Sanctimonia non vincet semper

di SheilaUnison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bentornati a casa ***
Capitolo 2: *** Una situazione esplosiva ***
Capitolo 3: *** Dangerous ***
Capitolo 4: *** Una stanza dispettosa ***
Capitolo 5: *** Only teardrops ***
Capitolo 6: *** Drunken Dance ***
Capitolo 7: *** Sorrisi segreti ***
Capitolo 8: *** Avvertimenti - Insieme ***
Capitolo 9: *** Verità celate ***
Capitolo 10: *** I'll give it to someone special ***



Capitolo 1
*** Bentornati a casa ***


Londra, binario 9 e ¾. Una ragazza dai lunghi e ricci capelli castani indossava orgogliosa la sua spilla da Prefetto, sfoggiando uno smagliante sorriso. Aveva appena finito di posare i bagagli nella cuccetta, quando qualcuno le sfiorò la spalla. Si voltò incuriosita.
«Ciao Hermione!» le disse un ragazzo dai capelli rossi almeno quanto le sue orecchie in quel momento. Indossava anche lui la spilla da Prefetto.
«Ciao Ron!» gli rispose, felice. Lui si avvicinò e la avvolse in un goffo abbraccio, poi la guardò nei suoi dolci occhi caldi.
«Ehm...- Ron si grattò la testa. - Allora, come hai trascorso quest'ultima settimana coi tuoi genitori?»
I due si erano scritti via gufo per tutta l'estate e si erano salutati una settimana prima, nell'attesa di ricominciare la scuola.
«Bene! È stato davvero piacevole: ho avuto tempo di rileggere tutto “Storie di Hogwarts” in due giorni! Il resto del tempo l'ho passato con i miei a visitare musei babbani. Ho imparato molte cose nuove...oh! - Hermione si portò la mano sulla fronte. - Dobbiamo fare la ronda nel vagone dei nuovi arrivati! Sbrighiamoci!»
Ron annuì e i due uscirono dalla cuccetta e iniziarono la perlustrazione, mentre il treno per Hogwarts iniziava finalmente a muoversi.
Hermione salutò Ginny, che stava parlando concitatamente con Dean Thomas, mentre Ron si limitò a lanciar loro un'occhiataccia, tossendo rumorosamente.
Più avanti trovarono Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, intento a parlare con Neville Paciock e Luna Lovegood. La ragazza bionda stava mostrando loro il nuovo numero del Cavillo e portava in testa un bizzarro cerchietto con due antenne, alle cui estremità erano infilzate delle caramelle Tuttigusti+1.
«Ciao ragazzi...cos'è quello?» chiese Hermione indicando la testa della Corvonero.
«Ciao Hermione! Questo è un Cerchietto Studioperfetto. Aiuta ad avere voti migliori durante l'anno, ma attenzione! Funziona solo se indossato il primo giorno di scuola! In realtà non ne ho bisogno, ho voti abbastanza discreti, però volevo fare pubblicità al giornale. Ne vuoi uno?»
Hermione sollevò un sopracciglio, lievemente irritata.
«No, grazie Luna. Preferisco studiare ed impegnarmi.»
In più la sola idea di indossare quel coso terrorizzava la Grifondoro. La sua immacolata reputazione sarebbe stata macchiata per sempre.
«Come preferisci!» rispose la Corvonero, sorridendo cordiale. Nella cuccetta calò il silenzio.
Decisa a sciogliere l'imbarazzo, Hermione disse:
«Andiamo, Ronald.»
Prese il rosso e uscì.
Non odiava Luna, anzi, per lei era una persona buona e coraggiosa, ma tante volte non riusciva a capire cosa le passasse per la testa.
Hermione diede un'occhiata fuori dai finestrini. Il paesaggio si stava facendo sempre più nuvoloso, mentre il treno si dirigeva verso Hogwarts.
I due Prefetti Grifondoro si diressero verso il vagone dei novizi, da cui proveniva un baccano sospetto.
Hermione ne individuò subito la causa: entrando intravide due teste rosse che torreggiavano su un gruppo di studenti che stavano ridacchiando tra di loro.
«Merendine Marinare a 10 zellini! Sconto speciale sulle Caccabombe per quelli del primo anno! Offerte speciali sui prodotti Weasley!»
Ebbene sì, i gemelli Weasley stavano facendo pubblicità ai propri prodotti, tentando di corrompere gli animi dei giovani studenti, in barba alle regole della scuola.
«Fred! George! Quello che state facendo va contro le norme scolastiche!» sbottò.
«Buongiorno anche a te Hermione! - rispose uno di loro, sorridendole. - Ci stavamo solo facendo un po' di pubblicità. È giusto che anche gli studenti appena arrivati abbiano accesso alla nostra mercanzia, altrimenti non avrebbero gli stessi diritti degli altri più grandi. Oh, come siamo generosi! Sono sicuro che il nostro fratellino vorrebbe comprarne qualcuna...non è vero, Ronnino?»
Ron Weasley diventò paonazzo e si passò una mano tra i capelli.
«Beh...» riuscì solo a dire, tenendo basso lo sguardo.
«Ron! Non farai sul serio! Se lo sapesse tua madre!- esclamò Hermione inviperita, guardando il suo amico. Uno dei gemelli sghignazzò. - Sì, parlo anche con voi! Anzi, tutte queste sono sequestrate! Forza, datemele.»
Un mugolio di disappunto uscì dalle bocche degli studenti, che iniziarono nolenti a consegnare i prodotti appena acquistati.
«Ci manderai in rovina! Sei crudele! Non pensi al nostro futuro? Dobbiamo mantenere noi stessi e i nostri fratellini!» si lagnò George.
Hermione lo fulminò con uno sguardo che non ammetteva repliche e con un colpo di bacchetta fece evanescere gli oggetti incriminati.
I gemelli sbuffarono e tornarono a sedersi ai loro posti. Nel frattempo la marmaglia di studenti si era sfoltita.
Il silenzio era tornato nel vagone ed Hermione osservò soddisfatta la propria opera. Non tollerava sgarri nemmeno dai propri compagni di Casa.
Tuttavia quella pace era destinata a concludersi in fretta: uno studente con la divisa di Serpeverde irruppe nel corridoio, urlando. Rischiò perfino di investire la signora del carrello che stava passando in quel momento a vendere i propri dolci.
Era molto basso, poteva essere del secondo o del terzo anno, e aveva capelli castani e occhi nocciola.
Si diresse trafelato verso i due Prefetti:
«Aiuto aiuto! I miei compagni più grandi hanno preso il mio amico e gli hanno versato del Whisky incendiario sui capelli e ora vogliono dargli fuoco!»
Hermione stava già per partire in quarta, ma Ron la bloccò con un braccio.
«Non mi fido dei Serpeverde.» le disse.
Un'espressione seria e preoccupata si fece strada sul suo volto.
«Per piacere! Stanno maltrattando il mio amico! Aiutatelo!» rispose lo studente.
«Andiamo Ron, non essere ridicolo. Questo ragazzo è davvero spaventato. Se fosse vero dovremmo andare a controllare che sia tutto a posto, ma anche se non fosse vero dovremmo assicurarci di scoprire cosa hanno in mente le Serpi.»
L'argomentazione sembrò convincere Ron, che s'incamminò con l'amica e il giovane studente verso il vagone dei Serpeverde.
In effetti, pensò Hermione, era strano che un giovane avesse corso per mezzo treno a cercare proprio loro, due Grifondoro. In ogni caso lei aveva tutte le capacità di difendersi e se fosse accaduto qualcosa di grave non avrebbe esitato a farlo sapere alla professoressa McGranitt, che avrebbe saputo dare una meritevole punizione ai colpevoli.
Giunti alla porta che li separava dal ''luogo del reato'', attraverso il vetro la Prefetta intravide un gruppetto di ragazzi che aveva circondato un Tassorosso dall'espressione terrorizzata.
La ragazza fece un cenno con la testa a Ron, che sfoderò la bacchetta, e insieme entrarono, seguiti dal piccolo Serpeverde.
Nel vagone scese una strana quiete. Qualcuno guardava loro, qualcuno guardava in alto.
C'era qualcosa che non andava.
Hermione provò a seguire lo sguardo di un Serpeverde e guardò in alto.
Dei barattoli sospesi in aria contenenti vernice si stavano inclinando minacciosamente verso le loro teste. Con prontezza di riflessi, in pochi istanti la ragazza estrasse la bacchetta dalla propria divisa ed esclamò:
«Protego!»
Per fortuna si salvò, ma Ron non fu altrettanto scaltro: il ragazzo, infatti, si ritrovò ben presto tinto di rosa confetto dalla testa ai piedi.
I Serpeverde a quella vista si sganasciarono dalle risate, lasciando perdere il Tassorosso per qualche momento.
Hermione si avvicinò, preoccupata, verso l'amico e fece svanire il colore con un tocco di bacchetta, poi si voltò furiosa verso le Serpi.
«Di chi è stata l'idea?»
Ovviamente nessuno rispose, anzi, continuarono tutti a ridacchiare allegramente, commentando l'accaduto. Lo scherzo era riuscito proprio bene.
«Preferite che vi tolga punti ora o che lo dica alla McGranitt?»
Hermione sperava di spaventarli con la propria autorità, ma un “Uhhhh!” generale si sollevò dal gruppetto, facendole saltare i nervi.
«Bravo Smith, ci hai portato i due Prefetti!» disse una voce familiare: Tiger, affiancato da Goyle, aveva appena parlato, per poi essere taciuto subito con degli “Shhh!” dai suoi compagni.
Hermione squadrò il piccolo Serpeverde a cui aveva appena prestato soccorso, in una muta domanda.
Una sua occhiata fu sufficiente a far confessare il ragazzino, che balbettò, guardando il pavimento:
«Avevano promesso di liberare John se gli avessi portato i due Prefetti Grifondoro...era davvero in pericolo!»
Esattamente come aveva sospettato. Ora bisognava solo capire chi era l'organizzatore di quella buffonata. La Grifondoro stava per chiedere di nuovo chi fosse stato, quando un'altra voce interruppe i suoi pensieri:
«Lascia perdere, Tiger. I Sanguesporco non hanno senso dell'umorismo. Granger, perchè tu e Lenticchia non ve ne andate e lasciate che mi occupi io di questa faccenda? »
Un ragazzo alto e magro si era scostato dai suoi amici, avanzando verso di loro. I suoi occhi erano di ghiaccio, la sua pelle pallida come la luna e i suoi capelli avevano il colore del sole quando è nascosto fra le nubi.
Draco Malfoy ghignò beffardo, guardando i due Grifondoro. Si aggiustò le maniche della camicia inamidata nell'attesa di una risposta.
«Allora? Non avete capito? Devo riformulare la domanda in modo che le vostre menti inferiori la comprendano?»
«Malfoy! Dovevo immaginare che ci fossi tu dietro questa storia! Cosa ti passa per quel cervello? Sempre che tu ne abbia uno...»
«Dovresti rinnovare il tuo repertorio di battute, perché sono penose. Comunque, tornando a noi, non solo io ho un cervello che funziona perfettamente, ma stavolta non c'entro proprio nulla. Non stupirti Granger: non tutti perdono tempo a perseguitare persone inutili. A dire la verità ero in bagno quando i miei amici hanno organizzato questo scherzo. Se non ci credi puoi sempre chiedere conferma a Pansy, che era in mia compagnia...» rispose e ammiccò alla ragazza, che ridacchiò eccitata.
Hermione, davanti a quella scena, arrossì violentemente.
«Sei disgustoso...non importa, tolgo lo stesso dieci punti a Serpeverde per questa burla idiota. Vieni, ragazzino. Ron, andiamocene.»
Il Tassorosso corse tra le braccia della ragazza, che aveva deciso di non punire Smith, perchè era stato obbligato a portarli lì. Il giovane Serpeverde rimase coi compagni, mentre i due Prefetti con il giovane appena salvato se ne andarono.
Nel frattempo, non visti, le Serpi si scambiarono delle monete.
Un'ingente somma di denaro finì nelle mani di Malfoy.
«Cavolo, Draco! Su chi avevi scommesso?» chiese Tiger.
«Solo su Weasley. Per quanto mi costi ammetterlo, Granger è troppo intelligente per farsi colpire da dei banali barattoli volanti, cosa che, invece, Lenticchia non è in grado di fare. E i fatti lo hanno confermato.»
«Ah, io solo sulla Granger, infatti non ho vinto nulla. Che sfortuna!»
Malfoy lo ignorò. Era piuttosto ovvio che uno con un cervello il cui unico pensiero erano i dolci non avrebbe mai racimolato soldi.
Si mise ad osservare il paesaggio circostante fuori dal finestrino, immerso nei suoi pensieri.
Dall'altra parte del treno Hermione e Ron erano riusciti a riaccompagnare il Tassorosso al suo posto tra i suoi compagni, poi si erano diretti dove avevano lasciato Harry, Neville e Luna.
Finalmente trovarono un po' di tranquillità e poterono fare conversazione con loro. Luna, poi, li lasciò e prese a offrire numeri del Cavillo in giro per i vagoni.
Il resto del viaggio proseguì in tutta calma. In un batter d'occhio arrivarono a destinazione. Il treno sbuffò e cigolò nella frenata.
Tutti i passeggeri uscirono frettolosamente dal treno. Harry, Ron, Neville ed Hermione, attenti a non perdersi, salutarono Hagrid, che stava radunando gli allievi del primo anno, intimiditi dalla sua figura possente, e si diressero verso le carrozze.
«Mi chiedo che fine abbia fatto Luna...» sbottò Neville, che sembrava un po' in pensiero.
«Di certo non si perderà!» esclamò Ron, buttandola sul ridere, ma Paciock non aveva l'aria di uno che volesse scherzare in quel momento.
Il rosso tacque e si voltò verso Hermione, che era parecchio silenziosa.
Non sapendo bene cosa fare in quella situazione imbarazzante, Weasley fece spallucce e procedette avanti, spedito. Si accorse allora di uno spettacolo famigliare che lo impressionò, nonostante tutti gli anni passati.
Finalmente all'orizzonte la figura dell'imponente castello si era stagliata all'orizzonte.
Erano tornati a casa.
Oltrepassato il Lago Nero, che rifletteva macabro le luci delle lanterne, la carrozza giunse al cancello, sorvegliato da Gazza.
Il vecchio guardiano guardava di sottecchi ogni studente che gli si profilava davanti ed eseguiva dei controlli sommari, sospettoso.
Superata la “dogana”, i quattro si diressero verso l'ingresso di Hogwarts, muti, godendosi l'emozione di ritrovarsi di nuovo tutti insieme e uniti.
I portoni erano già aperti e fiumi di studenti si stavano riversando nella scuola, in direzione della Sala Grande. Solo dopo cena avrebbero badato a portare in camera i propri bagagli.
«Chissà cosa dirà dirà il Cappello Parlante quest'anno...» osservò Ron, mentre lui e il suo gruppetto seguivano la folla di ragazzi.
Hermione si schiarì la voce.
«Probabilmente ci suggerirà di essere tutti uniti, ma con i Serpeverde è semplicemente impossibile intavolare un discorso civile.»
Erano tempi duri quelli, non solo a Hogwarts. Le rivalità tra Case apparivano davvero banali di fronte alla minaccia costante di omicidi e rapimenti misteriosi, che in quel periodo si ripetevano piuttosto frequentemente.
Come a confermare il clima cupo in cui il mondo magico stava vivendo, i quattro notarono che il cielo incantato nella Sala Grande si stava annuvolando sempre più rapidamente.
Avevano, inoltre, udito diversi studenti conversare  fra di loro sul perché i loro genitori erano stati riluttanti ad iscriverli ad Hogwarts quell'anno, poiché lo ritenevano un luogo pericoloso.
A quelle parole Ron, Hermione, Neville ed Harry si erano lanciati delle occhiate d'intesa e si erano seduti al tavolo dei Grifondoro in religioso silenzio.
Come previsto il Cappello Parlante invitò alla prudenza e al rispetto delle regole, invitò le quattro Case all'unità e alla fratellanza, poi si occupò dei nuovi arrivati.
Una ventina di ragazzini spauriti si avvicinarono e si accomodarono al tavolo dei Grifoni, che li accolsero con grande entusiasmo e calore.
Silente pronunciò il suo discorso, poi diede inizio alla cena.
Enormi quantità di cibo comparvero dal nulla sulle tavolate, tra lo stupore generale.
Durante la cena – che Ron gradì molto – Harry fece notare ai suoi amici che Malfoy li stava fissando.
Senza nemmeno voltarsi, Hermione gli raccontò cosa era successo nel treno.
«Malfoy è un idiota.» commentò Harry.
«Mmgià. Gli iffilerei tatte di quelle Pppallottole Puzziole nenla bossa...vorrei vedee che faccia faeebbe.» concordò Ron, mentre trangugiava un delizioso petto di pollo.
Scoppiarono tutti a ridere, non tanto per le Pallottole, ma per come il rosso aveva pronunciato il suo vendicativo discorso.
Continuarono a fare battute sui Serpeverde finché non ebbero finito la loro sostanziosa cena.
Si diressero, poi, verso la Sala Comune, salendo le capricciose scale che, da anni, li accompagnavano nel luogo di ritrovo dei Grifondoro.
«Patate lesse.» era la nuova parola d'ordine.
Era molto semplice da memorizzare, fatta apposta per i novellini che dovevano imparare a giostrarsi all'interno del castello.
Hermione la pronunciò una volta arrivati davanti alla Signora Grassa, ancora intenta ad esercitarsi nel canto, nonostante il clamoroso flop del terzo anno.
Voleva intrattenerli un poco per dimostrare loro quanto fosse migliorata, ma i ragazzi riuscirono a rifiutare l'invito con una scusa e ad entrare.
Una vampata di calore gli accolse.
Anche senza vederlo, sapevano già che il caminetto era acceso e scaldava l'ampia stanza a pareti rosso e oro.
Il vociare di sottofondo segnalava la presenza di altri studenti.
Harry si guardò intorno e individuò un tavolo libero a cui sedersi. Si abbandonarono sulle sedie.
Qualche istante dopo, un ragazzo paffuto ruzzolò nella stanza. Era Neville Paciock.
Era sparito alle loro spalle prima che entrassero nella Sala Comune e ora era sbucato fuori di nuovo.
In quel frangente brandiva una Gazzetta del Profeta e stava sudando freddo. Si bloccò al centro della stanza, poi, paonazzo, si guardò intorno e si diresse verso il Trio.
Semi-svenuto, si decise finalmente a parlare.
«Avete sentito? Un serial killer vaga per il nostro mondo a piede libero! È stato avvistato a Nocturn Alley proprio ieri!»
Ron gli strappò con noncuranza il giornale dalle mani e lo scrutò alla ricerca dell'articolo. Hermione si avvicinò, incuriosita.
 
DAN ARTELAN FUGGE ANCORA
Le forze del Ministero lo cercano senza sosta.
Dan Artelan è balzato alle cronache del mondo magico per i suoi numerosi omicidi. Finora ha ucciso nove vittime senza un motivo apparente e non è ancora stato catturato. Sembra che le sue vittime predilette siano ragazze adolescenti che si diverte a torturare e poi ad eliminare. Ha assassinato tre persone solo negli ultimi due mesi e, purtroppo, gli indizi sul suo modus operandi sono ben pochi.
Gli Auror non sanno dove possa nascondersi ora; quel che è certo è che si è sempre aggirato nelle zone limitrofe a Londra, il che ha ristretto il campo di ricerca. Le squadre del Ministero stanno pattugliando in ogni angolo per trovarlo.
Il Ministro invita a rispettare il coprifuoco e a non viaggiare mai da soli, soprattutto durante le ore notturne. Invita le streghe di qualunque età a farsi accompagnare da qualcuno mentre sono fuori casa.
L'assassino è alto circa un metro e ottanta, ha i capelli castani e gli occhi verdi, ma il suo segno peculiare è una cicatrice che gli taglia in due il volto.
Si offrono 500 galeoni a chiunque fornirà informazioni veritiere.
 
A fianco all'articolo c'era la foto dell'assassino, che aveva uno sguardo alquanto minaccioso: i suoi occhi sembravano lanciare fulmini al lettore.
Hermione, a quella vista, trasalì e decise di cedere il giornale a Harry, che lo afferrò, impaziente.
 Il Bambino Sopravvissuto diede una lettura veloce all'articolo e guardò i suoi amici, preoccupato.
In quel momento la severa figura della professoressa McGranitt irruppe precipitosamente nella stanza.
Calò un immediato silenzio e l'attenzione degli studenti fu tutta rivolta a lei.
«Attenzione, prego. Fate silenzio!...bene. Come certamente alcuni di voi sapranno, il famigerato omicida Dan Artelan sta vagando in queste terre proprio ora. Le difese di Hogwarts saranno ulteriormente potenziate, ma devo chiedere ai due Prefetti di svolgere il loro compito anche durante le visite a Hogsmeade. Certamente allora ci sarà anche il corpo docenti a sorvegliarvi, ma la prudenza non è mai troppa. - Ron sbuffò, mentre Hermione annuiva, approvando la decisione della professoressa. - So che ciò che vi chiedo è un grande sforzo, ma è necessario per la sicurezza di tutti.»
«Certamente, professoressa. Faremo come da lei richiesto.» rispose prontamente la Prefetta.
Il suo sguardo fiero lasciava trapelare l'orgoglio per l'incarico e la fiducia appena ricevuti. Avrebbe impiegato strenuamente tutte le sue forze per mostrare di essere degna del suo compito. Il fuoco della determinazione divampava nel suo cuore.
Al contrario, il suo compagno Prefetto sembrava un po' spaventato e si guardava intorno alla ricerca di conforto. Per fortuna Harry gli mise una mano sulla spalla e fece un cenno di rassicurazione con la testa, fin tanto che il rosso ebbe modo di calmarsi.
La McGranitt annuì e si congedò.
Una strana tensione era scesa nella sala. Tutti, soprattutto le ragazze, erano ormai consapevoli dei pericoli incombenti che gravavano sulla scuola. Nessuno, Hermione ne era sicura, avrebbe trasgredito le regole, perchè non era più tempo di ironizzare sulla situazione. La minaccia era quantomai seria e la paura avrebbe trattenuto gli studenti dal compiere atti insensati.
«Beh, Hermione, a quanto pare passeremo molto tempo insieme. Insomma, è pericoloso che tu vada in giro da sola.» balbettò Ron, avvampando.
«Grazie Ronald.» rispose la ragazza, non sapendo bene cosa dire. Le sue gote erano lievemente arrossite.
«Buo...buonanotte.» le augurò il rosso, salutò Harry e poi se ne andò nel dormitorio.
Hermione si accorse di tremare. Si diede mentalmente della sciocca.
Diede a tutti la buonanotte e girò sui tacchi, diretta al suo amato letto.
Arrivata, ci si sedette sopra, stanca.
Ginny giunse nella stanza e si rivolse a lei:
«Non mi piace questa storia del latitante. Sono preoccupata.»disse all'amica, dopo essersi messa addosso una camicia da notte azzurra.
«Neanche a me piace. Dobbiamo stare attente. Vigilanza costante! - esclamò Hermione, in una buffa imitazione di Malocchio Moody, mentre s'infilava il pigiama. La rossa sorrise. - Buonanotte Ginny.»
«'Notte Hermione!»
Hermione finì di vestirsi e si mise sotto le coperte, assaporando tutto il loro calore. Ebbe appena il tempo di pensare a quel criminale che il sonno la colse, donandole sogni tranquilli.


N.d.A.:scusate,non aggiornerò per un po',sono un po' impegnata in questo periodo.abbiate pazienza ^^

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Capitolo 2
*** Una situazione esplosiva ***


La mattina dopo non fu il massimo in quanto a materie: il primo giorno di scuola iniziava con due tremende ore di Pozioni.
I Grifondoro accorrevano alle scorte di Merendine Marinare in tutta fretta, disperati, mentre Hermione ormai aveva rinunciato ad ogni proposito di rimprovero nei confronti dei gemelli Weasley.
«Che barba. Due ore di Lumacorno. Muoio davvero dalla voglia di andare ad allenarmi a Quidditch, altro che fare Pozioni!» esclamò Ron, mentre il Trio entrava nei tenebrosi Sotterranei.
Per di più avrebbero assistito alla lezione insieme ai Serpeverde: doppia scocciatura.
L'ambiente era in penombra e puzzava di muffa.
Hermione si sedette vicino a Ron; invece, al suo fianco, Seamus Finnigan si appostò vicino ad Harry, un po' intimorito dalla presenza di quest'ultimo.
Il Bambino Sopravvissuto notò con disappunto che alle sue spalle si era seduto Malfoy.
Quel giorno avrebbero dovuto preparare la Pozione Rigeneratrice, come il professor Lumacorno aveva già scritto sulla lavagna.
La sua pacata, eppure tacita presenza garantiva un silenzio tombale nella gelida aula.
Intanto che gli alunni si dilettavano nell'accendere i calderoni in peltro, scaldandosi le mani congelate, dall'alto del suo naso il professore scrutava minuziosamente i suoi studenti.
Hermione iniziò a preparare gli ingredienti, avendo intuito dallo sguardo perplesso del suo vicino che avrebbe dovuto fare tutto da sola.
Nel banco vicino Harry si stava offrendo un po' insistentemente di occuparsi lui stesso della pozione.
A quella vista Hermione trattenne un sorriso.
Seamus non sembrava intendere.
Ringraziò il compagno di Casa, ma continuò imperterrito a lanciare a casaccio erbe nel calderone. Dopo qualche secondo la pozione cominciò a gorgogliare minacciosamente. Il calderone tremava incontrollato e il suo contenuto ribolliva all'interno.
La catastrofe era imminente e Lumacorno era voltato, non avrebbe potuto intervenire.
Con un sonoro boato l'intruglio bollente uscì dal suo contenitore e si sparse per tutto il locale, colpendo alcuni sciagurati alunni.
Tra questi c'erano proprio Harry, lo stesso Seamus, ormai abituato a quel genere di incidenti, Hermione e, con suo enorme rammarico, anche Draco Malfoy.
Tutti urlarono: si erano scottati. Il liquido aveva anche ritinto le pareti di un colore verde fluo.
La Serpe, ferita, non poté fare a meno di esibire le proprie doti teatrali nel lamentarsi del suo dolore.
«Ah! Professore, sono stato gravemente ferito da quel Grifondoro! Merita una severa punizione.»
Lumacorno lo ignorò e spedì frettolosamente tutti in Infermeria.
Una volta uscito dalla stanza, Seamus ne approfittò per scusarsi:
«Mi spiace, ragazzi. Non l'ho fatto apposta. Davvero!»
«Non preoccuparti, Seamus. Non importa.» lo rassicurò Hermione, toccandosi le braccia ora marchiate da macchie rosse di bruciatura.
«Sanguesporco, che stai farfugliando? Questo idiota non solo mi ha rovinato la camicia, ma mi ha perfino ustionato la faccia!» intervenne Malfoy, furibondo, indicandosi il volto.
«Almeno adesso sei più guardabile.» replicò Hermione a mezza voce, acida, mentre stavano salendo le scale. Ron e Harry ridacchiarono sotto i baffi.
«Ma senti da che pulpito! Sanguesporco, in effetti tu non hai di questi problemi, perchè nessuno osa guardarti in faccia!»
«Questo non è vero! - esclamò Hermione istericamente, poi si ricompose. - ...ma questi non sono di certo affari tuoi.»
Qualcuno, in passato, l'aveva guardata, ammirata, e non uno qualunque, ma un giocatore di Quidditch di fama internazionale: Viktor Krum.
«E chi sarebbe? - Malfoy cercò di camuffare la propria curiosità. - Un povero sfigato?» chiese, sfottente, ma non ottenne risposta, perchè la Grifondoro era impegnata ad aprire la porta dell'Infermeria, dove Madama Chips li accolse con fare lievemente preoccupato. La storica infermiera di Hogwarts, senza parola proferire, indicò loro i letti, dove si sdraiarono rapidamente. Subito dopo si rivolse ad Harry, accigliata:
«Signor Potter, cosa è successo stavolta
«E' colpa mia. - intervenne Seamus a salvargli la pelle. - La mia pozione è esplosa e si è riversata sui miei compagni!»
«Tsk.» fu l'unico commento amaro di Malfoy.
«Molto bene.» commentò Madama Chips e si diresse verso un grosso armadio pieno di cianfrusaglie. Passò attentamente a rassegna ogni piano e infine trovò quello che cercava: una crema antidolorifica fatta con erbe.
«Si metta in canottiera, signor Finnigan.»
Seamus, evidentemente in imbarazzo, si tolse la parte superiore della divisa, cercando di coprirsi con le braccia, poi l'infermiera gli spalmò la pomata su ogni ustione. Il ragazzo gemette dal dolore.
«Oh, suvvia, preferisce un po' di Ossofast?»gli chiese la donna.
Il poveretto scosse la testa e soffrì in silenzio, sbeffeggiato da Malfoy, che se la rideva allegramente.
Gli altri avevano riportato ferite di minore importanza, quindi furono medicati più in fretta.
«Non posso lasciarvi andare. Potrebbe farvi infezione e farvi venire la febbre. Per oggi rimarrete qui, poi ve ne andrete e questa settimana passerete a farvi controllare ogni giorno. Sono stata chiara?»
Tutti concordarono.
Hermione si trovava nel letto alla sinistra di Harry, il che la rasserenava, anche se davanti si trovava Malfoy, che le lanciava qualche breve occhiata ogni tanto. Ronald, invece, era alla sua sinistra e davanti a lui stava Seamus.
La ragazza decise di mettersi sotto le coperte, perchè iniziava a sentire freddo ai piedi.
Si appoggiò al cuscino con la schiena e si rilassò, chiudendo gli occhi.
Dopo un tempo non definibile, li riaprì, un po' stordita. Aveva dormito.
Provò a sollevarsi un po', ma fu fermata da quella che sembrava una martellata alla testa.
Era come se il suo cuore, battendo, picchiasse, furioso, il suo cervello.
Si portò una mano alle tempie, mugolando: scottavano.
«Tutto bene?» le bisbigliò Ron dal letto accanto.
«Non proprio. Credo di avere la febbre.» rispose, ma l'amico le fece segno di fare silenzio.
La ragazza si guardò intorno, lentamente.
Tutti stavano dormendo e non c'era traccia dell'infermiera.
«Madama Chips è uscita per comprare alcune medicine.»
Ron si alzò dal letto e si mise a frugare tra gli scaffali.
«Che stai facendo?» gli chiese la ragazza.
Il rosso tirò fuori una benda, trionfante. La piegò e si diresse verso il lavandino. Aprì il rubinetto e bagnò la fasciatura, poi tornò da Hermione. Le poggiò il bendaggio bagnato sulla fronte, con le mani un po' tremanti.
Hermione spalancò gli occhi, sorpresa. Ron, in piedi davanti a lei, la guardava. Era abbastanza vicina al suo volto. Si sentì più calda, forse la febbre stava aumentando.
«Grazie.»
«Prego. Ero preoccupato, insomma, eri pallida. Mi sono...spaventato.»
«Sei stato gentile.»
«Ecco, io mi chiedevo se...»
«Ma che scena patetica! - lo interruppe Malfoy, che si era svegliato senza che i due se ne accorgessero. - E così te la fai con Lenticchia, Granger? Era di lui che parlavi, vero?»
Seamus e Harry, lentamente, si svegliarono, disturbati dal baccano.
Hermione era arrossita violentemente e, si accorse, non era a causa della febbre.
«Malfoy, fatti gli affari tuoi.» replicò Ron, le orecchie color fragola.
«E' impossibile farsi gli affari propri quando due bavose si sbaciucchiano davanti a me. Mi fate venire la nausea.»
Ron stava per ribattere quando qualcuno spalancò la porta.
Lavanda Brown entrò con una confezione di cioccolatini, saltellando. Due enormi codini le fermavano i capelli. Osservò la stanza, sorridendo. Quando, infine, ebbe individuato il bersaglio, vi si diresse.
«Ron, ho saputo che ti hanno fatto del male, così ho pensato di portarti un pensierino! Ah, ne ho una anche per Harry! Dagliela quando si sveglia!» saltò su la ragazza, facendogli gli occhi dolci.
Hermione la scrutava incuriosita e un po' irritata. Le dava fastidio la sua presenza, ma non riusciva a capirne il perché.
Intanto Malfoy osservava la scena come se si trovasse davanti ad una rarissima specie di creatura magica.
La Brown consegnò il pacchetto di cioccolatini a forma di cuore al rosso, che fece spallucce e le sorrise, sornione.
Balbettò un “grazie” e fu abbracciato dalla ragazza, che, poi, corse fuori dall'Infermeria veloce quanto una Firebolt.
Ron lanciò uno sguardo a Hermione, come alla ricerca di una qualche conferma, ma lei stava guardando fuori, persa nei suoi pensieri. Sembrava volerlo ignorare.
«Hermione...»
«Stammi lontano. - lo interruppe la Grifondoro, scacciandolo con un gesto della mano. - Ho la febbre. Rischio di contagiarti.»
Lo aveva detto in un tono così duro che il suo amico aveva fatto rapidamente un balzo indietro, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo.
«Come vuoi.»
Ron tornò indietro a sedersi sul proprio letto, con la schiena ricurva.
«Oh, tutto ciò è davvero divertente!» saltò su Malfoy, sogghignando.
«Cosa è divertente?» chiese Harry, che si era ormai risvegliato del tutto.
Aveva assistito a tutto l'accaduto, ma non ci trovava nulla da ridere.
«A parte la tua faccia, Potter? Eh, oltre che ad essere tonto, sei pure cieco! Ma non vedi...?»
Lo sguardo del Bambino Sopravvissuto era confuso.
Malfoy si porto una mano sulla fronte, disperato.
«Ma con che razza di idioti sono finito? Sfregiato, non ti accorgi che il tuo amichetto ha appena spezzato il cuore alla Dentona?»
Harry si accorse che il volto di Ron era bianco come un lenzuolo e che Hermione continuava a non volerlo nemmeno guardare.
«Che vai blaterando, Malfoy?»
«Oh, lascia perdere, Potty. Lo capirai quando sarai più grande.»
Il Grifondoro aveva già aperto la bocca per ribattere, ma il rumore di una porta che si apriva alla sua sinistra lo distrasse.
La sagoma di Madama Chips fece il suo ingresso nell'Infermeria, accolta da un religioso silenzio. Si avvicinò ai suoi pazienti, reggendo con le mani una borsa dal contenuto misterioso.
Scrutò uno a uno i giovani studenti e concluse rapidamente:
«Finnigan, Potter e Weasley possono andare. Malfoy e Granger rimangono.»
«Cosa? Io sto benissimo. Posso anche andarmene!» replicò il Serpeverde, scandalizzato.
L'infermiera gli lanciò un'occhiataccia e lui tacque.
In effetti il suo volto, già normalmente pallido, iniziava a tingersi di sfumature di giallo, ma lui, ovviamente, non l'avrebbe mai ammesso.
Neanche Hermione sembrava felice di rimanere lì: l'idea di condividere la stanza con Malfoy e, soprattutto, di perdere delle ore di lezione la terrorizzava.
La sua faccia era scavata dalla febbre e da una malcelata tristezza.
Madama Chips, congedati gli altri, le si avvicinò. Tirò fuori dalla borsa un intruglio, lo stappò e glielo porse.
«Solo metà, signorina. Il resto è per il signor Malfoy.»
La ragazza non fece domande e bevve.
L'infermiera sembrava sempre capire con una sola occhiata lo stato di salute di una persona, grazie all'esperienza maturata con gli anni e anche ad un infallibile sesto senso.
La donna prese con delicatezza il filtro e, posata la borsa sulla sedia, lo diede al Serpeverde.
«Io non bevo da dove ha bevuto una Sanguesporco!»esclamò, schifato, allontanando la boccetta con un gesto della mano.
Madama Chips, spazientita, prese un bicchiere posato vicino a uno dei lavandini e vi versò dentro la medicina. La porse poi al ragazzo, che bevve, un po' stizzito.
«Ora rimanete a letto mentre la pozione fa effetto. Alzatevi solo se dovete andare in bagno.»si raccomandò l'infermiera, poi lasciò la stanza.
Malfoy sbuffò, scocciato. L'unica cosa che gli rimaneva da fare era guardarsi le unghie e annoiarsi in compagnia di una Nata Babbana, sperando che prima o poi i suoi compagni lo venissero a trovare.
Hermione era più o meno della stessa idea, quindi decise di prendere un libro dalla borsa e iniziare a ripassare. Aprì il voluminoso “Infusi e pozioni magiche” e cominciò a leggere.
Scelse proprio le pagine in cui era illustrata la preparazione della Pozione Rigeneratrice, per controllare se avesse svolto correttamente tutti i passaggi durante la lezione di Piton.
«Non ha mescolato in senso antiorario.»
La voce di Malfoy destò la sua attenzione.
«Come, scusa?» chiese la ragazza. Era strano che quel ragazzo le parlasse.
«Quell'idiota di Finnigan non ha mescolato in senso antiorario. Ecco perchè ora siamo qui.»rispose il Serpeverde, infastidito dalla situazione.
«Come lo sai? Lo hai visto?»
«Sì.»
Hermione annuì e tornò al suo libro.
Malfoy la fissò per un po', poi tornò a guardare il vuoto e a pensare.
Dopo qualche minuto, però, non riuscì più a trattenersi.
«Granger, ma sul serio te la fai con Weasley?»
«Cosa...? Non sono affari che ti riguardano e, comunque, Ron è mio amico!»
Malfoy scoppiò a ridere.
«Sicura? Perchè prima, dopo che la Brown ha fatto il suo splendido show, sembravi davvero irritata!»la stuzzicò la Serpe.
La Grifondoro spalancò la bocca, sconvolta.
«Non so in quali mondi immaginari tu stia vivendo, ma ti assicuro che la realtà non è questa.»
Draco ci pensò su, poi riprese , ghignando trionfante:
«Ho capito! Ti piace il pidocchioso, ma lui non lo sa! Non è così?»
Hermione arrossì violentemente e iniziò a tremare, ma rispose:
«Certo che no, Malfoy. Credo che la pozione stia avendo effetti allucinogeni su di te!»
Draco, tuttavia, si era fatto serio all'improvviso. La guardò dritto negli occhi, ma lo sguardo di lei vacillò.
«Tu credi davvero che quello smidollato sia capace di trattarti diversamente da una secchiona-che-mi-fa-i-compiti? Buona fortuna, Granger!»
«Come osi affermare che lui mi tratta in questo modo? E chi ti garantisce che io gli faccia i compiti? - strillò la ragazza, furibonda, dimenandosi sul letto. - Non sai fare altro che insultare!»
«A differenza di te, Granger, non sono ingenuo. Weasley non è in grado di allenarsi a Quidditch e avere una media dei voti tanto alta! Infatti oggi la pozione l'ha lasciata fare a te.»rispose Malfoy sprezzante. La Grifondoro sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo, dunque il ragazzo ritenne di essere sulla strada giusta e procedette determinato nel suo ragionamento.
«Beh, allora smettila di farti gli affari altrui – replicò debolmente Hermione. - e fatti i tuoi, anziché guardare sempre come si comportano gli altri.»
Draco scosse la testa, deluso. Rispose ancora:
«Con la tua testardaggine non andrai da nessuna parte.» poi si sdraiò sul letto.
Nella camera ora albergava uno strano silenzio.
La Grifondoro guardava ancora il suo compagno di stanza, scossa. Tremava di rabbia e umiliazione, ma non aveva più voluto ribattere.
Era spossata dalla discussione ed aveva mille cose su cui riflettere, per esempio perchè Malfoy si fosse scaldato tanto o perché stesse guardando lei e Ron nell'ora di Pozioni.
Tuttavia la Serpe aveva guardato anche Seamus, dunque Hermione concluse che li stesse osservando solo per il divertimento di criticarli appena ne avesse avuto occasione.
Cercò di tornare a concentrarsi sul libro che aveva lasciato sulle ginocchia, ma dopo qualche minuto si accorse che aveva continuato a rileggere la stessa frase senza capirne il significato.
Sbatté più volte le palpebre per riprendersi, ma era tutto inutile.
Passò così un pomeriggio noioso e statico, ravvivato solo dal pranzo e dalla visita di Ginny per Hermione e di Blaise Zabini per Draco.
Quasi all'ora di cena, con sorpresa di tutti, Ron si presentò in Infermeria.
Stringeva nelle mani uno spesso libro rilegato, aveva la faccia sciupata.
Porse l'enorme mattone alla sua amica Grifondoro, senza neanche salutarla. Si rivolse a lei, parlando a scatti:
«L'ho preso dalla biblioteca. Ho pensato che ti stessi annoiando. Parla di storia babbana.»
Hermione, accigliata, diede un'occhiata al titolo: “Crimini e crudeltà della Seconda Guerra Mondiale”.
In realtà Ron aveva preso il libro su suggerimento di Ginny, ma questo era e sarebbe rimasto un segreto.
«Grazie, Ronald!»esclamò la ragazza, seriamente stupita.
Malfoy si godeva la scena dal suo letto, in un muto divertimento.
«Bene. Ora vado. Ciao.» disse Ron, meccanicamente  e si trascinò con le spalle ricurve verso la porta.
Hermione tacque, fissando il libro. Sembrava molto confusa.
Inconsciamente si voltò verso Draco per studiarne la reazione. Pareva molto annoiato e contrariato. La stava osservando come una tigre potrebbe osservare una gazzella.
«La smetti?» gli chiese, stufata.
«E' davvero patetico.» scattò la Serpe.
Era partito all'attacco, gli occhi ridotti a due fessure.
«Fatti gli affari tuoi. Lasciaci in pace.» rispose lei seccamente.
Era stanca di discutere con quel ragazzo. Il leone dentro di lei era pronta a difenderla a morsi.
«Come desideri, milady. Mi spiace solo che...sai, un Purosangue con una Nata Babbana...»
L'onta era troppa. A Hermione crollò la mascella, ma trovò comunque la forza di controbattere:
«Questa storia delle razze è davvero una pagliacciata. Leggiti questo libro, così magari cambierai idea.»
La Grifondoro si allungò un po' e porse al Serpeverde il volume di storia babbana che Ron le aveva appena portato.
Quella disputa le aveva fatto scordare perfino la febbre e i suoi sintomi. Si sentiva più decisa che mai.
Lui prese il libro e lo studiò un po', senza nascondere la sua curiosità.
«E tu non lo leggi?»
«L'ho già letto, anche se Ron non lo sa...ma scommetto che tu non riuscirai mai a leggerlo.»
Sfidarlo era l'unico modo per fargli leggere quel libro e, forse, per cambiare quella mentalità esageratamente chiusa.
Malfoy sorrise, convinto.
«Io, invece, scommetto che lo leggerò e tornerò in questi giorni a dirti di cosa parla, come prova. - Hermione annuì, soddisfatta. - ma se vinco io mi pagherai due bottiglie di Whisky Incendiario.»
«Ma è contro le regole della scuola!» rispose, sconcertata, la Grifondoro.
«Appunto.» ghignò Malfoy, vittorioso.
Torturarla facendole fare una delle cose che odiava di più – violare le norme scolastiche – era una vendetta così dolce, che già pregustava. Sì, era compiaciuto di se stesso.
La Prefetta strinse i denti.
«Accetto. Ma se vincerò io dovrai smetterla con questa storia di me e Ron.»
Malfoy annuì. Era sicuro di vincere, quindi non gli importava di nient'altro.
«Ci vediamo in biblioteca tra una settimana, dopo le lezioni e ti proverò che ho letto il libro.»
La scommessa era fatta, non si poteva tornare indietro, nessun ripensamento.
Stretti gli accordi non rimase a Draco che iniziare a leggere il libro per le seguenti ore.
La sua compagna di stanza, invece, ripassò un po' di incantesimi, finché non giunse di nuovo Madama Chips, che diede loro il verdetto finale: sarebbero stati lì ancora per la notte, poi li avrebbe lasciati liberi, a patto che poi sarebbero tornati per qualche giorno per farsi controllare.
Meglio separare quei due giovani tra cui non correva certo buon sangue.
Non temeva certo che combinassero dei guai, ma si sa che i sentimenti negativi non aiutano a guarire dalla febbre.
Mangiarono una squisita cena tutti insieme, ovviamente in silenzio.
Hermione fu un po' contrariata. Dopotutto quel cibo lo avevano preparato gli elfi domestici.
Il tempo di digerire il pasto e si misero tutti a dormire, le luci dell'Infermeria spente da Madama Chips.
Il mal di testa della Grifondoro era notevolmente diminuito, ma la ragazza aveva ancora una strana percezione che qualcosa fosse sbagliato.
Indagò nel silenzio della notte nei suoi pensieri.
Malfoy l'aveva davvero messa in imbarazzo davanti a tutti con le sue parole riguardo a Ron.
Ma era solo quello?
Non riusciva a capirlo, ma sentiva di aver sbloccato gli ingranaggi di un meccanismo misterioso. Era come se ci fosse qualcosa di diverso in lei.
Solo il tempo le avrebbe rivelato la risposta a quell'enigma.
Senza un motivo apparente cominciò a piangere silenziosamente, bagnando il cuscino di lacrime e respirando forte per trattenere i singhiozzi.
Ma c'era qualcuno che la ascoltava con orecchie tese e occhi sgranati, più sveglio che mai. E quel qualcuno era proprio Draco Malfoy.
Rimase paralizzato a sentire i singulti della ragazza, tormentato da qualche mostro interiore, finché non prese sonno.
La mattina dopo vide un risveglio sereno della Grifondoro, sfogata dalle lacrime della sera prima e priva finalmente della febbre.
Controllò l'orologio appeso al muro di fianco: erano le 10 del mattino.
Fece una smorfia: anche quel giorno aveva saltato gran parte delle lezioni. Non andava bene.
Ma c'è sempre tempo di recuperare!
Scattò in piedi un po' imprudentemente, visto che poi le girò per un attimo la testa.
Gettò un'occhiata al letto del Serpeverde: se n'era già andato.
Contrasse gli angoli della bocca, presa da un sentimento indefinibile.
Si vestì, dato che il locale era vuoto e non c'era pericolo di essere vista, poi prese la borsa e si precipitò di sotto a fare colazione.
La Sala Grande era semivuota, eccezion fatta per il vecchio guardiano Gazza accompagnato dal suo gatto. Entrambi la guardavano circospetti.
Si sedette al tavolo dei Grifondoro e, non appena ebbe toccato la panca, piatti ricchi di cibi deliziosi spuntarono davanti a lei e un foglio di carta.
“Ho avvertito Gazza che saresti venuta. Ricordati di passare in Infermeria. Buona guarigione, signorina Granger. Da Madama Chips.”
Hermione sorrise e si tuffò con serenità sulle pietanze. Gustò il succo di zucca accompagnato da profumate praline.
Una volta finito si caricò la borsa in spalle e corse verso le serre per la lezione di Erbologia.
Lì incontrò i suoi amici Grifondoro, anche se alla vista di Ron fu più fredda del solito, tant'è che il rosso le fece un'espressione confusa.
Lavanda Brown chiacchierò concitatamente con quest'ultimo durante tutta la spiegazione della Sprite.
C'era qualcosa in tutto ciò che urtava profondamente la sensibilità della Grifona. Forse Malfoy non aveva tutti i torti, dopotutto.
No, Hermione scosse la testa, non era decisamente possibile. Ronald era stato suo amico per anni.
Cosa poteva esser cambiato?
Intanto un Malfoy piuttosto distratto la stava tenendo d'occhio, senza alcuna traccia di ilarità sul suo volto.
Era incuriosito da quel mondo alieno chiamato “Grifondoro”. Un mondo che non riusciva a capire, le cui regole gli parevano assurde. Eppure il fascino dell'esotico aveva colpito anche lui.
Era interessante studiare azioni e reazioni dei membri di quella casata, così diversa dalla sua.
Se non avesse saputo nulla allora non avrebbe capito, ma lui sapeva. Sapeva che la Mezzosangue era inconsciamente attratta da Lenticchia e si accorgeva che anche la Brown lo era. In tutto quel gioco, notò con una certa ironia, Weasley era quello che ci stava capendo di meno.
Era come vedere un documentario babbano in televisione, solo che lui poteva interagire con quella realtà.
E presto lo avrebbe fatto.
Sorrise, beffardo e, finita la lezione, si diresse nel dormitorio di Serpeverde.
L'indomani lo avrebbe atteso una gita di eccezione a Hogsmeade.
Data l'allerta a causa della presenza di criminali si era voluto anticipare l'uscita nella piccola città, perché nessuno sapeva né quando né se ci sarebbe mai tornato, poiché girare con il rischio di incontrare degli assassini iniziava ad essere pericoloso.
Quello sarebbe stato, riteneva, l'addio a Hogsmeade, perché “Figuriamoci se Silente ci lascerà ancora andare là col rischio che Potter si faccia male.” aveva detto Blaise Zabini. E Draco non poteva che essere d'accordo.
E anche i Grifondoro si preparavano per quell'ultima(così dicevano le voci) giornata a Hogsmeade. Volevano che fosse speciale e il clima di settembre permetteva ancora di indossare i vestiti migliori senza doverli coprire con giubbotti pesanti.
Tutti erano in agitazione.
Hermione aveva il sospetto che dopo quella gita i suoi compagni avrebbero organizzato molte feste illegali per sopperire al bisogno di distruggere la monotonia.
Dopo esser passata con Harry, Ron e Seamus in Infermeria, fu anche il suo tempo di andare a dormire.
Di certo non avvertì il pericolo incombente, perché si addormentò senza difficoltà, ignara di ciò che le avrebbe riservato il giorno successivo.

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Capitolo 3
*** Dangerous ***


Il famigerato ultimo giorno a Hogsmeade arrivò in fretta.
Non era esattamente una giornata promettente, perché il cielo era annuvolato e non faceva molto caldo, ma quello che contava era il significato: l'ultimo istante di libertà, l'ultimo respiro all'aria aperta prima di rimanere chiusi nel castello per tutto l'anno.
Tutti erano eccitati. Un chiacchierio vivace dilagava in Sala Grande.
Quando fu il momento, gli studenti scalpitanti si precipitarono fuori dal castello urlando di gioia.
Il Trio mostrò il permesso e si diresse verso l'amato paesino.
«Direi di fare tappa verso I Tre Manici Di Scopa.» propose Ron.
«Posso venire anche io?» chiese una voce alle loro spalle.
Hermione si voltò, scocciata. Era di nuovo Lavanda Brown con il suo insopportabile vocino stridulo.
Si avvinghiò a Ron e a Harry, che accettarono senza problemi la presenza della ragazza.
La loro amica, invece, storse il naso.
Credeva che quella ragazza stesse approfittando dei suoi amici. Non sapeva ancora come, ma voleva scoprirlo.
Entrarono nel caldo locale e ordinarono delle Burrobirre.
«Oggi dobbiamo fare qualcosa di speciale, è l'ultimo giorno qui.» disse Lavanda.
Parlava come se fosse amica di tutti e questo diede parecchio fastidio a Hermione.
Per di più, quando diceva “Dobbiamo” intendeva lei, Ron e Harry. La Prefetta era esclusa dai loro programmi.
«Potremmo fare un giro intorno alla Stamberga Strillante, sarebbe fico.» propose Ron.
L'ochetta gettò un gridolino e afferrò il braccio del rosso.
«No! Che paura! Quel luogo è terribile! Piuttosto, potremmo andare da Madama Rosmerta.»
A Hermione andò storta la Burrobirra. Per fortuna si accorse che anche i suoi amici disapprovavano l'idea.
«Non è un bel locale, ci sono già entrato...pazienza, decidiamo dopo tutti insieme, ok?» chiese Harry.
Tutti annuirono, tranne Lavanda. Sembrava perplessa.
«E' bello essere qui con voi!» disse lei.
I due maschietti sorrisero compiaciuti. Hermione invece stava avendo un conato di vomito.
«Devo...andare fuori, ho bisogno di un po' d'aria.» avvertì la poveretta.
«Ti serve compagnia?» tentò Ron, ma la ragazza scosse la testa.
Uscì al fresco e respirò a pieni polmoni.
All'improvviso, prima di potersi godere il vento sul viso, sentì un'esplosione improvvisa venire dalla periferia della città.
Sobbalzò. Era suo preciso dovere controllare la situazione.
Corse come una disperata in direzione del suono, che si ripeté una seconda volta.
Arrivò fino al confine tra il villaggio e la foresta e si guardò intorno.
Un grande spazio aperto separava le ultime case ed i vicoli stretti dalla boscaglia.
A qualche decina di metri c'era un gruppo di persone che parlava. Dovevano senz'altro essere stati loro i colpevoli.
Si diresse verso di loro, furibonda. Oh, quanti punti avrebbe sottratto alle loro Case!
Ad un certo punto sentì una botta decisa alla sua testa. Qualcosa l'aveva colpita.
Si massaggiò il capo, guardando per terra. Vide subito una mela verde.(N.d.A. Drappleeeeeee!)
Scrutò l'ambiente attorno a sé per scoprire chi fosse stato.
Da una buia stradina si sporse una figura alta, i capelli biondo chiaro, quasi bianco. Le faceva segno di avvicinarsi.
Irritata, Hermione gli andò incontro. Stava per urlargli che era un idiota, ma lui la afferrò rapidamente per un fianco e le tappò la bocca con una mano, trascinandola nel vicolo oscuro.
Una volta al sicuro la lasciò andare, ma le fece segno con il dito di stare zitta.
Lei lo osservò con curiosità, ancora confusa dagli avvenimenti.
«Sanguesporco, dannazione, fai attenzione! Ora sporgiti oltre il muro, ma non troppo e guarda bene. quello è Dan Artelan!»
Impietrita, la ragazza riuscì a stento ad eseguire i comandi.
Dopodiché si girò verso Malfoy, spaventata per il pericolo appena corso.
Poteva rimanere ferita, uccisa e menomale che...fermi tutti un attimo!
Draco Malfoy le aveva appena salvato la vita?
Scioccante, nessuno le avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
Sì, aveva attirato la sua attenzione con la mela, le aveva chiesto di avvicinarsi e l'aveva portata in salvo.
«G...grazie.» balbettò Hermione, un po' sconvolta.
Allora quel cuore di pietra aveva del buono in sé...
«Risparmia i convenevoli, Granger. Quello stronzo...»
La Serpe strisciò rapida in avanti, a bacchetta estratta, arrivando quasi alla fine del vicolo che li nascondeva.
Quel pazzo voleva uscire allo scoperto!
Cosa fare?
Alla Grifondoro venne un'idea geniale.
Fuori la bacchetta e...
«Locomotor Mortis!»
Le gambe del Serpeverde si pietrificarono all'istante e lui cadde all'indietro.
«Sanguesporco, ma che diavolo fai? Liberami o lo farò da solo.»
Quale onta per la Serpe! Il suo corpo profanato dall'incantesimo di una Nata Babbana.
“Sanctimonia vincet semper” era il motto della sua famiglia. “La purezza vince sempre”.
E lui che si trovava a terra per colpa di una persona impura. Che rabbia.
«Sul serio, Malfoy? Perché tu sei un genio, no? Andare lì fuori contro un assassino e i suoi scagnozzi e affrontarlo da solo? Splendido, non avrei saputo fare di meglio.» sbottò Hermione, poi diede un'occhiata fuori. Se n'erano andati.
«Finite Incantatem! -  esclamò, puntando la bacchetta contro le gambe del ragazzo. - Sono spariti.»
«Bene...allora, che aspetti ad aiutarmi ad alzarmi?» chiese Draco, indignato.
«Che viziato.» borbottò la Grifona e gli porse una mano.
Lui la afferrò e fece forza sulle gambe, ma lei tirò troppo, così finirono con un naso quasi attaccato all'altro.
Respirarono e si guardarono negli occhi, poi Hermione gli lasciò la mano e scostò il volto, arrossendo imbarazzata.
«Non sapevo che avessi queste intenzioni, Granger.» ghignò, beffardo.
«Ti piacerebbe, Malfoy!» ribatté lei.
Lui non rispose.
«Oh, c'è San Potter. È venuto a salvarti con il tuo amore Lenticchia, sei contenta?» saltò su poi.
In effetti i due si stavano avvicinando, stavolta senza Lavanda Brown.
«Harry, Ron! Sono qui!»
Corse ad abbracciarli. Loro, nel vederla, furono molto sollevati.
«Hermione! Ti abbiamo cercata dappertutto! Che ci fa qui Malfoy?» chiese il Bambino Sopravvissuto.
«Ti spiego dopo, Harry. Ah, Malfoy?»
Era rimasto dietro di loro in silenzio finora, tenendosi a debita distanza.
«Mmh?»
«Dobbiamo avvertire i professori...anzi, dobbiamo andare direttamente da Silente.»
«Granger, non puoi andarci da sola?»
«Certo, ma poi il Preside vorrebbe sentire anche la tua testimonianza.»
Draco sbuffò. Di certo Silente non gli andava a genio, ma meglio andarci in compagnia che da soli.
«D'accordo, d'accordo. Ci vediamo dopo cena.» disse, poi girò i tacchi e se ne andò.
Il Trio tornò al castello e Hermione raccontò ai due amici l'accaduto.
Harry pensò subito che il criminale dovesse per forza aver a che fare con Malfoy, a giudicare dalle reazioni del Serpeverde.
Hermione concordò.
Una volta arrivati, la ragazza visitò Madama Chips e si dedicò ai compiti di Antiche Rune finché non arrivò l'ora di cena.
Si sedette vicino ai suoi amici, Ginny compresa, e gustò il pasto.
Notò ad un certo punto che, al tavolo dei Serpeverde, un certo biondo non stava ridacchiando e scherzando come al solito, anzi, aveva lo sguardo fisso in un punto indeterminato, il volto inespressivo.
«Tutto bene, Hermione?» le chiese Ron, facendola sobbalzare.
Lei arrossì e rispose frettolosamente:
«Sì, grazie.»
Poi arrivò, come al solito, Lavanda Brown a rovinare tutto.
Abbracciò Harry e Ron e si sedette vicino a quest'ultimo ed iniziò con loro ad intraprendere una conversazione.
Ginny ed Hermione si scambiarono un'occhiata d'intesa, entrambe infastidite.
Consumato il cibo, fu il tempo per la Grifona di lasciare i suoi amici ed andare nell'ufficio di Silente.
Aveva avvisato la McGranitt, che le aveva detto la parola d'ordine.
Arrivata davanti al corridoio di entrata, trovò un Malfoy perplesso, che si guardava intorno, confuso.
«Granger, hai idea di come si entri?»
«Sì. Devi dire la parola d'ordine. È “Succo di zucca”!»
Il gargoyle davanti a loro iniziò a ruotare su se stesso.
Hermione salì su un gradino e Malfoy la imitò.
Ben presto si trovarono in un'ampia stanza, con al centro una scrivania elegante.
In un angolo Severus Piton e Albus Silente stavano conversando profondamente, poi li videro e tacquero.
«Oh, eccoli, sono arrivati. Prego, sedetevi. Vi aspettavo.»
Il Preside fece comparire due sedie dal nulla.
«Professor Piton, lei può andare.»
«Preferirei rimanere, signor Preside, se non le dispiace.»
Silente, un po' sorpreso, fece comparire una sedia anche per lui, dove Piton si accomodò.
Dopodiché Hermione iniziò a raccontare l'accaduto, aiutata dall'annuire silenzioso di Malfoy.
Il Preside dichiarò che la situazione era molto grave e che avrebbero aumentato le misure di protezione, poi li congedò.
I due giovani uscirono dall'ufficio.
«Non sei rimasto per Artelan vero, Severus?» chiese Silente a Piton.
Quest'ultimo rimase in silenzio.
Il Preside continuò:
«Hai visto, hai notato?...Certo che lo hai notato, se no perché saresti rimasto? È una cosa piuttosto rara, non credi? Tutto quello che sta per accadere, il futuro, li ucciderà, capisci?»
Piton annuì.
«Ma loro sono entrambi forti, possono farcela se sapranno di avere qualche possibilità. Li aiuterai?»
Piton sembrò rifletterci su, poi finalmente rispose:
«Sempre.»
«Ne ero certo. Sei una persona buona, Severus.» rispose il Preside con fare pacato.
Dall'altra parte del muro, Draco e Hermione prendevano accordi.
«Pensavo, Granger, in biblioteca siamo esposti e c'è pericolo che ci scoprano. Per la nostra scommessa è meglio trovarsi qui, durante una delle ronde notturne, così tutti dormiranno.»
«Mi duole ammetterlo, ma hai ragione. Venerdì?»
«D'accordo, ma dovremo stare in coppia insieme.» rispose Malfoy, avvertendo la ragazza.
«Farò questo sforzo.»
Poi entrambi si salutarono e tornarono nei rispettivi dormitori.
Il venerdì arrivò presto.
Hermione chiese a Ron se poteva fare scambio con Malfoy, perché diceva di sospettare qualcosa di losco da parte sua.
Il rosso, un po' perplesso, accettò.
Quella stessa sera lei passò per l'ultima volta da Madama Chips e, giunta l'ora, uscì dalla sala comune dei Grifondoro.
Malfoy e Pansy Parkinson li stavano aspettando, appoggiati con la schiena al muro.
«Oh, Granger, finalmente! Dov'è il tuo fidanzatino? Ah, eccolo!»
Ron comparve dietro di lei, guardando male le Serpi.
Con un movimento della testa, il Serpeverde invitò la Grifona ad unirsi a lui e ad allontanarsi.
I due si diressero nel luogo prestabilito in un tombale silenzio.
Finalmente giunsero davanti al gargoyle.
«Allora...»iniziò Hermione.
Draco, guardando altrove, la interruppe:
«E' davvero successo tutto questo al popolo ebraico?»
«Sì, davvero, perché?»domandò lei, perplessa.
«Pensavo fosse...è surreale.»
Il cuore di Hermione schizzò nel petto.
La consapevolezza arrivò immediata.
Non solo lui aveva letto il libro, ma ne era rimasto sconvolto.
Dato che aveva appena espresso un'opinione sincera, si sentì di incoraggiarlo a proseguire.
«Sì, è crudele.»
Lui la guardò un istante negli occhi, confuso, poi tornò a guardare altrove.
«Bene. Ecco il libro. Ora mi devi i soldi. Ho vinto.»
Hermione notò che come si era aperto, così il cuore di Draco si era richiuso all'istante.
«Molto bene.» disse lei e gli consegnò il denaro.
Poi ritornarono indietro in silenzio.
«Oh, Pansy! Finalmente sei qui. Non lasciarmi più con un Grifondoro.»
Lei sorrise e gli corse incontro. Senza nemmeno salutare sparirono all'orizzonte.
«Ti ha maltrattata? - L'amica scosse la testa. - Te lo chiedo perché Harry pensa che lui sia un Mangiamorte.» disse Ron, preoccupato.
«Impossibile, è troppo viziato e vigliacco. Poi suo padre ora è in prigione. Non è un nostro problema, Harry dovrebbe concentrarsi su Voldemort, piuttosto.»
Il rosso concordava.
«Sai, non è bello stare in coppia con quella lì. Non cambiamo più d'ora in poi.»
Hermione arrossì e annuì.
Tornarono insieme nella sala comune, felici.
«Ragazziii! Ragazziii! - Ginny, spuntata fuori dal nulla, andò loro incontro. - Sentite la notizia! Silente ha capito che non può sperare di tenerci buoni tutto l'anno senza andare a Hogsmeade, quindi ha deciso, su suggerimento di alcuni Tassorosso, di organizzare delle feste durante l'anno! E la prima si terrà ad Halloween!»
Tutti e tre gioirono, niente di meglio di una bella festa per scaricare un po' la tensione del periodo.
Ma le cose belle durano poco ed era giunto il tempo di andare a dormire.
Passata la notte, Hermione si svegliò e notò subito un biglietto viola sul suo comodino.
Mistero come ci fosse arrivato.
Lo afferrò e lo aprì.
Ci mise un po' a mettere a fuoco la scrittura, i suoi occhi erano ancora appannati dal sonno.
 
Cara signorina Granger,
Gradirei se questa sera si unisse a me e ad alcuni suoi compagni di scuola per cena, che si svolgerà nel mio ufficio.
Professor Horace Lumacorno
 
Sì, per educazione era meglio per Hermione partecipare alla cena.
A colazione chiese a Harry e a Ginny se sarebbero andati, ma loro risposero con un secco “no”. Per fortuna almeno ci sarebbe stato Neville a farle compagnia.
E così, quella sera, si trovò vicina al suo amico e ad un quantomai appiccicoso Cormac McLaggen.
Le faceva dei complimenti, la fissava in continuazione, la sfiorava “accidentalmente” e le prestava molte attenzioni.
Hermione, ogni volta, si allontanava di qualche centimetro e progettava segretamente di confondere il ragazzo in qualche modo.
Ogni tanto Neville e Lumacorno le davano un po' di respiro ponendole delle domande, a cui rispondeva sotto lo sguardo sdegnato di Blaise Zabini.
Dopo cena Cormac si offrì di riaccompagnarla in dormitorio...cioè, più che altro la obbligò.
«Hermione, sei splendida stasera.» le disse.
La ragazza, intanto, stava disperatamente cercando una via di fuga.
Svoltarono l'angolo e...una figura si stava spostando rapidamente da una finestra all'altra, guardando fuori.
Non si accorse, però, della presenza degli altri due, quindi inevitabilmente finì loro addosso.
Draco Malfoy si rialzò, scocciato.
«Oh, Granger! Non ti basta più Lenticchia? Non ti facevo così disponibile!»
McLaggen fece un'espressione disorientata.
Hermione scosse la testa e guardò fuori.
Era lontana, al buio, sfocata, nella Foresta, ma, dopo averla vista una volta, come avrebbe potuto non riconoscere la sagoma di Dan Artelan?
Si voltò, scioccata, verso la Serpe:
«Lui è qui?!?»
«Sì e se il tuo fidanzatino qua non si toglie lo perderò di vista.»
McLaggen, infatti, gli si era parato davanti e non sembrava intenzionato a muoversi.
La Grifona ne approfittò:
«Malfoy, lo sai che poi dovremmo riferirlo a Silente.»
«Non questa volta, Granger.»
«Ti devo intimare come l'altra volta o ci andiamo adesso dal Preside?» chiese lei, indispettita.
Draco sbuffò e scrollò le spalle.
«Maledizione, quanto sei irritante...va bene, tanto l'ho perso di vista.»
La guardò insistentemente, lei continuava a passare lo sguardo da lui a McLaggen.
«Allora, Granger? Ti muovi? - Hermione gli si avvicinò e Cormac la seguì, ma fu fermato dalla mano della Serpe. - No, gigante, tu vai a controllare se quello là è ancora in giro, ok? Sai com'è fatto, vero?»
«Sì, amico. Vado e torno.»
Malfoy si voltò dall'altra parte strabuzzando gli occhi e partì in marcia verso l'ufficio del Preside, seguito da Hermione.
Cormac andò dalla parte opposta.
Dopo qualche secondo, la Prefetta si accorse di avere lo sguardo del Serpeverde addosso.
Lo guardò a sua volta.
«Allora, Granger?»
«Cosa?»
«Non mi ringrazi?»
Lei aggrottò la fronte.
«Per cosa?»
«Nulla, ti ho solo tolto un sasso dalla scarpa.» rispose, sarcastico.
Hermione rifletté. Cosa aveva fatto per lei?
Forse...oh, ma certo! Aveva mandato via Cormac!
«Ah, per McLaggen? Grazie.»
«Per Merlino, Granger, ma che gente frequenti?» chiese in tono sprezzante.
«Io non frequento Cormac.» rispose lei, rabbrividendo al sol pensiero.
«No, è ovvio, lo usi solo per far ingelosire Weasley.» ghignò lui.
«Questo non...oh, come osi? Piuttosto, mi spieghi perché ce l'hai tanto con Dan Artelan? Che c'entra lui con te?»
Lo sguardo di Malfoy si indurì e smise di guardarla in faccia.
«Nulla.» disse con determinazione.
«Non è possibile, sei ossessionato da lui.»
Draco strinse i pugni e fissò il pavimento.
«Non sono affari tuoi.»
«No, sono affari di Hogwarts, di ogni studente ed insegnante che metti in pericolo perché non dici la verità.»
La Serpe arrestò la sua camminata e si voltò, irata, verso la Grifondoro.
Le afferrò le spalle e portò il suo viso molto vicino.
«Non ti conviene rivolgerti a me così, Granger. Stammi lontana.»
Hermione trattenne il fiato. Non lo aveva mai visto così...minaccioso.
La lasciò andare e aggiunse ancora:
«Dal vecchio ci vado da solo.»
E così fece. Voltò le spalle e la lasciò lì, sola, nel buio.
Stava ancora tremando.
Era scioccata e spaventata.
Non era più il Draco dispettoso e antipatico che era stato fino ad un anno prima.
Qualcosa era cambiato in lui, qualcosa lo stava divorando dentro.
La pelle giallastra, le occhiaie, la magrezza sempre più accentuata, tutti segnali di quel cambiamento.
E, in mancanza di sfoghi, col padre in carcere e la dignità da mantenere, lui aveva liberato la sua frustrazione urlandole contro.
E lei aveva notato tutto questo.
E, non per la prima volta, aveva dovuto ammettere con se stessa di sentirsi...dispiaciuta per lui.
Se ne tornò in solitudine alla sala comune, tormentata da quei pensieri.

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Capitolo 4
*** Una stanza dispettosa ***


Quella mattina di inizio ottobre Hermione aveva deciso di trascorrerla in biblioteca.

Era passata una settimana e mezza dall'incidente con Malfoy, ma lei non ci pensava più.

Era troppo concentrata a studiare Trasfigurazione per il compito che avrebbero avuto una settimana dopo.

Ma c'era una cosa che ignorava.

A qualche metro da lei, nascosti dagli scaffali, due occhi la studiavano attentamente da un bel po'.

Lei dovette averne la percezione, perché si voltò, ma non vide nulla.

La figura misteriosa, infatti,si era nascosta dietro ad un grande scaffale. Aveva poi afferrato un libro, lo aveva nascosto sotto al mantello e se n'era andata silenziosamente com'era arrivata.

Il libro era un pesante volume riguardante la storia babbana.

Qualche minuto dopo, Hermione fu sorpresa nel veder arrivare nella sua direzione i suoi due migliori amici.

Sorrise loro e li salutò.

Loro la guardavano un po' impacciati e si lanciavano occhiate l'uno con l'altro.

Poi Harry parlò:

«Ciao, Hermione, ti abbiamo cercata ovunque! Non ti disturbiamo, vero? Come va?»

Che strana tutta quella gentilezza.

«Tutto bene, grazie. Ditemi pure!»

«Ecco...»

Ma Harry fu interrotto.

Dal nulla era spuntata la figura di Lavanda Brown, più appiccicosa di una colla babbana e più fastidiosa del vaiolo del drago.

Abbracciò tutti tranne Hermione, che pareva alquanto scocciata, e si mise a braccetto fra Harry e Ron.

Il Bambino Sopravvissuto si rivolse ancora una volta alla Grifona.

«Senti, ecco...chi chiedevamo...sai, oggi avremo gli allenamenti di Quidditch, saremo molto occupati e...abbiamo pensato a te...potresti farci un po' di compiti?»

Hermione sgranò gli occhi a quella richiesta.

Si sentiva sfruttata ed umiliata.

«Perché non ve li fate fare da Lavanda?!?» urlò, isterica.

Studenti da ogni dove le intimarono di fare silenzio.

Irritata dagli sguardi scioccati di Harry e Ron, se ne andò in fretta, portando il libro di Trasfigurazione con sé.

Camminò per qualche metro, cercando un posto tranquillo, poi, quando vide che era rimasta sola, qualche lacrima sfuggì al suo controllo.

Doveva trovare un luogo nascosto e silenzioso in cui studiare indisturbata, senza che i suoi amici la potessero trovare.

Ma non fu lei a trovarlo. Fu il luogo stesso a trovare lei.

Si stava dirigendo verso le scale del settimo piano, sul quale stava facendo avanti e indietro da un bel po', chiedendosi se andare o no in sala comune, quando udì uno scricchiolio e uno scatto metallico dietro di lei.

Si voltò e vide materializzarsi davanti a lei un'enorme porta.

Capì subito in cosa era incappata: la Stanza delle Necessità.

Vi entrò senza esitazioni, lieta che Hogwarts le offrisse aiuto.

Si ritrovò in un ampio locale colmo di scaffali contenenti libri di ogni genere.

Due sedie, una scrivania ed un divano offrivano un appoggio comodo su cui sedersi durante la lettura.

Si accomodò su quest'ultimo, sospirando, poi aprì il libro che si era portata dietro.

Iniziò a rilassarsi, ripassando il materiale per il compito.

Tutto era perfetto e...

«Granger?»

Hermione prese un mezzo infarto dallo spavento e si voltò.

«Malfoy?»

Il biondo era sbucato fuori da dietro uno scaffale ed ora se ne stava lì in piedi a fissarla, sorpreso quanto lei.

«Che fai qui?» chiese lei, sospettosa.

«La stessa cosa che fai tu, immagino, visto che siamo qua insieme.» le fece notare lui.

Possibile che avessero pensato alla stessa cosa?

In effetti questo era successo quando l'E.S. aveva usato quel posto per imparare incantesimi.

«Occhi rossi, Granger? Weasley deve essere proprio rozzo con te.»

Hermione avvampò.

Che figura! Trovarsi con gli occhi rossi dal pianto davanti ad un Serpeverde!

Doveva trovare un modo per rispondergli.

«Nessuno è rozzo, preoccupati di te stesso, piuttosto. Bene, ora me ne vado se non ti dispiace.»

Draco sollevò una mano, come per indicarle la porta.

Lei le si avvicinò e cercò di aprirla, ma la serratura faceva i capricci.

Un paio di tentativi, poi si voltò, perplessa.

«Qualche problema, Granger?»

«La porta non si apre. Malfoy. Dammi la chiave, non è divertente.»

Lui scrollò le spalle, noncurante.

«Io non ce l'ho. Se vuoi andartene, la Stanza esegue i tuoi ordini, no?»

Lei gli fece una smorfia ed estrasse la bacchetta.

Tentò alcuni incantesimi, ma invano.

Intanto la Serpe si godeva lo spettacolo dal divano, ridacchiando.

«Sembra proprio che tu non voglia andartene, eh?»

«Piantala, e vieni a...oh, ma ti metti pure a bere? Che idiota!»

Il ragazzo aveva tirato fuori una fiaschetta dalla divisa e ne stava bevendo il contenuto.

«Non puoi bere alcolici nella scuola!» esclamò la Prefetta, indignata, avvicinandosi a lui.

«Mi spiace deluderti, ma le bottiglie che mi hai comprato le ho già finite. - rispose, ammiccandole. Lei si coprì la bocca con una mano, sgranando gli occhi. - E poi questo è solo un anti-stress che mi ha fornito un misterioso mandante.»

«Non pensavo che uno come te fosse stressato.»

«Ah già, tu non puoi capirmi. Tu non hai un padre ad Azkaban.» rispose, tagliente.

«No, non ce l'ho, perché mio padre non farebbe mai quello che ha fatto il tuo!» sbottò lei, arrabbiata. Che razza di arrogante quel ragazzo!

«Ti lascio alle tue convinzioni, Granger.» disse, freddo.

Ecco che si chiudeva di nuovo.

Erigeva la sua gelida barriera e non rispondeva più.

Un po' ferita, lei cambiò argomento.

«Hai parlato con Silente?»

«Sì, gli ho spiegato la faccenda. Ora Piton mi terrà d'occhio perché un pericoloso criminale mi perseguita.»

Hermione rimase scioccata. Da quando quel tizio si lasciava andare a confidenze?

«Come?» chiese, non del tutto certa di ciò che aveva appena sentito.

«Non era quello che volevi sentire? Che ho a che fare davvero con quell'uomo? Sei contenta adesso?» la attaccò, guardandola in faccia con un'espressione crudele.

«Mi...dispiace.»riuscì a rispondere lei, sinceramente addolorata.

«Certo, ora mi compatisci perché sono anche io perseguitato come San Potter. Sono un eroe anche io ora?»

La Grifona non sapeva bene cosa dire, così si allontanò e riprovò ad aprire la porta, ma non ci riuscì.

«Non ti preoccupa che non riusciamo ad uscire, piuttosto?»

«Tu non riesci ad uscire.»

Hermione rimase colpita da quell'affermazione.

«Prova tu allora.»

Draco si alzò, sbuffando, dal divano e provò un po' con la magia, un po' con la forza, ad aprire, ma nulla.

Tuttavia l'unica persona spaventata era la ragazza.

Si diresse in fretta verso gli scaffali, dando un'occhiata agli spessi volumi riposti.

«Che fai?»

«Cerco tra i libri un incantesimo o qualche altro rimedio per uscire.»

«Ti fa proprio schifo rimanere con me, eh?» chiese lui, sprezzante.

Lei si voltò di scatto e vide la sua espressione disgustata.

Era una domanda seria, non una presa in giro, lo capì dal tono di voce e dal volto del ragazzo.

«Perché no? Tu disprezzi me, i miei amici, li prendi in giro, sei scontroso, escogiti tranelli e mi chiami pure Sanguesporco!»

«Non ti ho più chiamata così.»

Hermione interruppe di scatto la sua ricerca. La consapevolezza arrivò fulminea.

Era vero, non l'aveva più chiamata Sanguesporco.

E, a quanto pare, lui ci teneva a farglielo notare.

Perché?

«Cosa volevi leggere quando sei arrivato qui?»

Lui si tappò la bocca con una mano, scuotendo la testa.

La Grifona lo osservò come se si trovasse di fronte ad un malato di mente.

Le indicò con un dito la fiaschetta che aveva tirato fuori poco prima.

Lei la prese, la aprì e la annusò.

Riconobbe presto l'odore.

Non era un anti-stress, era Veritaserum e Malfoy se n'era appena accorto a proprie spese.

Ora si spiegava tutta la confidenza con cui le parlava il ragazzo.

«Ti porto da Piton.» disse lei, con fare sicuro.

Ancora impegnato a stare in silenzio, lui acconsentì con un cenno del capo.

Perché gli era successa quella cosa imbarazzante proprio davanti a lei?

Non gli importava quasi essere visto con lei mentre riuscivano ad uscire dalla Stanza ed iniziavano finalmente a scendere le scale, diretti ai Sotterranei.

Anzi, ciò che contava era che ci fosse qualcuno che lo portasse giù allontanando tutti gli altri studenti, perché chissà quante cose si sarebbe lasciato sfuggire se la Granger non gli fosse stato accanto.

Certo, avrebbe preferito qualcun altro, ma quello era ciò che forniva la situazione.

Hermione, intanto, si stava chiedendo come fossero riusciti ad uscire da lì senza il minimo sforzo.

Forse non era un problema del luogo in sé, forse era in chi c'era dentro.

Sgranò gli occhi.

E se qualcuno non volesse che lei uscisse di lì?

Ma si poteva agire solo dall'interno della stanza.

Beh, lei di certo voleva andarsene.

Tremò.

Voleva andare via, vero? O era Draco Malfoy che la voleva lì?

Lei o lui?

No, era assurdo. Lui era da escludere a priori, non poteva voler passare del tempo con lei.

Ma lei neppure...o forse sì?

Si mise così tanto a pensarci che toccò a Draco spiegare la situazione a Piton, una volta arrivati.

Mentre i due trafficavano per trovare un rimedio tra i vari filtri del professore, lei se ne rimaneva lì, spaventata preda del dubbio.

Lei o lui?

Al ragazzo fu somministrata una pozione e tornò in sé.

Si congedarono da Piton dopo aver risposto ad alcune domande.

Lei fece un cenno del capo a Malfoy a mo' di saluto.

«Granger.»

Si voltò, ansiosa. Si aspettava qualcosa...ma perché?

«Non farti strane idee su quello che sto per dirti...non farmi pentire per quello che ti ho rivelato.»

E se ne andò verso il suo dormitorio, con la paura nel cuore per aver affidato a lei un tale segreto.

“Tanto quella ficcanaso lo avrebbe capito prima o poi.” si era detto.

Poi Piton era intervenuto, parlandogli in privato, chiedendogli ogni dettaglio.

Lui aveva tralasciato molti dettagli, ma aveva raccontato l'accaduto.

Il professore aveva concordato nel non rimuovere il segreto dalla memoria della ragazza.

Non che Draco ascoltasse consigli, ma in questo caso quel professore impiccione gli aveva dato un buon suggerimento. O così sperava.

Hermione rimase un attimo scombussolata.

Draco Malfoy le aveva appena affidato un segreto?

Tornò su e se ne andò nella sala comune con questo dubbio.

All'ora di pranzo arrivò il momento di affrontare i suoi due amici.

Si sedette nella Sala Grande, sospirando.

Ma quello che vide non le piacque. Harry e Ron erano già seduti poco distante da lei, con Lavanda in mezzo.

Loro la guardarono e le fecero cenno di sedersi vicino, ma lei scosse la testa.

Non li avrebbe perdonati facilmente stavolta.

Qualcun altro, notò Hermione, scuoteva la testa qualche tavolo più in là.

Il ben noto Serpeverde dai capelli serafici la guardava, ghignando leggermente, disapprovando chiaramente la situazione.

Che imbarazzo sentirsi sotto al giudizio di un Serpeverde. Per fortuna Ginny e Neville si sedettero vicino a lei, così da non lasciarla sola.

Poi lui lasciò il tavolo e se ne andò.

Hermione finì il pasto conversando coi suoi vicini.

Più tardi si diresse al campo di Quidditch. Anche se aveva litigato con i suoi amici, voleva loro bene e ci teneva a vedere i loro provini.

Harry scelse dei giocatori abbastanza buoni e presto arrivò il turno dei Portieri. Ron si era proposto quell'anno, con McLaggen come unico rivale.

Il tempo scarseggiava, erano in ritardo e presto avrebbero dovuto lasciare il campo ai Serpeverde.

In effetti alcuni di loro erano già lì, compreso Malfoy, e stavano puntualmente prendendo in giro i giocatori Grifondoro.

Il rosso era stato bravo, nonostante gli schiamazzi aveva parato tutti i colpi ricevuti e ricevendo tutte le lodi del mondo da Lavanda Brown, seduta sugli spalti.

Ora toccava a Cormac. Aveva già evitato che la Pluffa finisse negli anelli quattro volte.

Hermione non voleva che lui vincesse.

Non avrebbe mai ammesso con se stessa che, sì, Ron le piaceva.

Si scusò con se stessa dicendo che Ron era suo amico e che McLaggen era un presuntuoso che non meritava il posto, prese la bacchetta e in silenzio lanciò un Confundus al ragazzo.

Il Grifondoro si lanciò dalla parte opposta della Pluffa, mancando la parata.

Ron era il nuovo portiere della squadra.

Hermione tirò un sospiro di sollievo e scese giù a congratularsi. Era un modo per dimostrare loro che li aveva perdonati.

Tutti si diressero verso la porta, dove le Serpi attendevano spazientite.

«Potter, è così che scegliete i vostri giocatori voi Grifondoro?» sputò Malfoy, sprezzante.

«Almeno noi non compriamo il nostro posto in squadra...comunque non so di cosa tu stia parlando.» rispose prontamente Harry.

«Perché non lo chiedi a Granger?»

Hermione cercò di mantenere il contegno. Lui aveva visto, lui sapeva.

Harry le lanciò un'occhiata rassicurante.

Ron intervenne, sentendosi attaccato:

«Non riesci proprio ad accettare che abbiamo vinto sempre noi in questi anni, Malfoy?»

Draco andò su tutte le furie. Afferrò il ragazzo per il colletto e sul suo viso comparve un'espressione minacciosa.

«Proprio tu! Di' al tuo schifoso padre di stare lontano dalla mia famiglia, chiaro? - disse, scuotendolo. Alzò lo sguardo e si rivolse a tutta la squadra. - Tutti voi pezzenti dovreste stare lontani da me, dai miei genitori, dalla mia casa o non sarò responsabile delle conseguenze!»

Tutti erano sconcertati per quella reazione violenta.

Draco lasciò andare Ron nel silenzio generale, poi il suo volto si rattristì e lanciò un'occhiata ad Hermione, ribattendo:

«Dovreste tutti stare lontani da me.»

A Hermione si spezzò qualcosa dentro.

Dopodiché lui si voltò e raggiunse il centro del campo con i suoi compagni.

Il gruppo se ne tornò in Sala Grande, scioccato.

Il Trio ricompattato si sedette vicino a Neville e a Ginny.

Ad un certo punto, durante il pasto arrivò un gufo che portava la Gazzetta del Profeta.

Il giornale fu lasciato cadere davanti ai ragazzi.

«Guardate qui! Ecco perché Malfoy ha reagito così!» esclamò Ron.

Hermione fu subito attratta da una grossa scritta.

L'articolo recitava che, in seguito ad una soffiata, c'era stata una perquisizione da parte di Arthur Weasley a Villa Malfoy, ma nulla di sospetto era stato trovato.

«Ho detto a tuo padre che sospettavo dei Malfoy.» affermò Harry, rivolgendosi all'amico.

Ora si spiegava il perché di tutto.

Ma, pensò Hermione, nulla era stato trovato.

«Harry, credo che dovresti smetterla con questa tua ossessione.»

«Perché dovrei? Ci sono delle prove!»

«Mere coincidenze, Harry. Cerca di rilassarti. È un periodo difficile, dobbiamo già difenderci dalle difficoltà reali, non creartene altre che non esistono.»

L'amico stette in silenzio, fermo nelle sue convinzioni. Non voleva litigare ancora.

Ron invece era con la testa da tutt'altra parte.

Stava fissando Lavanda Brown e questo scocciò enormemente Hermione, che si alzò e andò via.

Ginny la seguì appena fuori dalla Sala.

«Hermione, cosa ti è preso?»

«Nulla, non preoccuparti.»

E invece no. Si sentiva sola come non mai.

Era gelosa, questa era la verità. Gelosa da impazzire nei confronti di Ron.

Ed Harry non aiutava di sicuro, con la sua dannosa capacità di inventarsi problemi inesistenti.

«Per piacere, dimmelo. È un po' di tempo che mi sembri turbata. Sono preoccupata.»

Hermione scoppiò in lacrime. Per fortuna erano dietro ad una statua, così nessuno l'avrebbe vista in quello stato.

«Sto male. È un periodo difficile. Litigo spesso con Ron ed Harry.»

«E...ti piace mio fratello, vero?»

Hermione interruppe il pianto.

«Come lo sai?»

«Lo vedo. È da anni che l'ho notato.»

«Si vede così tanto? - chiese Hermione. - Non sei la prima che me lo fa notare.»

«Lo hai detto a qualcun altro?»

«Non proprio...» rispose lei, misteriosa.

Ginny aggrottò la fronte, scrutando da vicino la ragazza.

«Chi altro lo sa?»

Hermione arrossì violentemente.

La rossa, intanto, aspettava la risposta che l'amica era riluttante a darle.

«Malfoy.» rispose tutto d'un fiato, la faccia che le stava andando a fuoco.

Ginny rimase un attimo paralizzata, come sotto effetto di un Petrificus Totalus, poi si riprese.

«Stai scherzando, vero?»

«No.» ammise, sentendosi colpevole.

La rossa entrò in modalità psicologa-consolatrice. Le appoggiò una mano sulla spalla e le chiese:

«Com'è successo?»

«Sai quando ero in Infermeria per la pozione di Seamus? Ecco, beh, lui ha visto come mi comportavo e...ha capito.»

L'amica scosse la testa.

«E' un male. Cosa ti ha detto? Ti ha presa in giro, vero?»

«No...cioè, mi ha parlato col suo tono arrogante, ma...mi ha detto che con Ron avrei perso tempo.»

Ginny sgranò gli occhi.

«Parliamo dello stesso ragazzo che ti ha sempre chiamata Sanguesporco, vero? Non è un altro Malfoy?»

«No, direi che è lo stesso. Ha detto che tuo fratello mi usa solo per i compiti.»

La mascella della rossa crollò in mezzo secondo.

«Beh, non è del tutto vero, ma un fondo di verità c'è, devi ammetterlo, Hermione.»

«Forse lo è. Oggi ho litigato con lui ed Harry perché mi han chiesto di far loro i compiti.»

Ginny si spiaccicò una mano sulla fronte.

«Non so cosa mi sconvolga di più, il fatto che Malfoy ti parli così o il fatto che mio fratello si stia perdendo una ragazza come te per...Lavanda Brown!» esclamò.

«Te ne sei accorta anche tu?»

«Sì...ma io cambierei posto. Stiamo iniziando a parlare di cose che la gente potrebbe sentire. Andiamo nei dormitori.»

E così, mentre tutti stavano ancora mangiando, le due andarono nella sala comune.

Si sedettero sul letto di Hermione, attente che non ci fosse nessuno ad origliare.

«Credo che Lavanda stia corteggiando Ron, ma girano strane voci...che si stia approfittando di lui per arrivare alla popolarità. Ma non ne so di più, non parliamone ora. - riprese il discorso la rossa. - Piuttosto, che strano il comportamento di Malfoy! Anche oggi, lo posso capire, ma è strano.»

Hermione era un fiume in piena. Si stava trattenendo troppo e non ce la faceva più.

Alla fine cedette. Fece giurare all'amica di non dire nulla a nessuno e raccontò tutto.

Dell'Infermeria, dei suoi giudizi su Ron, della scommessa, del fatto che le avesse salvato la vita ad Hogsmeade, della sua lettura di libri babbani, del fatto che avesse allontanato McLaggen da lei ed infine dell'accaduto nella Stanza delle Necessità.

Ginny non avrebbe potuto essere più sbalordita. Sembrava intontita.

«Se non me lo avessi detto tu non ci avrei mai creduto. - Hermione annuì. - Tutto ciò è davvero strano. E non ti chiama più Sanguesporco?»

«No. Credo che abbia smesso dopo che ha letto il libro. Forse la cosa delle razze lo abbia colpito.»

«Togli quel ''forse''. Direi che sta riflettendo sulla questione del sangue. Lo hai mandato in crisi d'identità!»

«Merito del libro...lui è così chiuso, quando si tocca la corda sbagliata diventa freddo e non parla più. Ma non è cattivo...non del tutto, perlomeno.»

«Credo francamente che si stia affezionando a te, ma non vuole ammetterlo neppure con se stesso. - Il cuore della Prefetta perse un battito. - Vuole tenerti lontana, non solo per la sua reputazione, ma anche perché non vuole farti del male...oh, Merlino, sembra così strano dire questo di lui!»

Hermione aveva abbassato lo sguardo e stava riflettendo e tremando allo stesso tempo.

«Perché lo fa?»

«Non lo so, ma credo sia una cosa nuova anche per lui. Sai, tu hai sempre Harry e Ron intorno e non gli vanno molto a genio. Lui ha anche i suoi amici intorno ed è difficile trovarsi soli. Forse non sa come comportarsi o forse stiamo semplicemente immaginando tutto. Tu che ne pensi?»

«E' buono in fondo, ma allontana tutti. Cerca di evitarmi, ma non mi ha più presa in giro pesantemente. Aspettiamo il futuro, magari ci stiamo davvero inventando tutto o magari è vero che si sta affezionando a me. Non saprei, stiamo a vedere.»

«Sì, sono d'accordo. Aspetta che si faccia vivo, non cercarlo. Vedi se ti dice qualcosa e poi ne parliamo, ok?»

Hermione fece un mezzo sorriso.

«Ok, grazie Ginny.»

La rossa la abbracciò e poi si congedò, andando a rilassarsi sul proprio letto.

Quella faccenda era molto bizzarra e non se ne sarebbe rimasta con le mani in mano.

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Capitolo 5
*** Only teardrops ***


Circa due settimane dopo la sconvolgente rivelazione di Ginny, Hermione stava festeggiando il suo Eccezionale nel compito di Trasfigurazione passeggiando nel cortile della scuola insieme alla sua amica dai capelli rossi. Erano diventate ancora più unite negli ultimi tempi.

«Hai visto Ron? Sta parlando molto con Lavanda ultimamente. Ho cercato di parlargli di te, ma lei arrivava sempre ad interrompere.»

Hermione abbassò lo sguardo.

«Sei gentile, ma se non lo capisce è meglio lasciar stare.»

«Mi dispiace vederti star male così.»

«Non importa, hai già fatto tanto, ma è inutile.»

La rossa le sfiorò il braccio con una mano.

«Forse...se ti fa soffrire così dovresti cercare di dimenticarlo.»

«Probabilmente hai ragione. Non ha senso continuare così. Sto solo male..e mi distrae dallo studio.»

Ginny annuì.

«E tu? Insomma, parliamo sempre di me.»

«Con Dean va bene per ora.»

Hermione le sorrise. Era bello poter parlare di quelle cose con qualcuno.

«Ah, Hermione? Mi accompagni in bagno? Sai...sono in quel periodo e...»

L'amica mise le mani avanti.

«Certo, certo, tranquilla.»

Era strano per lei fare quelle cose così femminili. Era sempre stata abituata alla compagnia di Harry e Ron e non aveva mai potuto condividere certe esperienze con loro.

Rientrarono nel castello e salirono rapidamente le scale, fino a giungere al bagno delle ragazze, il servizio più vicino disponibile.

Ginny afferrò la prima maniglia che le capitò e sussurrò all'amica di aspettarla lì fuori.

Qualche minuto e l'amica uscì.

Stavano per andarsene quando udirono dei singhiozzi provenire dall'altro lato dell'enorme bagno.

La rossa si posò un dito sulle labbra per far fare silenzio a Hermione, poi fece segno di seguirla.

Avanzarono per qualche passo, poi sentirono le voci aumentare di volume e, non volendo farsi vedere, si chiusero silenziosamente in un bagno.

«Scommetto che è dura per te.» disse una voce femminile flebile, ma eterea.

«Sì.» rispose una voce maschile, tremante.

Probabilmente era lui che singhiozzava.

Hermione e Ginny si stavano chiedendo in che razza di situazione si stessero trovando in quel momento.

Che ci faceva un ragazzo nel bagno femminile?

«Perché quel criminale ti perseguita?»

«Perché una volta è entrato nella mia villa per rapinarla, ma mio padre era in casa e ha tentato di ucciderlo. È riuscito a scappare e da allora cerca vendetta. Se non minaccia mio padre, minaccia chiunque ci conosca.»

«Mi spiace. Hai trovato la soluzione al tuo compito?»

Un attimo di silenzio, poi le parole del ragazzo uscirono molto misurate:

«Ci sto pensando, ma è una cosa che non mi va di fare.»

«Come mai?»

«E' contro la mia natura!» rispose con determinazione.

La figura femminile sospirò.

«Conosci Harry Potter? È carino...»

Le due amiche si lanciarono un'occhiata.

«Tsk. Anche tu sotto le sue influenze? A me non sta simpatico.»

«Peccato...sai, se non fossi morta avrei più possibilità!»

Hermione sgranò gli occhi e Ginny le sussurrò “Mirtilla Malcontenta!” nell'orecchio.

Il ragazzo non rispose.

«E tu? Ti piace qualche ragazza?»

«E' complicato.» rispose secco.

«Spiegati meglio.»

Qualche secondo di silenzio e...

«I miei genitori vogliono che sposi una ragazza, ma io sono troppo giovane, non voglio sposarmi o, perlomeno, non con lei. Capisci? È bella, ma è una ragazza con cui non farei cose serie, non è una ragazza che sposerei.»

«Capisco. Non c'è un modo per eludere questa richiesta?»

«Solo un miracolo potrebbe cambiare le cose. Ma ora basta, ho detto troppo. Me ne vado.»

Rumore di passi e poi silenzio assoluto.

Le due uscirono, guardandosi intorno.

«Ehi, ciao!»

Le Grifondoro si ghiacciarono all'istante. Mirtilla le aveva viste.

«Ciao, ehm, Mirtilla! Come va?» disse Hermione, incerta.

«Molto bene, grazie! Sapete, ora ogni tanto passa qui un ragazzo e parliamo un po'. È molto solo, poverino. Se non mi piacesse Harr...no, niente, lasciamo stare. Lo conoscete? È un tipo palliduccio, capelli biondi, quasi bianchi...»

Le amiche si lanciarono un'occhiata d'intesa.

«Mai visto! - saltò su Ginny prima che Hermione si lasciasse sfuggire qualcosa. - Ora scusa, andiamo a fare i compiti, ciao!»

La prese per mano e corsero velocemente fuori dal bagno, senza voltarsi indietro.

Una volta al sicuro, la rossa si fermò all'improvviso e si posizionò in un angolo.

«Non che non ti credessi, Hermione, ma sentire che Malfoy si confida con Mirtilla...!»

«Lo so, deve essere proprio in un brutto periodo! Il padre in carcere, un matrimonio combinato, un pazzo criminale che lo perseguita...» esclamò Hermione, comprensiva.

«Poverino, effettivamente...se non fosse così odioso non mi dispiacerebbe aiutarlo!»

Hermione annuì.

«So che è folle, ma se si aprisse di più con me potrei dargli dei consigli.»

«Già, è folle pensare tutto questo di Malfoy. Sta davvero...crescendo?»

Le due concordarono e se ne andarono a far cena in Sala Grande.

Lì trovarono, al solito, Harry, Ron e Lavanda Brown. I primi due salutarono le ragazze e chiesero loro di accomodarsi.

Loro malgrado, accettarono. Ormai quello era l'unico modo di parlare ai due, cioè con la costante presenza dell'altra ragazza.

Fu una conversazione abbastanza amichevole, a parte le continue intrusioni di quell'oca.

Le due Grifondoro riuscirono persino a sorridere.

Dean si aggiunse a loro qualche minuto dopo. Ron iniziò a guardare lui e Ginny in cagnesco.

Lei si avvicinò all'orecchio di Hermione.

«Guarda al tavolo dei Serpeverde. La vedi quella seduta vicino a Nott? È Astoria Greengrass. - Hermione guardò nella direzione. Una ragazza molto bella, dai capelli castano scuro e dagli abiti eleganti entrò nella sua visuale. - Ho chiesto in giro. Sembra che sia lei la futura signora Malfoy.»

La Prefetta rimase impressionata.

Sembrava una ragazza fine, ma anche un po' snob. Perfetta per lui.

Biglietti viola si materializzarono poco dopo davanti ad alcuni di loro.

Era un altro invito alle cene di Lumacorno.

«Andate pure.» disse Ron, come a dare loro il permesso. Lui non era stato invitato.

«Hermione, vengo con te, ok?» propose Ginny. L'amica le sorrise.

«Vengo anche io!» disse allora Harry.

«Perfetto! Andate pure. Grazie!» sbottò Ron, irritato.

«Oh, Ron! Ti faccio compagnia io!» esclamò Lavanda Brown, allungando i lunghi tentacoli su di lui, che li accettò ben volentieri, sorridendo beato.

Il pensiero di Ginny balzò immediatamente su Hermione.

Sembrava una teiera sul punto di esplodere. Aveva inarcato le sopracciglia e stava tremando in maniera evidente.

Decise che era meglio andarsene prima di commettere qualche omicidio.

Bloccò la sua amica dai capelli rossi che stava per alzarsi con lei e levò le tende.

Camminò a caso per il castello, non in cerca di una meta precisa, ma solo per sbollire la rabbia.

Alla fine si ritrovò nel bagno delle ragazze, come quel pomeriggio. Era un buon posto, perché poco frequentato, specie a quell'ora.

Si appoggiò ad un lavandino, stanca.

Era arrabbiata, gelosa, stava per scoppiare. Come poteva Ron essere così tonto?

Una lacrima di frustrazione le sfuggì dagli occhi.

«No, uffa!»

Chiuse gli occhi e se li asciugò con le mani.

Quando li riaprì notò davanti a sé una persona, che la guardava stupita.

Dannazione. Era Draco Malfoy.

«Granger?»

«Sì, sono io, non vedi?» sbottò lei, scontrosa.

Ennesima umiliazione.

Stava per andarsene, ma lui le parlò.

«Weasley è davvero così selvaggio!»

Lei non gli rispose, girò il volto e guardò da un'altra parte.

«Perché sei qui?»

Colto in flagrante.

«Perché sono un ragazzo cattivo che sbircia nei bagni delle ragazze. Ti piace la risposta?» rispose, strafottente.

«Non mi inganni, Malfoy.» ribatté lei.

«Ah no? - chiese, incuriosito. - Allora, so-tutto-io, perché sono qui?»

La Grifondoro si interruppe un attimo, vedendo se era il caso o no di rispondere.

«So chi vieni a trovare qui.»

Silenzio.

Lui con gli occhi sgranati, poi colmi d'ira. Tirò un pugno contro la porta di un bagno.

La Prefetta sollevò un ciglio.

Perché doveva essere sempre lei a scoprire quelle cose?

Perché lei?

«Come lo sai?» chiese, rassegnato.

«Ti ho intravisto per un attimo con lei.»

Lui si prese il capo tra le mani.

«Hai sentito qualcosa?»

«No.» mentì lei.

Ora lei aveva il coltello dalla parte del manico.

Poteva decidere di fare qualunque cosa.

«Non lo dirò a nessuno.» aggiunse lei per rassicurarlo.

«Certo che non lo farai.»

Hermione incrociò le braccia e aggrottò la fronte.

«Mi stai minacciando? Cercavo solo di essere gentile, ma con te non si riesce proprio.»

Lo sguardo di Draco si fece duro all'improvviso. Smise di guardarla negli occhi.

«Non dovresti essere gentile con me. Dovresti starmi lontana. Dovresti tornare dai tuoi amici, ti staranno cercando.»

Non lo aveva detto in maniera minacciosa, ma anzi, quasi...sofferente?

Hermione rispose d'impulso, per poi tapparsi la bocca subito dopo.

«So che c'è del buono in te.»

Il biondo sollevò lo sguardo verso di lei, confuso.

La ragazza era arrossita come un peperone.

Che momento imbarazzante!

Perché aveva detto una tale stupidaggine? Lui l'avrebbe di sicuro presa in giro!

E invece no.

«Granger, dovresti davvero tornare nel tuo dormitorio ora. Sicuramente Potty e Lenticchia ti staranno aspettando.»

Lei s'incamminò e lo salutò, incerta, prima di superarlo.

«D'accordo. - rispose lei, la voce tremante per il momento appena vissuto. - Ciao.»

«Ciao, Granger.»

Wow, si erano salutati civilmente.

Hermione corse in giro per il castello alla ricerca di Ginny.

Doveva assolutamente sfogarsi con lei.

«Per tutti i folletti, Hermione!» aveva esclamato l'amica, dopo aver sentito l'accaduto.

Aveva gli occhi completamente spalancati, tanto quanto la sua bocca.

Alla Prefetta girava la testa.

Sentiva di aver detto una grossa cavolata e si schiaffeggiava la testa con le mani, pentita.

«Mi è scappato! L'ho detto senza pensarci!» si giustificò.

«Sei stata avventata, ma credo che lui l'abbia presa abbastanza bene.»

«Dici?»

La rossa annuì e l'abbracciò.

«Uhm, la sai una cosa? Hanno arrestato Dan Artelan. Me lo ha detto Dean prima.»

«Davvero? Bene, è un sollievo.»

Dall'altra parte del castello Draco Malfoy conversava con la sua fidanzata, sdraiato sul divano della sala comune di Serpeverde.

«Lo hanno preso. Ora siamo tutti al sicuro.»

Astoria lo squadrò, scettica.

«Tu sei al sicuro, vuoi dire. Ora che Pansy non è più in pericolo per colpa di Artelan potrai finalmente sposarla.»

«Cosa intendi dire?»

Lei ridacchiò.

«Mi hai presa per stupida? Lo so che la tua famiglia ti ha fatto fidanzare con me perché Artelan sospettava che Pansy fosse la tua fidanzata. Ha ucciso ogni ragazza che somigliasse a lei. - Draco la ascoltava, irrigidito. Lei aveva capito molte cose. - Poi ci siamo fidanzati, le voci sono girate e lui ha cambiato obiettivo. Per fortuna ora è ad Azkaban, altrimenti avresti dovuto fidanzarti con un'altra ragazza per proteggere me.»

Lui annuì.

«Quindi? Cosa hanno intenzione di fare i tuoi genitori? Cambiare gli accordi o mantenerli?»

Lei lo guardava negli occhi, disprezzando ogni centimetro del suo essere.

Lui non voleva neanche vederla, toccarla.

Un tempo aveva provato a corteggiarla per rendere meno spiacevole la situazione, ma lei era rimasta nel suo gelido contegno.

Sembrava preferire gioielli, costosi trattamenti di bellezza e shopping in ricchi negozi d'abbigliamento alla sua presenza.

Teneva molto alla fama e dover sposare il membro di una famiglia caduta in decadenza era quantomai disonorevole per lei.

Voleva solo un matrimonio con un uomo ricco e che la viziasse.

Draco era tutto il contrario. Era lui quello che voleva essere sempre viziato.

Con l'andare del tempo i due si sarebbero odiati sicuramente.

«Non hanno ancora deciso.»

«Ma tu preferisci lei, vero?»

Se stava cercando di irritare Draco, ci stava riuscendo appieno.

«Almeno lei non è un paletto di ghiaccio nei miei confronti.» ghignò lui, spietato, scrollando le spalle.

«Perfetto. Manderò una lettera ai miei genitori, dicendo di far annullare il contratto.»

«Sai che non ti ascolteranno?»

Lei non rispose e se ne andò. Non lo sopportava.

Per Draco era lo stesso.

Almeno Pansy era docile e faceva tutto ciò che lui voleva. Tutto.

Quando aveva voglia si faceva baciare e servire da lei in ogni modo.

Era un prototipo ideale di promessa sposa, ma era troppo poco intelligente per essere una vera e propria fidanzata.

Lei non faceva mai domande e stravedeva per lui.

Frustrato, se ne andò nel bagno dei Prefetti, dove Mirtilla lo raggiunse prontamente.

«Cosa c'è stavolta, caro Draco?»

«Nessuno ti ha chiamato.» rispose, freddo, mentre sedeva ai bordi della vasca.

Non voleva fare il bagno, quindi si tolse solo scarpe e calde e mise i piedi a mollo.

«Riguarda qualche ragazza, vero?»

Niente, ci azzeccava sempre, così alla Serpe toccava raccontare tutto, o quasi.

«Ho litigato con la mia pseudo-fidanzata. È così cocciuta.»

«Non la vuoi e lei lo percepisce magari!»

Il Serpeverde scosse la testa.

«No, non hai capito niente! È lei che non mi ha mai voluto e ora fa la gelosa. È pazza!»

Mirtilla lo fissò incuriosita.

«Di chi è gelosa?»

«Ah, cavolate. Di una mia amica che avrei dovuto sposare prima di lei.»

Il fantasma ridacchiò da solo.

«E ti piace questa amica, vero?»

«No, per niente! - esclamò Draco, terrorizzato. Era bello poter essere se stessi con qualcuno. Si fidava di lei, perché era molto discreta. - È troppo stupida, ma fa comodo per sfogarsi ogni tanto.»

Mirtilla si premette una mano sulla bocca.

«Come sei approfittatore con le ragazze! Scommetto che non te ne è mai piaciuta nessuna sul serio.»

Lui alzò le mani in aria.

«Credi quello che vuoi.»

«Oppure sì...ti ho sentito che parlavi con l'amica di Harry Potter.»

Draco cercò di rispondere in modo garbato, senza insultarla.

«E' solo una conoscente.»

«Davvero? È per quello che non ti sta simpatico Harry? Perché lui è suo amico e tu non lo sei?»

Il Serpeverde non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

«Ahahah! In realtà Potter e io ci stuzzichiamo da molto, non c'entrano le donne. E comunque non voglio essere amico di quella lì. - Tolse i piedi dalla vasca e se li asciugò con un asciugamano, poi si rivestì. - Ora basta, hai fatto troppe domande e io devo andare a dormire. 'Notte!»

Girò i tacchi e se ne andò.

Mirtilla sorrise maliziosa e discese molti piani attraversandone i muri, fino a giungere in una stanza in penombra, illuminata solo da una candela.

Si potevano scorgere le pareti incrostate, una scrivania, una libreria ed un letto. Il resto era immerso nel buio più totale.

Su una sedia vicino alla scrivania si era abbandonata una figura, voltata di spalle.

Il fantasma si avvicinò con discrezione, cercando però di far notare la propria presenza tossicchiando ogni tanto. Non voleva spaventare nessuno.

«Sei arrivata.»

Era la voce di un uomo adulto.

«Ciao...cioè buonasera.» si corresse Mirtilla.

L'uomo si era raccomandato di farsi dare del lei, anche se i due si conoscevano da molto tempo.

«Novità?»

«Sì. Oggi si sono parlati in bagno. Sembra che inizino a litigare di meno.»

La figura sospirò rumorosamente.

«Lui ti sembra determinato?»

«Non so. Ha paura, però allo stesso tempo non riesce a starle lontano. È uscito dalla Sala Grande quando ha visto che lei se ne andava.»

L'uomo mugugnò qualcosa, poi le disse:

«Lo conosco bene. Se l'ha davvero seguita vuol dire che lei le piace, anche se è spaventato.»

«Ma, signore, se posso permettermi...lui ha una promessa sposa.»

L'uomo rimase in silenzio, come colpito da quella frase. Evidentemente non ne era a conoscenza.

«Questo lo ignoravo. Me ne occuperò personalmente. - poi si alzò dalla sedia e la fissò negli occhi. - Conto sulla tua discrezione. Puoi andare, Mirtilla. Buonanotte.»

«Buonanotte, professor Piton.»

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Capitolo 6
*** Drunken Dance ***


Dopo la cena da Lumacorno, Hermione andò in dormitorio per prepararsi al ballo di Halloween.

Harry aveva detto che sarebbero stati in gruppo, poiché non era necessario stare in coppia per ballare.

Aveva anche proposto a lei e a Ginny di andare insieme a lui e a Ron.

Si erano messi d’accordo, ma purtroppo all’ultimo Lavanda Brown si era, in sostanza, autoinvitata, insieme alla sua amica Calì Patil.

Harry era stato fin troppo cavaliere e non aveva osato dire di no. Invece a Ron la cosa non sembrava dispiacere più di tanto.

Dunque Hermione, nel prepararsi per l’evento, era rimasta un po’ infastidita dalla notizia, ma cercava di non farci caso.

Cominciò a cercare nel suo baule il vestito del Ballo del Ceppo, che aveva sempre dietro in caso di necessità. E quella era una necessità: avrebbe riutilizzato il vestito per Halloween.

«Alt! – disse una voce femminile alle sue spalle. Si voltò di scatto. Davanti a lei Ginny stava scuotendo la testa. – Non si possono riutilizzare vecchi abiti, amica mia! Mia mamma ti ha spedito qualcosa…»

L’amica le fece segno di seguirla.

Le mostrò, quindi, un pacco sul suo letto.

Hermione, sorridente, lo aprì con le dita un po’ tremanti.

Dentro c’era un tubino blu con dei ricami floreali cuciti sopra e delle ali finte poste nella schiena.

La Prefetta rimase qualche secondo interdetta.

«E’ un costume da fata. Ti piace?»

«Grazie! È bellissimo! Vado a mandare subito una lettera a tua mamma per ringraziarla!»

Ginny sorrise mentre l’amica sfrecciava via verso la Guferia.

Lei, intanto, indossò l’abito da Banshee che Molly Weasley aveva scelto per lei.

Sì rimirò allo specchio, ma, ad un tratto, mentre si stava sistemando i capelli, udì delle forti grida provenire dalla stanza adiacente.

Si precipitò a controllare, agitata.

Katie Bell era sospesa a mezz'aria nella sala comune, con la bocca del tutto aperta, in un muto grido.

Per terra c'era una collana avvolta in un panno bianco.

La rossa si avvicinò all'oggetto per studiarlo meglio.

«Non toccarlo. È maledetto.»

Era la voce di Hermione. Era arrivata di corsa, tutta trafelata.

«Ok. Chiamiamo la McGranitt.»

Hermione annuì e corse alla ricerca dell'insegnante.

Arrivarono poco dopo, affannate.

La professoressa gettò un'occhiata alla situazione.

Avvolse nel panno la collana, facendo attenzione a non toccarla con le mani, poi disse:

«La signorina è stata fortunata. Ha rischiato di morire, ma fortunatamente i guanti che aveva indossato insieme al suo vestito da festa l'hanno salvata. La porterò subito a medicare. Riferirò poi al Preside l'accaduto, ma sono sicura che la festa continuerà. Ne avete bisogno.»

Le due amiche ringraziarono la professoressa e guardarono la loro compagna essere portata via.

Udirono poi una voce chiamarla dalla sala comune. Era Harry. Pareva molto preoccupato.

«Cosa è successo?»

«Katie Bell ha toccato una collana maledetta. Non ne sappiamo di più.» rispose prontamente Hermione, prima che Ginny avesse anche solo il tempo di aprir bocca.

«Qui c'è sotto qualcosa. Perché lei aveva un oggetto maledetto? Sono certo che Malfoy è coinvolto in questa faccenda.» commentò Harry, convinto.

«Oh, Harry, è ridicolo. Sono sicura che si sta preparando per il ballo, proprio come noi! Non farebbe male ad una mosca.»

«Come fai a dirlo?» sbottò Harry, scocciato.

“Perché lo conosco.” avrebbe voluto rispondere Hermione. Ma lo conosceva davvero?

«Perché sarà antipatico quanto vuoi, ma non ha il coraggio di uccidere nessuno.»

«Però tu lo hai visto quella volta...aveva il Marchio Nero.»

«Harry, per la milionesima volta ti ripeto che non so cosa ho visto...e poi perché Tu-Sai-Chi sarebbe interessato ad un semplice studente di Hogwarts quando ha dalla sua Mangiamorte infinitamente più potenti?»

Harry tacque, scosse la testa e se ne tornò nel dormitorio a vestirsi per il ballo.

Hermione e Ginny lo aspettarono e si unirono a lui e a Ron per andare alla festa.

La Sala Grande era stata addobbata apposta per l'evento: zucche volanti si stagliavano sul soffitto tempestoso; le tavole erano state portate via, tutte tranne una, su cui era disposto un ricco buffet. Il resto si era trasformato in una sala da ballo.

Al fondo c'era un palco su cui stava una band che si stava preparando ad esibirsi. Erano tutti vestiti con abiti sgualciti, strappati, molto scuri e pieni di borchie. Tutti portavano una maschera a forma di pipistrello, tranne il cantante, a cui non serviva una maschera per risultare inquietante: era pallido, il volto rugoso e scavato, la testa rasata, eccetto un ciuffo dietro, che aveva legato a mo' di coda. Gli occhi erano circondati da ombre nere, le labbra erano violacee.

«Miseriaccia! Tu-Sai-Chi è molto meno terrificante di quel tizio laggiù!» commentò Ron e tutti scoppiarono a ridere.

Grazie a quella battuta il clima tra i ragazzi si distese e, quando la musica partì, si divertirono a ballare tutti insieme.

Dopo qualche ballo e qualche spuntino le cose iniziarono ad andare in un'altra direzione.

Dalla folla accaldata ed ammassata spuntarono fuori Lavanda Brown e Calì Patil, tutte allegre e sorridenti.

Salutarono il gruppo e si misero a ballare attorno ad Harry e a Ron in maniera alquanto appiccicosa.

Col passare dei minuti Hermione e Ginny notarono che le altre due cercavano di spingere i due ragazzi lontani da loro mentre ballarono.

Ginny, allora, decise di intervenire e prese suo fratello per le manie si mise a danzare con lui con uno strano entusiasmo.

«He...He...Hermione, posso unirmi a voi?» chiese McLaggen, comparso tra la testa di Harry e quella di Ron.

Evidentemente non riusciva ancora a ricordarsi troppo bene il nome della Granger.

«Certo che puoi!» rispose Ginny, allegra.

La sua amica le lanciò un'occhiataccia, ma lei le indicò Ron con la testa.

Hermione, riluttante, si avvicinò a Cormac e iniziò a ballare con lui.

«E' bello ballare con te.» disse lui, fissandola da capo a piedi.

Hermione diventò viola e cercò Ginny con lo sguardo. La rossa, ora allacciata a Harry, le mormorò “Resisti” senza farsi notare.

Eppure tutto il corpo della Prefetta sentiva forte repulsione nei confronti del suo ballerino.

Per fortuna tutte le canzoni avevano un ritmo veloce, non c'era tempo per un lento, per stare più a contatto.

Ballarono così una mezz'oretta, con lui che la riempiva di complimenti e lei che si sentiva un topo in trappola, poi arrivò Ron a salvarla.

Era già un passo avanti rispetto al Ballo del Ceppo, dove l'aveva semplicemente rimproverata senza muovere un dito.

«Tutto bene?» le chiese.

«Sì, divertiamoci!» gli rispose, sorridendo.

Si scatenarono nonostante i tentativi d’incursione di Lavanda Brown.

Ogni volta Ginny interveniva ad allontanare l'arpia.

«...Ehm...e così conosci McLaggen.» affermò Ron, guardando il pavimento.

«Sì, l'ho conosciuto alle cene di Lumacorno.»

«Capito. Come ti sembra?»

Lei ci pensò su. Voleva rispondergli onestamente, ma poi pensò che un po' di gelosia forse lo avrebbe smosso.

«Non male.»

«Ah…»

Il rosso si guardò intorno, alla ricerca di qualcuno. Sembrava compiere uno sforzo enorme in quel gesto.

«Beh, allora ti lascio con lui, visto che sta tornando qui.» disse a voce bassa, le spalle ricurve.

Pessima mossa.

Hermione si agitò e cercò di farsi venire in mente una qualche idea.

«Sei stanco di ballare? Vuoi sederti?»

Sembrò pensarci su, ma fu subito raggiunto da Calì, che si strinse a lui e lo trascinò via.

La Prefetta, interdetta, cercò di sfuggire alla portata di Cormac, ma, allo stesso tempo, si diede alla ricerca di Ginny.

La trovò che si stava divertendo con Harry.

Non c’era tempo per indugiare. McLaggen era quasi alle sue spalle e non poteva permettergli di avvicinarsi troppo.

«Ginny! – La rossa si voltò e le sorrise. – Ginny, io torno in dormitorio.»

L’amica, dispiaciuta, non poté che compatirla. Aveva assistito da lontano a tutto l’accaduto e aveva mentalmente maledetto il proprio fratello.

« Buonanotte, Hermione!» esclamarono lei ed Harry.

La Grifona se ne andò, spingendo tra la calca, riuscendo fortunatamente a seminare il suo inseguitore.

Mentre risaliva le scale si sentì delusa.

Si aspettava davvero che Ron si sarebbe svegliato, ma nulla.

L'unica soluzione era davvero dimenticarlo. Non c'erano più scuse, non era più giustificabile.

Il resoconto della serata non era affatto soddisfacente.

Era quasi arrivata, la Signora Grassa era a due metri da lei, poi si sarebbe svestita e avrebbe cercato di dimenticare il tutto dormendo.

«Granger! Dove vai?»

Dietro di lei un Draco Malfoy che, nella penombra, stava abbracciando la ringhiera delle scale.

Allibita, lei gli rispose:

«Nella mia sala comune, ovvio!»

«Ah, sì? Vendono della buona Burrobirra lì?»

Non stava scherzando, era una domanda seria.

«Molto divertente, Malfoy. Tornatene da dove sei venuto.»

Salì qualche gradino, ma fu bloccata da una mano sulla sua spalla.

Si voltò per insultare il ragazzo, però si bloccò.

Lui stava barcollando e stava in piedi solo grazie alla spalla di Hermione.

«Per tutte le cavallette, sei ubriaco!»

«Cosa? No, ho bevuto solo acqua e sangue di lumaca, lo giuro!» rispose, mentre la sua testa ciondolava a destra e a sinistra.

La Prefetta scosse la testa, rassegnata.

«Non puoi stare qui. Se ti scoprisse la McGranitt...!»

«Ieri ho visto una coccinella volare sui miei capelli. Abbiamo parlato, sai? Era simpatica!»

Hermione sgranò gli occhi. Doveva fare qualcosa.

Decise di riaccompagnarlo nel suo dormitorio.

Lasciò che lui si appoggiasse alle sue spalle con la mano e iniziò a trascinarlo giù per la scalinata.

Non era pesante, il ragazzo era parecchio smilzo, quindi facile da portare.

«Dove andiamo, Granger?»

«Nel tuo dormitorio.»

«Uh, non ti facevo così focosa.»

Hermione avvampò. Lo avrebbe volentieri Schiantato.

«Neanche se fossi drogata lo farei! E poi ti sto portando a dormire

«Ah, è così che lo chiami nel tuo linguaggio segreto da secchiona? Dormire

La ragazza sbuffò. Era inutile cercare di ragionare con un ubriaco.

«Piuttosto, dove hai preso gli alcolici?»

«Me li ha dati Silente!»

Niente, era troppo fuori perfino per rispondere seriamente ad una domanda.

«Granger, stiamo volando via tappeto volante? No, perché ho la nausea.»

Hermione sgranò gli occhi. La Serpe stava per vomitare!

Aumentò il passo e si diresse verso il bagno dei Prefetti, al quinto piano.

Usò il passaggio segreto e disse la parola d'ordine.

Si trascinò verso il gabinetto più vicino e cercò di sostenere Draco mentre...beh, mentre stava per fare quello che stava per fare.

Hermione storse il naso e si voltò dall'altra parte, ma non mollò mai la presa sul ragazzo.

Non voleva certo che finisse con la testa nel water, anche se se lo sarebbe meritato.

Quando ebbe finito, Draco si asciugò la bocca con la carta igienica e si voltò verso Hermione:

«Grifondoro, sei una tipa a posto, quindi te lo dico in amicizia: stai lontana da me, sono un cattivo ragazzo. Ti caccerai in brutti guai, mi spiego?»

Un po' perplessa, lei annuì.

Lui si avvicinò al suo volto, afferrandole la spalla con una mano.

«Me lo prometti?» chiese, lo sguardo supplichevole.

«Sì. Ora ti riporto nei Sotterranei.» concluse lei, sgomenta.

Di nuovo quella frase: “Stai lontana da me.”

Di nuovo detta senza cattiveria, con sincerità.

Sentiva che non era solo un avvertimento superficiale. Aveva la netta sensazione che ci fosse qualcosa di più oscuro dietro e voleva scoprire cosa.

Avrebbe potuto coinvolgere anche il resto della comunità magica quel “qualcosa”.

Forse aveva a che fare col fatto che suo padre era in prigione.

Lui sapeva qualcosa e lei avrebbe scoperto cosa.

«Te la senti di alzarti in piedi?» gli chiese.

Lui annuì e provò a sollevarsi, ma era debole e non aveva ancora il controllo totale del suo corpo.

«Ti aiuto io.»

Lo tirò su prendendolo per mano, lo fece appoggiare sulla sua spalla e se lo portò dietro.

Usare il Levicorpus sarebbe stato troppo appariscente.

La poveretta si trascinò quello che pareva un cadavere per cinque piani.

Fortunatamente le scale furono clementi e decisero di non muoversi a casaccio.

Passò vicino alla Sala Grande, pregando di non essere vista da nessuno, ma erano tutti troppo occupati a ballare per notare i due ragazzi nel corridoio. La penombra che regnava nel resto del castello li favorì.

Hermione era stremata. Ne era sicura, il giorno dopo si sarebbe svegliata tutta indolenzita.

Sgattaiolò al piano di sotto, ma si arrestò nell’ultimo gradino della scala a chiocciola che portava ai Sotterranei, poiché aveva sentito parlare qualche istante prima.

«Hai sentito? Astoria Greengrass non è più fidanzata con Draco Malfoy! Pare che perfino Parkinson si sia ritirata dalla corsa allo “scapolo d’oro”!» disse una ragazza.

Hermione si volse verso il malcapitato, che ciondolava, appoggiato al muro.

«Chissà come mai! Se continua così la casata si estinguerà!» intervenne un’altra.

«Ho sentito che entrambe le ragazze hanno ricevuto offerte più vantaggiose da maghi stranieri e hanno accettato! Beh, se è per questo, una di noi ragazze potrebbe salvare Draco…» rispose la prima ragazza che aveva parlato.

Seguirono risatine eccitate, poi il silenzio.

Hermione tirò un sospiro di sollievo e gettò un’occhiata: via libera.

Fece qualche passo, portando la Serpe con sé, poi si bloccò: sapeva che il dormitorio dei Serpeverde si trovava nei Sotterranei, ma non sapeva esattamente dove.

«Va bene, Granger. Me la cavo da solo qui.»

Si staccò da lei e si appoggiò al muro.

Avanzò qualche metro, poi si voltò:

«Allora? Puoi andare!» la intimò.

Perfetto, stava tornando in sé.

Hermione girò i tacchi e se ne andò.

Draco, una volta entrato nel dormitorio, si sdraiò bellamente sul divano.

Fissò il nulla e le sue labbra s’incresparono in un lieve sorriso.

Guardò la confezione di Pasticche Vomitose aperta accanto a sé.

Era stato semplice.

Fingersi ubriaco era piuttosto facile, ma col vomito sarebbe stato più convincente.

In questo modo avrebbe potuto abbattere facilmente le difese della Granger (o le proprie?) e farle promettere di stare lontana da lui.

«Perché lo hai fatto?» chiese una voce misteriosa dietro di lui.

Malfoy si voltò di scattò: Mirtilla Malcontenta fluttuava pacatamente al centro della sala comune di Serpeverde.

La fissò, terrorizzato:

«Cosa ci fai qui? Non ci puoi stare!»

«Noi fantasmi aiutiamo i professori a scovare gli studenti che compiono atti illeciti, come ubriacarsi.» rispose prontamente.

Il Serpeverde rimase un attimo in silenzio, poi si alzò in piedi e fece qualche passo verso il fantasma, ostentando una certa sicurezza.

«Ma, come vedi, io non sono affatto ubriaco.» replicò e fece qualche altro passo per mostrare di sapersi reggere perfettamente in piedi.

«Lo so ed è per questo che ti chiedo perché! Ti ho rincorso per tutto il castello, pronto a consegnarti a Piton e, invece…perché rischiare di farsi mettere in punizione così?»

Lui ci rifletté un attimo.

«Dovevo fare una cosa importante.»

«C’entra, per caso, quella ragazza di Grifondoro?»

Draco trattenne per un secondo il fiato.

«Sì, sì, è una ficcanaso, e voleva che io parlassi coi professori per, sai, quel criminale che mi perseguitava, ma le ho detto di lasciarmi in pace.» s’inventò lui.

Sperava bastasse come scusa.

«Quindi non vuoi rivederla?» si lasciò sfuggire Mirtilla.

«Cosa? E questo cosa c’entra?»

Mirtilla si dimenò, cercando di inventarsi una bugia credibile.

«Beh, la tratti…piuttosto decentemente, insomma, rispetto alle tue compagne di Casa.»

Lui scoppiò a ridere.

«Non sai di che parli! Io la prendo in giro in continuazione! È una…Nata Babbana…della peggior specie!»

Tuttavia al fantasma non sfuggì quella nota di esitazione del ragazzo nel dire “Nata Babbana”.

«Ultimamente vi ho sentiti, lo sai, e non le hai detto più nulla. Ora me ne vado, ma pensaci.»

Successivamente Mirtilla se ne andò, sparendo oltre al muro.

No, non ci avrebbe pensato.

Draco Malfoy se ne sarebbe andato a dormire come se fosse stata una serata qualunque.

Prima della festa gli era venuta quella malsana idea, dopo una bottiglia di Whisky Incendiario.

Era brillo, certo, ma non ubriaco.

Sapeva quello che stava facendo in ogni secondo passato con la Grifondoro, ma c’era una cosa che non capiva ancora: perché lo aveva fatto?

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Capitolo 7
*** Sorrisi segreti ***


«Harry, dovresti davvero smetterla con questo Principe Mezzosangue!» sbottò Hermione.

Stavano mangiano pranzo nella Sala Grande, ancora intontiti dalla sera precedente.

«Finora mi ha solo aiutato, non c’è nulla di male. È solo Pozioni, Hermione! Con il resto delle materie me la cavo da solo…- Hermione gli lanciò un’occhiataccia. Quante volte gli aveva fatto i compiti?!? - …più o meno.»

L’amica sbuffò e gettò un’occhiata a Ron, seduto qualche metro più in là, vicino a Lavanda.

Stavano ridendo assieme a Calì.

Un tempo, Calì era stata amica della Prefetta, ma con gli anni era diventata pettegola e superficiale.

Hermione sospirò, abbassando lo sguardo.

Harry, vedendola, pensò a un argomento di cui parlare per farla distrarre.

«Sai, le lezioni private di Silente sono davvero interessanti. Voglio dire, il passato di Voldemort è curioso.»

«Immagino. Siete riusciti a scoprire qualcosa di rilevante?» chiese l’amica, incuriosita.

«Non molto per ora, ma confido nelle prossime lezioni!»

La Grifona annuì, pensierosa.

«E…dove sei sparita ieri, dopo il ballo?» riprese Harry, nell’ultimo tentativo di distrarla.

Hermione sgranò gli occhi per un istante.

Era stata colta in flagrante. Doveva inventarsi qualcosa.

«Sono tornata in dormitorio, proprio come avevo detto!»

Harry fece un’espressione sorpresa.

«Strano. Io e Ginny siamo venuti a cercarti, ma non ti abbiamo visto.»

A Hermione si fermò per un secondo il cuore.

«Ah sì, beh, vedi…stavo scappando da Cormac e mi sono rifugiata nei bagni per un po’.»

Harry annuì, comprensivo. Se l’era bevuta.

Certo, ma rimaneva il fatto che lui e Ginny l’avessero cercata, non Ron.

La Grifona si diede mentalmente della stupida. Doveva smetterla di sperare qualcosa da quel ragazzo.

«E a te com’è andata?»

«Bene, insomma. Calì mi ha ballato intorno senza sosta, ma Ginny mi ha sempre salvato, finché, beh,…finché non è arrivato Dean e, quindi, sono stato obbligato a danzare con Calì.»

Il ragazzo non pareva molto contento al riguardo.

Hermione poggiò una mano sulla spalla dell’amico.

«Non è stata una grande serata, ma puoi sempre rifarti! Oggi hai gli allenamenti di Quidditch, no?»

Lui le sorrise.

«Hai ragione, Hermione.»

E gli allenamenti arrivarono rapidi, come previsto.

La nostra amica Grifona non progettava assolutamente di andare a vederli, aveva troppe materie da studiare.

Questi erano i suoi piani, che furono puntualmente distrutti da Harry Potter e dalla sua cattiva memoria. L’amico, infatti, si era dimenticato i guanti da allenamento nella sala comune.

Passavano i minuti e quelli rimanevano lì, sul divano davanti al camino, senza che nessuno li reclamasse. Hermione sbuffò, si alzò dalla sedia e li andò a prendere.

Quell’idiota si sarebbe fatto venire le bolle alle mani senza le adeguate protezioni.

Uscì dalla sala comune, scocciata. Scese in fretta le scale e, dopo un po’, si ritrovò all’esterno del castello. Si diresse verso il campo da Quidditch.

Una volta giuntasi, si preparò mentalmente a fare una ramanzina all’amico.

Quando lo vide, ancora a terra, con la scopa in mano, attaccò:

«Harry Potter, hai dimenticato qualcosa?»

Lui la osservò, perplesso, poi scosse la testa.

«Ah, no? Devo comprarti una Ricordella?»

Detto questo, gli mostrò i guanti.

Harry si mise una mano sulla fronte.

«Grazie, Hermione – disse e prese gli indumenti. – Cosa fare i senza di te?»

Lei gli sorrise.

«Non ti chiedo di restare, perché non lo farai, - aggiunse. – ma è come se lo avessi fatto, ok?»

«Grazie, Harry, sei un grande amico. – lo sguardo le cadde, poi, su Ron. Lavanda stava tifando per lui dagli spalti. – Tuttavia stare qui non giova…al mio rendimento scolastico. Ci vediamo dopo.»

Detto questo, se ne andò.

Era ormai quasi giunta al portone d’ingresso, quando un gufo planò verso di lei e atterrò sulla sua spalla, cogliendola alla sprovvista.

Non ne aveva mai visto uno con quell’aspetto, quindi si chiese di chi fosse.

L’animale portava un messaggio con sé. Lei afferrò quel piccolo rotolo di pergamena, su cui c’era scritto che il messaggio era per lei, e lo aprì.

Una grafia sottile, ma elegante scriveva “Mi dispiace.”

Hermione si guardò intorno, confusa, il gufo ancora sulla spalla.

Tirò fuori la bacchetta, sperando di riuscire a capire chi lo avesse scritto.

«Aparecium! Finite Incantatem! No, il nome del mittente non è scritto.»

Il volatile si alzò in volo e sfrecciò via rapidamente dentro al castello, prima che Hermione riuscisse anche solo a chiedergli dove fosse il suo padrone.

Ma, in modo indiretto, il gufo aveva risposto: era dentro Hogwarts.

Continuò a fissare il foglio, cercando risposte, ma l’unica che le veniva in mente era assurda.

«No, Malfoy non direbbe mai “Mi dispiace”!» rifletté ad alta voce.

«Cos’è che non direi mai?»

La figura del biondo comparve dietro di lei, silenziosa.

«Nulla che ti riguardi, Malfoy.» rispose lei seccamente.

«Qualsiasi cosa che riguardi il mio cognome è affare mio, Granger . - rispose con aria di sfida. – Cosa confabulavi, eh? Cos’hai in mano?»

Prima che Hermione potesse rispondergli, lui estrasse la bacchetta e gridò “Accio foglietto!

Prese la pergamena in mano e lesse, mentre Hermione lo guardava esterrefatta.

«Pensavi…- scoppio a ridere. – pensavi che lo avessi scritto io? Ridicolo. Perché scriverti, se voglio che tu stia lontana da me?» sputò, velenoso.

«Allora perché mi hai parlato? Perché sei qui? Vattene. Qualcuno potrebbe vedere che parli con una Nata Babbana!» rispose lei, tagliente.

Con un’espressione rabbiosa, il ragazzo gettò con forza il biglietto per terra, lo pestò e se ne andò, confabulando cose come “Ci sono cascato ancora” e “Maledizione!”.

Hermione non ci capiva più niente. Perché quel ragazzo avrebbe dovuto reagire così?

«Ciao, cara Hermione.»

Era la voce eterea di Luna Lovegood.

«Ciao, Luna.» rispose la Grifondoro, mentre raccoglieva il foglio calpestato.

La Corvonero le andò incontro, poggiandole una mano sul braccio.

«Tutto a posto? Sembri sconvolta.»

Hermione fece un sorriso forzato per rassicurarla.

«Bene, grazie. Sono solo stanca.»

Luna le si avvicinò e le bisbigliò nell’orecchio:

«Bene! Sai, quando la volpe non arriva all'uva, dice che è marcia.»

Hermione la guardò, confusa:

«Cosa vuoi dire?»

«Proprio niente! Buona giornata!» rispose e se ne andò, saltellando allegramente, lasciando la Prefetta ancora più scioccata di prima.

Hermione se ne tornò in sala comune piena di domande. Ricominciò a studiare, non sapendo cos’altro fare.

Dopo un’oretta circa, fu scossa da delle grida che provenivano dall’entrata della sala.

«Ron, sei un idiota!»

Una chioma lunga e rossa era appena entrata, urlando alle proprie spalle.

«Ah, mi sono stufato di tutti! Andate al diavolo!»

Un’altra chioma rossa, più corta, corse, sbraitando, nel dormitorio dei maschi.

Ginny Weasley, trovandosi tutti gli sguardi dei compagni addosso, si rifugiò sulla sedia vicina ad Hermione.

«Mio fratello è un cretino! Insomma, è arrabbiato perché lui non ha mai baciato nessuno e se l’è presa con me, con Dean, Harry e…»

La rossa s’interruppe di scatto.

«E me?» chiese la Prefetta.

«Tanto vale che te lo dica; sì, se l’è presa anche con te. È un bambino.»

Hermione scosse la testa, amareggiata.

«Sono davvero stanca dei suoi comportamenti. Una persona così non…merita la mia attenzione.»

«Mi dispiace, Hermione. Almeno saprai perché non ci rivolgerà la parola nei prossimi giorni.»

Ginny l’abbracciò. Era bello avere un’amica come lei.

In quei giorni, come previsto, Ron fu di cattivo umore con tutti. Come se non bastasse, la tensione si alzava a causa dell’avvicinarsi della partita di Grifondoro contro Serpeverde.

E quel giorno arrivò e Ron fu un portiere eccezionale. Era convinto, infatti, che Harry gli avesse versato la Felix Felicis e si sentiva euforico al riguardo.

Tutti erano saliti a festeggiare la vittoria nella sala comune.

Il rosso era stato sollevato in aria ed ora sedeva sulle robuste spalle dei suoi compagni di squadra.

Urlavano tutti, nel caos generale del posto.

La McGranitt non c’era e non li avrebbe sgridati, perché troppo soddisfatta da come quella partita si fosse conclusa.

Ron scese dalla sua posizione e tutti si misero ad abbracciarlo.

I suoi amici erano contenti che si fosse ripreso così bene.

Hermione fece per andargli incontro a congratularsi con lui, sperando che non fosse ancora arrabbiato, quando Lavanda Brown si avvicinò a lui, si agganciò al suo collo con le braccia e lo baciò sulle labbra.

Accadde tutto al rallentatore.

La Prefetta rimase pietrificata. Si sentì come se un palazzo costruito dentro di lei fosse crollato su se stesso all’improvviso, tant’è che si portò le braccia al petto, come per arrestare la caduta.

Si voltò, ignorando le voci di Harry e Ginny che la chiamavano e Pix, che era partito a razzo a raccontare del bacio a tutta Hogwarts, corse fuori dalla sala e scese freneticamente un paio di rampe di scale.

In preda al panico decise di cambiare strada. Non poteva scendere sotto o tutti l’avrebbero vista. Dunque decise di salire su e su, verso la torre di Astronomia.

Era la torre più alta di Hogwarts, un buon posto per rimanere tranquilli…in teoria.

Chiuse la porta alle sue spalle, sospirò profondamente e iniziò a singhiozzare senza controllo, fino ad essere costretta a sedersi dallo sforzo.

Una figura le si avvicinò silenziosamente, ma non abbastanza da non essere sentita.

Hermione sollevò il volto deformato dal pianto e, dopo aver visto la persona che le stava davanti, si alzò per andarsene.

«Aspetta.»

Lei si bloccò sulla porta a quella strana richiesta e si girò.

Draco Malfoy guardava fuori dalla torre, davanti al telescopio.

«Che c’è?» chiese la Grifona, asciugandosi le lacrime come meglio poteva.

«Ho sentito cos’è successo con Lenticchia.» rispose, senza guardarla.

Lei scosse la testa.

«Non capisco perché ti debba importare.»

Il ragazzo rise di qualcosa che solo lui sapeva.

«Perché, alla fine, anche se cerco di tenerti lontana, ci incontriamo sempre e tu piangi la maggioranza delle volte.»

La ragazza gli si fece vicino, ma standogli sempre alle spalle.

«Non hai giocato oggi.» gli fece notare lei.

Lui si voltò, l’aria severa.

«Non cambiare discorso. Capisci? Non è divertente prenderti in giro se tu piangi ogni volta.»

«Ah, mi spiace di averti rovinato il divertimento! Scusa se ogni volta piango!» sbottò Hermione, furiosa.

«Non vale la pena di piangere per…Weasley, sul serio.»

Hermione notò che si era sforzato di pronunciare il cognome, non il soprannome del rosso e si calmò. Non la stava prendendo in giro.

«Sì, hai ragione, è uno stupido.»

Lui scoppiò a ridere e, per qualche motivo, anche lei lo fece. Si sentì sollevata.

Poi tornò seria.

«L’altro giorno mi ha pure imitata davanti a Lavanda e a Calì.» si sfogò.

Non sapeva esattamente perché glielo avesse detto. Pregò che lui non la insultasse.

«Davvero? Io lo avrei preso a pugni. – rispose, poi sollevò le mani con aria di resa. - Mi devi almeno una Burrobirra, Granger, perché te l’avevo detto.»

Lei scrollò le spalle e finalmente si decise ad affiancarlo alla finestra.

«Touché.»

Lui la guardò negli occhi, confuso.

«Significa che ammetto che tu abbia ragione.»

Malfoy si pavoneggiò.

«Certo, io ho sempre ragione.»

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

«Sai, quando non calpesti i biglietti che ricevo e non mi insulti, non sei poi così terribile.»

La ragazza si irrigidì subito dopo aver detto quelle parole. Stavolta aveva davvero esagerato.

Lui le lanciò un’occhiata sorpresa.

«Anche tu, quando non piangi o non mi urli contro cose da so-tutto-io, non sei male.» rispose, ghignando.

La Prefetta gli diede una lieve spinta con la mano, facendo una finta faccia offesa.

Era tutto molto strano. Probabilmente il giorno dopo non avrebbe creduto ai suoi ricordi.

«Allora perché volevi tenermi lontana?»

Il viso del biondo si scurì.

«Non siamo ancora così in confidenza, Granger, ma visto che, inspiegabilmente, ci ritroviamo sempre a parlare, direi che i miei propositi siano andati a farsi benedire.»

C’era come un filo sottile che li collegava e, in qualche modo, si incontravano sempre. Anche Hermione se n’era accorta.

Lei si rattristì, ma, non sapendo che dire, le uscì solo:

«Mi dispiace. Non volevo darti fastidio.»

«No, Granger, lascia stare.» disse lui, poi sbuffò, guardando il cielo, ormai al tramonto.

«E’ quasi ora di cena. - disse Hermione. – Meglio che io raggiunga gli altri, si staranno preoccupando. Sei stato…gentile.»

E, per una volta, Draco Malfoy rimase ammutolito.

Lei, aperta la porta, si soffermò a guardarlo un’ultima volta.

«Tanto ci rivedremo, non è così?» affermò il biondo.

Non era una richiesta, era un semplice dato di fatto.

Lei sorrise ed annuì, poi se ne andò.

Sì, sentiva anche lei che si sarebbero incontrati di nuovo.

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Capitolo 8
*** Avvertimenti - Insieme ***


Il gufo planò sulla scrivania dell’ufficio, appostandosi su un manuale di pozioni.

«Hai consegnato il biglietto alla ragazza?» chiese una voce tagliente, maschile.

Il volatile mosse leggermente la testa, in segno di risposta.

«Molto bene. È servito?»

Seguì un altro cenno con la testa.

«Eccellente. La tua dose di cibo extra è sullo scaffale dietro di te.»

Il gufo spiccò il volo e raggiunse il suo premio.

«E ora passiamo a te, Pix. Hai novità?»

Il poltergeist fluttuava, irrequieto, in un angolo della stanza.

«Gli uccelli fuggono dal nidooo, i Weasley hanno avuto un disguidooo e, se lei mi tortura, io gridooo!» canticchiò, isterico.

«Vedi di parlare o sarò costretto a chiamare il Barone Sanguinario.» lo minacciò Piton, seccato.

Il poltergeist, se possibile, impallidì.

«Va bene, va bene! Quello studente, Weasley, ha baciato una ragazza della sua casa, ma non è la signorina che lei sta tenendo d’occhio. Credo si chiami Lavanda.»

«Perfetto. Puoi andare e tieni la bocca chiusa.»

La creatura svanì.

Anche se Draco Malfoy non aveva ancora risposto alle sue richieste di venire nel suo ufficio, le cose procedevano bene lo stesso.

Nell’ombra, il professor Piton accennò ad un lieve sorriso.


 

Hermione, quel giorno, si era diretta fuori in cortile per studiare, poiché quella era una giornata insolitamente calda per essere autunno.

Si stava bene in maglione, di fronte al sole caldo che splendeva nel cielo.

Molti studenti erano usciti fuori e sedevano sul prato. C’era chi si esercitava con gli incantesimi, chi giocava agli scacchi magici e chi faceva scommesse sulla prossima partita di Quidditch.

La Grifondoro avvistò il suo obiettivo, una grande roccia piatta, e vi si sedette sopra. Aprì il suo volume di Storia della Magia e iniziò a leggere l’argomento da preparare.

«Guarda qui chi c’è!»

Una voce ormai famigliare proveniente da sinistra attirò la sua attenzione.

Draco Malfoy era appoggiato con la schiena su un albero a pochi metri da lei.

Lei, memore del delicato dialogo che avevano avuto qualche giorno prima, alzo la mano in segno di saluto, ma non osò fare altro.

«Hai visto? Ci siamo rivisti.» disse lui, poi la guardò.

«Sì, ma è facile, siamo nella stessa scuola.» obiettò lei, lo sguardo tenuto basso.

«Sì, Granger, continuiamo a fare finta di vederci casualmente proprio quando siamo entrambi soli. Continuiamo a negare che quest'anno ci incontriamo il triplo degli anni passati.» rispose lui sarcasticamente.

Hermione non gli rispose. Effettivamente la Serpe aveva ragione, ma non c’era un’apparente spiegazione a quella strana sequenza di eventi.

«Comunque – proseguì lui. – cosa stai facendo?»

«Non credo ti interessi.» rispose la Grifona, cercando di nascondere il libro.

Il biondo sbuffò, guardando l’orizzonte.

«Maledizione, Granger, potresti collaborare? Visto che sembra che ci incontreremo spesso, potresti almeno rendere la cosa meno sgradevole!»

«Non è detto che ci vedremo sovente.» replicò lei, tenendo sempre lo sguardo fisso per terra.

In tutta risposta, il ragazzo si voltò del tutto verso di lei, irritato, e disse:

«Ascolta, non trovi strano anche tu quello che succede? Non puoi cercare in uno dei tuoi stupidi libri una soluzione a questo?»

Lei lo guardò, accigliata e rispose:

«O, forse, tu non riesci ad accettare il fatto di incontrare una Nata Babbana così spesso senza una valida ragione.»

Lui sospirò e le sue spalle, prima curve al massimo, si rilassarono.

«Finalmente hai ammesso che ci vediamo in continuazione senza motivo.»

Hermione sobbalzò. Era vero: lei aveva involontariamente affermato quello che lui voleva che affermasse.

Rimase in silenzio qualche secondo a riflettere.

«C’è qualcosa di strano in tutto questo e tu lo sai. Scoprirò cosa c’è dietro.» disse poi.

Draco Malfoy sorrise, amareggiato.

«Certo. Non vedi l’ora di sbarazzarti di me, no?»

Hermione lo osservò qualche secondo, confusa.

Quell’ottuso ragazzo la faceva proprio innervosire.

«A dire la verità, ti ho detto qualche giorno fa cosa ne penso di te e poi volevo semplicemente scoprire perché ci incontriamo sempre e non necessariamente come sciogliere questa sorta di incantesimo!» sbottò lei, irata.

La Serpe rimase immobile, la bocca semi-dischiusa per la sorpresa, mentre le si voltava per andarsene.

Qualche passo e…

«Granger.» la chiamò, con una certa agitazione della voce.

Lei non si voltò e continuò a proseguire dritto. Non aveva voglia di litigare.

«No, Granger, sul serio, sta accadendo qualcosa di strano al lago!» esclamò, allarmato.

Lei si voltò e vide in alto il Marchio Nero, simbolo dei Mangiamorte, appena sopra il Lago Nero, situato dalla parte opposta del castello.

Hermione fece per mettersi a correre in direzione del Marchio, ma Draco la bloccò, prendendola per il polso.

«Cosa diamine fai?!?» gli chiese la ragazza, irritata.

Lui la guardò, serio, poi rispose:

«Se tu andassi da sola, potrebbero ucciderti. Vieni con me. Se mi vedono non mi colpiranno.»

Giusto.

Draco era pur sempre figlio di un Mangiamorte, il che fece rabbrividire la ragazza.

Tuttavia, ancora una volta, la stava proteggendo, come con Dan Artelan.

Avrebbe voluto chiedergli perché, ma decise di lasciar perdere: la Serpe avrebbe fatto di tutto pur di non risponderle.

Stette vicina a lui per quel breve percorso, finché non furono arrivati al lago. Era di un colore diverso dal solito.

Capirono subito che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato: non c’era anima viva.

Dall’acqua uscì una figura metà pesce e metà donna. Era una sirena. Fece loro un cenno per attirarne l’attenzione. Si stava appoggiando ad una roccia, sembrava stremata.

I due le si avvicinarono e lei riuscì solo a dire:

«Veleno…avvertimento…»

Poi si accasciò sulla riva e morì.

I ragazzi rimasero entrambi sconvolti e si guardarono l’un l’altro alla ricerca di spiegazioni.

La McGranitt, in quel momento, uscì dal portone, affannata, poi si bloccò.

Guardò Draco, guardò Hermione e capì, ma non disse nulla. Lo tenne per sé. Si diresse verso di loro, l’aria severa, e chiese:

«Per l'amor del cielo! Ha detto qualcosa?» indicando la sirena.

Hermione riportò il messaggio lasciato dalla creatura.

«Bene, tornate dentro. Ci occuperemo noi professori di questa faccenda.»

Così li congedò. I due tornarono dentro.

Draco si era incupito. Certo, lui ne sapeva qualcosa, di sicuro, pensò la Grifona.

Lui si girò verso di lei e la guardò dritta negli occhi.

«Adesso capisci? Ecco perché avresti dovuto starmi lontano…ma ora è troppo tardi.»

Il cuore di Hermione sprofondò. Capì subito a cosa si stesse riferendo.

Suo padre era un Mangiamorte e lui era irrimediabilmente legato a quei criminali. Stargli vicino l’avrebbe messa in pericolo, ma non si poteva più evitare, data quella sorta di maledizione(o benedizione?) che li legava.

«Cosa pensi sia successo?» gli chiese.

Sapeva già la risposta, ma voleva una sua opinione.

«E’ ovvio. Hanno avvelenato il Lago Nero come avvertimento: o Potter esce fuori dal castello e si consegna o presto ci sarà uno scontro.»

La Prefetta espresse la sua approvazione sospirando.

«Onestamente, Granger, Potter sta mettendo tutti in pericolo.» aggiunse poi lui.

«Lo so, ma mettiti nei suoi panni! Non ha altro posto dove stare.» rispose lei, ma Draco non le disse che Potter avrebbe dovuto sacrificarsi per tutti, non glielo disse. Non quella volta.

Scelse di non litigare. Non se la sentiva.

«Ora immagino che aumenteranno le difese.» commentò Draco, voltandosi a guardare la porta chiusa dietro di loro.

«Sì…- rispose Hermione, pensierosa. – e…ho intenzione di fare delle ricerche su…insomma…questo strano fenomeno, sempre se sei d’accordo.»

All’improvviso l’insicurezza l’aveva colta, rendendola vulnerabile. Si aspettava una risposta negativa dalla Serpe e, magari, anche un insulto.

«Sì, buona idea. – la sorpresa lui. – Anzi, anche io farò delle ricerche. In due, sicuramente, ci impiegheremo meno tempo.»

La Prefetta annuì e chiese, un po’ riluttante:

«Quindi lo facciamo insieme?»

Draco le lanciò un’occhiataccia.

«Certo, Granger! Non ho proprio voglia di affrontare libri che hai già letto, solo perché non sapevo che tu li avessi già letti! Sarebbe una perdita di tempo!»

Ancora un po’ stordita dalla sorpresa, gli disse:

« Ci vediamo lunedì, dopo le lezioni in biblioteca, va bene?»

Lui annuì e così si concordarono, appena prima che la McGranitt aprisse la porta dietro di loro.

«Signorina Granger, signor Malfoy, siete convocati nell’ufficio del Preside. Vi ci condurrò io.» disse la professoressa, lapidaria.

Salirono in silenzio le numerose rampe di scale in pochi minuti, giunsero nell’ufficio dove Silente li accolse cordialmente, facendoli accomodare su due comode poltroncine, mentre la McGranitt rimase in piedi dietro di loro.

«Buongiorno, ragazzi. Vista la recente aggressione subita dai Mangiamorte al Lago Nero, vi prego di raccontarmi tutto ciò che avete visto.»

«Eravamo in cortile, quando il Marchio è comparso in cielo. – iniziò a raccontare Hermione, ancora scossa per l’accaduto. – abbiamo corso per vedere cosa stesse succedendo e abbiamo trovato una sirena. Ci ha detto che hanno avvelenato il Lago e che è un avvertimento. Non ha detto altro.»

«Molto bene, signorina Granger. Avete visto o sentito qualcuno?»

La Grifona scosse la testa.

Silente li congedò in tutta fretta, perché doveva sistemare quella faccenda il più presto possibile, con l’aiuto di tutto il corpo docente.

«Ci si vede per le ricerche, Granger.» la salutò la Serpe, poi accelerò il passo e sparì dietro l'angolo. Lei decise che sarebbe tornata in sala comune a studiare, cercando di riprendersi da quello che aveva appena visto.

Ancora una volta i due ragazzi uscivano da quell’ufficio e, ancora una volta, dall’altra parte del muro, si parlava di loro.

«Albus, te ne sei accorto?» chiese la Vicepreside, agitata.

«Sì, Minerva. Me ne sto occupando personalmente.»

La donna, sconsolata, annuì e disse solo più:

«Proprio loro due...bisogna proteggerli. Poveri ragazzi...»

Poi tacque, lo sguardo perso nel vuoto.

 

N.d.A.; questo capitolo non è granché, ma è semplicemente perché é un capitolo-ponte che serve a collegarci con i prossimi eventi!

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Capitolo 9
*** Verità celate ***


 Sveglia, colazione, lezioni. Tutto passò lentamente, come se le ore di quella mattina fossero raddoppiate.

Lo cercò con gli occhi nelle poche lezioni che seguivano insieme, ma lui prestava attenzione alla lezione, cosa che anche la Grifona avrebbe dovuto fare, eppure quel giorno era molto distratta. Aveva informato vagamente Harry e Ginny (con Ron non parlava da giorni) del suo programma della giornata. Sarebbe andata in biblioteca a fare delle imprecisate ricerche.

Alla sola parola “biblioteca” i due amici avevano perso interesse nell'accompagnarla, esattamente come Hermione aveva previsto.

Alla fine di quell'eterna mattinata aveva gustato il pranzo, tra gli sguardi sospettosi di Ginny.

«Cosa mi stai nascondendo?» chiese la rossa a fine pasto.

Hermione cercò di mantenere un'espressione convincente.

«Nulla, perché?»

«Non mi hai più aggiornata su un certo biondino...!»

La Prefetta avvampò.

«Non...non l'ho più visto. E ora ti saluto, devo andare urgentemente a fare quella ricerca.» la buttò lì lei e se ne andò di corsa, prima che l'amica potesse chiederle altro.

Lui si presentò lì dieci minuti dopo, l'aria assorta. Si avvicinò a lei senza proferire una sola parola.

«Sei in ritardo.» gli fece notare Hermione, giusto perché non sapeva cosa dirgli.

«Sai com'è, io ho una vita sociale. - le rispose, con aria distratta. - Piuttosto, sbrighiamoci con questa faccenda.»

La Grifona strinse i pugni e sbottò:

«Certo, meglio non farsi troppo vedere in giro con una Nata Babbana...»

Lui si voltò, rabbioso, la prese per le spalle e, soppesando ogni parola, le disse:

«Non ho mai detto questo.»

Poi la lasciò andare. La Prefetta non osò guardarlo negli occhi, farfugliò qualcosa e iniziò a cercare tra i libri la soluzione a quel “problema”.

Draco si unì alla ricerca.

Dopo qualche minuto i due avevano già sfogliato diversi libri con impegno.

«Secondo me non è una pozione. Non abbiamo bevuto nulla di strano, no? - chiese Hermione, guardando il compagno di sventure, dubbiosa. - No?»

Draco scosse la testa vigorosamente.

«No, lo avremmo dovuto bere insieme, perché è qualcosa che succede ad entrambi. Escluderei questa opzione, anche perché l'unico luogo che abbiamo in comune è Hogwarts e un alunno non sarebbe abbastanza bravo da produrre un tale intruglio e rifilarcelo senza sospetti. Non vedo nemmeno perché un professore avrebbe dovuto farlo.»

La Grifona lo osservò, ammirata: Piton aveva davvero motivo di ritenerlo uno dei suoi più bravi allievi di Pozioni.

Si spostarono così verso un'altra sezione della biblioteca.

«Beh, non credo nemmeno sia qui, Granger. È la sezione di Erbologia.» osservò la Serpe.

«Penso anche io, ma cerchiamo lo stesso, per sicurezza...se solo ci fosse Neville...»

Malfoy sgranò gli occhi.

«Paciock?!? Sei seria? Quell'incapace?»

Hermione incrociò le braccia, come per sfidarlo e affermò:

«Neville è molto bravo in Erbologia.»

«Bah, si sa che sulla gente io e te abbiamo idee diverse...a parte su una persona, quella è idiota secondo entrambi.» rifletté la Serpe e ammiccò nella direzione della Prefetta.

La ragazza capì e soffocò una risata.

«Ma! Non ti permetto di parlare così di lui!» protestò debolmente.

«Ma se te la stai ridendo sotto i baffi! - la prese in giro lui. - In fondo sei una Serpeverde anche tu, ma non lo ammetterai mai.»

Entrambi sorrisero, senza osare guardarsi in faccia, ma il loro sorriso era impresso sul loro volto e percepivano anche quello dell'altro, compagni e complici di un momento che solo loro avevano condiviso.

Una Serpeverde...forse Malfoy la stava davvero iniziando a considerare come una sua pari...

«Hermione, cosa stai facendo?»

L'ultima persona che la ragazza si sarebbe aspettata di vedere lì: Ronald Weasley, accompagnato da Lavanda Brown.

Sperando di risultare credibile, gli rispose:

«Sto facendo una ricerca per la scuola. Tu, piuttosto, che ci fai qui?»

Senza essere interpellata, l'altra ragazza si fece avanti e rispose:

«Beh, vedi, io e Ron-Ron volevamo fare i compiti insieme.»

A quell'affermazione Draco Malfoy non si trattenne e scoppiò a ridere, mentre il volto della Granger, al contrario, si adombrava.

Il rosso notò la presenza del biondo solo in quel momento e, infastidito, gli disse:

«Ehi, tu, piantala! Malfoy, che ci fai qui? Hermione, ti stava dando fastidio?»

La Grifona, di umore nero, gli rispose di tutto punto:

«Smettila, Ron, so difendermi da sola. Buon pomeriggio. Andiamo, Draco, cerchiamo una sezione più adatta.»

Detto questo, afferrò con decisione il polso della Serpe e lo trascinò dall'altra parte della biblioteca.

Il ragazzo, mentre veniva portato via, aveva un'espressione più scioccata di quelle di Ron e Lavanda messe insieme.

Gli stava prendendo il polso e l'aveva chiamato per nome.

Una volta finita nel settore di Difesa contro le Arti Oscure, ricominciarono silenziosamente a cercare, senza osar commentare quello che era appena successo.

Malfoy sembrava parecchio assorto nei suoi pensieri, ad un certo punto, si riscosse e bisbigliò alla Grifona:

«Quei due ci stanno fissando.»

I due Grifondoro, infatti, si erano seduti in alcuni banchi ed erano tutt'altro che intenti a svolgere i loro compiti.

«Non m'interessa. - sbottò Hermione. - Continuiamo a cercare. Non siamo qui per loro.»

Proseguirono nella ricerca, scambiandosi informazioni di volta in volta, sotto gli sguardi sconcertati degli altri due studenti.

Ad un certo punto, Ron si alzò dalla sedia e si avvicinò ad Hermione.

Draco lo stava tenendo sotto controllo.

«Hermione, posso parlarti un attimo?»

La Grifona aggrottò la fronte.

«Certo, dimmi pure.» gli rispose, seccata.

«Intendevo in privato...»

Ma Draco li interruppe:

«Granger! - esclamò a voce un po' troppo alta, cercando di indicare con gli occhi qualcosa che stava alla sua destra. La Prefetta guardò in quella direzione: Pansy Parkinson e Theodore Nott erano appena entrati in biblioteca.- Me ne vado, non sopporto di rimanere nella stessa stanza con due falliti come voi!»

Malfoy stava guardando nervosamente Hermione, come se stesse cercando di comunicarle qualcosa, rimanendo fermo dov'era, senza muovere un passo per allontanarsi.

La Grifona annuì. Lo capiva, non poteva mostrarsi con lei ai suoi compagni di Casa, perché lo avrebbero sbeffeggiato e, magari, gli avrebbero tirato un brutto scherzo.

Invece, il massimo che rischiava lei era il muso da parte di Ron e Harry e qualche assurdo pettegolezzo da parte delle altre ragazze.

«Vattene, Malfoy! Ma chi ti vuole?» inveì lei, recitando la sua parte.

La Serpe, non vista, le sussurrò a bassissima voce “Ci vediamo”, poi se ne andò.

Così, per quella mattinata, Pansy e Theodore ridacchiarono dei Grifondoro assieme a Draco, e Ron e Lavanda non si insospettirono più dello strano comportamento di quei due.

 

A cena, Ron e Lavanda avevano già dimenticato quella storia e si scambiavano effusioni sotto lo sguardo sprezzante di Hermione e Ginny.

«Ho un fratello idiota. Se non avesse i capelli rossi, dubiterei della nostra parentela.» commentò la più giovane della famiglia Weasley.

«Non essere così dura con lui, secondo me non è colpa sua.»

Ginny le si avvicinò, incuriosita.

«Che intendi?»

Hermione guardò da un'altra parte, dicendo:

«Che so, magari Lavanda gli ha rifilato un filtro d'amore.»

La rossa spalancò la bocca, scioccata.

«Hermione!...mi spiace, Ron ti sta facendo impazzire.»

«Non fa niente.»

Ginny la abbracciò in silenzio.

In quel momento un gufo maestoso ed elegante planò davanti a loro e si appoggiò sul tavolo.

Hermione lo osservò, stranita: non aveva mai visto quel volatile, che ora si rivolgeva a lei con lo sguardo. Sfilò il messaggio che questo portava e lo aprì:

 

Ci vediamo mercoledì dopo le lezioni, in biblioteca. Dobbiamo fare attenzione. Io cerco in una sezione, tu in un'altra. Minimo contatto, chiaro? Purtroppo non ho amici clementi come i tuoi. Se qualcuno ci scoprisse, saremmo entrambi nei guai.

D.M.

 

Hermione perse un battito.

Si era spinto addirittura a scriverle.

Fece per ritirare il foglio in fretta e furia, ma non prima di riuscire a sfuggire alle grinfie di Ginny.

«Questa me la devi spiegare.» ordinò l'amica, lapidaria.

«Nascondilo, Ginny! - esclamò, strappandoglielo di mano e ficcandolo malamente nella borsa. - Vedi...stiamo facendo una ricerca per...la scuola.» la buttò lì Hermione, imbarazzatissima. Avrebbe dovuto aprire dopo quel messaggio.

La rossa la continuò a fissare, dubbiosa.

«Qualsiasi cosa tu stia nascondendo non mi importa. Insomma, ormai siete una coppia fatta e finita, no? Ti chiede pure di vedervi di nascosto!» la stuzzicò, ridacchiando.

Hermione agitò in aria le mani, non sapendo bene cosa dire, diventò rossa in volto e iniziò a scuotere a destra e a sinistra la testa.

Il gufo stava osservando lo spettacolo con aria interessata.

Non era quello che le aveva consegnato quel misterioso biglietto tempo prima, concluse la Grifona.

Si voltò verso l'amica, rispondendole:

«Non...non siamo una coppia, non dire assurdità. Come se io potessi mai provare qualcosa per una Serpe!»

Appena finì di parlare, percepì uno strano calore diffondersi nella gola e il cuore battere insistentemente contro la cassa toracica. Sgranò gli occhi e si portò una mano al petto.

«Ti senti bene?» le chiese Ginny, preoccupata.

«Sì, non è niente.» rispose, facendo finta di nulla, ma, in fondo, il dubbio iniziava a sorgere.

Se no, perché avrebbe reagito così?

Si voltò, tremando, verso la tavola dei Serpeverde e cercò Draco con lo sguardo.

Quando lo trovò, quello che doveva essere un semplice cenno affermativo col capo si rivelò complicato. Lo fece in fretta e si voltò di scatto, senza attendere una risposta.

Guardarlo negli occhi le aveva provocato una scarica di caldo all'interno del corpo.

«Ehi, - disse Ginny, dando una gomitata al braccio di Hermione. - ti ha risposto di sì con la testa.»

Il gufo di Malfoy, infatti, spiccò il volo e tornò dal proprietario.

«Ah...scusa, non mi sento molto bene. Credo che oggi pomeriggio salterò le lezioni. Dillo tu a Harry.»

Detto questo, se ne tornò nei dormitori, più confusa che mai.

Una volta giunta al suo letto, si sentì la fronte, per verificare la presenza di eventuali febbri, ma nulla.

Dopodiché indossò il pigiama e si mise sotto le coperte, sperando che quel suo apparente malessere potesse svanire con una dormita.

Calore, una risposta trovata. Un filo rosso in una stanza bianca e gioia, tanta gioia. Questo sognò Hermione Granger quel pomeriggio.

Si risvegliò confusa da quel senso di benessere che la stava pervadendo da appena alzata, come se le fosse appena successa la cosa più bella del mondo, eppure si trattava solo di un sogno, mera fantasia dell'inconscio.

Sì rivestì, alleggerita.

Ma i guai sono sempre in agguato. Infatti, subito dopo, le venne in mente che da lì a pochi giorni avrebbe dovuto andare alla cena di Natale di Lumacorno e il suo cavaliere sarebbe stato Cormac McLaggen. La serenità svanì com'era arrivata.

Aveva accettato perché, poco prima della richiesta, aveva avuto un breve bisticcio con Ron e, furiosa, aveva accettato prontamente l'offerta dell'altro ragazzo, per far dispetto all'amico. Si diede della stupida.

Per rimediare si mise a studiare e a fare i compiti, cercando di non fare troppo caso alla confusione nella sua testa.

Una volta finito, si accorse che era già ora di cena.

Ritirò la roba, poi scese nella Sala Comune.

Ginny la aspettava al solito posto, ansiosa. Stava confabulando qualcosa con Harry. Di Ron e Lavanda, invece, neanche l'ombra.

Appena seduta, i due amici si mostrarono preoccupati per il suo stato di salute, ma lei li rassicurò, stava bene.

Nei due giorni seguenti non mostrò più quei curiosi sintomi che l'avevano attanagliata,dunque arrivò tranquilla al successivo incontro col suo compagno di ricerche.

Solito posto, la biblioteca, sempre dopo le lezioni, di nuovo lontani l'uno dall'altro.

Si salutarono solo con un cenno del capo e si divisero per svolgere la propria parte di ricerca.

Passavano i minuti, lenti, inesorabili e Hermione sentiva un certo fastidio, ma non ne capiva la causa.

Lanciò un'occhiata a Draco: stava studiando un libro, assorto nel suo compito, trasmettendo una certa tranquillità, estranea all'usuale comportamento della Serpe.

Alla ragazza iniziarono a prudere le mani nervosamente e un desiderio irrefrenabile di muoversi s'impossessò di lei.

Sfogliò frettolosamente le pagine del libro che aveva in mano e le parve di aver trovato qualcosa di interessante. Iniziò a tossicchiare per attirare l'attenzione del Serpeverde, che alzò lo sguardo, chiuse il libro, lo ripose e si diresse verso di lei, guardingo.

«Che hai trovato?» chiese.

La Grifona gli indicò un punto di una pagina, che l'altro iniziò a leggere attentamente.

«Ma, Granger, questa fattura ha effetto solo su persone che hanno più di 17 anni, non hai letto?» obiettò lui.

La Prefetta si scusò per l'errore, imbarazzata, e tornò alla propria indagine.

Aveva commesso un errore da principiante, non aveva letto con sufficiente concentrazione.

Dopo qualche minuto ritornò a sentirsi infastidita e smaniosa di fare qualcosa. Iniziò a sfogliare libri a caso, anche se non c'entravano con la ricerca, e ne presentò pezzetti che le parevano utili a Draco, il quale, volta per volta, trovava qualche clausola per cui quelle fatture non fossero valide per loro due.

Era come se qualcosa si fosse impossessato di lei, gli portava libri ogni dieci minuti. Al sesto tentativo, il ragazzo la bloccò con una mano sulla spalla e la fissò dritto dritto negli occhi:

«Granger, ti senti bene? Fai errori che una pignola come te non farebbe mai. Se non hai semplicemente voglia di fare questa cosa puoi dirlo.»

Lei lo fissò, più confusa che mai:

«E' che non so cosa mi sia preso, sarà il periodo scolastico, tutto qui.» la chiuse lì, evitando accuratamente il suo sguardo, che la stava facendo arrossire.

La Serpe sembrò assecondarla, con una sospetta gentilezza:

«Ti è venuto solo ora o anche prima di venire qui? Sei agitata?»

«Solo da quando sono qui, sì, può darsi che io sia un po' nervosa.» rispose lei, giocherellando con le maniche della divisa.

A quel punto, Malfoy scoppiò a ridere fragorosamente, tant'è che la ragazza lo intimò di stare zitto. Draco premette la propria mano sulla bocca, tentando invano di reprimere il riso.

Siccome non la smetteva proprio di sghignazzare, Hermione, viola dall'imbarazzo, prese un libro e glielo tirò, non troppo forte, addosso. Il volume lo colpì ad un braccio, poi cadde a terra con un lieve tonfo.

La Serpe lo raccolse da terra, senza smetterla di mantenere una certa aria divertita, e, sbalordendo la ragazza, che pensava che lui se la potesse esser presa per il libro, le disse:

«Se non ti conoscessi bene, Granger, direi che ti sei presa una bella cotta per me!»

Scoppiò di nuovo a ridere, mentre la ragazza, in estremo disagio, gli urlava dietro cose come “Ma non dire assurdità!” “Basta dire stupidaggini!” o “Sei proprio un idiota!” e gli tirava libri addosso, ma lui non l'ascoltava, schivava i pesanti volumi e continuava a sghignazzare irrefrenabilmente. Per fortuna non c'era nessun altro in biblioteca, altrimenti si sarebbero sicuramente lamentati di tutto quel baccano.

Dopo diversi minuti la situazione iniziò a calmarsi ed Hermione iniziò a raccogliere e a riparare i libri che aveva lanciato contro il ragazzo, lamentandosi a mezza voce:

«Guarda che cosa mi hai fatto fare!»

A quel punto sentì un forte colpo dietro al ginocchio, che le fece perdere l'equilibrio e la fece cadere a terra.

«Ops! - esclamò la Serpe, ghignando, raccogliendo il tomo che le aveva tirato. La Prefetta gli lanciò uno sguardo furioso. - Oh, non guardarmi così, sei tu che hai iniziato. Sai che non è conveniente sfidare una Serpe.»

Poi si voltò e la spronò affinché lo aiutasse a rimettere in fretta a posto il disordine che avevano creato. Qualche colpo di bacchetta e tutto fu sistemato.

«Con chi vai alla cena di Lumacorno, Granger?» saltò su lui.

«Ma che razza di domanda è?» chiese lei, irrequieta, tirando ripetutamente i lembi della maglia.

La Serpe, in silenzio, la intimò con lo sguardo a rispondere.

«...con Cormac...» disse con risentimento, come se stesse raccontando alla mamma la marachella appena compiuta.

Draco sospirò rumorosamente e scosse la testa. Quella ragazza era senza speranze.

«Ormai abbiamo cercato quasi dappertutto. Forse potrei...» iniziò a proporre Hermione, ma l'altro la interruppe:

«Non nel Reparto Proibito, Granger.»

La ragazza si paralizzò, poi si riprese e disse:

«Io non credo che...»

La Serpe la interruppe con un gesto della mano.

«Come non detto, santarellina. Ci penso io...» rispose, poi prese di fretta la sua roba, senza neanche guardarla in volto e se ne andò, lasciandola senza parole.

La Grifona non voleva voltargli le spalle, ma non voleva nemmeno violare le regole della scuola.

Non riuscì a muoversi, a tentare di fermarlo. Lo guardò andare via, poi tornò nel suo dormitorio, delusa di se stessa, perché si sentiva in colpa.

Passarono i giorni e i due continuarono ad incrociarsi, sempre per il volere di quello strano destino, ma non si parlarono più. Hermione era frustrata, voleva sapere qualcosa dalla Serpe, voleva sentirgli pronunciare anche solo una singola parola, ma nulla.

Questo, almeno, fino alla cena di Lumacorno.

La Grifona si era ben vestita per la serata, malgrado non si aspettasse granché: in fondo il suo accompagnatore era solo Cormac, non Ron.

Quest'ultimo avrebbe passato la sua serata a sbaciucchiarsi con Lavanda.

La Grifona, invece, era decisamente sotto tono. Andò alla festa di malavoglia, cercando di evitare il più possibile il proprio cavaliere. Almeno era in compagnia di amici come Harry, Neville e Luna.

Quest'ultima, ad un certo punto, le si avvicinò con una leggiadria quasi fantasmagorica e le sussurrò:

«Ciao, come stai? Ginny mi ha detto che qualche giorno fa non ti sei sentita troppo bene.»

Hermione, sorpresa, le rispose:

«Bene, Luna, grazie!»

A quel punto, la Prefetta non sapeva bene come continuare il discorso (avrebbe fatto di tutto pur di temporeggiare con Cormac), ma ci pensò la Corvonero ad evitare il silenzio:

«Allora, la volpe si è rimangiata la parola? Ha iniziato a gradire l'uva?»

Hermione la guardò confusa.

«Come, scusa?»

«Non temere, sono sicura che di stasera si farà vivo! - Un rumore interruppe la festa. Gazza irruppe nella sala, tenendo qualcuno stretto per un braccio. Era Draco Malfoy. - Oh, eccolo! Vedi? Che ti avevo detto?» poi se ne andò.

La Prefetta spostò lo sguardo, sconcertata, da Luna, che si stava ormai disperdendo nella folla, alla Serpe, che si stava sorbendo la ramanzina dal custode del castello.

«D'accordo, d'accordo, mi sono autoinvitato alla festa.» ammise la Serpe, che incrociò lo sguardo di Hermione e la fissò per qualche istante, poi le fece un cenno col capo, come per invitarla a seguirlo.

Fu cacciato malamente fuori da Gazza, che non stette a sentire i deboli discorsi di Lumacorno.

La ragazza si scusò con Cormac, dicendogli che non si sentiva bene e che doveva andare in bagno, e iniziò a seguire Draco.

Mentre lo faceva, sentiva crescere una sorta di speranza in lei, che correva in quei corridoi, iniziando lentamente a increspare le labbra in quello che sembrava un sorriso.

Lo vide e lui si fermò, si voltò e la guardò a lungo, finché lei non giunse davanti a lui.

«Allora? Hai trovato qualcosa?» chiese lei, entusiasta, facendosi più vicina.

Lui fece un passo indietro.

«Non avvicinarti. Voglio che tu stia qui, ferma, nascosta dietro questa colonna ad ascoltare. Devi capirlo una maledetta volta per tutte.»

Hermione lo guardò, confusa.

Il Serpeverde aveva uno sguardo visibilmente alterato, il suo alito puzzava di alcol e lui non stava neanche troppo bene in equilibrio.

La Prefetta, il cuore che le batteva più forte che mai, tentò di iniziare un discorso, ma lui la zittì, premendole una mano sulla bocca, poi si allontanò lentamente, facendole segno di stare immobile dov'era.

«Non azzardare a muoverti, testarda che non sei altro.» ordinò freddamente.

Nel corridoio si udì rumore di passi. Draco si diresse verso la fonte del suono.

Una voce profonda e tagliente iniziò a parlare:

«Devi essere più prudente, Draco. Non vorrei che tu fossi espulso.»

«Cosa sta insinuando?» rispose il ragazzo.

«Qualcuno sospetta già di te, fai attenzione.» lo avvertì quello che Hermione riconobbe essere Piton. Ma di che diamine stavano parlando quei due?

«Lei non può fare nulla. Si faccia gli affari suoi.»

«Lascia che ti aiuti. Smettila di rifiutarti di venire nel mio ufficio.»

«Altrimenti?»

Seguì una breve pausa di silenzio. Come poteva Draco rivolgersi così ad un professore?

«Ascolta. Ho stretto un Voto Infrangibile...»

«Non mi interessa. Io sono stato scelto e io porterò a termine il piano che lui ha affidato a me, il mio signore!» esclamò il biondo, altero.

Hermione, da dietro la colonna, sobbalzò. Chi era questo lui?

Un terribile, orribile sospetto si insinuò nella sua mente: tutto quello che aveva creduto crollò in quel preciso istante.

Tutto combaciava: i sospetti di Harry, quel discorso di Draco prima di parlare con Piton, quella missione segreta, quella volta al Lago, dove avevano accennato a Voldemort, quella volta nel bagno con Mirtilla, quello “Stammi lontana”.

Ormai ad Hermione appariva chiaro: Draco era un Mangiamorte.

La consapevolezza la fece piegare sulle ginocchia. Si sentì senza fiato e l'unica cosa che le venne in mente di fare fu scappare il più lontano possibile da Draco Malfoy, quello stesso ragazzo che ora era la causa delle sue lacrime. Iniziò a correre, frastornata, salì le rampe di scale saltando gli scalini e qualche volta si inciampò. Dopo esser giunta nella sala comune, si rifugiò nel dormitorio vuoto e scoppiò a piangere sul letto, finché non si addormentò, ormai senza forze.

Non seppe mai quello che accadde nel mentre.

Il Serpeverde udì chiaramente lo scalpiccio e i singhiozzi della Grifona, mentre si allontanava.

Si voltò verso il professore per riprendere il discorso. Pensò a cosa dirgli, ma lui lo precedette.

«Io so di lei.» affermò Piton.

«Cosa? Di che sta parlando?» chiese il biondo, inquieto.

«So di Hermione Granger. So cos'hai trovato oggi pomeriggio in quel libro del Reparto Proibito.»

«Non capisco che cosa voglia insinuare.»

Silenzio, poi il professore riprese:

«Chi credi che ti abbia mandato il Veritaserum? Chi credi che le abbia mandato quel misterioso messaggio con scritto “Mi dispiace”?»

Draco si immobilizzò. Era in trappola. Tentò di replicare, ma non ci riuscì. Rimase semplicemente lì, paralizzato, incapace di reagire.

«Io posso aiutarti, posso salvare entrambi. Fidati di me.»

«Perché?»

«Per lei. Non è così? Perché vuoi proteggerla.»

«Lei non mi può dire cosa voglio o non voglio!» urlò Malfoy, furioso. Come sarebbe uscito da quell'assurda situazione?

«Allora te lo chiederò semplicemente, un'ultima volta: vuoi che lei muoia per quello che sta per accadere o vuoi che io tenti di salvarla?»

La Serpe fissò il pavimento, poi alzò lo sguardo e fissò Piton, strinse i pugni, si avvicinò a lui e gli sussurrò:

«La salvi, la prego.»

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Capitolo 10
*** I'll give it to someone special ***


«Libri...presi; piume, inchiostro e pergamene anche. Vestiti e occorrente per lavarsi ci sono. Il resto lo avevo già controllato. Perfetto.» concluse Hermione, chiudendo con soddisfazione la valigia. Indossò il cappotto, i guanti e il cappello, prese i bagagli e s'incamminò verso l'uscita della sala comune. Scese le scale con tranquillità, mentre le sue valigie fluttuavano dietro di lei.

Stava arrivando alle porte della Sala Grande per salutare i suoi amici, quando sentì un soffio gelido accarezzarle il capo e si voltò: era il Barone Sanguinario.

La Grifondoro sussultò e fece un balzo indietro. Il fantasma non era esattamente nella lista delle persone che le stavano simpatiche.

Lui strizzò gli occhi e le chiese:

«Sei la signorina Granger?»

La ragazza, confusa, annuì. Di solito quel fantasma si divertiva a spaventare chiunque non fosse un Serpeverde e ora, invece, le rivolgeva perfino la parola.

«Mah! I tempi moderni...!» esclamò contrariato, senza guardarla in faccia, poi fluttuò lontano e scomparve dietro una parete.

Hermione, intontita, se ne andò a salutare i suoi amici, alcuni dei quali avrebbe visto anche le vacanze.

Diede ancora un ultimo sguardo, un po' intimorito, alla Sala Grande, decorata da maestosi alberi di Natale, addobbati da palline del colore di ogni Casa, poi arrivò il momento di andare.

Caricò le valigie sul treno e, con timore, si ricordò di dover pattugliare il treno. Inspirò profondamente, si mise la spilla da Prefetto e salì a bordo. Fece qualche passo per controllare gli studenti, ma si accorse di un lieve tremore che pervadeva il suo corpo.

Provò a respirare, però la gola si contrasse tutta in un colpo, dandole l'impressione di soffocare.

Prese un po' di coraggio e avanzò, ostentando una falsa sicurezza.

Durante il viaggio, evitò accuratamente di passare nella zona dei Serpeverde, che si rintanavano nei soliti vagoni appartati.

Una volta giunta a casa, ancora turbata, si ritrovò con i muscoli tutti indolenziti dalla tensione. Posò tutti i bagagli e disfò le valigie.

I genitori l'avevano accolta calorosamente, concedendole un attimo di tregua dai suoi pensieri. A questo proposito, ritenne che iniziare a fare i compiti l'avrebbe aiutata a concentrarsi sulle proprie priorità. Per un po', in effetti, riuscì a fingere che fosse davvero così, poi iniziò a sospirare e a provare un senso di fastidio generale, che la stava sconcentrando, dunque mollò tutto e si prese la testa fra le mani. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Draco Malfoy.

La sua mente, più confusa che mai, vagava da pensieri come “E' un Mangiamorte.” a “Non è cattivo, è solo incompreso.” a “Potrebbe essere pericoloso, dovrei riferirlo a qualcuno, ma lui si fida di me.”.

Addirittura, la notte successiva a quando aveva scoperto il segreto della Serpe non era riuscita a dormire. Col passare dei giorni quel pensiero era diminuito in frequenza, ma rispuntava sempre, prima o poi, per tormentarla.

In quei giorni di vacanza, infatti, s'impose di concentrarsi e di portarsi il più avanti possibile coi compiti, tuttavia era sempre con la mente altrove.

Per fortuna arrivò il pranzo di Natale, con regali e tante delizie da mangiare, tra parenti che non vedeva da mesi e una sensazione di calma apparente.

Rispose alle domande di zii e cugini, che le chiedevano della sua vita. Ovviamente nulla era vero, non poteva raccontare la sua reale vita e ciò la metteva a disagio, non era una ragazza né troppo chiacchierona né bugiarda.

Fingere le pesava, infatti dopo pranzo decise di andare a fare una passeggiata per conto suo, stufa dei quesiti sempre più insistenti che le ponevano i parenti. Se possibile, erano peggio di Rita Skeeter.

Tutti rimasero un po' sconvolti dalla sua decisione, ma lei si giustificò frettolosamente dicendo che era una bella giornata e che voleva digerire in fretta quel mastodontico pranzo che aveva appena finito di mangiare.

Uscì fuori, respirando a pieni polmoni quell'aria tanto fresca e crogiolandosi alla luce del sole, che le accarezzava la pelle, dopodiché iniziò la sua camminata.

I parenti che li avevano ospitati abitavano in centro Londra, quindi la ragazza sapeva orientarsi bene nella città. Magari avrebbe perfino potuto fare un salto a Diagon Alley.

Camminò lungo le vie, ricolme di gente costantemente di fretta, osservando i taxi neri, gli autobus rossi a due piani e i meravigliosi palazzi della zona centrale.

Si soffermò, ad un certo punto, a guardare il monumento alle donne cadute nella Seconda Guerra Mondiale a Whitehall e il suo cuore iniziò a martellare insistentemente nel petto: non era l'unica a osservare quel monumento in quell'istante. A poca distanza da lei c'era un ragazzo alto, smilzo, dai capelli color argento.

Hermione iniziò a fissarlo, spaventata, senza riuscire a muoversi in alcun modo.

Lui si accorse che qualcuno lo stava osservando e si voltò. Quando la vide, socchiuse leggermente le labbra dalla sorpresa, strinse i pugni, fece per voltarle le spalle, ma poi cambiò idea e si diresse verso di lei.

«Merlino, se dovevo proprio incontrare te...Granger, mi sono perso.» le disse Draco Malfoy.

«Quindi, ricapitolando, ti sono capitata come una disgrazia, ma hai bisogno di me. - commentò lei, fredda, senza guardarlo in faccia. - Dammi un solo motivo per cui dovrei aiutarti.»

«Perché sei una Grifondoro e non mi lascerai qui fuori, perso e al freddo.»

La Grifona sbuffò e si decise finalmente a guardarlo in faccia.

«Cosa ci fai qui?»

«Ero, ecco, venuto a vedere questo monumento. Ho chiesto indicazioni, che Merlino me ne scampi, a dei Babbani, ma ora non so come tornare indietro...volevo vedere se quei libri raccontavano il vero.» rispose, mezzo schifato.

«Ma non potevi usare una mappa?» chiese la Prefetta, segretamente felice che Draco si stesse informando sulle vicende del mondo babbano.

«No, voglio dire, non si muovevano le immagini e non potevo manco lanciarci sopra un incantesimo! Ma come fanno ad orientarsi?»

Hermione lo guardò come se fosse un alieno, scosse la testa e gli fece cenno di seguirla.

«Da Diagon Alley in poi sai orientarti?» gli chiese.

«Sì, ovvio.»

La Grifondoro fece qualche passo, poi si fermò, sentendosi un vulcano sul punto di esplodere.

«Non lo dirò a nessuno, ma perché me lo hai detto? Perché rischiare tanto?»

«Non lo hai capito? Continueremo a incontrarci e tu devi conoscerne i rischi, ma non puoi andartene perché questa maledizione misteriosa ci tiene uniti, in qualche modo.»

«E se ci fossimo sbagliati? Se fosse solo frutto della nostra immaginazione?»

Draco la guardò dritto negli occhi, indicandola con un dito.

«Tu credi davvero che sia frutto della nostra immaginazione?»

«No.» ammise la ragazza.

«Certo che no, dopotutto sei la strega più brillante della nostra età...o così dicono.»

Hermione rimase un attimo basita. Era un complimento?

«Quindi...che si fa?»

«Quindi ci allontaniamo da questa strada primaria, perché qualcuno potrebbe vederci e mi porti a Diagon Alley.»

«Non hai risposto.» gli fece notare la Grifondoro.

«E non ho intenzione di farlo.» la rimbeccò Draco.

Si allontanarono dalla via principale e sgattaiolarono nei vicoli meno affollati, facendo attenzione a non farsi notare troppo. A ogni svolta guardavano attentamente che non ci fosse nessuno di sospetto a seguirli.

«Malfoy, la prossima volta che decidi di visitare il mondo babbano, vestiti adeguatamente. Si vede che non sei di queste parti.»

«In realtà sono elegantissimo, sono i Babbani che si vestono male.» ribatté lui, fiero.

«Uffa, a forza di sparare cavolate mi hai fatto perdere l'orientamento!» esclamò Hermione, irritata.

«Non stai scherzando, vero? Ci siamo persi?»

La ragazza annuì, dispiaciuta.

«Oh, poco male, ho fame. Qui fanno da mangiare?»

«Non ci posso credere! - esclamò Hermione, allibita. - Ci siamo smarriti e tu pensi al cibo. Mi sembri quasi Ron!»

Draco si scurì in volto.

«Non paragonarmi a quello lì.»

La Grifona notò che il ragazzo era diventato improvvisamente turbato.

«Dai, scherzavo.» rispose debolmente Hermione.

«Pazienza, troviamo un posto in cui mangiare.»

Girarono per qualche via e lo trovarono, un piccolo bar nascosto, molto pittoresco. Si sedettero.

Draco si stava osservando intorno, incuriosito. Certamente non era mai stato in un posto del genere.

«Non eri lì per vedere il monumento, vero? Oggi è Natale, dovresti essere con i tuoi parenti.» osservò la Grifona.

«Granger, vedo che ami fare domande scomode. Ti farà piacere sapere che c'è stata una lite di famiglia e io me ne sono andato, ma ciò non toglie che volessi davvero vedere quel monumento, ne avevo letto da qualche parte a inizio mese.»

Da quando Malfoy sentiva il bisogno di giustificarsi con lei?

«Mi...mi dispiace.» rispose, colpita dalla sincerità del ragazzo. Aveva fatto così tanto per avvicinarsi a lei e lei lo apprezzava molto.

«Granger, cos'è questo cibo? Non capisco, aiutami a scegliere.» cambiò discorso lui, prendendo in mano il menù.

Alla fine decisero per un panino pomodoro e mozzarella per lui e un succo alla frutta per lei.

Nonostante non lo desse a vedere, la Serpe apprezzò il semplice pasto.

«Scommetto che ti disgusta ciò che sono.» saltò su lui.

«No, sinceramente no.» rispose la ragazza in tutta onestà.

«Perché? Dopo tutto quello che ti ho fatto...»

Hermione rimase scossa. Era lo stesso ragazzo che un'ora prima non aveva affatto voglia di parlarle?

Lei allungò, tremante, la sua mano e la posò sul suo braccio, per rassicurarlo. Avvampò.

«Sei vanitoso, sbruffone e snob, ma non sei un criminale. Non riesco ad odiarti per quello che mi hai fatto. Ricordi il terzo anno, quando Fierobecco ti ferì? Fui la prima a preoccuparmi della tua salute e a suggerire di portarti in Infermeria, nonostante tutte le tue prese in giro. Quindi, ti chiedo, perché sei un Mangiamorte?»

Draco si maledì mentalmente. Per qualche ragione non riusciva a mentirle.

«Per proteggere la mia famiglia. Ti basti questo.»

«Non c'è pericolo che tu sia torturato...per colpa mia? Perché il Signore Oscuro legge la mente...» chiese lei, improvvisamente consapevole della cosa.

«No, non lo scopriranno, sto prendendo lezioni di Occlumanzia. Non lo dirai in giro, vero? Me lo hai promesso prima.»

«Non lo so...» rispose lei, abbassando lo sguardo.

«Non farlo.»

«Ma potrebbero proteggerti!»

«Chi, Potter? La McGranitt? Mi metterebbero nei guai. Non posso abbandonare la mia famiglia, capisci?»

Hermione tacque. Era una situazione molto difficile.

Era frustrata, avrebbe davvero voluto aiutarlo, ma non riusciva a trovare una soluzione.

«Puoi contare su di me per qualsiasi cosa. Sul serio, se hai bisogno non farti problemi.»

Draco la guardò, incredulo, poi disse, con una certa ironia:

«Questo è proprio tipico dei Grifondoro, cercare di salvare tutti. Se vuoi proprio aiutarmi, dovrai farlo di nascosto. Ad ogni modo non potrai fare molto, temo. In ogni caso, cercare di sbarazzarsi di te è pressoché inutile, quindi non insisterò.»

In effetti la Serpe non aveva tutti i torti: scrollarsi di dosso Hermione era un lavoro fin troppo impossibile.

«Già. Sei a posto, comunque?»

«Sì, sono pieno.»

Hermione annuì e si alzò, poi iniziò a vestirsi e Draco la imitò. Successivamente la ragazza si diresse verso la cassa e pagò per se stessa e per il ragazzo.

Quest'ultimo, un po' irritato, le bisbigliò:

«Maledizione, Granger, dovevi ricordarmelo, questi Babbani hanno soldi diversi...ti offrirò qualcosa prima o poi.».

Lei lo squadrò dalla testa ai piedi e si diresse verso l'uscita

«Lascia stare, siamo a posto così.»

«Un corno, non mi piace essere in debito con qualcuno.»

Hermione sospirò e scrollò le spalle, in segno di resa. Alzò gli occhi e scorse una figura in lontananza, di spalle. La Serpe seguì la linea del suo sguardo e fece un balzo.

La prese per mano, cosa che fece arrossire la ragazza, e la trascinò precipitosamente in un vicolo, poi si fermò e riprese fiato.

«Chi c'è?» gli chiese la ragazza sottovoce, preoccupata.

«Non ne sono sicuro, ma mi sembra un vecchio amico della mia famiglia. Meglio che non ci veda.»

«Per le mutande di Merlino, Malfoy, ora che ricordo...quella è proprio la via per arrivare a Diagon Alley.»

Lui si voltò, lo sguardo incerto.

«Che facciamo?»

«Aspettiamo.»

E aspettarono, aspettarono, mentre il giorno stava diventando sempre più buio e freddo, ma l'uomo rimaneva lì, a parlare con una figura nascosta dietro di lui, che i due avevano notato solo dopo.

«Non hai qualche incantesimo per farli svenire?» chiese Draco ad un certo punto.

«Sì, ma non vedi? E' arrivata altra gente, sono in cinque, non ce la facciamo in due da soli!»

«Non ci sono vie traverse?»

«No, l'entrata è proprio lì vicino.»

«Facciamo così, dimmi dov'è e io vado da solo.»

La Grifona si morse il labbro ed esitò a rispondere. Ciò bastò a far capire all'altro che qualcosa non andava.

«No, è...complicato.»

Decise di assecondarla, voleva scoprire cosa avesse in mente.

«Ma non è l'unica via, giusto?»

«No, ma...è buio.» realizzò Hermione, sconsolata.

«E allora? Non avrai paura!»

La ragazza sbuffò. Quel testone non sapeva nulla della vita babbana.

«E allora io non vado in quelle zone con te e tanto meno poi non torno indietro da sola! Non hai idea dei pericoli che si corrono in una grande città come questa!»

Beccata.

Malfoy scoppiò in una risata fragorosa.

«Sei seria, Granger? Hai paura delle armi dei Babbani? Non possono nulla contro noi maghi!»

«Si vede che proprio non sai nulla! Hanno le pist...delle cose più veloci di qualsiasi incantesimo. Nessun Protego ti potrebbe salvare da quelle. E se sono in molti hanno ancora più possibilità di...- deglutì a fatica. - ucciderti.»

Il ragazzo sembrava seriamente stupito da quelle affermazioni.

«Fai sul serio? E allora cosa proponi?»

La Prefetta fece un lungo sospiro.

«Torniamo domani, con la luce.»

«Ah, sì, certo e dove dorm...no. No. Non lo stai pensando. Io non dormirò con dei Babbani! Questo va...questo è...maledizione!»

E così, tra mille proteste, i due tornarono alla casa dei parenti di Hermione e questa li supplicò di far dormire, oltre a lei e alla propria famiglia, anche “il mio amico...i suoi genitori sono fuori fino a domattina e lui è rimasto chiuso fuori e ha lasciato le chiavi in casa.”

«Ma tu guarda in che situazione sono finito. - si lagnò quando rimasero da soli in camera di Hermione. - Dormire in una casa di Babbani.»

«Uh! Hai mangiato il nostro cibo e stai per dormire nel nostro letto. Presto diventerai uno di noi!» lo prese in giro la ragazza.

Draco rabbrividì, ma non si lamentò ulteriormente. In fondo, era grato di aver trovato aiuto da qualcuno, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Salutò con un cenno della mano la Grifondoro, si andò a lavare in bagno e, finalmente, si sdraiò nel letto che gli era stato preparato, nella camera a fianco di quella di Hermione.

Spense la luce e si rilassò. Non ci impiegò molto ad addormentarsi.

Dopo qualche ora si svegliò, tutto sudato e spaventato, per colpa di un incubo senza nome. Respirò profondamente, cercando di fermare il tremore del proprio corpo, ma, tanto, di riaddormentarsi subito non se ne parlava: era troppo scosso.

Si alzò, un po' affaticato, dal letto e fece due passi nella stanza. Prese la sua bacchetta e notò una flebile luce provenire dal corridoio.

Andò subito a controllare, camminando il più silenziosamente possibile.

Quella flebile luminosità, in realtà, usciva dalla camera della Grifona.

Draco vi si infiltrò, strisciando nel buio e scoprì che la luce non era altro che quella appartenente alla Luna, visibile dalla finestra di quella stanza.

Si mise a guardare attraverso essa. Rimirò il cielo, le strade, le persone ancora in giro e quelle curiose carrucole chiamate automobili in poetico silenzio.

Si dice che chi guarda spesso il paesaggio fuori dalle finestre sia desideroso di libertà.

«Mmh.» mugolò Hermione nel sonno.

Il Serpeverde si voltò di scatto, attratto dal rumore, preoccupato che lei lo potesse vedere, ma la ragazza si rigirò nel letto e non diede segno di essersi accorta della sua presenza.

Un pensiero attraversò come un soffio la mente di quest'ultimo. Avanzò lentamente verso la Grifona, come ipnotizzato, senza riuscire a smettere di fissarla.

Lei si girò e si mise a pancia in giù, lasciando ciondolare un braccio fuori dal bordo del letto.

Una volta avvicinatosi, rimase qualche istante a contemplarla, poi, con uno sforzo sovrumano, allungò la sua mano verso quella della ragazza e la sfiorò delicatamente.

Sospirò rumorosamente e strinse con decisione la mano, ma in modo che Hermione non si svegliasse.

S'inginocchiò per terra, stringendo sempre quella mano e guardandola con attrazione e repulsione allo stesso tempo. Osò, poi, accarezzarla un'altra volta.

Nel farlo, la manica del pigiama che gli avevano dato si tirò su, mostrando un disegno nero sul braccio del ragazzo: il Marchio Nero.

Draco lo notò e una smorfia d'orrore deturpò il suo giovane volto. Prese con la mano opposta il braccio marchiato e iniziò a guardarlo con fare sempre più orripilato. Il suo cuore accelerò, il respiro divenne affannoso, finché non si trasformò, all'improvviso, in un unico, straziante urlo.

Hermione si alzò di scatto dal letto, spaventata, e accese la lampada, cercando la fonte del rumore che l'aveva svegliata.

Notò il ragazzo a terra, tremante. Continuava ad urlare e a fissare il proprio braccio, in evidente stato di shock.

La Grifondoro capì che la situazione era seria, scattò in piedi, chiuse la porta della camera e corse da Malfoy.

«Malfoy, Malfoy! Calmati!» lo intimò.

Ma lui continuava a urlare e a tremare, come attraversato da una scarica elettrica.

«Malfoy! Va tutto bene! Rilassati!» lo pregò, invano.

Presto avrebbe risvegliato l'intera casa.

Hermione afferrò il braccio di Draco e coprì con le proprie mani il terribile Marchio Nero, la sua maledizione, che ora pulsava come dotato di luce propria.

Il ragazzo continuava a fissare quel punto, tremando e respirando affannosamente, scuotendo la ragazza che cercava di aiutarlo.

«Draco...» sussurrò la Grifona, disperata, in un ultimo tentativo di risvegliarlo da quello stato.

Malfoy, riconoscendo il proprio nome, si voltò verso di lei. Era ancora terrorizzato, ma aveva smesso di tremare.

Hermione fissò quegli occhi disperati e non ce la fece più. Si protese verso di lui, allargando le braccia, e lo abbracciò.

Stava per ritirarsi dall'abbraccio, imbarazzata, quando lui, prima rigido, si sciolse e ricambiò spasmodicamente l'abbraccio, alla frenetica ricerca di conforto. Rimasero così per un minuto buono, finché lui non si fu calmato.

“Eccolo qui – pensò Hermione. - Il vero Draco Malfoy.”

A discapito delle fredde apparenze, quel corpo che lei ora stringeva era caldo, piacevolmente caldo.

«Perché devi essere tu? Perché sempre tu devi vedere le mie debolezze?» disse il ragazzo dopo un po', con tono arrendevole. Ormai non poteva farci più nulla, in qualche modo la Grifondoro era sempre l'unica presente in quei momenti.

«Perché tu puoi mostrarmi le tue debolezze. Io non giudico, io non tradisco.» rispose lei semplicemente, sciogliendosi dall'abbraccio. In quel momento non ebbe paura. Sentì che quello che aveva detto era importante e avrebbe saldato il flebile legame che si era creato tra di loro.

Il Serpeverde la guardò, colpito, fece per dire qualcosa, ma poi si trattenne, si alzò in piedi e con un cenno della mano si congedò. Tornò nel suo letto lentamente, poiché era ancora un po' debole dopo lo shock. Si mise sotto le coperte e fece per spegnere la luce, quando vide la Grifona sulla soglia della camera.

«Che c'è adesso?» chiese con tono lievemente irritato. Si era già lasciato andare fin troppo quella sera.

Hermione sussultò e abbassò la testa.

«Niente, volevo...» e si voltò per tornare nella propria camera, ma lui la fermò con la voce.

«Cosa volevi fare?» chiese, realmente incuriosito.

«Volevo farti compagnia finché non prendi sonno. Insomma, per assicurarmi che tu riesca a dormire dopo lo shock...» rispose, paonazza in volto, giocherellando con le mani.

La Serpe scoppiò a ridere.

«Seriamente, Granger? Va bene, ti lascerò fare, ma solo per questa volta.»

Lei, visibilmente stupita, si avvicinò, prese la sedia che c'era vicino al letto e si sedette sopra.

Draco spense la luce e i due rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, finché Malfoy non si addormentò.

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