Touch down!

di ketyblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Gladiators di Kiri ***
Capitolo 2: *** Di architetti, ingegneri e farmacisti ***
Capitolo 3: *** Di sogni erotici, nuovi coach e torte gelato ***
Capitolo 4: *** Di scarsi utility-back, nani e relazioni finite ***
Capitolo 5: *** Di sopracciglioni, calendari sexy e compleanni ***



Capitolo 1
*** I Gladiators di Kiri ***


Touch down!

 

 

Capitolo 1: I Gladiators di Kiri

 

 

Pioveva. Era sempre stato un buon auspicio per la loro squadra.

A questo pensava Shikamaru mentre affondava i tacchetti nella fanghiglia e dava manforte a Choji nella mischia ordinata.

Da buon stratega qual era riuscirono a guadagnare il pallone, Naruto in seconda linea spiccò una corsa da paura e segnò la prima meta della partita.

Durante il secondo tempo smise finalmente di piovere, migliorò anche l'aderenza al terreno, il Nara si guardò intorno ed erano tutti ricoperti di fango.

Quanto a lui stava elaborando una strategia che potesse fare al caso loro, ma come? Dovevano sicuramente puntare a non far toccar loro la palla, l'attacco degli avversari era infallibile, così come i loro calci di punizione, ma erano piuttosto carenti in difesa, avevano un estremo e le due ali pressoché inutili, un corridoio perfetto per poter segnare la meta della vittoria.

Fece un breve cenno alla seconda linea, Naruto e Sasuke capirono al volo e chiusero gli avversari placcandoli. Gaara, lesto, riuscì a prendere la palla e a passarla a Choji che con un balzo che fece tremare lo stadio tirò a meta.

 

La partita si concluse con un buon 30-33, avevano guadagnato un paio di punti in classifica, adesso erano terzi. Nello spogliatoio si respirava un clima goliardico.

“Ops, ragazzi, mi è caduta la saponetta, chi mi aiuta a raccoglierla?” urlò Kiba tra le risate generali. Il suo vicino di doccia gli diede una gomitata nelle costole.

“Non lo urlare così vicino a Deidara che potrebbe seriamente farci un pensierino, eh!” rise Naruto indicando l'altro biondo della squadra che di tutta risposta storse il naso.

“Potrebbe essere solo un onore per te, Inuzuka, sei sfortunato, io preferisco i rossi!” ammiccò verso Sasori che arrossì lievemente. Si prendevano in giro così da tanto tempo, da quando Sasori e Deidara avevano fatto outing.

“Certo, la volpe che non arrivava all'uva diceva che era acerba!” rispose piccato l'Inuzuka uscendo dalla doccia.

 

“Ohi, Shikamaru, complimenti, bella tattica, se la prossima volta ti serve uno slancio più giovanile puoi pure rivolgerti a noi trequartisti eh!” esclamò un Rock Lee entusiasta prendendo per un braccio il suo amico di sempre Neji che stava diventando di tutte le sfumature del rosso.

“Certamente, Lee. Ma come ti ho già spiegato i trequartisti difendono e passano la palla alle prime linee.” ripeté per la miliardesima volta. Quel Rock Lee sembrava avere energia infinita, voleva sempre fare tutto lui, ma doveva anche ammettere che era preciso e scattante nel suo ruolo e con Neji si capivano al volo.

 

“Oh, gente, guardate che là fuori inizia il terzo tempo senza di noi!” esclamò Naruto allarmato, per niente al mondo avrebbe rinunciato a mangiare e bere a sazietà gratis. Dopo tutta la pioggia che avevano preso poi!

“Dobe, guarda che se vai avanti così a battere la fiacca diventerai 200 kg e non sarai più buono nemmeno come pilone, eh!” le prese in giro Sasuke mettendosi il borsone a spalla.

“Ha parlato il signor perfettino! Ma se in palestra muori dopo aver corso cinque minuti, ah, già, forse è per tutte le sigarette che ti fumi!” passò al contrattacco.

“Ma basta voi due, dai, aspettate un attimo coloro che si prendono le botte da tutti!” si intromise Kiba con un vistoso occhio nero insieme a Choji con un labbro spappolato.

“Ah, Uzumaki, non dureresti un minuto come pilone, parola mia!” commentò bonario l'Akimichi.

 

Una volta usciti tutti per il terzo tempo strinsero la mano agli avversari, si bevvero una birra in loro compagnia e ci fu anche chi si fiondò sul buffet come se non mangiasse da una settimana.

“Certo che però è una noia, eh! Sto terzo tempo è sempre la sagra della salsiccia, mai una ragazza...” Kiba stava per essere interrotto da Shino che gliene stava indicando una che era più uomo di loro due messi insieme.

“...decente, intendo, amico!” al che l'Aburame ritornò nel suo angolo oscuro ammutolendosi.

“Inuzuka, se vuoi beccare, il campo da rugby non è proprio il massimo. E poi, comunque, ce ne sono di ragazze!” intervenne Shikamaru andando in contro alla propria ragazza dai tempi del liceo, Sabaku no Temari, nonché sorella di due membri della squadra, Gaara e Kankuro.

“Grazie al cazzo, Nara. Tu hai già tutto a casa!” disse maligno addentando una braciola.

“Beh almeno lui una ragazza ce l'ha, cane pulcioso!” replicò acida la biondina chiamandolo con quell'epiteto che lui odiava. Sì, Kiba adorava i cani, solitamente in panchina portava anche il suo adorato cagnolone Akamaru, che era più che altro una mucca.

“Meglio soli che mal accompagnati, sai?” grugnì soffocando i suoi dispiaceri in una birra scura.

 

La storia tra Temari e Shikamaru era né più né meno come tutte le storie adolescenziali, si erano conosciuti il primo anno di liceo, lei lo stuzzicava, lui la considerava una seccatura, e alla fine si erano innamorati.

Il Nara la guardava, ormai dormiente, nel suo letto. Si ritrovò a sorridere, Temari, la sua prima ragazza, il suo primo amore, la sua prima volta...

Ultimamente si vedevano ben poco, lui si era trasferito per l'università a Kiri e tornava solamente nei weekend in cui non doveva giocare alcuna partita. Quindi una volta al mese, se andava bene. Allora lei aveva cominciato a far la spola tra Konoha e Kiri, quando poteva e quando aveva ferie dal lavoro.

La baciò sulla guancia e si addormentò anche lui.

 

Una squadra è come una famiglia, soprattutto se si è studenti fuori sede, ma soprattutto se con quelli della tua squadra ci condividi pure la casa.

È una vera seccatura.

Dal momento che gran parte dei giocatori della squadra erano studenti fuori sede che godevano di borsa di studio per meriti sportivi, la società aveva deciso di mettere a loro disposizione, a prezzi agevolati, degli appartamenti.

“Gente, qualcuno ha di nuovo vuotato il frigo, cazzo!” esclamò una bionda che frequentava molto spesso quella casa che era già stretta di per sé. Seguirono imprecazioni provenienti dal divano del salotto.

“Oh, cane pulcioso e Akamaru! Ben svegliati!” disse in tono ironico. Kiba dormiva sempre sul divano quando lei gli invadeva la stanza per stare con Shikamaru.

“Sorella brutta di Gaara e Kankuro, buondì!” sbuffò lui dirigendosi in bagno per non doverle parlare oltre.

 

“Teme, sveglia! Ci perdiamo l'inizio della lezione, sennò!” esclamò il biondo Naruto nell'oscurità della stanza. L'Uchiha ogni mattina ripeteva la stessa pantomima.

“Dobe, non me ne frega un cazzo, sono stanco, stasera c'è allenamento e comunque, dato che diventerò un rugbista di fama mondiale non avrò bisogno di alcuna laurea...” sbuffò lui tra uno sbadiglio e l'altro.

L'Uzumaki non ebbe scelta, aprì di scatto le persiane e udì una bestemmia ovattata dal piumone.

“Ed è qui che ti sbagli, stasera niente allenamento, andiamo con i ragazzi a fare un giro!” disse tirandogli via il piumone e facendolo ghiacciare lì da solo.

 

Faceva sempre strano andare in facoltà il lunedì mattina, con le ferite di guerra stampate direttamente in faccia. Soprattutto se si era alti più o meno due metri e con una criniera fulva che attirava sempre l'attenzione di tutti. Shikamaru per questo motivo detestava girare con Choji quando era conciato male dopo la partita. Lo guardavano tutti e la gente guardava pure lui.

“La prossima volta fai meno l'eroe in mischia, potevano farti male sul serio!” esclamò il Nara guardando il labbro gonfio dell'amico.

“Lo sai che quando ci prendo la mano non riesco a fermarmi. Il rugby credo sia la cosa migliore che mi sia mai capitata!” gli rispose sorridendo, fiero del suo occhio nero e di tutte le sue ferite di guerra.

“Beh, ora nessuno può più chiamarti ciccione, altrimenti lo disintegri! E poi puoi sempre farmi da bodyguard!” scherzò l'amico entrando in aula.

 

La giornata passò senza troppi intoppi. Shikamaru arrivò sul pianerottolo di casa e si divise da Choji che abitava al piano di sopra insieme a Shino, Rock Lee, Neji e Sai.

“Sono a casa! Spero per voi che qualcuno abbia fatto la spesa!” sbottò il Nara buttando la tracolla colma di libri sul divano. Non ottenne alcuna risposta, vide la porta che dava sul balcone aperta e ci si avvicinò con un ghigno.

“Ma buonasera, Uchiha!” esclamò notando il moro che fumava solitario. Probabilmente non era andato a lezione, di nuovo.

“Nara...” rispose senza interesse.

“Lo sai, vero, che se non passi gli esami non ti riconfermano la borsa di studio e non potrai più giocare?” chiese schietto. Il moro sussultò. L'aveva colto alla sprovvista.

“Ma vai a rompere da un'altra parte, per favore. Uno che sa giocare come me in seconda linea non ha bisogno di tutte queste stronzate.” l'aveva fatto arrabbiare, eccome.

“Allora almeno smetti di fumare e passami gli ultimi tiri!” gli fece cenno con la mano. Sasuke sbottò contrariato e gli mise in mano la sigaretta a metà.

“Agli ordini, capitano! Meno male che dovresti dare il buon esempio, eh! Ah, comunque guarda che credo Temari lo sappia che continui a fumare di nascosto. Ti tiene per le palle!” e rientrò in casa.

Il ragazzo dal codino sbuffò. Già, quell'anno era stato nominato capitano. Gli sembrava così strano, non era né il migliore in campo né il veterano, ma capitano di cosa, poi? Di quella banda di spostati? Bell'affare!

 

Un tonfo sordo proveniente dall'ingresso fece intuire a tutti che Naruto era rientrato, anzi, a giudicare dalle bestemmie provenienti da lì era rientrato anche Kiba.

“Ti ho detto di no, abbiamo già un cane, non ho intenzione di badare anche a quell'affare!” sbottò Kiba indignato indicando uno scatolone di cartone che aveva in mano il biondo.

“Semmai tu hai un cane, quindi io posso sentirmi libero di comprare l'animale che preferisco!” già alla parola animale Sasuke si irrigidì. Che cosa diavolo aveva comprato di nuovo? La cavia peruviana che aveva poi rifilato a Sai non gli era bastata da lezione?

“Fermi tutti! Che cazzo significa?” tuonò Shikamaru dalla cucina.

“Ma nulla, Uzumaki ha deciso di comprare una tartaruga senza dire un cazzo a nessuno!” si lamentò Kiba. Il Nara sbucò dalla cucina con cipiglio severo.

“Ma guardalo, ha degli occhioni così dolci! Ti chiamerò Larry!” esclamò il biondo tutto contento abbracciando il suo nuovo animaletto.

“E Larry ha una teca o una gabbietta in cui stare o dobbiamo tenercelo in giro per casa?” chiese ironico Sasuke sapendo già la risposta.

“Ma poverino, non posso chiuderlo in gabbia, soffrirebbe! Facciamo che lo tengo in camera mia e gli costruisco una cuccia!” sembrava un bambino di cinque anni.

“Facciamo che Larry se ne ritorna al mittente in un nanosecondo!” intervenne Kiba guardando con aria di sfida la povera tartaruga.

“In camera mia quel coso non ci entra!” si oppose Sasuke.

“Shikamaru, tu che ne pensi? Facciamo a votazione e...” Kiba si interruppe. Il Nara si era volatilizzato, come tutte le volte in cui scoppiava una discussione. Maledetto stronzo.

 

Choji corse ad aprire la porta. Dai toni soavi che aveva udito dal piano di sotto ci avrebbe scommesso che il Nara sarebbe venuto a chiedere asilo politico.

“Non hai idea, Cho, Naruto ha comprato una tartaruga e Kiba e Sasuke stanno uscendo di testa!” rise amaramente. Sapeva che sarebbero dovuti tornare su quel discorso non appena lui fosse sceso.

“Avevamo intuito. Larry, giusto?” sorrise l'Akimichi. In quelle case si sentiva tutto quello che facevano e dicevano i vicini, il concetto di privacy era inesistente.

“Peccato, fosse stato un insetto sarebbe stato molto più interessante” disse Shino con fervore. Sì, era un patito di insetti, gli piaceva allevarli, a casa sua possedeva sedici teche di blatte. Un tipo alquanto inquietante.

“Guarda, ci manca solo più quello. Se vuoi posso portarti un barattolo di pulci di Akamaru, su 90 kg di cane ne avrà almeno un trilione!” scherzò Shikamaru.

“Dici sul serio? È un pensiero davvero gentile! Grazie, amico!” e notò un bagliore provenire da dietro gli occhiali scuri che portava sempre. Probabilmente era commosso. E Shikamaru era un idiota.

“S..sì.” biascicò buttandosi sul divano.

Dalla cucina provenivano canzoni stonate, probabilmente era il turno di Rock Lee a preparare la cena. Anzi, ne era sicuro.

“Ma dov'è Neji?” era strano non vedere la figura massiccia dello Hyuga completamente stravaccata sul tappeto.

Alzò lo sguardo e calcolò mentalmente quanti soldi della caparra avrebbero dovuto lasciare giù i suoi compagni di squadra per tutti i graffiti che Sai aveva fatto sul muro.

“Stamattina è uscito presto e sembra disperso... a proposito, per che ora avevate intenzione di uscire?” Choji gli ricordò dell'uscita e lui non ne aveva la minima voglia.

“Nah, io non esco, Temari poi si incazza e mi tiene delle ore al telefono dicendo che io la tradisco con tutte quelle troie che mi saltano addosso, certo, come no!” sbadigliò il Nara.

“Ma Shikamaru! Non puoi neanche fare il vecchio così, usciamo tutti quanti, non fare il diverso, a quello di pensano già Deidara e Sasori!” rise Choji alla sua stessa, triste, battuta.

“Ci penserò.” voleva dire no.

 

Tornò in appartamento quando la bufera si era calmata. Larry in effetti era carino, zampettava sul tappeto e ogni tanto beccava sulle zampe Akamaru. Kiba guardava ancora la tartaruga con odio e Naruto sembrava aver risvegliato il suo istinto materno.

Sasuke, appoggiato al muro, era rimasto paralizzato dalla tanta idiozia che gli si parava davanti.

“Eccolo il fuggitivo! Complimenti, svicolassi così bene anche in mischia saresti un campione!” lo prese in giro l'Uchiha. In realtà anche lui avrebbe preferito andarsene dai vicini piuttosto che stare lì insieme a quelle due zucche vuote, o teste di cazzo.

“Però stasera esci, l'hai promesso. E dille una bugia, cazzo!” disse Kiba smettendo per un attimo di guardar male Larry.

“E va bene. Basta che la smettete di rompermi i coglioni. Esco con voi!” si arrese, non aveva nessuna voglia di discutere.

 

Alle dieci in punto trillò il campanello del loro appartamento. Aprirono e si ritrovarono la casa invasa dai vicini e anche dai dirimpettai. Ovviamente avevano fiutato l'idea dell'uscita già il giorno prima, così il salotto fu invaso anche da Jugo, Suigetsu, Gaara e Kankuro.

“Ragazzi, vi prego, usciamo che mi sta venendo la claustrofobia...” sbottò Sasuke simpatico come al solito. In effetti ritrovarsi in così tanti dentro una casa decisamente poco capiente non era piacevole.

“Sì, dai, prima partiamo e prima torniamo a casa, ho già sonno!” esclamò mogio Shikamaru. Aveva appena finito di litigare con Temari.

“Ehi, Nara, ti tengo d'occhio eh!” fece minaccioso Kankuro, a Gaara bastò scoccargli un'occhiata eloquente. Ti uccido.

“Guarda che io non volevo nemmeno venirci! Mantieni tutto questo fervore in campo, Sabaku!” gli rispose svogliato di rimando.

 

La squadra era quasi al completo. Deidara e Sasori non abitavano nello stesso condominio e solitamente uscivano per i fatti loro essendo i più grandi e non più studenti.

A piedi arrivarono al pub di cui avevano sentito tanto parlare. In effetti il locale era pieno di gente, già da fuori si poteva sentire il baccano infernale che regnava all'interno.

“Festa! Finalmente!” esclamò Naruto dando una pacca sulla spalla a Kiba, ormai tornati amiconi.

“Un po' di ragazze per lo zio Kiba!” ribatté l'altro facendo sospirare pesantemente Sasuke. Inutile, Kiba pensava solamente alle donne, a tutte quante.

 

Dopo almeno mezz'ora di coda in mezzo a ubriachi molesti e gente che urlava completamente a caso, riuscirono ad entrare. Il pub non era molto grande, ma dovettero tutti ammettere che era accogliente. Arredato sui toni del verde, come a riprendere i colori dell'Irlanda. Si sistemarono in tre tavolini, mettendo Jugo e Choji agli antipodi, essendo i più massicci.

La clientela era costituita perlopiù da ragazzi, ma vi era pure qualche ragazza degna di nota, constatò Kiba indicando volgarmente la scollatura di una bella ragazza corvina che arrossì imbarazzata.

“Guardale come scappano, mah, verginelle del cazzo.” commentò colorito l'Inuzuka.

“Certo che sei proprio un gentleman...” ribatté Shino scolandosi una birra pensieroso. Kiba serrò i denti.

“Ma taci, continua ad allevare le tue blatte e non mi rompere i coglioni.” disse alzandosi arrabbiato.

“Come dicevo, gentleman.” rispose parlando ormai alla schiena dell'amico.

 

Shikamaru intanto era attaccato al cellulare, non aveva mai scritto così tanti messaggi in così poco tempo. Temari voleva essere informata sui suoi spostamenti. E lui obbediva.

“Ohi, Shika! Ma ci sei o sei venuto a fare solo da soprammobile?” Suigetsu gli sventolò una mano davanti alla faccia.

“Sì, scusate, ma lei non mi da' tregua. Manco fossi andato in un bordello!” sussurrò al ragazzo dai capelli bianchi facendo attenzione a non arrivare alle orecchie dei suoi fratelli seduti lì vicino.

“Eh le donne, sono la nostra croce, ma se non ci fossero...” non gli fece finire la frase.

“Io starei molto meglio, un paio di seghe al mese e via. Non la vedrei così grigia...” scoppiò a ridere alle sue stesse parole.

“Va beh, vado a prendermi una birra. Ci vediamo tra poco.” e così dicendo il Nara si alzò facendosi largo tra la folla con una facilità estrema, forse dovuta anche alla sua stazza non proprio longilinea.

 

Venti minuti. Tutto questo tempo aveva passato al bancone, non appena chiamava il barista qualcuno gli passava avanti, nonostante non fosse proprio piccolino e invisibile. Soprattutto se doveva ordinare una donna, quella passava avanti a tutti fottendosene della fila.

“Scus...” provò di nuovo ma il barista venne fermato da una biondina proprio accanto a lui.

“Ehi, ci fai due tequila sale e limone?” sentì chiedere alla ragazza. Lui con disappunto le picchiettò sulla spalla.

“Scusa ma c'ero io, adesso ne ho proprio le palle piene, sono venti minuti che sono qui!” sbottò. La ragazza gli scoppiò a ridere in faccia, senza trattenersi.

“Allora è proprio vero che la cavalleria è morta! Dai, prendi questo, me l'ha offerto il barista!” esclamò porgendogli una delle due tequila ordinate. Shikamaru scrutò truce il liquido scuro, ma guarda tu che tipa!

La scrutò meglio, eppure quegli occhi azzurri e quei capelli biondi gli erano famigliari, ma dove l'aveva già vista?

“Scusa, ma ci conosciamo?” lei ammiccò sorridente.

“Originale, non c'è che dire, meglio se aggiorni la tua lista di frasi per far colpo, eh?” quel tono da civetta, quelle frecciatine idiote, non aveva dubbi.

“Yamanaka Ino?” chiese non del tutto sicuro. Lei rimase interdetta con il bicchiere di tequila a mezz'aria. Le sembrava di aver appena assistito ad un numero di magia. Assottigliò lo sguardo, lo fissò scolarsi in un sol sorso lo shot di tequila. Ma sì, l'aveva già visto, non ricordava dove...

“Nara Shikamaru?!” esclamò sorpresa.

“Proprio io, scusa ma ora devo raggiungere i miei compagni di squadra, sai, serata tra uomini!” e così dicendo si defilò più veloce della luce. Doveva evitare qualsiasi contatto con il genere femminile, altrimenti Temari l'avrebbe evirato con le sue stesse mani.

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Ed ecco il primo capitolo di questa mia nuova impresa! Sperando di riuscire ad aggiornare in tempi umani, ci proverò, ovviamente!

Vorrei spendere un paio di parole sul rugby, da buona ex rugbista, la storia sarà sul genere sportivo, ma niente paura, non ci saranno tecnicismi inutili. Ho preparato a scopo illustrativo uno schema della formazione e spiegherò qui sotto, velocemente, più o meno i ruoli di ognuno.

Ovviamente ai fini della storia non serve a nulla, però, se vi incuriosiva, volevo farvi chiarezza sui ruoli che vedete scritti nella storia.

 

 

In primis abbiamo i due piloni e il tallonatore che stanno in prima linea. Loro nella mischia hanno un ruolo fondamentale, i piloni si buttano in mezzo ed evitano che gli altri si facciano male, sono grossi e possenti. Il tallonatore invece è piccolo e agile e deve rubare la palla agli avversari nel caos della mischia.

La seconda linea si occupa dell'attacco, placca e deve correre a meta. Oppure passa la palla all'indietro al mediano di mischia.

La terza linea è impegnata nelle mischie e da' manforte e supporto fisico, sono i primi a slegarsi dalla mischia e passare la palla.

Da qui si entra in difesa, abbiamo il mediano di mischia che inserisce la palla nella mischia ed è il tramite tra attacco e difesa. Dopo di lui c'è l'altro mediano, detto mediano d'apertura è lo stratega della squadra e si occupa dei calci di punizione.

Ancora più indietro ci sono i trequartisti che sono specializzati in passaggi precisi e nel passare da difesa a attacco velocemente.

In ultima linea abbiamo la difesa ultima composta dalle due ali che sono veloci e devono evitare che gli altri segnino meta ed infine c'è l'estremo che difende la prima linea se penetrata.

Spero proprio di essermi spiegata bene, ma è alquanto difficile spiegare il rugby a parole xD

Scusate lo sproloquio, lo potete saltare a piè pari, è giusto a titolo informativo!

 

Rugby a parte le coppie della storia non sono ancora state decise, vedrò dove mi porterà il mio narrare, magari suggeritemi qualcosa!

 

Spero mi seguiate ancora! E dite a questa povera autrice senza speranze che ne pensate!

Un bacione

 

ketyblack

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Capitolo 2
*** Di architetti, ingegneri e farmacisti ***


Eccovi il secondo capitolo! Buona lettura!

 

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Capitolo 2: Di architetti, ingegneri e farmacisti

 

“Forza! Muovete il culo! Dai che domenica non vogliamo perdere! Forza!” urlava il coach Asuma incitandoli durante la partitella di fine allenamento.

“Cazzo, dai Sabaku! Tallona quella palla, forza! Veloce!” continuava a sbracciarsi in direzione di Gaara che stava fissando la palla davanti a sé.

“Akimichi, pressa quella mischia, non farti pregare! Uchiha, Uzumaki, scattanti e pronti all'attacco!” sembrava stesse facendo l'appello. Intanto lui stava solo lì a urlare, mica si stava a dir poco rotolando nel fango, no?

Shikamaru guardò Shino con fare eloquente, era il suo turno, calcio di punizione.

“Nara! Ma dove cazzo stavi mirando? Sugli spalti? E sistema bene la palla, non fare le cose a cazzo! Inuzuka è inutile che te la ridi, ti ricordo che ci siamo presi 30 punti e la colpa è dell'estremo, cioè tu, carissimo!” Asuma era stranamente dispotico quel giorno, li stava facendo sputare sangue.

Il coach sembrò morire quando Naruto segnò una meta praticamente regalata, Kankuro e Suigetsu all'ala stavano chiacchierando amabilmente in un angolo.

“Ma allora non lo volete proprio capire, eh? Forza, signorine, agli spogliatoi! Altro che Gladiators di Kiri, siete un branco di somari!” e con queste carinerie finì l'allenamento.

 

In spogliatoio erano tutti in silenzio. A che cosa poteva essere dovuto quel calo di forma? O era solamente l'arrivo della primavera che li stava distraendo?

“Ragazzi, mi spiace, ma dobbiamo fare un discorso. Mi prendo io la briga, dal momento che sono il capitano.” sbottò Shikamaru salendo in piedi sulla panca.

“Mettiamocela tutta, cazzo, è una noia doversi allenare, ma siamo terzi, possiamo vincere il campionato, quest'anno! Deidara, quanto hai bestemmiato l'anno scorso per quella meta segnata a tradimento in finale? Vogliamo ripetere l'esperienza? Nossignore! Forza Gladiators!” esclamò con una verve che non gli apparteneva. Gli altri esultarono e si buttarono sotto la doccia.

 

Tornarono tutti a casa tardi, sfatti, stanchissimi e anche doloranti.

“Sì, Tema, sono arrivato ora a casa...mh...sì, è andato bene...cosa? Ah sì domani glielo dico. Beh buonanotte!” dopo la telefonata di rito si buttò a letto facendo cigolare le doghe che stavano in piedi per miracolo.

“Ohi, datti una calmata che ho sonno!” esclamò Kiba dall'altra parte della stanza. Shikamaru non gli diede retta.

“Ti ricordi di Ino Yamanaka?” gli chiese a bruciapelo senza rendersene conto. Non aveva raccontato a nessuno di averla vista.

“Bionda, occhi azzurri, più o meno dieci anni, sì, era il terrore delle elementari, quella che si è trasferita a Iwa alle medie, no?” ricordò l'Inuzuka per filo e per segno.

“Già. Beh, credo di averla vista al pub ieri sera...” disse meditabondo affondando la testa nel cuscino. Ma perché ne stava parlando proprio con Kiba?

“Cosa? E non dici niente? Cazzo, chissà che figa pazzesca che sarà diventata!” commentò senza mezzi termini. Ecco perché Shikamaru non gliel'aveva detto.

“E' sempre bionda e con gli occhi azzurri. È un po' cresciuta, ma niente di che.” minimizzò lui. Dire che Ino Yamanaka fosse niente di che sarebbe stato come definire Kiba un lord inglese.

“Pazzesco! E che ci fa qui? Beh in realtà quelli lontano da casa siamo noi, che facoltà fa?” il Nara sbuffò, troppe domande. Già, ma che facoltà faceva? Non gliel'aveva chiesto.

“'notte Inuzuka.” tagliò corto lui portandosi le coperte fin sopra alla testa.

 

“Ahia! Porca puttana! Dobe, Larry mi ha beccato un dito! Tartaruga di merda!” era mattina e il sole splendeva alto in cielo. Tutti erano felici, sì...

“Ma che dici? Basta che tu non gli vada troppo vicino, non gli stai simpatico!” borbottò il biondo prendendoselo in braccio e facendogli le vocine.

“Ma vaffanculo. Ah, mi raccomando, passaggi precisi come ieri sera, eh! Cazzo mi hai preso sul naso!” si lamentò ancora Sasuke balzando con inaspettata rapidità giù dal letto.

“Se non altro ti fa da sveglia, ma quanto sei dolce, eh?” mormorò Naruto accarezzandogli la testolina verde.

 

“In casa non si riesce più a stare, stanotte Minnie mi ha rosicchiato tutte le ciabatte, schifosa cavia! E Sai non fa nulla per tenerla a bada!” si lamentò Neji a lezione. Kiba annuiva ad ogni parola pronunciata dallo Hyuga.

“Almeno non hai Larry che cerca di beccarti sui piedi, quella tartaruga è impestata nell'anima!” controbatté l'altro.

Entrò il professore e iniziò a spiegare, forse un qualcosa sull'architettura moderna insieme ad altri mille concetti mischiati insieme e ripetuti duemila volte.

Kiba stava disegnando distrattamente sul quaderno degli appunti quando d'un tratto la porta della classe si aprì e ne entrò una ragazza bionda tutta trafelata.

Ecco che facoltà aveva scelto Ino Yamanaka, pensò sorridendo sornione e inventandosi già qualche scusa per parlarle. D'altronde se si ricordava di Shikamaru come poteva essersi dimenticata di lui?

 

“Scusa, Ino, giusto?” a fine lezione l'aveva raggiunta scavalcando tutti quanti senza pietà. A quella domanda la bionda si voltò, lo scrutò per un attimo riducendo a fessure quegli occhi più azzurri del cielo.

“Kiba Inuzuka?” spalancò le braccia, felice, e lo abbracciò. Ma stavano sbucando come funghi tutti i suoi ex compagni delle elementari di Konoha? Non poteva esserne più felice.

“E' passato così tanto tempo, tu sei... diversa, insomma, ti trovo molto bene!” esclamò per nulla impacciato. Nel frattempo Neji se l'era svignata alla svelta.

“Beh anche tu sei cambiato, non hai più niente di quel ragazzino allampanato che conoscevo! Pensa che proprio l'altro ieri ho incontrato Shikamaru!” raccontò la bionda cominciando a raccogliere le sue cose dal banco.

“Sì, insomma, ero anche io al pub quella sera, quando lui è scappato. Ed è il mio compagno di stanza, ah, giochiamo anche a rugby insieme.” concluse con amarezza.

“Ma dai? Ma che bello, uno di questi giorni potremmo vederci e, che ne so, prenderci un caffè se vi va!” propose lei. Kiba sorrise, non la ricordava così diretta... già, l'ultima volta che avevano parlato stavano giocando a nascondino nel parco e avevano dieci anni.

“Ottimo! Allora se mi lasci il tuo numero ti chiamo per metterci d'accordo e nel frattempo sento Shikamaru!” taaaac presa!

La bionda prese un pennarello indelebile e gli scrisse il numero sul braccio, lui soddisfatto la salutò e si diresse a casa.

 

Naruto e Sasuke, stranamente, erano a lezione, entrambi! Era un evento che meritava di essere segnato sul calendario. L'Uchiha rimpianse di non essere rimasto nel letto nell'esatto momento in cui quel diavolo del professore di microbiologia entrò in classe.

“Ringraziamo Larry per questa interessantissima lezione. Grazie a lui potrò diventare un rugbista farmacista.” sibilò al biondo che dovette trattenere a stento le risate.

“Almeno lui pensa al tuo futuro! Pensa, potrai lavorare in farmacia insieme a Itachi!” lo prese in giro l'altro.

 

“Giuro che se Asuma al prossimo allenamento ci urla dietro come ieri lo placco e gli infilo tutte le sigarette che si fuma su per...” Shikamaru venne interrotto nel bel mezzo della sua invettiva da un Kiba che lo travolse per il corridoio.

“Oh, architettura! Evviva!” e corse via come un fulmine. Il Nara guardò Choji che era sconvolto come lui. Ma che cazzo stava dicendo? Aveva cominciato a fumarsi il crack e non l'aveva detto a nessuno?

“Mah. Comunque hai ragione, Asuma era insopportabile, ultimamente si scalda per nulla e non stavamo nemmeno giocando così male. A parte il fatto che Jugo mi ha praticamente spaccato un piede...” rispose meditabondo l'Akimichi.

In quel momento il gigante buono si bloccò. Era passata lei, doveva essere al primo anno, pelle scura e degli intriganti occhi gialli, si chiamava Karui e non sapeva altro di lei.

“Che dici, un giorno la saluterai o continuerai con la tecnica del...coglione immobile?” lo prese in giro il moro.

“La fai facile tu! La tua ragazza ti è praticamente saltata addosso obbligandoti a stare con lei con una minaccia!” rise. In effetti aveva ragione: quando Temari voleva qualcosa l'otteneva con qualsiasi mezzo. Shikamaru pensò che molto probabilmente quella settimana non ci sarebbe stata alla partita, si rattristò.

“Verrà il tuo momento, amico!” concluse in tono fin troppo solenne.

 

Quando Shikamaru varcò la soglia di casa vide che nell'appartamento c'erano già tutte le luci accese e un casino infernale. Entrò buttando per terra le buste della spesa. Ora doveva rimediare una cena decente, stava a lui.

Sasuke fumava sul balcone insieme a Suigetsu sgattaiolato via da casa sua. Naruto giocava col suo nuovissimo Nintendo3DS ad una partita accesissima ai Pokèmon. Vent'anni buttati nel cesso.

“Sono a casa, comunque! Apparecchiate che ho fame!” annunciò mettendosi in cucina. L'unica risposta che ottenne fu un sonoro rutto proveniente dal bagno. Sicuro era occupato da Kiba.

“Grazie della tua eleganza, Inuzuka.” sbottò aprendo il frigo e tirandone fuori delle uova e qualche verdura presa a casaccio.

Poco dopo Kiba uscì dal bagno con la faccia del gatto che ha appena mangiato il topo. Si appoggiò alla penisola della cucina guardando sottecchi Shikamaru.

“Kiba, che cosa voleva dire “Evvai architettura”? Eri per caso ubriaco?” gli chiese il Nara rompendo le uova in una ciotola.

“La bionda Ino fa architettura, mi sembrava ovvio!” esclamò sdegnato. Shikamaru lo fissò truce, era proprio un coglione.

“Mi ha dato il suo numero per prenderci un caffè, ha chiesto anche di te. Le ho detto che viviamo insieme... vorrebbe vederti.” concluse con meno entusiasmo. Sperò che il Nara declinasse l'invito, almeno sarebbe potuto stare un po' da solo in compagnia della bella Ino.

“Va bene, sempre meglio che rimanere in casa con quegli altri due.” sbottò.

 

“Secondo me dovresti parlarle, dai, sei grande e grosso, tira fuori le palle!” al piano di sopra Choji era sotto pressione. Ma come egli era venuto in mente di confessare che gli piaceva qualcuna? Stupido idiota.

“Ammesso che lui le abbia! Eh, ce le hai, Akimichi?” gli chiese Sai provocatorio. Era terribilmente irritante e doverselo sopportare in casa era anche peggio.

“Ma certo! Solo che le ragazze mi rendono nervoso!” sviò il discorso. Non aveva nemmeno accennato al fatto di non averne avuta mai nemmeno una. In vent'anni.

“Ti ci vuole più spirito giovanile, Choji! Avanti, dichiarati alla tua bella e vedrai che andrà tutto per il meglio!” esclamò solenne Rock Lee. Il gigante lo guardò poco convinto, certo che per farsi dare consigli dal sopracciglione, doveva proprio essere alla frutta.

“Ma lasciatelo un po' stare, chissenefrega!” sbottò Neji rotolando sul tappeto del salotto. Oh sì, parlava bene lui, bastava uno sguardo per averne almeno una decina ai piedi di ragazze.

 

Al piano di sotto la cena si stava svolgendo con una calma insolita, nessuno aveva da recriminare sul sapore della cena e nessuno fiatava, era surreale.

“Ma è morto qualcuno e io non so nulla?” chiese Shikamaru sospettoso. Gli altri annuirono, mesti.

“Peggio. Asuma diventerà padre, e si trasferisce per allargare la famiglia. Siamo senza coach.” spiegò in poche parole Sasuke. Per la prima volta l'Uchiha era veramente dispiaciuto per qualcosa.

“Che cosa? E noi come facciamo? Siamo a metà del campionato, non possiamo rimanere senza coach!” esclamò Kiba facendo cadere la forchetta per terra. Evidentemente nemmeno lui era già stato avvisato.

“Dicono dalla federazione che hanno già scelto il successore, speriamo che non sia un completo cazzone.” commentò Naruto puntando gli avanzi nel piatto di Sasuke.

 

 

Kiba e Shikamaru si stavano dirigendo in un baretto in centro, quella sera si sarebbero incontrati con Ino. Erano un po' nervosi. Che cosa ci si può dire dopo che non ci si vede da anni? Che ci si racconta?

Un tonfo assordante proveniente dall'angolo della strada li fece voltare di soprassalto. Sgranarono gli occhi quando videro quella scena.

“Teme, potevi dirmi che c'era un bidone qua davanti!” era solamente Naruto che, insieme a Sasuke, stava giocando all'investigatore privato. Li stavano seguendo, così, per noia.

“Ma che cosa cazzo state facendo! Uchiha, almeno tu pensavo fossi ancora normale, e invece ti trovo qui con sto coglione a seguirci!” li rimbeccò Shikamaru sbuffando. Nessuno si faceva mai gli affari propri.

“Io volevo solo fumarmi una sigaretta davanti casa, è stato lui a trascinarmi fino a qua!” sbottò il moro. Stupidi impiccioni. Ma perché dovevano portarseli dietro?

 

Il bar in cui si erano dati appuntamento era carino, fin troppo chic per il loro standard, all'interno potevano scorgere tutte persone ben vestite e fini. Si squadrarono a vicenda e storsero il naso. Jeans e felpa, decisamente adatti per un baretto da vip.

“Beh se non altro non siamo usciti in tuta, abbiamo almeno avuto la decenza di cambiarci!” esclamò Kiba tutto impettito cercando con lo sguardo una chioma bionda tra la folla.

“Ma avete per caso un appuntamento galante? È strano che facciate tutti i misteriosi così...” intervenne Naruto. I due non risposero, avevano già sprecato troppe parole con lui.

“Dobbiamo incontrare una vecchia amica.” tagliò corto Shikamaru.

 

Se li dovettero portare dietro, entrarono nel bar a cercarono Ino da qualche parte.

“Kiba, mandale un messaggio!” esclamò Shikamaru dopo cinque minuti di ricerche senza alcun risultato. L'Inuzuka si frugò in tasca per diversi istanti.

“Non credo di poterlo fare... l'ho dimenticato a casa!” sbottò il ragazzo guardandosi ancora intorno. Naruto e Sasuke avevano già assaltato il bar, li avevano persi di vista.

“Ehi! Ma date appuntamento ad una ragazza e non l'avvisate nemmeno che fate tardi?” Shikamaru sentì una leggera stretta sulla spalla.

“Ciao, Ino, scusa, ma Kiba ha dimenticato a casa il telefono. È un coglione!” lo giustificò l'amico.

Ino era bella proprio come sempre, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e un trucco leggero a contornare gli occhi chiari.

“Lei è Sakura, è la prima persona che ho conosciuto quando mi sono trasferita a Iwa! Sakura, loro sono Shikamaru e Kiba, andavamo a scuola insieme!” i due guardarono Sakura. Non era una brutta ragazza, capelli rosa, chiaramente tinti, e occhi verdi, ma accanto a Ino risultava decisamente insignificante.

La rosa sorrise brevemente e abbassò lo sguardo, dannata Ino che la coinvolgeva sempre in queste uscite assurde in cui non centrava nulla.

“Anche noi abbiamo portato i nostri coinquilini, insomma, diciamo che ci hanno seguiti loro...” raccontò Kiba con un ghigno infastidito. Fece un cenno a Naruto e Sasuke.

“Scusateci per l'abbigliamento, ragazze, ma siamo appena tornati dalla palestra, siamo un po' stanchi...” disse Naruto con un gran sorriso. Le due ragazze sorrisero, si sedettero tutti insieme ad un tavolino.

 

“E così eravate insieme alle elementari! Peccato che ti sia trasferita, sarebbe stato bello conoscersi!” Naruto, il solito marpione, a volte non se ne accorgeva nemmeno. Anzi, ne era del tutto inconsapevole.

“Già, un gran peccato! Ma quindi siete tutti in squadra insieme? Che bello che deve essere! Che facoltà avete scelto?” chiese la bionda curiosa.

“Beh, Kiba, come sai, architettura, Naruto e Sasuke farmacia e io ingegneria...” rispose il Nara brevemente.

“Ma dai? Anche io faccio farmacia!” esclamò Sakura guardando i due ragazzi.

Tra chiacchiere generiche e battute idiote la serata passò in fretta e rilassata, sembrava non essere cambiato nulla, anche se era cambiato tutto.

A fine serata, tra i vari saluti di rito, le invitarono a vedere la loro partita domenica.

“Certo, sarà un piacere! Non ne ho mai vista una!” esclamarono felici dell'invito.

 

 

I quattro coinquilini sulla strada di casa commentavano la serata. Sasuke con il suo solito silenzio e cenni di assenso, Kiba con frasi colorite e battute con Naruto e Shikamaru riflettendo sui massimi sistemi della vita.

“Pronto! Oh, scusa, Tem! Dimmi tutto...sì...eh, scusa, ero fuori...no, sono uscito con gli altri, una birretta e tutti a nanna! Sì, anche a me manchi, buonanotte...” chiuse la chiamata. Ecco, probabilmente avesse visto Ino e Sakura alla partita le avrebbe uccise con lo sguardo, avevano fatto una cazzata a invitarle!

“Ehi, Kiba, meglio disdire l'invito a Ino e Sakura, se le vede Temari le ammazza, o, peggio, mi ammazza!” esclamò terrorizzato. Il compagno di stanza rise, gioviale.

“E che te ne importa? Tanto mica vengono a vedere te!” lo prese in giro.

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Ma salve a tutti! Ecco il secondo capitolo, spero vi possa piacere e che mi direte che ne pensate, tutto quello che volete, io sono sempre felice di leggere i pareri di chi legge le mie storie!

 

Ringrazio tantissimo krosty e Kiarana per le loro affettuosissime recensioni, mi date l'ispirazione per continuare la mia storia! Grazie ragazze!

 

Ma adesso che ne sarà dei nostri amici? Shikamaru verrà castrato da Temari? Kiba erediterà un cervello da un lontano parente? E Larry riuscirà ad essere amato da tutti? Con questi interrogativi vi lascio alla prossima!

 

Prossimo aggiornamento: venerdì 15 maggio.

 

Vi bacio e abbraccio tutti!

 

ketyblack

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Capitolo 3
*** Di sogni erotici, nuovi coach e torte gelato ***


Ecco qui il nuovo capitolo fresco fresco! Buona lettura!

 

Touch down!

 

Capitolo 3: Di sogni erotici, nuovi coach e torte gelato

 

L'indomani avrebbero avuto il primo allenamento insieme al nuovo coach. Erano tutti curiosi e anche terrorizzati.

Quando video aprirsi la porta dello spogliatoio rimasero tutti interdetti nel non vedere il solito Asuma con il suo pacchetto di sigarette e la tosse tipica dei fumatori incalliti.

Era un uomo sulla trentina, alto, e parecchio robusto, capelli argentei portati spettinati, era Kakashi Hatake, ex capitano degli Iwa Dragons, nonché migliore in campo tre anni consecutivi e con cinque titoli di serie A.

“Buonasera a tutti, sapete tutti chi sono, e non ho intenzione di perdere tempo con inutili discorsi, andiamo ad allenarci!” esclamò senza il minimo entusiasmo. Ma come mai un fenomeno del genere si era ridotto ad allenare la loro squadretta provinciale? In effetti era da un po' che non si sentiva parlare di lui, sembrava come sparito dalla circolazione.

 

Corsero tutti in campo, quando il coach fischiò la fine della preparazione fisica e di potenziamento per dare inizio alla partitella finale si accorse, guardando ovviamente un vecchio schema di Asuma, che mancava un titolare. Non poteva rischiare di far giocare una riserva in una partita che avrebbe potuto portarli alla pari con i primi in classifica.

“Ehi, tu, codino! Vieni qui!” urlò in tono molto delicato a Shikamaru. Lui sbuffò e si mosse dalla sua posizione a centrocampo.

“Ci manca un'ala. Dovrai fare l'utility back domenica. Sarai l'uomo della partita, sai fare i tuoi calcoli o no, mediano?” lo prese in giro. Il Nara rimase pietrificato. E chi l'aveva mai fatta una cosa del genere? Perché proprio lui? Kiba sarebbe stato meglio, abituato a giocare dietro.

“Ci posso provare, non prometto nulla. Non sono mai stato così dietro, coach!” urlò prima di posizionarsi più dietro, al posto di Suigetsu.

 

L'indomani si svegliarono con mille dolori. Quel Kakashi era un sadico, un demonio. Mentre giocavano li sfotteva, alla fine della partita era anche entrato in campo placcando chi gli capitava a tiro in una dimostrazione di forza decisamente fuori luogo. Ma che cosa voleva dimostrare?

Shikamaru si stiracchiò, sentiva la faccia che tirava, forse merito dell'occhio nero che si era beccato giocando dietro. Ecco perché preferiva stare in mezzo, almeno botte ne prendeva di meno.

 

“Ahhhh, oh sì, Kiba, continua...ti prego!” una mano arrivò a stringergli i capelli scuri mentre abbassava la testa verso la femminilità di quella donna. Non era mai stato così eccitato in vita sua, lo prendeva, lo graffiava, urlava il suo nome a squarciagola. Eppure non riusciva a vederla in viso, risalì con una scia di baci sul ventre morbido gustandone la morbidezza e stringendo forte le cosce piene e ben fatte.

Alzò lo sguardo e vide solo capelli biondo grano, lunghi alle spalle che andavano leggermente a coprire il seno prosperoso.

“Allora, cane pulcioso, vuoi scoparmi o no?” un nomignolo inconfondibile. Solo una persona lo chiamava così a quel mondo, ed era la ragazza di un suo grande amico.

 

Kiba si svegliò di soprassalto, aprì gli occhi di scatto e si guardò intorno, controllò sotto le sue lenzuola, bene, nessuna traccia di ragazze sospette. Era stato un incubo, un fottuto incubo.

Ma perché proprio Temari? Non gli stava nemmeno simpatica e non l'aveva mai nemmeno considerata come un essere dotato di utero. Ma perché in quel sogno era così...reale?

Si recò in bagno per cercare di alleviare tutta quella tensione con una doccia calda.

 

La vita era proprio monotona. Casa, università, allenamento, discussioni con i coinquilini. Fine. Proprio una festa continua la vita universitaria, sì!

“E che palle, possibile che non posso nemmeno stare per i cazzi miei a lezione? Ma perché abbiamo Fisica 1 insieme?” sbottò Kiba vedendo il suo compagno di stanza seduto accanto a un gigantesco Choji.

“E che ne so io? Per quanto me ne importa...” rispose di rimando l'altro giocando con la chiusura dell'astuccio.

“Ciao, ragazzi! Anche voi sotto tortura, immagino!” esclamò Ino gioviale entrando in aula. Si accomodò accanto a Kiba.

“Se speri di copiare i miei appunti a lezione puoi anche evitarti la fatica. Non ne capisco una mazza.” l'ammonì l'Inuzuka estraendo a mo' di sciabola il quaderno pieno di scarabocchi e partite a tris.

“Benvenuto del club. Se penso che dobbiamo sorbirci anche Fisica 2 nel secondo semestre potrei morire.” sbuffò la bionda esasperata.

“Per fortuna il mio coinquilino è un genio e posso copiare tutto da lui!” rispose Kiba alludendo al Nara che aveva accanto.

“Lo sai, vero, che noi di ingegneria avremo una partizione diversa dalla vostra?” chiese Shikamaru. Il mondo di Kiba andò in pezzi in quel preciso istante. Avrebbe dovuto studiare! Era finita.

“Non ti facevo un tipo studioso! Dato che sei così bravo perché non mi dai qualche ripetizione? Per una vecchia amica...” Ino lo guardò con quegli occhi a cui non si poteva dire di no. Annuì brevemente ingoiando la troppa saliva che aveva in bocca.

“E va bene, ma conta che quasi tutti i pomeriggi mi alleno, quindi bisognerà fare dopo cena...” disse il Nara imprecando già mentalmente contro i suoi compagni di casa. L'avrebbero fatto diventare scemo, garantito!

“Grazie, Shika!” lo guardò, grata.

 

La sera dopo infatti si era già schierati in campo, il coach Kakashi stava spiegando a Sasuke una tattica per poter migliorare la seconda linea. L'Uchiha lo guardava con sufficienza, forse invidia per tutto ciò che quell'uomo era riuscito a realizzare prima di lui.

“Hai capito, tu, signorina?” il moro sbuffò e annuì, ma Choji lo placcò prima che potesse prendere palla da Gaara.

“E bravo Akimichi!” esclamò il coach. Il suo nome e quello di Jugo erano gli unici che ricordava, aveva spiegato che i piloni meritavano il rispetto massimo, gli altri erano solo bassa manovalanza; infatti in nazionale era proprio il ruolo che Kakashi ricopriva.

“Palla! Forza” stavolta penetriamo l'ala e l'estremo!” esclamò Shino buttando il pallone ovale in mischia. Gaara lo prese prontamente e lo passò a Shikamaru che diede inizio all'azione.

“Vai Shikamaru!” una voce fuori campo lo richiamò alla realtà, si girò e la vide, pantaloni della tuta e una felpa semplice color lavanda, Ino era venuta sul serio a vederlo allenarsi, insieme a lei c'era anche Sakura che guardava timidamente in seconda linea.

Il Nara inciampò nei propri piedi e cadde come una pera cotta addosso a Sasori che lo guardò male.

“Nara! Basta guardare la tifoseria, potrai uscire dopo con la tua ragazza! Adesso gioca, cazzo, sei il capitano!” lo rimproverò il mister con fermezza.

La squadra scoppiò in una risata fragorosa, Gaara e Kankuro lo fulminarono con lo sguardo. Lui si affrettò a dire che era solo una compagna di corso a cui dava ripetizioni.

“Sì, ripetizioni di anatomia umana! Certo che poteva scegliersi un modello migliore!” urlò Neji dietro di lui.

Dopo la doccia sembrava di essere rinati. Rock Lee cantava le lodi alla giovinezza asciugandosi i capelli con l'asciugamano.

“Certo che è una tristezza, vediamo più uomini nudi che donne...” si lamentò Kiba sedendosi sulla panca.

“E ti sembra un male? Ah, le donne, con tutte quelle curve, i capelli lunghi, ma che schifo!” esclamò in modo teatrale Deidara.

“Beh, comunque parla per te, Inuzuka, qui c'è un sacco di gente che ha azione sotto le proprie lenzuola!” intervenne Sasuke ferito nel vivo. In realtà era alquanto amareggiato perché era passato da idolo della scuola a comune studente senza infamia né lode e non faceva sesso da almeno sei mesi. Disonore per gli Uchiha.

“Io non mi lamento, eh! E pensare che ti sei appena fatto la doccia dove io ho scopato!” esclamò Kankuro ricordando la partita di poche settimane prima.

 

Shikamaru era sempre l'ultimo a uscire, era lento come una lumaca e aveva sempre il suo preciso rituale da seguire. Gli altri se ne erano già andati da almeno un quarto d'ora quando lui fece la sua comparsa nel parcheggio del campo.

Ino lo aspettava con la zaino in spalla, gli fece cenno.

“Scusa per prima, non volevo distrarti!” rise la bionda avvicinandosi a lui. Il Nara sospirò pesantemente, non aveva ancora cenato ed era stanchissimo, chi glielo faceva fare a mettersi a spiegare fisica?

“Figurati, il coach non fa altro che provocarmi per farmi sbottare. Avresti dovuto vedere quando all'inizio dell'allenamento ha chiamato Gaara piccoletto! Credevo che l'avrebbe ucciso!” esclamò.

“Gaara è il rosso dallo sguardo inquietante?” chiese curiosa. Non conosceva praticamente nessuno dei compagni di Shikamaru, tolto Kiba, Choji e quegli altri due stramboidi di coinquilini di cui non ricordava nemmeno il nome.

“Oh, sì, il mio cognatino preferito, ma c'è Kankuro, l'altro cognato che è ancora peggio...” sussurrò seccato. Odiava dover giocare con loro, si sentiva sempre sotto esame.

“Cognati? Cioè, quindi stai con qualcuna?” chiese cercando di mascherare la delusione.

“Sì, sono quasi sei anni che stiamo insieme, si chiama Temari e si è trasferita da Suna l'anno dopo che sei partita tu.” spiegò brevemente. Ma non c'era anche Sakura prima al palazzetto?

“Ma la tua amica rosa? L'hanno rapita?” scherzò incamminandosi verso casa.

“Doveva portare del materiale al tuo amico, quello moro che non parla mai!” Shikamaru annuì. Sasuke evidentemente si era già creato la sua servetta personale.

Mentre passeggiavano per la strada la bionda notò l'enorme differenza d'altezza che c'era tra loro, ma come aveva fatto a non accorgersene?

“Shika, ma quanto sei alto? Eri così mingherlino alle medie!” fece in tono sorpreso. Lui arrossì, dannato sviluppo!

“Più o meno 1.88, e pensare che in casa sono il più piccolino! Però sono il più forte!” si vantò il ragazzo dal codino sfoderando in sorriso suadente. Ma che diavolo stava facendo? Era diventato per caso stupido tutto d'un colpo?

“Non male...ma vivi con i tuoi compagni di squadra e basta? La tua ragazza?” chiese la bionda.

 

 

“Quindi dove cazzo è quello stronzo?” sorpresa, Shikamaru! La tua ragazza è venuta a trovarti!

Kiba assunse un'espressione imbarazzata, aveva ancora in mente le scene della notte prima. Per la prima volta la guardò sul serio e dovette ammettere con sé stesso che per essere la sorella di Kankuro e Gaara era proprio bella.

“Allora, cane pulcioso? Dov'è quell'idiota?” gli chiese in tono insistente entrando in casa di prepotenza e spingendolo via facilmente.

“Grande e grosso e non sai nemmeno bloccare una ragazza, pessimo.” sibilò lei sfiorandogli una spalla. Kiba arrossì violentemente, ma dove cazzo erano tutti quando succedevano queste cose? E perché avrebbe voluto dimostrarle molto volentieri che l'avrebbe bloccata anche con un braccio solo.

“Sfidami, allora, che ne dici bruttona?” le chiese in tono provocatorio. Ok, che cosa aveva appena detto? Ma il cervello era andato in pappa del tutto, basta, avrebbe smesso del tutto con l'alcool!

“Posso placcarti tranquillamente, Inuzuka!” disse in tono minaccioso. Akamaru iniziò a guaire.

“Fatti sotto, allora!” aspettò pazientemente che si scagliasse contro di lui, troppo lenta, troppo leggera, piegò la testa bionda verso le ginocchia del ragazzo ma senza ottenere il risultato sperato. Kiba l'afferrò prontamente per i fianchi e se la caricò in spalla come un sacco di patate.

“Mmh, non sei leggera come sembri, dovresti buttare giù qualche chilo, eh, Sabaku?” la prese in giro.

La serratura di casa scattò di colpo. Shikamaru e Ino entrarono.

“Ehm, Kiba? Che cosa stai facendo con la mia ragazza a spalle?” gli chiese stranito. Ma perché ogni giorno ne succedeva sempre una nuova? Ino era sulla soglia della porta e non osava entrare.

“Chi cazzo è quella bambolina sulla porta?” tuonò Temari ancora a spalle a Kiba. Non sembrava per niente minacciosa, anzi, era parecchio ridicola, tutta spettinata e a testa in giù.

“Tem, lei è Ino, una nostra vecchia amica. Ino, lei è Temari, la mia ragazza!” spiegò Shikamaru in tono annoiato.

“Io ti ammazzo! Uomini, siete tutti delle merde! Ecco perché non sembravi triste al fatto che non sarei venuta a vederti domenica, così saresti potuto stare insieme a questa...” stava per rivolgerle un epiteto decisamente non carino. Ino assottigliò lo sguardo. Come si permetteva? Lei non stava facendo nulla!

“Ehi, abbassa i toni! Prima di tutto io prendo ripetizioni di fisica da Shikamaru e siamo amici di vecchia data. C'ero prima di te, bella mia!” Kiba e Shikamaru si guardavano intorno circospetti. Sperarono che Naruto e Sasuke tornassero in fretta per poter mettere fine a quella tragedia greca. Kiba si gustava la scena leccandosi le labbra di tanto in tanto. Le litigate tra donne per lui avevano sempre un che di sexy. E se ci fosse stato del fango sarebbe stato tutto più interessante.

“Adesso basta! Ino, scusa, possiamo vederci domani dopo lezione, mi spiace di averti fatto perdere tutto questo tempo...” la bionda annuì mesta.

“Kiba, accompagnala a casa, non mi fido a lasciarla da sola a quest'ora di notte...” non poteva accompagnarla lui, Temari l'avrebbe evirato a morsi.

“Niente da fare. Dai, sono stanco, facciamole dormire qui, Ino, ti cedo il mio letto e la bruttona può dormire con te!” disse Kiba con semplicità.

“No, dai, qui non dorme nessuno! Cazzo siamo già quattro più Larry e Akamaru! Lo zoo!” Sasuke e Naruto erano appena tornati. Erano andati a prendersi un caffè con Sakura.

“Stanza nostra, regole nostre.” sbottò Shikamaru andando in camera propria.

 

Erano le due di notte. Kiba aveva ancora gli occhi sbarrati, non riusciva a dormire su quel divano scomodissimo, gli uscivano fuori i piedi di dieci centimetri e per non cadere doveva stare a braccia conserte. Rimpianse di non aver accompagnato Ino a casa, ma sarebbe stato uguale, quella sadica di Temari l'avrebbe sfrattato.

Sentì un tonfo provenire dalla stanza di Naruto e Sasuke, probabilmente era solo Larry che prendeva a testate la porta, era una tartaruga particolarmente stupida. Sospirò pesantemente tirandosi sulla testa la coperta.

Il cigolio della porta che si apriva lo fece sbuffare ancora più forte. Ma la piantavano di far casino? Sentì dei passi felpati, ma neanche troppo.

“Mmh, Shika... impara a governare la tua cazzo di vescica!” sbuffò.

“Ehi, cane pulcioso, fammi spazio.” non era decisamente Shikamaru. Proprio no. Shikamaru era come minimo più gentile e più femminile.

“Manco morto. Hai un letto, vacci! Non ci sto già da solo, figurati tu con quel culone!” la rimbeccò mettendosi a sedere. Temari non rispose, si sedette di lato al divano e fissò un punto avanti a sé. Aveva lo sguardo... ferito?

“Non è colpa mia se sei alto 1.95 e pesi più di un bue, e nemmeno se non sono perfetta come quella fighetta ammaccata che vuole ripetizioni dal mio ragazzo!” sibilò irata. La destabilizzava la presenza di quella Ino, in tutti quegli anni mai nessuna aveva osato avvicinarsi al suo Shikamaru.

“Ino non vuole proprio nulla da Shikamaru... stai tranquilla, trippona!” sorrise brevemente appoggiandole una mano sulla spalla.

“Che palle, non riesco a dormire con quella che sembra una Venere dormiente. Giuro, non si scompone manco quando dorme!” disse frustrata. Si sentiva osservata e giudicata. Kiba sbuffò, comprensivo, nonostante le continue litigate e frecciatine non poteva negare che Temari facesse parte della sua vita.

“Beh, Ino sembrava già una donna quando aveva dieci anni, è normale che...” gli si buttò al collo, singhiozzando sommessamente. No, Kiba, sta buono! Non è questo il momento di pensare alle cosacce.

“Come consolatore fai schifo, cagnaccio!” singhiozzò lei con un mezzo sorriso. Gli depositò un bacio sulla guancia, delicato.

“Dai, Tem, vieni qui, ti faccio un po' di spazio sul divano...” lei si allungò a fianco, ci stava perfettamente nel divano, alzò lo sguardo su Kiba, tutto stretto nell'angolino, in quel momento si rese conto di quando fosse possente, era almeno il doppio di Shikamaru e lei si sentiva piccola piccola.

 

Un urlo squarciò il silenzio della casa, seguito ad un balzo non proprio felino. Naruto uscì dalla sua stanza urlando, con un mano Larry che sembrava non star troppo bene. Aveva quasi le lacrime agli occhi.

“Naruto, ma che cazz...?” biascicò Kiba sgranchendosi le gambe anchilosate dalla scomoda posizione. Si accorse di avere vicino Temari appallottolata e che gli aveva rubato tutta la coperta, ah, mai più essere gentili!

“Larry sta male! È mogio da ieri sera, non mangia e si lamenta...” disse preoccupato il biondo guardando la tartaruga che teneva tra le braccia. Ah, quindi quelle testate non erano a caso.

Sasuke fece la sua comparsa in stile zombie dalla sua stanza, guardò fisso davanti a sé e si avvicinò alla combriccola del salotto.

“Forza, andiamo all'ambulatorio veterinario che c'è qua vicino, così almeno la facciamo finita e posso dormire!” sbuffò prendendo delicatamente in mano la tartaruga e infilandosi il giubbotto di jeans.

 

Shikamaru era stato svegliato dai rumori del salotto. Si rigirò nel letto e si accorse di essere solo. Temari probabilmente era in cucina per lo spuntino notturno. Si mise a sedere, ancora rimbambito dal sonno, vide Ino dormiente nel letto di Kiba, era composta e bellissima anche nel sonno, pure con quel pigiama improvvisato che altro non era che una maglia da rugby di Kiba.

Si girò di spalle nel sonno e lui poté vedere chiaramente “Inuzuka” scritto sul retro della maglia, era decisamente la loro divisa di squadra.

Si diede dello stupido quando per un attimo credette di vedere un qualcosa che assomigliava molto a “Nara” stampato sulla stessa maglia.

Spalancò la finestra, doveva fumare, intanto nessuno se ne sarebbe accorto, Temari non sarebbe tornata in stanza molto presto, in frigo avevano una torta gelato appena cominciata. Sorrise impercettibilmente, quella bionda gli aveva sconvolto la vita al suo primo giorno di liceo.

Ma era giusto all'alba dei ventun anni essere stati solo con una ragazza? E chi gli diceva che era proprio lei quella giusta?

“S...shikamaru?” la vide arricciare il nasino alla francese nella penombra. Lui si sedette sul davanzale per poterla vedere meglio. Ma perché sei tornata dopo tutto questo tempo? Non potevi essere orrenda? Nah, come avresti potuto, non lo sei mai stata...

“Ehi, scusa ma ero insonne. Larry è stato male a quanto pare, Temari è in cucina e io ho voglia di una sigaretta...” spiegò brevemente cercando di evitarsi una ramanzina.

Lei si avvicinò semplicemente, si sedette accanto a lui sul davanzale, con i piedi a penzoloni. Gli sfilò la sigaretta dalle labbra e fece un breve tirò, inspirò l'odore acre del fumo e lo buttò fuori da quella piccole labbra a cuore.

“Tranquillo, non mi da fastidio, mi capita di fumare quando sono nervosa... sai, sotto esami...” sorrise scoprendo due file di denti bianchissimi.

“Sei l'unica che non mi stressa l'anima con questa storia! Dovresti sentire gli altri! Per non parlare di Tem!” esclamò esasperato. Al diavolo le responsabilità di capitano. Già si vedeva spodestato da Choji in un futuro molto vicino.

“Sarà il nostro piccolo segreto! Comunque complimenti, Temari è davvero bella. Ha un temperamento molto focoso!” rise lei. Già, caratterialmente si assomigliavano moltissimo, erano due despote uguali.

“Chissà se Sakura è riuscita a parlare con il tuo coinquilino, quello moro...” fece Ino pensierosa. Ne aveva avuto abbastanza di tutte le litanie dell'amica su quanto fosse figo quel suo compagno di corso, così l'aveva finalmente portata all'allenamento con sé.

“Ma chi? Sasuke? Quello è già tanto se respira! Anche se ultimamente lo vedo parecchio solitario, non che sia mai stato un chiacchierone, ma non vedo ragazze che gli ronzano intorno da un po'...” disse maligno il Nara. Bye bye teen idol di 'sto cazzo!

“Ma dai? È così carino! Probabilmente gli avrei sbavato dietro se fossimo stati in classe insieme! Ah, dannato trasferimento!” rise la bionda.

 

L'indomani mattina furono tutti svegliati dal citofono che trillava in modo quasi illegale. Chi cazzo aveva dimenticato le chiavi, stavolta?

Il primo ad alzarsi fu Shikamaru, contro ogni previsione, si accorse che Temari non era al suo fianco, ma dove cazzo si era cacciata?

Varcò la soglia del salotto e la vide addormentata accanto a Kiba che era mezzo schiacciato contro il divano. Le gambe di lei incrociate con quelle dall'amico i loro visi rilassati e vicini, decisamente troppo.

“Chi è? Sappiate che se siete Naruto e Sasuke, brutte teste di cazzo, vi lascio fuori!” non ottenne risposta per qualche secondo.

“E...ecco, i...io ho portato Larry...s..sono l'assistente del veterinario...” sentì una voce di ragazza. Ecco, sempre gentile Shikamaru! Che figura di merda!

“Oh, scusa, ti apro subito!” si affrettò ad aggiungere.

Si sedette sulla poltrona buttando giù di peso un Akamaru alquanto contrariato. Fissò i due che dormivano, qualcosa gli si spezzò dentro. Temari non era andata all'assalto della torta gelato, stava dormendo con Kiba.

 

Il rumore forte della porta della stanza di Naruto e Sasuke scattò. Il biondo ne uscì correndo, in boxer, e aprì la porta d'ingresso facendo un casino infernale. Non aveva un minimo di contegno. Mai.

La ragazza-veterinaria-assistente aveva già avuto modo di conoscerlo poche ore prima, in pigiama e con le lacrime agli occhi.

“Ehi! Larry! Meno male che stai bene!” prese delicatamente la tartaruga dalle mani della ragazza che arrossì vistosamente accorgendosi di avere un ragazzo in mutande davanti a sé.

“Scusa, Hinata, giusto? Ti ringrazio tantissimo!” l'abbracciò felice, lei credette di svenire sul pianerottolo, come una cretina. Beh, come biasimarla? Fa sempre un certo effetto essere abbracciati da un colosso di muscoli.

“D...dovere. Arrivederci!” si volatilizzò.

Shikamaru non prestò attenzione a quella scena. Voleva proprio vedere come si sarebbero giustificati quei due!

Non ci volle ancora molto tempo, cinque minuti dopo, quando Sasuke sbatté una testata contro il comodino, si destarono di soprassalto.

“Buongiorno.” sibilò Shikamaru avvicinandosi a loro. Temari con estrema naturalezza si alzò dal divano e gli diede un bacio sulle labbra.

“Tutto qui? Insomma, stavi dormendo abbracciata al mio compagno di stanza e non mi dai nemmeno uno straccio di spiegazione?” era alterato. Ma da quando Temari veniva avvicinata da ragazzi? Non gli era mai successo. Al diavolo.

“E tu, Kiba? Sentiamo, quel è la tua scusa?” ma aveva fatto decisamente male i suoi calcoli.

“Nara, non strillare, la tua ragazza ha dormito sul divano perché tu russavi e la bionda, da quello che ho sentito, era troppo bella.” urlò Sasuke dal bagno tirando poi la sciacquone. Che bello avere le pareti di carta velina! Tutti sapevano i cazzi di tutti, tanto valeva urlare per il pianerottolo.

“Sasuke ha ragione, poi mi sono addormentata e basta. Poi, con tutte le persone con cui potrei andare a letto, proprio cane pulcioso no!” disse la bionda alzandosi e stiracchiandosi la schiena.

“Perché? Credi che io possa mai venire a letto con una come te? Dai, Tem, sei quasi grossa come me, a me piacciono quelle piccoline, da coccolare!” rispose per le rime l'Inuzuka, punto nel vivo. Dannato sogno, continuava a tormentarlo!

“Buongiorno a tutti!” anche Ino si era svegliata e si stava stropicciando gli occhi ancora impastati di sonno.

“Ciao, Ino! Spero tu abbia dormito bene nel mio letto, e... la mia maglia ti sta proprio bene!” eccolo, Kiba che faceva il cascamorto. Un classico.

La bionda arrossì in modo delizioso piegando leggermente il capo. Temari li fissò, truce. Ma che aveva di tanto sbagliato lei?

Shikamaru le appoggiò una mano sulla spalla e le baciò una guancia.

“Scusa per prima, non volevo fare il geloso...” le sussurrò all'orecchio in modo che nessuno potesse udirlo.

“No ma va bene eh! Invitiamo anche qualcun altro la prossima volta! Siamo una comune ormai!” esclamò Sasuke appoggiandosi allo stipite della porta del bagno.

“Io vado a portare Akamaru fuori!” svicolò via Kiba, in effetti quella casa stava diventando troppo stretta.

 

Anche in un'altra casa qualcuna si svegliò, trovando però una coinquilina in meno. Sakura Haruno si diresse in bagno, abbassò la maniglia. Cazzo. Chiuso a chiave.

“Ino! Muoviti, me la sto facendo addosso!” bonjour finesse. Ma non fu la voce di Ino a risponderle.

“Scusa, Sakura, sono appena tornata dal turno in ambulatorio...” era la voce delicata di Hinata.

Ma se Hinata era in bagno, Ino dove diavolo era finita? Che avesse passato la notte da quello stramboide col codino? Nah.

La risposta alle sue domande arrivò due ore più tardi, quando cominciava ad allarmarsi; Ino entrò in casa con nonchalance, quatta quatta come un ninja.

“Allora? Sono quasi morta di paura stamattina! Ma ti sembra il caso di passare la notte con uno che conosci appena? Speravo fosse finito quel periodo!” la sgridò proprio come una madre. Ino arrossì, contrariata.

“Per prima cosa non è vero che lo conosco appena. E ho dormito da lui, sì, ma nel letto di Kiba che mi ha generosamente concesso. Non volevano farmi tornare da sola!” le spiegò urlando a sua volta.

“Ma se abitiamo ad un isolato di distanza!” la rimbeccò

“Non potevo saperlo. E comunque ho visto il tuo bello! Era così virile tutto imbronciato davanti alla porta del bagno!” rise lei.

“Ma piantala, non è il mio bello, chissà quanta concorrenza avrà.” disse Sakura triste. Era da un anno che tentava di parlargli, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Il caso aveva voluto che quella sera aveva deciso di accompagnare Ino al bar con i due vecchi amici. E lui era lì. Adesso aveva anche un nome, Sasuke Uchiha.

“Mah, Shikamaru ha detto che da quando ha lasciato il liceo sembra che nessuna lo guardi più, poverino, si sentirà solo e abbandonato!” le diede una gomitata la bionda. Hinata uscì dal bagno al nome del ragazzo.

“Stanotte, mentre ero di turno sono venuti due ragazzi in ambulatorio e uno di loro si chiamava proprio così...” s'intromise nel discorso. Ricordò con un sorriso timido tutto quel casino che aveva fatto quel biondino per una semplice intossicazione alimentare del suo animaletto.

“C'era anche un biondo...molto...carino...” arrossì nascondendosi dietro le mani. Le altre due le saltarono addosso ridendo.

“Oh, finalmente qualcuno che ti interessa! Anche se Naruto non mi sembra proprio il massimo per te.” commentò Ino ricordando le squallide battute che faceva al bar o della sua stupidità contagiosa.

 

Kiba saliva le scale a testa bassa, doveva parlare con qualcuno, non poteva continuare a tenersi dentro tutta quella tensione. Si sentiva un traditore, anche senza aver fatto nulla. Bussò alla porta del terzo piano. Subito la figura imponente di Neji arrivò ad aprire.

“Ohi, scusa, Hyuga, ma ho bisogno di parlare con qualcuno, c'è Shino?” chiese speranzoso. Neji annuì silenziosamente e gli indicò con il capo la porta della camera.

L'Inuzuka aveva sempre un certo timore quando metteva piede nella camera dell'Aburame e di Rock Lee. Era sempre piena di stranezze.

Notò l'amico seduto sul letto, sommerso dai libri. Il suo sguardo rimase fisso su quello che sembrava un alveare tenuto sotto vetro. Guardò con orrore le innumerevoli api.

“Smettila di guardare con disgusto i miei effetti personali.” disse con disappunto l'Aburame nella penombra della stanza rischiando di fargli prendere un infarto.

“A che cazzo ti serve? Anzi, non lo voglio sapere... ho bisogno di parlare con qualcuno.” confessò sedendosi sul letto di Sai dall'altra parte della stanza.

“E' per avere il miele fresco la mattina, comunque. Dimmi, che cosa ti da tutta questa pena?” gli chiese comprensivo, o almeno, così sembrava. Portava sempre quegli occhiali scuri.

“Ho sognato di far sesso con Temari. Stanotte abbiamo dormito insieme sul divano.” disse velocemente. Che imbarazzo. Shino non si scompose, non gli sembrava poi una così grande rivelazione.

“E allora? Anche io a volte sogno di farlo con Neji o altri, ciò non vuol dire che io sia gay. Quindi, tranquillo, non hai tradito Nara.” Kiba rimase sconvolto. Forse Shino non aveva ben colto il significato di quello che aveva appena detto. E poi l'Aburame che cazzo di sogni faceva? Rabbrividì solo ad immaginare la scena di lui e Neji che...

“Scusa, ho un impegno importantissimo, me ne vado!” scappò a gambe levate. Incrociò Neji per il corridoio.

“Stai attento, Hyuga!” gli urlò e uscì dalla porta d'ingresso.

 

Mentre Kiba scendeva le scale per tornare all'ovile vide Temari e Shikamaru che si stavano salutando, lei se ne stava tornando a Konoha. Le vide distintamente unire le labbra con quelle del Nara e qualcosa nel suo profondo si smosse. Immaginò di essere lui al posto dell'amico.

“Ohi, allora ci vediamo, culona!” disse raggiungendoli e rovinando tutto il quadretto. Lei annuì e gli diede una pacca sulla spalla.

“Ma certo, cagnaccio!” ammiccò. Shikamaru li fissò interdetto. Ma che cazzo stavano tramando quei due?

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Che dire? Questa storia mi è molto cara, non so come mai, forse è solo lo sclero che mi prende prima degli esami! Devo dire che mi sto affezionando molto a tutti i personaggi, ovviamente, come avrete notato, in particolare a Kiba e Shikamaru, anche se adoro i teatrini divertenti insieme a tutti gli altri! E se leggete questo capitolo ditemi che ne pensate, non vi costa nulla :)

 

Ringrazio tantissimo Kiarana per la sua recensione, grazie davvero, non so se riuscirei a continuarla se non avessi il supporto di qualcuno! Un bacione!

 

Ma adesso che succederà? Kakashi la smetterà di fare lo stronzo? Shino vorrà davvero farsi Neji? E Kiba riuscirà a togliersi dalla testa quel brutto sogno? Con questi dubbi amletici vi lascio e ci sentiamo alla prossima!

 

Prossimo aggiornamento: venerdì 22 maggio.

 

Spero vi sia piaciuto il capitolo! Un bacione a tutti!

 

ketyblack

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Capitolo 4
*** Di scarsi utility-back, nani e relazioni finite ***


Touch down!

 

Capitolo 4: Di scarsi utility-back, nani e relazioni finite

 

Il venerdì era la serata della cena di vicinato, voleva dire semplicemente che una delle loro case sarebbe stata invasa da una mandria di persone affamate e stanche dalla settimana. Il venerdì nessuna preoccupazione, niente allenamenti o lezioni.

“Suigetsu, sei sicuro di non poter fare lo sforzo di giocare? Non ho cazzi di fare l'utility back, se sbaglio Kakashi il nazista mi fa fuori!” lo pregò Shikamaru. Purtroppo il compagno di squadra sarebbe dovuto tornare a casa propria per il matrimonio della sorella.

“Shika, lo sai che ti farei volentieri questo piacere, ma non posso proprio! È mia sorella, cazzo!” sbottò dirigendosi in cucina.

“Leva quelle mani dal sugo, idiota!” urlò un alquanto alterato Kankuro che per quella sera si era improvvisato chef. Brutto presagio.

“Ma Kanky, sono il tuo coinquilino prediletto!” fece Suigetsu in tono supplice. Il bruno non si lasciò incantare e aggrottò un sopracciglio nell'udire quel nomignolo tanto odiato.

“Vaffanculo! E Kanky vallo a dire a qualcun altro! Ti disintegro!” rispose lanciandogli un cucchiaio di legno dietro.

In salotto si erano tutti accomodati dove potevano, le loro case non erano molto grandi, e una squadra di rugby quasi al completo non era molto discreta e di spazio ne occupava eccome.

Jugo se ne stava in disparte leggendo un qualche libro filosofico, era un tipo che non parlava mai a sproposito, insomma, il saggio strambo del gruppo. Era temibile, aveva sempre uno sguardo assassino stampato in volto e in campo nessuno osava insultarlo o fargli qualche frecciatina. Nemmeno il coach Kakashi.

“Ehi, Jugo! Ti dispiacerebbe dare una mano?” gli disse Gaara alquanto stizzito con una pila di piatti in mano.

“Non è affar mio se non riesci nemmeno a portare dei piatti senza l'aiuto di qualcuno, nanetto.” rispose conciso senza nemmeno distogliere lo sguardo dal suo libro. L'aria si fermò, agli altri sembrò di stare nel vecchio west.

Gaara si avvicinò a Jugo, arrivandogli fino a pochi centimetri dal viso “Abbi almeno la decenza di guardarmi in faccia quando mi insulti!” disse il rosso con occhi carichi di odio.

Il gigante continuò imperterrito nella sua lettura “Non ti sto insultando! Sei un nano, è un dato di fatto!”

Il baccano che fino a pochi secondi prima regnava incontrastato nella stanza si era interrotto, al suo posto, adesso, un silenzio inquietante aleggiava nell'appartamento. L'atmosfera era talmente tesa che si aveva l'impressione di poter suonare l'aria come un violino.

L'ira aveva fatto diventare il colore del viso di Gaara identico a quello dei suoi capelli. Per questo nessuno fu sorpreso quando si gettò addosso all'omone, che, con uno scatto degno di un eroe di qualche fumetto schivò l'assalto del suo nanico compagno.

Jugo afferrò Gaara per il colletto della maglia “Allora bel bambino! Andiamo a fare un bel bagnetto?” disse mentre lo trascinava di forza verso il bagno.

Nel silenzio del soggiorno riecheggiavano i grugniti rabbiosi e i tentativi del rosso di divincolarsi dalla presa del gigante. Il tutto seguito dal tipico rumore dell'acqua della doccia.

Pochi minuti dopo entrambi riemersero dal bagno. Gaara era bagnato dalla testa ai piedi.

Nessuno sapeva esattamente se ridere o rimanere nel più religioso silenzio, per non scatenare nuovamente l'ira del ragazzo di Suna.

Rock Lee corse verso la cucina, sembrava che il tempo fosse immobile. Pochi secondi, o pochi anni dopo, tornò con un bicchiere d'acqua in mano che lanciò in faccia a Jugo.

Si poteva fiutare il terrore nell'aria.

“La scena del bambino che si fa il bagno non è credibile, se anche il genitore non si bagna un po'! Su! Ragazzi! Abbiamo una cena da preparare!”

“Ma vaffanculo!” ribattè Jugo annoiato, prima di cominciare una fragorosa risata, che presto venne seguita da tutti, Gaara compreso.

 

A fine cena, sempre se quello che aveva cucinato Kankuro poteva essere definita cena, erano tutti ubriachi, quattro casse di birra giacevano vuote e abbandonate. Neji era riverso per terra che cantava insieme a Rock Lee canzoni senza alcun senso in cui le parole dei testi venivano sempre sostituite con improperi o parolacce.

“Gentaglia, torniamo a casa, domani abbiamo allenamento!” disse in tono alquanto alticcio e malfermo Choji. Gli altri annuirono e cominciarono ad avviarsi. Capirono che qualcosa non andava quando dal bagno sentirono provenire dei suoni inconfondibili. Si guardarono intorno per capire chi mancasse all'appello, ma la risposta era fin troppo ovvia. Kiba.

“Che seccatura! Quel coglione stanotte mi terrà sveglio.” sbottò Shikamaru dirigendosi verso il bagno e tirando fuori l'Inuzuka per un orecchio.

“Ma Shikamaru, carino, lui! Ma la sua ragazza lo è ancora di più, anche se è una culona...” biascicò pulendosi la bocca con la manica della felpa. Il Nara non lo ascoltò, era solo ubriaco, non l'attraversò nemmeno una minima fitta di gelosia.

“Sì, certo. Adesso andiamo a casa, che ne dici?” lo prese sottobraccio aiutato da Sasuke che storse il naso sentendo l'olezzo di vomito “Ma certo! Tutti a scopare!” rispose alzando un pugno in aria e sorridendo ebete.

“Sì, tutti a scopare. Però prima sotto la doccia...” sibilò l'Uchiha parecchio contrariato. Gli avrebbe occupato il bagno per tutta la notte. Era stato spodestato dal suo regno.

La mattina dopo una sbronza è sempre una tragedia. Soprattutto se una sveglia spaccatimpani suona alle sette e mezzo.

“Shika... spegni! Porca...” sussurrò Kiba ancora mezzo addormentato e in coma. Il Nara aggrottò le sopracciglia e si alzò controvoglia. Tra poco sarebbe arrivata Ino, per quelle famose ripetizioni di fisica, le aveva detto di arrivare presto per non essere disturbati da nessun Larry morente, Naruto in mutande, Sasuke nel bagno o Kiba coglione.

La bionda arrivò puntuale, ancora mezza assonnata, ma impeccabile come sempre. Shikamaru l'accolse il pigiama, senza un minimo di ritegno.

“Buongiorno, Shika! Ti ho portato la colazione, ti ho sentito dire che hai sempre il frigo vuoto...” il ragazzo appena visualizzò il sacchettino bianco che Ino teneva in mano per poco non scoppiò in lacrime di gioia.

“Oddio, sposami, ti prego!” scandì le parole. Lei abbassò lo sguardo e gli porse il sacchetto. Lo aprì e annusò felice il profumo di pasticceria, sperò che non facesse da richiamo per gli altri coinquilini, altrimenti addio lezioni.

“Non chiedermelo così che potrei farci un pensierino! Ah, no, non vorrei essere uccisa dalla tua fidanzata!” rise sedendosi su uno sgabello malmesso della cucina.

“Caffè? Senza sognati che io possa spiegarti qualcosa!” disse aprendo le ante della dispensa.

“Ottima idea!” rispose lei tirando fuori i libri dallo zaino e aprendo un quaderno con gli appunti ordinati.

 

Dopo colazione in casa regnava ancora il silenzio, sembrava tutto così irreale. Si erano spostati sul tavolino di vetro davanti al divano, dove sonnecchiava un gigantesco Akamaru.

“E così finisce la termodinamica, dai, dimmi che hai capito, ti ho anche fatto dei disegnini!” esclamò Shikamaru esasperato. Lei annuì, doveva ammettere che era parecchio difficile mantenere la concentrazione con un maestro del genere. Ora capiva come mai Temari ne fosse così gelosa.

“Sì, ho capito, sei bravissimo, complimenti! Quanto vorrei essere intelligente come te!” sospirò mettendo via la matita. Lui alzò lo sguardo e incontrò il suo, così azzurro, fin troppo!

“Sei intelligente anche tu. Devi solo applicarti e...sei anche bellissima.” gli uscì di getto. Ma perché? Ino era la sua amica d'infanzia, quella con cui andava a rubare le fragole al vicino di casa e con cui ne combinava di ogni.

“Oh... ti ringrazio. Beh, me lo dicono in tanti...” sorrise semplice, tenera. Lui allungò una mano verso i suoi capelli e infilò le dita in quei fili dorati. Erano morbidissimi.

“Stai benissimo con i capelli lunghi...” disse semplicemente riportando poi le mani sul tappeto. Anche i complimenti adesso? Shikamaru, ripigliati! Forse sei solo stanco perché è prestissimo e tu hai ancora la sbronza a vista.

“Mi stai dicendo che con i capelli corti ero un cesso?” gli chiese inquisitoria. Poi scoppiò a ridere per la faccia che Shikamaru aveva fatto. Dannate donne.

“Ma che centra! Avevi dieci anni! All'epoca ti guardavo con altri occhi e...” lei non lo lasciò finire.

“Beh, non mi pare proprio. In fondo il primo bacio l'hai dato a me, no?” socchiuse gli occhi, sadica. Dio, quanto assomigliava a Temari, o era il contrario? Che confusione! Lo stomaco cominciò a brontolargli in modo strano, e lei era troppo vicina.

Si alzò di scatto e corse in bagno, stranamente libero. Vomitò l'anima. Quando si dice il karma, aveva sfottuto Kiba tutta la notte e adesso era lui piegato in due abbracciato alla tazza.

 

Quando quella mattina Naruto aprì gli occhi rimase sconvolto dalla scena che gli si parava davanti, era così surreale, impugnò velocemente il cellulare per poter documentare tale evento con una foto. Il letto di Sasuke era vuoto, ed era appena mezzogiorno. Il moro sedeva alla scrivania, finora mai usata, in tuta e con un libro di microbiologia aperto, sembrava stesse leggendo! Sì, stava decisamente studiando, si era anche messo gli occhiali!

“Dobe, vaffanculo. Smettila di fotografarmi, gli esami sono vicini e non ho intenzione di perdere la borsa di studio.” disse in tono conciso e irritato squadrandolo da sopra le lenti. Aveva decisamente un che di ridicolo, non era proprio credibile con quegli occhiali.

“Hai visto, Larry? Sasuke è diventato un ometto!” esclamò in tono affettuoso il biondo prendendo il mano il suo animaletto.

“Levati dalle palle e non mi rompere.” sbottò l'altro di rimando.

Certo che gli appunti di quella Sakura erano proprio niente male, scritti in modo chiaro e lineare, riusciva a comprendere un qualsiasi concetto anche solo leggendolo una volta. E brava la rosa!

 

Nell'appartamento di fronte Suigetsu stava partendo con il suo borsone colmo di roba, incrociò Kiba per il pianerottolo e lo avvisò di non dar fastidio per nessun motivo a Kankuro, quella mattina era decisamente di pessimo umore.

“Si, vai tranquillo, divertiti al matrimonio e salutami tua sorella!” disse alzando una mano in cenno di saluto.

“E voi vincete e fate vedere a quel coglione di Kakashi che cosa sapete fare!” rispose di rimando lui scendendo le scale.

L'Inuzuka bussò alla porta, pochi secondi dopo il maggiore dei Sabaku aprì la porta. Doveva proprio essere incazzato a morte.

“Ehi, Kanky, che succede? Va beh, non importa. Il tuo cognatino sta male, avete qualcosa contro la nausea? Altrimenti col cazzo che potrà giocare domani!” esclamò ridendo sotto i baffi alla vista delle orecchie dell'amico che si stavano tingendo di rosso porpora.

“Appena torna quello stronzo di Suigetsu me la paga! Kanky mi ci chiama solo mia nonna e tu non mi sembri proprio lei, quindi vaffanculo!” fece per sbattergli la porta in faccia. Kiba mise prontamente un piede in mezzo, per bloccarla. Si piegò in due dal dolore dalla potenza dell'impatto tra la porta e il suo povero 47 di scarpe. Ma lo voleva far fuori?

“Ammettilo che vorresti fare l'estremo! Però almeno non azzopparmi il giorno prima della partita! E dammi qualcosa per la nausea, almeno!” rispose irato l'Inuzuka massaggiandosi il piede dolente. Kankuro sbuffò e lo fece entrare. La casa era un disastro, non si vedevano né Gaara né Jugo all'orizzonte.

“Anche se gli starebbe bene a quello stronzo del Nara. È già tanto che lo lascio stare con mia sorella.” sibilò aprendo il cassetto dei medicinali e lanciandogli con potenza una scatoletta.

Kiba fissò un punto non meglio precisato del pavimento, già, doveva dimenticare quel sogno, e anche di averla guardata dormire sul divano. Non voleva certo rischiare di perdere un amico come Shikamaru e di guadagnare due mostri di cognati!

“Ah, comunque, la prossima volta che dormi con lei non te la faccio passare liscia, capito?” lo afferrò per le spalle e lo sbatté fuori di casa di peso sbattendogli la porta in faccia.

“Ma vaffanculo, animale! Non potevo incontrare Gaara?” sbottò alla porta chiusa massaggiandosi il piede dolorante.

 

“Ragazzine, buongiorno, ultimo allenamento prima del massacro di domani. Per prima cosa volevo complimentarmi con i due piloni della squadra che stanno facendo un ottimo lavoro. Abbiamo intoltre la fortuna di avere un tallonatore con una stazza di un barboncino, quindi siamo avvantaggiati. Per quanto riguarda il club dei cazzeggiatori di seconda e terza linea siamo spacciati. Non che dietro siamo messi meglio eh! Codino farà da utility back, solo che fa abbastanza schifo, il mediano di mischia mi inquieta con il suo sguardo, poi riguardo ai due nevrotici trequarti diciamo che riuscirebbero a placcare mia nonna al supermercato con difficoltà. In estremis abbiamo Rambo e il fratello grasso del tallonatore che si perdono in chiacchiere ogni tre per due. Non so come avete fatto ad essere terzi, sinceramente!” esclamò Kakashi in tono rassegnato. I ragazzi erano decisamente irritati e si stavano contenendo dal fargli una mischia proprio sulla testa. Ma perché non si limitava ad allenarli invece che sfotterli e basta? Che cosa si aspettava da una squadra universitaria, la serie A?

“Coach, come capitano mi permetto di parlare a nome della squadra e...” Shikamaru venne interrotto dall'uomo.

“Capitano con il dopo sbronza e le occhiaie può tenersi il suo discorsone per sé. Da oggi prima di ogni allenamento vi affiancherò un preparatore atletico, palestra, esercizi per mettere su muscoli. Basta birre e mangiate. Basta terzi tempi a buttarsi su buffet!” continuò come se Shikamaru non avesse nemmeno aperto bocca.

“E adesso allenatevi! Forza! Riscaldamento! Placcaggi! Non battiamo la fiacca!” e così dicendo partì di corsa anche lui seguito dalla sua rassegnata squadra.

 

La sera prima di ogni partita si respirava come un'atmosfera magica. Quella sera si respirava solo terrore misto all'odore delle ascelle di Naruto. Secondo il rituale portafortuna del biondo il giorno prima di una partita importante non ci si doveva lavare. Meno male che nessun altro l'aveva seguito in questa follia.

“Ohi, bionda, vedi di levarti dal mio posto sul tappeto!” esclamò Neji prendendolo per i piedi. Naruto non ebbe tempo di replicare che udirono la porta del bagno aprirsi e furono invasi da una bomba batteriologica: Sasuke aveva appena fatto il suo ingresso in scena.

“Ma che cazzo! Chiudi almeno la porta! Ma troppa fatica andare in bagno a casa tua?” tuonò Choji scappando in cucina. L'Uchiha non lo degnò nemmeno di uno sguardo e se ne uscì dall'appartamento. Shikamaru sospirò, almeno quella volta l'avevano scampata.

 

Quel giorno non stava piovendo, era un cattivo presagio. La squadra era decisamente sottotono e tutti guardavano speranzosi verso il loro capitano per poter trarre un sospiro di sollievo. Shikamaru si decise ad alzarsi dalla panca con uno sbuffo.

“Gente, non prendiamoci in giro. Kakashi ha ragione, non siamo preparati e io come utility back faccio davvero cagare. Per di più oggi c'è il sole, non abbiamo mai vinto con questo clima. Però cerchiamo di mettercela tutta ugualmente!” disse in tono piatto e per nulla motivante.

“Grazie, capitano, eh! Come farne a meno di un discorso simile...” sbuffò Sasori posando il borsone per terra.

In quel momento le porte dello spogliatoio si spalancarono, tutti si aspettavano di vedere il coach, ma quella che era appena entrata non ci assomigliava nemmeno lontanamente.

“Ehilà, Yamanaka!” esclamò Kiba mostrando in canini affilati in un sorriso suadente. La bionda gli fece l'occhiolino. Nello spogliatoio si cominciava a respirare testosterone. Ma lei ignara di tutto, o forse non proprio, raggiunse il capitano e gli porse un piccolo pacchettino.

“Per ringraziarti delle ripetizioni, buona fortuna, Nara!” esclamò gioviale correndo fuori dallo spogliatoio.

Shikamaru rimase con quel pacchettino sospeso a mezz'aria. Kankuro e Gaara avevano l'espressione di due cannibali che stavano per fare un banchetto.

Indeciso se fare lo gnorri o se aprire il pacchetto scelse la seconda opzione. Strappò malamente la carta verde scuro e ne estrasse un elastico blu e giallo, come la divisa della loro squadra con su impresso il numero 10, il suo. Sorrise nascondendo quel piccolo dono tra le mani. Aspettò che gli altri scendessero in campo per disfarsi la coda e rifarsela con il suo nuovo elastico. Sperando fosse un buon presagio.

 

Il primo tempo era bello che andato. Proprio come le voci di Ino e Sakura sugli spalti che facevano tifoseria spietata. Erano però tutti troppo concentrati per accorgersene. Kakashi era seduto sulla panchina con superiorità, ma perché si stava comportando da stronzo così? In fondo non era anche lui come loro qualche anno prima? In quel momento si alzò e cominciò a scalpitare verso i suoi ragazzi.

“Rambo! Chiudi lì in fondo! Stai facendo passare troppi attacchi! Bionda, placca bene lì davanti, per la miseria!” per la prima volta cercò di dare consigli invece di criticare a basta.

“Codino! Se mi sbagli questo calcio di punizione giuro che ti faccio mangiare tutta l'erba del campo!” lo minacciò mentre Shino gli stava posizionando il pallone per calciare. Meta.

 

L'impegno e la urla però non bastarono, si diressero nelle docce avviliti, per soli quattro punti erano rimasti inchiodati al terzo posto in classifica. Una vera delusione.

 

“Cazzo, la prossima dobbiamo vincerla per forza, altrimenti addio finale. Ragazzi, la prossima saremo più coperti e soprattutto non dovrò più fare da utility back, avremo Suigetsu tra le nostre fila e saremo più forti che mai!” disse Shikamaru da sotto la doccia.

“Evidentemente il portafortuna della biondina non ti ha portato bene...” osservò piccato Sai avvolgendosi in un asciugamano.

“O forse abbiamo fatto cagare e basta, non ti passa mai per la testa, eh, Sai?” rispose di rimando lui non ottenendo più risposta. Ma sì, vattene al diavolo anche tu. Chissà se Ino era già tornata a casa? Voleva almeno farsi perdonare per la corsa in bagno della mattina prima.

“E dai, Shika, prendila con filosofia, la prossima volta gli faremo il culo!” esclamò combattivo Naruto con un bel graffio in faccia. Gli avversari erano stati proprio dei macellai.

 

Uscendo dal campo notò due ragazze vicino agli spogliatoi. Erano Ino e Sakura. Maledetta rosa, ma perché doveva sempre seguire Ino come un cane?

“Ehilà, ragazze! Mi dispiace che abbiate dovuto vedere un simile sfacelo. Ma abbiamo avuto delle incomprensioni con il coach...” spiegò lui arrossendo inspiegabilmente. La bionda sorrise poggiandogli una mano sulla spalla.

“Volevo offrirti un caffè per chiederti scusa di ieri. Sai, la sera prima...” lei non lo fece finire.

“Ma certo, con piacere! Non giustificarti.” si affrettò a dire. Sakura la squadrò torva, le sembrava un salto nel passato, quando Ino usciva con chi più le pareva. Anche se doveva ammettere che di quello Shikamaru ne aveva sentito parlare tutti i giorni dal suo trasferimento a Iwa.

“Io allora andrei, devo chiedere a Sasuke se può restituirmi il quaderno di microbiologia, Ino, non fare scherzi, se dormi fuori avvisa!” disse la ragazza prima di individuare l'Uchiha e arrossire vistosamente.

“Beh, ha proprio scelto bene, non la cagherà mai.” sentenziò Shikamaru avviandosi verso il centro con Ino.

“Ma il famoso terzo tempo? Ero venuta anche per quello...” chiese lei.

“Kakashi ci ha vietato di partecipare, ci si complimenta con gli avversari e si va via, altrimenti non passiamo più dalle porte!” rise il Nara. La bionda piegò la testa notando come la felpa col cappuccio fasciasse come una seconda pelle tutti quei muscoli potenti. Si chiese perché non fosse mai uscita con un rugbista prima d'ora.

“Che crudeltà! Dev'essere proprio un sadico!” esclamò lei affiancandosi al ragazzo.

 

Intanto Kiba e Naruto erano appena tornati a casa. Si godettero il divano comodo, la musica elettronica a tutto volume e mangiare sul tappetto seminando molliche di pane dappertutto. Evviva il testosterone!

Mentre i due compari stavano guardando alla televisione l'ennesimo reality di dubbio gusto sentirono in lontananza qualcosa che vibrava.

“Ma che cazzo...Naruto! Vai a rispondere! Non è il mio!” urlò Kiba in tono molto gentile. Il biondo gli alzò il terzo dito.

“Il mio cellulare è qui, cazzone!” ringhiò chiudendosi in camera. Ma allora di chi cavolo poteva essere quel fastidioso aggeggio?

Entrò in camera sua e sentì distintamente la vibrazione di un cellulare provenire dall'ammasso informe di vestiti buttati sul letto di Shikamaru. Schifato spostò quella montagna di panni sporchi e il cellulare del Nara rivide la luce. Kiba guardò il display. Ovviamente, Temari.

“Sei proprio uno stronzo! Ti volevo dire in bocca al lupo e non hai nemmeno risposto, volevo solo sapere com'era andata. Se mi odi e non mi vuoi più sentire dimmelo!” urlò la bionda non appena premette il tasto “rispondi”.

“Ohi, Tem! Guarda che l'idiota ha dimenticato il cellulare a casa, sono Kiba. Appena torna gli dico di chiamarti...” disse lui pazientemente, adesso anche le sue urla si doveva sorbire. Fece per mettere giù, ma lei parlò.

“Scusami. È che sono un po' di giorni che ci sentiamo giusto due minuti e poi taglia corto...non volevo urlarti addosso, Kiba.” lui sussultò nell'udire il suo nome pronunciato da lei, era tutto così inedito. E Shikamaru che cosa stava combinando?

“Figurati, le donne amano urlarmi addosso! Tranquilla, te lo faccio rinsavire io quel cretino!” esclamò mettendo giù.

 

Nel frattempo il cretino in questione se ne stava amabilmente stravaccato al parco gustandosi un tramezzino al pollo. Adorava starsene tranquillo dopo le partite. Lui e Ino erano in silenzio da parecchio tempo, anche lei era sdraiata sul prato, accanto a lui.

“Ti ricordi quando andavamo al parco di Konoha a guardare le nuvole? Eravamo così carini!” esclamò lei dandogli un lieve colpo sulle costole.

“Io non ho mai smesso. Quando te ne sei andata ho passato almeno un paio di giorni a guardarle da solo, in completo silenzio.” raccontò lui con un mezzo sorriso. Sentì distintamente le piccole mani di lei accarezzargli un braccio, e ogni singolo muscolo contrarsi al suo passaggio. Lui aprì gli occhi e la vide vicinissima al proprio viso.

“Chissà che cosa sarebbe successo se fossi rimasta, magari sarei stata la tua ragazza...” sussurrò troppo vicino alle sue labbra. Inaspettatamente Shikamaru le passò una mano dietro la nuca e l'avvicinò a sé. Fu decisamente diverso dal loro primo bacio. Le certezze del Nara si frantumarono nel momento in cui la sentì accarezzargli il collo e baciarlo di rimando. Ma perché dopo tutto questo tempo, Ino?

Durò forse pochi secondi, o forse ore. Quando si staccarono da quel contatto inaspettato non dissero una parola, semplicemente si alzarono dall'erba e si avviarono verso casa, per mano. Il Nara guardava quella mano così piccola e curata, così diversa da quella che stringeva da sei anni.

 

Sasuke era appena tornato a casa, stava combattendo per non strozzare Kiba e Naruto che, come al solito, non si facevano gli affari propri. Eccoli lì, sul divano, con tanto di Larry e Akamaru, con quei sorrisetti maliziosi che lo facevano imbestialire.

“Allora? Ma quanto tempo ci hai messo per darle un quaderno?” chiese l'Inuzuka pregustandosi già dettagli piccanti. Sasuke lo fissò inarcando in sopracciglio, povero idiota.

“Per non parlare di come ti guarda... oddio provo pena per lei... altri cuori spezzati all'orizzonte!” si lagnò ancora Kiba. L'Uchiha sbuffò sonoramente. Già aveva i dolori di tutta quella pessima partita, in più doveva anche sentire le cazzate di quei due microcefali.

“Sono selettivo, Kiba. Non mi faccio la prima che passa. Quello è più nel tuo stile.” sibilò Sasuke sbattendo la porta della sua stanza. Quei due coglioni, sempre a pensare male, sfortunatamente non c'era nulla di cui pensare male, quella Sakura era una specie di zerbino, nemmeno lui avrebbe avuto cuore di approfittare di lei in quel momento di magra.

 

Pochi minuti dopo anche Shikamaru rincasò, aveva un sorriso ebete stampato in faccia, sembrava avesse sniffato pittura. Posò il giubbotto su una sedia e si bloccò alla vista di tre figure che lo fissavano truci dal divano.

“Ok... che diavolo è successo?” chiese incerto verso i tre coinquilini. Kiba si alzò e lo guardò sprezzante, gli lanciò il cellulare malamente.

“Chiamala. Ricordati ogni tanto che sei fidanzato, eh!” era parecchio arrabbiato. Ma da quando gliene fregava qualcosa di Temari? Non gli stava sulle palle? Si chiese Shikamaru.

“Ehi, guarda che la sento ogni giorno, mica mi dimentico!” sbottò il Nara scorrendo l'elenco delle chiamate perse e cominciando a sudare freddo. Non si era nemmeno accorto di aver dimenticato il cellulare a casa. Che imbecille.

“Ma, da quello che mi ha detto quando ho risposto direi di no. Da quando è ricomparsa la Yamanaka sei sempre con la testa da un'altra parte. Devi fare una scelta e lo sai anche tu.” disse conciso voltandogli le spalle.

Ma da quando Kiba era diventato così saggio? Di solito era il più cazzone della compagnia...ma certo! Probabilmente si era innamorato di qualcuna!

“Non guardare me, ha ragione!” Naruto sostenne fermamente le parti di Kiba.

“Solo perché non è mai stato con una più di due giorni... vado a chiamare la mia ragazza...” disse calcando più del solito l'ultima parola. L'Inuzuka non ci vide più. Ma come cazzo si stava comportando?

“Stai attento, eh! E che cazzo sono quei brillantini sul collo della felpa?” gli saltò addosso. Chissà da quanto tempo andava avanti con quella storia.

“Ehi, non ci ho fatto un cazzo con Ino! Mi ha solo dato un bacio!” urlò il Nara ormai atterrato. Aveva mentito, in realtà era stato lui a baciarla e non si sentiva minimamente in colpa. Ma l'avesse saputo prima si sarebbe evitato tutte quelle seccature.

“E adesso ho intenzione di dirlo a Temari, voglio essere corretto.” concluse velocemente scrollandoselo di dosso come una bambola di pezza.

 

In un altro condominio si affrontavano problemi analoghi. Hinata si stava bevendo una tazza di tè ascoltando le ultime news delle due coinquiline.

“Mah, ho cercato di abbordarlo con la storia del quaderno, ma dopo mezz'ora è tornato a casa e sembrava non mi guardasse nemmeno...” si lagnò Sakura con la testa tra le mani. Ino invece era seduta sulla poltrona del salotto con gli occhi velati di tristezza.

“Shikamaru mi ha baciata. Mi sento una stronza...lui è fidanzato.” sussurrò più a sé stessa che alle amiche. Le era capitato spesso di uscire con qualcuno che fosse fidanzato, ma quella volta era diverso, gli altri non erano Shikamaru.

 

Un'ora. Questo fu il tempo che Shikamaru ci mise per calmare Temari al telefono. Un'ora di insulti, di pianti e grida. Un'ora in cui crollò definitivamente il mondo che il Nara conosceva da lì a sei anni. La sua Temari l'aveva lasciato, per sempre e senza alcuna possibilità d'appello. Si era rintanato in un angolo della stanza, come se si potesse nascondere facilmente un omone della sua stazza, e si accese una sigaretta ignorando del tutto le regole della casa che concedevano di fumare solamente sul terrazzo.

Kiba aveva origliato tutta la conversazione e si sorprese nell'essere triste per l'amico, però, anche rincuorato per qualche strana ragione. Forse non era stata Ino la causa scatenante di quella rottura, era stato il tempo, la routine e la loro giovane età.

Bussò alla porta e senza ottenere risposta entrò. Con fare fraterno di avvicinò a lui dandogli una pacca sulla spalla e rubandogli un tiro di sigaretta.

“Mi dispiace, amico.” disse semplicemente. Non c'era proprio nulla da dire in quei casi. Shikamaru annuì e in quel momento gli fu tutto chiaro, era sempre stato così palese.

“Tem non merita uno che non sa quello che vuole e che la considera una seccatura, merita uno come te, Kiba...” ammise con sé stesso il Nara, non aveva mai saputo darle tutto quello che si meritava, che fidanzato pessimo.

“Ma smettila, la trippona non sarebbe capace di gestirmi! Mica sono una mezza sega come te! Dai, andiamo a farci una birra, offro io!” esclamò Kiba aiutandolo a tirarsi su.

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Ma saaaalve miei carissimi lettori, ecco qui il capitolo di questa settimana, scusate se non è troppo lungo ma spero vi possa piacere ugualmente! Ultimamente sono parecchio occupata, spero però di continuare ad aggiornare regolarmente, spero che possiate apprezzare i miei sforzi!

 

Un grazie speciale va come sempre a Kiarana che mi segue sempre e mi fa sentire che la storia interessa a qualcuno xD a parte gli scherzi la ringrazio davvero per le sue indispensabili recensioni!

 

Un grazie gigante anche a coloro che hanno messo la storia tra le preferite o le seguite, ma anche chi legge solo ma non recensisce (anche se preferirei lo facesse xD)

 

Ma adesso nuovi interrogativi si pongono all'orizzonte: Sasuke tornerà il tanto sospirato teen idol o continuerà ad occupare il bagno e basta? Gaara prenderà qualche centimetro così almeno lo sfotteranno un po' meno? Kiba si dimenticherà per sempre di quel sogno?

 

Prossimo aggiornamento: sabato 30 maggio.

 

Alla prossima carissimi!

 

ketyblack

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Capitolo 5
*** Di sopracciglioni, calendari sexy e compleanni ***


Piccola comunicazione di servizio: se vi piacciono le ShikaIno passate a leggere la mia ultima one-shot “Droga” non ne rimarrete delusi! Bando alle ciance vi lascio al nuovo capitolo! 
 

Touch down!

 

Capitolo 5: Di sopracciglioni, calendari sexy e compleanni

 

Il lunedì conobbero il famoso preparatore atletico uno stramboide con i sopracciglioni in perfetto stile Rock Lee e con un'orrida tutina verde bosco. Era Maito Gai, amico di vecchia data del Kakashi il demonio.

“Forza! Oggi niente partitella finale ma andiamo in palestra tutti insieme a fare un po' di pesi! Vediamo chi sarà il più baldo giovine tra voi!” esclamò tutto contento facendo una posa strana e decisamente equivoca. Erano tutti alquanto schifati, tranne Lee, probabilmente perché stava assistendo a come sarebbe stato tra qualche anno, affetto da demenza senile.

“Sai che bella roba... grazie, coach, un bel modo per farmi sfottere ulteriormente...” sibilò Gaara già pronto ad assistere alle dimostrazioni di forza dei suoi compagni alle quali lui sarebbe risultato perdente in partenza.

“Su, su! Non affliggerti, piccolino! Tu sei molto più veloce di loro, ricorda sempre che hai delle grandi...ehm....potenzialità!” lo consolò Gai con una pacca sulla testa che lo fece correre via alla velocità della luce.

 

A fine sessione di preparazione fisica erano tutti stravolti, sì, erano abituati ad andare in palestra, ma con quel Gai sembrava tutto una sfida a chi fosse il migliore e nessuno si tirava indietro in quella gara di ignoranza maschile.

“Per questa volta vince Jugo! Bravissimo, ragazzo! Non vorrei mai averti in mischia contro di me!” esclamò felice alzando il braccio del gigante. Jugo lo fulminò con lo sguardo.

“Prima che andiate a farvi la doccia devo dirvi due parole! Dobbiamo raccogliere fondi per la Federazione Rugby Universitaria, e allora ho pensato ai vostri corpi forzuti!” continuò sorridendo.

Neji rabbrividì fino alle punte dei capelli scuri, ma quanto era imbarazzante quell'uomo? Shino gli si avvicinò lentamente.

“Se crede che io possa fare cose tipo l'autolavaggio sexy con la maglietta bagnata si sbaglia di grosso!” gli sussurrò all'orecchio. A Neji risalì un conato di vomito pensando a Shino in bikini che lavava macchine.

“Aburame non dire cazzate, poi magari questo sente e la prende anche come una buona idea!” tuonò Kankuro cercando di non farsi sentire.

Gai era ancora nel bel mezzo della sua premessa e non stava ascoltando nessuno. Parlava con una verve che li faceva rabbrividire. Sasuke si era buttato nell'erba del campo a peso morto, gli dolevano tutti i muscoli, maledetti pesi.

“E quindi abbiamo deciso di dare il nostro contributo con un calendario, ovviamente con tutti voi! Bella idea, eh?” tutti quanti sgranarono gli occhi, increduli. Un calendario? Ma che cos'erano? Delle aspiranti starlette da quattro soldi o degli atleti?

“Mister, mi spiace ma non ci stiamo! Non possiamo renderci ridicoli così!”urlò Choji tutt'altro che entusiasta.

“Ma come? Si è giovani una volta sola!” esclamò Rock Lee.

“Sarà sicuramente divertente posare, che ne dici Sasori? Dicono sempre che sarei dovuto diventare un modello!” rise Deidara prendendo sottobraccio il rosso.

“Ci tengo a specificare che non è un'attività facoltativa e che verrete anche pagati. Pensateci bene!” aggiunse Gai prima di andarsene.

“Che palle, però ci pagano, io dico sticazzi!” commentò Naruto avviandosi alle docce. Quanto aveva ragione, tutti quanti avevano un prezzo e gli universitari fuori sede ne avevano uno decisamente basso e conveniente.

“Ma chi se lo compra un calendario con dei rugbisti? E poi non vi sembra una cosa un po' da gay?” chiese Kiba guardando verso Sasori e Deidara.

“Caro Inuzuka, quanto hai ragione! Sì è completamente da gay, non un po'!” lo prese in giro il biondino dandogli una pacca sul sedere.

“Ehi, con molta calma! Questo è off limits per gli uomini!” lo mise in guardia facendo scoppiare a ridere il resto della squadra.

 

Una volta a casa Shikamaru trovò un pacco davanti a casa sua. Era per lui a giudicare dal bigliettino sopra. Kiba, Naruto e Sasuke cercavano di sbirciare che cosa fosse, ma il Nara aprì la porta di casa e si rintanò in camera sua.

 

Il maledetto giorno dello shooting del calendario era arrivato. Nessuno era dell'umore adatto per fare quella pagliacciata, tutto il contrario di Gai, che continuava ad incitare i ragazzi a posare con più convinzione.

“Ma che cazzo di convinzione può avere uno che se ne sta sdraiato in mezzo al campo, nudo come un verme, con solo un pallone a coprirgli le palle?” Sibilò adirato Kiba, che per l'occasione stava assumendo un colorito tendente allo scarlatto.

“Non farti problemi, giovine! Ti vergogni di noi? Stare negli spogliatoi con i tuoi compagni non ti ha insegnato nulla?” rispose Gai come se quello che stessero facendo fosse la cosa più normale del mondo.

La scena, vista da fuori, sembrava decisamente surreale.

Kiba stava posando davanti al preparatore atletico, che sembrava avere una scorta infinita di tute verdi, e che per l'occasione si stava anche improvvisando fotografo.

Gli altri compagni di squadra sostavano invece dietro la macchina fotografica, coperti unicamente dai loro bianchi asciugamani.

A parte Kiba, nessuno sembrava troppo a disagio, per il momento. Naruto stava discutendo animatamente con gli altri compagni di squadra sulla posa in cui si sarebbe dovuto mettere.

“...e poi mi metterò con la schiena appoggiata al palo della meta!” eventuali insulti rivolti verso il suo improvviso e straripante entusiasmo, furono interrotti dall'evento che avrebbe messo a disagio l'intero team di improvvisati modelli.

“Maestro! Ma noi siamo in quindici, e i mesi sono solo dodici, qualcuno sarà tagliato fuori dal calendario?” disse Rock Lee ad alta voce.

Un sorriso smagliante comparve sul volto di Gai “Stai scherzando?? Tutti avranno la gioia e la gloria di partecipare a questo meraviglioso momento di unità di squadra!! Sapendo che dobbiamo fare una foto di gruppo, l'unica soluzione è che...uhm...otto di voi posino in coppie! Scegliete voi chi!”

Kiba, che aveva appena finito di posare, sbottò in una risata fragorosa. “Su ragazzi! Decidete le coppiette! Io i miei scatti già li ho fatti” disse mentre recuperava il suo asciugamano.

L'atmosfera diventò improvvisamente gelida. I ragazzi avevano impiegato qualche secondo per processare l'informazione. Otto di loro sarebbero stati per sempre ritratti nudi a fianco di un loro amico.

Dal silenzio tombale si passò al vociare più assurdo. Si potevano udire vari insulti rivolti a Rock Lee. Alcuni si tiravano fuori dalle coppie e altri puntavano il dito verso chi secondo loro sarebbe stato più idoneo.

Gli unici che si erano tirati fuori dalla discussione erano Sasori, Deidara e Shino.

“Tu non ti preoccupi di finire in coppia con qualcuno?” chiese curioso Sasori rivolto all'Aburame.

“Non ho problemi a mostrarmi insieme a nessuno...voi della squadra siete le uniche persone con cui ho il piacere di uscire, e inoltre mi trovo completamente a mio agio con la mia sessualità!” rispose tranquillo guardando gli altri che si azzuffavano, verbalmente e non.

Dopo interminabili discussioni le coppie scelte furono Sasori e Deidara, Shino e Neji, Gaara e Kankuro, e in conclusione Naruto e Sasuke.

Rock Lee venne tirato fuori delle coppie proprio da Gai, per “l'esecuzione di una posa fantastica e giovane! Pensata appositamente per lui!” Nessuno ebbe da ridire, Lee compreso, dato che suddetta posa era completamente indescrivibile e terrificante.

Lo shooting di Deidara e Sasori non diede troppi problemi ed optarono per abbracciarsi tenendo tra di loro il pallone.

I primi problemi iniziarono ad arrivare quando Shino e Neji presero il posto davanti alla camera.

“Avanti Hyuga!! Non mi sembri troppo vicino al tuo compagno! Guarda lui come si trova a suo agio!” Urlò Gai puntando teatralmente il dito contro l'Aburame, che stava posando tenendo addosso i suoi inseparabili occhiali scuri. Il che lo rendeva ancora più inquietante ed equivoco. Alla fine giunsero alla classica posa schiena contro schiena. Dopo la stampa si notava chiaramente come Neji cercasse di tenere il suo posteriore a debita distanza da quello del suo coinquilino.

Kankuro, ebbe uno strano scatto di amore fraterno durante il suo shooting con Gaara. Infatti quella che doveva essere una “normale scena nelle docce degli spogliatoi”, si trasformò in un incontro ravvicinato tra la testa del fratello minore e l'ascella pelosa del più grande.

Per concludere le coppie, Naruto e Sasuke, dopo le varie obiezioni del biondo, che voleva le luci della ribalta unicamente su di lui, si misero in una posizione di contesa della palla.

La foto di gruppo venne scattata con tutta la squadra di schiena, adornati dal loro cognome e numero disegnati direttamente sulla loro pelle.

 

Passarono un paio di settimane dalla rottura con Temari, dall'appuntamento con Ino e dall'imbarazzante calendario. Quella mattina nessuno si era svegliato per andare a lezione, quindi erano lì, che vagavano per la casa in ciabatte grattandosi di tanto in tanto.

Il bagno stranamente non era occupato da Sasuke ma era comunque chiuso a chiave. Ad un certo punto si sentirono delle urla di giubilo. Ma che cosa stava succedendo?

“Kiba? Tutto a posto o devo chiamare la neuro?” bussò alla porta Sasuke cercando di aprire. La serratura scattò e ne uscì fuori un'Inuzuka con una faccia più idiota del solito.

“Sasuke, vuoi che ti dia il numero della neuro?” continuò Shikamaru vedendo Kiba così. Il ragazzo scosse la testa, li prese per un braccio e li condusse in bagno, davanti alla bilancia.

“Non potete capire! E fantastico!” ci saltò letteralmente sopra con gioia. 111 chili. La presero come una dimostrazione di forza.

Sasuke si pesò subito dopo, guardò giù scoraggiato, solamente 97 chili, non era aumentato quanto sperato di massa. Shikamaru lo scansò in malo modo e vide il suo responso un “misero” 95. Era sempre il più leggero, ringraziò non ci fosse Naruto per non essere ulteriormente umiliato. Ma dov'era quell'idiota del biondo?

La risposta arrivò pochi minuti dopo quando l'Uzumaki entrò in casa facendo un casino infernale e con uno scatolone in mano. Ma che cazzo aveva da essere così felice? Tra poco sarebbero cominciati gli esami ed era pure un cerebroleso. Mah.

“Gente, finalmente li hanno stampati!” esclamò aprendo la scatola e rivelando loro in contenuto. Era l'unico che non vedeva l'ora. Era piuttosto inquietante appendere al frigo dell'appartamento di quattro uomini etero un calendario di rugbisti nudi.

“Ehi, ehi! Levati quell'espressione dalla faccia! A gennaio ci sono io, non ci pensare nemmeno ad appenderlo.” disse in tono seccato Shikamaru. Si guardò, ma perché qualcuno avrebbe dovuto pagare per vederlo nudo? Ah, no, come aveva detto Gai, lui non era affatto nudo, aveva la fascia da capitano al braccio.

“Oh, ma che gran figo che sono! Dopo questo shooting faranno la fila per darmela!” esclamò Kiba guardandosi nel mese di aprile. Sasuke sbottò a ridere quando vide che Naruto, nella foto che avevano fatto insieme, era venuto con gli occhi chiusi. Si era impegnato così tanto!

“Che dobe! Se non altro continueranno a dire che sono più bello di te!” sibilò chiudendo il calendario con uno scatto.

“Ma quanti cazzo ne hai presi?” Shikamaru cominciò a contare tutti quelli che c'erano nella scatola.

“Uno a ciascuno, speravo che tutti voi...” fu interrotto.

Shikamaru se ne stava uscendo con i mano quel calendario e un sorriso malizioso che faceva presagire le cose peggiori.

 

Corse per l'intero isolato, doveva andare a casa di Ino per farsi due risate insieme a lei. Come modelli i rugbisti erano proprio pessimi, pensò mentre saliva le scale per arrivare al terzo piano.

La bionda lo accolse con un sorriso e lo baciò sulla guancia facendolo entrare. Si accorse di guardarlo con occhi diversi...

il Nara entrò nella piccola cucina e capì di essere arrivato troppo tardi. Un calendario identico a quello che teneva in mano era già appeso alla parete della cucina e non solo, con una sua foto in bianco e nero frontale e praticamente nudo, non fosse stato per il pallone che gli copriva i gioielli di famiglia.

“Ecco...non pensavo che qualcuno avrebbe speso dei soldi per...” non riusciva ad esprimersi, come faceva ad essere serio con quell'obbrobrio davanti?

“Hanno detto che era per beneficenza e l'abbiamo comprato... chi poteva immaginare che avremmo visto tutta la squadra così?” Ino si stava trattenendo dal ridere. In quel momento la porta di una stanza si aprì, Shikamaru riconobbe l'aiutante del veterinario, quella che era stata accolta di Naruto in mutande.

“Ehi! Ciao, scusa per quella mattina ma eravamo tutti stravolti!” sorrise semplicemente. Hinata doveva ancora riprendersi dalla scia degli eventi, perché Mister Gennaio era seduto sul divano del suo salotto?

“T-tu...” e svenne sul tappeto per motivi dubbi. Il Nara la prese in braccio con facilità e con una faccia sconvolta.

“Vieni, mettiamola a letto, non è abituata alla presenza di ragazzi in casa...” spiegò Ino indicandogli la stanza.

 

Dopo aver sistemato Hinata a letto si divertirono a commentare il calendario. La bionda non la smetteva più di ridere a guardare la foto di Shino e Neji. Assunse tutt'altra espressione nel guardare la foto di gruppo, nel mese di Dicembre.

“Ah, però! I rugbisti li credevo dei buzzurri, non avevo mai pensato che potessero essere così...” Shikamaru le lanciò uno sguardo perplesso. Erano entrambi troppo imbarazzati per dire qualsiasi cosa. Ma che cosa aveva pensato il Nara? Perché era appena andato da lei con un calendario pieno zeppo di uomini nudi con l'intenzione di commentarlo con lei? Che idea stupida.

“In realtà siamo proprio dei buzzurri, della peggior specie anche. È una noia doverli capitanare...se qualcosa va da schifo è sempre mia responsabilità. E...io e Tem ci siamo lasciati.” non centrava nulla con il discorso ma reputò giusto dirglielo. Alzò lo sguardo e le vide il sorriso più bello che qualcuna gli avesse mai fatto.

“Dici davvero? Perché?” una raffica di domande alle quali lui non aveva alcuna voglia di rispondere. Con uno sbuffo le accarezzò una guancia prima di baciarla.

“Scusa, devo proprio andare.” sorrideva anche lui, in modo strano ma stava sorridendo.

 

Perché stava scappando come un ladro? Ino non gli piaceva? Ma certo che sì. Ma voleva davvero mettersi in gabbia poche settimane dopo la rottura con Temari? No. Però Ino era così carina e soprattutto lui piaceva parecchio a lei, ne era sicurissimo. E pensare che lui di ragazze non ne capiva proprio nulla, non le aveva mai guardate e non se ne era mai interessato, un bel giorno era arrivata Temari e si erano messi insieme. Fine.

 

Kiba se ne stava in casa stravaccato sul divano, giocherellando con il cellulare a Fruit Ninja, Naruto e Sasuke erano usciti “per andare in biblioteca a studiare” ma non ci credeva nessuno, sicuramente sulla strada per andarci si sarebbero persi in tutt'altro, probabilmente tra aperitivi e buffet.

Mentre stava per addormentarsi il cellulare vibrò sulla sua pancia. Lo prese al volo e lesse il messaggio che gli era appena arrivato.

 

Che fai, cagnaccio? :)

Sono sul divano a svaccarmi.

Tu? Mangi come tuo solito, trippona?

Sempre gentile, eh!

E io che volevo farti i complimenti!

Che? Ho vinto il premio idiota dell'anno?

Questo scherzo è un po' vecchiotto, Tem ;)

Nah. Nessuno scherzo.

Per essere un cagnaccio sei davvero carino

ad Aprile :P

 

Kiba si ritrovò a sorridere come un cretino. Forse il premio idiota dell'anno gli spettava comunque. Un momento...da quando Temari gli scriveva? Ma le era dato di volta il cervello? Rifletté su cosa scriverle, e non gli venne in mente niente di più intelligente.

Come stai, comunque, non che mi interessi!

Si tira avanti, come al solito!

Con Shikamaru andava male da un po'.

Grazie per avermelo chiesto :)

Mi dispiace molto, eravate ormai quasi sposati.

Peggio per lui, e tutto di guadagnato per te,

bruttona :)

 

Temari non seppe come mai ma quell'ultimo insulto l'aveva fatta sorridere, quell'Inuzuka era davvero un idiota.

 

Ci vediamo tra una settimana, cagnaccio!

Per il compleanno di Gaaruccio ;)

 

A Kiba partì un embolo, allora doveva vederla ancora? Così, da single? Si prospettava un compleanno con il botto per quel nano di Gaara.

E ancora nessuno aveva pensato al regalo. Era il momento di prendere l'iniziativa.

 

La sera del compleanno di Gaara e nessuno sapeva cosa ci fosse nel pacco che Kiba aveva confezionato giorni prima.

Aveva detto agli altri che qualunque cosa avessero comprato, non sarebbe stato all'altezza di quello che lui aveva pensato.

A nulla erano serviti i tentativi da parte di Rock Lee e Naruto di farlo partecipare alla colletta che stavano organizzando.

Si era limitato a sfoggiare i canini in un sorriso beffardo. “Il mio regalo sarà la cosa che quel rosso utilizzerà di più da qui a un anno!” Questa era stata la risposta a tutti i tentativi di scoprire cosa ci fosse nel pacco, lungo quasi un metro.

Tra i compagni di squadra si era creata una certa curiosità per lo scoprire cosa si fosse inventato l'Inuzuka.

Qualche giorno prima della festa, Temari si era presa la libertà di organizzare una riunione nell'appartamento di Choji, Neji, Lee, Sai e Shino, alla quale aveva invitato tutti gli amici del fratello, escluso Kiba.

“Ragazzi, sappiamo che quel cagnaccio ha organizzato qualcosa per mettere in ridicolo Gaara... che sorella sarei io se non mi mettessi in competizione con lui?” aveva esordito sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

Si era proseguito con una lunghissima sequela di regali ridicoli, durante la quale la Sabaku era stata in silenzio. Anche lei stava tramando qualcosa.

 

Gaara stava rientrando dalla lezione, era stata una giornata particolarmente noiosa, con lezioni noiose, strapiene di persone noiose e irritanti. Non vedeva l'ora di entrare in casa, mettersi in mutande e gettarsi sul letto.

Girò la chiave nella serratura, e appena schiuse leggermente la porta qualcuno la spalancò completamente.

Il rosso vide devanti a lui una tavola imbandita di bevande, e una ben nutrita pila di cartoni della pizza, dalla quale proveniva un profumo davvero niente male.

“Oh! Ragazzi! Vi siete ricordati! Gra...” stava per succedere una cosa unica. Gaara stava per RINGRAZIARE i suoi amici. Qualcuno giurò di aver visto un accenno di sorriso morirgli sul viso, quando si rese conto che tutti stavano indossando una maglietta con stampata sopra una sua foto da bambino. Completamente nudo e col culetto all'aria.

Tutti scoppiarono a ridere, mentre il rosso, imbronciato, si ritirava in camera sua. Quando riemerse con il pacco che i suoi amici gli avevano lasciato sul cuscino aveva DAVVERO un piccolo sorriso sul volto.

Temari aveva organizzato la simpatica festa, e aveva fatto stampare le magliette in tempo record! Mentre il regalo vero e proprio era stato scelto da Naruto e Lee.

Gaara scartò il regalo. Fece un espressione parecchio simile a quella del bambino sulle magliette degli invitati, quando vide il pallone e le scarpe da rugby nuovi fiammanti nella scatola.

Si limitò a mantenere quella faccia per qualche secondo, prima di tornare alla sua solita espressione arrabbiata. Nessuno si scompose. Sarebbe stato troppo credere che il miracolo che erano riusciti ad interrompere poco prima si fosse ripetuto.

Nell'allegria generale, Kiba, che era rimasto in disparte dietro al gruppo, si fece avanti a spallate, senza troppa delicatezza.

“Se permettete, vorrei discostarmi da questi ridicoli e prevedibili regalucci da quattro soldi” Disse con fare parecchio serioso, tirando fuori da dietro la sua schiena l'ormai famoso pacco-di-quasi-un-metro.

“Prendi, Sabaku! Credo che quello che ti sto offrendo possa risvegliare il tuo vero io! Fanne buon uso, mi raccomando!” disse con fare solenne.

Gaara aprì il secondo pacco della serata, forse con qualche aspettativa di troppo. Rimase interdetto per qualche momento, quando vide al suo interno un cappello rosso a punta, una barba finta e una pala da giardino lunga (appunto) poco meno di un metro.

“Credo sia per precisare che la tua altezza è inferiore alla nostra media!” precisò Shino con fare saccente, spiegando l'ovvio. Per un secondo gli occhi di Gaara lampeggiarono di rosso, gli salì l'omicidio.

“TU!” urlò come posseduto imbracciando la pala e dandogliela in testa senza alcuna delicatezza. Kiba cadde come un sacco per terra.

“Buona commozione cerebrale, deficiente!” sibilò incazzatissimo sedendosi a tavola e invitando gli altri a fare lo stesso come se non fosse successo nulla.

Dopo che Shikamaru e Sasuke tolsero il cadavere di Kiba dal pavimento imitarono il resto della combriccola e si sedettero a tavola. Sul viso di Gaara vi era ancora l'ombra di un sorriso, in fondo voleva bene a loro, ma non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stesso.

 

Le festa finì verso le due di notte, momento in cui i vicini minacciarono di chiamare i carabinieri se non avessero sbaraccato quel circo in pochi minuti. Tra imprecazioni e bestemmie dovettero farlo. Rifilarono i mano a tutti quanti un sacco nero dell'immondizia e li cacciarono di casa senza mezzi termini.

“Beh, è ora di andare a dormire. Ancora auguri, Gaaruccio!” esclamò Temari gioviale abbracciando il fratellino. Sarebbe rimasta lì per la notte, dormendo sul divano, dal momento che i suoi cavallereschi fratelli le avevano detto che non la avrebbero ceduto il loro letto manco morti.

 

Nel momento in cui si sedette sul divano capì che ci doveva essere stato u inconveniente, un gigantesco Inuzuka stava dormendo della grossa tutto stravaccato. Evidentemente si era ripreso dalla botta in testa da manuale che gli aveva regalato il suo fratellino.

“Ehi, cagnaccio! Svegliati!” lo scosse forte e lo vide aprire gli occhi lentamente.

“I tuoi amabili coinquilini ti hanno lasciato qui, spostati e vattene a casa tua!” gli disse in tono molto gentile. Lui scosse il capo brevemente, stordito. Davvero quel nano malefico l'aveva steso? Gliel'avrebbe fatta pagare in campo. E che ci faceva la trippona ancora lì?

“Non se ne parla, dormi sul tappeto e non mi rompere i coglioni, Sabaku.” sbottò lui dandole la schiena. Temari non si diede per vinta, lo strattonò per la felpa senza alcun risultato.

“La cavalleria è proprio morta, eh?” sbuffò lei sedendosi sul tappeto e appoggiando la testa al divano. Fissava ininterrottamente il tavolino di fronte a sé. Era così strano essere in quel condominio ma non nel letto di Shikamaru. Ma poi si rese conto di essere serena, avevano anche parlato alla festa, non c'era alcun rancore, era semplicemente finita. Per sempre. E lo sapevano bene entrambi.

“Dai, trippona, salta su! Ma vedi di non schiacciarmi come l'ultima volta...” l'ammonì prima di premersi contro lo schienale del divano. Lei si buttò a peso morto facendo scricchiolare le molle.

“Attenta che qui scassi tutto!” la prese per la vita aiutandola a tirarsi su. Non l'avesse mai fatto. Non l'aveva mai toccata, era così morbida e calda...dai, Kiba, vecchio volpone, mantieni la calma.

“Ci potrebbero chiamare i divanisti per passione, un club esclusivo, un po' come quelli che fanno sesso in aereo!” esclamò lei ridendo. Kiba esibì un ghigno malizioso.

“A parte il fatto che noi due non faremo mai sesso!” la corresse lui subito. Notò di non aver ancora tolto il braccio dalla sua vita, anzi la stava stringendo a sé.

“Ovvio che no, Inuzuka, io ti disprezzo!” disse lei passandogli le mani sulle spalle muscolose e larghe. Gli accarezzò lentamente il collo, facendogli trattenere il respiro, il suo cuore stava per scoppiare, e non solo quello.

“Sabaku, non disturbare il can che dorme!” l'avvertì con il respiro affannoso. Da quando due moine lo facevano eccitare peggio di un mandrillo? Non era decisamente quel tipo di uomo, non lui, non Kiba Inuzuka, per la miseria!

Sentì la sua risata cristallina e qualcosa di morbido contro il suo petto. No, ok, qui stiamo davvero esagerando, Inuzuka, contieniti!

“Se è per questo anche tu mi fai ribrezzo!” aggiunse lui incerto vedendo il viso di lei sempre più vicino al suo, poteva sentire distintamente il suo respiro sulla pelle, i suoi capelli solleticargli il mento. Maledetta!

Gli accarezzò un orecchio percorrendone il profilo con le labbra, stava decisamente impazzendo. Con facilità le fu sopra, adesso dettava lui le regole, e gli occhi di lei erano accesi da un desiderio palese. Si abbassò sul collo della ragazza mordendolo e lasciandone degli inequivocabili segno violacei. La sentì fremere sotto il suo tocco e sorrise compiaciuto scoprendo i canini.

Presi com'erano dal momento non si accorsero nemmeno che una porta si era appena aperta. D'un tratto la luce del salotto si accese...

“Cagnaccio rognoso!” un urlo squarciò il silenzio e l'atmosfera intima che si era creata. Gaara si ergeva in piedi in pigiama, brandendo la sua nuovissima vanga da nano a mo' di arma. Allora Kiba aveva davvero azzeccato il regalo!

“No, Gaara, posso spiegare è che...” cominciò il ragazzo balzando giù dal divano e percorrendo a grandi falcate l'ingresso per poi sparire del tutto.

 

Una calma insolita regnava nell'appartamento, Shikamaru aprì un occhio vigilando sulla situazione. Notò il letto di Kiba intonso. Ma dov'era andato? Sicuramente non a portare a spasso Akamaru a giudicare dagli uggiolii che provenivano dal salotto. Eppure era convinto che Sasuke l'avesse portato a letto quando erano stati sfrattati dai dirimpettai. Il suo cellulare vibrò. Guardò il display illuminato dalla notifica di Whatsapp. Ino.

Per quanto intendi fare il fuggitivo? :)

Ieri sera ero alla festa di Gaara, mi spiace non averti

sentita in questi giorni. Spero che tu non abbia più il nostro

calendario in cucina, altrimenti Hinata potrebbe morire!

Quello non lo toglieremo mai! Ahahah!

Comunque son fuori dal tuo condominio,

mi inviti a colazione?

 

Un sorriso si fece largo sul viso del Nara, velocemente schizzò fuori dal letto dirigendosi verso l'ingresso. Aprendo la porta di casa sentì un gemito di dolore. Abbassò lo sguardo e sulla zerbino vi era Kiba rannicchiato, probabilmente aveva dormito lì.

“Shika! Vaffanculo, ho suonato stanotte, ma nessuno mi ha aperto, siete dei bastardi!” disse irritato alzandosi da terra ed entrando in casa.

“Tutti io me li ritrovo i deficienti!” esclamò ironico scendendo le scale.

Intravvide la bionda Ino dai vetri del portone, aveva le cuffie e stava battendo ritmicamente un piede a terra, indossava una comoda tuta, ma dio quanto era bella!

“Buongiorno, ma prego, eh! Imbucati pure quando vuoi a casa mia!” disse lui tono ironico facendola entrare.

“Lo so che ti fa piacere, hai sempre avuto un debole per me, fin dalle elementari...” disse in tono eloquente. Colpito e affondato, come al solito.

“Sì, certo, credici! Dai, entra prima che cambi idea...” sbuffò chiudendo il portone.

Si accomodarono in cucina e allestirono una colazione improvvisata, con il poco che la dispensa di uno studente fuori sede può contenere. Fortunatamente, per la gioia dei loro palati, Choji lasciava sempre qualche dolciume nascosto nei cassetti di tutti gli appartamenti, nel caso gli venisse fame durante una “trasferta”, e i due si sentirono come dei bambini a rubacchiarne qualcuno.

Shikamaru sapeva benissimo che, per evitare tribunali dell'inquisizione in stile caccia alle streghe, più tardi avrebbe dovuto confessare il misfatto e subirsi la paternale sul “non toccare il mio cibo”.

Alzò la sguardo su di lei, era seduta a gambe incrociata sul tappeto, con una merendina in mano. Era davvero carina.

“Porca puttana, Naruto! Hai allagato di nuovo il bagno!” un Sasuke selvatico era appena emerso dal bagno quando si accorse di Ino sul tappeto.

“Ehi, sei la coinquilina di Sakura, giusto?” oddio, si era anche ricordato il suo nome. Sakura se avesse sentito sarebbe svenuta dalla felicità.

“Sì, sono Ino.” disse la ragazza sorridendogli.

“E io sono Shikamaru, Uchiha leva le tende!” ringhiò il Nara.

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Ma salve, carissimi! Lo so, lo so, sono in ritardo di un giorno, ma ieri ho avuto un sacco di cose da fare, tra esami di giapponese distruttivi, palestra e allenamento con la squadra è stato un delirio!

Allora? Come vi sembra l'idea dei nostri eroi che posano per un calendario? Io ridevo da sola mentre immaginavo tutte le scene!

 

Ringrazio come al solito la mia adorata Kiarana per la sua recensione, grazie, davvero, non so se senza di te riuscirei a continuare la storia!

 

Ma adesso che succederà? Hinata riuscirà a convivere con il calendario dei rugbisti in cucina? Gaara utilizzerà in modo proficuo la pala regalatagli da Kiba?

 

Spero tanto vi sia piaciuto il capitolo e che mi direte che ne pensate in una recensione (vi preeeeeego) per ora è tutto, passo e chiudo!

 

Prossimo aggiornamento: sabato 7 giugno.

 

ketyblack

 

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