Amor gignit amorem - Amore genera amore

di Spleen89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cinque anni- Oscar ***
Capitolo 2: *** Sei anni- André ***
Capitolo 3: *** L'incontro ***
Capitolo 4: *** Duello all'ultimo biscotto ***
Capitolo 5: *** Legami ***
Capitolo 6: *** Prime volte che deludono ***
Capitolo 7: *** Appena prima di andare in scena - prima parte ***
Capitolo 8: *** Appena prima di andare in scena - seconda parte ***
Capitolo 9: *** Il destino di André ***
Capitolo 10: *** Impressioni di settembre ***
Capitolo 11: *** In viaggio ***
Capitolo 12: *** Chiacchierate fra amici ***



Capitolo 1
*** Cinque anni- Oscar ***


 
1760
 
La vocina di una bambina propose  << Allora a nascondino?>> ,
in risposta una vocina maschile rispose << No giochiamo a palla! Tu sei femmina, il maschio sono io e così decido io !>> 
<< Ma chi lo ha detto?>>
<< L’ altro giorno ho sentito papà dirlo a nostra madre>>
<< Pierre poi mamma lo ha preso a padellate e lui ha cambiato idea…. Vuoi ripetere tu l’ esperimento?>>
La vocina maschile da sicura divenne incerta, iniziarono a ridere a più non posso
<< Colette però inizio io a contare sono più grande!>> disse  fiero il ragazzino alzando un po’ la voce.
<< Basta che iniziamo e non  urlare…. Lo sai che siamo sotto le finestre del  padroncino che a quest’ ora starà ancora dormendo>>
<< Padroncino? Padroncina vorrai dire….>>
<< Shhhh… lo sai che è proibito dirlo ad alta voce e fuori dalle cucine e dalle stalle. Inizia a contare piuttosto…>>
<< Si Colette! Uno, due, tre…>>
Osca  girò e rigirò la testolina bionda sul cuscino, aspirando a lungo l’odore di pulito delle lenzuola, l’odore della sua nonnina, l’odore di Nanny… era stata svegliata da tutto quel fracasso sotto le sue finestre.  Ma non era arrabbiata. Le sembrava di aver riconosciuto quelle voci…forse i figli  di due servi di palazzo Jarjayes, come si chiamavano? Pierre e Colette, le sembrava! Avrebbero dovuto avere circa la sua età.
 Ma… ma chi voleva prendere in giro… sapeva perfettamente chi erano!  Pierre e Colette i figli del giardiniere e di una delle cuoche di palazzo, Flore! La bambina aveva la sua  stessa età, cinque anni e il bambino due in più. Sapeva tutto di loro, perché li osservava spesso giocare. Giocavano come  tutti i bambini di palazzo Jarjayes  , mille giochi, all’ aria aperta, in gruppo. Il piccolo soldatino biondo conosceva i nomi di ogni singolo bambino  che frequentava il palazzo. Pierre, Colette, Giselle, Armand, Nicole, Marcel. Non aveva mai parlato con nessuno di loro. Li osservava sempre giocare come fanno tutti i bambini di palazzo Jarjayes, anzi come fanno tutti i bambini. Tutti. Tranne lei.  Lei che osservava tutto dalla finestra della sua grande camera, o dalla porta della cucina dove in realtà non avrebbe dovuto  stare, ma Nanny  spesso faceva un’ eccezione per lei. Non è che lei non amasse giocare….lei aveva tanti, tantissimi giocattoli ed era sicura che nessuno a palazzo ne possedeva quanti ne aveva lei… aveva dei soldatini di legno pregiatissimi, una spada di legno, una pistola di legno, una trottola e anche una bambola di pezza nascosta  nell’armadio.  Quello era stato un regalo di Nanny.  In realtà era il suo giocattolo preferito, ma non perché fosse l’unico  giocattolo simile a quello che aveva visto tempo prima nelle stanze ormai disabitate delle sue sorelle maggiori, ma perché sembrava proprio una bambina in miniatura.  E alle volte lei parlava con la sua bambola , anzi con  Anne, così l’aveva chiamata. Alle volte Anne giocava con lei ai soldatini. Spesso ci dormiva insieme per sentire un po’ di calore umano…ehm di pezza. L’ unica pecca era che Anne doveva stare nascosta in un armadio quando suo padre era in casa. Ricordava le raccomandazioni della nonna. Ricordava ancora il giorno in cui aveva ricevuto Anne, la piccola bambina di pezza fatta dalla sua Nanny.


 Un giorno di settembre stava seduta in cucina cullata dall’ odore dei biscotti al cioccolato che la nonna stava cuocendo. Vide Colette dalla finestra. Mentre saltava alla corda era inciampata. Si mise a piangere. Aveva un ginocchio sbucciato. Il padre intento a potare gli alberi del giardino era corso subito da lei e anche  Flore  una delle cuoche di palazzo, nonché madre di Colette. La madre aveva preso Colette in braccio cullandola mentre il padre si era chinato a baciarle la ferita. Fu strano. A Oscar sembrò che il dolore di Colette si fosse trasferito nel suo petto. Sentì un  forte dolore.  Era tutto così anomalo per lei… lei non avrebbe mai pianto, suo padre le ripeteva sempre “ Non si piange per le ferite di guerra figlio mio. Un soldato non piange mai”, ma era anche sicura che il Generale non avrebbe mai fatto nulla di simile e nemmeno sua madre. Oscar vedeva di rado sua madre, era sempre a Versailles e quando era a casa  non faceva altro che sorriderle. Non era un sorriso falso questo Oscar lo sapeva, ma la sentiva comunque distante. Solo Nanny di sicuro, senza essere vista, avrebbe potuto darle qualche carezza.  Vide Colette calmarsi e i suoi genitori allontanarsi. E allora non sapeva bene come, ma andò verso la bambina con un biscotto mangiucchiato che nel frattempo aveva preso dalla cucina, ancora caldo. Si fermò davanti a Colette, ormai sola, ma tutta intenta a riprendere a saltare la corda. Non appena le fu innanzi Colette cambiò nuovamente espressione, fece qualcosa che assomigliava a un buffo inchino. Oscar allora non sapendo bene cosa fare le porse il suo biscotto mangiucchiato. La bambina sgomenta lo prese, ma non osò portarlo in bocca. Oscar allora disse “Vuoi giocare con me?” . Beh Oscar sapeva che suo padre le aveva proibito di giocare fuori con i bambini di palazzo, ma era stato istintivo per lei, e poi non le importava. In quel momento le importava solo della risposta di Colette.  La bambina indietreggiò, puro terrore nei suoi occhi nocciola, tremò. Lasciò cadere il biscotto a terra, si rinchinò e scappò via.  Ad Oscar sembrò che il dolore al petto fosse ,se possibile ,aumentato.  Ritornò in cucina. Vide Nanny che dalla porta la osserva con un sorriso triste sul viso. Si sentì umiliata, si sentì SOLA. Corse e si accoccolò sotto la gonna  della sua Nanny e pianse. La nonna le accarezzò il capo e le disse <>. Lei annuì. Quella sera stessa il perfetto soldatino, erede del nobile casato dei Jarjayes  ricevette Anne. Una bambina di pezza fatta a mano. Anne non era vestita come le damine di Versailles che aveva visto qualche volta, ma con un  semplice vestitino azzurro più simile a quello delle bambine che vedeva giocare in cortile, aveva degli occhi verdi e i capelli neri. E la raccomandazione di Nanny  era stata quella di tenerla nascosta come un piccolo segreto nell’ armadio.  Sarebbe stato un guaio se il Generale l’avesse vista. Egli infatti mal tollerava ogni tipo di giocattolo che  non richiamasse la vita militare. Aveva addirittura rimproverato Hortense per aver osato regalarle una trottola per il suo quinto compleanno. Dunque Oscar aveva capito perfettamente  la necessità di tenere nascosta la bambola.  Era strano…nonostante tutte le restrizioni, nonostante un po’ si vergognasse  di possedere un giocattolo tipico delle più frivole damine  da quel momento  si  era sentita meno sola.
 
 Ricordava quel giorno Oscar. Da quel momento decise di non avvicinare più i bambini del palazzo. Si alzò dal letto con quello strano dolore nel petto. Nanny le aveva detto il nome di quello strano dolore: solitudine. Si incupì …era infatti ancora presto per poter prendere Anne dall’ armadio… suo padre quella mattina era in casa. Anzi ricordava perfettamente che il padre in quei giorni sarebbe rimasto a casa in attesa di una qualche novità, ma non ricordava affatto cosa. Evidentemente nulla di importante. Solo una seccatura in più, meno carezze da parte della nonna, meno possibilità di parlare e giocare con Anne. Sarebbe andata da Nanny  in cucina per mangiare qualche biscotto, doveva fare colazione e nel frattempo ne avrebbe approfittato per qualche coccola segreta. Visto che aveva scoperto che le carezze di Nanny avevano il potere di calmare quello strano dolore. Si recò in cucina ma trovò Flore, la cuoca.
<< Buon giorno Signorino Oscar>> la accolse una sorridente e impacciata Flore. Oscar sapeva bene di avere lo strano potere di mettere in soggezione grandi e piccoli in quella casa, ma non poteva farci proprio nulla! L’ unica ad essere sempre spontanea con lei era Nanny, non solo la coccolava, le preparava ottimi biscotti al cioccolato, ma sapeva anche sgridarla a volte, eccome! Una volta aveva pure minacciato di darle delle mestolate in testa, cosa che fortunatamente non aveva mai fatto realmente.
<< Nanny Nanny!>> urlò.  Ma non ricevendo risposta chiese << Dove si trova la mia Nanny?>>
<< Beh ecco Signorino stamane Mary è andata a prendere suo nipote da  Tours. Mi pare si chiami André. Non ricordate? Mi sembra vi avessero avvisato! André ha circa la vostra età e da domani vivrà qui a palazzo insieme a sua nonna. Cosa gradite per colazione?>>
Oscar si sentì mancare il respiro. Ora ricordava! Accidenti se era una cosa importante ! E solo un << Noooo! >> urlato a una sgomenta Flore riuscì a farsi strada e ad essere pronunciato. Il dolore al petto divenne insostenibile.  Nanny era sua! Sua solo sua! Perché questo André doveva stare con lei. Perché non rimaneva a  Tours con la sua mamma e il suo papà, con i suoi amici! Lei aveva solo Nanny invece…quell’ André voleva rubargliela. Voleva rubarle le carezze di Nanny e i suoi biscotti! Iniziò a correre allora Oscar,  e arrivò nelle sue grandi e silenziose stanze. Si alzò sulle punte e chiuse la porta a chiave. Per quella volta, solo per quella volta doveva riuscire a parlare con Anne, nonostante suo padre fosse in casa. Ne aveva bisogno. Sarebbe stata  attenta. Doveva chiederle consiglio su come sconfiggere un tale André che voleva rubarle Nanny. .. E poi sentiva il bisogno di stringere Anne al petto… aveva bisogno di calore umano…ehm di pezza. Aveva bisogno di qualcuno che ponesse fine a quello strano dolore che la nonnina chiamava solitudine.
 
 
 
Ciao, ritorno a scrivere avendo un po’ di tempo libero. Ma soprattutto dopo aver visto Riyoko Ikeda non ho potuto proprio frenare le mie idee. Beh, questa è una storia semplice, fatta di ricordi di SE e di Ma . Di tante cose che potrebbero essere successe durante la vita di Oscar e André e che non sono mai state dette o scritte. Una vita normale che segue i personaggi dall’ infanzia alla maturità. Non ci sono avventure rocambolesche,  forse poca storia .  Chi ha letto la mia precedente ff “Verrà l’ amore e avrà i tuoi occhi” conosce un po’ il mio stile. Chiedo perdono per le mie mancanze.  Consiglio questa mia storia a chi necessita un po’ di dolcezza ( intensa e spero non  troppo zuccherosa) da vivere insieme ad Oscar ed André.
A presto
Sibilla
 
 
 

 
 

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Capitolo 2
*** Sei anni- André ***


 
Nanny guardava attraverso gli spessi occhiali quel piccolo scricciolo che poggiava la testa sulle sue gambe.  Teneva gli occhi chiusi. Singhiozzava nel sonno. Povero piccolo, ne aveva passate tante! Aveva visto cose che un piccoletto come lui non avrebbe mai dovuto vedere. Era poco più grande della sua bambina il piccolo André. Aveva sei anni.  Nanny sorrise due bambini così diversi per estrazione sociale e condizione economica eppure così simili… Entrambi bellissimi, suo nipote infatti era un bel bambino dagli occhi verdi e capelli morbidi e scuri. Pelle candida. Certo non come quella della sua bambina. Oscar aveva infatti una pelle di perla, occhi blu mare e capelli biondissimi. La più bella delle bambine che aveva cresciuto in quella casa dove ormai lavorava da anni, la più particolare e la più sola. André era un bambino magro, fin troppo magro, quasi denutrito, forse a causa degli avvenimenti di quei tristi giorni… no, non poteva pensarci, avrebbe pianto e ora che André  si era svegliato, aveva aperto i suoi occhioni verdi in un urlo silenzioso e le aveva stretto la mano non poteva farsi vedere così triste. Quel ragazzino aveva bisogno di protezione e amore, non di pietà o commiserazione. Ma come faceva a non pensarci, il nipotino che fino ad un anno prima, in una delle rare visite a suo figlio, aveva lasciato felice, sorridente, amato e monello ora sembrava essere cresciuto troppo in fretta, nel cuore solo morte e dolore. Sarebbe riuscito a ritornare ad essere bambino? Sarebbe tornata quella spensieratezza nei suoi occhi ? Una vocina la distolse dai suoi più cupi pensieri
<< Nonna, nonna ! Mi ripeti dove stiamo andando?>> chiese in maniera del tutto apatica il piccolo André, non gli importava veramente, voleva solo capire dove si stesse recando.
<< André ti sto portando dove lavoro io. Dal signor Generale. Il mio padrone è stato molto generoso, ha deciso di accoglierti in casa. Ti darà un’ istruzione. Diventerai l’amichetto di Oscar. >>
Non era la prima volta che André sentiva pronunciare quel nome. Si scosse dall’ apatia e dall’ indifferenza ricordandosi le parole che aveva sentito pronunciare alla sua mamma  circa un anno prima durante una delle ultime visite della nonna quando ancora anche il suo papà era vivo.
<<  Helene dunque hai capito da quattro anni assecondo la pazza idea del Generale di crescere Oscar secondo la sua volontà. Ma dico io come si fa? Ne ho viste di cose strambe  servendo  i nobili, ma questa è di gran lunga la più folle! E poi povera piccola mai una carezza da parte dei genitori, mai un abbraccio E poi come crescerà mi chiedo? >> disse piagnucolando la nonna.
<< Mamma Marie è strano sì, ma sono sicura che la piccola Oscar crescerà magnificamente bene. Perché ci sarai tu. Di questo ne sono sicura perché hai cresciuto il mio amato Armande, l’uomo di cui sono innamorata. Un uomo così buono e generoso non può che aver avuto una dolce guida. Io stessa, se mai a me e ad Armande dovesse capitare qualcosa, ti affiderei il nostro piccolo tesoro, il nostro André>>
 
André allora non aveva capito poi molto di quella conversazione, ma ricordava ancora le dolci parole della mamma. Ricordava anche di aver pensato che lui però, nonostante volesse tanto bene a nonna Marie sarebbe voluto rimanere per sempre con i suoi genitori! E poi…
Non voleva piangere di nuovo davanti alla nonna, poi lei lo avrebbe seguito a ruota. Non voleva piangere. Ma era così difficile. Meglio pensare a questo Oscar. Doveva essere un bambino strano, così effeminato, una femminuccia sicuramente visto che la nonna spesso sbagliava e parlava di lui usando il femminile. A Tours aveva avuto modo di vedere qualche bambino della nobiltà, così diversi rispetto ai suoi amici.  I bambini nobili di Parigi sicuramente erano ancora peggio.
 
<< Nonna, Oscar è un bambino  come me?>>
<< Mmm si André, direi di sì >>rispose la nonna stranamente incerta.
<< E io cosa devo fare di preciso>> disse André dubbioso
<< Amicizia>> rispose risoluta la nonna.
<< Ho capito, nonna se questo Generale è stato così generoso con me… io farò del mio meglio>> disse André. Nella sua testolina aveva seri dubbi sul fatto di riuscire ad essere amico di un nobile viziato e coccolato. Pieno di attenzioni. Pieno di giocattoli. Pieno di amore. Con un padre e una madre. Un padre che poi si preoccupava così tanto da compragli addirittura un amichetto. Eppure avrebbe fatto del suo meglio, quanto meno per non litigarci. Sempre meglio stare con la nonna che in un orfanotrofio. L’ avrebbe semplicemente ignorato se possibile e avrebbe mantenuto un atteggiamento gentile ma distaccato, se necessario. Così sarebbe riuscito a sopravvivere.
<< Bravo il mio ometto>> sorrise la nonna.
André pensò che quello era il primo sorriso che aveva visto fare alla nonna in due giorni. Questo Oscar doveva essere davvero importante per lei. Aveva promesso che avrebbe fatto del suo meglio, ma in realtà non aveva voglia di niente, tantomeno di fare amicizia. Lui voleva solo la sua mamma. Trattene il dolore al petto che seguì quel pensiero. E sorrise di rimando. Un sorriso tanto triste.
A Nanny si stringeva il cuore.  Aveva così tanti dubbi, su questa ultima follia del Generale in realtà… Erano passati quattro giorni da quando il Generale era entrato all’improvviso nelle cucine e l’aveva vista piangere. Lei cercò di asciugare le lacrime, ma il Generale ormai se ne era accorto.
 
<< Marie cosa succede?>> disse il Generale realmente preoccupato
<< Signore ecco, scusi, niente… mi occorrono uno, due giorni di permesso.>>
<< Cosa succede Marie? Tu non prendi mai permessi! L’ ultimo permesso che prendesti fu quando…si quando ci fu l’incidente in cui morì tuo figlio mesi fa.>> disse il Generale sinceramente dispiaciuto e sempre più preoccupato
<<  Ecco …la moglie di mio figlio Helene è morta qualche giorno addietro. Era debole di cuore. L’ ho saputo solo oggi da una lettera spedita da una vicina>> pianse Marie << Mi occorre il permesso per andare a prendere il mio piccolo André e portarlo in un orfanotrofio>> pianse più forte. << André ha vegliato il cadavere della madre, non rendendosi conto fosse morta per giorni, illudendosi stesse dormendo. Senza mangiare e senza bere. La vicina lo ha trovato steso accanto alla mamma. C’è voluto un giorno per convincerlo fosse morta. Poi ha spedito la lettera a me. Devo andare per trovargli una sistemazione>>.
A quel punto il Generale l’ aveva stupita. L’ aveva abbracciata goffamente e le aveva detto << Marie tu hai cresciuto me e i miei fratelli. Le mie figlie. E stai crescendo Oscar. Pensi davvero che io possa essere indifferente a tutto questo? Porta tuo nipote qui. Del resto mi ripeti sempre quanto Oscar si senta sola. Le sorelle erano tutte vicine di età, avevano compagnia. Lei no. Dunque André crescerà in questa casa accanto a te.  Accanto Oscar. Potrà avere una stanza tutta sua. Un’ istruzione. Farà compagnia ad Oscar.  E da grande ne diverrà l’ attendente. Sarà inoltre un ottimo modello maschile per il mio Oscar! >>
Marie rimase a bocca aperta anche le lacrime erano cessate.
<< Signore pensate davvero sia una buona idea?>>
<< Si, Marie va a prendere tuo nipote>>. Disse il generale convinto.
 
Nanny sapeva bene che le idee del generale per quanto strambe di solito si realizzavano sempre. Ma continuava a nutrire dei dubbi. Poteva veramente approfittare della gentilezza del suo padrone? Ma soprattutto poteva crescere due bambini così diversi insieme? Oscar, abituata ad averla solo per lei, sarebbe stata gelosa del piccolo André? Sarebbe riuscita ad avere un amico? E il piccolo André  sarebbe ritornato il bambino spensierato e allegro di un tempo? Sarebbe riuscito ad andare d’accordo con una bambina così particolare e con un bel caratterino? E poi… Crescerli come fratello e sorella, senza che lo fossero realmente le parve inoltre azzardato oltremisura. Ma del resto che scelte aveva?  Poteva realmente lasciare che la luce di quelli occhioni verdi  si spegnesse definitivamente in un orfanotrofio?
I suoi pensieri furono interrotti dalla domanda di suo nipote che aveva appena intravisto dal finestrino della carrozza palazzo  Jarjayes.
 
<< Nonna ma tu abiti in quel palazzo enorme?>>
<< Sì, tesoro. Siamo arrivati.>>
<< Ma è il palazzo del re?>>
<< No André.>> Rise la nonna << La reggia di Versailles, il palazzo del re è poco distante da qui. Questo è palazzo  Jarjayes, la casa del Generale. Da oggi tu vivrai qui>>.
André spalancò gli occhi. Era davvero enorme quel palazzo dove la nonna lavorava. Ebbe nuovamente paura di sentirsi solo senza mamma e papà. Ma lui non doveva piangere, non davanti la nonna. Aveva pianto solo una volta in quei giorni, quando la vicina, Rose lo aveva fatto alzare dal letto in cui dormiva con la mamma e mentre mangiava della minestra calda gli aveva rivelato tra le lacrime che la mamma non stava dormendo. O meglio che avrebbe dormito per sempre. Si sentì solo.  Pianse. Poi Rose gli disse che sarebbe arrivata la nonna Marie a prenderlo. Ora la nonna era di fronte a lui, lo prese per mano forse sentendo il suo turbamento. Ma André nemmeno con la nonna riusciva a provare quel calore che percepiva quando erano le mani della sua mamma a stringerlo, eppure in quei giorni passati nel letto accanto a lei che dormiva non era più riuscito a sentirlo. Pensò che quel calore non lo avrebbe più provato e una lacrima solitaria gli sfuggì senza che lui potesse controllarla.
 
 
 
Ciao ! Ecco la controparte necessaria al primo capitolo. In quello avevamo conosciuto la piccola Oscar, in questo il piccolo André. Si prospetta un incontro tra questi due bambini dalle vite particolari. E le domande che sicuramente vi tormentano sono le stesse della povera Nanny e confesso sono anche le mie. Questi personaggi scaturiscono da idee che nascono da altre idee, come se avessero vita propria e non riesco a fermarli, così quando rileggo il capitolo sorprendono anche me questi strani piccoli-grandi personaggi coni i loro dolori e i loro sentimenti. Grazie a chi recensisce. È sempre graditissimo un parere.
A presto
Sibilla
 

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Capitolo 3
*** L'incontro ***


Ciao! Il titolo del capitolo non lascia molto all’ immaginazione. Ecco a voi l’ atteso incontro! Dal prossimo capitolo cominceranno le piccole avventure quotidiane che ho promesso nell’ introduzione. Spero di riuscire a fare del mio meglio. Grazie a tutte le ragazze che stanno dimostrando di apprezzare la mia storia.  Confesso che questi bambini mi spaventano un po’! Ho la strana sensazione che prendano vita propria… che agiscano e parlino indipendentemente dalla mia volontà    ( l’ ho accennato nella risposta ad una recensione)! J 
Dunque le cose che scrivo sorprendono anche me!
Ps. Avendo un po’ di tempo libero spero di riuscire ad aggiornare  costantemente.
A presto.

Sibilla


 
 
 
Oscar
 
Passeggiava annoiata trascinando i piedi e lo spadino, attaccato come sempre alla sua cintura, sul pavimento un po’ usurato, ma pulito dell’ ala riservata alla servitù.
Sapeva perfettamente che non avrebbe trovato Nanny quel giorno. Però si era ugualmente voluta recare davanti la stanza della nonnina, logicamente  la porta della stanza era chiusa. Ma altro attirò la sua attenzione. La stanza accanto a quella di Nanny, di norma chiusa, aveva la porta aperta e sembrava essere stata pulita da poco. Le finestre erano spalancate, c’ era odore di pulito e le lenzuola nel letto erano state messe da poco. Ma certo! Quella sarebbe stata da quel giorno in poi la stanza del nipote di Nanny! La stanza accanto a quella di Nanny! Che fortuna! Restò a guardare la stanza con una buffa espressione sul volto, fino a quando non sentì Flore chiamarla da lontano <> Oscar corse  via da lì sapeva benissimo che non avrebbe dovuto essere lì, non è che le fosse stato proibito esplicitamente, ma Nanny le aveva ripetuto più volte che non era conveniente per una contessina come lei frequentare quella parte del palazzo.  Durante la corsa sentì caderle qualcosa dalla cintura, ma non se ne preoccupò, del resto quella era casa sua, qualsiasi cosa avesse perso l’ avrebbe ritrovata di certo. Attraversò il palazzo dal retro e si ritrovò proprio alle spalle di Flore .
 << Flore non capisco perché tu stia urlando ero andato un attimo in giardino>> disse la piccola Oscar con aria accigliata. Non sapeva bene perché, ma quando parlava con qualcuno delle servitù le veniva fuori un’ espressione davvero simile a quella del padre, tranne con Nanny questo era ovvio! Nanny non si faceva di certo intimorire da lei e dai suoi maldestri tentativi di imitare le espressioni e la voce del Generale.
<< Signorino, scusi non me ne ero accorta pur avendovi cercato anche lì. Vostro padre vuole parlarvi. Vi aspetta nel suo studio.>> Flore fece un inchino e sparì nelle cucine.
Oscar si guardò intorno e non vedendo nessuno decise di fare i gradini delle scale che portavano al primo piano, dove vi era lo studio paterno, a due a due era una delle cose che più la divertiva in quella casa. E si permetteva di farlo solo quando era certa di non essere vista. Entrò nello studio del padre con quel misto di ammirazione e soggezione che provava sempre quando entrava lì, anzi che provava ogni volta che si trovava di fronte il Generale… ehm suo padre.
 
<< Padre, sono Oscar. Mi avete fatto chiamare. È permesso?>> cercò di impostare la voce più che poteva, ma le uscì una vocina da femminuccia che le fece storcere il naso.
<< Entra, entra pure Oscar>> di rimando la voce del Generale era forte e autoritaria come sempre.
Non appena il Generale iniziò a parlare Oscar capì che si stava per materializzare il suo incubo peggiore.
<< Figlio mio, da oggi in questa casa vivrà il nipote di Nanny. Arriveranno in giornata. Ho già fatto preparare per lui una stanza vicina a quella di Marie. Lui è destinato ad essere il tuo attendente. E in questi anni sarà il tuo compagno di studio e di esercitazioni con le armi. Spero si  possa concretizzare tra voi un rapporto di fiducia e lealtà, rapporto che ogni vero nobile dovrebbe riuscire ad istaurare con un suo sottoposto. Quindi tu dovrai obbedire a questa mia volontà, d’accordo Oscar?>>  terminò il generale guardandola dritta negli occhi.
Oscar annuì << Certo Padre>>.
Chiuse la porta alle sue spalle…dunque l’intruso sarebbe arrivato quello stesso giorno. Che fare? Ignorarlo forse? No, non era da lei. Le avrebbe  dato filo da torcere. Anche Anne era stata d’accordo. E forse anche Nanny alla fine di quella storia si sarebbe ricreduta su suo nipote e avrebbe esclamato adirata << André torna a casa tua! Dai tuoi genitori! Questo non è il tuo posto. Io ormai come nipote riconosco solo la mia bambina>> . Sì, Nanny prima o poi avrebbe pronunciato quelle parole ne era sicura! Era un soldato questo le ripetevano tutti, anche Anne era d’ accordo. Questo André doveva divenire nel più breve tempo possibile solo una spiacevole parentesi!
 
 
André
 
 
La nonna gli aveva detto “ Da oggi tu vivrai qui” , ma di certo questo non faceva di quell’ enorme palazzo la sua casa. Ne era convinto André e ne fu ancora più convinto quando, sceso dalla carrozza trovò ad accoglierlo un signore alto e con occhi di ghiaccio. Doveva essere il Signor Generale. Poco più in là vi erano delle cameriere, lo capì da come erano vestite.
Il signore dagli occhi di ghiaccio salutò con un gesto del capo la nonna, poi si rivolse a lui  con un tono forte e autoritario
<< Ragazzo come ti chiami?>>
Era estremamente intimorito, rispose solo dopo aver sentito la mano della nonna poggiata sulla sua spalla che lo incoraggiava
<< A…A...André, signore! Piacere di…>>  non riuscì a continuare perché il generale lo interruppe
<< Molto bene André da oggi sarai il compagno di studi e di esercitazioni con le armi di mio figlio Oscar. Dovrai a lui e alla mia famiglia rispetto e lealtà. Se ti comporterai bene, diverrai il suo attendente in futuro. Mi raccomando! >> André annuì energicamente.  Dopo aver detto questo il generale andò via.  Senza attendere alcuna risposta.
André guardo la nonna sgomento << Nonna ma non dovevo solo fare amicizia? >> 
Nanny rise ma non ebbe il tempo di rispondere poiché le cameriere avvicinatesi per salutarla iniziarono a prendere André in braccio, vezzeggiandolo, il piccolo André venne sommerso da un sacco di complimenti. André ringraziò per cortesia tutte quelle donne accorse ad accoglierlo in maniera così affettuosa. Sicuramente avevano saputo… forse provavano compassione.
 
 
Incontro
 
 
 Nel mentre una testolina bionda sbucava da una delle finestre della cucina. Nanny se ne accorse e non ebbe dubbi su chi potesse essere.
<< Madamigella non venite a salutare la vostra Nanny?>>
Oscar sorrise. Allora non l’aveva dimenticata. Ma certo Nanny non era come tutte le altre svampite cameriere di palazzo che non appena avevano davanti un bambinetto dagli occhi verdi correvano a vezzeggiarlo e coccolarlo “ Che bel bambino! “ “ Che occhioni!” “ Che bimbo dolce” “ Che educato il nostro André” e bla bla bla. Che svampite! Oscar allora  cominciò a camminare verso Nanny aveva una voglia matta di abbracciarla, ma non poteva cedere così facilmente non dopo quello che aveva fatto! Non dopo aver portato lì, a casa sua, tra loro, quel moccioso  dagli occhi verdi  e spenti che ora la guardava imbambolato!
<< Nanny dove sei stata?>> fece Oscar col tono arrabbiato più credibile che le uscì fuori
 Nanny non si lasciò di certo intimorire. Conosceva bene la sua bambina…<< Non ricordate? Ve ne avevo parlato. A prendere André, mio nipote>>.
<< Su Andrè! Saluta Oscar come ti ho insegnato>>
 
André era rimasto imbambolato. Si trovava di fronte un bambino stranissimo.  E parecchio buffo. Tutto impettito. Sembrava una femminuccia vestita da maschio! Certo che erano strani i nobili eh!  Era strana tutta quella gente compresa la nonna che aveva addirittura osato prende in giro quell’ Oscar chiamandolo “ madamigella”. Non se ne preoccupò. Quel bambino non si era arrabbiato, dunque aveva pensato bene in carrozza…Oscar e la nonna dovevano avere un rapporto speciale! Era bello  Oscar indubbiamente, si dava delle arie, ma ai suoi occhi quel bambinetto tutto occhioni blu e riccioli d’oro era solo buffo. Bello ma soprattutto buffo. E poi la voce… Un’ imitazione ridicola di quella dell’ uomo con gli occhi di ghiaccio, peccato che ogni parola venisse sputacchiata da questo bambino strambo a cui mancavano due denti davanti.  Ad ogni modo aveva fatto una promessa alla nonna e aveva preso un impegno con quell’ uomo dagli occhi di ghiaccio che la nonna chiamava “ Signore”. Dunque dopo qualche secondo passato ad osservarlo si decise.
<< Signorino Oscar a vostra disposizione. Sarò il vostro compagno di giochi >>
<< A me non serve un compagno di giochi. Bensì un compagno di armi. Tu ne sei in grado?>>  disse guardandolo scetticamente
Continuava a darsi delle arie quella specie di demonietto biondo! Che nervi!
<< Certo!>>
Certo? Certo?  Ma che diamine diceva? Non aveva tenuto in mano mai nemmeno una spada di legno! Ad ogni modo aveva visto un ‘ aria di sfida in quegli occhi blu e non gli andava  di dargliela vinta! Si era ripromesso di ignorare questo strambo bambino di cui la nonna gli aveva parlato. Ma aveva la sensazione che questo non sarebbe stato possibile… Quegli occhi blu gli avrebbero dato il tormento! E non sapeva ancora quanto!
 
Nanny si precipitò subito in cucina. Aveva lasciato in mani di altri la sua adorata cucina per ben  tre giorni. Ne aveva di cose da fare! Il bambino dal nome Oscar era salita su, dove Flore , una delle cuoche del palazzo gli aveva detto si trovavano le camere da letto dei padroni. A lui era stata indicata la porta di una stanza. Accanto a quella di nonna Marie. Da quel giorno in poi quella sarebbe diventata la sua stanza! Nessuno lo aveva accompagnato. Del resto mancava poco all’ ora di pranzo. André percorse il corridoio dell’ ala della servitù. Odore di pulito… Odore di Nanny. Proprio davanti la sua camera il piedino inciampò su qualcosa… guardò in basso e trovò uno spadino di legno! Che bello! André non ne aveva mai avuto uno. Non aveva mai avuto tanti giocattoli a dire il vero! Solo qualche animaletto di legno che gli aveva intagliato il suo papà! Certo quello spadino non era suo… non poteva tenerlo! Lo sapeva bene! Sicuramente apparteneva a qualche bambino della servitù, visto dove lo aveva trovato. Lo avrebbe restituito al proprietario. Ma per ora aveva solo bisogno di dormire un po’. Entrò nella stanza e si distese in quel grande letto profumato, non ne aveva mai avuto uno tutto per sé ! Che meraviglia! Pulito, profumato, caldo… eppure ancora una volta si sentì triste. Niente avrebbe potuto eguagliare il calore delle braccia di mamma e papà quando lo stringevano nell’ unico lettone delle loro piccola casa. Si addormentò. Dormiva e sognava dei suoi genitori il piccolo André.
Che strano… nel sogno gli sembrò di vedere due occhioni blu che lo fissavano.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Duello all'ultimo biscotto ***


  
Ciao a tutti! Premetto che questo capitolo è un po’ lungo spero mi perdoniate, in realtà avrei voluto dedicare un po’ meno spazio all’infanzia di Oscar e André, ma non sono riuscita e già vi anticipo che non riuscendo a sintetizzare tutto in questo capitolo anche il prossimo sarà dedicato a questa “fase”, poi spero di passare ad altro! I dialoghi li troverete inseriti tra le caporali  - “ “ -  visto che le precedenti virgolette basse forse davano qualche problema, se qualcosa non dovesse essere chiaro vi prego di segnalarlo. Per il resto troverete, come nel precedente capitolo, una sorta di titolatura interna che riporta i nomi del personaggio che attenziono di volta in volta. Altra cosa che temo possa non essere chiara: Oscar lui o lei! Allora  tutti, padre compreso, si rivolgono ad Oscar come ad un lui; Nanny come una lei perché sa e non teme nemmeno troppo le ire del generale; André è confuso, pensa sia un lui e che la nonna si rivolga ad Oscar come ad una madamigella per prenderlo in giro e infine Oscar quando “pensa su di sé”, si rivolge a sé al femminile proprio perché la persona fino ad ora a lei più vicina, Nanny appunto,  ha sempre fatto così, ma abituata ad essere chiamata signorino  pensa sia normale che André  le si rivolga al maschile! Del resto a cinque anni poco importa ( lo afferma lei stessa nell’ anime) , lei è convinta di essere proprio come André. A presto!
Ladysibilla
 
 

 
 
André
 
Che strano… nel sogno gli sembrò di vedere due occhioni blu che lo fissavano.
 
Gli sembrava di essersi svegliato, di aver aperto di occhi, ma ancora vedeva quegli occhioni blu. Si stropicciò gli occhi, si diede un piccolo pizzicotto e si rese conto di avere realmente davanti due occhioni blu che lo stavano  fissando con aria truce!
 
“Come ti chiami? “– chiese Oscar continuandolo a fissare
“Cosa ? Ma stai bene? Ci siamo presentati poco fa…” rispose André che a quel punto pensò veramente che quello fosse un sogno.
“Il nome completo stupido! “– si spazientì il biondino
“Ah… Grandier, André Grandier!”
 
A quel punto André vide il biondino riempire i polmoni, prendere fiato e infine urlare
 
“André Grandier è un ladro! André Grandier è un ladro!”
 
Il moretto era davvero sconvolto, non ci stava capendo nulla! Ma d’istinto gli fu addosso e gli tappò la bocca con la manina. Oscar era più basso di lui non riuscì a reggere il peso e cadde a terra trascinandolo sul tappeto.  Quel demonietto continuava a urlare, ma la mano pressata in bocca non gli permetteva di emettere alcun suono comprensibile. Sì, aveva davanti quello che sarebbe dovuto diventare il suo “compagno di studi e di armi”, addirittura “ amico” , come aveva promesso alla nonna e di sicuro quello di scaraventarlo a terra non era un buon inizio! Però André non aveva la minima voglia di essere denigrato e accusato ingiustamente fin dal primo giorno da quel damerino viziato.
 
“Lashhhhhh….mmmmm   Lashhhhhh…..mmmmmmm”
     “Che dici?” – chiese lui
 
Oscar continuò a mugugnare qualcosa. Forse doveva togliere la mano, ma il demonietto avrebbe ricominciato a urlare e tutto il palazzo avrebbe sentito quelle parole poco dignitose e assolutamente false su di lui!
 
“Senti il ti lascio solo se tu la smetti di  urlare e mi spieghi cosa succede come una persona normale e non come un demonio! Allora perché sarei un ladro e soprattutto cosa avrei rubato se sono in questa casa da solo poche ore?”
 
Oscar roteò gli occhi, ma annuì acconsentendo. E André lasciò la presa e le liberò la piccola bocca. Rimasero seduti sul tappetto. André  si guardò la mano tutta sputacchiata ed esclamò un sincero
 
“Che schifo!”
“Idiota!” rispose Oscar ricomponendosi
“Ehi mi chiamo André non idiota! Allora…Cosa avrei rubato ?” – disse André sicuro di sé.
“Lo spadino!” rispose il biondino
“Di quale spadino parli? Io non ho rubato nessuno spad….”
Accidenti! Si voltò e vide nel comodino proprio lo spadino di legno che aveva raccolto da terra qualche ora prima!
“Ecco io non l’ ho rubato! Era a terra, l’ ho raccolto….”
“E volevi tenertelo!”
“Co…cosa? Nooooo! Lo avrei restituito, dopo aver riposato! Avrei cercato il bambino che ne è proprietario e...”
Oscar intanto lo guardava scettica. Non gli credeva era ovvio! Poi lo interruppe
“Idiota lo spadino è mio!”- disse con voce autoritaria
“Tuo? Ne sei sicuro?”- rispose dubbioso André
“Mi dai del bugiardo? Sei tu il ladro e bugiardo!”– ora il biondino era veramente adirato!
“No… no… è solo che questa è l’ ala della servitù, non pensavo che tu… insomma come hai fatto a perdere una cosa tua davanti alla mia stanza  nell’ ala della servitù? E comunque credimi… lo avrei restituito” rispose amareggiato André
“No, non ti credo!”- disse il biondino guardandolo schifato.
 
Era  inutile parlare con quel damerino viziato e prepotente. André stava iniziando a rassegnarsi all’ idea che tutti lo avrebbero creduto  un ladro, soprattutto visto che era il figlio del generale a dirlo!
 
“Giurartelo sarebbe inutile” – disse sconsolato - ” Lo vuoi dire alla nonna? “
“No! Solo in un modo potrò punirti adeguatamente “ ed ecco che riprendeva il cipiglio del padre quel demonietto !
“Vuoi dirlo al signor Generale?”
“No! Idiota! Voglio un duello!” disse deciso.
“Un… che cosa?”- chiese André dubbioso.
“Ti batterai con me. Io Oscar Francois  de Jarjayes erede del Generale François Augustin Reynier, cavaliere e conte de Jarjayes sfido te André Grandier ! Decido io l’arma… visto che non possiedo ancora una pistola… la spada! Combatteremo con la spada. Non avremo padrini! Dimostra dunque il tuo onore, non barare, non scappare, non  fare il fifone Grandier!”
“Eh?” – ribatté André che di tutte quelle cose aveva capito ben poco.
 
Oscar allora sbuffò, si sfilò dalla manina un guanto bianco e con quello lo schiaffeggiò sulla guancia! André pensò veramente di essere capitato in un altro mondo, fatto di parole e gesti tanto diversi da quelli a cui era abituato lui. Poi Oscar aggiunse:
“Però dopo pranzo. Adesso è ora di mangiare e io ho fame !”
 
Dopo aver fatto quello strano discorso afferrò lo spadino e andò via tutto impettito
André sinceramente confuso corse in cucina dalla nonna doveva chiederle una spiegazione
“Nonna nonna!”
“André amore nonna sta cucinando, ha tanto da fare e…”
“E’ importante… “ disse André con gli occhioni verdi che la imploravano.
“Eh va bene, dimmi allora” – disse la nonna rassegnata, ma segretamente contenta di non vedere più apatia in quei due piccoli smeraldi
“Mi spieghi cosa vuol dire duello?”  chiese André tutto interessato
“Beh un duello è quando due uomini, in genere  due nobili combattono con le spade o con le pistole per contendersi qualcosa o qualcuno o per difendere il loro onore offeso. Perché me lo chiedi?”
 
Ma André aveva afferrato al volo un tozzo di pane e un pezzo di formaggio  ed era già sparito al di là del giardino.  Aveva trovato ombra sotto un albero di ciliegie che si trovava dietro il palazzo e si mise lì sotto a riflettere. Dunque Oscar lo sfidava perché lui aveva offeso il suo onore prendendo lo spadino oppure voleva contendersi qualcosa o qualcuno… doveva riflettere… Beh loro avevano solo una cosa o meglio una persona in comune: la nonna! Oscar voleva duellare per la nonna! No, ma lui non l’ avrebbe assecondato nelle sue pazzie! Lo avrebbe ignorato ecco! Lui sarebbe venuto a cercarlo e come risposta avrebbe ottenuto il silenzio e se poi avesse detto dello spadino? Beh quelli sarebbero stati guai grossi… beh avrebbe potuto farlo ragionare…  Impossibile! Lo aveva capito. Pensava e mangiava quel formaggio gustoso, di sicuro non ne aveva mai mangiato di così buono. E viste le intenzioni del biondino sputacchioso forse non ne avrebbe mai più mangiato. I suoi pensieri furono interrotti da una vocina prepotente che lo chiamava a gran voce
“André Grandier esci fuori! E’ giunta la tua ora! Io  Oscar François de Jarjayes  vendicherò l’ affronto fatto al mio casato!”
 
Caspita! Il biondino veniva verso di lui tenendo per mano due spadini di legno con fare minaccioso… Morire a sei anni per uno spadino era veramente triste come destino!
 
“Non urlare sono qui!”
“Oh ti nascondevi?”
“No, ma non voglio  duellare!”
“Hai paura?”
“No, ma non mi interessa, è stupida come cosa. Io non ti ho rubato niente.”
“Non fare il fifone! Forse non hai mai usato uno spadino?”
“Certo li ho sempre usati!” – stava mentendo ma non riusciva proprio a dargliela vinta a quello.
“Non ci credo.”
“Fai come vuoi. Io non duello ho detto!”
“Prendi! Combatti…”
“No! Lasciami in pace! “
“Dirò allora che hai preso lo spadino. Non posso lasciare un ladro impunito…”- disse Oscar con tono solenne!
 
No, non poteva essere così ingiusta la vita! Non aveva più nulla lui, né la sua casa, né i suoi genitori, né i suoi amici e adesso per qualche strano motivo questo bambino biondo lo sfidava e lo odiava, non capiva il perché o meglio pensava di averlo intuito. Ma di sicuro Oscar non lo voleva lì.  E avrebbe vinto. Perché si era sempre detto nelle strade del suo paese “ I nobili vincono sempre”. Avrebbe perso anche la nonna. Il suo destino era questo. Forse doveva solo rassegnarsi.
 
 
Oscar
 
Quel moccioso dagli occhioni verdi da cerbiatto era proprio strano! Prima energicamente gli aveva detto di non voler duellare e aveva pure osato dire che era “una cosa stupida”  e poi si era… si era “spento”… non sapeva come altro definirlo! Ma a cosa stava pensando? Cosa lo rendeva così triste? Beh… forse aveva solo paura che lei rivelasse tutto. Idea!
 
“Comunque possiamo trovare una soluzione! E’ chiaro che io non sopporto te e tu non sopporti me! Bene, tornatene a casa oggi stesso,  torna al tuo paese  dalla tua mamma e dal tuo papà e io non dirò niente così per Nanny resterai sempre il nipotino adorato! D’ accordo? “ così dicendo gli porse la manina convinta di star stipulando il patto più vantaggioso per entrambi. Ma non ricevette risposta, anzi! André sembrò incupirsi ancora di più.
 
“Ti ringrazio per la gentile offerta” -disse ironico –“ Ma io a casa non posso tornarci più, i miei genitori non  ci sono più!”- continuò con voce rotta dal pianto, però dai suoi occhi non usciva una sola lacrima.
Oscar era decisamente frastornata, non ci capiva più niente
“Non ci sono più? Beh, nemmeno i miei ci sono spesso. Saranno fuori per lavorare o per fare qualcosa in un altro paese, ma torneranno. Alla fine tornano sempre a casa.”
“Idiota non ci sono più perché sono morti!” -urlò arrabbiato André.
 
Oscar rimase basita. Erano morti? Lei non sapeva molto della morte, ma aveva percepito fosse una cosa veramente brutta quando aveva visto piangere una volta la sua mamma e  aveva chiesto a Nanny. La nonnina aveva risposto che piangeva perché il Conte  suo zio era morto. Nanny le aveva spiegato che morire equivaleva a non tornare più. Questo procurava tanto dolore alle persone che avevano voluto bene quella persona! Oscar si incupì… forse… aveva esagerato! Dunque André era solo! Come lei, più di lei! E poi non sapeva perché ma era strano vedere gli occhi del mocciosetto così dolorosamente spenti. Stette zitta per un po’ rimuginando su queste cose. Beh, non poteva chiedere scusa non lo sapeva fare, se ne vergognava! Consolarlo? E chi sapeva farlo? Beh un’ unica idea… la speranza di far ritornare a luccicare quegli occhi verdi da cerbiatto impaurito che tanto aveva odiato, ma che ora non sopportava di vedere così. Doveva provarci! Anzi doveva riuscirci! E se lei si metteva in testa qualcosa….
“Avanti combatti!”
“Cosa ma sei scemo? Ti ho detto che non mi va! Non voglio!”
“Sei un fifone Grandier!”
“Tu sei solo un damerino viziato! Lasciami in pace!”
“Non ti importa che io dica tutto alla nonna dunque?”
“No! Non è vero dunque non mi importa!”
“Importa a me! Sei il mio compagno di esercitazioni lo hai promesso a me e a mio padre. Dunque prendi e non fare il fifone!”
Oscar gli lanciò lo spadino e vide André afferrarlo! Contenta iniziò a colpirlo, il moretto sentendosi alle strette non poteva fare a meno di parare i colpi! Era un bugiardo André! Non  aveva mai tenuto la spada in mano si vedeva benissimo, però era forte. Oscar lo capì  soprattutto quando il moretto, con un sorriso che ancora non aveva visto, passò all’ attacco. All’ inizio si dimostrava impacciato è vero, ma man mano che prendeva confidenza con lo spadino dava colpi sempre più energici e poi era più alto! Oscar per la prima volta si sentì in svantaggio, ma non le importò perché stranamente nonostante non stesse primeggiando era soddisfatta, André non aveva più gli occhi spenti. Certo avrebbe venduta cara la pelle, lei era un soldato! Dava colpi sempre più decisi, André parava con sempre più forza e sembrava stancarsi…eppure, eppure successe una cosa che a lei non era mai successa, che non pensava potesse mai succedere, non a lei…già solo per il fatto che fino ad allora aveva sempre “duellato” contro un tronco d’ albero! André sbuffò spazientito, e approfittando del fatto che lei stesse prendendo la rincorsa per colpirlo, alzò lo spadino e le diede un colpo forte  il testa. Uno di quei colpi da bernoccolo assicurato! Lei cadde a terra in ginocchio davanti a lui più per la sorpresa che per il dolore.

“Fine del duello Signorino.” disse André sorridendo soddisfatto tenendo ancora lo spadino in mano.  
 
 
André
 
Beh, incredibile, ma vero! Era riuscito a vincere su quel demonietto biondo pestifero. Nonostante non avesse mai tenuto uno spadino in mano, nonostante le tecniche dell’ altro erano molto più affinate. Non sapeva come spiegarselo, ma ebbe la sensazione di essere fisicamente  più forte dell’ altro e non solo perché  avesse un anno di più, non solo perché fosse più alto. Quello sembrava proprio una femminuccia, nonostante la precisione, nonostante tutta la determinazione che aveva messo nei colpi che assestava! Aveva ragione la nonna a prenderlo in giro rivolgendosi  a lui come se fosse una lei! Non gli sembrava un atteggiamento molto da “nonna”, ma evidentemente aveva le sue buoni ragioni! Forse anche Nanny nonostante tutta la pazienza si innervosiva con quel demonietto! E poi grazie alla sua altezza, lo aveva colpito dritto in testa e non proprio delicatamente. Ben gli stava! Lo aveva voluto lui, lo aveva tormentato senza pietà nonostante gli avesse detto che aveva perso mamma e papà! Nonostante fosse visibilmente triste quel demonietto aveva insistito… E alla fine lui non aveva pensato più a nulla! Voleva solo parare i colpi e colpire. Era stato divertente…questo pensiero lo colpì in pieno! Si era divertito… e non capitava da tanto ormai! Beh, ma ora era certo che il divertimento sarebbe finito. Guardava Oscar inginocchiato a terra, a capo chino, si mordeva il labbro inferiore. Sicuramente gli aveva fatto male! Ora  il viziato sicuramente si sarebbe messo a piangere e urlare, lo avrebbe accusato alla nonna e al signor Generale e fine della sua avventura a palazzo Jarjayes. In un modo o nell’ altro era dunque destino finisse così! Sospirò triste, abbassò il capo e lasciò andare lo spadino.
E poi la sua voce ebbe il potere di uno schiaffo potente  
 
“Sei tutto scemo tu!  Hai vinto e piangi?”
 
Piangi? Piangi? Ma che diamine diceva quello? Si portò una manina al viso ed era bagnata! Lui stava piangendo! Diamine stava piangendo davanti a quello per giunta! Non se ne era nemmeno accorto, erano lacrime silenziose quelle e non volevano smettere di scendere giù.
 
“ Io non sto… non sto….” – Diamine! Chi voleva prendere in giro lui stava piangendo!
“Ma perché Grandier fai il rammollito… almeno spiegami!”
“Perché …perché… “ -Non riuscì più a trattenersi – “Io pensavo che la mia mamma dormisse, volevo dormisse e invece era morta, era morta e nonostante fosse così fredda io mi accoccolavo a lei, le chiedevo una carezza ma lei non rispondeva! Poi tutti i vicini dicevano “ Povero piccolo ora andrà in orfanotrofio” ma io non riuscivo a piangere… Poi è arrivata la nonna, mi ha portato in questa casa enorme dicendo che dovevo essere grato a tuo padre e alla vostra famiglia! E allora l’ ho promesso. Poi voglio solo stare in pace e tu invece mi odi e mi tormenti! Mi accusi di essere un ladro e ora  ti ho fatto male! Tu adesso piangerai e io andrò in orfanotrofio….”- aveva fatto quel discorso sconnesso tutto d’ un fiato senza nemmeno riuscire a guardarla, con gli occhi pieni di lacrime.
 
Poi la sua risposta e fu come ricevere un altro schiaffo…
 
“Io Oscar Francois de Jarjayes ho perso. Un soldato accetta con dignità le proprie sconfitte. Fa male essere sconfitto da uno che non ha mai preso in mano una spada di legno. Non pensare non me ne sia accorto! Ma hai vinto tu e hai il permesso di rimanere qua. Onorerai gli accordi presi con la mia famiglia e…. e …. Potrai dividere con me nonna Nanny e i suoi biscotti al cioccolato. Ti va bene? Se ti va bene stringiamo il patto con una stretta ti mano Grandier!”
 
André  smise di piangere, aveva gli occhi e la bocca spalancati! Aveva sentito bene? Il demonietto non solo gli diceva di restare, ma anche di dividere quello che per lei era veramente più importante! E che tono aveva  avuto! Così serio e deciso! André avvicinò timidamente la mano. Oscar la strinse energicamente e poi ….Poi il piccolo demonietto biondo sorrise.  I lati della bocca del biondino si piegarono all’ insù e  lasciò intravedere i denti e gli spazi vuoti! André sentì qualcosa dentro il petto sciogliersi!
 
“E non fare quella faccia da mollaccione! Non ho detto mica che siamo amici o cose del genere, sei un mollaccione! Però visto che inspiegabilmente hai vinto tu… ti do  il permesso di fare di questo palazzo la tua casa, di stare con Nanny e di tormentarmi con i tuoi piagnistei… Avanti….” fece con tono accomodante Oscar
“Ma se sei tu a tormentarmi e girarmi attorno!” disse André ferito nell’orgoglio.
Oscar fece una linguaccia divertita. E rispose:
 
“Un soldato deve sopportare…”
“Ma io non sono un soldato e neanche tu!”
“Ma certo che lo sono! Mio nonno era Generale, mio padre lo è e io lo sarò perché sono l’ ered….”
“Fermo! Basta ho capito, ho capito” André temeva veramente Oscar ricominciasse con tutti quei titoli!
 
Poi i suoi occhioni verdi si soffermarono in un punto preciso sopra la testa di Oscar. Svettava già  un bel bernoccolo rosso.
“Oscar ti fa male quello?” – e indicò il bernoccolo
“Ma no! Ma che dici! Guarda che io non piango per un bernoccolo, sarebbe un disonore capisci? Ora andiamo dalla nonna , lei mi darà un  bel panno freddo da metterci sopra e poi ci faremo dare i biscotti al cioccolato.”
André non ebbe il tempo di dire niente perché il demonietto lo prese per mano e lo trascinò nelle cucine .
 
 
 
Nanny
 
 
“Nanny Nanny! Ho un bernoccolo! Mi dai un panno freddo da mettere qui! “–  disse Oscar mostrando a Nanny un bel bernoccolo rosso e gonfio.
 
La vocina della sua bambina la fece voltare verso i due mocciosetti che ora si trovava innanzi! Si tenevano per mano! Avevano i vestiti tutti stropicciati e Oscar mostrava con un misto di orgoglio e sofferenza il suo “trofeo” da guerra!
 
“Per amor del cielo! Cosa è successo?” fece Nanny preoccupata.
“Io e André abbiamo duellato! E’ stato divertente nonna! Poi mi sono distratta e mi ha colpito. “– diceva Oscar tutta eccitata toccandosi il bernoccolo.
 
Nanny guardò negli occhi i due bambini! André era leggermente imbarazzato, ma sorrideva birichino tenendo la mano di Oscar ancora stretta alla sua. E Oscar… Beh, non aveva mai visto la sua bambina così raggiante e felice. A dire il vero non le aveva mai visto un bernoccolo, visto che era difficile che un tronco di un albero rispondesse ai suoi attacchi! Sorrise Nanny. Possibile avessero già fatto amicizia?
Prese i biscotti dal barattolo e li mise sul tavolo.  Poi porse il panno bagnato con acqua fresca  ad André
“Forza aiuta Oscar!”
“Ma veramente è colpa sua! Mi ha costretto io non volevo e ora devo pure aiutarlo?”
Lo sguardò della Nonna fu più eloquente di qualsiasi risposta. André prese il panno e lo premette contro il bernoccolo di Oscar che nel mentre mangiucchiava serena un biscotto al ciccolato.
 
 
Nanny guardò verso gli utensili della cucine e le venne un’idea. Una di quelle idee che sarebbe divenuta una delle più “usuali” e “diverti”  scenette delle cucine di palazzo de Jarjayes.
 
“E comunque mettiamo subito in chiaro una cosa ! Tu non puoi picchiare Oscar  così come se nulla fosse! Devi saper stare al tuo posto André Grandier!”
“Ma nonna….” – Disse André
“Nanny, ma è stato divertente!” protestò Oscar
“Oscar non interrompere…” disse Nanny facendo sbucare dal grembiule un mestolo.
“Vedi André… Questo da oggi sarà il tuo nemico più grande se non tratterai Oscar con il dovuto rispetto…prendi questo… e questo!” e iniziò a colpire il nipote.
“Ahi! Nonna ma che fai! Ahi! Ahi! “– fece il moretto cercando di parare un  colpo di mestolo
“Nanny ahhahah! Che ridere! André sei un mollaccione…. Sopporta con dignità!” – Fece Oscar ridendo e sputacchiando il suo biscotto.
“Nonna ahahah allora anche tu sei stramba eh? Ma perché ad Oscar no?” – chiese André coprendosi la testa e ridendo. Stranamente rideva senza accorgersene.
 “Brutto sfrontato che non sei altro! Non picchierei mai Oscar e nemmeno tu dovresti farlo… capito?! Prendi!” – disse Nanny partendo all’ inseguimento di André che nel mentre si era messo a correre e girare attorno al tavolo, mentre Oscar cercava di trattenere la lunga gonna di Nanny per ritardare i suoi movimenti e permettere al moretto di scappare.
 
 
Ridevano complici i bambini di Nanny  e le mura di quella cucina non avevano mai sentito risata più bella e cristallina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Legami ***


[Oscar]
 
Quella sorta di mollaccione dagli occhi verdi era entrato così all’ improvviso nella sua vita, nella sua casa, nelle sue abitudini da ormai più di un mese. Era un mollaccione è vero, ma lei non tirava più fuori dall’armadio Anne da quando André era arrivato. Non era una cosa voluta o fatta con intenzione. Semplicemente non ne aveva avuto il tempo perché quel bambino tutto moscio si era trasformato in un vero e proprio birbante, birichino, non avevano nemmeno finito di ideare una marachella o un gioco che già ne cominciavano un altro e in qualche modo anche lei si sentiva cambiata... quel dolore al petto che Nanny chiamava ‘solitudine’ si era attutito. André le stava sempre appiccicato, ma si lamentava di averla sempre attorno. E quando decideva di nascondersi, proprio per ripicca non per altro, due occhi verdi iniziavano a perlustrare ogni angolo del palazzo e del giardino per trovarla e ricominciare a giocare. Che mollaccione era quel Grandier, ma che sensazione meravigliosa avere qualcuno che la cercasse con tutte le sue forze! Prima di allora nessuno si era mai preoccupato di dove fosse nascosta! Riassumendo il mese appena trascorso con sole tre parole queste sarebbero state: cavallette, biscotti al cioccolato, duelli. Oscar non aveva dubbi. Cavallette come quelle che amavano raccogliere dal prato e infilare poi tra i cesti dei panni di Nanny scatenando la sua reazione… una sgridata per lei e vigorose mestolate per lui;  biscotti al cioccolato come quelli rubati dalle cucine ancora caldi, quando la nonna metteva la teglia a raffreddare sul davanzale. Per rubarli si bruciacchiavano le dite e poi scappavano al di là del giardino sotto il loro albero di ciliegio a mangiarne fino a più non posso, fino ad avere il mal di pancia e infine duelli come quelli che quasi ogni pomeriggio facevano all’ aperto, vicino al laghetto e che spesso finivano  a pugni e scazzottate visto che inspiegabilmente se André metteva un po’ più di forza del dovuto lei perdeva , lo accusava di barare e immancabilmente si prendevano a pugni e puntualmente André alla fine aveva sempre la peggio perché le mestolate di nonna Marie, soprannominata anche Generale Grandier dal nipote, non mancavano mai!
André giocava sempre con lei, quasi sempre solo con lei. Non che non andasse d’accordo con gli altri bambini. In realtà lo adoravano tutti grandi e piccoli. Il problema era  lei. Evidentemente non suscitava la stessa innata simpatia che suscitava André. La rispettavano, si inchinavano come sempre, le sorridevano è vero, ma non appena potevano scappavano quasi fossero impauriti.
 
Una volta Oscar si svegliò più tardi del previsto , non potendo fare colazione in cucina con André come ormai aveva preso a fare, nonostante le lamentele di Nanny. Uscì nel cortile e vide André giocare con Colette e Pierre, avevano disegnato una sorta di tabella a terra e saltellavo su un piede per raggiungere il quadrato dove vi era una pallina che precedentemente avevano lanciato. I primi a scorgerla furono i due fratelli. Fecero un inchino referenziale a lei e scapparono dicendo ad André  di come dovessero andare urgentemente  a sbrigare una faccenda di cui si erano dimenticati. André era un mollaccione, ma non era mica totalmente scemo e aveva perfettamente capito fosse una scusa. Era arrabbiato con i due bambini, Oscar se ne avvide. Ma era troppo orgogliosa per dire qualcosa, poi la disse lui
“ Ma non ti dà fastidio? Scappano sempre quando ti vedono e si inventano scuse assurde” fece lui adirato e triste insieme.
“ Mmm… direi di no. ” disse lei sorprendendo anche lei stessa per la sua calma
“ Perché? Come fa a non dispiacerti Oscar! ”
“ Perché ho te. “ disse senza nemmeno farci caso “ Mi dispiace solo aver fatto tardi e aver perso delle ore di gioco e allenamento.”
André era veramente sorpreso. Di solito Oscar non gli diceva mai nulla di carino e quella risposta invece sembrava proprio una cosa carina. Voleva abbracciare il suo amico, ma temendo uno spintone disse solo:
“ Beh allora vorrà dire che ti sveglierò io! Ti sveglierò io ogni mattina! Tanto mi alzo sempre prima per imparare da Gerard ad accudire e sellare i cavalli, dunque non appena finiti i miei compiti verrò io a svegliarti, ma a modo mio.”- disse André birichino.
Oscar sorrise  annuendo un po’ imbarazzata fingendo di essere distratta.
Da quella mattina aveva trovato sempre André a svegliarla saltellando sul letto o facendole il solletico. Era strano, ma Oscar non si era più sentita triste.
 
 
Quella mattina Oscar però aveva ricevuto un risveglio un po’ più brusco. André  aveva osato svegliarla non solo saltellando sul letto, ma anche riversandole addosso un’ intera brocca d’acqua. Lei aveva urlato e Nanny era accorsa e li aveva rimproverati non solo per l’acqua, ma perché aveva scoperto quella loro nuova abitudine mattutina. Aveva urlato:
“ Screanzato! Non puoi entrare nelle camere di Oscar quando dorme! Devi mantenere le distanze”
André ormai fin troppo abituato era scappato dalle mestolate della nonna e prima di farlo aveva fatto a lei l’occhiolino chiaro segnale che l’ avrebbe aspettata nelle stalle. Oscar si vestì e di corsa si recò nel luogo prestabilito.
“Brutto scemo! Come ti è venuto in mente! Hai bagnato anche tutto il letto! Per colpa tua non ho fatto nemmeno colazione”- fece lei spintonando il moretto
“ Tu sei viziatissimo! Ho dovuto farlo non ti svegliavi! E comunque tieni. Temevo sarebbe andata a finire così e ho provveduto alla colazione”  disse André porgendole un fazzoletto con dentro una soffice fetta di torta di mele.
Oscar la mangiò con gusto, poi bevve dell’ acqua dalla brocca che lui le porse.
Si recarono come quasi ogni mattina al laghetto. Ci sarebbe stato il solito duello. E forse la solita scazzottata. Se non che…
“ La prossima volta ti infilzo” disse Oscar
“Eh?” – fece lui non capendo
“ Ti infilzerò con lo spadino se osi un’altra volta bagnarmi. Mi sono sentita come annegare.” – rivelando senza avvedersene una sua paura.
“ Ma dai…Oscar non mi dire che tu hai paura dell’acqua? E magari non sai nuotare” fece lui ridacchiando
“ Certo che so nuotare André ormai sono grande io! Ormai ho quasi sei anni! Non ti permettere sai!” – ma le sue gote rosse sembravo dire il contrario. E lui rise più forte.
Oscar non aveva mai nuotato in vita sua, ma  quella era una delle “cose che avrebbe saputo fare” ne era certa. E poi si vergognava ad ammettere di non riuscire a fare  qualcosa, aveva paura  di leggere negli occhi verdi di André la stessa delusione che aveva sempre scorto negli occhi di suo padre e che la facevano sempre sentire non abbastanza. Doveva farlo smettere di ridere! Quale dimostrazione migliore allora se non quella pratica. Mentre ancora lui teatralmente rideva fino alle lacrime tenendosi il pancino. Lei prese la rincorsa e si buttò in acqua.
 
Andò quasi subito a fondo. E no, decisamente nuotare non era  una di quelle “cose che avrebbe saputo fare”, ora ne era convinta. Ora che sentiva tanta, tanta acqua in gola e nelle narici. Ora che andava sempre più  a fondo e non riusciva più a respirare nonostante avesse chiuso la bocca continuava infatti ad entrare acqua ovunque. Passarono secondi o forse minuti o forse ore! E lei non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Bruciava la gola. Voleva solo dormire! ‘ Buonanotte André, ora lo sai che non so nuotare ’ pensò… poi il buio.
 
 
“ Oscar Oscar dannazione svegliati! Oscar….ti prego Oscar”
 
Oscar sentiva la voce di André disperata e rotta dal pianto, era come se la stesse chiamando da lontano. Ma lei no, non riusciva a rispondere. Nonostante le sembrava di stare provando. Non riusciva. Aveva sonno. Nonostante sentisse la pressione delle mani di André sul suo busto, non poteva rispondergli. Sentiva un peso enorme comprimerle il petto. Ebbe paura di non riuscire mai più a parlargli e a vederlo. Forse…forse sarebbe morta come la mamma di André e lui sarebbe stato di nuovo triste. Oscar non voleva questo e cercava di rispondergli, ma non poteva, aveva quel peso e sentiva freddo tanto freddo… sarebbe stato tanto facile invece dormire! ‘ Buonanotte André, se incontro la tua mamma la saluto e le dico che anche se sei un mollaccione sei gentile e sei l’unico amico che ho. Sarà fiera di te. Buonanotte André’ .
 
Poi sentì delle gocce d’ acqua sul viso. Ma queste non erano fredde, erano calde, caldissime.  Alcune caddero sulle sue labbra un po’ aperte, sapevano di sale. Allora non capì bene come, riprovò ad aprire gli occhi, voleva capire da dove arrivasse tutto quel calore che stava sconfiggendo il freddo. Ci riuscì.  Si ritrovò gli occhi di André innanzi. Lui se ne accorse. Sorrideva ma non smetteva di piangere. Era scemo il suo amico, non c’era  niente da fare!
“ Oscar! Oscar sei vivo! Oscar”- André prese ad abbracciarla convulsamente continuando a piangere.
Oscar era imbarazzata. Non sentì più freddo…e dire che era tutta bagnata! Eppure era un calore così bello e così diverso da quello di pezza della sua Anne.
“ Scemo! Perché non sei venuto subito a prendermi quando hai capito che non sapevo nuotare?”- disse lei. Voleva offenderlo come sempre, per attenuare quel senso di vergogna, ma non riusciva a non sorridere.
“ Oscar mi avevi detto che sapevi nuotare! Pensavo ad uno scherzo. Poi non sei più tornato a galla. Che paura Oscar! E sarebbe stata colpa mia, colpa della mia stupidità! Scusa scusa scusa! Non me lo sarei mai perdonato ti fosse successo qualcosa! Non farlo mai più per favore ”  poi si fermò di colpo, come se una verità lo avesse bloccato
 “ Io ho solo te ora. Sei la mia famiglia Oscar.”
Oscar sorrise, si mosse veloce e lo sorprese con un abbraccio che il moretto ricambiò. Poi si staccò un po’ e con il suo solito tono solenne, reso ancora meno credibile da un sorriso enorme che mostrava tutti i dentini in meno disse:
“ Mi hai salvato la vita André Grandier. Da oggi ti autorizzo ad essere mio amico.”
André le sorrise dolcemente. E riprese ad abbracciarla forte. Lì su quel prato dove attorno era ancora tutto bagnato. Dalla  bocca del moretto uscì solo un energico “ Ti voglio bene!”
Oscar non capì bene come, ma sentì tre piccole paroline sussurrate appena uscirle dal cuore “ Anche io André! “ .
Sì, decisamente quell’ abbraccio era di gran lunga il migliore dei suoi quasi sei anni.
 
[André]
 
Cocciuto, prepotente, viziato, combina guai… Ecco questi aggettivi qualificavano bene Oscar! Ormai erano passati due mesi da quando André era giunto a palazzo Jarjayes.  All’ inizio non era stato per nulla semplice! Aveva dovuto apprendere tante piccole cose, perché la nonna gli diceva sempre “ Devi saper ripagare la gentilezza del Generale. Sei un servo André nonostante i privilegi che avrai grazie alla vicinanza con Oscar. Ma devi sempre ricordarti che tu ed Oscar siete diversi! “ Lui di certo non voleva sembrare un fannullone! E presto aveva iniziato a dare una mano alla nonna nei lavori di casa, ma soprattutto stava cercando di imparare ad occuparsi egregiamente dei cavalli. Grazie a Gerard, il vecchio stalliere. E gli piaceva pure parecchio! L’ odore del fieno. I cavalli e la loro empatia. Mangiava tantissime cose, che a Tours non avrebbe mai sognato di poter mangiare… Carne, pesce, formaggio e dolciumi di tutti i tipi, e poi la cioccolata…! Non pensava potesse esistere una cosa più buona al mondo… ed Oscar era dello stesso parere!  Quel demonietto biondo ‘mangiacioccolato’ all’ inizio non gli aveva reso le cose facili, era un tormento, pretendeva sempre di stare con lui. Forse perché aveva solo lui. Visto che non riusciva a stringere amicizia con gli altri bambini. Ma soprattutto perché loro due erano simili, tanto simili, nonostante la nonna gli dicesse il contrario. Eppure qualcosa di differente c’era. Non sapeva spiegarsi il perché ma Oscar non aveva la stessa forza che avevano i bambini con cui qualche volta gli era capitato di fare a botte a Tours. Era agile questo sì, ma non era forte, anzi aveva una certa delicatezza innata! All’ inizio André era contento di vincere grazie a questo, poi una sorta di istinto di protezione, forse dettato dalla maggiore età, lo aveva portato a controllarsi, a cercare di non fargli del male. O forse semplicemente gli voleva bene. Anzi su questo non aveva dubbi. Ormai il biondino insieme alla nonna erano la sua famiglia. Lo aveva realizzato qualche settimana fa quando quell’incosciente , sentendosi preso in giro, aveva cercato di dimostrargli che sapeva nuotare. Beh, André aveva avuto tanta paura. La stessa paura che aveva provato quando la mamma non gli rispondeva su quel letto. Aveva pure pianto tanto. Ma poi finalmente il demonietto si era ripreso.  Si erano abbracciati. E il suo strano amico aveva pure risposto al “ti voglio bene” anche se prima chiaramente si era lamentato per il ritardo dei soccorsi. Incorreggibile. Perché alla fine Oscar era Oscar…
 
Quella mattina di  fine ottobre André aveva cercato di sbrigare presto i suoi  compiti. Aveva strigliato il cavallo del Generale con forza e delicatezza insieme, come gli aveva insegnato Gerard, e gli aveva dato da bere. Era una bella giornata, una di quelle che ti permette di giocare fuori in camicia fino a sera accarezzati dal sole gentile. Aveva proprio voglia di svegliare Oscar per  uscire a correre e giocare sui prati. Soprattutto perché a giorni sarebbero iniziate le lezioni con il precettore. André era felice. Non vedeva l’ora di imparare a leggere e scrivere. Gli sembrava una cosa molto importante. Ma sapeva anche che non avrebbero potuto giocare tutta la giornata fuori. Voleva godersi dunque quella giornata con suo amico. E così aveva fatto. Salì silenziosamente le scale del palazzo facendo i gradini a due a due, così come faceva sempre Oscar . Entrò nella stanza e saltò su quell’ enorme letto nel quale a stento, tra coltri di seta, si scorgeva la testa del  biondino.
“ Sveglia! Sveglia! Dormiglione”
Oscar aveva un viso d’angelo quando dormiva, talmente bello da sembrare una femminuccia. Fece le solite storie, borbottò infastidito, ma alla fine si convinse a scendere dal letto.
“ Scendo a dire alla nonna che vogliamo fare subito colazione e poi usciamo. Sbrigati a prepararti”
Dopo pochi minuti erano entrambi seduti, piedi penzoloni, in cucina a  bere il latte o meglio a giocare a chi faceva le bolle più grandi soffiando dentro la tazza. Al solito i borbottii della nonna non tardarono ad arrivare. 
Finita la colazione, salutarono la nonna chiedendo il permesso di stare fuori un giorno intero spiegando che nei giorni successivi, con le lezioni del maestro, non sarebbe stato possibile. La nonna si lamentò un po’, ma alla fine troppo stordita dall’ emozione di vedere il proprio nipote iniziare a studiare diede loro un cestino con limonata , formaggio , pane e mele e lasciò andare i suoi bambini. André si lamentava di tutto quel peso! Toccava sempre a lui! Ma il pensiero di una bella giornata e il sorriso felice del demonietto erano un buon incentivo!
La giornata era abbastanza calda, soprattutto dopo aver giocato a rincorrersi e aver “duellato” per ore. Almeno la nonna aveva preparato la limonata ottima per dissetarsi! Bevvero tanta limona, così tanta che i pancini stavano scoppiando…André guardò soddisfatto l’albero grande lì vicino.
“ Oscar, io devo fare la pipì. Menomale che c’è questo albero così grande. Non ce la farei a ritornare a casa, è troppo lontana”
“ Anche io André devo farla”- si lamentò Oscar tenendosi il pancino.
“ Allora vieni andiamo insieme” dicendo questo lo prese per mano e andò dietro l’albero.
Oscar era pensierosa. André se ne accorse e gliene chiese il motivo.
“ Non penso di riuscire a farla qui all’aperto”
André lo canzonò.
“ Oscar sei proprio viziato. Tutti i bambini riescono a fare la pipì fuori solo che tu sei un nobiluccio che non ha mai provato! Avanti se no la farei nei pantaloni” – così dicendo intanto aveva abbassato i suoi pantaloni e le sue piccole culottes e aveva iniziato a fare il suo bisognino. Finito il quale, sospirò soddisfatto. Si voltò e vide Oscar con i pantaloni abbassati intento a cercare qualcosa in mezzo alle sue gambe. Evidentemente non trovandola. Oscar lo guardò perplesso e gli disse:
“ André, André  non trovo il coso che hai tu! Come faccio a fare pipì come te!”
André voltò Oscar verso di sé. Guardò in mezzo alle  gambe del biondino e spalancò gli occhi. Ma per quanto guardasse bene… non c’era. Oscar non aveva il pisellino! E la sua mamma gli aveva spiegato una volta che quella era la differenza tra i maschietti e le femminucce… dunque Oscar era una femmina! Ma come era possibile vestiva da maschio, faceva le cose da maschio, aveva giochi da maschio, tutti, tranne la nonna a dire il vero, le si rivolgevano al maschile… eppure non aveva il pisellino quindi era… era una femminuccia al maschile!
Non poté trattenersi e mormorò a voce troppo alta
“ Non ha il cosino quindi…Lui è una lei, ma lei è anche un lui”-  oh! Forse lo aveva detto a voce alta!
Oscar inclinò la testa, iniziò a spazientirsi e poi doveva  fare la pipì!
“ Insomma non ho il tuo stesso cosino tra le gambe. Ma è importante? Cambia qualcosa? Non sono sempre io?”
André iniziò a riflettere su quella domanda. Effettivamente a lui non  cambiava poi molto. Voleva bene ad Oscar con pisellino o senza pisellino.
“ No. Non importa. Tu sei sempre Oscar  per me.“- rispose deciso André
“ Mi aiuti di grazia allora a fare la pipì? Me la sto facendo addosso”- disse Oscar saltellando sulle proprie gambine per trattenere il bisognino più a lungo.
“ Ehm si… solo che non puoi farla come prima hai visto farla a me. Quindi leva i pantaloni e le culottes e poi…poi ehm… accovacciati così!”. – le mostrò come fare.
Il piano alternativo funzionò; Oscar riuscì a fare pipì e  dopo essersi rivestita ringraziò André.
Ripresero i giochi. In fondo nulla era cambiato proprio nulla. Solo che André capì perché era più forte di Oscar e perché lui ehm lei fosse più delicata. E anche le parole che la nonna aveva detto alla sua mamma tempo prima.  E finalmente capì perché nonna Marie la chiamasse Madamigella.
Il sole stava tramontando tingendo il cielo di meravigliose sfumature di colori roso e arancio. Oscar e André si incamminarono sulla via del ritorno tenendosi per mano. Ad un tratto André si sentì strattonare da Oscar.
“ André noi siamo amici vero?”- fece lei sgranando gli occhioni blu.
“ Sì certo Oscar” – rassegnato al fatto che quell’ espressione preludesse ad una richiesta.
“Me lo presti qualche volta?”- fece imbarazzata lei.
“Cosa?”
“ Il cosino che hai in mezzo alle gambe! Siamo amici! Gli amici si prestano le cose!”
André ci pensò un po’…. Non era sicurissimo, ma di certo non sarebbe stato facile accontentarla! Il suo cosino era attaccato, non si poteva staccare mica così e al solo pensarci provava dolore…ora il difficile era spiegarglielo.
“Oscar mi dispiace ma non posso. “
“ Uffa cattivo! Chiederò a mio padre allora di prestarmelo. Lui è più grosso. Lo avrà anche più grande… potrebbe prestarmene anche un pezzettino.”
“ Oscar ma che dici”- sbottò André inorridito dal solo pensiero del Generale che prestava il suo  coso.
“ Uffa ma perché no?”
“ Perché è una cosa che non si stacca e non si presta. O ci nasci o non ci nasci”- al piccolo André sembrava chiara come spiegazione
Guardò Oscar era arrabbiata. Anzi forse più triste che arrabbiata.
“ Non fare così”- le disse allora addolcendo il tono
“ Ma André non è giusto! Sono nata difettosa lo avranno tutti…e io no!”
“ Beh non proprio tutti!”
“ Imbroglione! Mio padre lo ha, tu lo hai, lo avrà anche Pierre”
“ Beh suppongo di sì”- disse André grattandosi la testolina
“ Lo avrà Nanny, Cosette, la mamma, le mie sorelle….e io no! Uffa!”- iniziò a piagnucolare
“ Eh?”- o diamine pensò André! Qui bisognava partire proprio dall’ inizio! -“ Oscar no! Nanny, Cosette , tua madre e le tue sorelle non hanno un cosino fra le gambe!”
“ Veramente? “
“Sì”
“ Giuralo!”
“ Lo giuro”
Oscar sembrò sollevata. Poi un dubbio
“ Ma perché ?”
“ Perché le femmine non hanno il cosino. Sono diverse dai maschi.”
“ E’ grave?”
“ No … hanno altre cose”
“ Cosa?”
“ Cose che tu ancora non hai! Ma le donne grandi sì!” – disse André dopo aver riflettuto un po’ sulle differenze visibili.
Oscar ci pensò. Guardò André in maniera interrogativa portandosi le mani all’ altezza del petto e mimando due protuberanze.
André rise e disse “ Sì”
“ Che schifo!” – fece Oscar seria.
“Beh non è detto ti vengano grosse! Tranquilla! Tu sei magra non ti spunterà la ciccia sopra il pancino!”- la consolò il piccolo André
“Ma in pratica oltre a questo cosa cambia?”
 
André avrebbe voluto rispondere tante cose. Le tante cose che lui aveva capito quel giorno facendo la pipì insieme ad Oscar. Ma la vedeva già parecchio confusa. Come poteva spiegarle che lei era una bambina trattata ed educata come un bambino perché in realtà suo padre avrebbe voluto un bambino- era questa la follia a cui si riferiva la nonna- Non poteva confonderla di più! Non poteva ferirla! Doveva proteggerla! E poi a lui Oscar piaceva maschio o femmina che fosse! Erano uguali.
“Niente” – rispose e si chinò sulla gota di lei che ora, per la prima volta, gli sembrava  delicata e profumata …diede un bacino.
Oscar lo scostò con una faccia schifata e disse
“ Mi sa che sei anche tu una femminuccia André”
“ Eh? Perché?”- chiese lui risentito.
“ Mio padre dice che baci e carezze sono cose da donnicciole”- fece con il suo solito cipiglio da generale.
 
 André rise, rise di cuore. Le strinse la mano un po’ più forte e ricominciò a camminare. Con il suo demonietto biondo dagli occhi blu sentiva di poter andare ovunque. Gli bastava avere lei. Aveva tutto il mondo.
 
 
 
Ciao! Ecco il nuovo capitolo. Non vi anticipo nulla sul prossimo… sappiate solo che  ritroveremo Oscar e André  un  po’ più grandi. Grazie a chi recensisce, segue e legge la storia. Un abbraccio a tutte voi.

Ladysibilla
 

 
 
 

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Capitolo 6
*** Prime volte che deludono ***


[André]
 
Era diventato difficile maledettamente difficile raggiungerla… Ma guarda cosa gli toccava fare per una promessa fatta quasi sei anni prima ormai! Arrampicarsi tra i cornicioni e fare l’ equilibrista per raggiungere la stanza del piccolo demonietto biondo, non tanto piccolo ormai a dire il vero. Eppure doveva farlo! Non conveniva farla arrabbiare! Questi erano i pensieri del quasi dodicenne André Grandier mentre cercava di preservare la sua giovane vita stando in equilibrio sul cornicione del balcone della camera di Oscar. Non appena scavalcò la balaustra tirò un sospiro di sollievo. Poi guardo in direzione della finestra… era aperta! Sorrise soddisfatto.
 
Ormai la storia andava avanti da più di un mese. Da quando erano terminate le lezioni del maestro per la pausa estiva.
 
 André durante quegli anni a palazzo  era riuscito senza alcun problema a sgusciare in camera di Oscar dandole un degno risveglio saltando come uno scalmanato su quell’ enorme letto da signorino viziato passando dalla porta come qualsiasi persona normale! Del resto conveniva anche a lei visto che il precettore era davvero severo e intransigente per quanto riguardava la puntualità! Ed Oscar era quella di sempre! Una dormigliona! Eppure quell’ anno era cambiato qualcosa, cioè almeno a sentire la nonna. Una mattina di inizio estate Nanny era piombata in camera di Oscar per portarle delle camicie pulite proprio mentre lui era a cavalcioni sopra la sua amica intento a farle il solletico per svegliarla meglio, voleva fare una bella cavalcata approfittando fin da subito dei giorni di vacanza. Beh, un gesto quotidiano che la nonna non aveva mai condiviso, ma nonostante a volte lo rimproverasse in realtà non si era mai arrabbiata sul serio. Quella volta fu diverso. Nanny fece cadere le camicie per terra si portò le mani in viso. Divenne rossissima. Si diresse verso André e cosa che non aveva mai fatto prima gli diede un sonoro schiaffone dopo averlo strattonato da un braccio e buttato giù dal letto. Fu tanta la sorpresa, la nonna non aveva mai dato uno schiaffo né a lui né ad Oscar, mestolate tantissime, ma schiaffi mai…
André incredulo e turbato chiese alla nonna il motivo. La vedeva turbata, così come non l’aveva mai vista.
“ André devi assolutamente mantenere le distanze! Tu sei un servo André! Solo un servo! Non puoi entrare in camera di Oscar e infilarti nel suo letto! Non puoi! Mai più! Ormai siete grandi! Non potete… non più! Altrimenti altro che schiaffo, piangerò un nipote morto sulla forca” –abbandonò la rabbia iniziando a piangere e aggiunse – “ Ti prego André! Ti scongiuro! E anche voi Madamigella promettetemelo”.
Loro avevano annuito sconvolti e André era andato pure ad abbracciare la nonnina che continuava ad essere scossa da singhiozzi e lacrime. E poi lo avevano promesso. André non sarebbe più entrato nella camera di Oscar… non dalla porta per lo meno. Visto che le abitudini sono dure a morire. La mattina seguente la promessa André aveva ubbidito. Era nelle stalle ad accudire i cavalli. Ma si trovò Oscar innanzi, sembrava non avesse dormito, gli disse solamente “ André ti prego trova un modo, ma non smettere. Se cambia questo e come se cambiasse il nostro mondo non trovi?”. Lui annuì. E poi elaborarono insieme quel piano alternativo. Lui si arrampicava nell’ albero, camminava in equilibrio sul cornicione, scavalcava la balaustra del balcone di lei lasciato aperto! Ma Oscar era fatta in un modo tutto suo…pretendeva da lui l’impossibile e poi dormiva sogni tranquilli in tutti i sensi, visto che una volta aveva dimenticato la finestra chiusa e lui bussava come un scalmanato nella duplice speranza di svegliarla e non farsi sentire da tutto il palazzo. Per fortuna quella volta non lo vide nessuno o quasi, solo Pierre lo vide in quel balcone e gli lanciò uno sguardo sbalordito e quasi malizioso, ma non capì proprio cosa il ragazzino dai capelli rossi volesse insinuare. Dopo diversi e diversi minuti Oscar gli aprì il  balcone tranquilla stropicciandosi gli occhi a sua discolpa disse solo un “ Scusa ieri sentivo freddo e ho chiuso”. Che rabbia! Lui aveva rischiato di rompersi l’osso del collo e di essere sentito da tutti e lei così serafica! Beh poteva urlarle e mandarla a quel paese, ma scelse un metodo più tradizionale
“ Io ti perdono ma lui no!”- fece André serio
“Mmmh lui chi?”- chiese Oscar ancora assonnata
“ Lui il mostro del solletico…”
Oscar non ebbe il tempo di sgranare gli occhi che già André aveva iniziato a tormentarla trascinandola sul letto.
Eh, sì ! Il loro mondo non era per nulla cambiato!
 
Entrò in camera e la vide con gli occhi chiusi, in camicia da notte. Solo quella leggera casacca di lino la copriva poiché durante il sonno si era scoperta facendo finire il lenzuolo a terra. Era bella Oscar. André ne era consapevole. E quella mattina vedendo la candida pelle delle gambe lasciate scoperte fin sopra al ginocchio ne fu ancora più consapevole. Era la prima volta che faceva simili pensieri su Oscar! Si vergognò profondamente. Ormai era un ometto- come diceva la nonna- era normale avere simili pensieri. Poteva averli con le cameriere, con le lavandaie, ma non con Oscar di certo! E poi Oscar era Oscar… con quel caratterino, non era mica come Cosette tutta occhioni e carezze! Eppure quella mattina stava provando qualcosa di troppo simile a quello che provava quando spiava insieme a Pierre le cameriere di palazzo cambiarsi, una sorta di brivido, di scossa che partica dalla nuca e finiva nel basso ventre. Decise per una volta di cambiare abitudine. Come una sorta di rispetto nei confronti di lei ignara di questo turbamento, come una sorta di tentativo di esorcizzare quel piacere nato semplicemente dalla vista di un candido lembo di pelle di troppo. Niente saltellii sul suo letto, niente solletico. La scosse gentilmente per le spalle. Oscar mugugnò qualcosa del tipo:
“ Sì Cesar ora ti do la mela da bravo”- evidentemente aveva scambiato le mani di André per il muso del suo purosangue. André ridacchio. Le scosse le spalle con più decisione. Finalmente aprì gli occhi blu e lo vide. Lui  osservò quegli occhi blu come se fosse la prima volta e forse influenzato dai pensieri di prima borbottò velocemente un “ Ti aspetto giù. Faremo una cavalcata.” e si catapultò fuori dal balcone, ripercorrendo a ritroso il percorso che aveva fatto minuti prima per svegliarla.
 
Cosa gli prendeva non lo sapeva nemmeno lui. Si tranquillizzò solo vedendola arrivare dopo un po’ nelle stalle. Era sempre lei, la sua Oscar e nessun brivido, nessuna scossa. Le porse le redini di Cesar, la vide montare e dopo qualche secondo lui fece lo stesso con Alexander. Cavalcarono piano, uno di fianco all’ altro parlando del più e del meno, più e meno che in quei giorni riguardava il matrimonio dell’ ultima figlia del Generale – ultima esclusa Oscar logicamente- Claudine .  La funzione era prevista fra cinque giorni, il ricevimento sarebbe stato a palazzo Jarjayes dunque i preparative fervevano e occupavano tutti. Soprattutto la nonna che aveva attivato la “modalità Generale” nel miglior dei modi. Ad un tratto Oscar si fermò di scatto e fece fermare anche lui. Fece segnale con la mano di stare in silenzio, di scendere e di legare i cavalli ad un albero vicino. Fatto questo. Si accovacciò lei stessa dietro il grande albero e fece ad André segno di raggiungerla.
“ Mi spieghi cosa stai facendo, di grazia?” –bisbigliò lui
“ Guarda…laggiù!”- fece Oscar indicando con la mano un punto preciso davanti a loro.
André sgranò gli occhi e si ritrovò a un cento metri due figure avvinghiate. Una delle quali, lo vide dai capelli color fuoco, era Pierre. Il figlio di Flore, un tredicenne poco più alto di lui, ultimamente suo complice di sbirciatine di cameriere carine, era tutto intento a baciare una ragazza dai lunghi capelli neri. Baciare! Ora va bene guardare, scherzare, inventare avventure, ma addirittura quello era passato alla pratica! Non appena Pierre si scostò dalla ragazza riconobbe in lei, Simone, la figlia del panettiere che riforniva di baguette le cucine di palazzo Jarjayes. Una tredicenne morettina dagli occhi svegli, indubbiamente carina! André non seppe bene il perché ma provò la stessa sensazione che aveva provato alla vista delle gambe di Oscar qualche ora prima. Quel brivido che faceva tremare le gambe…E nel frattempo si sentiva fortemente in imbarazzo a dover assistere per la prima volta ad un bacio con Oscar accanto! Fortunatamente Oscar non sembrava per nulla sfiorata da simili turbamenti.
“ André…André quello è Pierre guarda!”- sembrava divertita.
“ Sì sembra lui”- rispose André cercando di riprendersi da tutte quelle emozioni.
“ Ma guarda…che fa? Che schifoooooooo! Bacia la  panettiera! Ahahahah! Tutti imboscati, tutti avvinghiati… guarda che faccia da pesce lesso! Ahahahah!”
André rise sollevato da tutta quella leggerezza! Oscar era proprio ancora una bambina!
“ Comunque non sta bene guardarli…andiamo via Oscar”- fece André cercando di trascinarsela dietro.
“ Quando andiamo via lo decido io! Capito?”
André sbuffò rassegnato.
Nel mentre i due avevano ripreso ad abbracciarsi e baciarsi. E Oscar aveva deciso che era abbastanza. Ripresero i cavalli e ripercorsero la strada per Palazzo Jarjayes. Una volta arrivati mentre André sistemava i cavalli Oscar, appoggiata con la schiena allo stipite del box di Cesar, continuava a prendersi gioco dell’ espressione tutta presa dei due sbaciucchiosi lessi, così aveva ormai soprannominato Pierre e Simone dopo averli sorpresi intenti a baciarsi! Pochi minuti dopo si ritrovarono in cucina a giocare a carte. La nonna e Flore erano tutte intente a sperimentare nuove ricette in vista del banchetto nuziale che a giorni avrebbe avuto luogo a palazzo. Ad un tratto furono attratti dalla conversazione delle due donne.
 
“ Flore avrei bisogno di quattro uova fresche puoi mandare Pierre a prenderle?”
“ Oh Marie sarebbe bello! Ma quel ragazzo ormai è come preso da  i bollenti spiriti. E non fa più niente. Oggi ad esempio quando è arrivata la figlia del fornaio con la scusa di aiutarla col carretto è scomparso chissà dove!”
“ Ahahaha… Simone la figlia del fornaio?”- rise la nonna
“ Sì lei! Che poi ti sembra normale che una ragazzina per bene vada in giro a fare gli occhioni dolci ai ragazzi? L’altra volta  li ho visti pure scambiarsi un bacio dietro le stalle! Troppo sfrontata! E Pierre povero ragazzo…che vuoi l’adolescenza!” - disse indignata Flore
“ Flore suvvia sei solo gelosa di Pierre. Tu hai sposato tuo marito da ragazzina. Cosa avevi? Quattordici anni? Simone è una ragazzina e come tale avrà voluto sperimentare un bacio, un’ esperienza nuova, così come noi stiamo facendo con queste ricette… Del resto ha quasi l’età da marito! E poi fanno tanta tenerezza!” – disse dolcemente la nonna e aggiunse quasi urlando – “ Andrééééééé vai a prendere le uova dal pollaio e sbrigati!”
 
Ed ora eccolo lì André Grandier a parlare con una gallina, non che fosse diventato pazzo ma aveva bisogno di ragionare con qualcuno di fidato che non fosse Oscar e per ora non gli veniva nessuno in mente se non Cocò, la vecchia gallina che non era ancora diventata brodo solo perché Oscar vi si era affezionata e aveva ordinato che non le si torcesse una penna.
“ Cocò,  la nonna dice che Simone è una ragazza che ha quasi l’ età da marito… Cocò, Simone ha due anni in più di Oscar! Sai questo cosa vuol dire? Oscar ha quasi l’età da marito!”- disse André sconsolato strattonando la povera gallina.
Cocò rispose starnazzando.
“ Noooo ma certo lo so che Oscar non è comunque per ovvi motivi una ragazza da marito! Anzi non sembra proprio una ragazza, è…è ancora un moccioso undicenne! Ma non è questo che mi preoccupa! Non è il matrimonio! Ma…ma la nonna ha detto che a quell’età le ragazze vogliono fare nuove esperienze, vogliono provare  a ba…baciare”- divenne rosso solo a pensarlo!
Cocò starnazzò di nuovo
“ Nooo Cocò, lo so, lo so, Oscar ha detto ‘che schifo’! Ma per ora! E se poi fra due anni volesse provare? Volesse provare con qualcuno? Con il figlio di qualche nobile? O con quel pervertito di Pierre? Io non potrei sopportarlo… Guarda lo dico per lei! Che figura ci farebbe? Qualcuno potrebbe approfittare della sua curiosità… certo poi verrebbe infilzato con la spada, ma intanto… No, no, non posso permetterlo! Mi devo calmare, Oscar non è come le altre…lei sputa a terra, veste da uomo, si sporca di fango, usa la spada, dice parolacce, mangia un sacco….Lei …lei ha la pelle candida! Ehm…no… no  non l’ho detto per davvero! Cocò, non pensare male eh? Io non ho mai visto Oscar così...così come una ragazza intendo! E’ una mocciosa, anzi un moccioso, ma… ma non lo sarà per sempre no? “- fece André in tono inconsapevolmente tragicomico.
La gallina Cocò inclinò il collo  e poi svolazzò via lasciando il piccolo grande André solo con i suoi pensieri accorgendosi per la prima volta che non avrebbe voluto dividere quella mocciosa con nessuno.
 
[Oscar]
 
Ed eccola lì  ridotta a fare un solitario con le carte  per colpa degli stupidi preparativi di uno stupido matrimonio. Tutti intenti a  preparare l’ evento dell’ anno, il matrimonio di sua sorella Claudine. E la nonna ora aveva coinvolto anche André… e quel mollaccione era corso a prendere le uova lasciandola lì sola con le carte.  Certo Flore avrebbe chiesto a Pierre. Ma Pierre non c’era… aveva altro da fare! Che stupido quel Pierre…! Ormai non scappava più alla sua vista, ma continuava con quegli inchini da voltastomaco, invece il ragazzo dai capelli rossi cercava alle volte di coinvolgere André nelle sue belle trovate, come quella di spiare le cameriere! Oppure lo costringeva, nonostante lei fosse presente o nelle vicinanze, ad ascoltare le sue avventure da  amatore! Ovviamente anche uno scemo avrebbe capito fossero false, ma André restava sempre sbalordito, perché lui veramente alle volte credeva a tutto quello che gli raccontavano! E ora che lei e André  avevano trovato Pierre finalmente a fare un po’ di pratica reale… André si era imbarazzato! Ma cosa gli passava per la testa al suo amico?
Non capiva proprio cosa ci fosse da imbarazzarsi! Al massino il disgusto! Non sembrava molto igienico inoltre ficcare la lingua dentro un’altra bocca e riempirla di saliva. Pierre poi le era sembrato proprio un mulo che sbavacchia mangiando una carota! Simone invece no! Aveva la faccia da pesce lesso, ma almeno era davvero carina e poi per le poche volte che l’aveva incontrata non le era sembrata proprio una sfrontata. Alla fine aveva ragione Nanny, la figlia del panettiere aveva solo qualche anno in meno rispetto sua sorella Claudine che si sarebbe addirittura sposata fra qualche giorno. Il promesso sposo era un vecchio! Aveva trent’ anni! Non conosceva molto Claudine nonostante la vicinanza d’età, sua sorella aveva passato la maggior parte degli anni il collegio. E beh, ora sarebbe andata a vivere col marito! Il Generale aveva  passato anni e anni a cercarle il partito giusto e aveva soppesato le migliori offerte…e  di una cosa era sicura di certo non aveva valutato in base alla bellezza o all’ età! Ad ogni modo Claudine non sembrava preoccuparsene visto che svolazzava da una stanza all’altra per vestito, acconciature e preparativi vari. Sembrava felice, nonostante avesse conosciuto il fidanzato solo qualche giorno prima, contenta solo per il fatto di sposarsi e di sfuggire al collegio. Ma a lei Claudine sembrava un uccellino in gabbia! Almeno Simone aveva scelto di fare la civetta con qualcuno, di baciare qualcuno, non avevano scelto per lei…. Certo era che avrebbe potuto scegliere meglio! Pierre…che gusti! Capelli rossi, lentiggini e un corpo grande grande che sembrava non proporzionato col cervello! E due occhi da…da somaro! Oscar ridacchiò pensando all’espressione di Pierre! Però si vedeva come fossero liberi nell’atto di baciarsi quei due. E provò pena per Claudine, le mettevano tristezza le imposizioni, anche se sentiva di esserci abituata come tutti in quella casa…Ma suvvia! Basta pensieri tristi! La cerimonia sarebbe stata di una noia mortale ma lei e André avrebbero riso del brutto vizio di Fra Luis che si scaccolava il naso di continuo e avrebbero mangiato dolci! Tanti dolci! E poi… poi guardando verso la cantina le venne un’idea. Una nuova avventura per lei e il mollaccione!
 
 
[André]
 
15 Luglio – banchetto nuziale di Claudine de Jarjayes.
 
‘Dannata Oscar!’ Con la scusa di tutto quel trambusto ne aveva combinata un’altra delle sue e André come al solito ci era finito con tutte le scarpe.
‘Una delle  idee geniali del demonietto rubare del vino e dei sigari!’
Questo pensava André mentre osservava la seconda o la terza bottiglia di rosso pregiato dei vigneti della Borgogna fatti arrivare a palazzo direttamente dal Generale per il grande evento! E lui dannazione le aveva detto che non potevano, non potevano assolutamente bere così tanto. Lei le aveva dato del mollaccione come sempre e alla fine anche lui aveva  ceduto… in tutti i sensi. Stavano distesi sotto il loro ciliegio perché le gambe non gli reggevano più. Aveva la nausea lui. Forse anche Oscar. Lei che ora era intenta a sfumacchiare uno dei sigari di suo padre che aveva rubato insieme ai vini. E se non stesse così male per la  prima sbronza sicuramente la bloccherebbe, ma siccome André era completamente ciucco rideva come un pazzo perché Oscar sembrava proprio il Generale biondo in miniatura in quel momento!
“Perché ridi André?- cof!cof! Tossì Oscar avendo aspirato il fumo.
“ Ti atteggi tanto da grande ma sei una bambina! I sigari non si aspirano!”
“ E tu che ne sai Grandier scusa?”
“  L’ho visto fare a Gerard… dà qua! Ti faccio vedere. “ Disse André posando la bottiglia ormai quasi finita e prendendo il sigaro dalle mani di lei. Lo portò alla bocca e sentì l’umidiccio delle labbra di lei rimasto sulla parte inferiore del sigaro e per un attimo ripensò a quei giorni, ai discorsi di Flore e Nanny, a quelli fatti con Cocò e si rattristò. Diede la prima boccata senza aspirare e bevve ancora.  Si sentiva male, come stordito. E tutto sommato era una bella sensazione”
“ Però ti invidio André”- disse Oscar diventando un po’ triste e tirandogli la bottiglia di vino per berne un altro sorso
“ Perché tu contessina viziata invidieresti un umile servo eh ? Sentiamo!”- disse André canzonandola
“ Le persone come te, come Pierre; come Simone sono libere di fare le esperienze che vogliono! Guarda Claudine invece…voglio dire… è stato tutto deciso! Mio padre decide per tutti! E dispone di noi come vuole. Ho pensato…che …che mia sorella fosse come un uccellino in gabbia e io…io non voglio essere così da grande!”- finì Oscar concitata e alticcia per via dell’ alcool.
“ Beh secondo me tu da grande non sarai così, perché tu non sei così Oscar nemmeno adesso! Tu non sei come Claudine non penso lo sarai mai! Sei abituata a scegliere per conto tuo e a fare di testa tua, nonostante paradossalmente tu possa sembrare la figlia su cui il generale più si impone tu… tu sei libera!”- disse convinto André stringendo i pugni. Orgoglioso della sua amica.
“ Quindi secondo te un giorno potrei dire ‘No padre! Questo non lo farò mai! Io voglio una vita diversa !” secondo te io potrei veramente?”- fece Oscar speranzosa e brilla.
“ Sì Oscar. Tu sei fatta così. Scegli tu per te stessa.  E se vuoi saperlo sei anche una ragazzina combina guai come nessuna”- ridacchiò André – “ Guarda come ci siamo ridotti, hai il viso tutto rosso e sei brilla indubbiamente!”
“ Non combino guai io decido di fare le mie esperienze tutto qua Grandier e tu mi segui a ruota. Sempre.”- fece lei fintamente risentita.
 
André si sentì gelare il sangue. Dunque Oscar decideva per sé. Decideva di fare le sue esperienze, libera…libera come ad esempio Simone. Oggi il vino e i sigari. Domani un bacio. Immaginò Oscar con qualche anno in più baciare Pierre…e Pierre che cercava di palpeggiarla! Che rabbia! Non poteva…non poteva farlo! Oscar era suo fratello, e lui in quanto fratello maggiore doveva assolutamente proteggerla, sapeva che lei si proteggeva da sola. Ma magari nella foga di sperimentare… avrebbe commesso una follia! Sarebbe stata disonorata per sempre! Flore a certe cameriere diceva sempre “ Comportatevi bene con gli uomini, in maniera decorosa! Non vorrete mica essere disonorate!” E lui… lui non poteva permettere che Oscar per sperimentare un bacio facesse un simile errore. Avrebbe dovuto tenere questi pensieri per sé, ma aveva bevuto e doveva sapere se Oscar si fosse mai spinta a tanto. Doveva saperlo.
“ Oscar ti ricordi il bacio tra Simone e Pierre di qualche giorno fa?”
“ Certo… mica sono rimbambita, solo un po’ ubriaca…sigh”- rispose con classico singhiozzo da pre-sbronza.
“ Cosa ne pensi?”
“Eh? Penso di averti fatto una testa tanta sul fatto che faceva proprio schifo! Lui sembrava un asino sbavacchioso e lei un pesce lesso… tutti avvinghiati ahahahah sigh… maledetto singhiozzo ...sigh…”
“ Magari dici così ora che hai solo undici anni. Ma fra due anni vorrai provare con qualcuno!”- disse André tutto d’un fiato per levarsi il pensiero… ora lei avrebbe risposto ‘ che schifo’ , forse gli avrebbe dato un pugno  e lui si sarebbe tranquillizzato.
E invece…
“ Sì, sì può darsi un giorno voglia provare, non lo escludo mica a priori!”
Ad André salì una nausea più forte, gli ronzavano le orecchie.
“ Con Pierre?”
“Eh? Ma sei scemo? Io non bacio asini!”
“ Con chi allora?”- André divenne insistente.
“Ma che ne so… nemmeno so se mai mi verrà voglia di baciare qualcuno. Sei scemo a fare queste domande?”- disse lei infastidita , la testa le girava.
“ Perché non provi con me?”
“ Ahhhhh! Ti ricordi André la storia dell’ Edipo Re? Tra parenti diventa incesto. Tu sei mio fratello, no?!”
“ Ma … io non sono tuo fratello per davvero!”
“ Beh è come se lo fossi!”- ribatté decisa.
 
Annientato.
 Piano alternativo per salvarla da un atroce destino. Sfruttare il suo lato pratico.
“ Però io sono qua adesso! Se ci ba...ba…baciamo dico… tu provi adesso… capisci se è una cosa che fa schifo o meno e ti togli il pensiero già da ora. Se ti farà schifo non vorrai sperimentare più i baci e potrai dedicarti ad altro. “
“ Beh non è una cattiva idea! Risparmierei tempo effettivamente… ma tu lo sai fare?”- fece scettica la piccola Oscar.
“ Certo!” – rispose pronto André, alle volte servivano le piccole bugie.
“ Ok. Levati il sigaro dalla bocca. E non insalivarmi tutta Grandier se no ti infilzo poi”
“Si …ok!”- rispose pronto lui
André si sollevò da terra, sentiva qualcosa risalirgli in gola. Beh, forse l’emozione! In fondo era il primo bacio ! Non è che morisse dalla voglia di baciare quella che anche lui considerava suo fratello, soprattutto quando si sentiva oggettivamente male! Ma doveva sacrificarsi! La guardò.. era buffa davanti a lui con gli occhi spalancati..
“ Ma chiudi gli occhi scema!”- gli disse seccato.
“ Che ne so io… sei tu l’esperto!”- disse acida canzonandolo e poi aggiunse incerta- “ Devo fare altro?”
“ Mmm vediamo… devi… devi ehm… segui i miei movimenti e basta ok?”
“ Ok”
André si avvicinò e accostò le labbra a quelle dell’ amica. Il sapore era buono… nonostante il retrogusto di vino e sigaro. Oscar profumava di rosa da sempre. La nonna le faceva fare il bagno tra i petali. Poi poiché l’ esperienza doveva essere completa le infilò delicatamente la lingua in bocca in una strana e impacciatissima danza, lei lo seguiva. Durò poco e si staccò un po’ rosso in viso. Oscar aprì gli occhi ed esclamò
“ Che schifooooo! Che schifooooo! I baci sanno di vino e fumo allora. Sono schifosamente umidicci !Mai più! Mai più! ”- Così dicendo saltellava qua e là sputacchiando teatralmente
André allora invece di sentirsi offeso, nonostante il suo orgoglio di ometto offeso, si sentì sollevato dalle parole di lei. I baci le facevano schifo!Si sentiva leggero, nonostante la nausea e si mise a ridere come un forsennato, si sentì come se stavolta avesse fatto lui un bel dispetto al demonietto!
“ Ah ah ah ah “ rideva tenendosi la pancia .
“ Bleh che schifo! E tu lo sapevi! Sei uno stronzetto Grandier! Mai più!” – diceva lei saltellandogli intorno
“Ahahahah….oh no…” - Non ebbe il tempo di finire che si piegò in due per vomitare e vomitare ancora.
Oscar lo guardò perplessa, si avvicinò e lo aiutò tenendogli la testa con la mano mentre lui continuava a vomitare.
Quando André smise. Lei lo guardò birichina e gli disse:
“ Beh a quanto pare condividi il mio pensiero! Ti ha dato proprio il voltastomaco eh?” – disse Oscar ridendo con la sua bella risata cristallina.
 
Ed ecco che le stelle furono testimoni della sera delle prime volte di due bambini, ormai un po’ più che bambini in  un’ età in cui le prime volte sono semplicemente giochi, giochi da grandi.
 
 
Ciao! Eccovi questo capitolo pre-adolescenza. Al confine tra il gioco e i primi turbamenti. Loro stessi non riescono nemmeno a prendere coscienza del “gioco” a cui stanno giocando, ma forse Nanny sì, viste le sue preoccupazioni! Per il resto ogni romanticismo è bandito da questo capitolo visto la “quasi ancora” tenera età dei due! Vi è piacito André con Cocò modalità Banderas con Rosita? Spero di sì!
 Per il prossimo capitolo forse impiegherò qualche giorno in più del solito. Spero comunque di riuscire entro domenica.
Un abbraccio Oscarine.
LadySibilla
 

 

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Capitolo 7
*** Appena prima di andare in scena - prima parte ***


[Oscar]
 
Era uno stupido, completamente stupido  quel Grandier! Quasi quindici anni di cocciutaggine! Non sopportava questo dannato silenzio! Non sopportava di vederlo messo alla gogna! Lì al centro del cortile antistante le stalle, a petto nudo, piegato e con le ginocchia che iniziavano a sanguinare. Ci sarebbe stato un’ intera notte. Di certo almeno non avrebbe sofferto il caldo. Quella era la vecchia gogna di palazzo Jarjayes che non veniva più usata da decenni… ormai questo  genere di punizione per i servi era giudicata una cosa superata, almeno dal Generale che non amava punire la servitù, semplicemente preferiva mandare via direttamente chi tradiva la sua fiducia. Eppure stavolta si era deciso ad usare i vecchi strumenti di tortura. Di certo non avrebbe potuto cacciare André, il nipote di Nanny, il ragazzino a cui aveva affidato il suo erede!
 
 Oscar, solo parecchie ore dopo il fattaccio, aveva saputo dal vecchio Gerard che André, il buono e caro ragazzino dagli occhi di cerbiatto, aveva ad un certo punto preso a pugni Pierre. Il perché il vecchio stalliere non lo sapeva. André prima di iniziare a prendere a pugni Pierre stava conducendo alla stalla due nuovissimi purosangue ancora non addestrati che erano costati parecchio al Generale. Poi ad un certo punto il ragazzone con i capelli rossi si era avvicinato ridacchiando dicendogli qualcosa che evidentemente lo aveva scosso così tanto da sconvolgerlo a tal punto da farlo reagire in malo modo, lasciando andare le redini dei cavalli e saltando addosso a Pierre. Il cancello del palazzo era malauguratamente aperto e i cavalli spaventati dalla rissa erano scappati. Il Generale stava rientrando proprio il quel momento dal medesimo cancello e la sua carrozza aveva rischiato di essere travolta dai due purosangue. Non era successo fortunatamente. Nel mentre il vecchio Gerard era corso a separare i due e non era stato facile visto la determinazione  di André a non lasciare Pierre che cercava di rispondere ai pugni con poca fortuna. Il Generale, arrivato nel mentre davanti le stalle, aveva guardato furioso i due ragazzini ancora ansanti, con i vestiti strappati e la faccia gonfia e sanguinante. I due si erano bloccati in attesa della punizione che di sicuro sarebbe giunta di lì a poco.  Gerard poi le aveva raccontato di non sapere bene cosa fosse successo dopo perché il Generale lo aveva mandato insieme ad altri due uomini  a cercare i due cavalli. Oscar però aveva saputo il resto da Nanny che piangendo le aveva rivelato che non appena Gerard e gli altri erano tornati senza cavalli il Generale aveva deciso di fare mettere due vecchie gogne sul piazzale antistante le stalle e aveva predisposto che i due ragazzi ricevessero una punizione esemplare passandovi un’ intera notte. Aveva anche detto alla nonna che gli dispiaceva punire André che era sempre stato un ragazzo “diligente ed educato” così lo aveva definito, ma vi era stata una grave mancanza, aveva perso due purosangue costosissimi, addirittura aveva rischiato di essere travolto. Non poteva non punirli! E doveva punirli entrambi! Senza alcun trattamento di favore. Nemmeno la nonna però sapeva il motivo della lite. E lei, Oscar, voleva saperlo, voleva saperlo ad ogni costo ed eventualmente infilzare l’asino.
 
André e Pierre erano stati messi alla gogna, senza aver cenato o bevuto, dopo il tramonto.  Oscar aveva saputo a cose ormai fatte del pasticcio combinato dal mollaccione. Aveva visto Colette rischiare, avvicinarsi al fratello e portargli un po’ da bere. Aveva deciso di rischiare anche lei con André. Si era avvicinata a lui con un po’ d’ acqua. Lui aveva bevuto, era rosso in viso ed evitava di guardarla negli occhi.
“ Mi dici  cosa hai combinato?”
“ Beh immagino tu lo sappia già curiosa come sei” aveva grugnito lui.
“ Sì, ma lo voglio sapere da te” insistette lei
“ Mi sono distratto e i cavalli, quelli nuovi, sono scappati”
“ Ti sei distratto? Con Pierre? Magari prendendolo a pugni, no? Guardami in faccia scemo almeno!”- chiese indispettita lei
“  Eh sì giusto, giusto. Hai visto sai tutto quindi vai via adesso o passerai guai.” – evitava di guardarla ancora
“ No! Ti sbagli André non so il perché! Tu non sei uno che attacca briga così … dimmi cosa ti ha fatto quello lì?”- disse lei indicando la seconda gogna con Pierre dentro
“ Niente Oscar! “
“ Ho detto che devi dirmelo! E devi farlo!”- disse insistente lei.
“ No! Non stavolta! Smettila di fare la padroncina dispotica e prepotente! Non te lo dirò!”- disse lui deciso, stavolta guardandola negli occhi.
 
 Ad Oscar non restò altro da fare che voltargli le spalle, fargli una linguaccia e andare via risentita.
 
Era uno stupido André! Stupidissimo!  Una punizione del genere! Un’ umiliazione del genere per colpa di una stupida lite…Ma perché si ostinava a non volerle dire il motivo? Cosa aveva fatto quella sorta d’asino dai capelli rossi per indurlo a picchiarlo? André sembrava deciso a non dirglielo… e André sapeva essere cocciuto quasi quanto lei alle volte, quella era una di quelle volte, Oscar lo aveva capito dallo sguardo deciso che le aveva rivolto. Ecco,  Oscar non lo avrebbe saputo mai! Doveva rassegnarsi! Anzi non gli  avrebbe rivolto la parola per qualche giorno, non lo avrebbe spinto a parlarle così facendo, ma almeno gli avrebbe fatto capire tutto il suo risentimento!
 
Lei fra una decina di giorni sarebbe dovuta partire per passare l’estate in Accademia militare. E sarebbe stata la prima volta senza lui. Aveva come la sensazione che al suo ritorno sarebbe cambiato tutto il suo mondo. Il Generale le aveva detto che alla fine di quell’estate ci sarebbero stati “ grandi novità” e “grandi cambiamenti”… Ora sarebbe partita arrabbiata, arrabbiata enormemente con lui, perché se André che tanto parlava di fiducia e legame unico, ora non voleva dirle il perché di quella stupida lite evidentemente qualcosa del loro mondo era già cambiata.
 
[André]
 
Quella testona continuava ad insistere e a guardarlo con quegli occhioni blu indagatori! Ma no! No, no e poi no. Non avrebbe mai rivelato il motivo per cui aveva preso a pugni quello stupido di Pierre! Quel… quel… maniaco! Se ne vergognava troppo. Sarebbe stato un segreto! Certo uno di quei segreti che costa caro mantenere visto che lei gli avrebbe tenuto il muso per giorni, proprio prima di partire per l’ Accademia militare!
Che umiliazione, poteva andare peggio se solo lei avesse scoperto il perché… ma Oscar non sarebbe riuscita a sapere nulla nemmeno tentando di chiedere al ragazzone dai capelli rossi che ora era accanto a lui a subire quella stessa assurda punizione… di certo quello scemo di Pierre non avrebbe parlato. Non gli conveniva.
Che idea quella del Generale… punirli con la gogna! Certo sarebbe potuto andare peggio, sapeva di padroni che facevano cose orribili per punire la loro servitù, anche per motivi ben più futili. Però non era giusto, non era per nulla giusto quella cosa così medievale! Che poi per giunta era colpa del Generale se era successo tutto quel trambusto! Sì ecco, colpa sua che nella sua idea folle aveva deciso di crescere una ragazza, con un corpo da ragazza come un uomo, facendole indossare vestiti da uomo. I pantaloni… una qualsiasi altra donna non avrebbe mai portato i pantaloni. Le donne portavano le gonne! Gonne ampie o meno ampie e lunghe. Gonnone dove avresti potuto nasconderci una sedia… e lui e Oscar spesso e  volentieri si erano nascosti da bambini sotto le ampie gonne di Nanny. Gonne grandi così grandi da nascondere tutto per bene! I pantaloni invece avevano quel maledetto vizio di fasciare i fianchi e… e sotto i fianchi…Era logico poi uno finisse per guardare se a portarli fosse una ragazza, con dei fianchi e …e… un “sotto i fianchi” da ragazza! Maledizione! A ripensarci André ricominciava ad arrossire.
Non che da qualche anno non si fosse accorto di alcune differenze tra lui ed Oscar, ma era convinto, in realtà sperava gli altri non se ne fossero accorti. Ormai da quasi un anno il demonietto portava delle fasce che le comprimevano le forme del petto, quelle che lei tanto odiava e disprezzava, ma che alcune rare volte dalla camicia bianca erano perfettamente individuabili. André aveva visto la nonna portarle ogni due giorni delle fasce pulite e stirate e aveva capito osservando meglio come Oscar avesse ovviato a quello che per lei doveva essere il problema più evidente. Ma i pantaloni…eh i pantaloni fasciavano tutto, ma nulla nascondevano. Dovevano essere per forza così aderenti dannazione? Questo era altamente pericoloso da vedere per qualsiasi ragazzino in fase ormonale acuta e questo André lo capiva, lo sapeva…lo sentiva.
 
“ Ehi André anche stamattina hai fatto l’amante premuroso e hai svegliato la tua padroncina con tanti baci?”
“ Pierre ma quanto parli! Lavora su!”- disse André accarezzando i due nuovi purosangue del Generale.
André sospirò andava avanti già da qualche annetto questa storia! All’inizio arrossiva poi aveva deciso di ignorarlo! Da quando Pierre lo aveva visto arrampicarsi nel balcone di Oscar non gli aveva dato tregua con le sue battutacce di cattivo gusto! Se solo le avesse sentite Oscar, poi, la reazione sarebbe stata imprevedibile. Un giorno o l’altro l’avrebbe messo a tacere.
“ Lavoro! Lavoro! Sei tu che fai solo qualche ora alla mattina per poi seguire la tua amata padroncina! Ahaahah. Ma ascolta…ascolta… parla col tuo amico… dove siete arrivati tu e quella?”
“ Quella si chiama Oscar e poi che vuol dire dove siamo arriva…”- la domanda gli si fermò in gola, avendo afferrato il vero senso della domanda. Arrossì.
“ Ahahahah. André sei un ingenuo! Fai troppo ridere. Ma in realtà so cosa cerchi di fare. Lo “stalliere amante mantenuto” dalla strana padroncina!  Non ti facevo così arrivista Grandier… così arrivista da arrivare al letto di Madamigella ! Ahahah”- rise  sguaiato.
“ Pierre stai esagerando! Intanto Oscar non è strana per nulla! E poi sei davvero maligno a pensare queste cose. Io e Oscar siamo cresciuti come fratelli…”- disse André sentendo la rabbia montargli dentro e stringendo con forza le redini dei due purosangue che stava conducendo alla stalla come se avesse in realtà voluto stritolare per bene il suo interlocutore che era veramente un cafone.
“ Ma per favore… tu e quella non siete mica fratelli! Poi non è da fratelli arrampicarsi sul balcone di lei ed entrare in camera sua a qualsiasi ora… Poi si vede come la guardi. Mentre passa tutta altera davanti a te tu la guardi in un modo amico… e vabbè lì mica hai torto! Ha un bel culo quella!”
Di tutto quel discordo André aveva afferrato quasi solo quelle ultime parole HA-UN BEL- CULO- QUELLA! Non aveva nemmeno capito come, ma aveva colpito violentemente Pierre al viso e anche quando il ragazzone fu a terra continuava…e continuava senza sosta. Non gli importava nemmeno del fatto che Pierre avesse iniziato a rispondere ai colpi.  Non poteva permettersi di dire quelle cose… non su di lei!  Non aveva nemmeno fatto caso ai cavalli che scappavano spaventati. Voleva solo farlo tacere.
 
E ora la vedeva allontanarsi altera, a passo sostenuto. Guardò lì dove i fianchi la fasciavano di più. Era una donna. Indubbiamente donna. Fino ad allora era stato quasi un segreto tra loro, una differenza irrilevante scoperta da due bambini presso un albero… Ma ora tutti potevano accorgersene guardandola bene. Ma la cosa che lo turbava di più era che lui se ne accorgeva, se ne accorgeva sempre!
 
 
 
 
Ciao, sono riuscita a pubblicare solo la prima metà del capitolo “ Appena prima di andare in scena” spero di poter aggiornare in settimana. Ad ogni modo il titolo si riferisce a quei mesi antecedenti l’ingresso di Oscar e André nel “mondo”, anzi per essere precisi a Versailles… un mondo totalmente diverso dal loro piccolo mondo protetto.
A presto

Ladysibilla

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Capitolo 8
*** Appena prima di andare in scena - seconda parte ***


[Oscar]
 
La sua prima notte in Accademia, sensi all’erta. Troppi rumori, un ambiente sconosciuto, cigolii della porta. Era stanca dopo il viaggio e soprattutto dopo una giornata di duro lavoro. Il Capitano incaricato alle esercitazioni era molto severo e lei non voleva di certo sfigurare di fronte a nessuno per questo non si era risparmiata né nella corsa, né nelle esercitazioni di spada e pistola e ora era stesa sul letto, distrutta! Un letto che non profumava di casa. Non riusciva a dormire nonostante tutta quella stanchezza e l’indomani sarebbe stata intontita tutto il tempo! Non era solo la stanchezza ad impedirle di chiudere gli occhi, ma anche la consapevolezza di sentire la mancanza di André. Non aveva mai sentito la mancanza di nessuno. Beh, a dire il vero prima dell’arrivo di André provava spesso quella strana sensazione che la nonna definiva “ solitudine” , ma mai le era mancata una persona. E poi negli anni seguenti André e lei erano stati così vicini che sarebbe stato impossibile. Dannato André! Per la faccenda di Pierre aveva mantenuto il più stretto riserbo e nonostante lei avesse cercato di tenergli il muso alla fine lo aveva perdonato. Non che volesse farlo ma lui era davvero tanto gentile quando si metteva lì con i suoi occhi da cerbiatto a cederle le sue fette di torta e a mostrarle allegro qualche nuovo anfratto idilliaco confinate con le proprietà dei Jarjayes. Maledettamente ‘tenero’, questo pensavano di lui tutte le cameriere di palazzo, mentre lei, anche a provarci non ci sarebbe mai riuscita ad esserlo. Eppure ora  rigirava tra le mani il nastro blu che lui le aveva dato prima di partire e quasi si malediceva di essere stata così scontrosa con lui sera precedente.
 
“Quindi stai per partire?” Chiese lui senza guardarla negli occhi, osservando distrattamente il tramonto.
“ Già! Fra un’ora. Così già  da domani mattina inizierò le lezioni.”
“ Oscar… stai attenta”- disse lui con fare preoccupato.
“ Attenta io? Sono gli altri che devono stare attenti a me”
“ Ahahaha lo so bene”- rise per un po’- Dopo pochi istanti, imbarazzato, aggiunse- “ Intendevo dire sarebbe rischioso se gli altri allievi scoprissero…”- non continuò,  non era necessario. Lei aveva capito.
“ Non lo scopriranno André! Sono brava a nasconderlo, a volte me ne dimentico anche io…e poi sono solo pochi mesi. Non fare quella faccia da mollaccione!” – disse lei ostentando la solita sicurezza. Dandogli un’amichevole pacca sulle spalle.
“E poi… ecco, sì insomma… ecco… sentirò la tua mancanza”- aggiunse lui tutto rosso in viso correndo con le parole, quasi avesse fretta di pronunciarle. Quel rossore poi era veramente strano, André era molto più avvezzo di lei a quelle che lei etichettava come ‘sdolcinatezze’.
Oscar non seppe bene cosa rispondere. Non sarebbe stato da lei rispondere ‘ anche tu mi mancherai” e poi forse André intendeva qualcosa di molto più pratico…
“ Beh non ti annoierai. Potrai passare più tempo con gli altri a palazzo. Tanto di adorano tutti! Il vecchio Jerome, il nuovo carrozziere, Antoine che mi pare abbia la nostra età, poi Colette che ti fa sempre gli occhioni dolci e Pierre, beh mi pare stia cercando di rimediare con te quel pesce lesso, no? “
 André corrugò la fronte, come faceva sempre quando qualcosa lo infastidiva o non andava secondo i suoi piani , rispose frettolosamente:
“Beh io non intendevo propriamente questo, ma lascia stare! E per quanto riguarda Pierre, sì, cerca di rimediare…diciamo”
“ Apprezzerà il fatto che tu abbia mantenuto il ‘segreto’ e non abbia rivelato a nessuno il motivo per cui lo hai preso a pugni”- rispose lei acida, ancora indispettita dal suo silenzio.
Lui ignorò la frecciatina. Ad un tratto la fissò dritto negli occhi. Si sciolse i capelli slegando il nastro blu con cui di solito raccoglieva le sue ciocche color ebano.  Poi si avvicinò, prese la mano di lei e vi posò il nastro…
“ André… ma … ma che fai?”
“ Voglio lo tenga tu…”
“ André queste sdolcinatezze dei pegni di amicizia…”
André la guardò deluso. Ma poi aggiunse:
“ Non è una sdolcinatezza. Se avrai caldo durante gli allenamenti potrai legare i tuoi capelli, senza doverli tagliare.”
André avanzò verso lei e quasi con paura, quasi potesse scottarsi allungò la mano e accarezzo una ciocca dei capelli di lei.  Ci fu un momento di silenzio. Ormai il tempo di  abbracci e carezze fra loro era passato. Da qualche anno si erano tacitamente  imposti delle barriere invisibili ma solide. Dunque quel gesto si collocava al di fuori dalle loro consuetudini.
Oscar si scostò imbarazzata.
“ Ah… se è così accetto.”- rispose lei fingendo indifferenza, sperando di non essere arrossita.
André era rimasto con la mano ancora alzata. Come se avesse ancora qualcosa da dire, qualcosa da fare… Ma perché stava diventando così maledettamente difficile per lei capire cosa passasse per la testa a quel mollaccione!
“ Allora ciao Oscar”- aggiunse abbassando la mano. Poi si voltò e andò via.
“ Ciao André”- disse lei stringendo ancora il nastro blu.
 
Si addormentò senza accorgersene, sognando ancora quella carezza leggera sui capelli. Col nastro blu che odorava di sapone, del sapone che Nanny faceva usare loro fin da quando erano bambini. Era una sdolcinatezza… mollaccione di un André! Ma il solo pensarci l’aiutò ad essere cullata dolcemente dalle braccia di Morfeo.
 
[André]
 
No davvero non lo sapeva perché diamine quella notte si trovava davanti a quella squallida taverna dal nome “Le Desir Piquant”, immerso in quell’ atmosfera così inusuale per lui. Luci, colori e odori provocavano in lui un misto di disgusto ed eccitazione insieme. Non avrebbe mai pensato di passare la sera del suo quindicesimo compleanno in un posto del genere, o meglio davanti alla porta di un posto del genere. Disgustato e indeciso sul da farsi.
Oscar ormai mancava da casa da circa un mese. Aveva scritto solo due volte da quando aveva iniziato la sua permanenza in Accademia; in una rassicurava lui e la nonna che stesse bene; nell’altra li informava che stesse facendo progressi e aggiungeva che una volta tornata avrebbe sfidato e battuto André. La solita mocciosa prepotente! Eppure André sentiva che una volta tornata sarebbero cambiate molte cose, lo aveva sentito vociferare nelle stalle, il Generale ormai stava preparando il tutto per l’ingresso in società di Oscar, addirittura si vociferava di una possibile nomina a Capitano delle Guardie Reali. Beh, doveva immaginarselo André… il Generale non lasciava mai nulla al caso, la permanenza in Accademia era propedeutica a qualcosa di grande, molto grande. Qualcosa dalla quale lui sarebbe stato irrimediabilmente escluso, magari avrebbe continuato a fare l’attendente di Oscar, ma di sicuro non avrebbero più potuto continuare a fare le stesse cose e soprattutto ad essere la stessa cosa. Lui era un servo! Doveva stare al suo posto, così ripeteva la nonna. E poi… e poi… quell’amicizia così intensa così complice rischiava di portargli solo guai, percepiva ormai troppo nitidamente le differenze tra lui ed Oscar … non erano fratello e fratello né fratello e sorella. Erano amici e quello dovevano continuare ad essere! Diamine certe fantasie poteva farle sulle cameriere, su Colette, ma non su Oscar! Non poteva e non doveva! E invece sempre più spesso si scopriva geloso e protettivo come non lo era con nessun altro, e la scazzottata con Pierre era solo il risultato delle maledette fissazioni adolescenziali nei confronti della sua amica.
 
 Da quando si erano conosciuti quello era il primo compleanno senza Oscar. Ed era il primo compleanno in cui si sentiva davvero diverso, davvero cresciuto. Ma contemporaneamente sentiva di essere chiuso in un limbo, un dolce e languido limbo doloroso. Forse per questo da qualche tempo, la notte dopo aver spiato al solito le cameriere di palazzo cambiarsi, sentiva la necessità di carezze sempre più intime e sempre più profonde nell’intimità della propria stanza, sotto le coperte, placando gemiti sempre più implacabili, ma anche terribilmente imbarazzanti. Forse un uomo non lo era ancora. O peggio era solo un ingenuo come diceva Pierre. Pierre… non poteva definirlo proprio un amico, non era di certo Oscar, eppure sentiva da qualche anno di avere con lui una complicità su certe questioni e certi argomenti che con Oscar non avrebbe mai potuto avere, per decoro, per riserbo. Una complicità cameratesca dal quale lei doveva rimanere esclusa, esclusa dalla sua candida e prepotente purezza. Di certo non avrebbe mai approvato un festeggiamento del genere Oscar, di certo quel posto non l’avrebbe mai attratta solo disgustata. Forse perché donna o forse perché lei era altro da lui. Dovere onore dignità per lei erano tutto, non la spaventava di certo il sacrificio, l’astensione dagli istinti sessuali. Anzi forse nemmeno ci pensava Oscar a queste cose. Pierre ora avvinghiato a una ragazza mezza svestita di poco più grande evidentemente ci pensava e ci pensava anche lui da un po’ a queste cose. E non c’era nulla di male! Non era mica un bacchettone! Solo che questa tipologia di pensieri e Oscar dovevano rimanere nettamente separati nella sua testa, nel suo cuore e nei suoi pantaloni. E invece…
Una delle prime notti in cui Oscar era via, forse complice la sua mancanza, era successa una cosa che lo aveva spaventato enormemente. Aveva sognato di un duello tra loro, parate e affondi e poi lui inspiegabilmente la gettava a terra, le fermava i polsi, sentiva la vicinanza dei loro corpi e accostava le sue labbra a quelle morbide di lei. Lei all’inizio si dimostrava sorpresa poi all’improvviso incominciava a rispondere ai baci e alle carezze con passione e poi con maestria ed esperienza, e da questo si capiva fosse un sogno, lo spogliava e accarezzava sempre più in fondo, sempre più giù.  Lui si era svegliato di soprassalto. Col fiatone. Aveva guardato in mezzo alle sue gambe e  accorgendosi del risultato di quel sogno quasi gli era sfuggito un urlo di puro terrore.  Erano fantasie quelle! Tutta colpa degli ormoni! Doveva smettere! Non Oscar! Non Oscar! Ma come fare? Magari sfogare questi maledetti ormoni con qualcosa di diverso rispetto alle carezze solitarie? Molti ragazzi della sua età avevano  già avuto esperienza insomma… Non c’era nulla di male! Era naturale
  Forse per questo quella proposta arrivata da Pierre settimane dopo quel sogno gli era sembrata la soluzione giusta ai suoi problemi.
 
Era il giorno del suo quindicesimo compleanno e stava accudendo i cavalli come ogni mattina André quando entrò nella stalla Pierre, quel pesce lesso che gli aveva combinato tanti guai, ora però sembrava voler recuperare come una sorta di ringraziamento per il suo silenzio. Effettivamente André non aveva parlato con nessuno del fattaccio perché si vergognava delle sue stesse reazioni, ma così facendo aveva salvato Pierre da un sicuro allontanamento da palazzo, sarebbe stata la fine per il ragazzone dai capelli rossi se qualcuno avesse saputo delle sue battutacce oscene su Oscar. Eppure nonostante tutto, André ogni volta che lo vedeva provava una sorta di rabbia mal celata, ma la sua educazione gli impediva di mandarlo definitivamente a quel paese.
“ Ehi André, André!”- Pierre era entrato nella stalla tutto sorridente
“ Ehi, Pierre. Ti serve qualcosa?”- disse fingendosi impegnatissimo e sperando lo lasciasse presto in pace
“ Oggi è il tuo compleanno! Auguri!”- trillò Pierre dandogli una pacca sulle spalle.
“ Grazie” – disse non potendo trattenere un tono che continuava  a dimostrare il suo fastidio.
“ Uffa Grandier! Perché continui ad essere così con me? Ancora non mi hai perdonato! Suvvia pensavo avessimo chiarito!”
“ Infatti abbiamo chiarito solo ho molto lavoro”- rispose freddo
“ Bene! Allora stasera andiamo a festeggiare. Ho un regalo per te”
“ Festeggiare ? Ma dove scusa?”
“ Dove si trova il regalo che ti fatto. Mi dovevo pur sdebitare André… e poi ho come l’impressione ti farà bene! Ecco prendi questo è il posto”- e così dicendo gli porse un biglietto che recava il nome di ” Le desir Piquant”.
La stampa  in rosso con due sagome di donna era molto  eloquente. Quello era uno di quei posti dove si comprava l’amore fisico… un bordello. Quello scemo aveva pensato ad un regalo simile! Come si poteva fare un simile regalo insomma?
“ Tu sei pazzo Pierre”
“ Eh? Mi vuoi dire che non ci sei mai andato?”- fece Pierre sorpreso
“ Certo che no!” – rispose André con un misto di orgoglio e imbarazzo.
“ Bene! C’è sempre la prima volta! Così si dice, no? E poi ormai ho già pagato per te un succoso bocconcino di nome Annette. Ti aspetto stasera dopo cena al cancello d’ingresso.”- disse Pierre voltandosi e uscì dalla stalla fischiettando.
André stava per rincorrerlo per dirgli “NO! Assolutamente no” ma qualcosa nella sua testa lo trattene… ci aveva pensato molto in quei giorni. Forse quella cosa gli avrebbe fatto bene. E poi… poi sarebbe stato come una carezza solitaria… nessuno avrebbe saputo nulla e lui forse poi avrebbe smesso di fare sogni assurdi! Forse quell’asino di Pierre gli stava offrendo su un piatto d’argento la soluzione a tutti i suoi problemi. Doveva almeno provarci…
 
 “Devo almeno provarci” questo continuava a ripetersi André fermo sulla soglia del Desir Piquant.
 
“ Allora André dai entra! Vieni a festeggiare! Non ti piace Annette? Sei un maleducato. Dovresti accettare il regalo di un amico. E il mio regalo non è niente male no?”
 
“ Devo almeno provarci” questo pensava André quando Annette, una ragazza bionda, con un bel viso, mezza svestita di qualche anno più grande lo arpionò per il braccio e lo condusse dentro il locale.
 
“ Finalmente! Bravo André! Hai visto che bel regalo. L’ho scelta bionda come piacciono a te”- rise sguaiatamente Pierre abbandonando per un attimo la bocca della ragazza che stava seduta sopra le sue ginocchia
Non ebbe il tempo di rispondere perché Annette lo baciò. Un bacio molto dolce, nonostante quello non fosse di certo il luogo adatto alla dolcezza. Si sentì sussurrare “ Mi piaci André. Non capita spesso di avere un bel giovane educato qui in questo locale”.
“ Io infatti non sono mai venuto in un posto simile” – disse piano André
“ Lo immaginavo… e hai mai avuto una donna?”
“No”
“ Allora non ti preoccupare, farò tutto io piccolo André.
 
“ Devo almeno provarci”  questo si ripeteva André quando Annette lo condusse alle camere di sopra, quelle che le ragazze usavano per i clienti
“Devo almeno provarci” ripeteva André quasi fosse un mantra mentre Annette si svestiva totalmente e lui per la prima volta vedeva un corpo di donna completamente  nudo.
“Devo almeno provarci” mentre Annette lo spogliava con le sue mani gentili
“Devo almeno provarci” riprendevano i baci. Ora passionali.  Annette era scivolata con la mano tra le sue gambe. La ragazza sorrise, André sembrava decisamente apprezzare le sue attenzioni! Lui gemette e si ancorò ai capelli di lei, quei capelli biondi tanto simili a quelli di…
“ Oscar!”-  urlò lui scostando Annette
“ Eh? Cosa hai detto? Oscar? Non sarà che preferisci gli uomini André?” – disse sinceramente sorpresa la ragazza
“ No! No! Vedi… Oscar è una donna…nel senso che ha un nome da uomo ma è un po’ donna, soprattutto da qualche tempo ecco! Ma non una donna in quel senso. Nel senso…che… che non è una donna così, cioè non è che stavo pensando a lei… ecco… avete i capelli simili tutto qua e non so perché ora mi sia venuta in mente!”
Annette rise per un po’ poi gli sorrise dolcemente.
“ Mmm vediamo ho capito solo che Oscar è una donna che ha un nome da uomo. Non è una donna “così” dunque non esercita la mia stessa professione ahahah e forse per qualche strano motivo non è una donna con cui potresti fare l’amore. E ha i capelli come i miei. E tu non riesci a capire proprio perché hai urlato il suo nome mentre io iniziavo a toccarti? Ahahahha Beh che confusione André… però ho capito che mi hai mentito!”- disse lei divertita
“ Mentito?”
“ Mi hai detto di non avere mai avuto una donna”
Infatti io non ho mentito”
Annette rise ancora. Poi portò la sua piccola mano sul petto nudo di André e gli disse seria
“ Tu hai una donna André. Qui. Proprio qui.”- fece accarezzando un punto del petto in corrispondenza del cuore.
Era una cospirazione quella allora! Tutti insinuavano qualcosa. Prima Pierre con le sue volgarità poi Annette  addirittura con i sentimentalismi. Diamine! Aveva fatto pensieri e sogni dettati dall’età e dagli ormoni, ma non aveva Oscar nel cuore! Non in quel senso! E lo avrebbe dimostrato! Erano gli ormoni… quegli stessi ormoni che ora gli facevano desiderare di mettere a tacere Annette e le sue stupidaggini!
Prese Annette per i fianchi e riprese a baciarla con foga. Quasi con rabbia. Quasi a punirla. La bionda gli sussurrò solamente “ Va bene André come vuoi, ma non servirà. Non serve mai per dimenticare qualcosa di così grande. Eppure… sono pagata anche per questo” poi prese ad accarezzarlo e baciarlo  sempre con più passione. Riprendendo da dove avevano lasciato prima che lui urlasse inconsciamente quel nome che dannatamente aveva preso ad assillarlo nelle sue notti insonni.
Fu così che il quindicenne André Grandier scoprì l’amore carnale. Aveva goduto sotto le sapienti mani di Annette che gli insegnava cosa fare e aveva fatto provare piacere anche a lei meritandosi anche dei complimenti. Scoprì le carezze, i baci, il piacere di affondare dentro una donna, l’amplesso. Il desiderio e il piacere. La fisicità di due corpi che si uniscono. L’amore e il calore di una donna.
 O sarebbe meglio dire l’illusione di un amore consumato su un materasso sudicio di un bordello con una prostituta che parlava d’amore.
 
Ora alla fine di tutto, stava tornando a casa con Pierre che tutto allegro fischiettava motivetti sconci guidando il carretto.  Non seppe bene il motivo ma guardò il cielo, era pieno di stelle che si confondevano con le lucciole che in quella calda serata di agosto illuminavano il cielo. Pierre fischiettava felice e continuava a parlare di come ormai frequentasse il Desir Piquant da un annetto, era fidanzato con Simone è vero, ma con la sua fidanzata non poteva certo arrivare a tanto prima del matrimonio. Così aveva scoperto come sfogarsi. E aveva avuto pure la buona idea del regalo di compleanno per sdebitarsi.
“ Annette mi ha detto che è andata alla grande! Bravo Grandier! Potremmo tornaci insieme anche la prossima volta, tanto hai dei soldi da parte tu, no?”
André continuava a guardare quel cielo di agosto. Il pensiero che anche lei lo stesse guardando gli provocò gioia e vergogna insieme.
“ Non penso proprio che tornerò in un bordello. Grazie comunque Pierre”- disse André con distrazione fissando le stelle
“ Ma perché André se  ti è piaciuto? Perché? Me lo vuoi dire!?” – si fece insistente il ragazzone
“ Beh… diciamo che le prostitute parlano troppo e forse ci indovinano pure maledizione!”- rispose enigmaticamente André. A Pierre non rimase altro che accettare quella sorta di non risposta che sembrava avere un significato solo per André.
 
Cadde una stella cadente. C’era da esprimere un solo desiderio ! Dimenticare che Oscar fosse una donna! Era necessario farlo… eppure non riuscì ad esprimerlo questo maledetto desiderio… le parole di Annette gli ronzavano in testa e gli facevano battere forte il cuore “ Tu hai una donna André. Qui. Proprio qui”. Forse sarebbe stato inutile anche esprimerlo…  “ Va bene André come vuoi, ma non servirà. Non serve mai per dimenticare qualcosa di così grande”. André si ritrovò a piangere in silenzio.
 
Piangevano due occhi color smeraldo per non lasciare che il cielo piangesse da solo in quella calda notte di agosto.
 
 
 
 
Ciao! Mi sa che qualcuno vorrà uccidermi per aver attentato alla verginità di André in questo modo, ma tra gli “spazi bianchi” ho immaginato anche questo, come preludio necessario alla presa di consapevolezza dell’ innamoramento e al formarsi della sua personalità! Come promesso, avviso inoltre che dal prossimo capitolo si entrerà in medias res e penso proprio che mi consolerò inserendo qua e là qualche cosina di diverso rispetto l’originale. Un abbraccio.
LadySibilla

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Capitolo 9
*** Il destino di André ***


[André]
 
Strana la vita,  ormai erano trascorsi cinque anni da quando Oscar aveva assunto l’incarico di Capitano delle Guardie Reali. Ma anche cinque anni dalla sua presa di consapevolezza. Ed era veramente paradossale il notare come le vite dell’ erede della famiglia  Jarjayes e quella del figlio orfano di un falegname di Tours scorressero  parallele...si sarebbero mai congiunte nell’anima e nei corpi quelle strane vite che il destino aveva voluto così vicine? Quella era un’utopia e André lo sapeva bene. Era innamorato di una donna cresciuta come un uomo, ma soprattutto cresciuta con lui fin da quando erano bambini. Innamorato di un Conte o Contessa, a dir si voglia, il problema rimaneva… visto che lui era un semplice uomo della plebe senza né titoli né soldi. André iniziava a capire perfettamente le raccomandazioni della nonna Marie “mantenere le distanze”. Lo avrebbe dovuto fare André. Ma l’amore è un sentimento latente che sembra scoppiare nel cuore all’improvviso e così era stato. Nemmeno il tempo di accorgersi di dover “mantenere le distanze” che già le aveva eliminate poiché il suo cuore nonostante tutto riconosceva solo il calore di Oscar e delle distanze gli importava ben poco!
 E poi quel maledetto desiderio mai sopito di accorciare tutte le distanze, ma proprio tutte, anche quelle fisiche. Non poteva dire esistesse un giorno preciso in cui aveva capito di amare Oscar, quel sentimento era qualcosa che c’era da sempre nel suo cuore. Qualcosa di cui aveva bisogno come l’aria.
Tutti lo giudicavano un ragazzo “giudizioso” e lo era! Lo dimostrava il fatto di non aver mai provato a rivelarle i suoi sentimenti, di non aver mai tentato di baciarla o stringerla in maniera passionale tra le braccia. Lo faceva per lei. Oscar sarebbe uscita devastata da questa rivelazione, la conosceva. Forse non avrebbe neppure ricambiato .... eppure questa era la vera cosa che lo tormentava. Qualcosa in fondo al suo cuore gli diceva che Oscar avrebbe ricambiato, perché lei con lui era come non era con nessun altro. Perché aveva sempre letto dentro al suo cuore. Aveva come la sensazione che forse sarebbe bastato accendere una miccia per far scoppiare l’amore di lei. Eppure da “giudizioso” quale era sapeva perfettamente che l’essere ricambiato avrebbe risolto ben pochi problemi, non vivevano ormai più da tempo nel “loro” mondo. Vivevano della Francia dell’ “Assolutismo” dove un servo non può amare un nobile, né davanti gli uomini, né davanti Dio. Dunque era arrivato ben presto alla conclusione che in nome di quei sentimenti così profondi e sinceri non gli restava che rimanere in silenzio. Non confessare nulla. Non destabilizzare la “loro “ vita, anzi la vita di lei visto che la sua era ormai destabilizzata da quando ormai più di cinque anni prima al ritorno di lei dall’ Accademia Militare aveva capito di essere irrimediabilmente perduto. Aveva da poco conosciuto l’amore carnale con una prostituta. E aveva da poco preso consapevolezza di amarla. E non erano state le strane parole di quella prostituta, Anne, era stato il rivederla dopo tutta un’ estate, rivederla con gli occhi di un uomo che ormai conosce i “segreti dell’amore” e sa perfettamente con chi vorrebbe scoprirli. Oscar era ormai sempre più donna. E glielo aveva pure urlato dietro “ Oscar fermati e diventa una donna!” quando il Generale le aveva imposto il suo destino di diventare un vero soldato, un Capitano. Lei non lo aveva ascoltato e André ne fu felice. Diventare una donna avrebbe significato perderla. Farla diventare moglie e madre dei figli di un altro, di un nobile accuratamente ben scelto dal Generale che non avrebbe esitato a venderla al miglior offerente. Non perché fosse cattivo, ma perché le cose per le nobildonne funzionavano così. Eppure André sapeva che quello che le aveva urlato era un tentativo  per salvarsi e salvarla da un amore che prometteva solo difficoltà e dolore … un tentativo di fare prendere definitivamente alle loro vite strade differenti.. Le strade che una donna nobile e un plebeo figlio di un falegname avrebbero dovuto intraprendere. Irrimediabilmente diverse. E invece quella folle idea del Generale di crescere Oscar “come un uomo” mettendole accanto come modello un vero uomo aveva fatto incontrare i loro destini. E la scelta di lei di continuare a vivere così…aveva significato una sola cosa. Lei Capitano, lui attendente… insieme. Irrimediabilmente insieme. E lui nonostante avesse provato con tutte le sue forze a cambiarlo questo destino non vi era riuscito e si era arreso a questo amore troppo grande. In silenzio, perché se davvero era così grande l’amore verso Oscar glielo doveva il suo silenzio come estremo pegno d’amore. Questo lo induceva a intuire che la sua sarebbe stata una ben triste vita, segnata per sempre da un amore non corrisposto, per questo all’inizio aveva provato…aveva provato a uscirne. Con qualche cameriera, con qualche prostituta, con qualche lavandaia di cui non ricordava il nome. Poche a dire il vero. Ma erano bastate a fargli capire che “fuggire non era la soluzione” né la lontananza, né il contatto con altre. Destinato a un amore platonico e infelice a guardarla e desiderarla con riserbo, accontentandosi di leggere dentro lei come nessuno.
 
Aveva studiato troppa filosofia però forse, perché ora stava letteralmente bruciando di gelosia. E quella non aveva proprio nulla di platonico. Aveva solo voglia di spaccare la faccia a quello lì e non gli importava proprio nulla nemmeno del fatto che avesse contribuito al perdono del re nei suoi confronti. E poi sarebbe stato necessario chiedere scusa alla sua Oscar per aver dubitato di lei, del suo affetto, di “loro” sì, perché aveva dubitato , aveva pensato di non essere più nulla per lei. Lei che ormai era divenuta il severo e impeccabile Comandante, lei che non era più il suo demonietto biondo. Lei che aveva mille impegni e che presa da questi quasi nemmeno scorgeva il suo vecchio amico, sempre al suo fianco.
 E poi come quasi una punizione, una risposta da parte di quel beffardo destino che li aveva voluti insieme era giunto quello spiacevole incidente che aveva urlato addirittura in faccia al re e a Versailles tutta che un “loro” era sempre esistito ed esisteva ancora.
 
 Una distrazione di troppo e la capricciosa e dolce Principessa di Francia era sfuggita al suo controllo. Aveva provato con tutte le sue forze a trattenere le redini del bellissimo purosangue regalo del Principe a Maria Antonietta, ma quello imbizzarritosi a causa di una stretta sui fianchi delle regali gambe inesperte di sua Altezza era sfrecciato via correndo a più non posso. Oscar non ci aveva pensato due volte… era corsa a salvarla. E poi come se questo non bastasse, incurante delle ferite riportate aveva salvato lui, chiedendo con risolutezza e lucidità di essere punita al posto suo, al posto del suo attendente condannato a morte per aver messo in pericolo Maria Antonietta. La sua Oscar aveva osato sfidare il Re di Francia per salvare la vita ad amico di infanzia. Anche il Conte svedese, Hans Axel von Fersen era rimasto sorpreso e incantato dal gesto coraggioso di Oscar e lo aveva imitato, offrendosi come volontario per morire al suo posto. E infine si erano salvati grazie alla Principessa, al suo intervento. Ma non vi era stato un lieto fine, visto che Oscar, ferita a causa della caduta da cavallo per salvare la principessa, era svenuta incosciente e non aveva ripreso coscienza per un giorno e una notte intera. Momenti terribili. Durante i quali a palazzo Jarjayes erano successe tante cose, forse troppe. Fersen aveva appreso dalla nonna in procinto di cambiare ad Oscar i vestiti sporchi di terra e sangue che il bellissimo Capitano delle Guardie Reali in realtà era una donna. Girodel, antico rivale di Oscar per il posto di Capitano, trafelato, bianco in viso e realmente preoccupato aveva palesato i suoi nuovi sentimenti davanti la famiglia e la servitù tutta portandole in omaggio delle delicatissime rose color pesco. Omaggio più adatto a una donna che al proprio superiore in grado. André si era offerto volontario per vegliare Oscar in una notte che sarebbe stata decisiva per la sua vita. E lo aveva fatto. Approfittando di quella notte senza stelle per ripensare a quanto fosse stato stupido a dubitare di lei… del loro sentimento e della loro unione. Oscar era coraggiosa è vero, ma non si sarebbe offerta di morire al posto di chiunque…e forse nemmeno per un semplice amico di infanzia. Si sentì in colpa. Non solo per l’incidente, ma soprattutto per aver messo in dubbio l’affetto di Oscar.
 E dopo tanti anni si ritrovò a pensare a sua madre , a quei giorni terribili passati a vegliare il suo corpo ormai esanime. E pregò, pregò tanto Dio che ascoltò le sue suppliche. Oscar si era risvegliata con le prime luci dell’alba e gli disse di aver sognato di loro due bambini, aveva sentito la sua voce chiamarla… dirle di restare e così aveva fatto. Oscar aveva pure riso con la sua meravigliosa risata cristallina. Lui allora aveva giurato davanti a quel Dio nascosto tra stelle invisibili che quella notte aveva ascoltato le sue preghiere… sarebbe stato pronto a sacrificare la sua vita per Lei, solo per lei.
Poi col passare delle ore la stanza di Oscar si era riempita di persone accorse alla notizia del suo risveglio. I genitori di lei  ancora sconvolti e impauriti. La Nonna che piangeva di gioia. Un imbarazzatissimo Girodel che ascoltava i divertiti ringraziamenti di Oscar per i fiori del giorno prima. Un Fersen sorridente e suadente che aveva preso ad avere maggiore confidenza con Oscar, una confidenza tutta maschile dato il baciamano col quale si era esibito. E poi c’era lui, André, in disparte, a ricoprire il ruolo di attendente discreto e presente. Solo che ad un tratto dovette uscire perché dopo una battuta di lei, che lo prendeva in giro bonariamente non aveva trattenuto le lacrime. Era corso fuori a piangere e ringraziare nuovamente Dio per avergli permesso di rivedere gli occhi blu della donna che amava.
 
 
Ora seduto sul bordo della fontana, sentiva provenire il vocio dal balcone aperto della stanza di Oscar. Era infastidito non tanto da Girodel, di cui aveva avuto modo in quegli anni di intuire i sentimenti provati per Oscar , ma da Fersen, era inutile negarlo! Non sopportava l’idea che il Conte una volta scoperta l’identità femminile di Oscar avesse mutato atteggiamento impercettibilmente. Magari nemmeno vi aveva fatto caso il Conte di Fersen, ma aveva un modo di fare con le donne suadente e seduttivo che aveva incantato la Principessa di Francia, da lui ricambiata, addirittura e molte altre dame. Dunque era geloso. Normale esserlo quando si ama. Paradossale esserlo di una donna che  si fingeva uomo, ma non vi riusciva, evidentemente nonostante tutta l’abilità, il rigore, la disciplina, l’abilità con le armi, l’attitudine al comando profumava come una rosa. E quel profumo intenso giungeva anche ad altri. Nonostante si fosse ripromesso il silenzio avrebbe mai sopportato di vederla amare un altro?
Ancora preso da tali pensieri nemmeno si accorse del Generale de Jarjayes  che ancora bianco in viso come un cencio per la preoccupazione e con le lacrime  agli occhi gli si avvicinava. André poteva giurare di non averlo mai visto così sconvolto e preoccupato. Quasi si intenerì a guardarlo ricurvo mentre cercava di sorridergli debolmente.
 
“ André ragazzo mio, ho temuto il peggio”- disse ad un tratto il Generale
“  Signor Generale, anche io, ma ora è fuori pericolo. Inoltre volevo approfittare della Vostra presenza per dirvi che quello che è accaduto è tutta colpa mia se solo… “- non riuscì  a terminare
“  Suvvia André! Sai quanto io sia fedele alla famiglia reale sempre e comunque. Ma non sono mica cieco e stupido. Quell’incidente poteva capitare a chiunque. La Principessa era inesperta ha stretto troppo le gambe sui fianchi del cavallo. Dunque né tu né Oscar avete colpa. Ma il pericolo di morire per quelle ferite è stato reale, e quella sarebbe stata colpa mia, ma grazie a Dio è fuori pericolo come hai detto. Quello che ancora mi fa tremare è che potrebbe accadere ancora e ancora. Potrebbero esserci altre notti come questa per me e Marguerite. Notti di dolore. Dunque è salva. È salva, ma per ora…” – disse lapidario portandosi le mani ai capelli.
“ Beh, non vi è una colpa del genere, Voi avete  indirizzato  Oscar  a seguire questa strada ma lei cinque anni fa ormai ha scelto di fare e di essere Capitano delle Guardie Reali e vi riesce con eleganza e maestria. Tutti l’ammirano per il suo rigore e le sue capacità, inoltre questo ruolo è vero contempla il pericolo, ma Oscar è forte e coraggiosa e sono sicuro riuscirà sempre a venirne fuori in un modo o nell’altro. È stata educata per questo proprio da Voi. Non dovete farvene una colpa.  Inoltre Oscar grazie a voi ha una forza e una cultura che nessun’altra donna in Francia potrebbe mai sognare di avere. Ad ogni modo capisco le preoccupazioni da parte delle persone che le vogliono bene...le capisco bene.”- André rispose con tali parole un po’ per cortesia, un po’ per pietà, non gli sembrava il caso di infierire ulteriormente sui palesi sensi di colpa del Generale.
“ Lo so, lo so bene André. Anche Oscar per te si preoccuperebbe come di un fratello. Ad ogni modo dopo questa spiacevole avventura ho deciso che è necessaria una pausa, una sorta di pausa per tutti. Così Oscar potrà curare e guarire quella brutta ferita al braccio e poi …poi meritiamo riposo e calma. Solo così potremo riflettere bene sul futuro.”
 
André era sbalordito da tali discorsi, forse dettati dalla paura provata nelle ore precedenti, stava per chiedere ulteriori spiegazioni su che cosa volesse dire con “riflettere bene sul futuro” quando il Generale dandogli una pacca sulle spalle aggiunse risoluto:
 
“ Fra qualche giorno, non appena Oscar si sarà rimessa in forze ci recheremo nella villa ad Arras, ho già informato Madame Marie di preparare tutto l’occorrente.  Vedrai, vedrai André…questa è la soluzione migliore.”
 
 
Ciao a tutte. Scusate l’attesa, ma sono stata parecchi giorni a riflettere su come fare evolvere questa storia. Fino ad ora infatti avevo inserito episodi immaginari ( ma spero verosimili) dell’infanzia e dell’adolescenza di Oscar. Dunque questo  capitolo nelle mie intenzioni sarebbe dovuto diventare il motore di svolta. Ho scelto l’episodio dell’incidente e il punto di vista di André perché rappresenta per me il momento massimo di accettazione dell’amore  da parte sua. La consapevolezza di essere disposto a dare la vita per lei, come effettivamente dimostrerà nel corso della storia originale. Mi sono trovata indecisa sul fare prendere un tono o un altro ( non preciso altro se no ‘spoilero’ troppo) a questa storia e oggi quando ho finalmente deciso mi sono ritrovata a scrivere nuovamente. Alla prossima.
LadySibilla

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Capitolo 10
*** Impressioni di settembre ***


Attenzione! Mi è stato fatto notare da un’amica del fandom che questo capitolo richiama in parte una fanfiction presente qui su EFP dal titolo “Villeggiatura”. Personalmente lessi tale fanfiction un bel po’ di tempo fa. Ne ho un piacevole e vago ricordo. Ma suppongo che tale somiglianza si riferisca a una villeggiatura dei nostri beniamini proprio ad Arras. Volevo tranquillizzare le lettrici ( e l’autrice della sovracitata ff qualora leggesse questo capitolo) che non è assolutamente mia intenzione voler copiare alcunché. La fortuita coincidenza è dovuta solo al fatto che necessitavo per proseguire la mia storia di un luogo diverso da Versailles, un luogo dove Oscar e André erano stati appunto bambini insieme. Ma la storia sarà totalmente diversa per il resto non temete.
Ladysibilla


 
[Oscar]
 
Settembre era il mese che preferiva. Aveva colori e profumi di stagione tenaci e malinconici, le ricordava il suo stesso animo. Foglie cadute, inesorabile segno del passare del tempo, della sua fuga inarrestabile… così come ne erano segno tangibile quei cinque anni passati tra riviste, parate, esercitazioni e sfilate. Conosceva persone che avrebbero pagato pur di passare il loro tempo a guardare la bellissima Principessa di Francia passeggiare tra i roseti di Versailles. Ma per lei… insomma non era di certo la sua aspirazione. Nonostante il ruolo che ricopriva ormai da cinque anni facesse pensare tutt’altro vi era poca azione, a dire il vero, nella sua vita. In quegli anni, i giorni più dinamici erano stati quelli degli attentati e degli incidenti capitati alla famiglia reale e sinceramente  non era così folle da sperare che la vita di qualcuno venisse messa a repentaglio solo per un po’ di “sale”. Quindi si era presto adattata a questa vita, restando però sempre all’erta nel caso nella sua tediosa vita da soldato giungesse un po’ di “sale” appunto. Non che a Versailles non capitasse mai qualcosa di “rilevante” agli occhi della nobiltà annoiata e frivola, ma a lei le dispute tra dame, gli intrighi e i tradimenti l’avevano sempre infastidita. Fin da bambina preferiva starsene immersa nella natura con André, godere della sensazione del vento sulla pelle che sferza tra i capelli, incitare Cesar a correre sempre più forte tanto da vedere i colori del tramonto confondersi ed unirsi tra loro. E poi il profumo delle rose di Arras, un profumo ben più intenso e buono rispetto a quello delle rose perfette e artificiose di Versailles. Le mancava tutto questo, eppure lei non si era mai concessa niente in quegli anni passati a Versailles, mai un cedimento, mai una concessione. Aveva accettato quella vita e lo aveva fatto fino in fondo. Dunque nonostante il suo cuore gioisse all’idea di rivedere Arras, aveva energicamente protestato all’idea del padre di prendersi una vacanza in quei luoghi. Troppe cose da fare a Versailles, troppi turni da organizzare e decisioni da prendere. E poi suo padre? Non era certo tipo da vacanza, non riusciva a capire davvero il motivo di quella proposta, un soggiorno prolungato ad Arras, almeno fino a quando il suo braccio non fosse guarito del tutto. D’altronde era vero, era stata una brutta ferita e aveva perso molto sangue, dunque non le restava che rimanere a riposo, e Arras tra tutti era il luogo dove questo “riposo forzato” sarebbe stato un po’ meno forzato.
Inoltre la incoraggiava il fatto di poter passare un po’ di tempo in più con André. Quello stupido mollaccione sembrava così strano e introverso in quel periodo. E d’altronde non poteva lamentarsene perché anche lei non era stata molto presente in quegli ultimi anni, pur stando sempre insieme si era resa conto che da quando lui era diventato il suo attendente André e lei si erano allontanati sempre più ognuno preso dai propri impegni, anche se…anche se… il loro legame non era svanito via. Perché il tempo poteva fuggire, ma tutto il loro legame, tutta la loro complicità, tutta la loro amicizia erano lì come una poesia,  aere perennius.  Tanto da gridarlo al re stesso, come una furia, perché nessuno, nemmeno il re stesso, nessuna prepotenza e ingiustizia avrebbe potuto portarle via quello che era diventato suo fratello, suo complice, suo unico amico, ma soprattutto la sua famiglia.
Quel fratello che aveva rischiato di perdere per un capriccio ‘principesco’ e che ora come un ombra discreta dopo aver finito di aiutare la nonna con i pesanti bagagli la fissava, muto e discreto, come sempre dalla soglia della stalla. Chissà cosa pensava André. Un tempo non vi sarebbe stato nemmeno il bisogno di domandarselo, lo avrebbe saputo d’istinto, a pelle. Quegli anni avevano mutato qualcosa tra loro, avevano forse allontanato lui, che pur solerte e presente era distante…come se un tormento lo perseguitasse. O forse era solo stanco di vivere in mezzo a quella frivolezza vacua di Versailles. Oscar in fondo lo sapeva, avevano letto insieme di nascosto i libri dei filosofi illuministi, avevano passeggiato tra le strade luride e poverissime di Parigi, avevano visto bambini morire di fame. E André no, non era il tipo da ignorarle certe cose. Lei lo sapeva, nonostante la sollecitudine e il rispetto mostrati verso la nobiltà, nel suo animo ribolliva qualcosa, dunque molto probabilmente si era stancato di quel mondo, forse lo odiava dall’alto del suo orgoglio muto e discreto che non aveva mai rinnegato le sue origini. Forse sarebbe passato poco tempo e lui avrebbe mollato tutto e tutti, quel mondo di nastri ,bignè e rose finte… quel mondo dove lei era imprigionata e dove lei sarebbe dovuta rimanere, fedele al suo ruolo, alla sua famiglia e al re.
Troppi forse e una sola certezza: un po’ di tempo libero, lì, ad Arras, nel luogo che così spesso li aveva visti bambini avrebbe fatto bene al suo animo “settembrino”.  Ma allora perché questa inquietudine? Forse temeva i progetti del Generale, perché ormai Oscar da adulta ne era consapevole, essi erano forieri di conseguenze spesso più grandi di tutti loro, inarrestabili e imprevedibili.
 
[André]
 
La osservava da lontano. In fondo gli bastava questo. Starle accanto e osservarla. Lo faceva da anni ormai… La sua Oscar e i suoi mille volti che solo lui sapeva leggere. Quel giorno, ad esempio, appariva pensierosa e crucciata da mille pensieri. La impensieriva forse il fatto di allontanarsi dal suo incarico per un po’ di tempo. Ma forse, e questo lo faceva intimamente sorridere, era contemporaneamente felice di passare un po’ di tempo ad Arras, lì nel posto dove tutto sembrava più vero, lontani da quel mondo frivolo, tedioso  e a volte crudele che era Versailles. Un mondo che odiava profondamente per la sua latente ideologia di dominazione degli uomini comuni, ma che amava contemporaneamente perché vi era lei, rosa bianca in mezzo a fiori artificiali, e non avrebbe potuto fare diversamente.
Le parole del Generale lo aveva inquietato non poco, incomprensibile la sua strategia, perché di quella si trattava chiaramente. Ed era anche chiaro il fatto che fosse una strategia dettata dai sensi di colpa verso Oscar. Tutto il resto un mistero.
Ad ogni modo anche lui era felice, felice di allontanarsi da Versailles per un po’, e di poter stare con Oscar. Non come attendente e Capitano delle Guardie Reali, ma finalmente come Oscar e André.  Avrebbe potuto osservarla con meno prudenza, avrebbe potuto addirittura accarezzarla in maniera accorta e fintamente noncurante dopo un allenamento di spada, così come quando erano ancora poco più che bambini. Avrebbe potuto aspirare di nascosto il profumo di rose che emanavano i suoi capelli color grano. In altro non sperava, anzi si rifiutava pure di sognare e fantasticare  su un approccio più ardito perché i sogni quando sono irrealizzabili conducono a una triste e lenta agonia. Non poteva esservi altro… Quello era il loro rapporto Intenso e immutabile. Almeno sperava, perché Oscar era bella, tanto bella da attirare gli uomini che a Versailles la osservavano e ammiravano, lanciando anche apprezzamenti poco cortesi, certo lo consolava il fatto che lei fosse giudicata inavvicinabile, algida e fredda, questo la salvava, e lo salvava visto che ne sarebbe morto, da attacchi più spregiudicati da parte di nobiluomini.
Dunque doveva allontanare quella malinconia triste prima che avesse insospettito  lei, che sicuramente ora nella loro Arras, con più tempo a disposizione, avrebbe prestato più attenzione a lui e a loro.
Il cuore gli scoppiava in petto al pensiero delle cavalcate con lei, delle pesche di fine estate succose da mangiare con lei, dei tramonti da vedere con lei. I piani del Generale continuavano a inquietarlo, ma doveva ammettere che quella di una vacanza fosse davvero una bella idea, che forse avrebbe acquietato e dissetato di lei il suo animo prima di ricominciare con la vita a Versailles.
 
Sorrideva guardando la sua Oscar seduta sul gradino di marmo con gli occhi chiusi e la fronte rivolta verso il sole. Sorriso che gli morì sul volto quando udì una voce ben conosciuta salutarlo dal finestrino di una carrozza carica di bagagli che era entrata dal cancello della tenuta..
“ Capitano, buongiorno. Buongiorno anche a te André. “ il Maggiore Victor Clement de Girodel con un sorriso radioso li stava salutando, scendendo dalla sontuosa carrozza piena di bagagli.
Oscar aveva spalancato subito gli occhi e li aveva rivolti all’inatteso ospite. Vi si era avvicinata curiosa e preoccupata insieme…
“ Maggiore Girodel cosa ci fate qui? È forse successo qualcosa a Versailles? Alla nostra principessa? “- fece lei allarmata, quasi con disappunto.
E anche il sorriso di Girodel si spense imbarazzato quasi
“ Beh Capitano, pensavo vostro Padre vi avesse avvisato, anzi pensavo fosse stata un’idea concordata tra voi quella di invitarmi nella vostra tenuta di Arras”
Oscar spalancò lo sguardo, André strinse i pugni incredulo. Girodel si affrettò ad aggiungere
“ Ma evidentemente non è così…e se per voi è un disturbo posso ritirarmi…ecco…”
Oscar riacquistò un po’ di lucidità e di garbo
“ Maggiore non lo sapevo semplicemente, ma chiaramente siete ospite gradito”- fece lei sforzandosi in un sorriso.
Ad André sembrò mancasse l’aria, sì lo sapeva lei non avrebbe potuto fare altrimenti, l’etichetta non avrebbe permesso un ‘ Beh vedete Maggiore non siete il benvenuto, io voglio solo riposarmi con il mio amico di infanzia’ ma tutti i suoi sogni, le sue speranze per quella vacanza vennero spazzate via di colpo dalle parole di Oscar.
“ Solo Maggiore a chi avete affidato gli incarichi a corte?”- continuò lei preoccupata di aver veramente lasciato il comando in mano a nessuno
“ Mi sostituirà il conte Francois de Ponthieu… un ottimo soldato, immagino lo conosciate”
Oscar tirò un sospiro di sollievo, evidentemente era sollevata dal sapere di lasciare il comando a un soldato valido vista non solo la sua assenza, ma ora anche quella di Girodel.
“Sì, bene, mi avete rassicurata Maggiore”
“ La prego Comandante, qui , in un contesto così familiare chiamatemi pure Victor. Mi rallegra poter passare con voi del tempo anche fuori Versailles”- fece rosso in viso Girodel poi quasi a giustificarsi per l’ardire dimostrato “…poi ad Arras ho una  cara cugina, mi farà piacere rivederla “ fece Girodel con un sorriso tenero e sincero.
 Girodel era un brav’uomo, non fosse stato innamorato di Oscar André lo avrebbe trovato pure simpatico, peccato quel piccolo particolare invece lo rendesse particolarmente nervoso in sua presenza. Non era il tipo di Oscar sicuramente, ammesso Oscar avesse un tipo d’uomo…ma era pur sempre un nobile, appartenente ad una delle più antiche e prestigiose casate nobiliari, era pure un bell’uomo corteggiato da parecchie dame e considerato un ottimo partito. Dunque avrebbe potuto averla con poco, fosse stato ricambiato. E questo lo innervosiva parecchio. Chissà poi perché il Generale avesse voluto invitarlo, forse per cortesia, per ricambiare le sue attenzioni e le sue preoccupazioni dimostrate nei giorni precedenti. Eppure…qualcosa non quadrava! Girodel giorni addietro era entrato nella camera di Oscar con un mazzo di rose, palesando il fatto che si preoccupasse per Oscar. Era ormai chiaro il fatto vedesse Oscar non solo come  superiore in grado a cui dovere rispetto, ma come  donna a cui porgere omaggio… un chiaro palesamento dei suoi sentimenti. Possibile il Generale non avesse colto tale interpretazione delle attenzioni del Conte? Magari, considerando Oscar suo figlio, figlio maschio, non le aveva colte davvero. Perché qualora le avesse interpretate come attenzioni verso sua figlia, figlia femmina quell’invito avrebbe significato tutt’altro che un cortese invito per ricambiare una gentilezza. No! No! Non poteva essere… quella che sembrava una vacanza dove immergersi in piacevoli ricordi d’infanzia si stava trasformando in un incubo! Un vero e proprio incubo.
Beh di certo non poteva andare peggio di così.
 
“ Madamigella, madamigella buongiorno! Buongiorno anche a voi André. Oh conte de Girodel ci siete anche voi…che meraviglia rivedervi qui riuniti, mi stavate forse aspettando per partire? Ahahah” – giunse da lontano una risata che accompagnava una domanda retorica posta in impeccabile francese con un lieve accento svedese.
André voltò i suoi occhi colore smeraldo verso la figura che aveva parlato. Ed ecco il conte Hans Axel von Fersen passeggiare ridendo accanto al Generale  Jarjayes che mostrava sul viso uno strano sorriso compiaciuto.
Sì voltò verso Oscar e la vide arrossire. Forse per la prima volta in vita sua.
“Conte volete dirmi che anche voi sarete dei nostri?”- disse Girodel con voce tremante e infastidita nonostante cercasse di celarla con un sorriso di circostanza.
“ Sì caro Girodel, se a Madamigella Oscar non dispiacerà avere tra i piedi un caro amico in più”- disse Fersen con il suo solito fare languido e sornione.
“ Fersen, siete il benvenuto, siete il benvenuto”- disse convinta Oscar. E stavolta il suo sorriso non era forzato. Non lo era per nulla.
 
André sì sarebbe picchiato violentemente da solo. La nonna lo diceva sempre mai dire che le cose peggio di così non potessero andare: perché puntualmente andavano peggio, molto peggio.
 
 
 
Ciao! Eccomi tornata! Avete iniziato a comprendere cosa stia combinando il Generale con i suoi sensi di colpa? Siete pronte per partire per Arras in compagnia dei nostri amici? Spero di sì. Un caro abbraccio a tutte. Ringrazio tutti coloro dedichino attenzione a questa storia leggendo e recensendo. Un abbraccio!
Ps. Il titolo del capitolo corrisponde al titolo di una canzone appunto intitolata “Impressioni di settembre” che ho ascoltato durante la composizione della prima parte del capitolo. In particolare la versione dei Marlene Kunz. Se  vi va, ascoltatela pure.
 
Ladysibilla
 

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Capitolo 11
*** In viaggio ***


[ Oscar]
 
Si sentiva felice. Inspiegabilmente. Anzi un motivo cominciava a esserle ben chiaro: un bellissimo conte svedese dagli occhi color ghiaccio, le labbra sottili e modi di fare gentili. Ricordava nitidamente il primo incontro con Fersen ad uno dei balli in maschera a Parigi a cui la principessa Maria Antonietta amava partecipare per distrarsi dalla noia di quella gabbia dorata che era Versailles. Le era sembrato uno dei soliti superficiali nobilucci sempre in cerca di prestigio,  pronti ad avvicinarsi alla famiglia reale per avere privilegi e ricchezze. E invece fin dalla prima visita ufficiale fatta dal Conte alla principessa Maria Antonietta si era resa conto dell’errore che aveva commesso a giudicarlo dalle sole apparenze. Spesso durante le sue frequenti visite a Versailles aveva intrattenuto delle conversazioni con il conte, all’inizio per puro senso del dovere, poiché intrattenere il conte significava distoglierlo dalle attenzioni galanti che egli rivolgeva alla principessa e che iniziavano a destare sospetti agli occhi di tutti, ma poi, ad un tratto, quasi senza accorgersene, si era resa conto di ricercare quella compagnia e quelle conversazioni. Fersen era colto e gentile oltre ad essere un uomo bellissimo e ammirato da tutte le dame di Versailles. Quasi se ne vergognava, ma non poteva ignorare il battito del cuore accelerato che le squassava il petto anche solo quando Fersen gli si avvicinava o semplicemente la salutava. Forse era questo l’amore di cui i poeti di ogni tempo scrivevano? Una cosa era certa: non si riconosceva più. Irriconoscibile a se stessa con un dolce peso nel cuore che non poteva condividere con nessuno, nemmeno con André temendo critiche o derisioni. Lei che aveva riso sempre di queste cose, lei che aveva sempre pensato che non le sarebbe mai potuto capitare. Lei che lo guardava e sentiva le mani sudare, la voce venire meno, il cuore procedere all’impazzata. E pensare che da ragazzina aveva riso sarcasticamente leggendo quei famosi versi di Saffo che adesso gli sembravano così veritieri..
 
 
Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
 
 
Ora il destino aveva voluto che si trovasse seduta proprio davanti Fersen in quella carrozza che conduceva verso Arras. E quasi nemmeno sentiva le parole di Girodel che seduto accanto a lei cercava in ogni modo di coinvolgerla in una qualsiasi conversazione.
 
“ Mi avete sentito Capitano?” – disse Girodel spazientito dall’essere stato ignorato per quasi due ore di fila.
“ Oh scusate Victor… mi ero distratta, dicevate?”- fece Oscar riprendendosi e staccando finalmente gli occhi dalle labbra appena dischiuse di Fersen che dormiva beatamente adagiato sul sedile posto di fronte al suo.
“ Capitano, dicevo…a voi piace Arras? Sì, insomma ve lo chiedo perché molti nobili del nostro lignaggio non amano le villeggiature in zone periferiche, amano Parigi, la vita mondana e i balli…”
“Allora Victor, se pretendete io continui a chiamarvi così vi prego di rivolgervi a me senza chiamarmi Capitano, ma semplicemente Oscar, per piacere… poi ormai dovreste conoscermi abbastanza da aver compreso che io non amo i balli e non amo la vita mondana. Preferisco di gran lunga Arras. Con i suoi campi, la sua gente semplice, le locande col buon vino e le rose profumate. Un luogo pieno di piacevoli ricordi per me. E dal momento  che ho dovuto prendermi questo periodo di riposo a causa del mio braccio ancora malandato non posso che essere contenta di passare del tempo nella mia Arras.”
“ Beh Oscar immaginavo avreste risposto così, anche André sembra essere molto contento di accompagnarvi ancora una volta . E’ ammirabile, non ho mai visto un attendente così solerte e fedele come André. Tanto da seguirvi anche nei vostri giorni di riposo.”
“ Victor ahahah,  André non è solo un attendente. Noi non ci siamo mai curati della differenza delle nostre origini, come dire, è più un fratello per me ed essendo cresciuti insieme anche lui nutre gli stessi sentimenti verso Arras, luogo dove siamo stati bambini insieme. Dunque è naturale lui sia felice tanto quanto me di ritornare lì, nella nostra tenuta.”- rispose Oscar ridacchiando per l’ovvietà di quella risposta. Senza nemmeno accorgersi di un sorriso tenero sfuggitogli dalle labbra nato dal dolce ricordo di due bambini, uno moro e uno biondo, che stavano sempre insieme a combinare marachelle e a smangiucchiare biscotti.
 
 
[Victor]
 
Victor rimase sorpreso e basito  dalla risposta di Oscar. Non aveva mai visto un simile rapporto tra servo e padrone.  Di solito erano rapporti estremamente formali e distaccati quelli tra un nobile e un attendente. Anche le nobildonne non avevano simili rapporti con le loro cameriere personali. Capitava invece, di veder donne di alto lignaggio che prendevano giovani servi aitanti come amanti. E all’inizio aveva creduto potesse davvero essere un rapporto simile quello fra Oscar e André. Ma gli erano bastati pochi mesi per comprendere che Oscar non era una qualsiasi nobildonna e André non era di certo il suo amante. Dunque restava davvero un mistero per lui quel rapporto di complicità intensa che lo colpiva sempre come un pugno in pieno stomaco. E di cui inspiegabilmente aveva paura. Un rapporto che invidiava dal profondo del cuore.
Oscar e André erano stati bambini insieme e forse il loro legame era dettato da un rapporto di amicizia nato nella loro infanzia. Qualcosa che né lui, né la maggior parte dei nobili poteva realmente comprendere visto che egli era stato bambino da solo. Senza nemmeno poter godere della compagnia di un fratello, essendo rimasto presto figlio unico, a causa della precoce morte di un fratello maggiore di età e troppo cagionevole di salute. Ed era solo anche adesso… quando stanco dopo ore passate a Versailles rincasava nella sua enorme tenuta e trovava ad accoglierlo solo parte della servitù sempre più crudelmente gentile, formale e distaccata. Era solo e non voleva più esserlo.
 Questa era la consapevolezza a cui era giunto ormai cinque anni fa quando era rincasato vinto e battuto da una ragazzina bionda e ribelle che lo aveva aspettato in aperta campagna per sfidarlo e fargli capire che non aveva paura di perdere solo perché donna,  anzi voleva duellare e vincere, ma che non gli interessava essere proclamata vincitrice davanti a un re. Era tornato a casa. Vinto. Con la camicia squarciata dagli abili fendenti della spada di quella strana e meravigliosa creatura che il destino aveva voluto mettere sulla sua strada. Si era chiuso la porta alle spalle e aveva riso. Riso veramente, per la prima volta. Poi il ricordo di quegli occhi blu ribelli lo aveva spinto a chiedere al Re non solo di perdonare Oscar, ma anche di affidare a lei l’incarico di Capitano perché  era stato colpito da lei durante il duello, era stato sconfitto e Oscar Francois de Jarjayes meritava di essere Capitano delle Guardie Reali, uomo o donna che fosse… e dentro di sé aveva capito di essere stato colpito anche nel cuore. Aveva accolto quel meraviglioso sentimento dentro di sé e da quel lontano pomeriggio aveva atteso e solo atteso che qualcosa mutasse anche dentro l’animo di Oscar . Il suo Comandante non era donna da fiori e cioccolatini. Non gli restava che mostrarle la propria dedizione e guadagnare la sua stima. Eppure… quando l’aveva vista svenire davanti al re, e poi  priva di conoscenza su quel letto a palazzo  Jarjayes non aveva resistito. Le aveva portato delle rose, simbolo di speranza nel suo cuore, speranza che lei vivesse, speranza che lei un giorno potesse amarlo, perché  da quando aveva conosciuto Oscar Francois de Jarjayes  solo, senza lei, non voleva più stare.
E in fin dei conti quel tanto aspettare aveva sortito i suoi effetti, come anche quel palesamento di intenzioni davanti la famiglia di lei. Victor aveva gioito nel sentire dalla bocca dell’algido  Generale  Jarjayes che egli avrebbe appoggiato dal profondo del cuore un eventuale unione tra la casata dei  Jarjayes e quella dei Girodel. Ricordava ancora l’incontro col Generale, Victor era infatti nervoso ed intimorito visto che aveva avuto l’ardire di offrire un mazzo di rose ad Oscar, figlia di un uomo che la considerava in tutto e per tutto figlio.  E invece il Generale si era dimostrato inspiegabilmente felice del gesto di Victor, aveva dato il suo benestare per un corteggiamento e lo aveva anche invitato a trascorrere il tempo necessario ad Oscar per riprendersi, ad Arras, insieme a loro.
Ora toccava a lui! E doveva mettercela proprio tutta. Era un’ impresa difficile, ma non impossibile.  In fondo Oscar era una donna non comune, non si sarebbe mai innamorata, come una dama qualunque, di un uomo frivolo e donnaiolo come ad esempio il Conte di Fersen. Di gran lunga avrebbe preferito un uomo come lui. Anche se in realtà, quella mattina, si era leggermente mostrato infastidito dalla presenza del conte di Fersen a quel ritiro che avrebbe dovuto costituire la sua unica speranza di conquistare Oscar. Che il generale avesse scelto come pretendente  anche Fersen? Ma fortunatamente il Generale, comprendendolo pienamente il suo disappunto mal celato, lo aveva preso in disparete prima della partenza spiegandogli chiaramente che il conte di Fersen era stato invitato a trascorrere del tempo con loro lì ad Arras, lontano da Versailles, semplicemente per rispettare un ordine che aveva ricevuto da sua Maestà in persona, non poteva aggiungere altro, ma gli chiedeva di fidarsi. D’altronde il Generale si era affrettato ad aggiungere che il conte svedese, a suo avviso, non sarebbe mai stato un buon partito per la sua Oscar essendo un uomo ormai troppo chiacchierato a corte.
 Si era tranquillizzato Victor. Nonostante Oscar si fosse mostrata così distratta e poco sollecita ad avere una conversazione con lui. Nonostante si ritrovasse di fronte il conte svedese russante e dormiente, mentre di gran lunga avrebbe preferito rimanere solo con lei.
 
E poi, a dire il vero, vi era dell’altro… a sentire dalle labbra tanto amate quel “noi non ci siamo mai curati della differenza delle nostre origini” iniziava a temere un altro uomo… un bell’uomo dagli occhi verdi che viveva come un’ ombra sempre accanto ad Oscar. Un  attendente che dimostrava avere nel cuore un sentimento che di certo non rientrava in quelli convenzionali tra servo e padrone e che di certo non si curava delle questioni di rango.   E  che in quel preciso momento si trovava fortunatamente nella carrozza davanti alla loro poiché il Generale aveva fatto esplicita richiesta di parlargli durante il viaggio. Aveva visto dunque André  lasciare a malincuore sola Oscar e sedere nella carrozza dei coniugi Jarjayes. Che poi a rigore di logica non era nemmeno ovvio avesse dovuto prendere posto in una delle due carrozze, vi era il carrettino a seguito delle carrozze dove  aveva preso posto il resto della servitù… eppure dentro di sé sapeva che André Grandier non fosse un semplice servo, e se il Generale non l’avesse voluto con sé quella mattina, il suo posto sarebbe stato accanto alla bellissima donna che ora sedeva al suo fianco.
 
 
 
 
 
Ciao questo aggiornamento è arrivato presto. Spero sia di vostro gradimento. Ora è giunto il momento di spiegarvi il mio intento. E spero di riuscire a renderlo con una semplice metafora. Avete presente una lavatrice al cui interno si inseriscono capi di diverso tessuto e colore. Ecco fate finta che la lavatrice sia Arras e che i capi siano alcuni eventi, ma soprattutto i sentimenti dell’anime e del manga. La centrifuga presenterà il tutto in maniera un tantino accelerata i colori si confonderanno, qualche panno si restringerà e altri si allargheranno.  Il disastro che ne viene fuori è la mia storia. E grazie a chi continuerà a volermi dare fiducia continuando la lettura. A presto.
 
Ps. I versi riportati in corsivo  sono tratti dal frammento “Saffo, fr. 31 Voigt; trad. S. Quasimodo” .
 
Ladysibilla

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Capitolo 12
*** Chiacchierate fra amici ***


[André]
 
André  ripensava a quel viaggio in carrozza. Un incubo. Nonostante fosse nella carrozza nobiliare del Generale quel viaggio era stato  il più brutto della sua vita. Cento volte meglio il carrettino sfasciato su cui viaggiava la servitù e sul quale rischiavi di essere sbalzato fuori in continuazione, rispetto agli sbalzi terribili che aveva dovuto sopportare il suo cuore. Il Generale era stato chiaro col suo discorso che André ascoltò seduto sul morbido sedile damascato che ad un tratto gli era sembrato ricoperto di spilli.
 
“ André la fiducia che ripongo in  te è massima per cui sarò totalmente sincero con te e ti aprirò il mio cuore di padre. Nei giorni passati ho temuto tanto per Oscar. Mio figlio, anzi mia figlia mi ha reso fiero di lei,  ha dimostrato di essere un degno erede, superando in abilità, arguzia e dedizione molti dei più grandi generali di Francia. Nonostante io sia ben consapevole del suo valore e della sua forza quel giorno vedendola esanime sul letto mi sono maledetto! Oscar non è solo un soldato, è una donna e come tutte le donne forse avrebbe meritato una vita più tranquilla, magari una vita accanto ad un uomo.  Quando quello stesso giorno il Conte Girodel ha portato quel mazzo di rose per Oscar ho compreso che non era ancora tutto perso, potevo rimediare! Ho voluto conferire con lui, e sì, ha confermato le mie intuizioni: ama Oscar e sarebbe felice nell’averla accanto come moglie  e madre dei suoi figli. È inoltre disposto ad aspettare che lei stessa si convinca che questa è la strada giusta da seguire. Oscar avendo ricevuto un’educazione particolare non è come tutte le altre dame di Versailles e di questo il Conte ne è consapevole tanto da avermi garantito che Oscar con lui sarebbe libera di scegliere che tipo di vita condurre, ma io so bene che una moglie e una madre ha ben altri doveri a cui pensare per potersi dedicare a quelli che ne mettano a repentaglio la vita e mi basterebbe questo, saperla al sicuro. Moglie di un marito che l’ama, moglie di un uomo che gli permetta di condurre un tenore di vita confacente alla nostra casata, e madre di nipotini. Girodel mi ha anche detto che il secondo figlio maschio potrebbe anche divenire a tutti gli effetti l’erede della famiglia Jarjayes. E tu saresti l’attendente fedele del figlio di Oscar! Non sarebbe meraviglioso? Il Conte è una persona squisita e intelligente dunque non potevo desiderare di meglio per mia figlia… Mi viene da ridere al solo pensiero che lui stamane fosse adirato con me per aver ipotizzato che io avessi pensato anche ad un secondo pretendente… il Conte di Fersen ahahah ! Nulla di più lontano dai miei pensieri. Non è il tipo di uomo che ho in mente per Oscar. Chiaramente il bel conte svedese è qui solo perché così mi è stato ordinato dal nostro re il cui scopo era allontanarlo con tatto da Versailles e dalla Principessa con cui pare si sia preso troppe confidenze ultimamente. Ora concludo questo discorso, che non sto facendo ad un semplice attendente, ma ad un amico chiedendoti aiuto André… in questi giorni cerca di convincere Oscar ad accettare le attenzioni di Girodel, lo sai lei ti dà ascolto. Io organizzerò anche un ballo qui, in questa tenuta. Farò preparare da tua nonna uno splendido vestito da donna. Tutti ammireranno la sua bellezza.. Lei ballerà con Girodel e magari capirà, magari si convincerà del fatto che un marito come il Conte sia la soluzione migliore. Ripongo fiducia in te.”
 
Gli spilli li sentiva ancora ora,  trafiggevano il suo cuore. Avrebbe dovuto considerarsi davvero amico del Generale? Avrebbe davvero dovuto convincere la donna che amava ad accettare le attenzioni di un altro uomo? Sarebbe ancora riuscito ad indossare la maschera di fratello, di complice e di confidente? Avrebbe mai potuto stare accanto ai figli di Oscar? Questi pensieri lo scuotevano nel profondo. Decise di alzarsi dal suo letto e di fare un giro per la tenuta di Arras. Non ne aveva ancora avuto occasione visto che avevano raggiunto la destinazione a tarda sera. Ma sarebbe stato meglio gironzolare per la tenuta proprio ora che tutti dormivano, avrebbe potuto così perdersi tra i propri pensieri e i propri ricordi…
Fu così che la vide, seduta sul bordo della fontana del giardino, bella e pensierosa, ad occhi chiusi, col volto rivolto alla luna che baciava con raggi argentati i biondi capelli di lei.
 
 
[Oscar]
 
Aveva gli occhi chiusi. Ma le bastò ascoltare il suono dei passi e aspirare nell’ aria il familiare profumo di muschio e sapone di marsiglia per capire che André stava per raggiungerla e prendere posto accanto a lei.
Aprì gli occhi, gli sorrise dolcemente e presa da un turbinio contorto di emozioni fatte di nostalgia e voglia di stare insieme a lui riuscì semplicemente a dirgli
 
“ Ciao André”
“ Ciao Oscar” rispose lui con voce calda
“ Dunque non riusciamo a dormire?”
“ A quanto pare…”
“Cosa ti turba André?” chiese con fare indagatore
“ Nulla…” – rispose incerto lui “ E a te?” continuò non dandole tempo di approfondire quel ‘nulla’.
 
Oscar fu felice di avere finalmente André accanto a sé , come non capitava ormai da troppo tempo. Ne era quasi emozionata. Prima di partire aveva la ferma intenzione di recuperare tutto il tempo perso, ma poi quel piccolo piacevole imprevisto aveva sconvolto i suoi piani : il conte di Fersen era lì con lei, lontano da Versailles, lontano dalla principessa. E ora forse per fare tornare tutto come un tempo avrebbe dovuto confessare i suoi sentimenti almeno al suo migliore amico. Ma qualcosa la tratteneva. Era veramente sicura di provare amore? Beh, non era mai stata innamorata, non era brava coi sentimenti, ma qualcosa la sentiva…sarebbe potuto benissimo essere amore quel turbamento che provava per lo svedese. Era giusto rivelare questi sentimenti ad André? Al suo protettivo e affettuoso André? Ne sarebbe stato geloso? Beh, se non ad André a chi… e poi gli amici non sono gelosi.  Era giusto parlare per la prima volta di sentimenti così apertamente? Se ne vergognava. Ne aveva paura. Ma lei era abituata a combattere le paure con il coraggio…dunque doveva farlo. Se amava tanto la complicità tra lei e André doveva essere sincera, completamente. E poi…Dimostrare per la prima volta di essere donna, di provare sentimenti da donna a chi se non al suo migliore amico?
Dunque prese un bel respiro, dopo interminabili attimi di silenzio e sputò fuori quasi fosse una sentenza di morte
“ Forse mi sono innamorata André… di Fersen. “
“Ah…”
 Rimase fortemente delusa da quel mesto e triste ‘ah, insommma non erano cose che si sentivano uscire ogni giorno dalla bocca del Comandante Oscar Francois de Jarjayes, si sarebbe aspettata tutto da lui stupore, incredulità, gioia, ma mai un semplice monosillabo seguito dal silenzio compagno di occhi verdi che dopo un guizzo di sorpresa si erano spenti come se non avessero più luce.
“ Non mi dici nient’altro?- chiese indispettita
“Mmm vediamo cosa potrei aggiungere…Ah sì! Che vuol dire forse?”- fece lui calmo e freddo.
“ Forse… ho messo forse perché mi sento confusa”- rispose lei incerta
“ Nell’ amore non c’è  forse. Si ama o non si ama. “- rispose con calma e convinzione guardandola dritta negli occhi
“ Che cosa vorresti dire André? Che cosa è quel tono da presuntuoso. E poi… poi… hai mai amato qualcuno tu?” –disse lei adirata alzandosi di scatto
“ Sì. Totalmente. E senza forse. “- la voce sempre più salda
“ Ma chi?...chi è? La conosco? Ti ricambia?” – fece lei nemmeno stesse interrogando l’attentatore alla vita di sua maestà. Come se fosse questione di vita o di morte stupendosi del suo stesso tono.
“ Non importa Oscar. Non sono affari tuoi. Pensa ai tuoi di sentimenti visto i tuoi ‘forse’
 
“ Sei un insolente Grandier ! Stai solo cercando di mettermi in testa dubbi sul mio amore per Fersen solo perché vuoi convincermi ad accettare le attenzioni di Girodel, l’ho capito sai! Stasera tutta la servitù vociferava su questo! Parlavano di un ballo, di un fidanzamento in procinto di avverarsi! E tu da bravo servitore ubbidisci al tuo padrone…cerchi di convincermi… perché di me non ti importa nulla, vuoi solo farti bello con mio pa…” Non  riuscì a continuare la frase perché sentì improvvisamente un forte bruciore alla guancia. André le aveva dato uno schiaffo così forte da farle sanguinare il labbro.  Ma la cosa peggiore era lo sguardo che ora le stava rivolgendo tra l’indignato, l’offeso e il tradito. Non aveva mai visto André così furioso. Forse aveva sbagliato  a rivolgergli quelle parole, e anche qui poteva levare quel ‘forse’…Aveva sbagliato a rivelargli i suoi sentimenti perché dentro di sé sentiva lo avrebbe ferito, anche se razionalmente non riusciva a spiegarsi il perché, aveva sbagliato a rivolgergli quelle dure accuse. Ad ogni modo non riuscì a trattenersi e lo colpì a sua volta innescando una lotta fatta di pugni... non si comportavano così da tanto. Si picchiarono per ore o forse solo per minuti che sembrarono ore tanto erano cariche di rabbia, frustrazione, tensione e soprattutto di troppi non detto…
E poi arrivò la fine quella scazzottata…non vi erano né vincitori né vinti. Caddero stremati a terra, sporchi e con i vestiti strappati in più punti. Poi ad un tratto Oscar si sentì afferrare dolcemente la mano. Lo vide piangere. Pianse anche lei.
“ Scusa” – mormorò piano lei tra i singhiozzi prima di decidere di alzarsi e cercare di sparire nelle sue stanze.
 
Era già lontana quando sentì una voce triste e calda accompagnare la sua corsa
 
“ Oscar nei sentimenti non esistono i forse. Chiarisci quello che provi per Fersen o per chiunque altro, ma soprattutto combatti per quello che vuoi essere e per quello che vuoi”.
 
 
 
 
Ciao! Scusate il ritardo. Non ho avuto molto tempo e mi sono trovata in piena crisi ( non per carenza  di idee, visto che ho ben chiara in testa la trama di questa storia) sentendomi insoddisfatta senza riuscire a capire bene il perché.  Non so se il prossimo aggiornamento giungerà rapido, in ogni caso vi avvertirò. Un abbraccio.
 
Ladysibilla
 

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