Ti ho visto in mezzo a tanta bellezza…

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Perché ti ho seguita? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Non infastidire il cane che dorme ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Il vuoto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Lontani, ma vicini ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Perché ti ho seguita? ***


Ti ho visto in mezzo a tanta bellezza…
 

Capitolo 1: Perché ti ho seguita?
 

“Diamine, ma perché sono qui?” dissi sottovoce, più a me stessa che alla mia amica affianco a me.

“Sta un po’ zitta e goditi lo spettacolo” mi disse Jess, di fianco a me.

“Dovevi fare tu le interviste, perché sono venuta anche io?” dissi punzecchiando il suo braccio.

“Sssh!” mi disse guardando altrove.

Sbuffai e inizia a vagare per l’enorme locale: una mostra di quadri, con una marea di attori famosi: da Brad Pitt a Gorge Clooney, da Angelina Jolie a Katherine Heigl; insomma gente conosciuta. Passeggiavo, mentre sorseggiavo una specie di spumante, molto dolce ma saporito allo stesso tempo.

Ogni tanto qualche cameriere passava con stuzzichini, e per non sentirmi male ne prendevo qualcuno di tanto in tanto.
Indossavo un vestito lungo blu notte, che mi lasciava la spalla scoperta, e un paio di scarpe che appena sarei tornata a casa, avrei buttato dal terzo piano. Mi voltai per camminare, ma mi fermai appena vidi una figura maschile, affianco a me.

“Per caso le blocco il passaggio?” chiese voltandosi.

Questo attore l’ho già visto da qualche parte…ma in quale film?
Occhi sul verde chiaro, tendenti al marrone, quello sguardo coinvolgente lo avevo visto già da qualche altra parte.
Senza dire nulla, mi spostai e mi allontanai da lui, cercando disperatamente Jess.
Continuavo a voltarmi da una parte all’altra, senza trovare traccia di Jess in quell’enorme sala. Incominciai a vagare fra la gente, guardando distrattamente i quadri, quando uno in particolare catturò la mia attenzione: una giovane donna, forse una ragazza, che accarezzava sorridente, la guancia di un ragazzo in ginocchio davanti a lei.

“Interessante, vero?” mi voltai guardando di nuovo la figura maschile che poco prima, mi aveva chiesto se mi bloccava il passaggio.
Continuava ad osservare il quadro posto difronte a noi.

“Sono Josh. Josh Duhamel” mi disse voltandosi e allungando la sua mano.

La strinsi mentre continuavo a fissarlo, cercando di capire dove mai l’avessi visto.
Appena la mia mano fu a contatto con la sua, una specie di scossa mi fece sobbalzare.
Staccò la mano dalla mia, e ritornò a fissare il quadro.

“Ah! Quello di: Tre all’improvviso!” dissi a voce alta. Si voltò e soffocando una risata mi guardò.

“Sì, sono proprio io” disse per poi ritornare a guardare il quadro.

Imbarazzata com’ero, data la figuraccia appena fatta, mi sentii una vampata sulle guance e decisi di allontanarmi da li, e andare all’aria aperta.
Mi diressi vicino alla fontana, non troppo lontana dall’entrata della galleria d’arte.
Mi sedetti e sospirai guardando verso la fontana.

“Tutto bene?” appena sentii questa voce, mi voltai e guardai Josh.

“Sì” dissi sospirando.

“Forse troppo spumante?” chiese avvicinandosi e sedendosi.

“O forse troppo imbarazzo…” dissi a bassa voce. Sorrise, per poi ritornare con il suo sguardo serio. Spumante….?

“Mi stavi tenendo d’occhio?” chiesi poi, ripensando alla domanda fatta in precedenza. Rise trattenendosi, per poi ricomporsi.

“Diciamo che ti stavo solo ‘osservando’ da lontano” mi disse guardandomi con quel suo sguardo troppo pesante e ipnotico.

“Il ché, sinonimo di curiosità e interesse” dissi voltandomi e guardando altrove.

“Può anche essere, sì” mi disse. Mi voltai e lo guardai di nuovo: in quell’abito grigio, era davvero bellissimo, elegante e allo stesso tempo sexy da morire.

“Non mi hai ancora detto il tuo nome…” disse abbozzando un sorriso.

“Non sono tenuta a dirlo, giusto?” chiesi alzandomi e guardandolo a braccia conserte.

“Giusto. Ma, dato che io ho detto il mio nome, sarebbe cortese ricambiare dicendomi il tuo nome, no?” mi disse alzandosi e piegando leggermente il volto verso destra.

“Devo andare” dissi voltandomi, ma prese il mio braccio e mi fece ruotare di nuovo, verso di lui facendomi quasi sbattere contro il suo corpo.

Rimanemmo qualche secondo fermi, mentre i nostri nasi quasi si toccavano e i nostri occhi si sfidavano a vicenda con sguardi pieni di tensione, mentre lui continuava a tenere il mio polso con la sua mano. I nostri respiri divennero irregolari, e alla fine parlò.

“Da dove vieni…?” mi disse quasi a fatica.

“C-come?“ chiesi non capendo.

Arrivò una folata di vento, mettendo in risalto il profumo della sua colonia, che mi ha fatto andare in tilt il cervello.
Chiusi gli occhi cercando di non cadere, e cercai di allontanarmi da lui. Non oppose resistenza appena provai ad allontanarmi.
Mi voltai e subito vidi Jess venire verso di me.

“Andiamo?” chiesi quasi senza voce.

“Sì” mi disse prendendomi sotto braccio e avvicinandosi alla macchina.

“Ma cosa stava succedendo poco fa?” mi chiese curiosa Jess, mentre stavamo salendo le scale di casa.

“Non lo so per certo…” dissi confusa.

“Per me ti stava per baciare! Per tutta la serata non ti ha levato gli occhi di dosso!” mi disse felice.

“Meglio se vado a letto. Non svegliarmi domani, intesi?” dissi prima di chiudere la porta della mia stanza.

“Va bene. Notte” mi disse, prima che chiusi la porta.

Mi buttai sul letto senza nemmeno cambiarmi, mi tolsi le scarpe e le buttai da qualche parte nella camera.
Mi sotterrai sotto le coperte e mi addormentai.

“Bella addormetataaaaa!” mi girai e rigirai nel letto, cercando di sopprimere la voce di Jess, che mi chiamava da più di dieci minuti.

Infastidita dalla sua insistenza, mi alzai e uscii dalla stanza.

“Ma che diamine…” dissi fermandomi e guardando Jess che annusava fiori: gladioli bianchi e rose rosse erano per tutta la nostra cucina.

“Chi le ha portate?” chiesi avvicinandomi a Jess.

“Tieni” mi disse porgendomi un bigliettino.

“Nicole, spero che tu abbia dormito bene, ti aspetto oggi alle 13.30 al King Restaurant. Il tuo, Josh Duhamel” lessi ad alta voce.

“IL TUO, Josh Duhamel? Ma cosa gli hai fatto?” disse divertita Jess.

“Come fa a sapere il mio nome? QUESTO, mi preoccupa di più!” dissi guardando nervosamente il bigliettino scritto da lui.

“Cosa farai? Ci andrai??” mi chiese picchiettando sul mio braccio con un dito.

“Come minimo! Che ore sono?” chiesi guardandola.

“Le 11” mi disse guardando il suo orologio al polso.

“Bene, inizio a prepararmi allora” mi dissi guardandomi, ancora con addosso il vestito della sera prima.

Passò in fretta il tempo, e in un baleno si fecero le 13. Presi un taxi e mi diressi al ristorante.

“Salve, ha una prenotazione?” mi disse la ragazza che mi accolse nella hall.

“Sì: Josh Duhamel” e la ragazza annuì.

“Mi segua, prego” mi disse appena iniziò a camminare.

Entrai in una grande sala, piena di fiori e di tavoli con gente a pranzare.
Spiccò subito ai miei occhi la figura di Josh, che guardava verso di me sorridente.
Mi sedetti e la ragazza si volatilizzò. Appoggiai la borsa alla sedia, e guardai subito Josh.

“Ciao” mi disse sorridente.

“Perché i fiori? Perché sai il mio nome?” dissi subito.

“Wow, calma. Non voglio mica ammazzarti!” mi disse ridendo.

“Ora come ora, sembri uno stalker, ma lasciamo perdere” dissi guardandomi attorno.

“Non ti sono piaciuti i fiori, vero?” disse guardandomi deluso.

“Più che altro…IL TUO, Josh Duhamel?” dissi sorpresa.

Abbassò lo sguardo e rise.
Mi guardò e posando una mano sotto al suo mento, iniziò ad osservarmi per alcuni secondi, che sembrarono non finire mai.

“Vuoi parlare, o vuoi continuare a guardarmi?” chiesi spazientita.

“Ti ha dato così fastidio, il fatto che ti abbia mandato i fiori o il bigliettino?” mi chiese incuriosito e divertito allo stesso tempo. Che razza di domanda è?

“Senti, se vuoi giocare hai sbagliato persona” dissi alzandomi.

“Un’altra ragazza al posto tuo, sarebbe rimasta e sarebbe felice del gesto fatto” mi dice passandosi una mano sul mento.

Chiusi gli occhi e respirai a fondo prima di guardarlo di nuovo.

“Non ho detto che mi ha dato fastidio ciò che hai fatto, ma mi sembra un po’ troppo visto che non ci conosciamo nemmeno” dissi spiegandomi.

“E allora siediti e conosciamoci” mi disse indicando il posto davanti a lui, ormai vuoto visto che mi ero alzata.


ANGOLO SCRITTRICE: Salvee gente! Ed eccomi con una fan fiction su Josh Duhamel (un gran pezzo di gnocco u.u). Spero che il capitolo vi piaccia, e crecherò di farne della stessa lunghezza. Aspetto vostre recensioni, sperando che mi diciate che vi piaccia la storia e di continuare ^_^

Buona giornata da me e Josh :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Non infastidire il cane che dorme ***


Ti ho visto in mezzo a tanta bellezza…

Capitolo 2: Non infastidire il cane che dorme
 

Continuai a guardarlo, come se mi avesse appena chiesto di uccidere qualcuno. Respirai, e mi sedetti di nuovo.
Mi sorrise, e posando le mani unite sul tavolo, chiamò con un gesto del capo la cameriera.
Presi il menù sopra al mio piatto e iniziai a leggere e guardare i prezzi.

“Cosa prendete, signori?” chiese gentilmente la ragazza.

“Il solito per me. Nicole?” mi chiese facendomi alzare lo sguardo verso di lui, per poi riposarlo sul menù.

“Mi sa che oggi rimarrò a digiuno” dissi chiudendo il menù e posandolo sul piatto. I piatti costavano di più di un mio intero salario.

“Il solito anche per lei” disse Josh sorridendo alla cameriera, che se ne andò felice.

“Bastava scegliere un piatto, pago io” disse sfoderando la sua carta dorata. Alzai gli occhi al cielo.

“Sai cosa detesto delle persone come voi? Intendo quelli famosi e ricchi…? Che cercate in ogni momento, di mettere in evidenza quanto siate famosi e ricchi di risorse” dissi guardandolo dritto negli occhi.

Aveva un sorriso sulle labbra e non smetteva di osservarmi, mentre con un gomito appoggiato al tavolo, sosteneva il suo volto con la mano.

“Sei sempre così schietta?” mi chiese indicandomi, mentre riposava nella tasca la scheda dorata.

“Sì, diciamo che è una mia particolarità” dissi con un sorriso tirato.

“Aggiungerò questa tua qualità alla lista” mi disse appoggiando entrambe le braccia sul tavolo, e preparandosi per mangiare.

Appena i piatti arrivarono sul nostro tavolo, sgranai gli occhi: una bistecca con insalata e vino rosso.

“Lista?” dissi poi riflettendo alla sua frase.

“Sì. Ci sono già nella lista: eleganza, portamento, disciplina e ora sincerità” disse prima di prendere un boccone di carne.

“Certo…” dissi osservandolo, mentre iniziava a mangiare.

“Mi hai visto una sola volta in abito da sera, che già dici che ho portamento e disciplina. Non ti sembra un po’ troppo?” dissi cercando di tagliare la carne.

“So riconoscere determinate qualità quando le vedo” mi disse sorseggiando il vino.

“Oh, mi ero dimenticata con chi sto parlando” dissi con sarcasmo.

“Sarcasmo…aggiunto alla lista” mi disse sorridendomi.

“Le scrivi o le impari a memoria…le mie ‘qualità’?” chiesi iniziando a mangiare.

“Dipende…vuoi che le scriva?” mi chiese con un sorriso malizioso.

“Soffri di alzheimer?” chiesi posando per un momento la posata sul piatto. Quasi si affogò, per poi darsi alcuni colpi sul petto e rispose.

“No! Che io sappia no!” mi disse divertito. Scoppiai a ridere come una scema, ripensando a che domanda insensata gli abbia fatto.

“Mi piaci quando ridi” mi disse d’un tratto. Mi fermai e lo osservai: mi stava osservando come quando un pittore guarda il proprio lavoro.

“Sai, forse in tutto questo casino, sei la cosa più vera che vedo dopo anni e anni di lavoro. Stare a contatto con gente famosa come me, a volte mette in risalto quanto le persone farebbero di tutto per essere calcolate e per ricevere attenzione. Tu, invece, sembra come se tutto questo non lo chiedi. Tu chiedi di vivere la tua vita in semplicità, senza i riflettori puntati addosso, o sbaglio?” mi disse curioso.

In pochi minuti è riuscito a capire tutto di me, è riuscito a leggermi dentro lasciandomi nuda.
Anche se indossavo i miei indumenti davanti a lui, in quel momento mi sentivo nuda, spogliata di tutto, perfino dei miei pensieri.
Dopo che rimasi a guardarlo per qualche secondo, continuai a mangiare, imbarazzata.

“Quando una donna non parla vuol dire o che ho ragione, oppure sta escogitando qualcosa” mi disse facendomi fermare, per poi continuare a mangiare.

Sentivo ancora il suo sguardo addosso a me, come un peso che trascinavo.

“La smetti di…osservarmi?” chiesi alzando lo sguardo verso di lui.

“Non ti sto osservando: ti sto studiando” mi disse appoggiando la schiena alla sedia e unendo le mani.

Mi venne la pelle d’oca appena terminò la frase. La sua voce, profonda e calda, percorse le mie orecchie, per poi irradiarsi in tutto il corpo.
Mi sentivo strana, come un pesce fuori dall’acqua. Mi alzai e presi la mia borsa, dirigendomi all’uscita del ristorante.

“Taxi! Taxi!” ma perché quando ti serve un taxi, non arrivano mai?

Invece di un taxi, si fermò proprio davanti a me un’Audi decappottabile, dalla quale uscì un’autista del ristorante.

“Sali” mi disse Josh, prendendo le chiavi dal ragazzo. A cosa serviva opporre resistenza? Aprii la portella ed entrai. Partì senza preavviso.

“Visto che non hai mangiato, ti preparerò qualcosa a casa mia” mi disse voltandosi per qualche secondo, per poi spostare lo sguardo sulla strada.

“Non ce n’è bisogno” dissi subito.

“Devo, invece” disse mentre cambiò bruscamente marcia, e la macchina si spinse molto velocemente in avanti, facendomi quasi credere di avere il cuore in gola.

Appena arrivammo davanti ad un edificio, scendemmo e seguii senza fiatare Josh.

“Home sweet Home” disse appena aprì la porta di casa.

Bella, pensai appena vidi un pianoforte nell’enorme salotto.
Mobili che luccicavano per il pulito, colori vivi e pieni di vita.

“Mi vado a cambiare. Arrivo subito” mi disse prima di sparire in una stanza del corridoio.

Camminai mentre guardavo i quadri posti sul muro, e finii per proseguire nel corridoio.
Mi fermai appena vidi in una stanza, dallo specchio, la figura di Josh mentre si cambiava la maglia ed era a petto nudo.

“Ti ho vista, sai?” mi disse guardandomi dallo specchio.

Subito imbarazzata, ritornai nel salotto e lo aspettai mentre nervosamente mi toccavo le dita delle mani.
Appena alzai lo sguardo, lo vidi alla fine del corridoio che mi guardava divertito: in mano aveva la maglia ed era a petto nudo.

“Rimarrei a petto nudo se fossi da solo in casa, ma visto che ho un ospite lo chiedo: posso rimanere a petto nudo?” mi chiese sorridendomi.

“No! Rimettiti subito la maglia” dissi, come se fosse un ordine.

“Va bene, vorrà dire che rimarrò a petto nudo” mi disse buttando sul divano la maglia. Ok, non posso dire che non abbia un fisico mozzafiato, ma perché me l’ha chiesto?

“Perché chiedere se poi fai di testa tua?” chiesi avvicinandomi alla cucina.

“Curiosità. Ero curioso sul come rispondessi” mi disse mentre prendeva la pasta, una padella e dei pomodori.

“Che mi venga un colpo! Un uomo che cucina” dissi sedendomi.

“Non aspettarti molto” mi disse divertito.

“Lo sapevo” dissi a braccia conserte.

“Lo so che sotto sotto, mi stai amando” disse voltandosi a guardarmi, per poi continuare a cucinare.

“E perché?” chiesi curiosa.

“Perché sono semi-nudo, e sto cucinando per te. Cosa vuoi di più?” mi chiese mentre cucinava.

“Un martini?” chiesi alzandomi e avvicinandomi.

“Anche spiritosa vedo!” disse mentre tagliava i pomodori.

“Attento! Non vorrai mica tagliarti vero?” chiesi divertita.

“Vuoi?” mi disse porgendomi il coltello. Non me lo feci ripetere e appena lo presi iniziai a tagliare i pomodori.

“Ci sai fare” mi disse mentre saltava in padella la pasta.

“Anche tu” dissi mentre lo guardavo cucinare.

“Ti metti sempre così in mostra?” chiesi lavandomi le mani.

“Dipende” disse sorridendo.

Rimasi con le mani a mezz’aria, mentre cercavo qualcosa con cui asciugarmi.
Le mani di Josh presero i miei polsi e mise le mie mani sul suo collo.

“Fa caldo lì vicino” mi disse come scusa, mentre continuava a usare le mie mani bagnate per rinfrescarsi.

“Sì, come no” dissi togliendo le mie mani dal suo corpo. Mi sedetti e aspettai.

“Piatto all’italiana” dissi leccandomi i baffi.

“Buon appetito” disse sedendosi e iniziando a mangiare. Non so perché non riuscivo a levargli gli occhi di dosso, e se ne accorse.

“Ti piace?” mi chiese pulendosi le labbra.

“Buonissima” dissi indicando la pasta.

“Non intendevo quello, cara” mi disse lasciando le posate e adagiandosi sulla sedia.

“E a cosa ti riferivi?” chiesi innocentemente lasciando le posate e guardandolo.

Continuava a guardarmi sorridente, e non potevo non ricambiare il sorriso.
I suoi occhi avevano una luce diversa, forse per colpa del sole che batteva sulla cucina.
Mi alzai e mi diressi verso il pianoforte. Suonai qualche tasto a caso, e appena sentii lo stereo accendersi e una melodia dolce iniziare, mi voltai.
Lasciò il telecomando e si diresse a passi lenti verso di me.

“Vieni” mi disse prendendomi i polsi e unendoli dietro la sua nuca.

Avvicinò delicatamente il mio volto al suo petto e lo appoggiò.
Iniziammo così a ballare, o meglio a dondolarci a destra e a sinistra, mentre mi teneva salda tra le sue mani.
Mi lasciai andare a quel ballo, mentre con gli occhi chiusi, sentivo il calore e il profumo del suo corpo.
Eravamo solo io e lui in quell’enorme casa, con il sottofondo di un pianoforte.
Una giravolta inaspettata, una stretta più forte, i nostri volti vicini e i respiri che si mischiavano.
Occhi chiusi, mentre la sua mano mi accarezza dolcemente la guancia.
Respiro e non appena capisco che si sta avvicinando troppo, parlo.

“Non farlo…” dissi aprendo gli occhi.

“Perché…?” mi disse continuando ad accarezzarmi la guancia e guardandomi fisso negli occhi.

Mi allontanai senza dirgli nulla.
Continuò a guardarmi perplesso e pieno di perché, con le braccia aperte in attesa di una spiegazione.

“Guardati…bello, famoso e ricco. Io cosa centro?” dissi a braccia conserte.

“Tu ti sei mai vista? Bella, bruna, snella, occhi da urlo…cosa posso volere di più?” mi chiese avvicinandosi.

“Si ma non è questo quello che voglio io” dissi avvicinandomi alla porta e uscendo.




ANGOLO SCRITTRICE: Salvee gente :D spero la storia vi stia piacendo. Voglio sapere cosa ne pensate quindi, recensite! XD Vi lascio con Nicole e Josh :*

Nicole

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Josh *__*
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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Il vuoto ***


Ti ho visto in mezzo a tanta bellezza…

Capitolo 3: Il vuoto
 
"Ma sei impazzita?!?" disse urlandomi nell'orecchio Jess.

"Jess, ti sento non sono sorda" dissi mettendomi una mano sull'orecchio.

"Cioè con un figo del genere, tu ti tiri indietro? Perché l'hai fatto?" mi chiese esasperata.

"È troppo grande, veniamo da due mondi completamente diversi. Non è possibile" dissi sistemando i dolci nel ripiano del negozio.

"Non è per l'età, vero?" mi disse fermandomi.

"C'è del lavoro da fare, muoviti" dissi spingendola verso il bancone.

"Tanto questa conversazione non è finita" mi disse prima di servire un cliente. Sempre la solita curiosona. È sempre informata su tutto, ma quando si tratta di me, difficilmente sa qualcosa.

"Buongiorno" una voce calda e profonda mi diede il buongiorno. Appena mi voltai, volevo sprofondare negli abissi: Josh, sorridente con scarpe sportive, jeans nero e
camicia nera.

"Giorno'..." dissi voltandomi verso Jess, che prima si mise a ridere e dopo aver notato la mia faccia, mi indicò di buttarmi. Sì... buttarmi da un ponte, Jess!

"Che ci fai qui?" chiesi mentre iniziai a vedere che le ragazze della pasticceria e i clienti, iniziavano a mormorare e ad agitarsi.

"Sono venuto per mangiare un dolce…e per vedere qualcuno" mi disse sorridente e iniziando ad avvicinarsi a me.

"Ti conviene sparire" dissi dirigendomi al bancone.

"Che ti ho fatto, piccola?" mi chiese appoggiandosi al bancone.

"Hai gli occhi di tutti addosso, visto che sei un attore famoso...e non chiamarmi piccola" gli dissi infastidita.

"Oh, mi dispiace" disse voltandosi a guardare i clienti.

Alcune ragazze appena sorrise a loro, impazzirono letteralmente, correndo verso di lui e iniziando ad assillarlo con foto e autografi.
Evidentemente urtata da ciò, mi allontanai dal bancone e mi diressi in camerino.

"Buttati...ah-ah. Certo Jess, certo" dissi a voce alta mentre mi cambiavo.

"Te ne vai?" chiese Josh aprendo la porta.

"È quello che dovresti fare tu" dissi guardandolo con la coda degli occhi.

"Oggi sei particolarmente acida" mi disse divertito.

"Aggiungilo alla lista" dissi indifferente mentre cercai di uscire, ma bloccò l'uscita.

"Non te ne vai, finché non mi dici cos'hai" mi disse con voce ferma. Sbuffai per poi guardarlo.

"Sono irritata" dissi a braccia conserte.

"Da me, ovviamente" disse sorridente.

"Smettila di sorridere" dissi seria.

"Me lo fai un sorriso?" mi disse cercando di toccarmi, ma indietreggiai.

"No" dissi subito.

“Hai la luna storta?” mi chiese ancora, inclinando il volto, cercando di farmi sorridere.

“Dovrei ritornare a casa, se non ti spiace” dissi cercando di sorpassarlo, ma si mise ancora davanti a me bloccandomi la via d’uscita.

“Sì, mi spiace” disse con le mani sui fianchi. La sua figura imponente davanti a me era inevitabile. Continuò a guardarmi con sguardo a dir poco infuriato.

“Non mi è piaciuto per niente come ci siamo lasciati” disse con voce dura.

“Non siamo mai stati insieme, quindi ‘lasciati’ mi sembra un po’ troppo, direi” dissi a braccia conserte.

“Ma che diavolo hai?” mi disse alzando la voce. Lo guardai con gli occhi sgranati, come a chiederli che cosa sta facendo.

“Cioè…stavamo andando così bene l’altro giorno, e poi sei scappata via. Vuoi spiegarmi perché?” mi disse evidentemente preoccupato e turbato.

“Non credo ci sia il motivo per farlo” dissi cercando di mantenere il contatto visivo con i suoi occhi.

“Non so cosa fare con te: se devo fare il prezioso, se devo usare le maniere forti e non intendo le mani, non arrivo a tanto. Ma…sei sempre così difficile? Cosa ti chiedo mai?” mi disse avvicinandosi con cautela.

“Mi chiedi troppo. Mi chiedi qualcosa che ormai ho cancellato dalla mia vita, dalla mia testa. Mi spiace se non sono all’altezza di tutte quelle belle ragazze con soldi e fascino” dissi gesticolando.

“Sai che non ti ho mai paragonato alle altre” mi disse con voce rilassata.

“No. Ma prima o poi, lo fate tutti” dissi andandomene via a passo svelto.

“Nicole!” mi gridò Jess, appena mi vide correre via.

La guardai per un attimo uscendo dalla porta del negozio.
Il suono di un clacson mi fece voltare mentre un furgoncino mi veniva incontro facendomi segnalazione con le luci.
Un forte dolore si fece spazio in tutto il mio corpo, poi più niente.

Una forte luce, mi fece aprire gli occhi.
Una finestra, vidi una finestra dalla quale entrarono i raggi del sole.
Chiusi gli occhi, voltandomi e appena li riaprii mi ritrovai Josh che mi teneva la mano, con la testa appoggiata al materasso che dormiva.
Vidi entrare Jess nella stanza e appena si accorse che io ero sveglia corse da me.

“Nicole!” disse facendo svegliare anche Josh, che appena mi vide sorrise. Lo guardai con freddezza mentre Jess mi stringeva a se.

“Ahia” dissi appena la presa di Jess si fece più forte.

“Oh, scusa scusa!” mi disse allontanandosi dispiaciuta.

“Fa più attenzione, ha qualche costola rotta anche” disse Josh verso Jess, che annuì silenziosamente.

“Anche?” chiesi guardando Josh imbestialita.

“Hai avuto un furgoncino addosso, era il minimo direi” disse Josh sfiorando la mia mano, ma subito la ritrassi.

“Chissà per colpa di chi” dissi guardando altrove.

“Nicole” mi disse Jess, avvicinandosi.

“Esci, per favore” dissi verso Josh, che mi guardò per poi annuire e uscire.

“Non guardarmi così” dissi verso Jess che mi guardava con sguardo contrario.

“Se non fosse stata per la sua visita, adesso non sarei qui mezza ingessata!” dissi alzando la voce, per poi tossire per colpa dei dolori dappertutto.

“E’ stato tutta la notte affianco a te!” mi disse Jess, giustificandolo.

“Non difenderlo perché non ne ha bisogno! Gli avevo detto che non era quello che volevo” dissi a braccia conserte.

“Ma la vuoi smettere per una volta? Smettila di negarti le cose, smettila di negarti la felicità che dovresti avere!” disse Jess contro di me.

“Credi che io non sia felice? Sarei più felice se fossi a casa mia ancora tutta intera!” dissi gridando letteralmente.

“Cosa succede?” disse entrando Josh, di corsa.

“Niente” disse Jess allontanandosi e lasciando la stanza. Appoggiai la testa al cuscino, cercando di rilassarmi.

“Senti” disse Josh, avvicinandosi al letto.

“Stai zitto, ok?” dissi alzando la mano.

“No, non sto zitto, ok? Ma guardati, sei viva per miracolo” disse indicandomi.

“Ah, sì? Credevo fossi viva solo per stare qui ad ascoltare la tua predica, e sì se te lo stai chiedendo sono incazzata nera quindi stammi alla larga” dissi voltandomi con il corpo dall’altra parte, ma non ci riuscii per colpa degli innumerevoli dolori e fitte.

“Lo so che è colpa mia, ma puoi per solo dieci secondi guardarmi?” mi chiese. Mi voltai e lo guardai: era uno straccio, aveva gli occhi gonfi e le occhiaie.

“Sono stato qui tutto il tempo, non ti ho lasciata nemmeno per un momento”

“Vuoi che ti dica grazie?” dissi acidamente.

“Sai cosa ho provato quando ti ho vista a terra sanguinante e piena di tagli?” mi chiese ansimante.

“Ho pensato che fossi morta e che non mi sarei perdonato mai una cosa del genere, perché per quanto tu non voglia sentirtelo dire: sei la cosa più vera in mezzo a tutte
queste maschere” mi disse quasi con il cuore in mano. Un lacrima inaspettata rigò il mio volto.

“Cosa diavolo sei?” gli chiesi quasi in un sussurro. Soffocò una risata, passandosi una mano nei capelli. Si sedette su quel poco spazio libero del letto e mi accarezzò il volto.

“Se è un complimento, allora iniziamo bene” disse, facendomi scappare una risata. Posò la fronte sulla mia, sorridendomi.

“Smettila” dissi abbassando il volto, cercando di nascondermi.

“Di fare cosa?” mi disse divertito, continuando a seguire il mio volto.

“Di essere così” dissi imbarazzata.

“Sei bellissima quando sei imbarazzata, sai?” mi disse sorridendomi ancora.

“E tu sei un cretino” dissi ridendo.

“Schietta, come al solito” mi disse accarezzandomi il volto.


ANGOLO SCRITTRICE: Salveee, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D aspetto sempre vostre recensioni per sapere cosa ne pensate! Ringrazio tutti quelli che hanno recensito nei capitoli precedenti!

Josh

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Lontani, ma vicini ***


Ti ho visto in mezzo a tanta bellezza…

Capitolo 4: Lontani, ma vicini

 
“Siamo sinceri, Jess” dissi cercando di alzarmi dal letto. Mi guardava in attesa.

“Tutto questo è stato un errore” dissi finalmente, mentre poggiavo i piedi a terra ancora dolorante.

“Nicole, parli seriamente?” mi disse a braccia conserte.

“Guardami! 48 ore fa, ero in piedi, camminavo e lavoravo! Se non l’avessi incontrato-”

“Non dirlo nemmeno!” mi interruppe Jess, facendo un passo avanti e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

“Jess” dissi insistendo.

“Nicole, posso dirti una cosa? Ok, non hai mai avuto fortuna in amore, ma lui…Lui lo vedi come ti guarda? Se lui guardasse così me, non esisterebbe ostacolo che non riuscirei a saltare” mi disse puntando il dito verso la porta.

“Jess” insistetti ancora.

“E fammi dire ancora che, conoscendoti, non dev’essere stato facile arrivare fino a questo punto con te! Sei testarda, difficilmente ti fidi delle persone e le fai entrare nel tuo mondo; non ti confidi, sei peggio di un riccio e appena vedi il pericolo, sei come un pesce palla: ti gonfi e spaventi gli altri!” mi disse urlando. La porta si aprì e dallo sguardo di Jess, capii chi fosse.

“Falla ragionare” disse Jess prima di chiudere la porta.

I passi regolari di Josh si avvicinavano al mio letto, fino ad arrivare difronte a me, a braccia conserte poggiandosi al tavolino.
Mi guardava con sguardo scrutatore, mentre ogni tanto muoveva il capo a destra e a sinistra.

“Josh” dissi, poggiando le mani sul letto.

“Non mi dirai nulla di buono, vero? Quando dici così il mio nome, non è un buon segno” mi disse preoccupato.
Sorrisi con il volto basso, per poi guardarlo: aveva le mani poggiate ai bordi del tavolino, mentre continuava a osservarmi con un filo di preoccupazione nei suoi occhi.

“Non vogli offenderti o altro, ma dobbiamo smetterla di prenderci in giro” dissi subito. Batté più volte le ciglia, non riuscendo a capire le mie parole.

“Spiegati” mi disse sposandosi dal tavolino, avvicinandosi di più a me.

“Devi smetterla di venire in ospedale” dissi a fatica.

“Ok, possiamo-”

“Possiamo, nulla. Non dobbiamo più vederci” dissi guardandolo mentre si torturava i capelli con le mani.

“Spero tu stia scherzando” mi disse sorridendomi amaramente.
Scossi la testa, adagiandomi sul letto. Girò su se stesso nervosamente per poi fermarsi di colpo, facendomi sussultare.

“Lo sai, sei la prima che mi dice una cosa del genere….sei difficile, a volte non riesco a intravedere i tuoi sentimenti, altre volte risulti così trasparente e limpida…ho questo irrefrenabile desiderio di baciarti, ma mi trattengo perché non voglio rovinare tutto, e invece è già tutto rovinato a quanto pare” disse gesticolando e indicandomi.

“Hai finito?” dissi guardandolo. Iniziai ad avere gli occhi lucidi, per chissà quale motivo. Mi guardava con sguardo deluso, mortificato. Con le mani sui fianchi si posizionò
vicino alla porta, mentre mi dava le spalle.

“Non credere che sia finito qui” mi disse prima di uscire.

Scoppiai in lacrime, rifugiandomi sotto il lenzuolo.
Perché quelle parole mi facevano così male? Perché mi sentivo così sola e vuota?
Buttai all’aria l’acqua che era sul comodino di fianco a me, con rabbia facendo spaccare il bicchiere di vetro in pezzi.

Passarono quasi quattro mesi e finalmente riuscii a mettere piede fuori dall’ospedale.
I capelli lunghi vennero sostituiti da un taglio corto e sbarazzino.

“NICOLE!” disse venendomi ad abbracciare Jess, uscendo dal bancone della pasticceria.

“Sei tu vero?” mi disse dopo essersi staccata da me e avermi guardato affondo.

“Certo!” dissi con le mani sui fianchi, sorridente.

“Dov’è il mio grembiule?” chiesi guardandomi intorno.

“Eccolo” mi disse porgendomelo.

Iniziai subito a lavorare, ricevendo complimenti per il nuovo look e per il ritorno.
Ma tutto cadde non appena vidi entrare lui: lo vidi entrare al fianco di una ragazza bionda, più bassa di lui mentre ridevano e lui la spingeva gentilmente al tavolo divertendosi.

Appena la ragazza si sedette, lui si diresse proprio da me.
Abbassai lo sguardo non appena i suoi occhi incontrarono i miei.

“Un caffè latte e un macchiato, grazie” mi disse con voce profonda.

Subito iniziai a preparare i due caffè, ma appena mi voltai, lo vidi osservarmi con quel suo sguardo severo e mozzafiato, che ti porta quasi alla follia e al pensiero di scappare per paura di cosa possa accadere in seguito. Quasi mi mancò il respiro e dovetti appoggiarmi con la mano al bancone, cercando di nascondere la mano dallo sguardo di Josh.

“Hai tagliato i capelli” disse scostando il capo, osservandomi meglio.

“Sì, ci voleva un cambio” dissi cercando di non sembrare insicura.

“Mmh” disse osservandomi. Si voltò a guardare la ragazza bionda, che appena si accorse dello sguardo di Josh, sorrise mostrando i suoi denti bianchi e i suoi occhi celesti, a mio parere bellissimi. Dopo di che, portò di nuovo lo sguardo su di me.

“Nicole, i caffè sono pronti” mi gridò Jess, facendomi allontanare così dal bancone.

“Tutto bene?” mi chiese Jess, notando il mio stato.

“Sì” dissi ritornando al bancone.

“Ecco” dissi porgendo i caffè.

Un tocco, un solo tocco, mi ha fatto quasi perdere un battito.
Appena le nostre mani si sono sfiorate, ci siamo guardati nello stesso momento.
Subito ritirai le mani, indietreggiando e staccandomi il grembiule.

“Jess, vado a prendere aria” dissi gridando e uscendo dal negozio.

Respirai a pieni polmoni una volta fuori dal locale e iniziai a camminare a passo svelto.
Mi sentii tirare e ruotare, incontrando poi lo sguardo di Josh.
Sbarrai gli occhi in cerca di una risposta a quel gesto.

“Che fai?” mi chiese con un tono deciso.

“Che fai tu, piuttosto!” dissi strattonando il braccio.

“Quattro mesi che non ci vediamo e mi saluti così?” mi chiese curioso.

“E’ questa l’unica cosa che mi sai dire? Vedo che la sostituta l’hai trovata” dissi guardandolo con sguardo stizzito.

“Gelosa?” mi chiese divertito.

“Va al diavolo” dissi voltandomi, ma subito venni fermata da un abbraccio.
Il respiro affannoso, il suo profumo e le sue mani che mi stringevano non facendomi correre via.

“Dirti che non mi sei mancata sarebbe una bugia troppo grande” mi disse stringendomi ancora più a sé.

“Josh” dissi mettendo le mani sulle sue braccia.

“Non dire nulla, ti prego” disse aumentando la presa. Annuii, chiudendo gli occhi.



ANGOLO SCRITTRICE: Gente! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, aspetto vostre recensioni :3

Josh e la ragazza

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