Behind the scenes

di _Lyss_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Verso le porte dell’inferno. (Ade-Megara) ***
Capitolo 2: *** 2. La casa terrificantemente bella ***
Capitolo 3: *** 3. Di quella volta in cui Flynn Rider usò la carta igenica ***



Capitolo 1
*** 1. Verso le porte dell’inferno. (Ade-Megara) ***


1. Verso le porte dell’inferno. (Ade-Megara)
 
L'aria natalizia aveva avvolto la Walt Disney High School, tutti erano più allegri e anche i prof più duri si lasciavano andare con sorrisi bonari. Per non parlare delle lucine! Se non si stava attenti si rischiava di trovarsi aggrovigliati in una gioiosa trappola di natale multicolore.
Ma si sa, il Natale piace a tutti e quando scende anche la neve l'incanto è fatto ... Ed era proprio quello che stava succedendo quella mattina del diciassette dicembre.
In realtà, prima non è stato affermato il vero, non tutti amano il dolce sapore delle festività e quell'anno il titolo di Grinch andava dritto dritto alla signorina Megara Creonte, non che fosse mai stata una ragazza particolare dolce, ma il suo cinismo stava sfiorando vette inaspettate.
"Wow, Natale! Esaltante. Regali di merda e chili di troppo"
A sentir parlare però la sua migliore amica, tale Esmeralda, il malumore della signorina poteva essere giustificato da un'infelice rottura con un belloccio senza onore, che le aveva frantumato il cuore. La poverina aveva pianto per giorni, ritrovandosi prosciugata di ogni emozione, tranne del disprezzo che adesso vomitava sopra ogni cosa rimasta luminosa durante il suo crollo nell'oscurità.
Ecco perché quella mattina, la ragazza, stretta in un cappotto grigio, fissava con disgusto i fiocchetti vorticanti mentre aspirava dalla sigaretta. Almeno sono in pace ... pensò, ma il destino fu felice di contraddirla in tempo record.
La porta a pochi passi da lei si spalancò e ne uscì un furente uomo in giacca e cravatta. Non si domandò chi fosse, lo sapeva già. Ade Thèos, fratello minore e irascibile del preside, che spesso si vedeva uscire dall'ufficio in una tempesta di rabbia.
L'uomo voltò casualmente lo sguardo su Megara, la quale, intimorita, sembrò rimpicciolirsi nel cappotto.
"Hai un'altra sigaretta?" le chiese con tono scocciato, ma pacato.
La ragazza gli porse il pacchetto e l'accendino, per poi riposarli in tasca. Evidentemente il fumo aveva un effetto rilassante su Ade, il volto gli si distese e balenò persino un sorriso ironico.
"Non dovresti fumare alla tua età" affermò l'uomo "almeno non sigarette di merda, se devi fare una cosa, falla bene"
"Poteva anche rifiutarla" sottolineò indispettita Meg.
"Giusto" ancora quel sorriso.
Rimasero così per qualche minuto, ognuno concentrato sulle proprie nuvolette di fumo e sui propri pensieri, poi Ade finì la sua e la spense sotto la scarpa costosa.
"Entra, fa freddo"
"Ancora a dirmi cosa devo fare? Con tutto il rispetto, signore, non è una cosa che mi piace molto" quell'uomo la metteva in soggezione, in altre occasioni sarebbe filata dentro senza guardarsi indietro, ma quello era il momento sbagliato e non si preoccupò nemmeno di non risultare acida e petulante.
"Signore. Mi fai sentire vecchio, ragazzina"
"Ragazzina. Mi fa sentire piccola, signore"
"Allora diamoci del tu"
Quella proposta la sorprese, spiazzandola per qualche secondo, proprio come aveva pensato Ade, la ragazza fu la prima ad allungare la mano.
"Megara"
"Ade" le strinse la mano guardandola con approvazione.
"È stato fantastico, Meg, mi piaci ... hai le palle"
La ragazza non poté negarsi un sorrisetto compiaciuto.
"Spero di rincontrarti, magari ti insegnerò a fumare davvero" le strizzò l'occhio e andò via.
 
Nessuno dei due però, si aspettava che quell'occasione si sarebbe presentata davvero.
 
Non senza un certo sadismo, il preside era solito organizzare un gala d'inverno per salutare le festività e accogliere, con la morte nel cuore, la seconda metà dell'anno scolastico. Tutti gli alunni erano invitati, ma non era difficile scorgere uomini di un po' troppe annate prima, anzi, la festa era quasi per loro: i finanziatori. Persone dai conti in banca vergognosamente vertiginosi, che mandavano i loro figliuoli adorati alla WDHS o che semplicemente si erano fatti arruffianare dal preside, e che, in occasione della serata,  donavano qualche "spicciolo" e  … *BUM* ecco un nuovo laboratorio di scienze.
Al terzo bicchiere di scotch, Ade si chiese ancora una volta cosa ci facesse a quella pidocchiosa festa, non avrebbe donato un centesimo per il glorioso regno di suo fratello, mai! Piuttosto avrebbe usato i bigliettoni come coriandoli a carnevale!
Ma no, Zeus non voleva i suoi soldi, voleva fargli vedere quanti begli amici aveva, tutti pronti a prostrarsi ai suoi piedi ... Vorrei farti conoscere io i miei amici, piccolo inutile preside da liceo pensò con tono cupo e sorrise malignamente alla possibile reazione del fratello.
Aveva deciso di levare le tende, quando un bagliore ramato attirò la sua attenzione. Vicino al tavolo delle bevande si aggirava la ragazzina che aveva incontrato qualche giorno prima, Meg, si Meg era il suo nome. La guardò più attentamente e si accorse, con sommo piacere per la sua vista, che con meno strati addosso era decisamente sexy e che il vestito color lilla la fasciava fin troppo bene.
È una ragazzina, Ade! Buon Dio, contieniti! Lo ammonì una voce nella sua testa, ma era suonata troppo simile a quella di Zeus per prenderla in considerazione e lui si stava annoiando.
Afferrò un calice di champagne e un altro scotch e si avvicinò alla ragazza, che osservava il tavolo  ancora indecisa su cosa bere.
"Champagne, le scelta più raffinata e seducente per una donna" le sussurrò quasi all'orecchio. Megara si voltò, ma senza sorpresa nello sguardo, probabilmente l'aveva visto arrivare.
"Veramente stavo cercando qualcosa di più forte, giusto per salvare la serata" fece per prendere lo scotch, ma le fu allontanato da un divertito Ade.
"È buona abitudine, per quelle come te, restare sobrie il più possibile" e le cacciò in mano il flûte, che fu accettato con un sospiro rassegnato.
"Quelle come me?" chiese Meg dopo aver sorseggiato un po' del liquido chiaro e frizzante.
"Le fanciulle troppo belle per passare inosservate" chiarì e Megara poté seguire con imbarazzo lo sguardo di lui che le attraversò tutto il corpo.  
"Sei da sola?" chiese Ade distrattamente e ricevette una risposta affermativa stranamente titubante. Notando l'incertezza, fissò negli occhi la ragazzina, sembrava preoccupata tutto d'un tratto. Hai esagerato, idiota.
"Tranquilla, non ti voglio mangiare - in realtà vorrei, ma non posso. - mi interessa solo sapere dove posso fumare senza scatenare l'ira del mio fratellone, fuori fa troppo freddo"
Megara si rilassò, la situazione s'era fatta un po' troppo strana, ma si lasciò sfuggire tra le labbra un respiro liberatorio, senza neanche avvertire quel briciolo di delusione che le era sussultato nel cuore.
"Seguimi, ma non troppo da vicino, o la gente penserà male" sorrise divertita dalla sua stessa affermazione.
"La gente pensa sempre male" precisò lui.
Si dileguarono senza che nessuno li notasse, attraversarono i corridoi bui della scuola sentendo solo la musica in lontananza e i loro passi rimbombare, poi lei si fermò davanti ad un'aula.
"Qui il rivelatore di fumo non funziona. Prego" chiarì ed entrarono chiudendo la porta alle loro spalle. Aprirono una finestra e si accomodarono su dei banchi, la luce rimase spenta e non si sentiva nemmeno più il ricordo della festa in Aula Magna. L'atmosfera era piuttosto ambigua, effettivamente, ma erano entrambi rilassati.  
"Ti devo una sigaretta, se non sbaglio" Ade gliene porse una e la accese, poi fece lo stesso per se. Era forte, molto più delle solite che Meg fumava, iniziò a tossire, per orgoglio l'avrebbe continuata, ma persino due lacrimucce fecero capolino dagli angoli degli occhi truccati.
"Preferisco le mie merde" chiarì, spegnendo l'arma del delitto sul davanzale, prese due boccate d'aria fresca dalla finestra e, certa che il possibile soffocamento era scampato, accese una delle sue light.
"Quanto siamo delicate" la canzonò Ade, che aveva trovato la scenetta seriamente divertente.
"Sono pur sempre una leggiadra fanciulla, no?".
La luce che filtrava dalle finestre rivelava i ghirigori del fumo, che faceva da tendina impalpabile tra i due improbabili interlocutori e nascondeva, per fortuna, lo sguardo dell'uomo, sempre più attratto dalla giovane.
Era tardi, si annoiava e l'alcol stava facendo effetto. E lei è fantastica aggiunse mentalmente. Aveva bisogno di distrarsi prima di superare il limite della ragione, doveva parlare  prima di fare qualche gesto di cui si sarebbe pentito.
"Non mi hai detto come mai sei sola?" la voce gli uscì un po' arrochita. Perfetto, giusto per non sembrare un maniaco.
"La mia amica è dovuta andar via" rimase vaga.
C'è da dire, infatti, che nemmeno la ragazzina era del tutto lucida. Vuoi l'aria particolare, qualche bicchiere di troppo e il momento che stava vivendo, ma era vergognosamente attratta dall'uomo che aveva di fronte e non aveva certo i rimorsi dovuti alla differenza d'età.
Scambiando qualche parola si erano avvicinati, come due magneti, e più si avvicinavano più la tensione era forte. Superata la massima sopportazione, si udì un "fanculo" liberatorio da parte di Ade e nemmeno un secondo dopo la sua bocca era sopra quella di Megara.
Entrambi ricorderanno quel momento come uno dei più eccitanti della loro vita, il proibito affascina sempre, e, nonostante tutto, non dimenticheranno mai il valzer perfetto delle loro labbra.
Il tutto si stava facendo più cocente, i respiri affannosi e le mani più avide di carne, non c'erano dubbi che si sarebbero spinti oltre se solo il cellulare di Ade non si fosse messo a squillare.
"Cazzo!" reagì infastidito, si staccò dalla ragazza e rispose di malavoglia. La conversazione fu breve, ma bastò a rovinare l'umore dell'uomo. Doveva andare via.
"Mi spiace piccola, sarà per un'altra volta" si scusò mentre tentava di ridarsi un aspetto accettabile.
"Quando vuoi" rispose Megara con ancora il petto affannato e il vestito scomposto.
Si salutarono con un casto bacio sulla guancia, ma arrivato alla porta l'uomo tentennò.
"Senti ... Sei maggiorenne?" doveva saperlo.
"Si" Grazie Signore!
Il giubilio del momento lo fece tornare sui suoi passi e porse un bigliettino alla ragazza.
"Qua c'è il mio numero e il mio indirizzo, non crearti problemi a farti sentire, anzi ... Non farmi aspettare" sottolineò con cura e un sorriso malizioso si dipinse sul volto d'entrambi e dopo un ultimo bacio si salutarono.
La serata era conclusa ed era stata sorprendentemente piacevole.  
 
Passò una settimana, ma alla fine Megara si arrese e compose quel maledetto numero.
"Pronto?" rispose la voce nota dall'altro lato.
Due ore dopo erano molto, molto vicini e molto, molto svestiti.
 
Ecco come Megara cedette al diavolo tentatore.


A.A.
Salve patatini! Benvenuti in questa nuova, disorganizzata, eccitante avventura!
Ebbene si, è iniziata la Raccolta, non avrà scadenze fisse, gli aggiornamenti saranno dettati dall'esigenza e dall'ispirazione, ma so che mi amerete lo stesso :3
Ecco la prima shot, quella che più ha ricevuto consensi nel sondaggio (tranquilli arriverà anche l'altra), che dire? mi sono divertita un mondo a scriverla e spero che abbia divertito anche voi (fatemelo sapere!) Amo questi due personaggi, Ade in particolare, e potermi concentrare tanto su di lui è stato davvero fantastico, spero solo di non aver esagerato.
Bene, attendo con ansia i vostri pareri ... corro a scrivere ancora!
Lyss

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Capitolo 2
*** 2. La casa terrificantemente bella ***


2. La casa terrificantemente bella
 
Di case belle in città ce n'erano molte, da graziose villette adornate da colorati giardini a grandi ville luccicanti di sfarzo, tuttavia nessuna era lontanamente simile all'abitazione del giudice Claude Frollo che si potrebbe descrivere solamente come terrificantemente bella.
Incorniciata da cupi pini, si riconosceva dai mattoni grigi, infissi neri e tetti spioventi dalle tegole color piombo. E se l'esterno, nonostante l'imponenza e l'eleganza, era accogliente quanto un nido di serpenti, non di meglio si poteva affermare dell'interno, ricolmo di antichi mobili scuri, grandi stanze fredde e un gigantesco camino che proiettava lugubri ombre nel salotto dove si trovava. Certamente, la casa, riusciva a rispecchiare pienamente la simpatia e l'affabilità di colui che l'abitava.
Solo una stanza faceva eccezione, la più piccola e scomoda, ma che riusciva a risaltare tra le altre come una fiammella di vita in una landa gelata. Il pavimento era di legno scadente e le pareti color crema stinto, ma davanti alla finestra tintinnavano stupefacenti vetri colorati, il letto era in una nicchia riparata da una bellissima tenda vinaccia e ovunque v'erano tracce d'un animo creativo e gentile, che fosse un tavolo da lavoro con statuine intagliate o un nido di passerotti sul davanzale.
Tale differenza dal resto della casa, era giustificata dal fatto che fosse l'unica camera dove non tempestava lo sguardo severo del giudice, ma che rappresentava il rifugio del figlio adottivo di quest'ultimo: Quasimodo.
Frollo l'aveva preso in affidamento da quando il ragazzo non era più grande di un fagottino, ma bisogna star lontani dal pensare che l'adozione fosse frutto di un atto d'amore o carità, piuttosto una manovra forzata per ottenere la benevolenza del vescovo della zona con il quale, Frollo, aveva avuto fin troppi attriti.
 
"Dimostratemi che avete ancora un cuore palpitante nel petto" l'aveva supplicato il religioso "Prendete questo bambino e crescetelo come vostro o non avrà futuro" ed aveva ragione, sebbene priva di umanità, l'azione di Frollo fu l'unica cosa che salvò Quasimodo da una vita ai limiti della miseria, causata da una grave malformazione che rendeva il piccolo gobbo e con il viso sfigurato ... chi si sarebbe mai preso cura di un mostro, abbandonato dalla sua stessa madre?
Così, nonostante tutto, il piccolo crebbe bene e riuscì anche a sviluppare un certo affetto per il suo tutore, che rappresentava, insieme al vescovo, l'unica persona presente nella sua vita. Per quattordici anni, infatti, Frollo si sobbarcò anche l'onere di educare il "figlio" tenendolo lontano dalla scuola e dalle altre persone che, a suo dire, sarebbero state troppo rapide e felici di giudicare. Un atto di protezione? Oh no, pura vergogna.
Le cose cambiarono quando arrivò l'età del liceo e, sempre sotto consiglio/imposizione del vescovo, Frollo si decise a iscrivere Quasimodo a una vera scuola e, nonostante lo scetticismo del padrino, il ragazzo riuscì a farsi anche dei buoni amici. Era visibilmente più felice e Frollo dovette inghiottire un'amara sconfitta, non sopportava avere torto, anche se ciò rappresentava la felicità del suo ragazzo.
Chi fossero però questi amici, Frollo non si era nemmeno sforzato di saperlo e Quasi aveva avuto il buon senso di tenerli lontani dalla casa agghiacciante e, probabilmente, nessuno l'avrebbe mai vista se, in un uggioso pomeriggio di novembre, una testa dura non avesse osato bussare.
 
*dum dum dum*
Con fare scocciato, Frollo abbandonò la sua postazione e il suo libro per vedere chi disturbava. Aperta la porta, arricciò le labbra per il disgusto, davanti a lui si presentava una ragazza che, nella mente del giudice, con la gonna corta e la camicia ai limiti della decenza, dimostrava di aver fin troppo chiara la strada che avrebbe seguito da grande: quella delle lucciole.
La fissò gelido finché lei non si decise a parlare.
"Salve signor Frollo, sono Esmeralda, un'amica di suo figlio"
"Quasimodo non è in casa" tagliò corto e stava già per serrare la pesante porta.
"Oh, lo so! Infatti cercavo lei" lo fermò la giovane "Posso entrare?"
Quanta insolenza! Se l'avesse educata lui non avrebbe mai sfoggiato un sorrisetto tanto sfrontato e involgarito dalle labbra tinte, che gran voglia di farglielo sparire con un ceffone. Tuttavia, nonostante i pensieri molesti, la fece accomodare in un salottino vicino all'ingresso e, nuovamente, la esortò a parlare con il solo sguardo. Esmeralda però era momentaneamente distratta, si guardava intorno con sguardo intimidito, l'atmosfera della stanza le ricordava la rigorosità di certe chiese e, in un gesto inconsapevole, si tirò la gonna per coprire le gambe il più possibile. L'uomo lo notò e sorrise compiaciuto.
"Allora, di cosa volevi parlarmi cara?"
"Giusto, si" Ez smise di guardarsi intorno e fissò il suo interlocutore "Tra qualche giorno sarà il compleanno di Quasi, so che non ha mai avuto modo di festeggiarlo come si deve, così pensavo di organizzargli una festa a sorpresa" sorrise contenta, immaginando che Frollo sarebbe stato entusiasta della proposta e che avrebbe subito accettato alla sola idea di fare qualcosa di bello per il figlio. Si sbagliava, decisamente.
"Una festa? Qui? Vuoi organizzare una sottospecie di promiscuo baccanale in casa mia?"
"No, no! Niente di promiscuo ... Solo pochi amici, tutto controllato e organizzato, lei potrebbe rimanere per dare un'occhiata o andare via per non essere disturbato, come preferisce"
Le labbra severe del giudice si fecero strette, ovviamente non voleva dare il permesso per un simile scempio, ma si rendeva conto di non poter apparire inumano.
"Mi fa piacere sapere che Quasimodo sia circondato da gente che tiene tanto a lui, ma temo che un simile evento non sia in linea con il nostro stile di vita"
La durezza dell'uomo era cosa nota in città, ma mai Esmeralda si sarebbe immaginata che potesse arrivare a tanto, le rimaneva solo una carta da giocare, un po' meschina, ma era l'unica soluzione.
"Capisco, allora andrò dal vescovo, in canonica c'è molto spazio e la festa andrà bene anche la, ma lei non si preoccupi, sia sua eccellenza che Quasi capiranno i suoi timori" si alzò con aria dispiaciuta ... 3 ... 2... 1...
"Un momento!"
Bingo.
"Non vedo motivo di creare tanta confusione, piuttosto, organizza pure qua la festa. Hai il mio consenso" Maledetta serpe!
"Davvero? che gesto gentile da parte sua, Quasimodo la ringrazierà a vita" e prima che Frollo potesse cambiare idea, la ragazza andò via ancheggiando.
 Ringraziò il cielo per aver capito, dai racconti dell'amico, che l'unica persona capace di far cambiare idea a Frollo fosse il vescovo e che il suo piccolo accenno avesse funzionato. Quando vuoi, cara mia, sei proprio un genio.
 
Il giorno della festa arrivò e Frollo, dopo aver dettato chiare regole e aver chiuso a chiave tutte le stanze tranne la cucina e il salotto, si rintanò nella sua camera.
Effettivamente la festa non fu eccessivamente chiassosa, gli giungevano attutiti solo risate e chiacchiere allegre, sentì gli applausi al taglio della torta e riconobbe la voce di Quasimodo sprecarsi in ringraziamenti. A fine serata il giudice sentì la porta chiudersi e i rumori della stanza che veniva risistemata, dopo il silenzio.
A quel punto uscì dal suo rifugio, voleva controllare che tutto fosse apposto e trovare qualcosa da mettere sotto i denti, dato che si era scordato di cenare. La casa era al buio, comunque sembrava sistemata, ma si fermò quando vide una luce provenire dalla cucina. Vi si affacciò con cautela.
Il frigo era aperto ed illuminava il profilo di Esmeralda che beveva un bicchier d'acqua, il giudice non ebbe modo di domandarsi perché la ragazza fosse ancora in casa, la sua mente corse verso ben altre direzioni.
Al posto del pigiama, Esmeralda indossava una maglietta di Quasimodo, ma nonostante le stesse molto larga, le copriva appena le gambe allenate che risultavano ancora più scure a contrasto con la maglia bianca. I capelli erano sciolti e disordinati in una nuvola nera, ma se anche li avesse sistemati appositamente, non avrebbero potuto incorniciare meglio la figura femminile, scendendo lungo la schiena e accarezzando il petto rigonfio. Era bellissima.
Con sua estrema sorpresa, Frollo, nell'osservarla, provò una strana sensazione che si diffuse per tutto il corpo partendo dal basso ventre, e riuscì anche ad avvertire i battiti accelerati del cuore. Per sfuggire a tutto ciò si palesò.
"Esmeralda, credevo che la festa fosse finita" la riprese serio.
Lei chiuse il frigo, lasciando la stanza illuminata appena dalla luce dei lampioni che entrava dalle finestre, e posò il bicchiere sul tavolo.
"Scusi signore, sono rimasta qua a dormire perché Quasi non mi voleva far tornare a casa da sola, gli altri erano già andati perché io sono rimasta a sistemare" chiarì la questione con un sorriso dolce. Ed eccitante.
"Quindi mi stai dicendo che hai condiviso il letto di Quasimodo mezza svestita" nel commentare non poté evitare di abbassare lo sguardo sulle gambe nude.
"Suo figlio sta dormendo su un divanetto, mi ha lasciato il letto, non è successo niente di illecito tra di noi" le parole rimbombarono vuote nelle orecchie dell'uomo in balia di sensazioni animalesche, fece un passo verso la ragazza, e fu investito dal suo profumo intenso. Spaventata, Esmeralda indietreggiò, trovando però il mobile freddo della cucina.
"Io tornerei a dormire" disse con voce fievole, ma quando provò a divincolarsi fu bloccata da Frollo, che poggiò le mani sul bancone, incastrandola.
"La prego signore" insistette lei, ma ormai il signore era fuori dal suo stesso controllo, le si avvicinò ancora fino ad affondarle il viso nei capelli, annusandoli. Con orrore, Esmeralda avvertì una mano che le accarezzava i fianchi, sempre più vicino al bordo della maglia, e un ben altro genere di presenza premerle sulla pancia. Provò ancora a sfuggire dalla morsa.
"Stai tranquilla, bambina, sto solo apprezzando la tua bellezza" pronunciate queste parole con voce roca, la mano sgusciò sotto la maglia e alla ragazza, terrorizzata non rimase che urlare. Per zittirla, il giudice premette la bocca su quella dolce e succosa di lei, sempre più eccitato, provò a darle un bacio più profondo, ma Esmeralda riuscì a tirargli uno schiaffo in pieno viso.
"Come osi? Puttana" Frollo provò a calarsi di nuovo e le gli sputò con tutta la rabbia che aveva, esterrefatto il giudice si allontanò quel che bastava da lasciarla sgusciare via, ma la riprese prima che potesse uscire dalla stanza. Le tappò la bocca con la mano e la tenne stretta in modo che la schiena gli aderisse al petto e le natiche alle parti intime, tanto che si lasciò sfuggire un ributtante gemito. Sapeva che se l'avesse lasciata andare così, Ez sarebbe corsa da Quasimodo e che le scaramucce col vescovo sarebbero state nulla in confronto ai guai che avrebbe passato.
"È bene che tu ricorda, Esmeralda, chi sono io. Qualunque cosa dirai contro di me, non vale nulla e si ritorcerà contro te e la tua famiglia in modi che non puoi nemmeno immaginare. Io sono potente, tu sei solo una piccola meretrice che ha osato tentarmi" sentiva le lacrime calde di lei scorrergli sulle dita, non provava nemmeno più a fuggire e Frollo capì che, se avesse voluto, sarebbe riuscito a farla sua, ma temeva troppo l'arrivo di Quasimodo per osare tanto. Quindi la lasciò andare e tornò in camera sua.
 
Per quanto forte e combattiva fosse Esmeralda, era pur sempre una ragazzina totalmente terrorizzata e soffocata dalla vergogna, inoltre era consapevole del reale potere di Frollo. Così, senza dire niente, prese le sue cose e andò via in lacrime, fortunatamente Quasi rimase addormentato e lei si limitò a lasciargli un semplice messaggio: Imprevisto femminile, ci sentiamo domani. Love, Ez.
Riuscì a raccontargli la verità solo mesi dopo, cosa che lo mandò in bestia e che gli causò una frattura nel cuore che non gli avrebbe più permesso di vedere il padre, anzi il tutore, come lo chiamava ora, con gli stessi occhi. Promise però di non dire niente a nessuno, sebbene intuì che Frollo avesse capito che fosse al corrente della situazione.
Da quel giorno, Quasimodo si impegnò al massimo per ottenere i permessi per andare a vivere da solo e Esmeralda non mise più piede nella casa terrificantemente bella.
                                                                                  


A.A.
Salve popolo! Chi non muore si rivede dicono ... ecco il secondo breve spinn-off sulle avventure dei personaggi Disney nel mondo reale. Tinte cupe, eh? Effettivamente è più pesante del mio solito genere, ma cambiare è bello, ammetto che mi soddisfa quindi spero che sia piaciuto anche a voi! Non dimenticate di farmelo sapere con una recensione ;) Io corro! Ho una long che mi aspetta!
Un bacio, Lyss

Link "Walt Disney High School": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3070959&i=1

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Capitolo 3
*** 3. Di quella volta in cui Flynn Rider usò la carta igenica ***


3. Di quella volta in cui Flynn Rider usò la carta igenica
 
Se si vuole una certezza su Flynn Rider, questa è che non ha certamente problemi d'autostima. Una cosa positiva, certo, anche se, spesso, questo sembra condurlo verso una strada priva di modestia e “lievemente” curvata all'egocentrismo. Flynn Rider si piace, a prescindere dal fatto che gli altri concordino o meno, e quello che gli piace più di tutto, dopo il suo meraviglioso naso ovviamente...
Ehi!  È ironia quella che sento? 
Oh, no certo che no. Avere un bel naso è importantissimo, caro.
Precisamente, soltanto che molti sottovalutano quest'aspetto.
Nasi e bizzarre convinzioni a parte, dovresti tacere, ho una storia da raccontare ed è su di te.
T'o guarda, il mio genere preferito, inoltre questo dovrebbe darmi il diritto di intervenire, giusto?
Assolutamente no, se vuoi, puoi ascoltare.
Mmm oppure?
Oppure sparisci.
Mi sa che ascolterò.
Bravo.
Dicevo... Quello che gli piace più di tutto, dopo il suo splendido naso, è la sua furbizia, deliziosamente adornata dalla capacità di cavarsela in ogni situazione...
Veramente è il mio sguardo magnetico, lo sguardo che conquista *ammicca*
Flynn!
Puntualizzavo! Le cose bisogna raccontarle bene.
...
Ok, taccio.
Quello che gli piace più di tutto, dopo il suo splendido naso e il suo sguardo magnetico (“Soddisfatto?” Assolutamente), è la sua furbizia, deliziosamente adornata dalla capacità di cavarsela in ogni situazione. Sembra, in effetti, un dono divino, per quanto le combini grosse gli basta un sorriso angelico per risolvere il tutto e negli annali si rimembrano paraculate estreme, che lasciano sempre perplessi ed increduli i suoi amici e che funzionano misteriosamente sia con le ragazze che a scuola.
Giusto per citare un esempio, era riuscito a scaricare delicatamente una rossa tutta pepe, parlandole di un periodo di forte confusione sessuale: "Potrei essere gay, come non esserlo, ma non me la sento di mentirti, anche se solo in parte. Tu meriti la devozione più totale" e quando la settimana dopo, la povera,  l'aveva visto incollato ad una specie di Barbie vivente, era andata a parlargli furibonda, ma, stupendo se stessa, aveva concluso la discussione felicitandosi della nuova tranquillità personale.
Per quanto riguarda la scuola, non vale nemmeno la pena parlarne, fin troppe sono le sue eroiche imprese, come quando era riuscito a spacciare per un atto di generosità il furto di una scatola di crostatine al limone, portando addirittura la scuola ad iniziare un programma di donazioni all'orfanotrofio locale.
Beh, alla fine i bambini hanno davvero avuto le crostatine e davvero per merito mio.
Tuttavia, ci fu un giorno, un glorioso e splendente giorno, in cui il grande Flynn Rider fallì e dovette chinare il bel viso per la vergogna e l'umiliazione...
Cosa, cosa? Tra tutte le storie che ci sarebbero da raccontare, vuoi parlare proprio di quello?
Si.
È perchè?!
È più divertente e alla gente interessa di più.
Questa è diffamazione! Crudeltà!
Verità, piuttosto, non vuoi far sapere alle persone che sei umano anche tu?
No!
Beh, peccato, tanto sono io a raccontare *ammicca sadicamente*
Stronza.
Grazie. Comunque...
Era una mattina apparentemente tranquilla, uno sbadiglio lungo sei ore da passare a scuola, ma piuttosto sopportabile grazie al pensiero del nuovo GTA che attendeva solo di essere spacchettato. Flynn camminava tranquillo per i corridoi, era ancora un novellino alla Disney High, ma aveva già imparato a muoversi nel grande gruppo di alunni, guadagnandosi simpatie e lanciando languide occhiate alle ragazze più carine.
 E, proprio proposito di ragazze carine, vide una sua compagna avanzare impacciata con un gigantesco scatolone tra le braccia, si avvicinò, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi, e la salutò con voce calda.
"Buon giorno Belle, vuoi un mano con questo … pacco? Oscura la tua bellezza" ammiccò senza pietà, ma la ragazza era di altra pasta ed ignorò spudoratamente il tentativo di abbordaggio.
"Comunque, sarebbe gentile da parte tua posare il mio mini-partenone nell'aula di storia, credo che impazzirei se lo rompessi" gli porse la grossa scatola, contenente un modellino del partenone ateniese, e insieme si avviarono verso la classe.
"Come mai vai in giro con pezzi di città greche?" s'informò curioso, ma come risposta ricevette uno sguardo shockato.
"Come, come? Flynn, oggi dovevamo consegnare il nostro progetto sulle civiltà del mondo antico! Non te ne sarai dimenticato?!" Cazzo! Si!
"Ovviamente no, che credi? Non ricordavo che tu avessi la Grecia" finse con indifferenza "Perchè? Tu ricordi, per caso, cosa avevo affidato io?" Perché io non ne ho idea...
"L'antico Egitto" Belle alzò gli occhi al cielo, era palese che Rider non avesse fatto un bel niente, l'avrebbe anche aiutato se glielo avesse chiesto, ma in un'ora non potevano certo combinare molto, quindi ritenne più saggio fargli assumere le sue responsabilità. Posarono lo scatolone e lei lo guardò seria: "Sessanta minuti Flynn, giocati bene l'ora buca" e lo lasciò solo col suo terrore.
Io non ho terrore di nulla! Forse dei cavalli, ma non c'entra adesso...
Rinneghi di essertela quasi fatta addosso?
Che esagerazione, inoltre ero solo un bimbo innocente.
Stai disturbando la narrazione, di nuovo.
Me ne vado, ma tu smettila di diffondere maldicenze! *espressione offesa*
Cosa mi tocca sopportare!
Ai tempi, infatti, Flynn era ancora un ragazzino (ecco) e il prof di storia, Cuor Di Leone, non sembrava incline a cedere ad uno sguardo d'innocente incanto. Il giovane Flynn, quindi, era perfettamente cosciente di essere nei guai.
Pensa, pensa, pensa … passeggiava avanti indietro, con le mani tra i capelli e l’orologio che non ne volva sapere di rallentare.
Allora, cosa ti ricorda l’antico Egitto? Piramidi … sabbia … il Nilo … le mummie … LE MUMMIE!
La mente gli si illuminò d’immenso, il cuore tornò a battere di speranza: aveva un piano, una schifezza, ma pur sempre un piano …
Era geniale.
… e non avendo tempo di cercare qualcosa di realmente decente, corse in bagno e saccheggiò da ogni toilette i rotoli di carta igienica, per poi iniziare ad avvolgervisi impacciatamente.
Posso accettare il fatto che non fosse il migliore dei miei piani, ma io non sono mai impacciato, cara.
Vuoi davvero che scriva che ti stavi avvolgendo nella carta da … fondoschiena con grazia e agilità?
Si.
Contento tu …
Saccheggiò da ogni toilette i rotoli di carta igienica, per poi iniziare ad avvolgervisi con inaspettata grazia e agilità.
Non poteva vedere l’orologio, anche quello sommerso dalle bende bianche di pessima qualità, ma sapeva di essere già in ritardo e corse, come meglio poteva, verso la lezione. Ben immaginabili sono gli sguardi di chi si trovava in corridoio in quel momento, probabilmente qualcuno scattò qualche foto, ma non mancò chi fece partire un applauso per inneggiare al coraggio dell’irriconoscibile soggetto. Sentendosi incoraggiato, spalancò con fierezza la porta dell’aula e tentò perfino una teatrale camminata da mummia.
“Vi prego, ditemi che quella è una mummia vera e non quell’idiota di Raider” il professore lo guardò con disperata esasperazione, prima di passarsi una mano sugli occhi, nel vano tentativo di rimuovere quell’imbarazzante immagine dalla sua mente.
“Temo sia proprio Flynn” commentò qualcuno tra le risate generali.
“Lo temo anch’io… Rider! Ma che ti è saltato in mente?! Ti sembra modo?! Vatti subito a … sbendare
“Ma questo è il mio progetto e liberarsene è meno pratico di quello che sembra” si lagnò il ragazzo, ormai consapevole del suo fallimento.
Oh God, dai chi aiuta lo scemo del villaggio?”
Nessuno accennò un movimento, le ragazze perché trovavano sconveniente passare le mani su ogni centimetro di Raider, non che l’avrebbero trovato spiacevole, ma era sicuramente sconveniente; i ragazzi si godevano la scena. Solo da un posto infondo, un ragazzetto basso e dai capelli nero carbone, si offrì come volontario.
“Bene Ababua, liberalo da questo riuscitissimo tentativo di prendere tre e vedi se riesci a ritrovargli il cervello”
I due uscirono dalla classe senza dire una parola, erano compagni, ma non si erano mai dedicati molta attenzione.
“Em … grazie per l’aiuto”
“Figurati, è stata una scenetta divertente, anche se da Flynn Rider mi aspettavo qualcosa con più classe” ridacchiò lanciandogli uno sguardo divertito.
“Sono così famoso?”
“Già, mentre tu probabilmente non sai nemmeno il mio nome …” un filo di amarezza trapelò dalle ultime parole, ma Flynn aveva, quando voleva, una memoria migliore di quanto gli altri pensassero.
“Aladdin. Bel nome, molto esotico, con le ragazze dovrebbe funzionare”
Al lo guardò sorpreso, ma ancora inconsapevole di avere davanti il suo migliore amico.
 
 
 
Flynn? Ci sei?
Ci sono *singhiozzo*
Tutto bene? Sei stato zitto zitto … ma stai piangendo?
Chi? Io? No no
*prrrrrr*
E ti sei soffiato il naso perché ti è venuto improvvisamente il raffreddore …
Chiaro.
Puoi anche dirlo che ti sei commosso.
Non mi sono commosso, ma ricordare di come io e Al siamo diventati amici, mi fa diventare gli occhi … più bagnati, ecco.
Ti sei commosso. Che carino.
Ho detto di no!
Guarda che non c’è niente di male, alle ragazze piacciono gli uomini dal cuore tenero.
Davvero? Beh, allora sono commossissimo più di quando ho visto Titanic. Qualche bella fanciulla ha un fazzoletto? Col suo numero magari?
 
Eugene!
 
Oh, ciao amore.
 
 
A.A.
Salve popolo!
Se sapeste quando ho iniziato a scrivere questo capitolo, dovrei andare a vivere nella fogna per la vergogna ... ma oggi, grazie all'assenza d'acqua e alla scuola chiusa, mi son decisa a darlo alla luce!
Si sdrammatizza un pò dopo il capitolo precedente, ma volevo qualcosa di diverso e ho scomodato Flynn/Eugene stesso per questo esperimento. Che ve ne pare? La storia di base è molto semplice e ne avevo accennato nei primi capitoli della long, ma spero vi abbia strappato qualche sorriso.

E' pronto in buona percentuale anche il capitolo di W.D.H.S. e prima o poi uscirà, da quello dipenderà anche il prossimo capitolo di questa raccolta.

Io vi ringrazio tutti, vi invito a commentare, un bacio
Lyss

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