Il marchio di Dadio

di Damhlaic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Turamenda, la città dei tornei ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I titani sono dei giganti immortali. Essi vivono pacificamente sul loro pianeta Cazel. I titani amano infinitamente la lotta, intesa non come mera forma per eliminare l’altro ma come uno scontro corpo contro corpo. La lotta per i titani è una sfida personale, cercare sempre di superare i propri limiti.
Smaid è il fabbro del re Dadio, il sovrano di tutti i titani. Smaid ha forgiato per il suo signore i tai. Il fabbro ispirandosi all’indole violenta dell’essere umano che vive sulla Terra ha creato questa sorta di gioco per il re Dadio. I tai sono esseri mortali che lottano seguendo il credo dei titani. Questi esseri sfruttano tutta la perfezione del corpo umano cercando di superarne i limiti.
Sulla Terra succede una catastrofe inevitabile. Gli uomini e le donne iniziano ad eliminarsi. Nascono guerre per i più futili motivi e ben presto la vita sulla Terra si estingue. L’enorme intelligenza degli umani è servita solamente a produrre armi di distruzione di massa che hanno causato la scomparsa della vita.
Dadio prende una decisione dolorosa. Il re di tutti i titani decide di lasciare andare i “suoi figli” sulla Terra. I tai dovranno ripopolarla e dare nuova vita al pianeta. I tai non useranno il loro intelletto né per ammazzarsi e né per ammalare il loro nuovo pianeta.
I figli di Dadio sulla Terra fondano una civiltà semplice senza capi, monarchi o imperatori e soprattutto senza armi.
Col passare dei millenni sulla Terra sbocciano arene di tutti i tipi dove poter praticare la lotta. Nascono tornei dove partecipano i più capaci e la battaglia diventa uno “sport” e nasce la figura del lottatore professionista.
Si rimane sempre ancorati all’idea di primeggiare contro qualcuno e superare i propri limiti in battaglia. La lotta è qualcosa di personale, di conseguenza non esistono maestri per insegnarla. Essa è un’espressione più profonda dell’io per superare questo stesso io.
I giovani e le giovani tai che sognano di diventare lottatori professionisti all’età di dieci anni vengono lasciati vivere nei boschi dove poter sviluppare la propria tecnica. I bambini possono interagire ed aiutarsi per la sopravvivenza nel bosco ma è assolutamente vietato lottare tra di loro.
Quando i bambini si sentono pronti possono sostenere un esame. Consiste nel battere un custode del bosco, ovvero dei vecchietti che svolgono l’azione di guardiano. Con l’eventuale vittoria i bambini ricevono un marchio indelebile. Esso rappresenta lo stemma reale del re Dadio. Questo marchio dipinto viene collocato sul cuore, per indicare un collegamento profondo tra ogni tai ed il loro “padre”. “Il marchio di Dadio” indica la carica di lottatore professionista e dona al tai un potere speciale. Ovvero la capacità di utilizzare uno dei quattro elementi. Tale marchio, inoltre, rappresenta l’amore di Dadio nei confronti del nuovo pianeta dei suoi tai. Il pianeta ricambia tale amore permettendo al lottatore professionista di utilizzare uno dei quattro elementi.

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Capitolo 2
*** Turamenda, la città dei tornei ***


Il mondo è costellato da piccoli paesi di campagna dove le uniche tecnologie sono l’elettricità per le luci e l’acqua corrente. Il genio dei tai si è esaltato per la costruzione degli stadi per la lotta. Gli stadi si trovano in tutti i paesi dove chiunque può parteciparvi. Mentre gli stadi dove solo i professionisti possono parteciparvi sono collocati in una sola città: Turamenda, la città dei tornei, dove regna una tecnologia altissima.
La comunità tai vive in completa collaborazione, ognuno fa qualcosa e dà il suo meglio per il bene del paese.
Ogni anno si svolgono gli esami nelle foreste di qualsiasi paese per diventare un professionista. Battuto il guardiano della foresta e divenuto professionista, l’atleta può partecipare a qualsiasi torneo di Turamenda. Non c’è differenza tra novizi professionisti e lottatori più affermati.
A Turamenda ci sono continui tornei e con le modalità più svariate: singoli, in coppia, in gruppo. C’è anche una miriade di stadi diversi, ed in ogni arena le regole cambiano.
Quella dei tai non è una civiltà perfetta, ma molto più sana di quella che prima abitava la Terra. Inoltre i tai professionisti amano la sfida ma sono estremamente competitivi e pronti a voltarti le spalle in qualsiasi torneo.
I tai professionisti non muoiono in battaglia. Vengono protetti dal marchio di Dadio. Prima del colpo di grazia il marchio si attiva e genera una cupola energetica che protegge il tai. In tutti i tornei di Turamenda la sconfitta è data solamente quando la cupola protettiva si attiva. Nei tornei degli stadi semplici c’è sempre un arbitro che protegge i lottatori decretando il vincitore prima della morte di uno dei due contendenti.
 
<< Alnute svegliati! >> nessuna risposta dalla cameretta. Guda sbatte due volte contro la porta di quella camera ed urla << Sbrigati, tra poco devi essere a Turamenda, a quel torneo che ti sei iscritto>>.
Alnute è un giovanotto che da qualche giorno è diventato un professionista. Non ha mai sentito l’esigenza di diventarlo, si è sempre divertito a combattere contro suo fratello ed i suoi amici nello stadio del paese, dove ha quasi sempre vinto.
Tuno, il fratello maggiore di Alnute, però ha sentito il bisogno di cercare nuove sfide e dopo aver superato l’esame è diventato un professionista. Dopo i tanti racconti di Tuno, Alnute ha deciso di diventare un professionista per affrontare quei lottatori tanto forti di cui il fratello gli ha tanto parlato. Entrambi i fratelli grazie al marchio utilizzano il fuoco. Alnute però padroneggia la lava, una forma più avanzata e complessa del fuoco.
Guda non ha ricevuto nessuna risposta da Alnute ed apre la porta della camera. Dentro non c’è nessuno. << Mamma, Alnute già se n’è andato da un pezzo >> Tuno ancora assonnato chiarisce la madre confusa.
Alnute sta finendo di costruire un acquedotto in legno per i contadini che vivono più in periferia di Nirgloi. Il paesino dove il ragazzo si è trasferito con tutta la sua famiglia. Difatti tutti i professionisti si trasferiscono nei paesi limitrofi a Turamenda per partecipare ai tornei che vengono organizzati nella città.
<< Caro, quel ragazzo da quando si è trasferito ci sta dando una grossa mano, ma non chiede mai niente in cambio e quando mi avvicino per aiutarlo fa anche il burbero>> << Su cara, ormai lo conosciamo, Alnute è così ma infondo è un bravo ragazzo>> due vecchietti affacciati alla finestra guardano Alnute mentre sta completando i lavori che permetterà loro di avere sempre acqua fresca vicino casa e non a chilometri di distanza.
Alnute mette in funzione l’acquedotto e scende dalla costruzione in legno. Il ragazzo raggiunge il laghetto dove l’acqua viene presa e ci si tuffa. Il giovane si passa una mano tra i capelli verde scuro e guarda il cielo azzurro come i suoi occhi. Alnute pensa a questo suo primo torneo a cui dovrà partecipare, non ha paura ma sente solo eccitazione. Pura adrenalina.
Asciutto e rivestito, Alnute inizia a fare un po’ di stretching, tutto il suo fisico allampanato viene messo in evidenza. Il giovane è altissimo ma è molto magro, forse troppo. Ma nonostante il suo fisico poco robusto, Alnute ha una forza titanica. Il suo modo di combattere sfrutta al meglio questa sua energia mastodontica. Forse può sembrare rozzo e istintivo, ma un occhio attento può notare che Alnute non abbassa mai la guardia ed ogni suo movimento è studiato in ogni minimo particolare.
Finito di prepararsi, il ragazzo si avvia verso Turamenda.
<< Hei aspetta Alnute, dove pensi di andare? >> Alnute alza gli occhi al celo, ha sentito la voce del suo tormento. Bollo è un suo vecchio amico che ha sempre sperato di batterlo, ma non ci è mai riuscito. Bollo viveva a Nesto nel paese dove abitava anche Alnute prima di trasferirsi, dopo aver saputo del loro trasloco ha deciso di traslocare anche lui. Dopo che Alnute è diventato un professionista anche Bollo ha sostenuto l’esame ma è stato bocciato.
I bambini possono iniziare a sostenere l’esame a dieci anni, ma se vengono bocciati in quell’anno possono provarci l’anno successivo e l’anno successivo ancora, finché non diventato professionisti possono sempre tentare.
<< Bollo cavolo! Che vuoi? Devo andare a Turamenda che ho il mio primo torneo!>> Bollo come se non avesse sentito ribatte subito << Alnute sfidami qui! Ho imparato una nuova tecnica l’ho chiamata… >> Bollo non finisce nemmeno di parlare, si sente toccare dietro e si gira immediatamente << Oh no! Il tuo… >> dietro di lui c’è il fantoccio che Alnute crea con la pietra lavica. Il manichino colpisce Bollo sulla punta del naso con un solo dito << Hai!!! Per questa volta hai vinto tu! Ahi che dolore! Ahi! >> Bollo grida ad Alnute la sua resa mentre si contorce a terra per il dolore con gli occhi lacrimanti. << Si si, ciao Bollo, ci vediamo! >> senza nemmeno voltarsi Alnute lascia Bollo agonizzante.
Il manichino di Alnute è la mossa che utilizza grazie al marchio di Dadio. Questa sua tecnica si chiama “Fantoccio bomba”. Essa consiste nel creare un manichino di pietra lavica che viene mosso da Alnute dalla distanza. Quando il fantoccio subisce troppi danni, esplode inondando l’avversario di lava bollente.
Alnute arriva dinanzi le porte di Turamenda, mostra ai guardiani il suo marchio ed attraversa il portone d’ingresso.

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