La vendetta delle shipper

di Choi Yume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** San Valentino ***
Capitolo 2: *** bullismo ***
Capitolo 3: *** febbre ***
Capitolo 4: *** anniversario ***
Capitolo 5: *** Stupido ***
Capitolo 6: *** Ultima volta ***
Capitolo 7: *** Promessa ***
Capitolo 8: *** settimana bianca ***
Capitolo 9: *** ricordi ***
Capitolo 10: *** addio ***
Capitolo 11: *** Equivoco ***
Capitolo 12: *** potere ***
Capitolo 13: *** indifferenza ***
Capitolo 14: *** sentimenti ***
Capitolo 15: *** gelosia ***
Capitolo 16: *** Pianoforte ***
Capitolo 17: *** Fotografie ***
Capitolo 18: *** detective ***
Capitolo 19: *** Idol ***
Capitolo 20: *** primo amore ***
Capitolo 21: *** Rane ***
Capitolo 22: *** saper dire ti amo ***
Capitolo 23: *** spiaggia ***
Capitolo 24: *** sgabuzzino ***
Capitolo 25: *** love equation ***



Capitolo 1
*** San Valentino ***


San Valentino

Taiichi

A Taiyou era sempre piaciuta l’atmosfera che si creava in ospedale durante il San Valentino persino l’ospedale in cui era costretto gli sembrava un posto meno triste, gli piaceva guardare quel posto riempirsi di fiori e regali sui toni del rosso. In un certo senso però era invidioso di tutti gli altri pazienti che ricevevano doni dal cuore mentre lui riceveva solo un bacio sulla guancia da Fukuya, non che non apprezzasse, certo che lo faceva, aveva imparato a non dare nulla per scontato, ma anche lui voleva una persona da baciare a San Valentino, lui che non aveva mai baciato nessuno.
Già chissà com’è un bacio, si chiese distrattamente mordendosi il labbro inferiore; il suo sguardo si spostò automaticamente il suo compagno di stanza Tsurugi Yuuichi, lui era più grande di lui e davvero molto carino anzi bellissimo doveva di certo aver dato almeno un bacio in vita sua.
“Yuuichi-san…” disse titubante il ragazzo dai capelli arancioni; la realtà era che lui aveva sempre avuto un debole per il maggiore degli Tsurugi, ma aveva sempre cercato di non illudersi, insomma perché uno che era praticamente perfetto si sarebbe dovuto innamorare di un combina guai come lui, allora anche quando aveva l’impressione che il più grande lo guardasse si diceva che era solo un sua impressione, una stupida fantasia.
“Si Taiyou?” aveva detto il ragazzo dai capelli blu puntando i suoi occhi ambrati in quelli azzurro cielo di Amemiya.
“C-Com’è un bacio?” chiese poi il ragazzo perdendosi in quell’oceano di miele.
Yuuichi sembrò rifletterci per un istante “I baci non si descrivono si provano, un bacio può essere bello o brutto dipende da chi te lo dona e con quali sentimenti lo fa” spiegò dunque con il suo tipico sorriso dolce dipinto sulle labbra.
“Oh beh io non ho mai dato un bacio, quindi ero curioso, grazie per la tua risposta e scusa se ti ho disturbato con questa domanda stupida” disse Taiyou abbassando lo sguardo quasi deluso dal fatto che Yuuichi avesse già baciato qualcuno, era diverso pensare che fosse così e sentirselo confermare implicitamente.
“No, capisco infondo è San Valentino no?”.
“Già, tutti qui in ospedale hanno qualcuno che gli dona il proprio amore” disse cupo cercando di trattenere un tranne me che gli soffocava la gola.
“E anche tu vorresti un regalo giusto?”.
Taiyou si morse la lingua “No... cioè si…m-mi farebbe piacere, ma… ma che senso ha se nessuno mi…” la fine della sua sconnessa frase venne soffocata dalla labbra di Yuuichi sulle sue.
“Buon San Valentino Taiyou”
Il ragazzo lo fissò sbigottito cercando nella sua testa le parole giuste, ma in quelle occasioni le parole erano assolutamente superflue, così si limitò a far combaciare di nuovo le loro labbra sperando che lui capisse quanto lo amava.
“Vedi Taiyou questo è stato un bel bacio, perché tu mi ami… ed io amo te”.
Le guance del più piccolo si coloravano di un color rosso acceso mentre annuiva, ora aveva capito cosa significava baciare qualcuno che si ama.
“Buon San valentino anche a te Yuuichi” disse poco prima che il maggiore facesse combaciare di nuovo le loro labbra.

[angolo autrice]
uhm saalve...avevo scordato di mettere questo angolo prima.... gomen...in sostanza questo dovrebbe essere un primo abbozzo di shot, so che non è un granchè è scritto in tutta fretta perchè avevo quest'idea e dovevo pubblicare bhe...spero vi sia piaciuta.
alla prossima.
Chloe

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Capitolo 2
*** bullismo ***


Bullismo.

MinaKura

Kurama Norihito, diciassette anni, sfigato da… sempre. Non era il tipo di persona che amava la scuola e lo studio, anzi, ma era sempre stato additato come sfigato, aveva persino iniziato a credere che fosse una cosa che aveva nel DNA.
Il suo incubo peggiore? Minamisawa Atsushi e i suoi amici; Minamisawa era uno studente dell’ultimo anno, il tipico figlio di papà che si diverte mettere in ridicolo tutte le persone al di sotto del suo ceto sociale, Kurama compreso o per meglio dire soprattutto Kurama. Ma il suo vero problema non era quello che gli faceva Atsushi, ( sgambetti, spinte, teste nel water della scuola e ovviamente botte che lasciavano lividi) ma il fatto che da bravo idiota si era innamorato di lui, sindrome di Stoccolma? Possibile. Il fatto era che il maggiore era dannatamente bello e intelligente, se solo non fosse stato anche così maledettamente stronzo sarebbe di certo stato il ragazzo perfetto.
Anche quella precisa mattina quando Minamisawa fece lo sgambetto a Norihito, facendo schiantare il suo viso abbronzato contro l’asfalto era bellissimo, ma soprattutto stronzo.
“Sta più attento imbranato” aveva detto ridacchiando mentre i suoi amici lo accerchiavano… quella mattina sarebbe andata male, ormai lo aveva capito.
E, infatti, era entrato in classe barcollante, tutto sporco di polvere e il viso pesto decisamente insicuro della posizione dei suoi organi interni.
“Ouch ti hanno proprio ridotto male” commentò l’amico di una vita Hamano Kaiji mentre lo aiutava a sedersi.
“Come al solito” rantolò crollando con il viso pesto sulla sua cartella di tela.
“Si ma oggi ti vedo particolarmente male per essere appena la prima ora” disse l’altro.
“Sarà di cattivo umore” disse in un rantolio soffocato mentre la testa iniziava davvero a pesare troppo.
“Io proprio non capisco perché ti ostini a comportarti così, cioè non puoi farti trattare come un sacco da boxe”.
Il ragazzo dai capelli azzurri si limitò a mugolare mentre tutto diventava nero e il vomito risaliva lungo la gola, quella volta avevano esagerato.

Il fiato gli mancava nella gola correva come un idiota lungo i corridoi di quell’istituto che mai come quel giorno gli erano sembrati infiniti, in cortile poco prima nel bel mezzo dell’intervallo lo aveva fermato quel tipo strano dai capelli blu scuro, l’amico del puffo con i capelli azzurri, aveva inveito contro di lui dicendogli che Kurama era in infermeria con una lieve commozione cerebrale e lui si era semplicemente limitato a stingere i pugni per poi correre via.
Arrivò in infermeria con il fiatone e la fronte sudata, si ravvivò il ciuffo viola che gli si era attaccato alla fronte anche come gesto per farsi coraggio e si decise ad entrare.
Si guardò intorno, lui era steso su un lettino qualsiasi, in quel momento si stava davvero chiedendo perché era andato lì, cosa gli importava di lui? Era solo una sfigato come un altro…ma certo Atsushi continuiamo pure ad illuderci, pensò spostandosi ancora una volta il ciuffo in un gesto nervoso, la verità era che Minamisawa aveva una colossale cotta per quel tappo ed era anche per questo che lo torturava per reprimere quei sentimenti che gli montavano dentro, lui era Minamisawa Atsushi sarebbe stato un grande manager nella vita, il miglior studente della scuola, non poteva essere gay e per giunta innamorato di quel piccolo e adorabile puffo dai capelli azzurri e la pelle abbronzata. Il ragazzo sorrise sedendosi accanto al lettino del minore. “Vaffanculo Kurama Norihito, mi hai fatto innamorare e giuro che non volevo che ti picchiassero, mi dispiace, ma non posso mostrare quello che sono davanti agli altri” disse per poi posargli un soffice bacio sulle labbra.
Il minore d’altro canto aveva spalancato gli occhi udendo quelle parole e avvertendo le perfette labbra di Atsushi sulle sue.
“M-Minamisawa” mormorò ancora intontito.
Il maggiore arrossì appena trovandosi per la prima volta nella sua vita in difficoltà, senza sapere cosa fare.
“Ho sentito quello che mi hai detto” disse provando ad alzarsi con scarsi risultati.
“Lascia stare riposa, dimentica tutto” aveva risposto gelido l’altro.
“Ti amo anch’io” disse Kurama in un mormorio soffocato dalle cose attorno a lui che ancora gli si confondevano davanti agli occhi e per il forte imbarazzo.
A Minamisawa sfuggì appena un sorriso “Mi dispiace… davvero, dimmi come posso farmi perdonare per tutto quello che ti ho fatto in questi anni?”.
“Semplice, sta zitto e baciami” e ovviamente il maggiore non se lo fece ripetere due volte donandogli tutti i baci che voleva
.
[angolo dell'autrice idiota che pubblica alle nove di sera]
Ehy salve a tutti eccomi con il secondo capitolo della vendetta delle Shipper, una MinaKura richiesta da kurapika00 spero che ti piaccia se no te ne scrivo un altra hahaha vabbe ora vado inviatemi altre richieste per questa vendetta che non bastano mai....MAI
P.s do i crediti per questa minakura alla mia adorata unicorna che mi ha aiutato a farmi venire un idea
baci
Chloe

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Capitolo 3
*** febbre ***


Febbre.

HiroMido

“ETCIÚ… Hiroto davvero non preoccuparti è solo un po’ di raffreddore” aveva detto il ragazzo dai lunghi e fluenti capelli verdi mentre si soffiava il naso.
“Non esiste non ti lascio a casa da solo e per di più ammalato” aveva detto l’altro dall’altro lato della cornetta “Sto arrivando”.
Era davvero raro che Midorikawa si ammalasse, anzi si era sempre vantato apertamente della sua salute di ferro con tutti gli altri, ma quell’inverno l’influenza non aveva risparmiato neanche lui che ora era costretto a letto mentre il suo ragazzo stava correndo da lui, non ce lo vedeva proprio Hiroto come infermiera, non sapeva neanche cuocersi un uovo da solo figurarsi prendersi cura di un malato per un giorno intero.
Di solito era lui che badava al ragazzo dai capelli rossi quando era malato ed era stato proprio lui ad attaccargli quel maledetto raffreddore la settimana prima, ma lui a differenza di Hiroto era sempre stato un bravo casalingo, una sola volta l’altro aveva provato a fargli il thè e aveva messo il sale al posto dello zucchero.
Il ragazzo dai capelli verdi gettò l’ennesimo fazzoletto nel cestino, sarebbe finita male, lo sapeva.
Già se lo immaginava che esordiva con il suo “MIDOCHAN” vestito da infermiera.
“MIDOCHAN” la porta della sua stanza si spalancò facendo uscire tutta l’aria calda che aveva fatto accumulare al suo interno…come previsto…beh almeno non era vestito da infermiera.
Ryuuji nascose la testa sotto le coperte mugolando appena, lo amava, lui amava davvero tanto Hiroto, ma sapere che la sua vita era nelle mani dell’altro lo spaventava un po’.
“Ehi Mido…” il ragazzo dai capelli rossi lo costrinse ad uscire dal suo giaciglio rimboccandogli le coperte facendo uscire solo la testa fuori.
“Ciao” disse l’altro con voce nasale a causa del raffreddore.
Hiroto gli sorrise scostando la frangia verde dalla fronte di Midorikawa per poi lasciargli sopra un dolce bacio, il pistacchietto chiuse gli occhi beandosi di quel tocco.
“Come ti senti piccolino?” Ryuuji arricciò il naso, non amava essere chiamato così, anche se doveva ammetterlo un po’, gli piaceva essere coccolato dalla persona che amava.
“Un po’ tappato”.
“Ora non devi più preoccuparti c’è il tuo principe con te” disse l’altro con un dolce sorrido mentre si avvicinava per stampargli un bacio sulle labbra, ma il ragazzo dai capelli verdi si scostò “Ho la febbre Hiroto potrei attaccartela, di nuovo”.
L’altro sorrise dolcemente. “Non preoccuparti l’influenza viene una sola volta a inverno non lo sai Midochan?”.
“In realtà…” ma il ragazzo lo aveva già baciato.
“allora prima di tutto misuriamo la febbre poi magari ti preparo qualcosa di caldo e ci guardiamo un altro film ok?” un altro bacio era stato stampato sulle labbra del ragazzo dai capelli verdi.
“Io sono ancora dell’opinione che dovresti andare a casa o avrai una ricaduta”.
“Ma sta zitto. Mal che vada mi ritroverò a letto assistito dalla più bella infermiera dai capelli verdi che possa esistere”.
Dette questa parole il ragazzo dai capelli rossi si fiondò alla ricerca del termometro rischiando anche di rompere il portafoto dove Midorikawa teneva una delle loro foto assieme, una di quelle dove Hiroto lo baciava di sorpresa all’ultimo secondo come suo solito, di solito lui fingeva di arrabbiarsi, ma in realtà a lui piacevano i colpi di testa dell’altro, infondo non c’era cosa che non amasse del suo ragazzo. Quando l’altro estrasse il termometro dal cassetto e prese ad agitarlo rischiando quasi di cavargli un occhio, ma andava bene così era carino anche quando faceva l’infermiera.
“Su tienilo sotto braccio per…”
“ cinque minuti Hiroto”
“Giusto”.
Il ragazzo si strinse il termometro sotto il braccio mentre attendevano entrambi pazientemente i cinque minuti.
“Allora?”
“38.7” aveva detto il pistacchietto.
Inutile dire che la reazione di Hiroto fu esagerata, lo costrinse a letto e gli mise un pannetto bagnato sulla fronte, non era esattamente freddo, ma non glielo disse lo sapeva che lo faceva con il cuore.
La giornata trascorse più velocemente di quello che Ryuuji si aspettasse e con la tristezza nel cuore di entrambi si era già fatto buio e a Midorikawa non importava se Hiroto aveva rotto un bicchiere, si era tagliato, gli aveva cucinato una zuppa eccessivamente salata o tutto il resto, voleva solo che restasse lì continuando a coccolarlo e a donargli le sue attenzioni.
“Devi proprio andare via?” chiese arrossendo il ragazzo trattenuto a letto.

“Se tu mi chiedessi di restare magari ci guarderemmo un film” aveva soffiato l’altro accarezzandogli dolcemente i capelli verdi.
“Resta allora… per favore” disse con gli occhi a mandorla resi lucidi dal raffreddore.
Hiroto gli diede un altro dolce bacio sulle labbra accomodandosi accanto a lui sotto le coperte.
“Hiroto ma che fai potrei mischiarti”.
“Non m’importa, voglio abbracciarti guardando un film mentre ti bacio” disse l’altro accarezzandogli le guance con i pollici.
E Midorikawa divenne ancora più rosso di quanto già non fosse in precedenza mentre con gli occhi languidi chiedeva silenziosamente un bacio che gli fu subito donato dal suo amato.
“Ti amo Ryuuji” disse mentre sfregava teneramente il naso contro il suo
“Ti amo Hiroto” rispose l’altro pensando che infondo avrebbe potuto ammalarsi un po’ più spesso se il suo Hiroto restava abbracciato a lui.

[angolino dell'autrice]
allora mi scuso per questo obbrobrio di HiroMido che mi è stata richiesta e che come dico sempre se non piace posso riscrivere giusto per essere precisi, è un periodaccio questo quindi mi scuso per aggiornamenti e risposte lente cercherò di accontentare tutti, la prossima Shot per me sarà una sfida non vi anticipo nulla però
Baci
Chloe

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Capitolo 4
*** anniversario ***


Anniversario

KyouTen


La porta che sbatte nessun suono se non quello dolce e umido del loro bacio appassionato.
Un anno, un anno esatto che stavano insieme, una data speciale per questo quella sera Tsurugi e Tenma erano usciti a festeggiare.
Kyousuke aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, Matsukaze non avrebbe mai creduto che proprio lui fosse in grado di organizzare qualcosa di così romantico. Aveva pensato a tutto, lo aveva portato a cena fuori, nulla di troppo formale, sapeva che avrebbe messo in forte disagio il più piccolo, anzi aveva organizzato tutto nell’habitat naturale del ragazzo con gli occhi grigio-azzurri, un campo da calcio, aveva usato il campo al fiume come ristorante personale, probabilmente aveva chiesto aiuto a Shindou per il cibo, un gesto fortemente apprezzato dall’altro sapeva quanto fosse difficile per Kyousuke chiedere aiuto a qualcuno ed infine il regalo, gli aveva regalato una collana con un ciondolo a forma di pallone da calcio, niente cuori o rose non era nel suo stile, ma con le sue idee semplici e dolci aveva fatto commuovere il più piccolo.
Mentre per il regalo del più piccolo lo aveva detto esplicitamente “Vieni al mio appartamento e vedrai”. Già Tenma aveva deciso di regalare a Tsurugi una cosa molto importante; se stesso.
Tenma era sempre stato quel tipo di persona che al solo sentire nominare la parola sesso arrossiva furiosamente diventando color pomodoro, ma non in quel momento mentre la sua maglietta veniva sollevata oltre la sua testa scompigliandogli lievemente i capelli; guardava dritto negli occhi felini del ragazzo dai capelli blu poco prima di gettarsi sulle sue labbra, ma le labbra di quest’ultimo scesero a lambire il collo del più piccolo lasciando piccoli segni di morsi sulla sua pelle abbronzata.
Kyousuke fece stendere con delicatezza il più piccolo sul letto ad una piazza e mezza della sua stessa camera e si prese un attimo per guardarlo, così a torso nudo e le gote in fiamme, gli accarezzo dolcemente il viso posizionandosi tra le sue gambe “Lo sai che ti amo vero Tenma?”.
Il più piccolo arrossì, per quanto fosse possibile, ancora di più sorridendogli mostrandogli tutto il suo amore in un solo e semplice sorriso “Lo so e ti amo anch’io”.
Il piccolo sorrisetto si dipinse sulle labbra del più grande mentre la sue bocca scendeva lentamente lungo il corpo dell’amato lasciando languidi baci sul suo petto, Tsurugi non era mai stato il tipo di persona brava con le parole, se la cavava meglio con i gesti ed era proprio per questo che si muoveva così lentamente, con baci dolci per far capire all’amato che un semplice “ti amo” non bastava ad esprimere veramente ciò che provava.
Kyousuke morse appena un capezzolo del ragazzo steso sotto di lui che ebbe un fremito per quel solo semplice gesto, cosa che ovviamente non passò inosservata all’altro che decise di riprendere quel gesto mentre le mani premevano leggermente contro il cavallo dei pantaloni dell’altro che non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire qualche ansito, musica per le orecchie del maggiore.
Le dita affusolate di Kyousuke andarono a slacciare i pantaloni di Tenma che finirono pochi minuti dopo al suolo; il primo istinto di Matsukaze fu quello di chiudere le gambe in un pudico gesto dovuto alla sua quasi totale nudità.
“Tu sai che se non vuoi non ti obbligo a fare nulla vero?” disse Tsurugi accarezzandogli dolcemente una guancia accaldata.
Le mani del più piccolo si strinsero quasi compulsivamente sulla maglietta ancora indossata dal suo ragazzo, quasi come per fargli segno di non andarsene, di non lasciarlo lì, lui era pronto. “N-no voglio farlo solo che…è imbarazzante s-sono quasi nudo”.
Kyousuke sorrise e si avvicinò all’orecchio di Tenma “E sei bellissimo” disse in un sussurro insinuando una mano nei boxer dell’altro a cui sfuggì un gemito non appena la mano pallida del ragazzo sfiorò il suo sesso. Ma quel contatto durò solo il tempo necessario di togliere al più piccolo anche quell’ultimo indumento.
“Tu sai che farà male vero?” disse Kyousuke lasciando baci languidi sul sollo del suo amato mentre una mano disegnava dei ghirigori sul suo petto.
“Sembra quasi che tu voglia farmi cambiare idea” sussurrò Matsukaze che stava lentamente acquistando coraggio, infatti, aveva sfilato la maglietta del ragazzo dai capelli blu.
“No. Solo non voglio farti male” disse distogliendo per un attimo lo sguardo dal corpo del ragazzo sotto di lui.
Le mani di quest’ultimo scivolarono lentamente dal suo petto al cavallo dei suoi pantaloni slacciandoli “Ma dopo sarai parte di me e questo ripaga ogni dolore, quindi non fermarti, ti prego”.
Il maggiore sospirò appena per poi premere due dita contro la bocca del minore “Voglio assicurarmi comunque di farti meno male possibile”.
Tenma annuì impercettibilmente per poi passare a lubrificare le dita del maggiore che qualche minuto dopo stavano andando a stuzzicare la sua apertura; quando fu penetrato dal primo dito provò dolore, faceva male e non voleva neanche immaginare cosa avrebbe provato una volta che le dita sarebbero state sostituite da qualcosa di più “grosso”, con il secondo dito provò più che altro fastidio, ma quando le dita iniziarono a muoversi un barlume lontano di piacere iniziò ad essere sempre più presente portandolo anche a gemere.
“T-ti p-prego Kyousuke t-ti voglio d-dentro” sussurrò il castano tra i gemiti sconnessi.
Quando non avvertì più le sue dita dentro di lui aprì automaticamente gli occhi liquidi per il piacere sentendosi privato di una fonte di piacere e poté vedere il fisico asciutto e definito del suo fidanzato privarsi degli ultimi indumenti che non gli aveva tolto per poi tornare da lui a colmare lo spazio tra le sue gambe che erano pronte ad accoglierlo.
“Ricorda sta rilassato e farà meno male” gli sussurrò prima di iniziare ad entrare dentro di lui, gesto che lo portò a serrare nuovamente gli occhi. “Calmo Tenma, va tutto bene” disse l’altro con voce roca respirando direttamente contro il suo orecchio mentre una mano gli accarezzava dolcemente un fianco.
E così sotto quelle dolci carezze il corpo del minore iniziò a rilassarsi permettendo a Kyousuke di entrare completamente dentro di lui che si lasciò sfuggire un sospiro per il piacere di essere tutt’uno con la persona che amava, ma non si mosse, non l’avrebbe fatto finché il castano non gli avesse dato almeno un minimo segnale di assenso; segnale che arrivò quando il più piccolo si aggrappò alle labbra del maggiore chiedendo tacitamente di muoversi, cosa che Tsurugi non esitò a fare donando e donandosi il piacere di fare l’amore con chi si ama.
E mentre la stanza si riempiva di gemiti e il piacere scorreva irrefrenabile nelle vene una mano del maggiore si andò ad insinuare tra i loro corpi stretti e sudati stimolando con la mano il sesso dell’amato fino a farlo venire con un urlo quasi femmineo, ed è inutile dire che quando sentì il castano riversarsi sulla sua mano e i muscoli di quest’ultimo contrarsi attorno al suo sesso venne anche lui con un ringhio animalesco soffocato contro la pelle abbronzata dell’altro.
Si distesero l’uno stretto all’altro con i corpi ancora imperlati di sudore coperti solo dalle lenzuola azzurrine. “Sono felice di ver fatto l’amore con te Kyoucchan” sussurrò il più piccolo con gli occhi socchiusi mentre si accoccolava sul petto del blu che arrossiva vistosamente al solo sentir pronunciare quel soprannome “Sono felice anch’io amore mio” disse facendo scorrere dolcemente le punte delle dita lungo la spina dorsale dell’altro.
“Ti amo tanto” mormorò l’altro tra veglia e sonno.
“Anch’io ti amo tanto, più di quanto riesca a dire o a farti capire” ma il minore stava già dormendo.
Ma Kyousuke sbagliava Tenma sapeva bene quanto fossero grandi i sentimenti dell’altro ed era il più dolce segreto che custodiva nel suo cuore.
[angoolino dell'autrice]
Ehm.. coff coff coff giuro che non sono mai stata così imbarazzata in vita mia. è la prima volta che scrivo una cosa del genere richiesta dalla nostra cara Benna,spero ti piaccia mi sono impegnata tanto ma beh sono un po' impedita su ste cose se non ti piace dimmelo eh.
Chloe

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Capitolo 5
*** Stupido ***


Stupido

KyouTen

Anche quella partita era finita con la vittoria della Raimon con il risultato di 3-2, come al solito una partita sudata, gli avversari che incontravano sulla loro strada erano sempre più tosti e avrebbero continuato ad esserlo e questo Tsurugi lo sapeva benissimo, eppure non sembrava per nulla preoccupato, forse era semplicemente per la sicurezza nelle sue capacità che aveva sempre ostentato o forse era per il fatto che era ormai stato contagiato dalla fiducia e dall’ottimismo del piccolo ragazzo dai vortici tra i capelli.
E il suo sguardo si posò istintivamente su di lui che si stava asciugando il sudore con un asciugamano bianco che gli era stato porto prontamente da Aoi… quella ragazza lo irritava.
“Tenma sei stato davvero bravissimo oggi come al solito stupendo”…gatta morta pensò il ragazzo che li osservava da lontano.
Aoi usava ogni mezzo per farsi notare dal castano che però sembrava totalmente ignorare i sentimenti della ragazza.
Anche in quell’istante mentre la ragazza cercava di far notare il suo nuovo taglio di capelli a Tenma lui beveva tranquillo senza neanche notare le movenze della ragazza; Tsurugi sogghignò tanto meglio. Già perché anche l’attaccante numero dieci si era preso una sbandata per il ragazzo con il sorriso perpetuo, non sapeva dire quando fosse iniziata, forse quando nonostante tutto lui gli aveva dato la sua più totale fiducia, o quando hanno iniziato ad allenarsi insieme da soli, il ragazzo dai capelli blu non era sicuro di quando fosse accaduto, ma si era innamorato.
“Oh Tenma ti sei sporcato di terra” disse con voce stucchevole la ragazza dagli occhi e i capelli blu.
Queste parole attirarono l’attenzione di Tsurugi che era impegnato a far finta di non interessarsi a quello che gli accadeva attorno come la sua proverbiale freddezza prevedeva.
Aoi si era avvicinata al viso di Matsukaze pulendogli con un asciugamano la guancia mentre con lo sguardo gli divorava le labbra; ora era davvero troppo.
Kyousuke ingoiò l’orgoglio e si diresse a passo di cerica verso quei due animato unicamente da un nuovo sentimento, la gelosia.
“Tenma devo parlarti” disse praticamente trascinandolo via sotto lo sguardo shoccato e scocciato della Sorano.
“Cosa devi dirmi Tsurugi-kun” trillò allegro il ragazzo.
Kyousuke sbatté un paio di volte le palpebre, era davvero così idiota da non capire? “Non te ne sei proprio accorto?”
“Di cosa?” disse l’altro inclinando lievemente il capo.
“Aoi…”
“Mi stava pulendo la guancia è molto gentile con me”.
Tsurugi roteò gli occhi “Tu le piaci Tenma”.
“Si siamo amici credo sia normale”.
“Non in quel senso idiota, come fai a non capire ciò che vedi, tu le piaci e non come amico e si vede”.
“Non ti seguo”.
Kyousuke si passò una mano tra i capelli innervosito “Tenma tu le piaci nel senso in cui piaci a me”.
Per un attimo sembrò che Tenma avesse un sussulto impercettibile “Tu… se il mio migliore amico”.
“No Tenma, cioè sì, ma cazzo tu mi piaci nell’altro senso”.
“Non ti capisco Tsurugi” disse con voce bassa.
“Dio Tenma sei davvero un idiota” disse Kyousuke per poi prendere in entrambe le mani il viso rotondo di Tenma premendo le labbra sulle sue.
Matsukaze per quanto sorpreso non rifiutò quel gesto, non si scansò o oppose resistenza, anzi si lascò baciare ricambiando dolcemente il bacio che gli era stato donato all’improvviso, gesto che stupì Kyousuke facendogli provare un misto di sorpresa e piacere, non credeva che Tenma ricambiasse, si aspettava tutto tranne quello; le mani di Tenma si aggrapparono alla sua maglietta mentre si alzava sulle punte dei piedi per non far stare il blu con la schiena curva, altra sorpresa per Tsurugi che sorrise sulle labbra dell’altro approfondendo il bacio.
Si staccarono solo quando l’aria iniziò a mancare nei polmoni.
“Se avessi detto fin da subito che mi ami sarebbe stato tutto più facile” sorrise sornione il ragazzo con gli occhi blu-grigi.
Gli occhi felini dell’altro si spalancarono per la sorpresa, forse Tenma era meno stupido di quello che pensava.
[angolino dell'autrice malata]
Salve ragazze, innanzitutto mi scuso per questo obbrobrio scritto per amo gli ideali che bhe ho scritto oggi approfittando dell'influenza imbottita di medicine, con la borsa dell'acqua calda fazzoletti e tutto il resto insomma, spero che almeno sia passabile
Baci.
Chloe

 

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Capitolo 6
*** Ultima volta ***


Ultima volta

Tsurugi brothers


Ormai il sole stava calando, come aveva solo potuto sperare che suo fratello gli concedesse un’ultima partita prima che il “sé stesso” che poteva usare le gambe sparisse per il suo bene, per riportare tutto a come doveva essere.
Sospirò fissando la palla davanti ai suoi piedi, ci teneva tanto ad andarsene con il sapore di quel dolce ricordo impresso nella memoria, un ultima partita con il suo amato fratellino; Yuuichi strinse le labbra amato, già peccato che non fosse un amore del tutto convenzionale…
Rumori di passi lo ridestarono dai suoi pensieri, si voltò con gli occhi colmi di speranza, era lì era arrivato, il suo fratellino alla fine era andato da lui.
“Ehy sei venuto” esclamò felice.
Kyousuke però teneva lo sguardo basso attento a non incontrare il suo sguardo “Ti avverto non so cosa sarò in grado di fare, è da tanto tempo che non gioco”.
Ma Yuuichi sorrise dolcemente per poi lanciargli la palla che fu subito bloccata dagli incredibili riflessi del suo adorato fratellino.
“Non ti sei dimenticato nulla. Il calcio ti piace ancora, dimmi la verità” disse sorridendo.
“Nii-san” sussurrò il più piccolo guardando nella sua direzione.
“Ti andrebbe di fare qualche tiro? Soltanto noi due” abbassò lo sguardo per un secondo per poi riacquistare il suo proverbiale sorriso dolce mentre un “per l’ultima volta” gli balenava amaro nella mente.
“Va bene d’accordo se è per una volta sola si può fare” disse il più piccolo con il suo solito tono truce.
Il cuore del maggiore si riempì di un’ insana gioia “Lo sapevo grazie”.
E iniziarono così passaggi sempre più complessi e finte “Proprio quello che mi aspettavo da te fratellino” disse sorridendo mentre anche il più piccolo si scioglieva in un dolce sorriso timido e impacciato di chi sorride di rado eppure era il più bel sorriso che Yuuichi avesse mai visto; il suo fratellino era davvero la persona più importante del mondo forse anche troppo attaccato a lui per un normale rapporto fraterno se ne era accorto tempo addietro quando non gli importava se lui stesse male o avesse degli impegni, l’unica cosa importante era il suo fratellino Kyousuke e il fatto che non giocasse più a calcio o il fatto che stesse male o un semplice sguardo che non lo convincesse, aveva sviluppato una spasmodica iperprotettività nei suoi confronti e aveva iniziato così a chiedersi il perché di quegli atteggiamenti, l’unica risposta che aveva trovato? Si era innamorato di lui, di suo fratello, l’amore più insano e sbagliato che un fratello maggiore potesse provare eppure anche ora che aveva l’amara consapevolezza di stare per sparire non si pentiva di ciò che provava per lui, anzi nella sua testa stava iniziando ad insinuarsi quell’insano desiderio di un dolce bacio sulle labbra, proprio in quel momento mentre il suo fratellino lo stava marcando per rubargli la palla e il suo viso era così vicino al suo.
Infondo una volta che la linea temporale fosse stata rimessa a posto lui non avrebbe ricordato nulla no? Ma sarebbe stata una cosa orribile che probabilmente avrebbe traumatizzato suo fratello. Ma avrebbe potuto fingere che le loro labbra si fossero toccate per un incidente , ma lui avrebbe saputo la verità. Non voleva andarsene per sempre con quel segreto che gli attorcigliava lo stomaco, non voleva andarsene senza aver dato un solo piccolo bacio alla persona che amava.
E così lo fece, un gesto istintivo calciò lontano il pallone e lo baciò per un istante per poi allontanarsi quasi subito.
“Nii-san” sussurrò incredulo il minore.
“Mi dispiace Kyousuke, non so che mi è preso” si affrettò a dire Yuuichi.
Il ragazzo più piccolo lo abbracciò cosa totalmente fuori dal suo modo di essere “Va tutto bene io sono felice adesso e sarei venuto lo stesso anche se tu non avessi mandato qual ragazzino castano a convincermi ma comunque grazie di tutto Nii-san”.
Yuuichi sorrise stringendolo tra le braccia, ora sì si sentiva in pace, sarebbe potuto scomparire anche ora mentre lo teneva tra le braccia, ora sapeva che lo amava e che c’era qualcuno che anche se lui non ci sarebbe stato più lo avrebbe amato come meritava.




Angolino dell'autrice che non è normale.
Allora eccomi qui di nuovo a pubblicare sta cosa scritta in effetti in qualche ora fa un po' schifo ne sono pienamente consapevo solo avevo quest'idea ambientata ovviamente nel 4 episodio di Chrono stone come si vede anche dai dialoghi presi dalla versione italiana dell'anime spero vi piaccia...che dite volete un indizio per la prossima coppia?.....non va lo do :P hahahaha
Alla prossima.

Chloe

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Capitolo 7
*** Promessa ***


Promessa

TaiTen
Quel giorno sul calendario era cerchiato più volte in rosso quasi fino a consumarne la pagina, quello sarebbe stato un grande e stupendo giorno, il giorno in cui finalmente l’avrebbero dimesso.
Era riuscito a combattere il suo tumore e aveva vinto, al solo pensiero di quanto aveva dovuto lottare ancora oggi gli salivano le lacrime agli occhi, ma ce l’aveva fatta nonostante i momenti di sconforto ce l’aveva fatta e pensare che stava persino per arrendersi, per fortuna non lo aveva fatto ed era solo merito suo, merito di Tenma.
Taiyou trotterellò felice per la stanza infilando cose alla rinfusa nella valigia, non gli importava più di nulla sarebbe uscito da quell’ospedale.
Sarebbe andato ad allenarsi, avrebbe continuato a giocare, anche se a detta di Gouenji avrebbe dovuto riprendere lentamente o si sarebbe affaticato troppo, ma lui voleva correre segnare abbracciare i suoi compagni; voleva provare il calcio in tutto e per tutto. Ma senza dubbio la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata saltare in braccio a Tenma e baciarlo fino a consumargli le labbra.
La loro storia era iniziata qualche mese dopo la partita che avevano giocato l’uno contro l’altro, Tenma andava a trovarlo tutti i giorni e stava con lui finché le infermiere non lo cacciavano alla fine dell’orario di visita; di solito arrivava trafelato ancora con la divisa della Raimon addosso e il viso sporco d’erba, forse aveva paura che fosse il ragazzo dai capelli arancioni fosse morto durante la sua assenza, ma ogni volta lo trovava lì ad aspettarlo con il suo immenso sorriso sempre stampato sul volto.
E un giorno così di botto il castano aveva deciso di dichiararsi…come sempre a modo suo.
“TAIYOU…io... io…v-volevo…cioè voglio…ehm…ecco…insomma…io… si ecco… tu mi piaci p-parecchio Taiyou” farfugliò grattandosi la testa, era sicuro di non essere mai stato più imbarazzato in vita sua.
Amemiya non lo confessò mai, ma fu in quel momento mentre si era gettato su Tenma per baciarlo che decise di non darla vinta alla malattia, aveva cominciato a lottare sempre con la stessa identica speranza: uscire dall’ospedale e vivere felice con Tenma.
“Taiyou sono arrivati i tuoi genitori a firmare i documenti puoi uscire” disse la signorina Fukuya con il suo solito sorriso dolce stampato sul volto.
Il ragazzo ricambiò il sorriso per poi schizzare con la sua solita energia dritto all’entrata dell’ospedale dove i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa; Tenma era lì con dei biscotti al cioccolato e un pallone da calcio.
“M-mi avevi detto che avremmo giocato di nuovo insieme non appena fossi uscito” disse lui arrossendo appena.
“IO TI AMO” urlò il ragazzo dagli splendenti occhi azzurri velati di lacrime prima di baciare il ragazzo che l’aveva salvato dall’oblio della malattia.
Avrebbe voluto dirgli coì tante cose, soprattutto ringraziarlo per tutto ma lo sapeva che un grazie non sarebbe bastato così si fece un’ altra promessa, se l’unico modo per sdebitarsi con il castano era amarlo per tutto il resto della sua vita lo avrebbe fatto e avrebbe continuato anche dopo.

angolino della pazza psicopatica.
Ehy salve a tutte, innanzitutto volevo scusarmi per la mia assenza da EFP, ecco diciamo che avevo un mezzo blocco dello scrittore poi ho scritto quella One Shot su vampire Knight e ho visto tutto fullmetal alchemist e....ok non ho scusanti per questa schifezza ci vediamo alla prossima Shot.
Baci

CHLOE

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Capitolo 8
*** settimana bianca ***


Settimana bianca


Shirou x Haruna


Haruna e suo fratello quell’inverno si erano concessi una pausa dal lavoro per recarsi in montagna in settimana bianca, o meglio la ragazza aveva convinto quello stacanovista a staccare dal lavoro per un po’ di tempo, certo lei sperava in una rilassante settimana tra mare e spiaggia in qualche bella isola il più lontano possibile dalla città, ma non era lei che pagava quindi non poteva obiettare.
Lei voleva solo che Kindou staccasse un po’ dal lavoro e non importava se quella non era la sua vacanza ideale l’importante era che l’altro si rilassasse, avrebbe sopportato l’odiato freddo per lui.
Certo non si aspettava temperature così polari, si era vestita con più strati, così tanto da sembrare una palla per resistere al freddo, dai vestiti spuntavano solo  i suoi occhiali rossi e i suoi occhi grigi. “Detesto il freddo” il suo urlo trapelò come un mormorio dagli strati di sciarpe che aveva addosso.
Ed era vero Haruna detestava il freddo più di ogni altra cosa forse avrebbe preferito restare in città a lavorare piuttosto che stare lì a gelare. La sua unica via di fuga in quel momento era la baita, un luogo dotato di camino dove avrebbe potuto sorseggiare una cioccolata calda che l’avrebbe riscaldata dall’interno; si era decisamente la cosa che più desiderava in quel momento.
Prese coì ad avviarsi con fatica verso le baite, con tutti quei vestiti addosso non riusciva a muoversi e con la neve poi i suoi movimenti erano quasi del tutto impediti. Ecco perché rischiava di cadere praticamente ogni due passi, cosa che in effetti successe facendola rotolare per un bel tratto fin quando qualcosa o per meglio dire qualcuno non impedì la sua discesa.
“Signorina si sente bene?” non era sicura dell’identità del suo salvatore anzi, vedeva tutto appannato in quel momento era certa di star per svenire, una strana certezza prima che tutto diventasse nero…
Quando si svegliò il freddo pungente che l’aveva portata a somigliare ad una mongolfiera sembrava essere del tutto svanito, non era sicura di sapere dove si trovasse, ma c’era un piacevole calduccio.
Si alzò sui gomiti guardandosi attorno, sembrava essere in una baita… “Si è svegliata signorina” la voce gentile di un ragazzo di circa la sua età la ridestò dal suo stato di trans.
“Dove sono?” disse guardando il ragazzo che probabilmente l’aveva salvata, aveva i capelli grigi e gli occhi cristallini, per un attimo il suo aspetto le ricordò un elegante lupo.
“Nell’infermeria d’emergenza della baita principale, io sono Fubuki Shirou e aiuto in questo posto, lei è caduta lungo una pista per i troppi abiti che aveva addosso, pesavano decisamente tanto”.
La ragazza arrossì guardando l’espressione gentile di Shirou era certa di non aver ma incontrato qualcuno di così bello in tutta la sua vita, sembrava una figura eterea, se lo avesse sfiorato sarebbe scomparso.
“La ringrazio per avermi aiutato” sorrise lei timidamente.
“Dovere…”
Che stupida si era dimenticata di presentarsi “O-Otonashi Haruna” mormorò dunque imbarazzata.
“dovere signorina Otonashi” disse dunque sorridendo ancora una volta dolcemente; Haruna non aveva mai visto nella sua vita qualcosa di così perfetto e la cosa che più la sorprendeva erano quei ragionamenti da adolescente che crede ancora all’amore a prima vista…eppure c’era qualcosa in lui che la incuriosiva e la attirava come una calamita.
“Non è da tutti salvare la vita ad un estraneo” disse lei mentre stringeva la tazza di cioccolato che lui le aveva dato.
“Non voglio che persone muoiano sulla neve come la mia famiglia” Shirou abbassò lo sguardo ancora addolorato per quella perdita.
Haruna si morse il labbro, era certa di aver detto qualcosa che non doveva dire e stava cercando nella sua testa ogni singolo modo per cambiare argomento “Ehm…dimmi come fai a sopportare il freddo che c’è qui?” disse sorridendo nervosamente.
“Ci sono abituato, sono nato qui, ma se proprio non ce la fai puoi sempre restare qui nel complesso di baite, ci sono molte più cose da fare di quanto non si creda” disse lui sorridendo a sua volta.
La ragazza in quel momento capì una cosa fondamentale, che era il segreto nascosto dietro quel sorriso a renderlo semplicemente meraviglioso.
“Ah davvero?” disse dopo una manciata di secondi in cui si era perda ad osservarlo.
“Certo! Se vuoi te le mostro”.
“Con piacere” rispose lei con fin troppo entusiasmo “Ehm… insomma se non ti è di troppo disturbo è ovvio”.
“Cero che no, infondo ti devo un favore” sorrise ancora e Haruna lo guardò confusa “Si non sei stata invadente come gli altri quando ho accennato alla mia famiglia, sei stata gentile, mi piaci”.
La ragazza arrossì fino alla punta della orecchie, infondo la settimana bianca non le sembrava più una tortura.

Conniciwa minna-san
sono tornata con un nuovo capitolo per la vendetta delle shipper mi scuso per i ritardi assurdi,ma ho davvero tanto da fare e ammetto di aver guardato uta no prince sama quasta settimana...gomen.
spero che questa schifazza sia almeno leggibile (no sul serio non l'ho riletta)
alla prossima.
Chloe x


 

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Capitolo 9
*** ricordi ***


Ricordi

SaruFey


Ora ricordava tutto distintamente, ogni ricordo era al suo posto, era reale…
Lui non era semplicemente un ragazzo che amava il calcio, ma un ragazzo della seconda generazione, il braccio destro di quello che fino a due secondi prima considerava un nemico alla sua libertà di giocare a calcio; come aveva potuto considerare lui un nemico? Come? Proprio lui che era diventato la sua unica ragione di vita, proprio lui che la vita gliel’aveva salvata, come proprio la persona che amava?
Già perché Fey amava Saru, come avrebbe potuto non farlo?
Saru aveva dato a Fey così tanto, ora ricordava che suo padre lo aveva abbandonato perché era un mostro, così lo consideravano tutti e solo perché era più evoluto degli altri; era rimasto solo in quel periodo, solo con l’ombra di sé stesso, sempre più spesso gli capitava di pensare che se non fosse nato tutto sarebbe andato per il meglio, sua madre sarebbe viva e suo padre sarebbe stato felice e soprattutto ci sarebbe stato un obbrobrio in meno in circolazione e fu proprio in quel periodo che incontrò per la prima volta gli occhi color ametista di Saru.
“Tu non sei solo” gli aveva detto e Fey non seppe se crederci o meno semplicemente lo fissò negli occhi e il suo corpo si mosse da solo afferrando la mano che l’altro gli aveva teso.
Ora ricordava tutto distintamente, ogni dettaglio dalla sua vita, le battaglia contro l’ eldorado assieme a Saru, tutte la volte che erano stati feriti insieme per proteggersi, gli altri che non capivano, che li vedevano solo come mostri, violenti aggressori, ma in realtà volevano solo essere accettati, solo questo.
Ricordava la mano di Saru che stringeva la sua prima di iniziare un nuovo attacco come se l’albino avesse bisogno di un iniezione di fiducia e ogni volta si sentiva importante perché la fiducia del ragazzo con gli occhi color ametista era tutta riposta in lui.
Ricordava la prima volta che si erano scambiati un bacio, era notte fonda e l’albino come suo solito sedeva sul bordo di una finestra osservando la luna mentre faceva dondolare mollemente una gamba oltre il muro, Fei si era avvicinato silenziosamente. “Ancora sveglio?” chiese.
E il ragazzo con gli occhi violacei annuì distrattamente.
“Qualcosa non va?” chiese quindi sedendosi accanto a lui.
“Riflettevo” disse semplicemente l’altro.
“Sai che puoi dirmi tutto vero?” aveva mormorato mentre la luce della luna gli rischiarava dolcemente il viso.
Saru sorrise “Pensavo un po’ alla nostra vita, siamo così evoluti eppure moriamo così giovani, avremmo così tante cose da fare e così poco tempo per farle, non lo trovi ingiusto?”.
Fey si rabbuiò per un istante “Beh non ci avevo mai pensato in realtà” mormorò ingenuamente.
Mentre l’albino sorrideva ancora una volta “Ho preso una decisione” esclamò dunque “Non ho intenzione di avere rimpianti, raggiungerò i miei obiettivi”.
“E io sarò l’ con te” si unì allegramente l’altro. Ma il suo entusiasmo fu frenato per un attimo dalle labbra di Saru sulle sue in quel momento anche Fey prese una decisione, avrebbe vissuto la vita appieno.
Ricordava…ricordava tutto eppure lo aveva abbandonato.
“Mi dispiace” aveva sussurrato come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
“E di cosa? È andato tutto secondo i nostri piani” disse dolcemente l’albino.
“Stavo giocando per sconfiggere noi stessi”.
“Non preoccuparti volevo così”.
“Ma…”.
“Ma smettila, lo sai che ti amo” disse afferrandogli la mano.
Fey si guardò per un attimo indietro verso i suoi ex compagni, provava un certo senso di dolore, certo, ma il suo posto sarebbe stato sempre accanto a Saru Evans.


Buonasera ragazzuole.

sono tornata con il nono capitolo di questa one shot una SaruFey, ci ho messo un po' più di una settimana, lo so,ma stavo scrivendo un altro paio di cosette che pubblicherò prossimamente...posso farmi un po' di pubblicità?...vabbè me la faccio lo stesso se vi piacciono uta no prince sama e Ao haru ride credo che quello che sto scrivendo vi piacerà se poi passate a leggere (quando riuscirò a pubblicare) tanto meglio e inoltre ho anche una long su naruto in corso quindi ehy ehy tanto lavoto.
per il resto WOW nono capitolo, nel prossimo festeggeremo il decimo, non siete contente? Spero di si.
Alla prossima.
Chloe x.

 

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Capitolo 10
*** addio ***


Addio

KyouKina


“Io sono la madre di Fey”. Il suo stomaco si strinse su se stesso in un’orrenda fitta.
“Perché non ha chiesto aiuto a sua moglie da adulta?”.
“Perché mia moglie… è morta subito dopo la nascita di Fey”. Ora aveva un urgente bisogno di vomitare.
Quella dannata ragazzina, non poteva piombare così nella sua vita, essere gentile con lui, comprenderlo e fargli provare sentimenti così forti e andare via, no, non poteva… non glielo avrebbe permesso.
Correva, il cuore in gola, camminava spedito guardando dritto davanti a sé, lo stomaco si contraeva spasmodicamente, gli occhi pizzicavano, non era da lui comportarsi in quel modo, provare quelle cose. Era tutta colpa sua, la odiava.
Si sentiva in colpa, non era andato alla festa d’addio che i ragazzi avevano organizzato per lei motivando la sua assenza con un “mio fratello stava male e sono dovuto stare in ospedale con lui”, aveva ovviamente mentito, se ne era stato tutta la serata in camera sua a crogiolarsi nel silenzio a luce spenta, non aveva toccato cibo, aveva ancora voglia di vomitare. E mentre correva verso la macchina del tempo prima ancora che il sole sorgesse, sapeva che sarebbe partita presto per non vedere altre lacrime, sapeva che non sopportava vedere le persone tristi, lui forse era quello che la conosceva meglio di chiunque altro, lui conosceva la vera Kinako, quella dietro hai sorrisi e l’atteggiamento da poppante e sapeva che lei non avrebbe voluto che lui andasse lì, ma doveva c’erano delle cose che doveva chiarire, prima che lei sparisse nella nebbia.
Iniziò a correre a perdifiato in una maratona che vedeva il tempo come suo avversario, arrivò nel cortile dove la macchina del tempo era ben nascosta posandosi le mani sulle ginocchia, era esausto, nonostante fosse in grado di correre per il campo per novanta minuti quella corsa in linea retta era stata la cosa più faticosa che avesse mai fatto.
“Kyousuke…che ci fai qui?”. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille era la sua, quella di Kinako.
Il ragazzo sollevò il busto con uno scatto come preso dal panico, aveva corso fino a lì e ora non sapeva cosa dire.
“Io… dato che ieri non sono potuto esserci volevo almeno...” dirti addio, avrebbe voluto dire, ma quelle parole gli restarono ancorate in gola, quella ragazza lo aveva ridotto in uno stato pietoso.
“Non dovevi” aveva detto guardando in basso lei.
Tra i due calò un silenzio imbarazzante, c’erano molte cose che avrebbero voluto dire, ma nessuno dei due sapeva come dirle.
“Kinako…”
“No, non parlare ti prego, non saresti dovuto venire, non tu”.
“E perché? Tanto tu nel futuro sarai felice con quel tizio” disse non mal celato astio nelle parole.
“Era un altro universo quello, era prima di conoscerti stupido” disse lei pentendosi subito dopo del suo gesto avventato.
Si era ripromessa che non l’avrebbe fatto soffrire, che se ne sarebbe andata in silenzio e avrebbe vissuto la sua vita come sarebbe dovuto andare sin dall’inizio, avrebbe sposato Asurei e avrebbe dato alla luce Fey morendo felice di avere un figlio così perfetto e, invece, non aveva retto alle sue parole, sputando fuori quello che pensava.
“Ti odio Kinako” quelle parole scatenarono in lei delle sensazioni miste, l’aveva ferita, ma allo stesso tempo era felice che la odiasse così magari non avrebbe pianto per lei. “Mi hai fatto innamorare e ora te ne vai” parole amare che bruciavano nello stomaco di entrambi.
“Credi che io abbia mai voluto tutto questo? Nossignore io non volevo innamorarmi di te, non volevo affezionarmi a nessuno di voi e fa male dirvi addio”.
“Allora non andare” disse il blu avvicinandosi a lei posandole una mano sulla sua guancia.
“Non posso, non è questo il posto a cui appartengo” sospirò appoggiando la testa contro la sua mano.
Un’amara consapevolezza attanagliò le membra di Tsurugi, lo sapeva, aveva ragione quello non era il suo posto e lui non poteva trattenerla.
I loro sguardi s’incrociarono per un istante per poi far combaciare le labbra, quello era un addio e lo sapevano entrambi.
“Allora arrivederci Kyoucchan” sorrise la piccola Kinako.
Kyousuke le sorrise vedendola sparire poi nella macchina del tempo per fare ritorno alla sua vera casa.
“Addio Kinako” sorrise facendo scivolare piano una lacrima lungo la guancia.

[ angolino dell'autrice che festeggia]

eccoci ce l'ho fatta a pubblicare questo capitolo che è il decimo FESTEGGIAMO, in realtà ammetto che l'idea di base era scrivere qualcosa di allegro,ma  proprio non ci sono riuscita scusatemi.
alla prossima e ricordate che potete sempre inviarmi richieste per le shot
Alla prossima
Chloe x

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Capitolo 11
*** Equivoco ***


Equivoco

TakuRan
Aveva iniziato a frequentare quel corso di teatro per costrizione dei suoi genitori, recitare non gli piaceva preferiva starsene al piano e lasciarsi trasportare dalle note, stare nascosto dalla coda aperta del pianoforte e non sul palco a fare da burattino per il divertimento degli altri; ma aveva cambiato idea da quando il primo giorno la vide sul palco, era arrivato in ritardo e una ragazza con dei bellissimi capelli rosa se ne stava sul palco a lagnarsi.
“Kariya si può sapere perché devo fare la principessa?” borbottò con irritazione.
“Oh andiamo confettino è il ruolo perfetto per te” sghignazzò l’altro che molto probabilmente aveva assegnato i ruoli.
“Ehm…scusatemi” aveva tossito per farsi notare.
“E tu chi sei?” chiese il ragazzo dai capelli turchesi inclinando leggermente la testa.
“Non vi hanno avvertito? Sono iscritto a questo corso da oggi”.
“Oh benissimo” disse il ragazzo guardandolo quasi con cattiveria “Questo è il copione imparalo che i nuovi fanno le riserve” lo aveva liquidato.
“Scusalo…Kariya è poco aperto alle novità” gli disse la ragazza scendendo dal palco. “Comunque io sono Ran” gli aveva sorriso e in quel momento Shindou avrebbe potuto giurare che si era innamorato di quella ragazza.
Ogni giorno la vedeva arrivare con quei felponi larghi e capelli raccolti in due codine basse che si scioglieva mentre provava con Kariya sul palco, la bella addormentata era quello lo spettacolo che avevano messo su e Ran ovviamente aveva la parte della principessa, lui la guardava da lontano mentre ballava sul palco con jeans e felpa e la immaginava il giorno della prima con un bellissimo vestito rosa come i suoi capelli che volteggiava sul palco con il sorriso stampato sulle labbra.
Ma mai si sarebbe aspettato quello che sarebbe successo nei giorni seguenti, il principe era caduto durante una partita di basket e si era slogato una caviglia e non sarebbe potuto essere in scena, Kariya aveva avuto una vera e propria crisi isterica.
“Come cazzo facciamo lo spettacolo è tra una settimana cazzo”.
“Masaki calmati, qualcosa faremo”.
“E cosa monteremo un burattino gigante a forma di principe?”.
“Ehm io in realtà conosco la parte” aveva sussurrato Takuto alzando appena la mano.
Kariya lo guardò per un secondo con gli occhi scintillanti “PERFETTO allora possiamo provare, dovevamo fare la scena del bacio oggi no?” disse trionfante mentre sia lui che Ran diventavano rossi come peperoni.
“Non sarà un bacio vero giusto Kariya?” aveva detto lei in un sibilo quasi malvagio.
“Certo che lo sarà se dobbiamo fare una cosa deve essere fatta per bene no?”.
Sembrava che la ragazza fosse pronta ad ucciderlo dall’aura che la circondava, ma il turchesino la zittì subito con il suo strano entusiasmo “Su in scena”.
Il suo cuore palpitava come non mai la stava per baciare, baciare davvero, era a pochi centimetri dalle sue labbra, sospirò un’altra volta come aveva fatto prima di iniziare e chiuse gli occhi pronto a baciarla, ma…
“NO FERMI STOP. Non posso farlo, mi rifiuto di interpretare ancora il ruolo della ragazza, Kariya trovati un’altra fottuta principessa e che stavolta sia sul serio una ragazza” aveva sbraitato diretto verso l’uscita mentre il ragazzino dai capelli turchesi si rotolava a terra per le risate.
“Oh su Ranmaru sei una principessa perfetta ragazzo o meno”.
Shindou guardò la sua schiena mentre se ne andava imprecando…Ranmaru…?

[angolino dell'autrice]
ok dopo la cosa depressa che ho scritto nel capitolo precedente dovevo rifarmi con qualcosa di simpatico ed ecco a voi una takuran con una velata ranmasa e una velata ibukixkirino,spero vi piaccia e che non ci siamo errori dato che non l'ho riletta....

angolo delle comunicazioni urgenti e carine...
Ehy ragazzuole ho notato che abbiamo raggiunto 100 visite in soli due giorni e siete continuate ad aumentare e voglio innanzitutto dirvi mille e mille volte grazie e poi vorrei dirvi un altra cosa che ne dite se noi tutte ci impagnassimo per far rientrare questa storia tra le più popolari del fandom facendo sentire la voce delle shipper incallite? fatemi sapere cosa ne pensate.

alla prossima
Chloe x

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Capitolo 12
*** potere ***


Zanark x Gamma

Gamma se ne stava chiuso nella sua cella, aveva fallito. Non aveva portato a termine la sua missione, era un perdente e come tale doveva essere punito.
Proprio lui che si vantava di essere così potente era stato debole, se non ci fosse stato lui con il suo immenso potere probabilmente avrebbe fallito al primo tentativo.
Quel potere… se ci pensava poteva ancora sentirlo defluire nelle mani, chiuse gli occhi.
Il potere di Zanark lo inebriava, non aveva mai incontrato una persona così forte, maestosa e potente prima di allora e si sentiva ridicolo al solo pensiero di desiderare ancora quel potere, se era il potere quello che desiderava.
Scosse la testa sentendosi ridicolo anche solo per averlo pensato.
Eppure la figura possente del ragazzo con i capelli verde scuro gli si stagliava davanti ogni volta che chiudeva gli occhi anche per un solo istante, l’idea del potere giungeva solo dopo. Sentiva quella strana e morbosa voglia di rivederlo che quasi gli faceva schifo.
“Che pappamolla” si disse da solo alzandosi dalla sua branda iniziando a camminare freneticamente avanti e indietro cercando di distrarsi, ma fu tutto inutile l’immagine di Zanark lo tormentava come un fantasma.
Gli piaceva la sua figura autoritaria e forte, forse gli piaceva proprio lui, forse ora capiva come si sentiva Alpha quando guardava Beta, forse….troppi forse.
Si gettò a peso morto sul letto decidendo che l’unico modo per non pensare a lui fosse dormire, ma si sbagliava anche nei suoi sogni era la sua la figura dominante mentre lo baciava con foga e con possesso.
Si alzò di scatto ricoperto da un velo di sudore, respirava affannosamente mentre cercava di riprendersi. “Fanculo” scoppiò poi. “Mi sono innamorato” disse ammettendo qualcosa che andava totalmente contro i propri principi…L’amore.

[angolino dell'autrice]
eccomi di nuovo con questo esperimento perchè si è un esperimento in quanto non è palesemente una shot ma una flash, non sono mai riuscita a scriverne una e ho voluto sperimentare insomma...

ORA VORREI UN ATTIMO LA VOSTRA ATTENZIONE GRAZIE.
HO SCRITTO QUESTA COSA (PERCHè NON SO ESATTAMENTE COSA SIA, MA MI FAREBBE PIACERE CHE VOI LA LEGGESTE E VORREI UN VOSTRO PARERE PERCHè NON SO SE CONTINUARLA O NO GRAZIE SE LO FATE VI LASCIO IL LINK QUI SOTTO.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3133526&i=1

Chloe x

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Capitolo 13
*** indifferenza ***


indifferenza

HakuKyou

Quella mattina era iniziata in un modo totalmente anonimo, Hakuryuu si era alzato contro voglia per andare a scuola con i suoi lunghi capelli bicolore sparati in tutte le direzioni.
“Fanculo, dannata scuola” mugugnò decidendosi finalmente ad alzarsi.
Si era diretto in cucina, aveva fatto colazione e si era preparato per la solita pallosa giornata di scuola.
Il suo miglior nemico lo aspettava già fuori dalla porta quando si decise ad uscire, si lo aveva chiamato miglior nemico perché il suo rapporto con Tsurugi Kyousuke era davvero particolare, litigavano spesso, pesantemente, avrebbe aggiunto, ma in fondo, molto in fondo, non riuscivano a stare l’uno senza l’altro.
“In ritardo come al solito Hakuryuu” sbuffò il blu degnandolo appena di un’occhiata.
“Le cose belle si fanno attendere” disse iniziando a camminare dietro di lui con le braccia incrociate dietro la testa e un sorrisino beffardo dipinto sulle labbra.
Tsurugi si girò appena nella sua direzione per schioccargli un’occhiata annoiata per poi continuare a camminare senza degnarlo di una parola, conoscendo la natura silenziosa del blu questo gesto sembrerebbe parte della normale routine, ma per l’albino, che lo conosceva fin troppo bene quel comportamento gli apparve anomalo, di solito il blu gli avrebbe risposto a tono dicendo che se era davvero così lui sarebbe dovuto arrivare in anticipo per quanto era brutto, ma non lo fece.
Hakuryuu alzò le spalle incurante, forse aveva solo sonno. Ma l’idea che si era fatto l’albino si era dimostrata sbagliata nel corso della giornata, Kyousuke non faceva altro che ignorarlo cosa che lo faceva a dir poco infuriare.
Non gli aveva degnato la minima attenzione tutto il giorno né durante l’ora di matematica quando l’albino aveva preso a lanciargli palline di carta che però l’altro si toglieva pacatamente dai lunghi capelli blu senza degnarlo di uno sguardo, né durante l’intervallo quando gli aveva rovesciato l’acqua sui pantaloni “per sbaglio”, il blu si era semplicemente coperto le gambe aspettando che l’acqua asciugasse. Né quando nel pomeriggio durante gli allenamenti di calcio Hakuryuu aveva segnato ben tre goal alla squadra dell’amico e né tantomeno sulla strada di casa che percorrevano insieme dove l’albino non faceva altro che vantarsi come suo solito.
Avrebbe potuto fumare dalla rabbia non c’era nulla che gli desse più fastidio che essere ignorato, ma se era proprio farlo dare in escandescenze quello che voleva il blu lui non gliene avrebbe concesso la soddisfazione, anche a costo di comportarsi gentilmente con lui.
Sul suo volto si dipinse un ghigno malefico mentre Tsurugi si allontanava senza neanche salutarlo, sì, avrebbe fatto così, si sarebbe comportato bene con lui, a quel punto il blu avrebbe avuto di certo un qualsiasi tipo di reazione, ne era certo.
Però le sue certezze, come ogni certezza che aveva avuto nella vita era destinata ad infrangersi dato che neanche la sua geniale “psicologia inversa” aveva funzionato sull’altro che continuava a trattarlo con indifferenza, ormai non gli schioccava più neanche le sue solite occhiatacce infastidite, Hakuryuu sentiva di stare per esplodere dalla rabbia, ma si diceva che doveva farla pagare a quello stronzetto così ingoiava la sua rabbia e si costringeva a fare cose totalmente fuori dalla sua natura di testa calda, ma mai che il ragazzo riuscisse a fare ciò che si prometteva; nulla non ci era riuscito, era esploso una giorno dopo quattro lunghissime settimane passate a fare l’angioletto gli aveva urlato contro.
“POSSO SAPERE PERCHÉ CAZZO MI IGNORI DANNATO PUFFO CHE NON SEI ALTRO?”. Si poteva quasi vedere il fumo che gli fuoriusciva dalle orecchie, doveva farlo o gli sarebbe venuta un’ulcera, ne era più che sicuro.
“Non ti sto ignorando” sbuffò l’altro poco interessato.
“LO STAI FACENDO ECCOME ANCHE ADESSO FIGLIO DI PUTTANA”.
“Non mi pare” disse il blu alzando appena il sopracciglio “Ho altre cose a cui pensare, romperti le palle non è il mio obiettivo primario nella vita, non sei di certo il mio primo pensiero, non sei così importante Hakuryuu”.
Quella mossa di Kyousuke, era stata davvero pessima, se l’albino avesse dovuto dire la cosa che odiava di più al mondo era proprio sentirsi dire che non era importante, così agì d’istinto premette le labbra su quelle di Tsurugi coinvolgendo l’altro sorpreso in un bacio per poi voltarsi di spalle e dirigersi verso la porta di casa con un ghigno. “Ora prova a dire che non sono il centro dei tuoi pensieri stronzetto” disse per poi chiudersi alle spalle.
Kyousuke, dal canto suo ghignò come soddisfatto, ci era voluto più tempo del previsto, ma alla fine il suo piano aveva funzionato.

[angolino dell'autrice]
tadaaaannn dopo tanto sono tornata scusate per l'assenza davvero, l'erstate è una specie di piaga per la mia voglia di scrivere Gomen....
beh vo lascio con questa hakukyou sperando che vi piaccia NON L'HO RILETTA.
Baci
Chloe x

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Capitolo 14
*** sentimenti ***


sentimenti

AlphaBeta


Dopo l’aver ammesso pubblicamente di provare dei sentimenti verso il calcio, che gli piaceva il calcio ad Alpha iniziavano a succerede cose strane. Dopo essersi allenato ad esempio sentiva una strana sensazione al petto mentre il cuore pompava sangue più velocemente del dovuto in tutto il suo corpo e i suoi polmoni cercavano avidamente aria a grandi respiri, diede un nome a quella sensazione, fatica.
Oppure quando riusciva a battere Gamma durante una partita d’allenamento, quel piacevole retrogusto che gli si formava sul fondo della bocca, quel sorriso che gli era impossibile trattenere e il senso di forza in ogni muscolo del corpo, diede un nome anche a quella sensazione, soddisfazione.
O ancora quando era Gamma a vincere durante gli allenamenti, era simile alla soddisfazione ma con sensazioni inverse, non c’era più il retrogusto dolce in bocca ma uno amaro, non c’era un sorriso, ma un broncio e non c’era forza, ma fatica, quella la chiamò delusione.
Così lentamente, ogni emozione, ogni sensazione prendeva il suo posto nella mente di Alpha, sapeva cos’erano, sapeva distinguerle l’una dalle altre e ne riconosceva i sintomi, di tutte...beh tutte tranne una. Quella che provava quando Beta era accanto a lui, era una sensazione davvero, davvero strana era fastidiosa a tratti, ma contemporaneamente piacevole, Alpha ci aveva provato, ma non riusciva a darle un nome.
“Idiota, ma mi ascolti quando ti parlo?” Beta lo fissava con occhi arrabbiati da troppo vicino secondo il ragazzo dai capelli violacei.
Quando lei era così vicina quello che provava sembrava quasi amplificato, lo stomaco gli procurava una stranissima sensazione di vuoto e al contempo di spasmodica contrazione, il cuore batteva forte nel petto, ma ne era certo quella che provava non era fatica. Ma non era solo quello, Beta ormai era un pensiero fisso, se ne accorgeva maggiormente la sera quando era solo nella sua stanza e fissava il soffito disteso sulla sua branda; sentiva una strana sensazione dolce in gola e un lieve calore partire dal petto quando i suoi pensieri si posavano inevitabilmente su di lei, quella che Alpha provava anche solo pensando a Beta era una sensazione a dir poco assurda per lui.
“Sì, scusa Beta”.
“I sentimenti ti hanno rammollito mio caro Alpha” era intervenuto Gamma.
“Già ormai non sa più nemmeno battersi per bene a calcio” aveva ghignato Beta.
Vedere quei due andare così d’accordo, invece, gli scatenava altre emozioni miste assieme, provava rabbia e fastidio miscelate in un mix letale a cui diede il nome di gelosia. Ma quali motivi avrebbe avuto lui per essere geloso di quei due? Era forse per la loro amicizia? No quella che provava per Beta non era amicizia, ormai sapeva riconoscere quell’emozione ed era completamente diversa da quella che provava con Beta, non avrebbe mai potuto confonderle...eppure...eppure ora guardava la sua bocca muoversi mentre parlava, o meglio dire discuteva, con Gamma e provava l’impulso di farla stare zitta premendo le labbra sulle sue e lo fece, in un istante le loro labbra erano unite e finalmente Alpha riusciva a comprendere, a dare un nome a quell’emozione, Amore, Amore era il suo nome.
“M-Ma che fai?” urlacchiò la ragazza guardandolo con le guance tinte di una sfumatura di rosso vivo quando il più alto aveva messo fine al loro contatto.
“Capisco ora” aveva detto piatto ignorando le parole della ragazza.
“Tu sei completamente pazzo” disse lei dando in escandescenze.
“No, non è follia questo sentimento Beta, è amore”.
Beta lo fissò stupita, mentre Gamma se la rideva in disparte, abbassò il capo “Stupido” sussurrò appena prima di baciarlo, forse anche Beta provava amore quando guardava Alpha.


[angolino dell'autrice]
allora eccomi con la nuova shot dopo aver riveduto e corretto l'altra che non avevo riletto, vi avviserò che d'ora in poi non credo che aggiornerò per il prossimo mese, mi dispiace tantissimo, ma vado in vacanza, ma continuerò a scrivere finendo le verie richieste così potrò aggiornare puntuale una volta a settimana che ve ne pare di questo compromesso?
baci
Chloe x

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Capitolo 15
*** gelosia ***


SARUFEY

GELOSIA


Saryuu Evans, il leader degli ultra-evoluti, un genio, uno stratega, non poteva credere di essere caduto così in basso, non poteva credere di essersi nascosto davvero dietro un cespuglio per spiare un suo sottoposto. Che poi a dire il vero suo sottoposto non era più, la guerra era finita, tutti loro erano diventati ragazzi normali, liberi di vivere la propria vita ed era proprio quello che lo infastidiva, lo infastidiva che Fey avesse scelto di passare la sua vita da ragazzo normale passeggiando tranquillamente con Tenma, chiacchierando con Tenma, giocando a calcio con Tenma, insomma sempre con quel dannato Matsukaze invece che con lui.
Era geloso, geloso marcio di quei due, di Fey in particolar modo, lui era suo, suo e di nessun altro, come si permetteva quell’insulso insetto di stargli vicino? Quell’insulso insetto però ti ha battuto, gli diceva una voce nella sua testa che non faceva altro che farlo infuriare ancora di più.
Scosse la testa, si stavano muovendo, doveva seguirli.
Erano andati a comprarsi un gelato come due perfetti fidanzati, Saru sentiva la rabbia ribbollirgli dentro, avrebbe potuto alzarsi da un momento all’altro per allontanare quei due e magari spiaccicare il gelato sulla faccia di Matsukaze, sì quello sarebbe decisamente divertente, ma doveva trattenersi, aveva pur sempre un orgoglio lui non avrebbe fatto mai qualcosa di infantile come andare lì e allontanar....
Non riuscì a finire quel pensiero che una mano di Matsukaze si posò troppo vicino al labbro del SUO Fey...quello era davvero troppo.
“MATSUKAZE STA LONTANO” urlò uscendo dal suo nascondiglio facendo sobbalzere molti dei presenti.
“Saru?” mormorò imbarazzato il coniglietto.
“Capito Matsukaze? Allontanati da lui” disse ringhiando e il castano si ritrasse subito spaventato.
“Saru piantala ci guardano tutti” mormorò imbarazzato Fey.
“Non se ne parla tu sei mio, mio e basta capito? Questo strambo ragazzino non deve avvicinarasi a te ok?”.
Il ragazzo dai capelli verdeacqua acquistò subito la tonalità di un pomodoro maturo in perfetto contrasto con i suoi capelli.
“M-ma io...” Provò il castano.
“Smamma” ringhiò ancora una volta facendo correre via speventato il povero ragazzino.
“SARU” urlò isterico Fey “Perchè lo hai cacciato?”.
“Perchè tu sei mio, non voglio condividerti con quel ragazzino” disse con fare ovvio l’albino, ma quell’aria soddisfatta che aveva sul volto durò pochi istanti, giusto il tempo che le cinque dita del coniglietto entrassero in contatto con la sua guancia.
“Sei davvero un idiota Saryuu Evans, Tenma è solo mio amico volevo stare un po’ con lui prima che tornasse nel suo tempo e tu hai rovinato tutto solo perchè sei geloso” urlacchiò per poi correre dietro al castano.
L’albino restò lì a fissare il vuoto con la guancia che bruciava, era vero la gelosia non porta mai a nulla di buono.

[angolino dell'autrice]
Did you miss me?  hahahaha rieccomi con un nuovo nick a brevissimo nuova icon e nuova bio...una Chloe nuova e una storia vecchia, durante le vacanze sono persino riuscita a scrivere un paio di shot (non scherzo solo due, ma ho un idea per la terza) comunque spero che questa shot vi sia piaciuta e nulla dorante l'estate una mia amica ha pubblicato per me sul mio profilo una one shot che non so se avete letto o se non vi è ne fregato minimamente ma volevo dirlo.
alla prossima.
Chloe x

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Capitolo 16
*** Pianoforte ***


KyouTaku


Pianoforte
Tsurugi Kyousuke aveva sempre vissuto in quella piccola villetta a due piani, non avrebbe mai potuto immaginare altro posto dove vivere se non lì, amava tutto di quel posto, amava le pareti blu/viola di camera sua, amava il profumo di cibo che saliva lungo le scale ogni volta che sua madre cucinava, amava lo scricchiolio di alcune porte, ma soprattutto amava sedersi in camera sua nel silenzio e aspettare, aspettare che la musica si levasse dalla casa di fronte alla sua, quando le prime note lasciavano il piano posizionato, per sua fortuna, davanti alla finestra dell’altra casa correva al davanzale e osservava quel ragazzo castano suonare ad occhi chiusi completamente preso dalla musica, stava lì a suonare per ore intere e Kyousuke restava con lui, ore ad ascoltarlo. Era una cosa che andava avanti da quando era bambino, si sedeva lì e lo ascoltava suonare, le sue melodie gli facevano sentire quello che il ragazzo provava suonando; Tsurugi non era uno di quei ragazzi che si scomponevano più di tanto eppure quella musica era una delle poche cose che lo facevano realmente emozionare. Non aveva però mai espresso il desiderio di imparare a suonare come quel ragazzo, no lui sapeva di non esserne capace così aveva semplicemente continuato ad ascoltarlo per lunghissimi anni.
Però un giorno accadde qualcosa di strano. Nessuna musica si levò dalla casa di fronte, non quel giorno né i seguenti, per una settimana e poi per un mese intero, il ragazzo dai capelli blu ne sentiva la mancanza ogni giorno di più. Così una pomeriggio come gli altri di ritorno dalla scuola decise di compiere un gesto folle. Si arrampicò nella stanza di fronte alla sua, quella da dove proveniva la musica che tanto lo incantava e si introdusse nella casa del ragazzo dai capelli color cappuccino.
Quando entrò per un attimo pensò di essere solo e di aver compiuto un gesto stupido, magari l’altro era solo in visita in qualche paese straniero, sapeva che era un prodigio della musica e non era strano che mancasse per alcuni periodi.
Stava per uscire da dove era entraro, ma uno voce lo bloccò “Che ci fai tu qui?” una voce calda, ma allo stesso tempo fredda gli fece venire i brividi.
“Io...io abito di fronte tu non mi...”.
“Certo che ti conosco, sei quello che mi ascolta sempre suonare, ma non ti ho chiesto chi sei, ma perchè sei qui”.
“Io...volevo sapere perchè non suoni più” disse guardandolo negli occhi fiero come suo solito.
“Ho smesso di suonare il piano” disse freddo.
“Cosa?” chiese Kyousuke visibilmente sorpreso.
“Non suono più. Sei sordo forse?”.
“No, no ho capito benissimo, ma perchè? Sei bravissimo”.
“Un tempo ero bravo, ora sono uno come tutti gli altri che suona il piano, quando cresci non sei più un prodigio e nessuno ti vuole più a suonare e allora capisci che hai perso il tuo talento. Non suono più”.
“Solo perchè non sei più la novità del giorno, la nuova scimmia ammaestrata non significa che non sei più bravo”.
“La vita di un artista è esibirsi in pubblico, se nessuno ti vuole non sei nessuno”.
Il blu si morse il labbro per poi dire qualcosa di cui probabilmente si sarebbe pentito a vita “Io ti voglio. Voglio sentirti suonare, suona per me”.
Il ragazzo con i capelli color cappuccino rise “Vattene stupido”.
Kyousuke accusò il colpo in silenzio poi annuì “Ok, ma fammi dire una cosa prima. Io amo davvero la tua musica quello che mi trasmetti; è grazie alla musica che mi sono innamorato di te ed è stupido smettere solo perchè non sei più la novità del momento. È vero un artista è nato per esibirsi, ma per esibire ciò che ha nel cuore, non deve trovarsi per forza davanti ad un grande pubblico per chiamarla esibizione” dette queste parole uscì dalla finestra da dove era entrato lasciando l’altro a bocca aperta.
Il giorno dopo quando il più piccolo di casa Tsurugi si rinchiuse in camera sua come ogni pomeriggio sentì le note del pianoforte librarsi in aria come farfalle, sorpreso corse alla finestra “Non avevi detto che avevi smesso?” urlò per farsi sentire.
“Avevo smesso, ma ieri mi hai aperto gli occhi, io suono perchè amo farlo, non per l’approvazione degli altri, grazie...”.
“Tsurugi, Tsurugi Kyousuke”.
“Io sono Shindou Takuto” rispose l’altro con un sorriso.
“Suonerai di nuovo ogni giorno Shindou?”.
“Tu starai lì ad ascoltarmi?”.
“Sì”.
“Allora suonerò”. Si sorrisero e Kyousuke gli voltò le spalle per tornare in camera sua soddisfatto più che mai. “Aspetta Tsurugi”. Il blu si voltò nuovamente “Grazie per avermi detto di essere innamorato...io...insomma...io credo” Kyousuke scosse la testa “Fammelo capire con la musica Shindou” il ragazzo annuì e tornò a suonare e Tsurugi capì che anche lui si era innamorato.
[angolino dell'autrice]
annyeong *saluta con la manina* eccomi di ritorno con una nuova piccola shot, è già anche quasi pronta la prossima, cioè quasi mi faccio spavento hahaha.
spero vi sia piaciuta e scusate se non ho risposto alle recensioni sto periodo è un casino
alla prossima

Chloe x

 

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Capitolo 17
*** Fotografie ***


ShinAka


Fotografie


Nella vita Akane aveva lottato duramente contro la sua timidezza per riuscire a raggiungere i suoi obiettivi, ma alla fine ce l’aveva fatta, era riuscita a diventare una famosissima fotografa, molte riviste lottavano per accaparrarsi alcune sue foto per degli articoli, ma lei cercava sempre di aiutare tutti, perché in fondo non aveva perso il suo animo dolce e gentile.
E proprio il suo animo buono l’aveva portata quel pomeriggio in un teatro, lì avrebbe dovuto fare delle foto a dei musicisti ed era persino arrivata in ritardo per accontentare un altro cliente.
“Sc-Scuratemi” disse entrando nel teatro pieno di musicisti.
“Non si preoccupi” disse uno dei musicisti, un tipo dai lunghi capelli rosa. “Tanto il direttore non è ancora arrivato” disse sorridendole gentile.
“Oh…” disse poi guardandosi intorno “Allora potremmo sfruttare questo ritardo per farvi delle foto singole con i vostri strumenti” disse mostrando la macchina sorridendo raggiante.
E così fece, scattò più foto ai vari musicisti, quando mancavano ormai solo due o tre persone il direttore arrivò trafelato per la corsa. “Scusate il ritardo, possiamo iniziare con le prove” disse filando dritto senza neanche guardare Akane che stava ancora scattando foto.
“Shindou-san c’è la fotografa per il servizio, ricordi?” sussurrò il ragazzo che prima aveva rivolto la parola ad Akane. E a quel punto il ragazzo dai capelli castani che era il direttore di quell’orchestra si voltò verso la ragazza che a vederlo in faccia quasi fece cadere la sua amata macchina fotografica. Quello di fronte a lei era Shindou Takuto, la sua cotta delle scuole medie; non pensava, però, di rincontrarlo.
“Oh piacere signorina” disse facendo un inchino nella sua direzione e a lei si spezzò il cuore, lui non ricordava chi lei fosse, ma fece finta di nulla continuando con il suo lavoro come sempre.
Quando finirono il ragazzo gentile, quello con i codini rosa le offrì gentilmente di restare ad ascoltare le prove e lei accettò sedendosi nelle prime file ascoltando persone che si abbandonavano nelle musica, ma non poteva fare a meno di guardare Shindou, lui era così bello, non era cambiato molto solo che ora teneva i ciuffi di capelli che gli ricadevano sul viso legati dietro la testa in un piccolo codino, gli scattò qualche foto, di nascosto come quando erano a scuola, erano belle, non perché fossero foto perfette, ma perché si vedeva il suo amore per la musica da quelle foto.
Quando le prove finirono lei ringrazio per quel meraviglioso spettacolo disse che avrebbe consegnato il prima possibile le foto per la locandina del loro concerto, stava per andarsene quando il direttore, il suo bellissimo Shindou la fermò. “Signorina aspetti la accompagno a casa, si sta facendo tardi non è il caso che vada in giro da sola”.
Akane arrossì fino alla punta dei capelli, ma annuì, voleva stare ancora un po’ con lui.
Uscirono fuori e il ragazzo la condusse alla sua auto dove lei si sedete nel posto del passeggero.
“Sai non credevo che ci saremmo mai rivisti” disse il ragazzo mettendo in moto l’auto.
“C-Cosa?”.
“Noi andavamo alle scuole medie insieme forse tu non ricordi” disse lui ridacchiando, probabilmente in imbarazzo.
“Invece lo ricordo” disse lei stringendo la sua amata macchina fotografica sotto le dita.
“Sai…” iniziò lui facendo scemare la sua risata “Avevo una cotta per te alle medie”.
Akane guardò fuori dal finestrino la città che scorreva veloce sotto i suoi occhi e tentò di controllare i battiti del suo cuore impazzito. “A-Anche tu mi piacevi” balbettò.
“È strano, scopri che il tuo amore era ricambiato quando è ormai troppo tardi, in un certo senso è divertente” disse ma senza accennare minimamente un risata.
“Già molto buffo” sospirò lei indicandogli poi la direzione da prendere per arrivare di fronte al grattacielo dove abitava, non era poi molto lontana da quel teatro, ma l’idea di Shindou, dei suoi occhi, dei suoi capelli, del suo profumo l’avevano persuasa.
“Comunque” tossicchiò “Sei diventata bravissima con le foto” disse.
“Ti ringrazio, le foto sono speciali, alcuni pensano siano solo immagini, ma ti riportano indietro e senti odori, gusti, sentimenti, tutto come se lo stessi vivendo in quel momento”.
“Già…”.
“Ecco gira qui e sono arrivata” disse la ragazza rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
Takuto annuì per poi fermare l’auto al bordo del marciapiede.
“È stato bello rivederti” disse lei aprendo la portiera.
“Aspetta Akane” disse lui afferrandola per un braccio.
“Possiamo vederci uno di questi giorni per un caffè? Ora che so che anche tu mi ami non posso lasciarti andare”.
Akane sentì il suo cuore smettere improvvisamente di battere per l’emozione “Va bene anche domani alle quattro?”.
“Passo a prenderti qui” disse lui sorridendole.
“Ti aspetterò, ti aspetterei comunque”.
[angolino dell'autrice]
annyeong gente... prima avevo dimenticato di postare le note...sono una pessima persona anche perchè non ho postato subito questo capitolo che era pronto già da un po', volevo raggiungere le 150 visite e spero di riuscire a scrivere e a postare la prossima shot entro le 150 visite di questa, sono davvero dispiaciuta per le richieste che si accumulano cercherò davvero di accontentare tutti, ma la scuola, due long, una mini long e una shot per un contest ancora tutta da scrivere ho davvero poco tempo senza contare tutti gli altri impegni... davvero mi dispiace tantissimo.
Alla prossima

Chloe x

 

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Capitolo 18
*** detective ***


manamina

Detective

Manabe non avrebbe mai pensato di provare un tale senso di nostalgia mentre il treno spaziale dove aveva viaggiato fino a quel momento atterrava di nuovo sulla terra, credeva sarebbe stato felice di tornare a casa, ma il calcio gli sarebbe mancato…no non sarebbe stato il calcio a mancargli, una mente razionale come la sua non poteva mentire a se stessa così facilmente, a calcio poteva giocarci quando aveva tempo, quando aveva voglia, avrebbe potuto iscriversi al club di calcio della sua scuola, avrebbe potuto tranquillamente chiamare quel calcio fanatico di Tenma e quello sarebbe corso da lui urlando come un pazzo “GIOCHIAMO A CALCIO” o qualcosa del genere; ma la verità era un’altra, la verità è che gli sarebbe mancato Minaho, il suo complice, una persona arguta quanto lui se non (e detestava ammetterlo) di più, ma soprattutto Minaho era la persona di cui si era follemente innamorato, lo detestava per questo.
“Manabe-kun… Manabe-kun”. Qualcuno lo stava chiamando, ma lui era così preso dai suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito. “Manabe-kun” qualcuno lo scosse.
Sakura lo guardava preoccupata “Non vieni a salutare li altri?”.
L’altro sbatté un paio di volte le palpebre per realizzare quello che gli era stato appena detto poi annuì piano “Un attimo e arrivo” disse sistemandosi il borsone su una spalla.
Fece un grande respiro prima di dirigersi verso gli altri, non avrebbe detto a Minaho quello che provava, era troppo orgoglioso per fare una cosa del genere. Si salutarono tutti scambiandosi abbracci stretti, ci furono anche lacrime di commozione, persino Ibuki aveva pianto abbracciando Shindou, o meglio aveva pianto stritolando Shindou, ma lui non versò una lacrima, era come assente a quel dolce momento di gruppo.
“Cosa c’è Manabe-kun?” chiese qualcuno alle sue spalle.
“Nulla” rispose senza voltarsi.
“Uhm… non ti credo. È evidente che qualcosa non va”. Il viso curioso di Minaho gli si parò davanti facendolo arrossire.
“Ho detto che non ho nulla” disse voltando il capo punto sul vivo.
“Tanto so già cos’hai” cantilenò “D’altronde sono un detective io”.
“Pff non farmi ridere” borbottò l’altro iniziando a sudare freddo. E se avesse scoperto la verità? Se avesse scoperto che era innamorato di lui? No, no impossibile se sapesse davvero non se ne starebbe così tranquillo davanti a lui con quei magnifici e verdi occhi vispi, no sarebbe disgustato, a disagio o comunque non gli parlerebbe invece è proprio lì davanti a lui. “Tu non sai un bel nulla”.
L’altro lo fissò per un momento mentre sul suo viso si apriva uno strano ghigno. Gli sembrò che stesse per dire qualcosa ma fu fermato dalla voce di una donna che gli diceva che era ora di tornare a casa, probabilmente era sua madre, quella povera donna vedova di un poliziotto lo aspettava con un aura stanca a circondarla. Lui si voltò un attimo per guardarla come dispiaciuto di dover andare via. “Devo andare” gli disse riacquistando subito il sorriso.
“Bravo scappa, così ammatti che in realtà non sapevi niente di quello che ho” urlò alla sua figura che correva verso la madre.
Si voltò di nuovo quasi rabbioso, in fondo avrebbe voluto che lui sapesse senza che lui parlasse, sarebbe stato tutto più facile così.
Sentì una mano premere sulla sua spalla e si voltò in automatico pronto ad insultare chiunque, ma fu anticipato da un paio di labbra morbide che si posavano sulla sue.
“Mi piaci anche tu Manabe-kun” sorrise Minaho mentre l’altro lo guardava immobile come una statua, era tornato indietro per dimostrargli che aveva capito tutto e maledizione l’aveva capito per davvero.
Il ragazzo dagli occhi verdi ricominciò a correre verso la madre, ma si fermò a metà strada “E non dire mai più che mento” urlò verso di lui “Capisco sempre cos’hai” urlò ancora.
“Tu sei pazzo” strillò di rimando.
“Mi piaci anche tu” sorrise “Verrò a trovarti presto aspettami” disse infine dall’auto che l’avrebbe riportato a casa.


Chloe's back
Salve gente vi sono mancata?
beh credo di no, ma la domanda era d'obbligo...capitemi.
venendo a questa shot *parte sherlock degli SHINee* visto che detective è Minaho?
ha capito subito quello che nascondeva il suo Manabe.
la ff è stata scritta in tutta fretta perchè ormai raramente entro su efp e so che alcuni l'hanno notato; praticamente sto entrando molto dal cellulare per leggere fanfiction sui b.a.p LA MIA AMATA DAEJAE... *si ricompone*. aehm...stavo dicendo... questa ff non è stata molto dacile da scrivere perchè non sono un amante di questa coppia che...boh non lo so non mi piacciono proprio come personaggi *si prepara al linciaggio* ma vabbe...
per quanto rigurarda il resto sto lavorando su un po' di cose mie che non sto pubblicando perchè ho mille idee, mille storie diverse che non riguardano però questo fandom. lo so penserete perchè non adattarle e infilarle in questa raccolta dato che hai già questa in corso; e la risposta è no per un motivo semplice. la maggior parte di questo fandom è comunque composto da ragazzine tra gli 11 e i 15 anni comunque (credo) e le tematiche di queste storie sono un po' spinte o comunque delicate quindi ho deciso di scrivere per quanto riguarda fandom di Kpop ovviamente quelli di cui faccio parte (potete trovarli tranquillamente nella bio se vi piace i Kpop); però non so quando e se pubblicherò davvero queste suddette storie, per il momento ci lavoro su e mi diverto.
detto questo vorrei mettere in chiaro che non ho assolutamente abbandonato questa storia sono solo un po' impegnata con tutto in genere.
ci vediamo alle prossime (si spera non sofferte) visite
Baci

Chloe x

 

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Capitolo 19
*** Idol ***


Ibuki x Kirino

Idol
Au con le relative spiegazione nelle note finali


Ibuki avrebbe pensato che nella vita si sarebbe potuto trovare in qualsiasi situazione, anche la più stramba e imprevedibile, ma mai si sarebbe aspettato di trovarsi in mezzo ad una folla di bambinette urlanti che aspettavano il proprio idolo.
Guardava sua sorella con gli occhi assottigliati di chi progetta mentalmente un omicidio. Quella ragazzina di appena dodici anni era riuscita a trascinarlo al firma-copie del suo idol preferito; come era riuscito a farsi incastrare anche questa volta?
“Ti prego Onii-chan solo per stavolta o mamma e papà non mi ci mandano” aveva detto con quegli occhi così simili ai suoi e così maledettamente grandi.
“Non se ne parla, non ti porterò mai da quella donna mancata” disse girandosi sul divano di casa in modo da dargli le spalle.
“Per favore Onii-chan quando mi ricapiterà di poterlo vedere”.
“Scordatelo”.
“Dico a mamma che hai preso zero in matematica”.
Ibuki si alzò di scatto dal divano assottigliando gli occhi “Non oseresti” La ragazzina lo fissò per un attimo ghignando per poi riempirsi i polmoni “MAMMA ONII-CHAN...” ma la sua frase fu prontamente bloccata dalla mano del fratello che ringhiò un rabbioso “Quando?”.
“Tra una settimana” rispose la ragazzina.

Ecco come si era ritrovato di fronte a quell'ragazzo con le code rosa.
Sua sorella parlava sempre di lui, ma Munemasa non aveva mai prestato vera attenzione alle sue parole per lui era tutto uno sconnesso bla bla. Però qualcosa su di lui la sapeva, sapeva che era il leader del suo gruppo, quello più kawaii come diceva sua sorella e che aveva da poco debuttato come solista e che era sua sorella stravedeva per lui per un motivo che lui non comprendeva pienamente.
Dopo circa due ore di fila riuscirono finalmente ad arrivare davanti a quel maledetto tavolo dove il ragazzo sorrise a lui e a sua sorella che sembrava in procinto di sciogliersi.
“Oppa Saranghae” trillò la ragazzina vedendo il suo idolo, che aveva origini coreane, davanti a lei.
Il ragazzo continuò a sorriderle e tutto procedette come una normale fan singing “Dai vieni facciamo la foto” disse alla ragazzina che subito di avvicinò a lui “Tu non vieni?” chiese poi diretto ad Ibuki con un sorriso gentile.
“Non mi va” commentò acido infilando le mani nelle tasche.
“Peccato, un bel ragazzo come te verrebbe bene in foto” sorrise ancora, ma in modo completamente diverso da come aveva sorriso a sua sorella, Munemasa trasalì e distolse lo sguardo mentre il suo incarnato bronzeo diventava leggermente rosato sulle guance.
Il ragazzo si chiese cosa diavolo gli stesse prendendo, non era da lui agire in quel modo. Si diede dello stupido per tutto il tempo, anche quando furono ormai fuori da quel posto e sua sorella trotterellava accanto a lui verso la fermata dell’autobus stringendo il suo cd autografato al petto.
“Non correre” le intimava burbero mentre si stringeva nel suo giaccone.
“Sei tu che sei lento io non sto correndo” protestò lei dondolandosi sui piedi davanti al semaforo rosso.
“Non era meglio che i miei sapessero dell’insufficienza piuttosto che questo?” chiese a se stesso contro il tessuto della sua sciarpa.
“Cosa?” le chiese la ragazza mentre una grossa auto nera ferma al semaforo le ostruiva completamente la visuale.
“Nulla” rispose lui atono fissando il suo riflesso nel finestrino oscurato di quell’auto.
Finestrino che si abbassò proprio davanti a lui rivelando il ragazzo con i capelli rosa che lo guardava con occhi furbi “Ciao” gli disse.
Ibuki inarcò un sopracciglio “Tu?”.
“Serve un passaggio?”.
“CERTO” urlò la ragazzina accanto a ibuki.
“No” invece disse il ragazzo.
“ONII-CHAN”.
“Smettila di urlare, lo sai non si accettano passaggi dagli sconosciuti” disse afferrandole un polso.
“Ma io lo conosco onii-chan è una brava persona” disse lei puntando i piedi.
“Sei solo una ragazzina, tu credi di…” ma non poté la frase che la bambina scoppiò a piangere. “Ti hanno mai detto che non si fanno piangere le signore?” il ragazzo, doveva avere circa due anni più di lui ed era anche più basso, scese dall’auto e prese quella che era poco più di una bambina in braccio mentre lei gli bagnava la maglietta di lacrime “Sbrigati Sali in macchina, prima che mi riconoscano” disse freddo.
Così si era ritrovato seduto nella spaziosa macchina di un idol mentre sua sorella era crollata a causa delle lacrime e lui si sentiva incredibilmente a disagio “Perché questa gentilezza?” chiese stingendo la stoffa del suo giaccone verde.
“Mi ricordavo della tua faccia e eravate a piedi con questo freddo” fece spallucce “Tutto qui”.
“Chissà perché non ti credo” rispose lui roteando gli occhi.
Kirino sospirò accavallando le gambe “Vedi, io sono uno che ottiene ciò che vuole, sono un tipo molto determinato, per questo sono il leader del mio gruppo”.
“E da me cosa vorresti?”.
“La foto che non mi hai concesso prima” disse sorridendo.
Lui per tutta risposta batté un paio di volte le palpebre confuso “Una foto? Non sei tipo un pedofilo che vuole stuprare mia sorella e pagarmi per non far trapelare la notizia?”.
Il ragazzo con i capelli rosa scoppiò a ridere “No, assolutamente, partendo dal fatto che io sono gay poi non sono assolutamente pedofilo anche se devo ammettere che tu sei piuttosto carino” disse iniziando ridendo e facendosi via via sempre più serio.
“Sappi che puoi avere tutti i soldi che vuoi ma io non sono una puttana” e a quelle parole risero insieme.
“Però tu mi piaci davvero”.
“Non conosci neanche il mio nome”.
“Tu dimmelo”.
“Non se ne parla”.
“Perché no?”.
“Perché non ti conosco”.
“Kirino Ranmaru” disse tendendogli la mano “Ecco ora mi conosci”.
“Ibuki Munemasa” disse titubante.
“Benissimo Munemasa-ah ora ci conosciamo”.
“In realtà no conoscersi è diverso da questo, hai mai stretto davvero amicizia con qualcuno?”.
“Quando sono entrato nel trainee avevo 15 anni, ci ho perso un po’ la mano forse”.
“Essere un idol sembra figo però”.
“Non esattamente, ti trattano spesso come un oggetto, servi per far soldi nient’altro”.
“E allora perché continui a fare l’idol?”.
Kirino gli sorrise e accarezzò il viso della bambina addormentata sul sedile “Per loro, il loro sorriso ripaga tutte le fatiche”. E a Ibuki si esaurirono le parole.
“Allora Munemasa-ah ci facciamo questa foto?” chiese pescando il cellulare dalla tasca.
“Perché ci tieni tanto?”.
“Perché mi piaci” sorrise ancora.
Il ragazzo dai capelli bianchi sospirò e si mise in posa assieme al rosa che scattò una foto. “È venuta bene” disse sorridendo.
Ibuki lo guardò un istante e poi afferrò il cellulare dalle mani del ragazzo “Ehy ma che fai?” protestò.
“Ecco dato che ti piaccio…” borbottò digitando qualcosa “Ora hai il mio numero”.
Kirino fissò il suo cellulare con gli occhi spalancati “Ti piaccio anche io?” chiese come un bambino, era dovuto crescere in fretta per il suo lavoro, ma non era maturato per nulla sulle più piccole e semplici interazioni con gli altri.
“Ora non esagerare” disse mentre la macchina accostava vicino a casa dei due ragazzi. “Diciamo che voglio mostrarti cos’è un amicizia” disse prendendo sua sorella addormentata tra le braccia.
“Ma sei gay anche tu vero?” chiese prima che l’altro scendesse dall’auto.
“Un idol non dovrebbe scoprirsi così tanto, potresti perdere fan” disse con le guance in fiamme, ma Kirino sorrise, per lui era un sì.
[agnolino dell'autrice]
salve a tutti.
sono tornata con una crack paring che mi sono divertita a scrivere (anche se nel progetto originale doveva essere molto più lunga). il mondo è quello degli idol coreani infatti per l'occasione Kirino è stato trasformato in un coreano e lo si nota dagli onorifici che usa l'-ah che si usa per persone più piccole di te; e per le parole che dice la ragazzina "Oppa saranghae" che letteralmente significa "Fratello maggiore ti amo" ma in realtà anche oppa è un onorificio che le ragazze devono usare per i ragazzi più grandi.
ho pensato che Kirino fosse perfetto come idol perchè è abbastanza comune che un idol abbia i capelli rosa (di sotto vi lascio alcune foto) e io li amo quindi... nulla.
Ora passiamo alle cose serie. mi si è rotto il cellulare e quindi ho perso tutte le vostre richieste *piange* ma cercherò di ripescerle tutte, in caso dovessero mancare vi prego ditemelo.
Ecco le foto promesse :)
(Lee Jinki, SHINee)(Kim Kibum,SHINee)(Lee Taemin, SHINee)
(Lee Sungjong, INFINITE) (Jang Dongwoo, INFINITE)(Choi Junhong, B.A.P) (Min Yoongi, BTS) (Kim Yugyeom, Got7) (Kim Minseok, EXO) (Byun Baekhyun, EXO)

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Capitolo 20
*** primo amore ***


Fey e Kinako


Primo amore


“Sono a casa” urlò Fey gettando il suo zaino in un angolo dell’ingresso per poi sedersi con un tonfo per togliersi le scarpe.
“Com’è andata a scuola?”. La folta chioma castana di Nanobana fece capolino oltre il muro alle spalle del ragazzo.
Fey sulle prime rimase in silenzio fissando le sue scarpe allineate sul pavimento “Normale” disse alla fine sorpassando sua madre diretto nella sua stanza.
Kinako guardò con apprensione le scale, era da un po’ di tempo che il suo adorato bambino si comportava in modo strano. Certo lei era una di quelle mamme iper protettive, Asurei glielo diceva sempre, ma quando una madre ha un presentimento raramente sbaglia e lei non poteva lasciare il suo piccolo coniglietto a soffrire da solo, doveva dare qualcosa, già ma cosa?

La donna con i capelli castani stette tutto il pomeriggio a pensarci mentre guardava le goccioline di pioggia picchiettare contro i vetri delle finestre della casa, si disse che avere figli adolescenti era la cosa più difficile del mondo. Era tutto più facile quando Fey era piccolo, pensò.
Ricordava che nel periodo invernale, più precisamente quello immediatamente precedente al natale era solita preparare la cioccolata calda per lei e il suo bambino, poi si mettevano seduti accanto alla finestra a guardare le goccioline che cadevano contro i vetri tifando sempre per la goccia che scendeva più lentamente, si divertivano a quei tempi, sospirò continuando a guardare i vetri e a quel punto le venne un idea geniale.

Fey era disteso sul suo letto stringendo al petto il suo peluche a forma di coniglio, quello che aveva da che ne avesse memoria, il compagno inseparabile di una vita che, come in quel momento, assorbiva tutte le sue lacrime.
Qualcuno bussò alla porta “Posso entrare?” chiese la voce dolce di sua madre e lui scattò a sedere sul letto asciugandosi il viso con una manica del maglione “Entra” disse con voce flebile, ma abbastanza forte perché lei lo udisse.
Sua madre aprì la porta con due tazze fumanti di cioccolata tra le mani e lui la guardò confuso “Piove” disse solo la donna.
E il ragazzo capì aprendosi dolcemente in un sorriso e facendole spazio sul suo letto.
“Ricordi quando lo facevamo quando eri piccolo?” disse la donna sedendosi accanto a lui porgendogli la tazza.
“Era divertente, la pioggia è sempre stato uno spettacolo” disse sorridendo nostalgico.
“Ma ora sei cresciuto” a Kinako veniva da piangere solo all’idea che suo figlio, il suo amato coniglietto stesse diventando un uomo giorno dopo giorno.
Fey non rispose continuando a fissare la sua tazza fumante, così lei gli passò una mano tra i capelli verdi che aveva ereditato da suo padre. “C’è qualcosa che non va bambino mio? Sai che alla mamma puoi dire tutto vero?”. E al ragazzo tremarono le mani, non credeva che il malessere che si portava dietro fosse così evidente.
Dopo le mani a Fey tremò il labbro inferiore, avrebbe voluto dirle così tante cose ma non trovava le parole giuste così semplicemente scoppiò in lacrime.
Nanobana proprio non riuscì a frenare i suoi istinti di madre e lo abbracciò stretto “No, piccolo mio non piangere, dì tutto alla mamma, ma non piangere”.
“Mamma…scuola…ragazzo…Saru…non so che fare” mormorò tra un singhiozzo e l’altro.
“Cosa?” Kinako tolse la tazza dalle mani del figlio e prese il viso tra le sue mani “Su basta lacrime e raccontami cosa succede. Qualcuno a scuola fa il bulletto con te?” e Fey scosse la testa tirando su con il naso “No mamma” mormorò.
“Allora cosa?”.
“A scuola c’è un ragazzo…Saru che mi ha detto che gli piaccio e…” il ragazzo non poté pare a meno di arrossire “Mi ha baciato mamma e a me non ha dato fastidio… a me piace Saru, ma lui è un ragazzo e… ho tanta paura, non voglio che gli altri ci giudichino e io… devo ancora rispondere alla sua dichiarazione, non so che fare” disse guardandola con gli occhi liquidi di lacrime.
Sul viso di Kinako si aprì un ampio sorriso, di quelli che rallegrava chiunque la conoscesse “E perché dovrebbero giudicarvi amore mio?”.
“Perché siamo due maschi, non è normale”.
“È amore piccolo mio, l’amore non è mai normale, l’amore è scombussolato ti rende felice e triste allo stesso tempo, se l’amore fosse normale non sarebbe amore. Non devi mai rinnegare quello che sei, mai piccolo mio, devi essere libero di amare, nonostante la mentalità ottusa degl’altri tu ama, ama forte piccolo mio che l’amore non torna più indietro”.
Quelle parole entrarono nel cuore di Fey con una forza mai vista prima, si lanciò sulla madre e la abbracciò forte “Grazie mamma”.
Nanobana rise forte “Di nulla piccolo mio”.

E qualche settimana dopo, Kinako si ritrovò a sbirciare dalla finestra suo figlio che si scambiava dolci baci con il suo amato Saru.


 
[angolino dell'autrice]
annyeong, sono tornata.
questa shot è un po' diversa dalle altre come avete notato in quanto non parla direttamente d'amore ma del rapporto madre figlio tra Fey e Kinako, spero di aver reso l'idea di chi mi ha proposto questa shot come voleva.
SIAMO A VENTI CAPITOLI ma ci pensate *piange* è davvero un gran risultato non mi aspettavo tutte queste, richieste, nemmeno avrei pensato che qualcuno mi scrivesse davvero delle richieste, ma è successo hahaha
alla prossima

Chloe x

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Capitolo 21
*** Rane ***


Rane

KogurexHaruna

Rane, quanto odiava quei viscidi esseri che saltano da tutte le parti, la risposta era più che ovvia: da morire; ma continuava a trovarle ovunque e non era uno scherzo erano davvero ovunque. La mattina quando usciva di casa? Rane in giardino. Quando arrivava a scuola? Rane che saltavano fuori dal suo armadietto, quando andava al club di calcio per svolgere il suo ruolo di manager? RANE. Non ne poteva davvero più.
“Basta vi prego” strillò Haruna sull’orlo delle lacrime e di una crisi di nervi.
“Cos’è successo?” chiese innocente Endou guardando la ragazza seduta in terra mentre si stringeva le ginocchia.
“RANE” strillò ancora la ragazza facendo indietreggiare il povero portiere spaventato. “Me le ritrovo dappertutto non so più che fare” piagnucolò.
“Magari saranno il regalo di qualche ammiratore” commentò Natsumi senza neanche provare a celare una risata.
“Non ci trovo nulla di divertente” borbottò il piccolo Kogure ancora prima che quelle stesse parole potessero uscire dalla bocca di Haruna che di certo le avrebbe pronunciate in un tono molto più nauseato di quello che aveva usato il più piccolo del gruppo che sembrava, invece, quasi offeso.
In un momento tutti gli occhi furono puntati su di lui persino quelli velati di lacrime di Haruna “Non dirmi che sei tu a mettere le rane ovunque passi Haruna?” chiese la ragazza con i lunghi capelli castani con un ghigno dipinto sulle labbra.
Il ragazzino incassò la testa tra le spalle rosso di rabbia e di imbarazzo e senza degnare la ragazza di una singola parola uscì dalla sede del club sbattendo la porta.
“Sei stata cattiva Natsumi” commentò Endou come sempre empatico nei confronti degli altri, o semplicemente troppo stupido per capire che la ragazza aveva capito tutto molto prima degli altri e stava cercando di farlo confessare, così in risposta quest’ultima si limitò ad alzare le spalle incurante mentre Haruna si alzava dal suo posto “Dove vai?” chiese Endou, ma la ragazza non rispose chiudendosi la porta alle spalle.
Haruna aveva seguito Kogure, sedendosi accanto a lui quando aveva fermato la sua corsa disperata. “Kogure-kun” disse piano mettendosi accanto a lui “Io ti piaccio per questo mi circondi di rane?” chiese con un tono inaspettatamente dolce.
Il più piccolo annuì “Mi piacciono le rane e mi piaci tu, per questo te le regalo, e poi perché in effetti un po’ mi diverte vederti spaventata” sghignazzò il più piccolo mentre la più grande assumeva una finta espressione arrabbiata.
“Se prometti di non regalarmi più rane di nessun tipo ti concedo un appuntamento” disse facendo improvvisamente bloccare le risate del ragazzo che divenne rosso fino alla punta dei capelli. “prometto” mormorò poi.
Haruna sorrise contenta e gli lasciò un tenero bacio sulla guancia pensando che certe volte l’amore lo trovi dove meno te lo aspetti.

[angolino dell'autrice sclerata]
CONNICIWA MINNA SAN~
allora questa è la prima shot di questa mia seconda fase di inazumiana (perché tutto ciò mi ricorda picasso?); So che avevo detto che avrei pubblicato sulla seconda generazione, ma poi non l'ho fatto LoL...ehm COMUNQUE, volevo dire che la prima generazione l'ho vista interamente in italiano aka con i nomi europei quindi spero di non aver preso nessuna stecca.
E VOLEVO DIRE UN ALTRA COSA.
la vostra autrice sta per cambiare Nick su EFP per diventare definitamente Choi Yume, addio al mio vecchio e raccapricciante passato
quindi....
alla prossima

Yume~

 

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Capitolo 22
*** saper dire ti amo ***


RanMasa

Kariya si grattò il cuoio capelluto in preda a quella che poteva facilmente identificata come la più totale disperazione.
“Perché tutte a me?” borbottò tra sé e sé.
Già perché era toccato proprio a lui? Masaki se lo chiedeva ormai da tanto, perché proprio lui aveva dovuto incrociare quegli occhi così cristallini e profondi come l’oceano? Perché proprio lui doveva innamorarsi di un tale perfettino quando lui era così caotico e disordinato? Perché una persona così dolce e affettuosa quando lui odiava le sdolcinatezze? Perché proprio quella dannata fragola con i codini del suo senpai? Stava impazzendo e di questo era certo.
Si appoggiò con gli avambracci sul muretto del tetto guardando laconicamente il vuoto, non poteva continuare così e questo lo sapeva benissimo, ma che colpe ne aveva lui se proprio non sapeva come esprimere i propri sentimenti? Insomma con i suoi tutori era così facile; bastava fare qualche scherzetto innocente come  mettere la colla al posto del gel o il sale al posto dello zucchero per poi mettere su la sua migliore espressione da cucciolo bastonato per guadagnarsi un abbraccio. Col suo senpai, però, quella tattica non funzionava. Se Kariya gli faceva uno scherzo Kirino gli diceva semplicemente di smetterla di comportarsi da bambino e non esistevano espressioni da cucciolo che lo intenerissero. 
Iniziava a pensare che avrebbe semplicemente dovuto vuotare il sacco … già … ma come?
“Kirino senpai sai che mi piaci?” scosse la testa, detto ad alta voce sembrava ancora più stupido di come se lo era figurato nella sua testa.
“Senti  Barbie ho deciso che puoi avere l’onore di essere il mio ragazzo” seh… al massimo così mi prende a calci.
“Senpai ti andrebbe di uscire con me questo sabato?”. No neanche quello andava bene, avrebbe potuto fraintendere e lui si sarebbe trovato insieme a tutti gli altri ad allenarsi al campo al fiume.
“Ranmaru-kun…”. No non poteva chiamarlo Ranmaru, sarebbe stato troppo informale, in fondo non sapeva nemmeno se l’avrebbe respinto, l’unica cosa che sapeva era che non ne poteva più di quella situazione di stallo senpai – kohai; doveva mettere un punto che ci fosse stato il lieto fine o no.
“Kirino-senpai devo parlarti di una cosa seria” disse convinto.
“Dimmi”. Quella voce alle sue spalle lo fece raggelare … non ci poteva credere, non ci voleva credere. Si voltò lentamente con la fluidità di un robot inceppato per guardare il suo senpai negli occhi. Fottuto. Era l’unica cosa che gli veniva in mente in quel momento, era fottuto. “Allora?” insistette il maggiore.
Il turchese cercò di auto convincersi che quello fosse il destino che gli stava dicendo di dichiararsi così ci provò, ci provò davvero con tutte le sue forze “Io…io… insomma senpai io… ecco vedi io… no no cioè tu… insomma… COSA DIAVOLO CI FAI TU QUI BUBBLEGUM?” ma proprio non ce la faceva.
Il viso di Kirino si piegò in una smorfia infastidita, odiava i soprannomi che il suo kohai gli affibbiava per il suo colore di capelli, ma si era sempre costretto ad ingoiare gli insulti per due semplici motivi:
  1. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederlo andare su tutte le furie.
  2. Per quanto odiasse ammetterlo lui provava qualcosa per il suo dispettoso kohai.
Per quello lo aveva seguito durante la pausa pranzo senza che lui se ne accorgesse, come il peggiore degli stalker. Era un po’ che Masaki si comportava in modo strano con lui e se ne erano accorti un po’ tutti, tranne forse quei due svitati di Tenma e Shinzuke;e questo lo faceva preoccupare, insomma credeva che nel bene e nel male loro due avessero trovato il loro equilibri, ma tutti quegli scherzi gli facevano pensare che il loro rapporto invece di migliorare ed evolversi, come lui sperava, stesse invece regredendo; o almeno questo era quello che pensava prima di sentirlo dichiararsi all’aria cercando il modo giusto di dire a LUI quello che provava. Lo aveva lasciato fare per un po’, in fondo si divertiva a vederlo farsi mille filmini mentali, ma quando gli aveva sentito pronunciare quella frase così serio non era riuscito a frenare la lingua ed era uscito allo scoperto.
“Sei tu che mi hai detto che dovevi dirmi una cosa” dispose incassando la testa tra le spalle come per difendersi.
“B-Beh io ci stavo riflettendo su…” ammise il turchese assumendo lo stesso colore rosa acceso dei capelli del suo senpai.
“Riflettendo su cosa? Sai che puoi dirmi tutto vero Kariya-kun?” disse con quel tono conciliante che dava tanto sui nervi all’altro mentre muoveva un passo verso di lui.
“Se davvero potessi non sai quanti insulti ti direi” ammise prima che il suo cervello potesse mandare alla sua lingua il messaggio di stare buona.
“E allora dimmeli” rispose pronto l’altro.
“Sei irritante, e troppo buono con tutti, specialmente con quel piagnone di Shindou-senpai. Odio il colore dei tuoi capelli, il fatto che tu sia così femminile, odio la tua voce, il tuo modo di parlare, odio quando mi dici che devo smetterla di comportarmi da bambino solo perché ti faccio scherzi di continuo perché non so dirti a parole che ti amo”. Kirino spalancò gli occhi per l’ultima parte del discorso del turchesino, in realtà li spalancò anche il ragazzo incredulo delle sue stesse parole.
Scese così per un attimo un silenzio imbarazzante “A-Alla fine ce l’hai fatta a dirmi quella cosa importante eh?” balbettò imbarazzato il maggiore.
“Senti lascia stare” borbottò invece l’altro abbassando il capo pronto a scappare.
“Aspetta” disse il rosa afferrandogli il braccio “A-Anche tu…beh si…cioè anche io…ti amo”.
“E NON POTEVI DIRMELO SUBITO” scoppiò Masaki convinto che quella risposta datagli dall’altro fosse un rifiuto.
“CREDI SIA FACILE DIRE TI AMO A QUALCUNO RAGAZZINO?” protestò il maggiore ormai rosso in viso.
“Per niente fragola-senpai” disse ghignando appena.
“Smettila con questi stupidi soprannomi” borbottò il maggiore.
“Dici che dovrei usare dei soprannomi da fidanzati?” chiese a cuor leggero l’altro, si era tolto un peso dallo stomaco e il fatto che Ranmaru lo ricambiasse gli dava un certo senso di sicurezza.
“F-Fidanzati?” quasi strillò l’altro quasi in preda al panico. Per Masaki le relazioni omosessuali erano cose da tutti i giorni ma per lui era già tanto aver ammesso ad alta voce di amarlo, non lo aveva mai fatto, neanche con Shindou, aveva bisogno dei suoi tempi.
Il turchese lo baciò a stampo “Certo principessa da oggi sei il mio ragazzo giusto?”.
“Solo se smetti di chiamami con soprannomi stupidi”.
“Posso chiamarti Ranmaru?”.
“E io posso chiamarti Masaki?”.
“Non ti hanno mai insegnato che non si risponde a una domanda con un’altra domanda Ranmaru?” lo stuzzico il ragazzo prendendogli la mano.
“Ora sei tu che rispondi con una domanda Masaki”.
Risero entrambi, forse non avrebbero mai smesso di battibeccare, ma in quel modo era piacevole, l’uno accanto all’altro senza litigare veramente.
[angolino dell'autrice]
Rieccomi con una Ranmasa *sparge cuoricini rosa e turchesi, che sono una delle mie otp di inazuma eleven assieme alla munetaku alla hiromido (approfitto per salutare il cosplay di hiroto che ho incontrato sabato scorso,ciao cosplay) e OVVIAMENTE la Kyouten.
grazie per l'attenzione

Yume~
p.s ma voi vi chiedete mai chi sono questi splendidi capolavori della natura che metto quando faccio i saluti?

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Capitolo 23
*** spiaggia ***


HAKUSHUU



SPIAGGIA

C’erano solo 3 cose che Hakuryuu odiava con tutto se stesso e quelle 3 cose erano: Tsurugi Kyousuke, il suo fidanzato Matsukaze Tenma e la spiaggia (o per meglio dire le vacanze estive in generale). Ma a quel punto la cosa che si chiedeva era… COME DIAVOLO CI ERA FINITO LUI IN QUELLA DANNATA SPIAGGIA CON LE DUE PERSONE CHE ODIAVA DI PIÙ AL MONDO?
La risposta? La più semplice del mondo, la risposta era che ci era finito per colpa di un moretto con la pelle ambrata meglio conosciuto come Shuu. La sua piaga, la sua rovina, il suo ragazzo che anche se lui non era bravissimo a dimostrarlo amava da morire.
Quando Tenma aveva proposto una giornata al mare tra amici prima delle fine delle vacanze Shuu aveva accettato con il sorriso e l’albino non aveva potuto fare a meno che cedere al dolce sorriso del fidanzato.
NON L’AVESSE MAI FATTO; in quel momento se ne stava rannicchiato sotto l’ombrellone ricoperto di crema solare dalla testa fino ai piedi e con la sabbia che gli si attaccava ovunque. Odiava stare lì. C’era troppo sole e si sarebbe scottato di sicuro, con la pelle chiara che si ritrovava, se avesse messo piede fuori dalla sua zona sicura delimitata dall’ombrellone variopinto che aveva portato Matsukaze con sé. Senza contare di quanto lui odiasse la sabbia che lo faceva affondare ad ogni passo come in una trappola mortale pronta ad ucciderlo. Ma la cosa che più detestava erano le persone, la loro musica alta, le loro chiacchiere inutili, il loro schizzarsi e bagnarsi con dell’acqua gelata e soprattutto i bambini che correvano dappertutto come se l’energia non gli venisse mai meno.
“PISTA”. Quella A prolungata l’avrebbe riconosciuta ovunque. Ritrovò a tossire sabbia prima che potesse realizzare che Matsukaze gli era corso davanti imbracciando il suo fedele pallone da calcio. “Hakuryuu-kun vieni anche tu in acqua” urlò il moretto sbracciandosi come l’idiota quale era.
“Nemmeno morto” urlò lui in risposta lui rintanandosi ancora più strettamente all’ombra circoscritta proiettata da quel cerchio di stoffa colorato.
“Fifa Hakuryuu?” chiese beffardo il blu guardandolo con un braccio posato sulle spalle esili del fidanzato che cercava di escogitare mentalmente un modo per giocare a calcio anche in acqua.
A quelle parole Hakuryuu si alzò di scatto e si diresse, inciampando più volte nella sabbia, verso di loro. “Ma sentilo quella specie di puffo osa dire che io, il grande Hakuryuu ho paura di qualcosa ora gli faccio vedere io” borbottò come un mantra ad ogni passo.
Però le cose non andarono esattamente come aveva previsto, giocare con intorno tutta quelll’acqua ghiacciata e quel sole cocente sulla testa non era facile. “Il solito stupido” fu il commento di Tsurugi che fece diventare l’albino rosso di rabbia o forse semplicemente quello era dovuto ad una semplicissima scottatura “COME TI PERMETTI RAZZA DI PUFFO FINTO EMO” strillò isterico.
“COME MI HAI CHIAMATO?” urlò a sua volta il blu. Stava per scoppiare una rissa. E poco ma sicuro Hakuryuu gli sarebbe saltato al collo se non ci fosse stato per quell’eterea visione che gli si parò davanti: pelle perennemente abbronzata imperlata e allo stesso tempo resa più tesa a causa dell’acqua del mare che lo bagnava e contemporaneamente lo imbrattava di sale, i capelli scuri fradici e gettati indietro e quegli occhi grigi che lo fissavano seri “Hakuryuu-kun” disse con quella sua voce che sapeva farlo impazzire “Non litigare con Tsurugi-kun”.
“Ma mi ha chiamato stupido” piagnucolò lui.
“Oggi deve essere una bella giornata quindi per favore non litigare con nessuno” disse con tono dolce, ma allo stesso tempo determinato, quel tono che faceva diventare un cucciolo impaurito persino lui.
“Eh va bene” sospirò voltandogli le spalle intenzionato a tornare nel suo angolino sicuro, ma  fu fermato da un peso sulle sue spalle “Comunque grazie davvero per essere venuto al mare con me oggi” disse con voce dolce per poi schioccargli un dolce bacio sulle labbra.
È vero Hakuryuu odia la spiaggia ma per il suo Shuu farebbe di tutto.

A ME GLI OCCHI COSA IMPORTANTISSIMISSIMA
ALLORA QUESTA ERA L'ULTIMA RICHIESTA IN LISTA QUINDI VI PREEEGO VI PREGO VI PREGHISSIMO INVIATENE ALTRE

[angolino dell'autrice]

Ecco che torno alla mia aria raffinata (ma quando mai) volevo dire che ho corretto la storia precedente, ma non questa quindi come per la precendente quando avrò più tempo e meno sonno la correggerò
detto questo....

si prega di lasciare recensioni anche per commentare le stupide gif di fine capitolo pls
ve se ama

Yume~

 

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Capitolo 24
*** sgabuzzino ***


A.A.A CERCASI RICHIESTE PER MANDARE
AVANTI LA FANFICTION VI PREGO INVIATE
RICHIESTE DA ACCONTENTARE

MUNETAKU

“Mi chiedo cosa ci faccia un pivello come te ancora qui” sbuffò Takuto “Non sei a livello” aggiunse “Perché non torni a giocare a basket?”.
Munemasa ignorò deliberatamente le parole del suo senpai. Gesto che non ottenne altro risultato, se non quello, di far arrabbiare ancora di più il ragazzo dai capelli color cappuccino che gli voltò le spalle stizzito.
Quella situazione andava avanti così da mesi. Nessuno ne poteva più. Quei due discutevano cento volte al giorno come minimo. Ogni piccolo gesto, sia da una parte che dall’altra, era fonte di litigi.
“È fin troppo ovvio” aveva osservato Minaho “Quei due si piacciono”.
“Ci erano arrivati un po’ tutti” aveva commentato Tsurugi facendo schioccare la lingua contro il palato.
“Tranne loro due a quanto pare” disse quasi scocciato Manabe.
“Mi dispiace però; sarebbero davvero un bella coppia” commentò Matsukaze guardandoli con gli occhi che luccicavano “Dobbiamo trovare un modo per farli dichiarare” disse poi convinto.
“E quali idee avresti sommo genio?” chiese Kyousuke guardandolo diffidente.
“Come abbiamo fatto io e te” trillò saltellandogli intorno.
“Dobbiamo far rapire uno dei due dagli alieni?” chiese Manabe.
“MA NO… insomma ci metterebbero troppo tempo ad arrivare” disse annuendo convinto il castano “Dobbiamo costringerli a parlarsi davvero e di conseguenza a dichiararsi”.
“E come vorresti fare?” porse la domanda incuriosito Minaho. In quel momento gli occhi di Tenma luccicarono di una strana luce, la luce di chi ha un piano molto stupido in mente.
 
 
Era un giovedì qualsiasi, gli allenamenti erano finiti e, per un motivo a loro estraneo, l’allenatore aveva deciso che avrebbero dovuto rimettere in ordine tutti i palloni e la attrezzatura da allenamento.
“Vediamo di sbrigarci” aveva detto lapidario Takuto “Io porto i materassini e tu le ceste con i palloni”.
“Perché dovrei portare io la cosa più pesante?” sbraitò il bianco.
“Perché tu sei più alto” fu la semplice risposta di Shindou.
“Tu ti diverti a schiavizzarmi” borbottò Munemasa.
“Ti tratto male solo perché te lo meriti”. Ibuki si morse il labbro e seppur infastidito, non parlò.
 
Adottando la tattica del “direttore d’orchestra” i ragazzi non ci misero molto a rimettere tutto in ordine, ma proprio quando stavano sistemando gli ultimi palloni nel magazzino la porta di chiuse misteriosamente alle loro spalle facendoli sobbalzare.
“Apri la porta Ibuki-kun, io sto sistemando qui”.
“Sempre a dare ordini tu” sbuffò il più piccolo.
“Porta rispetto a chi è più grande di te e fa ciò che ti ho detto” disse senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
“Sì, senpai” borbottò per poi provare ad aprire la porta, che però risultò essere chiusa “Ehm... abbiamo un problema” disse il bianco deglutendo.
“Cha hai combinato ora?” chiese Takuto con voce stizzita voltandosi verso la porta. La stanza non era molto grande, conteneva a malapena le ceste e loro due quindi non gli erano necessari grandi movimenti per raggiungere la porta.
“La porta è bloccata”.
“Non dire stupidaggini ci devi mettere più forza” disse provando ad aprirla con scarsi risultati.
“Sai, non credo che tu sia nella posizione per parlare di forza”.
“Cosa vorresti insinuare?”.
“Che sei una principessa” disse l’altro guardandolo con un ghigno compiaciuto stampato sulle labbra.
Shindou strinse le labbra “Il fatto che venga da una famiglia benestante non fa di me una principessa”.
“Non è quello infatti, ma il tuo atteggiamento da prima donna” commentò lui scocciato “Credi di poter trattare una merda tutti solo perché sei un giocatore di calcio molto abile”.
Il ragazzo dai capelli color cappuccino lo guardò per un attimo interdetto per poi sedersi con le ginocchia strette al petto in un angolo dello sgabuzzino. “E ora che fai?” chiese Munemasa guardandolo di sbieco.
“Ho appuntamento con Ranmaru-kun nel pomeriggio, mi verrà a cercare quindi aspetto”.
“Già Kirino-senpai… ” mormorò Ibuki per poi sedersi con un ginocchio che sfiorava quello di Shindou.
Da quel momento non ci fu più un fiato per quelle che a loro parvero ore intere; finché non fu proprio il bianco a spezzare quell’imbarazzante e pesante silenzio “Senpai, ma tu e Kirino-senpai state insieme?” mormorò timido nascondendo il viso leggermente imporporato dietro le ginocchia abbronzate.
Per tutta risposta il maggiore drizzò la schiena “MA COSA DICI?” strillò come una ragazzina “Ranmaru sta con Kariya da quasi un anno ormai” spiegò.
“Però lui ti piace”.
“Cosa ti fa pensare che io sia gay?”.
“Lo davo per scontato” ammise “Devo smetterla di pensare che tutti i ragazzi siano omosessuali solo perché lo sono io” disse grattandosi il capo imbarazzato.
“N-Non sbagliavi” balbettò Shindou “A me piacciono i ragazzi…” ammise senza alzare lo sguardo.
“A me piace UN ragazzo” sospirò Ibuki mentre il suo senpai affondava ancora i più il viso tra le ginocchia. “E lui ti tratta bene?”chiese atono il maggiore.
“Non stiamo insieme” si affrettò a rispondere l’altro “E comunque lui non mi tratta bene, mi rimprovera costantemente, è altezzoso, sgradevole, troppo serio e in pratica io ti amo lo stesso” disse guardandolo di soppiatto con quegli occhi color ametista che risplendevano anche nell’oscurità.
“H-Hai detto TI amo” balbettò Takuto guardandolo incredulo.
Ibuki girò il viso dalla parte opposta “Hai capito bene” borbottò “Mi piaci tu… so di non essere ricambiato, ma dato che forse moriremo qui per mancanza d’aria volevo dirtelo”.
“Sei proprio uno stupido Ibuki Munemasa” disse serio il maggiore.
“Ora sono anche stupido?” urlò il bianco voltandosi a guardarlo stizzito. Avrebbe voluto urlargli contro tutti gli insulti che conosceva, ma fu bloccato, bloccato da qualcosa di inaspettatamente piacevole. Shindou gli aveva tappato la bocca con le sue labbra… Shindou lo stava baciando, lo stava facendo davvero e lui era paralizzato.
“S-Scusa” disse tirandosi poi indietro. Quel gesto lo lasciò ancora più basito di quanto non avesse fatto quel bacio.
“Mi hai chiesto scusa?” strillò sbattendo le palpebre e l’altro annuì imbarazzato “Tu mi piaci Ibuki-kun”.
“E ALLORA PER QUALE CAVOLO DI MOTIVO MI TRATTI SEMPRE MALE”.
“P-Perché… perché… io era un modo per starti vicino… non so dire a qualcuno che lo amo”.
“Sei proprio una principessa Shindou Takuto”.
“Smettila di chiamarmi principessa idi-“ e stavolta fu il turno di Ibuki di lanciarsi sulle labbra dell’altro “Ma se tu sei una principessa io sarò il tuo principe” sorrise l’altro.
 
“Non sento più rumori” bisbigliò Tenma.
“A questo punto possono essere successe solo due cose: o sono morti o si stanno baciando” disse Minaho.
“Io non resterò qui per scoprirlo” brontolò Tsurugi.
[angolino dell'autrice]
CONNICIWA MINNA-SAN sono tornata CON LA MIA AMATA MUNETAKU come si fa anon shipparli io boh.
questa shot dovrebbe essere ambientata nel post galaxy e nulla ci si vede alla prossima si spera

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Capitolo 25
*** love equation ***


Inviate nuove richieste grazie
ManaMina


Love equation

Manabe si credeva più intelligente di chiunque altro e non ne faceva di certo mistero, anzi ogni occasione per lui era buona per mettere in mostra le sue spiccate doti intellettive, per questo tutti lo credevano un presuntuoso pieno di sé, ma Minhao sapeva che quella sua sfacciataggine non era altro che una maschera. Manabe in realtà era insicuro di se stesso (situazione certamente peggiorata dai suoi genitori) e il fatto che gli altri lo etichettassero lo faceva solo stare peggio. Purtroppo, però, Manabe era anche parecchio testardo e dirgli che quel suo atteggiamento non gli faceva bene era pressoché inutile, quindi il ragazzo con i capelli arancioni aveva escogitato un altro metodo per fargli capire che anche il suo possente intelletto può sbagliare di tanto in tanto.
Quella settimana toccava a loro due pulire la loro classe e quello era il momento perfetto per Minhao di attuare il suo piano.
“Manabe-kun… ” disse con tono di mugugno riferendosi al ragazzo che gli dava le spalle pulendo i vari banchi.
“Non lamentarti Minhao-kun, prima finiamo prima possiamo andare a casa” gli rispose l’altro scocciato.
“Ma io voglio fare un gioco con te” disse con il tono di un bambino.
“Tu passi troppo tempo con Tenma” fu il commento secco dell’altro.
“Ma è un gioco matematico tu che sei un genio lo risolverai subito”.
All’udire quelle parole il ragazzo con i capelli lilla finalmente si girò prestandogli attenzione. “Vediamo un po’ questo gioco matematico”.
Il ragazzo con i capelli arancioni sorrise e prese un gessetto scrivendo una formula alla lavagna


 
128√e980


 
“Vediamo se sai risolverla” esclamò Minhao con un certo tono di sfida.
Il ragazzo dai capelli lilla si avvicinò con aria spavalda alla lavagna iniziando a concatenare una serie di calcoli complessi per risolvere quell’equazione e solo dopo molti minuti si allontanò dalla lavagna con un’espressione soddisfatta stampata sul viso. “Fatto nulla di più semplice” gongolò.
Minhao si  avvicinò alla lavagna osservando quei calcoli come per soppesarne i risultati “Tutto sbagliato” disse alla fine.
“COSA?” esclamò l’altro “NON È POSSIBILE IO NON SBAGLIO MAI, TUTTI I CALCOLI SONO GIUSTI RICONTROLLA” strillò.
“Non ne ho bisogno, è tutto sbagliato questa equazione si risolve tutta in un passaggio”.
“Non è possibile”.
“Non mi credi?”.
“Voglio che me lo dimostri” disse convinto Manabe.
Per tutta risposta Minhao gli sorrise e prese il cancellino riducendo tutti quegli inutili calcoli ad un ombra sulla lavagna “Presta attenzione Manabe-kun” sorrise furbo per poi cancellare anche la parte superiore dell’equazione lasciando posto ad una scritta:


 
I love you


 
“Ecco è questa la soluzione” sorrise per poi lasciare un piccolo bacio a stampo sulle labbra dell’altro “Vedi anche la tua mente geniale può sbagliare ogni tanto” gli sussurrò mentre Manabe fissava ancora lui e la lavagna con un espressione sbigottita.
 
[angolino dell'autrice]
B.A.P the king is back..... ah no aspè
salve a tutti sono finalmente tornata a pubblicare non ho molto da dire solo spero che vi piaccia e in bocca a lupo a chi sta per iniziare la scuola io ormai l'ho finita lol
Yume

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