light in the dark

di xstyless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1. ***


"Tutti tornano, sai?
Chi per ribadirti semplicemente che se n'è andato dalla tua vita, chi per riconsumarti ancora un po' il cuore e poi riandarsene. Chi per rubarti un ultimo sorriso o un'ultima lacrima, chi per dirti che ti ha amato ma che ora non ti ama più. Chi tornerà da te per un ultimo abbraccio, perché ha capito che quel calore che emani lo emani solo tu e chi per insultarti e tu con l'indifferenza di sempre incasserai senza problemi. Chi tornerà da te per chiedere perdono, per chiederti di riaprirgli di nuovo le porte del tuo cuore, che senza di te la vita è nuvolosa...
Ma tu, allora, che farai?"

Ero appena uscita dal piccolo Starbucks vicino alla Tower of London, dove ormai lavoravo da un annetto.

Non che fosse la mia più grande ambizione fare la cameriera e preparare caffè di ogni tipo, però avevo imparato, nel corso del tempo, ad apprezzare tutto ciò: alla fine non era così male e poi mi serviva per pagare i miei studi.

C'era parecchio vento, come sempre d'altronde, fastidioso ma non freddo e anche a questo avevo ormai imparato a farci l'abitudine.

Mi guardai in torno cercando, dal basso del mio metro e sessantuno, di scorgere tra la folla dei turisti che avevano raggiunto l'Inghilterra nel periodo Natalizio, la figura alta di mio fratello.

«Serena» riconobbi la voce squillante di Liam proveniente da dietro.

Appena mi fu vicino mi diede un piccolo buffetto sulla guancia, al quale io risposi con un sorriso intenerito.

«Per te» aggiunsi subito dopo, porgendogli un bricco di caramel hot chocolate : il suo preferito.

«Ah, sei un angelo sorellina, sto gelando» e diede un sorso alla bevanda calda. «Ti va di fare due passi prima di tornare a casa?» mi domandò poi, diventando serio.

Accennai ad un sì con la testa e poi lo presi sotto braccio incamminandomi verso la riva del Tamigi: mi piaceva passeggiare lì, lo facevo spesso all'uscita dal lavoro.

Il buio era già calato sulla capitale inglese da quasi un'ora ed era meraviglioso vedere tutte le luci provenienti dalla sponda opposta, riflettersi in quella distesa di inchiostro che, altrimenti, sarebbe stato completamente nero, quale era il fiume nel tardo pomeriggio.

«Come è andata al lavoro oggi?» domandai come ero solita fare ogni sera al rientro a casa.

Liam aveva un piccolo negozio di musica li vicino, lo aveva aperto tre anni fa insieme ai suoi migliori amici Louis e Niall.

«Molto bene, oggi poi è passato ad aiutarci Zayn» rispose un po' vago.

Diede un altra sorsata alla sua cioccolata.

Zayn. Era il mio migliore amico, l'unico con il quale riuscissi davvero a confidarmi su tutto. Eravamo molto simili noi due: preferivamo starcene per conto nostro, ascoltando parecchia musica mentre disegnavamo tutto ciò che ci passava per la testa; non davamo molta confidenza agli altri e ce ne voleva di tempo prima che riuscissimo a sentirci a nostro agio in presenza di altre persone.

Lui era però anche il migliore amico di mio fratello e degli altri due.

Era una relazione strana la nostra, come se fossimo tutti parte di una stessa famiglia, pronti a difenderci e prenderci cura gli uni degli altri.

«È tornato» aggiunse dopo un po' che camminavamo senza proferire parola.

«Chi è tornato?» domandai sinceramente confusa.

«Harry».

Silenzio, ancora.

Mi bloccai nel mezzo della strada e Liam pure e rimasi a bocca aperta.

Harold, che faceva parte anche lui di quel piccolo gruppetto, era partito da sei mesi per l'Australia.

«Ah.. okay» risposi semplicemente, senza nemmeno impegnarmi a nascondere lo stupore e, ad essere sinceri, anche l'ansia.

Non avevo più sentito nominare il suo nome dal giorno della sua partenza, mio fratello e gli amici avevano sempre fatto attenzione a non pronunciarlo in mia presenza.

In realtà non avevo mai capito il perché: alla fine, tra noi era solo scappato un bacio la sera prima che Harold partisse e poi non ci eravamo più sentiti. Avevo precisato questa cosa ai ragazzi, avevo spiegato loro che non era niente di serio, ma non so perchè, non ci avevano mai creduto.

«Non sapevo come dirtelo, S.. io..» adoravo il modo in cui cercava sempre di proteggermi, proprio come stava facendo ora.

«Va tutto bene, okay? Va bene» lo rassicurai immediatamente, senza lasciargli il tempo di finire la frase.

Lui mosse leggermente la testa come a dire 'ho capito'.

Era vero, no?

Andava tutto bene.

Lui era tornato e saremmo stati amici come prima.

Non aggiungemmo altro mentre raggiungevamo a testa bassa e ognuno con le mani nelle tasche del proprio giubbetto, la fermata dell'autobus per tornare a casa.

Una volta in camera mia, lanciai la borsa a tracolla marrone, che mi aveva regalato il mio migliore amico al compleanno, sul letto e con lei, subito dopo ci finì anche il giubbetto.

Lascia andare un lungo sospiro, che non mi ero nemmeno accorta di aver trattenuto fino a quel momento e mi incantai ad osservare un punto fuori dalla finestra.

Era la fine di giugno, quella sera i ragazzi avevano organizzato una festa per salutare l'amico che sarebbe partito il giorno seguente. Mi stavo divertendo molto, ballando con Niall cercando di imparare la danza irlandese. Zayn ci guardava e rideva, mentre Lou e Liam si divertivano a prenderci in giro, ma non lo facevano con cattiveria. Harry non faceva in tempo a liberarsi di un parente, che subito veniva rapito da un amico e così fu difficile per tutta la serata, trascorrere del tempo con i loro.

«Vado a prendere una boccata d'aria» avevo detto con il fiatone al biondino, dopo più di un' ora passata sulla pista con lui.

«Ti aspetto per il secondo round» aveva scherzato Nialler, facendomi l'occhiolino.

Dopo aver preso un bottiglietta d'acqua, uscii dal piccolo locale dove ci trovavamo e mi andai a sedere su una delle panchine vicino alla riva del Tamigi.

«Non c'è la facevo più a star dentro» una voce familiare attirò la mia attenzione, mi voltai leggermente per guardarlo.

«Troppi parenti eh» scherzai e lui rise a quella stupida battuta.

«È tutta la serata che cerco di liberarmi un attimo per venire da voi, ma continuano a fermarmi» confermò la mia teoria, prima di prendere dalle mie mani la bottiglietta e bere l'acqua.

Si mise a giocare con l'etichetta, come faceva spesso quando cercava di non pensare ai problemi.

«Hai paura di partire, non è cosi?» .

«Me la sto facendo sotto» rispose dopo averci pensato un attimo. «Non ho cambiato idea, solo mi spaventa stare così lontano da casa senza i miei amici o i miei genitori e mia sorella. E se non dovessi trovarmi bene? Se qualcosa non funzionasse?» sembrava parlare più a se stesso, che con me.

Mi avvicinai a lui, cercando di circondargli le spalle nel mio abbraccio e cominciai ad accarezzargli il braccio destro.

«Haz, sono sicura che questa sarà la più bella esperienza della tua vita e andrà tutto bene, te la caverai» gli sorrisi, mentre lui mi guardava con quegli occhi verde azzurri, come se mi stesse chiedendo se lo pensassi davvero.

C'era qualcosa in quegli occhi quella sera, qualcosa di particolare che non avevo mai notato prima e ancora oggi, non saprei dire di cosa si trattasse, ma mi piaceva.

I nostri nasi si sfiorarono, deglutii a fatica e non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue labbra carnose.

Mi sembrava che improvvisamente tutta l'aria fosse stata portata via e qualsiasi cosa cercassi di respirare, non era ossigeno.

"Vattene" urlava una vocina dentro di me, ma tutto il corpo era come paralizzato dal suo sguardo.

Non mi resi nemmeno conto di quello che stava succedendo, finché non sentii il calore delle sue labbra appoggiate alle mie.

"Fermalo" aveva aggiunto subito dopo, la stessa vocina che aveva parlato pochi istanti fa, ma non la ascoltai: non volevo.

Chiusi gli occhi e lascia che le nostre labbra continuassero a cercarsi e sfiorarsi, come se quella fosse l'unica soluzione possibile al momento, come se quella fosse l'unica cosa che entrambi desideravamo.

Pochi istanti. Solo pochi istanti, poi la porta di ferro da cui eravamo usciti si spalancò e ne uscirono a loro volta Zayn e Louis.

«Harold, dentro c'è...» ma si bloccò immediatamente Lou, il più grande di loro, che si accorse solo in quel momento di noi due.

Ci staccammo immediatamente, riportati bruscamente alla realtà; guardai prima loro e poi Harold e di nuovo loro e vidi lui fare lo stesso con un espressione indifferente sul volto.

«Noi non.. non volevamo» provò a scusarsi subito dopo, mettendosi una mano tra i capelli e guardando Zayn chiedendogli silenziosamente aiuto.

Malik non fece in tempo ad aggiungere nulla perché il migliore amico si alzò dalla panchina e lo raggiunse.

«Andiamo» aveva detto, lasciandomi lì sola e confusa.

Confusa. Era così che mi sentivo anche ora: pensavo di essermelo lasciata alle spalle, mi ero convinta che quel bacio non era stato niente di importante e ci avevo messo una pietra sopra e allora perché al solo pensiero di incontrarlo, il mio cuore accellerava all'improvviso e sentivo le guance bollire?

Non avevo mai pensato al momento in cui sarebbe tornato, al momento in cui l'avrei visto arrivare e alla mia reazione.

Tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento, era una bella doccia calda, che avrebbe schiarito i miei pensieri. Forse

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Capitolo 2
*** capitolo 2. ***



"A fine giornata, quando tiriamo le somme, l'unica cosa che vogliamo è stare vicino a qualcuno.Se è così perchè manteniamo le distanze e fingiamo di non aver cura dell'altra persona? Sono soltanto alibi. E così scegliamo le persone a cui vogliamo stare vicino e una volta fatta la nostra scelta quelle persone non le lasciamo più, anche se facciamo loro del male.Le persone che sono ancora con te alla fine della giornata sono quelle che vale la pena tenersi strette."

Harry's Pov.

Ero atterrato a Heathrow da poco più di mezz'ora, con un ritardo di sei ore che aveva reso, se possibile, ancora più lungo un viaggio che già sembrava interminabile.

Appena sceso dall'aereo una ventata gelida mi aveva investito: avevo dimenticato quanto freddo potesse fare in Inghilterra, dopo aver trascorso gli ultimi mesi praticamente ogni giorno tra le spiagge immense di Perth.

Prima di partire avevo chiesto a Lou se poteva venire a prendermi al rientro e lui aveva accettato, così accessi il mio iPhone per vedere se mi avesse scritto qualche messaggio e infatti, la notifica di whatsapp, non tardò ad arrivare.

"Io e Niall ti stiamo aspettando all'uscita, fratello."

Un sorriso di rammarico comparve sulle mie labbra: nessuno in questi sei mesi, era mai riuscito a farmi sentire a casa come solo loro quattro, i miei fratelli, riuscivano sempre a fare.

Recuperai in breve tempo le mie valige e seguii il flusso di gente che andava verso l'uscita del gate.

Impiegai qualche secondo a trovarli ma, come mi avevano scritto, i miei due migliori amici mi stavano aspettando con un sorriso stampato in faccia, appena fuori le porte automatiche da cui ero uscito.

Ero davvero felice di vederli, era stato davvero difficile, soprattutto i primi tempi, abituarmi a stare in un posto senza di loro: prima della mia partenza non c'era giorno che passasse senza che ci incontrassimo.

Lasciai andare i trolley e li abbracciai.

«Non potete nemmeno immaginare quanto mi siete mancati» confessai loro, mentre eravamo ancora uniti nella stretta.

Dopo qualche pacca sulla spalla e alcune battutine sul mio aspetto sbattuto, Niall mi aiutò prendendo una delle tre valige che avevo con me, mentre Lou, qualche passo avanti a noi, faceva girare le chiavi della macchina con l'indice.

Loro due stavano scherzando ancora, mentre io, fingendomi partecipe guardavo le insegne pubblicitarie appese qua e la all'interno dell'aeroporto, aspettando il momento giusto per chiedere loro aiuto.

Non avevo mai avuto problemi a confidare ai miei amici le cose, per ognuno di noi era sempre stato facile, alla fine avevamo la certezza che d'accordo o meno, ci saremmo sempre sostenuti ma, come facevo a spiegare loro che..

«Tua madre sarà già sulla porta con le braccia aperte ad aspettarti» scherzò Lou, rivolgendosi direttamente a me, interrompendo i miei pensieri.

Sorrisi leggermente e mi presi qualche istante per trovare il coraggio: era questa la giusta occasione.

«In realtà, mi stavo chiedendo se posso stare qualche giorno da te» domandai cercando di mostrarmi vago, indifferente, sperando che non sospettasse nulla.

Tommo si bloccò di colpo, facendomi andare a sbattere contro la sua schiena e si voltò verso di me, così come fece anche Niall: ora avevo gli sguardi indagatori dei due addosso.

Vedendo che non aggiungevo niente e mi limitavo a guardarli come a dire 'che c'è?', Nialler mi diede una leggera sberla sul braccio.

«Allora?» mi incitò, con approvazione di Lou che, con un cenno della testa mi invitò a dare loro una spiegazione.

«È che ho bisogno di sistemare alcune cose prima di rivedere la mia famiglia» sparai a caso la prima scusa che mi venne in mente, sperando che si accontentassero di poco.

«Haz, tu lo sai che da me ci puoi stare tutto il tempo che vuoi, ma se c'è un problema dovresti dircelo» mi disse Lou, afferrandomi per le spalle, scuotendomi leggermente.

E io avrei voluto dirglielo, avrei voluto spiegargli il perché ero tornato con tre mesi d'anticipo, volevo togliermi il peso, ma come aprii bocca le parole non uscirono.

«Ti puoi fidare di noi, te lo sei dimenticato negli ultimi sei mesi?» cercò di convincermi a parlare anche Horan; non c'era tono di rimprovero nella sua voce.

Ricordo che da bambino, quando dovevo dire a mia madre che avevo combinato qualche disastro, iniziavo a sentire le guance calde e non importava quanto mi fossi ripromesso di mostrarmi forte, ogni volta mi tremava la voce.

Nonostante fossero passati parecchi anni e davanti a me non ci fosse mamma, la situazione non era cambiata per niente.

«Non è successo nulla, davvero» mi schiarii la voce. «Ho solo bisogno di riabituarmi alla mia vecchia vita e tornare subito a casa non mi aiuterebbe» sapevo di non aver dato loro nessuna risposta concreta, tutti i loro dubbi continuavano ad esistere, ma non ero in grado di dare risposte più esaustive in quel momento.

Ringraziai Dio mentalmente, quando entrambi, dopo essersi lanciati un'occhiata d'intesa, decisero di liquidare la faccenda con un 'okay'.

Sapevo che era solo una tregua temporanea, ma per ora mi bastava.

Serena's Pov.

La doccia aveva avuto l'effetto desiderato, era servita a chiarire i miei pensieri: ero giunta alla conclusione che mi spaventasse l'idea di non aver mai saputo il perchè di quel bacio, avevo paura che tutto sarebbe risultato imbarazzante da adesso in poi ma, sapevo perfettamente che la soluzione di tutto era incontrarlo e nel momento stesso in cui l'avrei visto, avrei capito esattamente come comportarmi.

Stava cominciando a starmi stretta quella camera: non volevo stare lì.

Presi il mio album da disegno e lo riposi nella mia borsa: lo portavo sempre con me, senza un motivo particolare, semplicemente perché ero sicura che qualcosa da disegnare l'avrei sempre trovato.

Feci le scale a due a due, mentre ancora stavo mettendo il giubbetto e per impedire ai miei di trattenermi urlai "Devo andare, ci vediamo domani", ed ero già fuori dalla porta, correndo verso la strada.

Vidi la porta di casa aprirsi e sentii mia madre chiedermi dove stessi andando, ma ormai ero lontana.

Camminai per due isolati, il freddo pungente riusciva a passare attraverso il mio piumino, facendomi rabbrividire.

Camminavo guardando le mie all star bianche logore, era un vizio che avevo sempre avuto: camminare a testa bassa.

Mi faceva credere di non essere notata.. "come se qualcuno potesse mai notarti" precisò la mia vocina interna.

Raggiunsi casa di Zayn: dalla finestra della sua camera, potevo vedere la televisione accesa; come facevo sempre, mi arrampicai sulla scala che portava al tetto e bussai contro il vetro.

Il mio migliore amico non tardò ad alzarla e a spuntare fuori con la testa.

«Entra, si gela» mi disse quasi come se non fosse stupito del mio arrivo; mi sorrise rassicurante e mi diede una mano ad intrufolarmi nel suo piccolo angolo di paradiso.

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Capitolo 3
*** capitolo 3. ***


"La soluzione è a due passi da noi, ma sono passi importanti da fare e non abbiamo il coraggio di farci male, ancora."

Serena's Pov.

Ero sdraiata sul letto ad una piazza e mezza del mio migliore amico, rannicchiata al suo fianco.

Se fosse stata una serata normale, probabilmente saremmo stati seduti, io sul suo letto e lui sulla sua sedia con i piedi appoggiati al materasso, a disegnare sui nostri album con la musica in sottofondo.

Ma questa sera no, mi sentivo stanca e la voglia di fare qualcosa mi aveva già abbandonata da tempo; questa sera si faceva uno strappo alla regola.

Continuavo ad avere i brividi per il freddo che avevo preso poco fa e così Zayn ci coprì entrambi per bene con il plaid scozzese che teneva sempre steso in fondo al letto perché diceva che per dormire bene, doveva avere le gambe ben al caldo.

Guardavo attentamente il documentario del National Geographic sull'Australia stando bene attenta a non incrociare lo sguardo del mio migliore amico che sentivo addosso da più di dieci minuti; sapevo che voleva parlare e sperava che, così facendo io iniziassi il discorso ma, non avevo molto da dire, così continuai a fingermi indifferente.

《Oggi ho sentito Harold》cominciò quando ormai non ce la faceva più a trattenersi; anche lui aveva quell' incertezza che aveva avuto anche Liam oggi.

La tattica di fingermi estremamente interessata al programma non aveva funzionato a quanto pareva.

《E come sta?》chiesi senza togliere gli occhi dalla televisione: anche se facevo finta di essere indifferente all' argomento, mi interessava davvero sapere se fosse tutto apposto.

《Stanco sai, per le ore di volo e il fuso orario..》capii che lasciò inconclusa la frase.

Mugolai un semplice 'mmm' e continuai a fare quello che stavo facendo, non sapendo come portare avanti il discorso e sperando che lui stesso non continuasse.

《E tu come st..》cominciò a domandare.

Lo interruppi.

《Come sto? Sto bene, Zayn. Non capisco perché mi trattiate tutti come se fossi la sua fidanzata piantata in asso sull'altare il giorno delle nozze》risposi sarcastica sollevandomi a sedere, temendo solo dopo aver terminato la frase, di essere stata troppo dura.

《Non ne hai mai voluto parlare, di quella sera, del bacio e di quello che hai provato. Nessuno di noi ha mai parlato di lui in tua presenza》cercò di spiegare, ma ancora una volta lo bloccai.

Stava diventando tutto troppo serio per i miei gusti e soprattutto temevo l'arrivo di domande che avrebbero potuto far crollare la conclusione alla quale ero giunta poche ore prima.

《Perché voi avete deciso che era un tabù e io ho semplicemente accettato la cosa per evitare troppe domande alle quali non avrei saputo dare risposte!》parlare di questa cosa mi stava facendo perdere la pazienza, cercai però di controllare il tono della mia voce: non era giusto prendermela con l'unica persona che, se gli avessi dato l'opportunità di sapere, mi avrebbe davvero capita.

Dopo qualche minuto di silenzio si schiarì la voce.

《Allora?》domandò poi e un sorrisetto furbo comparve sulle sue labbra.

Lo guardai confusa, senza capire a cosa si riferisse.

《Come è stato?》continuò sempre con tono scherzoso.

Scoppiai a ridere e gli lanciai addosso il cuscino che avevo da parte.

《Cretino!》lo ammonii ironica.

Era sempre così con lui: riusciva a calmare la mia rabbia con poco.

《Comunque se proprio ti interessa è stato come se finalmente avessi trovato la pace, come se avessi trovato il mio posto nel mondo》ammisi per la prima volta.

Faceva strano dirlo ad alta voce e soprattutto dirlo a lui, mi faceva sentire strana.

Rimasi qualche istante imbambolata, persa nei miei pensieri.

Mi strinse la mano senza aggiungere altro, questa volta fu lui a fingere di guardare la televisione con interesse.

Mi sdraiai nuovamente, restando in silenzio.

"Questa specie di marsupiale è la più antica di tutto il Paese"

Furono le ultime parole che sentii prima di crollare in un sonno profondo.

Liam's Pov.

Entrai nella camera di Zayn, dove avevo la certezza di trovare mia sorella: quando qualcosa non funzionava, andava da lui, ormai lo sapevamo tutti.

Un post-it giallo era appoggiato alla piccola mensola accanto al letto;

"Sono a recuperare qualcosa di commestibile per la colazione.

-Z."

Lei era li nel letto, un filo di luce che la tenda non era riuscita a fermare, entrava da un angolino della finestra e la colpiva direttamente sul volto.

《Svegliati dormigliona》le sussurrai all'orecchio sapendo quanto detestava essere svegliata da urla.

In tutta risposta si sollevò ancora più addosso le coperte e si girò dall'altra parte, lasciando libera una parte di materasso.

Ci salii sopra stando attento a non farle male.

《Sereen, svegliati dai》riprovai, ma niente, non c'era verso di farla alzare.

Mi guardai attorno nella camera in cerca di qualcosa che potesse aiutarmi nel mio intento e poi mi venne l'idea.

Cominciai a farle il solletico sulla pancia, dove lo soffriva di più: immediatamente fece un balzo cercando di ribellarsi e rideva e rideva senza riuscire a smettere e aveva le lacrime agli occhi.

《Liam James..Payne》provò a dirmi tra una risata e l'altra mentre si contorceva sul letto.

Sembrava una bambina: mi mancava vedere mia sorella così, qualcosa crescendo le aveva portato via quella spensieratezza che aveva quando era più piccola.

《Preparati, questa mattina vieni in negozio con me》le dissi poi, appena smisi di torturarla, scendendo dal letto.

《Ma oggi è la mia giornata libera al lavoro..》cercò di protestare.

《Ti aspetto da basso, fai in fretta》feci finta di non averla sentita.

Lasciai la camera per raggiungere la cucina del mio migliore amico.

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Capitolo 4
*** capitolo 4. ***


"Alcune volte il passato è una cosa che non si riesce proprio a dimenticare e altre volte il passato è una cosa che faresti di tutto per dimenticare. E a volte impariamo qualcosa di nuovo del passato, che cambia tutto ciò che sappiamo del presente."
 
Dopo la grande uscita di scena di mio fratello guardai l'ora sul cellulare: 07.16 segnava.
Esasperata mi lasciai ricadere all'indietro sul letto e mi coprii la faccia con il cuscino.
《Non ti riaddormentare》mi urlò Liam dal piano di sotto, come se fosse stato lì a vedere la scena.
"Ma come diavolo fa?!" borbottai tra me e me, mentre mi trascinavo, a fatica, giù dal letto.
Non ero mai stata una di quelle che passava un' infinità di tempo in bagno per prepararsi.
Mia madre per questo motivo mi aveva sempre definita sciatta.
Dieci minuti dopo ero già davanti all'armadio di Zayn e ne estrassi una maglietta grigia chiara con le maniche lunghe di una tonalità leggermente più scura e la indossai, sopra ci abbinai la mia felpa grigia e dopo aver preso la borsa e il giubbotto scesi.
Liam era seduto al tavolo in legno, mentre leggeva il 'The Times' assumeva sempre un'aria seria che lo faceva sembrare ancora più adulto.
《Andiamo?》domandai distogliendo la sua attenzione dalla pagina di economia su cui si era soffermato.
Scattò in piedi e mi raggiunse con pochi lunghi passi; mi cinse le spalle con il suo braccio e mi stampò un bacio sulla guancia.
La barba mi pizzicò la pelle e non riuscii a trattenere una strana smorfia.
Ridacchiai.
《Ti senti in colpa per prima e ti stai facendo perdonare?》scherzai, facendolo scoppiare a ridere.
《Ehi, tu non volevi alzarti》mi incolpò divertito.
Fece per lasciarmi andare ma, io mi strinsi ancora più a Liam che, non obiettò e uscimmo di casa così.
Non stavo cercando conforto in quel momento, solo mi piaceva quella sensazione di protezione che mi dava lui e volevo godermela ancora un po'.
《Dove è Zayn?》domandai poi, rendendomi conto solo adesso che questa mattina ancora non l'avevo visto.
《È con Niall in negozio, l'ho sentito poco fa》mi spiegò.
In pochi minuti raggiungemmo la fermata dell'autobus che era a pochi metri dalla casa del mio migliore amico e fortunatamente, non aspettammo molto prima dell'arrivo del big red bus.
Durante il tragitto ipotizzammo le punizioni che avrebbero potuto darmi i miei per la fuga da casa di ieri sera e per non aver risposto alle quarantadue chiamate.
Dalla grande vetrara del Music Inn, il negozio di musica dei ragazzi, vidi il biondino alla cassa, preso con un ragazzino che avrà avuto quindici anni: stava scherzando con lui mentre metteva in una busta il suo acquisto.
Era facile andare d'accordo con Horan, era un ragazzo solare e sapeva sempre come farti ridere. Lui era sempre stato uno che la vita la amava, ma la amava davvero.
Entrai nel negozio, mentre Liam mi teneva aperta la porta; il tintinnio di un campanellino accompagnò il mio ingresso.
《Ehi piccola Payne!》superò il bancone per raggiungermi e poi mi abbracciò.
《Ciao Nialler》ricambiai la stretta.
《Come sta..》ma Malik, che era impegnato a sistemare una serie di dischi in vinile, lo fermò improvvisando un colpo di tosse.
Mi resi conto che probabilmente il ragazzo aveva parlato di quel che era successo ieri sera all'altro e voleva evitare che riaccadesse qualcosa di simile.
《Come mai sei qui?》si corresse subito dopo, facendomi ridere per l'ironia della situazione.
《In realtà non lo so nemmeno io》alzai le spalle e guardai Liam come a dire 'chiedi a lui'.
《In realtà avrei bisogno che tu mi aiutassi a sistemare tutte le nuove copie dei cd che sono arrivati》confessò facendomi gli occhi dolci.
Lo fulminai con lo sguardo e sbuffai: non riuscivo mai a dirgli di no, era più forte di me.
Niall e Zayn si guardarono e scoppiarono a ridere.
《Eh va bene!》e mi feci strada da sola verso il magazzino dove avrei trovato tutti i cartoni contenenti i nuovi album di questo mese.
Sapevo esattamente cosa fare: non era la prima volta che aiutavo i ragazzi li dentro.
Passai il resto della mattina a eseguire il compito che mi era stato affidato, finché verso le unidici e trenta non mi accorsi di essere in ritardo per la lezione della una all'università.
Andai a recuperare le mie cose dallo sgabello dietro al bancone.
《Io scappo, è tardissimo》dissi per poi stampare un bacio sulla guancia a Zayn e poi a Nialler e salutando con un cenno della mano mio fratello che, era impegnato con un cliente, in fondo al negozio.
Mimò un "grazie" con le labbra e io gli sorrisi, prima di uscire nel freddo gelido della tarda mattinata.
Svoltai a destra alla prima stradina affianco all'edificio da cui ero appena uscita: era la via più diretta che mi permetteva di arrivare prima all' underground.
Il mio telefono cominciò a squillare.
"Sbadata come sono avrò dimenticato qualcosa in negozio" pensai.
Mi si fermò il cuore per una frazione di secondo quando lessi il nome sullo schermo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


"La paura cambia il corpo come uno scultore incapace trasforma una pietra perfetta. Solo che la paura scolpisce dall'interno e nessuno vede quanti frammenti e strati ti toglie. Diventi sempre più sottile e instabile fino a quando la minima emozione ti fa crollare."


Louis' Pov.

Eravamo a pochi metri dal negozio di musica dei nostri migliori amici.
Hazza ed io camminavamo uno a fianco dell'altro.
Dal pomeriggio prima non avevamo più parlato di quello che era accaduto a Heathrow: arrivati a casa, l'avevo aiutato a preparare il divanoletto e come ci mise piede si addormentò.
Stavo rispondendo alla sua domanda quando notai che non mi stava più ascoltando ed era concentrato su un punto poco più in la del Music Inn.
《Amico, ci sei?》gli domandai passandogli una mano davanti agli occhi.
Nel frattempo eravamo arrivati appena fuori dalla porta.
《Sì sì》mi appoggiò una mano sul braccio. 《Ascolta, tu inzia ad entrare, devo fare una cosa e poi ti raggiungo》mi rispose vago.
《Harold è tutto apposto?》provai a chiedere.
《Ho detto di sì》rispose schietto.
Decisi di non insistere più di così, sapevo che comunque non avrei ottenuto niente; avevo già provato durante la colazione a farlo parlare ma, tutto ciò che ottenni, furono rispose che celavano in profondità rabbia.
《D'accordo》ed entrai.
Appena dentro, Liam mi raggiunse, seguito dagli altri due.
《Che fa Haz fuori?》domandò Zayn, indicando, con un cenno della testa, l'amico girato di spalle nella piazzetta di fronte.
Si vedeva che era impaziente di abbracciarlo, dopo tutto quel tempo.
《Non saprei proprio》risposi semplicemente, cercando di non far trapelare la mia preoccupazione mista a nervosismo.
Mi spaventava l'idea che, il mio migliore amico non avesse il coraggio di confidarsi con me. Con noi.
Eravamo sempre stati la sua famiglia e anche nel corso di questi sei mesi, non avevamo mai smesso di esserlo.
Nessuno di noi, credo, nel momento in cui ci disse che sarebbe partito per nove mesi per l' Oceania, si fosse preoccupato del fatto che questo avrebbe potuto cambiare il rapporto che con tanta facilità avevamo costruito.
Ci era sempre sembrato più solido di una distanza di oltre tremila chilometri.
Anzi, sono più che sicuro che, se avessimo dovuto scommettere, avremmo puntato tutto su di noi.
Divertente, no?
Chi l'avrebbe mai detto che avremmo perso?
"Smettila di essere negativo, non è da te" mi rimproverò il mio io interiore.
E aveva ragione: non era da me.
Il problema però, era che quando ti abituavi troppo a qualcosa, a vederla sempre in un determinato modo, a viverla in un determinato modo, poi anche la minima differenza la notavi subito.
L'unico che probabilmente aveva la testa piena di pensieri simili ai miei era Nialler che, era con noi ieri pomeriggio in aeroporto.
Si stava scrocchiando le dita della mano destra: lo faceva sempre quando era preoccupato per qualcosa.
Liam e Zayn non ne sapevano niente ma, l'avrebbero capito immediatamente che c'era un problema, appena Harry sarebbe entrato.


Harry's Pov.

Schiacciai il simbolo rosso sullo schermo dell' iPhone, per spegnere la chiamata e, nonostante me lo aspettassi, deluso lo rimisi nella tasca del giubbetto.
Mi guardai un attimo intorno: l'ultima volta che ero stato in quel posto, era il giorno prima della partenza.
Era pieno di turisti, asiatici soprattutto, che armati di Nikon e Canon fotografavano tutto ciò che capitava nel loro mirino.
Aspirai a fondo: c'era aria di neve.
Amavo la neve, avevo sempre adorato la sua magia; "ha il potere di renderti felice" ci ripeteva sempre nostra nonna, a me e a mia sorella Gemma, quando eravamo bambini.
Ed era vero: aveva sempre saputo farmi spuntare il sorriso.
Im questi sei mesi in Australia mi era parecchio mancata la mia Londra innevata.
Mi voltai per entrare al Music Inn; avevo dimenticato quanto mi piacesse quel posto: avevano davvero fatto un bel lavoro i ragazzi, l'avevano reso in poco tempo, qualcosa di incredibile.
《Ehi straniero》mi salutò immediatamente Zayn che mi venne incontro seguito da Liam. Mi sorrisero entrambi.
《Non ti vediamo per sei mesi e guarda come torni》scherzò divertito Payne.
《Molto trasandato effettivame》lo appoggiò anche Malik.
Sbuffai scuotendo la testa, risi.
《Fatela finita scemi》risposi stando al gioco. 《E venite qui》aggiunsi subito dopo, abbracciandoli contemporaneamente.
《Fermi tutti, abbraccio di gruppo!》proprose Niall aggiungendosi alla stretta e subito lo imitò anche Louis, per completare quel piccolo cerchio.
Ecco un'altra cosa che in questi sei mesi mi era mancata parecchio: i miei migliori amici.


Serena's Pov.

Il mio cuore aveva ripreso a battere, molto più rapidamente di prima però.
Un leggero tremorio mi prese la mano destra in cui tenevo il mio Samsung Galaxy.
Sentii passi muoversi sempre più velocemente verso di me.
"Calmati Serena. Puoi affrontare la cosa" comincia a ripetere a bassa voce come fosse un mantra.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla, sentivo il fiatone della persona che mi aveva rincorso fino a li.
Mi voltai lentamente e rimasi stupita quando mi trovai davanti una ragazza che avrà avuto la mia età.
Sollevata.
Era esattamente come mi sentivo in quel momento.
Osservai per l'ultima volta lo schermo del cellulare che ancora vibrava nella mia mano e, dopo aver tolto il volume della suoneria, lo lascia cadere nella borsa: ancora un po' di tregua.
《Serena, giusto?》mi domandò con affanno: stava ancora riprendendo fiato.
La guardai incerta: non ero spaventata da lei, ma non capivo come facesse a conoscermi.
《Ehm.. si. E tu invece sei?》domandai a mia volta.
《Maddy》mi rispose con voce squillante e un sorriso fiero sulle labbra. 《Madison in realtà, ma tutti mi chiamano Maddy》precisò poi.
Notando probabilmente che continuavo a guardarla come se avessi un enorme punto di domanda sulla faccia, si affrettò ad aggiungere altro.
《Frequentiamo lo stesso corso all'università》sorrise di nuovo.
La osservai meglio: ora che me lo diceva mi resi conto di conoscerla.
Era quella ragazza sempre seduta in prima fila che, segnava freneticamente ogni parola detta dal nostro professore di storia dell'arte.
《Oh.. tu sei..》mi bloccai prima di definirla in qualche modo non del tutto carino.《Ho capito chi sei》.
Mi guardava e sorrideva e più faceva così, più mi sentivo in imbarazzo.
《Senti, io sono in ritardo, è meglio che vada altrimenti farò tardi a lezione》le dissi subito prima di voltarmi per riprendere la mia strada.
《Aspetta, vengo anche io》e ci incamminammo.
Prese a parlarmi del più e del meno, come se fossimo amiche d'infanzia che non si vedevano da una vita e avessero un' infinità di cose da raccontarsi con la differenza che, più lei parlava, più io non ascoltavo.
Ripensavo alla telefonata persa.
"Che hai perso volutamente, sottolineerei" mi ammonì quella stronza di vocina interiore sempre pronta a farsi sentire in questi casi.


Harry's Pov.

Ci eravamo appena sciolti dall'abbraccio e stavo per chiedere a Liam come andassero gli affari quando, tra il viavai dei vacanzieri, notai farsi largo verso il negozio una donna dai lunghi capelli neri, non tanto alta e esile.
L'avrei riconosciuta anche a chilometri di distanza: era mia madre, Anne.
Feci appena in tempo a nascondermi dietro il bancone, entrò e subito riconobbi il suo profumo: vaniglia.
Sentivo il cuore in gola; picchia la testa contro il palmo della mia mano più volte ripetendomi quanto fossi un cretino.
《Ciao ragazzi》li salutò lei, con quel suo tono di voce caldo.
《Anne, tutto bene?》domandò Liam, probabilmente per gentilezza.
《Sì, solo mi stavo chiedendo se percaso aveste sentito Harry.. sapete sono circa tre giorni che non ho sue notizie》spiegò, lasciando intendere quanto fosse preoccupata.
Mia madre non era mai stata una di quei genitori che stanno con il fiato sul collo o che cercano di proteggerti da tutto o da tutti però, semplicemente, non è facile lasciare andare il proprio figlio così lontando da casa per tanto tempo.
《Ah, non lo senti da tre giorni?》chiese con stupore Zayn.
《Sapete qualcosa ragazzi?》chiese ancora più preoccupata mamma.
《Ha deciso all'ultimo secondo di partire con altri per partecipare ad una gara di surf non mi ricordo dove e li non prende bene e quindi non riesce a contattare nessuno》intervenne subito Louis, prima che uno dei due, potesse spifferare involontariamente qualcosa.
《Sicuri? Perché non mi ha avvisato di niente》rispose lei incerta.
《È che mi aveva chiesto di avvisarti, ma poi preso con il lavoro come ero, mi è passato di mente》inventò Niall, risultando molto convincente.
《Okay, quindi posso stare tranquilla》affermò più sollevata.
Si fermò ancora qualche minuto a parlare con i ragazzi, poi uscì lasciandosi alle spalle un "ci vediamo presto".
《Puoi uscire》disse con tono accusatore Malik.
Spuntai fuori a testa bassa senza parlare.
《Sbaglio o qui qualcuno si è dimenticato di raccontarci qualcosa?》continuò Liam, fulminando con lo sguardo me, Niall e Tommo.
《L'unica cosa che sappiamo è che sua madre non sa del suo ritorno, il resto è un mistero anche per noi》precisò il biondino.
Non mi aspettavo mi difendessero o provassero a capirmi, d'altronde non ero stato sincero con loro.
《Cosa non va?》mi domandò Payne con tono più alleggerito.
Stavo per rispondere.
《Non osare rispondere con un 'niente'》mi precedette Zayn, come se stesse sgridandomi.
Non so perché, qualcosa nel suo modo di parlarmi, mi diede ai nervi.
《Niente cazzo》urlai prima di uscire dal Music Inn come una furia lasciandoli li a bocca aperta.
Li avevo delusi, lo sapevo.
Che cosa mi stava succedendo?

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