Darkling, I listen

di youlighttheskytranslation
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima della nebbia - parte 1 ***
Capitolo 2: *** Prima della nebbia - parte 2 ***



Capitolo 1
*** Prima della nebbia - parte 1 ***


Note: Questa storia prende spunto da ‘La bella e la bestia’ e altre fiabe; l’originale è composta da 8 capitoli. Essendo però molti lunghi, qui ne troverete di più- perché ci metterei il doppio del tempo a postare se no, e ogni nuovo capitolo arriverebbe a distanza di due anni dal precedente. Mi ricorda una certa serie tv?
Bando alle ciance, ho deciso di tradurre questa fan fiction per fare pratica, ma soprattutto, ho deciso di farla sbarcare su efp, perché adoro questo mondo creato da you_light_the_sky. Esattamente, io sono solamente un tramite.
I personaggi non sono OOC. Giusto per chiarire la cosa, se qualcuno ponderava tra sé e sé.
I commenti/messaggi/chi più ne ha più ne metta mi rendono felice come un bambino in un negozio di caramelle. Anche solo due parole mi possono cambiare la giornata.
Prima di iniziare questo splendido viaggio, vorrei ringraziare la mia Beta, Maya. Senza di te non sarei nulla.
Se ‘perderete’ del vostro tempo a leggere la mia traduzione, vi ringrazio con tutto il cuore.
 Il titolo è preso da un verso di ‘Ode a un usignolo’ di John Keats.
! importante: ovviamente i personaggi non mi appartengono. Oh, come lo vorrei.
1) Questo capitolo è in assoluto il più corto.
2) Lascio gli spazi lasciati dall'autrice su ao3. Tutto compatto non mi piace, scusatemi?
3) Spero di non aver fatto casini con i verbi. Scrivere al presente in italiano non mi piace, ma trasformarli tutti mi ha fusa del tutto.
 


Prima della nebbia - parte 1



 «La nebbia sta arrivando!» urlò uno dei soldati. La sua voce spezzata veniva soffocata dalla cacofonia degli spari, dalle esplosioni che, una dopo l’altra, spargevano polvere e sabbia in ogni direzione.

Oltre le sue mani John non riuscì a vedere nient’altro, impegnato a ricucire la lesione di un suo commilitone. Il sangue che usciva dalla ferita era quasi scuro come la pece, e continuava a scorrere tra sue dita e sui suoi vestiti, ormai da buttare, rendendo difficile lavorare con l’ago. Un’imprecazione si levò verso il cielo quando altra sabbia gli arrivò sul volto, peggio del morso di gelo più freddo. Cercò di far uscire il rumore della battaglia dalle sue orecchie.

Concentrati, Watson, concentrati.

Infilò nuovamente l’ago nella ferita (così diverso dal rammendare vestiti; la pelle era molto più delicata, fragile, e tormentava i suoi sogni ogni volta che riusciva a fermarsi per abbastanza tempo da pensarci su - bisognava continuare a muoversi, a combattere, per non ricordare). Ancora qualche minuto per poter finire e portare il soldato Ryan all’autocarro più vicino, prima di passare a qualcun altro.

Improvvisamente lo sbalzo d’aria si fece sentire, ed il rigido calore del deserto lasciò il posto ad una rara e gelida notte.
Il suo respiro formò leggere nuvole di vapore ed il suo paziente cominciò a tremare. Intorno a loro tutto si fece più offuscato, ed una sensazione di intorpidimento gli invase la spalla, drenando le sue energie lentamente.

 «La nebbia sta arrivando!» urlò il suo amico Murray, tenendo in mano uno dei loro fucili d’assalto (L85A2, la sua memoria recitò; con 5.56 colpi calibro, perfetto per i combattimenti da vicino, ma svantaggioso per il tempo di ricarica).
Si fermò vicino a John, bloccando la poca luce che si faceva strada tra le nuvole di polvere. Per qualche strana ragione, cercò di portarlo via. 
«Lascialo John, hai finito!»  

Allontanarsi non era un'opzione: mancavano soltanto pochi punti e poi avrebbe potuto utilizzare il suo dono.
«Guadagnami un altro po’ di tempo, Bill», balbettò. Il rumore si fece sempre più assordante, e dove diavolo aveva lasciato il suo kit medico?
Non poteva lasciare indietro il soldato Ryan; un ragazzo appena laureato, con qualcuno da sposare dall’altro lato del globo. John doveva farlo tornare a casa, ad ogni costo. «Posso salvarlo, ma devi lasciarmi lavorare!»

«Dobbiamo andarcene, in questo preciso istante» disse Murray.
Il cielo si fece più scuro; un banco di nebbia attraversò le linee nemiche e proseguì verso la loro posizione.
Il loro plotone batté in ritirata. I proiettili non sarebbero serviti a nulla contro la nebbia.

 «Il mio paziente…»

«È troppo tardi per lui, muoviti John!»

Murray gli afferrò il braccio, non riuscendo però a smuovere l’uomo inginocchiato sulla sabbia. Solo pochi punti.
Il rumore dei proiettili si fece sempre più forte e più vicino. Murray continuò a gridare, ed i guanti di John per poco non si sfilarono, ma la ferita era del tutto chiusa ed il dottore non poté che sentirsi sollevato.

«Solo un secondo»

«Non abbiamo un altro fottuto secondo!»

John chiuse gli occhi, appoggiò una mano sulla ferita appena ricucita, e cercò di concentrarsi. Indusse una sorta di calma a correre lungo le sue braccia: dalle spalle alla punta delle dita, fino alla carne lacerata.

Quando li riaprì, ciò per cui aveva rischiato la vita era sparito ed il soldato Ryan lo fissava con un espressione di meraviglia sul volto. John era frastornato, ciò che aveva davanti gli appariva sfocato e

«Abbassatevi, adesso!»

Vi fu un esplosione, la peggiore della giornata. Murray cercò di coprire John e Ryan con il suo corpo, buttandoli entrambe tra la sabbia.

«Bill» iniziò a dire il dottore.

Murray si alzò ed aiutò John a fare lo stesso. «Non ora»
 
«Cosa diavolo sta succedendo?» Ryan chiese, guardando con orrore il cielo nero, interrompendo il discorso tra i due soldati. Avevano letto qualcosa riguardo a questo fenomeno, ma non erano mai stati così vicini ad assistervi.
 
Vi furono altri spari. Il primo istinto di John fu quello di saltare davanti a Murray, sulla linea di fuoco. Sentì tutti chiamare il suo nome, mentre la nebbia si avvicinava sempre di più. Qualcosa prese la sua spalla, e John iniziò a pregare gli altri di lasciarlo lì.
 
«Lasciateli lì!» sentì qualcun altro gridare, «moriremo tutti se stiamo anche solo un secondo in più!»

«Murray è stato colpito,» Ryan balbettò.

No, John pensò, vi prego, non Murray.

«Dov’è Watson? Lui può guarire»

«—Non c’è tempo idiota!—»

«Watson è a terra!»

«Cazzo!  Prendetelo, lasciate i morti e correte!»

No, no, prendente Bill John avrebbe voluto dire, posso ancora utilizzare il mio dono. Posso ancora guarire. Ma nessuno ascoltò, e continuarono a correre.

Altri spari. Passi frenetici e grida. John fissò il banco di nebbia che si scagliava sempre più velocemente verso di loro. La nebbia aveva una voce, e continuava incessantemente a sussurrargli nell’orecchio incantesimi, incantesimi di streghe.

Una maledizione su di te, sussurrò.

Ed il buio lo inghiottì.
 

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Capitolo 2
*** Prima della nebbia - parte 2 ***


Note: Ed ecco, finalmente, la seconda parte! Pensavo di aggiornare prima, ma gli esami mi stanno distruggendo. Date la colpa all'università, non a me.
Più vado avanti con questa traduzione, più mi rendo conto di quanto sia difficile dare gli stessi sentimenti alle frasi, comunque. Come sempre, ogni vostro 'click' mi rende felice! Se lasciate un commento, ve ne sarò grata per sempre. Ci sto mettendo anima e corpo in questa traduzione, letteralmente. Spero di non aver fatto troppo casino con i verbi.
Baci e abbracci a sherlockly che cerca sempre di aiutarmi, leggendo le mie frasi senza senso.

Enjoy.
 


Il destino di ogni essere umano era segnato dalla comparsa di un ‘dono’, grande o piccolo che fosse.

Era semplicemente il modo in cui le cose avevano iniziato a funzionare sin dall’inizio del secolo; da quando streghe e demoni uscirono allo scoperto e influenzarono l’andamento delle due (tre, se si considera la guerra fredda) grandi guerre, che bagnarono il pianeta di sangue e lo macchiarono di ‘zone morte’.

Da allora i cieli non furono altro che grigi. Quella poca luce del sole che riusciva a raggiungere la terra era a malapena sufficiente per sostenere la vita delle piante. Le temperature si abbassarono, e da quel momento le nebbie divennero qualcosa da temere. Esse segnavano l'arrivo di maledizioni; a volte erano il preludio di una nuova zona morta: un luogo dove nessuno poteva inoltrarsi, se non demoni e persone maledette.

Quasi nessuno ricordava com’era fatto il sole, anche se John aveva sentito storie dagli ufficiali di alto rango, che lo descrivevano come puro calore sul viso.

(Ricordò di aver posto a sua madre una domanda a riguardo, una volta, quand’era piccolo, dopo la lettura di un libro di fiabe insieme. "Che cosa è la luce del sole?”
Sua madre cercò senza successo di trovare una risposta, e lui non glielo chiese nuovamente.)

Il mondo combatteva contro streghe e demoni da così tanto tempo che aveva dimenticato cosa significasse il calore. Era sempre e solo grigio. Era sempre e solo freddo. John Watson sapeva solo come guarire, come uccidere e sopravvivere.

I doni variavano da persona a persona. Alcuni li consideravano pene per crimini commessi in vite precedenti, mentre altri si riferivano a loro come ‘maledizioni’ (come quelle che potevano essere lanciate dalle streghe). John incontrò un uomo, una volta, che poteva sputare fuoco dalla bocca, che non amò e non fu mai amato. Un potere utile pensò John, in combattimento o quando si aveva bisogno di calore, ma era facile vedere e pensare ad adesso più come ad una maledizione.

Sua madre aveva il dono dell'empatia: poteva sentire ciò che gli altri provavano, ma non riusciva a distinguere le proprie emozioni dalle altre. Alla fine impazzì, e fece ricorso al bere, un esempio che Harry seguì negli anni successivi. Il cuore del padre di John si spezzò a vedere la sua amata in quel modo. Il suo dono era, letteralmente, il suo cuore: una volta dato ad una persona, non avrebbe potuto amare nessun altro. Non riuscendo a vedere Helen, sua moglie, consumarsi così, Gordon Watson si seppellì nel suo lavoro d’ospedale; un giorno, così assorto, non si accorse dell’incendio che stava divampando in tutta la zona e morì.

Harry? completamente un’altra storia. Il suo dono era sul piano mentale. Uno sguardo ai suoi occhi, e poteva convincere chiunque a fare tutto ciò che lei desiderava (se non immuni a queste cose, come John, con grande delusione da parte di Harry). Ma questo la rendeva ancora più insicura di se stessa. Le persone che la circondavano erano lì per amore o perché lei li aveva costretti? L’amore di Clara era vero? Una volta, John le propose di bendarsi per poterlo scoprire, ma dallo sguardo negli occhi della sorella, capì che Harry era troppo spaventata e non voleva perdere Clara.

Ironico, davvero, che proprio questa paura fu ciò che fece andare via Clara, alla fine. Harry incolpò comunque il suo così-chiamato dono, decidendo di passare alla bottiglia e non far più parte della società. Una volta arruolato, John non ricevette quasi mai lettere dalla sorella, se non biglietti di Natale mandati tre mesi in ritardo, firmati con uno scarabocchio, a dimostrazione di quanto fosse ubriaca mentre scriveva.

Alcuni doni sembravano innocui. Un bambino poteva cambiare i colori (fantastico, adorabile, fino al giorno in cui, lo stesso bambino, non cambiò i colori delle uniformi nemiche, facendoli sembrare degli alleati); un’anziana donna poteva cucinare piatti sempre e comunque deliziosi (John incontrò un altro uomo con lo stesso potere; gli fu raccontato delle misure drastiche da lui utilizzate in prigione, dove, lasciato morire di fame, aveva come ingredienti solo insetti).

Il dono di John era guarire.

Un paio di punti ed un tocco e la ferita spariva, portando con sé anche l’energia del soldato. Più grave la lesione, più energia (o forza vitale - definita così dai suoi mentori) veniva utilizzata in cambio. Era come morire ogni volta che salvava qualcuno, ma non gli importava. Il suo dono, però, non gli permetteva di guarire le proprie ferite.
 
Non definì mai il suo dono: per lui non era né una maledizione né una benedizione. Le cose stavano così e basta. In un mondo di tenebre perpetue, accettò solamente il suo destino.
 
Poi venne colpito.

Il suo mondo divenne freddo e grigio, come quello in cui aveva vissuto da quando la nebbia aveva inghiottito ogni cosa.

-

I dottori gli dissero che sarebbe tornato a casa, in Inghilterra. Gli spiegarono della ferita alla spalla e del tremito alla mano sinistra (quella che usava per i punti, ma non era importante, avrebbe potuto  utilizzare solamente il suo dono in cambio di più energia vitale). Zoppicava, ma non era stato colpito alla gamba. Disturbo psicosomatico quindi; dato dalla vista del corpo di Murray decapitato, pieno di morsi e senza una gamba.

Fu la nebbia a prenderlo. Nessuno sapeva cosa sarebbe rimasto una volta inghiottiti da essa. A volte non lasciava nulla. A volte le bestie, e i demoni che viaggiavano al suo interno, divoravano tutto, lasciando solo macerie e spazi vuoti. John non era mai stato così vicino ad una nebbia fino a questa missione.

Aveva portato via il suo più caro amico ed il suo mondo.

Si sentiva inutile. Ogni volta che provava a guarire, non ci riusciva. La calma, che gli permetteva di utilizzare il suo dono, era sparita. Al suo posto sentì solo voci ovattate di infermiere e ufficiali. Sei sollevato dal tuo incarico. Un altro modo per dire: sei inutile per noi adesso.

I suoi sogni portavano le voci dei suoi uomini che chiedevano aiuto invano, e successivamente venivano uccisi dalla nebbia. Vedeva le loro facce sanguinanti che lo fissavano in modo accusatorio, per poi sparire del tutto. La nebbia era sempre presente ed, in essa, John sentiva i sussurri. La nebbia lo raggiungeva, lo chiamava…

Una maledizione su di te, continuava a ripetere. Una meledizione su di te finchè non tornerai…
 
Urlava, si agitava nel sonno e si svegliava cercando qualcosa che non c’era, chiedendo alla nebbia di venirlo a prendere. Molti dicevano che urlava un nome (o una parola?) incomprensibile.
 
Non fu una sorpresa, quindi, quando fu mandato a New London una settimana prima del previsto; la prima persona che vide fu il suo nuovo terapeuta, appena assegnato.

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