Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi.

di sophiejworld
(/viewuser.php?uid=792147)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo temporale di primavera. ***
Capitolo 2: *** Hurt. ***
Capitolo 3: *** Amore non guarda con gli occhi ma col cuore. ***



Capitolo 1
*** Il primo temporale di primavera. ***


 

Mi hai dato la più grande felicità possibile.
Sei stato in ogni senso per me tutto ciò che una persona può essere.


{ Viginia Woolf - Lettera al marito prima del suo suicidio.

 



Un fulmine squarciò il cielo in due, ricordando ad Emma quanto lei potesse essere piccola in confronto alla vastità del cielo che fissava da dalla piccola finestra del piccolo appartamento di Boston.
Ma il rimbombo del tuono successivo fu quasi una dolce melodia per le orecchie dell'ex giornalista, che stringeva tra le mani la sua tazza colma di cioccolata calda. Mentre l'aria fresca le scompigliava quei lunghi fili dorati, facendole immaginare di potersi librare nel cielo.
Libera e felice come le rondini in primavera.

E poco le importava se avesse preso un raffreddore o persino la febbre; stare lì, ad ascoltare il rimbombo dei tuoni era qualcosa di inequivocabilmente magico per Emma. Talmente tanto che non si accorse dei passi nemmeno dei leggeri passi si avvicinavano a lei. O almeno, non se ne accorse fin quando non avvertì due calde e minute braccia -e un tenue profumo- avvolgerla da dietro, stringendola con una dolcezza inaudita.
Quasi come se fosse fatta di cristallo.
E forse lo era davvero.

“Adoro quando ti incanti a guardare fuori dalla finestra. Sembri quasi l'anima turbata di cui mi sono innamorata.”

“Mi piace la pioggia, i tuoni... mi fanno sentire quasi viva.”-
mormorò Emma voltandosi verso quella che ormai era la sua compagna da quasi sei mesi; Regina.

“Lo so tesoro...”

Regina la strinse un po' più a sé, baciandole dolcemente il collo più volte per poi fermarsi sulla piccola -ma evidente- cicatrice sulla clavicola della sua compagna. Sentendo un brivido di puro orrore irradiarsi nel corpo di quest'ultima.

“Scusami, non volevo turbarti.” e stavolta il sibilo di Regina fu appena percepibile persino alle orecchie di Emma.

“Non preoccuparti, è passato ormai...” disse Emma alzando appena lo sguardo, e -grazie ad un lampo di luce proveniente da fuori- Regina riuscì ad intravedere al sofferenza ed il dolore dei ricordi, intrecciati negli occhi di Emma.

Allora la mora sollevò appena una mano e, senza pensarci, le accarezzò una guancia, poggiando la fronte su quella della giovane donna di fronte a lei.

“Ti amo.” accennò Regina continuando quella dolce carezza sulla guancia rosea della compagna.
“Ti amo.” ripetè Emma, avvicinando il proprio viso a quello di Regina, posando le labbra sulle sue in un bacio dolce e per nulla pretenzioso.

Un bacio di quelli che sapevano di primavera e dolcezza insieme.
E fu proprio in quel momento che un tuono squarciò nuovamente il cielo in due, facendo tremare persino le loro sottili e malandate finestre.
E così come il tuono, Emma non ci pensò su due volte, anzi, quella sarebbe stata la decisione più razionale dell'ultimo anno e mezzo.

Sollevò appena la mano, posandola di quella di Regina e stringendola tra la propria, e senza mezze misure la condusse fino alla propria camera, rimanendo interdetta nel vedere il letto alla francese mezzo sfatto e il caos regnare in quella camera.

Regina invece, la guardò quasi stranita.
Come se fosse chissà quale alieno.
Non era mai stata nella camera di Emma e di certo, la immaginava... beh proprio un vero casino.

Allora Emma si avvicinò di nuovo a lei, osservando l'ennesimo lampo illuminare quasi tutta la stanza.
Illuminando persino la magnifica ed eterea donna che aveva davanti e che stava per chiederle cosa diamine avesse intenzione di fare.
Ma fu lei a parlare per prima.

“Così come la pioggia, che danza e fa l'amore col terreno vi si posa sopra, io voglio fare l'amore con te Regina. Voglio poterti amare al rimbombo dei tuoni che la natura scatena quando è furiosa e voglio farlo adesso, per poi tenerti stretta a me fin quando non esce il sole.”

E stavolta fu Regina a non sapere cosa dire.
Ma una cosa al sapeva.
Sapeva che mentre si stendeva su quel letto disfatto avrebbe fatto l'amore con la persona che amava.
Sapeva che nonostante i fulmini, nonostante i tuoni, avrebbe fatto l'amore con Emma per la prima volta.
E sapeva che questo e sarebbe bastato.
Sapeva che lei le sarebbe bastata.




{ Sssalvee! Bene, vista la mia partenza imminente e il fatto che non posso completare la fanfiction SwanQueen (che andrà in pausa fino a Settembre) ho deciso di iniziare questa piccola raccola di one shot, drabble o flashfic un pò su tutte le ship, ognuna con un tema diverso e TUTTE AU o Crossover, quindi saranno tutte inventate da moi *O* 
E come potete vedere, si inizia proprio dalle SwanQueen *-*
Buona lettura a tutti :3 
-Sophie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Hurt. ***


Sometimes I just want to hide ’cause it’s you I miss
You know it’s so hard to say goodbye when it comes to this.

«Robin!» ansimo sommessamente, trattenendo malamente alcuni gemiti che faticano a stare rinchiusi tra le mie labbra.

 

Sento le sue mani stringersi sulla mia vita, accarezzarmi, esplorarmi come fosse la prima volta in cui facevamo l'amore.
Mi era mancato.
Mi era mancato con ogni cellula del mio corpo. Ma il pensiero che si fosse portato a letto Emma per anni...

Lo sento spingersi improvvisamente dentro di me, con forza, con prepotenza, ma anche con dolcezza. So che, almeno lui, non mi ferirebbe mai. Almeno non dopo tutti questi anni.
Non adesso, che mi sento fragile come non mai.
Sono praticamente polvere ormai, e del mio cuore rimangono solo quei pezzi frammentati rimessi insieme con chilometri di scotch e un pizzico di amore delle mie bambine.

 

«Dio, sei stupenda.» lo sento mormorare sotto di me con una naturalezza tale che sento la mia anima di ghiaccio sciogliersi.

 

Per un attimo sorrido, ma l'attimo dopo una dolce, devastante e familiare sensazione mi fa esplodere su di lui, letteralmente.
E lui non mi da' nemmeno il tempo di respirare.
Nemmeno il tempo di concepire un pensiero che sento le sue labbra sulle mie.
Non e' un bacio avido come quello di prima, non e' uno scontro o una gara per il dominio.
E' amore, e questo mi distrugge.
Mi devasta.
Perche' so che lui infondo non potra' mai scegliere. So di essere la sua seconda scelta.
So di venire dopo di lei.
Dopo una stupida giornalista.
Dopo Emma Swan.

Mi accascio sul suo petto, cosi' caldo, cosi' familiare... mi sento quasi a casa mentre mi inebrio del suo profumo.
Profuma di pulito, di profumo spruzzato da troppo lontano.
Non odora piu' di foresta, non come la prima volta che abbiamo fatto l'amore.
Quasi mi manca quell'odore.
Era una delle poche cose che mi ricordava casa.
E se prima l'avrei riconosciuto tra mille, adesso, dopo sette anni anni, riesco solo a sentire quanto tutto sia cambiato.

Sento la sua mano accarezzarmi la schiena in un lento movimento.
Su e giu' e viceversa, in una dolce carezza.
In un qualcosa che e' solo nostro.
E per l'ennesima volta non sono che cenere tra le sue grandi mani. Sono una bugia tra le mille verita' e solo il suono della sua voce mi fa reinvenire.

 

«Sei silenziosa.» mi mormora passandomi una mano tra i capelli irrimediabilmente corti, lasciandoseli scorrere tra le dita in modo leggero, semplice, ma spingendomi verso di lui, verso le sue labbra che ancora sanno di me.


La sua lingua e' calda, cosi' come il suo respiro sulla mia bocca , cosi' come i nostri corpi, avvinghiati l'uno all'altro come in cerca di qualcosa di piu' umano. Qualcosa che io non posso dargli.
Siamo come due predatori che lottano per il dominio.
Due animali selvaggi che non vogliono darla vinta all'altro.
Ma d'altronde, non lo siamo sempre stati?

 

La sua mano scivola sulla mia guancia, le labbra si staccano, e lo sento tracciarne il contorno con le dita, come un cieco che cerca di leggere le prime righe di un libro proibito. Mi sento quasi vulnerabile.
Il mio cuore batte freneticamente e i miei occhi incontrano i suoi.
Curiosi e famelici.
Dio, potrei affogarci dentro e non risalire mai piu'.
Ma non posso.
Il macigno che mi opprime il cuore, la gola e mi offusca la vista con le lacrime e' piu' forte della mia forza di volonta'.
Lo perdero', lo so.
Lui mi ama, sì, ma ama anche lei.

Schiudo le labbra per parlare, il mio stomaco va in subbuglio ed il mio respiro piu' rado.
Lo perdero', cazzo.
E dopo che succedera' saro' nuovamente fragile come vetro.
Saro' neve che si scioglie al sole.
Ed il mio cuore sanguinera' violentemente, chiedendo pieta' o un cerotto con cui fasciarsi.
La paura mi attanaglia l'anima, ma alla fine mi decido e pronuncio quelle due parole in un sussuro.
Un mormorio sommesso.
Un sibilo.

«Sono incinta.» e cazzo se penso di averla fatta grossa.


 

Seems like it was yesterday when I saw your face
You told me how proud you were but I walked away
If only I knew what I know today.

{ Christina Aguilera | Hurt.


NDA; si, si, lo so! Questa è più o meno una mini one shot super ultra mega strana e malata, ma purtroppo è frutto dei miei scleri e quelli di MaDiSte, anzi, forse questo è uno dei meno sclerotici xD
Insomma qui c'è una specie d'intreccio di storia dietro che nemmeno potete immaginare, ma non posso dire altro o finirei uccisa proprio dagli sguardi di fuoco dell'altra autrice :') che (dannata lei!) mi ha messo in mente una ship di quelle assurdamente impossibili, chiamiamola pure OutlawSwan (?) ed infine la noia (e la depressione per non essere andata alla Con di Paris) mi ha portato a questo :3
Spero vi piaccia questa piccola one shot.
A presto!
-Sophie.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Amore non guarda con gli occhi ma col cuore. ***


Amore non guarda con gli occhi ma col cuore.
{ William Shakespeare.





 

«Dio fa male!» urlai in preda alle lacrime, sperando che quel dolore sparisse, si volatizzasse.

Era come se qualcuno mi stesse squarciando il grembo da dentro, strappando a mani nude ogni singolo lembo di carne, ogni singolo lembo di vita. 
E faceva un male assurdo, di certo non mi aspettavo tutto questo. 
Così come non mi sarei mai aspettata di riuscire a sfuggire alle grinfie di miaa madre un anno prima. Eppure la piccola e grezza fede che brillava ad ogni scoppiettio di fiamma sul mio anulare sinistro significava ben tutt’altro.








 
«Sollevati il cappuccio e tieniti forte Regina!» mi mormora Daniel prima di dare un colpetto sulla pancia del cavallo, sentendo l’animale iniziare a muoversi proprio verso l’uscita di quella stalla immensa. 
Un luogo nel quale non avrei più fatto ritorno. 
Un luogo che per me è stato fonte della più grande gioia della mia vita proprio fino a qualche momento fa.

Le mie braccia si stringono intorno ai fianchi di Daniel, mentre una serie di silenziose lacrime mi riga le guancia, scivolandomi lungo il viso, fino a sparirle in quella tenuta da cavallerizza che ho sempre amato più dei mille abiti costosi che possiedo, o meglio, possedevo. 
Perché stavo per  abbandonare tutto in quel dannatissimo castello.
Il mio minuscolo titolo.
La mia famiglia, o per lo meno mio padre.
Tutto.

«Andiamocene via Daniel, ti prego corri, sbrigati!» sibilo con appena un filo di voce, nascondendo il viso sulla sua schiena e respirandone il profumo. Quel profumo così buono e così proibito che mi faceva andare fuori di testa tutte le volte. 
Quel profumo che mi ricordava Daniel, l’uomo che mi aveva salvato da me stessa.
Letteralmente ed in tutti i sensi. 

E non appena usciamo fuori da quella stalla mi rendo conto che ormai è l’alba e che tra poco ogni singola persona in quel castello avrebbe saputo della mia scomparsa. Mia madre compresa. 
Mi spaventa da morire il fatto che lei possa trovarmi, ma mi spaventa ancor di più il fatto che possa far qualcosa a Daniel. Quello non sarei mai riuscita a perdonarmelo. 
Lui è tutto per me.
Lo è stato dal primo momento in cui l’ho incontrato.
Lui è stata la mia boccata d’aria dopo anni di apnea.
Il mio sole dopo mesi di oscurità.
La mia primavera dopo un perenne e rigido inverno. 
Ed io mi sento così stupida, non credo di meritarmi un uomo così magnifico come lui e forse non lo meriterò mai. 

L’aria fredda del mattino mi scuote dai miei pensieri e mi stringo un po’ più a Daniel mentre osservo il castello alle nostre spalle diventare sempre più piccolo, fino a sparire completamente dalla nostra visuale. E finalmente tiro un sospiro di sollievo, sentendomi finalmente libera.

«Dove andremo ora?» chiedo sollevando il viso e poggiandolo sulla spalla di Daniel, osservando le sue labbra curvarsi in un piccolo e dolce sorriso. Ed il mio cuore sembra fare una piccola capriola.

«Ovunque tu desideri amore mio.» ed io sorrido, posandogli un dolce bacio sulla guancia e realizzando solo adesso che nonostante la paura e nonostante tutto, il mio Lieto Fine è proprio lui.









«Regina se tu urli e non spingi il bambino non potrà nascere mai e poi mai!» mi dice Annette, l’unica cosa più vicina ad una parente che Daniel avesse. 

«No» mormoro chiudendo le gambe di scatto, scuotendo la testa e portandomi entrambe le mani sul ventre più che rotondo, desiderando e pregando che quel dolore finisse «…fa male, troppo male, non voglio! Voglio Daniel!» quasi urlo piangendo. Dio, se mi vedesse mia madre sarebbe davvero la fine. 
Sono tutto l’opposto di quello che voleva lei per me e forse, infondo, è meglio così.

«Regina per l’amor del cielo, non fare l’irresponsabile! Non puoi-» ma la voce di Annette scompare nell’attimo in cui vedo Daniel comparire da dietro la vecchia e cigolante porta di legno. 

«Daniel!» dico cercando di mettermi seduta, ma riuscendo a malapena ad alzare le braccia per poterlo stringere. 
Lui mi sorride e si avvicina a me, baciandomi la fronte e poi le labbra ed io sento di essere in paradiso, sento di essere finalmente completa. Ma l’ennesima contrazione mi riporta coi piedi per terra, facendomi piegare in due dal dolore. Facendomi urlare ancora una volta. 









 
«Ecco a te tesoro.» mormoro passandogli per l’ennesima volta un piccolo e sottile chiodo che era sfuggito al suo controllo. 

 «Grazie amore.» mi risponde immediatamente, prendendo quel minuscolo oggetto dalle mie mani e piantandolo con un colpo secco di martello, facendomi persino sobbalzare. Eppure non riesco a smettere di guardarlo. 

Nonostante sia sporco e sudato, io non riesco a togliergli gli occhi di dosso, così come fa lui mentre ogni sera tento di preparare qualcosa di commestibile per una cena decente. 
Osservo ogni suo movimento, ogni sua mossa, ogni singolo muscolo che si contrae e quasi mi incanto nel ricordare la prima volta in cui ho baciato quei muscoli o la prima volta in cui le sue abili mani mi hanno sfiorata. 
Un sogno.

Involontariamente mi mordo il labbro inferiore, e scuoto la testa, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. 
Non dovrei ripensare a queste cose, che idiota che sono. 

«Amore, hai caldo per caso?» mi domanda Daniel avendo notato il lieve rossore espandersi sulle mie guance e capisco di essere stata beccata. 
Dannazione. 

«Co-come? Oh… no, veramente io dovrei dirti una cosa, Daniel.» e stavolta lui capisce che sono seria. Non lo chiamo quasi mai per nome, ed in quelle rare occasioni lui capisce sempre che qualcosa che non va. Anche perché credo che persino le mie mani abbiano iniziato a tremare. 
O forse è solamente il panico che sento?
Infondo ormai siamo sposati, quindi dovrebbe essere normale, no? 

Daniel mi guarda stranizzato ed io non riesco a dire una parola, ma che diamine mi prende? 

«Regina, amore mio, va tutto bene?» mi domanda dopo un attimo di indecisione, prendendo le mie mani e baciandole, cercando di confortarmi. 

“Sei un’idiota Regina, riesci ad uccidere un lupo con un arco e non riesci a dire due semplici parole! ” penso tra me e me
«Sono incinta.» dico tutto d’un fiato e dopo un tempo che sembra quasi infinito. Ed in quel momento più di mille domande iniziano ad interporsi nella mia mente.
Come la prenderà? 
Devo scappare? 
Devo chiedergli cosa ne pensa? 
E se non volesse questa vita che porto in grembo? 
Ma non appena sento le sue labbra sulle mie –e la sua mano posarsi sul mio ventre ancora piatto- so che non devo temere più nulla. 
So che non devo temere nulla se ho lui accanto.

«E me lo dici con quella faccia? Regina è meraviglioso!» e per l’ennesima volta in quella giornata mi sorride, facendomi mancare il fiato per quanto è bello. Credo che se dovessi paragonarlo ad una qualche figura astratta, sarebbe sicuramente un angelo. 
Il mio angelo.






 


Ormai è notte fonda da un pezzo, eppure non riesco a dormire. Mi sento esausta, ma al contempo felice come non mai mentre delicatamente sfioro la guancia della piccola creatura accanto a me. 
E’ bellissimo e  piccolissimo, come poteva quella piccola creatura essere dentro la mia pancia e vivere come se nulla fosse? Mi sembra quasi un miracolo. 
Tutto questo mi sembra un miracolo. 

Sento Daniel scostarmi i capelli dalla fronte e posarmi un leggero bacio tra i capelli, stendendosi accanto a me e a quella piccola creatura che dorme indisturbata tra di noi. 

«Sei stata bravissima amore mio.» lo sento mormorare appena, mentre il mio sguardo continua scrutare ogni singolo dettaglio di quella creatura. Ogni singolo dettaglio di nostro figlio. Il nostro bambino. «Dovremmo dargli anche un nome, non credi?»

Annuisco, ricordandomi solo adesso che il bambino che ho appena dato alla luce necessita di un nome, anche se in realtà un nome l’ho pensato eccome. 

«Henry.» dico senza manco bisogno di pensare, osservando Daniel prendere tra le braccia quel piccolo fagottino di coperte, cullandolo piano, come se avesse paura di romperlo. 
Come se stesse tenendo vetro in mano, ma al pronunciare quel nome lo vedo abbassare lo sguardo sul piccolo miracolo che tiene in braccio.

«Come tuo padre? Mi piace!» e so che è sincero. So che lui non mi mentirebbe mai o farebbe mai nulla per farmi soffrire. 

«Benvenuto al mondo, Henry.» mormoro nell’attimo in cui me lo ridà in braccio, dandogli poi un piccolo e solenne bacio sulla guancia ancora rossa.

«Ti amo.» mi sussurra Daniel all’orecchio per poi lasciarmi un bacio sulla guancia ancora umida di lacrime.
Lacrime di gioia.
Lacrime per aver dato alla luce una piccola creatura che d'ora in poi sarà la nostra gioia.

«Ti amo anch’io.»


  

 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3150317