Ancestor

di LedgendySun98
(/viewuser.php?uid=824037)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ascesa ***
Capitolo 2: *** Desideri ***



Capitolo 1
*** Ascesa ***


Okay, state calmi; questa storia l ho creata solo perché, andando in gita in corriera, la noia ha preso il sopravvento sulle mie mani, perciò non penso che sia importante come le altre mie storie, tuttavia se riceverà voti la continuerò. Buona lettura ;~* (volevasi essere un bacino!!)
 
L'angelo osservò con estrema attenzione la figura davanti a lui, anche se, chiaramente, di angelo aveva ben poco. Aveva ancora l'aspetto, ma era una cosa a parte; si riesce a ingannare la gente, soprattutto le donne con un aspetto del genere, non se stessi.
Gli angeli si distinguevano per molti tratti distintivi, il colore vivo della pelle, il chiarore degli occhi e un certo fascino corporeo d'idealità e, dal punto di vista spirituale, erano puri dai sentimenti che compromettevano la loro luce.
Gli angelo erano esseri puri d'amore e di sentimenti positivi e seppure nutrivano alcune negatività, questo li distingueva, erano in grado di dominarle.
Molto tempo orsono, prima della Guerra della Purità e della Grande Guerra, il Vecchio decise di ricompensare la fedeltà dei suoi angeli con un dono del tutto singolare: una femmina a chi diede la denominazione di Cherubina.
La Cherubina era una donna perfetta, creata e idealizzata per amare e percorrere l'intera esistenza accanto al proprio uomo.
Dio aveva dato questo dono solamente a pochi eletti: Michele, il Guerriero; Gabriele, il Messaggero; Uriel, il Guardiano; Raziel, il Sapiente; Tobia, il Protettore.
A codesti Lui aveva dato una donna da amare e da soddisfare, poiché, come angeli e molte altre creature magiche, amavano l'amore in tutte le sue forme.
Dire i nomi delle Cherubine e la loro storia non gioverà a questa; questa è la storia di Azazel.
Azazel, quando volle anche lui l'immenso onore di una compagna, aveva non più d'aspetto di un quattordicenne, non per meno bello o meno intelligente. Infatti, già distinto nell'esercito -non tanto per la brutezza degli attacchi ma per come li sapeva prevedere e creare una strategia ottimale- disse che la desiderava anche lui.
Gli altri, i suoi compagni, non avendo mai capito davvero le sue idee, non proferirono parola e Dio decise di accontentarlo.
A questo punto, Dio aveva oramai ottimati i preparativi delle donne perfette e non poteva dal nulla ricominciare un nuovo progetto nuovamente, così, non riuscendo a dire di no a un suo efficace soldato, figlio e amico, diede il compito a sua figlia Angel. Angel aveva il compito di stillare l'aspetto e la mentalità della piccola Cherubina, sotto progetto e inizio del suo uomo futuro: Azazel.
E così fece.
Tuttavia, con la Grande Guerra tra Angeli e Angeli che sarebbero poi condannati ad essere Caduti, tutto mutò e la Cherubina venne dispersa dal vento sulla Terra per un errore incalcolabile e fatale.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Desideri ***


Azazel, discreto come sempre, salì sull'albero che si affacciava appena fuori dalla finestra del suo piccolo angelo. Da quando la ragazzina aveva una famiglia? Umana, per giunta. Lei doveva essere immortale, come lui, destinata a lui e solo a lui. Vivere in una casa umana, con genitori umani in un corpo umano, era una cosa strana e si chiese come mai di tutto questo. L'aveva già vista molte volte, per strada, mentre faceva i compiti, mentre si dondolava sola sola nell'altalena del giardino o mentre cantava intonata una vecchia canzone. Un giorno si era anche permesso di seguirla -pedinarla, alcuni direbbero- a scuola, tra i corridoi delle classi. Lei era lì, impossibile da ignorare. Lei splendeva con i suoi lunghi capelli rossi come le braci ardenti, audaci i suoi occhi curiosi come la forza del fuoco sacro che gli macchiava ancora la pelle del peccato commesso da quell'uomo. Lei sapeva cosa le aveva fatto? No, da come viveva tranquilla in mezzo agli umani con tanta spontaneità. Amnesia? Si nascondeva di proposito o davvero non aveva alba di chi era e da dove veniva, da chi, soprattutto, era nata? Sapeva, però, di sicuro di quello che poteva fare. Le Cherubine avevano poteri sorprendenti e per non nulla ignorabili: potevano essere una benedizione e una maledizione al tempo stesso; modificavano il tempo, gli umori, i vettori e in qualche parte anche l'ambiente esterno. Sapeva, non c'era dubbio, ma il modo in cui nascondeva agli altri il suo potere e nello stesso tempo la sua aura, la rendeva ancora più "appetibile". Che ti pende, si sgridò severamente, stringendo le dita attorno al ramo su cui era appostato come un gatto in attesa di affondare le unghie nella carne della sua preda. Dio l'aveva severamente detto, sia a lui che ai suoi fratelli angeli, non forzate la natura. E lui aveva capito benissimo a cosa si riferiva. Non bisognava in alcun modo interferire col destino o tentare di accelerarlo. Le Cherubine, era vero, erano destinate agli Arcangeli, ma questo non significava che erano nate con l'amore per loro già. Bisognava farlo nascere, come in una normale relazione umana, e farlo fiorire. Nel momento in cui l'ex angelo, oramai divenuto un vero uomo, si sporse e, come se nulla fosse, camminò sul fine ramo e vide la ragazza giovane riposare beatamente sul suo soffice letto, un puntiglio lo prese e i suoi occhi dorati arsero di passione. Perché non prenderla adesso, adesso che era indifesa, fragile e arrendevole nel mondo dei sogni con solo un top rosso a coprire il petto e dei calzoncini bianchi nella più intima? Si leccò le labbra. Dannazione. C'era qualcosa di più bello? Dannazione. Fanculo alla parte razionale che si opponeva duramente ai suoi desideri. Fanculo lui. E fanculo pure lei per la scomodità che gli dava nei pantaloni il solo guardarla. Una parte di lui voleva avvicinarsi, accarezzarle i capelli e svelarle tutto, di lei, di lui e suo loro imperiale destino, portarla con sé, conoscela e lodarla. L'altra parte, quella più oscura, desiderava solo premere le sue mani contro la sua carne e affondare in lei quanto più il suo corpo adorabile gli avesse concesso. Aveva questi dubbi da tanto, da non appena la vide per la prima volta. Inizialmente era Angel ad occuparsi del mantenimento delle piccole, e lei era molto preoccupata perché Leaderlay non camminava ancora, tuttavia parlava come una vera adulta, cosa inversa tra le altre elette. "Non ha peli sulla lingua" diceva la figlia di Dio e Azazel non aveva mai saputo interpretare la cosa, se bene o se male. Lui era impulsivo, superbo e potente, qualità che dovevano essere state trasmesse anche a lei. Era una sua piccola copia, così molti definivano quest'opera di Dio, ben lontana e diversa dagli esseri umani, violenti e stupidi. Sarebbe stato interessante vedere due individui così simili a contatto estremo. Una cosa strana fu che, non appena agli angeli fu concesso l'onore di guardare le loro future compagne ancora piccole, Az riconobbe da subito la sua. Piccola di statura rispetto alle altre, i tratti del viso paffuto, le guance rosse e gli occhi espressivi. La veste lunga, linda e immacolata, stretta sul petto e larga sulle gambe sottili. I capelli lunghi, racchiusi il una lunga coda, dal color del fuoco. Allora non camminò da lui. Le altre erano troppo timide perché già Angel aveva svelato loro tutto. Gli angeli non possono mentire; Leady non camminò verso Azazel. Corse. E quello fu il suo primo passo. Az si morse un labbro e salì senza peso sul balconcino della camera da letto della ragazzina, al riaffiorar del ricordo. Si appoggiò sul vetro della finestra e con lui il suo fiato lasciò un alone caldo. In ogni modo voleva che il suo fiato la raggiungesse. Voleva inculcargli quei ricordi nel cervello, spararglieli nel modo più perverso e irragionevole e farla gridare di piacere al solo pronunciare del suo nome. Non sopportava l'idea di essere solo un estraneo. Doveva affrettarsi. Non gli era concesso molto tempo. La ragazza si mosse, consapevole nei suoi sensi sviluppati, del pericolo. Perché, come amava fare altre volte, le entrava nelle mente...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3148987