Always... ?

di ChibiMorag
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. First met. ***
Capitolo 2: *** "Would you like to stay at my home?" ***
Capitolo 3: *** 3. Only two weeks ***
Capitolo 4: *** "Sempre" ***
Capitolo 5: *** Mocciosus. ***



Capitolo 1
*** 1. First met. ***


Ciao, sono la vostra EmilyHope (e chissene! ndTutti)come va? Sono tornata con qualcosa di un po' meno fluffoso stavolta, ma non potevo non pubblicare questa raccolta di cosucce tristi e dolci su Sev e Lily *sospira*.
Bene, ci tengo a dirvi che in questa storia loro NON si mettono insieme (credo), perché ci tengo a far trasparire il più possibile il REALE rapporto tra questi due personaggi che - secondo il mio parere più che profano - sono semplicemente fantastici per come, pur non prendendo mai la parola in prima persona nella storia, hanno comunque un grande spessore e una psicologia sottile e complessa. Ma cosa ve lo dico a fare, se siete qui è perché amate la zia Rowling almeno quanto me, quindi non c'è bisogno che io tessa le sue lodi.
Ultimo avvertimento e poi vi lascio in pace: alcune cose sull'infanzia di Severus le ho inventate, ma se pensate che siano cose troppo inverosimili ditemelo e provvederò a correggere, stessa cosa per errori di qualunque natura. Siate spietati! (non troppo, ricordate che vi voglio bene u.u)

... Enjoy!

FIRST MET.

 
Mi chiamo Severus Snape, ho nove anni. Vivo in campagna, vicino Londra. Sono un mago, un mezzosangue… Il mio gusto di gelato preferito è la fragola, sono allergico al polline e mi piace tanto giocare con la vecchia bacchetta della mamma quando non c’è nessuno a casa…
 
Continuo a ripetere informazioni su di me, aspettando che il cuore rallenti. La mamma diceva sempre che se avevo paura dovevo ripetere una filastrocca, ma non ricordo più come faceva. Allora ho deciso che potevo ripetere cose che sapevo, partendo da quelle facili facili fino ad arrivare alle cose che imparo a scuola. Dipende da quanto mi spavento. L’altra volta, ad esempio, sono arrivato fino a dire i nomi delle città inglesi più importanti per riuscire a fermarmi. Oggi invece è più facile, forse perché lui non c’è. Alla fine è sempre lui a farmi tremare, almeno prima c’era la mamma, ora invece… Un piccolo singhiozzo mi esce dalle labbra, mentre ripenso alla mia dolce e amorevole mamma. È passato solo un mese da quando non c’è più. Piango silenziosamente, quasi con la paura che mi senta qualcuno. Certo, lo so che lui, mio padre, non è in casa, ma non posso fare a meno di tremare all’idea che mi scopra di nuovo a piangere.
All’improvviso un rumore di porta che sbatte mi fa sobbalzare. Sento passi strascicati sulla moquette sporca del corridoio, poi anche la porta della cucina si apre con un botto e io mi rannicchio ancora di più sotto il tavolo dove sono seduto, le ginocchia strette al petto.

“Moccioso! Dove diavolo ti sei cacciato?” romba mio padre. La puzza di quella robaccia che beve mi arriva fin qui, facendomi arricciare il naso disgustato. Ma come si fa a sopportare quest’odore? Non oso immaginare che sapore abbia, se già all’olfatto è così. Il rumore dei passi che si avvicinano al tavolo mi riscuotono dai miei pensieri.
“Ecco dov’eri, canaglia!” esclama, strascicando un po’ le parole, visibilmente infuriato. D’istinto mi ritraggo contro una gamba di legno del mobile, ma lui veloce mi prende un braccio e, stringendolo forte, tanto da farmi venire nuovamente le lacrime, mi trascina fuori, assestandomi un veloce calcio sul sedere.
“Così impari a rispondermi, se ti chiamo.” Dice serio. “Ora fuori dai piedi, inutile moccioso che non sei altro!” un altro calcio, un po’ più forte di prima. Non rispondo, ora che ci penso non ho più aperto bocca da quando la mamma… beh sì insomma… No, non ce la faccio nemmeno a pensarlo. Così esco fuori di casa, appostandomi sotto il vecchio melo in fondo al campo, ormai casa mia. Vengo sempre qui quando papà è ubriaco, se non gli viene la geniale idea di sfogarsi su di me. Che avrò mai fatto di male? Inizio quasi a pensare che abbia ragione quando dice che è solo colpa mia se la mamma non c’è più, che sono cattivo e inutile e che non piaccio a nessuno. Almeno spiegherebbe perché è sempre arrabbiato con me. Eppure sono convinto che per quanto mi dica queste cose, anche lui un po’ mi voglia bene. Insomma… sono suo figlio!
I miei pensieri sono bloccati da un turbinio di verde e rosso che mi fa abbozzare subito un sorriso. Lily Evans. Lei è la figlia dei vicini, ha nove anni come me e i capelli lunghi e rossi. Non le ho mai parlato in vita mia, anche se so tante cose di lei. Viene spesso qui con sua sorella, Petunia. Lei non è molto simpatica, assomiglia tanto ad un cavallo, con quella faccia lunga lunga e gli occhi enormi. La sorellina invece… tutt’altra cosa. Oggi, come sempre, horse-Petunia è lì con lei. Stanno correndo l’una dietro l’altra, poi Lily si ferma e le mostra qualcosa. Sta… non ci credo! Ha appena fatto sbocciare una margherita sul palmo della sua mano! Ma allora… Sapevo che aveva qualcosa di speciale, è una strega! Vedo gli occhi della sorella diventare ancora più grandi e tondi – non credevo fosse possibile – per poi urlare “Sei un mostro! Lo dirò alla mamma” e scappare via terrorizzata. Lily resta lì ferma, immobile. Sono troppo lontano per esserne certo, ma sono convinto che stia piangendo. Sto quasi per uscire allo scoperto, quando mi blocco: all’ improvviso si volta verso di me e inizia a correre. Non mi ha ancora notato. Esco fuori lentamente dal mio nascondiglio e la guardo, per poi sussurrare piano un ciao. Lei mi saluta agitando la mano, gli occhi arrossati e le lacrime ancora sulle guance rosse. D’impulso raccolgo una manciata di foglie secche da terra e le faccio volare piano verso di lei, facendogliele girare attorno. Una si impaglia nei suoi capelli, allora lei se la sfila, guardandomi a bocca aperta. Le sussurro semplicemente “non sei un mostro, per me…” e lei annuisce, sorridendomi apertamente stavolta. Mi prende la mano, poi andiamo a sederci di nuovo sotto il melo, le foglie cadute a farci da cuscino. Restiamo un po’ in silenzio, poi lei si volta, dicendo “sono Lily, comunque…”
Lo so, vorrei dire, ma poi mi trattengo e dico “Ciao Lily, io sono Severus” e sorrido anch’io, per la prima volta dopo settimane.
 

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Capitolo 2
*** "Would you like to stay at my home?" ***



Seconda OS... enjoy! 

2. "Would you like to stay at my home?"
 
“Hey Sev!” urla Lily da lontano, correndomi incontro. Io non mi volto. Per quanto sia felice di vederla e di stare con lei, ho troppa vergogna che lei mi veda così. Ieri era il secondo anniversario della morte della mamma e io sono andato a portarle dei fiori. Papà è tornato a casa tardissimo, puzzava di alcool da morire e… vi lascio immaginare il resto. Mi tasto piano l’occhio destro, completamente nero, e rabbrividisco. Lily nel frattempo mi raggiunge e mi posa piano la mano sulla spalla. Sussulto, mi fa male un po’ ovunque oggi, ma stringo i denti e mi volto, abbozzando un piccolo “Hey…” Lei sgrana i suoi occhioni verdi, già velati di lacrime, ma poi sbatte le palpebre per cacciarle e mi prende la mano. Ormai è un gesto abituale il nostro, l’unico che mi faccia sentire a casa. Ci sdraiamo sotto il nostro melo, dove abbiamo progettato di costruire una casa sull’ albero prima o poi, e dopo un momento di calma lei si mette seduta e dice: “Senti Sev, io… beh, volevo dirti che mi…”
“No dai, non dirlo. Per piacere.” Replico. Non voglio sentire i suoi mi dispiace, già è penoso così. Vorrei solo scordare tutto per un po’. Allora lei tace e mi fissa. Dopo un attimo sembra illuminarsi. Ha capito. Capisce sempre, lei. Lo sa sempre cosa penso, anche quando cerco di nasconderglielo. Mi sorride piano, poi mi fa alzare e mi trascina in mezzo al campo verde,raccogliendo una palla gialla. Giochiamo per un po’, ridendo quando uno di noi – quasi sempre io, in realtà – sbaglia o ruzzola a terra. Nel frattempo il pomeriggio è passato e si fa ora di cena.
“Ehm… Sev, devo andare. Vuoi venire a casa a mangiare?”
La guardo un po’. È sempre così gentile, la mia Lily.
“No Lily, mi dispiace tanto,  sai che papà non vuole…”
La vedo rabbuiarsi e mettere il broncio, poi mi dice, con la sua migliore faccia da cucciolo triste:
“Sei sicuro? Lo sai, da noi c’è un sacco di posto…” La prima volta che affrontammo l’argomento è stato dopo qualche mese che ci conoscevamo. Mio padre mi aveva pestato e lei lo aveva scoperto. Mi chiese cosa era successo ed io, un po’ titubante, le spiegai tutto. La malattia della mamma, le violenze, poi la sua morte, papà che tornava a casa sempre più ubriaco, le botte, le urla, tutto. Lei mi ascoltava in silenzio, così piccola nella salopette troppo grande per lei eppure così adulta, mentre mi consolava senza versare una lacrima. Mi chiese di andare a stare a casa sua, così stiamo sempre insieme e il tuo papà non fa più il cattivo, ma non accettai. Era – ed è – un problema che devo affrontare da solo, senza che lei debba accollarsi anche questo. Merlino sa se la sua non è una vita complicata già senza di me. Chiese di venire almeno a cena da lei, ma rifiutai anche quello. Da allora tutti i nostri incontri si concludono con quella frase, “Vieni da me?”, e con me che dico di no.
“Lily… non posso trasferirmi da te e lo sai. Ma dai, tra non molto dovrebbe arrivare la lettera per Hogwarts e allora staremo insieme tutto il tempo!” E non ci sarà papà, né quell’ antipatica di Petunia. Non lo dico, ma dal suo sguardo vedo che ha capito. Mi saluta con la mano, sorridente, e si volta incamminandosi. Poi però sembra ripensarci e si gira di nuovo verso di me, mi abbraccia e mi da un piccolo bacio sulla guancia sinistra. Wow. Resto imbambolato per non so quanto, le dita della mano sinistra sulla guancia e un sorriso ebete in viso. Okay, cosa mi prende? Scuoto la testa, voltandomi verso casa mia, in testa solo il piccolo bacio di Lily.

Eccoci qua.. che ne dite? Spero vi piaccia, alla prossima!
Stay tuned,
A.


E ricordate:

CHI NON COMMENTA E' UN BABBANO

 

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Capitolo 3
*** 3. Only two weeks ***


Salve... terza shottina, una cosuccia piccola piccola che posto solo perché tra il lavoro e gli impegni non ho tempo per nulla e mi dispiaceva lasciarvi a bocca asciutta c.c
Fatemi sapere i vostri pareri a riguardo, enjoy!


3. Only two weeks


“È arrivata! Sev, è arrivata!” Lily urla felice correndomi incontro. Alla fine l’abbiamo costruita davvero, la casetta sull’ albero. Ci nascondiamo sempre qui, noi due, quando a casa le cose non vanno per il meglio o quando dobbiamo festeggiare qualcosa di importante, come oggi.
“È arrivata, non posso crederci!” continua una volta di fronte a me, il fiatone per la corsa.
“Te lo dicevo che sarebbe arrivata! Non avrebbero mai potuto lasciarsi scappare una streghetta brillante come Lily Evans!” esclamo ridendo. Stamattina una civetta bianca come la neve si è appollaiata sulla finestra della mia camera, nel becco una lettera in pergamena scritta con inchiostro verde brillante. La mia lettera per Hogwarts. Quasi non ci credo, finalmente posso mettere una pietra sopra a tutta la mia vita, portando con me l’unica persona che riesca a farmi sorridere. Già ci vedo, Lily ed io, a seguire le lezioni insieme, poi in Sala Comune e in giro per il castello, sempre insieme. Senza doverci più preoccupare della sua famiglia che non capisce il suo dono straordinario, senza preoccuparci di mio padre ridotto sempre peggio, senza preoccuparci di nulla. La abbraccio di slancio, tanto sono felice. Lei rimane un attimo shoccata, di solito non mi apro mai con lei limitandomi a subire i suoi slanci affettivi – non che non mi facciano immensamente felice, solo che sono abbastanza timido, in queste cose. Subito si riprende e ricambia il mio abbraccio. Mi legge la sua lettera, tutta impettita nonché visibilmente orgogliosa, poi iniziamo a chiacchierare, io poggiato al tronco dell’albero e lei con la testa sulle mie gambe. Si sta bene, così.

“Lily, mi prometti una cosa?” mormoro un po’ esitante dopo un momento di silenzio.
“Certo Sev, dimmi” sorride senza muoversi dalla sua postazione.
“Ora che andremo ad Hogwarts… noi… beh, sì, noi…” mi guarda interrogativa. Ma perché deve essere così complicato? “Promettimi c-che resteremo insieme, che non ci separeremo, qualunque cosa accada.” Riesco a dire alla fine, chiudendo gli occhi e arrossendo per l’imbarazzo.
“Oh, Sev, ma come ti viene in mente una cosa del genere? Certo che staremo sempre insieme, sei il mio migliore amico!” Allunga il braccio e mi accarezza una guancia sorridendo. Sorrido anche io, anche se un po’ meno apertamente. Migliore amico, dovrei essere felice, no? E invece, in mezzo alla gioia che queste due parole mi danno, riesco comunque ad avvertire una nota stonata. Subito scaccio la brutta sensazione e ricomincio a chiacchierare tranquillamente.

L’ora di pranzo arriva sempre troppo presto, così siamo costretti a salutarci, la tacita promessa di rivederci l’indomani, come sempre da tre anni a questa parte.

“Sei proprio sicuro di non voler venire da me?” scuoto la testa. Le sorrido, poi mormoro un “Due settimane, solo due settimane e poi sarà finita”, allora lei mi stringe affettuosamente un polso con la mano e va via.

Posso farcela, solo due settimane.

Beh?
 Sev inizia a sentire gli effetti della friendzone, cucciolo <3
Recensite, se volete bene allo zio Snape e se volete salva la vita

















Sappiate che ho rapito le vostre puffole pigmee e se non lasciate almeno un commentino ino-ino ne farò imbottitura per il mio cuscino, MUAHAHAHAHAHAH (?)

























Baci,


CHI NON COMMENTA E' UN NARGILLO!


A.

 

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Capitolo 4
*** "Sempre" ***


Fiiiiiiiiihh

Il fischio del treno ci annuncia la notizia che aspettavo da tutta la vita: sto per partire. Vado ad Hogwarts, camminerò lungo i corridoi dove è passata mia madre prima di me, seguirò le lezioni e, soprattutto, sarò felice. Sorrido stupidamente, mentre mi aggiusto l’uniforme nera. Finalmente.
“Sev? Ti sei incantato?” mi domanda Lily, seduta accanto a me nel vagone vuoto. Abbiamo appena salutato sua madre, che ci ha accompagnati fin qui e ci ha anche portato a fare spese a Diagon Alley. È stato fantastico, c’erano tante di quelle cose!
“Sev?” mi chiede ancora, strattonandomi una manica.
“Scusa Lils, stavo solo…” inizio, ma lei mi precede e, con un grosso sorriso fa “Sì, lo so… è grandioso, vero? Non vedo l’ora di arrivare!” sorrido anch’io e iniziamo a parlare di tutto quello che faremo una volta arrivati a scuola, finché non si arriva all’argomento che più ci preme: le Case.
Mia mamma me ne aveva parlato, quand’ero più piccolo, e io l’ho detto a Lily, che da quando l’ha saputo non è stata più nella pelle, all’idea di venire smistata. Dice che andremo di sicuro entrambi nella stessa casa, perché siamo migliori amici e non possiamo essere divisi, giusto?, ma io non sono sicuro che funzioni così.
A dir la verità, un pochino mi preoccupa questa cosa. Ora che andremo a scuola ci sarà così tanta gente e, beh… se Lily trova qualcuno di meglio di me? Se ci smistano in due case diverse lei si farà nuovi amici, amici più simpatici e più divertenti e io resterò di nuovo solo… Ma no, non è possibile che ci dividiamo, me lo ha promesso!

“S- scusa… Posso sedermi qui con voi?” mi volto e i miei occhi si fissano su un ragazzino dall’aria timida poggiato stancamente alla porte del vagone. Lily sorride e lo invita dentro con un cenno, presentandosi.
“Il mio nome è Lilian Evans, ma per gli amici sono Lily. Tu come ti chiami?”
“Remus… Remus Lupin” ribatte il ragazzo arrossendo e si accomoda nell’angolo del vagone, non prima di avermi fatto un saluto con la mano, al quale rispondo con un sorriso stentato e un “Severus” appena mormorato. Mi metto ad osservare il nuovo arrivato con curiosità: è piccolo, avrà la mia età ma è ancora più magrolino di me e ha un’aria strana, stanca, ma non stanca normale, come dopo aver corso… pare stanco come gli ammalati. Però sembra simpatico, anche se ha questa faccia timida timida.
Dopo un po’ il treno si ferma, siamo arrivati. Sorrido entusiasta, stringendo con forza la bacchetta di mia madre attraverso la tasca dell’uniforme. Non ci credo, sono qui! Subito prima di scendere, Lily mi ferma e, porgendomi la mano, dice: “Insieme?”
“Sempre” le rispondo afferrandola. Non so perché, ma entrambi rimaniamo immobili per un tempo indefinito, dopo la mia affermazione. C’è qualcosa di… solenne, credo, in una promessa del genere.


“Benvenuti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!” inizia la voce tonante del preside, ma io non faccio troppo caso al discorso, troppo preso a divorare con lo sguardo ogni più piccolo dettaglio della Sala Grande. È magnifica, soprattutto il soffitto, che sembra essere nient’altro che un pezzo di cielo. Grandioso. Vengo riscosso da Lily, che mi indica il leggio, dove la stessa professoressa che ci ha accolti all’ingresso sta iniziando a smistarci. Stringo più forte la presa alla sua mano, ancora incollata alla mia, e lei mi sorride comprensiva come ogni volta, sillabando un “Sempre”. Annuisco mesto, prima di voltarmi al suono della voce della Professoressa. “Snape, Severus!”
Mi dirigo lentamente verso lo sgabello davanti la tavolata degli insegnanti, osservando attentamente lo strano cappello da mago che ci Smisterà. La McGonagall me lo calca in testa e subito una voce si leva alta nella mia mente.
“Bene bene bene, il figlio di Eileen Prince! Che piacere averti tra noi… Tua madre aveva una splendida mente, astuta, brillante, dolce e coraggiosa, leale con gli amici e spietata con gli altri… Ah, che donna! Vediamo un po’, dove ti metto? Sei molto intelligente, vedo ambizione, tanta, desiderio di essere apprezzato, di emergere, eh? Benissimo, ce l’ho... SLYTHERIN!”
Sorrido, sapevo che sarebbe stata quella la mia Casa. Vado a sedermi tra i miei nuovi compagni, che applaudiscono blandamente o mi ignorano. Solo un ragazzino mi sorride, algido, scostandosi una lunga ciocca biondo/argentea dal viso. Sorrido timidamente anch’io, per poi cercare Lils con lo sguardo. Sta chiacchierando con quel ragazzino, quel… Remus, ecco. D’un tratto la chiamano. Lei si volta a cercarmi, mi fa l’occhiolino e poi si dirige spedita verso lo sgabello dal quale sono appena sceso. Conto fino a tre, poi…
“GRYFFINDOR!” … Ecco. Alla fine me lo aspettavo, anche se non potevo fare a meno di sperare in un risultato diverso, almeno un pochino. Lily sorride raggiante, sentendo i suoi compagni di Casa che festeggiano e subito viene trascinata a sedere da due ragazzi della nostra età. Un momento prima di accomodarsi, però, si gira verso di me e sillaba silenziosamente “Sempre?”
“Sempre”, rispondo, sorridendole a mia volta.







Ehm... salve. Manco da molto, moltissimo in effetti, e no, non ho scuse.
Come di certo sa chi mi segue anche su altre storie ho vissuto un periodo poco piacevole e la voglia di scrivere è completamente andata a farsi friggere, poi, una volta ripresa ho iniziato di nuovo a buttar giù parole su parole, ma questa storia si rifiutava di scriversi.
Dopo è morto Alan e questa fic ha avuto il colpo di grazia. Non me la sentivo di continuare, mi sembrava quasi irrispettoso (non chiedetemi nulla, sono una persona stramba), ma poi ho deciso che sarebbe stato ingiusto lasciarla così appesa e quindi... rieccomi. Spero di aggiornare quanto prima, quel che è certo è che non vi farò MAI PIÙ aspettare ere geologiche per un misero capitolo. Baci, come sempre vostra,
A. ☆

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Capitolo 5
*** Mocciosus. ***


Me la pagherà, quello stronzo. Fare una cosa del genere davanti a tutti, davanti a LILY! Non posso crederci. Ma giuro me la pagheranno, tutti dal primo all’ultimo.
Li sento ancora ridere, chiamarmi con quel soprannome, Mocciosus, Mocciosus, Mocciosus. Eppure… no, non possono saperlo, loro non devono sapere niente, niente! Non sanno di mio padre, di quando mi apostrofava in modo così dolorosamente simile prima di pestarmi, vieni Moccioso, vieni qua, prima che il primo pugno volasse.
Non sanno di quanto ho sofferto per questo nomignolo, ma non significa che siano innocenti. Sono dei bastardi, ecco che sono. E Lily! La mia dolce Lils che ridacchiava imbarazzata mentre diceva loro di smetterla, anche lei in fondo divertita dalla mia umiliazione.
"Chi vuole vedere le mutande di Mocciosus?" James, oggi ero vestito solo della tunica perché a differenza tua io una ricca perfetta famigliola felice me la sogno la notte e se mi manca qualcosa devo rimboccarmi le maniche, non come te e quel branco di trogloditi dei tuoi amichetti. Io oggi ero conciato così perché i miei vestiti vengono da un mercato dell’usato e non dalle sfavillanti sartorie per purosangui. Quindi stai zitto, se non sai di che parli.
Sono così nervoso che tutto quello che riesco a fare è continuare a correre e correre, anche se i polmoni e le gambe mi bruciano da morire, continuo ancora e ancora, senza mai fermarmi, fino a perdermi nella Foresta. Qui almeno c’è silenzio. Mi accascio a terra, il fiato spezzato dalla fatica e dalle lacrime che iniziano ad uscire sempre più abbondanti. Sono dannatamente arrabbiato, sarei capace di qualsiasi cosa in questo momento. Quanto vorrei che per un giorno, per un solo dannatissimo giorno quel maiale potesse vivere la mia vita, per scoprire come ci si sente a passare l’esistenza così. Ma no, non è nemmeno questo che voglio. Non ho bisogno della sua compassione, né di quella di nessun altro. Sarà il tempo a farmi giustizia.
Lentamente mi calmo e mi asciugo gli occhi, guardandomi attorno. Cavolo, è già notte. Ora sarò nei guai con il preside, e tutto per colpa di quei cretini di Potter e Black! Mi incammino verso il Castello cercando di orientarmi quando sento un rumore, anzi no, delle voci. Ma guarda guarda… sono proprio loro, e c’è anche Lupin! Davvero non capisco cosa ci faccia con loro quel ragazzo, bah.
Subito mi infilo in un cespuglio nascondendomi e osservo cosa stanno facendo. Black ride rumorosamente per qualcosa aggrappandosi col braccio al collo di Lupin, che sorride e scuote la testa, rosso in viso. Potter nel frattempo sembra strano, concentrato. Se ne sta semplicemente fermo ad occhi chiusi, come aspettando qualcosa. Ma che sta facendo?
Improvvisamente lo vedo. Con una luce abbagliante sparisce e… compare un cervo! Cazzo, Potter è un animagus non registrato! E anche gli altri, scommetto.
Scappo via, con l’intenzione di dirlo al Preside e metterli tutti nei casini, ma poi mi blocco, ghignando. Non so ancora come, ma quest’informazione potrebbe tornarmi presto utile.



Lo so, lo so che è davvero corto, ma sto scrivendo in treno, incazzata col mondo, quindi non potevo che partorire una cosa incazzata e di poche parole. Spero solo sia incisivo e non sia uscito troppo male, in tal caso non esitate a dirmelo e vedrò di rimaneggiare il tutto. Non l’ho nemmeno riletta bene, quindi scusatemi gli Orrori.

Un grosso bacio,
Ve se ama,
A. ☆

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