I Black

di Fuocqua
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo in casa Black ***
Capitolo 2: *** Gli amici di Regulus ***
Capitolo 3: *** SULL’HOGWARTS’ EXPRESS ***
Capitolo 4: *** Lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Comparare ***
Capitolo 6: *** Una serata a Grifondoro ***
Capitolo 7: *** Chiacchiere tra amici ***
Capitolo 8: *** Irma parla con Angelo ***
Capitolo 9: *** Rissa nei corridoi ***
Capitolo 10: *** Il Ballo di Halloween ***
Capitolo 11: *** La riconciliazione dei fratelli ***



Capitolo 1
*** Arrivo in casa Black ***


"Orion! Orion! Sei pronto?" gridò la signora Black, "Sì cara" rispose la voce del marito dal primo piano "Arrivo subito, un attimo!" la donna, tranquillizzata da quel fronte, chiese al figlio: "Regulus, tu a che punto sei?" il sedicenne le fece notare che era già in salotto. "Bene, bene, mi raccomando dobbiamo accoglierla bene, deve sentirsi a suo agio con noi, capito?" "Mamma, calmati, non dei essere così agitata, sta solamente venendo Irma……" la signora Black non gli lasciò finire la frase e disse: "Ti pare poco? Quella povera ragazza di tua cugina è rimasta orfana e suo padre, mio fratello, l’ha affidata a noi e s’è raccomandato di trattarla come una figlia! Ha la tua età, Regulus, vedi di trattarla garbatamente, di farle conoscere i tuoi amici e di farla sentire parte integrante della famiglia." "Ma toglimi una curiosità, come mai viene qui? Non ha i parenti di sua madre in Italia?" la signora Black sbuffò e spiegò: "Certo, ma quello non è certo un bel paese, i maghi sono costretti a vivere in mezzo ai Babbani, a frequentare le loro scuole a fare i loro mestieri, tu ci vivresti mai in un luogo simile? E poi sono quasi tutti babbanofili, che orrore! Non c’è da stupirsi che mio fratello, pace all’anima sua, abbia deciso di mandarla qui da noi. I primi tempi saranno un po’ difficili, deve superare la morte del padre e deve ambientarsi, quindi stalle vicino, intesi?" Regulus annuì e rispose: "Farò quel che posso, spero solo che il crescere in mezzo ai Babbani non l’abbia fatta diventare una Traditrice del Sangue." Orion, che scendeva le scale, lo rassicurò: "Sta pur certo che tuo zio non avrebbe mai permesso una cosa simile." Passò qualche minuto, poi sentirono il classico schiocco della materializzazione e udirono i pesanti tocchi del battiporta che colpiva l’uscio. Kreacher andò ad aprire e fece capolino nell’atrio una giovane ragazza alta e di corporatura robusta. Aveva i tratti caratteristici dei Black: lineamenti aristocratici ed eleganti, occhi quasi neri ma brillanti (benché i suoi sembrassero persi) e capelli neri boccolosi che le scendevano oltre a metà schiena. Ciò che non aveva tipico della famiglia era l’abito, invece di una gonna e una camicetta scura, come le si sarebbe addetto, indossava brache nere, una fusciacca multi colore, maglione a dolcevita azzurro e bandana in testa, nel complesso poteva sembrare una piratessa. “Sarà lo stile italiano.” Pensò la signora Black vedendo la giovane, poi le sorrise, si fece avanti e disse: "Ben venuta, cara, hai fatto buon viaggio?" Irma alzò le spalle con indifferenza e rispose: "Mi sono smaterializzata, non è che abbia dovuto viaggiare molto." Orion le diede ragione: "In effetti era una domanda futile. Io sono tuo zio Orion, lei è mia moglie Walburga e questo e nostro figlio Regulus. Ma immagino che tuo padre ti abbia già parlato di noi e che ti abbia fatto vedere delle foto." Lo sguardo della ragazza sembrava assente, il tono era calmo e piatto "È vero, dov’è Sirius?" chiese lei come se stesse parlando di un vecchio amico piuttosto che di uno sconosciuto cugino che, forse, poteva anche non esistere. A quella domanda ci fu un attimo di tensione nella stanza, infine Orion ruppe il silenzio e spiegò: “Se n’è andato, è fuggito di casa e noi l’abbiamo rinnegato. È un traditore del sangue, il disonore della famiglia! Non è più un Black, è come se non fosse mai esistito." La ragazza capì che aveva toccato un tasto dolente, per cui si scusò: "Mi dispiace, non ne avevo idea, non lo menzionerò mai più." Walburga esclamò: “Tranquilla, nessun problema, non lo sapevi. Vieni ti mostro la stanza in cui potrai sistemarti." le due donne salirono al secondo piano mentre Orion e Regulus tornarono alle proprie faccende. Quella sera, durante la cena in cui la signora Black fece mille domande alla nuova arrivata, entrarono in volo due piccioni che lasciarono cadere due lettere sul tavolo, una davanti a Regulus e una davanti a Irma, il primo aprì tranquillamente la propria, la seconda, invece, scrutò la busta non capendo di cosa si trattasse, poi chiese: "Che cos’è?" "La tua lettera per Hogwarts, presumo, è la scuola di magia della Gran Bretagna." Irma rimase stupita e domandò: "Qui c’è una scuola di stregoneria?" poi ricordò "In effetti mio padre, ora che ci penso, me ne aveva parlato, ogni tanto diceva che anche in Italia ci sarebbe dovuta essere una scuola per soli maghi. Va bhe, suppongo sia obbligatorio frequentarla, quindi è meglio che me ne parliate." "Dai, Regulus, spiega un po’ a tua cugina come si vive e cosa si fa ad Hogwarts." Il giovane iniziò a descrivere vivacemente e con entusiasmo la scuola e la gente che la frequentava e continuò anche dopo cena. Così Irma passò il suo primo giorno con la sua nuova famiglia, sapendo che presto l’avrebbe dovuta lasciare per frequentare la scuola e sapendo che sarebbe stata catapultata in un nuovo mondo completamente a lei nuovo, pieno di nuova gente da scoprire.

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Capitolo 2
*** Gli amici di Regulus ***


Pochi giorni dopo l’arrivo di Irma, arrivò un gufo a Regulus da parte del suo caro amico Lucius Malfoy che lo invitava a trascorrere il pomeriggio seguente assieme a lui e ad altri amici alla sua sontuosa villa, ‘Malfoy’s Manor’. Il giovane, naturalmente, chiese il permesso alla madre che acconsentì e aggiunse: “Mi raccomando porta anche Irma e presentala a tutti, così inizia a conoscere già i suoi futuri compagni di casa, sicuramente verrà assegnata anche lei a Serpeverde.” Il figlio le rispose: “Non ti preoccupare, si troverà benissimo, ne sono certo. In più ci saranno anche Bella e Cissy, così conoscerà un altro pezzo di famiglia.” Walburga fu contenta di queste parole, poi le balenò nella mente un terribile pensiero ed esclamò: “Ma non può mettersi quegli abiti che ha di solito, sono sciatti! Ora vado a vedere se per caso ha qualche vestito adatto nel suo guardaroba, altrimenti dovremo andare a comprare qualcosa oggi.” La signora Black teneva in modo molto particolare all’eleganza e alla bella impressione, diceva che i membri della sua nobilissima casata non potevano permettersi di sfigurare e dovevano sempre mostrarsi al massimo della forma, in ogni occasione. Walburga, quindi, si precipitò in camera della nipote a rovistare negli armadi e, con suo grande sollievo, trovò preziosi, eleganti e curati abiti che Irma era solita usare solo per le grandi occasioni e non per un semplice pomeriggio tra amici. Il giorno dopo Irma e Regulus si smaterializzarono all’opulente ‘Malfoy’s Manor’. La ragazza pareva tranquilla e rilassata come se non stesse andando in mezzo a un gruppo di sconosciuti ma da vecchi amici, il cugino notò la cosa e pensò tra sé e sé: “Com’è disinvolta! Questo sì che è un comportamento da veri Black, dovrò ricordarmene.” I due cugini attraversarono tutto il grande parco della villa, poi giunsero davanti al portone, bussarono e venne loro ad aprire un elfo domestico che li condusse nel salotto dove li attendeva il giova Lucius. Erano già arrivate Bellatrix e Narcissa. Appena vide l’amico, il padrone di casa si alzò in piedi e lo accolse dicendo: “Regulus caro, che piacere vederti! Benvenuto.” “Grazie Lucius, come stai?” “Ottimamente, tu, invece?” “Non ho da lamentarmi.” “Ne sono felice, ma dimmi chi è questa ragazza che è con te? Non lo mai vista prima d’ora…” poi sottovoce aggiunse: “Non sarà una mezzosangue, m’auguro?” Regulus rise con classe e rispose: “Non temere, lei è Irma una mia cugina.” spiegò poi in breve come mai era con lui, nel frattempo la ragazza si guardava attorno meravigliata, senza però che lo si potesse notare dal suo sguardo sempre monotono. Appresa la situazione, Lucius strinse la mano alla giovane e si presentò: “Piacere, io sono Lucius dell’antichissima casata purosangue dei Malfoy. È un onore conoscere un’altra giovane Black, per di più cugina della mia fidanzata.” detto ciò si avvicinò a Narcissa, anche lei, sorridente, si presentò, a differenza di tutti gli altri membri della sua famiglia aveva i capelli lisci e biondi; infine fu il turno di Bellatrix. Dopo queste presentazioni, Irma domandò: “Ma non avevate una terza sorella, più grande, di nome Andromaca?” dal silenzio che pervase la stanza, la giovane dedusse: “Capisco, anche questo è un argomento tabù.” In quel momento un elfo domestico introdusse nella stanza un giovane dai neri capelli unti, lisci e lunghi fino a poco sopra le spalle, aveva un naso adunco, era Severus Piton. Di nuovo iniziarono le presentazioni che continuarono anche dopo, con l’arrivo di Tiger e Goyle (i guardaspalle di Lucius) e i fratelli Rodolphous e Rabastan Lastrange. I giovani iniziarono a parlare di molte e varie cose, ma l’argomento che più li entusiasmava era il nascente potere di Lord Voldemort e gli ideali che presentava. Tutti ne erano affascinati e tutti si professavano futuri mangiamorte, l’unica a non dire nulla era Irma che rimaneva in silenzio ad ascoltare, così vedendola Narcissa pensò fosse bene coinvolgerla e le chiese: “E tu, cugina, non so se in Italia sia giunta la fama del Signore Oscuro, ma credo di sì, che cosa ne pensi? Non trovi anche tu nobili e giusti i suoi intenti?” Irma alzò un sopracciglio, poi rispose: “Lo sterminio non porta mai a nulla di buono.” “Ma non possiamo più permettere agli schifosi mezzosangue di contaminarci, dobbiamo ucciderli tutti!” intervenne Rabastan. Irma ribatté: “Io non voglio entrare ne merito, dico solo che un massacro non è la soluzione ideale.” Iniziò così una nuova ed animosa discussione che sfociò in sperticati elogi ai mangiamorte e alle loro opere. Ad un tratto Regulus fece ammutolire gli amici, si levò in piedi, tirò su la manica sinistra e mostrò il marchio nero, l’ammirazione fu generale. “Ma da quanto ne fai parte?” chiese Piton. “Da quest’estate.” “Perché non ci hai detto nulla?” chiese Narcissa, sua sorella aggiunse: “Come hai fatto? Anch’io voglio essere una seguace dell’Oscuro Signore!” “Idem.” si aggregò Lucius seguito, poi, da tutti gli altri. Regulus si godette un poco quel suo momento di gloria, ne respirò fino in fondo l’essenza, poi disse: “Non vi preoccupate, intercederò per voi presso il mio signore, vi accoglierà nelle sue schiere, non temete!” I suoi amici furono contenti, così tanto che Lucius propose: “Che ne dite di andare a festeggiare a Diagon Alley? Mio padre ha detto che hanno da poco aperto un locale davvero chic.” I ragazzi approvarono, così si smaterializzarono e giunsero nella magica Diagon Alley. Il gruppo iniziò a camminare in mezzo alla strada, apriva Lucius con Cissy alla sua destra e Regulus a sinistra, dietro di loro Tiger e Goyle, poi Bellatrix e Irma, infine i due Lastrange. “Cuginetta, toglimi una curiosità, perché sei convinta che non si debbano sterminare i mezzosangue?” “Bella, vedi, tu faresti mai la commessa in un negozio di calderoni o qualcosa del genere?” l’altra strega inorridì e rispose: “Mai e poi mai! Non è un lavoro degno di famiglie come la nostra.” “Ecco, appunto, ti sei risposta da sola.” Bellatrix impiegò un attimo, ma poi capì cosa intendesse la cugina, quindi lasciò perdere l’argomento e si mise a parlare con Rodolphous. All’improvviso Lucius s’arrestò e con lui anche gli altri, Malfoy fece notare: “Regulus, guarda là, c’è quel traditore del sangue di tuo fratello.” “Lui non è più mio fratello.” Poi Piton aggiunse: “Ovviamente è assieme a quel suo amico, Potter, quanto sono patetici. Guardateli lì a mischiarsi coi mezzosangue, mi disgustano.” Lucius propose: “Perché non li stuzzichiamo un po’?” Regulus scosse la testa: “No, lascia stare, andiamo avanti.” Da quando Sirius se n’era andato di casa un anno prima, il più giovane dei Black faceva di tutto per evitarlo, non lo voleva vedere, né parlargli perché questo lo avrebbe fatto soffrire, anche se non lo voleva ammettere a Regulus mancava il proprio fratellone, quindi lo evitava. Occhio non vede, cuore non duole.

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Capitolo 3
*** SULL’HOGWARTS’ EXPRESS ***


Era finalmente arrivato il primo settembre e tutti i maghi s’erano convogliati alla stazione di Londra per prendere il treno che partiva dal binario 9 e ¾. Appena saliti su un vagone Regulus e i suoi amici Serpeverde avevano occupato un intero scompartimento, Irma era seduta con loro al fianco del cugino e ascoltava quello che si diceva senza parlare. “Come mai sei così taciturna?” le domandò Rabastan, lei ci pensò un poco poi rispose: “Mi piace ascoltare per osservare gli altri e studiarli. Inoltre parlo solo quando ne vale la pena.” Saltò su Lucius che disse: “Bene, allora vuol dire che non sprecherai fiato coi mezzosangue. A proposito avete visto quanti ce ne sono quest’anno? È una cosa indecente, fortuna che è il mio ultimo, così non sarò più costretto ad incontrare simile marmaglia.” E così s’aprì una nuova discussione basata su invettive contro i figli di Babbani. Dopo non molto però, l’Italiana si alzò e fece per uscire. “Dove vai?” le chiese Regulus, lei pacatamente rispose: “A fare un giro.” e se ne andò chiudendo dietro di sé la porta. Irma attraversò quasi tutto il treno, vagone dopo vagone, sapeva bene dove andare, quel giorno a Diagon Alley aveva visto chiaramente i due giovani che il cugino aveva voluto evitare e aveva capito che uno dei due doveva essere Sirius. La giovane, quindi, si mise a sbirciare in tutti gli scompartimenti in cerca del Black rinnegato, era arrivata nell’ultima carrozza quando lo trovò, era assieme all’altro ragazzo di Diagon Alley, assieme a loro c’erano anche un tipo mingherlino, un giovane con l’aspetto dello studioso e una ragazza coi capelli rossi e gli occhi verdi. Irma aprì la porta e con una fievole e sottilissima nota di emozione chiese: “Sei tu Sirius Black?” il ragazzo dai capelli neri assai mossi, dall’aspetto un po’ trascurato ma che, comunque, trasudava eleganza e classe, rispose: “Sì sono io. Tu, invece, bella giovane, chi sei?” con la magia fece apparire un bianco fiore e lo porse a Irma che, per la prima volta da quando era in Inghilterra, sorrise e poi gli rivelò: “Sono una tua cugina.” Stupore generale, poi Sirius ridacchiò e la contraddisse: “Impossibile, conosco bene le tre figlie di mio zio…. A meno che tu non sia, per caso, Irma! Sei lei? Quella che vive in Italia? Se sì, spiegami che cosa ci fai in qui, è successo qualcosa?” pose questo domande con vivo interesse e un punta di preoccupazione nell’ultima. L’Italiana narrò dando risposte esaurienti. “Quindi tu, ora, vivi coi miei genitori, mi dispiace per te. Ma per fortuna c’è Hogwarts.” “Bha, a dire il vero non mi sono trovata male con loro e poi Regulus e i suoi amici mi stanno anche simpatici.” “E allora perché mi sei venuta a cercare? Non si sono forse raccomandati di starmi alla larga? Sono un traditore del sangue, te l’hanno detto, vero?” disse Sirius sarcastico. Potter, poi, gli disse: “Felpato, temo che sia come gli altri tuoi parenti: una fanatica del sangue puro.” Irma lo fulminò con lo sguardo e innervosita gli chiese: “Chi diamine sei, tu, per dare giudizi su persone che neanche conosci?” “James Potter.” “Era una domanda retorica. Comunque per informazione tua e degli altri, io sono cresciuta in mezzo ai babbani e, nonostante non l’abbia mai dato a vedere in famiglia, io non disprezzo affatto né loro, né quelli che vengon volgarmente definiti mezzosangue.” Allora James le domandò: “E quindi perché dici che sono simpatici quei Serpeverde, magiamorte e razzisti?” Irma spiegò: “Non lo sono davvero, aderiscono a quelle sciocche idee, ma non lo sono affatto. Prendiamo in esame Severus, predica tanto circa la purezza del sangue, ma poi ha il padre babbano, dovrebbe odiarsi da solo e i suoi amici dovrebbero disprezzarlo. Stesso discorso, poi, per il più grande dei paradossi: Voldermort, il mago che tanto ammirano, aveva solamente la madre strega, dovrebbe suicidarsi se odia sì tanto i ‘mezzosangue’ e i suoi seguaci dovrebbero ucciderlo invece di idolatrarlo ed esaltarsi per lui. Come vedete quella gente professa tante idee, ma poi non vive seguendole. In più la loro vita, la loro personalità, il loro pensiero non si limita al disprezzo per chi non ha il sangue puro, hanno molte diverse e arie passioni, interessi e mi stanno simpatici proprio per questi altri aspetti, sfaccettature del loro carattere. Capite?” Sirius annuì non condividendo, poi le disse: “Siediti qui a fianco a me preparati a conoscere qualcuno di simpatico e che non è un assassino. Dunque lui è il mio miglior amico James, detto Ramoso, quella è la sua morosa Lily, poi c’è Remus o Lunastorta e, infine, c’è Peter, per gli amici Codaliscia.” Irma abbozzò un mezzo sorriso. Sirius, poi, si mise a chiacchierare scherzosamente con Potter mentre Peter li stava ad ascoltare entusiasta e dicendo qualche parola di tanto in tanto, Remus continuava a leggere il libro da cui non aveva quasi mai distolto lo sguardo; Lily, invece, attaccò bottone con Irma e conversarono tranquillamente. Mancava circa mezzora prima di arrivare a destinazione, la giovane Black si alzò e disse: “Scusatemi, ma è meglio ch’io torni da Regulus ed i suoi compari, ho lì tutti i miei bagagli. Ci si vede a scuola. Ciao.” Gli altri salutarono, però Sirius le chiese: “In che casa capiterai? Dove ti piacerebbe essere messa?” “Bha, tuo fratello m’ha parlato dello smistamento, mi pare tanto ridicolo che sia un cappello ad analizzarmi e scegliere, ma va bhe, se questi sono i vostri costumi, non li discuto. A parte questo non so dove capiterò, anche se i tuoi genitori e tuo fratello son certi che andrò a Serpeverde; ma infondo per me non cambia nulla, una vale l’altra.” Lily, sorridendo, si raccomandò: “Cerca di farti mettere a Grifondoro, dove siamo noi!” Irma alzò le spalle e uscì dicendo: “Vedrò.” La giovane tornò in mezzo ai Serpeverde, già tutti con le loro divise, immediatamente Regulus sbottò: “Dove sei stata? Hai detto che avresti fatto due passi e poi sei tornata solo ora, mi ero preoccupato!” “Non abbastanza, evidentemente, se no mi saresti venuto a cercare.” ribatté apaticamente la ragazza. Lucius osservò: “Per una volta che eravamo riusciti a trattenere Sev…” poi si rivolse a Piton “Credimi, amico, ti ha solo fatto bene non andare a trovare quella schifosa mezzosangue della Evans.” Severus lo contraddisse: Lily è diversa, lei è speciale!” a sentire quelle parole un quasi impercettibile lampo di stupore attraversò il volto dell’Italiana che avrebbe voluto chiedere qualcosa, ma non ne ebbe il tempo perché Rabastan le disse: “Irma è meglio che anche tu ti metta in divisa, ormai. Vieni con me ti faccio vedere dove puoi cambiarti.” Il Lastrange fece per alzarsi, ma la ragazza gli fece cenno con la mano di fermarsi e disse: “Non ne ho bisogno.” poi pronunciò un incantesimo: “Vestam verto.” Immediatamente i suoi abiti si tramutarono nella divisa scolastica. I ragazzi rimasero stupiti, senza parole, il prima a rompere il silenzio fu Rabastan che invitò Irma a sedersi accanto a sé, quasi in contemporanea Bellatrix domandò: “Ma dove hai imparato quell’incantesimo, a noi non l’hanno ancora insegnato.” “Bha, l’ho improvvisato.” Piton sussultò e chiese: “Anche a te piace creare nuove formule magiche?” “A dire il vero in Italia lo fanno tutti, voi no? Da noi i genitori insegnano gli elementi base, poi ognuno li compone a seconda del bisogno.” Parlò ancora un poco della magia italiana ai suoi compagni, poi il treno si fermò.

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Capitolo 4
*** Lo smistamento ***


Erano finalmente nella sala grande della scuola ed era giunto il tanto atteso momento dello smistamento. Irma, essendo la più grande, venne chiamata per prima, la giovane si sedette sullo sgabello e la vicepreside le mise intesta un cappello, la ragazza subito pensò: “Un berretto deciderà quale casa sarà più adatta a me? Ma che assurdità! Nessuno è in grado di conoscere e capire davvero una persona…… Ma va bhe, non critichiamo queste buffe tradizioni.” Il cappello parlante mentalmente le chiese: “Davvero tu pensi questo? In effetti non hai tutti i torti, ma credimi io so scrutare gli animi della gente meglio di qualsiasi essere umano. Ma vediamo quale Casa è giusta per te…… Mhmm, senz’altro hai, come tutti i Black, le caratteristiche per andare a Serpeverde, però sei anche intelligente e studiosa, ma neanche Corvonero fa davvero per te. Tassorosso? Forse, però… In effetti anche a Grifondoro staresti bene… Uffa mai trovato una persona così complicata… andresti bene ovunque…” Irma gli disse: “Se ti può aiutare a decidere, io vorrei andare dov’è mio cugino Sirius.” Il cappello pensò un attimo, poi ad alta voce gridò: “Grifondoro!” La ragazza, soddisfatta, s’alzò dallo sgabello e andò a sedersi alla tavolata, di fianco al Black rinnegato e ai suoi amici, mentre andava gettò un’occhiata ai Serpeverde e vide Regulus che s’era fatto scuro in volto. “Allora, cuginetta, hai seguito il nostro consiglio, brava, vedrai che qui ti troverai bene.” le disse Sirius appena ella s’accomodò, poi le versò del succo di zucca nella coppa e gliela porse, Irma sorrise lievemente per ringraziare e bevve. Per tutto il giorno successivo Irma cercò Regulus per parlargli, ma ogni volta che lo scorgeva, lui s’allontanava. Infine, sottosera, la ragazza riuscì a bloccarlo, lui pareva scocciato e la guardava malissimo, la giovane gli disse: “Ti prego, non odiarmi se non sono finita a Serpeverde.” Regulus mantenne il suo sguardo torvo. “Una casa vale l’altra, non cambia pressoché nulla. Mi hai conosciuta, sai come sono, perché la nostra amicizia dovrebbe spezzarsi per una stupidaggine come in che dormitorio sono capitata……” il fiero Black la interruppe e le domandò con rabbia: “Ti pare forse cosa da poco essere finita a Grifondoro? In mezzo a quei babbanofili, quei traditori del sangue, per lo più. Poi ti sei pure seduta vicino a quel mio fratello degenere che ci ha abbandonati. Non possiamo rimanere amici, è gia tanto ch’io non ti odi, come invece dovrei.” A questo punto Irma finse di piangere, con tanto di lacrime sforzate, e singhiozzando disse: “Mi dispiace, ma che colpa ne ho io? È stato quello stupido cappello a decidere, mica io. Ma perché ci devono dividere le vane parole di berretto, quando un fortissimo legame ci unisce? Sì, perché il sangue è il legame più forte di ogni altro, noi facciamo parte della stessa nobile famiglia, non tagliamo i ponti per così poco.” Regulus s’era addolcito a quelle parole, quindi le disse: “Hai ragione, perfettamente. Scusa se mi sono comportato in quel modo, ma sai com’è…. Dai non ti preoccupare, dimentichiamo questa giornataccia e comportiamoci come abbiamo sempre fatto.” “Grazie, grazie mille.” Gli disse la cugina, parlarono un altro poco, poi ognuno se ne andò nel proprio dormitorio. Irma aveva raggiunto il suo scopo, con qualche lacrima finta, ma l’aveva raggiunto. La giovane, chissà perché, ci teneva ad avere buoni rapporti e ad essere amica sia di Sirius che di Regulus.

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Capitolo 5
*** Comparare ***


Passò qualche giorno, Irma era in riva al lago nero, s’era tolta calze e scarpe e passeggiava coi piedi immersi nel lago. Bellatrix la vide e la chiamò: “Ehi, cugina!” la ragazza si voltò, salutò con la mano e invitò la Serpeverde a raggiungerla. Le due Black si sedettero sotto un albero ed iniziarono a chiacchierare. “Allora, come ti trovi qui a Hogwarts?” l’altra alzò le spalle e rispose: “Cosa vuoi che ti dica? È una scuola come le altre, gente simpatica, gente detestabile, gente neutra. Ogni tanto mi annoio, però si sopporta.” “E trai Grifondoro riesci a trattenerti dal sputargli in faccia?” Irma trattenne un riso e disse: “Infondo non sono poi così terribili.” Bellatrix la guardò come se avesse detto un’empietà, poi ribatté: “Ma dai, non vorrai farmi credere che siano come noi! Noi siamo di due spanne più in alto di loro. È come se volessi paragonare, che so Regulus con Sirius.” disse quest’ultimo nome con disprezzo; Irma colse l’occasione e propose: “Dai analizziamo il comportamento dei due fratelli, vediamo che differenze ci sono.” “Ma è ovvio, Reg si comporta da vero e puro Black, Sirius non ci si avvicina nemmeno lontanamente.” L’altra insisté: “Dai, così per passare il tempo, tanto per divertirci, tanto per vedere quanto si discosta dal sangue.” Alla fine Bellatrix accettò e cominciò a dire: “Dunque, per colazione, beve mezzo litro di caffè latte e mangia pane tostato con sopra burro, a volte con la marmellata.” “Sirius idem. Poi, dopo mangiato, viene circondato da ragazze che tratta con sufficienza, perché sa che tanto gli sbavano dietro comunque. M’auguro che Regulus sia più cortese.” Bellatrix scosse la testa e disse: “Per nulla, pure lui, consapevole del fatto di piacere a tutte, resta distaccato, mentre loro cercano di attirare la sua attenzione. Bha, comunque durante le lezioni è attentissimo, sa sempre rispondere alle domande degli insegnanti, ci tiene ad essere trai migliori, ma lo sai ci sei anche tu. Sirius, invece, scommetto che passa il tempo a fare scherzi idioti.” Irma la contraddisse: “A quanto mi dicono, invece, è uno dei più bravi della classe. Comunque, dopo le lezioni, compiti a parte, gira coi suoi amici e, mi duole dirlo, a volte esagera con quei suoi scherzi e con quelle sue prese in giro. Son qua da pochi giorni, ma ho già visto abbastanza, come tratta male il povero Sev.” “Eh già, lui e quel Potter se la prendono sempre con Piton…. Regulus, invece, se non è agli allenamenti di quidditch sta in nostra compagnia e quando c’è da offendere o torturacchiare qualcuno, lo fa coi mezzo sangue, quelli che se lo meritano un trattamento del genere.” Irma sorrise e concluse: “Visto? Sono uguali, i due fratelli: spavaldi e orgogliosi, amano essere al centro dell’attenzione e si credono migliori di qualcun altro. Certo, cambia questo qualcun altro ma infondo è pur sempre una persona che vedono diversa e/o considerano inferiore.” Bellatrix la guardò un attimo perplessa, poi riconobbe: “Non hai tutti i torti, ma Regulus fa bene a dar contro a quegli schifosi mezzo sangue, mentre Sirius è solo un galletto che fa il bullo.” Irma si sdraiò sul prato e disse: “Può essere, ma per me sbagliano entrambi.” “Non stai anche tu dalla parte di Regulus?” “Lo sai come la penso.” Chiacchierarono ancora a lungo, poi, data l’ora che s’era fatta, decisero che era meglio rientrare nel castello, anche perché presto sarebbe stata servita la cena. Mentre andavano Irma osservò che tutti i ragazzi andavano in giro a gruppi, minimo a coppie, soltanto uno se ne stava da solo. Era un Grifondoro dai capelli lunghi lisci e neri, aveva le guance ricamate da un po’ di barba e un lungo pizzetto, lo sguardo era profondo ma impenetrabile. Era solo, nessuno gli era accanto nel raggio di tre metri e camminava lento ed inesorabile. Irma rimase un attimo bloccata e domandò alla cugina: “Chi è quel ragazzo?” e Bellatrix le rispose: “Si chiama Angelo, è un tipo strano.” “Lo voglio conoscere.” sussurrò Irma prima di entrare nella sala grande.

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Capitolo 6
*** Una serata a Grifondoro ***


Quella sera Irma, invece di starsene in disparte come aveva fatto i giorni precedenti (spesso stava vicino al camino scoppiettante leggendo un libro), girò per la sala comune, sperando di trovare in un qualche angolo il ragazzo che aveva notato poche ore prima nei corridoi. Purtroppo non lo vide da nessuna parte, per cui si sedette sui divani occupati dai Malandrini e da Lily, nella speranza di raccogliere informazioni. “Allora, cuginetta, finalmente ti unisci a noi. Che ci racconti di bello?” domandò, solare come sempre Sirius, Irma rispose: “Mha, cosa vuoi che ti dica, non si sta male qua.” James saltò su e disse: “Oggi t’ho vista che parlavi con Bellatrix, ma sei normale? Perché perdi tempo con quella gentaglia?” Sirius aggiunse: “Ai sempreverde bisognerebbe sputargli in faccia.” Irma scoppiò a ridere “Che hai?” le chiesero gli altri, allora lei spiegò: “Cugino, non ci crederai, però Bellatrix ha fatto la tua stessa osservazione oggi pomeriggio, ma a proposito dei Grifndoro.” Sirius sgranò gli occhi, Potter gli diede una pacca sulla spalle e gli disse: “Attento, inizi a parlare come i tuoi parentastri, non so se sia un buon segno.” Il Black si giustificò: “Eh, cosa vuoi, ho vissuto lì in mezzo per quindici anni, qualche residuo mi è rimasto, di quelle maniere.” Poi James riprese il suo discorso rivolto ad Irma: “Insomma, perché parlavi con Bellatrix? Perché sei sempre intorno a quei Serpeverde?” “Bhe, perché sono miei amici, mi pare naturale.” “Non devi frequentarli, sono……” “Senti, Potter, io frequento chi mi pare, chiaro? Non sarai di certo tu a dirmi con chi parlare o meno.” la voce con cui l’Italiana aveva pronunciato queste parole, non era alterata, ma lasciava comunque trasparire grande ira. James, stupito da quella risposta, praticamente nessuno osava contraddirlo, alzandosi in piedi, sbottò: “Come osi rivolgerti a me in quel tono?” “Come ti permetti tu, piuttosto, a volermi dare ordini!” anche questa volta Irma era riuscita a rimanere impassibile ma, allo stesso tempo, a trasmettere il veleno delle sue parole. “Ehi, io…” “Calmati Ramoso, non essere così nervoso, ma che ti prende?” intervenne Remus, mentre Peter osservava la scena incredulo. James guardò un attimo Sirius, sperando che gli desse ragione, ma egli non disse nulla, allora Potter perse le staffe: “Questa ragazzina osa darmi torto! Si permette di contraddirmi! Felpato, amico, perché non dici nulla? Ho ragione oppure no?” “Ramoso, stai un po’ esagerando.” “Dici così solo perché è tua cugina, se no saresti dalla mia parte! Non è così? Tu sai che ho ragione!” Nessuno sapeva bene cosa dire, Irma gli disse: “Il problema è questo, tu credi di avere sempre e solo ragione, non consideri la possibilità di sbagliare. Ricorda: errare humanum est. Non prendertela se qualcuno non la pensa come te, il mondo è bello perché è vario.” James non ne poteva più per cui se ne andò verso il dormitorio dicendo: “Siete tutti contro di me.” Peter farfugliò: “Io no.” ma non venne udito; Lily si alzò in piedi e lo seguì nella speranza di farlo ragionare, si voltò un attimo a dire agli altri: “Quando si è calmato un poco vi chiamo.” Lupin sospirò: “Chissà che cosa gli è preso……” Irma avrebbe voluto rispondere: ‘è un viziato che non è abituato ad accettare la diversità altrui’ ma non lo disse, c’era qualcosa che le premeva di più, quindi cambiò argomento e chiese: “Oggi nei corridoi ho notato un ragazzo, è di Grifondoro, moro, ha i capelli lunghi e lisci, mi han detto che si chiama Angelo, sapete dirmi qualcosa su di lui?” Remus rispose: “Sì, ogni tanto mi rivolge la parola, fa domande molto strane o profonde.” Sirius pensò un attimo poi domandò: “Lunastorta, ma chi dici? Quello burbero e scontroso che non parla mai con nessuno?” Lupin annuì. “Lascialo perdere, cugina, non provare neanche ad attaccarci bottone, sarebbe una perdita di tempo, quello non ha amici. Se ne sta sempre da solo sulle sue, ogni tanto ha dei momenti di follia e blocca la prima persona che gli passa accanto e le ricorda la fredda morte! È fuori di testa.” Saltò su Peter che disse: “Raccontano strane cose su di lui, dicono che una volta abbia fatto un rito oscuro e abbia invocato un mostro delle tenebre.” tutti lo guardarono interrogativamente e Minus si giustificò: “Sì, me l’ha detto Donald.” Sirius lo rimproverò: “Non devi credergli, lo sai che racconta un sacco di fandonie quello lì.” Poi Remus chiese ad Irma: “Ma perché ci chiedi di lui?” “Così, curiosità, mi pareva interessante.” Sirius le ripeté: “Non sprecare il tuo tempo.” Chiacchierarono un poco, poi ricomparve Lily che annunciò che James sera rilassato, per cui i suoi tre amici gli andarono a parlare, mentre Irma rimase ancora davanti al fuoco.

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Capitolo 7
*** Chiacchiere tra amici ***


Era un pomeriggio di ottobre, una spessa coltre di nebbia aleggiava sul parco di Hogwarts, l’aria era umida, gli studenti preferivano restare dentro alle calde mura del castello; Sirius e gli altri Malndrini, appena dopo pranzo, s’erano infilati in uno dei passaggi segreti della scuola per andare ad Hogsmade a far compere a ‘Mielandia’ e da ‘Zonko’; Regulus, Malfoy, Bellatrix, Narcissa e i Lastrange se ne stavano nella sala comune dei Serpeverde a giocare a carte; Irma, invece, a dispetto del freddo che le pungeva le guance, aveva deciso di fare una camminata nel parco. Come aveva preso abitudine, si stava avviando verso il Lago Nero (era il luogo che preferiva) quando scorse due figure che parlavano non molto lontano. La ragazza, incuriosita, si acquattò, quindi, a terra, dietro un masso, tese le orecchie per sentire che cosa si dicevano, ma purtroppo non udì nulla d’interessante, i due si stavano già salutando. Sentì i passi di uno di essi che si veniva verso di lei, Irma trattenne il respiro e sgranò gli occhi perché voleva capire di chi si trattasse: era Angelo che, però, non la vide, dato che teneva sguardo fisso a terra, come al solito. “Ora voglio proprio scoprire con chi stava parlando.” Pensò la ragazza, quindi si alzò in piedi e si guardò intorno: l’altro studente era sparito, per cui l’Italiana si diresse verso il punto in cui li aveva scorti. Camminò per cinque e passa minuti, poi udì una nota voce che la chiamava “Irma!” si voltò e, ai margini della foresta proibita avvistò Piton che le faceva cenno di avvicinarsi. La ragazza senza esitare andò dall’amico “Allora Sevvi” gli chiese “che cosa ci fai qua fuori?” il Serpeverde scosse le spalle e rispose: “Medito e passeggio, tu invece?” “Idem. Ma, correggimi se sbaglio, prima tu stavi parlando con un certo Angelo, vero?” Piton, se possibile, impallidì e rispose: “Sì, però, per favore, non dirlo agli altri, se scoprono che parlo con un Grifondoro, te a parte naturalmente, quelli mi linciano! E c’è gia troppa gente che mi odia tra le mura della scuola.” “Se ti riferisci a Sirius&co, mi sa che non è odio ma semplice goliardaggine. Ma questo a parte, dimmi, tu e Angelo vi conoscete bene?” “Modestamente sono l’unico amico che ha, almeno qua. Come mai me lo chiedi?” “Mi piacerebbe conoscerlo…” Severus non la lasciò finire e disse: “Per caso vuoi che te lo presenti? Bada che non è il metodo giusto.” Irma sorrise e gli disse: “L’avevo già capito, voglio avvicinarlo di persona, solo che voglio essere sicura che ne valga la pena. Di cosa parlate solitamente?” Piton rimase un attimo in silenzio poi scosse la testa e si rifiutò: “No, guarda, mi prenderesti in giro se te lo dicessi.” “Parlate forse di Reality show?” il Serpeverde sgranò gli occhi e chiese: “Di che?” “Visto, manco sai cosa siano quelle stupidaggini, non ti preoccupare, dimmi pure. Io non ho mai deriso nessuno, solitamente era il contrario, su dì.” Severus era ancora dubbioso, poi rispose: “Bha, parliamo di cose varie, politica, ecologia, filosofia, religioni e simili. Sì, insomma, argomenti che gli altri schifano, per lo più. È vero alcuni ne parlano, però sono pochi e il modo in cui ne parliamo noi è totalmente differente, è profondo e……… Ora mi consideri uno sfigato, vero?” Irma scoppiò in una fragorosa risata e domandò: “Ma cosa ti salta in mente? Ci vorrebbe molta più gente come te e lui, se è vero quel che dici. Dai, ti va di fare una passeggiata?” “D’accordo.” acconsentì Piton. Mentre camminavano parlavano di tante cose e, un argomento tira l’altro, Severus iniziò a raccontare del suo folle e ardente amore per Lily che, purtroppo, non aveva mai ricambiato. Restarono fuori fino all’ora di cena, poi rientrarono nel castello. La sera Irma era nuovamente in compagnia dei Malandrini e di Lily, ormai era diventata un’abitudine, ad un tratto si avvicinò un altro Grifondoro, un certo Frank Paciock che propose: “Ehi, James, Sirius io e altri stiamo organizzando una partita a Truggella, volete unirvi a noi?” i due amici si alzarono in piedi, Potter disse: “Remus, Peter, venite anche voi.” E così i Malndrini si allontanarono. Irma chiese all’altra: “Perché non ci hanno chiesto se volevamo giocare?” Lily le spiegò: “Ci giocano solo i maschi, non è per nulla divertente.” “Ah” fece una pausa poi le domandò: “Ma tu da quanto sei la morosa di James?” “Dallo scorso giugno, perché?” “Ma cosa ci trovi in lui? Io lo sopporto a malapena, giusto perché è amico di Sirius, se no gli avrei rotto il naso da un bel pezzo, senza offesa naturalmente.” “Anche a me, inizialmente, non era affatto simpatico, ma poi col tempo mi sono abituata e ora non riesco a fare a meno di lui.” “Bha, contenta te. Secondo me però, intelligente come sei, dovresti aspirare a qualcuno di più maturo, che so… Piton, non siete forse amici?” “Sì, però, appunto, siamo amici, nulla di più, non riuscirei ma a vederlo come fidanzato.” “Ah, capisco, la regola dell’amico non sbaglia mai, se sei amico di una donna non ci combinerai mai niente, non vorrai rovinare un così bel rapporto.” “Chi l’ha detto?” “Max un cantante. Bha, ora son stanca, credo che andrò a dormire.” Detto questo Irma s’alzò e se ne andò nei dormitori.

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Capitolo 8
*** Irma parla con Angelo ***


Il giorno seguente, dopo aver fatto i compiti, Irma e Lily decisero di prendere una boccata d’aria e uscirono in giardino. La rossa voleva cercare il suo amato James che coi Malandrini era già in giro, l’Italiana s’era proposta d’accompagnarla un poco. Camminavano da un po’ quando Irma scorse in lontananza il misterioso Angelo, per cui disse alla compagna: “Scusami, Lily, ma mi sono appena ricordata che ho una cosa importantissima da fare, ci vediamo più tardi. Ciao.” Si allontanò a passi svelti, mentre l’altra le diceva: “D’accordo, a dopo!” la Black s’affrettò, non voleva perdere di vista il ragazzo, passò qualche minuto ad inseguirlo, poi, finalmente riuscì ad accostarsi allo studente. Si trovavano nella parte posteriore della scuola, dove non vi era quasi mai nessuno. La giovane, contenta, chiese: “Ciao, mi chiamo Irma, vuoi essere mio amico?” Angelo, apatico, rispose: “Va bene.” “Tutti dicono che sei strano, a me, invece, ispiri.” Con tono di sufficienza l’altro replicò: “Che cos’è la normalità?” “Nulla.” Angelo, compiaciuto, le disse: “Vedo che inizi a capire.” Allora la ragazza iniziò a spiegare: “Già, perché ciò che è normale per me, per altro non lo è e viceversa, per cui tutto è normale, tutto è strano e niente lo è.” I due studenti, poi iniziarono a chiacchierare di varie cose mentre continuavano a fare avanti ed indietro. Ad un tratto Irma raccontò: “Una delle cose che più mi manca della vita in Italia sono le arti marziali. Il problema è che stando qui ad Hogwarts ho dovuto smettere di frequentare le lezioni di judo, che peccato.” “Davvero tu hai fatto judo? Io kung-fu.” “Non mi dire! E per quanti anni lo hai praticato?” dopo una breve discussione sulle arti marziali, i due ragazzi decisero di sfidarsi, di fare una lotta per vedere chi tra loro fosse il più forte. Combatterono un poco in piedi, poi finirono a terra e ognuno tentava di tenere bloccato a terra l’altro e i loro corpi si avvinghiavano. D’un tratto, una professoressa affacciatasi dalla finestra, fraintendendo la situazione li rimproverò: “Finitela! Ma non vi vergognate, così all’aperto? Cinque punti in meno a Grifondoro.” Angelo e Irma si staccarono e, mentre l’insegnante richiudeva la finestra, lui sottovoce disse: “Ma insomma, signora, ci stavamo solo menando amichevolmente.” Si rialzarono poi, senza un preciso motivo si salutarono e ognuno andò per la propria strada. Mentre andava verso il lago, Irma incontrò Severus, si fermò a parlare con lui e gli raccontò quello che le era capitato. La ragazza era troppo contenta, non sapeva perché, ma aver finalmente attaccato bottone con Angelo, ma soprattutto averci fatto la lotta la faceva sentire felice.

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Capitolo 9
*** Rissa nei corridoi ***


I Malandrini stavano attraversando a gran passi il loggiato che dava nel cortile interno di Higwarts, quando videro Piton che in un angolo leggeva un libro. “Ehi, guardate, c’è Mocciousus!” disse James agli amici, Sirius ridacchiò e preparò la bacchetta, Remus, invece, tra sé e sé scosse la testa come per dire sconsolato: ‘ecco che ci risiamo’; dal canto suo, Peter si affrettò a mettersi al fianco di Potter, pronto ad acclamare le burle dell’amico. “Ehi, Mocciousus, che cosa stai facendo?” domandò raggiante James. “Non rompere, Potter.” fu la risposta di Severus. “Dai, non essere così scontroso, infondo vogliamo solo divertirci un poco, vero felpato?” Sirius annuì, punto la bacchetta e gridò: “Levi corpus.” Piton si ritrovò per aria e pensò: ‘Fanno sempre così, perché diamine non sto più attento?’ Questa volta, però, il Serpeverde ebbe la premura di stringere saldamente la bacchetta con la mano, in modo che non gli cadesse a terra, si affrettò, quindi, a scagliare un incantesimo contro i due Malandrini più spavaldi che caddero a terra, intanto Severus tornava delicatamente coi piedi a terra. “Come hai osato, Mocciousus?!” farfugliò arrabbiato James mentre si rialzava dal pavimento. “Siete stati voi ad iniziare, se non sbaglio, Sev s’è solo difeso e ha fatto più che bene.” affermò alle loro spalle la voce di Regulus che, seguito dai Lastrange e da Lucius, si mise al fianco dell’amico Serpeverde. Vedendo, infatti, che James stava per dare spettacolo, molti studenti si erano raggruppati intorno a lui per godersi lo scherzo; quella campana di gente aveva attirato l’attenzione di Regulus e gli altri che si erano subito precipitati a veder che cosa stesse succedendo. “Ehi, Felpato, il tuo fratellino si vuole in mezzo.” “Non ti preoccupare, Ramoso, adesso si toglie di torno, altrimenti ci penso io. Vero, Regulus, che ora te ne andrai senza interferire e rompere le scatole? Non vorrai costringermi a farti del male, giusto?” “Non dire sciocchezze Sirius, un traditore del sangue come te, non potrà mai far nulla contro un vero Black, come me.” “Regulus, che cosa ti fa pensare che il sangue o l’aver voltato le spalle alla famiglia possa c’entrare con le abilità in duello?” Lo scontro tra i due fratelli era iniziato. Erano passati molti mesi dall’ultima volta che si erano parlati, forse un anno o più. Da quando Sirius se ne era andato da casa, lui e Regulus non s’erano praticamente più rivolti la parola, si ignoravano e ognuno, quando incrociava l’altro, lo guardava freddamente. Adesso, dopo tutto quel tempo, si erano ritrovati a fronteggiarsi, faccia a faccia, mille e più cose avevano da dirsi, mille e più insulti da rivolgersi, mille e più fatti da rinfacciarsi. In quel momento passava da lì Irma; i Malandrini, ricordandole che era una Grifondoro, la invitarono ad andare a dar loro manforte; i Serpeverde, invece, chiedevano il suo appoggio, forti del fatto che ella fosse una vera Black. Contesa dai due schieramenti, l’Italiana semplicemente disse: “Me ne lavo le mani.” e si mise in disparte ad osservare la scena. L’aspro scontro verbale tra i due fratelli riprese, Regulus diceva: “Tu non sei nulla, sei un patetico babbanofilo, traditore del sangue, buono a nulla.” E Sirius, sprezzante, non esitava a controbattere: “Ma taci, stupido bamboccio, hai una mentalità talmente ristretta che se portasse i pantaloni le starebbe larga la taglia trentadue. Piantala di vivere chiuso nel tuo riccio e renditi conto di come va davvero il mondo, non c’è più spazio per ottusi babbanofobi come voi.” E l’altro insisteva: “Sei tu quello che sbaglia, come puoi non renderti conto che questi odiosi mezzosangue non sono altro che fanghiglia sui nostri stivali? Come puoi solo sopportarne la vista? Come puoi non dar valore al tuo sangue puro?” “Sangue puro e sangue impuro, che assurdità! Ma quand’è che vorrete capire che non c’è alcuna differenza? Che sono favole inventate? La vostra è insensata paura, paura di perdere potere e prestigio. Ma che ben venga che un figlio di babbani abbia autorità, se la merita.” “Tu vaneggi! Tu non ti rendi conto di quel che dici! A tal punto ti ha plagiato la compagnia di Grifondoro e mezzosangue? Sei davvero un babbanofilo completo? Non vi è neppure una piccola parte di te, fiera di discendere dalla nobile casata dei Black, benché non lo meriti? Suppongo di no, perché sei un maledetto rinnegato, cane! Non esiterei a colpirti, lo farei anche ora…” “E allora perché non lo fai? Su, dai, attaccami, o forse hai paura? Aspetta” aggiunse poi ironico Sirius “non credo che aver paura si degno di un Black. Quindi, su, dai, colpisci, attacca!” lo esortò nuovamente. Regulus, preso da rabbia e dolore, rapidamente sferrò un pugno sul volto del fratello, a cui il naso iniziò a sanguinare. Irato per l’offesa subita, Sirius si avventò su Regulus ed iniziarono a darsele si santa ragione; ad un tratto, vedendolo in difficoltà, Rabastan avanzò per aiutare l’amico, ma fu intercettato da James che gli scagliò conto un incantesimo. Cominciò, quindi, una furiosa rissa tra i Malandrini e i Serpeverde, interrotta solamente dall’arrivo di un gruppo di insegnanti che divisero i ragazzi e tolsero 50 punti alle due case.

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Capitolo 10
*** Il Ballo di Halloween ***


“Avete saputo la novità?!” domandò tutto eccitato Peter, entrando nella sala comune di Grifondoro. “No, dicci, che c’è?” chiese James; Minus, tutto contento d’essere stato il primo a saperlo, spiegò: “Quest’anno, per Halloween sarà organizzato un gran ballo!” i ragazzi si stupirono, non era mai stata fatta una festa ad Hogwarts per tale ricorrenza, per cui, meravigliati, borbottavano: “Ma no, impossibile!” e anche: “Ma ne sei certo? Chi te l’ha detto?” poi ancora “Che bello, ci voleva proprio!” Chi più, chi meno erano tutti quanti contenti di questa sorpresa. Subito, però, tra gli studenti si profilò un problema, un dubbio: dato che si trattava di un ballo, ci sarebbero dovuti andare a coppie oppure no? O semplicemente non avrebbe fatto differenza? Per sicurezza, tutti quanti si misero a cercare un compagno col quale andare alla festa. Tutti gli studenti erano in fermento, non volevano rimanere soli, per cui chiedevano ad amici o amiche, sperando che qualcuno acconsentisse e che, magari, quel qualcuno fosse proprio la persona che avevano nel cuore. Naturalmente, chi non ebbe di queste difficoltà, furono quelli già morosati, ad esempio James sarebbe andato con Lily, Lucius con Narcissa, Bellatrix con Rodolphous. Remus, Peter e la maggior parte dei ragazzi, invece, come già detto prima, non aveva idea di chi accompagnare e, sebbene avesse voluto avere un patner, sapeva che, alla fine, si sarebbe ritrovato alla festa con gli amici. Dall’altra parte, però, vi erano quei pochi fortunati che avevano il problema opposto, come Sirius e suo fratello Regulus, entrambi, infatti, erano circondati da miriade di fanciulle ed essi si ritrovavano solo con l’imbarazzo della scelta. In mezzo a tutta quell’eccitazione, soltanto poche persone mantenevano calma e fermezza, come se l’idea del grande bello non li prendesse per nulla, naturalmente erano Irma, Severus e Angelo. A dir la verità, l’Italiana, dentro di sé, aveva un gran desiderio di partecipare a quella festa accompagnata da qualcuno, ma lei non si sarebbe accontentata di uno qualsiasi, lei voleva un ragazzo in particolare, per cui aveva deciso di non aspettare un invito, ma di andare direttamente a chiedere a quello che le interessava. Fu così che iniziò ad aguzzare la vista e a cercare bene in ogni angolo della scuola per poterlo trovare; le capitò, tre o quattro volte, di scorgerlo, ma appena aveva fatto qualche passo verso di lui, ecco che già era sparito, o cambiava direzione, o andava di gran fretta. Finalmente, una sera, riuscì a bloccarlo e, un po’ emozionata, gli domandò: “Angelo, non è che ti andrebbe, per caso, di andare al ballo di Halloween assieme a me?” il ragazzo la guardò, cogli occhi perennemente assenti ed impenetrabili e semplicemente rispose: “No.” poi si voltò e fece per andarsene, ma lei lo afferrò per la manica; Angelo si girò nuovamente e, per un attimo, ad Irma sembrò di leggere nei suoi occhi la volontà di colpirla; la Black poi chiese: “Perché?” ed egli, andandosene disse solamente: “Perché non ne ho voglia.” Quella sera Irma rimase chiusa nel dormitorio, senza scendere in sala comune con gli altri, delusa e amareggiata. Non capiva perché, ma quella risposta di Angelo, l’aveva trafitta. Dopo aver sentito quelle parole, una grande tristezza aveva pervaso la ragazza. Stette a pensare e a rimuginare diverse ore, presa da domande e pensieri, poi, infine, ammise a sé stessa di essersi innamorata di quel ragazzo. ‘Che disdetta’ pensò poco prima di addormentarsi ‘aver sofferto per amore, prima ancora di essermi resa conto di amare.’ Il giorno seguente, nel pomeriggio, mentre era in biblioteca a studiare, un Serpeverde passò davanti al suo tavolo e vi lasciò sopra un biglietto, era indirizzato a lei, per cui Irma lo prese e lo lesse. Era da parte di Rabastan Lastrange, il fratello di Rodolphous, che le chiedeva di vedersi, mezz’ora più tardi di fronte all’aula di trasfigurazione. La giovane, incuriosita, andò all’appuntamento. “Ciao Irma” le disse il Serpeverde “è da un po’ che non ci vediamo, come stai?” “Bene, grazie, tu?” “Non c’è male. Senti, Irma, ti volevo chiedere se, magari, ti andasse di, insomma, venire al ballo di Halloween con me. Cioè, forse son venuto troppo tardi, avrai già qualcuno, però, non so, nel caso che tu ancora non lo avessi, forse potremmo andare io e te.” L’Italiana, sorrise, l’imbarazzo di Rabastan la divertiva, però alla fine accettò l’invito, aveva provato sulla pelle che cosa volesse dire sentirsi rispondere picche, per cui, dato che non aveva nulla da perdere, aveva deciso di far quel piacere al Lestrange. La sera della festa arrivò, tutto filò liscio e tranquillo, i ragazzi si divertirono e furono contenti, anche Irma, benché sentisse ancora nel proprio cuore il dolore di non essere andata con Angelo.

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Capitolo 11
*** La riconciliazione dei fratelli ***


Irma, stranamente, quel pomeriggio non era ancora andata nel parco, ma era rimasta nella sala comune a chiacchierare con Lily circa il fatto che Angelo era da un po’ di tempo che non le parlava e che la evitasse. Dopo poco, però, arrivarono James e Sirius. Potter e la Evans, quindi, presisi sottobraccio si allontanarono per andare chissà dove; i due Black, dunque, rimasero soli seduti sul divano. Sirius gentilmente domandò: “Allora, Irmetta, che cosa mi racconti?” lei sollevò le spalle e rispose: “Nulla di che.” “Peccato. Hai fatto qualcosa di interessante?” la ragazza scosse la testa negativamente, poi, volendo fare un esperimento, gettò l’esca e aggiunse: “Ieri, però, con tuo fratello…” Con un brusco gesto della mano, Sirius interruppe la cugina e le chiese: “Devi proprio parlarmi di Regulus?” L’Italiana, contenta che il pesce avesse abboccato, domandò curiosamente: “Come mai ce l’hai tanto con lui?” Con tono pieno di disprezzo, ma con una lontana eco di rammarico, il ragazzo spiegò: “È come tutti gli altri nostri parenti, li compatisco, snob che credono di essere superiori agli altri solo per diritto di nascita.” “E allora? Voglio dire: discordate su alcune idee, com’è naturale che sia, ma non vedo il motivo di covare tutto questo odio, sia da parte tua, sia da parte loro. Insomma, lo sai che io la penso come te circa i figli di babbani ed il sangue, però il resto della famiglia mi accetta tranquillamente, perché con te non è lo stesso?” Sirius si rabbuiò, lasciò passare qualche secondo, poi si limitò a farfugliare: “Troppo lungo e difficile da spiegare. Sono sempre stato in lite coi miei genitori, io sono diverso dagli altri Black.” Ecco! Aveva detto la parola su cui Irma voleva concentrarsi, per cui la giovane si affrettò a domandare: “Sei realmente differente o è una cosa che ti sei imposto d’essere? Mi spiego, discutevi coi tuoi fin da bambino o hai iniziato a farlo solo da quando sei a Hogwarts? Ti consideravi diverso fin dall’infanzia, o solo da quando lo ha mezzo decretato un cappello?” Sirius venne colpito da questo quesito che nessuno gli aveva mai rivolto prima d’allora, si sentì confuso, quindi iniziò a restare sulla difensiva e dichiarò: “Bhe, è chiaro che da piccolo andavo d’accordo coi miei genitori, è ovvio; poi, crescendo, iniziando a frequentare questa scuola, mi sono reso conto delle differenze tra me e loro e ho voluto metterle in evidenza.” “Perché? Perché, invece, non hai badato alle similitudini?” “Non ce ne sono!” esclamò innervosito il giovane, alzandosi in piedi. “Ne sei certo?” Sirius esitò un attimo, si morse il labbro inferiore, poi rispose: “Sì.” “Io, invece, ne vedo molte.” Il Grifondoro le sibilò in volto: “Ti sbagli.” e se ne andò. Irma fu soddisfatta, sapeva di aver iniziato a far germogliare nel cugino il seme del dubbio e di aver acceso in lui delle domande e risvegliato dei sentimenti che aveva voluto seppellire tempo prima. Sirius, infatti, passò poi molte ore a porsi domande sulla propria indole e sulla propria famiglia. L’Italiana, da brava giardiniera, era consapevole che il germoglio non andava trascurato ma che aveva bisogno d’acqua e di cure, altrimenti sarebbe presto stato estirpato dalle intemperie; la ragazza, quindi, il giorno seguente, appena dopo la colazione, prese in disparte Sirius e gli disse: “Ti devo parlare di una cosa importantissima, in privato. Oggi pomeriggio, verso le cinque, troviamoci di fronte all’entrata dell’aula di storia della magia, lì non ci va mai nessuno.” Dopo le lezioni, Irma s’accostò a Regulus e gli sussurrò all’orecchio le stesse identiche parole. Quando il Serpeverde si recò all’appuntamento, rimase stupito nel vedere il Black Grifondoro che, non meno meravigliato, bruscamente gli chiese: “Che cosa ci fai qui?” “Devo vedermi con una persona; tu, piuttosto?” “Anch’io.” “Allora, dopo, tu e chi devi vedere ve ne andrete; il mio è un incontro privato, non voglio seccatori nei paraggi.” “Sarete voi a cambiar luogo, io non ho intenzione di spostarmi.” “Io nemmeno, non cederò il posto a un traditore del sangue.” “Piantala con questa storia, mi hai già seccato.” “Taci, è già tanto che ti rivolga la parola.” “Oh, quale onore.” “Fa pure lo spiritoso, traditore; comunque io sono un prefetto, per cui decido io: tu ti sposterai.” “No, sarai tu ad andartene.” “Perché dovrei?” “Perché te lo ordino io!” “E chi saresti per dare ordini a me?” “Il tuo fratello maggiore.” Ci fu qualche attimo di silenzio meravigliato: era la prima volta, da tantissimo tempo, che Sirius chiamava fratello Regulus. Quest’ultimo, poi, si riprese e col fiato rotto per l’agitazione affermò: “Tu non hai diritti su di me! Te ne sei andato da casa, ci hai abbandonati.” “Voi non mi volevate, mi trattavate malissimo, neanche fossi stato un lebbroso!” “Se ti avessimo ‘trattato meglio’ saresti rimasto?” Sirius ci pensò un attimo, poi ammise: “Probabilmente sì. Ma tanto coi se e coi ma, la storia non si fa.” “Bhe, non è che tu ti comportassi in modo esemplare; eri sempre dietro a contraddire mamma e papà, criticavi costantemente i nostri comportamenti verso i mezzosangue e sbandieravi incessantemente la tua appartenenza a Grifondoro.” “E che altro avrei potuto fare? Voi non mi avreste mai accettato! Ricordo molto bene la reazione dei nostri genitori, quand’ebbi il coraggio di dir loro che ero finito a Grifondoro: erano ad iratissimi, se non fossimo stati a chilometri di distanza mi avrebbero preso a schiaffi, tanto erano disgustati da me. Prima mi volevano bene; poi, solo per la decisone di uno stupido cappello, hanno iniziato ad odiarmi.” Regulus rimase esterrefatto, non credeva che tali pensieri affollassero la mente del fratello, per cui si affrettò a dire: “Ma sei scemo? È vero, di primo acchito s’erano molto adirati, ma poi si erano calmati, tutto era tornato normale, il loro affetto per te non era mai stato scalfito. Ma tu, invece, quando eri tornato dopo il primo anno, non facevi altro che evidenziare le differenze tra di noi. Eri tu che non ci volevi, non il contrario.” Sirius rimase perplesso, non aveva mai considerato la possibilità che i suoi genitori gli potessero voler bene, anche se era finito a Grifondoro. “Davvero?” domandò “Perché, allora, mi trattavate con freddezza?” “Ma se eri tu che ti isolavi di continuo, non ti si poteva dir nulla che subito ti mettevi sulla difensiva, eri scontroso e sottolineavi sempre la tua diversità da noi.” “In effetti, a ripensarci…. Ma lo facevo solo perché ero convinto che mi odiaste, m’aspettavo solo del male da voi. Io calcavo sulle differenze perché credevo che, nonostante fossero poche, voi non le avreste mai accettate.” Sirius sembrava essere sconvolto da quel colossale fraintendimento che stava scoprendo, ma poi attaccò nuovamente: “Ma se davvero vi stavo a cuore, perché mai avete permesso che me ne andassi, senza far nulla per impedirmelo o farsì che tornassi?” “Lo sai che i nostri genitori sono troppo orgogliosi per pregarti di tornare a casa, benché, ti assicuro, lo desiderassero e, tutt’ora, lo desiderino. Credono di averti perso per sempre. Mamma ha versato lacrime amare per la tua partenza, ancora adesso è vietato parlare di te, per il semplice fatto che nostra madre ancora piange al sol sentirti nominare, o quasi.” Sirius stentava a credere a quelle parole e balbettò amareggiato: “Sul serio? Non credevo che le importasse, anzi pensavo sarebbe stata felice.” “Per nulla.” Regulus fremette di rabbia a pensare alla tristezza della madre, poi aggiunse: “Tu, invece, te la sarai passata bene, immagino, in compagnia del tuo amico Potter.” Qualche lacrima rigò il volto di Sirius che scosse la testa e, dopo tanto tempo, sfogò il dolore che covava dentro di sé: “Credi che sia stato facile o felice cercare il dolce calore famigliare, che si può ricevere solamente dal proprio sangue, in mezzo a gente che, sì, ti è cara, ma che, comunque, ha una sua famiglia, dei suoi affetti forti e non potrà mai sostituire una madre, un padre o un fratello. Andarmene di casa è stata la decisione più amara della mia vita, è stato come strapparmi via una parte di me, mi sentivo come un albero privo di radici. Se solo avessi saputo! Se solo non fossi stato così chiuso e ostinato! Se solo vi avessi ascoltato di più! Se solo non fossi stato così testardo! Probabilmente non avrei sofferto così tanto.” Regulus, d’improvviso, comprese la tortura interiore del fratello, gli mise una mano sulla spalla e gli disse: “Come mi hai ricordato prima, coi se e coi ma, la storia non si fa. Non possiamo cambiare quello che è stato, ma puoi aggiustare il presente. Ora che ci siamo chiariti, io e te possiamo essere amici, meglio possiamo tornare a comportarci da fratelli che siamo, come facevamo ormai sette anni fa. E poi, per Natale, torna a casa da noi, chiarisciti con mamma e papà, tutto si aggiusterà, tutto sarà sereno e felice, ne sono certo! Mi raccomando, però, se lo farai, per una volta metti da parte l’orgoglio e non essere scontroso, o i nostri genitori non ti ascolteranno.” “Tranquillo, non commetterò quest’errore. Ma toglimi una curiosità, tu chi stavi aspettando? Io dovevo vedermi con nostra cugina Irma, però è già in ritardo di mezz’ora…” “Anch’io dovevo incontrarla! Sta a vedere che…” “Sì!” squillo la voce di Irma, uscendo dal nascondiglio da cui aveva osservato tutta la scena “Ho architettato io tutto questo, dovevo fare in modo che vi parlaste e chiariste.” Sirius e Regulus sorrisero, poi tutti e tre i Black, se ne andarono assieme verso la Sala Grande.

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