MOON ECLIPSE: IL DESTINO DI UN PRESCELTO

di Red The Redeemer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1: Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Parte 2: Dopo la paura ***
Capitolo 3: *** Parte 3: Una Nuova Vita ***
Capitolo 4: *** Parte 4: Braccato ***
Capitolo 5: *** Parte 5: Nuovi e terribili incontri ***
Capitolo 6: *** Parte 6: Speranze e Timori ***
Capitolo 7: *** Parte 7: Nuovi Sospetti ***
Capitolo 8: *** Parte 8: I Pensieri Del Ragazzo ***
Capitolo 9: *** Parte 9: Isolamento ***
Capitolo 10: *** Parte 10: L'Orgoglio di Red ***
Capitolo 11: *** Parte 11: Un Dono Da Wicked ***
Capitolo 12: *** Parte 12: Red è Umano? ***
Capitolo 13: *** Parte 13: Il Terrore di Fanny ***
Capitolo 14: *** Parte 14: Un Destino Da Compiere ***



Capitolo 1
*** Parte 1: Il Risveglio ***


Red si svegliò di soprassalto,e la prima cosa che avvertì fu il dolore.
Si guardò attorno spaventato,tentando di analizzare la situazione,per quanto fossero intorpiditi i suoi sensi.
Era in un bosco,legato ad un albero con delle corde spessissime tanto strette da fargli male al torace e tranciandogli il respiro,nella totale oscurità.
Tastò il terreno intorno a se con le mani.
Erba.Solo erba.Niente che lo potesse aiutare a liberarsi.
Mentre cercava ancora freneticamente nell'erba, scosso dalla paura e dalla solitudine,sentì una voce stagliarsi nell'oscurità assoluta.
- Si è svegliato - La voce era roca e dura,quasi tagliente,penetrando nei timpani di Red come un proiettile.
- L'ho notato...era ora...- Rispose una seconda voce,altrettanto dura,ma meno violenta.
Red era troppo spaventato per reagire,dire o almeno capire qualsiasi cosa di quello che stava succedendo intorno a lui.Voleva solo svegliarsi,convinto che quello non fosse altro che un sogno.
- Forse dovremmo spiegargli cosa succede - fece notare una terza voce,stavolta più acuta e quasi più femminile.
Passi pesanti si avvicinavano al ragazzo,solo che si fermarono dopo qualche secondo.
- In ogni caso - proruppe ancora la prima voce - voglio essere io a iniziarlo...ne ho il DIRITTO. L'ho portato io qui.Fosse stato per voialtri,aspettavate che ci trovava per strada...- concluse con un sogghigno.
I sensi del ragazzo si risvegliarono di colpo.
Capì in che stato si trovava e reagì con disperazione urlando con tutto il fiato che ancora gli rimaneva:
- Ma si può sapere cosa volete da me?! Sono un ragazzo come tutti,perchè rapite proprio me?? -
Intervenne la seconda voce: - oh,normale lo sarai ancora per poco...-
A Red si gelò il sangue nelle vene.
Cosa volevano fargli? - Hai sempre tatto, Wicked...ragazzo..- intervenne a quel punto la terza voce,quella simile a quella di una donna.
- Mi chiamo Red...se dovete per forza uccidermi,fatelo chiamandomi per nome! - replicò lui sdegnato.
- Red - riprese la voce,sempre immersa nell'oscurità come le altre due - Tu sei stato scelto. Scelto per essere speciale. Devi aiutarci. Con le buone o con le cattive. -
- Spiegatemi meglio - chiese Red,suscitando un intervento della prima voce,ora arrabbiata e ancora più dura - Questo moccioso parla troppo!!! -
Red sentì qualche passo e un colpo alla nuca,che lo fece svenire.
Durante la perdita dei sensi,non sentì altro che torpore e un dolore enorme al braccio sinistro.


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Capitolo 2
*** Parte 2: Dopo la paura ***



Red si svegliò circa due ore dopo.
Era stordito,e il braccio sinistro gli faceva così tanto male da annebbiargli ogni tipo di pensiero o azione.
Per capire il calibro del danno,si guardò il braccio dolorante e per poco non emise un urlo di terrore: la manica della sua camicia era stata divelta e sull'avambraccio c'era un morso che lo copriva tutto.
Il sangue scorreva pigramente sul suo braccio,tuffandosi nell'erba dalle punte delle dita.
Red era semplicemente paralizzato dal terrore.
Non aveva idea di cosa potesse essergli successo,ma sentiva di essere stato morso da un animale grosso almeno il doppio di lui,ed aveva subito una cicatrizzazione velocissima;un morso di quelle dimensioni probabilmente si sarebbe rimarginato nel giro di parecchi mesi,eppure Red vide che la pelle in molti punti si stava già riformando,pulita e sana come quella del braccio sano.
Ma ancora una cosa non si spiegava in seguito al morso: Un quattordicenne come lui che subisce un morso del genere è destinato a morire nel giro di 3 o 4 ore,se ha fortuna,e invece lui era ancora vivo,e il morso si stava persino rimarginando!! Perché non era morto?
Red scosse la testa e cercò di scrollarsi via il dolore e i dubbi,avviandosi nel sottobosco e brancolando nel buio.
Inciampò più volte durante il percorso,sentendo ogni volta una fitta di dolore al braccio che sbatacchiava qua e là.
Cercava un posto dove chiedere aiuto o almeno riposarsi.Per una lunga ora camminò sfiancato dalla paura e dalla stanchezza,mentre ondate di dolore si propagavano per il suo corpo come una malattia.
Finalmente arrivò in una radura.
Si sedette e guardò l'orologio da polso che teneva sulla destra.
Erano le 4 e mezzo di mattina.
Nella radura vide un paio di conigli che evidentemente avevano sentito il suo odore,ed erano venuti fuori dalle tane per vedere chi fosse arrivato.
Red si accorse di avere fame. Tanta fame.
Accantonò il dolore e la paura e con circospezione si avvicinò ad un coniglio che coraggiosamente aveva fatto qualche balzo verso di lui.
Quando i loro visi furono a pochi centimetri di distanza, Red agguantò il coniglio per le orecchie e senza pensare gli torse il collo,uccidendolo e cominciando a mangiarlo crudo,come un animale della foresta. Come un predatore.
Non si era mai accorto di quanto fosse buona la carne cruda prima di allora. La mangiò con gusto,fino a che vide un ombra muoversi nel buio.
Una risata. Red la riconobbe,e disse al buio:
- Wicked? -
- Sai già come mi chiamo? - disse l'ombra,uscendo dalle tenebre.
Era un uomo di una trentina d'anni,vestito con un mantello nero e un cappuccio,che copriva la testa e gli occhi verde smeraldo. Una cicatrice solcava il suo viso dall'occhio sinistro a quello destro,passando sopra il naso.
Red si accorse di essere a quattro zampe,e solo a quel punto ricordò che era ferito.Fece una smorfia.
- Fa male vero? - domandò Wicked,muovendo qualche passo deciso verso Red.
- Il morso d'iniziazione fa SEMPRE male...anche se sparisce in qualche ora - commentò ancora Wicked.
- Cosa mi avete fatto? - chiese Red confuso.
- Ti abbiamo benedetto...donato qualcosa di unico...avrai fame.. guarda lì - indicò un punto nell'oscurità.
Red mise a fuoco e rise in una maniera che lo spaventò.
Wicked indicava un paese.


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Capitolo 3
*** Parte 3: Una Nuova Vita ***



Correndo a quattro zampe nel sottobosco verso il paese Red rise di gusto.
Non aveva mai provato una sensazione simile, seppur una piccola parte di lui cominciava ad avere paura di quello che stava diventando il ragazzo.
Nessun umano, forse nel mondo, poteva muoversi a quattro zampe come un cane o un qualsiasi quadrupede ad una velocità maggiore di quella che normalmente avrebbe muovendosi su due gambe. Rise ancora.
Saltò per evitare un tronco in orizzontale e continuò la sua folle corsa, mentre si meravigliava mentre riusciva a sentire che i suoi cinque sensi cominciavano ad ampliarsi.
Cominciò a percepire una miriade di odori e profumi, centinaia di rumori intorno a sé, migliaia di pensieri lo travolsero mentre una strana metamorfosi lo stava lentamente trasformando in qualcosa di strano, di potente, di estremamente affascinante.
Red sentì che lentamente se ne stava andando anche la sua umanità.
Da un lato questo lo spaventava, dall’altro gli piaceva sentirsi elevato ad un livello superiore rispetto gli altri.
“Dio ti prego, fa che io non stia sognando” pensò felice.
Non sognava.
Arrivò sul culmine di una rupe e si fermò bruscamente rimirando il paesaggio che gli si offriva davanti: il paese che Wicked gli aveva indicato era brulicante di luci, mentre gli abitanti camminavano per le vie o restavano in casa.
Red si guardò, per capire se fra la folla sarebbe stato troppo appariscente.
- Hai fatto una buona scelta..sembra che questo paesino non sia poi tanto a corto di persone..come ti senti? – chiese tranquillamente Wicked che era ricomparso dalla boscaglia.
- Affamato – rispose secco Red mentre si strappava la camicia rotta di dosso restando a torso nudo.
Wicked rise. – Impari presto ,ragazzo… sarà divertente vedere quello che sai fare. Ora vai.-
E sparì.
“Devo farmi insegnare quel trucchetto, quando torno” pensò fra sé il giovane spiccando un balzo dalla lunghezza innaturale atterrando sul tetto di un edificio simile a un cubo,piuttosto spoglio.
Red ringhiò e si guardò attorno: vedeva solo una presa d’aria arrugginita a qualche metro da lui.
Si avvicinò e la colpì con forza facendola cadere a terra, al piano sottostante.
La seguì saltando giù nel buco scuro e d’istinto si guardò attorno nell’oscurità con i denti scoperti e i muscoli delle mani contratti.
Camminò verso la luce del viale cercando di capire dove si trovava.
Accese la luce cercando l’interruttore. Ammirò gli scaffali erano usciti dalle tenebre di poco prima, sorridendo a causa della sua fortuna.
Era in un negozio di vestiti.
Mentre girava per la stanza alla ricerca di qualcosa da mettersi, sentì qualcun altro entrare nella stanza, da una scalinata che stava dietro il bancone.
- Chi sei? – chiese una voce femminile.
- Non credo di saperlo nemmeno io – disse lui frugando.
- Oh – sussurrò lei, guardando il ragazzo dal torso nudo e i pantaloni neri.
Red estrasse dal mucchio di vestiti una camicia nera che cominciò diligentemente ad abbottonarsi.
- Da dove vieni? – chiese lei cauta.
- Dall’oscurità – rispose lui sperando di spaventarla e farla andare via.
- Non essere sciocco, tutti veniamo da qualche parte – rispose lei come se niente fosse.
Red si girò e rispose truce – Beh io no ok?! –
La ragazza indossava una camicia da notte sottile, molto intrigante, e guardava Red come se fosse stata una meraviglia del mondo.
Aveva dei lunghi capelli neri che le arrivavano alle anche e degli occhi scuri da cerbiatto.
Teneva la mano sottile sul corrimano di legno e a occhio e croce era una coetanea di Red.
Guardandola il ragazzo pensò che era una ragazza molto delicata, pronta a svanire se qualcuno l’avesse toccata.
“Affascinante” pensò fra sé il ragazzo. Tornò alla sua ricerca, però la curiosità lo spinse a sapere qualcosa di più su quella ragazza dall’apparenza così cristallina.
- Come ti chiami? – suonava più come un ordine che come una domanda.
- Naive..e tu? Come ti chiami? – disse lei con un sussurro.
- Mi chiamo Red. Abbiamo un nome strano sia io che tu. Solo che il tuo è più bello –
Naive arrossì – Grazie – sussurrò ancora – sono la figlia del padrone di questo negozio –
Red prese un cappello di pelle a bordo largo da una pila di cappelli di varie forme e dimensioni e lo provò.
- E perché non mi fermi allora? – domandò lui con tono interrogativo. – in fondo, starei rubando – concluse sorridendole.
- Perché mi sembra che tu abbia bisogno di aiuto. Mi sembri molto solo.. quasi come se avessi perso tutto – replicò lei visibilmente imbarazzata.
Red appoggiò il cappello sul bancone e scosse i lunghi capelli scuri. Guardò ancora Naive, che sempre con lo sguardo incollato a lui stava lentamente scendendo la scalinata.
- Dici? Sembro davvero uno che ha perso tutto? – si infilò un cappotto di pelle nera lungo fino ai piedi e si rimirò allo specchio pensando che il suo abbigliamento andava più che bene.
- Stai molto bene – disse Naive imbarazzata.
- Grazie, anche tu – rispose lui cordialmente.
Naive ridacchiò.
Red approfittò della presenza della ragazza e chiese : - Perchè c’è così tanta gente della nostra età per le strade? –
- C’è la serata giovanile – disse lei calma – una volta al mese, tutti i ragazzi del paese hanno la città per loro –
- E tu perché non vai? –
- I miei genitori non si fidano a lasciarmi andare –
- Oh…Naive, come si chiama questo paese? –
- Oh,beh, si chiama Moonville –
- E perché? –
- Beh, questo purtroppo non lo so.. perché sei qui? –
domandò lei arrossendo mentre si guardava i piedi sottili.
- Sto viaggiando e sono passato per di qua –
- Ah ,davvero? E dove vai di bello? –
- Verso il mio destino – rispose lui secco.
La fame tornò ad occupare la sua mente.
- Devo andare – disse lui di botto.
- Di già? – chiese lei speranzosa di strappargli qualche altro minuto. Red annuì.
- Allora, addio..- disse Naive con una nota di tristezza.
Red le si avvicinò, fino a che i loro visi non arrivarono a pochi centimetri.
Red sentiva il respiro della ragazza sul suo viso, simile ad una carezza del vento.
- Hai degli occhi bellissimi..- disse lei.
Lui non replicò. La bacio delicatamente sulle labbra, ed uscì nella notte lasciando Naive stordita dal bacio di quell’ombra scura che era ufficialmente rinata, a sua insaputa, in quel negozio.


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Capitolo 4
*** Parte 4: Braccato ***



Red aveva lasciato il negozio una decina di minuti prima, e aveva già stretto amicizia con molti ragazzi che giravano per le strade.
Aveva detto loro di chiamarsi Rob o Roberto, non si ricordava nemmeno cosa aveva detto loro.
L’unico pensiero che torreggiava nella sua mente era la fame, che gli ottenebrava i pensieri e gli faceva vedere la folla come carne da macello. Carne di coniglio o carne umana, non era un problema. Ne voleva ancora.
Doveva solo convincere una ragazza a seguirlo e l’avrebbe uccisa, e la fame gli si sarebbe placata.
Presto si integrò in un gruppo composto da molte ragazze, che facevano la fila per stargli vicino.
Anche i ragazzi erano stranamente attratti dal suo portamento fiero, oscuro, quasi terrificante, e molti desideravano avvicinarsi a lui.
Ad un tratto una ragazza bionda domandò : - Sei nuovo di Moonville? –
Red pensò rapidamente ad un alibi – Sono il fratello di Naive, quella del negozio di vestiti, hai presente? –
- Ah, si..Intendi Naive Badeliss, non è così? –
- Si, esatto, io sono Rob Badeliss – non sapeva nemmeno chi fossero i Badeliss, gli serviva solo una copertura.
- Siete una famiglia strana vero? – domandò ancora
- Preferirei non parlarne, grazie. Tu sei? –
- Mi chiamo Francesca – disse lei arrossendo vistosamente.
Red avvicinò la bocca al suo orecchio – Seguimi – le sussurrò.
Come in un incantesimo, lei lo seguì.
Red la condusse in un vicolo buio, mentre già sentiva il sapore della carne nella sua bocca.
Una parte di lui si faceva schifo da sola, quella ancora umana.
La parte nuova, quella che aveva ormai preso il sopravvento, ululava di gioia.
Le prese la mano e la portò davanti a sé, facendole appoggiare la schiena sul muro del vicolo.
- Vuoi baciarmi? – chiese lei con un tono simile ad un invito.
- Devo essere sincero? – chiese lui con voce profonda e invitante.
Francesca annuì.
- Quindi mi chiedi se voglio baciarti ora? – lei annuì di nuovo.
Le strinse una mano alla gola e la alzò come un fuscello, tenendola con le spalle al muro.
- No, non voglio baciarti – guardò negli occhi terrorizzati della ragazza – voglio donarti il riposo eterno – cominciò a stringere la presa.
Sentì un crepitio vicino al suo orecchio e volse la testa. Fu un attimo. Il petardo lanciatogli gli esplose a qualche centimetro dal viso offuscandogli la vista e bruciandogli gli occhi.
Lasciò la presa e si portò le mani al viso, urlando come un pazzo per il dolore.
Piangendo, Francesca corse verso il gruppetto di ragazzi che erano venuti a salvarla e si ritrasse dietro di loro. Red smise di urlare e alzò la testa ringhiando di rabbia simile ad un animale.
I ragazzi urlarono. La pelle del viso che era stata portata via nell’esplosione del petardo si stava rigenerando a vista d’occhio.
In qualche secondo parecchi centimetri quadrati di pelle tornarono come nuovi sul viso di Red, che caricò a velocità elevatissima il gruppo.
Non ebbero nemmeno il tempo di accendere un altro petardo che si sparpagliarono dopo un colpo a mano aperta del ragazzo, che ne colpì un altro facendolo volare per due metri prima di atterrare.
Intorno a sé Red sentiva urla e vedeva la gente indicarlo. Con lo sguardo cercò Francesca. Vedendola scappare continuò a correre e gridando la inseguì.
Mentre correva, Red sentì un rumore strano.
Clic clak.
D’istinto si tuffò di lato per evitare il colpo di un fucile che lo mancò per un pelo.
Si volse e vide un uomo paonazzo che reggeva un fucile e lo stava ricaricando mentre imprecava borbottando.
Sempre d’istinto saltò su una terrazza e cominciò a saltare di terrazzo in terrazzo inseguendo Francesca per placare la propria fame. Il cappotto svolazzava come una coda mentre saltava godendo fra sé delle sue nuove capacità, senza nemmeno sapere quello in cui era stato trasformato da Wicked.
Ululò di gioia gettandosi su Francesca, rotolandosi nella polvere con lei.
Clic clak. Clic clak. Clic clak. “Tre! Sono tre fucili!” lasciò la ragazza e forse per pura fortuna schivò tutti e cinque i colpi che gli erano stati sparati.
Non poteva stare ancora lì. Corse inseguito dai tre uomini che tenevano in braccio i fucili, fino a che dopo una svolta si infilò in un vicolo. Sentì lo scalpiccio dei tre uomini allontanarsi e lo sferragliare dei fucili.
“Mi troveranno” pensò lui.
Appena formulò questo pensiero una porta si aprì cigolando e un braccio sottile lo trasse dentro, preso troppo alla sprovvista per ribellarsi.
Si volse per affrontare l’aggressore quando un dito gli si posò sulle labbra zittendolo e un altro paio lo baciò.
- Naive! – sussurrò sorpreso Red. – Cosa ci fai qui? –
- A dire la verità sei tornato al negozio.. ho sentito degli spari e volevo assicurarmi che stessi bene. –
- Tu come cognome hai Badeliss,vero? – domandò lui preoccupato.
Naive annuì. – Perché? -
- Ho usato il tuo cognome per coprirmi – disse lui dispiaciuto – ti cercheranno –
- Non preoccuparti – sussurrò lei. – Mostrò una borsa grigia stipata di cose di vario genere – me ne stavo già andando. Vieni, seguimi –
Gli prese la mano e dopo avere aperto una botola vi scivolò dentro, seguita da Red.
- Dove conduce? – chiese Red
- Fuori da Moonville –
Camminarono per qualche minuto e sbucarono nel bosco, vicino alla collina dove Red aveva ritrovato Wicked, che ricomparve.
- Allora, Red? Mangiato? –
- Vai a quel paese, Wicked – replicò lui secco.
- E lei chi è? –
- Si chiama Naive Badeliss, mi ha aiutato a scappare. –
- Piacere mio – disse Naive chiudendo la botola.
- Grazie di aver salvato Red, se fosse morto probabilmente anche tutta Moonville lo sarebbe, per vendetta mia e dei miei colleghi –
- Colleghi? – chiese Naive
- Non credo che ti interessi – Rispose Wicked
- Non hai dove andare, Naive..vieni con me, su..- la invitò Red
- Davvero posso? – disse incredula Naive guardando Wicked e poi Red.
Wicked fece spallucce. Naive emise un gridolino e saltò addosso a Red baciandolo ancora.
- Hai la ragazza? – domandò Wicked schernendolo.
Red alzò il medio. Cinse i fianchi di Naive con il braccio e tutti e tre sparirono nella boscaglia.

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Capitolo 5
*** Parte 5: Nuovi e terribili incontri ***


Fanny dormiva poco e per giunta anche piuttosto male a causa di quel sogno che ormai la tormentava spesso.
Si alzò e si scompigliò i capelli neri come per darsi una svegliata,anche se le immagini del sogno erano ancora così vivide,così reali...quasi le parve di essere proprio in quel bosco,davanti a quell'albero,a guardare il ragazzo che legato ad un albero continuava a parlare, come in un film muto, senza suoni.
Non lo aveva visto in faccia,purtroppo.
"Mah" si disse lei. " In fondo è soltanto un sogno,non vedo perché preoccuparmi" ragionò compostamente poi.
Scese le scale che la separavano dalla sua compagna di stanza Kate,una madrelingua inglese che era diventata,con gli anni(2 per Fanny e 3 per Kate) una delle migliori amiche che avesse mai avuto.
Fanny pensava che rasentasse il grado di parente.
- ciao! - la salutò allegra Fanny.
- Ciao,ben svegliata! - rispose lei in inglese,sorridendo.
Entrambe uscirono dalla stanza una volta vestite e pettinate adeguatamente,e si diressero nella sala da pranzo dell'hotel nel quale alloggiavano come insegnanti.
Infatti il loro Hotel era un hotel che ospitava per 8 - 9 settimane dei corsi estivi di inglese,intervallati da attività pomeridiane.Era un bel camp.
Quel giorno dovevano arrivare altri 60-70 ragazzi nuovi,sostituendo i vecchi.
Kate e Fanny fecero colazione allegramente,ipotizzando come sarebbero stati i nuovi ragazzi.
Alle 11.00 i partecipanti cominciarono ad arrivare: Erano tutti teenager,tutti felicissimi di cominciare questa nuova esperienza.
- Speriamo non siano troppo casinisti - sbuffò Fanny,vedendo tre ragazzi esuberanti scendere da un SUV spintonandosi.
-Già- replicò Kate.
Era mezzogiorno quando arrivò l'ultimo ragazzo.Lui.
Quello colpì Fanny più di tutti.Scese dall'auto con un portamento fiero,uno sguardo tagliente e spietato,freddo come il ghiaccio.
Era vestito con un cappello di pelle nera con un bordo talmente largo, che se il ragazzo abbassava la testa gli occhi gli si coprivano,e un cappotto di pelle nera con varie chinghie slacciate e lungo fino ai piedi,che gli dava un aspetto scuro e spettrale,che andava ad evidenziare quanto fiero potesse essere il ragazzo.
Una cintura dalla fibbia d'argento gli ornava la vita,unica stella di luce in quel soggetto tutto nero.
I genitori lo seguivano da vicino,trasportando le due valigie che aveva con sè.
Il ragazzo alzò la testa e guardò Fanny con un occhio azzurro come il ghiaccio,che le scrutò l'anima senza ritegno.Ridacchiò.Ad un cenno del capo verso un genitore,anch'egli alzò lo sguardo,facendo notare anche lui un paio di occhi verde smeraldo irreali.
Fanny provò uno spiacevole senso di inquietudine notando che l'uomo con gli occhi verdi aveva una cicatrice che gli solcava il viso.
Fanny distolse lo sguardo dal trio che avanzava verso i dormitori come se guardarli la affaticasse,e una volta varcata la soglia sparirono dietro gli stipiti della porta di legno.
Kate e Fanny si guardarono confuse e senza fiatare si diressero insieme verso la sala dove doveva tenersi la cerimonia di benvenuto ai ragazzi.
Fanny aveva un pensiero fastidioso come una mosca nella sua testa:
"Non so perchè,ma secondo me non sarà un anno come gli altri"

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Capitolo 6
*** Parte 6: Speranze e Timori ***



La sala conferenze dell'hotel era gremita di gente,una piccola massa brulicante che si stava lentamente adattando a quella stanza prendendo posto sulle sedie foderate di rosso.
Fanny stava schierata sul piccolo palcoscenico alto una ventina di centimetri insieme agli altri insegnanti,e continuava a scrutare la porta per intravedere quel misterioso bagliore nero che era entrato nel dormitorio solo una quindicina di minuti fa.Come poteva essere ancora in camera a quell'ora?
Jess,la responsabile del campo,cominciò un discorso di benvenuto ai presenti,ma Fanny era altrove con la testa:aveva troppi interrogativi e troppa curiosità da soddisfare riguardo a quegli occhi freddi,distaccati dak mondo.
Che non si stesse innamorando,questo era più che certo;in fondo c'erano 9 anni a dividerli!
Fanny si tuffò ancora nel turbinio impetuoso dei suoi pensieri,lasciandosi coinvolgere in molte domande allo stesso tempo.Tornò alla realtà solo quando gli venne porto il microfono per presentarsi come tutti gli altri insegnanti,e nemmeno allora i genitori se ne erano andati.
Dato un saluto ai genitori che lasciarono la sala,Jess si concentrò sul suo discorso riguardante le regole del campo e fu in quel momento che Fanny provò la stessa sensazione di gelo che aveva provato all'arrivo del ragazzo,perchè in quel momento stava imboccando l'entrata della sala,donando lo sguardo al pavimento.
Jess lo rimproverò: - Sei in ritardo,dovevi essere qui 20 minuti fa - disse con un tono che doveva sembrare severo.
Il ragazzo alzò lo sguardo,facendo sì che il bordo del cappelli scoprisse un occhio color ghiaccio,che guardò Jess con aria di sfida.
Tanto bastò perchè i sentimenti di rimprovero di Jess svanissero completamente.
Il ragazzo rimaneva in silenzio.
Senza una parola,nel silenzio più assoluto che Fanny avesse mai sentito,si sedette in ultima fila,dove i posti erano tutti vuoti,seguito dallo sguardo di tutti i presenti.
Ripreso il discorso,Jess fece distribuire dagli insegnanti dei fogli con gli orari del campo,dei pasti e delle lezioni.
Fanny tagliò la sala a metà e diede una scheda al ragazzo in nero,che porse una mano guantata per prenderla da quella della donna.
Fanny si meravigliò di quanto quel ragazzo fosse silenzioso e pacato,mentre attorno a lui aleggiava un'atmosfera di mistero.Affascinante.
Jess concluse il suo discorso con un solare "Buon divertimento" e tutti i ragazzi si alzarono,ma il ragazzo in nero era già sulla porta.
"Che velocità" pensò fra se Fanny.
Sperò di averlo nel suo gruppo di studio,per conoscere meglio,o almeno qualcosa,riguardo a quell'ombra silenziosa.
Con quella speranza nel cuore,si avviò in camera.


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Capitolo 7
*** Parte 7: Nuovi Sospetti ***



Le lezioni cominciarono il giorno immediatamente dopo l'arrivo.
A Fanny venne assegnato( con grande stupore,felicità e curiosità ) il gruppo nel quale era stato inserito il ragazzo misterioso.
"Aaah,finalmente posso conoscerlo meglio..." pensò felice Fanny.
Uscì dalla sua stanza e la chiuse a chiave,dirigendosi verso la sala conferenze,dove il suo gruppo doveva tenere la lezione.
Durante il tragitto spese qualche minuto per pensare a come potesse chiamarsi il ragazzo misterioso,ipotizzando nomi che aveva sentito solo nelle leggende.Veramente non era capace di pensare a quella figura con un nome tipo Andrea o Paolo o cose simili.
Si aspettava un nome fuori dal comune.
Imboccò l'entrata con un sorriso a trentadue denti,rivolgendo quel sorriso come d'istinto al ragazzo avvolto nel cappotto,che penzolava pigro come la coda di un gatto dalla sedia,mentre il suo proprietario guardava concentrato la punta del suo stivale,nascosto sotto la gamba dei pantaloni neri.
Qualcuno tentava di rivolgergli la parola,ma lui continuava a tenere il suo sguardo freddo sulla punta dello stivale,tanto che i ragazzi smisero di provare a suscitare in lui una sorta per quanto astratta di reazione.
- Io mi chiamo Fanny - disse lei continando a sorridere,scorrendo i visi dei presenti.
I ragazzi salutarono in coro,anche se ovviamente il ragazzo misterioso sembrava su un altro piano di comunicazione.
- Ora facciamo un giro di nomi - annunciò Fanny guardando un ragazzo biondo alla sua destra - cominciando da te -.
Francesco,Ludovico,Federico,Riccardo,Giulio...tutt- i nomi normalissimi e comuni.
Toccava al ragazzo in nero,che testardo ancora si guardava lo stivale.
- Ehm,scusa tu con il cappello... - intervenne lei.Per la prima volta,il ragazzo alzò lo sguardo tagliente che colpì in pieno Fanny come la prima volta,e disse con una voce profonda:
- Red - "Sapevo che aveva un nome strano" pensò fra sè Fanny.
- Sei inglese? O almeno hai dei retaggi? - Chiese curiosa lei.
- No - disse gelidamente Red.
- Posso vedere il tuo cappello? - provò ancora Fanny
- No - ripetè Red
- Posso... -
- NO - la precedette Red scoccandole un'occhiata che stupì Fanny per la sua intensità.
Dopo aver finito il giro di nomi la lezione cominciò,e finita anche quela fu finalmente ora di pranzo.
Come per il giorno prima,Red fu il primo ad alzarsi, ma Fanny lo bloccò e gli sussurrò:
- Aspetta un minuto -
Una volta usciti tutti,Fanny e Red si avviarono insieme verso la sala da pranzo,così diversi,eppure così uguali.
Fanny squadrò il ragazzo:era più alto di lei,circa un metro e ottanta,le spalle erano molto larghe e ogni volta che sorrideva Fanny poteva notare come la sua dentatura fosse in un certo qual modo inquientante,soprattutto i canini,che arrivavano circa a metà dei denti inferiori.
Fanny notò che anche le unghie erano strane: erano come arrossate,perfette,ma con un colorito rossastro,e piuttosto lunghe.
Lui però non sembrava guardarla,sembrava che facesse vagare lo sguardo lungo il suo viso,per trovare forse qualcosa che si aspettava sicuramente di trovare.
Ogni tanto sembrava annusarla,infatti vedendo le narici di Red dilatarsi,e assorbire aria,Fanny pensò questo.
Alla fine,prima di entrare in sala da pranzo,Fanny porse la mano a Red dicendo:
- Amici? - Red non parlò ne tese tantomeno la mano.
- Sai cosa vuol dire? - chiese Fanny scherzosamente.
Reda annuì,strinse la mano di Fanny ridendo freddamente e sorridendo entrò nella sala da pranzo.
"Mi nasconde qualcosa" pensò Fanny.
E non sapeva di avere ragione.


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Capitolo 8
*** Parte 8: I Pensieri Del Ragazzo ***



Red pensava.
Pensava a molte cose, a come si era dovuto separare piangendo da Naive e a come doveva fare per riportare l’ordine e riabbracciarla di nuovo.
Ma non era Naive il suo pensiero principale.
Pensava soprattutto a come trovare il suo bersaglio e a come portare a termine la sua missione.
Non mancava molto tempo, ne era sicuro.
Non sapeva quanto di preciso, ma era sicuro che presto il tempo a sua disposizione sarebbe finito.
Però il ricordo del viso innocente della ragazza, trasformato in una maschera di dispiacere per doversi separare da lui era un ricordo troppo terribile da sopportare, anche per uno come lui.
“Dai,Red, non buttarti giù. Ce la farai. Ce la farai e rincontrerai Naive.”
Red si prese la testa fra le mani e urlò, dalla diperazione.
Perché il ricordo di Naive continuava a tormentarlo? Ora non doveva pensare a lei, doveva pensare alla sua missione, SOLO alla sua missione.
Naive veniva per seconda.
Uscì dalla sua stanza e cominciò a camminare per mescolare meglio i suoi pensieri.
La situazione era questa: lui doveva trovare la sua unica ossessione, l’unica persona che rappresentava un pericolo per lui e per il suo popolo e ucciderla.
Ma come?
Come avrebbe fatto a trovarla, a ucciderla? Sarebbe stata invulnerabile ad un attacco?
Chissà.
Ma DOVEVA ucciderla.
E sarebbero stati tutti salvi, finalmente.
I pensieri di Red continuarono a sciamargli nella testa, simili ad un branco di cavallette, dando a Red uno spiacevole senso di confusione però ricoprendo finalmente il ricordo di Naive, che gli impediva di concentrarsi a dovere, per chiarirsi le idee.
“ E ora” pensò ancora “ è ora di sentirsi isolati. E’ tanto che non vedo la vecchia Lingia, chissà come sta? L’ultima volta i suoi 265 anni li portava bene, sembrava ne avesse solo 80, dove avrà imparato a fare una cosa del genere? Recita troppo bene fingendosi umana.”
Imboccò un sentiero che aveva scoperto poco tempo prima e si diresse verso la piccola casetta di mattoni dove lo aspettava un po’ di riposo,presso Lingia.


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Capitolo 9
*** Parte 9: Isolamento ***


Dopo qualche minuto di cammino Red arrivò alla casetta di mattoni e bussò alla porta. - Siiiii? – disse una voce rochissima dall’interno, probabilmente di Lingia. - Nelchiael – disse Red con voce decisa. - Vieni pure Red, ti serve un po’ di aiuto? – la voce mutò in quella di una venticinquenne. Red entrò spingendo la porta con calma. Dentro la casetta era piuttosto spoglia: l’arredamento consisteva in un piccolo camino nel quale scoppiettava un allegro fuoco (nonostante fosse estate) , un tavolo coperto da una tovaglia viola acceso, un tappeto e un statua di Gurnar, un antico dio della morte. La vecchietta era vestita con uno scialle purpureo e una lunga vestaglia verde marcio. Non era il massimo da vedere, contando che aveva 265 anni. - Ciao – salutò lui. - Cosa ti serve, caro? – chiese curiosa Lingia, acquistando un tono che non le si addiceva. - Solo un po’ di isolamento – Lingia fece una smorfia – oooh.. è successo qualcosa? – Red scosse la testa in senso di diniego. La vecchia fece spallucce, e girò le spalle a Red per trovarsi di fronte alla statua di Gurnar. Vi si inginocchiò davanti e prima di cominciare a sussurrare una serie di parole in una lingua arcana e sconosciuta, disse: - Ti prendo l’uovo – Red la ringraziò con un tacito assenso. Mentre la vecchia pregava, un occhio della statua risplendette di luce rossastra e la luce qualche istante dopo uscì dal suo ligneo involucro e rimase sospesa in aria, dove cominciò a crescere di dimensioni e a girare sempre più vorticosamente, fino a che Red dovette distogliere lo sguardo e fissare una macchia di chissà quale sostanza per non vomitare. Quando il vorticare dell’ovale rallentò, Lingia lo prese fra le mani e ringraziando la statua porse a Red l’uovo rossastro che teneva. - Sai come funziona, vero? – chiese cauta Lingia - Uh- Uh – - Ti lascio solo? – - Uh-Uh – Lingia annuì, bacio Red sulle guance e si inginocchiò ancora una volta davanti alla statua, mutando in legno. Red sogghignò pensando che la vecchia aveva stile, lo doveva ammettere. Si avvicinò al tavolo e appoggiò la mano sull’alzatina per dolci di cristallo luminoso che stava in mezzo al mobile, appoggiandovi l’uovo e focalizzò la sua mente solo sul desiderio di isolarsi. In qualche minuto il soprammobile assunse un colorito rossastro simile a quello dell’uovo, che lentamente cominciò a perdere colore. Un sibilo cominciò a levarsi dall’oggetto e Red fece una smorfia, dato che il suo udito sentiva ogni suono amplificato. Dall’alzatina cominciarono ad uscire delle luci danzanti che avvolsero Red sempre più velocemente, fino ad avvolgerlo in un bozzolo di luce rossastra, che dentro non risplendeva, e annullava la gravità. Red era sospeso. Dentro, Red si addormentò. Dormì per quasi tutto il giorno, dato che il bozzolo era completamente isolato. Ogni volta che entrava nel bozzolo di stasi dell’isolamento, Red si sentiva tranquillo, placido, e il cuore gli batteva ad un ritmo talmente calmo che talvolta Red temeva di essere morto. Appena arrivò sera, la vecchietta lo svegliò, toccando il soprammobile di vetro. Red atterrò leggiadramente a terra e ringraziò la vecchietta uscendo. Non si sentiva ancora libero. Camminò ancora, verso il bosco.

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Capitolo 10
*** Parte 10: L'Orgoglio di Red ***


- Diamine - Pensò Red camminando spedito verso il sentiero ai piedi della montagna. Si sentiva frustrato,arrabbiato e terribilmente confuso...come faceva a non avere ancora trovato chi cercava? E quell'insegnante,Fanny,che lo assillava con le sue idee di amicizia e di fratellanza. Red sentì che gli si stava rivoltando lo stomaco a quei pensieri. - DIAMINE!! - pensò ancora facendo aumentare la sua rabbia. In un certo senso gli piaceva essere arrabbiato a quel modo,lo faceva sentire vivo...una sensazione che non provava da tanto tempo. Si rese conto di essere in un bosco,a forza di camminare. Sapeva che secondo le regole del campo non poteva allontanarsi dall'hotel. Guardò un albero vicino a lui come se fosse un nemico intenzionato ad ucciderlo,e lo scalò con due salti, facendo saettare il suo cappotto facendosi simile a una cometa nera. Una volta sull'albero si lasciò penzolare a testa in giù tenendosi con i piedi,a 10 metri da terra. Dondolò un paio di volte e con un salto si portò davanti all'albero,sospeso nell'aria,prima che la forza di gravità facesse il suo dovere. Mentre scendeva,Red si aggrappò con le unghie ( che nemmeno si scalfirono ) al tronco,scivolando fino a terra,dove si girò verso l'arbusto,che si spaccò a metà a causa dei segni troppo profondi nel suo tronco. - eheheh.. - sogghignò Red,mentre correva verso l'hotel. -- Più Tardi, Nel Corridoio Per La Sala Conferenze Dell' Hotel -- Red camminava deciso verso le scale che conducevano al dormitorio,immerso nei suoi pensieri,quando sentì schiamazzi dietro di sè,ma non si fermò. - Ma guarda chi c'è! - Disse il capo di un gruppetto di quattro persone di circa diciassette anni ognuno,anno più anno meno. Red continuò a camminare come se niente fosse. - Stavamo giusto parlando di te...dicevamo che sei strano - Esclamò il tizio,con tono di provocazione,forse aspettandosi una reazione. - Mi fa piacere - rispose Red,freddo. - Dicevamo anche che secondo noi sembri un vampiro,vestito così, ci ricordi uno in un fil..- si interruppe sotto gli occhi terrorizzati degli altri tre,mentre veniva sollevato da terra di mezzo metro dalla mano tesa di Red,che si era fermato e aveva reagito. Il ragazzo era più alto di lui di tutta la testa,eppure adesso era bloccato con le spalle al muro da un quattordicenne più basso di lui. - METTILO GIU' O TI AMMAZZO!! - minacciò un compagno del ragazzo tirando fuori un coltello a farfalla. Red smise di ringhiare e lo guardò con occhi di ghiaccio. - Ci puoi provare - lo incitò Red. Il ragazzo fece un affondo e si terrorizzò nel vedere che Red aveva intenzionalmente teso la mano verso la lama,perforandosela e afferrando l'arma. - Non dite più una cosa del genere, o la prossima volta finirà peggio. - Avvertì Red, mollando la presa del coltello e del ragazzo,che boccheggiava e si avviò di nuovo verso le scale,lasciando quel quartetto interdetto e completamente terrorizzato.

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Capitolo 11
*** Parte 11: Un Dono Da Wicked ***


Red si sentiva piuttosto seccato e anche piuttosto stufo. Entrò in camera sbattendo la porta pregando di non distruggerla,e tracciò subito con la polvere di aconito un cerchio magico di divinazione sul pavimento,accendendo delle candele e ponendole sulle punte della stella che aveva tracciato. Al centro dei segmenti mise un unghia di Wicked, che sottoforma di spiritello si materializzò al centro della stanza. Wicked lo salutò con uno sguardo allegro. - Oh,ciao, Redeemer...come posso aiut..- - Primo: mi chiamo Redeemer solo quando mi mostro per quello che sono - lo interruppe lui. - Secondo: non riesco a trovare la reincarnazione,come faccio? manca poco tempo,e fra due giorni il campo finisce. Aiutatemi. So già come distruggere il mio bersaglio. - - ahahahah...- rise freddamente Wicked. - il nostro prescelto gioca ( com' è che dicono gli umani? ) in trasferta e gli serve aiuto..esilarante - lo schernì. Red mostrò i denti con ferocia. - Faccio presto a fare una strage,sai? - Minacciò Red. - Su,su ci pensa lo zio Wicked..- scherzò ancora Wicked. Tracciò qualche gesto nell'aria davanti a sè e nella mano di Red comparve un'oggetto simile ad uno scarabeo egizio,verde e con il simbolo del suo clan sul carapace. - e che ci devo fare? - Chiese impaziente Red. Wicked rise di nuovo. - Vibra quando ti avvicini all'obbiettivo - spiegò Wicked. - Va bene,va bene... vado ora,ho un destino da compiere,Wicked.- - Già. Che possa essere con te la fortuna delle creature della notte! - disse sparendo. Red ora era tranquillo. Era mezzanotte. Si alzò,si mise lo scarabeo in tasca e uscì dalla porta. Sapeva dove andare.

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Capitolo 12
*** Parte 12: Red è Umano? ***


Mentre Fanny leggeva una rivista distesa a pancia in giù sul suo letto,approfittò per rinnovare i suoi sospetti su quanto fosse normale Red. Fece il punto della situazione e disse che prima di tutto Red come minimo era considerabile una persona strana. Fanny giorno dopo giorno lo osservava. Si muoveva con velocità, evitando il più possibile il contatto fisico e verbale con le persone. Quando poi sceglieva l’attività della piscina ( che era sotto supervisione di Fanny) appena si tuffava nell’acqua ne usciva e scrollava in maniera simile a quella di un cane i capelli lunghi, rintanandosi poi avvolto in un angolo, avvolto nel tepore di un asciugamano, scrutando la piscina con i suoi occhi freddi con tanta intensità che a volte Fanny credeva che da un momento all’altro la piscina sarebbe ghiacciata. Nonostante Red e Fanny fossero diversi, parlavano molto, anche se Fanny , pur impiegando notevoli sforzi, non riuscì a scoprire quasi niente sulla vita di Red. Altro fatto strano: Fanny cominciò a ricordare… il gruppo di ragazzi camminava per la strada verso la cittadina, e Red e Fanny stavano tranquillamente parlando alla fine della coda. Quel giorno (Fanny se lo ricordava) era felice, mentre Red era perennemente scuro in volto, serio, come se stesse aspettando che qualcosa lo attaccasse e ogni tanto scoccava un’occhiata sospettosa alle spalle di Kate. - Così – disse Fanny frizzante – hai un gatto, vero? – - Si – Red le sorrise leggermente – si chiama Odino – - E com’è? – - Beh – Red fece spallucce – è alto più o meno così ( si toccò il legamento del ginocchio ) e lungo il doppio. Pesa circa 35 chili – Fanny restò a bocca aperta – Ma sei sicuro sia un gatto? – Red ridacchiò e sussurrò quasi impercettibilmente – tutti i giorni del mese meno uno..- Fanny chiese : - Come?- Red si abbassò lievemente il cappello sugli occhi – Niente – rispose poi. - Mi racconti la sua storia? – Chiese Fanny recuperando il discorso su Odino. - Ho trovato Odino quando aveva un anno. Era già un gatto adulto. Stavo tornando a casa e lui ha preso a seguirmi. Non ci siamo più lasciati. Questa storia è del periodo che precede la trasformazione di Na..- si interruppe. Si abbassò velocemente il cappello sugli occhi azzurri. Fanny lo scrutò. Poi, Notò un sussulto, e qualcosa di luccicante sulla guancia di Red venne spazzata via dalla manica del ragazzo. - Hai detto qualcosa? Ti sei interrotto – lo pregò Fanny - Nel nostro cuore, Fanny – cominciò lui tranquillo sempre con lo sguardo rivolto a terra – c’è una zona che si può mostrare senza paura che gli altri la usino contro di te, e una parte che devi sempre tenere per te, un angolo remoto del tuo essere dove non hai motivo di temere nessuno, poiché non devi lasciare che si varchino i confini di quella parte di cuore. Tu stai varcando troppo i confini, e oltre un certo limite divento qualcun altro. Credimi, non farmi altre domande.- Fanny si stupì di come lo aveva detto. In ogni parola aveva infuso gocce preziose di determinazione, e un pizzico di ferocia, per intimorirla. L’argomento non venne più riaperto. Fanny rivolse lo sguardo al soffitto e ricominciò a pensare. Poi un dubbio la attanagliò. Fin da quando lo aveva conosciuto, non aveva MAI visto Red mangiare o bere,eppure il suo ottimo fisico non sembrava risentirne. E poi, si ricordò di quella volta. Un giorno stavano giocando nel suo gruppo con una piccola pallina di gomma gialla, chi la riceveva doveva dire una frase in inglese, era un esercizio di invenzione di Jess. Ad un tratto la pallina finì sotto un mobile di legno spesso ( a occhio e croce sarà pesato circa 700 chili) e il gioco dovette essere abbandonato. Fanny disse ai ragazzi di uscire un momento e sarebbe arrivata subito. Si infilò in uno stanzino e prese l’occorrente per un altro gioco. Sentendo un rumore, sbirciò dalla serratura e vide Red davanti al mobile della pallina. Egli infilò una mano guantata sotto il mobile e lo sollevò di parecchi centimetri come se fosse stato di polistirolo, prendendo la pallina e facendola scoppiare stringendola in un attimo. Ridacchiò e uscì. Fanny, dopo quel ricordo, si rese conto che Red non era umano. Ora doveva solo scoprire che cos’era, e se aveva ragione di temerlo. Peccato, che senza saperlo, l’avesse.

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Capitolo 13
*** Parte 13: Il Terrore di Fanny ***


Finalmente Fanny dormiva senza paure o pensieri. Da molto tempo temeva che i ladri entrassero nella camera, fatto successo una volta a casa sua,mentre dormiva,esattamente come in quel momento,apparentemente così tranquillo. Le era stata installata giusto il giorno prima un nuovo tipo di serratura,sbloccabile solo con una chiave speciale che SOLO i proprietari della stanza avevano. Aveva pregato Jess per settimane, prima che la donna le concedesse di farla montare. Era finalmente in pace con se stessa. Si sentiva al sicuro, protetta da tutto. Quella serratura era veramente il massimo. “E’ quasi impossibile da scardinare, dovrebbero usare della dinamite, per toglierla dal legno!” le aveva riferito il commesso del negozio. Tuttavia durante la notte versò qualche minuto in dormiveglia a causa di alcuni strani rumori al piano sottostante,ma attribuì gli scricchiolii e i sussurri a Kate e alla sua fervida immaginazione,spesso all'opera in quei giorni. Schiuse lentamente i suoi occhi bruni nella lieve luce del mattino,e incuriosita guardò l'orologio. Erano le 4 del mattino. Uffa. Come faceva a riprendere sonno? Cercò di addormentarsi pensando (strano ma vero,dovette ammettere) a Red e a quasi toccare e sentire quello strano e affascinante alone di mistero che aleggiava intorno a lui. Ma nemmeno quello stratagemma le servì ad addormentarsi. Afferrò allora l'Ipod e lo accese,selezionando con calma il brano adatto alla situazione. Ne ascoltò una buona parte,quindi cambiò traccia altre due o tre volte, finché cominciò ad avvertire una sensazione strana,simile ad un inquietudine mista a rabbia,tanta,tanta rabbia. Scacciò velocemente quell'emozione e tornò a dedicarsi al suo Ipod. Dopo qualche minuto però l'avvertì di nuovo,e non la represse,sentendo espandersi in corpo una furia cieca,senza una fonte precisa o identificabile. Sembrava che il suo corpo stesse prendendo una vita indipendente, e Fanny si sentì solo un guscio vuoto, impotente davanti a quella dimostrazione di rabbia infondata che non aveva di certo stata originata da lei. Non era nemmeno una rabbia sfociata da tanti pensieri diversi,semplicemente si sentiva infuriata come un toro nell'arena,e non sapeva nemmeno perchè! - Cosa mi prende? - gemette fra sè. All'improvviso,una sorta di scossa elettrica le percorse la spina dorsale,donandole un dolore di un momento ma finalmente la calma. Fanny era impaurita. Non sapeva cosa fosse successo. Non beveva e non fumava,e tantomeno si drogava, e non conosceva nessuno che lo facesse vicino a lei. Strano. TROPPO strano. Fece partire un altro brano. - E se fossi pazza? Dubito che mi lascerebbero qui.. - si girò verso Kate,guardandola con affetto. Sentì un rumore al piano di sotto,nonostante avesse le cuffie. Se le tolse e infilò le pantofole per ovattare il rumore dei suoi passi e scese le scale lentamente,immersa nella tenue luce dell'alba e in quel silenzio che viene dalla paura più pura. Ogni respiro le provocava una sensazione di inquietudine e per poco non svenne quando le si aprì la vista della camera. Era completamente,incondizionatamente e incredibilmente terrorizzata. Sul tavolo,raggomitolato in una posa che ricordò a Fanny un cane,dormiva Red,che aveva appoggiato cappotto e cappello su una sedia. Non si mosse per qualche minuto,guardando i suoi denti che qualche volta si scorgevano mentre respirava. Non sapeva perchè li guardasse,ma sentiva di volerlo fare. Mosse finalmente un passo verso di lui. Come lo fece,lui aprì gli occhi velocemente,alzò la testa,la guardò e con gli occhi sbarrati dopo essersi toccato la tasca le sorrise gelidamente. Silenzio. Red fece sparire il sorriso inquietante di poco prima e una volta sceso dal tavolo prese cappotto e cappello e fece per infilarseli. La serratura! Come aveva fatto ad aprirla? Fanny sentì che nella sua testa migliaia di domande si accavallavano senza un ordine, ma questa fu quella che più la colpì. Fanny volse la testa verso la porta e una nuova e tremenda ondata di terrore la invase quando notò che la serratura era stata divelta e giaceva come un animale metallico morto per terra. Al suo posto, sulla porta di legno non rimaneva altro che un buco dal quale si poteva intravedere la moquette scarlatta del corridoio. Schegge di varie dimensioni giacevano sul pavimento. - Co-co-come hai fatto? - chiese Fanny mentre Red silenzioso si rimetteva il cappotto - cioè,sei stato tu? - Red la zittì con un gesto,prevedendo una terza domanda. - Ho solo aperto la porta. - pronunciato questo con determinazione uscì dalla porta,chiudendola dietro di sè. Fanny sentiva che c'era qualcosa che quel ragazzo le stava nascondendo,e per quanto terribile potesse essere il suo segreto,lei lo voleva scoprire,senza sapere che quella stessa sera, contro la sua impotente volontà, lo avrebbe fatto.

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Capitolo 14
*** Parte 14: Un Destino Da Compiere ***


Red era finalmente felice. Strano per una persona come lui, dato che non sorrideva mai per felicità ma solo ed esclusivamente per sarcasmo o per ironia. Eppure, provò una sensazione di felicità soverchiante dopo essersi sentito vibrare nella tasca lo scarabeo che gli aveva mandato Wicked. Aveva trovato la reincarnazione,il suo obbiettivo, la sua missione, il suo destino. Imboccò il corridoio che conduceva alla sua stanza e rise sonoramente ( un suono a lui stranamente nuovo ) quando vide le facce terrorizzate dei ragazzi che gli avevano dato del vampiro,mentre giravano l'angolo. - Incredibile quanto siano andati vicini...- sogghignò - ...alla fine delle loro misere vite - aggiunse sempre fra sè. Aprì la porta della stanza con le chiavi e si sedette sul letto incrociando le gambe,entrando in quello stato di meditazione profonda che tanto amava. Spesso quelli come lui la preferivano al comune sonno. Pensò a quella sera. A quello che avrebbe fatto. A come lo avrebbe fatto. E soprattutto,pensò a chi l'avrebbe fatto. Quella Fanny era sempre stata la sospettata numero uno,sempre,dal primo momento che l'aveva annusata aveva capito che in lei c'era un qualcosa di strano. Ma non riusciva a capire cosa,fino a quella sera. La meditazione gli provocò un flashback di quello che era successo quella notte: Era entrato nella camera di Fanny senza sforzo,aprendo la porta come se fosse aperta,nonostante avessero installato una serratura strana e veramente resistente, che però cadde a terra senza fare alcun rumore, perché il ragazzo aveva prontamente afferrato l’oggetto prima che toccasse il pavimento. Aveva velocemente frugato fra le sue cose al pianterreno,astenendosi dal salire le scale e curiosare anche lì per il rischio di svegliare gli abitanti della camera. Quasi non gli prese un colpo quando girandosi trovò Kate,la compagna di stanza di Fanny,a testa in giù appesa ad un trave,che lo guardava storto scuotendo la testa e mostrando i denti. In un attimo, Red si era trovato sollevato in aria da Kate,che era ancora appesa alla trave. - TU! Orribile most..- si fermò, perchè Kate stava stringendo sempre di più, soffocandolo. Lo guardò e disse: - Povero il nostro Red...credi che non ti abbia sentito entrare, luridissimo ibrido?! Come ti permetti di svegliarmi nel cuore della notte? E modera i termini con me.. brutto bastardo - sibilò arrabbiata mentre stringeva le dita attorno al collo di Red, che cominciava a diventare blu. Chissà perchè,Red sorrise, e con uno sforzo immane, raccolte le ultime riserve d’aria nei suoi polmoni, parlò. - Vorrebbe vossignoria posarmi a terra,in modo che possa riempirla di botte come si deve,allorchè poi io possa donarle infine uno stampo delle mie nocche sulla sua dentatura da testa di cane? - la schernì pesantemente Red. Kate sembrò colpita a morte e aprì la bocca in un “oh” di indiganzione,tuttavia lo posò a terra,gettandolo via come un giocattolo rotto. Red atterrò senza un suono sulle mani e con un salto mortale si rimise in piedi. - Sospettavo anche di te.. il modo in cui stai vicino a lei tradisce il fatto che la vuoi proteggere...- - Stai zitto,e piuttosto dimmi perchè sei venuto qui - chiese lei scendendo dalla trave - Forse per ucciderla? Patetico.. con o senza la reincarnazione abbiamo vinto - Chiarì Kate, sorridendo maligna. Era interdetta. Red aveva abbassato la testa e taceva. Mosse qualche passo verso Kate,che intimorita dai modi di fare di chi aveva davanti fece un passo indietro. Red alzò la testa di scatto e colpì Kate allo stomaco con tutta la forza che aveva in corpo. Kate,impreparata a questo attacco improvviso,incassò il colpo e boccheggiò. - Questo - disse Red - fino a che non ho compiuto la mia missione - - Inutile...perchè perdi ore di sonno per una missione che non puoi compiere? – Red mosse qualche passo verso la finestra dalla quale si scorgevano le stelle. Dopo un attimo di silenzio, riprese: - Per amore – - Cosa? – Kate sembrava attonita, come se avesse scoperto che la crosta terrestre era sostenuta da una squadra di gnometti vestiti di rosso. - Amore – scandì Red – Già, voi non lo potete provare – - Nessuno ha detto questo – disse Kate con il broncio. - Senti, Kate..- cominciò ancora Red – io non sto portando a termine questa missione per me o per il mio popolo. Lo faccio per qualcuno che non immagini nemmeno. - Posso saperlo? – Red fece spallucce, e sempre guardando fuori disse: - Naive Badeliss – Kate spalancò la bocca come qualche minuto prima. Era incredula. - Ma tu, chi sei? – - Sono Red, il salvatore della mia razza nonché marito di Naive Badeliss – - Menti – - Assolutamente no – - Oh si che menti.. non può essere che uno come te.. - PUO ESSERE ECCOME. Ne sono la prova. Ma sono stanco. - Non puoi nemmeno dormire – fece notare Kate. - Nessuno di noi dorme,lo sai bene.- - Mmm – annuì brevemente - Ho solo bisogno di riposare. Lasciami qui,non farò del male a nessuno - Kate sembrò esitare. Data l’indecisione di Kate, Red aggiunse: - Sono una creatura della notte,come posso mentire? - - Su questo devo darti atto - Disse Kate. - E sia - Annuì - ma sai bene che non POSSO dormire,quindi ti guarderò tutta la notte..- Red senza dire niente si tolse il cappotto e il cappello e si raggomitolò sul tavolo,dormicchiando, e sussurrando un ringraziamento impercettibile. Il Flashback finì. Red guardò che ora era. Erano le dieci. Gettò un occhiata al calendario appeso al muro e sorrise ancora, felice e compiaciuto. Si rimise cappello e cappotto e uscì dal dormitorio guardando il cielo. Era il momento. Volse lo sguardo davanti a sè e sorrise per l'ennesima volta guardando dritto negli occhi Fanny,che avanzava con alcuni ragazzi. - Si comincia - Si annunciò fra sè.

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