Bad blood

di Flemmi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1 ***


In quel momento si sentiva la persona più felice del mondo. Una mostra di antiche reliquie, con dei pezzi unici, donati gentilmente da privati per quell’occasione. E lei aveva avuto l’occasione di andarci, per poter vedere oggetti di valore incommensurabile mai visti prima dal grande pubblico.
Così, quella che sarebbe potuta essere una monotona giornata di una monotona vita, per Mina divenne il giorno più bello della sua vita (almeno fino a quel momento). Le era capitata l’occasione di poter visitare una delle più grandi mostre sull’arte antica e sull’archeologia che si fossero mai tenute a memoria d’uomo e, per fortuna, proprio nel periodo in cui lei si trovava a Londra. La mattina dell’inaugurazione si recò davanti al British Museum con qualche ora di anticipo e nonostante ciò la precedevano già un centinaio di persone. Per fortuna era riuscita a convincere di docenti che l’accompagnavano in quel viaggio dell’importanza della mostra e, nonostante le remore dei suoi compagni, erano tutti lì quella mattina.
“Secondo me il lupo è Giovanni”
“No, sono convinto che Giovanni sia la guardia. Mina è troppo silenziosa, secondo me è lei il lupo”
“Anche secondo me è Mina” “Anche secondo me”
 “Vabbè, per voi sono sempre il lupo, sia quando parlo che quando sono in silenzio”
“Ragazzi dobbiamo entrare, ma non vi stancate mai di giocare?”
“Stranamente, prof, ci divertiamo molto”
Mina e gli altri ragazzi avevano passato le ore mancanti all’apertura della mostra giocando a Lupus in Fabula, gioco al quale avevano giocato nelle tre settimane antecedenti e che non riusciva a stancarli e che era riuscito a coinvolgere anche i professori e altre persone in fila con loro.

Una volta entrati Mina, insieme a Lily, Bea e Giacomo, seguì le indicazioni che la portarono alla zona dedicata alla mostra. Osservarono tutto con molta attenzione ma senza essere molto interessati (tranne Mina che credeva di essere in paradiso), fino a quando Giacomo non si soffermò su una teca contenente alcune grosse pietre. “Non ho mai visto delle pietre così grosse!” esclamò Bea. “Non sono pietre, sono minerali” ribatté Giacomo. “A me sembrano uova” si intromise Mina. “In realtà avete ragione entrambi” s’intromise un uomo canuto e dallo sguardo dolce “Scusate se mi sono intromesso, ma è difficile trovare dei giovani che si interessano a queste mostre ed ero curioso di vedere cosa dicevate.” Fece per andarsene ma fu fermato da Mina che gli disse: ”Può dirci perché secondo lei abbiamo ragione entrambi?”  “Certo cara e scusatemi se stavo per andarmene senza darvi ulteriori spiegazioni. Allora, queste che vedete qui sono uova di dinosauro che un antico re norvegese, credendole uova di drago, fece ricoprire di pietre preziose e metalli fusi, per impedire ai draghi di nascere e consacrare così la sua grandezza…” “Certo che erano sciocchi allora” s’intromise Giacomo. “Caro ragazzo, erano sciocchi perché non avevano le nostre conoscenze, anche noi sembreremo sciocchi ai nostri posteri.” “Come sa queste cose su questi oggetti?” chiese Lily. “Perché sono il proprietario della pietra blu, mia cara, ed è per mia gentile concessione che la potete ammirare oggi e... Scusatemi ma devo andare, buona continuazione” E così facendo l’uomo si allontanò dal gruppetto per dirigersi verso un ragazzo alto, dai capelli corvini e di bell’aspetto (cosa notata immediatamente da Mina).

Dopo aver dato una rapida occhiata al ragazzo dal quale si era diretto il misterioso uomo, Mina si soffermò a osservare, con particola attenzione l’uovo blu nominato poco prima. Era un qualcosa di eccezionale, un insieme di diverse tonalità di blu (di molte delle quali ignorava il nome o perfino l’esistenza) con venature argentate e dorate e piccole protuberanze particolarmente brillanti. La osservò per un periodo che le parve infinito, la sua mente cercava di catturarne ogni piccolezza, ogni dettaglio, e appena credeva di aver memorizzato tutto trovava qualcosa di nuovo che le faceva ripetere tutte le operazioni da capo. “Mina noi continuiamo a visitare la mostra, vieni?” “ Si, voi avviatevi, io vi raggiungo tra poco.” Così disse, ma così non fece. Rimase lì tutta la giornata, non mangiò neanche, fino a quando non la vennero a chiamare i docenti visto che era arrivata l’ora di tornare in albergo. “Mina, per caso sei rimasta a guardare quell’uovo tutto il giorno?” chiese Giacomo preoccupato, “No, ci sono solo ritornata dopo aver finito il giro” mentì lei, consapevole di aver fatto qualcosa di totalmente insolito.

Mina rivedeva l’uovo azzurro ogni notte, le tormentava il sonno da mesi e ultimamente la situazione era peggiorata, perché oltre a sognarlo aveva iniziato a desiderarlo e a sentirne la mancanza, come se fosse stato suo, come se fosse stato sempre con lei fino a quel momento. E proprio in uno dei giorni in cui sentiva di più il desiderio dell’uovo si ritrovò con un misterioso scatolone davanti alla porta di casa. Non c’erano scritte né segni, era un normale scatolone beige, neanche troppo grande, ma Mina sentiva che era per lei, così se lo portò in camera non facendolo vedere né al resto della famiglia. Quella stessa notte, assicuratasi che i genitori e la sorella dormissero, aprì con cautela la scatola e protetto da pezzi di polistirolo trovò il tanto agognato uovo.

P.S. L’idea mi è nata quando ho letto per la prima volta Eragon (quasi un’eternità fa) e nel tempo ho raccolto tante piccole di storie di Cavalieri donna o di Cavalieri nei nostri giorni, così ho deciso di mettere tutto insieme e creare una long di cui non ho ben chiaro il futuro. Per adesso il titolo è temporaneo e le caratteristiche della storia cambieranno in corso d'opera poichè non sono ancora sicura di alcuni passaggi.
 Spero vi piaccia, un bacio,
Flemmi



 

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Capitolo 2
*** 2. ***


Spaventata rischiuse immediatamente la scatola e chiuse gli occhi sperando in un sogno, ma quando li riaprì rivide l’uovo e, un terrore antico come l’uomo l’avvolse. “Che ci fa qui? Chi me lo ha mandato?” Era davvero terrorizzata da quest’avvenimento, insomma, le cose che desideri non ti vengono recapitate davanti casa ma devi sudartele. Da un lato però, era molto contenta, sperava finalmente di non doverlo più sognare e, continuando ad avere una lotta interiore tra contentezza e diffidenza, decise di nascondere l’uovo nell’armadio e andare a dormire. Restò nel letto a rigirarsi invocando inutilmente l’arrivo di Morfeo, ma non ottenendo risposta si alzò. Si mise a computer e andò a controllare il sito della mostra per cercare informazioni sull’uovo e su una sua eventuale scomparsa, ma sollevata, non trovò nulla su una rapina, solo il nome del possessore dell’uovo e una sua foto. Il proprietario dell’uovo era il professore J. Wilson e da quel che diceva il sito era anche un cavaliere della corona britannica, nobile e filantropo; la foto ritraeva un uomo tra i quaranta e i cinquant’anni che Mina riconobbe, con un po’ di difficoltà, nell’uomo con cui aveva parlato alla mostra. Così le salì il dubbio che la pietra in suo possesso fosse una copia e volle controllare immediatamente. Riprese la scatola e, titubante, afferrò l’uovo per portarlo sulla scrivania. Appena la sua pelle entrò in contatto con l’uovo trasalì ed ebbe una leggera scossa. Era molto leggero ma avvertiva che non era vuoto e con il tatto saggiò la superficie della pietra che le risultò fredda e liscia, senza dislivelli di alcun tipo. Lesse le misure che erano riportate sul sito e controllò che corrispondessero a quelle dell’uovo nelle sue mani. Corrispondevano, così come sembrava identico alle foto. Delusa (sperava di trovare qualche incongruenza con l’originale così da essere sicura che fosse una copia) si fermò ad osservarlo. Ne fu catturata e, proprio come al museo, passò ore in contemplazione di quell’oggetto che adesso era tra le sue mani. Si ridestò da quello stato di trance solo con l’arrivo del nuovo giorno e capì che quello in suo possesso era proprio l’uovo del museo. Decise di riporlo in una vecchia borsa in fondo all’armadio e decise di prepararsi per l’imminente inizio di giornata.
Durante tutta la mattinata il suo cervello cercò una teoria abbastanza logica sul perché avesse ricevuto quell’uovo non trovandone neanche una valida nonostante una vocina dentro di lei le ripeteva “Perché eri destinata ad averlo!”. Immersa nei suoi pensieri si ridestò solo quando sentì dire dalla professoressa le parole “filantropo inglese, borsa di studio, lezioni private e ingresso diretto per le migliori università mondiali”. Poiché non aveva capito niente chiese alla sua compagna di banco cosa avesse letto la professoressa ed ella rispose dicendo:” Praticamente è arrivata questa circolare secondo la quale esiste la possibilità, per un solo ragazzo o ragazza, di continuare gli studi da privatista ma sotto la guida di un tipo ricco inglese, di cui non ho capito il nome.” “E come si partecipa?” chiese curiosa Mina. “Credo che abbia detto tramite un colloquio, però non ne sono sicura. Ti conviene leggere là sopra” rispose l’amica. “Grazie Giu!” e le schioccò un bel bacio sulla guancia. Andò a leggere la circolare e pensò che per una volta Giusy aveva ascoltato bene ciò che era stato detto. Decise di inserirsi nella lista per il colloquio “Almeno per provare” si disse, poiché era sicura che non ce l’avrebbe mai fatta.
Dopo un paio di settimane Mina aveva iniziato a pensare seriamente che l’uovo fosse un plagio fatto bene e, piano piano iniziò a non essere più al centro dei suoi pensieri anche se tutte le sere lo guardava come se non l’avesse mai visto. Da un paio di notti aveva iniziato a dormirci insieme, sentiva che era giusto fare così. E proprio una notte, mentre era stava per addormentarsi, sentì un leggero tremolio venire dall’uovo. Aprì gli occhi e controllò, era tutto come prima. Non appena richiuse gli occhi l’uovo iniziò a rotolare sul letto e, proprio prima che cadesse a terra, Mina lo afferrò, finendo però lei stessa sul parquet. Poggiò l’uovo sul tappeto cercando di tenerlo fermo il più possibile. Sulla superficie dell’uovo iniziarono a formarsi varie crepe, prima piccole, poi sempre più grandi creando una ragnatela di forme geometriche irregolari. Curiosa e titubante tentò di togliere un pezzo di pietra, ma prima che potesse farlo questa esplose in tanti piccoli pezzi lasciando solo un piccolo corpicino deforme. Questo di distese, prima collo, zampe e coda. “Un brachiosauro” pensò. Ma poi vide due ali “Un drago!”
 
P.S. So di aver pubblicato subito, ma non ce la facevo ad aspettare, avevo troppa voglia di scrivere. So che ci sono delle parti un po’ troppo noiose e inutili ma quando mi viene il genio le scrivo lo stesso.
La parte della nascita ho avuto qualche piccola difficoltà nel scriverla e spero che mi perdonerete.
 Un bacio,
Flemmi

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