On the longing for war and war's ending

di Abbykat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I piani migliori ***
Capitolo 2: *** La casa è dove ***
Capitolo 3: *** 0542 ***
Capitolo 4: *** La visione dei ranghi ***
Capitolo 5: *** TS-MA2mod.00 Moebius Zero ***
Capitolo 6: *** Zero-G ***
Capitolo 7: *** Sistemazioni ***
Capitolo 8: *** Certezza ***
Capitolo 9: *** Mantenimento ***
Capitolo 10: *** Ragioni ***
Capitolo 11: *** Tregua ***
Capitolo 12: *** 14 febbraio, CE 71 ***
Capitolo 13: *** Tre cose che non sono mai successe a Mwu la Fllaga ***



Capitolo 1
*** I piani migliori ***


Disclaimer: Gundam Seed e i suoi personaggi sono proprietà di Hajime Yatate e Yoshiyuki Tomino, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
I piani migliori

Non parlano del dopoguerra.

Sulla scrivania dell'onorato sgabuzzino che fa da ufficio del Capitano, bevono caffè solubile e parlano delle battaglie ancora da venire. I piani che fanno insieme sono di strategia e di guerra, tattiche costruite e fatte a pezzi poco alla volta, esaminate da ogni angolazione, risistemate e riassemblate e fatte a pezzi di nuovo.

Murrue si passa brevemente le dita sulla fronte, poi posa entrambe le mani sul ripiano. "Il problema è che tutto dipende da quando un lato o l'altro fa la mossa successiva."

"Beh, non si può evitare." Mwu ha girato al contrario la sedia, e ha le braccia appoggiate mollemente sullo schienale. "Il nostro obiettivo è evitare che entrambi i lati raggiungano il loro obiettivo."

"Che è distruggere l'altro." La voce di lei è un sospiro.

"Giusto," dice lui.

*~*~*~*~*

"Mi sembra che aspettiamo che accada il peggio," ammette piano lei, guardandosi le mani ripiegate sulla superficie della scrivania. "Solo a cercare di pensare a tutto quello che potrebbe andar storto, in caso lo faccia."

"È una di quelle regole non scritte della guerra," dice lui. "Se lo programmi, non succederà."

Credi che funzioni anche al contrario? si chiede Murrue, ma non lo dice ad alta voce.

*~*~*~*~*

"Di solito direi che non puoi vincere una guerra solo combattendo sulla difensiva," dice lui. "Ma..."

Lei termina il pensiero per lui. "Stiamo combattendo per evitare altri spargimenti di sangue."

Lui emette un piccolo mmh con la gola. "Stiamo combattendo una strana guerra."

"Tutte le guerre sono strane," dice lei.

*~*~*~*~*

Lui le sta guardando il viso molto da vicino, anche se la voce rimane leggera. "Ripensamenti?"

"È un po' tardi per quelli, no?" dice lei, e poi sospira. "È solo che non posso evitare di pensare... come possono esserci al mondo così tante cose per cui vale la pena uccidere?"

"Una volta cominciata la sparatoria," le dice lui, "tutti uccidono per lo stesso motivo - perché se non lo fai, l'altro lato ucciderà te, e i tuoi compagni."

"E sull'altro lato," dice lei, "ti uccidono per lo stesso motivo."

Lui tace per un po'.

"Quando lo dici così," ammette alla fine, "non ha molto senso."

Lei non ne ha voglia, ma sorride comunque.

*~*~*~*~*

"Anche se non ha molto senso," sottolinea lui, come fosse un dato di fatto, "non cambia davvero molto." E lei sa che lui ha ragione.

"No," concorda lei a voce bassa. "Non può esserci un altro Bloody Valentine, o un altro JOSH-A. Deve fermarsi da qualche parte. È solo che... vorrei che ci fosse un modo migliore."

Lui allarga le mani. "Non è un mondo perfetto."

"Lo so."

*~*~*~*~*

"La cosa migliore," dice lui, "sarebbe se trovassimo un modo di difendere entrambi i lati."

Lei ci pensa per un attimo, e scuote la testa. "La cosa migliore sarebbe se potessimo convincere del nostro pensiero entrambi i lati."

"Non puoi far cambiare idea a un fanatico," dice lui, e scrolla le spalle. "Ma possiamo render loro più difficile fare così tanti danni."

"Toglier loro i giocattoli e dire 'fate i bravi, bambini'?"

A questa lui ride, e dopo una pausa, nonostante se stessa, lo fa anche lei.

*~*~*~*~*

"Murrue?" dice lui, e lei si trova inaspettatamente la gola chiusa. Chiude gli occhi contro il bruciore di lacrime sgradite. Quando li apre di nuovo, dopo un lungo in silenzio, lui la sta guardando in faccia, accigliandosi un poco.

Lei cerca di sorridere. Le riesce sbilenco. "Mi dispiace. Dov'è il confine tra pianificare le evenienze e preoccuparsi e basta, me lo ripeti?"

"Qualche ora fa, probabilmente." Si alza dalla sedia, fluttuando nella forza di gravità quasi inesistente della nave, e afferra l'angolo della scrivania per girarci intorno.

Le allunga una mano, e lei la prende. "Sono solo stanca," si scusa lei, lasciando che lui la tiri su dalla sedia; "lo siamo tutti."

*~*~*~*~*

Lui le posa le mani sui fianchi, e lei si trova a studiare il colletto allentato della sua uniforme, a pochi centimetri dal suo viso. "Penso che significhi che è ora di smettere di pensarci per un po'," dice lui.

"È più facile cominciare a pensare che smettere," dice lei dolcemente. "Come la guerra."

La risata gli gratta delicatamente la gola, un divertito, piccolo eh. "Non possiamo permetterlo," dice. "Se il nostro capitano si perde d'animo, come possiamo noi altri fare qualcosa?"

È l'opposto di 'incoraggiante'... ma in qualche modo è comunque toccante. "Sta' zitto," dice, e si allunga ad attirarlo in un bacio.

*****
Nota dell'autrice: mi sono venute in mente alcune cose, ultimamente. La prima è che continuo ad avere idee a caso per storie brevi con questi due personaggi, abbastanza coerenti da scriverle, ma non realmente sostanziali abbastanza da pubblicarle come oneshot. La seconda cosa è che questa storia è orribilmente breve e leggera per un titolo così importante, quindi se dovevo arrendermi e cominciare a postare una serie di oneshot e storie brevi tipo MapleRosa e Seigi-San, tanto valeva usare questa come punto d'inizio.
Quindi eccoci qui. Questa storia ora è una serie. Edizione speciale.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** La casa è dove ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
La casa è dove

Quando il clamore si fu più o meno calmato, l'Archangel - in mancanza di qualsiasi altra possibile destinazione - si mise in viaggio verso Orb. Mwu si prese abbastanza tempo per vedere lo Skygrasper, e per dare una pacca sulla spalla a Kira, ma poi si diresse dritto al suo appartamento per riposare un po' - "prima che succeda qualsiasi altra cosa," aveva scherzato con Murdoch, che aveva accettato la battuta con una mezza risata e una smorfia. Le orecchie di tutti fischiano ancora per i Cyclops.

Ma nel fioco non-proprio-silenzio della sua cabina, circondato dal ronzio familiare e a malapena udibile dei motori della nave, trovò che il riposo era lento ad arrivare in maniera frustrante.

Si stese sulla schiena nel suo lettino, con le mani dietro la testa, e fissò il soffitto, sentendosi prosciugato e sveglissimo allo stesso tempo, e gli mancava, per la prima volta da quando aveva preso la decisione di tornare all'Archangel, una qualunque cosa che facesse da tampone alla sua sensazione di essere improvvisamente alla deriva.

E adesso?

Domanda stupida, inutile, inevitabile. Ora sarebbero andati ad Orb, e avrebbero contato di nuovo sulle buone grazie di Morgenroete per avere riparazioni e provviste, e molto probabilmente si sarebbero uniti a Kira e all'impressionante nuovo mobile suit di Kira e qualsiasi altra nozione Kira avesse sul cercare di evitare che ZAFT e OMNI si ammazzassero nella zuffa. Ora avrebbe difeso l'Archangel e il capitano dell'Archangel e la ciurma per tutto il tempo che sarebbe servito, che dopo tutto era stato il motivo per cui aveva gettato via una brillante carriera come pilota dell'Earth Alliance. E quando la guerra fosse finita - se la guerra fosse mai finita -

- niente da fare. "Dopo la guerra" era una nebbia impenetrabile. Mwu non era mai stato il tipo che cercava di prevedere dove sarebbe andata a finire la sua vita; un soldato non doveva, quando c'erano sempre ordini e missioni e trasferimenti. "Casa" non era un posto, era la struttura stessa dell'esercito... che aveva funzionato benissimo per più di un decennio, ma ora l'esercito lo aveva tradito e lui aveva bruciato quei ponti con desiderio di rivalsa, e aveva sparso le ceneri sul cratere polveroso che era JOSH-A.

E lui non poteva esattamente rimpiangerlo... ma non riusciva nemmeno a dormire.

Aveva l'istinto irragionevole di vedere se il capitano era ancora al lavoro, o se forse, con il suo talento per la navigazione tramite l'intuizione nonostante ordini e regole, avesse un senso di direzione chiaro da offrirgli. Ma anche se non fosse stata ancora sul ponte - e doveva essere ancora sul ponte, a fare il lavoro in assenza di un vero primo ufficiale - quello non era il momento. Lui aveva gettato via la sua carriera volontariamente e ad occhi aperti; Murrue si era presa la piena responsabilità di tutto l'abbandono della nave sulle proprie spalle. Aveva cose più importanti di cui preoccuparsi.

Beh, pensò, all'esercito di Orb forse potrebbe servire un altro pilota... supponendo che sia rimasto qualcosa di Orb quando sarà finito tutto.

Qualcuno bussò in maniera esitante alla porta della sua cabina, e lo distrasse da quel corso cinico di pensiero. Mwu si alzò dal lettino per rispondere, e quando aprì la porta si trovò insieme vagamente sorpreso e stranamente deluso di vedere uno dei bambini di Heliopolis - quello nervoso - Buskirk - lì in piedi con una bracciata di bucato ripiegato.

"È successo qualcosa?"

Il bambino gli allungò la pila di uniformi. "Il capitano mi ha detto di portati queste," disse. "Ha detto che probabilmente ti serviranno dato che hai lasciato la borsa in Alaska."

Mwu lo guardò sbattendo le palpebre.

Dopo pochi secondi sorrise e prese la pila di abiti dalle mani di Buskirk. "Grazie, piccolo."

Sentì la risposta solo a metà; quando il bambino si allontanò lungo il corridoio, chiuse di nuovo la porta e rimase in piedi a contemplare per un po' le uniformi ordinatamente piegate.

Preoccuparsi di cose sciocche non è affatto da me, decise, e si mosse per mettere via le cose.

Stavolta, quando si stese di nuovo sul lettino, si addormentò con facilità, cullato dal sussurro fioco dell'oceano contro lo scafo della nave, e una sensazione confortevole per cui non aveva un nome.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
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Capitolo 3
*** 0542 ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
0542

Le mattine arrivavano buie e presto, su una nave da guerra. Murrue si era abituata a svegliarsi senza luce del sole nel buio dei suoi appartamenti, ma questo non rendeva più semplice uscire dal confortevole intrico di coperte e calore e muovere la mano alla cieca alla ricerca dell'orologio, per guardare a occhi stretti il luccichio digitale del display. In particolare, non con il calore solido di Mwu dietro di lei, e il suo braccio ben stretto intorno alla vita.

Quando lasciò andare l'orologio e posò di nuovo la testa sul cuscino, lui si mosse, scivolandole un po' più vicino. "...ora è?" si chiese lui intontito, con una voce bassa inspessita dal sonno, borbottando contro i capelli di lei.

"Le cinque e quarantadue," sussurrò lei.

"Mh," disse lui, e non si mosse più.

Lei lasciò passare alcuni secondi di immobilità, ma sembrava che Mwu non avesse alcuna intenzione di alzarsi. "Devo essere al lavoro tra meno di un'ora e mezza."

Nessuna risposta. Solo il ritmo regolare del suo respiro.

Murrue sospirò, sorridendo nonostante tutto, e cominciò a liberarsi attentamente dal suo abbraccio e dalle lenzuola che coprivano entrambi. Aveva appena messo i piedi a terra e stava per alzarsi quando un peso che le tirava la maglia la bloccò.

Guardò Mwu al di sopra della spalla; era steso serenamente di fianco con la faccia nascosta a metà sul cuscino, e sembrava che stesse dormendo, se non per la mano che aveva allungato a stringerle la maglietta.

"Sta' giù, Comandante," disse lei, con una traccia di risata lungo i bordi dell'esasperazione nella sua voce.

Lui aprì un occhio e le fece un sorriso da ragazzo. "Scusa, Capitano-" uno strattone inaspettato alla maglia di lei la riportò a cadere sul lettino, "- ma quello è un ordine che non posso seguire."

Bloccata contro il materasso con lui chino sopra di lei, scarmigliato e sorridente, dovette chiedersi, "questo costituisce ammutinamento?"

Questo lo fece fermare, ma non per molto. Lui abbassò brevemente lo sguardo tra di loro, e la guardò di nuovo negli occhi con un viso quasi serio. "Non penso che nessuno dei due sia in uniforme."

C'erano, rifletté lei allungando le braccia a stringergli il collo, modi peggiori per cominciare una giornata.

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Capitolo 4
*** La visione dei ranghi ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
La visione dei ranghi

L'Archangel è una nave insolita in circostanze insolite, ma alcune cose, a prescindere da tutto, sono semplicemente universali. Per esempio, le conversazioni che hanno luogo ai tavoli in refettorio mentre la ciurma mangia.

"Dove siamo diretti?" si chiede una, infilzando disinteressata con una forchetta il contenuto del suo vassoio. La nave può essere un'opera d'arte, ma il cibo da mensa è sempre cibo da mensa, ed è meglio non scendere troppo nei dettagli.

"A fare rifornimenti." L'uomo accanto a lei è seduto con i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani.

Lei si arrende, e posa la forchetta sul vassoio, prendendo invece il bicchiere d'acqua. "Pensi che prenderemo del cibo migliore, stavolta?"

Dall'altra parte del tavolo, un altro grugnisce divertito. "Improbabile. Da quel che ho sentito, siamo diretti a una vecchia colonia abbandonata."

"Che tipo di rifornimenti possiamo fare in una colonia abbandonata?" domanda dubbioso il suo compagno di panca.

L'altro riflette per un attimo, poi scrolla le spalle. "Forse è solo abbandonata in parte."

"Deve essere meglio della Debris Belt, giusto?"

"Sì." La prima deve ammettere questa cosa. "Io credo che tipo si stiano inventando tutto mentre-"

Il suo compagno di panca si raddrizza e la interrompe con una gomitata, mentre il Capitano Ramius entra in refettorio, e la conversazione diventa silenzio, mentre i quattro pensano, imbarazzati, a quello che stavano dicendo e a cosa il loro ufficiale in comando possa o non possa aver sentito.

Non che importi molto. Il capitano sembra troppo preoccupata per prestare troppa attenzione ai quattro membri dell'equipaggio al loro tavolo all'angolo. Li saluta solo con un educato e distratto cenno del capo prima di attraversare la stanza per prendere una bottiglia d'acqua vuota e riempirla.

Sta riavvitando il tappo quando il Comandante la Fllaga infila la testa nella porta, guardandosi brevemente intorno nel refettorio e poi attraversandolo di proposito, arrivando da lei per sporgersi oltre il suo corpo, con una mano sulla spalla.

Senza alzare gli occhi, lei gli mette in mano la bottiglia che ha appena riempito. Lui la prende con un sorriso, e siccome c'è l'opportunità, si china a respirare il profumo dei suoi capelli prima di fare un passo indietro e uscire con il passo di un uomo che possiede il mondo.

Mentre l'equipaggio guarda, il capitano riempie un'altra bottiglia, sistema il tappo ed esce rapidamente dal refettorio, verso qualsiasi cosa la attenda.

Il silenzio rimane per qualche altro minuto dopo che lei è uscita, e i quattro si guardano l'un l'altro.

"Quando è cominciato quello?" domanda infine ad alta voce la prima.

"Scherzi?" ride il secondo. "Il Capo Murdoch aveva già aperto una scommessa quando siamo arrivati in Alaska."

Il quarto li guarda, confuso. "Quando è cominciato cosa?"

"Il Comandante la Fllaga e il capitano," dice il terzo.

"Eh?"

"Non hai visto che faccia avevano quando lui e il Tenete Badgiruel stavano partendo a JOSH-a?" interviene il secondo.

"Ero troppo lontano," dice il terzo, con un tono un po' di rimpianto. "Di certo non è stato via molto, però."

"Ma..." La prima si acciglia. "Non ci sono delle regole al riguardo?"

"Ci sono anche regole riguardo al disertare durante i combattimenti," sottolinea il secondo; "preferiresti essere vaporizzata? Non penso davvero che importi più."

"Comunque," concorda il terzo, "ci hanno portato fin qui."

"Di cosa parlate?" domanda il quarto.

"Ho sentito che Neumann e Tonomura e Chandra li hanno interrotti sul ponte, quando eravamo ad Orb," dice il terzo, e fa un gesto vago con la mano. "Si davano da fare."

"Wow."

Il secondo sorride. "Spiega tante cose, no?"

"Aspetta, intendi che il capitano e il comandante sono-"

"Dai," interrompe il terzo, prendendo il vassoio. "Dobbiamo tornare al lavoro."

I quattro sistemano i vassoi nei carrelli ed escono dal refettorio, con il quarto che protesta ancora, "no, sul serio-"

*****
Nota dell'autrice: non sono molto soddisfatta di questa. L'attribuzione delle battute è piuttosto mal fatta, ma ho cercato di dare dei nomi ai membri dell'equipaggio, e il risultato non mi interessava.

*****
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Capitolo 5
*** TS-MA2mod.00 Moebius Zero ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
TS-MA2mod.00 Moebius Zero

Stavano parlando delle capacità dei mobile suit per entrambi gli schieramenti del conflitto, ma in qualche modo l'argomento si era spostato sullo Strike, e lo Zero, e la differenza tra pilotare una mobile armor e una mobile suit. "Certo," disse Mwu, "il Moebius ormai viene eliminato gradualmente dall'uso sul fronte. Immagino che avere qualcosa come lo Strike lo renda piuttosto obsoleto."

Murrue rifletté pensierosa su di lui e sul vago rimpianto delle sue parole. "Ti manca?"

"Mmh, beh. Lo Strike è un diavolo di macchina, sai." Sorrise, in quel modo che rendeva sempre la sua disinvolta millanteria troppo adorabile per rimproverarlo. "Ma non c'è altrettanta soddisfazione nel saper usare benissimo qualcosa in cui qualcun altro è già riuscito. Dovrei portarti a volare nello Zero, prima o poi, prima che diventi troppo vecchia, così potrai vedere com'è," disse, la cosa più vicina al 'dopo la guerra' di cui entrambi fossero arrivati a parlare.

La bloccò, ma persino nel silenzio che seguì lui non sembrò notare il significato di ciò che aveva detto, o non gli interessava. Alla fine lei sorrise e guardò di lato, con gli occhi socchiusi. "Non penso che quella cabina sia costruita per due," disse lei in tono deliberatamente mite.

Lui rise felice, e il ritmo del loro tempo insieme continuò indisturbato.

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Capitolo 6
*** Zero-G ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Zero-G

Mwu non aveva davvero voluto rovinare l'atmosfera strillando come uno scolaretto spaventato - ma non si era nemmeno esattamente aspettato di scontrarsi con il soffitto. Il metallo dipinto contro la pelle nuda e umida di sudore era freddo.

Murrue, piegando la testa per valutare la loro difficile situazione - fluttuare vicino al soffitto della sua cabina, lontano dalla portata di una leva discreta - divenne di un rossore che faceva tenerezza.

"Sono abbastanza sicuro che questa stanza sembri più piccola dal pavimento," osservò lui ironicamente, e lei cedette, posandogli la fronte contro la spalla in un tentativo per lo più inutile di nascondere le risate.

Dopo uno sguardo vagamente costernato intorno alla stanza, Mwu fu costretto a ridere, solo un po'. "Sai, non hanno davvero parlato di questo tipo di situazione nell'addestramento Zero-G."

La voce di Murrue tremolava di gioia repressa quando tornò a guardarlo, con gli occhi castani che luccicavano. "Non penso che volessero che saltasse fuori."

La maglia della sua uniforme fluttuò a portata di mano; lui si allungò a prenderla, e la usò per tirare la ragazza un po' più fermamente contro di sé, sistemandole la stoffa intorno alla schiena nuda. "Quando dovrebbero ripristinare la gravità artificiale, comunque?" chiese lui.

Lei guardò brevemente il suo orologio digitale. "Non prima di qualche ora. Stiamo cercando di conservare carburante." Si fermò a studiare il suo viso, con le braccia ancora intorno alle spalle. "...Perché? Qualche idea geniale?"

Ignorando la secchezza del suo tono, lui inarcò le sopracciglia, facendo del suo meglio per sembrare dolce. "Una."

Murrue, beata lei, iniziò ad arrossire di nuovo, ma fece lo sforzo di fare un'espressione dubbiosa nonostante questo. "Solo una?"

"Solo una," le disse lui solennemente, piegando la testa per avvicinarsi a lei. "Ma è buona."

La baciò prima che lei potesse chiedere, e toccò a lei boccheggiare.

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Nota dell'autrice: lo so, lo so... ma non posso essere l'unica ad aver avuto questo pensiero sulla gravità artificiale molto bizzarra dell'Archangel.

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Capitolo 7
*** Sistemazioni ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Sistemazioni

"Hai bisogno di qualcosa?" gli chiese, e Neo smise di agitarsi contro la corda che gli legava i polsi per lanciarle un'occhiata dura e sospettosa, cercando sul suo viso il compiacimento o la derisione.

Lei lo guardò pazientemente con miti occhi castani, le sopracciglia leggermente sollevate nella domanda. Diceva davvero, si rese conto. Che tipo di capitano di una nave si preoccupava dei desideri di un prigioniero?

La tentazione di chiedere qualcosa di irragionevole, per scoprire quanto lei fosse disposta ad essere accomodante, si rivelò troppo grande. Neo sollevò i polsi per mostrare la corda che lo legava, piegando la bocca in un sorriso. "Togliere questa andrebbe bene."

Lei sorrise, con un rimpianto visibile che lo lasciò stupefatto. "Mi dispiace," disse. "Temo di non poterlo fare. Potresti essere pericoloso se ti lasciassi libero." C'era qualcosa di scintillante nel modo in cui lei lo guardava che lo fece smettere di sorridere. "Ti serve altro?"

La sua sottile enfasi su "altro" gli fece pensare che lei sapeva esattamente perché lui l'aveva chiesto. Provò a decidere se lei fosse straordinariamente ricettiva o stupidamente ingenua.

In ogni caso, lo guardava ancora in attesa di una risposta, e non aveva senso sprecare un'opportunità che gli veniva generosamente offerta. Quando smise di pensarci seriamente, però, Neo scoprì che - a parte la libertà o una mobile suit perfettamente funzionante - non riusciva a pensare a qualcosa che gli servisse davvero e che non gli fosse già stato dato.

Tranne-

"La mia maschera," disse.

Lei corrugò la fronte, confusa. "Cosa?"

"La mia maschera," ripeté lui impaziente, sollevando le mani per descriverne la forma nell'aria, solo per farsele trattenere dalla corda. "La indossavo nel Windam."

"...Oh," disse lei piano. "Io - pensavo fosse un elmetto. Mi dispiace, ma non l'abbiamo portata a bordo. Eravamo più preoccupati dalle..." Esitò. "...tue ferite."

Certo. Aveva cominciato a risistemarsi, distogliendo gli occhi da lei con un sospiro disgustato, prima di capire il pieno significato delle sue parole, e si raddrizzò di nuovo a sedere, ignorando le proteste di muscoli e ossa abusati.

Io pensavo fosse un elmetto, aveva detto; non l'abbiamo portata a bordo. Il capitano era scesa personalmente a togliere un nemico ferito dal campo di battaglia?

Che tipo di nave è questa?

La voce di lei gli si intromise dolcemente nei pensieri. "Perché ti serve una maschera?"

La domanda riportò bruscamente i suoi occhi su di lei, ma ancora non c'era altro che tiepida curiosità sul suo viso - curiosità e una stupefatta traccia di preoccupazione. Sei cieca? desiderò sbottare; non vedeva le cicatrici?

Perché ti interessa? desiderò chiederle.

Ma lei lo guardò soltanto, con gli occhi che incontravano i suoi senza evitarli, senza alcuno sforzo di evitare di guardare la pelle rovinata. Fu lui a distogliere lo sguardo.

"Almeno eviterebbe che la gente qui mi chiami con il nome e il rango di qualcun altro," borbottò.

"...Ne parlerò con loro," disse dopo un attimo di esitazione. "Ma non posso promettere che ascolteranno tutti. Mwu era - il Comandante la Fllaga era-" la sua voce quasi si spense "-molto amato."

"Non ti ascolteranno?" domandò lui sardonicamente. "Non sei il capitano?"

Lei sorrise di nuovo, ma questo la fece solo sembrare triste. "Non è quel tipo di nave."

Inaspettatamente, Neo sentì una vaga vergogna per aver parlato.

"Se vuoi davvero una maschera," disse lei, e parve solo leggermente insicura, "sono sicura che probabilmente troveremo qualcosa...?"

"Bene," disse lui brevemente, guardandosi le mani legate.

"In questo caso, ti prego di scusarmi. Devo tornare al lavoro." Non attese la sua risposta - non che lui volesse farlo - ma chinò semplicemente la testa con educazione quasi formale, e uscì dall'infermeria con passo un po' troppo svelto.

Lasciato solo di nuovo, Neo piegò la testa così da potersi passare le dita sui bordi della cicatrice che gli attraversava la faccia.

Ma che ha questa nave?

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Capitolo 8
*** Certezza ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Certezza

Era molto tardi... ma in qualche modo, inevitabilmente, Murrue lo trovò. Attraversò il ponte di osservazione per mettersi accanto a lui, guardandolo in faccia mentre lui fissava il buio scintillante fuori dallo scafo dell'Archangel.

"C'è qualcosa che ti preoccupa?"

Come aveva imparato a capirlo così bene, si chiese distrattamente Neo. E perché spendeva energie sulle sue preoccupazioni, quando aveva tutta una nave di preoccupazioni tutte sue?

Sollevò un sopracciglio mentre si voltava a guardarla, facendo del suo meglio per mantenere la voce leggera. "Per niente."

"Davvero?" Lei curvò la bocca in un minuscolo sorriso, caldo e, pensò lui, vagamente d'intesa.

Non sembrava giusto che ultimamente lei sembrasse conoscerlo meglio di quanto lui conoscesse se stesso.

Lui emise un sospiro, smettendo di fingere indifferenza e guardandole il viso, il modo affettuoso in cui lo guardava lei. "Mi chiedo," disse, "se ti raccontassi le cose che ho fatto in questa guerra... continueresti a guardarmi così?"

Per un attimo, lei si accigliò, sorpresa e senza capire - ma solo per un attimo prima che la sua espressione tornasse liscia, e quel sorriso si addolcì in qualcosa che poteva essere preoccupazione. "Potresti dirmele," suggerì con dolcezza, "e scoprirlo."

Poteva dirgliele, capì lui. Poteva dirle di Phantom Pain - di Stellar e Auel e Sting - tutto quello che aveva fatto nel corso di una guerra di cui cominciava a desiderare di non aver fatto parte. Poteva dirgliele, e lei avrebbe ascoltato.

E se l'avesse fatto, e il calore dei suoi occhi castani si fosse fatto freddo e accusatorio?

"...No," disse. "Non ancora. Forse un'altra volta... quando tutto questo," e un gesto della mano fece includere in 'questo' lo scopo della guerra, "sarà finito."

Murrue distolse lo sguardo, smettendo di sorridere. "Potrebbe non esserci un'altra volta," disse, con la voce ammorbidita da... dispiacere? Rimpianto? Ma poi lei scosse la testa, e il sorriso tornò. "Va tutto bene. Non dovresti fare nulla che non ti sembri giusto."

Neo rise, un breve e sardonico sbuffo d'aria. "Che cos'è? Quello che sembra giusto. Sono un soldato; seguo gli ordini. Ma ora..."

Lei gli posò dolcemente una mano sul braccio. "Un qualsiasi bravo soldato sa che 'seguivo solo gli ordini' non è una difesa. Siamo comunque tutti responsabili delle nostre azioni..." Sollevò le spalle, e gli sorrise con quello stesso calore affettuoso. "Anche solo nei nostri confronti."

Lo disse con così tanta semplicità. Forse, per lei, era davvero così semplice.

"Ma come fai?"

Lei fece una pausa, e sembrò per un attimo pensierosa, poi scrollò di nuovo le spalle. "Non so fare altro. Non mi rende un bravo soldato, lo so..." Il suo sorrise prese una nota di allegro disprezzo di sé, "ma non so evitarlo. Almeno - anche se le cose non vanno sempre come spero che vadano - almeno in questo modo ho meno rimpianti."

Meno rimpianti... che pensiero affascinante. Lui la guardò per un lungo attimo silenzioso, cercando dentro di sé qualcosa di simile alla tranquilla sicurezza di lei.

"Per adesso," decise infine, "seguirò i tuoi ordini."

Lei spalancò gli occhi. "Non era davvero la soluzione che intendevo suggerire," disse, con una traccia di quasi-risata sorpresa che le tremava nella voce.

D'impulso, lui le mise un braccio intorno alla vita e la attirò a sé. All'inizio lei fu rigida per la sorpresa, con le mani che si allargavano sulle sue spalle come se volesse spingerlo via - ma poi emise un respiro e si appoggiò a lui, abbracciandolo, tanto calda e confortevolmente familiare come era stata sul ponte esterno dell'Archangel, a Orb.

Questa è la stessa sensazione, pensò lui. Questo è giusto.

Strano. Era passato così tanto tempo da quando aveva sentito davvero che una cosa era giusta per lui, prima di arrivare nell'infermeria dell'Archangel e guardare per la prima volta il capitano?

Ma... è davvero una bella sensazione.

Chinò la testa verso quella di lei, posandole la guancia sui capelli e respirando il suo profumo sottile, proprio come se quello fosse il posto a cui lei era sempre appartenuta.

Poteva seguirla. Lei non lo avrebbe portato dove lui non avrebbe dovuto andare. Di questo, Neo ne era sicuro.

Questo è giusto.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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Capitolo 9
*** Mantenimento ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Mantenimento

"Ancora al lavoro?"

Infilando la testa nella soglia dell'ufficio del capitano, Mwu guardò Murrue che alzava gli occhi da una pila di fogli e gli offriva un breve sorriso afflitto. "Sembra che ci sia sempre ancora qualcosa," disse lei. "Smetterò quando avrò finito di leggere questo rapporto. Tu puoi anche andare."

Ignorando il suo ultimo commento, lui entrò, spingendo i tasti per chiudere la porta prima di attraversare l'ufficio e girare intorno alla sua scrivania. "Che cos'è?" le chiese, chinandosi a guardare il rapporto da sopra la sua spalla, e posandole distrattamente una mano contro la curva tra il collo e la spalla.

"Un altro rapporto dei servizi segreti Orb," disse lei. "Kisaka mi ha consigliato di leggerlo."

"Oh." Lui passò qualche secondo a scorrere la stampata, con le dita che massaggiavano la tensione sotto la mano. "Qualcosa di molto brutto?"

Lei sospirò forte. "Nulla di peggio di quanto sappiamo già."

Non disse 'che era già abbastanza brutto', ma il peso nella sua voce e la fatica nella sua postura lo dissero al posto suo. "Beh," disse leggermente Mwu, posando la mano libera sull'altra spalla di lei, "è comunque qualcosa."

"Mmh," disse lei, concentrandosi di nuovo sul rapporto con uno sforzo, mentre Mwu si occupava di massaggiarle le spalle.

O cercò di concentrarsi, comunque. "Mi distrai," osservò dopo poco.

"Sarà meglio," rispose lui allegro, "altrimenti non lo sto facendo bene."

Con un suono a metà tra risata e sospiro, lei tornò a leggere... ma la testa continuava a cercare di caderle. Quando un nodo di tensione si rilasciò sotto le sue mani, le si mozzò il respiro in gola. "Non posso concentrarmi mentre lo fai."

"Allora fai una pausa." Tacque un attimo prima di aggiungere, "penso che tu abbia letto quella pagina due volte."

Murrue emise un suono esasperato, ma lasciò cadere le pagine, chinandosi poco alla volta per incrociare le braccia sulla scrivania. "Ecco perché nell'esercito ci sono regole sulla fraternizzazione," disse.

Mwu sfruttò lo spazio extra per cominciare a massaggiarle la schiena. "Dovrei fare rapporto al mio ufficiale in comando, dopo, per la punizione?" si chiese. "Sarebbe divertente."

"Mwu," protestò lei, ma nel farlo rideva.

"Visto," disse lui, mentre lei posava la testa sulle braccia incrociate, "non è meglio?" Mosse le dita sui muscoli tesi della sua schiena finché lei gemette piano.

Prima che lei potesse vederlo, Mwu sorrise trionfante tra sé e sé. Vittorioso come sempre.

*****
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Capitolo 10
*** Ragioni ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Ragioni

Gli ultimi resti dell'adrenalina del combattimento scomparvero quando l'ascensore cominciò a scendere dal ponte. Ma invece che andare direttamente ai suoi appartamenti, con i commenti di Natarle freschi nella mente, Murrue andò a cercare il Comandante la Fllaga.

Lo trovò praticamente per caso, che camminava lungo uno dei corridoi della nave con abbastanza energia frustrata da far risuonare forte i suoi passi nel silenzio vuoto. Dovette correre per raggiungerlo. "Comandante!"

Lui si fermò di scatto - e così fece anche lei, colta alla sprovvista dall'insolita rabbia che gli stringeva il viso quando la guardò.

"Volevo..." cominciò lei, ed esitò; stava già riprendendo il controllo della sua espressione, ma Raww le Klueze improvvisamente non era più la preoccupazione principale di Murrue. "Che c'è che non va?"

Mwu si passò una mano tra i capelli, sibilando un sospiro tra i denti. "Scusa," disse lui. "Quel ragazzino mi dà proprio sui nervi."

"Kira?"

Lui annuì. "Lo hai visto?

"Non dalla battaglia," disse lei accigliandosi. "Cosa è successo?"

Lui scrollò le spalle. "Si sente in colpa per quello che è successo con Blitz, ecco tutto. So che non è facile per lui, ma..." Distolse lo sguardo da lei per guardare imbronciato il corridoio vuoto. "Siamo in guerra. Facciamo solo quello che dobbiamo fare. Se va là fuori esitante ad uccidere, sarà lui quello che finirà con un proiettile in corpo. Solo che lui - non ci arriva."

Murrue lo guardò, esaminando il silenzio il suo viso finché lui si voltò con un sorriso sarcastico. "Non che lui sia il primo pivellino ad aver avuto una crisi di coscienza," disse, in qualcosa di più simile ai suoi soliti toni leggeri. "Non so perché adesso mi sta dando fastidio."

Lei passò un altro po' a guardarlo in silenzio, rimuginando attentamente tra sé e sé sui suoi pensieri. "Ecco cosa penso," disse alla fine, esitante. "È una cosa seria uccidere un'altra persona. In tempi come questi, da soldati, potremmo non avere scelta, ma..."

Mwu rimase immobile, con gli occhi fissi su di lei e un'espressione insolitamente guardinga, seria. "Sembra che stia dando fastidio anche a te."

"Forse," ammise lei, sorridendo un po' pur non volendolo. "Ho pensato molto, ultimamente."

"Ma questo non cambia la situazione in cui ci troviamo ora." Sembrava che lui la stesse spingendo verso qualcosa.

"No." Stavolta fu lei a distogliere lo sguardo, piegando la testa per premersi brevemente le dita sugli occhi. "Abbiamo opzioni così limitate... se potessimo, preferirei cavarmela senza altri combattimenti. Ma se ci raggiungono di nuovo, che altro possiamo fare?" Fece un sospiro. "Vorrei solo sapere perché ci stanno inseguendo con tanta determinazione."

"Ha importanza?" domandò Mwu, e lei alzò lo sguardo per incontrare di nuovo i suoi occhi, sorridendo mesta.

"Potrebbe."

A questo lui non rispose. Per la prima volta in molto tempo, lei si trovò vagamente a disagio in quel silenzio - qualcosa nel modo in cui lui la guardava, intensamente e a fronte corrugata, le faceva desiderare di averne parlato in modi diversi, o di non averne parlato affatto.

"Mi dispiace," disse. "So che è difficile per Kira. Devi essere esausto anche tu; fai miracoli qui, andando contro quelle mobile suit con solo un jet. Io-"

Qui lei si fermò, e distolse lo sguardo, per non vederlo piegare la testa di lato incoraggiandola a continuare.

"Hey," disse lui dopo una pausa incerta, con una leggerezza che sembrava solo un po' goffa. "Non è niente. Facciamo quello che dobbiamo fare, giusto?"

"Forse," disse lei, "ma..." Una pausa, e poi scosse la testa. "Non fa niente. Dovresti riposare un po', Comandante. Non sappiamo cosa succederà dopo."

Lui fece una smorfia, con una nota di umorismo ironico.

"Posso ordinartelo, se ti farà sentire meglio," offrì lei.

Questo le fece guadagnare un breve grugnito di quasi-risata. "No, va tutto bene. Vado." Ma si fermò ancora prima di aver cominciato a voltarsi. "Cos'è che volevi prima?"

"Cosa?" A Murrue servirono parecchi secondi per ricordare. "-Oh. No, non è nulla che non possa aspettare. Dormi bene, Comandante."

"Si spera." Lui le fece un saluto militare abbozzato. "Riposa anche tu."

Sorrise. "Intendo farlo."

Ma aspettò che lui fosse uscito dalla sua visuale prima di cominciare a camminare lei stessa.

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Capitolo 11
*** Tregua ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Tregua

"Cosa pensi di fare?" disse Neo a voce bassa.

Waltfeld non si preoccupò di guardarlo finché non ebbe finito di togliere Murrue dalla scrivania su cui era stesa, e le ebbe allargato il colletto dell'uniforme. Poi si raddrizzò, e lanciò a Neo un'occhiata accigliata e calcolatrice. "Qualcosa che probabilmente avresti dovuto fare tu."

Si affrontarono, e Waltfeld incontrò il viso corrugato di Neo con un'aspettativa sicura di sé che lo sfidava a buttarla in rissa.

Fu Neo quello a distogliere lo sguardo, spostandolo su Murrue, sonoramente addormentata sulla sua sedia con la vampa colorata dei grafici del suo computer che si rifletteva leggermente sul suo viso, e pensò per un attimo a chi di loro tre sarebbe risultato come peggior perdente in quella battaglia.

Quando guardò di nuovo Waltfeld negli occhi, pensò che forse si erano capiti.

"Eh." Waltfeld fece un sorrisetto sardonico. "Potresti venire qui a darmi una mano," disse, "dato che ne hai due."

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Capitolo 12
*** 14 febbraio, CE 71 ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
14 febbraio, CE 71

Le viene in mente in modo brusco, quando si incontrano nel suo ufficio per discutere la loro situazione, e questo la blocca, solo per un attimo, ma un attimo basta perché lui lo noti.

"Che c'è?" le domanda Mwu.

Murrue sbatte le palpebre, riprendendosi, e gli offre un piccolo sorriso sentito a metà. "Non è niente," dice lei, ma lui la sta ancora guardando in viso, e siccome lei non vuole essere meno che onesta, con lui, ammette subito, "mi sono appena accorta di che giorno è."

Lui si ferma per un attimo, per contare mentalmente i giorni. "Hai ragione," dice, "il quattordici." Passa un attimo, e lui emette un breve sbuffo di risata sardonica. "Eh. Ricordo che tutti dicevano che questa guerra sarebbe finita da tempo, oggi."

"Non sembra che nulla vada secondo il previsto," concorda Murrue. L'ottava flotta è fresca nella sua mente, e chiude gli occhi quando iniziano a bruciare.

Lui le tocca leggermente la spalla, un breve gesto di supporto. "Va tutto bene?"

"Sì," dice, e richiama quel piccolo sorriso dolente quando lo guarda. "Non è il momento per farlo," ammette, "ma stavo solo pensando... che vergogna che, d'ora in poi, il giorno di San Valentino sarà una giornata di dolore per i morti, invece che una giornata d'amore."

Non è davvero il momento, lo sa; Mwu la guarda impotente, chiaramente insicuro su cosa dirle, e Murrue sente il viso arrossire di imbarazzo. Lei non è nemmeno sicura del perché lo abbia detto.

"Ad ogni modo," dice, evitandogli di dover rispondere, "abbiamo molto lavoro da fare."

"Già." Lui alza la testa per guardare la mappa che lei ha richiamato sullo schermo a muro, ma poi fa un rumore di malcontento in gola. "Guarda, non so te, ma a me serve della caffeina per questo. Vado a prendere un po' di caffè per tutti e due prima di cominciare?"

Lui le sembra del tutto sveglio - di solito lo è - ma lei piega semplicemente la testa, grata. "Per favore."

La sua mano sulla spalla di nuovo, una stretta veloce. "Vacci piano per un attimo. Torno subito."

Non dovrebbe pensare a queste cose, soprattutto non lì e in quel momento, ma mentre lui è via a Murrue viene in mente che, in un altro momento e in circostanze differenti, sarebbero potuti uscire a prendere un caffè il giorno di San Valentino, per il piacere della compagnia l'uno dell'altra invece che per aiutarsi a tenersi svegli mentre pianificavano il da farsi che rendesse meno probabile che venissero ammazzati.

Intrattiene il pensiero solo per un attimo, prima di scacciarlo dalla mente. Non è il momento, e un capitano non può pensare a quel modo un suo ufficiale sulla sua nave. A prescindere da quanto possa trovarlo attraente.

Mwu è stato infallibilmente degno di fiducia fin dall'inizio, e di questo Murrue è grata. Non ha alcun diritto di desiderare di più.

Comunque, è un peccato.

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Capitolo 13
*** Tre cose che non sono mai successe a Mwu la Fllaga ***


ON THE LONGING FOR WAR AND WAR'S ENDING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly
Tre cose che non sono mai successe a Mwu la Fllaga

Era rimasto solo un difensore quando Mwu arrivò alle due armi-G rimaste - maledicendo Raww Le Klueze e il suo rovinato Zero e la sua malasorte ad ogni passo - e lei quasi gli staccò la testa prima che lui riuscisse a sollevare una mano e fermarla. "Hey!" disse lui. "Hey. Mwu la Fllaga, con la Settima. Sono dalla tua parte!"

Le avevano sparato, e aveva una macchia di sangue scuro sulla spalla della sua jumpsuit, e gli occhi castani gli lanciavano un'occhiata dura e prudente al di sopra della spalla, prima di abbassare finalmente l'arma. "Murrue Ramius, con il Settore Due," iniziò. "Dobbiamo spostare queste unità-"

Lui la vide spalancare gli occhi e fissarli su qualcosa dietro di lui, e mentre lei rialzava l'arma, lui si voltò per sparare qualche colpo al pilota ZAFT che si era arrampicato su una delle mobile suit - troppo tardi, la figura vestita di rosso già svaniva nella cabina di pilotaggio.

"Dannazione," imprecò lui. Non c'era modo di riprenderla se erano solo loro due. Nessun aiuto - "Dentro," disse a Murrue, e la spinse verso l'ultima G mentre intorno a loro si apriva il fuoco.

Si lasciò cadere nella cabina dietro di lei e si allungò verso i controlli, accendendo quella cosa e facendo una smorfia per la goffaggine di quella che, chiaramente, era una OS finita solo a metà. L'unità balzò con violenza quando lui la riportò in piedi, praticamente facendosi balzare Ramius in grembo.

Sibilò tra i denti. "Se è sesso, vieni più vicino," sbottò, spazientito; "altrimenti fuori dalle scatole."

Lei si stava già rialzando in fretta, sistemandosi goffamente dietro il sedile mentre lui lottava con i controlli, che sembravano più volerlo combattere che rispondergli. Mwu non riusciva a pensare a una situazione meno ideale, ma si sarebbe dannato se avesse lasciato che lo ZAFT lo battesse adesso. Non per nulla la gente lo chiamava l'uomo che poteva rendere l'impossibile possibile.

*~*~*~*~*

Era malapena arrivato al suo lavoro di insegnamento in California che lo richiamarono al combattimento al fronte, ma il celebrato Falco di Endymion non era più stato davvero lo stesso dopo aver saputo che l'Archangel era stata sconfitta a JOSH-A. Distrusse un'intera fila di mobile suit Strike Dagger che gli erano state assegnate, gettandosi nella battaglia con una ferocia sconsiderata che lo rendeva pericoloso per i suoi piloti alleati delle Earth Forces quasi quanto lo era per le unità ZAFT che lasciava a pezzi dietro di sé.

Per quando il mondo finì a Jachin Due, l'uomo che una volta era stato famoso per rendere l'impossibile possibile divenne invece famoso come l'uomo a cui non interessava di vivere o morire.

*~*~*~*~*

"Sembri inquieto," disse Murrue.

"Immagino di esserlo," dovette ammettere Mwu. Erano passati mesi dal loro ritorno sulla Terra - più tempo era passato dai primi, tenui passi verso la pace iniziati dopo Jachin Due, dall'ultima volta in cui era riuscito a rendere l'impossibile possibile, ed era in qualche modo, impossibilmente sopravvissuto - e scoprì di star ancora aspettando che l'inquietudine si calmasse. Una nomina del capitano nell'esercito di Orb serviva a poco. Si sentiva, quasi più di quanto l'avesse sentito dopo la sua defezione a JOSH-A, quando almeno c'erano state altre battaglie da programmare, come se i suoi legami fossero stati tagliati; moriva dalla voglia di volare, in un modo che i voli periodici di allenamento e i test occasionali per Morgenroete non potevano soddisfare,.

"Non penso di essere fatto per la pace," confessò. "Solo che proprio non so più cosa fare di me stesso."

Murrue tacque per un po', posandogli leggermente un braccio sulle spalle mentre pensava. Subito voltò la testa verso di lui per dirgli, "beh, mi viene in mente una cosa da suggerire."

Lui voltò la testa e si accigliò. "Oh?"

"Potresti sposarmi."

Mwu la fissò, momentaneamente attonito, e Murrue sorrise.

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