato. Lei sbarrò gli occhi incredula.


POV ESIONE


Non potevo accettare l'idea di vedere le persone più care che avevo a rischio di morte ogni secondo che passava. Mi staccai violentemente da Joe, non volevo più ascoltare i suoi discorsi.
<< Non vi lascio affrontare un esercito da soli.>> risposi severa. Joe tentò di avvicinarsi a me ma lo respinsi. << Non lascerò che vi uccidano di fronte ai miei occhi, non lascerò scoppiare questa insulsa guerra e non permetterò a nessuno di togliermi le uniche persone che amo. Non ti lascerò combattere, dovessi chiedere l'aiuto di Zeus in persona.>> continuai, mi voltai di scatto e corsi per vedere Paride.
<< Esione, aspetta, ti prego.>> tentò Joe di fermarmi ma inutilmente.
In poco tempo riuscii a trovare Paride, da solo, nella sua stanza. Gli corsi incontro, lo presi dalla veste e cominciai a scuoterlo.
<< Che cosa credevi di fare?>>
<< Esione, lasciami spiegare...>>
<< Non voglio spiegazioni da te, Paride, voglio che tu cacci via Elena da questa città, che la riporti a Menelao e che tu fermi la guerra che tra un paio di giorni attanaglierà questa terra.>>
<< Non posso, Esione.>>
<< Sei un codardo, Paride.>> dissi tagliente, scagliando violentemente mio fratello. << Hai fatto i tuoi sporchi interessi, non è cosi? Non riesci a resistere al fascino di una bella donna, vero? Io mi fidavo di te, ti ho sempre appoggiato in tutto quello che hai fatto ma questa volta mi hai proprio delusa.>>
<< Esione, io la amo.>> mi ribattè Paride ad alta voce. << Sono disposto a morire per lei.>>. Io mi voltai e lo guardai furibonda.
<< Moriresti per lei?>> dissi ironica.<< Dimmi, fratello, quanta gente credi che morirà per proteggere la donna che ama? Quanti uomini cadranno in battaglia e che non rivedranno mai più le loro mogli e i loro figli per i tuoi stupidi comodi? Quanta gente hai visto realmente morire sotto i tuoi occhi?!>> urlai furiosa. Paride rimase gelato a quelle parole. << Riporta Elena a Menelao e dimostra di essere un uomo, Paride..>> conclusi e lo lasciai solo, a riflettere su quello che gli avevo detto. Appena voltato l'angolo cominciai a piangere disperatamente: avevo urlato ad Ettore, avevo aggredito Paride e avevo abbandonato Joe. Mi sentivo confusa, speravo che tutto quello che stava succedendo fosse solo un brutto incubo che sarebbe ben presto finito. Non sapevo che in realtà ci stavamo avviando verso l'inizio della fine.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


POV ESIONE
 
Nella reggia c'era una forte tensione. Tutti ignoravano tutti, nessuna parola, nessun commento. Solo occhi; erano solo loro ad agire e tenere sotto controllo ciò che accadeva tra di noi. Non avevo voglia di parlare con nessuno, non volevo vedere né mio padre, né Joe e neanche i miei fratelli. Volevo rimanere sola con i miei pensieri, nel silenzio della mia stanza. Ogni sera mi sedevo sul bordo della finestra e respiravo la brezza marina che veniva dalla spiaggia non lontana dalla città; osservavo ad uno ad uno i focolari all'interno delle abitazioni dei Troiani, le famiglie che vivevano all'ombra di quella che sarebbe potuta essere la guerra più terribile degli ultimi secoli. Non volevo perdere tutto questo, non avrei permesso a nessuno di radere al suolo la mia città natale, non finchè ero viva. Ad un tratto sentii bussare ripetutamente.
<< Andate via.>> dissi fredda, ignorando chiunque potesse essere.
<< Sono Andromaca, posso entrare Esione?>>
Andromaca, la moglie di mio fratello Ettore. Non aspettavo una sua visita ma mi fece piacere che l'avesse fatto e la feci accomodare, scusandomi per l'accoglienza fredda e distaccata.
<< Esione, dobbiamo parlare.>> cominciò lei prendendomi le mani e sedendosi sul mio letto. La seguii ma sapevo già quale fosse l'argomento della discussione.
<< Sai benissimo come la penso, Andromaca. Sono ancora perfettamente dell'idea che riportando Elena a Menelao tutto si sistemerà.>>
<< Non è vero, Esione, sai che non è vero e lo sai bene. Sai che i Greci non aspettavano momento più proficuo per poter attaccare la nostra città e conquistarla. Agamennone non si fermerà di fronte a niente, questa guerra potrebbe durare un'eternità.>> mi riprese lei sospirando.
<< Tu non pensi ad Ettore? Non pensi che tuo figlio potrebbe crescere senza un padre se lo lasci combattere?>> continuai in maniera sempre più accesa. Lei si voltò, rimase in silenzio qualche attimo e poi continuò.
<< Certo che ci penso, questo pensiero mi tormenta tutte le notti, giorno dopo giorno. Mio figlio non deve crescere senza padre ma non posso impedire che Ettore faccia il suo dovere di principe. Ho provato più volte a dissuaderlo ma non ho avuto alcun successo. E' la sua patria, Esione, come la tua e la mia. Vorrei poter cancellare tutto questo se fosse possibile ma sappiamo entrambe che sarà una guerra sanguinosa, con milioni di perdite...>> concluse lei, asciugandosi una lacrima. Rimasi in silenzio ad ascoltarla, turbata; Andromaca era una donna saggia per la sua età, aveva sempre la parola giusta al momento opportuno. Non riuscii a rispondere, tanto mi colpii il suo discorso sul marito. Prima di andare via, si avvicinò a me, mi abbracciò come una sorella e mi sussurrò all'orecchio queste parole:” Troia è la nostra città e come tale abbiamo il diritto e il dovere di difenderla con ogni mezzo possibile, seppur contro le norme civili della città.” e si allontanò. Mi lasciò perplessa e stupita a quelle parole. Improvvisamente capii ciò che voleva dirmi; non era più il tempo di piangere, era il momento di agire e per poter agire nel modo giusto avrei potuto rivolgermi solo ad una persona.
 
POV JOE
 
Non vedevo Esione da diversi giorni ormai. Sapevo che era preoccupata e che non voleva vedere nessuno ma questo suo silenzio mi faceva soffrire maledettamente. Avevo ripreso in mano le armi e più volte durante il giorno mi allenavo insieme ad Ettore che, come avevo previsto, mi chiese di far parte del suo esercito in veste di comandante e suo braccio destro, data la mia esperienza con il fronte avversario. Sfogavo tutta la mia inquietudine sulla spada oppure tirando con arco e frecce a bersagli immaginari. Una sera, durante alcuni dei miei allenamenti notturni, nella tranquillità del grande giardino del palazzo, vidi spuntare in tutta la sua divina bellezza Esione, con un espressione decisa, severa di chi aveva preso una decisione drastica. Si avvicinò a me lentamente, guardandomi negli occhi. Nessuno dei due proferì parola.
<< Insegnami.>> esordì lei impetuosamente. Rimasi colpito da quella parola, così non risposi. << Insegnami, Joe.>> continuò lei sempre più decisa.
<< Cosa?>>
<< Insegnami a combattere. Ad usare la spada, a tirare con arco e freccia, insegnami a diventare come te, come Ettore. Voglio combattere al vostro fianco.>>
<< Stai scherzando, non è cosi?>>
<< Ho l'aria di una che ha voglia di scherzare?>>
<< E' fuori discussione, Esione.>> dissi severo, voltandole le spalle. << Tu..tu sei..>>
<< Una donna?>> mi riprese lei. << Pensi che non sia in grado di combattere come voi uomini?>> mi rimproverò. Non volevo dirle questo.
<< Esione, ti rendi conto di quello che dici?>>
<< Perfettamente. So benissimo quello che faccio. Troia è la mia città e per averla, i Greci dovranno passare sul mio cadavere, che gli piaccia oppure no.>>
 
 
POV ESIONE
 
Volevo...dovevo scendere in campo con Joe e i miei fratelli. Non mi importava di essere una donna, avevo il giusto animo per affrontare un esercito nemico e rischiare la vita per salvare quella di migliaia di miei concittadini. Sapevo bene che Joe avrebbe fatto di tutto per dissuadermi da quella decisione ma niente avrebbe mai potuto farmi cambiare idea. Lui sia avvicinò a me e mi prese le mani, stringendole alle sue.
<< Esione, la guerra non è un gioco. Ci saranno migliaia di morti, centinaia di feriti di fronte ai tuoi occhi...>>
<< Lo so, ne sono consapevole. Ma non posso lasciare che la mia gente muoia per Elena, non per uno stupido capriccio di un bambino viziato.>> risposi.
<< Sei sicura, piccola?>>
<< Come non lo sono mai stata in tutta la vita.>> risposi, stringendogli le mani. Joe sospirò, ormai assoggettato alla mia decisione; non avrebbe potuto far nulla per contraddirmi.
<< Va bene, lo farò. Ma Ettore non dovrà saperlo, almeno non per ora, altrimenti prima mi farà frustare e poi mi getterà dalle mura.>> mi disse preoccupato. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai la guancia, dolcemente, come non facevo da diverso tempo.
<< Finchè ci sarò io, nessuno mai ti farà del male.>
Joe mi strinse forte a se e mi baciò con tutta la passione che aveva. Le nostre anime erano attanagliate da cattivi presagi ma in quel momento non avevamo nessuna intenzione di lasciarci sopraffare dallo sconforto. Mi baciò ripetutamente, mi prese in braccio e lentamente ci avviammo verso la mia stanza dove, per tutta la notte, fui completamente sua. Ci abbandonammo all'amore che provavamo l'uno per l'altro perchè non sapevamo quando saremmo potuti tornare ad una vita serena, semmai fossimo riusciti a vincere la guerra.
 
POV JOE
 
La amavo, la amavo come non avevo mai amato nessuna. Era una donna incredibile, fragile ma forte allo stesso tempo, sicura di se, determinata; era ogni giorno più bella con la sua chioma nera e i suoi occhi brillavano di una luce nuova, sfolgorante. Afrodite in persona sarebbe stata invidiosa di lei ed era mia, completamente mia come io appartenevo completamente a lei.
Nei giorni che seguirono cercai di insegnarle tutte le tecniche di combattimento che conoscevo: dal maneggiare una spada a tirare con arco e frecce e lei imparava a vista d'occhio. Era una guerriera non soltanto nell'animo. Era persino riuscita a tenermi testa con pochissimi allenamenti.
<< Esione, colpisci quel sacco di grano laggiù.>> dissi un pomeriggio afoso durante i nostri consueti allenamenti, indicandole un sacco di grano a circa 20 metri di distanza.
<< Ma...è troppo lontano, non riuscirò mai a prenderlo.>> rispose lei.
<< Si che puoi farcela.>> la ripresi sorridendo. Lei ricambiò quel sorriso, preparò l'arco, prese una freccia, mirò e improvvisamente la freccia passò dall'arco al centro del sacco, provocandone uno squarcio dal quale uscirono piccoli granelli di grano.
 
POV ESIONE
 
Ce l'avevo fatta.
<< Non posso crederci...>> sussurrai stupita. << Ce l'ho fatta.>>
<< Si, piccola. Sono fiero di te.>> mi disse Joe baciandomi sulle labbra dolcemente. Mi feci scivolare l'arco dalle mani e mi strinsi a lui in un caldo abbraccio. Proprio in quel momento però accadde ciò che non sarebbe mai dovuto accadere o meglio...che speravo non accadesse.
 
POV JOE
 
Squilli di tromba. Forti e distinti che provenivano dalle torri di vedetta. Erano arrivati. Immediatamente Esione mi guardò con lo sguardo di chi aveva paura ad accettare la verità. La presi per mano.
<< E' il momento, Esione.>> le sussurrai severamente.
<< Per Troia...>>
<< Per Troia.>> le feci eco.
 
POV ESIONE
 
Ci dirigemmo da mio padre e dai miei fratelli per fare il punto della situazione. Per i corridoi incontrai Ettore, affannato da una corsa.
<< Quanti sono?>> chiesi
<< Vieni a vedere.>> rispose lui trascinando me e Joe in una finestra, indicando in mare. Rimasi immobilizzata. Più di mille navi che battevano vela greca avanzavano inarrestabili verso le nostre coste. Al centro c'era una triremi con una vela nera. Joe la guardava con aria preoccupata.
<< La conosci?>> chiesi subito.
<< E' la nave di Achille.>>
<< Mi aspettavo che Agamennone lo avrebbe chiamato con se alle armi.>> riprese Ettore severo. << Dobbiamo prepararci immediatamente. Joe, tu vieni con me, Esione, va da nostro padre. Metti al riparo donne e bambini. Non sappiamo cosa potrebbe succedere allo sbarco dei soldati.>>.
Entrambi si allontanarono e io scambiai gli ultimi sguardi con Joe. Feci finta di eseguire gli ordini di mio fratello ma io e Joe sapevamo che ci saremmo ben presto rivisti, stavolta non come amanti, ma fianco a fianco a combattere il peggior nemico che avessimo mai avuto l'occasione di incontrare.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


POV ESIONE
Ogni minuto che passava erano cento passi dei nostri avversari che si avvicinavano inesorabili verso la nostra città, armati fino ai denti di lancia, scudo e spada, pronti a penetrare al di là delle mura e radere al suolo la nostra patria, la nostra casa. Ero corsa da mio padre, dicendogli che Ettore era già uscito da palazzo per dirigersi insieme all'esercito troiano davanti le mura. Feci finta di dirigermi al sicuro, nella mia stanza; invece quando mio padre si allontanò, tornai indietro e mi diressi verso l'armeria, cercando di prepararmi quanto più veloce potevo, senza lasciare che nessun membro della mia famiglia mi scoprisse; d'altronde, anche se ero considerata “ la sapiente”, ero pur sempre una donna ai loro occhi e una donna non poteva combattere, specie una guerra che si prospettava di dimensioni titaniche. Mi procurai tutto il necessario per combattere ma nel momento in cui varcai la soglia della porta, mi sentii chiamare da una voce femminile.
<< Cosa stai facendo?>>. Mi voltai e trovai di fronte la chioma bionda e gli occhi azzurri che avevano causato lo scontro dei troiani contro gli Achei.
<< Difendo la mia città, al contrario di te.>> risposi gelida, sfoderando la spada. << Sparisci dalla mia vista, Elena. Torna da Paride, sarà preoccupato per te a quest'ora.>> ripresi ironica.
<< Mi dispiace, Esione, davvero. Non avrei mai voluto creare...>>
<< Le tue scuse sono inutili come lo sei tu in questo momento. Devo andare, non ho tempo da perdere con te, la mia gente ha bisogno della sua principessa. E' l'onore della mia città che va difeso.>> chiusi velocemente il battibecco con Elena e mi congedai fredda più del ghiaccio, lasciandola sull'uscio dell'armeria, con volto scuro pieno di preoccupazione. Accelerai il passo e mi trovai presto di fronte le porte della città. Uscii cauta e mi avvicinai all'esercito guidato da Ettore, infiltrandomi all'interno dei ranghi più vicini a mio fratello; Joe doveva essere vicino a lui e per questo dovevo raggiungerlo velocemente e capire come avrei dovuto comportarmi in casi estremi o, peggio, in caso di feriti o morti.




POV JOE


Ansioso. Così mi sentivo, ansioso. Non riuscivo a vedere Esione, l'esercito acheo avanzava sempre di più ed Ettore continuava a dare disposizioni di attacco alla maniera troiana. Ad un tratto scorsi tra le file qualcuno che si muoveva rapidamente, avanzando verso di noi. Quando mi raggiunse, tirando un sospiro sussurrò al mio orecchio:” Per Troia.” Riconobbi immediatamente la voce di Esione, la quale si era perfettamente mascherata come un soldato, irriconoscibile persino agli occhi di suo fratello.
<< Sei pronta?>> le dissi a voce bassa, sperando che Ettore non sentisse. << Sono migliaia e tutti agguerriti.>>
<< Non mi fanno paura. Ho detto che voglio combattere al vostro fianco e lo farò senza esitare.>> rispose lei e impugnò al meglio la spada che già teneva in mano. Sorrisi amaramente e feci lo stesso. Ad un tratto Ettore richiamò l'attenzione del suo esercito. << Ascoltatemi, soldati. Questa potrebbe essere la guerra più grande che abbiamo mai combattuto. Non so cosa potrebbe succedere, né che intenzioni abbiano i nostri nemici. Ad ogni modo, ricordate: proteggete la casa, amate vostra moglie e...difendete la patria! Per Troia!” concluse Ettore alzando la spada al cielo. Tutti lo seguimmo urlando il grido di battaglia al cielo, in maniera che anche gli dei potessero sentire le nostre speranze e soprattutto il desiderio di farla finita con una guerra causata da una donna. Esione mi prese di nascosto la mano e la strinse, infondendomi quel coraggio che lentamente sembrava svanire ma non del tutto abbandonarmi; per me era sempre così prima di una battaglia ma questa volta avevo un pensiero in più da tenere a mente, un punto debole piuttosto forte e una principessa da proteggere.


POV ESIONE


Vidi avanzare migliaia e migliaia di uomini dalla parte opposta al nostro schieramento. Li vidi sistemarsi, pronti per attaccare e improvvisamente un carro si staccò dal gruppo.
<< Menelao?>> chiesi a Joe, accanto a me.
<< Suo fratello, Agamennone.>> mi rispose brevemente. Ettore seguì le mosse del suo avversario, incontrandosi esattamente al centro del campo di battaglia per scambiare parole non certamente amichevoli. Quando lo vidi tornare con un volto scuro capii che non c'era modo di ovviare la battaglia e che quel giorno sangue sarebbe stato versato comunque. Sfoderammo le spade e alzammo gli scudi e, quando Ettore ci diede il segnale, coperti da una pioggia di frecce che venivano dall'alto delle nostre mura, ci lanciammo all'attacco dei nostri nemici.


POV JOE


Sfondamento: questa la nostra prima mossa. Riuscimmo ad aprirci un varco nell'esercito avversario e da lì l'inferno si scatenò in terra. Uno dopo l'altro, sferravo un'infinità di colpi che colpivano brutalmente i miei avversari che cercavano di controbattere alle nostre offensive. Persi di vista Esione, immersa anche lei in quel putiferio. Non sapevo neanche se era ancora viva ma in cuor mio speravo di rivederla al più presto.


POV ESIONE


Persi completamente di vista sia Joe che Ettore. Ero sola contro dieci mila uomini armati fino al collo, agguerriti come non mai, pronti a sgozzarmi se ne avessero avuto la possibilità. Misi subito in pratica ciò che Joe mi aveva insegnato e con un'agilità che neanche io sapevo di possedere, schivai i colpi inflitti dai Greci e riuscii ad atterrare tanti di quegli uomini quanto non avevo mai fatto nella mia vita. All'improvviso un soldato di Agamennone, con un'armatura diversa dalle altre,mi prese in contropiede, facendomi cadere a terra; nella caduta, il mio elmo volò tra i piedi degli altri soldati, facendo sciogliere i miei capelli e rivelando la verità a tutti celata. Il soldato, che stava per attaccare, si fermò con la spada a mezz'aria, osservandomi con aria sorpresa.
<< Tu sei...una donna.>> disse sbattendo più volte gli occhi. Lo guardai severamente.
<< Si, e sono anche piuttosto pericolosa>> risposi velocemente, afferrai la spada e in pochi secondi gli sferrai un colpo che lui riuscì a parare e, afferrandomi dal braccio che teneva la spada, mi fece girare, puntandomi la mia stessa spada alla gola, intrappolandomi in una morsa inestricabile.
<< Non cosi in fretta, tesoro...sarebbe un vero peccato che questo trionfo di bellezza vada perduto...come vi chiamate?>> mi disse lui stringendomi sempre di più quasi a farmi mancare il respiro.
<< Ditemi chi siete voi prima, di grazia.>>
<< Sono Achille.>>.
Rimasi gelata. Era conosciuto come il migliore dei Greci, famoso per la sua invincibilità e la sua straordinaria abilità nel combattimento. Ettore ne parlava spesso a palazzo e pregava di non incontrarlo nel suo cammino.
<< Mi chiamo Esione, sono la principessa di Troia.>> risposi e provai a liberarmi, senza successo.
<< Esione...che bel nome, principessa.>> rispose Achille cominciando ad avvicinare la spada alla mia gola. Cominciai a sudare freddo ma non lo diedi troppo a vedere.
<< Oggi è il vostro giorno fortunato, mia cara. Non voglio uccidervi, siete troppo bella per morire in guerra come uomo. Forse nella mia tenda vi divertirete di più e chissà, magari mi divertirò anch'io>> continuò lui. A quel punto decisi di farla finita, così tentai il tutto per tutto. Afferrai la lama della spada, ferendomi alle mani, rigirai su me stessa e tentai di atterrarlo. Lui, vedendo la mia ostilità, non esitò e strattonandomi lontano da lui, cominciò a duellare con me finchè non riuscì ferirmi ad un fianco. Caddi a terra dolorante, tenendomi il fianco ferito. Guardai Achille puntarmi di nuovo la spada alla gola, questa volta però gli leggevo negli occhi che non mi avrebbe dato una seconda opportunità. Alzò la spada pronto ad affondare il colpo decisivo quando una lama parò il suo colpo proprio di fronte il mio viso.


POV JOE


Riuscii a fermare la spada di Achille prima che potesse arrivare su Esione. Duellammo, le spade erano in continuo movimento e contrastare ogni suo movimento era un'impresa a dir poco ardua. Improvvisamente l'armata achea battè in ritirata, per dar tempo ad entrambi gli scheramenti di recuperare i loro morti e dar loro una degna sepoltura. A quel punto capii che Esione sarebbe dovuta sparire immediatamente, per non incrociare il fratello che l'avrebbe riconosciuta.
<< Ci rivedremo, troiani.>> disse Achille prima di allontanarsi insieme all'esercito acheo. Tirai un sospiro di sollievo e mi voltai verso Esione; in quel momento vidi le sue reali condizioni: sporca di terra, respirava affannosamente cercando di alzarsi, tenendosi un fianco con una mano insanguinata.
<< Esione!>> dissi sbarrando gli occhi; l'idea che fosse ancora viva mi dava un immenso sollievo ma non era certo nelle condizioni di poter tornare a palazzo come se nulla fosse accaduto.
<< Devo andarmene.>> disse lei con il fiato rotto, inciampando a terra e rialzandosi a fatica. Tentai di andare con lei ma mi bloccò. << No, tu resta qui. Ci vediamo a palazzo, nella mia stanza...li decideremo il da farsi.>> riprese velocemente e tremante come una foglia, cominciò ad allontanarsi, raggiungendo le mura della città.


POV ESIONE


Ero priva di forze. La ferita mi stava devastando ma dovevo tornare a palazzo prima di mio fratello. Dovevo far credere alla mia famiglia di essere al sicuro nelle mie stanze, proprio dove mio padre credeva che fossi. Cosi, senza dare troppo nell'occhio, sgattaiolai dentro le mura usando un ingresso secondario che solo io e i miei fratelli conoscevamo; questo era un passaggio che collegava direttamente con le stanze del palazzo. Lo percorsi più veloce che potevo, poggiandomi di tanto in tanto al muro per riprendere fiato; sentivo ormai che il mio corpo avrebbe ceduto di li a poco ma avrei resistito finchè non fossi arrivata nella mia stanza. Quando finalmente arrivai a palazzo, in men che non si dica, mi intrufolai al piano di sopra e raggiunsi la mia stanza, chiudendo la porta e scivolando con la schiena fino a terra. Cominciai a strizzare gli occhi dal dolore, tremavo e non avevo più la forza per rialzarmi. Guardai il fianco e vidi che la ferita inflittami da Achille era piuttosto profonda; avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, qualcuno al di fuori dal palazzo. In quel momento però sentii dei passi che si avvicinavano alla mia porta così, strisciando fino al letto, mi arrampicai su di esso e feci finta di dormire, così che chiunque fosse, avrebbe avuto la certezza che la principessa era esattamente dove l'avevano lasciata. Quando la porta si aprì, Ettore entrò nella mia stanza. Feci di tutto per controllare il tremore che mi sovrastava e la sensazione di svenimento; lo guardai ad occhi semi-chiusi: aveva il viso di chi aveva dovuto uccidere per salvare la sua famiglia. Sorrise e si allontanò, lasciando che al suo posto Joe si occupasse di me. Quando finalmente Joe chiuse la porta alle sue spalle, riaprii gli occhi e ripresi a respirare affannosamente.


POV JOE


Le corsi subito incontro.
<< Fa vedere.>> le dissi e lei spostò la mano dal fianco. Era una brutta ferita, doveva essere curata in maniera adeguata. << Chiamo qualcuno.>>
<< No.>> mi fermò lei. << Dobbiamo andare in città, non posso avere qualcuno a palazzo che conosca il nostro segreto, potrebbero rivelare tutto a mio padre o a mio fratello. Prendi quella piccola boccetta sulla mia specchiera.>> disse e indicò lo stesso unguento che usò per me quando mi curò la spalla colpita dalla freccia di suo fratello. Seguii le sue indicazioni e lentamente lo spalmai sulla ferita. Mi strinse il braccio per trattenere il dolore fin quando si rilassò.
<< Grazie amore mio....>> mi disse sorridendomi debolmente, tenendomi la mano. << Per avermi salvata...ti devo la vita.>>.
La guardai; era bella anche così. I suoi occhi brillavano della stessa luce di quella mattina in spiaggia. Mi avvicinai delicatamente a lei, senza toccarla, e le sfiorai dolcemente le labbra. Le accarezzai la guancia e le sorrisi.
<< Avrei dato la mia vita per salvare la tua.>> risposi e, dolcemente, le diedi un bacio sulle labbra. << Ora dobbiamo andare. Hai bisogno di un medico.>> ripresi e mi alzai. Dovevo solo capire come uscire da palazzo e con Esione in quelle condizioni, con Ettore, Paride e Priamo che girovagavano per i corridoi, sapevo che sarebbe stata dura. Ma la vita di Esione era nelle mie mani e non avrei permesso che volasse via da me senza aver prima combattuto per salvarla.


ANGOLO AUTRICE

Saaalve, come andiamo?? Scusate l'assenza, migliaia di impegni ( causa forza maggiore xD). Intanto volevo ringraziare tutti coloro che, anche solo con la semplice lettura, seguono questa " sottospecie" di FF. Mi piacerebbe però avere qualche vostro consiglio, se avete idee da suggerirmi per un seguito o qualche suggerimento tecnico. Sono a vostra completa disposizione! Grazie ancora ;) Dangerina

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


POV JOE


Dovevamo trovare il modo di uscire da palazzo e dovevamo trovarlo in fretta. Aprii cauto la porta e mi affacciai sul corridoio, controllando che né membri della famiglia reale né servi si trovassero in giro per i corridoi proprio in quel momento. Cosi tornai da Esione e delicatamente la misi a cavalcioni sulle mie spalle; portarla in braccio sarebbe stato troppo faticoso per entrambi e avrebbe rallentato solo l'operazione così come farla camminare; fare uno sforzo così grande avrebbe solo peggiorato le sue già cattive condizioni.
<< Dobbiamo raggiungere...i giardini.>> esordì Esione con una voce debole.
<< Non ti sforzare, piccola.>>
<< Ascoltami, invece...a quest'ora mio fratello sarà impegnato ad attuare una nuova strategia per lo scontro di domani contro i Greci e si troverà sicuramente nella sala riunioni, ben lontana dai giardini. Vicino all'albero dove ci siamo allenati vi è un passaggio nascosto...>> continuò lei respirando affannosamente. Dovette fermarsi per riprendere fiato e darmi le ultime indicazioni. << Dovrebbe condurci direttamente in città...>> concluse. Così, senza perdere ulteriore tempo, sgattaiolai fuori dalla sua stanza e, con un passo spedito ma controllato, scesi le scale e mi avviai velocemente verso i giardini. Per strada sentii i passi di qualcuno che avanzava nella nostra direzione; non dovevamo essere visti da nessuno. Mi nascosi dietro una parete che faceva ad angolo e lasciai che l'individuo misterioso attraversasse il corridoio indisturbato. Non appena scomparve, ripresi il cammino verso l'esterno. Le condizioni di Esione sembravano peggiorare; aveva cominciato a tossire ripetutamente e continuava a tremare come una foglia. In men che non si dica, attraversai tutto il palazzo fino a giungere il luogo indicatomi dalla principessa. Mi avvicinai all'albero che aveva visto ripetuti allenamenti di battaglia lontani dalla famiglia reale e lì Esione, alzando debolmente il braccio, mi indicò una parete piena di rampicanti; mi fece cenno di spostarli e lì si materializzò una porta di legno piuttosto malconcia, segno che non veniva utilizzata da molto tempo. La spinsi lentamente per evitare di far rumore e quando fummo all'interno del passaggio, richiusi la porta alle mie spalle e cominciai a correre alla cieca, sperando di vedere presto l'uscita. Il luogo in cui avevo deciso di condurre la mia amata era un luogo sicuro e non lontano dal palazzo; era una famiglia di umili origini ma con grande senso di onore, umiltà e bontà. Più volte, durante le nostre passeggiate, mi aveva parlato molto di Asterios e di sua moglie Polissena, ma soprattutto di come avesse stretto amicizia con la loro figlia, Briseide; non avevano molte occasioni per incontrarsi ma la loro amicizia restava salda e forte. Briseide era un'esperta di cure mediche e soltanto lei avrebbe potuto aiutare Esione e tenere al sicuro il nostro segreto. Finalmente riuscii a intravedere la luce del giorno e l'uscita di quel passaggio, così mi diressi immediatamente alla casa di Asterios. Quando giunsi, affaticato per la corsa, vidi sull'uscio della porta una ragazza dai capelli scuri, intenta a sistemare delle piantine. Le corsi incontro, facendola spaventare.
<< Chi sei?>> mi domandò in fretta.
<< Tu sei Briseide? La figlia di Asterios e Polissena?>> chiesi respirando affannosamente. Lei, sorpresa del fatto che conoscessi i nomi dei suoi genitori, mi fece cenno affermativo.
<< Devi aiutarmi.>> ripresi, poggiando a terra il corpo di Esione e prendendola in braccio, svenuta. Briseide sgranò gli occhi nel riconoscere che la sua amica giaceva esanime tra le mie braccia.
<< Cosa le è successo?>> disse preoccupata.
<< E' una lunga storia che ti racconterò, ma adesso, ti prego, salvala.>> la implorai con le lacrime agli occhi. Lei non si perse in chiacchiere; mi fece entrare in casa e adagiare Esione sul suo letto, in maniera tale da poter esaminare la ferita che aveva macchiato la sua veste di sangue. Eseguì delle procedure particolari, che non avevo mai visto usare ad Esione: la cosparse di un unguento simile a quello che aveva realizzato lei ma di un colore diverso; poi le ricucì lentamente la ferita per evitare di infettarla ancora e la bendò con delle garze. Le poggiò sulla fronte una pezza bagnata e la coprì con una coperta di lana, così da riscaldarla. Poi si avvicinò a me.
<< Andrà tutto bene, Esione è forte e tenace. Se la caverà con qualche giorno di assoluto riposo.>> mi disse Briseide sorridendo. Le ricambiai quel gesto e la ringraziai con tutto il cuore.
<< Ma adesso dimmi, chi sei e perchè Esione aveva quella brutta ferita?>>. Le raccontai per filo e per segno la nostra storia, quello che Esione aveva fatto per difendere il suo popolo e ciò che Ettore e la sua famiglia non sapevano.
<< Devi promettermi di tenere questo segreto per te. E' già un miracolo che Ettore non si sia accorto che la sorella fosse ferita.>> sospirai.
<< State tranquilli. Con me il vostro segreto è al sicuro.>>
Il tempo trascorso in casa di Briseide non mi fece notare il fatto che fosse arrivata la sera e che era giunto il momento di tornare a palazzo. Così mi diressi da Esione, caduta in un profondo sonno, e cercai di prenderla in braccio per riportarla indietro ma Briseide mi fermò.
<< Non puoi ripotarla a palazzo, Joe. E' troppo debole per sopportare un altro viaggio e poi devo occuparmi personalmente di lei. Ha ancora bisogno di cure mediche, deve rimanere qui.>> rispose lei. Sgranai gli occhi; così facendo Ettore avrebbe scoperto tutto e non riuscivo neanche ad immaginare cosa sarebbe successo poi. Cercai di dissuadere Briseide da quelle parole ma inutilmente: Esione doveva rimanere con lei.
<< D'accordo. Verrò a portarti cibo e ingredienti per le tue cure ogni sera al tramonto e vedrò di tenere Ettore e la famiglia di Esione il più lontano possibile dai luoghi frequentati dalla principessa.>> risposi sospirando; non avevo altra scelta se non proteggere il suo segreto a costo di farmi punire da colui che mi aveva trattato come uno di famiglia. Mi avvicinai ad Esione, le accarezzai la guancia dolcemente e le sfiorai le labbra con un bacio quasi impercettibile. Salutai Briseide e mi diressi a palazzo, pronto a difendere colei che amavo anche da coloro che le erano più vicini.


POV ESIONE


Mi svegliai di soprassalto, completamente bagnata di sudore, respirando affannosamente; avevo fatto un sogno orribile e per la paura avevo gridato, svegliandomi completamente. Sentendo le urla, Briseide si precipitò da me, preoccupata per cosa stesse succedendo, quando mi vide seduta sul letto con gli occhi sgranati.
<< Dove sono?>> mi chiesi perplessa. << Cosa ci faccio qui?>> continuai terrorizzata. Briseide corse ad abbracciarmi, facendo calmare l'agitazione che man mano cresceva dentro di me.
<< Sta calma, Esione, va tutto bene, sei al sicuro.>> rispose con una voce calma e tranquilla. Solo allora capii chi avevo accanto, cosi mi voltai a guardarla, sorridendo.
<< Briseide...sei tu?>>
<< Si, cara, in carne ed ossa.>> rispose lei ricambiando il sorriso ma non potè abbracciarmi perchè una fitta al fianco mi fece sdraiare nuovamente, dolorante. Briseide, tempestivamente, slacciò la garza che mi teneva stretta la ferita,ormai cicatrizzata ma molto arrossata, e vi passò un unguento giallognolo per poi rifasciarmi con le garze.
<< Da quanto tempo mi trovo qui?>> chiesi alla mia amica.
<< 4 giorni...hai dormito parecchio.>> rispose lei sorridendo. Non potevo crederci; ero li da 4 giorni e non avevo fatto altro che dormire!
<< Dov'è Joe? Devo parlare con lui.>> ripresi cercando di alzarmi dal letto ma Briseide mi rimise a sedere.
<< Sta bene, non preoccuparti. E' giorno, sarà fuori sul campo di battaglia insieme ai tuoi fratelli.>>
Mi sorpresi a quelle parole; Paride sul campo di battaglia contro i Greci?
<< Come...i miei fratelli?>> domandai perplessa.
<< Sono successe diverse cose in questi giorni, Esione.>> esordì il mio medico, mettendosi a sedere; cominciò a raccontarmi di come Paride avesse deciso di mettere fine a questa guerra sfidando personalmente Menelao, cosi che il vincitore avrebbe finalmente conquistato Elena. Mi disse anche che Ettore aveva tentato di dissuaderlo ma, cosi come era successo la prima volta, anche in questa occasione il tuo tentativo fu vano; Paride era testardo più di un mulo e quando si metteva in testa una cosa nessuno riusciva a fargli cambiare idea. Mi disse che Paride aveva mandato un messaggero all'accampamento acheo per definire la data dello scontro.
<< Per quando è stato fissato il duello?>>
<< Oggi.>> mi rispose seria Briseide. Sbarrai gli occhi incredula; anche se ero arrabbiata con lui, questo non significava che avrei perso mio fratello per mano di un greco. Menelao era spietato e Paride non era in grado di fronteggiare un avversario così tremendo; dovevo tornare a palazzo e scendere in campo per assistere personalmente al duello, forse insieme a Joe avrei potuto fare qualcosa per fermare questo suicidio. Mi alzai di scatto, scendendo dal letto con una mano sul fianco; mi reggevo a stento in piedi ma non potevo restarmene lì con le mani in mano.
<< Dove pensi di andare?>> mi disse Briseide arrabbiata.
<< A salvare la mia famiglia.>> le risposi fredda. La ringraziai per tutto, per avermi curata ed accudita ma era giunto il momento di tornare in azione, ne valeva della vita di Paride.


POV JOE


Ettore e Paride erano particolarmente in tensione. Ero riuscito, in un modo o nell'altro, a tenergli nascosta la verità su Esione e sul fatto che da ben 4 giorni si trovasse da Briseide; sapevo che era in ottime mani e che finchè fosse rimasta lì sarebbe stata al sicuro. Quello che mi preoccupava era il duello che Paride avrebbe affrontato quella mattina; non sarebbe stato affatto facile per lui vincere contro un avversario come Menelao, che sapevo non avrebbe avuto pietà di un ragazzo appena ventenne. Mi avvicinai ad Ettore.
<< Stanno per arrivare.>> gli sussurrai indicando la folla di soldati che avanzava nuovamente verso di noi.
<< Spero solo che mio fratello sappia quello che fa.>> rispose Ettore preoccupato; sapevo che avrebbe difeso il fratello in qualsiasi modo ma avrebbe dovuto lasciare inizialmente che Paride conducesse il gioco. Tornai al mio posto aspettando il da farsi quando improvvisamente qualcuno mi prese la mano. Mi girai di scatto, sorpreso da questo gesto e mi ritrovai Esione che, con una piccola smorfia di dolore, mi sorrideva.
<< Cosa ci fai qui?>> le sussurrai. Lei mi zittì e indicò l'esercito avversario.
<< Non possiamo permettergli di uccidere mio fratello. Dobbiamo fermarlo.>>
<< Non c'è modo di poterlo fermare. Ettore interverrà non appena la situazione sarà insostenibile.>>le risposi serio.
<< Vado a parlare con lui.>> disse con fermezza ma la fermai da un braccio.
<< Esione, ti prego, non fare mosse azzardate. Dobbiamo solo aspettare.>> ripresi stringendole la mano. Una lacrima le scivolò sulla guancia e si voltò dall'altra parte, vedendo che l'esercito nemico era giunto a pochi metri da noi e i suoi fratelli si avviavano lentamente verso Agamennone e Menelao. In poco tempo avremmo saputo se la sorte e gli dei ci erano stati propizi o se quel momento fosse l'inizio della fine.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


POV ESIONE




L'incontro verbale tra i due contendenti era terminato e ognuno stava tornando nei rispettivi eserciti; sperai fino all'ultimo che la folle idea di Paride fosse stata rifiutata ma purtroppo la mia illusione durò ben poco, giusto il tempo di vedere mio fratello armato di spada e scudo, pronto a battersi contro il suo più acerrimo nemico. Io e Joe ci avvicinammo ancora di più al luogo dello scontro per poter assistere meglio al duello ma più mi avvicinavo e più volevo fuggire da lì; ero sicura che in pochi minuti avrei visto morire sotto i miei occhi mio fratello, il mio amico di giochi e d'infanzia, senza poter fare niente per impedirlo. Gli occhi mi si riempivano di lacrime che scorrevano sulle guance una dopo l'altra. Ettore non era da meno; lo conoscevo così bene che sapevo leggerli negli occhi quando era veramente preoccupato e quello era uno di quei casi in cui anche lui assisteva impotente al duello di nostro fratello. Nel frattempo Paride e Menelao avevano cominciato a studiarsi lentamente, dando inizio al fatidico momento in cui si sarebbe deciso tutto, sia per le sorti di Elena che per quelle della mia città. Il primo a sferrare un colpo fu mio fratello che Menelao schivò facilmente; Menelao contrattaccò più feroce di un leone, rendendo la difesa di Paride molto debole e lenta. All'improvviso, a pochi minuti dallo scontro, Paride fu ferito ad un braccio; fu un colpo ben assestato da parte dell'acheo che rise di gusto, incitando il suo avversario a rialzarsi.

<< Che c'è, principe, adesso non fai più l'eroe?>> lo canzonò Menelao alzando la spada al cielo. Tremavo come una foglia; pregavo che Paride si rialzasse e che Menelao avesse avuto pietà di lui. Lo scontro riprese ancor più violento; mio fratello contrattaccava gli innumerevoli colpi di Menelao ma senza riuscire a fargli neanche un graffio. Di nuovo Menelao lo ferì ad una gamba, facendogli volare lo scudo così che rimanesse senza alcuna difesa. Questa volta sapevo che per Paride non c'era nessuna via di fuga; tentai di andargli incontro ma Joe mi trattenne con la forza. Cercai di dimenarmi perchè volevo difendere mio fratello a tutti i costi, non volevo che morisse davanti ai miei occhi e a quelli di Ettore. Vidi che Paride pian piano si trascinò fino ai piedi di Ettore, cercando protezione. Menelao si avvicinò agguerrito, pronto ad uccidere il suo rivale in amore.

<< Avanti, codardo, combatti. Abbiamo un patto, affrontami>> esordì il re ancheo puntando la spada contro il suo nemico. << Costui non è degno del suo sangue reale. Se lui non si batte, Troia è perduta.>> continuò Menelao ancor più furioso. Pregavo gli dei che tutto questo finisse presto, che Paride si salvasse e sconfigesse Menelao e mettesse fine a questa assurda guerra.

<< La sfida è finita.>> esordì Ettore prendendo le difese di suo fratello; mi voltai a guardarlo incredula.

<< La sfida non è finita. Indietro, principe Ettore, o lo ucciderò ai tuoi piedi.>> disse Menelao. Ettore lo guardò dritto negli occhi.

<< E' mio fratello.>>.

Menelao, irritato da quella risposta, alzò la spada e in un rapido movimento si scagliò contro entrambi i miei fratelli. Ero sconvolta dalla paura e in quell'istante mi sembrò che tutto fosse perduto. Mi liberai dalla presa di Joe gridando << No, Ettore!>> ma prima che potessi finire di pronunciare il suo nome, Joe mi corse incontro e tappandomi la bocca con forza, mi trascinò indietro. Con tutto ciò riuscii a vedere chiaramente cosa accadde: Ettore schivò il colpo di Menelao per prendergli la spada e rivoltarla contro egli tesso, pugnalandolo mortalmente. Vidi la stessa spada di Menelao trapassargli il petto per uscire dalla parte opposta del suo corpo, tutta macchiata di sangue. Tutti guardammo la scena increduli; Ettore aveva ucciso Menelao e per di più di fronte a tutto l'eserito acheo e Agamennone in persona. Ettore estrasse la spada dal corpo del suo avversario, che cadde senza vita al suolo.




POV JOE




Per qualche secondo ci fu il silenzio più assoluto; nessuno poteva immaginare che Ettore, in un colpo solo, uccidesse uno dei più forti guerrieri greci di tutto l'esercito. Agamennone non perse tempo e dichiarando che i Troiani avevano violato l'accordo, scagliò tutto l'esercito contro di noi. Liberai Esione dalla mia presa e la voltai violentemente contro di me; il suo segreto stava diventando un grande peso e pensavo che prima o poi se ne liberasse, scegliendo il momento meno opportuno in cui i suoi stessi fratelli avrebbero potuto farle del male.

<< Che cosa pensavi di fare? Volevi che Ettore uccidesse anche te?>> le dissi arrabbiato. Fu lì che lei, per la prima volta, mi diede uno schiaffo sulla guancia, con tutta la forza che possedeva. La guardai stupefatto. Lei non rispose, le tremavano le mani. Ci staccammo lentamente e sfoderammo le nostre rispettive armi, lanciandoci nuovamente nella battaglia.







POV ESIONE




Non sapevo il perchè di quel gesto; era stata un'azione avventata, irruenta e non volontaria. Vedere Ettore, Paride sul filo che pendeva tra la vita e la morte mi aveva fatto accumulare un blocco di tensione emotiva che venne fuori non appena qualcuno si scagliò contro di me, Joe in quel caso. Non volevo fargli del male, non ne avevo nessuna intenzione. Lo guardai allonatarsi con una guancia arrossata; avrei voluto chiedergli perdono ma non avevo né il coraggio né il tempo. Dovevo combattere e in quel momento la priorità era difendere Paride. Così corsi da lui, incurante del fatto che trovarmi lì era il mio più oscuro segreto e lo aiutai a rialzarsi. Quando i nostri sguardi si incrociarono, Paride sbarrò gli occhi, cercando di pronunciare qualcosa ma lo zittì e gli indicai il passaggio sicuro per tornare a palazzo, lo stesso che avevo usato io per tornare indietro dopo essere stata ferita da Achille. Vidi Paride allontanarsi e così potei concentrarmi solo sugli achei. Ne abbattei uno dopo l'altro, intravedendo tra la folla Joe ed Ettore che combattevano valorosamente. Improvvisamente, tra la folla, scorsi un'armatura a me familiare; era Achille. Avevo un conto in sospeso con lui ed era giunto il momento di fargli pagare il risultato del nostro incontro precedente. Ma prima che potessi raggiungerlo, Ettore si scagliò contro di lui, combattendo a suon di spada. Cercai di raggiungerlo per dargli una mano fin quando vidi Achille accasciarsi a terra. Tutti attorno a loro si fermarono all'istante; chi per l'incredulità di averne persi due in un solo giorno dalla stessa mano, chi per la felicità ancora inesplosa. Quando giunsi di fronte al corpo di Achille, mi ritrovai accanto a Joe che mi guardò con una freddezza che non conoscevo; mi faceva così male che mi voltai a guardare Achille disteso a terra, senza forza. Ettore, volendo vedere in faccia il suo peggior nemico sconfitto dalla sua mano, gli tolse l'elmo.




POV JOE




Nessuno riusciva a crederci; non era Achille disteso a terra moribondo ma qualcuno che gli somigliava sia nei movimenti che nella corporatura. Rimasi sorpreso a quella vista e allo stesso tempo angosciato; era un ragazzo forse poco più grande di Esione, il suo nome era Patroclo e cosa ancor più grave...era il cugino di Achille che egli aveva cresciuto come un fratello. Mi voltai a guardare Esione che non riusciva a credere a quel che vedeva; la guardavo con dolore e amore insieme. Volevo avvicinarmi a lei, stringerla, averla ma lei mi respingeva e non capivo il perchè ma ne avremmo parlato al momento opportuno. Tutti guardammo Ettore che, dallo sguardo, si sentì profondamente in colpa di aver praticamente ucciso per errore un ragazzo che aveva ancora una vita davanti, dei progetti, dei sogni. Per evitare di farlo soffrire alzò la spada e lo pugnalò, mettendo fine ai suoi tormenti.




POV ESIONE




Seguii ogni gesto di Ettore fin quando alzò la spada al cielo; non volevo che peggiorasse ancora di più la situazione così, esattamente come avevo fatto con Paride, lo fermai da un braccio.

<< Fermati!>> gli dissi. << Ti prego...>>. Riconoscendo la voce, Ettore si girò a guardarmi sconvolto.

<< Esione? Cosa ci fai tu qui?>> mi chiese in un misto tra perplessità e rabbia. << E per di più vestita da uomo?>>.

<< Ettore, non ucciderlo, ti prego. E' solo un ragazzo.>> continuai a dire, avallando tutte le domande che mi aveva fatto. Lui non mi diede ascolto e fece ciò che, secondo tutti, andava fatto. Dopo di che tornò a guardarmi col viso di chi era stato profondamente deluso, ingannato. Se ne andò senza dire una parola, facendo cenno che per oggi la battaglia era finita. Lo guardai andare via insieme all'esercito. Ero sola, adesso, sola contro tutti.




POV JOE




Ettore aveva scoperto il segreto della mia amata. Non aveva detto una parola quando l'aveva vista lì che cercava di fermare l'assassinio di Patroclo ma sapevamo bene entrambi che, di li a poco, sarebbe successo il finimondo. Così, senza pensarci, mi avvicinai a lei e le presi la mano, cercando di darle un conforto solo con un piccolo gesto. Lei si girò a guardarmi e mi abbracciò, senza versare una lacrima; sapeva a cosa stava andando incontro e guardo tornò a fissarmi negli occhi, lessi coraggio, determinazione. Mi avvicinai alle sue labbra, sfiorandole, chiudendo gli occhi; volevo annegare in lei perchè lei riusciva a trasmettermi una forza che io non possedevo. Sapevo bene che avrei subito dure conseguenze per quel che avevo fatto ma non aveva importanza; lo avevo fatto per lei e sarei stato disposto a rifarlo cento volte, senza mai tirarmi indietro. Lei mi accarezzò la guancia e mi diede un bacio sulle labbra.







POV ESIONE




Non avevo bisogno di parole per dirgli che lo amavo e lo avrei fatto per sempre, anche se ciò che ci aspettava non era certo piacevole. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi.

<< Grazie.>> dissi soltanto, lo presi per mano e insieme ci avviammo a palazzo, pronti ad affrontare l'ira e la delusione del mio amato fratello.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


POV ESIONE




Arrivammo a palazzo, dove regnava un silenzio assoluto. Mi fermai davanti alle scale che permettevano l'accesso e strinsi la mano a Joe; ero consapevole che ciò che sarebbe successo di li a poco sarebbe stato per niente piacevole ma l'idea mi spaventava comunque. Lui si accorse del mio stato d'animo e si avvicinò a me, continuando a tenermi per mano.

<< Sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto...>> esordì lui sospirando.

<< Si, lo so...ma non pensavo così presto. Ho paura.>> risposi con la voce tremante. Fino a qualche minuto prima avevo tirato fuori tutto il coraggio che possedevo ma, non appena ero giunta ad affrontare davvero il problema, era scomparso di botto.

<< Ascoltami.>> riprese Joe e mi voltai a guardarlo. << Non importa cosa succederà, né quanto Ettore possa dividerci. Noi ci ritroveremo sempre, ricordatelo.>>. Una lacrima scivolò incontrollata sulla mia guancia, che lui asciugò. << So che sei forte, sei tenace, sei una guerriera nell'animo. Non lasciarti abbattere dalle sue parole.>> continuò con un sorriso amaro; aveva ragione solo in parte. Potevo essere forte come diceva lui ma conoscevo bene le leggi di Troia e quelle della mia famiglia e sapevo bene che poteva esserci anche una via di non ritorno. Lo baciai improvvisamente e lui mi strinse a se. Fu lì che presi la decisione definitiva.




POV JOE




Conoscevo bene la mia Afrodite e sapevo che dentro di lei albergava la forza di Atena. Non appena si staccò dalle mie labbra, mi sorrise e si appoggiò alla mia spalla, in maniera che potessi abbracciarla e farle sentire il calore di chi non l'avrebbe mai abbandonata. Ad un tratto, si allontanò da me, guardandomi fisso negli occhi.

<< Non voglio che Ettore coinvolga anche te in tutto questo. E' meglio che vada da sola, è più giusto per entrambi.>> esordì lei. La guardai sorpreso e perplesso; non l'avrei lasciata da sola, specialmente in un momento come quello.

<< Assolutamente no, non mi importa ciò che succederà, io vengo con te.>> ripresi.

<< Ti prego, Joe, non insistere. E' stata una mia scelta quella di far parte dell'esercito ed è stata colpa mia se tu sei stato coinvolto. Non ho intenzione di farti pagare un errore che io ho commesso.>> continuò lei seriamente; non potevo credere che stesse dicendo sul serio.

<< Sei impazzita? Cosa ti passa per la testa?>>

<< Andrà tutto bene, sta tranquillo.>> cercò lei di tranquillizzarmi ma inutilmente; ero più agitato che mai.

<< Andrà tutto bene? Come puoi pensare che andrà tutto bene! Esione io non te lo permetto.>>

<< Sono io che non te lo permetto, Joe.>> rispose lei fredda; era pur sempre la mia padrona. << Non posso accettare di perderti. Ti imploro di avere fiducia in me.>> rispose lei.




POV ESIONE




Non ero mai stata così severa con lui ma non potevo permettergli di scontare una pena dura di una colpa che avevo scelto io di commettere; gli avevo promesso che finchè sarei stata viva Ettore non lo avrebbe toccato e quello era il momento giusto per mantenere la promessa che gli avevo fatto. Cominciai a salire le scale sotto i suoi occhi vigili che chiedevano di seguirmi ma ormai la decisione era stata presa; era giunto il momento di un faccia a faccia con Ettore. Lasciai Joe davanti al palazzo e mi diressi immediatamente nelle stanze di mio fratello, sicura di trovarlo lì. Non appena imboccai il corridoio sentii dei rumori forti e distinti, come se qualcuno stesse battendo i pugni sul muro. Mi avvicinai lentamente alla porta che conduceva dritto alle stanze di Ettore e, non appena varcai la soglia, trovai mio fratello poggiato al muro, con i pugni chiusi e la testa rivolta verso il basso. Non dissi una parola, rimasi sulla soglia a fissarlo. Ettore si accorse immediatamente della mia presenza, così si voltò a guardarmi.

<< Avrei potuto immaginare di tutto, ma non questo...>> cominciò quasi sussurrando.

Non risposi.

<< Hai violato tutte le leggi della nostra casa, della nostra città.>> continuò lui alzando il tono della voce.

Non risposi.

<< Hai disonorato la tua famiglia, il tuo ruolo di principessa.>> continuò ancora più infervorato. Una lacrima scese sul suo viso.

Non risposi.

<< Io mi fidavo di te, Esione.>> concluse come se urlasse al mondo intero che la sua piccola sorella lo aveva deluso, ingannato.

<< L'ho fatto per il mio popolo.>> cominciai a rispondere con un filo di voce. Ettore non rispose, si girò dall'altra parte; fu li che il coraggio che qualche minuto prima era svanito tornò in superficie.

<< L'ho fatto per te, per Paride, per nostro padre, per salvare la mia famiglia, la mia gente. Tu credi di essere il solo in grado di sacrificarti per la famiglia ma ti sbagli.>>. A queste parole, Ettore tornò a fissarmi incredulo; non gli avevo mai risposto così ma non avevo altra scelta.

<< Credi che per me sia stato facile vedere tutta quella gente morire sotto i miei occhi? Credi che sia stato facile combattere sapendo che da un momento all'altro una spada avrebbe potuto mettere fine alla tua vita?>> ripresi infervorandomi. << Credi che se avessi potuto salvare Paride dalla spada di Menelao non lo avrei già fatto? Credi anche che vederti devastato dal rimorso dopo aver stroncato la vita a quel ragazzo non mi abbia spezzato in due l'anima? Ho cercato di fermarti perchè volevo proteggerti, Ettore.>> ma mio fratello non mi lasciò finire.

<< Ma non capisci che cosi facendo hai messo a rischio tutta la nostra famiglia?>>

<< La guerra è cominciata a causa di Elena, non mia!>> gli urlai contro, furiosa. << Ho rischiato di perderti insieme con Paride in un solo giorno! Avrei potuto perdere anche Joe nello stesso istante e secondo te sarei rimasta con le mani in mano a guardare come gli Achei avrebbero distrutto la mia famiglia un tassello dopo l'altro?>> ripresi ancora.

<< Esione, non voglio che tu combatta perchè non posso perdere anche te!>> concluse Ettore. Rimasi basita a quelle parole, senza poter più parlare. Ettore sospirò, cercando di calmarsi e si girò dall'altra parte. Cercai anch'io di riprendere fiato e farlo ragionare; era in preda alla collera e alla preoccupazione.

<< Ettore, ricordati che tu hai una famiglia, un figlio da crescere, una donna che ti ama.>> ripresi lentamente, trattenendo le lacrime.

<< Di cui tu dovrai avere cura...>> mi fermò Ettore; si voltava spesso dall'altra parte per non incrociare il mio sguardo. Mi fermai un attimo, le lacrime che mi chiudevano la gola.

<< Di cosa stai parlando?>>

<< Quel ragazzo che oggi ho ucciso...non era solo un ragazzo: era il cugino di Achille.>> mi disse tutto d'un fiato; ebbi un mancamento. Per Ettore quel gesto poteva segnare solo la sua prossima fine per mano del più terribile dei Greci.

<< Cosa? Non stai dicendo sul serio, non è possibile...>> cominciai a dire ma le parole mi uscivano a stento.

<< Esione, se io muoio...>> ma non lo lasciai finire.

<< Tu non morirai perchè dovranno passare sul mio cadavere!>>

<< Esione, se io muoio ti prego, devi promettermi di crescere mio figlio e di avere cura di mia moglie...>>

<< Ettore, tu sei mio fratello. Mi avevi promesso che saresti rimasto con me, nel bene e nel male..>> ma non riuscii a finire la frase che Ettore si voltò, si avvicinò furiosamente a me e mi prese dalle braccia.

<< Esione, tu devi essere la mia erede al trono, lo capisci? Sei la più piccola ma la più capace. Paride è ancora troppo immaturo per governare su Troia e sono sicuro che saresti un'ottima principessa e regina.>> disse piangendo. Lo guardai incredula; non lo avevo mai visto piangere così. << Sei l'unica che può regnare saggiamente.>> concluse e si allontanò. Ci fu un attimo di silenzio.

<< Per questo non mi lasci altra scelta...>> riprese e facendo un cenno, delle guardie entrarono e mi presero dalle braccia, incatenandomi. Cercai di liberarmi ma inutilmente.

<< Cosa stai facendo, Ettore?>>

<< Quello che tu hai cercato di fare con me...proteggerti. Rinchiudetela nelle segrete, in maniera che non possa uscire.>> diede ordine mio fratello. << E in quanto al suo complice, Joe...catturatelo e dategli una punizione esemplare. Poi rinchiudetelo nella cella con mia sorella. Almeno staranno insieme fino al momento opportuno..>>. Ettore era amareggiato ed io non riuscivo a credere a quello che aveva appena detto.

<< Ettore, ti prego, lui non c'entra in questa storia, lo sai anche tu, la colpa è solo mia, lascialo andare, ti prego.>> ma le mie richieste furono vane.

<< Esione, è uno schiavo come tutti gli altri. Non posso far finta di niente, altrimenti ci sarà una ribellione di tutta la schiavitù che complicherebbe la situazione già delicata.>> rispose Ettore e si allontanò da me. Cercai di chiamarlo mentre le guardie mi portarono via e di nuovo, nel corridoio sentii quei rumori di pugni sul muro. Continuai a dimenarmi furiosamente, dovevo avvertire Joe che scappasse e si rifugiasse da Briseide; lì sarebbe stato al sicuro. Ma purtroppo, come l'ordine di Ettore prevedeva, fui rinchiusa in cella e sorvegliata da una guardia giorno e notte. Cominciai a piangere disperatamente; non avevo nessuna via di fuga né un modo per salvare Joe o Ettore.







POV JOE




Sapevo che le era successo qualcosa, lo sentivo dentro. Così, senza rispettare l'accordo preso con Esione, entrai a palazzo ma non feci in tempo a varcare la soglia che due guardie di Ettore mi presero dalle braccia e mi condussero a forza fuori nei giardini. Cercai di liberarmi ma inutilmente. Fui legato dai polsi ad un paletto di legno e messo in ginocchio. Ciò che mi fu inflitta fu la pena che era riservata agli schiavi colpevoli di grossi reati: la fustigazione. Cercai di resistere quanto più riuscii fino a quando, devastato dal dolore, svenni accasciandomi a terra. Fui liberato dalle corde e condotto giù nelle segrete, dove ad aspettarmi c'era la mia amata.




POV ESIONE




Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi le stesse due guardie che mi avevavo condotto in cella condurre Joe in uno stato davvero pessimo. Mi alzai di scatto in piedi e, non appena fu aperto il cancelletto, le due guardie me lo gettarono ai piedi, svenuto.

<< Oh mio dio.>> fu l'unica cosa che riuscii ad esclamare. Mi abbassai e notai cosa gli era successo: lo avevano fustigato a sangue, fino a fargli perdere conoscenza. Mi sentivo tremendamente in colpa, era solo colpa mia se in quel momento lui si trovava in quelle condizioni. Mi sedetti a terra e, con una manica della veste che mi era rimasta sotto l'armatura che avevo tolto prima di entrare a palazzo, gli ripulii le ferite. Improvvisamente si svegliò, emettendo qualche mugolio di dolore. Lo zittii dolcemente e gli feci poggiare la testa sulle mie gambe.

<< Mi dispiace così tanto, è tutta colpa mia...>> gli sussurrai, accarezzandogli il viso. Lui allungò il braccio e mi prese la mano, stringendola alla sua e portandola al suo petto.

<< Insieme fino alla fine.>> mi rispose, con un gesto che sembrava essere un misto tra una smorfia di dolore e un sorriso.

<< Ora devi riposare. Abbiamo un bel po' di tempo da passare qui.>> risposi amareggiata.




POV JOE




Mi addormentai seduta stante, poggiato alle sue gambe. Anche le punizioni più dure vicino a lei sembravano affievolite. Eravamo convinti che saremmo rimasti chiusi in quella cella per diverso tempo. Nessuno dei due sospettava che qualcuno che non potevamo immaginare stesse cercando il modo di farci evadere.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


POV JOE


Quando mi risvegliai dal sonno dolente che mi aveva sovrastato, era già notte. Dovetti sbattere le palpebre più volte per abituarmi alla luce fioca che entrava da una piccola fessura del muro, nella parte alta. Non sapevo da quanto tempo fossi lì ma supponevo abbastanza, dato che oltre alla schiena, le ossa mi dolevano per via dell'umidità. Cercai di alzarmi lentamente e mettermi a sedere e vi riuscii non senza fatica; il dolore alla schiena si era certamente affievolito ma continuava a infastidirmi senza tregua, qualsiasi movimento io facessi. Sospirai e mi voltai a guardare dove fosse Esione e, come sospettavo, la trovai poggiata al muro, con il capo leggermente chino, che dormiva; pensai a come doveva sentirsi, a quali potessero essere i suoi pensieri in quel momento così buio e soprattutto come fosse cambiata la sua posizione regale da quando ero giunto a palazzo. L'avevo vista nelle vesti della bellissima principessa troiana dai lunghi capelli neri e luminosi occhi azzurro cielo nel quale chiunque avrebbe lasciato i propri; poi l'avevo conosciuta come Esione, la ragazza di cui mi ero innamorato, la donna dalle mille risorse, dall'intelligenza al di sopra della media e dal carattere tosto ma gentile, buono e altruista nello stesso momento, disposta a sacrificare la propria vita per la famiglia; avevo visto la guerriera che albergava dentro di lei, celata fino a quel momento e adesso la vedevo come la sorella del principe, considerata traditrice dalla sua stessa famiglia e rinchiusa in una squallida cella assieme ad un semplice schiavo che non contava nulla. Non era giusto, non vi era giustizia in tutto questo ed Ettore lo sapeva bene. Ad interrompere i miei pensieri notturni fu proprio lei che, svegliandosi di soprassalto, gridò.


POV ESIONE
<< Ettore, no, ti prego!>> urlai con tutta la voce che avevo, sbarrando gli occhi. Respiravo affannosamente; avevo avuto un incubo terribile, lo stesso che avevo avuto quella mattina quando mi ero risvegliata a casa di Briseide; sembrava quasi un sogno profetico, un cattivo presagio che non mi dava nessuna buona notizia. Avevo visto Ettore che spariva dietro la porta della reggia, con un viso amareggiato e subito un urlo di chi veniva scuoiato vivo e, non appena le porte si riaprivano, il corpo di Ettore cadeva esanime di fronte a me, in una pozza di sangue. Immediatamente due forti braccia mi avvolsero e mi diedero calore. Continuai a tremare, senza riuscire a calmarmi.
<< Esione, Esione sta calma, va tutto bene, era solo un sogno...>> mi continuava a ripeter Joe fin quando mi abbandonai a quell'abbraccio così piacevole, così sicuro. Mi strinsi forte a lui e appoggiai la testa al suo petto e chiusi gli occhi. Rimasi a lungo senza parlare; sentivo il suo respiro regolarsi al mio e poggiare il suo mento sulla mia testa, sentivo ogni battito del suo cuore. Continuava a stringermi a sé sempre più forte.
<< Non posso fermare l'inevitabile.>> cominciai sottovoce. << Mi sento impotente, incapace di poter agire e di poter aiutare coloro che amo di più. Sono un fallimento completo come principessa.>>.
<< Tu sei una grande principessa, Esione. Tu vuoi solo il meglio per il tuo popolo, hai violato tutte le regole della città, hai disobbedito ad Ettore solo per salvare lui e Paride dalle spade greche. Quale donna avrebbe trovato il coraggio di compiere un'azione simile?>>
<< E guardami, ora. Guarda dove ci ha portati il mio “ eroico” gesto.>>
<< Ettore si sbaglia a considerarti una traditrice. Lui avrebbe fatto lo stesso per te e Paride.>> continuava a ribattermi; Joe non era ancora a conoscenza delle vere intenzioni di Ettore, del vero motivo per il quale ci trovavamo dietro quelle fredde sbarre.
<< Mi rimani solo tu, Joe...>> ripresi con le lacrime agli occhi. << La mia famiglia verrà sterminata, Ettore cadrà per mano di Achille e Paride verrà ucciso da Agamennone, mio padre non sopravviverà al dolore....>>
<< No, Esione, non dire così. Ettore è un ottimo combattente, vedrai che se la caverà. La tua famiglia starà bene.>> mi rispose Joe accarezzandomi dolcemente la guancia, continuando a tenermi stretta tra le sue braccia.
<< Ettore mi ha detto che dovrò succederlo come principessa.>> lo bloccai e lui rimase interdetto.
<< Cosa?>>
<< Vuole che sia io a governare su Troia quando lui...>> mi fermai; non volevo pronunciare quella parola perchè avrebbe significato accettare di perdere la parte più importante di me, della mia famiglia.
Fu in quel preciso momento che mi venne un'idea, forse folle, affrettata ma l'unica cosa che avrebbe potuto tenere la mia famiglia ancora unita; tutto dipendeva da me..da noi. Mi voltai a guardarlo con fermezza.
<< Ecco perchè ti dico che mi rimani solo tu, amore mio.>> ripresi mettendomi in ginocchio e lui fece lo stesso; gli presi le mani.
<< So che può sembrarti una cosa folle e forse non è neanche il momento giusto per parlarne ma non ho altra scelta.>> ripresi e gli accarezzai la guancia. Lui si abbandonò a quel gesto, sorridendomi.
<< Voglio che la nostra unione sia per sempre, che non vi sia modo di separarci perchè solo insieme avremo la forza necessaria per combattere.>> dissi tutto d'un fiato. Lui mi sorrise e io lo ricambiai; sapevo che aveva capito cosa intendevo dire.
<< Sposiamoci, Esione. Sposiamoci qui, adesso.>> riprese Joe sorridente più che mai; volevo sugellare il nostro amore con un matrimonio, il quale non sarebbe stata solo una promessa eterna ma avrebbe avuto anche un altro ruolo fondamentale; secondo le leggi troiane una donna consacrata ad un uomo con il vincolo del matrimonio, principessa o no, non poteva essere ceduta ad un altro uomo per nessuna ragione, nemmeno per ragioni politiche o trattative di pace. E questo lo sapevamo entrambi. Cosi facendo, quando sarebbe arrivato il momento, Joe sarebbe diventato di conseguenza principe e avrebbe potuto regnare al mio fianco nel tentativo di porre fine a questa guerra che ormai ci attanagliava da quasi un mese.


POV JOE


Era il momento più importante della mia vita; Esione sarebbe divenuta mia moglie e niente e nessuno avrebbe potuto portarmela via. Le strinsi le mani e mi avvicinai a lei; ci fissammo negli occhi per qualche istante senza proferire parola prima di cominciare con le promesse di rito.
<< Esione, quando sono arrivato a Troia pensavo che la mia vita di li a poco sarebbe stata un vero inferno. Ma quando ci siamo visti, il giorno del mio arrivo, sei stata come un fulmine a ciel sereno. Eri così bella, proprio come lo sei adesso; quel tuo sorriso mi incantò da subito e poi...la tua saggezza, la tua bontà, il tuo altruismo ti rendono quella donna speciale che sei, quella donna che ha rapito il mio cuore portandolo con sé ovunque andasse.>>


POV ESIONE


<< Joe, la vita da principessa non è mai quello che gli altri immaginano. Me lo ha insegnato Ettore ed aveva pienamente ragione. Non sei libero di scegliere, decidere della tua vita, sei eternamente controllato da regole e doveri a cui devi sottostare perchè il tuo ruolo te lo impone. Da prima che tu arrivassi la mia vita stava lentamente perdendo ogni senso; sapevo che ben presto mio padre avrebbe organizzato il mio matrimonio con un principe o un re di chissà quale regno lontano ma speravo ancora che un giorno avrei sposato qualcuno per amore, non per convenienza. Finchè non sei arrivato tu. Ho imparato a conoscerti col tempo, dal primo momento ho avuto paura di affrontare i miei sentimenti perchè il mio ruolo me lo impediva. Ma da quando sei arrivato a Troia, hai saputo riaccendere in me quel fuoco che si era ormai spento, hai saputo donarmi quello che cercavo da tempo: la felicità.


POV JOE

<< Esione, mia amata, io non ho mai smesso di amarti per un solo istante. Avrei dato la mia stessa vita pur di proteggerti, di amarti, di accarezzarti, di stringerti, di averti. Io giuro sulla mia vita, e che gli dei mi siano testimoni, di amarti e onorarti, di esserti vicino in qualsiasi momento, di proteggerti finchè la morte non sopraggiunga a dividermi dall'unica cosa che desidero per sempre: te. Io ti prometto che, anche quando essa arriverà, io ti guiderò, ti starò vicino e ti aspetterò per ricongiungerci nuovamente insieme,per sempre.>>


POV ESIONE


<< Joe, nemmeno io ho smesso di amarti per un attimo. E devo ringraziarti, soprattutto. In te ho trovato non solo il tassello mancante della mia vita, ma una vera ancora di salvezza. Hai rischiato tantissimo per me in tutto questo tempo, senza mai esitare di fronte alle difficoltà. Mi hai sostenuta, mi hai fatto vedere quello che la paura mi oscurava, mi hai protetta persino dai miei fratelli, rischiando il tutto per tutto e di questo non posso che essertene debitrice per sempre. Io giuro su tutto quello che amo di più al mondo che farò per sempre quello che tu hai fatto con me. Giuro di amarti e onorarti, di esserti vicina in qualsiasi momento, finchè morte non sopraggiunga.>>


POV JOE


Improvvisamente Esione si fermò. Avevamo pronunciato tutti i riti di matrimonio ma c'era una cosa che entrambi avevamo dimenticato: nessuno avrebbe ritenuto valido un matrimonio che non presentasse un terzo a testimoniare la nostra unione.
<< Joe...se non c'è un testimone ad assistere a tutto ciò, questo matrimonio non sarà valido.>> riprese Esione, lasciandomi le mani e alzandosi in piedi, sospirando. La guardai sconsolato; aveva ragione ma chi mai avrebbe fatto da testimone ad un matrimonio come il nostro, specie in una situazione come quella che stavamo vivendo in quel momento. Improvvisamente avvertì uno strano rumore; veniva dall'esterno della cella. Guardai Esione con stupore e lei ricambiò il mio stesso sguardo. Le feci cenno di stare indietro e mi avvicinai quatto alle sbarre,notando il nostro sorvegliante immerso in un sonno ristoratore col sorriso sulle labbra; doveva essere ubriaco fradicio, ma nessuno all'orizzonte. Pensai che il rumore fosse stato provocato dalla guardia ma appena mi voltai di nuovo quel rumore tornò a farsi sentire; doveva esserci qualcuno. Mi riavvicinai alle sbarre.
<< Chi c'è? Fatti vedere.>> sussurrai delicatamente per non svegliare il dormiente. Esione continuava a scrutare nel buio fin quando notò qualcosa muoversi.
<< Sta attento, ti prego.>> mi disse preoccupata. Dall'ombra vicino l'entrata delle segrete si fece avanti qualcuno, coperto da un mantello che non mi permise di vederne il viso. Non appena raggiunse le sbarre che ci separavano, mi fece cenno di fare silenzio e si tolse in mantello, svelando l'arcano mistero. Sgranai gli occhi.
<< Principe Paride.>> sussurrai stupito, ma lui mi zittì nuovamente. Esione guardò il fratello con stupore, si avvicinò lentamente, sotto gli occhi vigili di Paride. Si guardarono come se non si fossero visti da chissà quanto tempo. Si mise in ginocchio e sorrise, quasi con le lacrime agli occhi. Paride avvicinò la mano al suo viso, attraversando le sbarre e accarezzandola come solo un fratello sa fare. Non scambiarono nemmeno una parola, non ne avevano bisogno.
<< Ettore non sa che sono qui.>> riprese lui serio. Esione ed io ci guardammo perplessi.
<< Cosa ci fai qui, allora?>> domandò ancora lei. Paride non rispose, comincio a frugare dentro il suo mantello finchè non tirò fuori un mazzo di chiavi dal quale ne prese una, identica a quella che il sorvegliante aveva attaccata alla cintura.
<< Non posso permettere che voi due restiate chiusi qui. Troia ha bisogno di voi, ora più che mai.>> riprese il principe, inserendo la chiave nella serratura. << Non ora che il peggio sta per accadere.>> concluse, girando la chiave e facendo scattare la chiusura della cella, aprendo così la porta.


POV ESIONE


<< Paride, cos'è successo?>> cominciai a chiedere preoccupata; Paride in un primo momento non rispose. Joe, allora, cercando di non far salire la tensione, provò a porre la domanda in modo diverso.
<< Da quanto tempo siamo qui?>>
<< Quanto basta per assistere al duello tra Ettore e Achille.>>
In quel momento ebbi un mancamento; sapevo che prima o poi sarebbe giunto quel momento ma non riuscivo a credere che nel giro di un paio di giorni sarebbe accaduta la catastrofe. Joe si voltò a guardarmi e con un braccio, mi avvicinò a sé, stringendomi per farmi sentire il suo calore. Paride abbassò lo sguardo, nel tentativo di cacciare via le lacrime che gli riempivano gli occhi. Poi riprese lentamente a parlare.
<< Ieri è giunto un messo a palazzo, portando un messaggio per Ettore da parte di Achille: gli diceva di scendere in campo e di scontrarsi con il vero Achille, quello che secondo lui aveva ucciso qualche giorno fa. Nel messaggio, l'ironia da lui usata celava una profonda rabbia.>> continuò mio fratello, alzandosi in piedi, seguito da me e Joe.
<< Nient'altro?>> riprese Joe, cercando ancora di sostenermi. << Quando è fissato lo scontro?>>
<< Sono venuto qui a liberarvi proprio per questo. Domattina Ettore scenderà in campo e non potevo accettare che si battesse senza aver prima parlato con te, Esione.>> concluse Paride con una lacrima che gli scorreva sulla guancia. A quel punto mi liberai dall'abbraccio di Joe e corsi ad abbracciare mio fratello; avevo bisogno di lui e lui di me. Restammo abbracciati a lungo, sotto l'occhio commosso di Joe.
<< Ti voglio bene, Paride.>> dissi con un filo di voce, mi staccai da lui e prendendo per mano Joe, ci allontanammo verso il palazzo.
<< Ah, un'ultima cosa.>> disse ancora Paride. << Il vostro matrimonio è valido. Io sono il vostro testimone.>> disse e sorrise.
<< Grazie, principe.>> disse Joe con emozione ma Paride lo fermò.
<< Mi ringrazierete dopo, andate adesso.>> e così facemmo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


POV ESIONE




Quella notte era più fredda del solito e sembrava preannunciare gli avvenimenti della mattina incombente. A palazzo tutto era silenzioso, poche le lanterne rimaste accese per portare un po' di luce in mezzo a tanta oscurità. Avrei tanto voluto che anche nel mio cuore ci fosse stata un po' di quella luce, ma ormai sembrava completamente sparita. Persino la promessa di amore eterno che avevo pronunciato con Joe qualche attimo prima sembrava non potermi sollevare l'animo. Sentivo un peso enorme che mi opprimeva il cuore, un macigno così grande che solo la fine della guerra avrebbe potuto distruggere. Tenevo stretta alla mia la mano di Joe e, con un passo veloce, ci avviavamo alla ricerca di mio fratello Ettore. Cercavamo di non farci vedere dalle sentinelle di guardia, per evitare di essere scambiati da due greci infiltrati in città. Ad un tratto due figure cominciarono ad avvicinarsi a noi, nel corridoio centrale del palazzo che conduceva dritto alla scalinata d'ingresso. Con gesto furtivo, Joe mi tirò a sé e, velocemente, si nascose dietro un muro che faceva ad angolo, totalmente al buio. Mi fece cenno di rimanere in silenzio, poiché le due persone che, in quel momento, erano a pochi metri da noi, stavano scambiando qualche parola, così restammo in ascolto.

<< Da qui continua per queste scale...>> cominciò la voce maschile. Sgranai gli occhi; era la voce di Ettore. << Ti porteranno dritta al fiume. Porta quanta più gente puoi, ma vieni qui.>> concluse. L'altra figura cominciò a singhiozzare.

<< Perchè mi dici tutto questo?>>.

Andromaca.

Mi sporsi di qualche centimetro per poter assistere meglio alla scena. Joe mi lasciò fare; avevo il diritto di sapere sulla sorte di mio fratello.

<< Sai cosa succederà domattina, Andromaca. Potrebbe essere il duello più duro della mia vita. Se io muoio...>>

<< No, Ettore...>> rispose la donna correndo incontro al marito e abbracciandolo forte. Ettore la strinse nelle sue braccia, sospirò e le diede un bacio in fronte. Continuai ad assistere alla scena incapace di poter fare qualsiasi cosa, persino di piangere.

<< Ascoltami, amore mio...>> esordì nuovamente mio fratello, staccando la moglie da sé per poterla guardare negli occhi. << Non so quanto Troia resisterà senza subire attacchi dai Greci. Per questo ho fatto si che Esione fosse al sicuro. Lei saprà guidare bene questa città, vi proteggerà e si prenderà cura di te e del piccolo Astianatte.>>

Andromaca non rispose.

<< A volte la vita sa darti delle grosse pugnalate. Avrei voluto vedere mio figlio crescere, partecipare alla vita di corte, avere la sua prima donna,...>> continuò Ettore simulando un mezzo sorriso così amaro che una lacrima gli scivolò sul viso. Mi voltai nuovamente, non riuscendo più ad assistere a quella scena. Scivolai appoggiata al muro e cominciai a piangere silenziosamente, guardando verso il soffitto per ricacciare indietro le lacrime. Joe seguì ogni mio movimento, mi accolse tra le sue braccia e lasciò che sfogassi tutto ciò che dentro di me stava diventando insopportabile. Nel frattempo, ancora la voce di Ettore faceva capolinea nella mia testa.

<< Qualsiasi cosa dovesse succedere domani, io sarò sempre accanto a te, Andromaca. Abbi cura di nostro figlio, non lasciare che gli facciano del male.>>

<< Te lo prometto, Ettore.>> rispose Andromaca e insieme, si allontanarono da noi. Quando il corridoio tornò nuovamente silenzioso e tranquillo, Joe mi aiutò ad alzarmi e, con una delicatezza incredibile, mi asciugò le lacrime. Mi alzò il viso, permettendo di incrociare il mio sguardo con il suo. Lui mi accennò un piccolo sorriso amaro e io lo ricambiai.

<< Dovrai essere forte, domani.>>

<< Lo so.>> risposi sussurrando. << Ho un compito da portare a termine. Non posso impedire che Ettore si scontri con Achille, ma posso fare in modo di proteggere la sua famiglia.>> continuai, ormai rassegnata. Speravo ancora che il duello sarebbe finito con la vittoria di Ettore, ma le probabilità erano meno di quanto potessi immaginare.

Mi staccai da Joe, voltandomi verso il corridoio. Joe si avvicinò e mise le mani sulle mie spalle.

<< Vuoi parlare con lui?>> continuò lui ma io gli feci cenno negativo. Avrei parlato con lui la mattina stessa, tanto più che mancavano poche ore all'alba.




POV JOE




Le faceva così male in quel momento tutto quello a cui avevamo assistito che a mala pena riusciva a rispondermi “ si “ o “ no “. Non avevo modo di poterla aiutare se non starle accanto. D'un tratto la presi per mano e la condussi nella sua stanza; aveva bisogno di riposare, almeno qualche ora, anche se in realtà sapevo che non avrebbe chiuso occhio ed io con lei. Esione non si oppose. Arrivati nella sua stanza, chiusi la porta e mi sdraiai di fianco a lei, facendola poggiare al mio petto e cingendola dai fianchi. Rimanemmo in quella posizione per diverso tempo, senza dire una parola. Mi sembrò che per qualche attimo si fosse addormentata, allontanando dalla sua mente l'orrore e il dolore di quegli ultimi momenti della notte. Così anch'io chiusi gli occhi, sperando di poterla incontrare anche in sogno.







POV ESIONE




Quando aprii gli occhi, vidi che era l'alba. Mi voltai a guardare Joe, che dormiva in tutta la sua bellezza. Gli sorrisi delicatamente e spostai in ciuffo di capelli dalla sua fronte, provocando in lui un piccolo sorriso; era sveglio e stava aspettando il momento in cui avrebbe potuto incontrare il mio sguardo. Mi alzai dal letto, sistemandomi la veste e lo aiutai ad alzarsi. Dovevamo essere pronti, quello sarebbe stato il giorno più duro di tutta la vita. E fu proprio in quel momento che dalla finestra una voce forte, squillante e furibonda, entrò nel palazzo. Una voce familiare, che avrei preferito non sentire. Mi affacciai velocemente alla finestra e lo vidi, nella sua biga; Achille, armato di spada, scudo e lancia stava chiamando a gran voce mio fratello perchè scendesse e si battesse.

<< Andiamo.>> mi disse Joe porgendomi la mano e, correndo, ci avviammo alla terrazza più alta del palazzo dove, di solito, mio padre, Ettore e Paride controllavano la città e dalla quale la visuale sul campo di battaglia era pressochè perfetta.




POV JOE




Non appenna arrivammo tutta la famiglia reale era presente; il re Priamo, Paride con Elena, Andromaca ed Astianatte ed infine Ettore. Tutti ci guardarono arrivare, ma nessuno si sorprese del fatto che eravamo fuggiti dalle prigioni del palazzo.




POV ESIONE




Mi fermai alla soglia, incrociando lo sguardo di Ettore, malinconico ma forte. Lo vidi salutare ogni membro della mia famiglia, imponendo raccomandazioni sia ad Andromaca che a Paride. Tremavo come una foglia mentre la voce assordante di Achille continuava a bombardare le mie orecchie. Ettore si rivolse anche a Joe, raccomandandogli di avere cura di me e di proteggermi e infine, quando si avvicinò a me, mi guardò fisso negli occhi e, senza dirmi una parola, si allonanò imbracciando scudo e lancia. Lo guardai stupita e ferita. Con sguardo perso, cominciai a corrergli dietro, chiamandolo a gran voce fin quando lui, gettando a terra scudo e lancia, si voltò e mi accolse tra le sue braccia. Cominciai a piangere senza fine, stringendolo a me; cercavo di farmi forte ma non volevo che andasse, non volevo che si battesse con Achille. Lo guardai negli occhi e gli accarezzai la guancia con la dolcezza di una sorella.

<< Perchè te ne sei andato così?>> dissi tra i singhiozzi.

<< Perchè sarebbe stato troppo duro per entrambi, Esione.>> rispose Ettore. << Abbi cura di nostro padre, di Paride e della mia famiglia. Sono orgoglioso di avere una sorella come te, piccola “ sapiente” e sono fiero di essere stato tuo fratello.>> disse Ettore e mi baciò in fronte, bagnandomi con una lacrima.

<< Ettore, sei il miglior fratello e amico che una ragazza avesse mai potuto desiderare. Sono onorata di poterti chiamare “ fratello”. Torna vincitore, ti prego. Metti fine a questa guerra. >> gli risposi. Lui sorrise e si staccò da me, riprese le armi in mano e velocemente si avviò al portone, lasciando che lo seguissi con lo sguardo fino a che scomparve dietro le alte porte di legno. Immediatamente tornai su al terrazzo e, come una furia, mi scaraventai sul balcone, dal quale potei assistere meglio al duello.

Vidi mio fratello Ettore avvicinarsi al suo nemico, scambiando con lui qualche parola ma non riuscii a percepire cosa. Fin quando vidi Ettore impugnare la lancia e dare inizio al duello col quello che si rivelò essere il suo peggiore nemico.

Nessuna strategia, nessuno studio del nemico. Colpo dopo colpo, i due combattenti cercavano a ripetizione di colpirsi l'un l'altro, sfoggiando le innumerevoli capacità di azione, difesa, attacco, schivata. Fin quando Achille, con un'abile mossa, spezzò in due la lancia di Ettore, facendolo cadere a terra e attaccandolo con la spada.

<< Ti prego, Ettore. Resisti.>> continuavo a sussurrare tra me e me, sempre più preoccupata e agitata. Andromaca nel frattempo si era accasciata dietro il balcone, cominciando a respirare affannosamente, sostenuta da Elena. Tutti noi eravamo presi dal duello e nessuno aveva il coraggio di distogliere gli occhi da ciò che stava accadendo. Finchè tutto cominciò a precipitare velocemente.

Ettore venne ferito da Achille prima ad un braccio, poi ad una gamba e ad un fianco. Ormai era tutto segnato. Cominciai a piangere nervosamente, senza distogliere lo sguardo dal campo di battaglia finchè ciò che doveva accadere accadde sotto i nostri occhi: Achille, con una mossa del tutto imprevedibile, lanciò dritto verso il cuore di Ettore la sua spada che lo trafisse in meno di un secondo, trapassandolo. In quel momento mi sentii morire, non riuscii più a contenere i miei sentimenti, tanto che cominciai ad urlare disperata, chiamando mio fratello che, ormai, in ginocchio, esalò il suo ultimo respiro, accasciandosi a terra.

<< No, no, ti prego, Ettore, Ettore!!>> continuavo a ripetere senza controllo. Ero in preda alla disperazione, avevo visto morire la persona che mi aveva da sempre sostenuta, la persona che era stata al mio fianco in qualsiasi momento. Joe, non potendo fermare tutto quello che stavo passando, si gettò su di me e con una presa ferrea, cominciò ad allontanarmi dal balcone per evitare di assistere ancora a quel massacro. Cercai di dimenarmi, continuando a invocare il nome di mio fratello tra i singhiozzi, le lacrime, il dolore. Mi accasciai a terra, stretta ancora nella presa di Joe, piangendo furiosamente. Nel frattempo Achille, per sfregio al corpo del suo nemico e per vendetta sulla morte di Patroclo, legò per i piedi il corpo di Ettore alla sua biga e cominciò a trascinarlo per tutto il campo di battaglia, portandolo con sé fino al campo acheo. Mi risollevai in tempo per guardare questa scena e ancora in preda al dolore, mi voltai contro Elena.

<< E' tutta colpa tua, sciagurata donna!>> cominciai a dire e Joe nuovamente dovette bloccarmi. << Tu hai fatto si che succedesse tutto questo. La guerra è scoppiata a causa tua perchè tu non sai quali sono i doveri di una principessa, tu non hai la minima idea di cosa significhi avere una famiglia. Tu hai distrutto la mia, mi hai rovinato la vita!>> le urlai contro fuori di me. << Ettore è morto a causa tua!>> finì il mio sfogo. Joe, per il bene di tutta la famiglia, mi allontanò a forza da tutti, compreso da mio padre che continuava ad avere un attacco d'ansia insieme ad Andromaca, incapaci di accettare la morte di Ettore, e, riportandomi in camera, cercò di farmi calmare o quanto meno di farmi riprendere il controllo delle mie azioni.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


POV JOE
<< Lasciami, ti ho detto di lasciarmi, Joe!>> continuava ad urlare Esione, sbracciandosi e dimenandosi, cercando di sfuggire alla salda presa che avevo su di lei. Non le diedi ascolto e continuai a passo svelto a camminare, giungendo velocemente nelle stanze della servitù, in un luogo sicuro, lontano da occhi indiscreti in cui avrei potuto cercare di riagguantare la sua anima e il suo cuore, che ormai sembravano solo oscurati dal dolore e dalla ricerca di vendetta. Finalmente lei riuscì a sganciarsi da me e, quasi barcollando, si appoggiò al muro. Chiusi la porta alle mie spalle e velocemente la raggiunsi, tentai di voltarla verso di me ma lei mi spinse via.
<< Esione, per favore...>>
<< Mio fratello è morto, Joe, lo capisci?!>> mi rispose lei con gli occhi rossi per il pianto, con una voce rotta e graffiata. Non riusciva a frenare il suo dolore e la capivo; aveva perso quello che era stato per lei l'amico di sempre, il suo punto di riferimento e niente sarebbe valso cercare di consolarla, niente avrebbe riportato in vita Ettore.
<< L'ho perso per sempre! Era tutto per me, tutto. Non c'è più speranza, Troia è perduta, tutto è perduto.>> continuò a dirmi e fu li che mi resi conto che dovevo fare qualcosa per aiutarla. Così, di nuovo, andai da lei, la riportai in piedi e la voltai bruscamente verso di me, tenendola salda per le braccia così che non potesse sfuggirmi.
<< Ascoltami adesso.>> le dissi quasi urlandole in faccia; non volevo ma era l'unico modo che avevo per attirare la sua attenzione. Lei mi guardò con stupore, con le guance segnate per il forte pianto e rimase interdetta. Quando capii che lei era disposta ad ascoltarmi, presi un respiro profondo e poi cominciai.
<< Smetti di farti prendere dal panico e ritorna almeno un attimo in te. Non so cosa farei adesso per riportare Ettore qui da te e se ci fosse anche solo una possibilità di poterci riuscire, affronterei anche l'impresa più impossibile e disperata, scalerei cento montagne, supplicherei Ade in persona ma purtroppo sappiamo entrambi che dalla morte non c'è ritorno.>>
<< Come puoi dire “ Esione, non farti prendere dal panico”. Ho visto mio fratello morire sotto i miei occhi, l'ho visto lasciare un figlio che non conoscerà mai suo padre. L'ho visto morire per una guerra che non sarebbe mai dovuta scoppiare. Questa città, questo popolo, non ha più nessuna speranza!>>
<< Non posso cancellare l'orrore a cui abbiamo assistito ma posso aiutarti ad affrontarlo ed Ettore non avrebbe voluto che gettassi così la spugna.>>
<< Non sto gettando la spugna, sto solo...>> ma non la lasciai finire.
<< Credi che sarebbe sceso in battaglia se avesse saputo che il suo regno, dopo la sua morte, non avrebbe avuto più speranza?! Riflettici, Esione. Tuo fratello è morto solo per dare a te una possibilità.>>
Lei non rispose; mi guardò con gli occhi pieni di stupore, non riusciva a capire perchè le facessi questo discorso.
<< Cosa dici?>> riprese lei sussurrando incredula. Io le presi le mani e le strinsi forte alle mie.
<< Ettore credeva molto in te, questo lo sai. Sapeva benissimo quali fossero le tue capacità. Adesso tocca a te rendergli onore; prendi ciò che lui ti ha donato, fai vedere chi è davvero la principessa Esione, mostra ai Greci di che pasta sono fatti i Troiani!>>
 
POV ESIONE
 
Cercava di infondermi coraggio e speranza in un momento che per me sembrava solo un lungo corridoio buio e senza fine, se non addirittura il baratro. Ma lui era ostinato, testardo e benchè provassi in tutti i modi di respingere ogni suo tentativo di tirarmi fuori da quell'inferno, Joe ci riprovava, non si arrendeva e continuava a darmi energia e carica per riprendere quella forza che era del tutto sparita e tornare così al ruolo che, a suo dire e a quello del mio ormai defunto fratello, mi toccava per diritto. Le sue ultime parole mi fecero un po' calmare, ripresi a respirare normalmente e sciolsi la rigidità che il mio corpo aveva assunto. Joe mi liberò dalla presa ferrea e mi permise di allontanarmi da lui, così mi voltai di schiena e mi passai le mani in faccia; forse dovevo dare ascolto di più a quello che lui mi diceva, lo faceva solo per mio bene e di questo ne ero consapevole. Dovevo reagire, dovevo farlo per me, per lui, per Ettore, per mio padre, per il mio popolo. In fondo avevo già sperimentato il trasgredire la tradizione, non sarebbe stato altrettanto diverso questa volta. Ma non ebbi nemmeno il tempo di poter dire una parola che, improvvisamente, dal corridoio che separava gli alloggi dalla servitù al resto del palazzo, si sentirono delle grida provenire da lontano. Joe mi afferrò la mano e mi trascinò fuori di corsa, per vedere cosa stesse succedendo in nostra assenza. Tornammo velocemente al balcone dal quale avevamo assistito al duello tra Ettore e Achille ormai deserto e nell'affacciarci, scorgemmo una miriade di soldati greci alle porte della città che tentavano di sfondare la porta per penetrare in città.
<< Ci occorrono rinforzi.>> dissi tra me e me. << Dobbiamo sbrigarci o non riusciremo a reggere l'attacco. Vai alle torri di guardia, dì agli arcieri di allontanare i nemici più vicini alle porte. Io correrò in città e metterò al riparo donne e bambini. Fa presto!>> ordinai a Joe e lui, veloce più della luce, corse via, lasciandomi sola. Così corsi alle porte del palazzo e in men che non si dica cominciai ad organizzare gruppi di donne e bambini da rifugiare nel palazzo. Ma qualcosa andò storto e non ci diede il tempo di reagire a dovere al tremendo attacco che stavamo subendo.
Rumore di legno in frantumi.
Chiavistelli spaccati.
Porte aperte.
 
POV JOE
 
Non feci in tempo a raggiungere le torri di guardia come mi aveva ordinato Esione che vidi le porte della città spalancarsi furiosamente, lasciando entrare un esercito di uomini armati fino ai denti, pronti a distruggere qualsiasi cosa gli venisse a tiro. Frenai bruscamente la mia corsa.
Esione” pensai, trasalii e immediatamente tornai indietro a tutta velocità in città, per trovare la mia principessa e aiutarla nel gravoso compito che adesso le toccava: difendere la città ad ogni costo.
 
POV ESIONE
 
Il panico avvolse la città nel giro di pochi secondi: un intero esercito era entrato in città con l'intenzione di sterminarci tutti e radere al suolo della città; non l'avrei permesso, mi fosse costata la vita. L'esercito troiano, che nel frattempo si era armato e schierato pronto per il combattimento, si lanciò contro gli invasori nel tentativo di ricacciarli fuori dalla città. Fu uno scontro sanguinoso, molti dei guerrieri caddero sotto le lance nemiche e altrettanti ne morirono per mano troiana. Nel frattempo, tra l'orrore delle mogli che vedevano cadere di fronte ai loro occhi i padri dei loro figli e i genitori che vedevano trucidato l'amore più grande della loro vita, cercavo di fare forza a tutta la mia gente e di fuggire, difendendoli anche contro eventuali soldati, sganciatisi dall'esercito per attaccare gli innocenti. Esattamente come avevo fatto quando mi ero infiltrata con l'esercito, imbracciai la prima spada che mi capitò sotto mano, rubata ad uno dei soldati uccisi, e cominciai anch'io a battermi come un uomo, sotto gli occhi increduli della città. Ne abbattei diversi, con sangue freddo e tenacia, diventando più feroce di una fiera; la gente continuava a fuggire, cercando un luogo in cui proteggersi mentre metà dell'esercito acheo venne ricacciato fuori dalle mura. I soldati chiusero le porte, serrandole con le lance e i carri. Ma tanti altri achei erano ancora in città; distrussero tutto quello che trovarono, uccisero uomini e donne, incendiarono le case, abbatterono statue. Continuai a combattere senza sosta, tra la rabbia e la disperazione; avevo raggiunto quasi uno stato di follia che faceva agire il mio braccio quasi in autonomia e quasi non sentivo neanche le piccole ferite che ricevevo durante il combattimento. D'un tratto mi sentii sfiorare la spalla e, nella foga del momento, mi voltai più veloce della luce, feci cadere il mio avversario e mi avventai su di lui, portando la spada in alto pronta per trafiggergli il ventre.
 
POV JOE
Non ebbi neanche il tempo di reagire che, senza che lei si rendesse conto, stava per squarciarmi il ventre da parte a parte. La fermai di impeto.
<< Esione, ferma, sono io!>> le dissi concitato. Lei si fermò con la spada in alto, sbarrando gli occhi. Fece cadere l'arma a terra e si gettò su di me, abbracciandomi forte.
<< Ero così preoccupata per te e io stavo per ucciderti, mi dispiace...>> mi disse accarezzandomi la guancia. La guardai e sorrisi; in un momento come quello, anche un semplice sorriso sarebbe bastato a infondere in noi ancora più forza.
Mi aiutò a rialzarmi e mi lanciò una spada.
<< Troia è nostra.>> mi disse sicura di se. Così, insieme alla mia principessa, ci dirigemmo alla ricerca dei restanti soldati achei che ancor girovagavano per le strade.
 
POV ESIONE
 
Troia era solo un cumulo di macerie. Più camminavamo e più ci rendevamo conto di quello che era appena accaduto. Non riuscivo a crederci; ero distrutta a vedere tutto quello che ormai non era più.
 
POV JOE
 
C'erano corpi ovunque: uomini, donne, vecchi, fanciulli, persino bambini che non avrebbero più conosciuto la vita. Una lacrima mi scivolò sul viso.
 
POV ESIONE
 
Il mio cuore si spezzò in tanti piccoli pezzi; ero incapace di parlare, di piangere, di urlare, troppo era l'orrore al quale stavamo assistendo. Senza accorgermene giungemmo di fronte la casa di Briseide, o quanto meno, ciò che restava di essa. La preoccupazione e l'angoscia mi assalirono di botto. Lasciai Joe e corsi dentro l'abitazione alla ricerca disperata della mia migliore amica o di qualche membro della sua famiglia, nella speranza di trovarli ancora vivi, sfuggiti per miracolo degli dei da quella devastazione e morte che la città aveva subito. Non appena varcai la soglia dovetti fermarmi e poggiarmi sullo stipite. Portai la mano alla bocca, impedendomi di urlare e, scivolando lentamente in ginocchio, non riuscii più a controllarmi.
 
POV JOE
 
Raggiunsi Esione, vedendola accasciarsi sulla porta e, come temevo, era successo ciò che non doveva accadere: Briseide, priva di vita, sdraiata sul pavimento in una pozza di sangue, la veste stracciata e distrutta in più punti e alzata fino alla vita. Esione la raggiunse lentamente, la prese tra le braccia e cominciò a stringerla a sé, accarezzandole il viso e i capelli.
 
POV ESIONE
 
Nel giro di poche ore ero rimasta sola: mio fratello e la mia migliore amica, morti nel peggiore dei modi. Ero dilaniata dal dolore, in quel momento avrei preferito mille volte essere morta e riabbracciare chi mi era più caro piuttosto che dover sopportare la vista dell'inferno in terra. Joe, rimasto in silenzio, si avvicinò a me.
<< Non dovevano prendersi la sua vita...>> sussurrai tra le lacrime e i singhiozzi.
<< Non dovevano prendersi nessuna vita.>> mi corresse Joe, fortemente colpito dalla terrificante scena.
<< Cosa vogliono toglierci ancora? L'amore? La dignità? No...non l'avranno, fosse l'ultima cosa che faccio.>> risposi sospirando. Tornai a guardare la mia amica.
<< Briseide, amica mia, tu avrai la tua vendetta, te lo prometto. Dovranno scontare ogni singola vita che hanno rubato a questa città, ogni centimetro delle case che hanno abbattuto, ogni granello di sabbia che hanno sporcato con il sangue dei nostri concittadini. Vendicherò te ed Ettore e questo è il mio primo volere come regina di Troia.>>
 
POV JOE
 
Donna. Era diventata donna e lo aveva dimostrato da quando aveva varcato la soglia della porta della casa di Briseide. A distogliermi dai pensieri un rumore, come il pianto di un bambino provenire dalla stanza accanto a dove ci trovavamo io ed Esione. Mi diressi lentamente verso quella direzione e , spostando una piccola struttura lignea simile ad una trave, un bambino. O meglio un neonato che piangeva, allungando le braccia verso di me.
<< Esione...>> dissi velocemente. << vieni qui, presto.>>.
Esione, sorpresa dal mio tono di voce alquanto vivo, adagiò lentamente il corpo di Briseide a terra e dopo averla accarezzata un'ultima volta, mi raggiunse.
 
POV ESIONE
 
Appena svoltai l'angolo, una sorpresa mi accolse: c'era un neonato di fronte ai nostri occhi, un piccolo in fasce che piangeva disperatamente. Senza esitare un attimo, lo presi tra le mie braccia e cominciai a cullarlo, nella speranza di farlo calmare.
<< Chi è questa creatura?>> mi chiese Joe, accarezzando il piccolo.
<< Non lo so, Briseide non aveva fratelli o figli.>> risposi perplessa. Poi riflettei un attimo.<< Che fosse il motivo per il quale è stata uccisa?>>
<< Dici che Briseide abbia sacrificato la sua vita per difendere questo bambino?>> mi domandò Joe.
Non c'era altra spiegazione.
<< Lo avrà sicuramente protetto dai soldati e nel tentativo di ricacciarli fuori di casa, loro avranno avuto la meglio su di lei...>> risposi tornando cupa. In ogni caso, quel bambino risultava essere un segno del destino. Joe lo prese a sua volta in braccio e, cullandolo, lo fece addormentare.
<< Saresti un padre meraviglioso, Joe.>> dissi sorridendo. Lui mi guardò e ricambiò.
<< E tu una splendida madre. Esione, questo è un segno, un volere degli dei. Questo bambino sarà l'inizio di una nuova era, un'era di rinascita per te e la città.>> disse Joe facendomi intendere di volerlo tenere con sé.
<< So cosa vuoi dire, ma non sono sicura di essere in grado di fare da madre e poi...>>
<< Poi? Vorresti dire che lasceresti un bambino della sua età in preda alla sorte?>>
<< Assolutamente no. E' solo che...ho paura di non esserne all'altezza.>>
<< Se non vuoi farlo per te stessa, piccola, fallo in onore del sacrificio di Briseide. Sarà il primo modo per vendicare e riscattare la sua morte.>>
Quelle parole mi toccarono proprio in fondo all'anima: non potevo non prendere le parole di Joe come vere e furono proprio quelle a convincermi.
<< D'accordo, Joe. Da oggi noi cresceremo il piccolo Enea.>>
<< Enea?>>
<< Non ti piace il nome?>>
<< E' meraviglioso, proprio come te.>> rispose Joe, avvicinandosi a me e baciandomi con passione. Poi, staccandomi, lo guardai dritto negli occhi.
<< Adesso ascoltami, torniamo a palazzo e diamo ordine di organizzare pile funerarie per Briseide e tutti gli altri innocenti morti quest'oggi. Dopo di che stanotte andrò al campo acheo.>>
<< Cosa??> disse Joe sopreso. << E perchè mai questa follia?>>
<< Vado a riprendermi ciò che è mio, a qualsiasi costo.>>
<< E cioè?>>
<< Il corpo di mio fratello.>>

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


POV ESIONE


Quello che avevo deciso di fare, si, era una vera follia, più forse di vestirsi da uomo ed entrare di nascosto nell'esercito; ma non avevo scelta, troppo dolore in quelle ultime ore, troppe perdite importanti e niente che potessi fare per almeno dare dignità a chi aveva combattuto per la nostra città ed era caduto sotto le armi nemiche. Per questo dovevo riprendermi il corpo di mio fratello, non potevo lasciare che fosse deturpato da qualche barbaro acheo che, solo per gusto di sfregiare e disonorare il cadavere di un avversario come Ettore, avrebbe potuto mutilare mio fratello. Ero disposta a tutto pur di farlo tornare tra le braccia dei suoi cari per un'ultima volta e, anche contro il volere di Joe, avrei pattuito qualsiasi accordo con Achille, colui che con la sua mano aveva strappato a mio padre un figlio, a me un fratello, ad Andromaca un marito, al piccolo Astianatte un padre. Joe, che con l'amore di chi sapeva a cosa andavo incontro, cercò in tutti i modi di impedirmelo, ma senza successo: quella notte sarei andata alla tenda di Achille e avrei ripreso ciò che era mio.
La città sembrava caduta in un totale abbandono: la fioca luce che quella notte la luna donava alla terra mostrava i resti di quella che era stata la città di Troia fino a quella mattina; i detriti delle case riempivano le strade e la gente sopravvissuta all'assalto si era rifugiata a palazzo, dove avevano ricevuto da parte mia, di Joe e di Paride tutta l'accoglienza e il calore che potevamo dare loro con quel che era rimasto. Quando tutto sembrò essere tranquillo, uscii quatta dalla mia stanza e, avvolta in un mantello che copriva quasi tutto il mio corpo, mi allontanai nel buio del palazzo, cercando di tenermi nascosta agli occhi di tutti i suoi abitanti e soprattutto da Joe; non volevo che si preoccupasse e che rimanesse in piedi fino a tarda notte nell'aspettare il mio rientro. Ma non appena arrivai alle scale che portavano in città, una mano frenò la mia corsa.
<< Pensavi di andartene così?>>.
Non avevo alcun dubbio che mi avesse seguita e sorvegliata. Feci scivolare la parte superiore del mantello e svelai solo il viso, permettendomi la completa visuale. Mi voltai a guardarlo e gli afferrai il viso tra le mani.
<< Non dovresti essere con il piccolo Enea?>> chiesi a Joe sussurrando, per evitare di farci sentire. Lui mi guardò dritto negli occhi, con un sguardo di rimprovero.
<< Potrei rivolgerti la stessa domanda, Esione.>>
<< Sarò di ritorno il più presto possibile, te lo prometto.>> ripresi cercando di tranquillizzarlo, ma ripetendolo a lui lo ricordavo anche a me; dovevo racimolare tutta la forza che avevo per compiere quel gesto. Lui mi cinse dai fianchi e mi portò vicino a se, dove potevo sentire il suo profumo e il suo calore che incendiavano il mio animo. Poggiò la sua fronte contro la mia e insieme chiudemmo gli occhi, ascoltando solo i nostri respiri che si intrecciavano, inesorabili. Nessuno di noi proferì parola per un lungo, incalcolato tempo; volevamo assaporare attimo dopo attimo quel momento, volevamo ricordare impresso su di noi il respiro dell'altro, volevamo essere un unico insieme, un cuore che batteva per entrambi. Alla fine, aprii gli occhi e sollevai leggermente il viso per poterlo osservare in tutta la sua bellezza: quella sera aveva gli occhi pieni di paura che si specchiavano nella paura che catturava anche i miei. Mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai leggermente, passando le mani tra i suoi capelli. Lui mi strinse ancora di più a se e intensificò quel bacio, che ci mandò in una dimensione trascendentale.
<< Anche io ti amo più della mia stessa vita.>> dissi staccandomi da lui lentamente e passandogli una mano sulla guancia, che lui afferrò e strinse alla sua. << Sai che è mio dovere farlo, è il corpo di mio fratello e non posso lasciarlo nelle loro mani. Abbi fiducia in me.>>
<< Sta attenta, ti prego.>>
<< Prenditi cura del nostro piccolo, amore mio. Io tornerò prima che il sole sorga e tornerò vincitrice.>> risposi allontanandomi da lui, indossai nuovamente il mantello e, dopo averlo guardato con un amaro sorriso, mi incamminai velocemente fuori dalle mura del palazzo. Joe rimase in piedi a guardarmi sparire, tra le tenebre di quella fredda notte.




L'uscita che avevo usato per entrare in città di nascosto dai miei fratelli fu la stessa che quella sera avrei usato per ricondurre Ettore a casa. Appena fuori dalle mura, percorsi velocemente un lungo tratto di strada che portava fino all'accampamento acheo, installato vicino al mare, nel punto esatto in cui era nato l'amore tra me e Joe. Nel tragitto milioni di pensieri mi balenavano alla mente: pensavo a mio padre...quel giorno non l'avevo più visto, era rimasto talmente addolorato dalla perdita di Ettore che ero sicura che non avrebbe vissuto ancora a lungo; pensavo a Paride con odio e amore insieme: lo odiavo con tutta me stessa per il male che aveva causato portando a Troia Elena, per tutte le perdite che il mio popolo e noi avevamo subito. D'altra parte gli volevo un bene incredibile, non solo perchè era mio fratello, ma perchè anche lui aveva combattuto rischiando la morte per rimediare all'errore fatto; ne ammiravo la redenzione e la tenacia. Tra questi pensieri giunsi senza accorgermene nei pressi dell'accampamento acheo, dove di pattuglia vi erano dei soldati armati di spada e scudo che, con un piccolo fuoco che ardeva vicino alle tende, si cibavano di quel che restava della loro cena. Mi nascosi furtiva dietro una di quelle tende e attesi che si allontanassero da me. Cercavo la tenda di Achille ma non sapevo da quale parte cominciare; all'improvviso una mano mi tappò violentemente la bocca, così che non potessi urlare, poi venni trascinata contro la mia volontà dentro una di quelle tende: mi dimenai a lungo nel tentativo di liberarmi, ma era una presa ben più forte di quanto potessi tentare invano di perderla. Quando fummo dentro la tenda, lontano dagli occhi degli altri soldati, una voce cominciò a parlarmi.
<< Sei un tipo coraggioso, tu.>>
Una voce maschile; una voce che avevo già sentito; una voce che riconoscevo molto bene. Riuscii a liberarmi dalla sua presa e, voltandomi di scatto, lo guardai dritto negli occhi: Achille, l'uccisore di Ettore, di fronte ai miei occhi in tutta la sua imponenza.
<< Ci vuole ben più di semplice coraggio per essere qui.>> risposi fredda e guardinga. Achille si sedette su una stuola di pelle senza proferire parola e abbassando lo sguardo, cominciò a pulire la sua spada. Lo fissai con la rabbia negli occhi; dove aveva nascosto il corpo di Ettore?
<< Dovresti ringraziarmi, invece. Ti ho appena salvata da un assalto di soldati scalmanati.>>
<< Non ho paura di loro, se è questo che intendi.>>
Il cuore mi batteva all'impazzata.
<< Dovresti, invece. Vedi...loro non si fanno il minimo scrupolo, neanche se di fronte a loro c'è una donna come te, una principessa di nobile rango.>>
<< Non sono qui in vena di giochi, acheo.>> tagliai di netto il discorso. Sapeva perchè ero lì ma voleva continuare il suo stupido gioco.
<< Ah no? E allora cosa la porta qui, a quest'ora della notte, maestà? Una donna come voi non dovrebbe girovagare nelle tende avversarie sola...potrebbe fare degli spiacevoli incontri...>>
<< Tu sai perchè sono qui.>>
Silenzio. Ecco, eravamo arrivati finalmente al nocciolo della questione. Achille si fermò da quel che stava facendo e mi fissò dritto negli occhi.
<< Ebbene, principessa: che effetto ti ha fatto vedere il tuo caro fratellino trapassato dalla mia spada?>> esordì ironico l'acheo. La rabbia cominciò a montarmi dentro; non avrei accettato alcuna offesa da parte sua. << Che cosa hai provato quando hai visto Ettore morire di fronte ai tuoi occhi?>>. La rabbia diventava furia. << Dimmi, principessa, pensi che Paride farà la sua stessa fine?>>
<< Ora ne ho abbastanza!>> dissi furibonda: presi al volo la spada che Achille aveva posato accanto a sé e tirai un fendente velocissimo nella sua direzione, ma Achille mi afferrò il polso, lo strinse nella sua mano costringendomi a lasciare la spada, me lo portò dietro la schiena e mi avvicinò a sé, continuando a tenermi stretto il polso in una morsa dolorosa e immobilizzante.
<< Si, principessa. Ora puoi capirmi finalmente, è la stessa sensazione che ho provato anche io, quando ho saputo che tuo fratello aveva ucciso Patroclo. Ti divora, ti lacera, ti suscita vendetta.>> mi sussurrò all'orecchio, come in confidenza. Il mio respiro era diventato affannoso.
<< Io non sono come te.>>
<< Credimi, siamo molto più simili di quanto credi.>>. Lui lasciò la presa e questo mi consentì di allonatarmi da lui e tornare a guardarlo in viso, stavolta però non gli avrei dato scelta: doveva consegnarmi ciò che mi apparteneva.
<< Restituisci a me e la mia famiglia il corpo di mio fratello.>> esordì violenta.
<< Perchè dovrei?>> rispose lui con altrettanta veemenza. Mi avvicinai a lui sfidandolo con lo sguardo.
<< Perchè sono disposta a tutto pur di riportare Ettore alla mia famiglia.>>
A quelle parole, lo sguardo di Achille cambiò di colpo. Ci fu silenzio per un lungo, interminabile tempo. Non capivo cosa potesse passare in quel momento nella sua mente, ma l'attesa mi faceva entrare sempre più in agitazione. Si voltò di spalle.
<< Siete davvero legata a vostro fratello per arrivare a dire una cosa così forte?>>
<< L'amore fraterno è una catena così forte che niente può spezzarla.>>
<< Bene, principessa. Allora vi propongo un accordo: io vi restituirò il corpo di vostro fratello se voi resterete qui fino all'alba.>>
Strabuzzai gli occhi: c'era da aspettarsi un accordo che potesse giovare al colpevole. Il mio animo si rifiutava nella maniera più categorica, ma non avevo scelta: dovevo farlo per onorare Ettore e riportarlo a casa. Così tirai un sospiro malinconico.
<< Se questo è l'unico modo che ho per salvare mio fratello, accetto.>>
<< Siete una donna con un grande coraggio e una grande dignità.>> riprese Achille. Sembrava essersi ammorbidito nel corso del nostro dialogo.
Egli si avvicinò a me, mi guardò negli occhi e mi portò fino al bordo della tenda: chiusi gli occhi aspettando che il destino si compisse ma in realtà qualcosa cambiò.
<< Io ammiro il vostro grande cuore e lo spirito di sacrificio. Forse siete l'unica che avrà questo privilegio ma...il nostro accordo sta per cambiare.>>
Lo guardai stupefatta.
<< Ho voluto mettervi alla prova per capire dove il vostro amore per Ettore potesse arrivare e mi rendo conto di avere di fronte forse la più grande donna che abbia conosciuto nella vita. Non avete avuto timore di rischiare tutto, avete mantenuto la vostra dignità di donna e di principessa, sfidando un uomo e per giunta straniero nella vostra terra. Andate, siete libera. Il corpo di Ettore è dietro questa tenda, due dei miei uomini vi accompagneranno fino alle mura della città.>>
Non avevo parole; ero riuscita ad impietosire lo stesso temibile Achille e ad ottenere ciò per cui avevo sfidato la sorte. Non risposi, non avevo le parole giuste per ringraziarlo di quel gesto che gli rendeva onore.
Corsi fuori dalla tenda e, come Achille aveva detto, il corpo di Ettore era lì, avvolto da un telo. Scoppiai in lacrime appena lo vidi, mi buttai su di lui e piansi, piansi a lungo. Achille mi seguì, rimanendo in silenzio per tutta la scena che stava avvenendo di fronte ai suoi occhi.
<< E' quasi l'alba, fareste meglio a rientrare a palazzo.>> disse lui ad un tratto. Sollevai la testa e lo guardai con gli occhi gonfi. << Andate, presto.>>.
Prima che potesse continuare, mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi e pronunciai una sola e semplice parola, che racchiudeva un universo di sentimenti.
<< Grazie.>>
Così, alle prime luci dell'alba, mi misi alla guida del carro che trasportava Ettore e, accompagnata da due mirmidoni, mi feci strada per tornare vittoriosa dalla mia famiglia e da Joe, che attendeva con ansia il ritorno della sua amata.
 
 
 
 
 

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