Once Upon a Time ...

di rora02L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La piccola Emma ***
Capitolo 3: *** Overture ***
Capitolo 4: *** Il rapimento ***
Capitolo 5: *** Il cigno bianco ed il pirata ***
Capitolo 6: *** La strega e la maledizione ***
Capitolo 7: *** Lo specchio delle brame. ***
Capitolo 8: *** Il cuore di un principe ***
Capitolo 9: *** Il pugnale dell'Oscuro ***
Capitolo 10: *** Il cigno nero ***
Capitolo 11: *** Merlino ed il libro di favole ***
Capitolo 12: *** Di desideri e paure ***
Capitolo 13: *** Danze di fate, bambole e topi ***
Capitolo 14: *** Genitori e figli. ***
Capitolo 15: *** Il ladro e la regina ***
Capitolo 16: *** Al giorno d'oggi ... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Once Upon A Time ...

1. Prologo



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C'era una volta ...


Biancaneve guardava il suo dolce principe, mentre erano sull’altare davanti ai loro sudditi e stavano per sposarsi. Gli diede un tenero bacio subito dopo le parole del prete: “Puoi baciare la sposa.” Nulla avrebbe potuto rovinare quel momento, simbolo dell’amore che trionfa sul male.
Tranne l’arrivo della Regina Cattiva, che con un abito nero e gli occhi di fuoco piombò come un corvo a portare il suo dono di nozze, sibilando: “Io rovinerò la vostra felicità come tu, Biancaneve, hai rovinato la mia ! Ti toglierò per sempre il tuo lieto fine ! Anzi … - le tornò in mente ciò che la sua collega Malefica aveva fatto in passato e decise che sarebbe stata una vendetta molto migliore – rovinerò la vita di tua figlia !” Con una nube scura, scomparì dal castello, lasciando tutti nel panico e nello sgomento.
Biancaneve era piuttosto sorpresa e terrorizzata, dato che in pochi sapevano che presto avrebbe avuto una figlia. Si allontanò in fretta dalla cappella, diretta alla sala delle riunioni. Suo marito la seguì, cercando di calmarla e di farla ragionare: “Tesoro, non possiamo vivere per sempre con la paura della regina ! Lo ha detto solo per spaventarti, non dargliene modo. Non può farci nulla e non abbiamo neanche la certezza che sarà una femmina.” La mora scosse il capo, decisa: “L’amuleto di tua madre ce l’ha mostrato ed io sono incinta ! Vorrei che questa bambina non nascesse più, pur di proteggerla da quella strega !” Scoppiò in lacrime, lasciandosi abbracciare dal principe, che continuava a dirle: “Troveremo una soluzione. Insieme.”
Non avrebbe lasciato che quella strega rovinasse la vita di sua figlia, no. Non glielo avrebbe permesso. Biancaneve chiamò a raccolta i suoi soldati, i nani ed i suoi amici più fidati: dovevano collaborare tutti per tenere lontana la regina dalla bambina, che sarebbe nata tra un anno.
Decisero in seguito di consultare colui che vede nel futuro: Tremotino, il Signore Oscuro.
A nulla valsero le proteste dei nani, di Cappuccetto Rosso, del grillo e di tutti gli altri. Dovevano assolutamente sapere a cosa andavano incontro per prepararsi ed evitare il peggio e l’unico che poteva aiutarli era lui.
Andarono nelle segrete del castello, dove tenevano rinchiuso l’Oscuro, che li accolse ridacchiando: “Guarda guarda chi si vede ! Le mie congratulazioni, famiglia reale !” Il principe digrignò i denti: “Sai benissimo che il matrimonio è stato rovinato dall’intervento di Regina.” Tremotino fece una faccia offesa e rispose: “Ma io non mi stavo riferendo alle nozze … - indicò il ventre della principessa e sibilò- mi riferivo alla vostra piccola bambina.” Biancaneve gridò: “Cosa vedi nel suo futuro ? Avanti, parla !”
Il prigioniero scosse il capo: “No no no no ! Ma non sapete come faccio gli affari io ? Voglio qualcosa in cambio …” La donna roteò gli occhi, spazientita: “Che cosa vuoi ? La libertà, oro, gioielli, cosa … ?”
L’interrogato scosse la testa: “No, qualcosa di molto più semplice … vorrei sapere il nome della futuro principessina.”
Biancaneve sgranò gli occhi sorpresa dalla richiesta. Si voltò verso il marito, che le chiese: “Sei sicura di volerlo fare ?” Neanche lui si fidava del Signore Oscuro, sicuramente aveva in serbo qualcosa.
La mora annuì, decisa: “Farei qualunque cosa per il bene di mia figlia.” Si portò una mano al ventre e si girò verso il prigioniero, scandendo bene le lettere che componevano il nome della nascente: “Emma. Il suo nome sarà Emma.”


Angolo autrice:
Saalve, miei cari lettori. La mia mente malata non è riuscita a darsi un contegno e mi sono messa a scrivere questa specie di fiaba di getto. Sto già stendendo i primi capitoli, devo raffinarli per bene prima di pubblicarli. So che il prologo è breve, ma i capitoli seguenti non lo saranno, promesso.
Adoro questa immagine, fa un sacco "fiaba" ... la adoro ! *^*
A parte questo ... per chiarimenti, insulti (si spera di no), complimenti (magari) e tutto il resto, recensite o scrivete ... mi farete di certo felice e mi aiuterete a migliorare ! A presto, grazie infinite per aver letto !
La vostra Rora-chan

   

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Capitolo 2
*** La piccola Emma ***


2. La piccola Emma.




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“Padre … - chiese timida la piccola bambina – quando sarò più grande mi insegnerete ad usare la spada e a tirare con l’arco ? Mia madre non vuole che lo faccia, ma io …” Il re accarezzò la testina bionda della figlia di sette anni e la prese in braccio, promettendole: “Non preoccuparti, Emma. Quando avrai dodici anni, ti insegnerò la scherma ed il tiro con l’arco … - le fece l’occhiolino – tua madre non saprà nulla.” I due risero complici, finché non sentirono aprirsi le porte della stanza, che era la camera da letto della principessina. “Cos’è che non saprò ? Che state architettando voi due ?” chiese la regina, con un sorrisino divertito sul volto.
La bambina spalancò la bocca sorpresa e si nascose dietro al padre, che fece un sorriso tirato: “Sei qua, amore … come mai ?” La mora incrociò le braccia al petto: “Mi hanno riferito che Emma è di nuovo andata in giro sul cavallo da sola … e tu non le hai detto nulla ?” James ridacchiò nervoso: “Ma sì, abbiamo finito il discorso proprio ora … vero, Emma ?” La piccola annuì con veemenza, ma non servì a nulla. Biancaneve sbuffò: “James, smettila di viziarla. Sai bene perché non la lascio andare da sola …” Il re annuì: “Ma Emma ha bisogno di fare esperienze nuove, di vivere … abbi fiducia in lei, non si caccerà nei guai.” La bambina intervenne: “Sì, madre ! Starò attenta, farò la brava.”  La mora si chinò e diede un bacio alla piccola sulla guancia, per poi aggiungere rivolta al marito: “Lo sai che non è per questo che non permetto che vada in giro sola …” Biancaneve aveva vissuto nel terrore negli ultimi sette anni: dormiva accanto alla culla della neonata, la faceva scortare sempre e non la perdeva mai di vista. Aveva paura che la minaccia di Regina si compisse da un momento all’altro, rovinando la vita della sua dolce figliola. Non poteva permetterlo.
James le fece un sorriso e la rassicurò: “Lo so … ma sta tranquilla, amore mio. Andrà tutto bene.” Emma guardava i suoi genitori mentre si abbracciavano e si unì a loro. Amava moltissimo i suoi genitori. Ammirava il coraggio e la forza del padre, ma anche la bellezza e la saggezza della madre. Voleva diventare come loro: una eroina, che salva le persone innocenti dai cattivi.  Era cresciuta ascoltando le storie che Nonna o i suoi genitori le raccontavano e molte avevano per protagonisti i due regnanti. Ogni volta ascoltava attenta, con gli occhi che le brillavano. Per Emma, il male era solo un’immagine sfocata, non una presenza reale.
A corte tutti amavano la principessina, che però non usciva quasi mai dal suo palazzo e costringeva i nani e le fatine a giocare con lei quando i genitori erano impegnati in affari di stato.
Aveva chiesto più volte perché non le era concesso di uscire dal palazzo e tutti le ripetevano la stessa cosa: “Per il tuo bene, Emma.” Ma la piccola voleva uscire per esplorare il mondo, vedere posti nuovi e farsi dei veri amici.
Amava soprattutto il mare, avrebbe voluto navigare per i mari su un veliero come quelli descritti nelle favole che leggeva. Aveva già fame di avventura. Ma per il momento, queste erano solo fantasie di una bambina di sette anni.

~

Era il dodicesimo compleanno di Emma e nel palazzo tutti si stavano adoperando per la festa che si sarebbe tenuta quella sera per la speciale occasione. Portavano fiori, candele e cibo da ogni dove e la bambina era in fibrillazione, non stava mai ferma e girovagava per il palazzo, guardando i preparativi e chiedendo se qualcuno aveva bisogno del suo aiuto.
I servitori reali le sorridevano e la cuoca le chiese solo di assaggiare la crema con cui avrebbe preparato la torta di compleanno. La piccola infilò un dito nella ciotola contenente la crema gialla e densa e se lo portò alla bocca. “Buonissimo, Cindy !” esclamò felice, facendo i complimenti alla cuoca, che le disse di andare a cercare sua madre o suo padre. La piccola annuì obbediente e si diresse verso le stalle, dove era certa avrebbe trovato il padre, che non perdeva occasione per rifugiarsi là ogni volta che si teneva un ballo a corte. Detestava quel tipo di cerimonie e Biancaneve diventava intrattabile.  Infatti lo trovò lì, intento a pulire il suo bianco destriero e a sospirare. “Padre !” lo chiamò la piccola, correndo verso di lui.
L’uomo si illuminò nel vederla e la prese in braccio: “Emma, tesoro ! Ma che ci fai qui ? Tua madre ti starà cercando, devi provare l’abito per stasera …”  Lei sbuffò: “Ma con quello non posso tirare con l’arco né fare scherma ! Me lo avevi promesso, padre … e poi … anche tu stai scappando dalla mamma.” James ridacchiò nervoso, pensando alla reazione che avrebbe avuto Bianca nello scovarli nelle stalle: probabilmente lo avrebbe malmenato. Decise allora di portare personalmente la piccina nella sua camera, dove certamente la regina la stava aspettando per farle provare l’abito, preparato appositamente per quella occasione speciale.
Biancaneve tamburellava le dita sulla scrivania in mogano della stanza di Emma, irritata: “Ma dove si sarà cacciata Emma ? Ah, proprio oggi … non ci voleva !” In quel momento fecero la loro comparsa il re e la principessina, che furono fulminati dallo sguardo minaccioso della regina: “Dove vi eravate cacciati voi due ? Vi ho fatti cercare per tutto il palazzo ! Emma, devi provare il tuo abito ! E anche tu, James … devi preparare il discorso, non vorrai mica improvvisare come hai fatto la scorsa volta.”
Lui scosse il capo: “No, certo che no … allora io vado …” Scappò dalla stanza, odiava tantissimo preparare i discorsi: non era roba per lui, non era diventato il sovrano del regno con le parole, ma coi fatti. Ma sapeva bene quanto la moglie ci teneva e la voleva accontentare.
La regina aiutò la figlia a mettersi un bellissimo abito bianco candido pieno di brillanti, con le spalline ricoperte di leggiadre piume candide. Era molto simile a quello che aveva indossato lei da giovane.
Ricordava con malinconia e dolore il giorno del suo dodicesimo compleanno: era stato allora che aveva perso sua madre, per colpa di una malattia incurabile. Era felice di poter continuare la tradizione di famiglia con sua figlia, sperando di non avere brutte sorprese, soprattutto da parte di Regina. Ammirò Emma nel suo bel vestitino ed esclamò: “Sei bellissima, tesoro mio.”
La piccina sorrise e ringraziò la madre, che prese un portagioie dalla scrivania e lo aprì davanti alla bambina, mostrandole la tiara che lei aveva indossato il giorno del suo compleanno. “Questo è un simbolo, Emma … - iniziò a spiegarle – tu sei una principessa e un giorno sarai regina. Questa tiara ti ricorderà qual è il tuo ruolo. Dovrai diventare una regina buona, compassionevole e coraggiosa. Presto sentirai il peso di questa piccola corona sul tuo capo e capirai.” La piccola annuì ed aggiunse: “Diventerò come te, madre ?” Biancaneve sussultò, ricordando che quello sguardo carico di ammirazione lo aveva avuto anche lei nei confronti di sua madre. Le sorrise e rispose: “Anche meglio, mia piccola Emma.” Le diede un bacio sui capelli color grano, facendola sorridere felice.

~

Emma si stava annoiando a morte. I suoi genitori le stavano accanto e le presentavano uno dopo l’altro i re dei regni vicini con i rispettivi figli: uno più brutto dell’altro, tutti codardi e stupidi. Emma li avrebbe messi k.o. con un solo pugno, ne era certa. Non capiva a che scopo cercare già un partito per lei, dato che i suoi genitori si erano sposati per amore e lei voleva seguire il loro esempio. Sbadigliò davanti all’ennesimo principino e gli porse la mano, visibilmente disinteressata. Una volta andato via, la madre la rimproverò: “Emma, per favore … sii educata. Mostra un minimo di interesse.” La bambina iniziò a lamentarsi: “Ma madre, sono tutti antipatici, stupidi e codardi. Non potrei mai fidanzarmi con uno così … e poi ho dodici anni !”
Il re bisbigliò: “Su questo sono d’accordo …” Venne immediatamente fulminato dallo sguardo della moglie, che lo fece zittire: “Emh … Emma cara, vai a prendere una tartina. Tra poco ci sono i balli, ti aspetto sulla pista.” La piccola si illuminò, ricordando le prove di ballo che aveva fatto col padre sotto la supervisione di Biancaneve: si era preparata molto e ballare sui piedi del padre la divertiva molto.
Così ubbidì e si avvicinò ad un tavolo, prendendo una tartina al salmone, quando sentì un rumore proveniente da sotto il legno. Vide la tovaglia bianca muoversi appena e decise di indagare: alzò il lembo di stoffa ed i suoi occhi azzurri ne incontrarono un paio di un blu intenso. Ne rimase incantata, tanto che non disse nulla. Si limitò a guardare il ragazzino che se ne stava nascosto sotto la tavolata: aveva dei corti capelli neri, la pelle candida ed indossava dei pantaloni scuri ed una maglietta bianca a strisce blu. Aveva un odore strano addosso, simile al salato ma con un retro gusto diverso, qualcosa che Emma non aveva mai sentito, ma che le piacque moltissimo.
Scosse la testa per riprendersi dai suoi pensieri e chiese con cipiglio da capo al bambino sconosciuto: “Chi sei ? E cosa ci fai sotto al tavolo ? Se mia madre ti trova a rubare, ti farà cacciare dal reame !”
Il piccolo sobbalzò, corto in flagrante: “Mi aiuteresti a scappare allora ?” Emma fu sorpresa da quella richiesta. Esaminò per bene quel bambino dall’aria strana, decisamente fuori posto in quella festa. Non sembrava cattivo, ma sapeva che se sua madre lo avesse scoperto l’avrebbe messa in castigo per un mese. Il bambino, notando la sua esitazione, le disse: “Io sono Killian… - allungò una mano verso di lei, con un sorriso furbetto sul volto – diventiamo amici ?” Emma sgranò gli occhi, non aveva mai avuto un amico, un bambino con cui giocare insieme. Fu stregata dall’offerta e gli strinse la mano: “Sì.”
Prese poi il suo nuovo amico e corsero insieme di soppiatto verso una camera del palazzo. Emma sapeva bene che là c’era un passaggio segreto con cui il suo amico sarebbe potuto scappare. Riuscirono ad arrivarvi, quando Brontolo la vide e li fermò: “Ehi, Emma … chi è il tuo amichetto ?” I due bambini si tenevano per mano ed Emma perse un battito, cercando di elaborare una scusa credibile: “Lui è … emh … il principe William di Arendelle, siamo fidanzati e volevo fare un giro con lui per il giardino … sai quanto mi piace, soprattutto di sera.” Fece il suo sorriso migliore, tanto che il nano ci cascò e li lasciò andare.
Killian ridacchiò appena Emma chiuse la porta della stanza, tanto che la bambina si irritò: “Si può sapere perché ridi ?” Il moro le disse: “Per la storia del fidanzato …” Riprese a ridacchiare, mentre Emma apriva la botola che conduceva al passaggio segreto: “Perché lo trovi così divertente ? Ho dovuto inventarmi una scusa …” disse, seccata dal comportamento dell’amico.
Killian le si avvicinò e le disse con voce suadente: “Vorrei proprio essere il tuo fidanzato.” La biondina arrossì e si voltò per replicare, ma non riuscì a parlare nel momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli del ladruncolo. Ne rimase ipnotizzata, avevano un bellissimo colore blu intenso. Lui avvicinò il suo viso a quello della bambina e la baciò sulle labbra, dolcemente e con delicatezza. Emma sgranò gli occhi.
Non appena Killian si staccò dalla sua bocca, le fece l’occhiolino e la salutò con un gesto della mano, scendendo poi per scappare. La principessina aveva il viso rosso dall’imbarazzo, eppure quel bacio non le era dispiaciuto, anche se era stato strano. Si accarezzò le labbra, ripensando a quel bacio. Killian …
Tornò alla realtà sentendo la musica di violini ed arpe provenire dal salone e si diresse in tutta fretta dai suoi genitori. Cercò subito suo padre, che la stava aspettando al limitare della pista da ballo. James indossava l’abito militare da parata, bianco e azzurro con dei ricami in oro. Girava a bordo pista nervoso, non riuscendo a vedere la figlia. Emma gli si avvicinò raggiante, tanto che il padre si insospettì, visto che prima era mogia ed annoiata. Lanciò uno sguardo alla moglie, che fece spallucce.
Padre e figlia aprirono le danze e James colse l’occasione per interrogare la figlia, che aveva in volto un dolce sorriso da ebete: “Emma, tesoro … che cosa è successo ? Sei stata via un sacco di tempo … hai per caso incontrato qualcuno ?” La bambina arrossì imbarazzata: “M-ma che dite, padre. N-no, certo che n-no …” Abbassò lo sguardo, sapeva di non essere brava a mentirgli. Infatti il re non ci cascò ed insistette: “Tesoro, a me puoi dire tutto … come si chiama il fortunato ?” Emma sorrise, arrossendo ancora di più: “Killian. Si chiama Killian.” James le sorrise: “Non ricordo nessun Killian tra i principi che tua madre ha invitato … ma ce ne sono così tanti che potrei averlo dimenticato.” Emma si limitò ad annuire. Non faceva che ripensare a quei due magnifici occhi blu e a quel bacio.
Una domanda le affiorò nella mente e chiese al re: “Padre … come si fa a capire quando si è innamorati ?” James sobbalzò, stupito dalla domanda. La mia bambina sta crescendo così in fretta ... pensò il re, ricordando quanto era carina Emma da neonata e quanto tempo era passato dalla sua nascita.
Le sorrise nuovamente: “Quando si è innamorati, si pensa sempre all’altro. Si desidera passare tanto tempo con l’altra persona, rivederla e scambiarsi i propri pensieri. Si desidera la compagnia dell’altro ed il suo affetto.”
Emma si disse che non avrebbe mai più potuto vedere quel bambino e sospirò: “Temo di essere innamorata, padre. Ma lui … non è un principe. L’ho incontrato mentre rubava del cibo, ma non è cattivo ! Lui … credo … di essermi innamorata di lui, padre.” Il buon re le sorrise paterno, era contento che la figlia gli avesse rivelato la verità. La rassicurò: “Bambina mia, ricordi cosa dicevo sempre a tua madre ?” La piccola annuì: “Che l’avresti sempre trovata.” Lui esclamò: “Esatto. Se è vero amore, un giorno vi rincontrerete. Ora fa felice il tuo caro papà, concedigli questo ballo come si deve, mi stai pestando i piedi.” I due risero allegri e ripresero a danzare.
Biancaneve notò subito il cambiamento di umore della figlia ed in quel momento, mentre guardava suo marito e sua figlia ballare allegri, Brontolo le si avvicinò con un sorrisone stampato sul viso. Ciò era molto strano per il nano, tanto che la mora gli chiese: “Brontolo, cosa ti fa essere così di buon umore ? Rendimi partecipe della tua felicità.”
Il nano rispose subito, sorpreso dalla domanda: “Mia regina, credevo lo sapeste … ho da poco visto la principessina con il suo promesso sposo, un ragazzino davvero bello e dall’aria intelligente. Sembra essere un buon partito. Si tenevano per mano, sono così contento per Emma e-“ Venne interrotto dalla donna, che esclamò: “Fidanzato ? Ma se Emma ha respinto tutti i suoi pretendenti !”
L’altro fece spallucce: “Forse ha cambiato idea.” La mora ci pensò un po’ su, difficilmente la figlia cambiava idea. Era testarda quasi quanto lei, se non di più. Così si fece descrivere il ragazzo dal suo fidato amico e lo congedò: “Grazie, Brontolo … va pure adesso.”
Sicuramente non era nessuno dei principi presenti al ballo. Ma allora chi era quel ragazzo sbucato dal nulla ? Si doveva certamente indagare, ma quella sera doveva concentrarsi sulla festa: era il momento dell’incoronazione.
La tiara luccicava splendente sul capo di Emma, che sentiva gli occhi di tutti i presenti puntati su di sé e la cosa la metteva in soggezione. Capì allora cosa intendeva la madre riguardo al peso di quella coroncina: era ciò che rappresentava a pesare, non il metallo di cui era fatta. Simboleggiava il potere e la responsabilità che, da regina, avrebbe avuto.
Ascoltò le parole della madre, che ripeté ai suoi sudditi le caratteristiche di una buona regina, affermando che era certa che Emma sarebbe stata degna di quel ruolo.
La bambina però aveva paura di deludere le aspettative dei suoi genitori e del suo popolo. Ma per il momento, si godeva la festa e rideva allegra con la madre ed il padre, che per un momento avevano dimenticato la minaccia della regina cattiva, presi dalla allegria di quella festa a cui tutto il reame partecipava gioioso.

~

Nel suo palazzo oscuro, Regina osservava nel suo specchio magico l’episodio: un bambino sconosciuto che bacia la principessina Emma. Sospirò, rivolta al genio: “Ai miei tempi il primo bacio non si dava da poppanti … questi giovani d’oggi, non vedono l’ora di crescere. Sono così arroganti e sfacciati !” Lo specchio si unì a lei: “Avete ragione, mia regina … che ne facciamo del moccioso ?” La donna rispose: “Ho in serbo una sorpresa per questo ragazzino … vediamo, mi hai fatto vedere che si chiama Killian ed è il figlio di un capitano della marina del reame sulla costa. Interessante …”
La strega già complottava. Sapeva riconoscere il vero amore e quel bacio così ingenuo che i due bambini si erano scambiati era l’inizio di una storia d’amore. Regina avrebbe compiuto la sua maledizione, togliendo il lieto fine a quella principessina viziata che se ne stava nel suo bell’abito candido con i genitori, ballando nel castello. Il suo castello, quello che Biancaneve ed il principe le avevano sottratto.
Ma la sua vendetta sarebbe stata dolce ed appagante. Non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno. Il destino della giovane Emma era segnato. E lei ne sarebbe stata l’artefice principale. Ma aveva bisogno di un alleato per compiere il suo piano malefico. Sapeva a chi rivolgersi, doveva solo trovare un modo per convincerlo.
Escogitò un piano, che sarebbe senz’altro riuscito e si materializzò nel luogo dove il potente stregone a cui voleva chiedere aiuto era imprigionato.
Tremotino la salutò allegramente da dietro le sbarre: “Regina, che piacere vederti ! – fece un ampio gesto con la mano e si inchinò – cosa ti porta qua, mia cara ?” Lei digrignò i denti e rispose seccata: “Lo sai benissimo. Sai, ho sentito di un mago che trasforma le ragazze in cigni per abbellire il suo laghetto personale, dove posso trovarlo ?”
Lui alzò un indice: “Precisiamo: trasforma le principesse in cigni. Sai, sono così lamentose, non fanno altro che chiedere di essere riportate a casa dai loro genitori e bla bla … In ogni caso … sì, conosco il mago che stai cercando.”
Regina fece un sorriso sadico e disse: “Sai … ho pensato che tu, una volta libero, potrai darmi delle informazioni su di lui.” L’Oscuro fece una faccia pensierosa: “Mmh e tu cosa mi darai in cambio ?” Regina soffiò, mettendo le mani sulle sbarre della carcere del mago oscuro: “La libertà.”
Tremotino scoppiò in una risata fragorosa: “Ma quale scemenza dici, Regina ? Credi davvero che io non possa liberarmi da solo ? Andiamo, dimmi qual è la vera merce di scambio.”
Regina roteò gli occhi spazientita ed estrasse dalla tasca del suo vestito un sacchetto verde pastello, chiuso da una corda color rame. Lo passò a Tremotino, che lo aprì curioso, trovandoci dentro nulla: “Che scherzo è mai questo, Regina ? Se non ti interessa fare uno scambio, puoi anche –“ “Fagioli. Fagioli magici.” disse la donna, sorridendogli complice. Lui si avvicinò a lei, mettendo le mani ruvide sulle sue lisce: “Continua.”
Regina ghignò compiaciuta: “So dove trovarne e tu conosci la loro proprietà … ma ho bisogno del tuo aiuto. Dovrò rubarli a Baba Yaga la strega e tu sai quant’è potente. L’unico che può tenerle testa sei tu.”
Tremotino sorrise per il complimento e fece un altro inchino: “Modestamente ihihi – ridacchiò e allungò una mano verso l’esterno – andata ?” Regina gliela strinse subito con decisione: “Andata.” Con uno schiocco di dita la regina liberò il suo maestro e li materializzò entrambi nel castello oscuro, dove avrebbero elaborato insieme un piano per derubare Baba Yaga, la strega del nord che adorava mangiare bambini. O almeno così si narrava, in realtà lei non li mangiava, ma li cresceva come figli suoi, sopravvivendo ad ogni bambino che aveva allevato, essendo immortale.
Baba Yaga ammaliava gli uomini con la sua splendida bellezza, infatti non invecchiava mai. Si diceva che avesse gli occhi verde smeraldo e dei lunghi capelli color ebano, il suo viso era dolce e la sua voce soave come la più bella delle melodie. Le sue labbra scarlatte e le sue lunghe ciglia facevano innamorare ogni uomo che posava gli occhi sul suo magnifico corpo sinuoso e candido. La strega teneva molto alla sua giovinezza e ciò che la conservava bella e giovane era la magia dei fagioli magici, che coltivava gelosamente nel suo orto. Se li avesse perduti, la sua bellezza sarebbe svanita e tutti i suoi anni le sarebbero piombati addosso, riducendola ad una vecchia piena di rughe ed orribile. Dunque la maga proteggeva i fagioli con tutti i suoi incantesimi più potenti e solo Tremotino sarebbe riuscito a rubarglieli, ma non senza l’aiuto di Regina, che sapeva dove trovare la fattucchiera ed anche il luogo in cui nascondeva i fagioli magici.  Infatti la strega abitava in una capanna che si muoveva in continuazione, grazie a delle zampe di gallina di cui era provvista. Si diceva anche che le bambine che rapiva divenissero sue serve, insieme ad un gatto nero parlante.
Ma Regina e Tremotino non si sarebbero fermati davanti a nulla, pur di ottenere ciò che desideravano. 



Angolo autrice:
Eccomi con il primo vero capitolo ... anche se forse è un po' troppo breve, ditemi voi. Non riesco mai a regolarmi con la lunghezza dei capitoli, in ogni caso credo che i prossimi dovrebbero essere più lunghi ... almeno credo.
Ho voluto iniziare parlando della nostra protagonista e della sua vita a palazzo con i suoi genitori. La parte realmente interessante, a mio avviso, arrivarà tra due capitoli ... quindi portate pazienza.
So che in teoria, secondo la storia originale, Killian dovrebbe essere almeno un trentenne ... ma non sarei mai riuscita a gestirli così, dunque ho preferito mandare al diavolo la questione e renderlo un coetaneo di Emma. Spero che la cosa non vi disturbi troppo.
Ehehe vi piace il personaggio di Baba Yaga ? Ho fatto un misto tra la storia originale e cose che mi piacevano di altre streghe ... sono l'autrice, quindi POSSOOO ! *si gasa e urla come il Principe Giovanni: "Potere, POTEREEE ... muahahah potere ..."*
Lo approfondirò con il tempo, mi diverto già all'idea. Lei non sarà l'unico personaggio nuovo, spero vi piacciano.
Mi auguro che anche questo capitolo abbia il "successo" del prologo. Ringrazio di cuore chi ha letto, ma soprattutto le tre ragazze che hanno recensito, per cui ho pubblicato il capitolo prima del tempo ...
Per pestaggi (ma anche no !), commenti vari e altro, recensite o scrivetemi ;)
A presto, cari lettori !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 3
*** Overture ***


3. Ouverture.



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Emma spronava il suo cavallo: “Ah ! Più veloce !” Amava la velocità. Ma il padre riuscì ugualmente a raggiungerla, facendo terminare la sua corsa. Il re gongolò vittorioso: “Ahaha Emma, anche se non sei più la bambina di una volta, ancora non riesci a battere il tuo vecchio !” La bionda sorrise, un po’ irritata per la sconfitta. Contava di vincere, si era allenata molto. Ma non demordeva e balzò con grazia giù dal suo bianco destriero, brandendo la sua spada e sfidando il padre: “Vediamo come te la cavi con la spada, vecchietto !” James non si fece pregare e scese anche lui da cavallo.
Si misero in posizione e si studiarono per alcuni minuti. Il re disse, con un cenno della mano rivolto alla ragazza: “Prima le signore.” Emma fece un sorriso sprezzante e rispose: “Prima gli anziani, direi.” Il re ridacchiò: “Sempre la solita sfrontata … fammi vedere che sai fare.” La bionda allora attaccò con un fendente, che venne abilmente parato dal padre. I due facevano forza sulle braccia per stendere o almeno disarmare l’altro, ma erano in una posizione di stallo.
L’uomo scherzò: “Non male, per una diciottenne.” Emma sogghignò, mollando la presa e facendo così cadere il padre. Poi gli puntò la spada alla gola, facendogli capire che aveva perso: “E non hai ancora visto niente, papà.” Il re le sorrise e prese la mano della figlia per rialzarsi, commentando: “L’allieva supera il maestro …” Emma rise contenta: “Almeno nella scherma ti supero.” Lui si tolse la polvere dai pantaloni ormai sporchi di terra e fece spallucce: “Ma non batterai mai tua madre con l’arco.”
La bionda fece una smorfia e chiuse il pugno, esclamando: “Lo vedremo ! Mi allenerò a fondo per migliorare sia nell’equitazione che nel tiro con l’arco. E ovviamente continuerò a tirare di scherma.” I due salirono nuovamente in sella ai loro destrieri e percorsero la strada a ritroso per tornare al palazzo. Era una calda giornata di Agosto ed Emma quella sera avrebbe compiuto diciotto anni, l’età della maturità. Spesso saltava le lezioni della madre sulle buone maniere e sui rapporti diplomatici, le trovava molto noiose ed aveva un ottimo complice, ossia il padre. Lui le insegnava a cavalcare, ad usare la spada ed a tirare con l’arco.
Tutte cose che Emma apprezzava molto di più rispetto alla geografia o a quante posate ci sono accanto al piatto nei banchetti reali.  Quando i due tornarono, come sempre la regina li sgridò a dovere. Ma oggi era un giorno speciale e decise di chiudere un occhio. Sospirò: “Come devo fare con voi due … non mi date mai ascolto ! – si avvicinò alla sua scrivania e porse ad Emma una lettera – Per te, mia cara.” Prima di aprirla, la ragazza controllò il mittente: era di Alexandra, la figlia di Cenerentola. Le due ragazze erano da poco diventate amiche, dato che ora Biancaneve era più permissiva e la lasciava viaggiare, ma solo verso regni vicini ed accompagnata dalla scorta e dal re.
Il volto della giovane si illuminò di gioia, era da tanto che non vedeva l’amica. Così aprì la lettera e ne lesse il contenuto ai suoi genitori, che intanto si erano seduti l’uno accanto all’altro su un divanetto rosso cupo e si stringevano la mano. Alexandra aveva invitato l’amica da lei per il giorno dopo, in modo da poter festeggiare il compleanno di Emma anche a casa loro. La giovane chiese dolcemente il permesso dei genitori, che inteneriti dall’entusiasmo e dalla felicità di Emma non poterono che accettare.

~

“Killian ! Fratellino, muoviti ! Non vorrai mica arrivare in ritardo il tuo primo giorno di lavoro. Il capitano Arrow non aspetta nessuno, lo sai bene … ed odia i ritardatari.”
Il giovane affondò ancora di più il volto nel cuscino, mugolando: “Va prima tu, fratello. Ti raggiungo tra poco …” Liam roteò gli occhi, alzando poi lo sguardo verso il cielo. Da quando il loro padre li aveva abbandonati in seguito alla morte della moglie, Killian non era più lo stesso. Lo aveva fatto entrare nella marina sperando che così si sarebbe tolto i suoi vizietti, ma il fratellino non smetteva di frequentare locali che offrissero prostitute ed alcol in quantità. E si ritrovava al mattino con un gran mal di testa e tanto lavoro da fare su una nave il cui capitano aveva il pugno d’acciaio.
Liam allora gli tolse di dosso le coperte e lo spinse giù dal letto, facendolo cadere rovinosamente sul pavimento di legno della nave. Killian allora si decise ad alzarsi. La verità era che non voleva perché, dopo tanti anni di incubi in cui rivedeva suo padre lasciarli al porto o sua madre spirare, aveva finalmente fatto un bel sogno.
Mentre sistemavano le vele, si mise a raccontarlo al fratello maggiore: “Liam, ricordi quando a dodici anni andai al palazzo di nascosto per vedere i reali ?” L’altro sorrise, gli aveva raccontato quella storia molte volte quando erano piccoli, perché Killian si era sentito un eroe. Annuì: “Sì, me ne ricordo. E allora ? Non avrai incontrato un reale in una delle bettole che frequenti ?” Il moro gli fece uno sguardo truce e rispose secco: “No. Certo che no … ma ho fatto un sogno.”
Liam fissò la corda e si tolse il sudore della fronte, era una calda giornata estiva e la brezza marina tardava a rifrescarli. “Racconta pure, fratellino.”
Killian si mise vicino a lui, tracannando un po’ d’acqua dalla sua fiaschetta, per poi pulirsi le labbra con la manica candida della camicia ed iniziare il suo racconto: “Ho sognato la stanza in cui quella bambina mi aveva portato per farmi fuggire. Ero da solo, all’inizio. Poi l’ho vista, china sulla botola con cui mi aveva fatto scappare. Mi sorrideva, mi chiamava per nome ed allungava una mano verso di me. Allora io la afferrai, era piccola e morbida. Lei rise e … - il moro fu preso da un leggero imbarazzo – mi baciò sulle labbra. Come avevo fatto io, sei anni fa.”
Liam rimase a rifletterci, per poi dire atono: “Mi sembra ovvio: ti manca una compagna fissa. All’epoca ricordo che ti eri proprio innamorato di questa Emma, eh ?” Gli fece un occhiolino complice, facendo lievemente arrossire il fratellino, che obbiettò: “Ero giovane, cosa vuoi … lei è una di sangue blu, non avrei mai avuto speranza con lei.” Entrambi si perderono con lo sguardo verso l’orizzonte, il grande blu era sempre bellissimo, soprattutto al tramonto.
Il sole sembrava nascondersi tra le onde e creare intorno a sé un alone arancio e lilla. Liam sospirò: “Chi lo sa. L’amore trova sempre una strada, se è sincero.” Killian fece un sorriso sarcastico e ribatté tagliente: “Non per me. Probabilmente lei mi ha già dimenticato … eravamo solo dei bambini.”
Liam gli chiese di passargli la borraccia ed il fratello lo accontentò. Mentre il maggiore beveva, il più giovane ripensava a quella serata in cui aveva dato il suo primo bacio a quella bellissima ragazzina dai lunghi capelli biondi e dal vestito da sposa. Stava cercando un fidanzato.
Ora sarà una bellissima donna e forse avrà già trovato un pretendente degno di lei e del suo amore…
Nel suo cuore però, sperava che la bellissima biondina si ricordasse ancora di lui e di quel bacio che, da bravo ladruncolo, le aveva rubato anni fa. Si portò un dito alle labbra e risentì per un secondo il contatto con quelle morbide di Emma. Chiuse gli occhi e si sentì davvero uno sciocco sentimentale. “Sarà meglio tornare a lavoro !” esclamò, ritornando ad occuparsi della nave insieme al fratello.

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Regina si ritrovò con Tremotino al castello di Rothbart, davanti ad un placido laghetto con tre cigni bianchi e puri, dall’elegante collo e dalle piume leggiadre. Il castello era in rovina e le sue pietre erano scure come l’anima del proprietario, che trasformava le giovani principesse che osavano rifiutarlo in cigni. Il sortilegio imponeva loro di restare animali fino al sorgere della luna piena, la cui luce le riportava alla loro forma umana fino al sorgere del Sole. Regina guardò disgustata il castello diroccato e sbottò: “Davvero è qua che vive il grande mago ? Sono piuttosto delusa …” 
Tremotino ridacchiò, ricordandole che lui la sua parte l’aveva fatta. La strega allora prese il fagiolo magico rubato a Baba Yaga e lo consegnò al Signore Oscuro che, con un inchino, disse: “Vi lascio allora ai vostri affari, mia cara. A presto.” Si dissolse in una nube color ruggine, lasciando da sola la donna ai margini del lago.
Regina entrò composta e con una postura regale nel castello. Venne subito accolta da un gufo nero dai grandi occhi gialli, che si trasformò poi nello stregone. Rothbart portava un lungo mantello nero ed aveva dei particolari baffi spessi e bruni. Era piuttosto alto, ma trascurato. I suoi capelli erano corti, lisci e castani e nello sguardo aveva l’aria di uno che non teme il confronto con nessuno e che si crede il re dei malvagi.
Vomitevole pensò la regina, ma si diede un contegno. Il mago le fece un inchino rispettoso e le baciò una mano, presentandosi: “Per me è un grande onore accoglierla, regina cattiva … io sono Rothbart, lo stregone. In cosa posso esservi utile ?” Regina, appena la sua mano fu libera, si pulì il dorso di essa sul vestito scuro, con il disgusto per quel bacia mano così viscido dipinto sul volto. Stizzita, disse: “Non sono qua per fare conoscenza. Devo chiedervi un favore.” Rothbart le sorrise sornione e la invitò ad entrare in una sala del castello, dove si sedettero insieme su un divanetto color prugna. Stavano giusto iniziando a parlare, quando si presentò la figlia di Rothbart, Odille. Regina per poco non la distrusse con una sua palla infuocata, mai aveva visto una giovane così orrenda. Eva aveva i denti completamente storti e neri, dei capelli sparati in aria color paglia ed i suoi occhi storti la guardavano curiosi. La sua corporatura era tozza, anzi … era proprio bassa e grassottella. La mora fece una ennesima smorfia di disgusto, mentre Rothbart le presentava orgoglioso la figlia mostro.
Dopo poco, Odille si congedò con grande sollievo per Regina, dicendo che doveva dare da mangiare ai cigni del lago. Con questa affermazione, catturò subito l’attenzione della regina, che chiese al mago: “Ditemi, è vero che questi cigni sono in realtà delle principesse che vi hanno rifiutato ?”
Rothbart serrò la mascella ed i suoi occhi si fecero delle fessure scure: “Sì, è vero. Quelle oche mi hanno rifiutato … le ho trasformate in cigni per conservare almeno la loro bellezza, l’unica cosa che avevano di buono. Erano tutte delle superbe ed altezzose. Solo nelle notti di luna piena riacquistano la loro forma umana ed io chiedo ad ognuna di loro di divenire mia sposa, ottenendo sempre un rifiuto.”
Regina ridacchiò, ma si contenne per non offendere il padrone di casa. Chiese poi garbatamente: “Ditemi, avete mai sentito parlare della principessa Emma ?” Lui scosse la testa: “Non ho idea di chi sia …” La mora sogghignò compiaciuta, pregustando il primo passo verso la vittoria: “Si dice sia una ragazza bellissima, come nessun’altra, forte ed audace, che ha respinto molti principi in favore del – fece una smorfia di disgusto e derisione – vero amore.” Rothbart si unì a lei, furioso: “Sempre con questa storia del vero amore ! Sono principesse, devono pensare a sposarsi per interesse, l’amore non esiste per loro.” La mora annuì compiaciuta: “La penso esattamente come voi, per questo ho pensato che per punire quella presuntuosa voi foste l’uomo perfetto. E chissà, magari la bella Emma potrebbe innamorarsi di voi e divenire vostra moglie.”
A quelle parole, il volto dello stregone si illuminò di speranza, era da molto che non andava a caccia di una nuova preda. Questa Emma gli sembrò davvero molto interessante, quindi acconsentì alla richiesta di Regina. I due si strinsero la mano per sigillare l’accordo e la strega gli spiegò il suo piano, in cui lui aveva una parte importante. Regina si sentì ad un passo dalla sua vendetta, sempre più vicina e reale.

~

Emma guardava incantata l’oceano, era la prima volta che finalmente poteva andare via con una nave e le sembrava un sogno. I genitori di Alexandra, sapendo della passione di Emma per il mare, l’avevano invitata nella loro residenza estiva in riva al mare, raggiungibile più facilmente con una nave che coi cavalli. Avevano dunque mandato una loro nave, comandata dal più valido dei capitani, ad accogliere la famiglia reale degli Azzurri per portarli sani e salvi a destinazione. Mentre salivano a bordo, la giovane principessa non faceva che guardarsi attorno felice: il rumore delle onde, il canto dei gabbiani, l’odore di salsedine … quello stesso odore che aveva sentito addosso a quel ragazzino ladro di baci. Sorrise a quel ricordo. Lo aveva aspettato per molto, sperando che si ripresentasse a palazzo utilizzando il tunnel segreto che lei gli aveva mostrato. Ma non era mai accaduto e con il passare del tempo aveva capito che Killian non sarebbe tornato mai più.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì le lamentele della madre: “Odio viaggiare per nave … dopo poco mi fa venire il mal di mare. Neal, tesoro, non combinare guai !” Il piccolo principino Neal aveva dieci anni ed era la luce degli occhi della regina. Il bambino aveva corti capelli neri come la madre, gli occhi chiari come il padre ed un corpicino agile ma robusto. Aveva la tendenza a fare dispetti e scherzi, l’unica a cui non riservava questo tipo di servizio era la sorella maggiore, che rispettava ed amava moltissimo. Per il resto, era il terrore di tutti i domestici del palazzo, che ugualmente lo amavano, ma che non sopportavano i suoi tiri mancini.
Il re rassicurò la sua sposa, dicendole che il viaggio sarebbe comunque stato breve e che non doveva temere. Intanto, sulla nave, il capitano Arrow ripeteva ai suoi uomini le manovre da fare in caso di attacco. I marinai non capivano come mai il loro capitano fosse così in ansia per questo viaggio, che sarebbe durato una giornata sola, ma lo assecondarono.
Una volta usciti dalla stiva, Killian chiese a suo fratello: “Secondo te, come saranno questi reali ? Io me li vedo già a vomitare per il mal di mare.” I due risero, finché Liam non disse: “Andiamo, fratellino … dobbiamo presentarci alla famiglia reale.”
Si unirono in fila insieme ad i loro compagni. Per primi salirono il re e la regina, due persone davvero di cuore, stimati molto dal loro popolo. Si tenevano per mano e li salutarono uno per uno. Killian ne rimase molto sorpreso, si aspettava che avessero la puzza sotto il naso o cose simili. Il re sembrava molto a suo agio sulla nave, mentre la regina traballava un po’, ma non accennava a volerlo ammettere. Killian sorrise per la scena.
Fu poi il turno dei loro figli: il principe Neal e la principessa Emma. La ragazza indossava uno stupendo abito dall’ampia gonna giallo luminoso, che faceva risaltare il bel colore dei suoi capelli e l’azzurro dei suoi occhi. Teneva per mano il fratellino minore, che indossava dei pantaloni azzurri, una camicia bianca ed una giacca celeste, il tutto ornato con ricami in argento. Emma fece come i genitori e salutò uno ad uno i marinai.
Quando passò davanti a Killian, rimase folgorata dal suo sguardo blu mare ed il ragazzo ebbe la stessa reazione per gli occhi azzurri di lei, di un colore puro e luminoso. Restarono a guardarsi incantati, finché il moro non si riprese e si presentò: “Killian Jones, Vostra Altezza... – le baciò dolcemente la mano – per servirla.” Lei arrossì e si chiese se davvero quel bel giovane che le stava davanti era il suo ladro di baci. Gli sorrise e rispose: “Emma. Chiamatemi solo Emma …” Lui le fece un sorriso divertito e ribatté: “Allora voi datemi pure del tu … Emma.” Pronunciò con forza il nome della giovane, che gli sorrise per poi congedarsi e ricongiungersi al resto della sua famiglia.
Il ragazzo la seguì con lo sguardo, ammaliato, finché non sentì una voce dire: “Ciao.” Si voltò, trovandosi faccia a faccia con il principino, che gli tendeva la mano. Gli sorrise e gliela strinse. Il ragazzino gli fece l’occhiolino e con aria complice disse: “Ti piace mia sorella, eh ?” Killian arrossì di botto ed inizio a balbettare frasi sconnesse: “E-ecco, i-io … m-ma n-non oserei m-mai …”
Il principino gli fece un sorrisone e mise l’indice della mano destra davanti alla bocca: “Sarà il nostro segreto.”

~

Killian non faceva che sbirciare di nascosto la famiglia reale, in particolare la principessa, che era di una bellezza folgorante e che gli ricordava in modo impressionante la piccola Emma che aveva conosciuto sei anni prima. Si chiese se davvero fosse lei: i capelli erano uguali, il viso era diventato più grazioso e maturo, ma i suoi occhi … avevano lo stesso colore, un azzurro stupendo. Killian non aveva mai dimenticato quel colore, né la morbidezza di quelle labbra prima inviolate. Notò che spesso la biondina lo guardava a sua volta ed ogni volta gli sorrideva radiosa.
Probabilmente non si ricorda di me. Come potrebbe ? si diceva il giovane marinaio e scuoteva il capo per scacciare quel chiodo fisso che aveva in testa. Intanto, Liam si godeva la scena e non perdeva occasione per prenderlo in giro: “Ahaha Killian, devi esserti preso proprio una bella sbandata per la principessa !”
Il moro gli lanciò una occhiataccia e sbottò: “Stai zitto !” Non voleva che i reali sentissero quel discorso, era troppo imbarazzante. Emma era bella, dolce e gentile. Sicuramente aveva già una schiera di pretendenti, pronti a sposarla. Lui invece era solo un marinaio, come avrebbe potuto competere con dei principi di sangue blu ? Doveva rinunciare.
Quella sera, la famigliola andò a dormire prima della comparsa della luna piena. Tutti tranne Emma, che approfittò dell’occasione per infilarsi addosso gli abiti con cui faceva scherma ed il fioretto alla cintura per andare ad allenarsi sul ponte. Non si accorse però che aveva uno spettatore, che la ammirava da lontano con occhi sognanti. Vedeva come il corpo della giovane si tendeva e scattava in affondi e parate straordinarie.
Non si sarebbe mai aspettato che quella principessina dall’apparenza così innocua sapesse usare le armi. In quel momento, la ragazza si fermò e sospirò: “Lo so che mi state guardando. Avanti, uscite allo scoperto.”
Killian fece come gli era stato chiesto e si scusò imbarazzato con la ragazza: “Mi spiace, Maestà … non volevo infastidirla.” Lei gli sorrise radiosa e rispose: “Nessun problema … piuttosto, vi avevo chiesto di chiamarmi Emma.” Lui sorrise sfacciato e ribatté: “Ed io a voi di darmi del tu.” Emma ridacchiò e fece un inchino con la spada in mano: “Touché … Killian.” Anche il ragazzo rise, chiedendole da quanto tempo usava la spada. “Da quando avevo dodici anni … le altre principesse si facevano regalare vestiti e gioielli a quella età, io chiesi una spada.”
Di nuovo si misero a ridere, ma poi l’imbarazzo ripiombò tra loro. Killian decise che doveva agire, così le si avvicinò: “Sapete, io a dodici anni conobbi una principessa con il vostro identico nome … ero sgattaiolato nel suo palazzo per vedere cosa combinavano i reali nelle loro feste, per curiosità. Non avrei mai immaginato di trovare …” Le parole gli morirono in bocca, mentre la bionda gli si avvicinava, con un leggero rossore sulle guance. “Di trovare … ?” lo spronò lei.
Killian abbassò lo sguardo, sorridendo per la sua ingenuità. Evidentemente Emma non si ricordava di lui oppure lei non era quella bambina.
Allora decise di cambiare argomento: “Sapete leggere gli astri ?” Indicò la volta celeste, limpida ed adornata di stelle luccicanti come pietre preziose. Emma scosse la testa e gli domandò in risposta: “Voi invece sapete utilizzare la spada ?”
Sul volto di Killian si dipinse un sorriso sprezzante ed il giovane ripensò agli anni in accademia, lui era il miglior spadaccino degli ultimi dieci anni. Ma non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione di passare del tempo con la principessa, così mentì: “No, desolato.” Lei ridacchiò e gli porse il manico della spada con un movimento fluido da vera esperta. Gli sussurrò in modo seducente, guardandolo dritto negli occhi: “Facciamo così … io ti insegno a tirare di scherma e tu mi insegnerai qualcosa sulle costellazioni.”
Killian le sorrise con il suo famoso sorriso storto, che faceva invaghire ogni donna di lui, e prese elegantemente la spada in mano. Emma allora si posizionò dietro di lui per guidarlo nei movimenti. Il giovane si sentì mancare non appena sentì il profumo di lei ed il calore del suo corpo sulla sua schiena. Si sentì fremere ed Emma se ne accorse, ma non diede a vederlo. Continuava placidamente ad insegnarli le varie posizioni, parlandogli in modo che il suo fiato finisse sul collo del ragazzo, che stava perdendo la sua lucidità. “A destra, sinistra, affondo, passo … sei davvero bravo, sicuro che sia la prima volta ?” gli chiese Emma.
Beccato pensò Killian e tentò di spiegare il perché di quella piccola bugia: “Beh … quando mi sarebbe mai ricapitato di poter passare un po’ di tempo con una così bella principessa.” Emma sorrise compiaciuta e gli rubò di mano la spada, per poi atterrarlo e puntargliela alla gola.
Il moro era disteso a terra con le mani in alto: “Oh, che è successo, dolcezza ?” Emma avvicinò il suo viso a quello di lui e scandì bene le parole: “Non ti azzardare più a mentirmi.” Allontanò la lama dalla gola del ragazzo e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, come faceva con suo padre. Killian la prese, stupendosi di quanto fosse morbida e ricordando che quello stesso contatto lo avevano avuto sei anni fa. Una volta in piedi, il giovane ebbe giusto il tempo di aprir bocca che Emma lo prese con forza per il bavero della sua giacca blu da marinaio e unì subito le loro labbra in un bacio passionale e travolgente. Killian si sentì morire e la avvicinò a sé mettendo le sua mani sui fianchi morbidi e ben fatti di lei, che intanto passava le sue dita tra i corti capelli di lui. Quando si staccarono, Emma gli fece l’occhiolino ridendo: “Ora siamo pari … ladro di baci."
Lui si portò un dito alla bocca e sgranò gli occhi per la sorpresa, capendo che lei si ricordava eccome di quell’episodio. Emma fece per andarsene, quando il moro la prese per il polso e le chiese: “Potrò mai … averne altri ?”
Questa volta fu la bionda a restare sorpresa, non se lo aspettava. Non sapeva che rispondere, così si voltò lentamente verso di lui e lo guardò negli occhi. Vi lesse desiderio, ma anche una supplica. Si morse il labbro inferiore e gli chiese: “Davvero ne vorresti … altri ?”
Killian le si avvicinò e le accarezzo una guancia con la mano libera, per poi soffiarle sulle labbra la sua risposta, decisa e senza ripensamenti: “Sì. Ne vorrei … molti altri.”

~

Ormai il viaggio della famiglia reale era terminato.
Neal si era divertito moltissimo sulla nave, aveva anche imparato alcuni canti da marinai e non vedeva l’ora di risalirci. Biancaneve invece era arrivata al limite della sopportazione, senza il marito che le faceva da supporto avrebbe già vomitato. Emma, prima di scendere dalla nave, si voltò per cercare lo sguardo di Killian. Lui era sul ponte con in mano uno spazzolone e le sorrideva raggiante. Non era ancora riuscita a dargli una vera risposta, aveva solo detto che anche lei ne voleva altri, ma che non poteva promettergli nulla. Per il ragazzo, ciò era sufficiente. Aveva sognato così tante volte la piccola biondina e vederla ora donna lo aveva fatto sentire l’uomo più fortunato ed innamorato del mondo. Emma gli sorrise di rimando, per poi voltargli le spalle e seguire i suoi genitori verso il castello di Cenerentola.  Killian seguì la scia del mantello blu della principessa finché poté. Poi sospirò, pensando alla serata che aveva passato insieme alla bella ragazza.
Venne interrotto da un pugno in testa datogli dal fratello, che lo sgridò: “Killian, dove hai la testa ? Vedi di lavorare, invece che pensare alla principessa. Devo ricordarti che non sei nobile ? Non hai speranze con lei.” Suo fratello diceva la verità, ma lui voleva continuare a sperare. Voleva rivedere quel volto angelico e baciare ancora quelle labbra di rosa. Anche solo per un’ultima volta.

~

Il tè di Emma finì dritto in faccia a suo padre, che non ebbe nemmeno il tempo di schivare il getto. La ragazza sbraitò: “Mi avete portata qui per un incontro prematrimoniale ?! Madre, come avete potuto !”
Si alzò dal divanetto verde della veranda per andarsene, ma venne fermata dalla mora, che con sguardo glaciale le ordinò di rimettersi a sedere: “Emma, sei una principessa. Il nostro regno è in crisi ed un matrimonio sarebbe la nostra salvezza. Facciamo così, dato che sai bene quanto io e tuo padre teniamo a te e vogliamo vederti felice, lo incontrerai senza impegno. Se ti piace, meglio per noi. Se no … come non detto, ok ? Ce ne torneremo al castello e basta. Ma lo devi almeno vedere prima di rifiutarlo ! Non hai più visto un ragazzo da quando avevi dodici anni !”
Emma si rimise a sedere con le braccia conserte e sbuffò: “Sarà uguale agli altri. E poi …” mi sono già innamorata. Avrebbe voluto dirlo ai suoi genitori, ma un marinaio non era certo un buon partito. Avrebbe spezzato il cuore di sua madre e risvegliato l’ira del padre, che la trattava sempre come il più prezioso dei tesori.
In quel momento si giunsero Alexandra, i suoi genitori ed un ragazzo sconosciuto, che si presentò col nome di principe Derek di Lakeland. Il giovane aveva dei corti capelli bruni, un bel corpo tonico, due paia di occhi neri ed una faretra sulla schiena carica di frecce. Emma ne rimase affascinata, non aveva mai conosciuto un principe che tirasse con l’arco.
Dopo averle baciato la mano, le chiese se le andava di tirare qualche freccia insieme. Emma si voltò per guardare i genitori, che annuirono per spronarla. Così si alzò e seguì il giovane al campo degli allentamenti. Alexandra prese il posto a sedere di Emma, mentre i suoi genitori si sedevano accanto ai loro ospiti, commentando: “Mi sembra che Derek piaccia a vostra figlia, ne sono contento. Sua madre è la mia cara sorellina, ormai rimasta vedova da due anni. Derek presto diverrà re … e ha bisogno di una regina al suo fianco.” Biancaneve annuì, mentre suo marito bevve l’ultimo sorso di tè e disse: “Per me, Emma voleva solo qualcuno da sfidare … sempre la solita.” Scosse il capo sconsolato, finché la regina non gli diede una gomitata nello stomaco per farlo smettere e si scusò con i padroni di casa, che si guardarono confusi.
Pochi sapevano della passione per le armi della principessa ed era meglio così. Pochi principi vorrebbero una regina guerriera al posto di una principessina indifesa e dolce, che canta agli uccellini e raccoglie fiori di campo per il suo amato. Emma non era decisamente così, solo chi abitava a palazzo ed Alexandra la conoscevano per quello che era realmente.

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Emma e Derek erano stremati e se ne stavano sdraiati su un parto, guardando le nuvole chiare passare. Emma sospirò, facendo sorridere il principe, che conosceva molto bene quel tipo di sospiro e si tirò su un gomito: “Emma, siete innamorata, vero ?” La bionda si tirò su, rossa in volto: “M-ma c-come … ?”
Derek rise e le spiegò che anche lui era innamorato. “Lei si chiama Odette …- disse quel nome come se il solo pronunciarlo gli desse sia dolore che gioia –la conosco da quando avevo dieci anni. La odiavo ! - ridacchiò al pensiero- Ma ora tutto è cambiato … E la notte scorsa, l0 hanno rapita …”
Emma annuì: “Hai ragione … sono innamorata anche io. Ma dov’è ora la tua Odette ? Nessuno ha una idea a riguardo, un indizio … ?” Il viso del giovane si rabbuiò: “Non ne ho idea. Non so nemmeno chi possa averla rapita … ha anche ucciso suo padre.” Emma allora si alzò e gli puntò un dito contro: “Che aspetti ancora qua, allora ? Coraggio, corri a salvare la tua amata ! Devi combattere per ciò in cui credi. Se è vero amore, vi ritroverete.” Gli sorrise, infondendogli fiducia. Derek la ringraziò e le promise di andare a cercare Odette appena possibile, con il favore delle tenebre.
Poi le chiese di raccontarle del suo amore. Emma sospirò ancora: “Si chiama Killian … - sorrise tra sé e sé, ridacchiando – ed è un ladro di baci.”



Angolo autrice:
Come vedete, sto aggiornando con costanza in questi giorni, perchè presto non riuscirò a farlo più così spesso. In ogni caso ... l'immagine non è mia e dovrebbe essere il castello di Rothbart. Come vedete, ho fatto un misto tra la storia originale e quella del cartone e questo è ciò che è uscito. Non preoccupatevi, il nostro bel Killian non resterà un marinaio ancora per molto e Regina sta per sferrare il suo attacco. Presto entreremo nel vivo della storia. Ringrazio infinitamente coloro che hanno recensito fino ad ora, ma anche chi sta seguendo la storia o semplicemnete l'ha appena letta :)
A presto, spero che il capitolo vi sia piaciuto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 4
*** Il rapimento ***


4. Il rapimento.



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Era il momento per la famiglia reale degli Azzurri di tornare a casa.
Emma strinse forte la sua amica e salutò con un buffetto sulla guancia il giovane Derek, che le rispose con un pizzicotto sul braccio. I due erano diventati amici in fretta, forse anche perché avevano rivelato un segreto che nemmeno i loro genitori sapevano. Infatti, la madre di Derek non sapeva che il figlio fosse così profondamente innamorato di Odette, perciò gli cercava ancora una sposa tra le ragazze di sangue blu. Ed i genitori di Emma, invece, non sapevano del bacio tra lei ed il marinaio della nave con cui erano arrivati al castello di Cenerentola. La principessa se ne vergognava un po’, aveva dato il suo secondo bacio allo stesso ragazzo. E non era di sangue blu.
Salirono sulla carrozza diretta alla Foresta Incantata, dato che Biancaneve non ne voleva sapere di tornare a bordo di una nave o di qualunque altra cosa galleggiante. Emma si sporse dalla carrozza azzurra, trainata da quattro cavalli bianchi e dalle rifiniture in oro, per salutare ancora i suoi amici ed i genitori di Alexandra con la mano. Ricordava ancora bene ciò che Derek e Alexandra le avevano consigliato di fare: ritrovarlo, con l’aiuto dei suoi genitori.
Ma Emma temeva una reazione eccessiva, soprattutto da parte del padre, che non sapeva certo che la sua bambina aveva addirittura baciato un ragazzo senza il suo consenso. James era molto protettivo nei confronti della figlia ed ogni possibile pretendente, prima ancora di piacere alla principessa, doveva piacere a lui. Si disse che Killian non gli sarebbe piaciuto di sicuro: se a dodici anni si intrufolava nei palazzi altrui, chissà cosa era capace di fare ora che era cresciuto. Ad Emma non importava, si fidava cecamente di lui, non sapeva spiegarsi nemmeno lei il perché.
Il viaggio sarebbe durato due giorni, a causa della richiesta della regina di non prendere alcun altro mezzo. In quel tempo, ne approfittarono per parlare tra loro. Neal raccontò alla madre delle sue avventure sulla nave, mentre Emma narrò al padre della sfida con l’arco contro Derek. Ovviamente aveva vinto lui, anche se per poco. Ma Emma si era presa la rivincita con la scherma. Il re rise di gusto e commentò: “Ahaha mi sembra che tu ed il principe Derek andiate d’accordo … non so se mi piacerà, ma prima o poi la mia bambina si dovrà pur sposare.” Emma sgranò gli occhi e strepitò: “No, non è così !” Catturò così l’attenzione di tutta la sua famiglia, in particolare della madre: “E allora … ? Non ti piace abbastanza, vuoi rifletterci su e conoscerlo meglio ? Ti capisco, cara, sai-“ Emma sbottò: “Madre, lui ama un’altra !”
Biancaneve si mise una mano sul petto e spalancò la bocca stupita: “Oh amore, mi dispiace tantissimo, spero non ti abbia spezzato il cuore …” Le si avvicinò e la abbracciò affettuosamente, ma Emma sorrise e la tranquillizzò: “Madre, non è come credete … io non lo amo e non sono interessata a Derek. Siamo solo amici … a me sta bene che sia innamorato di Odette.”
“Ooh ! – intervenne il re, a cui piaceva spesso il gossip reale – E chi sarebbe questa fanciulla che ha rubato il cuore del nostro caro principe ? Come mai sua madre non acconsente alla loro unione ?” Emma sospirò e raccontò la storia ai suoi genitori, che ne rimasero molto turbati. Specialmente Biancaneve che, calata la notte, non riusciva ad addormentarsi e guardava circospetta fuori dalla carrozza, alla ricerca di una traccia dell’aggressore. James se ne accorse e le si avvicinò per sussurrarle all’orecchio, in modo da non svegliare i figli: “Amore, lo so che ti piace acciuffare i criminali, ma lasciamo che se ne occupino Cenerentola e suo marito … vedrai che ritroveranno la principessa scomparsa.” Biancaneve sospirò affranta, senza voltarsi verso il suo amato: “Immagina se succedesse a Emma o a Neal … non potrei sopportarlo !”
La regina viveva ancora nel terrore per la minaccia che Regina aveva fatto alla sua famiglia. Sapeva che lei era capace di aspettare anni nelle tenebre, per poi scagliare il suo colpo, ferendo lei e tutti quelli a cui voleva bene per quell’errore che aveva fatto quando aveva dieci anni. Vorrebbe tanto tornare indietro nel tempo per cambiare ogni cosa. Ma forse, se non fosse stato per Regina, lei non avrebbe mai incontrato il suo principe azzurro. L’uomo le cinse i fianchi e le diede un bacio sul collo, cercando di calmarla. Poi le bisbigliò dolcemente: “Vieni a dormire, amore … domani saremo a metà strada dal nostro regno, devi riposare.” Lei annuì e gli baciò le labbra, prima di mettersi a dormire nella carrozza.

~

Ed eccola, la felice famigliola che torna a casa dopo una gita fuori porta … felice, certo. Ma non per molto. Sul volto della malvagia regina si dipinse un ghigno compiaciuto. Aveva passato una settmana da quel disgustoso Rothbart per imparare da lui l’incantesimo che trasforma le principesse in cigni. Le piaceva perché in questo modo non avrebbe ucciso la figlia di Biancaneve, ma l’avrebbe imprigionata per sempre in un corpo non umano, per quanto bello fosse. L’unico modo con cui si sarebbe potuta liberare dal sortilegio era con una promessa di vero amore in punto di morte. Chi sarebbe stato così sciocco ed imprudente da fare una cosa simile ?
Aveva deciso di compiere lei stessa il maleficio, per poter assicurarsi che fosse proprio Emma la vittima. Non si fidava di Rothbart, le sembrava un incapace di prima categoria. Emma sarebbe comunque rimasta con gli altri cigni dello stregone, per fare in modo che nessuno la trovasse e per via del fatto che l’incantesimo era intimamente legato alle acque di quel lago.
Odio affidarmi agli altri, falliscono sempre. Regina sapeva infatti che il primo posto in cui Biancaneve avrebbe cercato la figlia, sarebbe stato il suo castello, quindi tenere Emma là sarebbe stato imprudente. Il suo piano non poteva fallire in alcun modo.
Si materializzò davanti alla carrozza reale e la attaccò con una palla di fuoco, nel suo stile. I cocchieri balzarono giù dal mezzo, lasciandole campo libero. Trasformò poi i cavalli imbizzarriti in quattro piccoli topolini bianchi, che scapparono nel bosco squittendo.
Subito le si presentò di fronte il re, che brandiva la sua fedele spada. Lui rimase stupito nel vederla e la cosa la fece ridere di gusto: “Credevate di esservi liberati di me, vero ?! Vi sbagliavate !” Gli tirò addosso un’altra palla di fuoco, che James riuscì abilmente a schivare: “Non farai del male alla mia famiglia, Regina. Arrenditi !” Lei lo guardò confusa e riprese a ridere: “Già mai !”  Mentre i due lottavano, Biancaneve ne approfittò per portare i suoi figli al riparo. Correva, tenendo per mano entrambi e pregando per suo marito. James li guardò andare via ed in quel momento di distrazione venne colpito da un incantesimo di Regina che gli gelò la gamba destra. Tentò di divincolarsi, ma senza riuscirci. Nelle mani della strega si materializzò una spada nera e sul suo volto c’era un sorriso di trionfo.
“Padre !” gridò Emma, per poi gettarsi in soccorso del re, che le urlò: “Emma, vattene, non ti avvicinare !” Ma la figlia non gli diede ascolto, come sempre, e corse in soccorso del genitore, mentre la madre veniva portata in salvo da Neal, che la trascinava verso il bosco. Emma brandì la spada che aveva portato con sé e che aveva nascosto tra le valigie e la puntò alla gola di Regina, che rimase sorpresa da tanto coraggio. La donna ridacchiò compiaciuta, rivolta verso James: “Vedo che tua figlia ha preso il tuo stesso coraggio … o dovrei dire, la tua stessa stupidità.”
Allontanò con un gesto della mano la spada e si avvicinò minacciosa alla principessa. James tentò nuovamente di liberarsi, tirando con tutte le forze, ma era inutile: “Emma, scappa !” La ragazza aveva le lacrime agli occhi, era terrorizzata da quel mostro, ma rispose con fermezza: “Non ti lascio, padre !” Caricò un colpo in direzione del cuore di Regina, pensando di trafiggerglielo. Ma non vi trovò nulla, la strega aveva nascosto il suo cuore in un altro posto. Regina rise di gusto: “Che sciocchina, pensavi davvero che fosse così facile uccidermi ? Non hai nessuna possibilità !”
La prese per il collo e scomparve insieme a lei in una nube scura. James sgranò gli occhi disperato e cadde a terra, ora che aveva la gamba libera. Non sono riuscito a proteggerla … Lacrime di amarezza rigarono il suo volto. In quel momento, arrivo Biancaneve, che lo vide a terra e si apprestò ad aiutarlo, seguita a ruota dal figlio. “Dov’è Emma ?” gli chiese, con le lacrime agli occhi.
Il re abbassò il volto e sussurrò rammaricato: “Regina. L’ha portata via con sé …” Biancaneve iniziò a tremare, chiedendosi cosa avesse in mente di fare alla sua bambina quel demonio. La sua bocca si spalancò per l’orrore e la coprì con una mano, mentre iniziava a piangere disperata.
James sbatté un pugno a terra per la frustrazione: “Non sono riuscito a proteggerla … perdonami, amore mio. Perdonami, mia dolce Emma.” Biancaneve cominciò a singhiozzare e a gemere il nome della figlia, in preda alla disperazione più totale.

~

“Dimmi, mia cara … ti piacciono i cigni ?”
Emma alzò il volto, era legata da catene spesse ad un muro da quasi un’ora. Non capì il perché di quella bizzarra domanda e non le rispose. Regina sorrise compiaciuta e riprese a parlare: “Sai, potrei anche trasformarti in un rospo … ma pensavo di riservare questo crudele destino al tuo caro fratellino.” Emma digrignò i denti e gridò: “Stai lontana da Neal, strega !” Regina si mise una mano davanti alla bocca, fingendo spavento, e la schernì: “Come pensi di riuscire a fermarmi, se sei legata ad imprigionata nel mio castello ? Ma sta tranquilla. Presto sarai libera … libera di nuotare nello stagnetto che ho preparato per te, insieme alle altre principessine viziate !” Alzò le mani in aria e dopo aver pronunciato alcune formule magiche, le sue dita iniziarono ad illuminarsi di una luce violacea. Colpì Emma con un raggio viola, trasformandola così in un cigno bianco e facendole perdere i sensi.
La giovane si risvegliò dopo poco, era distesa in riva ad un lago abitato da tre cigni, che la guardavano. Emma sentiva la testa girarle e cercò di tirarsi su, ma i piedi erano … diversi. Si guardò e con orrore capì di essere stata trasformata in un cigno. Stava per scoppiare in lacrime, disperata, quando uno dei tre cigni le parlò: “Stai tranquilla, Emma … ti aiuteremo noi ad abituarti al tuo nuovo corpo. Non temere.”
Lei la guardò confusa e le chiese: “Chi sei ?”
Il cigno le si avvicinò ancora di più e disse: “Mi chiamo Odette.”

~

Lo schiaffo della donna arrivò dritto in faccia al moro, il cui viso sbatté contro il muro lì vicino. La bionda si alzò indignata, urlandogli addosso che lo odiava. Killian non andò nemmeno a riprenderla, sapeva di aver commesso un grave errore. Aveva incontrato Eva, quello era il nome della donna, in quella bettola che frequentava spesso. Era bionda ed i suoi occhi erano azzurri, quasi come quelli della sua principessa. Eva però indossava un corsetto nero che metteva in risalto il seno ed i fianchi, sotto una gonna scura con uno spacco laterale da capogiro e sorrideva maliziosamente ad ogni uomo che le prestava attenzione.
Emma non farebbe mai così … ma tanto non la rivedrò più. Aveva pensato così il giovane, mentre si era avvicinato alla bionda, che aveva appena servito un gruppo di marinai con un paio di boccali. Era riuscito facilmente a conquistarla, era davvero bravo con le donne e l’aveva portata nell’appartamento che condivideva col fratello, nella sua camera da letto. Mentre si stavano baciando con passione, dalla bocca del marinaio uscì un nome, sospirato e lodato: “Oh Emma …”
La reazione di Eva fu immediata e lo lasciò in bianco per quella notte. Killian rimase seduto sul bordo del suo letto, riflettendo su come quella cosa era potuta succedere. Non vedeva la principessa da tre anni, com’era possibile che ancora non se ne fosse fatto una ragione ? Pensava ancora a lei, era innegabile. In quel momento sentì la risata di suo fratello e gli lanciò un cuscino per zittirlo: “Non dire niente !”
Liam parò il colpo divertito e si sedette vicino a lui, punzecchiandolo: “Lo sai, ho sentito come l’hai chiamata … pensi ancora alla principessa ?” Killian si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo sul pavimento freddo e scuro del monolocale . Il maggiore sospirò rassegnato: “Ah, almeno domani partiamo in missione, così ti svagherai un po’ … sei fortunato che sia io il tuo capitano, altrimenti avresti potuto perdere il posto con questa bravata.” Il moro roteò gli occhi spazientito, Liam a volte era peggio di una mammina. Ci teneva molto a lui e voleva proteggerlo, era davvero un ottimo fratello maggiore. Killian ne combinava sempre di tutti i colori, eppure lui non smetteva mai di coprirlo ed aiutarlo.
Il minore sospirò, prima di ritrovarsi con un cuscino in faccia. “Vai a letto, fratellino. Domani sarà una giornata importante …” Killian sbuffò seccato, ma obbedì al suo capitano e fratello maggiore. Quella notte sognò il dolce viso di Emma ed un cigno volare alto nel cielo, toccando quasi il sole al tramonto.
Si svegliò colpito dai raggi solari e si coprì gli occhi istintivamente con un braccio, iniziando ad inveire contro il fratello, che sghignazzava compiaciuto. Liam gli si avvicinò e lo buttò giù dal letto, intimandogli di vestirsi: “Coraggio, ammiraglio ! Il mattino è arrivato ed abbiamo una spedizione da guidare.” Nonostante Killian avesse molti vizi, era un ottimo ammiraglio e rendeva sempre molto orgoglioso il fratello maggiore. Killian, appena toccò piede sulla Pegasus, mise in chiaro come stavano le cose con il suo equipaggio, che capì immediatamente con chi avevano a che fare. Quando l’ammiraglio finì il suo discorso, il capitano Jones esclamò: “Bene, uomini ! Ora è il momento di spiegare le vele !” Tutti risposero, mettendosi sull’attenti: “Agli ordini, capitano !”
Gli occhi di Killian brillavano di orgoglio per il fratello maggiore, divenuto capitano per il suo merito e la sua intelligenza. Presto anche lui avrebbe guidato una nave tutta sua, ma l’idea di vivere avventure per mare in compagnia del fratello maggiore lo elettrizzava e non avrebbe potuto chiedere di meglio. Mentre dava ordini e destra e a manca ai suoi uomini e discuteva sulla rotta alquanto bizzarra insieme a Liam, ripensò a quello strano sogno che aveva fatto quella notte.
Perché proprio un cigno ? si chiese, per poi tornare al suo lavoro. Amava il mare. Quasi quanto amava la sua dolce principessa Emma, che non vedeva da anni, ma che continuava a popolare i suoi sogni.
Ma Killian sperava che quel miracolo ricapitasse. Sperava di rivederla, per non lasciarla più andare via.

~

Odette sapeva bene dove trovare la sua amica Emma e venne seguita dalle altre due principesse, Selena e Luna. Le due erano sorelle, figlie del re Sole delle Isole del Sud, abbandonate al loro destino dai dodici fratelli che avevano, uno più perfido dell’altro.
Selena aveva la pelle color del latte e dei lunghi capelli rossi come il fuoco, il portamento elegante ed era molto saggia ed intelligente. La sorella Luna aveva invece corti capelli biondo cenere e la pelle leggermente ambrata, era più uno spirito libero che andava molto d’accordo con Emma. Entrambe possedevano dei magnifici occhi azzurri, come le altre due principesse che erano vittime del maleficio di Rothbart.
Odette era forse la più bella tra le tre: aveva dei lunghi capelli bianchi mossi, gli occhi splendenti, la pelle candida e morbida ed era gentile e coraggiosa come poche. Trovò Emma davanti alla porta della loro camera da letto, in cui venivano chiuse di notte per evitare che scappassero. Un potente incantesimo ne bloccava le porte. Emma tentava ogni notte di aprirle, da cinque anni ormai. Come cigni avevano una libertà più ampia, potevano volare finché una barriera magica del malvagio mago non intralciava loro il passaggio.
“Emma, cara … so che non mi darai ascolto, sono cinque anni che tenti di aprire quelle porte.” disse Odette, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza, che continuava a colpire a ripetizioni la porta nel vano tentativo di spaccarla. Emma ribatté: “Se c’è una cosa che i miei genitori mi hanno insegnato è che non bisogna mai perdere la speranza. Mia madre me lo diceva sempre … mi mancano così tanto. Non lascerò nulla di intentato, riproverò ogni notte anche per mille anni, pur di lasciare questo posto !”
Odette ammirava molto la caparbietà ed il coraggio della sua nuova amica, ma temeva che Emma rimanesse delusa. Selena e Luna avevano tentato di fuggire per ben sette anni, senza risultati. Nessuna di loro poteva scappare, finché il sortilegio restava e Rothbart era in vita.
Emma diede una spallata alla porta, giurando con rabbia: “Appena saremo libere, io andrò ad ammazzare Regina con le mie stesse mani ! Chissà cos’ha fatto quel mostro alla mia famiglia … -riprese la carica – non la perdonerò ! E fermerò Rothbart, potete scommetterci !” Un altro colpo alla porta in mogano, che cigolò appena. Emma era rimasta senza fiato e, anche quella notte, si addormentò con le lacrime agli occhi e la schiena appoggiata a quella maledetta porta. Sognava di ricongiungersi ai suoi genitori, che la aspettavano a braccia aperte. E sognava anche di riabbracciare il suo amato ladro di baci.
Al sorgere del Sole, si ritrasformarono in cigni e vennero portate da Odille al lago, dove poterono godersi quella giornata d’estate, anche se in forma di cigno. La figlia di Rothbart, seppur brutta, non era malvagia e si prendeva cura di loro. Era lei a fornire i tre pasti giornalieri ed a curarle nel caso in cui qualche cacciatore le avesse ferite. Succedeva di rado, ma una volta era capitato a Luna: una freccia nell’ala destra. Odille l’aveva curata con gentilezza, permettendole così di volare ancora per i cieli di giorno e di usare il suo braccio destro di notte.
Quel giorno, Odette decise di spingersi fino al limitare della barriera per vedere il castello in cui il suo amato Derek viveva, anche se da lontano. Presto sarebbe stato il suo ventiquattresimo compleanno e avrebbe dovuto scegliere presto una sposa. Emma le aveva raccontato che lui era ancora innamorato di lei e per la principessa ciò significò moltissimo, perché non era passato giorno senza che lei pensasse a lui.
Emma si offrì di seguirla, dato che nella zona c’era la più alta affluenza di cacciatori e non voleva che succedesse qualcosa alla amica. Le due volarono alto in cielo, fino ad arrivare a confine. Dall’alto poterono vedere ugualmente il fermento che c’era nel castello: carrozze cariche di fiori, cibi vari ed ospiti illustri provenienti dalle più disparate zone del continente. Emma si chiese se, tra gli invitati, ci fossero anche i suoi genitori e suo fratello Neal. Avrebbe dato qualunque cosa pur di rivederli. Invece era prigioniera, in un corpo da cigno.
Improvvisamente davanti a loro si aprì un varco. Le due non sapevano cos’era successo, ma poco importava: dovevano approfittarne. Odette si tuffò nel buco, seguita a ruota da Emma. Il varco rimase aperto e le due si avviarono verso il castello di Derek, pronte a farsi seguire da lui verso il lago dei cigni. Infatti non potevano riassumere le sembianze umane se non in quel lago, nuotando nel riflesso della luna.
Mentre volavano in direzione del castello, sentirono il nitrire di cavalli. Odette si fermò, facendo sbattere Emma addosso a lei. Vide il suo adorato principe, a cavallo di un destriero e volò dritta da lui. Ma in quel momento, Derek tirò fuori dalla sua faretra una freccia, la mise sull’arco e la scoccò in direzione di Odette. Emma fu abbastanza rapida da spostarla con una spinta, ferendosi però all’ala sinistra.
Derek imprecò e prese un’altra freccia, mentre i due cigni scappavano in direzione del lago. Il principe non mollava, non aveva mai visto una coppia di cigni così belli e riprovò ancora a colpirli, mirando questa volta ad Emma, che era un bersaglio più facile, dato che era ferita. Nonostante questo, la principessa riuscì a schivare il colpo, facendo arrabbiare il principe, che si incaponì ancora di più. I due cigni superarono la barriera dal foro che si era creato magicamente prima, che si richiuse subito al loro passaggio. Derek le seguiva ancora, cercando di prendere la mira e colpirle. Fortunatamente non ci riuscì ed il sole stava quasi per tramontare. Emma e Odette utilizzarono le ultime forze per giungere al lago. Emma fu subito portata da Selena e Luna da Odille nelle loro stanze, affinché venisse curata, mentre Odette prendeva tempo con Derek.
La luna non era ancora apparsa in cielo, mancava poco però. Vide il principe comparire dalla boscaglia, con ancora una freccia. L’ultima. Derek prese un bel respiro e la puntò al cigno. Odette rimase ferma, in attesa. Doveva assolutamente evitare il colpo, altrimenti le sarebbe stato fatale. Ma improvvisamente il principe abbassò l’arco, dicendole: “Sei una creatura così bella … e hai meritato il mio rispetto, solitamente non mi sfugge mai una preda.” Le sorrise e, proprio mentre stava per andarsene, spuntò la luna e Odette riprese le sue sembianze umane. “Derek !” esclamò, camminando sul fondo dell’acqua e facendosi strada tra le bianche ninfee che galleggiavano sulla superficie del lago.
Il principe si voltò lentamente, riconoscendo la voce della giovane. Appena la vide, il suo cuore scoppiò di gioia e le corse incontro, abbracciandola: “Odette ! Amore mio, ti ho cercata così tanto in questi ultimi cinque anni …” Le labbra dei due si unirono nel loro secondo bacio, trasmettendosi l’amore che provavano l’uno per l’altro. Il ragazzo le chiese che razza di incantesimo la tenesse prigioniera e come fare a spezzarlo. Odette disse: “Devi fare un giuramento d’amore eterno.” Derek sentì il cuore in gola all’idea, era emozionato e felice. Avrebbe fatto questo ed altro per la sua amata, ora che l’aveva ritrovata. Le prese le mani ed esclamò: “Lo farò, certo !” Ma Odette scosse la testa: “Non è così semplice Derek … non voglio che tu lo faccia.” Il principe fece una faccia confusa e le chiese il perché, quando sentirono una voce da uomo chiamare la principessa: “Odette ! Odette !” Era Rothbart, che tornava dal castello di Regina, a cui aveva fatto rapporto su ciò che era capitato ad Emma poco tempo prima. La principessa fece segno al suo amore di allontanarsi, ma prima di scappare tra gli alberi le disse: “Non me ne vado da nessuna parte se non mi giuri di venire al castello la sera del ballo ! Promettimelo, Odette ! Non posso perderti.”
La giovane, presa dalla paura del mago, gli promise di venire al ballo, anche se non sapeva come fare a mantenere la parola data. Ciò bastò a Derek per lasciarla e scappare così dallo stregone, che intanto era arrivato sulle rive del lago: “Odette ! Ho sentito la tua voce, con chi stavi parlando ? E come mai sei ancora fuori ? La luna è spuntata da un pezzo, ormai …”
La albina rimase di sasso, non sapendo come rispondergli. In quel momento la sua testa era vuota e disse l’unica cosa che avrebbe potuto placare l’ira di Rothbart, nel caso in cui l’avesse sentita parlare con il suo amato: “I-io ho d-deciso … d-di diventare la vostra s-sposa.” La mascella di Rothbart cadde quasi a terra dallo stupore. Odette era la sua preferita tra le principesse e quella era la prima volta che uno dei suoi ostaggi accettava finalmente di divenire sua moglie. Il mago esclamò stupito: “No ?! Oh Odette … mi hai reso felicissimo ! Sarò un buon marito, vedrai. E tu sarai la mia sposa … la mia fedelissima sposa, vero ? –sibilò a denti stretti le ultime parole -Peccato che tu sia innamorata del principe Derek.”Odette spalancò la bocca, sconvolta. Il mago aveva sentito tutto dunque. La paura prese il possesso della giovane, che iniziò a tremare, immaginando il peggio per sé ed il suo amato principe.
Rothbart sorrise compiaciuto, vedendo la reazione della giovane: “Non temere, non lo ucciderò. Occuperebbe ugualmente il tuo cuore … no, basterà tenerti con me qua al lago. Il principe troverà sicuramente un’altra degna sposa e si dimenticherà presto di te … - Odette scosse la testa ed iniziò a piangere – ah, dimenticavo. Tra tre giorni, anche volendo, non potrai recarti al castello … perché non ci sarà la luna piena !” Rise malvagiamente, lasciando la povera principessa nello sconforto e nella disperazione.
Odette pianse tutta la notte, restando con i piedi nel lago, in ginocchio tra le candide ninfee e ripensando al suo principe ed a quell’ultimo bacio che avevano avuto il tempo di scambiarsi.




Angolo autrice:
Ed eccomi al quarto capitolo, spero non sia stato nè troppo breve nè troppo veloce ... come vi avevo anticipato, è ricco di svolte. Ma non preoccupatevi, la storia non fnirà tanto presto. Il piano di Regina è solo agli inizi. Cosa accardà ad Emma e le altre principesse ? Riusciranno Killian ed Emma a ritrovarsi ? Cosa sarà successo a Biananeve e a tutti gli altri, in questi anni ?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto !
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 5
*** Il cigno bianco ed il pirata ***


5. Il cigno bianco ed il pirata.



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Killian era da tre anni divenuto un pirata, insieme alla sua ciurma di ex marinai del re. Avevano dovuto abbandonare la Pegasus, poiché era troppo riconoscibile e vistosa, non era adatta ad un gruppo di pirati.
Avevano dunque bisogno di soldi e facili. Sia per comprare una nave degna del suo capitano, sia per navigare per mari in cerca di tesori da trafugare ed avventure che riuscissero a far dimenticare a Killian il dolore per la perdita del fratello, ancora vivido. Così l’equipaggio era venuto a conoscenza di una festa di compleanno e forse fidanzamento di un principe di un regno non molto lontano, Lakeland. Cosa c’era di meglio che il caos di una festa per un colpo sicuro e fruttuoso ? Erano pirati, certo. Ma anche ladri e quel lavoretto faceva al caso loro, tanto più che in quel reame nessuno li conosceva.
Il capitano dunque rapì un paio di soldati che erano di guardia per sostituirli, insieme ad un paio dei suoi scagnozzi. Si infiltrarono così nel palazzo, mentre tutti erano presi dalle presentazioni delle principesse, che danzavano davanti al principe Derek, mostrando tutta la loro beltà e giovinezza.
Quello spettacolo fece tornare alla memoria del pirata la prima volta in cui si era intrufolato in un castello reale. Sorrise e si chiese come mai i nobili fossero così fissati coi matrimoni. Insomma, non bastava aspettare, come facevano tutti, di trovare l’anima gemella, senza fare tutte queste cerimonie ? Killian agitò il capo con disdegno e si preparò al furto. Presero dalla stanza della regina vari gioielli e dal tesoro reale quanto possibile. Mentre stavano per defilarsi silenziosamente e senza farsi notare, il capitano vide il principe al centro della pista da ballo mentre ballava con una ragazza dai candidi capelli mossi ed un vestito aderente nero dalle spalline basse ed uno spacco sulla schiena davvero invitante. I due si sorridevano raggianti ed il pirata pensò che forse quel principino da strapazzo era riuscito a trovare la donna giusta. Alzò lo sguardo e vide davanti alle finestre del palazzo un cigno, che batteva il becco sul vetro furiosamente.
Quel cigno … io l’ho già visto ! pensò Killian, ricordando il sogno che aveva fatto due anni prima. Fidandosi del suo infallibile istinto, mandò i suoi complici alla nave, dandogli anche il resto del bottino ed ordinando loro di non salpare fino al suo rientro. “Giuro che se al mio ritorno non trovo la nave, vi scuoierò vivi ! Vi cercherò anche all’Inferno, dovesse essere l’ultima cosa che faccio … quindi vi conviene seguire gli ordini !” disse per minacciare i suoi uomini, che bisbigliarono il loro: “Agli ordini, capitano !” E tornarono di soppiatto alla nave. Intanto, il capitano guardava ancora la scena.
Il principe aveva fatto fermare le danze e stava facendo una dichiarazione d’amore. O meglio, un giuramento di amore eterno alla giovane con cui aveva appena danzato. Killian notò che il cigno aveva iniziato ad agitarsi ancora di più e a scrollare il capo candido, come se fosse contrariato. Nel momento in cui Derek pronunciò le parole: “Giuro solennemente di amare per sempre questa donna, con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima.” , il cigno fece una specie di smorfia di dolore e si portò un’ala al petto, come se fosse ferito, per poi cadere a terra. Poco dopo però il pirata lo vide volare a stento via dal palazzo. Intanto il principe Derek abbracciò la sua dama dall’abito nero. Un gufo piombò nel centro della pista, davanti alla coppia, e si trasformò in un uomo dai capelli bruni e due baffi spessi. Killian approfittò della confusione generale per andarsene e seguire il cigno bianco.

~

Rothbart fece qualche passetto di danza canticchiando, mentre tutti i presenti lo scrutavano spaventati. Il mago si fermò ed esclamò: “Salve, principe Derek  … è un piacere conoscervi !” Il giovane si mise tra lui e la ragazza albina, con l’intento di proteggerla dallo stregone, e disse: “Siete voi il malvagio mago che ha lanciato un incantesimo sulla mia Odette e che ha ucciso suo padre ! Ma io ora ho rotto l’incantesimo, non avete più alcun potere su Odette !”
Rothbart rise divertito da quello sciocca e presuntuosa affermazione e rispose: “ Cosa ve lo fa credere ? Il giuramento che avete fatto ? Che ingenuo che siete ! Per spezzare il mio maleficio è necessario sì un giuramento, che voi avete fatto, certo … ma si deve fare in punto di morte ! E voi, per giunta … lo avete fatto alla ragazza sbagliata !” Detto questo, scagliò un lampo viola sulla ragazza vestita di nero, che si accasciò a terra.
Subito il principe corse da lei, temendo di trovarla morta. La prese tra le sue braccia, bisbigliando il nome della sua amata. Ma poco dopo, il viso di Odette si tramutò in quello orrendo di Odille. Derek si allontanò da lei sconvolto, mentre il mago rideva: “Non vedo l’ora di partecipare alle nozze, mio caro. Tu e mia figlia farete una coppia stupenda !” In quel momento il principe capì l’inganno in cui era caduto e chiese, con i pugni serrati: “Dov’è Odette ?”
Gli occhi di Rothbart si fecero delle fessure e rispose in modo rabbioso: “Dove non la potrete più trovare !” Scomparve in una nube blu, insieme alla figlia. Derek non credeva ai suoi occhi, ma doveva assolutamente trovare la sua amata. Così si allontanò dalla sala, senza ascoltare gli ordini della madre che gli imponeva di restare, perse i cavallo e si diresse al lago dei cigni. Era l’unico posto in cui credeva che Odette potesse essere.

~

Il cigno si accasciò sulle rive di un lago e si trasformò nella stessa dama che aveva visto ballare con il principe Derek. Killian non poteva crederci, ma restò a guardare, sentendo che qualcosa stava per accadere. La ragazza aveva il fiato corto e sembrava sul punto di morire, così le si avvicinò per prestarle soccorso. Prese tra le braccia la principessa, che respirava a fatica e piangeva. Non sapendo che fare, il pirata le chiese cosa poteva fare per lei. La giovane agitò la testa sconsolata: “Per me non c’è più nulla da fare, ho perso il mio amore … ma vi prego salvate le mie sorelle Emma, Selena e Luna !  Sono anche loro vittime dell’incantesimo e prigioniere di Rothbart !”
La giovane indicò i tre cigni che galleggiavano tristi sul acqua, guardando i due. Sembravano dispiaciuti per la morte della ragazza. Killian scosse il capo, non capendo di cosa stesse parlando: “Mi state dicendo che questi tre cigni davanti a noi in realtà sono delle fanciulle vittime di un sortilegio ? Io sono solo un pirata, non …” La giovane sussultò e disse supplicante: “Ve ne prego !” Killian, che nonostante fosse un pirata aveva un codice d’onore, non poté ignorare l’ultimo desiderio di una fanciulla così pura e dolce: “Glielo prometto.” La principessa sorrise rasserenata, mentre le forze pian piano la abbandonavano sempre più.
In quel mentre, la luna piena apparve in cielo ed il suo riflesso sulle acque del lago ridiedero l’aspetto umano alle altre tre principesse, che si fiondarono in aiuto della loro sorella Odette. Selena le teneva il capo, pregandola di restare con loro. Luna invece le stringeva la mano, piangendo. Ed Emma le scuoteva le spalle, chiedendole disperatamente di riprendersi. Killian fissò Emma, sbalordito. Dalle sue labbra uscì lieve il nome della sua amata principessa: “Emma …” Lei si voltò verso il pirata, iniziando a riconoscerlo. In cinque anni, lui era cambiato molto: aveva una cicatrice sul volto ed i suoi vestiti erano quelli di un pirata. Ma i suoi occhi ed il suo cuore non erano mutati ed Emma li riconobbe: “Killian … sei davvero tu ?”
Non ebbero tempo per le spiegazioni. In quel momento uscì dalla boscaglia il principe Derek. Il giovane fissò disperato la sua amata, in punto di morte. “No …” disse sconsolato, inginocchiandosi a terra per la disperazione. Una nube viola apparve dietro il principe, alla cui gola comparve una lama. Le tre principesse sobbalzarono: Rothbart teneva la lama di una spada sulla gola di Derek e sibilò: “Odette, se vuoi che il tuo principe viva, devi sposarmi.”
Gli occhi della albina ripresero vita, come scossa dalla consapevolezza che se non avesse agito avrebbe perso per sempre il suo principe. Si tirò su e nel mentre biascicava: “Prometto … di amarti ed onorarti- “No !” gridò Derek, prima di essere zittito dall’arma del mago – tutti i giorni della mia vita … - una lacrima scese dal volto della fanciulla – e di …” Killian prese un pugnale dalla sua cinta e lo puntò alla testa del mago, minacciandolo: “Se non molli il principino, giuro che ti ammazzo !”
Odette smise di parlare. Rothbart lo guardò confuso, non aveva mai visto quel pirata e non capiva perché si era messo in mezzo. Sorrise, pensando che era davvero sciocco da parte sua credere di riuscire a batterlo con un misero pugnale. Con un gesto della mano, lo scaraventò a terra, tenendolo bloccato con la magia al suolo. “Killian !”gridò Emma disperata e corse verso di lui.
Il mago si materializzò poi davanti al pirata e gli tagliò di netto una mano con il pugnale, caduto a poca distanza dal suo proprietario. Era una dimostrazione di forza :non stava scherzando e nessuno doveva permettersi di opporsi a lui. Il pirata urlò per il dolore. La sua mano venne gettata dallo stregone nelle acque del lago. Poi lo colpì al petto, ferendolo a morte. Emma si avvicinò a lui, piangendo e gridando il suo nome. La ferita perdeva moltissimo sangue ed il pirata aveva il viso contratto dal dolore, ansimava e diceva il nome della sua amata, in un rantolo confuso: “Emma … Emma …” La principessa gli prese la mano, dicendogli di non mollare.
Poi strappò il pugnale dal petto dell’uomo in un sol gesto e lo scagliò con rabbia contro Rothbart, che però lo schivò abilmente. Il mago premette la lama alla gola del suo ostaggio usando la magia, infatti la spada era rimasta incollata alla gola di Derek durante il breve combattimento tra il mago ed il pirata. Fece sanguinare il principe. Procurandogli un taglietto, e gridò rivolto ad Odette: “Continua !” Il pugnale era caduto ai piedi del principe, dopo che Rothbart lo aveva schivato.
La principessa albina riprese il suo giuramento, singhiozzando tra le lacrime: “ Di rimanerti fedele e-“ Derek gridò ancora: “No !” Con uno scatto rapidissimo riuscì a liberarsi dalla lama della spada e a prendere il pugnale da terra, per poi trafiggersi il petto con decisione. La morte per lui sarebbe stata meglio della consapevolezza di aver perso per sempre Odette. Un lampo bianco uscì dal petto ferito del principe, accecando tutti i presenti.
Quando si risvegliarono, il sole stava per prendere il posto della notte. Emma si portò una mano alla testa, sentiva un gran male. Poi sgranò gli occhi, ricordando la ferita mortale del pirata e si mise subito a cercarlo, col fiato corto: “Killian … Killian !” Era a pochi passi da lei, con la sua ferita ancora sanguinante, disteso a terra ed in fin di vita. Emma gattono fino ad arrivare da lui, strappò l’orlo della sua gonna bianca e azzurra, cercando con quella di fasciare il moncherino del pirata e di tamponare la ferita al petto, inutilmente. Il lembo da azzurro divenne rosso cupo. 
Tra le lacrime ed i singhiozzi disperati, gli disse appoggiandogli il capo sul suo grembo: “Killian, parlami, ti prego ! Sono qui, avanti !” Temeva infatti che l’uomo perdesse conoscenza e morisse, non poteva perderlo per sempre in quel modo. Il pirata iniziò a dire con voce roca: “Emma … ho pensato a te ogni giorno da quella sera … da quel bacio …”Una fitta di dolore fece contrarre il viso del capitano, facendolo smettere di parlare. “Anche io, Killian !- esclamò Emma, con le lacrime che le rigavano le guance ed il corpo tremante -Continua a parlarmi, ti prego … Non lasciarmi !”
Killian fece un sorriso triste e le asciugò una lacrima dal viso con la mano tremante e pallida. Emma gliela strinse, cercando di dargli forza. Iniziava a sentire freddo e ad impallidire, le energie stavano abbandonando il suo corpo. Ebbe giusto il tempo di sussurrare, rivolto alla principessa: “Ti amo Emma … ora e per sempre, te lo giuro !” “No, non mi lasciare, Killian !” gridò lei, accarezzandogli il volto e pregando affinché un miracolo lo salvasse. Un fascio di luce bianca comparve dalla ferita al petto dell’uomo, sanandola. Killian la guardò con gli occhi sgranati e riacquisto sia le forze che il colorito della pelle. Emma gli accarezzò il viso e rise come una bambina insieme a lui. Pianse ancora ,ma di gioia e lo abbracciò dolcemente, accorgendosi solo in quel momento che la mattina era appena arrivata. Baciò il suo uomo sulle labbra, stringendolo forte a sé: “Non azzardarti più a farmi questo, stupido !” Killian rise, accarezzando la schiena della ragazza.
Nel mentre, anche gli altri si erano ripresi. Derek si guardò il petto e notò con stupore che la sua ferita non c’era più. Rothbart era scomparso e con lui il suo sortilegio: aveva spezzato l’incantesimo e Killian aveva fatto lo stesso con quello di Regina. Odette gli gettò le braccia al collo, piangendo di gioia: “Temevo di averti perso, amore mio !” Il principe la strinse a sé, sussurrandole all’orecchio: “Non ti lascerò più, Odette ! Perdonami, ti ho fatto soffrire così tanto …”

~

Odette e Derek tornarono al loro palazzo per celebrare finalmente le loro nozze. Selena e Luna presero la prima nave verso le Isole del Sud, salutando le loro due carissime amiche con cui avevano diviso la prigionia ed il maleficio. “Cosa farai ora ?” le aveva chiesto Killian, mentre si sistemava un uncino al posto della mano amputata, curata dai medici del regno di Lakeland.
Sentiva ancora chiaro e forte il dolore, ma cercava di non far preoccupare la bionda. Emma sospirò, mentre guardava la nave delle due sorelle sparire nell’orizzonte: “Torno a casa, dalla mia famiglia. Loro hanno bisogno di me.” Il pirata abbassò il capo e sussurrò: “Anche io ho bisogno di te …”
Quel giorno, Killian venne accolto dai suoi uomini sulla loro nave, la Jolly Rogers, comprata con i soldi del furto. Quando videro l’uncino al posto della mano, non se ne preoccuparono troppo, ma urlarono a gran voce il nuovo nome del loro uomo migliore: “Capitan Uncino ! Capitan Uncino !”
Emma lo seguì poco dopo, sorridendo per l’affetto e la stima che quei pirati dimostravano per il suo Killian. Lui le prese una mano e la presentò al suo equipaggio: “Osate anche solo toccarla con un dito e vi prometto che farete un giro sulla passerella ed incontrerete gli squali o una morte per annegamento ! Ed ora … dritto a ore dodici. Destinazione: la Foresta Incanta.”

~

Uncino era al timone e nonostante il fatto che non avesse più la mano sinistra, guidava la sua nave con la stessa maestria di prima. Emma non riusciva a perdonarsi, Killian aveva perso la mano per colpa sua e aveva rischiato la vita per salvarla. Non distoglieva lo sguardo dall’uncino, che luccicava al sole. Il pirata allora le disse seccato: “Potresti smettere di fissarmi l’uncino in quel modo ?” La bionda abbassò lo sguardo: “Mi dispiace tanto, Killian … è colpa mia se adesso non hai più …” Non riuscì a terminare la frase. Il capitano allora esclamò: “Se il prezzo per riavere te è una mano, allora sono più che felice di averlo pagato !” Emma sobbalzò, sorpresa da una tale affermazione e gli sorrise.
Poco dopo, Killian la portò agli alloggi del capitano: “Puoi dormire qua, io mi prenderò una branda col resto della ciurma …” Emma guardò il piccolo letto dalle coperte un po’ logore, la libreria piena di libri nautici e il tavolo con alcune bottiglie di rhum sopra e qualche bicchiere. Con sguardo triste, gli chiese: “Cosa ti è successo ?” Killian sobbalzò sorpreso e sospiro: temeva proprio quel momento, ma sapeva che lei era una gran curiosona e le doveva delle spiegazioni. Le raccontò della morte ingiusta del fratello e del complotto del suo re, di come era divenuto un pirata e della sua nuova passione per il rhum, accentuata dal dolore per la perdita. Emma non disse nulla per tutto il racconto, ma quando il pirata ebbe terminato gli chiese: “Vuoi bere con me … pirata ?”
Uncino ridacchiò e si avvicinò ai bicchieri impilati sul tavolo, ma Emma gli bloccò la strada, dicendo: “Faccio io …” Killian fece una smorfia di rabbia e gridò: “Non sono così incapace, Emma ! Posso farlo benissimo anche da solo, anche con una mano !” La bionda trasalì, capendo di aver ferito l’orgoglio del pirata, e si mise a sedere sul bordo del letto. Killian stappò una bottiglia e ne versò il contenuto in due bicchieri. Ebbe qualche difficoltà, ma niente che un po’ di esercizio non potesse migliorare. Odiava essere trattato come uno storpio, lui era un pirata e non una donnicciola bisognosa di aiuto ! Detestava anche quello sguardo di pietà che ogni tanto vedeva negli occhi della donna che amava, come se lei non potesse più contare su di lui per essere protetta. Capì però di aver esagerato con la principessa e si voltò verso di lei per scusarsi: “Mi dispiace … non avrei dovuto reagire così.”
Emma scosse la testa e replicò: “No … sono io che devo capire che tu, anche se non hai più una mano, sei sempre lo stesso … Mi hai fatto prendere una paura matta, lo sai ?”Killian le sorrise e sussurrò: “Scusa, amore. Voglio che tu sappia che ci vorrà ben altro per farmi fuori, anche con una mano sono il miglior spadaccino dei sette mari. Perdonami … ho avuto una reazione esagerata.” Lei gli baciò una guancia, sentendo il ruvido piacevole della sua barbetta e propose un brindisi: “All’uomo più indistruttibile di tutti, Killian Jones !” Fece così ridere il pirata. I due brindarono in quella cabina, raccontandosi tutto ciò che era accaduto in quei tre anni di lontananza.
Si fece buio e quando Killian si alzò per andarsene e lasciar dormire la ragazza, lei lo trattenne per la manica della giacca nera di pelle: “Resta ancora un po’ … non lasciarmi.” Il capitano si intenerì, ma sentì anche una nota di disperazione in quella voce così bella. Ricordò che quelle stesse parole le aveva sentite da lei quando stava per morire per mano di Rothbart.
Si voltò e la fissò dritto negli occhi, per poi spingerla delicatamente sul lettino fino a farla sdraiare , utilizzando la mano buona e senza spezzare il contatto visivo che si era creato tra i due. Le salì sopra, facendo leva sui gomiti e sulle ginocchia per non schiacciarla sotto il suo peso. Sentiva il fiato corto di Emma sul collo, il suo profumo e la morbidezza del suo corpo sotto di sé. Iniziavano entrambi ad eccitarsi per quella strana situazione che si era creata, complice anche l’alcol appena ingerito. L’atmosfera era elettrica e carica di aspettative.
Killian studiò il viso della bionda con i suoi occhi blu, mentre lei gli accarezzava il volto con entrambe le mani, sentendo il pizzicorino della barba nera dell’uomo. Il capitano iniziò a non capire più nulla, sentiva l’odore di lei arrivargli dritto al cervello e quelle carezze lo stavano quasi stordendo. Arpionò con l’uncino il materasso, cercando di controllarsi per non fare un atto avventato di cui pentirsi in futuro.
“Emma …” sospirò quel nome, prima di iniziare a baciarla dolcemente e lentamente, ma con passione crescente. Era il primo bacio che si davano con calma ed amore. La bionda gettò le braccia al collo del suo uomo, mentre lui continuava a baciarla con una tenerezza disarmante, aiutato da lei. Poi Killian si staccò da quelle labbra rosse, facendo restare la ragazza di sasso. “Voglio fare lo cose per bene con te, Emma. Sei una principessa, voglio trattarti come tale … appena troveremo i tuoi genitori … - stentò a crederci, stava davvero per dirlo – chiederò loro di avere il permesso di sposarti. Ed allora il tuo cuore sarà per sempre mio.” La baciò un’ultima volta, con delicatezza. Dopo quella promessa, si alzò ed uscì dalla cabina, chiudendo la porta dietro di sé.
Uncino aveva capito una cosa, mentre era in punto di morte: il suo unico rimpianto era quello di non aver passato del tempo con il suo amore appena ritrovato. Si era promesso quindi che, se fosse sopravvissuto, non avrebbe mai più lasciato il fianco di Emma ed aveva anche giurato a sé stesso di sposarla, perché lei era più importante di qualunque bottino e sarebbe stata la sua più grande e magnifica avventura della sua vita, ne era certo. Rise, pensando Chi lo avrebbe mai detto eh, fratello ? Ho deciso di sposarmi … vorrei tanto che tu fossi qua per darci la tua benedizione ed aiutarmi … ma so che tu vegli sempre su di me, mio caro fratello.

~

Emma tirò per bene il nastro azzurro che le legava i capelli biondi in una alta coda bionda e si preparò ad uscire dalla cabina di Uncino. Sapeva bene che gli uomini di mare detestano le donne sulle loro navi, le considerano portatrici di sventura. Mancava poco al loro sbarco, ma essendo su una nave pirata dovevano fare le cose di nascosto per non essere trovati. La principessa quasi si pentì di essere salita su quella nave, avrebbe potuto chiedere aiuto ad Alexandra ed i suoi genitori, oppure anche a Derek ed Odette. Ma l’idea di perdere Killian era stata insopportabile, così aveva deciso di aggregarsi alla banda di pirati. La giovane sapeva bene di poter tenere testa a tutti loro, forse solo il capitano avrebbe potuto metterla in difficoltà.
Mise per bene gli stivali di pelle nera che Odette le aveva fornito dopo aver indossato i pantaloni scuri che aveva portato con sé insieme al bustino nero sulla camicia bianca di Killian, che aveva preso in prestito dal guardaroba del pirata che la ospitava. Le stava un po’ larga, le maniche a sbuffo la facevano sembrare una nave con le vele afflosciate, ma le piaceva sentire su di sé l’odore del pirata. Sapeva di salsedine, schiuma da barba e rhum. Proprio come Killian.
Salì le scale e si ritrovò in mezzo ai pirati che svolgevano le faccende mattutine. Tutti sulla nave si voltarono a guardarla, con diffidenza. La cosa non sfuggì ad Uncino, che la chiamò a gran voce rimanendo al timone. La ragazza andò dritta da lui, tenendo testa con lo sguardo ai vari pirati. Doveva far capire ad ognuno di loro che non aveva paura e che lei era più forte. Appena la vide, il capitano le sorrise compiaciuto e commentò: “Non avrei mai pensato che i panni del pirata le stessero bene, principessina.”
Emma fece un sorriso seccato e ribatté: “Mi piacciono questi vestiti, anche se sanno un po’ troppo di rhum.” I due ridacchiarono complici e lei gli si avvicinò per chiedergli: “Cosa dicono i tuoi uomini di me ?” Killian esitò a risponderle, sistemandosi prima con la mano buona una ciocca di capelli ribelli al vento: “Niente che ti debba turbare … ci sono io, non oseranno toccarti con un dito.” Emma ribatté, appoggiando una mano sulla spalla dell’uomo: “Non mi riferivo a questo. E se si volessero ammutinare ?” Uncino sorrise divertito, quella donna sapeva addirittura le regole della pirateria. Ne rimase sorpreso, ma la rassicurò: “Vedi qualcuno in grado di tenermi testa ? A parte te, ne dubito … e tu non vuoi certo diventare il capitano di una nave pirata. Vero, tesoro ?” Quell’appellativo fece sorridere la bionda. Il pirata le si avvicinò per un bacio, ma lei lo fermò: “Non voglio dare spettacolo, Killian …” Lui rise: “Come desiderate, mia signora.”

~

Emma aveva gli occhi sgranati e pieni di lacrime. Non riusciva più a smettere di piangere. “Per mille diavoli !” esclamò Uncino, alla vista del palazzo reale ridotto ad un rudere. Doveva esserci stata una battaglia, avevano ridotto tutto in cenere e rottami. La principessa si avvicinò ancora di più al ponte levatoio sbrandellato, chiedendosi chi avesse fatto una cosa del genere. A terra, c’erano ancora i corpi morti dei soldati del palazzo e nell’aria si sentiva odore di sangue e morte. Killian la prese per un polso, scuotendo la testa: “Non è il caso che tu vada … quello che potresti vedere non sarà un bello spettacolo.” Emma gli rispose, con sguardo triste: “Devo.”
Si incamminò verso il suo castello, il luogo in cui era cresciuta e che ora era ridotto in macerie e desolazione. Scavalcò qualche corpo morto, con uno sforzo sovrumano. Killian sbuffò e disse ai suoi uomini: “Avete sentito la principessa ? Muoversi, codardi !” I pirati la seguirono, con in testa il loro capitano. La bionda andò nella sala da ballo del castello, dove aveva incontrato Killian per la prima volta. Perlustrarono poi tutto il castello, senza trovare i corpi dei famigliari di Emma. Trovarono i nani nel giardino, pietrificati. Emma pianse, accarezzando le loro spalle uno ad uno. Erano i suoi migliori amici, oltre che le sue guardie personali. Non trovarono però altri visi familiari e la principessa sperava si fossero salvati.
“Chi avrà mai compiuto tutto questo ?” chiese Uncino, guardando con orrore i corpi di alcuni uomini bruciati vivi. “Regina” ringhiò Emma a denti stretti. Era l’unica persona in grado di compiere un simile orrore, il problema era che doveva scoprire dove si nascondesse e che fine aveva riservato ai suoi genitori ed a Neal.
Sapeva che c’era una sola persona in grado di aiutarla, anche se avrebbe dovuto stipulare un accordo con lui. Chiamò i pirati e disse a Killian di far tornare tutti alla nave. “Qual è il piano, dolcezza ?” chiese sfrontato il pirata. “Cercherò una persona che può aiutarmi …” spiegò Emma, abbassando lo sguardo e tenendo una mano sull’elsa della sua spada. Il pirata alzò un dito e disse: “Cercheremo. Ed aiutarci, tesoro. Non ti lascio da sola in questa situazione, scordatelo.” Emma scosse la testa: “Tu non lo conosci, lui è pericoloso come nessun altro. Anche più di Rothbart e Regina messi insieme, non mi perdonerei mai se accadesse qualcosa anche a te per colpa mia. Ho già rischiato di perderti una volta …non voglio che ricapiti. Se perdessi anche te, io ...”
Killian le sorrise: “Sono un osso duro, non è così facile sbarazzarsi di me … e lo stesso vale per te. Ho detto che ti aiuterò e lo farò. Ricordati che devo parlare coi tuoi genitori …” La bionda arrossì al ricordo di quella promessa e ribatté testarda: “Ed i tuoi uomini ? Che cosa-“ Uncino le mise un dito sulle rosse labbra, sorridendole. “Se la caveranno, anche senza di me … l’unica cosa che desidero ora è stare con te. Voglio stare con te, Emma. Niente di quello che dirai o farai potrà farmi cambiare idea.”
Lei arrossì ancora di più ed il pirata ne approfittò per darle un bacio sulla guancia ed abbracciarla. La giovane gli chiese: “Lo vuoi … davvero ?”
“Più di ogni altra cosa …” le rispose il moro, baciandola poi sulle labbra.

~

Tremotino rispose al richiamo del suo nome, pronunciato tre volte da una giovane fanciulla bionda dall’aria familiare. Si materializzò nella foresta vicino al castello reale in pezzi e trovò Emma ed Uncino ad aspettarlo. Sorrise compiaciuto e ridacchiò: “Ihihi Emma, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato ! Cosa posso fare per aiutarti ?” Fece una stupida posa plastica ed un inchino fino a terra, facendo innervosire la ragazza, che rispose acida: “Lo sai benissimo, Signore Oscuro !”
“Oh ma che temperamento ! Mi ricordi tanto … tuo padre … già …” rispose lui allegramente, gongolando per la situazione. Emma ripensò al sua amato padre, sempre sorridente. Alla sua adorata madre, dolce e saggia. Ed al suo giovane e birbante fratellino. La malinconia le velò gli occhi di lacrime, ma si riprese al tocco di Killian, che le aveva messo una mano sulla spalla. Lui la guardò negli occhi e le fece un sorriso rassicurante, che ridiede forza alla giovane.
La principessa allora interrogò l’Oscuro: “Dove sono i miei genitori, mio fratello e tutti gli altri ?” Tremotino esclamò: “Calma calma calma, principessina. Una cosa per volta. Sai come svolgo i miei affari, no ?” Emma strinse i pugni e disse, con tono pacato: “Che cosa vuoi ?”
Tremotino mise le dita davanti a sé a formare un triangolo: “Un cappello.” La principessa lo guardò confusa, non capendo perché servisse un simile oggetto al Signore Oscuro. Così gli chiese: “Cosa vuoi farci … con un cappello, insomma ?” Lui allora spiegò la situazione: “Vedi, non è un semplice cappello, è molto prezioso per me. Mi è stato rubato e non sapevo che dove fosse fino a poco tempo fa. Mi serve e voi, se ci tenete al mio aiuto per ritrovare la famiglia della nostra cara principessina, dovrete riportarmelo” Emma sentiva che non stava mentendo, ma ancora non capiva quella strana vicenda. “Perché hai bisogno di noi ?” gli domandò allora, incuriosita dalla questione. Lui rispose calmo: “Vedete, è nelle mani di una persona che, se mi vedesse, beh … credo che cercherebbe di farmi fuori, non abbiamo dei buoni trascorsi.”
“Chi è questa persona?” intervenne Killian, che sentiva puzza di guai. Tremolino iniziò a ridacchiare, per poi pronunciare un terribile nome: “Baba Yaga. Anche se io la conoscevo con un nome diverso … prima di diventare una strega, era mia moglie. Si chiamava Milah.” I due sgranarono gli occhi ed Uncino commentò sarcastico: “Tra moglie e marito, non mettere il dito …” L’Oscuro lo fulminò con lo sguardo per poi tendere una mano verso la bionda: “Andata ?” Emma gliela strinse con decisione: “Andata.”



Angolo autrice :
Come sicuramente avrete notato, non riesco ancora ad inserire l'immagine al centro ... dovrete accontentarvi, mi spiace. Già quello che faccio così per me è tantissimo XD
Allora, il sesto capitolo è in fase di allestimento e per me sarà uno tra i più difficili da srivere perchè dovrò parlare del furto a Baba Yaga, che altre non è che la moglie di Tremotino ... spiegherò i dettagli prossimamente. Vi anticipo che, nel prossimo capitolo, troveremo un vecchio amico che conosciamo bene e che aiuterà i nostri eroi nella loro impresa ... dopotutto, è un grande ladro ...
Mi auguro che la mia storia vi stia piacendo, faccio del mio meglio. Grazie per ave letto, davvero ... siete in 100 esatti per ora, gentilissimi tutti ! Se volete, avete tempo e qualcosa da dire, recensite pure ... farete felice la vostra autrice ! :)
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 6
*** La strega e la maledizione ***


6. La strega e la maledizione.

“The cow as white as milk,
The cape as red as blood,
The hair as yellow as corn,
The slipper as pure as gold …”
dal prologo di Into the Woods.



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Killian rigirava tra le dita quella piccola boccetta dal liquido viola fosforescente, chiedendosi come potesse quella strana pozione rimpicciolire sia le persone che gli oggetti. Tremotino aveva detto che proveniva da un altro regno e che il suo effetto era con una scadenza di tempo di un’ora. 
Sulla fialetta, c’era una etichetta con su scritto “Bevimi”. Il pirata si rivolse alla principessa, che camminava a passo spedito verso nord: “Certo che il Coccodrillo avrebbe anche potuto fornirci un mezzo di trasporto o almeno dirci dove si trova la casa di questa fattucchiera.” Emma si voltò, confusa da quel nome: “Coccodrillo ?”
“Sì … insomma, hai visto la sua pelle ? Squamosa e verde proprio come quella di un alligatore …” aveva risposto pacato l’uomo, facendo sorridere la ragazza. Emma cercava di non pensare a tutta la morte e la distruzione che aveva visto, perché sapeva che era colpa sua. Se fosse stata più forte, non si sarebbe fatta catturare così da Regina. Sospirò, spronando il pirata a lamentarsi meno e a camminare di più.
Ad un certo punto, Killian le chiese: “Com’era essere un cigno ? Intendo dire … so che era una cosa terribile, ma … com’era volare ?” Lei rispose: “Era l’unica cosa bella di quella vita.” Chiusero così il discorso, Emma non voleva parlare dei suoi anni sotto l’effetto dell’incantesimo perché era stata una vita di segregazione e lontananza da casa davvero dolorosa per lei e le altre. Sentirono poi lo scalpitare di zoccolo ed il nitrire di due cavalli, insieme al rumore delle ruote di una carrozza. Emma fece segno a Killian di prepararsi all’agguato.
Passò di lì poco dopo una piccola carrozza bianca con decorazioni floreali in oro, guidata da un corpulento cocchiere e trainata da due cavalli dal manto bruno. Il piano della ragazza era di distrarre il cocchiere, fingendosi ferita, per dare al suo complice il tempo di rubare i due cavalli. Poi avrebbe tramortito il cocchiere ed i due avrebbero finalmente avuto un mezzo di trasporto più veloce delle proprie gambe. Ma in quel momento sentirono un urlo straziante di un uomo robusto, che si teneva la gamba sanguinante. Ad Emma sfuggiva qualcosa, mentre Uncino ghignò divertito: “More … non è veramente ferito. Riconosco il sangue vero. Deve far parte di un gruppo di briganti …” La bionda iniziò ad innervosirsi: “Possibile che debbano attaccare proprio la nostra stessa carrozza ? Dannazione !”
“Adoro quando imprechi così, dolcezza …” rispose lui, ridendo sotto i baffi. Il cocchiere scese per controllare lo stato del ferito ed in quel momento un uomo vestito di verde entrò nella carrozza. Si sentì un urlo strozzato provenire dall’interno, probabilmente il ladro stava derubando una giovane nobile, sfortunatamente per lei.
“Andiamo” disse Emma, facendo segno al pirata di seguirla. Si avvicinarono al mezzo e liberarono i due cavalli, quando sentirono altri cavalli avvicinarsi. Videro i cavalieri neri con i loro scuri destrieri ed uno di loro, vedendo la scena, urlò ai suoi compagni: “Al ladro !” Subito corsero verso i due, che salirono rapidi in sella ai due destrieri. Il cocchiere si girò, vedendo i sue rubargli i cavalli, ma venne tramortito da un colpo di bastone dal finto ferito, che gridò rivolto al suo complice: “Robin ! Svelto, ci sono le guardie della regina cattiva !”
Allora l’uomo vestito di verde uscì dalla carrozza, tenendo in mano i gioielli appena rubati ed iniziò a correre con il suo compagno, che era più lento e corpulento di lui. “Avanti, Little John ! Non vorrai farti prendere dai tirapiedi di quella strega, no ?” lo esortò il ladro, che era ad un passo da lui. Vide Emma ed Uncino sui due cavalli e gli chiamò, agitando la mano: “Ehi, colleghi ! Aiutateci vi prego ?” Killian sbuffò, rivolto ad Emma: “Perché mai dovremmo aiutare due ladruncoli ?” La bionda alzò un sopracciglio e rispose secca: “Un pirata non è tanto diverso da un ladro … ma se la regina li cattura, li ucciderà di certo.” Uncino alzò le spalle, incurante: “Non è un problema nostro, sono dei ladri e se vengo beccati, quello è il loro destino.” Emma rincarò la dose: “Guarda che è colpa nostra se li hanno trovati ! Io in ogni caso ho intenzione di aiutarli ! – fece voltare il cavallo in direzione dei due ladri – I nemici di Regina sono i miei amici.” Spronò allora il cavallo.
Il moro sospirò rassegnato: “Ah … faremo come desideri tu, allora. Mi farai finire nei guai, dolcezza !” Seguì così Emma. La principessa caricò sul suo cavallo Robin, mentre Killian dovette faticare molto per far salire Little John. “Davvero, Little John ? -esclamò il pirata, quando i due si furono presentati – Non sei proprio piccolo, amico.”
I soldati della regina li avevano raggiunti, ma i due aumentarono la velocità dei loro cavalli. “Dobbiamo trovare un modo per seminarli, Killian !” esclamò Emma, guardandosi in trono per trovare una stradina in cui scappare. Ad un certo punto, Robin le indicò un albero a pochi metri da loro, dietro cui si nascondevano due briganti. “Ci penseranno loro …” disse il principe dei ladri. Quando i cavalieri neri stavano per raggiungerli, una corda comparve davanti ai loro cavalli, facendoli cadere rovinosamente a terra.

~

“Direi che siamo pari …” commentò Emma, scendendo dal suo cavallo. Tese una mano a Robin per aiutarlo ed il ladro disse: “Grazie per il vostro aiuto, my lady. Se non fosse stato per voi, io ed il mio amico John a quest’ora saremmo nelle segrete della regina, con un cappio al collo … vi ringrazio davvero, come potrò mai sdebitarmi ?”
Uncino intervenne, scendendo anche lui dal suo destriero: “Magari togliendovi dai piedi ?” Quei due non gli piacevano, soprattutto Robin, che gironzolava troppo intorno ad Emma, nonostante avesse un età per cui avrebbe potuto farle da padre. La principessa lo fulminò con lo sguardo: “Aiuto Little John a scendere, Killian …”
Il pirata roteò gli occhi al cielo, borbottando: “Ai vostri ordini …” Dovette così tirare giù quel bestione di Little John, con non poca fatica, mentre Emma chiedeva al principe dei ladri notizie su Baba Yaga. Robin la guardò sorpresa e raccontò: “So che la strega abita in una casa … decisamente strana. Ha delle zampe di gallina e si muove in continuazione. Secondo una leggenda, mangia i bambini che osano entrare nella sua dimora. Se qualcuno la uccide, diventa automaticamente la nuova Baba Yaga, acquisendone i poteri. L’ultima è stata uccisa da poco, un anno fa, da una donna che ora ha preso il suo posto. Solitamente vaga per le Lande Desolate, dovreste riuscire a trovarla là … - Emma annuì, mentre pensava già ad un modo per raggiungere le Lande Desolate – ma volete sul serio cercare di rubare a lei ? Tutti coloro che hanno tentato l’impresa, hanno fatto una brutta fine … ve lo sconsiglio caldamente, my lady.” Emma sapeva che quella missione sarebbe stata estremamente pericolosa, ma Tremotino era l’unico che poteva indicarle il luogo in cui la regina cattiva aveva intrappolato la sua famiglia.
Così ribatté :”Correrò il rischio, grazie dell’avvertimento … ma ditemi, cos’è successo al re James e alla regina Biancaneve ?” Il ladro sobbalzò, per poi guardare il suo collega e rispondere: “Sono stati attaccati dalla regina cattiva, un paio di anni fa. Dopo una strenua battaglia, Biancaneve decise di porre termine alla guerra e di stipulare un accordo con la regina cattiva, così si consegnò a lei, affinché risparmiasse gli abitanti del suo regno ed il resto della sua famiglia. Aveva da qualche anno perso la figlia per colpa della strega e non voleva perdere altre persone che amava. Ma la malvagia regina intrappolò lei e la sua corte, per poi seminare panico e distruzione, uccidendo tutti i soldati del buon re James e riducendo ad un mucchio di macerie il loro palazzo … strano che voi non conosciate la storia, dovete essere stata via per molto tempo.”
Lo sguardo di Emma si rabbuiò, tanto da far preoccupare Killian, che le si avvicinò. La principessa seppe in cuor suo che era solo colpa sua se tutti quei soldati erano morti e la sua famiglia era nelle mani di Regina. Magari li sta torturando, facendoli soffrire lentamente e dolorosamente … devo ritrovarli al più presto.

~

Robin fornì ad i due viveri sufficienti per tre giorni ed una mappa, in cui era segnato il sentiero che li avrebbe portati il più velocemente possibile alle Lande Desolate. “Avrei voluto portarvici io stesso … - spiegò il ladro – ma il mio codice d’onore me lo impedisce. Sto il più lontano possibile dalla magia. Non porta altro che guai, voi dovreste fare lo stesso, amici miei.”
Emma gli sorrise e rispose: “Non abbiamo scelta, dobbiamo ritrovare i miei genitori e mio fratello minore … grazie dell’aiuto, Robin.” Si salutarono con una stretta di mano, anche Killian fece lo stesso, utilizzando la mano buona. Partirono poi di buon mattino, verso nord.
Il pirata percepiva chiaramente un clima di tensione e di tristezza, capì che Emma pensava a ciò che era accaduto ai suoi genitori e si colpevolizzava dell’accaduto. Allora disse, rivolto alla ragazza: “Non è stata colpa tua. Non potevi fare nulla. Smettila di pensare al passato, non si può tornare indietro. Resta concentrata sulla missione, dobbiamo ritrovare i tuoi.” La bionda annuì: “Avrei solo voluto combattere al loro fianco …” Killian ribatté pacato: “Se lo avessi fatto, adesso saresti in prigione insieme a loro. Ma noi non ci saremmo rincontrati.” La principessa gli sorrise, ricordando quanto quel pirata dagli strani modi fosse la cosa più importante e bella che le fosse accaduta in tutta la vita.

~

Dopo tre giorni di cammino estenuante, arrivarono alle Lande Desolate, il cui nome era più che azzeccato, tanto che Uncino commentò: “Direi proprio che siamo arrivati.” Davanti a loro c’era una landa brulla, con della sterpaglia e nessun albero, se non qualche arbusto raggrinzito. La terra era grigia ed il freddo pungeva ed entrava fin dentro le ossa, tanto che Emma si strinse ancora di più nel suo mantello blu. I cavalli erano restii ad oltrepassare il confine tra la foresta e le lande, ma alla fine cedettero. Gli zoccoli calpestavano la terra fredda e sterile, tirando su polvere grigia. Il loro fiato si poteva vedere sotto forma di nuvolette bianche e restavano nervosi, quel posto sapeva di oscurità e magia, anche i nostri due eroi potevano percepirlo.
Killian cercò di spezzare il silenzio che si era creato: “Non penso sarà difficile trovarla … insomma, non penso esistano molte case che si muovono su due zampe di gallina in questa terra dimenticata.” Emma annuì, ricordandogli di prestare la massima attenzione. Non avevano elaborato un piano e la cosa era in loro svantaggio.
Poco più in là, videro finalmente la casa della strega. Le zampe di gallina erano chilometriche e scheletriche, davvero lugubri. Tenevano la casupola di legno e paglia sospesa in aria, facendola oscillare a destra e a sinistra. L’abitazione era circondata da un piccolo giardino con orto, delimitato da uno steccato fatto di ossa umane. Sul tetto di paglia fumava il caminetto, alzando una nube scura. La casa faceva accapponare la pelle.
Il pirata chiese preoccupato: “Come dovremmo fare a salire fin là su ? Hai qualche idea ?” Emma sospirò, replicando: “Sì. Ma so che non ti piacerà … ci arrampicheremo, lasciamo i  cavalli.” Killian borbottò sconsolato: “Hai ragione, questo piano non mi piace per niente. E poi che facciamo ? Bussiamo alla porta e chiediamo gentilmente di darci il cappello del Coccodrillo ?” Emma roteò gli occhi: “Ci inventeremo qualcosa.” Scesero entrambi dai cavalli, legandoli ad un arbusto lì vicino e si avviarono verso la dimora di Baba Yaga.
Arrivati ai piedi delle orride zampe di gallina, si legarono i fianchi con una spessa corda e decisero di salire dalla zampa destra. Killian fece un inchino: “Dopo di lei, mia signora.” Dunque Emma era in testa ed il pirata le copriva le spalle. In realtà Uncino lo aveva fatto per evitare che la ragazza cadesse e per non farle vedere che, dato che aveva solo una mano, aveva non poche difficoltà ad arrampicarsi e non voleva farla preoccupare. Nonostante questo, Emma sapeva bene che il pirata aveva difficoltà in quella salita, così lo teneva costantemente d’occhio.
Ad un certo punto, Killian aveva messo l’uncino male e stava per cadere di sotto, portandosi Emma con sé, ma la ragazza lo afferrò per la mano e lo riportò sulla zampa. La principessa sgridò il pirata, con le lacrime agli occhi: “Ti avevo detto che era una missione pericolosa ! Dannazione, se muori giuro che verrò a tormentarti all’Inferno !” Ripresa la lenta salita, seguita dal capitano, che si sentì per la prima volta un peso per lei.
Arrivarono infine allo steccato di ossa umane e si aggrapparono  ad esse. Da lassù, si poteva vedere sia la Foresta Incantata che il resto delle Lande Desolate. Avevano entrambi il fiatone ed il pirata chiese: “Qual è la prossima mossa ?” Emma rispose prontamente: “Semplice: beviamo.” Killian sorrise e le porse la fialetta che l’Oscuro aveva dato loro. La principessa ne beve un sorso e poi la passò al moro, che fece lo stesso, per poi chiudere il resto della bevanda. Aveva un sapore fruttato, simile alla fragola. Dopo poco, i due iniziarono a rimpicciolirsi, fino a diventare grandi quanto un pollice.
Emma indicò un buco tra le ossa della staccionata: “Andiamo” Si infilarono così tra le ossa bianche ed entrarono nel giardino della strega, che da quella altezza sembrava davvero immenso. Coltivava anche verdure di ogni genere: lattughe, asparagi, pomodori, rucola, rape e tanto altro. L’orto, nonostante la temperatura fredda delle Lande, era verde e rigoglioso come in una giornata d’estate.
Emma ed Uncino si fecero strada tra la vegetazione rigogliosa, fino ad arrivare all’immensa porta della capanna della strega, il cui pomello era un cranio di un neonato o di un piccolo animale. La principessa lo guardò e fece una smorfia disgustata, Killian invece commentò: “Questa strega ha proprio dei gusti macabri … prima facciamo questo dannato lavoro, meglio è. Andiamo.” Si misero a pancia in giù e strisciarono sotto la porta, tra la  polvere e la sporcizia. Emma stava per tossire, ma il pirata le mise una mano davanti alla bocca.
Riuscirono in questo modo ad entrare nella dimora della strega. Videro alti tavoli scuri ricolmi di ampollette fumanti, contenenti liquidi di colori sfavillanti, animali mezzi morti o parti di corpi umani. Un occhietto in una ampollina di vetro li fisso, facendo rabbrividire Emma. Il pavimento di legno scricchiolava e della maga non c’era traccia. Decisero così di perlustrare la zona, in cerca del cappello descritto dal Signore Oscuro. Killian disse alla bionda: “Forse è il caso di cercare dall’altro. Sarà più rischioso, ma ci permetterà di avere una visuale migliore della zona.”
Emma annuì e disse risoluta: “Vado io.” Il pirata stava per obbiettare, essendo un compito pericoloso, ma sapeva che la giovane non avrebbe sentito ragioni. Quindi aggiunse: “Allora vengo con te, ti ci vorrà una … mano ed io sono qua apposta.” Uncino tendeva a fare dell’ironia sulla perdita della sua mano nelle situazioni più disperate. Con dei fiammiferi trovati a terra, crearono una specie di scaletta con cui salire sulle gambe del tavolo ed arrampicarsi sopra. Il capitano sbuffò: “Un'altra arrampicata … giuro che quando usciamo da qua, me ne torno in mare. Non voglio più arrampicarmi ad un bel niente che sia così alto.”
Arrivarono sani e salvi sul tavolo, pieno di ingredienti per stregonerie varie. Camminavano cauti tra erbe maleodoranti ed ampolle contenenti liquami lugubri, fino a che non videro il grande calderone della strega, al cui interno ribolliva una melma verdognola, che emetteva un fumo denso e viola e le cui bolle esplodevano con un sonoro plop. I due si guardarono e Killian disse: “Dunque … se io fossi una strega diabolica ed avessi un oggetto che il Signore Oscuro vuole, dove lo nasconderei ?” Emma rispose: “Non abbiamo tempo per i giochetti, Killian. E noi due non abbiamo proprio la mentalità di una strega.” L’uomo sorrise furbetto: “Ma io ho la mentalità di un pirata. Ed un pirata, quando nasconde i suoi tesori, lascia sempre una mappa o un indizio … visto niente di simile, dolcezza ?” In quel momento, una porta si aprì cigolando ed i due furono costretti a nascondersi dietro ad una saliera in legno.
Sentirono i passi di Baba Yaga, che si sedette davanti al calderone, per mescolarne il contenuto con un cucchiaio in legno. Quando lo estrasse, era stato carbonizzato, come se fosse stato immerso nell’acido. La strega sospirò, rassegnata: “So che siete qua, miei piccoli ospiti. La domanda è … perché ? Siete anche voi due dei ladri ?” Emma e Killian trattennero il fiato. La maga sospirò ancora, questa volta seccata. Iniziò ad agitare la mano destra per aria ed Emma e Killian vennero sollevati da terra dalla magia per essere portati al cospetto della strega. Erano davanti ai suoi occhi scuri ed Emma si sbalordì quando vide il suo aspetto malandato: era ricoperta di rughe, i capelli scuri erano stropicciati e sporchi, le lunghe unghie giallognole ed i denti sporchi. Baba Yaga interrogò i suoi due ospiti, lasciandoli ancora a mezz’aria: “Cosa sono venute a fare due pulci come voi nella mia dimora ? Fatemi indovinare … vi ha mandato il Signore Oscuro. E siete qua per il cappello, non è vero ?” I due si guardarono spauriti, ma fu il pirata a rispondere alle domande della strega: “Esattamente, mia signora. Ci scusiamo per l’intrusione da maleducati, ma abbiamo davvero bisogno del vostro cappello per un accordo stretto con l’Oscuro.”
La strega lo guardò meglio, per poi gettarlo sulla sua mano rinsecchita e domandargli: “Come ti chiami, pirata in miniatura ?” Uncino fece un inchino di presentazione: “Killian Jones, mia signora. Ma altri mi chiamano anche Capitan Uncino, il terrore dei sette mari.” La fattucchiera chinò la schiena sullo schienale ricurvo della sedia, con aria pensierosa: “Jones … Jones … mi ricordo di un Jones, alcuni anni fa rubò alla mia predecessora i fagioli. E lei … scagliò contro di lui e la sua famiglia un maleficio molto potente. Ditemi, capitano … vostra madre morì vent’anni or sono di una morte lenta e sconosciuta ? E vostro padre abbandonò voi e vostro fratello ?”
Killian sgranò gli occhi, ferito dal ricordo del suo passato e sorpreso dalle conoscenze di Baba Yaga, che rise divertita dalla sua faccia sconvolta. “Bene bene bene … allora potremmo stringere un patto, caro pirata. Perché vedi … io ho perso nuovamente i miei fagioli e tu … tu hai ancora la maledizione su di te.” Uncino interrogò la strega: “Ma … in cosa consiste, questa maledizione ?”
Lei fece un sorriso compiaciuto e ridacchiò sadica: “ Come tuo padre non fu un padre per te, nemmeno tu sarai mai padre. Il vostro albero genealogico … rinsecchirà. Non avrai mai figli tuo, figlio di Colin Jones ! A meno che … tu non faccia un favore anche a me. Facciamo così: vi darò il cappello, voi recupererete in cambio per me i fagioli. Ma per spezzare la maledizione, dovrete portarmi alcune cose: la mucca bianca come il latte, la mantella rossa come il sangue, i capelli gialli come il granturco e la scarpetta pura quanto l’oro. Portatemeli ed io … ti ridarò la possibilità di riavere un figlio. Perfetto come un bambino può essere.”

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Killian camminava nervoso verso i cavalli, con il pugno serrato, e borbottò: “Possibile che ci usino tutti come dei cercatori di tesori ? Prima il Coccodrillo, adesso quella megera di sua moglie … speriamo che non abbiano un figlio, temo sarà uguale a loro.” Emma teneva lo sguardo basso e ripensava alle parole di Baba Yaga sul passato del pirata. Non aveva mai pensato che l’infanzia del suo amore fosse stata così tormentata ed ora sapeva perché non era mai tornata da lei, al palazzo. E si sentì davvero una stupida ragazzina egoista al ricordo di tutte le volte in cui lo aveva quasi odiato per non essere tornato da lei dopo averle rubato quel bacio.
Il moro notò che la principessa aveva qualcosa che la turbava e le chiese cosa c’era che la preoccupava, a parte il fatto di dover rubare a Tremotino. Emma si morse il labbro inferiore e si impose di parlare: “Killian … ti devo delle scuse. In tutti questi anni, ho pensato che tu … che tu ti fossi scordato di me. Che tu non mi amassi, mi sono ricreduta quando ti ho incontrato sulla nave e quando ti sei dichiarato per me … ma, quando ero piccola … ti aspettavo ogni sera, davanti a quella botola, aspettandomi di vederti comparire da un momento all’altro. Non credevo che tu …”
Lui le sorrise e disse: “Smettila di pensare a queste cose. Emma … guardami.” La giovane alzò gli occhi azzurro cielo, incontrando quelli blu mare del pirata. Ogni volta per lei era come la prima, sentiva quasi dei fuochi d’artificio dentro di sé ed una emozione strana si impossessava di lei quando incontrava lo sguardo di quell’uomo. Killian le prese il mento con la mano buona e disse serio: “Io sono qui, adesso. Non ho intenzione di andarmene. Mai più.”
Ripresero la loro marcia e salirono sui loro destrieri, diretti alla Foresta Incantata. La borsa in cui nascondevano il cappello magico sbatteva sul fianco del cavallo di Emma, che correva a perdifiato. Non c’era un secondo da perdere.

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Tremotino guardava curioso quei tre fagioli magici che aveva tra le mani. Ne aveva presi tre per sicurezza, anche se il suo sarebbe stato un viaggio di sola andata, ormai aveva deciso. Era stato il Signore Oscuro per molto tempo e questo suo potere gli aveva tolto l’unica persona di cui gli importava davvero: Baelfire, suo figlio. Quando anche Milah si era stufata della sua tirannia, aveva cercato la capanna di Baba Yaga e l’aveva uccisa, prendendone così il posto per non essere più sotto il controllo del marito. Ed il loro bambino era crollato: da una parte, suo padre era il Signore Oscuro e dall’altra, sua madre era divenuta la perfida strega Baba Yaga del nord.
Così aveva chiesto alla fata azzurra di dargli un modo per andare in un posto senza magia, in cui lui e la sua famiglia sarebbero potuti tornare finalmente felici ed uniti come prima. Ma Tremotino, all’ultimo, si era rimangiato la parola e non aveva seguito il figlio, abbandonandolo. Da allora, aveva cercato un modo per ritrovarlo e finalmente lo aveva ritrovato, dopo tanti anni e proprio dove si trovava sua moglie. Tremotino credeva che la donna fosse morta, ed anche suo figlio lo credeva. Ma, quando era andato con Regina a rubare i fagioli, aveva riconosciuto subito la moglie. Avrebbe voluto ucciderla, ma doveva pensare alla buona riuscita del piano per ritrovare suo figlio, così la lasciò vivere. Presto pagherai per ciò che hai fatto a me e a nostro figlio, Milah.
Qualcuno bussò alla porta del suo studio e sentì la voce della sua governante chiedere il permesso, entrando con un vassoio di tè e pasticcini: “Buon pomeriggio, padrone. Vedo che siete ancora qua … cosa state architettando questa volta ?”
Tremotino fece una faccia stizzita e rispose, gesticolando con la mano: “Niente che ti riguardi, Belle … ricordati: tu sei solo la mia governante, i miei affari non ti riguardano.” La giovane gonfiò le guance adirata e ribatté: “Non c’è bisogno di rispondere in questo modo così maleducato ! Quando avrete finito, verrò a recuperare le posate. Buon lavoro, padrone.” Chiuse la porta sbattendola e facendo quasi saltare i nervi all’Oscuro, che si chiese per l’ennesima volta come mai non avesse ancora ucciso quella giovane così ficcanaso. Eppure così bella e buona.
Forse perché era l’unica a trattarlo come un essere umano e non come un mostro.

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“Killian … senti, ma … tu vorresti … dei figli ?” Il volto di Emma, mentre pronunciava queste parole, era rosso vivo e la ragazza non sarebbe potuta essere più in imbarazzo.
Il pirata sorrise compiaciuto e divertito da quella domanda così intima, ma a lei avrebbe potuto dire qualunque cosa, anche il suo segreto più oscuro. Perché sapeva che lei lo avrebbe amato lo stesso. Uncino rispose allegramente: “Sì. E li vorrei … con una sola donna. Indovina con chi ?” Fece così arrossire la donna, che bofonchiò: “Stupido Killian …” I due si misero a ridere. Poi però lui fece una domanda seria alla principessa: “Sempre se voi … vorreste farmi l’onore … vorreste, Emma ?”
Lei arrossì nuovamente, non sapendo bene che rispondere. Così disse esattamente ciò che pensava: “Cavolo, Killian ! Nel giro di tre giorni mi hai fatto una confessione d’amore, una richiesta di matrimonio ed adesso mi chiedi se voglio diventare la madre dei tuoi figli … non credi di correre troppo ?” Il capitano rise di gusto e scosse la testa: “Assolutamente no. Ho rischiato di perderti, non succederà ancora. Hai idea di quante volte ti ho immaginata all’altare con uno spocchioso principino, mentre vi sposavate scambiandovi gli anelli ? O mentre vi baciavate ? Maledizione, Emma …  ho fatto centinaia di incubi in cui tu amavi un altro … un altro che non ero io !” La ragazza vide la mascella del moro serrarsi al ricordo e con risolutezza disse: “Non accadrà mai.”
Si fermarono al centro della landa e chiamarono il nome del Signore Oscuro tre volte. Arrivò dopo poco, con un ghigno compiaciuto stampato sulle labbra: “Allora l’avete trovato ? Ed io che temevo falliste e diventaste la cena della strega ihihi.” Uncino commentò seccato: “Sempre molto delicato … abbiamo ciò che ci hai chiesto, ma te lo daremo a due condizioni: la prima è che prima ci devi almeno dimostrare di sapere dove sono i genitori ed il fratello di Emma. La seconda, beh … gradirei un bel tè caldo, magari così ne parliamo con più calma, che ne dici ?”
Quella era stata la idea migliore che avevano avuto per riuscire a penetrare nel palazzo dell’Oscuro e rubare i fagioli di Baba Yaga. Lui agitò una mano e disse non curante: “Va bene, questo ed altro per la nostra cara principessina. Penso che Belle abbia quasi finito di preparare il tè …” Una nube viola li catturò tutti e tre, materializzandoli all’interno della dimore dell’Oscuro.
La sala in cui si trovavano era appartenuta certamente  a qualche re caduto in disgrazia, dato che alle pareti color senape c’erano ancora antichi arazzi scarlatti fatti a mano. Davanti a loro c’era una lunga tavolata con solo quattro sedie. Le finestre erano semicoperte dalle tende in broccato rosso e da esse filtrava un poco di luce solare. In quel momento sentirono una voce femminile: “Tremotino, non sapevo che sareste arrivato così in anticipo …” Videro una ragazza dai lunghi boccoli bruni e due occhioni luminosi e azzurri, di un colore davvero intenso. Indossava una abito lungo celeste dalle spalline a sbuffo e teneva tra le candide mani una teiera in porcellana. La giovane li guardò allibita: “Non mi avevate detto di avere ospiti … vado subito a preparare il bollitore per loro !” Il Signore Oscuro sospirò: “Ecco, va … ah, che pazienza che ci vuole con te.”
Si sedette al tavolo ed invitò con un gesto i suoi ospiti a fare altrettanto. Mise le mani a piramide sul legno e guardò con curioso la principessa, chiedendole: “Il cappello, me lo fareste vedere ?” La ragazza sobbalzò e prese l’oggetto dalla sua borsa: il cappello magico era molto particolare, sembrava fatto con il cielo stellato. Infatti gli astri si muovevano sulla sua superficie morbida blu scuro, roteando e saltando, come in uno spettacolo di danza. Tremotino allungò una mano per toccarlo, ma venne fermato dall’uncino del pirata, che venne conficcato nel legno della tavola. Killian si era seduto accanto alla sua ragazza e sibilò rivolto all’Oscuro: “La prova, rammentate ? Altrimenti l’accordo salta.” L’altro roteò gli occhi e si lamentò: “Siete sempre tutti diffidenti nei miei confronti, eppure la mia fama mi precede: mantengo sempre gli accordi.”
A quel punto entrò Belle nella stanza, reggendo tra le mani un vassoio d’argento con quattro tazzine di porcellana bianca sopra, ornate da fiori lilla e blu, e la teiera abbinata. Sorrise ai presenti e posò il vassoio sulla tavola, servendo ad uno ad uno i presenti. Quando diede la tazza ad Emma, la ragazza la ringraziò cordialmente sorridendole. Ma Belle era molto sensibile e lesse nell’azzurro degli occhi della principessa una grande tristezza, come se fosse stata strappata via da casa sua ed adesso si sentisse orfana e sperduta. Un po’ la capiva, aveva dovuto abbandonare tutto per salvare la sua famiglia ed il suo popolo.
Non essendoci un posto a sedere anche per Belle, la ragazza stava per andare a bere il suo tè al gelsomino nella cucina, quando Killian si alzò dal suo posto e lo offrì gentilmente a lei, con un sorriso sul volto: “Non sia mai che un gentiluomo come me lasci in piedi una bella giovane. Venite, sedetevi pure.” La bruna ringraziò sorpresa, non si aspettava tanta cavalleria da parte di un pirata e accettò la proposta. Tremotino rimase stizzito, non capendone bene il motivo nemmeno lui. Fece un gesto seccato della mano e disse: “Parliamo d’affari ora, non stiamo a perdere troppo tempo in cavallerie !” Lanciò una occhiataccia glaciale al moro, che la accolse con un sorriso sprezzante. Stranamente trovava un malsano piacere nel prendere in giro il Coccodrillo.
Il padrone di casa si alzò e tolse un lenzuolo blu cupo da uno specchio a muro, alzando un polverone e facendo indispettire la sua domestica. Lo specchio era ovale ed aveva i bordi arrugginiti, mentre la cornice argentata era come sporca, bruciata, quasi fosse scampata ad un incendio per miracolo. Tremotino fece un ampio gesto della mano sulla superficie dello specchio, in cui si vide una specie di vortice nero, che venne sostituito in seguito dall’immagine di un paesaggio nuovo e singolare.
Tutto era coperto di neve e gli alberi erano fatti di bastoncini di liquirizia e gelatine verdi a forma di foglie. Due figure si muovevano a stento: erano uno schiaccianoci ed una bambolina di carta pesta. Lo schiaccianoci aveva il volto di suo padre, mentre la bambola di porcellana quello di sua madre, con dei corti capelli corvini ed il vestito rosso strappato. Emma si alzò di scatto dalla sedia, restando però davanti al tavolo. Aveva la bocca spalancata ed emise un sospiro: “Mamma … papà …”
Stava per mettersi a piangere davanti a ciò che Regina aveva fatto ai suoi amati genitori. Killian la prese tra le sue braccia ed interrogò poi l’Oscuro: “Dov’è invece il fratello di Emma ?” L’altro ridacchiò e fece nuovamente lo stesso gesto di prima con le mani, presentando loro un giovane dai corti capelli corvini, che baciava la regina cattiva. Emma per poco non spaccò il vetro, il pirata dovette fermarla. Ora la principessa ribolliva di rabbia: “Io la ammazzo !”
Tremotino fece uno scatto da finto spaventato e ridacchiò: “Mamma mia che paura, la regina sarà terrorizzata da quello sguardo di puro odio che leggo nei tuoi occhi … ma non credo basterà ad ucciderla.” Questo fece calmare la bionda, che si risedette come se le forze l’avessero abbandonata. Non poteva crederci. I suoi genitori erano stati spediti in chissà quale remoto regno fatto di caramelle e governato dai giocattoli, mentre suo fratello Neal era divenuto lo schiavo di Regina. Non l’avrebbe passata liscia, questa volta. Lei non era sua madre e non c’era possibilità di perdonare ciò che quella strega aveva fatto ad i suoi cari.
Si alzò dal tavolo con gli occhi brucianti di rabbia e sibilò rivolta a Tremotino: “Il nostro accordo è concluso. Spero di non dover mai più fare affari con voi, Signore Oscuro.” Lui ridacchiò divertito, come se avesse detto una grande sciocchezza: “Qualcosa invece mi dice che tornerai da me … e faremo un altro bel accordo. Fino ad allora … i miei saluti, principessa. Buon ritorno a casa.” Li lasciò così uscire dal suo palazzo, sorseggiando tranquillo la sua tazza di tè. Belle, che era sempre molto curiosa, chiese al suo padrone: “ Chi era quella ragazza ?” Tremotino fece un ghigno divertito e rispose: “La principessa. Emma.”
Poi si alzò dalla tavola e chiese alla sua governante di rimettere il lenzuolo sullo specchio, ammonendola: “Quello specchio è molto potente, dunque anche pericoloso … in mani inesperte, potrebbe portare a terribili conseguenze. Quindi non avvicinarti più ad esso, se ci tieni alla vita, chiaro ?” La ragazza annuì, anche se la sua curiosità non smetteva di crescere. Coprì così lo specchio, guardandolo un’ultima volta e vedendo il suo riflesso. Per un attimo, le parve che la sua immagine riflessa sorridesse con cattiveria, ma si disse che era solo frutto della sua immaginazione e tornò ad i suoi doveri.




Angolo autrice:
Forse sto incasinando la storia. Come penso avrete capito, ho messo anche alcuni elementi provenienti da Into the Woods ... ed ho mandato il re e la regina nel paese della favola dello schiaccianoci. Chissà cosa sarà accaduto a Neal.
E come mai il grande Tremotino è stato così accondiscedente ed ha lascato casa sua così tranquillamente ? Qual'è il potere malvagio dello specchio dell'Oscuro ? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che non so bene quando potrò scrivere e pubblicare.
Grazie alle 111 persone che leggono questa mia storia, spero di ricevere vostre recensioni con consigli, pareri ed altro :)
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 7
*** Lo specchio delle brame. ***


7. Lo specchio delle brame.



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Emma ed il pirata si erano accampati vicino alla dimora di Tremotino, per compiere poi il furto a notte inoltrata. Ma non ci fu bisogno di aspettare così a lungo, perché verso il tramonto videro il Signore Oscuro uscire dalla sua dimora, gongolante. Così decisero di agire prima, dato che Belle non costituiva assolutamente una minaccia. Si infiltrarono nella dimora dell’Oscuro, con in testa il pirata, che teneva una mano sull’elsa della sua fedele spada, come faceva anche Emma.
Entrarono nella sala in cui erano stati quella mattina, cercando Belle. Lei sicuramente sapeva dove il suo padrone nascondeva gli oggetti magici. Della ragazza non c’era traccia, ma poco dopo si sentirono i suoi passi frettolosi scendere delle scale e la sua voce dire dubbiosa: “Signor Tremotino, come mai siete già di ritorno … ?”
Si bloccò, vedendo la lama della spada del pirata puntata contro la sua gola. Li guardò sbalordita e chiese titubante: “Che s-significa tutto questo ? Cosa volete da me ?” Killian sorrise beffardo: “Mi dispiace, tesorino, ma il tuo padrone ha qualcosa che vogliamo.” Belle roteò gli occhi, non essendo la prima volta che sentiva queste parole: “Potresti essere più preciso ? Il signor Tremotino porta qua una marea di oggetti …”
Emma mise una mano sulla lama del pirata e la abbassò, guardando fisso negli occhi la ragazza. “Belle … - disse con tono rassicurante – non abbiamo intenzione di farti del male. Vogliamo solo restituire i fagioli magici alla loro legittima proprietaria.” La bruna sospirò ed annuì: “Vi aiuterò, ma il padrone non ne sarà per nulla contento quando lo scoprirà. Aspettatemi qua, so dove sono. Vado a prenderli, ma appena ve li consegnerò dovrete andarvene via più veloce del vento. Se lui vi scoprirà … vi torturerà in modo davvero doloroso.” Il moro alzò le spalle incurante: “Ah, non ho paura del Coccodrillo. Ma tranquilla, appena avremo i fagioli ce ne andremo.” Belle annuì nuovamente e corse a prenderli. 
Nel mentre, Emma si era avvicinata allo specchio magico, notando che era coperto male e che un pezzo di vetro era visibile ancora. Non resistette alla tentazione, voleva rivedere la sua famiglia, così abbassò il telo e si specchiò. Sgranò gli occhi e rimase immobile, come ipnotizzata. Killian se ne accorse e le corse incontro, abbracciandola da dietro: “Emma, che cos’hai ? Che cosa vedi nel-“ Si bloccò anche lui, guardando la sua immagine riflessa. Era ricco, spaventosamente ricco. Seduto su un trono d’oro, con la sua principessa accanto e circondato da ricchezze inimmaginabili. Rideva felice, baciando la sua sposa e accarezzando i capelli al suo pargoletto. Sembrava un sogno e non voleva svegliarsi. Emma invece vedeva altro nel suo riflesso: vedeva una bambina, lei da piccola, con i suoi genitori che la tenevano per mano e Neal in braccio a sua madre, ancora un neonato. La bambina si rivolse a lei e disse con tono lugubre: “Vorresti tornare ad essere felice come lo sono io ora, vero ? Peccato che, per colpa tua, i tuoi genitori e tuo fratello stanno soffrendo ! Il tuo regno è nel caos, tantissimi soldati sono morti ed il castello è stato distrutto. Tutto per colpa tua. Ma puoi sempre rimediare … - allungò una mano verso di lei – vieni con me. Qua sarai felice, come quando eri bambina.”
Emma la fissava con la bocca aperta, incapace di reagire. Sfiorò il bordo dello specchio con un dito, notando che si deformava e catturava la falange. La bambina sorrise e ripeté ridendo: “Vieni, Emma.”
La principessa allungo la mano ancora di più, finché i polsi non vennero risucchiati dallo specchio. Killian era ancora immerso nella sua visione, in cui il lui dello specchio beveva vino e festeggiava con la sua amata, finché non diresse il suo sguardo verso di lui: “Vecchio mio, ti piacerebbe avere questa vita ? Puoi farlo … vieni qua, prendi il tuo posto. Vivi questa vita meravigliosa tra ricchezza, potere e tutto ciò che puoi desiderare.” Uncino mise anche lui la mano nel freddo specchio, avvicinandosi insieme ad Emma ad esso.
Un urlo squarciò la loro ipnosi: “Fermi !”Era Belle, appena tornata dalla sua ricerca. Si avvicinò a loro, cercando di allontanarli dallo specchio malvagio con tutte le sue forze, ma senza riuscirci. Decise allora di cercare di svegliarli in altri modi. Estrasse dal fodero la spada del pirata e gli fece un taglietto sulla mano. “Ahi !” esclamò Uncino, ritirando indietro la mano istintivamente. Solo allora realizzò l’incanno in cui stava per cadere e vide che Emma si stava avvicinando pericolosamente allo specchio, ammaliata dalla voce di quella bambina e dal ricordo di quella bella infanzia con la sua famiglia. Lo specchio l’aveva presa fino al gomito. Killian prese prepotentemente la sua spada dalle mani della bruna e fece un taglietto sulla spalla della principessa, che gridò: “Ahia !” e si ritirò indietro, uscendo dallo specchio. Emma ritornò alla realtà, a ciò che aveva perso e alle cose che doveva fare. Sgranò gli occhi e nascose il viso nel petto del moro, che la strinse a sé per calmarla: “Va tutto bene, tesoro … sono qui, tranquilla.” Le accarezzava dolcemente la schiena per tranquillizzarla, mentre Emma cercava di riprendere il controllo di sé e di capire ciò che era appena accaduto. Stava per rinunciare a tutto, persino ad il suo amore. E ricordò bene le parole che quella bimba dai lunghi capelli biondi le aveva detto: “Andiamo, lo sai anche tu … Killian non ti ama. Vuole sposarti per ottenere la corona ed il tesoro reale. Ricordati che è un pirata. Lascialo, vieni con me.” Aveva messo in dubbio l’amore che il pirata provava per lei. Ed Emma, una parte di lei almeno, ci era cascata in pieno.
Perché un po’ lo pensava. Killian non era più il ragazzino che aveva conosciuto al ballo e nemmeno quello che aveva baciato una sera su una nave. Era cambiato. Chissà quante altre donne aveva conosciuto. Solo lei era rimasta ferma a cinque anni fa, prigioniera del sortilegio di Regina. Chi le assicurava che davvero Killian provasse i suoi stessi sentimenti, dopo che non lo aveva visto per così tanti anni ? Perché non l’aveva cercata prima ? Perché … ?
Alzò gli occhi, incontrando quelli blu di lui. Il pirata le sorrise, accarezzandole i capelli: “Ora è tutto ok, tesoro mio.” Le asciugò una lacrima dal volto, cullandola tra le sue braccia. Emma sussurrò, premendo il volto sul suo petto ed inebriandosi del suo odore, che tanto amava: “Killian …” Lui sorrise, tenendola ancora per un po’ e rivolgendosi poi a Belle: “Allora, bella donzella, ci consegneresti i fagioli per favore ? Ora ho proprio fretta di lasciare questo posto infernale.”
Lei annuì e gli consegnò il sacchetto con dentro i tre fagioli, augurando ai due buona fortuna. Killian, essendo un pirata, non si fidò e controllò per bene che fossero loro: erano trasparenti ed emanavano una specie di aurea violacea. Li rificcò nella sacchetta e salutò Belle insieme ad Emma. Era tempo di rimettersi in viaggio, dovevano portarli al più presto Baba Yaga. Trovare i genitori di Emma ed anche gli oggetti per spezzare il maleficio. Ne abbiamo di lavoro da fare …

~

Avevano ripreso i cavalli e verso sera si erano accampati per cenare e riposare, inutile continuare il percorso fino alle Lande Desolate stanchi ed a stomaco vuoto. Killian accese il fuoco, mentre Emma aveva appena catturato una coppia di conigli. Il pirata notò che qualcosa turbava la giovane, così quando smisero di cenare le chiese: “Ehi, dolcezza, tutto bene ?” Emma scosse la testa: “Ho … un dubbio che mi tormenta.”
Lui le prese una mano, stringendola nella sua: “Riguarda lo specchio, vero ? – lei annuì- A me puoi dire tutto, tesoro … avanti, sfogati pure.” Lei rimase a guardare il terreno, calciando un sassolino. Si morsicchiò il labbro inferiore e poi parlò: “Ho visto me da piccola, quando ero felice con la mia famiglia. Neal era appena nato ed io già lo adoravo. Lei … cioè me, da piccola … mi ha detto che … che tu non mi ami e che vuoi sposarmi solo per diventare re.” Emma chiuse gli occhi, spaventata da una possibile reazione indignata da parte del moro. Ma non accadde nulla, così aprì gli occhi e vide che Killian cercava di trattenere la risata, ma non ci riuscì ed inizio a ridere di gusto: “Tu hai pensato che … ? Ahahah ma Emma, che assurdità ! Ti sono stato lontano per anni solo perché sei una principessa ed io … beh, non sono un reale e non sarò mai alla tua altezza. Ma che io punti alla corona … ahaha è assurdo. Lo ammetto, amo la ricchezza e le belle donne, sono un pirata. Ma la persona che più amo al mondo e per cui rinuncerei anche al più grande dei tesori sei tu … - le accarezzò una guancia con tenerezza – magari adesso non ti fidi completamente di me, ma col tempo ci riuscirai. Non voglio regnare … magari, quando … beh, quando ci sposeremo … potremmo prendere una nave e viaggiare per mare … insomma, sarebbe il mio sogno, ma –“
“Sì.” esclamò lei, con un sorriso felicissimo sul volto. Annuì tre volte, mentre il pirata la guardava confuso: “Voglio viaggiare per i mari con te. Voglio stare con te, voglio … voglio sposarti, Killian !” Gettò le braccia al collo del giovane, facendolo quasi cadere dal tronco su cui si erano seduti. Il pirata rise, seguito dalla bionda, e la strinse a sé. Le baciò i capelli, poi le guancia ed infine e labbra. Emma intanto gli accarezzava il volto, le spalle ed infine il petto, mentre lasciava che il capitano prendesse possesso delle sue labbra, che altri non avevano toccato se non lui. Si staccarono per riprendere fiato e lui le disse: “Affronteremo insieme qualsiasi cosa, ok ? Io non ti lascio. E non per la corona, il denaro o altro. Io ti amo, Emma.”
Lei lo baciò nuovamente, finché non si addormentarono tra le foglie l’uno tra le braccia dell’altro. La principessa pensò che il rumore del battito del cuore di Killian, il suo profumo ed il suo respiro fossero tutto ciò di cui aveva bisogno. Si rese conto di amarlo, da impazzire. Ma stranamente, non riusciva a dirglielo. Forse temeva che, se quell’incanto fosse svanito, dicendo quelle parole si sarebbe fatta del male. Si fece cullare dalle braccia forti di lui, sentendo il pizzicorino della sua barba sulla guancia. Non le dava fastidio, le piaceva molto. Le piaceva molto ogni cosa di quel pirata. 

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Baba Yaga battè le ruvide mani felice e si avventò come un avvoltoio sul sacchetto contenente i fagioli, stretto tra le dita di Uncino. La strega poi ne rovesciò il contenuto per controllare e si ritenne soddisfatta: “Ottimo lavoro ! Ora portatemi gli altri oggetti, presto !”
Emma ribatté risoluta: “Prima dobbiamo salvare i miei genitori, son intrappolati …” La fattucchiera la gelò con uno sguardo: “Miei cari, temo non abbiate più molto tempo. Vi restano tre giorni, prima che la luna blu appaia in cielo. Se non ce la farete per allora, la maledizione resterà.”  Il pirata sospirò, lagnandosi: “Ed ecco che ricominciamo ..”
Emma chiese invece alla strega come mai non poteva procurarsi lei stessa gli oggetti. La maga rispose che gli oggetti in questione erano speciali e non potevano essere toccati da lei. La principessa aveva già in mente dove trovare la scarpetta pura come l’oro. Doveva per forza essere quella di Cenerentola. Mentre la mantella rossa come il sangue era senza dubbio quella di zia Cappuccetto, peccato che non sapesse dove si trovava ora. Decise così di ritornare al castello della sua famiglia per cercare tracce della scomparsa Cappuccetto, dopo sarebbero andati da Cenerentola per farsi consegnare la scarpetta.
Mentre cavalcavano a tutta velocità, Uncino chiese: “Come facciamo però per i capelli e la mucca ?” Emma rispose: “Per la mucca è semplice: passeremo al mercato del villaggio prima di andare al castello e compreremo là una mucca.” Killian alzò le sopracciglia: “Emh … con quale denaro, mia signora ?” Non aveva pensato a questo particolare. Ma ci si poteva porre rimedio facilmente: “Vorrà dire che la ruberemo.”

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“La mia mucca ! Al ladro, al ladro ! La mia preziosa Bianchina !” gridava disperato il contadino a cui Emma aveva appena tubato l’animale, che trascinava con sé a tutta velocità dal suo cavallo. Quella mucca doveva essere piuttosto anziana ed il suo corpo era magro e gracile. Non sarebbe valuta molto, se non fosse che aveva un manto di un bel color latte, esattamente come aveva chiesto alla strega. La portò dunque al castello in rovina, dove il pirata aveva già iniziato le ricerche.
Molto probabilmente, durante il combattimento, Cappuccetto Rosso doveva essersi tolta il mantello per tramutarsi in lupo ed aiutare i soldati, i nani e le fate. Dunque, se avevano perso, il mantello doveva trovarsi là. Sempre che qualcuno non lo avesse trafugato, ma nessuno conosceva il segreto di quel cappuccio a parte la sua famiglia.Il problema era che il palazzo era molto vasto e Killian stava già per perdersi.
Emma lo trovò nella sala delle feste, intento a perlustrare ogni angolo. Il pirata vide la mucca e commentò: “Non potevi prenderne una più … in salute ? Questa sembra che debba morire a breve.” Emma scrollò le spalle, togliendosi il cappuccio nero che aveva indossato durante il furto: “Ci servirà per poco, Killian. Quindi non è un problema se è in fin di vita. Hai trovato qualche indizio ?”
Killian scosse la testa: “Neppure una orma di lupo … cavolo, sei sicura che fosse qua durante l’assedio ? Magari era via, in vacanza o chissà dove.” Emma rispose risoluta: “No. La zia non sarebbe mai mancata ad una battaglia contro Regina … lei e mia madre sono molto legate, anche se non sono sorelle è come se lo fossero. Ne hanno passate tante insieme …” La principessa si unì al moro nella ricerca andando a vedere nella camera della donna dispersa, magari lo aveva lasciato là. Niente, erano rimasti dei vestiti nell’armadio e qualche effetto personale di poco conto. Ciò era strano, perché non c’era nulla ? Fece notare la cosa al pirata, che alzò le spalle e disse: “Magari qualcuno è venuto a saccheggiare il palazzo, anche se con tutti quei morti davanti fa paura …” Emma scosse la testa, poco convinta. Avevano preso tutto, ma proprio tutto. Dei ladri avrebbero portato via solo le cose importanti.
Decisero di passare alla camera seguente, che era quella di Neal. Anche quella era senza più oggetti preziosi, erano rimasti solo i vestiti del principe e qualche suo vecchio giocattolo. Emma notò che il giocattolo preferito dal fratello non c’era. Si trattava di un piccolo soldatino di piombo che lei aveva scelto per lui per il suo settimo compleanno, a cui il bambino era molto legato. Era strano che i ladri avessero preso anche il pupazzo, che ormai era vecchio e consumato, anche se era ancora a cuore al principe. Emma allora capì: “Se fossi mia madre ed il castello stesse per essere attaccato, cosa farei  … ?”
Killian la guardò confuso: “Che stai dicendo ?” La ragazza si illuminò ed esclamò: “Ma certo ! Metterei in salvo mio figlio, il mio bene più prezioso ! Avendomi persa, sicuramente voleva mettere in al sicuro Neal dalle grinfie della regina cattiva. Lo avrà affidato a qualcuno che avrebbe potuto difenderlo …” Andarono allora nella stanza dove si nascondeva il passaggio segreto che il pirata aveva usato da giovane e scesero nel tunnel dalla botola, che era stata coperta da vari corpi di soldati. Ciò non fece altro che convincere Emma ancora di più della sua ipotesi, probabilmente avevano coperto la fuga di Neal, sacrificando le loro vite.
Le torce che solitamente erano sempre accese in quel tunnel erano spente e dovettero accendere un candelabro per farsi strada. Finalmente trovarono tracce di zampe di un animale più grande di un lupo, ma simile ad esso, accanto a quelle di un uomo, a giudicare dalla forma. E c’erano anche i segni di scarpe col tacco. Chi sarebbe così audace da portare scarpe col tacco durante un assalto ? Solo Regina. Si addentrarono ancora di più nel tunnel, finché non videro una mantella sporca di sangue e fango arrotolata a terra. Emma diede il candelabro a Killian e si chinò per recuperare l’oggetto, cercando di scrostare via la fanghiglia e rivelandone così il colore rosso sangue. Lo avevano trovato. Emma rimase molto turbata scoprendo che Cappuccetto aveva combattuto contro Regina, che sicuramente era più forte di lei con i suoi poteri. Ma sperava che la donna si fosse salvata dalla strega, dato che non ne vedeva il corpo.

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La principessa prese da un campo del granturco e se lo rigirò tra le mani, chiedendosi chi fosse la dama con i capelli talmente gialli da assomigliare ai chicchi di mais. Chiese ad Uncino se per caso conoscesse una ragazza con dei capelli di quel colore, ma il pirata scossa la testa. Emma sbuffò spazientita e decise che nel mentre sarebbero partiti per il regno di Cenerentola a recuperare la scarpetta. Lasciarono la mucca legata ad un palo vicino al palazzo, sperando che nessuno la rubasse, ma non era il caso di portare un bovino così mal ridotto per mare. Montarono in sella ai loro cavalli diretti al porto, Killian era il più felice tra i due: “Sto per ricongiungermi alla mia adorata nave ! Non vedo l’ora di salire a bordo, il mare iniziava a mancarmi.” Emma rise, divertita da quello strano amore che il pirata provava verso il suo vascello.
Saliti sulla nave, il capitano riprese il comando sulla sua ciurma di ladri, riportando l’ordine a bordo. Alcuni pirati gli chiesero come mai era stato via così a lungo ed Uncino invento una scusa su due piedi, blaterando di un tesoro che stavano cercando lui ed Emma … ipoteticamente. Era anche un bugiardo e mentire alla sua ciurma non era un problema.
Emma quella notte andò tranquillamente nella cabina del capitano, per passarci la notte come aveva fatto qualche tempo prima. Ma trovò Uncino davanti alla scrivania, che rigirava il suo uncino in mano, con aria malinconica e triste. Appena la vide, il moro la salutò: “Mmh credevo che i reali fossero per lo meno educati. Non vi hanno insegnato a bussare prima di entrare in camera degli altri, principessa ? Va bene che noi non siamo certo degli estranei … ma non mi aspettavo tanta audacia da parte sua.”
La bionda sobbalzò, capendo a cosa alludesse il pirata, che ghignò compiaciuto nel vedere il rossore sulle guance di lei, che sbottò orgogliosa: “A me l’educazione l’hanno insegnata benissimo, pirata. In caso siete voi ad essere inopportuno, con le vostre allusioni sciocche. In ogni caso, volevo solo andare a dormire, ma visto che vi ho disturbato, tolgo il disturbo.” Killian si mise a sghignazzare, mentre la principessa si voltava e risaliva le scalette da cui era venuta, finché la voce dell’uomo non la fermò: “ Come siamo permalosi, principessina … e non ti facevo nemmeno così maliziosa, io non alludevo a nulla. Potete dormire nel mio giaciglio, ovviamente … mi piace sapere che, durante la notte, sentirete il mio profumo.” La giovane non rispose nulla. Si limitò a superarlo e a dargli un gelido: “Buona notte.” Killian la prese per un polso e la fece girare, per poi baciarle la mano, senza staccare gli occhi da quelli azzurri di lei. Sussurrò piano, con le labbra a pochi centimetri dalla pelle candida di lei: “Sogni d’oro, principessa …”

~

Il suo riflesso, nelle acque increspate e sporche di quel pozzo, veniva distorto e mostrava una lei molto più oscura. Emma sorrise, ripensando a quello che la madre le aveva raccontato sul quel vecchio pozzo, che lei diceva essere magico.
“Se canti il tuo desiderio e l’eco ti risponde, ti accontenterà, realizzando il tuo desiderio.” Questo le aveva detto la regina, per convincerla a cantare davanti a lei. A quel tempo  aveva tredici anni ed era molto restia a cantare davanti alla madre, per via del fatto che la voce della regina era incomparabile, mentre la sua era quella di una qualsiasi ragazza del reame, nonostante fosse sua figlia. Spesso Emma si era sentita fuori posto, dato che era completamente diversa dalla madre. Aveva cantato, quella volta. Aveva chiesto che Killian tornasse da lei ed il suo desiderio, dopo tanti anni, era stato realizzato. Il pirata arrivò poco dopo con la mucca bianca e la scarpetta dentro la sacca che portava a tracolla, mentre Emma indossava la mantella di Cappuccetto, che ancora portava addosso l’odore della donna e del suo sangue. Uncino si avvicinò alla bionda, chiedendole cosa ci fosse di così importante in quel pozzo.
Emma aveva sorriso e gli aveva risposto placidamente: “Questo pozzo realizza i desideri. Ti ha riportato da me … Mi stavo chiedendo se magari potesse aiutarci … magari potrebbe dirci dove trovare i capelli oppure dove sono ora i miei genitori …” Il moro le posò una mano sulla spalla, guardando anche lui nelle acque stagnanti del pozzo. Alzò un sopracciglio scettico e brontolò: “La magia ha un prezzo … almeno su questo io ed il ladruncolo siamo d’accordo: niente magia, è pericolosa.” Emma gli sorrise, ricordando quanto il pirata fosse geloso, ogni uomo che gli rivolgeva la parola veniva fulminato dallo sguardo di ghiaccio del capitano.  “Potremmo provare … e la magia buona non è come quella oscura” insistette la ragazza, fiduciosa.
Ricordava ancora le bellissime magie che le fate facevano occasionalmente per lei: bolle di sapone a forma di unicorni, cigni giocattolo che volavano per la stanza e fiori dai mille profumi che comparivano sul pavimento della cameretta. Come poteva una magia così bella essere cattiva ? Aveva provato sulla sua stessa pelle la magia oscura, ma aveva fiducia in quel vecchio pozzo che con fatica aveva esaudito il suo desiderio. Così scese dal bordo roccioso del pozzo e iniziò a schiarirsi la gola, mentre Killian la guardava scettico e brontolava: “Non funzionerà … stiamo solo perdendo tempo.” La principessa sfoderò un bel sorriso sprezzante e voltandosi verso di lui rispose: “Allora ti sarai goduto lo spettacolo. Io non canto mai davanti agli altri, ritieniti onorato.” Killian ridacchiò e fece un inchino: “Prego, mia cara.” Emma allora si girò verso il pozzo e chiuse gli occhi, per poi aprire la bocca ed iniziare a cantare, chiedendo al pozzo dove trovare i capelli biondi come il granturco.
Il pirata rimase affascinato da quella voce, paragonabile solo a quella delle sirene, che però era presagio di sventura. Quella di Emma invece era una voce da angelo, un canto da cigno. Rimase a bocca aperta, come ipnotizzato da quel canto. Degli uccellini si avvicinarono alla principessa, imitandone il canto con i loro cinguettii e facendo ridacchiare la giovane. L’eco del pozzo le rispondeva, riproducendo la sua voce, sempre più melodiosa. Uncino si sentì l’uomo più felice della terra. Avrebbe rinunciato alla sua mano altre mille volte per poter sentire ancora quel canto d’angelo che apparteneva alla sua amata Emma.
La ragazza smise di cantare ed il cuore del pirata fremette: voleva risentirla. Emma si voltò verso di lui, trovandolo con le lacrime agli occhi. Gli sorrise e prese da terra la pannocchia che aveva raccolto il giorno prima, trovandola ricoperta da degli strani filamenti neri. La agitò trionfante e sorridendo esclamò: “ Ecco i capelli, possiamo andare.” Ma il pirata rimase fermo al suo posto, fissandola sbalordito, finché non le chiese: “Perché mai privi il mondo di una tale bellezza ? Emma, diavolo, la tua voce è … non ho mai sentito niente di simile in vita mia. Potresti … potresti cantare ancora una volta, un giorno … anche solo per me, te ne prego.” La principessa sobbalzò, non sapendo cosa rispondere. Ma poi gli sorrise: “Solo per te.”

~

Baba Yaga non faceva che ridere istericamente, mentre imboccava la povera mucca, dandole in pasto la scarpetta d’oro di Cenerentola, poi la pannocchia ed infine, dopo qualche resistenza da parte di Emma, la mantella rossa come il sangue. La luna blu troneggiava su di loro, brillando di una luce sinistra. Era incredibile vedere quel bovino mangiare quegli strani oggetti, ma ancora di più lo fu la richiesta della strega, che indicò la principessa con un dito ossuto e dalla lunga unghia giallognola e le disse: “Mungila.” Emma non osò controbattere, anche se la sua faccia parlava per lei.
Non capiva la strana richiesta della megera, ma obbedì. Sotto le mammelle della mucca c’era una ciotolina in terra cotta, che venne riempita con il latte dell’animale, che aveva un insolito colorito verdognolo. La strega scostò in malo modo Emma per prendersi la ciotolina e portarsela con foga alla bocca, mentre la luna blu brillava ancora nel cielo ed illuminava la scena con i suoi raggi turchesi. Improvvisamente la schiena di Baba Yaga si piegò in due in modo brusco, facendo cadere la strega di faccia. Emma spalancò la bocca, terrorizzata. Stava per correre in aiuto della maga, ma Killian la fermò, indicandole il volto della strega, che mutava lentamente. Le rughe si distesero, il colorito della pelle ritornò, il biancore dei capelli cedette ad un castano lucente, mentre l’intero corpo della donna riprese forma. Baba Yaga, una volta ripresasi dagli effetti dell’incantesimo, spinse una mano nel terreno per rialzarsi. Si toccò il volto un po’ sporco di terra, ma giovane e liscio, nuovamente bello. Poi passò le dita tra i folti ed ondulati capelli bruni, sorridendo soddisfatta.
Guardò il suo corpo, nuovamente bello e rinvigorito. Rise, aveva nuovamente il suo aspetto. Guardò poi la principessa ed il pirata. Quest’ultimo aveva una faccia alquanto sorpresa, ma disse in tono pacato: “Emh … ora che sei tornata giovane, potresti togliermi gentilmente la maledizione ? Gli accordi erano questi.” Milah sorrise sorniona ed annuì, per poi iniziare a far roteare le mani davanti al pirata, che venne colpito poi da un raggio magico blu dritto allo stomaco. La strega sorrise ed esclamò: “Ecco fatto. Ora, se volete scusarmi … ho dei conti in sospeso da sistemare.” Sparì subito in una nube viola, lasciando i due da soli in mezzo alle Lande Desolate. La luna tornò al suo usuale colore, mentre Killian riprese a respirare normalmente. Entrambi si chiesero se davvero la strega avesse mantenuto la parola, ma non c’era altro modo se non aspettare, visto che l’unica donna che il pirata desiderava era Emma, che non era certo nello stato ideale per mettere su famiglia.
La bionda gli chiese se stesse meglio. Lui si mise il braccio uncinato allo stomaco e con la mano buona alzò il pollice, commentando: “Ci vorrà ben altro per mettermi fuori gioco, dolcezza … non mi faccio certo stendere da una strega.” La principessa gli sorrise e lo prese per il braccio, caricandoselo in spalla, anche se era pesante. Killian camminava un po’, ma sempre in modo incerto, e la ragazza lo dovette aiutare per raggiungere insieme i cavalli. Il pirata appoggiò una mano al fianco bruno del suo destriero ed  impallidì, per poi cadere a terra tra la terra arida della landa.
Emma corse in suo soccorso, tenendogli il capo con le mani e cercando di capire il suo stato. Allungo una mano fino alla borraccia dell’acqua e gliela porse per permettergli di bere. Killian fu felice di ricevere l’acqua e si riprese un po’. Tentò di alzarsi, ma con pochi risultati: gli girava il capo e sentiva gli arti molli e senza forze. Non poté dunque opporsi alla decisione della principessa, che lo portò dietro di sé alla boscaglia più vicina, in modo che potessero accamparsi. Accese un fuoco per scaldare il pirata, che aveva iniziato a tremare di freddo. Emma allora si insospettì e gli posò le labbra sulla fronte, facendo ridacchiare Killian. La bionda allora gli chiese: “Perché ridi ? Hai la febbre alta, Killian … starai a riposo finché non ti riprendi.” Lui le sorrise di rimando e sussurrò con voce roca: “Lo faceva sempre mia madre, per controllarmi la febbre … a me piaceva. Mi faceva sentire … davvero amato. Strano che abbia dovuto farlo anche tu … - riprese a ridere sommessamente – in ogni caso non preoccuparti, piccola. Mi rimetterò presto, domani sarò già a cavallo pronto a partire. Dobbiamo trovare i tuoi genitori e tuo fratello …”
Si mise a tossire e portò la mano alla bocca. Emma allora gli prese dolcemente il capo e lo appoggiò alla sua spalla, accarezzandogli i corti capelli mori: “Non posso rischiare di perdere te per ritrovare i miei, Killian … promettimi che non farai niente di stupido. Sei troppo importante per me …” Le era costato molto dirlo, ma il pirata sapeva quello che quelle parole significavano.
Il pirata si lasciò cullare dal profumo della sua donna e dalla morbidezza delle sue mani tra i suoi capelli e sul suo viso. Desiderò di avere altri mille di quei giorni, avrebbe affrontato altre cento volte quei pericoli per avere quel momento di dolcezza ed intimità con la sua Emma. Si addormentò con il capo appoggiato alla spalla morbida di lei, che lo guardò come fa una mamma quando il suo bambino dorme nel suo lettino. Lo strinse forte a sé e gli diede un bacio sul capo, prima di addormentarsi anche lei.

~

Emma si risvegliò per via di un rumore metallico. Aprì gli occhi stanchi pian piano e vide per prima cosa Killian, che dormiva a poca distanza da lui. Poi realizzò che il ragazzo era incatenato e che anche ai suoi posti erano state messe delle catene, non poteva muoversi.
Si guardò intorno: era in una squallida cella buia, dalle sbarre arrugginite e le guardie dormivano ancora. Probabilmente era appena l’alba, poteva vedere il sole sorgere da una finestrella esterna. Diede un calcio a Killian per farlo svegliare, il quale mugugnò contrariato: “Ti pare questo il modo di svegliarmi, dolcezza ? Sai, speravo in un bel bacio del buon giorno o qualcosa di si-“ Smise di parlare non appena capì dov’erano. Tirò un po’ le catene ai suoi polsi, che lo intrappolavano al muro e sbuffò: “Dalla padella alla brace. E adesso ? Ci chiederanno di trovare una bottiglia di rhum magico ? Mi servirebbe proprio un goccetto …” Emma fece un sorriso tirato e sussurrò: “Non hai una qualche mossa da pirata per tirarci fuori da qua ?” Killian fece il finto pensieroso e sbottò: “Se così fosse, principessa, saremmo già liberi.” La bionda fece un verso di rabbia ed appoggiò il capo alla parete di roccia, dicendo: “Dobbiamo assolutamente trovare un modo per uscire.”
In quel momento si sentì un rumore di passi, più precisamente di tacchi, cadenzato e preciso. Emma non ebbe alcun dubbio appena lo sentì e digrignò i denti serrando la mascella non appena il viso di Regina le fu visibile. La regina cattiva le sorrise compiaciuta: “Già sveglia di buon mattino. Mi domandavo giusto quando avrei avuto l’onore di parlare con te, principessina …” Sibilò l’ultima parola, mettendoci dentro tutta la rabbia che provava per Biancaneve, la madre di quella ragazza che ora era nelle segrete del suo castello. Emma fece uno scatto per cercare di tirarle un pugno, ma aveva le braccia bloccate. Si sentiva braccata ed in trappola, sotto lo sguardo cupo della strega. Regina indossava un bellissimo abito lungo e nero, dalla gonna ampia ed i capelli corvini erano acconciati in modo da starle in alto e tenere in equilibrio la corona luccicante. Emma guardò la tiara di Regina, riconoscendo subito la corona di sua madre: “Brutta strega, dove hai mandato i miei genitori ? E dov’è mio fratello Neal ?”
Regina fece una faccia dispiaciuta e scosse la testa: “Oh, sei così prevedibile … sapevo già che mi avresti fatto queste domande. Del resto, sei la degna figlia di tua madre – la sua bocca si piegò in una smorfia di disgusto – e come lei, la famiglia prima di tutto, vero ? Ha combattuto così tanto per proteggere suo figlio … dopo che aveva perso la sua primogenita.” Le scoccò una occhiata e vide la rabbia di Emma crescere negli occhi azzurri. Ne fu compiaciuta, era quello che voleva. E questo è solo l’inizio. Ti farò pentire di essere venuta al mondo !
Schioccò le dita elegantemente ed altri passi si avvicinarono alla gabbia, questa volta di uomo. Davanti alla principessa comparve un ragazzo sui vent’anni, curato e vestito da principe. I corti capelli erano mossi e scuri, in contrasto con gli occhi chiari, cos’ simili a quelli di Emma. Il giovane era alto e robusto, davvero un bell’uomo ed indossava una specie di divisa militare nera con dei ricami argentati. Il giovane guardò Emma e trasalì, per poi rivolgere il suo sguardo a Regina, che gli sorrise sorniona: “ Le riunioni di famiglia sono le mie preferite ! – volse lo sguardo verso la sua prigioniera e con gesto elegante indicò il giovane appena arrivato – Principessina, non saluti tuo fratello ?” Emma trasalì, riconoscendo immediatamente il suo fratellino Neal in quei lineamenti così famigliari, uguali a quelli del padre con la dolcezza di quelli della madre. I suoi occhi si riempirono di lacrime e chiamò il fratello: “Neal ! Fratello mio, sei proprio tu ? Cosa ti ha fatto questa strega ? Rispondimi, fratello !”
Il ragazzo sgranò gli occhi ed indietreggiò: “Emma …  io … credevo fossi morta.” Ormai sul viso della principessa scendevano lacrime di gioia miste a quelle di rabbia: “E questo che la regina cattiva ti ha raccontato ? La verità è che mi ha trasformata in un cigno e segregata ! Sono stata liberata da poco dalla maledizione. Neal, che cosa ci fai con lei ? Dove sono nostra madre e nostro padre ?!” Il ragazzo scosse la testa, sul suo viso c’era del puro terrore e sembrava confuso. Guardò poi Regina, che annuì con un sorriso sul volto. Allora Neal si avvicinò alla cella e prese le chiavi dalle mani di Regina, la aprì e si avvicinò alla sorella. Emma lo guardò attentamente: “Sei cresciuto così tanto … ormai sei un uomo, fratello mio. Avrei voluto essere con te, in questi cinque anni …”
Le era mancato infinitamente quel burlone del fratello, si volevano molto bene ed Emma lo aveva accolto subito quando aveva saputo che la madre era incinta. Neal era anche il suo miglior amico ed il suo compagno di giochi, con lui aveva condiviso tutto. Il principe si chinò su di lei e la guardò dritto negli occhi, rispondendo: “Anche io avrei voluto stare con te … ma tu mi hai tradito ed abbandonato, insieme ai nostri genitori.” Emma sgranò gli occhi, non capendo ciò che il fratello diceva: “Ma che dici, Neal ? Non hai sentito cosa ho detto ? Regina ha intrappolato i nostri genitori e mi ha trasformata in un cigno. Sono stata un cigno per ben cinque anni, Neal ! – nelle parole della bionda c’era tutto il dolore che aveva provato in quei anni – Perché non mi credi ?”
Il ragazzo sospirò rassegnato e rispose: “Tu non lo ricordi, Emma ? Tu ed i nostri genitori mi avete abbandonato. Nostra madre e nostro padre sono morti. Anche tu per me eri morta, ero rimasto solo. Regina mi ha preso con sé, amandomi come nessuno aveva mai fatto.” Si alzò, voltandosi verso la regina e le diede un dolce bacio sulle labbra rosse. La cosa fece imbestialire Emma, che gridò furiosa: “Leva le tue manacce luride di sangue da mio fratello ! Giuro che ti ammazzo, Regina !” La donna rise della reazione esagerata della principessa e si rivolse al principe: “Allora è deciso. Domani ci libereremo di tua sorella … così potremo finalmente avere il nostro lieto fine, amore.” Lui annuì impassibile: “Andiamo ora, mia regina.” I due uscirono dalle segrete, senza ascoltare le minacce urlate a gran voce da Emma, che era letteralmente accecata dalla rabbia: “Maledetta strega, che cosa hai fatto a mio fratello ?! Appena esco da qua, ti strangolo con le mie stesse mani, dannata !” Sui suoi polsi iniziarono a sanguinare i segni delle ferite dovute alle catene, tanto che Uncino dovette calmare la ragazza: “Emma, basta ! Regina lo fa solo per provocarti … dobbiamo mantenere la calma per trovare il modo di uscire da qui.” La bionda si calmò, Killian era l’unico in grado di farla ragionare.
Abbassò il capo, asciugandosi le lacrime d’ira che solcavano il su volto stravolto. Prese un bel respiro e cercò di pensare ad un modo per scappare da là. Intanto, nelle segrete, non un rumore si sentiva più, se non il lontano canto degli uccellini di buon mattino. Quel suono le ricordò la madre, Biancaneve. Da giovane amava vederla parlare con gli uccellini ed aveva voluto provare anche lei, con scarsi risultati. La madre ogni volta le sorrideva, dicendole: “Rispettali e loro rispetteranno te. Sono gli animali più fedeli, ritrovano sempre il loro compagno.” Emma si fece triste, vedendo davanti a sé l’immagine dei suoi genitori dispersi in chissà quale terra lontana sotto un qualche maleficio di Regina. “La speranza è la forza più grande che abbiamo, Emma. Mai perdere la speranza.”
Questo le diceva sua madre, ogni volta che falliva in qualcosa. Lo sguardo della principessa riprese vigore e si schiarì la voce per cantare, provando così a comunicare con gli uccellini dell’esterno. In questo modo però insospettì la guardia, che si avvicinò a loro brontolando: “Che cosa combini, ragazzina ? Sta zitta !” Ma Emma non lo ascoltò e riprese a cantare. Il suono di quella voce era talmente melodioso che il soldato rimase ad ascoltarla ipnotizzato, lasciandola così agire indisturbata. Un coppia di uccellini entrò dalla finestrella e volò verso il mazzo di chiavi che Regina aveva appeso ad un catenaccio lì vicino. Con i becchi presero il mazzo di chiavi e lo trasportarono lentamente alla cella. Emma fece un segnale a Killian, il quale capì immediatamente quale sarebbe stato il suo compito. I due uccellini portarono le chiavi nella mano del pirata, che poté così liberarsi. Il soldato intanto ascoltava meravigliato la voce della principessa, finché un colpo ben assestato alla nuca lo fece svenire. Killian fece roteare il mazzo di chiavi sul suo uncino con fare teatrale: “Direi che è il caso di lasciare questa topaia. Pronta ad un’altra avventura, dolcezza ?”
Emma gli sorrise determinata e disse solo: “Mi riprenderò mio fratello.”



Angolo autrice:
Salve ancora, cari lettori ! Spero che il capitolo, per quanto veloce e ricco di eventi, sia stato di vostro gradimento.
Datemi pure suggerimenti e dritte per migliorare, sono sempre ben accetti.
Non so ancora cosa avverrà nel prossimo capitolo, ma mi auguro che continuerete a seguirmi ! L'ultimo capitolo è stato letto da 123 persone per ora. Stiamo aumentando, wow !
Cosa accadrà a Neal ? Qual'è il piano malefico di Regina ? Lo scopriremo nel prossimo capitolo ! Alla prossima !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 8
*** Il cuore di un principe ***


8. Il cuore di un principe.



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Regina se ne stava sdraiata placidamente sul suo divanetto, con accanto a sé Neal, che le accarezzava la folta chioma scura. Le piaceva essere coccolata da un così bel giovane, ancora di più per il fatto che si trattava del figlio della sua acerrima nemica. Teneva il cuore del ragazzo chiuso in un cassetto della sua cripta, sempre sorvegliata dalle guardie. Aveva convinto il giovane del fatto che i suoi genitori fossero morti in seguito alla battaglia e che lo avessero loro stessi consegnato nelle sue mani, come simbolo di sconfitta. Aveva anche convinto il giovane della morte della sorella, scomparsa anni prima.
Neal non faceva che ripensare alle parole di Emma, lo avevano molto turbato e una parte di lui non voleva che la sorella venisse uccisa. Le voleva bene, anche se il suo cuore era innamorato perso di Regina, la donna che lo aveva accolto nel suo palazzo anni prima, amandolo come un figlio e poi come un uomo. Adorava la sua regina, ma non voleva perdere nuovamente la sorella. Così osò chiedere alla donna: “Mia regina, è proprio necessario giustiziare la principessa ? Lei è pur sempre mia sorella ed io- “ Regina lo fece smettere di parlare con un gesto della mano e disse con tono piatto: “Lei non vorrà mai lasciarti con me, amore mio. Tenterà in ogni modo di portarti via da me. Vuoi lasciarmi per caso ?” Il principe rispose prontamente: “No.”
La regina sorrise compiaciuta: “Allora lasciami fare. Hai vissuto cinque anni nella convinzione che tua sorella fosse morta, cosa cambierà ora che sarà morta davvero ? Nulla. Lei ti ha abbandonato, come hanno fatto tutti. Tutti eccetto me.” Gli diede un bacio appassionato sulle labbra, che venne ricambiato dal giovane. Neal ugualmente sentiva che non era giusto uccidere la sorella, anche se era ciò che la sua regina desiderava. Continuò a pensarci, torturandosi nella indecisione.

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“Questo non è un palazzo, è un labirinto ! Dannazione !” esclamò il pirata, agitandosi. Non riuscivano proprio a trovare l’uscita e nemmeno l’entrata agli appartamenti di Regina. Erano bloccati nei sotterranei.
Killian allora appoggiò l’uncino ad un candelabro a muro lì vicino, facendolo inclinare ed aprendo così un passaggio segreto nel muro. “Bella mossa, pirata !” esultò Emma, attraversando il passaggio, seguita a ruota da Killian: “Avevi forse dei dubbi ?” Salirono delle scale in granito bianco, fino ad arrivare al piano terra del castello della regina cattiva. C’era un grande fermento, un continuo via vai e la servitù non faceva che correre a destra e a manca per il palazzo. Killian fece un sorriso storto e poi l’occhiolino ad Emma, prima di tendere un agguato ad un cameriere isolato e metterlo al tappeto, rubandogli così i vestiti. Emma prese esempio da lui e fece lo stesso ad una cameriera ignara. Nessuno si accorse del cambio di ruoli, erano ben nascosti e si mescolarono agevolmente al resto della servitù. Emma domandò ad un servitore quale fosse la stanza della regina.
Lui rispose: “Dovete essere quelli nuovi, venuti per aiutare la regina con l’abito da sposa, vero ? La camera della padrona è al terzo piano, ultima porta a destra. Ora dovete scusarmi, ma ho del lavoro da svolgere.” Corse a razzo verso le cucine, lasciando i due allibiti. Emma ripeté piano quella parola: “Sposa ?” Killian alzò le spalle e si diressero entrambi verso gli appartamenti della regina. Emma mise la mano sul fodero della spada nascosta dagli indumenti e Killian la imitò, entrambi erano pronti a combattere contro Regina. Quando aprirono la porta, si trovarono di fronte ad una scena quasi raccapricciante: Regina e Neal si baciavano sul divanetto, ignorandoli completamente. Emma fece una smorfia di disgusto, come anche il pirata, che commentò sarcastico: “Siamo arrivati in un momento sbagliato ?” Regina staccò le labbra da quelle del giovane e disse calma: “No, siete gli ospiti d’onore. Neal, per favore … occupati di loro.” Il ragazzo annuì e si alzò, guardando dritto negli occhi la sorella, con sguardo di sfida.
Emma allungò una mano verso di lui, supplicandolo con lo sguardo: “Neal, che sta succedendo ? Torna in te, andiamo a cercare i nostri genitori ! Sono vivi, li ho visti ! Devi credermi.” Il principe la guardò, poi scosse la testa ed alzò un braccio. La sua mano iniziò a brillare di luce bianca ed un raggio di luce colpì Emma, facendola cadere sul freddo pavimento della camera. Regina rise, deliziata da quella visione. Due fratelli che combattevano tra loro. Killian si avvicinò alla bionda per aiutarla a rialzarsi e Neal li lasciò fare, avvertendoli: “Sarebbe meglio che voi ve ne andaste. Non avete alcuna speranza di sconfiggere né me né la mia regina. Emma, sorella mia … in nome del nostro antico affetto, va via e ti salverai. Non cercare più i nostri genitori, sono morti !”
La principessa lo guardò dritto negli occhi e gridò furiosa: “Zitto ! Non ho idea di cosa quella strega schifosa ti abbia fatto, ma ti farò rinsavire, dovesse costarmi la vita.” Lui sobbalzò appena, sorpreso dalla determinazione di lei. Poi si riprese ed allungò nuovamente la mano, che riprese a brillare. Ma questa volta non colpì Emma. Uncino si portò la mano alla gola, non riusciva a respirare, era come se qualcuno lo stesse strangolando. Annaspò in cerca d’aria, finché non cadde a terra. Emma si precipitò da lui, cercando di capire che cosa gli stesse accadendo.
Killian ansimava, non riusciva a respirare ed il suo sguardo si stava facendo appannato: stava per morire. Emma allora guardò il fratello, urlando disperata: “Neal, smettila subito ! Lascialo andare, non c’entra nulla con questa storia ! – si rivolse a Regina, ancora seduta comodamente sul suo divanetto – Regina, è me che vuoi, no ?! Benissimo, mi consegno a te. Ma lascialo andare, subito !” La strega la guardò, incuriosita dallo strano comportamento di quella ragazza. Doveva tenerci davvero molto a quel pirata per consegnarsi a lei così.
Killian, sentendo quelle parole, chiamò la bionda con voce flebile: “Emma … n-no …” Le forze lo stavano per abbandonare e restava poco tempo. Neal continuava a stringere il collo di Uncino con la sua magia e guardava spesso la regina cattiva per avere istruzioni da lei. Regina allora portò alla bocca un calice di vino rosso e disse felice della sua vittoria: “Va bene. Neal, lascialo andare. Abbiamo ciò che vogliamo.” Il giovane principe abbassò la mano e Killian riprese a respirare affannosamente, restando sdraiato a terra. Emma guardava Regina con aria di sfida, aspettandosi la prossima mossa della strega. La regina cattiva si alzò con eleganza dal divanetto e fece la pensierosa, borbottando: “Vediamo … cosa potrei farne di te ? Potrei rubarti il cuore come ho fatto con tuo fratello e costringerti così ad obbedirmi … - un brivido scese sulla schiena della bionda – oppure potrei farti uccidere dal tuo caro fratellino, sarebbe uno spettacolo interessante … Mmh non so proprio decidermi.” Continuò a camminare in cerchio, facendo arrivare i nervi di Emma a fior di pelle.
Il pirata intanto riprendeva conoscenza lentamente e cercava di raggiungere la sua amata per salvarla, ma era ancora troppo debole. In quel mentre, Regina si fermò ed esclamò: “Trovato ! Questa è decisamente la punizione peggiore che si possa avere … ma per ora, dovrai stare un po’ in prigione. Non ti preoccupare, non ho alcun interesse per questo tuo sporco pirata …” Guardò disgustata Killian, che strisciava a terra verso Emma.
Lo fece scomparire in una nube viola. Uncino si ritrovò davanti al castello diroccato di Biancaneve, confuso e disperato: aveva perso la sua Emma, ancora una volta. Intanto, nel palazzo, Regina si avvicinò ad Emma con l’intento di strapparle il cuore. Si sorprese nel constatare che, a differenza del fratello, il cuore della bionda era protetto e non riusciva i alcun modo a strapparglielo. Si innervosì, ma poco dopo riprese la calma e con un gesto della mano trasportò la sua prigioniera in una cella libera. Sospirò irritata e sbottò rivolto al principe: “Vorrà dire che mi dovrò un po’ sporcare le mani. Avrò bisogno del tuo aiuto, amore.” Il giovane moro annuì: “Come desiderate, mia regina. Come posso esservi utile ?”

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Killian non sapeva cosa fare: Emma era nelle grinfie di quella strega malvagia, che aveva la magia dalla sua. Pensò che forse avrebbe potuto assaltare il castello insieme alla sua ciurma, ma sarebbe stato un suicidio: contro la magia non potevano nulla.
Doveva trovare qualcuno che potesse tenere testa a Regina. E conosceva una sola persona al mondo che potesse aiutarlo. Guardò il vecchio pozzo dei desideri e desiderò intensamente che Emma fosse lì con lui, a cantare con la sua voce melodiosa e a baciarlo con le sue labbra di rose. Non poteva sopportare l’idea che fosse prigioniera della strega cattiva. Chissà quale sorte aveva riservato alla sua amata !
Decise allora di smetterla di tergiversare e si incamminò verso l’unica persona che poteva aiutarlo. Anche se persona non era proprio il termine più esatto. Emma gli aveva raccomandato più volte di non fare patti con Tremotino, dato che era molto pericoloso. La magia ha sempre un prezzo, come diceva il Signore Oscuro stesso.
Lui però era disposto a pagare qualsiasi prezzo per sconfiggere Regina e riavere Emma tra le sue braccia. Non gli importava di nient’altro, sarebbe morto per lei.

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Tremotino picchiettava nervosamente le dita verdi sul tavolo della sala da pranzo, mentre Belle puliva le finestre della stanza. La bruna si era accorta del nervosismo del suo padrone e la cosa la metteva in guardia da un imminente pericolo. Cosa poteva mai rendere irrequieto il Signore Oscuro, il più potente e malvagio dei maghi ?
Solo una sventura ancora più potente e malvagia di lui. Belle, spazientita, decise di chiedere spiegazioni al suo padrone: “Signor Tremotino, saranno almeno venti minuti che continua a picchiettare sul tavolo ! Si può sapere cosa vi turba così tanto ?” Lui la congelò con un suo sguardo e sbottò irritato: “Niente che ti riguardi ! Ricordati, tu sei la mia domestica. E sei anche disobbediente, devo ancora trovare una punizione adatta per ciò che hai fatto.” Belle scrollò le spalle, sapeva fin troppo bene che non le avrebbe fatto niente. Nessuno dei due sapeva spiegarselo, ma Tremotino era molto più umano con Belle.
La giovane sospirò e si avvicinò al suo padrone e con tono più dolce gli chiese: “Se posso fare qualcosa per aiutarvi … vi prego, non ce la faccio più a vedervi così in pensiero. Cosa vi turba a tal punto ?” Il Signore Oscuro rimase ammaliato da quegli occhi così dolci e da quella voce soave. Senza pensarci, parlò: “C’è una cosa che potresti fare per me … ma è troppo pericoloso. Non posso permettermi di affidarti un tale fardello.” Belle sorrise e lo punzecchiò: “Siete forse in pensiero per me ? Sono più forte di quanto credete. Confidate in me, signor Tremotino. Non vi deluderò.”
Lui fece una smorfia di stizza e gesticolò con la mano destra: “Non è assolutamente come pensi. Il punto è che non posso fidarmi di una incapace come te per questo compito, ne va non solo della mia vita, ma della pace di tutti i regni. E tu … - la guardò come ad esaminarla – non sei adatta a questo compito.” La bruna gonfiò le guance indispettita e sbottò: “Come volete voi ! Se cambiate idea, sapete dove trovarmi !” Detto ciò, corse alla libreria e sbatté la porta il più rumorosamente possibile. Tremotino sospirò, abituato alle scenate di Belle, e disse tra sé e sé: “Forse sarebbe il caso di trovare una nuova domestica …”
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. L’Oscuro rimase seduto dov’era, aspettando che Belle si degnasse di aprire la porta, dato che era uno dei suoi compiti. Ma la ragazza non scendeva, così la chiamò: “Belle, bussano alla porta ! Non credi che dovresti aprire ?” La sentì gridare di rimando: “Pensateci voi, visto che io sono una incompetente !” Tremotino capì di averla fatta davvero arrabbiare e sospirò rassegnato. Ah, quella donna mi farà impazzire ! Dovrò trovare un modo per farmi perdonare … altrimenti mi terrà il broncio per mesi ! 
Si avvicinò lentamente alla porta, mentre il visitatore iniziava a picchiare sul legno ancora più forte. L’Oscuro sbottò irritato: “Arrivo, arrivo ! Ma insomma, mai un attimo di pace ! Sono il Signore Oscuro, mostra un po’ di rispetto !” Aprì, trovandosi faccia a faccia col pirata che lo aveva derubato. Killian aveva il fiatone e disse una frase sconnessa: “Tu … mi devi … aiutare … Emma …” Tremotino alzò un sopracciglio stupito e ribatté: “E perché mai dovrei aiutarti ? Tu e la principessa mi avete derubato, ricordi ?” Uncino riprese fiato: “Ti prego, non c’è nessun altro che mi possa aiutare. Mi dispiace di averti derubato, ma non avevo altra scelta … Ora ho bisogno del tuo aiuto. Emma ne ha bisogno, è tra le grinfie di Regina ! Quella strega le farà senz’altro qualcosa di terribile !”
L’Oscuro fece un verso incurante ed alzò le spalle: “Non è certo un mio problema …” Si voltò per tornare alla sua sedia, quando il pirata lo fermò esclamando: “Ti darò tutto ciò che vuoi, ma ti prego, salvala !” Sul viso squamoso del Coccodrillo si dipinse un sorriso compiaciuto: “Adoro quando dite così !” Lo fece entrare ed accomodare a tavola, come aveva fatto la prima volta in cui il pirata era entrato in quella reggia. Poi Tremotino gridò: “Belle, abbiamo ospiti ! Vieni, è ora del tè !” Non si sentì risposta e proprio quando l’Oscuro stava per perdere le speranze, la giovane si presentò davanti a lui, ancora infuriata: “Lo faccio solo perché ho sentito le vostre parole e voglio anche io aiutare Emma !”
Tremotino fece un gesto con la mano e ribattè: “D’accordo, d’accordo … ma intanto vai a farci il tè, cara. Per me rilassante, mi farete impazzire, non c’è più rispetto per il Signore Oscuro !”La bruna allora andò in cucina ad accendere il bollitore, lasciando i due uomini da soli a parlare di affari. L’Oscuro chiese ad Uncino di raccontargli cosa era successo esattamente da quando avevano lasciato per la seconda volta la sua dimora. Il pirata raccontò tutto, senza tralasciare nemmeno la parte in cui Baba Yaga aveva riacquisito la sua giovinezza. Si meravigliò del fatto che il Coccodrillo non era nemmeno minimamente sorpreso, come se sapesse già cos’era accaduto. Alla fine del racconto, commentò pensieroso, alzando la tazzina di tè fumante: “Mmh … è un bel guaio davvero. Vediamo, cosa potreste darmi in cambio … - si mise a pensare, finché non si illuminò dopo aver guardato il bordo scheggiato della sua tazzine- Ah, ci sono ! Dimmi, tu ami la dolce principessa Emma, vero ?” Uncino lo guardò stupito e confuso, ma confermò. L’Oscuro gongolò felice e chiese: “E dimmi, sei ricambiato ? Anche la principessina nutre dei sentimenti per te ?” Killian sobbalzò e rispose: “Sì … ha accettato di diventare mia moglie.” Questa frase fece immensamente felice Tremotino, che iniziò a ridacchiare compiaciuto: “Perfetto, perfetto ! Allora so cosa chiederti … voglio il vostro anello di fidanzamento.”
Il pirata strabuzzò gli occhi e sputò il tè che aveva in bocca per la sorpresa, offendendo Belle. Killian si pulì la bocca e domandò: “Si può sapere che ve ne fate di un anello ? Potete averne quanti ne volete …” Il Signore Oscuro alzò l’indice della mano destra e lo spostò più volte a destra e a sinistra, scuotendo la testa: “No no no, mio caro ! Vedi, non mi interessa l’anello in sé e per sé. Per quanto mi riguarda, potrebbe anche essere un semplice anello di rame. Ciò che conta è il valore affettivo che si da alle cose, diventano dei simboli. Ed il vostro anello di fidanzamento diverrà il simbolo del vostro amore, che è la magia più potente e difficile da imbottigliare al mondo ! Sono riuscito nell’impresa solo una volta, con i genitori della tua cara principessina … e voglio ritentare con voi due. Come anticipo … dammi una goccia del tuo sangue, proveniente dalla ferita che ai al posto della mano. L’hai persa per proteggere lei, giusto ?”
Il pirata annuì, ricordando l’episodio e si tolse delicatamente l’uncino. Tremotino recuperò in fretta una ampolla vuota e con un ago prelevò una goccia del sangue di Uncino. La guardò, era rossa vermiglio e luccicava. Ridacchiò felice e la ripose tra le sue cose. In quel mentre, alzò di scatto il capo ed esclamò, rivolto alla sua governante: “Belle, temo che dovrai fare dell’altro tè … abbiamo visite. A breve, verrà a farci visita niente di meno che … il principe Neal. Prepara il tè, mia cara !” In quel momento, le porte della sala da pranzo vennero aperte bruscamente, rivelando la figura del principe, le cui mani brillavano di magia bianca. Tremotino si alzò dal tavolo, commentando allegro: “La faccenda si fa sempre più interessante … Belle, per favore, vai in libreria.” La ragazza annuì, sentendo odore di guai in vista, ed obbedì al suo padrone. Neal guardò Uncino, sorpreso nel vederlo proprio dal Signore Oscuro. Poi la sua attenzione fu tutta per il padrone di casa, a cui chiese minaccioso: “Sai perché sono qui. Dimmi, dove lo nascondi ? Rispondimi e nessuno si farà del male.”
Tremotino alzò le mani in segno di resa e rise divertito: “Ma con chi credi di parlare ? Lo sai chi sono io almeno, principino ? Sono proprio stufo di questi giovani così irrispettosi ! Mi sembra proprio il momento di insegnare un po’ di educazione a questo ragazzino arrogante !” Chiuse la mano destra a pugno e scaraventò il tavolo addosso a Neal, facendolo cadere a terra. Poi si rivolse al pirata: “Fammi un favore, amico. Prendi Belle e portala via da qui. Io darò una bella lezione al principino !” Killian annuì: “Promettetemi solo di non ucciderlo, Emma ne uscirebbe distrutta !”
Tremotino roteò gli occhi spazientito: “E va bene, va bene ! Non ucciderò questa seccatura … mi limiterò a divertirmi un po’ con lui.” Mi sto proprio rammollendo … scommetto che la colpe è di Belle, con tutte quelle sue sciocchezze sulla bontà !

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Emma era seduta su una specie di poltrona, ma aveva i polsi e i polpacci bloccati da delle cinture in pelle, che stridevano sulla sua pelle ogni volta che tentava di liberarsi. Regina la guardava, divertita dallo spettacolo. Iniziò a parlarle, per farle capire che destino le attendeva: “ Piccola principessa Emma, voi sapete il perché del mio rancore verso Biancaneve ?”
La bionda annuì: “Sì … e devo dire che siete davvero una codarda a prendervela con una bambina di dieci anni !” L’affermazione della bionda fece irritare a morte la sua aguzzina, che le tirò un ceffone dritto in faccia, sibilando: “Tua madre era una codarda ! Non ha saputo mantenere un segreto, condannando il mio amato Daniel a morte !” Emma si limitò a guardarla in cagnesco e rispose a tono: “Perché vi accanite così su mia madre e non cercate la vostra anima gemella ? Siete una sciocca, Regina !” Un’altra sberla colpì il volto della principessa, facendolo diventare paonazzo.
Regina stava per perdere il controllo ed ammazzarla, era quasi più irritante di Biancaneve ! Si impose di mantenere la calma: “Sai perché non ti uccido ? Sai perché non meriti la morte, sarebbe troppo misericordioso da parte mia … meriti quello che io ho avuto ! Meriti di perdere il tuo amore, davanti ai tuoi occhi … - Emma pensò subito a Killian e tentò istintivamente di liberarsi, senza risultati – e di far marcire il tuo cuore nell’odio e nel rancore, tramutandolo nel più nero che ci sia ! Ed io, mia cara Emma … - le si avvicinò per sibilarle nell’orecchio – ho in mente di trasformarti nel mostro più oscuro di tutti.” Sorrise compiaciuta, non vedeva l’ora di attuare il suo malvagio piano. Niente e nessuno l’avrebbero fermata.
Doveva solo impossessarsi del pugnale del Signore Oscuro ed il gioco sarebbe stato fatto. Avrebbe lasciato l’onore di condannare la principessa a questo infausto destino al suo stesso fratello, che aveva mandato a recuperare la lama dell’Oscuro.

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“Che cosa ?! Io non me ne vado senza Tremotino !” esclamò Belle, non appena Killian si presentò davanti a lei, chiedendole di fuggire dal palazzo dell’Oscuro, che stava combattendo contro Neal. Il pirata strinse i denti, impaziente: “Per favore, dovete starmi a sentire ! Il vostro prezioso Tremotino ora sta combattendo anche per difendere voi, quindi non siate sciocca e seguitemi senza fare storie !” Finalmente riuscì a convincere la ragazza, che lo portò nei sotterranei del palazzo, dove si nascondeva un tunnel verso l’uscita. Questa fuga mi ricorda qualcosa … oh, Emma … quanto mi manchi, amore mio.
Una volta usciti però, Belle non volle allontanarsi ulteriormente dalla dimora del suo padrone e non faceva che dire: “Starà bene ? E se fosse stato sconfitto ? Oh, non posso restare con questo dubbio !” Con la sua solita impulsività, Belle corse al palazzo, seguita a ruota da Killian. Se quella ragazza dovesse morire, il Coccodrillo mi squarterà vivo !
Belle attraversò di corsa il salone principale, reggendosi la gonna ampia e color oro. “Tremotino !” gridò, cercando il suo padrone. Lo trovò mentre scagliava contro il principe un incantesimo per immobilizzarlo, ma venne distratto dalla voce della donna: “Belle, che cosa ci fai qui ?! Vattene subito, sciocca !” Neal, che stava per perdere, si materializzò dietro alla giovane, impedendole la fuga, e le mise un coltello alla gola, gridando: “Se non vuoi che faccia del male a questa ragazza, dimmi dove nascondi il pugnale !”Tremotino si bloccò, guardando il volto terrorizzato della sua governante. Ora è ufficiale: devo proprio cambiare domestica.
Alzò le mani in segno di resa, dicendo poi: “Cosa ti fa credere che mi importi della vita di questa ragazza ? Mi fa sempre perdere le staffe, non mi sta mai a sentire ! Se la uccidi, ne dovrò prendere un’altra … peccato, lei sa fare dell’ottimo tè.” In quel momento, arrivò Uncino, che studiò la scena, ben sapendo di non avere alcuna possibilità di attaccare Neal, se non a sorpresa. Il principe tremava, non voleva uccidere quella giovane innocente, ma se per compiacere la sua regina doveva, l’avrebbe fatto. Guardò negli occhi il Signore Oscuro, implorandolo: “Per favore, dimmi dove si trova il pugnale ! Non voglio ucciderla, ma se non me lo dirai … non avrò altra scelta.”
Strinse la presa sul collo di Belle, facendola gemere di dolore. Quel suono era come un trapano nelle orecchie di Tremotino, non lo sopportava. Una rabbia cieca si impossessò di lui: “Ti avverto, mio caro. Se oserai davvero uccidere Belle … conoscerai cose ben peggiori della morte, te lo posso assicurare !”
In quel momento, Killian colpì col suo uncino Neal, facendolo cadere a terra privo di sensi e liberando Belle, che corse tra le braccia del suo padrone, piangendo di paura. Tremotino spalancò gli occhi, sconvolto da quell’abbraccio inaspettato e così dolce. La ragazza tirava su col naso e tentava di ringraziarlo tra un singhiozzo e l’altro: “Grazie … grazie !” L’Oscuro la strinse appena a sé, sentendo il calore del corpo della fanciulla a contatto con il suo, così freddo e mostruoso. Uncino fece un commento sarcastico, ricordando ai presenti che era anche merito suo: “ Fate pure finta che io non ci sia, tanto non vi ho certo salvato la pelle, dolcezza.” Belle lo guardò con gli occhi arrossati dal pianto e lo ringraziò, mentre Tremotino gli chiese come aveva potuto permettere che Belle tronasse da lui. Non voleva darlo a vedere e mai lo avrebbe ammesso, ma gli importava troppo di quella governante.
Decisero di condurre Neal, ancora svenuto, in una cella anti-magia che l’oscuro aveva nel suo palazzo. Così, quando il giovane si riprese, lo interrogarono, scoprendo che Regina voleva il pugnale di Tremotino per far diventare Emma il nuovo Signore Oscuro e controllarla tramite la lama magica. In questo modo, avrebbe distrutto i suoi nemici ed acquisito una nuova arma, da usare contro chi avrebbe osato sfidarla.
Killian ebbe quasi un mancamento al pensiero della sua adorata Emma trasformata in un mostro dal cuore di tenebra. Non lo avrebbe mai permesso, doveva fermare Regina ad ogni costo. 

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Robin Hood fu davvero sorpreso di vedere il pirata Jones da solo, senza la sua principessa. Gli si avvicinò amichevolmente, abbracciandolo, per poi chiedergli: “Amico mio, cosa è successo ? Non vedo la vostra Emma con voi … è stata per caso presa dalla regina cattiva ?” Uncino annuì, spiegando al principe dei ladri la situazione: “Ho bisogno del vostro aiuto. Dobbiamo rubare il cuore di Neal e salvare Emma. Voi siete i ladri più esperti di tutta la Foresta Incantata ed i miei uomini non lavoreranno mai per una questione d’onore o per salvare una vita … ma voi sì. Posso contare sul vostro aiuto ?” Robin gli sorrise complice e gli allungò la mano: “Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo. Benvenuto nell’allegra brigata !”
“Solo temporaneamente, sono sempre un pirata” aggiunse Uncino orgoglioso. Seguì poi il capo dei ladri dentro una delle tende, in cui avrebbe illustrato il piano ad altri tre uomini, scelti da Robin: Fra Tac, Little John e Will Scarlet. Prima di andarsene dal palazzo di Tremotino, lasciando all’Oscuro Neal, Belle gli consegnò due fialette: la prima la conosceva già, era quella con su scritto “bevimi”, mentre la seconda conteneva inchiostro di calamaro gigante.
La fanciulla aveva spiegato al pirata che quell’inchiostro aveva la capacità di immobilizzare qualunque creatura magica, inclusa Regina. Il piano era quello di introdursi furtivamente nel palazzo, immobilizzare  in qualche modo la strega, recuperare il cuore del principe e salvare Emma. Will Scarlet guardò il pirata con fare scettico e disse: “Per mille diavoli, questo non è un piano di salvataggio, è un suicidio ! Dobbiamo organizzare meglio la cosa, altrimenti riusciremo solo a farci impiccare tutti !” Uncino odiava ammetterlo, ma il ladruncolo aveva ragione: quello non era un piano, solo un elenco di obbiettivi.
Robin sospirò: “Vorrà dire che ci faremo venire una idea.” Rimasero così a pensare al piano tutti e cinque, in quella tenda nel bosco.

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Regina chiamò il genio rinchiuso nel suo specchio, con ferocia: “Specchio !” Il viso dell’uomo, stanco ed annoiato, comparve davanti a lei: “In cosa posso esservi utile, mia regina ?” La donna rispose, a denti stretti: “Dimmi … come mai non sono riuscita a strappare il cuore della principessa ? Con suo fratello ci sono riuscita … perché con lei mi è impossibile ?”
L’altro rimase un attimo a pensare: “Vediamo … voi avete strappato il cuore al principe Neal dopo averlo convinto che la sua famiglia ed il suo regno non esistessero più. Forse questa è la chiave: la principessa Emma, invece, sa benissimo che suo fratello ed i suoi genitori sono ancora in vita. Probabilmente è l’amore che prova per loro ad impedirti di rubarle il cuore.” Regina ci meditò su, l’ipotesi dello specchio era plausibile e sapeva che era un vero esperto di magia. Neal possedeva la magia in quanto frutto del vero amore, dunque era possibile che anche la sorella la avesse, anche se ancora sopita. Poteva essere che proprio quella magia latente proteggesse il cuore della fanciulla. Regina sorrise malefica e si rivolse allo specchio: “Se le cose stanno così … allora presto il suo cuore diverrà nero come la pece e potrò facilmente strapparglielo dal petto !” Infatti, per precauzione, Regina aveva deciso che il controllo del pugnale sul Signore Oscuro non sarebbe bastato: voleva il suo cuore. In questo modo, avrebbe avuto la certezza di averla in pugno ed avrebbe avuto fra le mani l’unica cosa che poteva infliggere dolore ad un Signore Oscuro.
Il suo piano era perfetto. Quando stava per congedare lo specchio, l’uomo imprigionato all’interno parlò sommessamente: “Mia signora … devo mostrarle una cosa … penso che non la renderà felice, ma è giusto che sappia.” Regina lo guardò con sguardo di fuoco, impaziente. Nello specchio apparve l’immagine di Neal, intrappolato in una cella anti magia da Tremotino, che parlava giocosamente davanti a lui. La regina cattiva rimase delusa dalla sconfitta del suo principe, ma non del tutto sorpresa: conosceva bene l’Oscuro, era un osso duro persino per un mago talentuoso come Neal.
Vide poi comparire una giovane fanciulla dai lunghi capelli bruni, con in mano due tazzine di tè, una delle quali era scheggiata. Quest’ultima venne data all’Oscuro, che la ringraziò, per poi riprendere l’interrogatorio. “Dimmi, mio caro Neal … posso chiamarti così, no ? Ormai siamo in confidenza … - ridacchiò, mescolando il tè con il cucchiaino d’argento che reggeva tra le squamose mani – Come mai Regina non ti ha ordinato di tenere la bocca chiusa ? Mi sembra strano che una come lei, dopo anni di attesa per questa sua vendetta, abbia tralasciato una cosa simile.” Lanciò poi uno sguardo al giovane, che si irrigidì.
L’Oscuro sorrise compiaciuto, aveva fatto centro. Sorseggiò un po’ del suo tè, per poi dire alla ragazza: “Belle, per favore … - le fece un gesto con la mano come per scacciare un insetto – lasciaci soli, tra uomini … ti dispiace, cara ?” La ragazza si limitò ad annuire, per poi andarsene.
Tremotino riprese a parlare con il suo prigioniero, offrendogli una tazza di tè, che Neal rifiutò. L’Oscuro alzò le spalle: “Come vuoi tu … non sai proprio cosa ti perdi.” Finì in un sorso il suo tè. “Immagino quindi che Regina avesse già messo in conto una tua possibile cattura da parte mia … e magari in questo momento ci sta osservando da quello specchio messo là, dico bene ?” C’era infatti nella sala un piccolo specchietto ovale, da cui effettivamente la regina cattiva stava spiando la loro conversazione. Non ricevendo alcuna risposta dal suo prigioniero, si voltò verso lo specchio, con un sorrisetto stampato sul volto: “Regina, mia cara … so che tra pochi giorni tu e questo giovanotto vi sposerete, vero ? Mi piacerebbe molto partecipare, adoro i matrimoni … mi commuovono … - fece finta di asciugarsi una lacrima, per poi ridacchiare – Senti, cara, basta coi giochetti. Se lo rivuoi, devi darmi qualcosa in cambio. Ti aspetto per stipulare il nostro accordo.”
Regina, infuriata, fece smettere lo specchio e se ne andò dalla stanza a passo di marcia. Quel maledetto Tremotino ! Ma che diavolo potrebbe volere … ?
Iniziò a pensarci, cercando di ricordare quando l’Oscuro si era messo dalla parte dei buoni, aiutando Biancaneve ed il suo principe azzurro. Lo aveva fatto in cambio di piccoli oggetti, per ottenere l’elisir di vero amore, che nessun mago prima di allora era riuscito ad imbottigliare. Che voglia riprodurre l’elisir usando la principessa e quel pirata ?
L’ipotesi non era così assurda, dato che Tremotino adorava metterle i bastoni tra le ruote, non temeva nessuno e non gli importava certo della sua vendetta contro Biancaneve. Voleva solo ciò che giovava a lui, non gli importava del resto del mondo. Anche se il suo comportamento con quella ragazza, Belle …
Che l’Oscuro sia ancora capace di amare e che si sia innamorato di quella ragazza ?
Regina sorrise per la sua intuizione: aveva trovato la soluzione a tutti i suoi guai. Presto avrebbe tenuto il cuore di Tremotino tra le mani. O meglio, avrebbe tenuto l’unica persona importante per lui sotto il suo controllo, dando lo scacco matto al Signore Oscuro. Nulla avrebbe più potuto fermarla, una volta che Emma fosse divenuta il Signore Oscuro e lei la sua padrona.




Angolo autrice:
Dato che ho un mal di pancia da nervoso, ho deciso di mettermi un attimo in pace e pubblicare il nuovo capitolo !
Vi avviso, ci saranno dei grandi cambiamenti e la storia andrà avanti in modo non proprio banale ... almeno secondo me :)
Finalmente sappiamo il perchè dello strano comportamento di Neal, come vedete non è pazzo XD
Riuscirà Regina a vendicarsi su Biancaneve tramite Emma ? Lo scopriremo più avanti.
Volevo ringraziare di cuore le uniche due persone che recensiscono puntualmente i miei capitoli, ossia captainswan girl e Celeste98 ... grazie infinite, ragazze ! Invito tutti coloro che leggono ( nell'ultimo capitolo sono stati , per ora 106) a recensire per farmi sapere se la storia piace, se ci sono cose da sistemare o anche se avete idee carine per la trama. I consigli sono sempre ben accetti, come anche le critiche costruttive ... ma mi piacerebbe davver sapere cosa ne pensate :)

 

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Capitolo 9
*** Il pugnale dell'Oscuro ***


9. Il pugnale dell'Oscuro.



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Robin, Killian e i membri scelti dell’allegra brigata avevano finalmente ideato un piano ed erano pronti ad attuarlo. Era molto semplice, ma poteva funzionare. Robin, essendo un fuori legge ricercato anche dalla regina cattiva, avrebbe fatto da esca. Will e Fra Tac lo avrebbero portato davanti ai cancelli del palazzo di Regina, legato ed imbavagliato, dicendo alle guardie che avevano catturato il leggendario principe dei ladri. I soldati non si sarebbero insospettiti molto, vedendo un prete ed un giovane ragazzo, dato che Will era molto abile a mentire. Nel frattempo, Killian e Littel John avrebbero steso da dietro i soldati distratti, permettendo alla banda di entrare nel palazzo. Dopo sarebbe arrivata la parte più difficile: dovevano dividersi. Killian e Robin avrebbero cercato Emma, muniti dell’inchiostro magico, mentre il resto del gruppo sarebbe sgattaiolato dentro la cripta di Regina con l’aiuto della pozione che rimpicciolisce.
Il piano andò a segno senza problemi, se non il fatto che non sapevano dove la strega avesse rinchiuso la principessa. Provarono allora nei sotterranei, dopo aver messo a terra un paio di guardie. Della ragazza non c’era traccia. Killian iniziò ad alterarsi ed imprecò: “Dannazione ! Dove diavolo l’ha nascosta quella strega ?” Ritornarono di sopra, usando il piano B per quella situazione: immobilizzare Regina per farsi dire dove si trovava la povera Emma. Era un piano rischioso, ma solo lei sapeva dove stava la principessa. Si diressero in fretta verso gli appartamenti della regina.
Non c’era traccia né di lei né della principessa. “Dannazione !” gridò Uncino, furioso, mentre si chiedeva dove quella strega aveva portato la sua amata. Robin gli si avvicinò per calmarlo: “Amico mio, non perdiamo la calma. Se la regina cattiva non c’è, probabilmente non tarderà a tornare. Per ora ritiriamoci ed aspettiamo gli altri, magari avranno avuto più fortuna di noi.” Killian digrignò i denti e sbatté un pugno contro il muro della camera, per poi ritirarsi insieme ad il ladro. Si sentiva confuso e preso in giro, Regina era stata più astuta di lui.

~

“Stai comoda così, mia cara ?” chiese ironica Regina al suo prigioniero, che mugolò poiché imbavagliato. La mora rise di gusto, le piaceva vedere la figlia della sua grande nemica ridotta in quella misera condizione, imbavagliata e legata. Come un cane, Regina la trascinò con la forza e l’aiuto della magia dentro il palazzo di Tremotino, che le attendeva già. Il Signore Oscuro sorrise alla regina, porgendole i suoi saluti: “Quale incantevole visita, vostra maestà ! – fece un inchino teatrale, ridacchiando sadicamente quando vide Emma – e quale onore, ho davanti a me anche la principessa Emma !”
Regina roterò gli occhi spazientita, odiava le moine che quell’uomo si divertiva a fare: “Facciamolo subito, Tremotino. Cosa vuoi in cambio di Neal ? Lei ?” Buttò Emma a terra, facendola cadere sul freddo pavimento. Il Signore Oscuro la guardò sobbalzando: “Che cosa me ne dovrei fare di lei ? Nah, ho bisogno di una cosa che le appartiene … vediamo …” Si avvicinò alla giovane, che tentava ancora di liberarsi dalle corde che la imprigionavano. Tremotino allungò le mani, ma si trovò in serie difficoltà, dato che la ragazza non la smetteva di muoversi, quasi fosse un serpente a sonagli.
“Così non va … - esclamò l’Oscuro, per poi rivolgersi a Regina – ora dovrò tirarla su.” Con l’aiuto della magia, la fece sedere su una sedia di legno poco distante. Le si avvicinò velocemente e le strappò dal collo una catenella d’argento con un pendente, una medaglietta con un cigno inciso sopra. La guardò come se fosse un tesoro prezioso, mentre lo sguardo della principessa cercava di incenerirlo. Tremotino ridacchiò gioioso: “Il potere dell’amore ! Una cosa magnifica ! Questo è l’ultimo regalo di compleanno che i tuoi regali genitori ti fecero, non è vero, principessina ? Devi tenerci molto … - accarezzò la superficie del ciondolo – deve avere un grande valore affettivo, per tutti questi anni sei stata senza la tua famiglia. Adesso però … serve a me.”
Chiuse la catenina tra le sue dita squamose e liberò dalla cella Neal. Poi sorrise a Regina: “Sempre un piacere fare affari con voi.” Lei gli sorrise disgustata, per poi aggiungere: “Anche per me, mio caro …”
In quel mentre, fece capolino nella stanza Belle, che si scusò subito per l’intromissione: “M-mi dispiace, non volevo interrompere … io … sarà meglio che vada …” L’Oscuro la guardò con aria di sufficienza, ma lo sguardo di Regina invece prese vita. “Non così fretta … aspettavo proprio te, mia cara …” La mora alzò le braccia ed immobilizzò la giovane, stringendo pian piano la sua gola. Guardò poi il volto di Tremotino, visibilmente sorpreso. “Se non vuoi che io la uccida … - minacciò la strega – allora devi consegnarmi il pugnale, il tempo dei giochetti è concluso !” Belle annaspava con la schiena contro il muro, in cerca di aria.
Guardava il suo padrone, supplicandolo con lo sguardo di salvarla. In quel momento però accadde una cosa impensabile: una palla infuocata si scaraventò contro Regina, mancandola per poco. E non era stato Tremotino a lanciarla, ma Neal.
La strega lo guardò confusa, gridando arrabbiata: “Che diavolo stai facendo ? Ti è dato di volta il cervello ?” Il principe non rispose e le mandò un altro colpo, che lei parò abilmente. Nel mentre Belle era caduta a terra a gattoni e respirava a pieni polmoni, cercando di riprendersi dalla aggressione. Vide Emma legata e seduta su una sedia dall’altra parte della stanza che la guardava supplicante. La bruna si fece coraggio e utilizzando la battaglia tra Neal e Regina come diversivo, corse verso la principessa per slegarla.
Appena le fu tolto il bavaglio, Emma disse: “Grazie Belle, non ne potevo più ! Slegami ed andiamocene da qui. Non so cosa sia successo a mio fratello, ma non ha speranze contro Regina.” La governante annuì, per poi girarsi verso il suo padrone. I loro occhi si incontrarono per un istante, poi Belle si fece forza e condusse Emma via dalla sala.

~

Killian spronava il suo cavallo affinché andasse più veloce, non c’era un attimo da perdere. Will e gli altri avevano recuperato il cuore di Neal, che probabilmente era l’unico a sapere dove Regina teneva segregata Emma. Dovevano raggiungerlo al più presto, prima che fosse troppo tardi. Il resto della banda che lo aveva accompagnato dentro il castello di Regina, lo seguiva fedelmente.
Arrivarono davanti alla dimora dell’Oscuro e sentirono subito un rumore, come di vetri rotti. Si precipitarono dentro e trovarono Regina che combatteva contro Neal, che era a terra con un braccio ferito.
Uncino si precipitò verso il principe per aiutarlo, ma il suo passaggio venne bloccato da una sfera di fuoco di Regina, che lo guardò in cagnesco. La mora vide poi il cuore del principe tra le mani di Will e capì ciò che era accaduto: Neal aveva riacquistato la memoria, per questo le si era rivoltato contro attaccandola.  Nel mentre, Tremotino cercava di capire che cosa gli sarebbe convenuto fare.
Era ovvio che Regina avrebbe vinto, ma ciò che la strega voleva era il suo pugnale per ucciderlo e togliergli i suoi poteri. Non poteva assolutamente permetterlo. D’altra parte però mettersi coi perdenti non era da lui. Ripensò a Belle, al suo sguardo di scuse mentre portava Emma via da quel palazzo. Si chiese se l’avrebbe rivista ancora.
Si alzò dalla sedia, prendendo così la sua decisione.

~

“Emma … i-io devo tornare ! Il signor Tremotino è in pericolo, dobbiamo aiutarlo !” esclamò Belle, quando le due avevano ormai raggiunto il limitare del bosco, dirette al castello della principessa. La bionda la guardò confusa, dicendole in tono duro: “Ma cosa stai dicendo, lui è il Signore Oscuro ! Non si farà battere così facilmente, nemmeno da Regina. Se la caverà … ciò che mi preoccupa di più è mio fratello Neal.”
La ragazza abbassò il capo, chiedendosi come mai il fratello fosse improvvisamente rinsavito e avesse preso le difese della governante. Ma la bruna scosse la testa: “No, Tremotino ha un punto debole ! Se la regina cattiva dovesse trovare il pugnale, sarebbe in grado di ucciderlo e diventare lei stessa il Signore Oscuro ! Se ciò accadesse, tutti i regni sarebbero in gravissimo pericolo: nessuno potrebbe fermare la sua sete di vendetta. Dobbiamo recuperare il pugnale e portarlo in un luogo sicuro, dove la regina non verrebbe mai a cercarlo !”
L’idea di Regina con i poteri del Signore Oscuro era da brividi ed Emma decise così di dare ascolto a Belle, anche se temeva che quella fosse una missione suicida. Insomma, stavano per tornare in quel luogo dove si stava svolgendo una battaglia magica, mentre loro erano solo due giovani donne senza alcun potere. La cosa la innervosiva, ma in qualità di principessa della Foresta Incantata doveva assicurarsi che il suo popolo non corresse un rischio simile. Regina sarebbe stata inarrestabile, una volta divenuta il Signore Oscuro.
Tornarono così alla dimora di Tremotino, dove la battaglia continuava ancora, potevano sentire il rumore di finestre spaccate e sedie rotte. Si diressero in fretta nella biblioteca, dove Belle sapeva di poter trovare il pugnale dell’Oscuro, sigillato in una teca magica nascosta appunto in un libro. Questa idea era venuta al Signore Oscuro in seguito alla venuta della sua domestica, che amava moltissimo leggere e che diceva sempre che i libri nascondono i più grandi tesori. Belle ed Emma scaraventarono al suolo quanti più libri possibili, finché la bruna non esclamò: “Eccolo !”
Lo aprì e vi trovò all'interno un sigillo magico che racchiudeva dentro quelle pagine giallastre il pugnale dell’oscuro. Solo un mago o una strega avrebbe potuto rompere l’incantesimo e recuperare il pugnale. Passò il libro ad Emma, che toccò come incantata quelle parole antiche scritte in inchiostro blu. Al suo tocco, le lettere iniziarono a prendere vita: rotearono fino a mischiarsi, per poi alzarsi dalla pagina e formare davanti ai loro occhi il pugnale del Signore Oscuro.
Le due rimasero sbalordite, non capivano come ciò fosse potuto accadere. Ma non c’era tempo per le riflessioni, dovevano portare il pugnale lontano dalle grinfie di Regina. Stavano per andarsene nuovamente dal passaggio segreto, quando la principessa udì un urlo di dolore straziante: era di Neal.
“Neal !” gridò, correndo in soccorso del fratello istintivamente. Non avrebbe mai permesso alla regina cattiva o a chiunque altro di uccidere il suo fratellino. Vide Regina che stava per lanciare l’ennesima palla di fuoco su Neal, mentre Tremotino aveva bloccato Robin, Uncino ed il resto della banda. Non si fermò a riflettere sul perché, si lanciò davanti a Neal e parò con il pugnale la palla infuocata diretta al fratello.
Ci fu un momento di stasi, in cui tutti guardarono sorpresi la principessa, non sapendo cos’altra sarebbe potuto accadere. Emma aveva il fiatone e si chinò verso il fratello, chiedendogli come stesse. Lui rispose con le lacrime agli occhi: “Emma, sorella mia … mi dispiace tantissimo, non pensavo nemmeno una di quelle parole che ti ho detto e non amo la regina cattiva. Mi ha costretto a fare tutto questo, mi ha raggirato con l’inganno e ha rubato il mio cuore. Perdonami, sorella mia …” Lei scosse la testa: “Non ti devi preoccupare, adesso è tutto finito.”
Tremotino guardò la scena, sorpreso come non mai di vedere nelle mani della principessa il suo preziosissimo pugnale. Si chiese come aveva fatto a trovarlo e a distruggere l’incantesimo che teneva al sicuro quell’oggetto. Ora non ha importanza … devo assolutamente recuperare il pugnale, non voglio farmi certo controllare da questa sciocca principessa !
Si avvicinò allora ai due, ancora distratti ed allungò una mano squamosa verso il pugnale. Ma improvvisamente sentì qualcosa colpirlo da dietro: la mano di Regina era penetrata nel suo corpo e gli aveva appena strappato dal petto il suo cuore nero. Vide Belle nascosta dietro ad una colonna, tratteneva il fiato ed aveva le lacrime agli occhi. Gli fece capire che non doveva avvicinarsi, la situazione si stava facendo complicata.
Regina rise, guardando quanto l’oscurità avesse corroso quel cuore malato: “Tremotino, direi che il tuo cuore è davvero oscuro … ma guarda qua, c’è ancora qualcosa di umano in te. Scommetto che è per via di quella servetta … provi qualcosa per lei, non è vero ?”
L’Oscuro digrignò i denti, non capendo dove la strega volesse andare a parare. Lei strinse il cuore nero dell’uomo e sibilò: “Rispondimi !” Tremotino si accasciò a terra per il dolore, ma fu costretto a rispondere alla domanda della mora: “Sì. Io … provo qualcosa per lei.” Regina sorrise compiaciuta e gli si avvicinò per sussurrargli all’orecchio: “Dimmi, Signore Oscuro … sei capace di amare ? Ami quella ragazza? Rispondimi.”
Tremotino abbassò il capo, sentendosi sconfitto: “Sì. Io la amo.” Si maledisse da solo per la sua stupidità e debolezza, aveva appena messo in pericolo l’unica persona al mondo di cui gli importasse qualcosa oltre a suo figlio. Guardò il pavimento, sentendosi sconfitto ed umiliato. Regina sorrise compiaciuta e guardò i due reali abbracciarsi, timorosi dei suoi poteri, ora che aveva il Signore Oscuro dalla sua parte. Vediamo … sarà più forte il volere del pugnale o quello del cuore ?
La mora avvicinò alle labbra quel cuore così cupo e sussurrò decisa: “Uccidi la principessa Emma ed il principe Neal.” I due trasalirono sentendo quelle parole. Tremotino si alzò da terra, senza una espressione sul volto. Non voleva farlo, aveva paura del potere del pugnale ed aveva intuito ciò che Regina voleva davvero fare.
Ma non poteva fare nulla e non voleva coinvolgere ulteriormente Belle. Se doveva decidere tra la sua vita e quella di lei, avrebbe sacrificato volentieri la sua. Così si avvicinò ad i due ed Emma fece il gesto più istintivo che le venne: puntò il pugnale verso il petto dell’Oscuro, senza pensare a quello che Belle le aveva detto di quell’arma magica e sperando che in questo modo Tremotino si sarebbe fermato.
Chiuse gli occhi, pregando che si arrestasse. Ma così non fu. Sentì la lama fredda dell’arma entrare nel petto vuoto dell’Oscuro, uccidendolo e rendendo cenere il suo cuore oscuro. Emma sgranò gli occhi, sentendo una forza oscura impossessarsi di lei pian piano, entrandole in corpo e nelle viscere. Una nube scura circondò la principessa, che sentiva dentro di sé un potere malvagio che non poteva gestire e di cui aveva paura.
Quando la nube scomparve, vide davanti a sé Tremotino, morto a terra. Si portò una mano alla bocca ed iniziò a piangere. Che cosa ho fatto ?
Nelle mani stringeva ancora il pugnale, che ora portava il suo nome ed era sporco del sangue del suo predecessore. La principessa tremò di paura e di orrore, aveva appena ammazzato una persona. Cominciò a singhiozzare sconsolata e si voltò verso il fratello. Ma negli occhi di Neal trovò solo paura e la cosa la ferì moltissimo. Vide poi Regina avvicinarsi compiaciuta a lei, dicendole: “Come ci si sente ad essere il nuovo Signore Oscuro, Emma ?”



Angolo autrice:
Mi rendo conto che il capitolo è più breve del solito, ma essendo un punto di svolta nella storia, vi dovrete accontentare ... spero che non mi mandiate malediozioni XD
A parte questo, volevo ringraziare chi ancora segue la mia storia, l'ultimo capitolo è stato letto da 109 persone :)
Cosa accadrà ad Emma ? Riuscirà dunque Regina a compiere la sua vendetta ? E ne sarà appagata, trovando in essa il suo "lieto fine" ?
Come reagirà Belle, dopo la morte del suo amato Tremotino ? E Killian cosa farà ?
Se non si fosse capito, io parteggiavo per il Signore Oscuro ... fino a quando non è diventato irrimediabilmente stronzo XD
In ogni caso, trovo sia un personaggio molto interessante, insieme a tutti gli altri :)
Spero che il capitolo vi sia piacuto ... e alla prossima ! Fatemi sapere che ne pensate :)
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 10
*** Il cigno nero ***


10. Il cigno nero.



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Killian rimase ad aiutare Belle, che voleva scavare una buca dove seppellire il suo amore. La ragazza non faceva che piangere e singhiozzare: “La colpa è tutta mia, se non avessi … ora … non ho mai potuto dirti che ti amavo !”
Uncino invece non faceva altro che pensare al momento in cui Emma era scomparsa in una nube nera, aveva visto nei suoi occhi il terrore ed il rimpianto. Il suo ultimo sguardo era stato per lui. Ricordava ancora le parole che la principessa gli aveva rivolto, tra le lacrime: “Ti amo ! Perdonami.” Poi era scomparsa nel nulla, seguita a ruota da Regina, che aveva riso trionfante: aveva compiuto la sua vendetta. Ora non aveva più alcun interesse né per Neal né per gli altri che avevano cercato di fermarla inutilmente. Anzi, li aveva lasciati in vita perché soffrissero, nella speranza che fosse Emma stessa ad ammazzarli per errore.
Fra Tac fece la messa funebre, insieme agli altri membri della compagnia che avevano aiutato Uncino a ridare il cuore al principe Neal, che assisteva anche lui al funerale. Belle era quella più scossa dalla morte di Tremotino, come era ovvio che fosse.
Non potevano lasciarla in quel palazzo ormai senza padrone, Regina avrebbe potuto farle del male e se non lei magari qualche brigante o mal intenzionato. Robin così le chiese se voleva unirsi alla allegra compagnia: “Non abbiamo mai avuto una donna tra noi, ma sono certo che voi sareste perfetta.” D’altronde la ragazza non aveva un altro posto dove andare e Killian non avrebbe mai potuto farla entrare nella sua ciurma, dove i più pericolosi elementi erano riuniti su una sola nave. Sarebbe stato come darla in pasto ai pescecani.
Killian si avvicinò a Neal, chiedendogli cosa aveva intenzione di fare ora. Il principe sospirò tristemente: “Non ne ho idea … ci sono i miei genitori da trovare, ma non posso lasciare Emma in questo stato. Chissà dove è andata, deve soffrire molto … sarà spaventata e confusa … oh, la mia povera sorella !” Anche il pirata non sapeva bene come agire, ma non avrebbe mai lasciato Emma in quelle condizioni. Doveva trovare una soluzione, ad ogni costo. Promise a sé stesso che non si sarebbe fermato finché non avesse trovato la soluzione a tutto. Doveva pur esserci un modo per annullare la maledizione che quel pugnale portava. E lui, Killian Jones, lo avrebbe trovato.
Dovesse costarmi la vita, ti salverò, Emma !

~

Si chiese come mai, tra tutti i posti che il mondo aveva da offrirle per nascondersi, avesse scelto proprio quello: il castello diroccato di Rothbart.
La magia, che ancora non sapeva gestire, l’aveva portata lì. Probabilmente perché era il posto in cui era stata negli ultimi cinque anni senza che nessuno la trovasse ed ora che lo stregone era morto, nessuno l’avrebbe cercata lì. Era il nascondiglio perfetto.
Guardò dalla finestra di un’alta torre il lago in cui aveva passato così tante giornate insieme alle altre principesse. Ripensò a quei tempi, in cui la speranza il lei, nonostante tutto, non era ancora morta. Adesso il suo cuore era nero e non lasciava spazio a quella speranza che l’aveva salvata tempo addietro.
Scese dalla torre per avvicinarsi ancora di più a quello specchio d’acqua.
Vi mise un piede dentro e si trasformò in un cigno dalle nere piume: con quell’aspetto nessuno l’avrebbe mai riconosciuta ed avrebbe potuto concedersi qualche uscita occasionale. Come quando era un cigno per via dell’incantesimo. Non sapeva ancora controllare a dovere i suoi poteri, ma rispondevano bene ai suoi desideri più profondi, che a volte nemmeno Emma comprendeva.
Si chiese infatti perché, tra tutti gli animali, avesse scelto un cigno. Probabilmente perché lei lo era già stata e si sentiva a suo agio in quei panni che aveva tenuto per ben cinque lunghi anni. Spiccò il volo, voleva per un attimo dimenticare tutti i suoi mali.
Decise di andare al castello di Odette, per vedere come stava la sua vecchia amica, sposata col principe Derek. Nastri rosa adornavano il castello e le campane del paese suonavano a festa. Emma si chiese come mai tutto questo clamore, quando vide la principessa albina ,accompagnata dal suo sposo, affacciarsi al balcone dove il popolo si era riunito per il grande evento.
Tra le braccia della ragazza c’era un neonato dai grandi occhi chiari come quelli della madre, che annunciò il nome della bambina: Emma.
Il cigno nero li guardò felici della loro piccola e si sentì il cuore scoppiare. Era molto onorata, avevano dato il suo nome alla loro bambina. Ma era anche immensamente infelice, perché avrebbe voluto quel futuro per sé e per Killian. Il fato però le aveva impedito di avere il suo lieto fine. Si ritirò al lago, piangendo per il suo futuro ormai perso.

~

Come ogni giorno, nuotava tranquilla nel suo lago, cercando di tenersi occupata procurandosi il cibo e vivendo come gli altri animali della foresta. Ma accade una cosa particolare: quel pomeriggio venne al lago un bambino che la principessa non aveva mai visto prima. Era bruno, coi capelli corti lisci e due occhi curiosi marroni screziati di bruno. La studiava incantato e si avvicinò alla riva, con la mano tesa verso di lei. Emma non riusciva proprio a capire cosa quel ragazzino volesse da lei, finché il giovane non disse: “Vieni. Non aver paura … voglio solo accarezzarti, sei così bello … non avevo mai visto un cigno come te.”
Inizialmente la principessa cercò di ignorarlo, ma il ragazzo non demordeva e la seguiva lungo il perimetro del lago, insistente. Alla fine Emma cedette e si avvicinò al giovane, che ne rimase entusiasta. Il cigno nero appoggiò il capo sul palmo della mano del ragazzo, che lo accarezzò felice: “Sei davvero un animale magnifico … spero che nessun cacciatore ti prenda mai di mira.”
Tsz, ragazzino, se qualche idiota osasse farlo, lo trasformerei  in un ratto !
Il giovane continuò ad accarezzarla, finché non sentì la voce di una donna gridare: “Henry ! Henry, dove sei ?” Il ragazzo sbuffò e si rivolse al cigno dicendo: “Mia madre mi sta cercando. A volte vorrei proprio non essere il figlio adottivo della regina cattiva, lei è sempre così opprimente. Ma non è veramente cattiva … solo che la vita è stata molto ingiusta con lei. Ora devo andare.”
Così dicendo, si allontanò salutandola con un gesto della mano. Emma rimase a pensare a lungo a quel ragazzino spuntato dal nulla, che aveva detto essere il figlio adottivo di Regina. Non aveva mai pensato a quella donna come ad un semplice essere umano, con desideri simili ai suoi. Per lei, era sempre stata la regina cattiva, vendicativa e malvagia fin dentro all’anima. Si domandò come mai avesse deciso di adottare quel ragazzino. Che fosse per un altro dei suoi piani malvagi ?
Sperò solo che almeno venisse trattato bene. Nei giorni seguenti, Henry tornò a farle visita, scappando dal castello in cui la madre lo teneva, al limitare con Lakeland. La regina infatti aveva deciso di trasferirsi per occupare un palazzo più grande, lontano dai piagnistei del suo popolo.
Il ragazzino la ammirava moltissimo e la riempiva di complimenti, finché un giorno venne a cercarla al tramonto, parecchie ore dopo il consueto, ed Emma si era appena ritrasformata in umana davanti agli occhi del fanciullo, che aveva guardato la scena di nascosto. Uscì allo scoperto: “Sapevo che non eri un semplice cigno … come ti chiami ?” La principessa trasalì sorpresa: “Non puoi stare qui … e non dovresti parlare con me, sono pericolosa.”
Lui la guardò confuso, replicando: “A me non sembri pericolosa.”  Emma sospirò e decise di dargli una dimostrazione dei suoi poteri oscuri: lanciò una palla infuocata contro un albero poco distante, per poi lasciarlo bruciare. Guardò il ragazzino, ma non vide né orrore né paura nel suo sguardo. Si stupì della cosa: “Ma non hai visto ? Ho dato fuoco ad un albero, sono pericolosa !” Henry alzò le spalle indifferente: “Lo fa anche mia madre, non mi fa per niente paura. Allora … vuoi dirmi come ti chiami ?"
La principessa sospirò, ma non riuscì a resistere a quello sguardo supplicante e rispose: “Emma. Mi chiamo Emma.”
Lui le sorrise, porgendole la mano: “Io sono Henry. Piacere di conoscerti, Emma.”

~

“Dunque questo Merlino potrebbe togliere ad Emma i poteri del Signore Oscuro ?” chiese ancora Neal all’Apprendista, che annuì solennemente. Killian era seduto davanti al caminetto dell’anziano mago e guardava il fuoco scoppiettante, ripensando alla sua perduta Emma.
Dove sei adesso, amore mio ? Ogni giorno che passa senza di te è una tortura !
“Dove possiamo trovarlo ?” chiese allora Uncino all’Apprendista. L’uomo rispose che il suo maestro viveva in un regno lontano e che difficilmente accettava di ricevere ospiti. Killian fece un gesto di stizza e ribatté irritato: “Vorrà dire che per questa volta farà uno strappo alla regola. Torneremo qua con Emma e tu ci porterai da questo Merlino, chiaro ? – gridò, minacciando l’anziano con il suo uncino – Sappi che se non ti troveremo qua, giuro che ti cercherò fino all’altro capo del mondo, Apprendista !”
Da quando Emma era sparita, Killian era tornato il vecchio pirata violento ed irascibile di una volta. Si sentiva così vuoto e disperato senza di lei. Adesso avevano finalmente trovato una pista. L’unico problema era che non sapevano dove si trovasse Emma.
Ma avevano sentito da dei marinai di Lakeland di un cigno nero magnifico che abitava nei pressi del lago dove Emma aveva vissuto per cinque anni. Si erano chiesti se fosse lei, la speranza che riponevano in quella notizia era molta. Uncino uscì dalla casupola, sbattendo minacciosamente la porta. Neal sospirò e si scusò con l’uomo, spiegandogli brevemente la situazione, per poi seguire il pirata verso i cavalli.
Partirono immediatamente per il porto, dove la Jolly Roger e la sua ciurma aspettavano il ritorno del loro capitano. Killian si era molto sorpreso vedendo la lealtà che i suoi uomini ebbero per lui quando spiegò che non voleva più saccheggiare navi per i mari, ma salvare il suo amore da un crudele destino.
Poi capì che, come al solito, i suoi uomini agivano per il denaro: se avessero salvato la principessa, avrebbero certamente avuto una lauta ricompensa. Ma non gli importava le ragioni per cui i suoi sottoposti lo seguivano, bastava che eseguissero gli ordini. Partirono quel giorno stesso, diretti a Lakeland.

~

“E se non fosse lei ?” osò domandare il principe, mentre il capitano guidava la sua nave per l’oceano. Killian serrò la mascella: “Deve essere lei.” Non poteva che essere così, per il pirata quello era l’unico indizio che avevano della sua Emma. Ci sperava con tutto il suo cuore.
Voleva riabbracciarla, stringerla a sé, dirle di non lasciarlo mai più e che anche lui la amava. L’avrebbe baciata con passione, dicendole poi che avevano trovato la soluzione ai loro guai e che presto sarebbe tornata la vecchia Emma di cui lui si era perdutamente innamorato, senza poteri oscuri.
Neal invece era molto scettico, perché non c’erano vere prove che fosse proprio lei. Ed aveva paura della reazione che Jones avrebbe avuto per la delusione, perciò voleva metterlo in guardia, avvertendolo di non coltivare false speranze per una voce. Lui non lo stette a sentire, se lo sentiva dentro: era Emma.
Quel cigno nero era lei e nessuno l’avrebbe mai persuaso del contrario finché non avrebbe trovato il cigno e visto coi suoi occhi se era o meno lei. Dopo una notte di viaggio, attraccarono al porto di Lakeland, dove vennero accolti da Odette e Derek, che ricordavano bene il coraggio di Killian e furono ben felici di conoscere il fratello di Emma.
Presentarono loro la loro figliola, nata da pochi giorni ed a cui avevano dato il nome della principessa scomparsa. “Devo tutto ad Emma, se siamo qua ora … -spiegò l’albina – senza di lei, avrei perso la speranza molto tempo fa. Ma Emma ha sempre sperato ed ha sempre creduto che presto qualcuno avrebbe spezzato la maledizione.” Il pirata si rabbuiò.
Emma, per favore … non perdere la speranza nemmeno ora.

Dopo i convenevoli, Uncino volle subito partire per il lago, chiedendo ai due reali se poteva avere un cavallo per sé ed uno per Neal. Odette e Derek annuirono, capendo perfettamente i sentimenti del moro e sperando che la sua ricerca non fosse vana. Avevano sentito anche loro del cigno nero, ma non erano venuti a conoscenza della scomparsa della principessa prima della lettera di Neal, arrivata il giorno prima con urgenza. Diedero a due uomini i destrieri più veloci delle loro scuderie, augurando ad entrambi buona fortuna. Partirono a tutta velocità, spronando i cavalli: Killian era in testa e faceva strada al principe, che non conosceva la zona bene quanto il pirata. Arrivarono al lago per il tramonto e si guardarono intorno: nessuna traccia né di Emma, né del cigno nero.
Smontarono dai cavalli e iniziarono a camminare per il perimetro del lago, finché non incontrarono un giovanotto sugli undici anni, vestito come un principino. Neal si rivolse al ragazzo, gentilmente: “Giovanotto, cosa ci fai a quest’ora qua ? E per giunta tutto solo … vuoi che ti aiutiamo a tronare alla tua dimora.” Henry scosse la testa, rispondendo fiero: “Non c’è bisogno. So badare benissimo a me stesso. Sono venuto cui per incontrare una amica …”
Gli occhi del pirata brillarono speranzosi e prima che potesse parlare, un cigno nero arrivò in volo, posizionandosi sulle acque del lago, dando ai tre la schiena. Il cuore di Uncino iniziò a galoppare speranzoso. Avrebbe voluto mettersi a gridare il nome della principessa, perché in cuor suo era certo che fosse lei. Henry esclamò: “Ah, mi sta cercando ! Emma ! Da questa parte !”
Killian e Neal sgranarono gli occhi sorpresi dalle parole del giovane, mentre il cigno si voltava, attratto dalla voce del ragazzo. Ma si arrestò non appena vide i due uomini che accompagnavano Henry ed indietreggiò terrorizzata. Il ragazzo si accorse subito dello strano comportamento del cigno e chiese: “Emma, che succede ? Sono io, non mi riconosci ? Ah, ho capito ! Hai paura di loro … ma non mi sembrano cattivi. E poi puoi sempre lanciare una delle tue palle di fuoco.” Rise alla battuta, sperando di rilassare un po’ i nervi della bionda.
Ma Emma rimase in forma di cigno ed i suoi occhi erano puntati verso Killian e Neal. Il pirata la guardava, supplicandole con lo sguardo di non andarsene. Anche suo fratello aveva la stessa richiesta negli occhi lucidi. Si chiese perché non avessero paura di lei. Avrebbe voluto riacquistare il suo aspetto e riabbracciarli, ma era troppo pericoloso per loro. Così aprì le ali, decisa a spiccare il volo per andarsene il più lontano possibile da loro.
Ma Uncino le urlò per fermarla: “Possiamo farti tornare com’eri, Emma !”
Il cigno si arrestò, sorpreso dalle parole del pirata. Utilizzò il suo super potere per cercare di capire se era un trucco per farla uscire allo scoperto e se era la verità. Non scorse alcun segno di menzogna negli occhi del pirata. Decise quindi di ritrasformarsi, rimanendo però a debita distanza. Sotto gli occhi dei due uomini, le piume del cigno si trasformarono in un abito nero ed Emma apparve davanti a loro, restando sulla superficie dell’acqua. Killian si beò di quella visione, struggendosi perché non poteva abbracciarla. La donna aprì bocca e pronunciò un’unica, fredda parola: “Come ?”
I due iniziarono a raccontarle di Merlino e dei poteri di questo mago, mentre Henry si era seduto su un masso poco distante ed ascoltava curioso la storia. Emma, alla fine del racconto, disse: “Non posso venire con voi. Sono un pericolo, potrei farvi del male … sono malvagia ! Lo volete capire ? Killian … lasciami andare. Neal … fa finta che io sia morta.”
A quelle parole, il pirata si infuriò e si fece strada nell’acqua, gridando: “Che diavolo stai blaterando ? Sei uscita di senno ? Non ho alcuna intenzione di lasciarti andare ! E tu non sei morta … – la prese per un polso, senza che Emma potesse muoversi, paralizzata dal terrore di ferirlo – tu sei qui. Sei viva. Ed io non voglio lasciarti. Ricordi cosa ti avevo promesso ? Ho promesso che non ti avrei lasciata più. Come vedi, un pirata mantiene sempre le promesse.”
La strattonò verso di sé, per poi baciarla sulle labbra rosse con impeto e passione. Emma si sentì morire e si lasciò trasportare da quel bacio, che le era mancato più di ogni altra cosa.
Quante volte aveva sognato di trovarsi nella camera del capitano, nel letto che odorava di rhum e mare, con il suo amato. Quante volte aveva sentito freddo ed avrebbe voluto avere un suo abbraccio. E quante volte si era chiesta come stava il suo amato fratello, era sfuggito alle grinfie di Regina ? Spesso aveva pensato di tornare da loro, ma poi sentiva di nuovo sulle sue mani scorrere il sangue di Tremotino. Lei era una assassina. Aveva ucciso una volta ed ora che era il Signore Oscuro, avrebbe potuto uccidere ancora.
Si staccò lentamente da Killian, che non mollò la presa e continuò a stringerle il braccio. Emma scosse la testa, con le lacrime che le scorrevano sul volto: “Killian … guardami negli occhi. Guarda !”
Oltre le lacrime, gli occhi della giovane avevano perso quel magnifico colore azzurro ed erano diventati completamente scuri. Il pirata ne rimase sorpreso, tanto che sobbalzò. “La mia anima, come i miei occhi, è nera … io sono malvagia ormai. Non puoi salvarmi, non puoi. Per favore … non guardarmi così.”
La donna si nascose il volto tra i capelli biondi, cercando di non incrociare più lo sguardo blu del suo amato. Uncino allungò la mano verso il viso pallido della giovane e le accarezzò le guance: “Emma … tu mi hai detto che mi ami. Una persona che ama, non è malvagia … affronteremo questa cosa insieme. Tu, io e Neal. Troveremo Merlino e ti libereremo dall’oscurità. Poi andremo a cercare i tuoi genitori, li salveremo e sconfiggeremo Regina. Possiamo farlo, Emma. Se non vuoi credere a me, credi nel nostro amore.”
Avvicinò poi la mano a quella pallida della giovane. Emma lo guardò negli occhi e si sentì amata come non mai. Pianse di gioia, mentre stringeva la mano del pirata e lo seguiva a riva. Neal la guardava con gli occhi che brillavano di felicità e la abbracciò esclamando: “Sorella mia, sei davvero tu ! Non posso crederci … io … è un miracolo !” Henry allora disse gioiosamente: “Emma, hai ritrovato la tua famiglia ! Sono così felice per te !”
Lei si voltò per sorridergli ed abbracciandolo gli disse: “Anche io, ragazzino … ma adesso sarà meglio che tu torni a casa, si è fatto tardi.”
Il ragazzo abbassò il capo, sussurrando: “Questo … è un addio ?”
Gli arruffò affettuosamente i capelli: “No … solo un arrivederci, ragazzino.”

~

Emma salì a cavallo, tenendosi ad Uncino. Le mancava anche quello e credeva che non avrebbe mai più provato l’ebrezza di una cavalcata ad alata velocità. E pensava che non avrebbe più sentito il calore, l’odore, la dolcezza e l’amore che quel pirata tanto strano provava per lei. Sorrise appena, ma lo fece, nascondendo il viso sulla schiena di Killian. Arrivarono al porto, Odette e Derek li avevano aspettati perché anche loro erano molto preoccupati per la principessa. Emma, appena li vide, si pietrificò, iniziando a tremare e restando stretta ai fianchi del suo amato, che si accorse subito della paura che la bionda provava.
Si voltò con il busto e le disse: “Ehi, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Andrà tutto bene, sanno che cosa ti è successo. Emma, lei è Odette, ricordi ? Quella con cui hai passato cinque anni della tua vita, quella che consideri una sorella … non ti tradirà ora che ne hai bisogno.” Emma lo guardò coi suoi occhi scuri, non molto convinta delle parole del moro. Ma non aveva scelta.
Killian scese per primo da cavallo e porse una mano alla principessa per aiutarla a scendere. Lei la strinse, tremando come una foglia, e scese con un balzo. Odette corse verso di lei, chiamandola. La abbracciò affettuosamente: “Oh Emma cara ! Appena abbiamo saputo cosa ti era successo noi …”
Vide gli occhi completamente neri della amica e spalancò gli occhi. Emma fece una smorfia di paura e si agitò in cerca di Killian. Lui si mise accanto a lei per tranquillizzarla e calmarla: “Sta tranquilla …”
L’albina iniziò a piangere, dispiaciuta per la sciagura che aveva colpito la sua carissima amica: “Emma … mi dispiace tantissimo, non ti meriti questo … faremo tutto il possibile per aiutarti. Vedrai, presto … - singhiozzò – tornerai la vecchia Emma, quella senza tutta quella oscurità dentro di sé. Quella che credeva nella speranza e nel bene.” La bionda la guardò confusa.
Perché tutti dicevano che doveva tornare com’era ? E se non ci fosse riuscita ? Se fosse rimasta così ?
Il pensiero la assalì e si rese conto che se il piano non fosse andato a buon fine, tutti quanti l’avrebbero abbandonata.
Chi mai potrebbe amare un mostro come me ?

~

La ciurma rimase molto turbata nel vedere Emma, sia per i suoi occhi che per il vestito di piume nere che indossava, sembrava fosse cucito sulla sua pelle diafana e pallidissima, quasi cadaverica. L’unico che non badava minimamente a questi cambiamenti, o almeno ci provava, era il capitano della nave. Uncino minacciò subito tutti con uno sguardo di sfida, facendo capire ad ognuno di loro che non dovevano azzardarsi a parlare male di lei o a farle del male. I pirati recepirono il messaggio, anche se non serviva: erano già abbastanza terrorizzati dalle sembianze della principessa.
Emma si sentiva come rinata su quella nave. Sentiva l’odore dell’oceano, credeva che non lo avrebbe mai più sentito. Vedeva suo fratello pulire il ponte insieme al resto della ciurma e gli sorrise divertita. Quante piccole cose, ora che aveva rischiato di perderle davvero, le sembravano belle e stupefacenti. Stranamente, si sentiva più su di giri ora che non quando era salita su quella stessa nave dopo il sortilegio. Forse perché all’epoca dava per scontato che l’avrebbero salvata. Questa volta, invece, tutto poteva essere davvero l’ultima volta. Perché c’era il rischio che quella vita che aveva non tornasse più. C’era la possibilità che lei rimanesse per sempre il Signore Oscuro.
Killian la guardava, contento di vederla felice come una bambina. Si disse che, oscurità o meno, quella era sempre la sua dolce Emma. Anche se non fosse riuscito a riportarla a com’era prima, avrebbe continuato ad amarla, come aveva sempre fatto. Ora capiva benissimo i sentimenti di Belle e decise che avrebbe ripetuto ad Emma quanto l’amava fino allo sfinimento, fino alla nausea. Doveva capire che lui non l’avrebbe mai lasciata.
Qualunque cosa accada, te l’ho promesso: non ti lascerò.

~

Arrivò la sera e le stelle illuminarono il cielo notturno con la loro luce pura. Emma si appoggiò al timone e, con la faccia in su, ammirò quello spettacolo. Era talmente assorta che non si accorse nemmeno dell’arrivo del capitano, che le cinse i fianchi con un braccio e la tirò a sé: “Quella è la stella polare …- disse, indicando con l’uncino una stella brillante a nord – questa invece è la costellazione di Pegaso, la vedi ? – fece un disegno, congiungendo le varie stelle – e questa ancora è la costellazione del Cigno.”
Emma rimase estasiata da quello spettacolo e sorrise grata al pirata, che ricambiò. Poi la principessa chiese triste: “Killian … come fai a guardarmi senza provare né ribrezzo né paura ? Insomma … io sono-“ Non la lasciò finire di parlare, la baciò appassionatamente per poi dirle: “Non chiamarti mai mostro o demonio. Tu sei Emma, la mia amata Emma … e questa cosa non cambierà mai, nemmeno se ti spunteranno delle gigantesche corna sulla testa !”
Fece ridacchiare la principessa e ne fu felice. Riprese a baciarla, più dolcemente, ed ad ogni bacio le sussurrava teneramente: “Ti amo.” Emma lasciò che il pirata la coccolasse, ne aveva enormemente bisogno. Pianse commossa, credeva che nessuno l’avrebbe mai amata in quello stato, ma Killian le stava dimostrando il contrario.
Ad un certo punto, sentirono un tossicchiare che fece girare entrambi e videro Neal imbarazzatissimo che ricordava loro che era tempo di andare a dormire. Emma ridacchiò, divertita dal rossore sulle guance del fratello, ed annuì. Uncino la portò quindi nella cabina del capitano, offrendole ancora una volta il suo letto. Questa volta Emma scosse la testa e disse con voce triste: “Non ho bisogno di dormire … sono il Signore Oscuro, ricordi ?”
Il pirata non batté ciglio e le fece segno di sdraiarsi, sussurrandole poi all’orecchio: “E chi ti ha detto che ho intenzione di lasciarti dormire ?”
Le guance pallidissime della bionda si imporporarono dopo quelle parole cariche di promesse e vide nello sguardo blu del suo amato un luccichio che la scosse da capo a piede.
Killian iniziò a baciarla con passione e ad accarezzare ogni centimetro della pelle della ragazza, che fece altrettanto. Rimasero insieme tutta la notte e nessuno dei due dormì. Quella era una sera da vivere, da ricordare per sempre.



Angolo autrice:
Dato che il precedente capitolo era alquanto breve, ho deciso di pubblicare subitaneamente questo ! v.v
Spero sia di vostro gradimento ...
Visto chi è apparso ? Non potevo non mettere il piccolo Henry, anche se in teoria non dovrebbe nemmeno essere nato ... ma dettagli, completamente ininfluenti nella storia. Invece il giovane Henry sarà molto importante.
Mi sono appena resa conto di aver completamente trascurato Baba Yaga ... sarà perchè tra poco avremo lo strepitoso Merlino, per cui ho avuto una specie di idea malsana ... spero vi piaccia e non vi faccia arrabbiare. Diciamo che cambierò l'immagine del vecchio mago, ma non posso aggiungere altro.
Non so voi, ma io sto impazzendo con questo caldo e gli esami ...
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più ...
Il precedente capitolo è stato letto da 115 persone ... direi che diventate sempre più veloci nel leggere i miei capitolo, spero che sia perchè non vedete l'ora di sapere che cosa succederà ;)
Al prossimo avvincente capitolo !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 11
*** Merlino ed il libro di favole ***


11. Merlino ed il libro di favole.




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Le accarezzava ancora i capelli e le baciava il collo, mentre Emma infilava le dita pallide tra il groviglio scuro dei capelli del pirata.
Si sentivano entrambi bene, come non lo erano stati da tanto tempo. Nel cuore della principessa, la speranza si fece un piccolo spazietto e la paura venne leggermente messa da parte, perché era certa che il pirata la amava, anche se era in quello stato.
Gli occhi di Emma ripresero un po’ di quel colore azzurro chiaro di un tempo ed Uncino non poté fare a meno di sorridere felice. In quel momento, si udì bussare alla porta. I due si guardarono, ridacchiando.
Sapevano infatti che era certamente il principe, venuto a svegliare la sorella. “E adesso ?” bisbigliò Emma, divertita dalla situazione. Il capitano ridacchiò e le intimò con di fare silenzio. Le fece l’occhiolino e si nascose nell’armadio. Neal, spazientito e preoccupato, chiamò allora la sorella: “Emma, sei sveglia ?” La ragazza si alzò dal letto e si sistemò i capelli ed il vestito alla buona, per poi dire: “Sì, entra pure … non avevo capito che fossi tu.” Il principe allora aprì appena la porta ed entrò nella cabina con passo lento e furtivo, guardandosi intorno. Emma allora, mentre si legava i capelli con un nastro datole da Killian, gli chiese: “Che stai cercando ?”
Lui borbottò irritato: “Mi pare ovvio: quel demente del tuo fidanzato, il capitano di questa bagnarola ! Non lo ha più visto nessuno da ieri sera …. per caso è venuto a farti visita ?” Emma scosse la testa, facendo la finta innocente. Ma non convinse molto il fratello, che la conosceva bene e borbottò: “Mmh se lo trovo … non può lasciare una nave allo sbando così, ed io non sono certo un marinaio ! Se lo trovi, digli di muoversi: i suoi uomini hanno bisogno della sua guida.”
La biondina annuì, promettendo al fratello di farlo. Neal allora la salutò, dicendole di raggiungerlo di sopra non appena fosse stata pronta. Non appena chiuse la porta dietro di sé, Emma scoppiò in una risata fragorosa.
Erano anni che non rideva così. Killian uscì allo scoperto per unirsi a lei.
Si buttarono sul letto, ridendo insieme.

~

Davanti a loro c’era una distesa d’acqua limpida ed abbastanza ampia. Uncino giocherellava con il fagiolo che Belle aveva trovato, nascosto tra gli oggetti di Tremotino. Quel furbastro ne aveva piantato uno, da cui erano nati altri due fagioli. La ragazza gli aveva anche restituito il ciondolo che l’ex Oscuro aveva rubato alla principessa, pregandolo di ridarglielo.
La bruna infatti non era arrabbiata con Emma, sapeva che la ragazza non aveva avuto altra scelta e che non conosceva le conseguenze delle sue azioni, dato che era ignara dei poteri effettivi di quel pugnale oscuro. La vera colpevole era Regina, a cui aveva dichiarato guerra spietata, contro i suoi crimini malvagi e la sua tirannia, insieme al resto della allegra brigata di Robin.
Uncino aveva deciso di non ridare il ciondolo ad Emma, almeno non subito, per paura che lei in quel oggetto vedesse ancora una volta l’omicidio che aveva commesso. Non doveva cadere nell’oscurità e lui sarebbe stato la sua ancora. Conosceva bene il modo in cui l’oscurità e la malvagità si impossessano del cuore di una persona: sanno ammaliarlo, invitarlo, sedurlo e convincerlo che al mondo l’unica legge che vale è quella del più forte.
Ti fanno dimenticare chi amavi e chi eri, portandoti con loro sempre più negli abissi della cattiveria.
Non voleva che Emma subisse un tale mutamento e quando aveva visto che i suoi occhi, per un attimo, avevano riacquistato un po’ del vecchio colore, aveva iniziato a sperare di farcela davvero.
Non era troppo tardi, dietro quegli occhi oscuri e dentro quell’anima nera, c’era ancora la sua amata Emma. Proprio in quel momento la vide arrivare accanto a lui, con un timido sorriso sul volto. Lui le mostrò il fagiolo e le disse che, una volta arrivati al porto della Foresta Incantata, avrebbe detto alla sua ciurma di non seguirlo e sarebbero partiti loro tre verso Camelot, il paese in cui il mago Merlino viveva. E così fu.
Quando Uncino fece cadere il fagiolo in mare, a poca distanza da loro, si formò prima un vortice e poi un buco scuro vorticante. I tre si presero per mano: Neal, Emma ed infine Killian. E saltarono insieme, pensando a Camelot e a Merlino il mago. Si ritrovarono davanti ad una casupola immersa in una foresta. Da essa proveniva un profumo di tè e pasticcini ed il caminetto fumava. Aveva un aspetto molto povero e spartano, per essere la dimora di un così grande mago. Rimasero fermi davanti alla porta, incapaci di bussare. Neal guardò gli altri due e disse: “Mi sembra troppo facile … è probabile che ci sia una barriera o un qualche incantesimo per proteggere la casa. Fatemi controllare, così saremo sicuri di poterci avvicinare.”
Il principe allora si avvicinò di un passo alla casetta ed allungò una mano: subito venne colpito da una piccola scossa elettrica, che lo fece indietreggiare.
Non volevano irrompere scortesemente in casa del mago, dato che erano andati fin là per chiedergli aiuto, contando anche su di lui per il ritorno. Emma allora mollò la mano di Killian e scaraventò una palla infuocata contro la barriera, senza riuscire nemmeno a scalfirla, il colpo venne annullato.
“Dannazione !” imprecò la principessa, arrabbiandosi. Erano così vicini alla meta. Uncino notò che gli occhi della bionda si fecero ancora più scuri e questo non era un buon segno.
Decise allora di intervenire, facendo la cosa più stupida e normale che gli fosse venuta in mente: chiamare il mago in modo gentile, anche se non era il suo forte. Si schiarì la voce e disse: “M-mi scusi, signor … cioè eccellenza, signor mago Merlino. Siamo dei viaggiatori venuti per chiedere il vostro aiuto, solo voi potete aiutarci … ve ne saremmo infinitamente grati e vi ricompenseremo con qualsiasi cosa … ma vi prego, mostratevi a noi ed aiutateci.” Quando il pirata smise di parlare, calò il silenzio. Rimase fermo alcuni minuti, sperando che il mago si presentasse. Stava per perdere le speranze, quando la porta della casetta si aprì lentamente e cigolando. “Ditemi, chi siete ?” Sentirono una voce maschile, ma molto giovanile.
Killian deglutì nervoso, temendo di essere scacciati, dato che portavano con loro il Signore Oscuro. Ma non poteva certo mentire al mago, così si presentò: “Io sono il capitano Killian Jones della Jolly Rogers ed i miei compari sono il principe Neal e la principessa Emma della Foresta incantata. Vi prego, grande e potentissimo mago, ci aiuterete ?”
Dalla porta uscì un giovane bambino dai corti capelli biondi e dai vivaci occhi azzurri, di un colore molto intenso. La pelle era candida, portava una specie di tunica azzurra con una corda d’oro alla vita ed un grande capello blu a cono sopra la testa. Il viso giovane nascondeva la sua saggezza e la sua espressione era quella di un adulto, nonostante l’aspetto di un ragazzo.
I tre pensarono che fosse il servitore di Merlino e Killian stava per chiedergli dove fosse il grande mago, quando il ragazzino parlò con voce solenne: “Sono io il mago che cercate. Piacere, Merlino. E voi … - indicò Emma con un dito – chi siete ?” La bionda spalancò gli occhi, sentendosi come se quegli occhi da fanciullo fossero in grado di scrutare fin nella profondità della sua anima. Tremò, sentendosi sporca e contaminata.
Non rispose, si limitò a piangere e a cadere a terra in ginocchio.

~

“Grazie della vostra accoglienza ed ospitalità, grande mago Merlino.” disse Neal, sedendosi sulla sedia che il giovane gli aveva offerto. Il biondino rispose con la sua voce solenne ed imperiosa: “Non nego mai il mio aiuto a chi davvero ne ha bisogno … anche se si tratta del Signore Oscuro.” Emma sobbalzò, sentendosi al posto sbagliato ed indesiderata. Killian, vedendola agitata, le strinse una mano e le sorrise.
Merlino guardò i due ammirato, non aveva mai visto qualcuno amare così intensamente un Signore Oscuro e la cosa lo incuriosì molto. Aveva vissuto per centinaia di secoli, ormai aveva perso il conto, ma nessuno dei precedenti Signori Oscuri era come Emma.
Il mago fece roteare l’indice della mano destra. Comparve una teiera volante, seguita dalla zuccheriera e da quattro tazzine con i relativi piattini e cucchiai. I piattini di porcellana bianca si adagiarono ordinatamente davanti ai presenti riuniti a tavola, seguiti dalle tazze e dai cucchiaini d’argento. La zuccheriera, invece, piombò al centro della tavola, facendo indispettire il mago: “No no no, non così, insomma ! Quante volte te lo devo ripetere ? Con delicatezza !”
La zuccheriera sembrò arrabbiata, infatti aprì il coperchio e sbuffò dello zucchero, che finì dritto in faccia al principe. Neal si ripulì con le mani e Merlino si scusò: “Dovete scusare la zuccheriera, è sempre molto ribelle …” Poi la teiera iniziò a versare il tè ai presenti, partendo dallo sventurato principe per scusarsi.
Neal ammirò lo spettacolo e ringraziò timidamente. Anche gli altri due seguirono il suo esempio. Una volta finito il suo compito, la teiera tornò planando nella cucina. Merlino prese tra le mani la tazzina ed esclamò: “Bando ai convenevoli ! Andiamo dritti al punto … - bevve un sorso e arricciò il naso – ah, la zuccheriera … ha messo lo zucchero ancor prima di servirlo per non scomodarsi a lavorare … - lanciò una occhiataccia alla zuccheriera, che si voltò offesa – in ogni caso … dunque, a che punto ero ? Cosa stavo dicendo ?”
Guardò i suo ospiti, che erano rimasti allibiti. Neal allora si permise di intervenire: “Emh … ci stavate chiedendo il motivo della nostra visita …” Il ragazzino si illuminò ed alzò l’indice al cielo: “Ah, già, giusto ! Allora … cosa vi porta da me ?” I tre si guardarono, non sapendo bene come chiederlo al mago. Killian decise di raccontare tutta la loro vicenda, fin dall’inizio. Il mago lo ascoltò attentamente, interrompendolo ogni tanto per sgridare la zuccheriera dispettosa, che si divertiva a riempire le tazze vuote di zucchero mentre Merlino era distratto dal racconto.
Quando il pirata finì di parlare, il ragazzino disse pensieroso: “Capisco, capisco … il problema è che non si può eliminare il male dal mondo, mi capite ? Ho faticato molto per racchiudere in quel pugnale tutta quella magia oscura, all’epoca non sapevo che avesse il potere di trasmettere la sua malvagità e la sua magia a chi veniva colpito dalla sua lama … in ogni caso, temo di poter fare poco per la principessa.”
Guardò Emma e sospirò: “Un vero peccato, vedo che nel vostro cuore c’è ancora bontà, nonostante siate diventata l’Oscuro. Ma l’unico modo che avreste per liberarvi della malvagità del pugnale sarebbe quella di trasmetterla ad un’altra persona, costringendola a divenire il Signore Oscuro. Avete un candidato valido per tale compito ?” Gli occhi di Emma si incendiarono di vendetta e disse con tono cupo e digrignando i denti: “Regina.”
Aveva le mani serrate talmente forte che le nocche erano sbiancate. Nella sua voce si sentiva tutto l’odio ed il rancore che provava per quella donna. “Lei mi ha fatto questo … lei mi ha trasformato in una assassina. Lei mi ha costretta a vivere sotto forma di cigno per cinque anni e lei ha soggiogato mio fratello, strappandogli il cuore. Merita di soffrire più di chiunque altro !” Sbatté con violenza un pugno sul vecchio tavolo, facendo sobbalzare il giovane mago.
Il silenzio calò nella sala, rotto solo dallo sbuffare perpetuo della zuccheriera. Merlino incrociò le braccia, scuotendo la testa con disappunto.
Uncino allora parlò: “Emma, non è un buona idea… capisco che tu sia furiosa e che Regina è il nostro nemico, ma dandole il potere del Signore Oscuro metteremmo in pericolo l’intero reame. E nessuno, nemmeno la persona più riprovevole del mondo, merita un simile destino.” Il mago allora annuì, sostenendo la tesi di Killian: “Questo è giusto, giusto … mi dispiace solo che siate venuti fin qui per nulla … potrei esservi utile in altro ?” Neal esclamò subito: “Aiutateci a trovare il re James e la regina Biancaneve ! La regina cattiva gli ha portati in un altro mondo, dove vivono sotto forma  di giocattoli e le case sono fatte di marzapane, gli alberi di liquirizia e la neve è zucchero a velo.” Merlino esclamò: “Oh sì sì, ho capito … so esattamente dove si trovano i reali.” Balzò giù dalla sedia e batté le mani.
Il servizio da tè torno nella cucina ed una borsa viola a forma di cilindro apparve davanti al mago, che la aprì: “Sarà meglio preparare le valigie, ci aspetta un lungo viaggio !” Dalla manica della tunica fece uscire una bacchetta di legno, dritta e sottile. Iniziò ad agitarla, pronunciando parole in una lingua antica. Tutti gli oggetti della casa si riunirono, volando sulle teste dei nostri tre eroi e rimpicciolendosi man mano che si avvicinavano alla valigia e vi entravano. La zuccheriera fece nuovamente i capricci, ma alla fine entrò anche lei con il resto degli oggetti e la valigia si chiuse.
Merlino tentò invano di sollevarla, ma era molto pesante, così chiese gentilmente a Neal di prenderla per lui. Il principe sobbalzò e annuì, prese la valigia e seguì il mago verso l’uscita, seguito da Emma e Killian. La principessa era molto delusa e di pessimo umore. L’unica speranza che aveva di tornare normale era svanita.
Si domandò cosa avrebbero pensato i suoi genitori, vedendola così. Il pensiero la straziò fin dentro: vide sua madre terrorizzata dai suoi occhi neri e da quella pallide pelle e suo padre che le puntava una spada alla gola. Rimase ferma immobile, lasciando che gli altri andassero avanti. Non voleva che i suoi genitori la vedessero in quello stato, non poteva. Aveva faticato molto per farsi vedere da Killian e Neal, ma se sua madre e suo padre l’avessero vista come il Signore Oscuro, sicuramente l’avrebbero scacciata e condannata all’esilio. Regina l’aveva maledetta, togliendole tutto ciò che l’aveva resa felice fino a quel giorno.
E se fosse rimasta ancora al fianco di suo fratello e del uomo che amava, avrebbe finito per distruggere o ferire anche loro. Non poteva. Abbassò il capo, incerta sul da farsi. Voleva andarsene, ma non sapeva dove.
Uncino si accorse che la bionda era rimasta indietro e si voltò: “Emma, che fai ? Guarda che Merlino ha il passo veloce, non vorrei che ti perdessi …”
Le si avvicinò e notò con grande sconforto che gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime e neri. Mise una mano sulla spalla di lei, cercando di calmarla: “Ehi, dolcezza, che succede ?” Lei chiuse gli occhi, conscia del fatto che mostrassero l’oscurità della sua anima, e borbottò: “N- non voglio che … che mi vedano così. Non posso. Farò loro del male. Mi stupisco che non ne abbia ancora fatto a te o a Neal … Killian, non posso stare con voi.”
Prima che il pirata avesse il tempo di parlare, una nube scura avvolse la principessa, che si trasformò nuovamente in un cigno nero e volò alta nel cielo. Uncino la guardò scomparire all’orizzonte: “Maledizione !”
Merlino allora gli si avvicinò di soppiatto e tirò una manica della camicia del pirata: “Senti, Jones … hai per caso qualcosa della principessa con te ?” Lui annuì, ricordando che possedeva ancora la collana che Tremotino le aveva rubato tempo addietro. Il ragazzino allora sorrise ed esclamò: “Nessun problema, allora ! Lasciamola pure andare, con un incantesimo di localizzazione riusciremo a ritrovarla non appena avremo salvato il re e la regina.”
Killian si infuriò: “Non posso lasciarla così ! E se cedesse all’oscurità ? E se diventasse totalmente oscura ? Io non posso …” Il mago lo guardò severamente e disse con il suo solito tono solenne: “Non puoi più fare nulla. Le hai donato tutto l’amore che potevi. Lei lo sa, per questo vi ha lasciati. Vi ama troppo per perdervi. L’unica cosa che potete fare pe aiutarla è ritrovare i suoi genitori. Se loro riusciranno ad amarla, nonostante l’oscurità che si porta dietro, ci potrebbe essere ancora una speranza per Emma …”
Neal abbassò il capo, sentendosi il colpevole di quella disgrazia che si era abbattuta sulla sorella. Se non fosse stato così sciocco da farsi ingannare da Regina, a quest’ora sua sorella sarebbe stata con loro a cercare i loro genitori. Ma le cose non erano andate così ed il principe non poteva far altro che cercare di rimediare.

~

“Henry ! Dov’eri finito ? Mi hai fatto stare in pensiero !” esclamò Regina, sollevata di rivedere il figlio sano e salvo.
Il ragazzo le sorrise tranquillo: “Mamma, ti preoccupi troppo … ero solo andato a fare una passeggiata nei boschi.”
La mora fece uno sguardo di rimprovero e ribatté: “Guarda che nei boschi si nascondono ladri ed assassini, figlio mio … non potrei mai perdonarmelo se ti accadesse qualcosa.” Si chinò per abbracciarlo affettuosamente. Ormai quel ragazzino era l’unica persona al mondo ad amarla.
Non aveva rivelato al figlio il vero motivo per cui aveva deciso di trasferirsi: era per proteggere lui dai continui attacchi della banda di Robin Hood, istigata da Belle, che voleva toglierle la corona e riportare la pace nella Foresta Incantata. Regina temeva che, pur di arrivare a lei, avrebbero potuto usare suo figlio e non poteva assolutamente permettere che accadesse qualcosa ad Henry. Così aveva deciso di allontanarsi dal suo palazzo usuale, aspettando che le acque si calmassero, con l’intenzione di tornare presto al suo regno.
Henry non faceva altro che pensare ad Emma. Si chiedeva come mai quella ragazza avesse deciso di passare la sua vita isolata dal mondo e sola. Conosceva bene la solitudine ed anche la sensazione che si ha nel venire rifiutati dalle persone che si ama.
Lui era stato abbandonato dai suoi genitori quando era ancora in fasce e non aveva idea di chi fossero. Regina lo aveva trovato in una delle sue corse a cavallo per stendere i nervi. Inizialmente lo aveva guardato freddamente e con aria disgustata, i bambini per lei non facevano altro che piangere e fare i bisognini. Ma presa dalla curiosità, si avvicinò ancora di più. Incontro gli occhioni del piccino, che la guardavano senza alcuna paura. Ne fu sorpresa, solitamente i neonati iniziavano a piangere non appena incrociavano il suo sguardo di ghiaccio.
Quel neonato invece se ne stava buono a fissarla. Ad un certo punto allungò una manina e toccò la morbida pelle del viso di Regina, per poi scoppiare in una fragorosa risata da poppante. La mora rimase incantata da quel gesto di affetto che da anni nessuno le riservava. Prese allora in braccio il pargoletto, che era avvolto da uno straccio logoro. Il piccino allungo nuovamente le mani verso di lei e Regina non si sottrasse a quel contatto.
Le piacevano le mani paffute di quel bambino ed anche i suoi occhi sinceri e senza il terrore che vedeva negli altri. Decise allora di portarlo con sé e di adottarlo, trattandolo come se fosse il suo adorato figliolo.
Lo chiamò Henry, in onore del defunto padre, l’unico uomo che era riuscito ad amarla per tanti anni, standole accanto ed appoggiandola sempre. Crescere il piccolo fu più difficile del previsto, perché Henry piangeva di notte e faceva venire i capelli dritti alla regina, che non sapeva proprio come calmarlo. Finché una sera non si ricordò di un consiglio che una anziana donna le aveva dato alla presentazione del figlio: raccontargli una storia lo avrebbe calmato. Regina gli raccontò la sua storia.
E gli disse che lui era il suo principe, il suo amato principino. Perché Regina non aveva mai amato nessun’altro con l’intensità con cui amava Henry.

~

Il ragazzino se ne stava nel letto a guardare il soffitto, ripensando alla giovane donna dai lunghi capelli biondi e dagli occhi neri che aveva conosciuto al lago. Qualcosa gli diceva che era tornata e decise di controllare il giorno seguente. Henry si svegliò di buon ora e saltò la lezione di equitazione per dirigersi al lago.
Sentiva una grande affinità con Emma, come se i loro destini fossero in qualche modo legati. Una volta arrivato al lago, la chiamò dolcemente. Dopo poco, un cigno dalle lunghe piume nere gli si avvicinò. Il ragazzino sorrise contento: “Sapevo che saresti tornata ! Ma dove sono i tuoi amici ?”
Il cigno abbassò il capo tristemente. Ed Henry capì, probabilmente era scappata perché ancora credeva di essere una minaccia per loro. Aveva visto spesso quello stesso sguardo negli occhi della madre, quando la donna perdeva il senno in preda all’ira e lui era presente alle sue sfuriate, che spesso finivano con persone carbonizzate o impiccate.
Regina detestava farsi vedere così dal figlio, sapeva che lui non approvava quei metodi e che anche lui quindi la vedeva come la regina cattiva. Questo la faceva soffrire molto e cercava in ogni modo di fargli capire che lei non era cattiva, non del tutto almeno. E che mai, mai gli avrebbe fatto del male.
Henry fece un sorriso triste ed iniziò ad accarezzare il cigno per consolarlo. “Vorrei poter fare qualcosa per te, Emma … vorrei poterti togliere quei poteri che così tanto ti spaventano. E farti tornare buona.” disse il ragazzo. Da quel momento, passò molte ore in biblioteca a cercare qualcosa riguardo agli occhi neri della ragazza ed i poteri oscuri che avvolgevano la sua anima.
Trovò un libro, un libro di favole, in cui si parlava proprio di una principessa vittima di una specie di sortilegio che le conferiva poteri oscuri, ma che la avvolgeva nella malvagità.
Emma riusciva a controllarsi solo quando c’era il ragazzino, in altri momenti spesso la sua sete di violenza e la sua rabbia cieca prendevano il sopravvento ed infatti la foresta era piena di alberi bruciati ed altri segni della magia oscura della principessa. Per questo era inconsciamente tornata a quel lago, era tornata dall’unica persona che la capiva ed a cui non avrebbe mai fatto del male.
Henry studiò per molto tempo quel libro apparso dal nulla, il cui titolo era “Once Upon a Time.”



 Angolo autrice:
Allora, piccole questioni da chiedere. Vi ha sorpresi il mio Merlino giovane ?
Non ho potuto fare a meno di citare la mitica zuccheriera del cartone della Disney de La spada nella roccia, ma ho pensato di proporre una nuova immagine del mago, ispirandomi all'attore Thomas Sangster, che voi sicuramente conoscete per The Maze Runner ed altri film ... adoro quel ragazzo, mi piace un sacco il suo modo di recitare v.v
Spero che i cambiamenti non diano fastidio a voi poveri lettori ...
Dedico questo capitolo al mio cuginetto Davide, che nascerà entro la fine della giornata ... ed ecco spiegato il perchè dell'immagine di questo capitolo :)
Fatemi sapere che ne pensate ...
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 12
*** Di desideri e paure ***


12. Desideri e paure.



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Merlino portò il principe ed il pirata ad una grotta in cui era nascosta da un incantesimo una porta. Era di un legno chiaro, decorata con dolciumi natalizi e stelle d’oro.
Il mago sorrise guardandola e si voltò verso gli altri due, con l’indice della mano destra puntato in alto: “Ascoltate attentamente ! Stiamo per entrare in una terra dalle leggi molto diverse dalla nostra. Per entrarvi, bisogna superare una prova, diversa per ognuno. Io, in passato, sono già stato in questa terra, dunque vi entrerò senza problemi. Se uno di voi non riuscirà a superare la prova entro un’ora, verremo tutti riportati in questa grotta e vi sarà impossibile riprovare a varcare questa porta.”
I due annuirono, nervosi ma determinati. Merlino allora continuò la sua spiegazione: “Verrete messi davanti ai vostri più grandi desideri e alle vostre più terribili paure. Se riuscirete a superare la prova, ci vedremo dall’altra parte … - aprì la porta con un gesto della mano, spalancandola – Vi auguro buona fortuna !”
Varcò la soglia senza problemi, scomparendo in una specie di lamina nera gelatinosa. I due uomini, rimasti soli, si guardarono. Neal allora prese la parola: “Insieme.”
Con tutto il coraggio che disponevano, chiusero gli occhi ed attraversarono la porta, diretti verso l’ignoto.

~

Emma sfogliava il libro ed ad ogni pagina aumentava la foga con cui lo consultava, tanto che Henry dovette chiederle di trattare meglio le pagine.
“Taci !” sbottò la bionda, inviperita, spaventando così il ragazzo. Non appena la principessa si rese conto di aver avuto una reazione esagerata, si scusò con il giovane: “S-scusa, ragazzino … a volte, io … non riesco a controllarmi ancora, perdonami. Non volevo risponderti male.”
Lui annuì, perdonandola. In fondo sapeva che non era cattiva, ma l’oscurità che si celava dentro di lei stava man mano prendendo il sopravvento, insieme alla paura di non trovare un rimedio alla sua condizione.
Nel libro, veniva raccontata proprio la sua storia, insieme ad altre: dal giorno in cui nacque al momento in cui aveva lasciato Neal e Killian nella terra di Merlino. Rivide nelle immagini del libro i volti dei due uomini e si fece malinconica: sapeva che non gli avrebbe mai più rivisti. Henry, vedendola triste, cercò di tirarle su il morale: “Forse non serve far scomparire la magia cattiva. Se riuscissimo a distribuirla in tanti, piccoli frammenti, allora non sarebbe più così pericolosa.”
Emma alzò il volto dalle pagine del libro, sorridendogli e arruffandogli i capelli: “Non è una idea così malvagia, ragazzino … il problema è che non ho idea di come fare. Insomma, credo ci voglia l’aiuto di un grande mago per riuscirci … e non è giusto che degli innocenti paghino al posto mio.”
Il ragazzo la guardò dritto negli occhi e disse serio: “Ma anche tu sei innocente. Non è giusto che nemmeno tu debba essere punita in questo modo.”
La principessa sorrise nuovamente, quel ragazzo era così gentile con lei. Ogni tanto gli chiedeva di Regina, perché le suonava strano sapere che quella strega malvagia avesse adottato un bambino senza alcuno scopo losco, ma solo per la necessità di sentirsi amata e di amare. Si disse che, se c’era possibilità di redenzione per un cuore cupo come quello della regina cattiva, forse c’era qualche speranza anche per il suo, attanagliato sempre di più dalle forze del male.
Chiuse il libro e lo consegnò ad Henry, per poi alzarsi e stiracchiare le braccia, esclamando: “Vuoi fare un giro in volo, ragazzino ?”
Henry si illuminò ed annuì più e più volte: “Sì sì, ti prego !” La bionda sorrise, ben sapendo quanto Henry si divertiva a volare. Trasformò il giovane in un cigno candido, per poi tramutarsi lei stessa in un cigno nero e volarono insieme verso il tramonto.

~

Killian si guardò introno, incredulo: era nella sala da ballo del re James e della regina Biancaneve. Lo avrebbe riconosciuto tra mille. Ma non era come lo aveva lasciato, ma come lo aveva visto la prima volta in cui si era intrufolato nel castello.
La musica riecheggiava soave, le dame parlottavano e ballavano con i loro cavalieri, le luci dei candelabri illuminavano la sala e tutti avevano un’aria tranquilla e felice, in special modo il re e la regina. Il pirata notò che non portava più i suoi soliti abiti, ma un completo da vero gentiluomo che gli dava un’aria distinta e regale.
“Killian, eccoti !” Si sentì chiamare da una voce che conosceva fin troppo bene e si voltò di scatto.
Vide la sua Emma vestita con uno splendido abito rosso, con i capelli raccolti e gli occhi azzurri luminosi. Si avvicinò a lei a grandi passi, per poi darle un appassionato bacio, dimenticandosi di essere in pubblico.
Appena staccò le labbra da lei, le disse in un sussurro: “Emma, sei stupenda … mi sei mancata così tanto.”
Lei arrossì ed esclamò: “Cavolo Killian, sarò stata via dieci minuti … mamma e papà hanno detto che vogliono annunciare il nostro fidanzamento allo scoccare della mezza notte e che vogliono anche un breve discorso da te.”
Gli fece un occhiolino e lo prese a braccetto, per portarlo verso il centro della pista.
Si accorse di anche di aver riacquistato la mano sinistra e ne fu entusiasta.
Quello sembrava un sogno divenuto realtà. Iniziarono a ballare, sorridendo felici. Era tutto così perfetto.
Ma dentro di sé sapeva che quella non era la realtà, ma una mera illusione. Guardò un’ultima volta i bellissimi occhi di Emma ed il suo volto sorridente.
Poi la baciò dolcemente e sussurrò tristemente: “Tutto questo non è reale.”

~

Neal si ritrovò in un cimitero, ricolmo di lapidi e d’odore di morte. Indossava un abito nero da lutto e davanti a sé vi erano tre bare. Una era bianca, l’altra nera e l’ultima ancora rossa. Le guardò per qualche istante, chiedendosi di chi fossero. I coperchi delle tre bare si aprirono, rivelando i corpi di sua madre, sua sorella e suo padre.
Al petto reggevano con entrambe le mani una rosa dello stesso colore della rispettiva bara.
Il principe si avvicinò circospetto al corpo della sorella, vestita con un abito di piume nere. Vide il suo volto pallido e privo di vita e le accarezzò il palmo di una mano. Lo sconforto ed il dolore si impossessarono di lui ed iniziò a piangere come un bambino. Si sentiva perso, proprio come quando Regina gli aveva detto che la sua famiglia era stata distrutta.
Si inginocchiò a terra, piangendo disperatamente. “Perché piangete in questo modo, principe Neal ?”
Quelle parole lo gelarono, facendogli provare un brivido freddo di terrore. Aveva riconosciuto subito quella voce, ma non ci voleva credere.
Si costrinse a voltarsi, trovando davanti a sé la regina cattiva, vestita di tutto punto con un bellissimo abito nero ed i capelli raccolti in una lunga coda scura. La donna gli sorrise e allungò una mano verso di lui: “Rialzati, caro. Non ricordi più il piacere che provasti nello strappare il cuore di tuo madre, nel trapassare il corpo di tuo padre e nell’ammazzare tua sorella ?”
Neal sgranò gli occhi incredulo e scosse la testa, incapace di realizzare cosa stava accadendo. Regina sorrise compiaciuta e indicò le mani del moro: grondavano sangue. Il principe scoppiò in un urlo di terrore e disgusto, cercando invano di levarsi quel sangue dalle mani. Ma più ci provava, più il sangue aumentava. Iniziò ad avere il fiato corto e la testa gli girava sempre più. Regina rimaneva ferma davanti a lui e rideva malvagiamente della sua miserabile condizione.
Cadde a terra, tra il fango nero ed il sangue. In un attimo di lucidità, ricordò le parole che sua sorella gli aveva detto quando era sotto il controllo della regina cattiva.
“Zitto ! Non ho idea di cosa quella strega schifosa ti abbia fatto, ma ti farò rinsavire, dovesse costarmi la vita.”
Quelle parole lo svegliarono da quello stato d’impotenza e lo fecero rialzare.
Emma non avrebbe mollato. Nonostante tutto, mia sorella non mi ha mai abbandonato e non ha mai perso la speranza. Ora che ha bisogno di me, come potrei voltarle le spalle ?
Il suo sguardo si fece determinato e si pulì il viso con il dorso della mano. Si alzò deciso e a grandi passi si avvicinò a Regina, fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo volto. “Non sei reale !” gridò, chiudendo gli occhi.
~
“Ehi, Neal ! Riprenditi, amico !”
Il principe aprì appena gli occhi, vedendo così la figura di Uncino davanti a lui. Il pirata gli sorrise ed esclamò: “Ci siamo, principino. Tra poco riabbraccerai i tuoi genitori. E li riporteremo da Emma.”
Neal allora aprì del tutto gli occhi: intorno a sé il paesaggio era ricoperto di bianco e si sentiva odore di zucchero a velo e liquirizia. Ridacchiò ed annuì, mentre riprendeva i sensi e cercava di rialzarsi, con l’aiuto del pirata. Merlino tossicchiò per prendere la loro attenzione: “Allora, prima di iniziare devo chiedervi una cosa che potrebbe facilitare la nostra ricerca … avete un oggetto appartenuto alla regina o al re ?”
Neal annuì ed estrasse dal fodero la spada appartenuta a suo padre. Il mago esclamò: “Ottimo ottimo !” Fece poi un gesto della mano e la valigia che il principe aveva portato si aprì. Vi ficcò dentro la testa, cercando tra le sue cose: “Dunque dunque, dove l’ho messa … ? Ah, eccola qua ... !”
Con fatica estrasse una fialetta con dentro uno strano liquido azzurro. La aprì e ne versò il contenuto sulla spada, che iniziò a fluttuare per aria. Merlino schioccò le dita e la valigia si richiuse, materializzandosi in mano a Neal: “In marcia !”
La spada iniziò a muoversi verso un bosco d’alberi di liquirizia ed i tre la seguirono. Il principe ed il pirata rimasero meravigliati da quel luogo incantato, in cui ogni cosa era fatta di zucchero e gli animali erano dei giocattoli: insetti di legno, uccellini giocattolo e tanti altri. Merlino camminava perfettamente a suo agio in quel luogo, mentre gli altri due guardavano tutto con la bocca aperta, meravigliati e sconcertati.
Arrivarono ad una stradina bianca, con confetti al posto dei sassolini soliti, che portava ad un castello bianco dalle cupole azzurre. Merlino si fermò di botto, esclamando: “Temo che avremo un problemino. La spada punta dritto verso il castello di re Topo.”
Killian rise divertito, commentando: “Re Topo ? Quale re ha un simile nome ?” Merlino roteò gli occhi, si aspettava proprio quel tipo di reazione del pirata: “Re Topo è molto potente in questo paese … e si chiama così per un motivo. O meglio, noi umani lo chiamiamo così, dato che lui è davvero un topo.” Neal e Killian sgranarono gli occhi, stupiti dalla rivelazione del mago.
In che razza di paese erano finiti, se i topi erano dei reali ?

~

Emma sgranò gli occhi, terrorizzata per quello che aveva fatto: aveva appena ferito Henry.
Il ragazzo era sbucato alle sue spalle per farle uno scherzo e lei non aveva capito che si trattava di lui. Essendo l’Oscuro, aveva molti nemici e già una volta un brigante aveva deciso di attaccarla per prendersi i suoi poteri, fallendo miseramente: lo aveva trasformato in un ratto.
Ma Henry le era saltato addosso senza preavviso e lei si era voltata di scatto, colpendolo con la sua magia. Per fortuna, il corpo aveva lasciato solo un graffio sul sopracciglio destro, che gocciolava lentamente sotto lo sguardo di Emma, che aveva la bocca aperta e scuoteva il capo sconvolta. “Henry, i-io … m-mi dispiace, non volevo …”
Il ragazzino le sorrise tranquillo, avvicinandosi a lei con le braccia aperte: “Tranquilla, è solo un graffio …”
La bionda scosse la testa e con le lacrime agli occhi sbottò: “No ! Questa volta è solo un graffio … ma se ti avessi colpito ? Non posso correre questo rischio … - abbassò il capo, sconfitta- Addio, ragazzino. Questa volta sul serio.” Svanì davanti agli occhi di Henry, in un nube nera.
Si ritrovò davanti al palazzo di Tremotino, ormai abbandonato e ridotto ad un rudere.
Belle, Robin Hood ed il resto dell’allegra brigata lo avevano fatto diventare il loro covo di riserva e vi avevano lasciato gli oggetti magici del defunto, non essendo in grado di gestirli né di distruggerli. La bruna poi era molto affezionata a quel luogo e nel giardino della villa c’era ancora la tomba di Tremotino.
Emma guardò con i suoi occhi scuri la lapide che Belle aveva composto per lui: una croce con due pezzi di legno e una tazzina scheggiata davanti ad essa. “Scusami …” sussurrò la bionda davanti a quella tomba rudimentale. Le dispiaceva davvero per averlo ucciso, nonostante lui fosse divenuto malvagio di sua spontanea volontà.
Ma perché cerco di giustificarmi ? Nessuno mi ha costretto ad ucciderlo … ho deciso io di farlo, ho scelto io di puntargli il pugnale addosso. Ed ora, ne pagherò le conseguenze.
“Ferma !” Sentì una voce femminile e familiare urlarle contro e si voltò lentamente, per nulla spaventata. Vide Belle vestita come uno dei ladri della compagnia di Robin, le puntava addosso una freccia con l’arco appartenuto ad il suo amato. Il suo sguardo era fermo e cercava di identificare Emma, che intanto aveva alzato le mani in segno di resa.
La bruna, dopo un momento di smarrimento, la riconobbe ed esclamò: “Emma … sei tu ? Che cosa … che cosa ti è capitato ?” Abbassò subito l’arco e le corse incontro per abbracciarla. La principessa sgranò gli occhi.
Aveva immaginato spesso cosa sarebbe accaduto se avesse incontrato Belle: probabilmente le avrebbe detto che era una assassina e avrebbe voluto vendicare il suo amore perduto. Invece la bruna non aveva alcuna intenzione ostile verso di lei, nonostante fosse stata la sua mano a puntare il pugnale contro Tremotino.
Quando la bruna si staccò da lei, la principessa le chiese con voce tremante: “P-perché n-non tenti d-di uc-cidermi ? Ho … h-ho ammazzato io Tremotino !”
I suoi occhi tornarono in lacrime, ricordando sia cosa aveva fatto a quell’uomo sia la ferita che aveva inferto al povero Henry, l’unico ragazzino che l’aveva accettata per quello che era, senza paura né riserve.
Belle scosse la testa: “Io non sono come Regina, non cerco la vendetta. E non sarebbe nemmeno colpa tua. T-Tremotino … - disse quel nome con fatica – aveva scelto di sacrificarsi per proteggere me. La regina ormai sapeva dei nostri sentimenti e mi avrebbe usata per controllarlo. Voleva salvarmi, proteggermi. E per lui, essere l’Oscuro, era ormai un fardello troppo pesante. Il suo unico rammarico … credo sia stato di non aver trovato suo figlio Bealfire.”
La bionda sobbalzò sorpresa, non si aspettava che il suo predecessore avesse un figlio disperso. Forse era per lui che aveva fatto tutte quelle opere malvagie, per ritrovarlo. Emma si fece raccontare dall’amica cosa era accaduto nel periodo in cui si era rifugiata al lago.
La giovane le raccontò che si era unita al gruppo di Robin Hood, diventandone il capo quando il principe dei ladri era divenuto padre ed in seguito vedovo. Sua moglie Miriam era morta durante il parto, non avendo potuto avere un medico al suo capezzale.
Robin ne era rimasto devastato ed aveva deciso di dedicarsi totalmente al figlio Roland, di appena qualche mese. Aveva nominato Belle come leader sostitutivo, con grande sorpresa di tutti. Ma la ragazza si era rivelata una ottima stratega, grazie alle conoscenze che aveva accumulato negli anni con la lettura ed anche alle esperienze con Tremotino. Il loro nuovo scopo era quello di deporre Regina e nominare nuovo re il legittimo erede al trono: il principe Neal.
Emma non era più una possibile regina, dato che era divenuta l’Oscuro. La principessa era rimasta ad ascoltare il racconto in silenzio, con il capo chino e la mascella serrata. Quando la bruna finì, le chiese a denti stretti e con voce carica di rabbia: “Siete riusciti a tagliare la testa a quella serpe di Regina ?”
Belle sobbalzò a quella domanda, soprattutto perché non aveva mai visto così tanto odio negli occhi della bionda e le ricordò moltissimo ciò che accadeva a Tremotino quando perdeva il controllo e le sue pulsioni più oscure uscivano allo scoperto. Le rispose in soggezione: “No … ma noi … non vogliamo uccidere nessuno, non siamo assassini !”
Emma annuì e rispose solennemente: “Voi no. Ma io sì. E qualcuno deve fermare Regina, ad ogni costo.”
Anche se significa lasciare Henry orfano ancora una volta … ma quella donna non potrebbe mai dargli una vera famiglia. Mai. Lei sa solo distruggerle, le famiglie. E portarti via ogni cosa, per un suo semplice capriccio.
Deve essere fermata.
Mi sono già sporcata le mani, rifarlo non sarà un problema … soprattutto se si tratta di quella ... orrida donna !

Emma aveva preso la sua decisione e a nulla servirono i tentativi di Belle di farla rinsavire e di farle capire che quella non era la soluzione giusta. “C’è sempre un altro modo !” esclamò, ricordando quelle parole che il suo amato pronunciava spesso.
Ma Emma scosse la testa: “Non questa volta.” Le piume del suo vestito iniziarono a gonfiarsi, fino ad esplodere in un turbinio che costrinse la bruna a coprirsi il volto con le braccia. Quando le abbassò, di Emma non c’era traccia.
Si chiese quanto dovesse temere quelle parole pronunciate con tanto rancore dal nuovo Signore Oscuro. Emma era davvero capace di uccidere ancora ? Davvero la malvagità stava ormai prendendo tutto ciò che c’era di buon in lei ? E che cosa poteva fare per evitare che la principessa si perdesse per sempre nell’oscurità ?
Decise di tornare all’accampamento di Robin, i saluti a Tremotino li avrebbe fatti in un altro momento. Non c’era tempo da perdere. Chiamò a rapporto Will Scarlett, Robin Hood con Roland neonato e Little John.
Raccontò ai tre cosa aveva visto e sentito, facendogli capire che c’era una grave minaccia. Will alzò le spalle e disse non curante: “Non vedo dove sia il problema. Se l’Oscura ammazza Regina, potremo porre fine alla sua tirannia senza nemmeno sporcarci le mani, farà tutto lei. Ormai la sua anima è condannata alla tenebre, quindi … non c’è niente che possiamo fare per salvarla.” Little John annuì alle parole del giovane, con aria solenne e rassegnata, mentre Robin cullava ancora Roland e cercava di pensare lucidamente.
Belle scoppiò di rabbia e sbatté un pugno sul tavolo davanti a cui si erano radunati: “Ma non capite ?! Se l’oscurità prenderà totalmente il possesso della principessa, avremo un nemico ancora più pericoloso da fronteggiare ! Tremotino era rimasto ugualmente lucido ed una parte di lui amava ancora … - ricordò i momenti passati con lui e quella dichiarazione d’amore così sincera – io lo so bene. Ma ciò che ho visto nello sguardo di Emma … era puro odio ! I suoi occhi erano neri di malvagità ! Se non fermiamo il processo, lei si trasformerà del tutto nell’Oscura ed allora Regina ci sembrerà niente in confronto !"
Gli altri tre dovettero ammettere che un Signore Oscuro fuori controllo e così potente sarebbe stato una grave minaccia.
Will parlò per primo: “Cosa possiamo fare allora ? Qualcuno ha qualche idea … ? Io no … anche perché non ne so molto di magia.” Si grattò la nuca, a disagio. Robin esclamò rivolto verso Belle: “Forse dovremmo riportare ad Emma la sua anima gemella ! Hai detto che Tremotino sapeva ancora amare, ma solo perché c’eri tu al suo fianco. Se Killian Jones tornasse da Emma, forse lei si calmerebbe …”
L’idea non era sicura al cento per cento, ma era pur sempre meglio di niente e stare con le mani in mano non era proprio da Belle. La giovane appoggiò i palmi delle mani al legno e sospirò: “Sempre che lei voglia lasciarsi avvicinare da lui … probabilmente si è nascosta in qualche luogo che reputa sicuro, fuori dalla portata del resto delle persone. E si crede una minaccia, una assassina senza pietà e senza alcuna possibilità di redenzione … Dobbiamo trovarla.” Annuirono anche gli altri membri della compagnia, pronti ad una nuova avventura.
Si erano tutti affezionati alla giovane brunetta e la ragazza aveva da subito dimostrato di essere degna del ruolo di leader sostitutivo, consultandosi ugualmente con Robin, ma lasciandolo da parte nel momento dell’azione. Seguirono così la ragazza dentro il castello di Tremotino, dove ancora era nascosto lo specchio dai poteri magici. Belle sapeva che era l’unico modo con cui avrebbero potuto scoprire dove si nascondeva Emma, ma aveva molta paura ad usarlo.
Aveva assistito alla scena in cui Uncino e la principessa stavano per essere risucchiati dentro lo specchio e non voleva assolutamente fare la loro stessa fine. Così istruì i suoi amici affinché, in caso di bisogno, intervenissero. “Non guardate mai dentro lo specchio, chiaro ?” raccomandò loro, prima di togliere il telo blu che copriva il vetro magico.  Belle fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e si concentrò su Emma. Li riaprì piano, un po’ timorosa, ma vide che nello specchio era apparsa una nube scura, che vorticava vertiginosamente, finché non rimase che l’immagine di Emma.
Era nella residenza estiva della sua famiglia e guardava l’arredamento impolverato e dimenticato con un velo di malinconia nello sguardo cupo. La principessa aveva deciso di recarsi lì perché sperava di non venir trovata da nessuno e anche perché quel luogo era pieno di bei ricordi estivi. Ricordava quando da piccola si allenava con la spada e l’arco, seguita dai suoi genitori. Ed anche quando giocava con Neal ai cavalieri o con l’aquilone. Aveva avuto una infanzia dura per certi aspetti, ma felice. Perché si sentiva davvero amata dalla sua famiglia. Guardò poi un ritratto che ritraeva i quattro reali, insieme e sorridenti.
Un moto di rabbia e tristezza si impadronì di lei, tanto che lanciò contro una finestra lì vicina una palla infuocata, deviando il colpo per non distruggere quel così bel dipinto. Si accasciò sul pavimento e pianse. Quello spettacolo fu più che eloquente per Belle, che sapeva cosa significava essere strappati via dalla propria famiglia e dalla vita che si aveva. Solo che la sua permanenza con Tremotino non era  nemmeno paragonabile allo stato in cui era Emma. Raccontò ai suoi uomini ciò che aveva visto, raggruppando un ristretto numero di persone per andare da Emma ed aiutarla, mentre un altro gruppo ancora sarebbe rimasto nei pressi del palazzo di Tremotino, aspettando il ritorno di Uncino.
Belle e Will partirono, lasciando l’accampamento alle cure di Little John, Fra Tac e Robin. Non potevano rischiare che il processo avanzasse prima del ritorno del pirata. Potrebbe già essere tardi …



Angolo autrice:
Mmh ... forse anche questo cpaitolo è un po' breve, ma mi serve da introduzione al prossimo.
Vi è piaciuto ? Io ho trovato bella la parte in cui il principe Neal affronta il suo passato e le sue più profonde paure.
Per chi ancora non lo ha letto, Merlino, Neal e Killian sono nel mondo de Lo Schiaccianoci, altro balletto famosissimo insieme a Il lago dei cigni.
Cosa accadrà nel prossimo capitolo ? Cosa farà Emma ? Tenterà davvero di uccidere Regina o Belle riuscirà a convincerla d non farlo ?
Riusciranno Killian, Merlino e Neal a liberare Bianca e James ?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo !
Per critiche, consigli, chiarimenti ed altro ... io sono qua ed una recensione in più non mi dispiacerebbe XD
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 13
*** Danze di fate, bambole e topi ***


13. Danze di fate, bambole e topi.



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Merlino era davvero sconcertato, non capiva come mai la famiglia reale fosse finita tra le grinfie di re Topo. Ma c’era poco tempo, se erano davvero in quel castello significava che erano in serio pericolo. Aprì con uno schiocco di dita la sua valigia, in cui aveva messo ogni tipo di oggetto magico per ogni evenienza.
Mentre Neal la reggeva, il ragazzo tirò fuori un mantello in pelle di lupo, dopo aver cercato al lungo. Chiuse poi la valigia e tirò fuori la sua bacchetta magica dalla manica della tunica azzurra. La puntò sulla valigia e le diede un colpetto, facendola rimpicciolire. La consegnò poi a Killian, chiedendogli di nasconderla in una delle tasche della sua giacca nera.
Mostrò ai due il mantello, spiegandone le proprietà magiche: “Questo è il mantello dell’invisibilità … - lo mise sulle sue spalle ed il suo corpo sparì, rimanendo dal collo in su – visto ? Useremo questo oggetto per entrare indisturbati nel palazzo di re Topo. Non toccate nulla. Cercheremo i reali nei sotterranei e nelle celle, sperando che non sia già troppo tardi …” Neal rabbrividì a quelle ultime parole ed il mago se ne accorse, così gli sorrise per rassicurarlo: “Non temere, il mio intuito dice che stanno bene. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di re James e della regina Biancaneve, quei due ne hanno passate tante …”
Il principe allora esclamò curioso: “Come fate a conoscere così bene i miei genitori ? Eravate conoscenti per caso ?” Il ragazzino scosse la testolina bionda: “No, non ci siamo mai conosciuti … ma io ho i miei informatori, diciamo.” Fece un occhiolino ad i due e gli spronò a mettersi insieme a lui sotto il mantello. Essendo in tre, ci stavano a fatica, ma l’importante era penetrare nel palazzo.
Arrivarono al ponte levatoio, che si aprì per far passare una carovana. La seguirono e passarono indisturbati, senza che le due guardie si accorgessero di loro. Killian e Neal rimasero esterrefatti quando videro che i soldati erano dei topi giganti con la divisa. Ma non fiatarono e continuarono a seguire Merlino all’interno. Scesero delle scalinate scure e strette, illuminate appena da alcune torce appese alle mura sporche ed anguste. Arrivarono infine alle segrete ed iniziarono ad ispezionare le celle una ad una. La maggior parte erano vuote o contenevano altri topi giganti.
Ne videro una che, stranamente, conteneva uno specchio. “Bingo !” esultò a bassa voce il mago, avvicinandosi alla serratura della cella arrugginita. Chiese ai due se vedevano delle guardie nelle vicinanze. La pista era libera. Estrasse allora la sua bacchetta e pronunciò alcune parole in una strana lingua, per poi colpire la serratura ed aprire così la cella. I tre entrarono e si tolsero il mantello per poter agire meglio, dato che le guardie non c’erano. Merlino, per sicurezza, fece un incantesimo di protezione, in modo da non essere scoperti. Esaminò poi lo specchio: era più sviluppato in altezza che in larghezza,  alto quanto un uomo adulto e con una cornice bianca in stile ottocentesco.
Il mago poggiò una mano sul vetro freddo, sentendo la presenza di una magia. Il problema era che non aveva idea di quale fosse né di come spezzarla. All’improvviso Neal si avvicinò allo specchio, con gli occhi sgranati. Balbettò emozionato, allungando un dito verso il vetro: “M-madre … siete davvero voi ?”
Appena toccò lo specchio, esso si ruppe in mille pezzi. Dall’altra parte c’erano i due reali, trasformati lei in una bambola e lui in uno schiaccianoci. Ma non c’era dubbio, i loro volti erano proprio quelli del re e della regina. “Neal, figlio mio !” esclamò la bambola, abbracciando di slancio il principe e singhiozzando commossa. “Sapevo che ci avresti trovati !” esultò poi il re, unendosi all’abbraccio tra i due.
“Sssh !” intimò Merlino, facendo segno di tacere. Non erano ancora fuori pericolo ed il mantello non era abbastanza grande da ospitare tutti e cinque. Dovevano inventarsi qualcosa. Magari un diversivo. Il giovane mago decise allora di consegnare il mantello alla famiglia reale e di fuggire insieme a Killian, attirando così l’attenzione dei soldati.
Il pirata non era entusiasta e Neal si offrì volontario al posto suo, ma Merlino scosse la testa: “No no, qua la tua magia non è controllabile al meglio … potresti perdere per sbaglio il controllo. In questo paese, la magia è molto più potente che nel nostro, io riesco a controllarla bene perché sono allenato … quindi, se non ti spiace, porterò il capitano con me, con la spada se la saprà cavare.” Il principe allora prese il mantello e sgattaiolò via con i suoi genitori.
Merlino sospirò, per poi esclamare rivolto al pirata: “Diamo un po’ di spettacolo, ora …” Estrasse la bacchetta e dissolse l’incantesimo che li proteggeva. Un soldato topo che passava di lì per la ronda li vide e si mise subito ad urlare per dare l’allarme, ma il mago lo stese facendo apparire una teiera e facendogliela cadere in testa. Subito accorsero altri soldati e Killian tirò fuori dal fodero la sua fedele spada.
Avere dei topi come avversari in un duello … sarà sicuramente una esperienza da ricordare. Ma guarda te che cosa mi tocca sopportare !
Parò un colpo proveniente da una guardia topo e lo disarcionò con un abile mossa di scherma, mentre Merlino si divertiva a far scivolare uno per uno i nemici, usando l’acqua e sapone di un secchio per le pulizie, aiutato da un paio di scope incantate. Il piccolo maghetto ridacchiava per lo spettacolo ed esclamò: “Erano secoli che non mi divertivo così ! – Killian deviò un colpo di spada e colpì un topo grigio al braccio destro – Ah, Jones … colpo da dietro !”
Il pirata fece appena in tempo a voltarsi per vedere un topo più robusto degli altri e dal pelo nero che stava per colpirlo con una spada a due mani, quando una scopa lo colpì dritto in testa, tramortendolo. Merlino rise: “Non c’è di ché, capitano …” Quando sconfissero tutte le guardie, risalirono le scalette ed optarono per la porta principale, dato che era l’uscita più vicina.
“Ehi, voi ! Intrusi, fermateli !” gridò un ratto dal pelo bianco, indicandoli. I due iniziarono a correre a perdifiato, Merlino cercava di tenere a bada i loro inseguitori con piccoli incantesimi, finché non arrivarono al ponte levatoio. Killian serrò i denti, chiedendosi come avrebbero fatto ad uscire e se Neal e gli altri erano già in salvo. “Merlino !” gridò rivolto al maghetto, che rispose spazientito: “Sì sì, ora ci penso io … dammi un attimo !”
Puntò la bacchetta verso il ponte levatoio chiuso e da essa uscì una palla di fuoco che fece scappare le guardie che sorvegliavano il congegno che faceva abbassare il ponte. Colpì poi la manovella con un raggio magico ed in questo modo il ponte si aprì. Il problema era che erano ancora inseguiti dalle guardie reali. Corsero il più velocemente possibile verso l’altra parte ed appena entrambi misero piede a terra, Merlino fece scomparire  il ponte da sotto i piedi dei topi, che caddero rovinosamente in acqua. Il giovane mago allora si inginocchiò a terra, sfinito: “Ah … erano … secoli … che non … che non correvo così …” Erano entrambi col fiatone e molto stanchi, Merlino di più perché usando la magia aveva dato fondo a tutte le sue energie.
Poco dopo apparve la famiglia reale e Neal chiese a Merlino se aveva bisogno d’aiuto, dato che il ragazzo sembrava veramente sfinito. Il biondino gli chiese di accompagnarlo il più lontano possibile, doveva assolutamente riposare e riprendere le forze. Uncino si accorse solo allora di essere stato ferito da una delle guardi: aveva un taglio netto sul braccio destro ed uno sul fianco sinistro ed iniziava a sanguinare. Biancaneve e James allora lo presero sotto braccio e seguirono Neal verso il bosco di dolciumi da cui erano venuti.

~

Emma respirava a fatica, si sentiva strozzata e aveva portato le mani al collo. Sapeva che però nessuno stava tentando di ucciderla, erano le sue ombre e la malvagità che si annidava nel suo cuore a renderla così. Agitava il capo in modo compulsivo e soffriva di dolori al petto. Stava peggiorando, eppure credeva che andare nella dimora estiva della sua famiglia l’avrebbe calmata. Boccheggiò in cerca d’aria e cadde a terra, perdendo lentamente i sensi. Prima di svenire, le parve di vedere due sagome umane entrare nella sua dimora ed una di loro l’aveva chiamata per nome.
Si riprese dopo qualche tempo, trovandosi sdraiata sul bianco divano del soggiorno. Aprì piano gli occhi ed una voce dolce le chiese: “Emma, stai meglio ?”
Portò una mano pallida alla fronte madida di sudore e mugolò, incapace di parlare. La testa le girava ancora e pian piano riacquistò l’equilibrio e la vista: davanti a sé, c’era Belle, china su di lei e con il volto preoccupato. Emma fece una smorfia di fastidio e brontolò: “Che diavolo ci fai tu qui ?” La bruna le sorrise e rispose serena: “Ero preoccupata per te …”
Un’altra voce si aggiunse a loro, questa volta maschile: “Bel modo per ringraziarci, principessa …” Era un ragazzo dai corti capelli mori e gli occhietti vispi, un po’ basso ma robusto e dall’aria alquanto scocciata. Emma gli mandò uno sguardo fulminante e ribatté acida: “Non ho certo chiesto il vostro aiuto … anzi, sono venuta qui proprio per non essere disturbata da voi e da tutti gli altri.” Will roteò gli occhi ed esclamò: “Belle, sei davvero sicura che dobbiamo aiutare questa qua ? Mi sta già facendo incazzare …” La bionda ringhiò verso il ladro, facendolo trasalire.
Venne calmata dal tocco dolce di Belle sulla sua spalla. Le riservò un sorriso sereno e la fece distendere nuovamente sul divano: “Mi hai fatto preoccupare, Emma … eri svenuta, sembrava che stessi molto male. Vuoi qualcosa da mangiare ?” La bionda scosse la testa, non aveva né fame né sete. Era il Signore Oscuro e non aveva bisogno di cose del genere. Riportò una mano alle tempie, che ancora pulsavano dolorosamente, finché non sentì una forte stretta al cuore. Portò una mano al petto e spalancò la bocca, cercando aria. “Emma !” gridò spaventata Belle, avvicinandosi a lei e cercando di capire cosa stesse succedendo alla principessa.
Anche Will scattò in piedi, alzandosi dalla sedia che aveva portato lì dalla cucina.
Emma respirava a fatica e la sua mano stringeva la carne attorno al petto, finché non estrasse il suo cuore: era grande quanto la sua mano, nero e scheggiato ai bordi, ma al centro pulsava ancora ed era di un colore rosso vermiglio. Solo allora la principessa riacquistò il respiro e si calmò, accasciandosi sul divano. Teneva ancora stretto tra le mani il suo cuore e non sapeva bene cosa farci: sicuramente non lo avrebbe rimesso a posto. Dentro di esso vi era una guerra tra le forze del bene e del male e le prime stavano perdendo terreno ogni giorno che passava, procurando dolori atroci alla ragazza.  Belle sospirò sollevata e Will ritornò calmo a sedersi, riflettendo sull’accaduto.

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“Belle … dobbiamo parlare.”
La bruna si voltò verso Will, con in mano il bollitore, e lo guardò curiosa: “Dimmi, ti ascolto.” Versò il contenuto dentro due tazzine da tè, mentre il ladro continuava a picchiettare il tavolo con le mani. “Si tratta di Emma. Non avevo mai visto un cuore del genere … temo abbia bisogno di aiuto da uno specialista. Non so, una strega che si occupa di cuori o cose del genere …” Belle sospirò e scosse la testa: “Non ne conosco nessuno e poi stiamo parlando del cuore del nuovo Signore Oscuro … non è una cosa di cui tutti possono occuparsi e non ci possiamo fidare di una persona sconosciuta, tanto più praticante di magia del genere …” Si sedette spossata sulla sua sedia, davanti ad una tazza calda di tè. Will aveva il volto basso e fissava il tè, accarezzando con le mani la porcellana e perdendosi in ricordi del passato dolorosi e nitidi.
So bene cosa si prova ad avere il cuore a pezzi … io l’ho provato e non ho potuto fare altro che supplicare affinché mi venisse strappato il cuore.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì qualcosa di morbido e fresco toccargli la mano, fermando il suo continuo andirivieni. Sobbalzò sorpreso ed alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri di Belle, che gli sorrise: “Andrà tutto bene. Vedrai.”
In realtà nemmeno lei credeva alle sue stesse parole. Ma non era più né una principessa né una governante: era un leader e doveva tenere alto il morale dei suoi compagni, dando ad ognuno di loro speranza, anche se lei non ne aveva. Da quando era morto Tremotino, viveva solo per la sua causa: deporre Regina, ad ogni costo. Ma il suo cuore soffriva continuamente per la sua perdita, ancora non riusciva ad accettare la morte del suo amore.
In quel momento Emma apparve sulla soglia della porta, i capelli biondi per aria ed il viso stravolto. Guardò la mano della bruna su quella del ragazzo e ghignò sadica: “Vedo che hai sostituito in fretta il caro Tremotino …” Belle serrò la mascella e rispose furiosa: “Io non l’ho dimenticato !”
Emma fece un sorrisetto malefico e si sedette davanti alla bruna, dall’altra parte della tavolata. Materializzò una tazzina che Belle conosceva benissimo, dal bordo scheggiato ed un disegno floreale sopra. La principessa aprì la mano destra: una nube di fumo la circondò, scomparendo per lasciare tra le dita della bionda un cucchiaino d’argento, che usò per rigirare il suo tè. Belle aveva le mani che fremevano di rabbia, non poteva sopportare un simile affronto. Scattò in piedi, rossa in volto: “Sai benissimo che cosa simboleggia per me quella tazza ! Smettila subito, Emma.” L’Oscura fece spallucce ed iniziò a bere il tè dalla tazza. Ma quando appoggiò le labbra sul bordo scheggiato, venne colpita da uno schiaffo da parte della bruna, che fremeva di collera verso di lei. La principessa fece un ghigno storto, compiaciuta.
Will si alzò dalla sedia e fece calmare Belle: “Lo fa solo per farti infuriare … vuole che ce ne andiamo da qua, lo fa per proteggerti. Ricordati che lei ha i poteri dalla sua, vedi di non esagerare.” La bruna annuì, con le lacrime agli occhi. Emma guardò il suo volto e ne fu colpita.
Che cosa sto facendo ?
Abbassò il capo, dispiaciuta per le sue azioni, e consegnò la tazzina a Belle. Si alzò allora dalla tavolata e si ritirò nella sua camera, singhiozzando.
Ormai non c’è più speranza per me … mi sto trasformando nel nuovo Signore Oscuro. Presto il mio cuore si tingerà completamente di nero e diventerò incapace di amare …
Gettò il volto piangente tra le morbide lenzuola del suo letto a baldacchino, quello che usava da piccola e che ora sapeva di polvere e di un passato che non avrebbe mai riavuto indietro.

~

“Ah !” gemette Killian per il dolore, mentre la regina gli fasciava la ferita al fianco, per poi dedicarsi a quella al braccio. Merlino intanto dormiva tranquillo usando il mantello dell’invisibilità come un comodo materasso di fortuna. Il pirata lo guardò con gli occhi chiusi ed il volto rilassato, chiedendosi come fosse possibile che un ragazzino simile fosse in realtà il più grande mago di tutti i tempi. Aveva sentito molte leggende su di lui, ma tutte lo ritraevano come un vecchio saggio dalla lunga barba bianca. Io qui vedo solo un bambino … un bambino senza una famiglia.
Uncino sapeva bene cosa voleva dire vivere senza i propri genitori e quel ragazzino, in qualche modo, gli ricordava lui da giovane. Anche se lui non aveva mai avuto poteri magici al di sopra di tutti. Biancaneve strinse le bende per farle aderire, facendo però mugugnare il moro di dolore. Nel mentre, Neal raccontava le loro avventure, da quando i due reali erano stati portati in quel mondo. Il re poi raccontò la loro storia.
Il castello era stato preso da Regina, ormai tutti i loro soldati ed amici erano stati sconfitti. Biancaneve allora chiese a Cappuccetto di occuparsi di suo figlio, mentre loro avrebbero tenuto la strega occupata il più possibile. James avrebbe voluto che anche la moglie andasse con loro via dal palazzo, ma la mora si era rifiutata categoricamente: “Io non ti lascio, James.” Lo aveva poi preso per mano ed entrambi si erano diretti verso l’entrata del castello, con le spade pronte al combattimento. La strega, appena li vide venire verso di lei, fece un ghigno malefico e gridò: “Biancaneve, finalmente sei uscita allo scoperto … temevo di dover decimare l’intera popolazione prima di trovarti, vedo cha ancora sei la solita sciocca sentimentale …” La regina digrignò i denti e lanciò una freccia verso il nemico, che però la deviò con l’uso della magia. La regina cattiva rise divertita. Iniziarono così il loro scontro, cercando di prendere tempo per permettere la fuga del principe.
Ma ben presto Regina ebbe il sopravvento e li catturò, per poi materializzarsi davanti a Cappuccetto e Neal. La ragazza lupo lottò con tutte le forze per proteggere il principino, ma venne sconfitta da Regina, che la catturò e la portò nelle segrete del suo palazzo insieme ai due reali. Neal rimase da solo e Regina gli strappò il cuore dal petto, modificando così i suoi ricordi e rendendolo il suo servo fedele ed amante.
La strega aveva infine deciso di mandare i suoi due nemici giurati in una terra in cui avrebbero sofferto da soli, in esilio, con dei corpi non loro: li aveva trasformati in giocattoli e spediti in quella terra desolata dove ogni cosa è fatta di dolci ed i topi regnano in modo spietato. Avevano cercato invano un modo per riprendere i loro corpi umani e ritornare a casa, ma erano stati catturati dal re Topo per bracconaggio.
Quando sentirono tutto il racconto di Neal, Biancaneve pianse silenziosamente, mentre James era rimasto sconvolto dalla notizia e gemette sconsolato: “La mia bambina … povera la mia dolce Emma …” La notizia li aveva distrutti e si chiesero se davvero non c’era nulla che potessero fare per salvare la principessa da quel destino infausto. In quel momento, sentirono la voce di Merlino, che si era appena svegliato dal suo pisolino: “Un modo … ci sarebbe anche … ma è … molto rischioso e mai provato prima … e non basterebbe nemmeno la mia magia.” Gli occhi di tutti si puntarono sul mago, supplicandolo di continuare. Merlino si schiarì la voce e continuò: “Si potrebbe … almeno credo … dividere la malvagità  contenuta nel pugnale. Oppure disperderla in un altro mondo. In ogni caso, quella oscurità ha bisogno di un contenitore. Non si può distruggere … se volete salvare Emma, dovrete condannare qualcun altro per forza.” Meditarono al lungo sulle parole del biondino, non trovando alcun conforto in esse. Possibile che la malvagità che attanagliava il cuore di Emma fosse indistruttibile ?
Merlino ordinò loro di andare a dormire: “Domani dovremo svegliarci presto … c’è una sola persona che può aiutarvi a riacquistare la vostra forma umana ed è la Fata Confetto. Vive nella Vallata di Primavera, a tre giorni di strada da qua. Sono certo che lei vi aiuterà.” Sorrise incoraggiante a Biancaneve ed il marito, per poi spegnere il fuoco con uno schiocco delle dita ed esclamare: “Buona notte !”

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Will picchiettava la punta del piede sul pavimento della sala da pranzo del castello, nervoso: “Io non faccio da baby sitter al Signore Oscuro ! Scordatelo, Belle ! Torno da Robin e gli altri …” La bruna gli fece uno sguardo di rimprovero e disse: “Emma ha bisogno di noi. Non guardarla come il Signore Oscuro, ma come la principessa … lei è ancora la principessa Emma.” Gli prese una mano e lo guardò con fiducia. Scarlett roteò gli occhi rassegnato: “Per mille diavoli ! E va bene, faremo come dici tu … io farò il secondo turno, così potrai riposare.”
La ragazza gli sorrise ed insieme salirono le scale verso la camera da letto. Non fu difficile trovare quella dove si era rifugiata Emma, dato che si sentiva il rumore dei suoi singhiozzi ed era l’unica chiusa con la magia. Belle scelse la camera subito dopo, mentre Will la precedente. Si augurarono buona notte ed il Fante rimase davanti alla porta della principessa, per sorvegliarla.
Come se potessi fare qualcosa nel caso in cui impazzisse un’altra volta … per mille diavoli, Belle ! Tu e le tue idee geniali da eroina …
Appoggiò la schiena al legno scuro della porta, ascoltando paziente il rumore del pianto della giovane all’interno. Sembrava che la sua sofferenza fosse molta e ne ebbe pietà, tanto che si azzardò a parlarle, avvicinando la bocca alla porta: “Ehi … senti, credo che sarebbe meglio se tu la smettessi di piangere. Non risolve nulla … e farebbe diventare i tuoi occhi ancora più spaventosi … - si maledisse nel momento esatto in cui disse quella stupida frase – aah, scusa … non volevo offenderti, solo che … tendo a dire quello che penso senza riflettere prima …”
Notò che il pianto era cessato. Emma infatti aveva alzato il capo dai cuscini e guardava curiosa attraverso il buco della serratura. Si chiese chi fosse quel giovane, che in qualche modo le ricordava il suo amato Killian. Deglutì ed sussurrò con voce roca per il pianto: “No … fai bene a dire ciò che pensi …”
Will sospirò, sentendosi in salvo, ed esclamò: “Per fortuna che la pensi così, temevo che mi avresti trasformato in un rospo o robe simili !”
Emma ridacchiò, seguita dal ladruncolo. “No, non lo farò … non voglio essere cattiva … - bisbigliò lei, mettendosi a sedere sul letto, con le ginocchia al petto – mi dispiace moltissimo per quello che ho fatto a Belle … non volevo.” Le lacrime ritornarono sui suoi occhi. Era spaventata da quello che era diventata e dal fatto che non sapesse controllarsi. Nascose il viso tra le ginocchia, cercando di calmarsi per mantenere il controllo su di sé. Will esclamò: “Non devi preoccuparti, sa che non è colpa tua … sei fortunata, Belle è una brava persona e non porta rancore … penso che se lo avessi fatto con me, non sarei mai riuscito a perdonarti.”
Quelle parole attirarono l’attenzione della principessa, che intuì un velo di malinconia che solo una pena d’amore poteva procurare. Così chiese a bassa voce: “Hai perso qualcuno che ami anche tu ?”
Il moro annuì, ancora appoggiato alla porta: “Sì … molto tempo fa … la amavo. Ma lei … mi ha solo usato.”
Emma sobbalzò a quelle parole, ricordandosi la visione che lo specchio le aveva mostrato e tutte le paure ed i dubbi che aveva avuto sull’amore sincero che Killian nutriva per lei. Strinse i pugni fino ad imbiancare le nocche e disse con tono severo: “No. Se era vero amore … non lo faceva per usarti. Lei ti amava. E se è vero amore … - sorrise, ricordando le dolci parole del padre – vi ritroverete. Sempre.” Una lacrima solitaria solcò il volto pallido della bionda, che aveva spostato lo sguardo verso la finestra, per guardare il mare in lontananza.
Killian … ritrovami.
Will Scarlett sospirò, ricordando il suo amore perduto: “Lo spero tanto, Emma …”

~

“Detesto questo posto !” gridò furioso Killian, tagliando con il suo uncino la vegetazione di liquirizia e bastoncini di zuccheri che bloccavano loro il cammino. I suoi stivali erano ricoperti di zucchero a velo appiccicoso e nell’aria c’era fin troppo odore di dolci per i suoi gusti. Devo andarmene di qua il più presto possibile ! Emma, sto arrivando …
Il re James e Neal aiutavano con i loro mezzi il pirata: il primo con la spada giocattolo che aveva in dotazione e l’altro con i suoi poteri. Merlino stava con Biancaneve dietro di loro e dava istruzioni: “Ora andiamo a destra …” Uncino detestava prendere ordini da quel ragazzino, ma dovette obbedire. Per fortuna, erano quasi arrivati alla meta e potevano già vedere da lontano una valle ricoperta di fiori di zucchero. Quando arrivarono, notarono che delle fatine luminescenti e grandi quanto un pollice d’uomo danzavano leggiadre tra i fiori multicolori, a ritmo di una musica proveniente da lontano che anche loro potevano udire.
Il mago sbuffò: “Diamine, siamo arrivati nel momento sbagliato … temo proprio che dovremo unirci alle danze. Sapete ballare, vero ?” Guardò i presenti, che annuirono tutti. “Bene …” sospirò sconfitto e si posizionò al centro della vallata, guardando gli altri, che erano rimasti fermi ai loro posti: “Si può sapere cosa state aspettando ? Muovetevi.” Biancaneve fu la prima a seguire le istruzioni del biondino, seguita dal marito e dal figlio.
Killian invece stava iniziando a perdere la pazienza. Guardò gli altri posizionarsi in coppie: la regina ed il re, Merlino ed una piccola fatina blu che ballava sul palmo della sua mano, Neal ed un’altra fatina rosa che gli danzava sul capo. Stava per sbraitare qualcosa all’indirizzo del giovane mago, quando una mano dolce e delicata si posò sulla sua spalla: “Siete senza una compagna, messere ?” Si voltò lentamente, trovandosi davanti una ragazzina sui dodici anni con dei lunghi boccoli biondi raccolti in una acconciatura ed un abito bianco da ballerina molto vaporoso e arricchito da gemme luminose.
La giovane sorrise al pirata, guardandolo con i suoi occhi azzurri. Lo prese per mano e lo portò al centro della pista, accanto a Merlino e la fata azzurra. Il giovane si esibiva in una danza molto formale e ben fatta, ma i suoi occhi vennero subito catturati dall’arrivo della fata. Le sorrise e le fece un inchino: “Onorato di rivederla, Fata Confetto.” Lei sorrise e ricambiò il saluto, inchinandosi leggermente: “Il piacere è mio, mio caro Merlino.”
Tra i due sembrava esserci molta confidenza, ma Killian preferì non dire una parola e seguire invece i passi di danza classica che la fatina compiva davanti a lui. Mai come allora si ritrovò in difficoltà durante un ballo, ma non voleva dimostrarsi inferiore a Merlino o agli altri.
Dopo circa una ventina di minuti, la musica terminò e venne salutata da un gridolino di giubilo proveniente dalle fatine della Valle. Fata Confetto sorrise e batté le pallide mani, ringraziando i presenti per il ballo. Merlino allora si avvicinò a lei, con lo sguardo adorante: “Devo parlarvi di una cosa importante … ecco, loro sono il re James e la regina Biancaneve … - indicò con un cenno della mano la bambola e lo schiaccianoci, che fecero un inchino rispettoso – siamo venuti al vostro cospetto per chiedervi di ridar loro l’aspetto umano, Fata Confetto.”
Un rossore di imbarazzo imporporò le guance del ragazzo quando i loro sguardi si incrociarono e spezzò il contatto visivo voltandosi verso Killian. Il pirata rideva sotto i baffi, divertito dal comportamento del mago, così tipico di un ragazzino innamorato.
Avrà pure duecento mila anni e passa, ma ancora non ha imparato a parlare con una donna … è ancora un ragazzino.
La ricciolina si avvicinò curiosa a Biancaneve e James, analizzando le loro fattezze e girandogli intorno. Alzò poi un braccio di legno dello schiaccianoci, con una smorfia di stupore e meraviglia sul viso, ed esclamò: “Un incantesimo decisamente ben fatto … ma non dovrebbe essere un problema riportarvi alla vostra forma umana, grazie alla polvere di fata.” I due reali si illuminarono di gioia all’idea di poter finalmente tornare umani. La fata fece un gesto con la mano destra finché non comparve dentro il suo palmo un mucchietto di polvere bianca come il latte e luminosa quanto la luce del Sole. Arricciò le labbra e vi soffiò sopra, indirizzando la polvere verso i due giocattoli, che vennero circondati dalla polvere, ritornando man mano umani: prima gli arti, poi la testa, il busto, fino ad arrivare alla trasformazione completa.
Il re e la regina indossavano ancora la tenuta da battaglia. James aveva l’armatura e una spada vera legata alla cintura, mentre Biancaneve aveva una corta gonna con sotto dei pantaloni comodi ed una maglietta dalle maniche a sbuffo bianca. Si guardarono con gli occhi carichi di lacrime di gioia, dopo tanti anni si erano quasi dimenticati del loro vero aspetto ed avevano perso le speranze. Si abbracciarono commossi e si baciarono sulle labbra, stringendosi con tutte le forze. Ringraziarono calorosamente la Fata Confetto, che gli sorrise: “Di nulla, miei cari … vi aspetta un cammino tortuoso. Restate uniti.”

~

Emma si alzò dal letto, certa che ormai Belle si fosse addormentata davanti alla sua porta. Sospirò, pensando a quanto era cocciuta quella ragazza e chiedendosi come mai avevano deciso di farle da cane da guardia, quando era palese che non ne avevano i mezzi. Con un gesto della mano si smaterializzò fuori dalla casa, nel buio della notte, illuminata solo dalla luna piena. La bionda controllò di avere con sé il pugnale, legato alla cintura dei pantaloni neri in pelle, si coprì con un mantello scuro e legò i capelli in una coda, usando il nastro che Killian le aveva dato sulla nave. Sentiva ancora l’odore di lui ed il suo ricordo era insopportabile.
Aveva voglia di distruggere, di sfogare la sua ira ed era stanca di aspettare: era arrivato il momento di prendersi ciò che desiderava, ossia la sua vendetta contro Regina. Non le importava il fatto che ucciderla l’avrebbe condannata per sempre all’oscurità, era un prezzo che era disposta a pagare. Si materializzò poi nella stanza della regina cattiva, trovandola dormiente nel letto a baldacchino.
Non aveva ancora deciso come ucciderla, ma pensava che strapparle il cuore e polverizzarlo davanti ad i suoi occhi potesse andare bene. Si avvicinò così alla mora, che dormiva placidamente tra le coperte di broccato rosso cupo ricamate di nero. Stava per svegliarla, quando si accorse che non era sola nel giaciglio. Spalancò gli occhi alla vista del ragazzino bruno che la veniva a trovare al lago, ora era accoccolato tra le braccia della sua nemica, con un viso sereno e tranquillo. Si ricordò che Regina era la madre adottiva di quel moccioso e una parte di lei le urlò di fermarsi, almeno per pietà verso il ragazzo. Non ce la fece e serrò la mascella, contrariata dal suo stesso comportamento. Devo prima liberarmi del moccioso.
Iniziò a voltare su sé stessa, facendo danzare con lei il mantello scuro e si cambiò d’abito: indossava una veste candida dall’ampia gonna ed i suoi capelli erano raccolti in uno chignon elegante, mentre le sue mani erano coperte da dei morbidi guanti bianchi. Bloccò Regina con un incantesimo per assicurarsi che non li disturbasse e si avvicinò al ragazzo. Gli mise una mano sulla spalla e sussurrò il suo nome per tre volte, dritto nell’orecchio di lui.
Il giovane si svegliò confuso e la guardò, chiedendole: “Emma … sei tu ? – si stropicciò gli occhi, credendo di sognare – Ma cosa ci fai qui ? Se mia madre ti vede …” Lei gli indicò la madre, mostrandogli che era sotto un suo incantesimo: “Non ci disturberà. Henry, ti devo urgentemente parlare. Ti ricordi quando al lago ti mostrai i miei poteri e tu dissi che non ne avevi paura perché anche tua madre li aveva ? – lui annuì – Henry, tua madre non è come me … lei non vuole il tuo bene e tu lo sai. Lei non ti ama. Ti usa solo per colmare un vuoto che ha dentro, ma non le importa nulla di te. Lo sai anche tu.”
Il ragazzo sgranò gli occhi, non capendo come la principessa sapesse dei suoi dubbi sull’affetto della madre nei suoi confronti. Regina non aveva avuto una vera madre ed era sempre molto indecisa sul comportamento da tenere col figlio adottivo, che non si sentiva mai davvero al suo posto in quel palazzo, dove tutti temevano il potere della regina cattiva e nessun bambino voleva avvicinarlo per colpa di lei.
Emma gli sorrise e continuò: “So cosa vuol dire non sentirsi al proprio posto. Vieni con me, Henry. Ti porterò dai tuoi veri genitori. Ti stanno aspettando.”



Angolo autrice:
Eccomi con il capitolo nuovo ! Spero vi sia piaciuto, lo scorso è stato letto da 113 persone per ora ... direi un buon numero :)
Per gli appassionati della coppia, vi avviso che presto ci sarà un piccolo momento tra Robin Hood e la nostra malvagia Regina ... che forse tanto cattiva non è. Devo dire che lei è un personaggio difficile da rendere, essendo contraddittorio e a volte molto impulsivo.
Forse avrete notato la mia simpatia verso il Fante di Cuori, Will Scarlett ... che posso dire, mi ha stregata in Once Upon a Time in Wonderland ... inizialmente lo odiavo XD
Per critiche, appunti e recensioni ... sapete cosa fare XD Grazi per aver letto, soprattutto alle mie due fedelissime ;)
A presto !
La vostra Rora-chan

 

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Capitolo 14
*** Genitori e figli. ***


14. Genitori e figli.



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Merlino si sgranchì le braccia, tirandole verso l’alto. Erano tornati alla caverna, insieme al re e alla regina. Il maghetto sorrise loro ed una volta usciti chiese: “Allora, direi che adesso il vostro unico problema è il Signore Oscuro. Ossia la principessa Emma, diciamo. Io ... – alzò l’indice della mano destra, incerto sul da farsi – avrei anche una idea. Ma è un piano un po’ rischioso …” Biancaneve guardò James, che annuì deciso: “Non importa. Abbiamo perso nostra figlia più di cinque anni fa, senza sapere dove fosse né come ritrovarla. Abbiamo vissuto nel terrore di perdere Neal. Anche se le possibilità di salvare Emma fossero scarse, noi tenteremo ogni cosa.”
Il mago annuì solennemente, comprendendo perfettamente il desiderio ed i sentimenti dei due reali. Fece segno di seguirlo e portò tutti alla sua capanna. Una volta dentro, spalancò la valigia e tutti gli oggetti iniziarono a volare, tornando ognuno al proprio posto, persino la ribelle zuccheriera. Merlino schioccò la lingua soddisfatto ed invitò i presenti a sedere.
Iniziò a tamburellare nervosamente le dita sul legno, incerto su cosa e come dirlo. Sospirò e decise di parlare: “Sarò sincero. L’idea mi è venuta mentre eravamo dalla Fata Confetto. Non so se funzionerà o meno … potrebbe rivelarsi anche un autentico fallimento, oltre che una azione pericolosa, dato che vostra figlia oramai è completamente sotto il controllo delle sue pulsioni più oscure.”
Uncino serrò la mascella, ricordando quando la bionda era scappata da loro e lui non era riuscito a fermarla. Sibilò rivolto al ragazzo: “Mi avevi detto che lasciarla andare era la cosa migliore ! Dannazione ! – colpì con l’uncino il tavolo, formando un buco e facendo sobbalzare il principe Neal accanto a lui – Spero per te che il tuo piano funzioni, mago !”
Il ragazzino alzò le mani, fingendosi spaventato: “Calma calma, pirata … non avresti potuto ugualmente fermare l’avanzata dell’oscurità del pugnale e starle accanto avrebbe ferito entrambi.”Killian grugnì seccato e si rimise a sedere, con le braccia incrociate.
Merlino sospirò sollevato ed esclamò rivolto verso il re e la regina: “Dunque, stavo dicendo … cosa … cosa stavo dicendo ?” Il pirata sbottò arrabbiato e spazientito: “Stavi parlando del modo per salvare Emma, brutto idiota di un mago in miniatura !”
I presenti lo guardarono con aria di rimprovero, tranne Merlino, a cui l’insulto non fece alcun effetto. “Ah sì, giusto giusto … - riprese a parlare il biondino – il mio piano si divide in varie fasi, avremo bisogno di tre oggetti. Il primo di essi è l’amore imbottigliato, fabbricato da Tremotino usando il vero amore di Biancaneve ed il re – indicò con una mano i due – Il secondo invece deve essere un oggetto che ricordi ad Emma il periodo passato con il suo caro fratellino … - guardò Neal con un sorriso- ci affidiamo a te, caro. L’ultimo è il più complicato: un pegno di vero amore.”
Tutti si voltarono verso il pirata, che si sentì messo leggermente in imbarazzo. Iniziò a pensare ad un qualche oggetto o simbolo del suo amore per la principessa, accarezzandosi la barba col freddo metallo dell’uncino.
Merlino sospirò spazientito: “Sto parlando del tuo uncino, capitano Jones …”

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“Belle ! Belle, svegliati ! Per mille diavoli, svegliati, bella addormentata !” continuava a gridare Will Scarlett, scuotendo la bruna per la spalla. La ragazza fece una smorfia di dissenso e aprì lentamente gli occhi, accorgendosi solo allora di essersi addormentata mentre faceva da guardia ad Emma. Aprì la bocca scioccata e spalancò la porta della stanza: vuota. Il letto ancora fatto. Belle imprecò mentalmente, dandosi della sciocca.
“Avremmo dovuto farle da guardia da dentro, ci ha fregati !” gridò arrabbiata e preoccupata, precipitandosi giù dalle scale verso l’uscita, seguita a ruota dal Fante. Presero i cavalli e tornarono all’accampamento di Robin. Dovevano assolutamente avvertire tutti dell’accaduto, sperando che i loro compagni avessero notizie del capitano Uncino.
Una volta arrivati a destinazione, chiesero di parlare urgentemente con Robin Hood, specificando che era una cosa di vitale importanza. Trovarono il principe dei ladri seduto nella sua tenda, mentre cullava il suo figliolo mezzo addormentato. Belle e Will si presentarono da lui con il fiatone ed il panico negli occhi, tanto che Robin decise di mettere subito il bambino nella culla e di ascoltare la loro storia, chiedendo preoccupato: “Che cosa è successo ?”
Will deglutì, mettendo le mani avanti e cercando di regolarizzare il respiro: “Abbiamo un problema … - guardò Robin negli occhi, cercando le parole migliori per dirglielo – Emma è scappata, questa mattina non l’abbiamo più trovata. Temiamo si sia cacciata in qualche guaio …”Lo sguardo del principe dei ladri ebbe un guizzo, intuendo cosa probabilmente era successo: “Abbiamo sentito delle voci riguardo al rapimento del figlio adottivo della regina cattiva, Henry. Credo che l’unica persona in grado di compiere un simile gesto sia proprio l’Oscuro.”
“Merda ! – imprecò il Fante, serrando la mascella – Non avrei dovuto fidarmi di quella …” Iniziarono a discutere sul da farsi, sempre più preoccupati per la sorte di quel giovane che non aveva colpe. Temevano che l’Oscura si vendicasse di Regina tramite lui in chissà quali modi malvagi ed efferati.
Anche loro erano contro la regina cattiva, ma non era giusto mettere in mezzo un ragazzino, anche se era suo figlio adottivo. “Dobbiamo salvarlo” disse deciso Robin, pensando anche a come avrebbe reagito lui alla notizia del rapimento del suo bambino. Ne morirei di dolore … non potrei mai perdere anche lui, dopo sua madre Miriam …
Il ricordo della moglie morta era ancora nitido nella sua mente e quel neonato era tutto ciò che lei gli aveva lasciato.

~

Biancaneve tremava. Quel luogo che un tempo era la sua casa, era diventato un rudere e le ricordava ancora nitidamente la battaglia che era avvenuta cinque anni prima. Guardò poi piangendo i suoi amici nani tramutati in pietra. Li abbracciò uno per uno, chiedendo perdono.
Era tutta colpa sua, tutto ciò che era successo era stato a causa di quella bambina di dieci anni troppo sciocca per capire che un segreto va mantenuto e che non sempre le madri sanno ciò che è giusto per i propri figli.
“Vorrei non averlo mai fatto …” pianse disperata tra le braccia del marito, singhiozzando a riprese. Killian ricordò che Emma aveva avuto una reazione simile quando erano andati in quel palazzo in rovina. Si domandò quale fosse la motivazione per cui Regina provava tanto rancore verso la famiglia reale, in particolar modo Biancaneve.
La regina tirò su col naso e si pulì il volto con le mani, cercando di riprendersi. James le diede un dolce bacio sulle fronte: “Non lo sapevi, tesoro … lo avevi fatto a fin di bene. Volevi che Regina avesse ancora sua madre … non sapevi che cosa sarebbe successo. Ora però stiamo per perdere nostra figlia … e lei sta per perdere noi. Devi farti forza, Biancaneve.”
La mora annuì, voltandosi verso il giovane Merlino, che sorrideva commosso: “Anche io ho perso mia madre … ma adesso dobbiamo pensare ad Emma. Vi ho portati qui solo perché la regina ne sentiva il bisogno, ma dobbiamo subito recarci alla dimora di Tremotino … - alzò un dito al cielo, si voltò con una piroetta – in marcia !”
Tornò indietro ai cavalli, seguito dagli altri, che lo guardavano sbigottiti. Uncino si avvicinò al principe e commentò: “E questo sarebbe il grande mago ? A me sembra solo uno stupido ragazzino …”
Venne fulminato dallo sguardo di Merlino, che con un gesto della mano gli fece venire un breve crampo allo stomaco, abbastanza intenso da farlo piegare in due. “Come hai detto, signor capitano pirata ?” lo schernì il biondino, balzando sul suo destriero bianco con grande agilità. “Facci strada, capitano Jones …” disse poi rivolto al pirata, che fece un sorriso sghembo: “Questo round lo hai vinto tu … come volete, grande mago.”.

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“Robaccia … - gettò a terra una fialetta di vetro vuota – inutile … - una bacchetta in mogano – no no no …” Merlino non sapeva più dove cercare, aveva praticamente distrutto e frugato tra tutte le fialette che il vecchio Signore Oscuro aveva lasciato nella sua dimora. Si grattò la testa, smuovendo i capelli biondi: “Forse in qualche altra stanza … magari nelle segrete …” Uncino sbuffò, era già stanco di quella ricerca. Voleva trovare Emma subito, non gli importava d’altro.
In quel momento entrarono nella stanza Belle e Robin, insieme ad un paio di ladri della loro brigata, tutti armati fino ai denti e circospetti. Il principe dei ladri fu il primo ad abbassare l’arma, riconoscendo Killian e gli altri: “Siete tornati. Meno male, abbiamo urgente bisogno di voi.” Bella annuì e fece cenno ai suoi compagni di mettere giù le armi, facendo capire che erano amici.
La bruna si avvicinò poi al gruppo, guardando confusa Merlino, ma non chiedendo nulla a riguardo: “Si tratta di Emma. Ha rapito il figlio della regina cattiva … e temiamo che voglia fargli del male.” Uncino sgranò gli occhi, preso dal panico, insieme ad i componenti della famiglia reale.
L'unico che rimase tranquillo nonostante la notizia fu il giovane maghetto, che alzò le spalle non curante: “Non possiamo fare nulla per fermare Emma. Se non toglierle i poteri e per farlo … ho bisogno della fiala di Vero Amore.” Guardò dritto negli occhi Belle, per poi chiederle: “Mi sapreste dire dove si trova, signorina … ?”
Lei deglutì ed annuì. Ricordava bene dove il suo amato aveva nascosto quella potente magia: “Non sarà facile. La custodisce … una vecchia amica di Tremotino.”.

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Henry non capiva proprio dove Emma lo avesse portato, ma si era fidato subito di lei e senza esitare l’aveva seguita. Erano andati verso il nord e l’Oscura, utilizzando i suoi poteri, aveva creato una specie di palazzo, molto simile alla residenza estiva dei suoi genitori, ma senza alcun tocco personale.
Vi ci aveva portato il ragazzo, spiegandogli che per arrivare dai suoi genitori c’era bisogno di un portale particolare e che quindi doveva aspettare qualche tempo affinché lei perfezionasse l’incantesimo.
La verità era che la principessa voleva solo prendere tempo e stava mentendo spudoratamente ad Henry. Si giustificava dicendosi che era per il bene non solo del ragazzo, che non avrebbe mai potuto ricevere amore da una persona così malvagia e senza cuore, ma di tutto il reame. Era la loro principessa e doveva difendere il suo popolo, anche a costo di sporcarsi le mani.
Diede ad Henry un paio di dolcetti da accompagnare ad una tazza di tè e cannella, scoprendo che entrambi adoravano quella spezie dolce e dall’odore ammaliante. Gli sorrise, gli arruffò i capelli e gli disse che, dopo aver mangiato, sarebbe dovuto andare a letto nella sua camera.
Il ragazzino annuì ubbidiente e ringrazio per il pasto. Mentre beveva, i sensi di colpa per essere fuggito così dalla madre adottiva lo colsero e chiese alla bionda: “Emma … non dovremmo avvertire mia madre che stiamo andando a cercare i miei veri genitori ?”
Lei sobbalzò sorpresa, ma rimase seduta sulla sedia davanti al giovane, con le gambe accavallate: “Se lo facessimo, cercherebbe di fermarci. Potrebbe avere paura di perderti … io invece credo che sia giusto che tu scopra chi sono i tuoi genitori biologici, i tuoi veri genitori. Poi sarai tu a decidere con chi stare, sei grande abbastanza.”
Henry fece un gran sorriso e disse di essere d’accordo con lei. Era molto curioso di conoscere i suoi genitori, peccato che Emma volesse solo tenerlo lontano dalla sua battaglia contro Regina. Una volta uccisa la regina malefica, avrebbe dato la colpa ad altri, magari a Robin Hood e alla sua banda, ed avrebbe tenuto con sé Henry, trattandolo come il figlio che non avrebbe mai potuto avere con Killian.
Voleva bene a quel ragazzino ficcanaso proprio come se fosse figlio suo e lui era uno dei pochi che voleva avvicinare a sé. Aveva ancora un po’ di paura, temeva di ferirlo, ma era più fiduciosa in sé. Stava iniziando ad accettare l’idea che era l’Oscura e non più Emma la principessa e questa consapevolezza aveva stabilizzato i suoi poteri, mettendoli finalmente sotto il suo volere.
Quando Henry si addormentò, Emma non riuscì a fare a meno di guardarlo dormiente, accarezzandogli ogni tanto qualche ciocca ribelle.
Vorrei anche io poter dormire così … ma mi accontenterò di guardare te. Presto saremo una famiglia, Henry … e tu non soffrirai mai più di solitudine. Ti voglio bene … e spero che presto tu riuscirai a vedermi come tua madre.
Gli diede un bacio sulla fronte, prima di decidersi finalmente ad uscire da quella stanza. C’era molto lavoro da fare. Dopotutto, doveva trovare il modo migliore per vendicarsi su Regina. Ucciderla e basta non le bastava..

~

“Lo hai trovato ?” chiese la regina al suo fidato specchio. Aveva ancora il volto sconvolto dal pianto. Da quando si era svegliata senza trovare Henry al suo fianco, era entrata nel panico. Ancora di più quando aveva capito che il figlio adottivo non era da nessuna parte nel castello, dunque capì che o era scappato o qualcuno lo aveva rapito.
Il genio scosse la testa, dispiaciuto: “No, mia regina … la cosa mi preoccupa, dato che se fosse in qualsiasi punto di questo mondo riuscirei senz’altro a localizzarlo. Presumo che quindi sia o scappato in un altro mondo o è nelle grinfie di qualche mago molto potente, capace di creare un campo di magia che mi impedisce di trovare vostro figlio.”
Regina digrignò i denti furiosa e gridò: “Dannazione !” Spaccò uno degli specchi, in preda all’ira. Non sapeva più cosa fare né a chi rivolgersi. Aveva messo una ricompensa per chi sarebbe riuscito a trovare Henry ed aveva mandato i suoi soldati neri a cercarlo. Non riusciva più a starsene con le mani in mano. Ringhiò furiosa e frustrata, per poi andare nelle sue camere e cambiarsi. Mise un abito più adatto ad una corsa col cavallo, decisa a trovare lei stessa il figlio.
Partì subito a bordo del suo fedele destriero, scortata da un paio di guardie. Si diresse verso il bosco dove sapeva che il figlio amava avventurarsi e lo perlustrò da cima a fondo, chiamando a gran voce il nome del figlio: “Henry ! Henry, dove sei ?! Mi senti, Henry ?!” All’improvviso si udì un rumore e tutte le guardie caddero a terra, colpite da alcune frecce.
Il cavallo scuro della regina iniziò ad agitarsi, mentre lei tentava di capire chi fossero i suoi aggressori. Ma non ne ebbe il tempo, perché venne subito stordita da un colpo alla tempia. Cadde a terra priva di sensi ed il suo cavallo scappò imbizzarrito. Si risvegliò in un cella e notò subito di essere stata ammanettata. Tentò di usare la magia, ma senza risultati.
Allora capì che erano le manette fatate che Biancaneve ed il principe avevano usato sempre su di lei per incarcerarla. Poi sentì una voce da uomo: “L’avete trovata davvero ? Ottimo lavoro, ragazzi … voglio andarle a parlare personalmente.”
Davanti agli occhi della mora comparve un uomo adulto dalla ispida barba bruna e dallo sguardo gentile. Non sembrava nemmeno che la considerasse una minaccia e la cosa destabilizzò la regina cattiva. Robin Hood le sorrise cordiale, non sapendo nemmeno bene lui il perché: “Salve, regina. Credo che lei mi conosca più per la mia fama che per altro … io sono Robin Hood, il ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri.”
Allungò una mano tra le sbarre, ma Regina non gliela strinse. Lo guardò con diffidenza e disprezzo, per poi sibilare: “Restate sempre un ladro ed un fuorilegge ! Come osate imprigionarmi ?”
L’uomo ridacchio, divertito dalla lingua biforcuta della mora: “Dovreste ringraziarmi, invece. Vi proteggo da morte certa, cara regina. Dovete sapere che è stato il nuovo Signore Oscuro a rapire vostro figlio … ed ora, la sua prossima mossa sarà uccidervi.”
Regina rimase sorpresa dalla rivelazione e sgranò gli occhi. Si chiese però perché avesse rapito Henry. Il panico riprese il possesso di lei ed iniziò a chiedere all’uomo: “Vuole fare del male al mio Henry ? Dove lo tiene ? Lasciatemi andare, devo salvare mio figlio !"
Robin restò scosso dalla determinazione con cui quella donna voleva riprendersi il figlio e pensò al suo e a cosa avrebbe fatto lui se si fosse trovato al suo posto. Regina iniziò ad agitarsi, tentando invano di aprire la cella e stava quasi per mettersi a piangere, gli occhi arrossati al solo pensiero che qualcosa fosse accaduto al suo amato bambino.
Sospirò e poco dopo si sentì il pianto di un neonato. La balia di Roland corse verso Robin con il bambino tra le braccia, spiegando al ladro che il neonato era agitato e che non ne capivano il motivo. Lui prese allora il figlio tra le braccia, cullandolo e cercando di tranquillizzarlo.
Il bambino continuava a piangere, persistente. Regina lo guardò ammaliata, le ricordava moltissimo il suo Henry quando lo aveva trovato, tempo prima. “Una storia …” disse senza pensare, rivolta al ladro, che la guardò allibito. “Gli … gli racconti una storia …” concluse lei, per poi abbassare il capo.
Robin sorrise ed iniziò a raccontare al piccolo Roland di sua madre e di tutte le avventure che avevano passato insieme. Ed anche la regina cattiva era rimasta ad ascoltare le parole di quell’uomo così bello e dall’aria dolce, finché il suo sguardo non si posò sul tatuaggio che Robin aveva sul braccio: un leone rampante. Non è possibile …

~

Biancaneve e James erano parecchio nervosi all’idea di dover affrontare nuovamente Malefica. E si vergognavano moltissimo per ciò che le avevano fatto, era una azione imperdonabile e si chiesero come avrebbero fatto a farsi aiutare da lei.
L’unica soluzione era quella di seguire il piano di Will Scarlett: entrare, rubare e filarsela, il tutto senza farsi beccare. Lui, la famiglia reale, Uncino, Belle e Merlino erano partiti non appena la bruna aveva detto loro dove si trovava la fiala contenente il Vero Amore. Il piccolo maghetto ed il principe avevano entrambi intuito che qualcosa non andava nel comportamento fin troppo nervoso e apprensivo del re e della regina, ma avevano preferito non fare domande e concentrarsi sulla riuscita del piano.
“Per ora, ci accamperemo qua vicino …” spiegò Will, non appena il castello di Malefica fu visibile. “Meglio agire col favore delle tenebre …” concluse il Fante, per poi smontare da cavallo insieme agli altri.
Grazie anche all’aiuto di Merlino, prepararono delle tende dove accamparsi durante il giorno e dormire in attesa della notte. Biancaneve guardò James, facendogli poi cenno col capo di seguirlo.
Si allontanarono un po’ dal gruppo, per poter agevolmente discutere sul da farsi con Malefica. “Non possiamo rischiare che lo scoprano !” esclamò preoccupata la mora. Il re annuì d’accordo, ribattendo: “Ma non possiamo nemmeno restare qua a far finta di nulla ! Abbiamo perso nostra figlia già una volta, non possiamo permettere che accada di nuovo. Dobbiamo sperare che nessuno venga mai a saperlo.”
“Sapere che cosa, padre ?” Neal sbucò da dietro un albero lì vicino, aveva origliato la conversazione dei genitori e voleva sapere che cosa gli stavano nascondendo.
Biancaneve aprì bocca per sgridarlo, ma venne bloccata dal re: “Deve saperlo. Bianca, vedrai … Neal ci perdonerà. Se iniziamo a mentire a nostro figlio, è finita.” La mora lo guardò dritto negli occhi ed annuì, tremando. Iniziò allora a raccontare la giovane principe della profezia su Emma e del rapimento della figlia di Malefica da parte loro. “Abbiamo compiuto un’azione terribile, di cui ci vergogniamo enormemente. E non è nemmeno servita a tenere lontano l’oscurità dalla nostra amata figlia …” concluse la regina, piangente..

~

La notte arrivò puntuale, coprendo anche la luce della luna e delle stelle. Era la serata ideale per il colpo. Will Scarlett e Belle avevano ideato il piano, aiutati da Uncino e gli altri, che ugualmente avevano un minimo di esperienza in azioni di questo tipo.
Decisero di dividersi in due gruppi, uno sarebbe rimasto all’accampamento per intervenire in caso di contrattempi, l’altro sarebbe entrato nel castello di Malefica, grazie anche all’aiuto del mantello dell’invisibilità di Merlino. Il problema era decidere chi sarebbe entrato.
Will disse subito che Belle doveva rimanere all’accampamento, non era il caso di portarla con loro. La bruna iniziò subito a protestare, offesa. Il Fante la zittì dicendole che era troppo pericoloso e che non voleva certo che Tremotino resuscitasse dalla sua tomba per venire personalmente ad ammazzarlo per averla persa.
Al pensiero del suo amore perduto, la ragazza si calmò. Poi si offrirono prontamente Killian, il re James, il principe Neal ed il giovane Merlino, che agitava le braccia come uno scolaretto che vuole rispondere alla sua maestra: “Il mantello è mio, quindi vengo con voi ! Il mio aspetto non conta, anche se sembro un bambino vi sarò di grande aiuto !”
Il pirata gli tirò un pugno sulla testa, irritato: “Marmocchio, non ti montare troppo la testa ! Mica perché sei un mago dimentichiamo che sei un bambino ! Ed i bambini, come le donne, devono restare a casa.”
Il biondino sbuffò seccato ed incrociò le braccia, iniziando a borbottare: “Sono secoli che vengo trattato come un bambino, uffa …”
Alla fine si decise di formare la squadra in questo modo: Will al comando, Uncino ed infine Neal, che sarebbe certamente tornato più utile del re, avendo dalla sua la magia.
Il principe si era offerto al posto del padre anche a causa del segreto che i suoi due genitori costudivano e per cui era meglio non incontrassero mai Malefica. Lasciarono il resto del gruppo, mentre Merlino continuava a lamentarsi e Biancaneve tentava di calmarlo. Si infiltrarono senza problemi nella dimora della strega malvagia, aiutati dal mantello, ed iniziarono a cercare in giro per la casa. Se fossi Malefica, dove nasconderei il potere dell’Amore Vero ? si chiedeva il Fante, spremendosi le meningi. Era chiaro che non sarebbe stato facile da trovare e che probabilmente la strega lo teneva con sé, essendo un potere magico molto potente e difficile da riprodurre in boccetta.
Mentre procedevano per il salone principale, sentirono uno sbuffò sonoro, quasi come se ci fosse un animale dormiente a pochi passi da loro. Trasalirono non appena videro il muso gigantesco da drago di Malefica, che dormiva accucciata come un cagnolino, emettendo ogni tanto sbuffi e nuvolette di fumo dalle narici scure. Will fece segno agli altri due di fare silenzio, avrebbero potuto cavarsela se non avessero fatto rumore e avessero camminato in modo tale da non far sentire al drago il loro odore.
Sentì con l’indice dove soffiava il vento e fece spostare gli altri di conseguenza: erano faccia a faccia col muso dell’animale, che dormiva beatamente, mentre loro camminavano come i granchi.
Dopo alcuni passi riuscirono a superare il drago e solo allora notarono che aveva qualcosa che luccicava tra le scaglie scure del suo collo. Neal fece segno di avvicinarsi di più, in modo tale da capire che tipo di magia fosse. Will stava per ribattere, ma Killian lo fermò con uno sguardo assassino. Avrebbero fatto tutto ciò che era necessario per salvare la sua Emma, anche sgozzare un drago, e non lo avrebbe di certo fermato uno stupido ladro codardo e più egoista di lui. Will sbuffò e seguì gli altri sue, tornando vicino a Malefica.
Dall’interno del suo collo brillava una tenue e dolce luce rosa intenso, che Neal riconobbe come la magia d’amore, grazie alle accurate descrizioni che Merlino gli aveva dato. Uncino ghignò compiaciuto, mentre Will si chiedeva come avrebbero fatto a togliere dal collo di quella bestia la fialetta.
Prima che qualcuno potesse bisbigliare un piano, Killian aveva già messo il suo uncino tra le squame del drago, che ruggì di dolore e si dimenò per liberarsi dalla lama appuntita. Inconsapevolmente scaraventò i tre a terra, che per fortuna rimasero coperti dal mantello.
Il Fante ed il principe stavano per strozzare quell’idiota ed impulsivo di un pirata, ma il drago iniziava a sentire la loro presenza ed annusava l’aria alla loro ricerca: “Chi osa disturbare il mio sonno ? Siete degli sciocchi se pensate che riuscirete ad uscire dalla mia dimora vivi …” Will rabbrividì a quelle parole, dato che ben conosceva i poteri di Malefica, mentre Neal aveva immobilizzato con le braccia il capitano, in modo che non commettesse altre pazzie.
Malefica si alzò con le sue possenti zampe dotate di artigli e si guardò intorno circospetta, chiedendosi quale tipo di magia proteggesse il suo aggressore.
I tre capirono che dovevano agire immediatamente, dopo quello che Killian aveva fatto non c’era altro modo. Neal ed Uncino avrebbero fatto da esche, distraendo la strega, mentre il Fante sarebbe andato a recuperare la fialetta, protetto dal mantello.
Così i due uscirono allo scoperto, brandendo le loro spade, mentre Will si defilava il più lontano possibile dagli occhi e dal naso della bestia. Il pirata ghignò verso Malefica: “Ehi, strega ! Sono stato io, col mio uncino, a farti quella ferita. Siamo venuti qui per recuperare una cosa che non ti appartiene e non ce ne andremo senza !”
Il drago sorrise divertito, rispondendo: “Allora morirete qua !” Sputò fuoco dalle fauci spaventose, in direzione dei suoi due aggressori, che riuscirono a schivare le fiamme.
Neal iniziò a colpirla con delle sfere di fuoco magico, ma senza successo, mentre Killian partì alla carica verso le zampe della bestia, ma la sua spada ed il suo uncino faticavano a scalfire le squame dell’animale, che lo respinse con una zampata, facendolo sbattere contro una colonna. Il principe corse subito in soccorso dell’amico, ma venne scaraventato dalla parte opposta e sbatté la schiena contro il muro. Malefica si avvicinò a grandi passi vero il pirata, intenzionata a fargliela pagare per la sua arroganza.
Lo prese tra i suoi artigli affilati e lo avvicinò al suo volto da drago: “Ora non mi sembri più così spavaldo, pirata. Oggi mi trovi di buon umore, quindi ti concederò di decidere il modo in cui morirai: preferisci essere divorato o carbonizzato dalle mie fiamme ?
” Uncino digrignò i denti e le sputò sul muso: “Non sarai certo tu, lucertolona, ad uccidermi !” Questo fece infuriare ancora di più la strega, che decise di divorare quell’impudente che aveva osato svegliarla nel cuore della notte e profanare la sua dimora, attaccandola senza motivo.
Aprì dunque le sue fauci, pronta a mangiarlo, quando sentì un fortissimo dolore proveniente dal suo collo e qualcosa staccarsi da esso: Will era riuscito ad estrarre la fialetta dal corpo dell’animale.
Malefica, presa dal dolore fortissimo, si accasciò a terra dolorante, urlando ed imprecando contro gli uomini che le avevano fatto questo. Neal intanto riprese i sensi e venne portato via dagli altri due, che correvano come se il diavolo in persona li stesse inseguendo. “Per mille diavoli, Jones ! Avevi intenzione di farci ammazzare ?” gridò il Fante, mentre correvano lontano dalla strega.
Il pirata sbottò: “Io volevo riprendere quella dannata fialetta, Scarlett ! Ora direi che abbiamo cose più urgenti da fare, come allontanarci immediatamente da qua e ritrovare Emma ! Mostrami la fialetta, ladruncolo !”
Questo roteò gli occhi spazientito e mostrò al capitano la boccetta di forma cilindrica, contenente una specie di polverina rosa luminescente. Neal la prese dalle mani del Fante, dicendo che era meglio se della magia si occupassero lui e Merlino, in mani sbagliate quella fialetta avrebbe potuto trasformarsi in un arma letale.
Arrivarono col fiatone all’accampamento, mostrando trionfanti la fialetta ed ordinando al resto del gruppo di salire immediatamente a cavallo, dovevano allontanarsi il più possibile dalla dimora di Malefica, c’era la possibilità che la strega li inseguisse per riprendersi la fiala o per vendicarsi.
Corsero così al galoppo, lontani dal palazzo diroccato e diretti al accampamento di Robin, dove Regina era stata catturata quel pomeriggio.



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Capitolo 15
*** Il ladro e la regina ***


15. Il ladro e la regina.



  Regina guardava con diffidenza quell’uomo dai modi così dolci, che teneva tra le sue possenti braccia quel neonato indifeso. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel tatuaggio che credeva di aver dimenticato, dato che lo aveva visto parecchi anni prima.
Quando il piccino si addormentò, Robin si alzò dalla sedia e salutò la mora con un gesto del capo, per congedarsi un attimo e mettere nella culla Roland. Tornò poco dopo, sorridendo alla donna: “Vi devo ringraziare, non si era mai addormentato così in fretta … da quando ho perso mia moglie, ho sempre dovuto essere sia un padre che una madre per mio figlio, ma è davvero difficile fare tutto da soli.”
Regina annuì cupa, ripensando al suo caro figliolo.
Anche lei aveva dovuto fargli da madre e da padre, crescendolo da sola, contro tutto e tutti. Nessuno credeva che lei fosse capace di fare da mamma, nessuno credeva che il suo cuore fosse ancora in grado di amare. Robin riprese a parlarle, incuriosito da quella donna tanto temuta quanto bella: “Ditemi, regina, perché avete deciso di adottare un bambino ? Questo è un compito arduo, fare i genitori è davvero complicato …” La mora scostò il volto, decisa a non rispondere alla domanda del ladro.
Non si fidava di lui, ancora di più dopo aver visto il suo tatuaggio.
Il ladro se ne accorse e riprese ugualmente a parlare: “Vi ammiro molto per questo, non credevo che la temuta regina cattiva fosse in grado di amare … forse non siete un mostro come tutti credono.”
Quelle parole colpirono nel profondo la mora, che sentì un colpo sordo al petto e sgranò gli occhi per la sorpresa. Solo suo figlio Henry le diceva sempre che lei, in realtà, non era malvagia. E credeva che nessun altro le avrebbe mai detto una cosa simile. Si era sbagliata.

~

“Finalmente siete tornati !” li accolsero Little John e Fra Tac, che erano davvero preoccupati per la sorte dei loro amici.
Abbracciarono affettuosamente sia Belle che Will, strinsero la mano a Merlino ed a Killian e riservarono un inchino alla famiglia reale, che chiese loro di alzarsi. Belle domandò subito dove si trovasse Robin. Littel John sorrise compiaciuto: “Robin è andato a parlare con il nostro ospite speciale … sono certo che vorrete vederla.” Li portò così alle celle, dove Regina era seduto a terra tra la paglia e teneva lo sguardo basso, rimuginando su ciò che era accaduto la notte passata con il fuorilegge.
Nella sua mente, tornavano sempre più spesso le sue parole ed il suo viso dolce e rassicurante.
Biancaneve, James e Neal sbiancarono non appena riconobbero la loro nemica giurata, mentre Uncino venne bloccato a forza da un incantesimo di Merlino, prima che potesse saltare addosso alla mora ed ucciderla.
La regina alzò lentamente gli occhi, incrociando lo sguardo sbigottito di Biancaneve, che iniziò a tremare di rabbia. La mora sorrise beffarda: “Guarda chi è tornato dal mondo dei balocchi … devo dire che eravate molto più carini come giocattoli … da esseri umani, siete vomitevoli.” 
Fece una smorfia di disgusto, mentre Biancaneve stringeva i pugni. Fu fermata dal marito, che la prese per un braccio. In quel momento entrò Robin, che salutò allegro i suoi amici appena tornati e spiegò loro come avevano catturato la regina cattiva. “Penso che potrebbe darci una mano … in questo momento, anche lei vuole fermare Emma e ritrovare suo figlio. Direi che un aiuto, contro il Signore Oscuro, è sempre ben gradito.”
Tutti sgranarono gli occhi, sorpresi da quelle parole, proferite con una tale disinvoltura da sembrare surreali. Persino Regina ne rimase sconvolta.
Fu Will il primo a rompere il silenzio: “Robin, si può sapere quanti boccali di birra ti sei scolato sta mattina ? Sei uscito di senno ?!” Robin alzò le spalle con fare tranquillo: “No, sto solo dicendo che potrebbe esserci d’aiuto … se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro.” Belle gridò infuriata: “Ma lei è la regina cattiva ! – indicò la prigioniera, con rabbia crescente – La colpa è sua se Tremotino è morto e se Emma è diventata il nuovo Signore Oscuro ! Spiegami come potrei mai fidarmi di lei !?” Biancaneve annuì, ripensando a tutte le sofferenze che la strega aveva causato a lei, la sua famiglia ed i suoi cari amici: “Belle ha ragione. Non possiamo fidarci di lei. Non cambierà mai …” Si allontanò allora dalla stanza, con sguardo cupo, seguita a ruota dal re, che cercava di calmarla.
Killian serrò i denti e sbatté l’uncino sul tavolo, furioso: “L’unica cosa che voglio fare a quella donna è squartarla con le mie stesse mani ! Lei ha fatto soffrire la mia Emma ed è colpa sua se ora è diventata malvagia ! Uscirà da quella gabbia solo da morta !” Sguainò la spada e si avvicinò minaccioso alla prigioniera, che lo guardava con sguardo fiero e spavaldo, per nulla intimidita. Questo fece ribollire d’ira le vene del pirata, che stava per entrare nella cella ed ammazzarla, me venne fermato prontamente da Robin, che gli disse con fare severo: “Pirata, questo è il mio accampamento, il mio regno. Non accetto nessun tipo di violenza, nemmeno contro un prigioniero. Se la sua presenza ti fa infuriare così tanto, sparisci da qui.” Uncino grugnì frustrato e stava per picchiare il ladro, ma Neal gli prese il braccio e lo trascinò via da lì, con l’aiuto di un incantesimo di Merlino, Appena finisce questo tuo maledettissimo incantesimo, giuro che ti taglio le mani, maghetto !"
Merlino era l’unico rimasto in quella sala, insieme a Robin. Si sedette a gambe incrociate davanti alla gabbia di Regina e le chiese gentilmente: “Mia cara Regina … so dove trovare tuo figlio Henry. Ma in cambio, abbiamo bisogno del tuo aiuto per liberare Emma dalla malvagità.” La mora fece una smorfia di stizza: “Non ho alcuna intenzione di aiutarvi, troverò mio figlio da sola ! E poi, non li hai sentiti, moccioso ? Non si fideranno mai di me …”
Il biondino sorrise sereno: “Loro no. Ma qualcuno che si fida di te c’è. Robin ... – si voltò verso l’uomo – tu, io e la nostra cara ospite partiremo domani.”
Il ladro lo guardò confuso, ma sapeva che il ragazzino era molto di più di quello che appariva, essendo il grande e potentissimo mago Merlino. Il biondino si girò nuovamente verso la mora, avvertendola: “Se oserai anche solo fare un passo falso, non esiterò a consegnarti tra le mani del capitano Jones … sono certo che non sarà clemente come me ed il signor Hood. Ma sono certo che non ci intralcerai, non prima di aver riavuto tuo figlio.”
Regina abbassò il capo, sentendosi sconfitta da quel ragazzino che aveva la stessa età del suo amato Henry. Non aveva scelta: accettò l’accordo. Avrebbe fatto qualunque cosa per il suo amato figlio.

~

“Hai notizie dei miei genitori, Emma ?” chiese tranquillo Henry, mentre beveva da una tazza di tè. La principessa trasalì sorpresa dalla domanda e cercò di accampare delle scuse. Ma il ragazzo ormai aveva capito che c’era qualcosa sotto, non era certo stupido.
E per quanto si fidasse di Emma, aveva imparato che gli adulti spesso mentono ed ingannano. Così sospirò e si alzò dalla tavola, dicendo tranquillo: “Forse è il caso che io torni da mia madre … sarà senz’altro in pensiero e sono stato via troppo a lungo. Quando avrai trovato i tuoi genitori, sai dove trovarmi … grazie di tutto.”
La bionda era rimasta esterrefatta e non sapeva che cosa fare per impedire a quel bambino che ormai era il centro della sua vita di andarsene. Lo bloccò, prendendolo per un braccio.
Henry si voltò incuriosito dal comportamento della donna, che gli chiese di restare ancora per altri tre giorni. “Tre giorni soltanto, Henry ! – lo supplicò, in preda al terrore di rimanere sola – Troverò sicuramente i tuoi genitori, dammi più tempo …” Dopo alcuni minuti di silenzio tra i due, il ragazzo prese la parola: “Ti ringrazio per l’impegno, ma casa mia è con mia madre, anche se non è la mia vera madre … devo tornare da lei.”
Gli occhi scuri di Emma si fecero totalmente neri e le sue mani si serrarono in due pugni di rabbia e frustrazione. Non poteva perdere anche Henry. Tutto per colpa di Regina, di nuovo.
Ma questa volta, aveva il potere. Perdonami, Henry … ma lo faccio per il tuo bene, non sarai mai felice con lei. Con me, invece, sì. Con un gesto della mano, immobilizzò il ragazzo contro la parete. Gli occhi di Henry si riempirono di confusione e paura, mentre si dimenava per liberarsi: “Emma, che stia facendo ?! Lasciami andare …” Tentava con tutte le sue forse, ma la magia della Oscura era troppo potente. Emma gli si avvicinò, con il volto triste, domandandogli: “Perché non resti con me, invece ? Io posso amarti come desideri e meriti, posso farlo, a differenza di Regina. Lei non ti amerà mai, Henry … - accarezzò i capelli morbidi e lisci del giovane - è malvagia ed è una assassina, mi ha trasformata lei in … questo !” Emma scoppiò a piangere e si inginocchiò a terra, davanti al ragazzino, che ancora non capiva che cosa fosse giusto fare. Aveva sempre visto la principessa come una donna forte ed orgogliosa e vederla a terra, in lacrime e spaventata per colpa sua, gli dava un certo senso di colpa. “Va bene … - disse con un filo di voce – resterò con te, Emma. Sistemeremo tutto, insieme. Troveremo una soluzione e ti farò riavere il tuo lieto fine.” La bionda lo guardò grata, tirando su col naso e liberandolo, per poi abbracciarlo commossa.
Quel ragazzino era davvero speciale, sapeva vedere nel profondo dell’anima di una persona e per lei era diventato necessario, senza di lui si sarebbe sentita persa e vuota, era il suo faro in quella tempesta oscura che scombussolava il suo fragile cuore avvolto dalla malvagità del pugnale. ~ Regina rimuginava, a bordo del suo cavallo, con le mani ancora legate e senza poter usare la magia. Il destriero era legato a quello di Robin, che seguiva diligentemente il giovane merlino, a cavallo di un piccolo destriero candido e saltellante. Non voleva quegli inutili pesi sul suo cammino. Stranamente non desiderava incenerirli entrambi, probabilmente perché uno era un ragazzino il cui sorriso le ricordava terribilmente quello del figlio e l’altro perché … perché non lo sapeva bene nemmeno lei.
Ripensò al tatuaggio di quell’uomo, che era destinato ad essere il suo vero amore, secondo la polvere di fata.
La regina ed il ladro ? Che storia assurda … non accadrà mai.
La mora, approfittando di un attimo di distrazione dei due, che consultavano accanitamente una mappa della foresta, smontò silenziosamente da cavallo, atterrando perfettamente. Era una cavallerizza esperta e nemmeno il fatto che non poteva usare la magia l’avrebbe fermata. Iniziò a correre, percorrendo la strada a ritroso e cercando di non inciampare tra i rami, a causa degli alti tacchi dei suoi stivali. Ma ad un certo punto, quando credeva di aver seminato i due, si voltò trionfante con un sorriso sul volto. Poi, sul suo cammino, apparve Merlino, sbucando da una nuvola azzurra.
La guardò come si fa con un ragazzino che ha fatto uno scherzo di troppo: “Regina, mia cara Regina … credevi davvero che sarebbe stato così facile scappare ? Per andare dove, poi ? Vedi … - estrasse dalla sua manica una piccola chiavetta argentata – io ho la chiave delle manette magiche che porti, l’unica e sola copia. Ed in più stiamo andando da Emma, il ché significa dal tuo amato figliolo … non è forse questo ciò che desideri ?” Lei lo guardò con disprezzo e fece per voltarsi, ma le mani forti di Robin la fermarono. Tentò di divincolarsi dalla presa di lui, ma senza successo. Stranamente, quelle mani così calde, dolci e virili … le piacevano. La riportarono ai cavalli, Robin la fece nuovamente montare, come si fa con un apprendista, e ripresero il viaggio.
La verità era che Merlino non aveva l’assoluta certezza di dove fosse la Signora Oscura ed aveva deciso di mandare in spedizione due gruppi.
Il secondo era quello composto da Belle, Uncino ed il resto della famiglia reale. Diretti verso il castello della regina cattiva, dove si trovava il tassello mancante: un ricordo d’infanzia. Emma era solita giocare spesso col fratello, ma il gioco preferito della bambina era una ballerina di cartapesta, dal vestitino in tulle rosa. Neal lo aveva portato con sé nella fuga, era l’unico ricordo della sorella che era riuscito a tenere per sé. Una volta catturato da Regina, aveva nascosto l’oggetto nei suoi appartamenti, sotto una piastrella dissestata.

 





Angolo autrice:
Salve, cari lettori che ancora mi seguite. Come forse avrete notato, ho un po' un blocco in questa storia, che avevo iniziato con tanto entusiasmo. Chiedo dunque l'aiuto del pubblico: scrivete pure suggerimenti o altro, al massimo ieri notte mi è venuta una idea ... magari è la strada giusta. Chiedo perdono per il ritardo ed il breve capitolo ... ma cercate di capirmi. Con affetto,
La vostra Rora-chan <3

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Capitolo 16
*** Al giorno d'oggi ... ***


16. Al giorno d’oggi …



New York, ai giorni nostri

“Buona giornata, Henry !” esclamò Emma, salutando il ragazzino con in spalla il suo zaino, che ricambiò con un gesto della mano e corse verso l’entrata della scuola.
La donna sorrise, pensando a quanto suo figlio fosse cresciuto in fretta in quegli ultimi anni. Ormai aveva dodici anni, iniziava ad alzarsi ed anche ad avere una voce più profonda, ma ancora da bambino. Emma tornò poi al suo maggiolino giallo, parcheggiato dietro di lei.
Entrata in auto, sbuffò pensando al suo nuovo incarico all’università e pregando di non dover fare qualcosa di noioso e di essere finalmente portata sul campo. Magari spedita in Amazzonia o al Polo Sud, l’anno scorso era stata in Egitto con Henry. Ma pensandoci bene, era meglio rimanere a New York e continuare le sue ricerche sul comportamento dei cigni nel periodo d’amore, soprattutto per suo figlio, stanco di passare da una città all’altra senza poter mettere radici.
Emma a volte si deprimeva guardando i cigni scegliersi un partner, perché lei … era stata molto sfortunata in amore. Prima con un suo collega biologo, appassionato di orango: uno strazio. Poi con un insegnante di Henry in Inghilterra, alla fine si erano mollati quando lei era partita per gli Stati Uniti. Insomma, non riusciva proprio a tenersi uno straccio di fidanzato e tutte le sue storie andavano male.
Arrivata sul posto di lavoro, un laboratorio universitario della zona, il suo capo la avvertì che avrebbe avuto un nuovo collega per le ricerche: “Il dottor Jones le darà una mano, dato che questo lavoro ha una scadenza che ormai si avvicina sempre più … si dia una mossa, miss Swan.”
La bionda digrignò i denti e rispose: “Dottoressa Swan, se permette. Sono laureata anche io.” L’uomo panciuto e baffuto alzò un sopracciglio bianco e se ne andò con un gesto della mano non curante.
Emma odiava essere trattata in quel modo, perché anche lei si era fatta i suoi anni di studio, come tutti i suoi colleghi. Sbuffò, temendo il peggio. E sperando che il collega non fosse come l’ultimo, ogni volta che lei si chinava per raccogliere le chiavi cadute o recuperare qualche carta persa, lui non perdeva occasione per toccarle le natiche. Lo aveva malmenato talmente tante volte che alla fine aveva rifiutato l’incarico, pur di non essere molestata nuovamente da quella piovra.
Aprì la porta del suo studio, trovando un uomo col camice bianco intento ad analizzare qualche dato al suo computer. La cosa la infastidì, dato che nessuno era autorizzato a toccare i dati da lei raccolti negli ultimi mesi: “Ehi, novellino, togli le tue mani dal mio computer ! Dovresti chiedere il permesso prima di toccare le cose degli altri.”
L’uomo si fermò di botto e si girò lentamente sulla poltroncina a ruote, guardandola poi coi suoi occhi color del mare. La studiò per alcuni minuti, per poi alzarsi con un sorriso smagliante sul volto, porgendole una mano: l’altro braccio era con un moncherino, la cosa fece sobbalzare la biologa.
“Dottoressa Swan, felice di conoscerla. Io sono il suo nuovo collega, può chiamarmi Killian …” disse l’uomo dai corti capelli mori e l’eyeliner nero, stringendo la mano di lei. La donna lo guardò curiosa, per poi ribattere: “Come vuole lei, Jones … ma io per lei sarò solo la dottoressa Swan, chiaro ?”
Lui ridacchiò, portandosi la mano davanti alla bocca: “Che donna difficile … spero che imparerà a fidarsi di me, Swan.” Lei serrò i denti: “Dottoressa Swan ! Ed ora … al lavoro, basta con le chiacchiere.”

~

“Che tipo, questo Jones !” esclamò Ruby, la sua collega biologa, che studiava le capacità d’olfatto dei lupi e dei canidi in generale. Alzò il suo cartone di latte e ne bevve un sorso, riprendendo poi: “Sicura che non ci stia provando con te ?” Emma alzò un sopracciglio e borbottò: “Tsk, come se potesse piacermi uno così …”
Masticò il suo pezzo di polpettone della mensa, ripensando a quegli occhi così penetranti che, lo doveva ammettere, l’avevano messa in soggezione. Ruby fece un sorrisetto furbo, capendo la situazione: “Ti piaceee, non mentire alla tua amica Ruby ! Sei cotta a puntino del misterioso dottor Jones, chiamato anche Capitan Uncino, lo sapevi ?”
Emma sobbalzò, ricordando il moncherino e pensando che quel nomignolo era di pessimo gusto, oltre che offensivo nei confronti del suo collega. Ma si sa, tra studiosi si è ancora ragazzini del college, che si punzecchiano l’uno con l’altro.
Guardando distrattamente la fila per il cibo della mensa, vide il malcapitato Uncino che reggeva orgoglioso il suo vassoio. I loro occhi si incrociarono e lui le fece un sorriso sghembo, per poi lanciarle un occhiolino complice. Emma arrossì di botto e sposto la sua attenzione al resto del polpettone, borbottando tra un boccone e l’altro: “Non mi fa certo pena … lui è un tale … sbruffone irritante … lo odio !”
Ruby riprese il suo sorriso sornione, annuendo: “Certo, Emma … ed io sono un licantropo. Ceerto …”
Emma le lanciò una occhiata fulminante: odiava quando la sua amica aveva ragione. E ciò accadeva spesso, purtroppo per lei.

~

Intanto, nella Foresta Incantata …

“Re Neal, siamo lieti di accoglierla …” disse il Re Jacob, che governava in un regno vicino. Neal rispose come d’usanza, chiedendo subito della sua fidanzata. I suoi genitori avevano programmato quel matrimonio combinato, nonostante non fosse tradizione della loro famiglia.
Ma il suo reame, dopo i recenti avvenimenti, era nella crisi più totale, oltre che dal punto organizzativo anche da quello economico. Le guerre costano.
Neal sospirò, cercando di calmare i nervi. Era molto nervoso all’idea di scoprire le fattezze di questa fantomatica principessa Lisanna, che si diceva avesse una voce angelica quasi quanto quella di Biancaneve, che non era stata tramandata alla figlia Emma.
Neal si rabbuiò al ricordo della sorella, ma non ebbe il tempo per deprimersi, vedendo le porte aprirsi e dare spazio all’arrivo della principessa. Lisanna era esattamente come gli avevano raccontato: bionda, alta, dall’aria dolce, con quei boccoli da bambola che le ricadevano sulle spalle e gli occhi blu mare. Lei gli sorrise, imbarazzata, abbassando poi il capo. Gli si avvicinò per presentarsi.
Si strinsero la mano e Neal sentì un fremito a contatto con le morbide mani della giovane, non prestando particolare attenzione ai piccoli tagli che portava in alcune dita. Era completamente perso nel blu degli occhi di lei. Voleva sentire quella voce da usignolo cantare per lui.
Ricordava che, da piccolo, sua madre era solito cantare per lui una ninna nanna, per farlo addormentare. E lui adorava la voce della sua mamma. Sperava che Lisanna avesse lo stesso dono.
La principessa indossava un abito rosa antico, con una gonna ampia coperta da un tulle più chiaro ed un diadema di diamanti ad ornarle il capo. Ma il vero gioiello era lei.
Quando Lisanna iniziò a cantare, Neal si innamorò. E fu felice di aver accettato di partecipare a quella che riteneva una farsa, perché un matrimonio combinato non è un matrimonio dettato dall’amore. Ma, in quel caso, se lo sentiva, sarebbe stato diverso.

~

“Quindi queste scarpette ci porteranno nel mondo dove si trovano Emma ed Henry?” chiese dubbiosa Regina, guardando quelle calzature dal colore verde così sgargiante da risultare fastidioso. Merlino annuì, compiaciuto della sua trovata per ritrovare la principessa ed il figlio della Regina Cattiva.
Non sarebbe stato semplice, ma dovevano provarci. Biancaneve e David avevano affidato il regno al figlio Neal, per poter così occuparsi della figlia dispersa. Non avrebbero mai potuto governare in pace, sapendo che Emma era da qualche parte in qualche altro mondo. L’avevano già persa una volta per colpa di Regina, non l’avrebbero abbandonata ancora. E Neal ormai era grande e se la sarebbe cavata egregiamente. In più, anche Uncino e Cappuccetto Rosso erano scomparsi.
Biancaneve fece un respiro profondo e guardò il marito, stringendogli la mano e facendo così storcere il naso alla strega. Merlino chiese, mentre estraeva la bacchetta dalla manica: “Siete pronti, ragazzi?” Tutti annuirono, determinati a portare a termine la missione di salvataggio.
Il piccolo mago, allora, agitò la sottile bacchetta, pronunciando delle strane parole in una lingua sconosciuta, per poi colpire delicatamente le scarpette, che iniziarono a muoversi da sole, in uno strano ballo, fluttuando per aria e creando così un piccolo vortice color smeraldo, che travolse i nostri eroi, portandoli nel nostro mondo.
Atterrarono sulle strade asfaltate di New York, facendosi quasi investire da un taxi. David si gettò a proteggere Biancaneve, mentre Regina cercò di lanciare una palla di fuoco contro quello strano mostro metallico, fallendo miseramente: la sua magia era svanita. Ma l’autista, per fortuna, frenò appena in tempo e scese poi a riempire i nostri sventurati eroi di insulti vari, consigliando loro di levarsi dalla strada. Tutti rimasero allibiti e confusi dalla situazione.
Regina però era furiosa: “Come ti permetti tu, miserabile cane? Io sono –“ Venne fortunatamente interrotta da Merlino, che conosceva già quel mondo e che si scusò con l’autista, per poi portare i suoi amici al sicuro.
Regina era ancora furiosa, ma Merlino le disse: “Mi cara, capisco che tu sia arrabbiata con quell’uomo, ma non abbiamo tempo da perdere in dispute inutili. Dobbiamo trovare Emma … e tuo figlio, ricordi?”
A queste parole, la strega si calmò e sbuffò: “E come facciamo, piccolo mago incapace? Qua la magia non funziona … non sono nemmeno riuscita ad incenerire quel presuntuoso indisponente …”
Il bambino sorrise vittorioso, mostrando poi la sua bacchetta, ancora funzionante e tirando fuori dalla manica anche il giocattolo di Emma, quella ballerina di cartapesta dal tutù rosa cipria. Diede un colpetto alla bambola, che iniziò ad illuminarsi. “Con questo oggetto, ritroveremo la principessa … e con lei Henry.”

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