I medaglioni

di emily12_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Tremò e si strinse nel cappotto uscendo sulla terrazza dell'ultimo piano.

Il vento le accoltellò il viso e lei sbatté più volte le palpebre per abituarsi alla luce soffusa del tramonto che contrastava con l'ombra che accompagnava le nuvole alle sue spalle.

Si tolse il medaglione che teneva al collo e lo rigirò tra le dita con una stretta al cuore: in quel momento sapeva di essere nient'altro che una codarda.

Ma non poteva fare altrimenti. No, aveva lottato inutilmente abbastanza ormai.

Lei non era un'eroina, non avrebbe mai dovuto prendersi sulle spalle quella missione: era ora di passare il testimone.

Prese coraggio e con gli occhi scuri umidi di lacrime lanciò lontano tra gli alberi il medaglione: ecco, ora non avrebbe più potuto tornare indietro.

Forse avrebbe dovuto dirlo a Finn, ma non voleva deluderlo: forse era davvero meglio sparire e basta.

Fece qualche passo stentato fino al cornicione del tetto: i capelli neri sfuggiti dal cappuccio che le incorniciavano il viso pallido, gli occhi impauriti, e le persone piccolissime sotto di lei.


* * *


Andrea spinse i pedali della bicicletta: se solo avesse fatto il patentino le sarebbe stato più facile spostarsi.

Seguì il sentiero tra gli alberi che si addentrava nel boschetto fischiettando.

Le aveva insegnato suo padre a fischiare quando era ancora piccola e da allora si era sempre detta che essendo troppo pigra per imparare uno strumento si sarebbe accontentata di quello.

Ad un tratto frenò: le era sembrato di vedere luccicare qualcosa tra le foglie a terra.

Lasciò cadere la bici e si avvicinò al luccichio, scostò le foglie e trovò un piccolo oggetto d'oro sporco di fango.

“E questa poi...” borbottò.

Lo prese tra le mani scrutandolo indecisa: di chi poteva essere?

Probabilmente ormai non era più di nessuno.

Se lo infilò al collo perché non aveva con sé nessuna borsa in cui metterlo e perché aveva ovviamente deciso di portarlo a casa.

Si scostò i boccoli biondi da davanti agli occhi e rimontò allegra sulla bicicletta.

Sì, purtroppo aveva dei bellissimi capelli biondi e riconosco che questo può renderla a molti insopportabile.

In effetti Andrea era insopportabile per molti versi: occhi azzurri, nasino perfetto, magra, pigra, intelligente, e saccente.

Per qualche minuto pedalò tranquilla evitando le pozzanghere, poi vide qualcosa di scuro muoversi a pochi metri da lei.

Era un'ombra: cupa, ghignate, con un cappuccio in testa.

Ok: doveva essere impazzita.

Eppure era così reale....

Fu presa dal panico e cercò di aumentare velocità: ma le ombre aumentavano e sembrava davvero che seguissero lei.

Sterzò con il cuore in gola e fece per attraversare il ponticello di legno che segnava la fine della foresta, ma un'ombra più grossa delle altre le si parò davanti come a volerla inghiottire.

Frenò all'improvviso e perse il controllo della bici che si rovesciò su un lato e catapultandola in acqua.

Dimenò a caso piedi e braccia e riuscì a riemergere annaspando.

Si aggrappò ad un sasso e fece per nuotare fino a riva, quando si accorse di essere in realtà seduta in un rigagnolo d'acqua al centro di una strada.

Com'era possibile?

Semplice: era tutto un sogno di quella stupida testa che si ritrovava.

Doveva solo aspettare di svegliarsi.

Quasi che la cosa cominciava a divertirla.

Si alzò da terra e strizzò l'orlo della gonna nera, quello della maglietta bianca e per finire i capelli che legò in una coda con l'elastico che aveva al polso.

Fu solo allora che si diede la briga di guardarsi intorno: alcune persone la stavano fissando interdette, altre camminavano spedite senza averla in nota; fatto sta che tutte erano vestite in modo strano...come se lei avesse fatto un salto indietro di duecento anni.

Ma che strano sogno stava facendo!

“Ehi!” esclamò salutando un vecchietto.

Quello storse la bocca e si allontanò immediatamente.

Ma che simpaticone...

Tanto valeva approfittarne e esplorare i dintorni prima che il sogno finisse.

Si ritrovò a camminare rasente ai muri scontrandosi contro le troppe persone che affollavano il marciapiede, e rimase scioccata dagli sguardi inorriditi che le persone lanciavano alla sua gonna evidentemente ritenuta troppo corta.

Cominciava a sentire male ai piedi e freddo per la sera che avanzava: era meglio che quel sogno si decidesse a finire.

Ormai le ombre della sera si allungavano contro le pareti delle case e gli ultimi raggi del tramonto cominciavano a fare spazio alla notte.

Snervata si diede un pizzicotto.

Dai svegliati!

Niente: quel posto era ancora più presente e reale che mai.

Non poteva essere vero...si diede un altro pizzicotto.

Adesso sentiva la paura fin dentro le ossa e l'assalì la nausea: cosa poteva fare?

Quello era di sicuro un sogno, ne era certa, ma lo avrebbe annoverato tra i peggiori incubi una volta svegliata.

La pancia le brontolò e cominciò a battere i denti.

Si accasciò all'angolo della strada e stringendosi le ginocchia al petto cominciò a piangere.

“Alzati. Vuoi forse farti ammazzare?”

Alzò lo sguardo e tra le lacrime vide un ragazzo guardarla scocciato.

“Come?” la sua voce roca risultò appena udibile.

Lui l'afferrò per un braccio: “Su forza alzati e seguimi.”

Lei lo fissò interdetta, senza riuscire a muoversi: e quello da dove spuntava?

I suoi occhi scuri la perforarono indignati: “Ma sei sorda o..” la sua voce così decisa gli morì in gola quando vide il medaglione che Andrea portava al collo.

“Tu...dove..?”

“Nel bosco. Chi sei?” rispose Andrea stupita dall'interesse del ragazzo nei suoi confronti.

“Seguimi. Ti hanno vista?”

“Chi?” chiese lei senza capire.

Lui aveva cominciato a camminare a passo spedito e la stava trascinando con sé.

“Gli incappucciati.”

“Emm...credo di no...” rispose lei con il fiatone, e chi erano poi questi tipi?

“Chi sei?” le richiese lui.

“Andrea.”

“Un'umana.?”

“Ahah ma no! Sono un lupo mannaro.” lo prese in giro lei, forse non era il momento di fare del sarcasmo.

Lui si fermò di botto e lei non preparata gli andò a sbattere contro: “Cos'è che saresti??”

“Scherzavo, scherzavo! Sono l'essere più umano che tu abbia mai incontrato giuro!”

Lui riprese a camminare senza rivolgerle più la parola.

Andrea lo seguiva arrancando e facendo rumore con i tacchetti delle ballerine: si sentiva stanca affamata e sporca.

“Vuoi smetterla di fare quel rumore?” disse lui irritato facendo un cenno alle sue scarpe.

“Credo di no.” sbottò lei. Dove diamine la stava portando?

Arrivarono ad un alto palazzo con la facciata scrostata e almeno otto piani di appartamenti.

“Entra.” le ordinò lui facendo girare la chiave nella serratura e aprendo la porta.

Salirono un'interminabile scala, fino a raggiungere la porta numero dodici: lui tirò di nuovo fuori la chiave ed entrarono.

Era una stanza non troppo grande, con libri accatastati negli angoli e gli oggetti più strani alla rinfusa sulle pareti o sul pavimento.

“Non combinare guai. Per stasera ti fermerai qui, domani ti spiegherò tutto.”

“Eh?” fece Andrea interdetta.

“Ti ripeterò il concetto: questa è casa mia, forse sei abituata a spazi più grandi, ma ti dovrai adattare. Ti sto praticamente salvando la vita e sarebbe il caso che mi ringraziassi.”

“Grazie.” disse lei con un filo di voce, forse era ancora sicura che fosse un brutto sogno.

Lui si passò una mano tra i capelli castani spettinati e sbuffò fissandola come se si trovasse davanti ad un caso clinico: “Comunque io sono Finn, piacere.”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


La ragazza si rannicchiò sul divano avvolgendosi nella coperta che Finn le aveva dato.

Il ragazzo era ancora seduto ad un tavolino quadrato nell'angolo mordicchiando una matita e leggendo un libro enorme e altrettanto ingiallito.

Non sembrava aver intenzione di dormire.

La luce della candela accesa accanto a lui illuminava fiocamente metà stanza, mentre nell'altra metà gli oggetti prendevano strane forme confuse.

Andrea sentiva la testa scoppiare e le palpebre pesanti, aveva ancora fame, ma non osava chiedere a quello strano personaggio del cibo.

Piano, piano le immagini attorno a lei si fecero indistinte e immobili e finalmente si addormentò.


Dopo quelli che sembrarono solo pochi minuti, la luce del giorno la costrinse ad aprire gli occhi.

Si fece schermo con la mano dalla luce che era effettivamente troppa per essere normale: cercò di distinguere cosa aveva attorno senza venire accecata, ma fu costretta a richiudere gli occhi.

La luce improvvisamente si affievolì e Andrea riaprì le palpebre con il cuore in gola.

Era in un giardino pubblico, davanti a un paio di altalene che dondolavano mosse dal vento.

Ok, adesso poteva farsi prendere dal panico? Un respiro, un altro respiro, un respiro ancora...doveva ricordarsi di continuare a respirare.

Ad un tratto sentì delle risate alle sue spalle: stava arrivando un gruppo di cinque ragazzi.

Il suo sguardo fu subito catturato dall'andatura disinvolta del ragazzo al centro del gruppo, sembrava quel tipo di persona che non finisce mai da solo dietro agli altri se i marciapiedi sono troppo stretti.

Aveva i capelli di un nero pece, che risaltavano sugli occhi azzurri e freddi.

Sembrava distante rispetto agli altri, anche se parlava e rideva con loro; aveva un angolo della bocca incurvato in una smorfia ironica, sembrava cercasse di sfidare qualcosa.

Accanto a lui c'era una ragazza slanciata a braccetto con un ragazzetto grassoccio, e appena di fianco altre due ragazze quasi identiche con i capelli e gli occhi scuri.

Il gruppetto oltrepassò Andrea senza vederla, come se fosse invisibile.

Un attimo...forse era davvero invisibile...

Una delle due ragazze quasi identiche si sedette su un'altalena, seguita dal ragazzo grassoccio.

Tirò un calcio sull'erba e cominciò a dondolare distrattamente mentre ascoltava il ragazzo dai capelli neri.

Lui ogni tanto soffermava lo sguardo su di lei, come per essere sicuro che lo stesse ascoltando e se stava riscuotendo successo.

Il ragazzo abbassò la voce e aggiunse qualcosa che Andrea non riuscì a capire bene, sentì solo le parole: medaglioni, noi e possiamo.

La ragazza sull'altalena sussultò e lo fissò con gli occhi spalancati, mentre lui esibiva un enorme sorriso soddisfatto.

Andrea non aveva nessuna intenzione di starsene lì ad ascoltare discorsi che non capiva e pensò di andarsene per scoprire dove diamine era finita e perché.

Si incamminò verso la recinzione del parco, ma quando stava per raggiungere il cancelletto ed uscire si ritrovò di nuovo davanti all'altalena.

Riprovò ad andarsene, ma il risultato fu sempre lo stesso: non faceva altro che tornare al punto di partenza da quel gruppetto di ragazzi che parlava concitato.

Sbatté le palpebre cacciando indietro le lacrime: aveva sonno e sembrava essere intrappolata nel sogno di qualcuno.

Un'idea troppo inquietante spuntò nella sua testa: sembrava di essere finita nei ricordi di qualcuno...una volta aveva visto un film dove succedeva qualcosa del genere.

L'altalena sparì: ora era circondata da scaffali di libri, l'aria frasca era stata rimpiazzata dall'odore acre dei libri accatastati.

Sussultò sentendo dei bisbigli provenire da dietro lo scaffale accanto a lei.

Svoltò l'angolo e muovendosi notò con orrore che i suoi passi non facevano rumore, né lasciavano impronte sulla polvere del pavimento.

La ragazza che prima si era seduta sull'altalena stava cercando un volume sullo scaffale e accanto a lei vi era il ragazzo con i capelli scuri che le parlava in fretta gesticolando e prendendo a malapena il fiato tra una frase e l'altra.

Smettila Sebastian.” disse lei facendo scorrere l'indice sul dorso dei libri alla ricerca di un titolo.

Ma tu non capisci...possiamo trovarli noi! Li rimetteremo davanti agli altari...sono cinque, cinque medaglioni. Nessuno ci crederà se cercassimo di farci aiutare.”

Ti credo a malapena anch'io.”

Guarda in faccia alla realtà Helen! Gli Incappucciati sono solo l'inizio di una lunga serie di altri servitori molto più crudeli che Lui sguinzaglierà alla ricerca di quei medaglioni. Dobbiamo trovarli prima noi, e rimetterli ai loro posti dove Lui non potrà più prenderne possesso...”

Non siamo nulla Sebastian.” la ragazza si girò con le guance accaldate scostando i capelli neri da davanti agli occhi scuri.

Questo è quello che credi tu. Chi ha detto che non possiamo diventare qualcosa?”

L'aria attorno ai due sembrava emanare elettricità e Andrea trattenne il fiato, ma l'immagine davanti ai suoi occhi sfumò.

Prima di scomparire del tutto, Andrea vide Sebastian voltarsi verso di lei, come se avesse sentito la sua presenza.


Si svegliò madida di sudore battendo i denti.

La luce fioca della luna entrava dalla finestra e rischiarava un quadrato di stanza.

La sua mano corse al medaglione che ora scottava contro la sua pelle: lo guardò rigirandolo alla ricerca di un segno o qualcosa che lo rendesse diverso o speciale.

Aveva i bordi levigati ed era graffiato in diversi punti, ma non sembrava avere nulla di particolare.

Con il cuore in gola sprofondò in un cuscino: forse era stato solo un brutto sogno dentro ad un pessimo sogno.

E perché si era di nuovo svegliata lì e non a casa sua?

Scrutò la stanza alla ricerca di Finn: aveva paura che fosse scomparso, ma eccolo lì raggomitolato su un materasso con le coperte che doveva aver scalciato via in fondo ai piedi.

Era abbastanza alto, ma troppo magro, con un naso che sembrava essere stato rotto e aggiustato male.

Detta così non sembrava affatto carino, ma non le importava di elencare altri lati positivi del suo aspetto: quelli negativi erano più che sufficienti.

Ad un tratto Finn fece una smorfia e mugugnò qualcosa che Andrea non capì.

Chissà perché viveva in quella stanzetta tutto solo?

Si era veramente cacciata in una situazione assurda.

Si rimise il medaglione al collo e richiuse gli occhi cercando di riaddormentarsi.

Il ragazzo mugugnò di nuovo qualcosa come se fosse in preda a qualche incubo e stavolta Andrea capì bene cosa aveva farfugliato.

Helen. Aveva detto.

Il cuore cominciò a batterle più forte e la voce di quella ragazza a rimbombarle nelle orecchie.

Ti credo a malapena anch'io. Non siamo nulla, Sebastian.

Aveva detto poche parole eppure la sua voce si conficcò nella mente di Andrea.

Con una stretta allo stomaco la rivide dondolarsi sull'altalena, rivide il suo sguardo distratto, i capelli spettinati e le guance accaldate in biblioteca, gli occhi lucidi in preda all'eccitazione per la missione che le proponeva l'altro ragazzo.

Helen: sapeva il suo nome, ma chi era in realtà?

Poi rivide gli occhi freddi di Sebastian perforarla mentre le immagini si confondevano e tornava alla realtà.

Rabbrividì ed ebbe improvvisamente paura.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


La luce del sole filtrava attraverso le tende chiare, Andrea si perse guardando la polvere svolazzare nell'aria intorno senza trovare abbastanza motivi per alzarsi.

Sussultò sentendo la porta sbattere alle sue spalle: Finn era tornato.

Immagino che tu abbia fame.” borbottò lanciandole un sacchetto di carta che profumava di dolci e pane caldo.

Lei cercò di prenderlo al volo, ma mancò la presa.

Sbuffò arrossendo per lo sguardo divertito di lui: ma perché doveva sempre essere così imbranata?

Raccolse il pacchetto e con lo stomaco che brontolava prese il panino ricoperto di zucchero che c'era dentro e lo addentò.

Ti chiederai perché ti ho fatta venire qui ieri sera.” disse lui sedendosi.

No, no, e perché dovrei?”

Il ragazzo alzò un sopracciglio per niente divertito.

Sì, me lo sto chiedendo.” si arrese alla fine lei.

E' per il medaglione che hai al collo. In che modo l'hai trovato?”

Era tra le foglie. L'ho semplicemente raccolto.” mandò giù il boccone di pane a fatica, non le piacevano gli interrogatori.

Strano che fosse lì così.” borbottò lui “in ogni caso non ti conviene andare in giro mostrandolo a tutti. E' un oggetto magico molto potente.”

Ad Andrea andò di traverso il boccone di cibo.

Puoi non credermi, ma è così.”

Ascolta, non mi interessa niente del medaglione o della magia, né della tua sanità mentale, voglio solo tornare a casa.”

Tu non mi stai neanche ascoltando.”

Ma cosa dovrei ascoltare? Stai solo blaterando!”

Ma credi solo a ciò che vedi?”

E tu credi a ciò che non vedi?”

Non puoi mica sperare di vedere tutto...”

Okay, la situazione sta degenerando.” esclamò lei sdegnata alzandosi in piedi.

E ora cosa credi di fare?”

Non lo so!”

Lui sospirò: “Va bene, ascolta, so cosa ti è successo, ti prometto che tra tre giorni potrai tornare a casa. Ma dovrai aspettare che il Portale si riapra. Succede appunto ogni tre giorni e per sbaglio devi essere scivolata in un punto dove era più sottile.”

Cosa dovrebbe essere più sottile?”

L'aria. Ad una certa ora l'aria che ci circonda si fa così sottile che con la giusta formula si può passare da un mondo all'altro, tanto sono paralleli.”

Andrea si risedette con il mal di testa e sospirò: “Tanto è un sogno...”

Credi ciò che vuoi.” detto questo Finn andò verso l'armadio, aprì un cassetto, e dopo averci frugato dentro per un po', le lanciò un paio di pantaloni scuri e una camicia grigia “Fatteli andare bene, non puoi girare con quella gonna, a meno che non voglia intraprendere determinate carriere.”

Andrea lo guardò scioccata.

Non ti giudicherei, anzi, ne otterresti un lauto guadagno in effetti.”

Okay, okay! Mi infilo questa roba!”

Ottima scelta.” fece lui trattenendosi dal sorridere “ti aspetto giù all'ingresso, verrai con me, non credo di poterti lasciare da sola. Fai in fretta.”

Detto questo si sbatté la porta alle spalle.

La ragazza infilò quel completo troppo grande per lei, e con lo stomaco contratto dall'ansia raggiunse Finn.

Scese le scale del condominio cercando di non sbattere troppo forte i piedi sulle scale annerite dallo sporco per non farsi notare dagli altri inquilini.

In quel momento voleva solo scomparire.

Ci sei?” le chiese lui che se ne stava con la schiena appoggiata allo stipite scrostato dell'ingresso.

Lei annuì.

Devo fare qualche consegna e tu mi aiuterai. Hai con te il medaglione?”

Sì, sì.”

Bene, non farlo vedere da nessuno.”

Lei annuì di nuovo senza capire tutta l'importanza che il ragazzo dava a quell'oggetto, ma non le importava poi tanto, tre giorni e sarebbe stata di nuovo a casa, anche meno se si fosse svegliata prima da quel sogno.

Finn camminava spedito e lei faceva fatica a stargli dietro.

Ogni tanto lo guardava di sottecchi, e rimaneva stupita nel vedere che anche lui stava guardando lei, ma poi entrambi distoglievano lo sguardo e continuavano a guardare davanti a sé come se niente fosse.

Ad un tratto le sembrò di vedere un'ombra appoggiata al muro di una casa, era indefinita e scura, ma non veniva da nessuna persona.

Si voltò verso Finn e notò che aveva contratto la mascella ed erano comparse delle rughe ai lati degli occhi.

Gira a destra.” sussurrò lui.

Lei obbedì trattenendo il respiro, ma non appena distolse lo sguardo dall'essere nero per seguire le indicazioni di Finn, sentì qualcosa di freddo perforarle il braccio.

Gridò, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.

Sul suo braccio vi erano aggrappate le lunghe dita nere dell'ombra che li guardava ancora sorridendo appoggiata al muro della porta.

Non riuscì a capire bene cosa successe, ma la lama di un coltello le sfiorò la pelle tagliando via quelle dita affusolate, poi Finn la afferrò per l'altro braccio e corsero via.

Imboccarono diverse vie laterali e vicoli anche quando ormai Andrea non aveva più fiato.

Eppure l'ombra non li stava inseguendo, perché continuavano a correre?

Basta...ti prego fermati...non c'è nessuno..” ansimò lei lasciandosi cadere a carponi a terra sfinita.

E' quello che credi...” rispose lui senza fiato “ma potrebbero essere ovunque...”

Chi sono?”

Sottoposti degli Incappucciati.”

Chi?”

Sono come delle anime simili a cavalieri incappucciati al Suo servizio.”

Al servizio di chi?”

Non lo so, ma sono al servizio di qualcuno e ti raccomando di non fare la sua conoscenza.”

Dopo n attimo di silenzio Finn chiese: “Perché non me l'hai detto subito? Avevi detto che avevi semplicemente trovato quel medaglione.”

Ma è così...”

Non ha alcun senso mentirmi!” le gridò ora lui infuriato.

Ma ti ho detto la verità!”

Se fosse vero le Ombre non ti cercherebbero.”

Mi dispiace, non ho altro da dirti se non che l'ho trovato per terra.” ripeté lei sull'orlo delle lacrime.

Lui annuì con poca convinzione.

Passami il braccio.” le disse.

Lei obbedì e vide spaventata che c'erano ancora dei segni blu sulla pelle.

Lui lo prese, disse qualche parola in una lingua strana e quei segni scomparvero.

Sei un mago?”

Perché dovrei essere sincero con te che menti?”

Ma perché sei così sicuro che ti stia mentendo?”

Tutti mentono.”

E allora perché non mi lasci per strada da sola al mio sacrosanto destino?” disse lei esasperata.

Perché...sei uguale ad una persona che conoscevo.”

Andrea lo guardò piegando appena la testa di lato, incuriosita: “Dov'è ora?”

Non credo siano affari tuoi. Comunque non è qui.”

Lei strinse le labbra ferita.

Forza cominciamo queste consegne, passeremo per le vie secondarie però, è più sicuro data la tua situazione assurda.” borbottò lui.

Finn non disse nient'altro. Che senso avrebbe avuto raccontarle di Helen? Di come erano a tal punto vicini che quello che pensava uno lo diceva l'altro, da saper interpretare ogni singolo respiro e parola non detta.

Poi era tutto finito, perché lei era sparita, e lui aveva imparato che gli tutti gli uomini mentono, anche quelli che ami.

Finn si fermò davanti ad una porta di legno scuro e bussò, venne ad aprire una donnetta con le rughe sulla fronte che danzavano mentre parlava.

La donnetta li invitò ad entrare, e mentre Finn discuteva con lei in un'altra stanzetta, Andrea si acciambellò su una poltrona sbadigliando.

Fu un attimo e le palpebre si fecero pesanti, sentì il proprio corpo intorpidirsi, e proprio nel momento in cui sentì il proprio braccio ricominciare a bruciare dove l'ombra l'aveva afferrata, si addormentò.


Sarà difficile trovare tutti e cinque i medaglioni, Sebastian, praticamente impossibile.” disse la ragazza con i capelli neri.

Andrea era di nuovo all'interno di un sogno, stava diventando un pessima abitudine, pensò.

Un ragazzo dagli occhi di ghiaccio stava sfogliando un enorme volume impolverato: “Possono essere ovunque, ma emanano moltissima energia. Con gli incantesimi giusti li troveremo, e poi ricordati, loro vogliono essere trovati.”

Sei sempre troppo sicuro di te, Sebastian.” lo prese in giro lei appoggiando la testa sulla sua spalla.

A questo punto Andrea li vide entrambi in viso e riconobbe che erano gli stessi del sogno precedente.

Lui le cinse la vita con un braccio: “ Vedrai, ce la faremo e finiremo prima ancora che tu te ne accorga, tutto il mondo ci ringrazierà, nessuno non conoscerà i nostri nomi, Helen.”

La ragazza sorrise e lui la baciò.




Scusate tanto per l'imperdonabile ritardo, ma sono ancora qui come vedete!

Spero questo capitolo vi sia piaciuto ed sono ben accette qualunque critica o commento per migliorare.

A presto,

emily


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