If I could stop that gunshot

di AlyeskaGnac
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Night Creepers ***
Capitolo 2: *** Good girls go bad ***
Capitolo 3: *** Somebody that I used to know ***
Capitolo 4: *** Pyromania ***
Capitolo 5: *** OC cercasi ^^ ***
Capitolo 6: *** So cold ***
Capitolo 7: *** You suck at love ***



Capitolo 1
*** Prologo - Night Creepers ***


Prologo - Night Creepers



Nella fredda e scura Tokyo il tempo sembrava non passare mai lasciando per l’ennesima volta il cielo nel suo immutabile grigio invernale, ricoprendo la città di una palpabile solitudine a cui oramai gli abitanti se n’erano abituati da tempo.
Era il 16/10/2007, una data come le altre, una giornata senza nulla di speciale che potesse renderla tale, ma una serie di coincidenze che avvennero in questa data portarono il destino di diverse persone a incontrarsi, incontrarsi per poi prendere strade diverse, e di persone che purtroppo non hanno nemmeno avuto la possibilità di scegliere.
Da mesi nella vecchia e caotica Tokyo si aggiravano numerosi gruppi di ragazzi di età comprese tra i quattordici e i diciotto anni, le cosiddette compagnie dell’età adolescenziale, la più conosciuta era probabilmente quella dei Night Creepers.
La gente li chiamava vandali, drogati, ladri,alcolizzati, gente da evitare ad ogni costo, ma nessuno aveva mai provato realmente a conoscerli; nessuno che non venisse considerato malato di mente si era mai avvicinato a loro, al loro modo di ragionare e di agire ed evidentemente i motivi non erano pochi.
Ma le persone ti giudicano solo apparentemente. Anche la più sbandata e pericolosa compagnia può nascondere segreti di un buon passato, forse troppo buono, o di un infanzia di breve durata, di una felicità portata via nel tempo, di una vita normale e monotona ma assai opportunista e piena di rancori.
Tutti almeno una volta hanno fatto parte di uno dei casi riferiti qui sopra, persino io, Miyu Tanaka, normalissima ragazza di sedici anni convinta dell’esistenza di un principe azzurro che un giorno sarebbe venuto a salvarmi in groppa al suo candido destriero per portarmi via dalla merda che aumentava giorno per giorno senza dar prova di voler diminuire, mi rendo conto solo ora che forse quel principe azzurro era il piccolo spiraglio di salvezza che vedevo dall’età di cinque anni, quando papà decise di sparire completamente dalle nostre vite per crearsene una nuova.
Non l’ho mai odiato per questo.
Vivere con mamma e Yuuka, la mia sorellina di tre anni più piccola, rese la mia vita tutto sommato più facile e sopportabile; non risentivo mai di solitudine vista la leggera differenza di età che condividevo con mia sorella, mentre mia madre si rimboccò le maniche per assicurarsi una casa che non ci venisse nuovamente sfrattata.
Frequentavo la Futenma Senior High, una scuola superiore di tutto rispetto, vinsi una borsa di studio per potervi accedere, era una delle migliori in zona ed ero decisa a completare i miei studi per potermi garantire un ottimo futuro. Affiancata alla Futenma c’era l’Okinawa Technical High, ad essere sinceri non vantava di una buona fama a parte forse quella di aver ricevuto circa 46 controlli in un anno per presunto spaccio e per essere considerata l’avvio di molte compagnie nel quartiere.
I Night Creepers arrivavano da li.
A differenza di molte mie compagne sono sempre rimasta particolarmente affascinata da questi tipi di gruppi nonostante non ci fosse nulla di cui doverne andare fieri; quel senso di pericolo che li circondava, come il fumo denso delle Marlboro e delle Camel che invadeva costantemente quell’istituto mischiato probabilmente ad altro, mi avevano ipnotizzata, mi fermavo sempre cinque minuti davanti all’Okinawa prima di entrare a scuola, osservavo i ragazzi che si stringevano la mano e si davano pacche sulla schiena, le ragazze che si scambiavano ripetuti baci sulle guance come le sigarette che entravano da un pacchetto all’altro di una marca diversa.
Avrei dovuto intuire che quella mia curiosità verso il proibito, verso di loro che tutti tendevano a considerare diversi, mi avrebbe portata nell’inferno, ma se avessi saputo prima che l’inferno fosse tanto piacevole quanto doloroso forse mi ci sarei fiondata subito all’interno, questa volta senza paura.
 
*        *        *                                                                
 
Mi svegliai in anticipo quella mattina e feci tutto con molta calma. Indossai la camicia nera con ricami bordeaux, chiudendone il colletto con una spilla argentea,e la corta gonnella dell’uniforme rossa scuro, concludendo in due paia di calze nere lunghe fino al ginocchio. Scelsi un paio di scarpe basse beige e poi preparai la cartelletta. Quando fui completamente pronta scesi al piano di sotto per fare colazione trovando Yuuka con la testa quasi immersa nella ciotola di cereali.
- Y-Yuuka, fa attenzio…!
Non feci in tempo a finire la frase che si ritrovò mezza guancia bagnata di latte ei cereali sparsi qua e là sul tavolo.
- Dannazzione…Sei andata di nuovo a dormire tardi vero? Hai solo tredici anni Yuuka, non hai nemmeno tanto da studiare, io se potessi andrei a dormire alle sette!
La ripresi asciugando con un tovagliolo il danno commesso.
Purtroppo aveva la brutta abitudine di imitare gli altri in qualunque cosa facessero e spesso si addormentava solo dopo aver visto la luce della mia stanza spenta. Il problema era che tendevo ad addormentarmi mentre finivo i compiti e la luce restava accesa anche tutta la notte e il mattino dopo riusciva a stento a restare seduta.
- Le mie compagne vanno a letto all’una, la loro mamma le fa stare alzate fino a tardi.
Commentò lei annoiata e stanca.
- Le tue compagne sono delle vipere presuntuose e antipatiche…e hanno pure messo le mani sulla mia play station 3.
Risposi ricordando con rabbia il giorno in cui ci giocarono senza chiedere nemmeno il permesso.
Avevo dovuto mettere da parte 25.000 yen del mio stipendio settimanale per acquistarla.
- Potevi comprare un cane invece di quel coso elettrico.
Ribattè Yuuka come se nulla fosse.
- Con i soldi di mamma e quei pochi che guadagno io non riusciremmo a mantenerlo, come te lo devo dire?!
- E invece un ultimo modello di una delle console preferite dal sesso maschile sarebbe adatto?
Rimasi spiazzata dalla sua precisazione. Ero sempre stata una maschiaccia in fondo, ma detestavo quando me lo ricordavano. Alla Futenma molte delle ragazze erano femminili e delicate, mentre io avevo il coraggio di inciampare perfino sul pavimento liscio e marmoreo dell’entrata con quelle semplicissime scarpe più piatte delle All Stars.
- Senti un po’ piccola rompiscatole perché non ti dai una mossa e ti levi dalle pa…!
- Miyu non rivolgerti così a tua sorella!
Ricevetti un cuscino in faccia da mia madre che mi zittì controvoglia, facendo concludere la frase in un grugno sommesso.
- Forza pettinati quei capelli che tra dieci minuti dobbiamo andare.
Si rivolse alla piccola ed io osservai i miei in condizioni pietose.
Mi diressi verso il bagno dove inumidii i miei lunghi capelli castano scuro con dell’ olio che li avrebbe resi meno annodati del solito e li spazzolai delicatamente; decisi di legarli con un fermacapelli rosso a cui vi erano annodati due campanellini, l’unico regalo che ricevetti da mio padre prima di andarsene.
Qualche ciuffo ricadeva sui miei occhi smeraldini, forse l’unica parte del mio corpo che apprezzavo veramente prima dei capelli, rossi e lucidi per la stanchezza.
Uscii dalla stanzina per andare verso l’uscita.
- Mamma! Yuuka! Io vado, ci vediamo stasera!
Ricevetti due forte “buona fortuna!” come risposta e poi mi diressi a scuola.
Ero a circa venti minuti di distanza a piedi che percorrevo ogni mattina in solitudine.
Non legavo molto con i miei compagni, nessuno di loro mi andava particolarmente a genio, tranne che con uno che conobbi alle elementari e da cui difficilmente riuscii a separarmene, tanto che cercai di farmi mettere sempre in classe con lui per non correre il rischio di restare completamente sola.
Tsubasa Ootori era considerato il ragazzo più carino delle terze e molte ragazze tentavano un approccio con me per potersi avvicinare a lui; sfortunatamente per loro non era mai stato un tipo interessato a relazioni, più che altro era il classico migliore amico che tutti, almeno una volta nella vita, hanno desiderato.
- Miyu! Hei aspettami!
L’argenteo comparve a pochi metri da me correndo per raggiungermi più in fretta.
- Tsubasa! Buongiorno!
Sorrisi alla sua presenza, sapeva sempre mettermi di buon umore in qualunque circostanza.
- Buongiorno anche a te, pronta per l’interrogazione di biologia?
Ma era anche capace di mandarmi in paranoia con le sue odiose domande sulla scuola del lunedì mattina.
- No per niente…mi sono addormentata di nuovo mentre studiavo.
Ammisi scoraggiata.
- Tipico di Miyu, non è vero? Sta tranquilla, ho intenzione di offrirmi per oggi quindi non dovresti correre rischi, cerca solo di non metterti troppo in vista come tuo solito.
E in quei momenti ero davvero capace di amarlo alla follia. Dove avrei potuto trovare un altro ragazzo che si offrisse in biologia quando le pagine previste per l’interrogazione erano circa settantasei?
- Grazie mille Tsubasa ti adoro!
In pochi minuti raggiungemmo l’Okinawa che mi fermai nuovamente a guardare.
Grigio e freddo, come apparivano i ragazzi che entravano e in quel mentre un gruppetto di ragazzine circondò l’argenteo.
- Tsubasa possiamo entrare a scuola con te?
- Per favore ci farebbe davvero molto piacere!
- Dai Tsu-kun!
Le voci assillanti mi fecero venire un leggero e odioso mal di testa, senza contare le numerose spinte che ricevetti da quelle adolescenti sull’orlo di una crisi ormonale che tentavano di avvicinarsi il più possibile a Tsubasa.
Venni scaraventata fuori dal cerchio che si era creato  da una spinta forse troppo forte che mi mandò addosso a qualcuno.
La botta che presi mandò sia me che il povero malcapitato che avevo dietro a terra. Alzai lo sguardo verso un maggior gruppo di persone che sembrava osservarmi con attenzione mista a curiosità, mi chiesi da dove venisse tutto questo interesse, ma potei constatare la stupidità della mia domanda non appena mi accorsi addosso a chi ero finita.
Un paio di affilate e lucenti iridi ambrate sembrarono scrutarmi l’anima, decise e fredde, mi ipnotizzarono e paralizzarono impedendomi qualunque movimento. Non riuscii a spiccicare parola.
Le labbra del ragazzo si incurvarono verso il basso.
- Tsk!
Emise un flebile verso di dissenso.
Quell’unico suono fu come un tamburo che scosse ripetutamente il mio interno.
- Sei così idiota da non riuscire nemmeno a reggerti in piedi. Levati.
Mi sentii stranamente inutile, senza un motivo preciso, come se fossi debole e insignificante di fronte a lui.
E forse fu questo a non farmi tacere quel giorno.
Mi alzai di scatto come spinta da un molla lasciando che le parole uscissero una dietro l’altra ininterrotte.
- Come diavolo ti permetti?! Sei solo uno schifoso maleducato senza un minimo di rispetto! E allora non pretenderlo tanto dagli altri perché non te lo meriti!
Gli sbraitai contro cose a cui se ci avessi seriamente ragionato non avrei mai permesso di dar voce.
Non notai la felpa nera in pelle con ricamata la scritta “Night Creepers”, non diedi peso alle minacce che i suoi occhi mi lanciarono dopo quell’affermazione, potei solo tentare di apparire sicura di me stessa visto che ormai il danno era fatto.
Era più alto di me, gli arrivavo appena sopra il mento, i capelli corti albini erano colorati di rosso sulla parte sinistra ed indossava una sorta di corona dorata a forma di drago, abbastanza stravagante.
La pelle cerulea era cosparsa di cicatrici visibili sulle braccia, i pantaloni grigio scuro borchiati erano strapati sul ginocchio destro mentre sul lato sinistro vi era attaccata una catena argentea.
Lo sentii sogghignare ed emettere una sottospecie di risata.
- Ti conviene frenare la lingua se non vorrai ritrovarti muta la prossima volta che mi incontrerai…Perché non pensare che finisca qui.
Concluse lasciandomi con un velo di paura e tensione sulla frase appena pronunciata che non prometteva nulla di buono e rassicurante.
Mantenni la calma fissandolo senza accennare alcun segno di resa, finché voltò le spalle ed entro nel cortile iniziale dell’Okinawa.
- Miyu! Stai bene?
Tsubasa mi si avvicinò subito reggendomi per i fianchi, sapeva che mi tenevo a stento in piedi e che avrei rischiato di crollare al minimo movimento commesso.
- Forza, andiamo dentro.
Mi tenne per mano trascinandomi. I miei occhi erano ancora puntati sull’albino che si allontanava sempre più dalla mia visuale. Non avevo provato mai così tanto timore e interesse per qualcuno allo stesso tempo.

*        *       *
 
Le lancette dell’orologio avanzavano con una lentezza snervante.
Li ho sempre odiati.
Sembrano così avidi, pronti a cancellare tutto in un solo istante, a cambiare tutto a distanza di un minuto.
Sembrano avere troppo potere per i miei gusti, del resto un minuto può sempre cambiare l’andamento di una vita.
In quel momento la mia mattinata scolastica era a metà, mancavano cinque minuti alla fine dell’ora che anticipava un breve intervallo di venti minuti per poi proseguire con le ultime due ore antecedenti all’uscita.
Il mio completo interesse era più rivolto all’accaduto con lo sconosciuto dell’Okinawa che all’ottima interrogazione che Tsubasa stava svolgendo come di consueto.
Altri due minuti e l’ora sarebbe finita.
Altri due minuti in cui visualizzai per l’ennesima volta quegli occhi intensi e magnetici.
Volevo incontrarlo di nuovo, ma la frase con cui si era concluso il brevissimo scambio di battute mi aveva lasciata interdetta e piuttosto intimidita.
Sentii il rumore di sedie che indietreggiavano e capii che l’intervallo doveva essere iniziato; mi alzai come un automa dirigendomi verso l’uscita della classe senza rendermi conto di essere seguita dall’argenteo.
- Miyu, cosa c’è che non va?
Mi chiese ponendosi davanti e impedendomi di continuare. Mi ridestai un attimo dalle iniziali paranoie tentando di assumere l’espressione più tranquilla che potessi avere.
- N-niente! Sono solo un po’ stanza, tutto qui.
Conclusi velocemente.
- Non me la dai a bere, è per la faccenda di stamattina, non ho forse ragione?
Nascondergli qualcosa era praticamente impossibile e fui costretta ad annuire.
- Sei preoccupata che ti faccia qualcosa?
Riflettei a lungo sulla risposta.
- No…Non è quello…Ma è come se…non lo so Tsubasa mi sento stranamente attratta da quel tipo.
Detto sinceramente non era affatto quello che in quel momento avrei voluto dire, ma ancora una volta le parole erano uscite di bocca incontrollate e la riflessione precedente non servì a nulla.
- Miyu…Ti fai un po’ troppi film mentali lo sai?
- Hai ragione.
Finimmo di parlare con l’arrivo di Flemminia e Sayori, due ragazze dai caratteri molto diversi  che conoscevo da sempre, nonché vicine di casa di Tsubasa; l’argenteo si era spesso lamentato dei battibecchi tra le due durante sera, entrambe vivevano insieme dimezzando l’affitto con la madre di Sayori.
Flemminia tra noi quattro era sicuramente quella con un passato davvero scuro.
I genitori l’avevano lasciata all’età di sette anni con la nonna a causa di un incidente stradale, durante il viaggio di arrivo ad uno dei sui saggi di pattinaggio la macchina sbandò contro un camion, scaraventandoli fuori dall’auto.
Nonostante le iniziali condizioni, che davano esiti positivi, non ce la fecero.
Dissero che dai segni ritrovati sulla strada molto probabilmente il padre aveva, in vano, provato a sterzare.
Da quel giorno Flemminia smise per sempre di correre sul ghiaccio cominciando ad averne paura.
Ero sempre rimasta convinta del fatto che avesse preso la scelta peggiore, ma chi ero io per dettarle consigli?
- Allora ragazzi! Che si dice?
Flemmi ondeggiò la sua lunga chioma rossa con riflessi arancio e socchiuse gli occhi dorati e ferini per accennare un sorriso.
- Miyu, sappiamo della cavolata che hai commesso stamani quindi ora ti conviene narrarci per filo e per segno l’accaduto, soprattutto la parte in cui hai risposto per filo e per segno a quel bel tipo dell’Okinawa.
Sayori, o Yori come tendevamo a chiamarla, scosse la testa in segno di dissenso scostando alcune corte ciocche bionde dai sottili e quasi angelici occhi color lapislazzuli di cui era stata dotata.
- Non c’è nulla di particolare da dire…Sono stata spinta dalla solita folla di ammiratrici del qui presente “innocentino”  e finita addosso ad uno sconosciuto.
Risposi con finta nonchalance.
- E che sconosciuto! Sei finita addosso a Ryuga Kishatu! Uno dei ragazzi più vantati dell’intero quartiere forse, sai quante ragazze cercano di cascargli addosso senza far credere di averlo fatto apposta?!
Proseguì di fretta Flemminia.
Tentai di immaginarmi la comica scena dell’albino, costretto a farsi spazio tra una lunghissima fila di sedicenni pronte a fiondarsi sul suo petto una dopo l’altra.
- Ad essere sincera non ne avevo mai sentito parlare.
Ammisi con un piccolo sorriso causato dalla mia precedente visione.
- Come se fosse nuova la cosa…Sono più le volte in cui ti accorgi dei piccioni per strada che quelle in cui ti rendi conto di avere un bel uomo davanti!
Rimarcò Yori incrociando le braccia lievemente delusa .
- Uomo…Avrà appena diciassette anni.
Constatai pensierosa immaginando nuovamente quei penetranti topazi.
- Ragazze se non vi dispiace potremmo cambiare argomento? E a chi interessasse, visto che qualcuno ha dormito per entrambe le ore, ho preso un altro otto in biologia!
Intervenne Tsubasa concentrando la nostra momentanea attenzione su di lui.
- Non è una novità.
- Tanto si sapeva.
- Potresti non aprire il libro per mesi e ricorderesti comunque tutto.
Affermammo una dietro l’altra causando la disapprovazione dell’argenteo.
- Grazie per il supporto morale, davvero siete le migliori.
Gli diedi una pacca sulla spalla con fare amichevole facendolo ridere per la situazione ironica che si era creata.
La fine della pausa venne segnato da un ripetuto e squillante suono della campanella che ci costrinse a rientrare nelle rispettive classi.
Ripresi il mio posto aspettando che il professore di matematica entrasse in classe per spiegare il nuovo argomento.
- Spero che durante la mia ultima assenza non abbiate fatto impazzire il bidello come vostro solito, ora vi pregherei di aprire il libro a pagina 72 per la correzione dei compiti.
Rimasi in un ennesimo stato di trance immaginando come stessero passando le lezioni quelli dell’Okinawa, forse qualcuno aveva dato fuoco ad uno dei manifesti  per la richiesta di fondi per promuovere il gruppo musicale della scuola, o forse avevano involontariamente gettato fuori dalla finestra il libro di religione del professore.  Più ci pensavo e più mi veniva voglia di passare una giornata come loro, all’insegna dell’inaspettato.
- Signorina Tanaka, le sarei grato se l’unico elettroshock a cui il suo cervello si offra di rispondere non sia solo la campanella dell’intervallo.
Commentò sarcastico il professore alla mia momentanea assenza.
Mi scusai e mi invitò a correggere il compito.
Se non altro avrei tenuto impegnata la mia testa per un po’.
 
*       *       *
 
Tornai a casa stremata buttandomi sul divano beige della sala, accendendo la tele in cerca di qualche programma interessante da vedere.
Subito fui costretta ad alzarmi per raggiungere il telefono di casa nella stanza accanto. Squillò un paio di volte prima che alzassi la cornetta per sentire la voce squillante della zia Katy che come ogni settimana chiamava per informarsi sulle nostre condizioni, sia fisiche che mentali che economiche e a proposito di economia spesso ci mandava parte dei suoi stipendi per pagare il mutuo o le varie spese.
- Mi raccomando, salutami tanto mia sorella Rika!
Durò circa cinque minuti e dopo di che potei finalmente rilassarmi.
Un programma sugli street dancer attirò la mia attenzione. Doveva essere stupendo poter ballare per strada con la propria crow creando veri e propri flash mob.
Cominciai a fantasticare come solito, perdendomi in quei grattaceli Newyorkesi che avevo sempre sognato visitare, fino a lasciarmi cullare dal morbido divano su cui ero comodamente sdraiata ed addormentarmi profondamente.
 
*       *       *
 
Mia madre aveva la pessima abitudine di non svegliarmi viste le poche ore che in fondo dormivo e così fece anche quella volta, oramai era però passata quasi una settimana dal fantomatico e bizzarro scontro con il tipo dell’Okinawa, quasi avevo smesso di pensarci finché, un sabato mattina, lo incontrai sulla strada di andata al Sakura no Hana, uno dei più grandi parchi della zona in cui mi recavo spesso per correre.
Il nome derivava dal grosso albero di ciliegio che cresceva da anni proprio al centro di quell’ambiente.
Ebbi l’istinto iniziale di seguirlo, ma poi mi resi conto che non era da solo. Due ragazzi, forse qualche anno più piccoli di lui, lo affiancavano; quello a sinistra portava lunghi capelli rossi sparati verso l’alto da un quintale di gel e fermati da una fascia nera con ricamato il profilo di un lupo in grigio chiaro, gli occhi color nocciola e stranamente benevoli nonostante l’aspetto poco rassicurante che dimostrava, ma sicuramente più affidabile di quello a sinistra, decisamente più minaccioso. I capelli verde scuro, tenuti anch’essi verso l’alto da un minore strato di gel visti i ciuffi che ricadevano sulla fronte, una felpa attillata nera e bianca con dietro la stessa icona del lupo; il cappuccio era alzato e mi fu impossibile delinearne i tratti precisi, potei solo scorgere due puntini azzurri di quelli che dovevano essere gli occhi.
Al centro dei due camminava risoluto e deciso l’albino tenendo una mano nella tasca sinistra come a reggere qualcosa. Lo vidi girarsi improvvisamente nella mia direzione. Mi pietrificai nuovamente di colpo fermando così la mia iniziale corsa di riscaldamento.
Accennò un sorriso malizioso fermandosi anch’egli e causando l’interesse da parte degli altri due che mi osservarono dalla testa ai piedi.
Essendo mattina presto decisi di indossare un leggero top arancio e dei corti leggins neri, di conseguenza ero poco vestita e in bella vista  di quei tre “pericolosi” individui.
Il verde sembrò dire qualcosa all’albino che riprese dopo pochi secondi a camminare.
Proseguimmo entrambi in strade diverse.
In circa mezz’ora avevo già attraversato metà del parco giungendo al suo centro dove tendevo a fermarmi per riposarmi sotto l’ombra del delle rosate foglie del ciliegio.
Dopo una buona settimana non lo avevo mai vagamente incontrato ed ora improvvisamente si faceva vivo in uno dei posti che frequentavo più spesso e senza averlo mai visto prima.
Socchiusi gli occhi pensando agli accaduti degli ultimi anni. Lo sfratto, l’inizio delle medie per Yuuka che ormai si avvicinava sempre più alle superiori, la mia prima vera cotta per un ragazzo che a stento sapeva il mio nome…Su questo argomento però ero sempre stata molto severa, ero una delle classiche adolescenti che tendeva a farsi tantissimi film mentali senza logica, uno dietro l’altro su bizzarre e forse impossibili storie d’amore terminanti quasi sempre con eventi tragici.
Forse per questo ero sempre stata attratta da Shakespeare e dalle sue tragedie passionali.
Per questo mi ritrovavo a restare delusa da come magari evolvevano le cose, ci credevo troppo forse.
Fu all’improvviso che mi accorsi di un pesante ansimare non molto distante da dove mi trovavo, ridestandomi dal nulla dai miei pensieri.
Mi guardai attorno ed il parco era deserto, del resto erano anche solo le sette di mattina e il sole era sorto da poco.
Mi alzai camminando nei dintorni fino a che udii nuovamente quel verso, come di dolore.
Proveniva dall’interno di una fabbrica andata a fuoco parecchi anni prima e in piedi per miracolo.
Mi avvicinai circospetta sentendo i gemiti aumentare di intensità.
 Non nascondo di aver avuto parecchia paura di entrare, ma la curiosità era pervasa dall’eccitazione e mi addentrai.
Era molto buio se non per la poca luce che filtrava da alcune finestre rotte di cui ne restavano le semplici transenne ramate; c’erano scatoloni in legno ovunque, alcuni rotti, altri coperti semplicemente di polvere e disposti a piramide e proprio da dietro una di queste cataste di casse provenne un ripetuto e flebile suono che si espanse per tutta la fabbrica. Voltai piano l’angolo pronta a qualunque cosa mi aspettasse, ma di certo non a quello che stavo per assistere.
Se quel giorno avessi deciso di farmi gli affari miei come il buon senso mi aveva spesso consigliato di sicuro non mi sarei mai trovata nella situazione di adesso. Grazie a dio non ascoltai il mio buon senso! Quale errore avrei mai commesso facendolo…del resto per quanto doloro possa essere il nostro presente dovremmo ricordarci che in fondo il presente non è altro che la più piccolissima frazione di tempo che intercorre tra futuro e passato, scorre così veloce che a stento si può distinguere, così come a stento riuscii a distinguere l’immagine di quel ragazzo che con le sue ultime forze sferrava un potente montante al maggiore a lui di fronte mandandolo direttamente a terra; quel giovane era proprio l’albino dell’Okinawa.
Gli vennero a mancare le forse improvvisamente e cadde in ginocchio. Era ferito. Per quanto potessi essere impaurita alla vista di altri corpi stesi a terra con numerose lesioni, ferite superficiali e lividi decisi comunque di aiutarlo e mi avvicinai.
Gli occhi erano semichiusi e arrossati, non sembrava vederci bene dato che appena lo sfiorai scattò in avanti afferrandomi il braccio con una forza inaudita. Gemetti leggermente ma appena mise a fuoco  la vista allentò subito la presa scrutandomi nuovamente.
Mi rivolse un occhiata scocciata e annoiata, sembrava che il dolore di poco prima fosse scemato tutto in un colpo.
- Vattene da qui se non vuoi avere problemi.
Mi intimò con fare minaccioso, anche se mi parve più un avvertimento alla sopravvivenza che una seconda minaccia di “morte” ad una settimana di distanza.
Si alzò in piedi mettendo in bella mostra la felpa in cuoio che mostrava la scritta cubitale “Night Creepers”.
E allora capii. Capii di essermi messa in un bel guaio. Avevo scoperto uno dei membri di una delle compagnie più conosciute del quartiere.
Fu proprio da qui che cominciarono una serie di dannatissimi e bellissimi problemi, che nonostante tutto ripeterei all’infinito.
 
 
Note:
Salve a tutti autori/autrici ^^ devo ammettere che è da parecchio tempo che non posto una fiction in questo fandom, anzi, una fiction in generale. Ho deciso di sospendere momentaneamente le altre per poter portare avanti questa, una strana e inquietante idea che mi è venuta in mente circa due mesi fa ma che non ho mai scritto fino ad ora per continue indecisioni sulla trama.
 

Farò un piccolo prologo. Come penso abbiate capito ho deciso di ambientare questa storia in un contesto simile al nostro, o comunque di alcuni, forse un po’ esagerato ma comunque tenterò di avvicinarmi il più possibile alle realtà di oggi. Non so…se inserire il rating rosso per le successive azioni che si commetteranno nei vari capitoli (droga, alcool, sesso, risse e chi più ne ha più ne metta) o mantenere uno stretto rating arancione, vi chiederei un parere sinceramente perché è vero che oramai ci sono dodicenni che girano con pacchi di fumo nei pantaloni, ma vorrei comunque evitare di oltrepassare i limiti di una fiction arancione.
 

Detto ciò, i personaggi presenti saranno scelti un po’ a random in base a quelli che considererò più adeguati per la parte, sono inoltre presenti le mie tre OC Flemminia, Sayori e Miyu (che ho scoperto scriversi così, evviva l’ignoranza) delle altre due fic su metal fusion e fury, forse ne aggiungerò di nuove ma si vedrà.
 
Bene bene, per il momento vi saluto e conto di aggiornare il successivo capitolo entro la fine di settimana prossima.
 
 
 
Sayonara ^3^

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Capitolo 2
*** Good girls go bad ***


 - Good girls go bad

 

- Vattene da qui se non vuoi avere problemi.

Mi intimò con fare minaccioso, anche se mi parve più un avvertimento alla sopravvivenza che una seconda minaccia di “morte” ad una settimana di distanza.

Si alzò in piedi mettendo in bella mostra la felpa in cuoio che mostrava la scritta cubitale “Night Creepers”.

E allora capii. Capii di essermi messa in un bel guaio. Avevo scoperto uno dei membri di una delle compagnie più conosciute del quartiere.

Fu proprio da qui che cominciarono una serie di dannatissimi e bellissimi problemi, che nonostante tutto ripeterei all’infinito.

 

*      *     *

 

- Vuoi deciderti a stare fermo almeno per un minuto?!

Sbraitai irata dall’ennesima protesta recata dall’albino che stavo tentando di medicare da più di mezz’ora.

Dopo l’iniziale minaccia avevo deciso di aiutarlo, dopotutto ci “conoscevamo” in un certo senso…diciamo che sapevamo entrambi dell’esistenza dell’altro quindi di lasciarlo in quello stato non me la sentivo.

Nonostante le continue lamentele avevo pazientemente cercato di tenere la bocca cucita, o quanto meno di non dire frasi poco opportune che avrebbero potuto farlo innervosire ulteriormente.

- Sta zitta mocciosa.

Mi morsi le labbra fino a sentire il sapore metallico e caldo del sangue mentre tirai fuori una benda da avvolgerli intorno al braccio sinistro.

Restai a fissare i suoi bicipiti per qualche secondo, era evidente che quello a cui avevo precedentemente assistito fosse una cosa abituale, c’erano molti tagli rimarginati e graffi superficiali su entrambe la parti, forse persino sparsi ovunque sul suo corpo.

Si voltò ad osservarmi ma presa com’ero dalle mie riflessioni non ci diedi troppo peso, finché non notai tutti i suoi muscoli andare in tensione e voltare rapidamente lo sguardo verso l’uscita della fabbrica.

Mi afferrò con forza per un braccio trascinandomi con lui dietro alla pila di casse più vicina a noi. Avevo la schiena rivolta contro il suo petto e potei avvertirne le contrazioni dovute alla respirazione.

Un paio di voci poco più distanti si stavano avvicinando.

- C-chi sono?

- Shhh.

Feci come ordinato senza accennare il minimo movimento; quando le due sagome a cui quelle voci sembravano appartenere si erano fatte appena oltre l’entrata, l’albino, scattò in avanti lasciandomi dietro a quel provvisorio nascondiglio.

Non udii alcun rumore per circa un minuto, poi uno di loro scoppiò in una fragorosa risata.

- Ahahahah Ryuga sei un grande! Sapevamo che li avresti stesi senza troppi complimenti.

Mi affacciai abbastanza da poter notare che le due misteriose presenze di poco prima non erano altro che i due ragazzi che stavano accompagnando l’albino durante il nostro casuale incontro di quella mattina.

- Mi auguro che voi siate riusciti nell’impresa invece…Non voglio sapere di essermi sporcato le mani per niente.

Concluse rapido e serio in volto.

- Certo che si, Kyoya lo ha conciato per le feste ed io l’ho costretto a confessare, siamo riusciti a recuperare tutti i seicento euro che quegli idioti ci avevano sottratto…e anche qualcosa in più.

Disse facendo l’occhiolino ai due, forse, compagni e portando una mano nell’unica tasca di quella giacca grigia militare. L’albino lo fermò improvvisamente tornando a voltarsi nella mia direzione.

- Puoi uscire da lì ora.

Era piuttosto chiaro che fosse rivolto a me, così feci due passi verso l’esterno per mostrarmi ai due ragazzi appena arrivati. Spalancarono gli occhi in una mezza espressione di stupore, tornado seri subito dopo e puntandoli verso l’albino.

- Ryuga che significa?

Chiese il giovane dai capelli verdi; in quel momento potei notare che le sue iridi erano di un brillante azzurro acceso e glaciale, la pelle cerulea come quella dell’albino e sul viso, proprio sotto gli occhi, due cicatrici profonde a ricordare una croce. Avevano un che di affascinante.

- Non c’è da preoccuparsi, si è semplicemente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Mi avvicinai con fare titubante e a appena me ne accorsi cercai di mantenere un atteggiamento più risoluto e tranquillo.

Quando fui davanti ai tre ragazzi mi presentai come una sciocca senza tener conto del fatto che sicuramente non interessava a nessuno.

- Io sono Miyu Tanaka.

Il rosso mi sorrise affabilmente porgendomi la mano ed invitandomi a stringerla.

- Ginka Hagane, molto piacere.

La strinsi sorridendo a mia volta e guardando poi il verde.

- Kyoya Tategami.

Fu diretto e esplicito, non intendeva andare oltre a quel nome in quanto a conoscenza, afferrai il messaggio e spostai lo sguardo verso l’albino.

- Ci conviene andarcene da qui, presto arriveranno gli altri e per il momento sono sazio di carneficina.

Li seguii fino all’ uscita finché non li vidi fermarsi. L’albino fece cenno agli altri due di proseguire e cosi fecero.

-  Bada di non parlare con nessuno dell’accaduto.

Feci di si con la testa vedendolo riprendere a camminare.

Non avrei dimenticato tanto facilmente quell’esperienza e forse per del tempo avrei avuto gli incubi, del resto sul pavimento di quella fabbrica c’erano ancora sparsi i corpi di una dozzina di ragazzi più o meno della mia età, tutti svenuti e mal ridotti a causa dei colpi accusati dall’albino.

Dovevo andarmene da lì.

 

*        *        *

 

Mi svegliai di soprassalto.

Due giorni erano passati da quella mattina ed era di nuovo Lunedì, le probabilità di rivederlo erano piuttosto elevate.

Mi preparai in fretta, dieci minuti e stavo già scendendo le scale, legando i miei folti capelli in una treccia laterale lasciata cadere dolcemente sulla spalla.

Erano appena le sette e mezza, ci avrei messo circa un quarto d’ora per arrivare fino a scuola quindi avrei dovuto attendere altri venti minuti prima di poter entrare.

Indossai i guanti fucsia con pois bianchi, la sciarpa del medesimo ultimo colore e una pesante felpa invernale nera su cui era riportata la scritta Yankees in blu contornata di bianco.

Aprii la porta venendo travolta da un vento gelido che mi fece letteralmente tremare le gambe a causa della corta gonna  dell’uniforme che eravamo costretti ad indossare; gli studenti dell’Okinawa in fondo in questo erano fortunati, potevano vestirsi in qualunque modo piacesse a loro.

Mossi i primi passi cominciando ad abituarmi a quelle condizioni e riprendendo a viaggiare con la mente verso luoghi e momenti indefiniti, mischiati, senza una propria logica.

Completamente persa com’ero in quelle visioni  mi accorsi di essere chiamata da qualcuno, ma non ne identificai la voce.

Sulla prima pensai fosse Tsubasa con un gran mal di gola, ma quando vidi un enorme massa rossa rivolta verso l’alto non ci misi molto a capire di chi si trattasse.

- Ah…ciao, Ginka?

Chiesi conferma di aver ricordato correttamente il nome, ricevendo un euforico ‘Si’ in risposta.

- Anche tu diretta a scuola Miyu?

- Si…Ma tu fai spesso questa strada?

Pensandoci bene non lo avevo mai notato prima di allora, cominciai a pensare che mi stesse pedinando.

- Beh ad essere sinceri la percorro ogni mattina, ieri mi sono ricordato di averti già vista da qualche parte, ma immagino di esserti sempre passato inosservato, del resto è come se tu fossi sempre sulle nuvole.

Ammise schietto ridendo imbarazzato.

Non seppi interpretare quella frase come un complimento o una critica, non penso nemmeno che lo fosse sinceramente, fatto sta che mi ritrovai a fare la strada con un membro dei Night Creepers  conosciuto la mattina prima per motivi incredibilmente accidentali.

Raggiungemmo i cancelli dell’Okinawa e ci fermammo all’entrata. Ginka, oltre all’aria rassicurante che mostrava, sembrava essere costantemente allegro e positivo, parlava come se ci conoscessimo da una vita, era facile conversare con lui. Sembrava che qualunque cosa della persona che aveva di fronte potesse essere un informazione preziosa e d’importanza vitale

- Si prospetta una mattinata fiacca anche oggi.

Constatò con un velo di tristezza. Portò la mano destra nella rispettiva tasca tirandone fuori un pacchetto di Chesterfield rosse da dieci.

- Ne vuoi una?

Chiese con fare innocente. Avevo provato a fumare un paio di volte ma non ci ero mai riuscita, così avevo rinunciato all’idea convincendomene che in fondo non ci perdevo nulla. E del resto era proprio così.

- No io…Non so fumare.

Ammisi imbarazzata.

Non che mi vergognassi del fatto di non saper fumare, anzi, in un certo senso non mi dispiaceva l’idea, ma trovarsi vicini agli studenti dell’Okinawa esperti in quel campo mi mise parecchio a disagio.

- Ma è facilissimo! Se vuoi ti insegno io!

Si offrì avvicinandomi il pacchetto. Lo osservai titubante, finché non decisi di declinare momentaneamente l’offerta.

- Ti ringrazio ma oggi non ne ho voglia…Però vorrei provare un giorno.

Il rosso mantenne lo stesso sorriso dicendo che nel momento in cui avessi deciso di intraprendere la strada da “tossicomane”, compiendo quel primo passo, lui sarebbe dovuto essere il mio braccio destro.

Accese la Chesterfield ed il fumo mi arrivò subito al naso; lo aspirai dalle narici constatandone l’amarezza  leggera che riuscii ad avvertire.

- Hei Ginka!

Una voce femminile ed aggraziata si intromise nella nostra conversazione. Osservai il soggetto a cui apparteneva, era una graziosa ragazza di forse diciassette anni, capelli castano chiaro tagliati fino ad appena sopra le spalle, grandi occhi di un profondo azzurro, pelle diafana ed un sorriso equivalente a quello del rosso.

- Ciao Madoka!

Le rispose il giovane.

La castana mi porse la mano amichevolmente presentandosi; al contrario di quanto avessi inizialmente pensato gli studenti dell’Okinawa sembravano piuttosto simpatici.

In breve tempo mi ritrovai in una conversazione a tre con due coetanei che avevo praticamente appena conosciuto, cosa del tutto nuova per me vista la mia difficoltà nel legare con gli altri, ma questi ragazzi avevano quel qualcosa che cercavo da tempo. Il problema era capire cosa fosse.

- Io devo entrare tra poco e devo recuperare un mio amico in mezzo a tutte quelle quattordicenni impazzite, è meglio che vada per ora.

Confessai leggermente dispiaciuta.

I due mi salutarono animatamente addentrandosi poi nel cortile dell’istituto; osservando quel prato dai riflessi arancioni mi venne in mente un caldo letto di fiamme piuttosto che un accogliente giardino autunnale, senza contare che gli alberi spogli e le foglie dorate cadute ai margini non facevano altro che accentuare quei particolari colori infernali.

Mi voltai di scatto senza badare a chi potessi avere dietro, finendo nuovamente a sbattere contro qualcuno.

Mi scusai rapidamente notando che, ancora una volta, la persona a cui ero andata addosso era un ulteriore membro dei Night Creepers.

- Ehm, tu sei Kyoya giusto?

Domandai confusa e indietreggiando un poco, come a volergli lasciare maggior spazio per poter parlare.

Il verde fece di si con il capo, gli occhi erano leggermente rossi e semichiusi, la palpebra inferiore sembrava un balcone e le pupille erano dilatatissime.

- T-ti senti bene?

- Si, scusa, devo andare a mangiare.

Restai sbalordita dalla sua confessione, mangiare alle otto di mattina non era particolarmente comune, ma evidentemente doveva possedere un metabolismo molto veloce.

La campanella di entrata della Futenma rintoccò tre volte e dovetti recarmi in fretta in classe.

*        *       *

 

- Si può sapere che fine hai fatto questa mattina? Ti ho cercata ovunque!

L’argenteo mi si sedette accanto osservandomi con una punta di preoccupazione.

- Stavo parlando con degli studenti dell’Okinawa.

Risposi senza riflettere alle conseguenze che quella frase avrebbero potuto riportare.

- Che cosa?! Che è successo Miyu? Ti sei messa in qualche guai con qualcuno di loro?!

La preoccupazione di Tsubasa aumentò vertiginosamente. Avrei dovuto pesare maggiormente il contenuto di quelle parole, del resto lui conosceva alcuni di quegli studenti e me ne aveva spesso parlato; il loro modo di pensare e ragionare, le decisioni che prendevano il ,modo in cui agivano, erano tutte cose che Tsubasa sembrava comprendere, nessuno meglio di lui infatti era in buoni rapporti con quei tali, ma nonostante ciò se ne teneva a giusta distanza per non ritrovarsi in spiacevoli situazioni.

- No, no, nulla di tutto questo. Ho conosciuto due coetanei credo, Ginka Hagane e Madoka Amano, non so se li conosci anche tu…

A quei nomi il mio migliore amico si rasserenò, li conosceva bene lui, passò cinque anni con loro alle elementari e si persero di vista alle medie per due anni, poi in terza riprese i rapporti con loro e questo lo portarono a diventare anche una sorta di “affiliato” tra i Night Creepers, di tutto ciò però ne venni a conoscenza solo poco tempo prima quando, durante una profonda riflessione sui modi di vivere di certe gang o compagnie statunitensi, ci ritrovammo a confrontare quelle dei nostri quartieri e ovviamente si fini col parlare anche dei famosi  ‘lupi’, altro termine con cui venivano identificati vista la frequente presenza di quell’animale sui loro marchi di fabbrica.

Tsubasa tuttavia non era mai venuto a conoscenza del mio desiderio di attrazione verso il proibito, desiderio che in quel momento pareva tanto assumere le fattezze di un diciottenne albino dalla pelle morbida  e cerulea.

- Pensavo ti fossi cacciata di nuovo nei casini, non farmi prendere certi spaventi.

Confessò l’argenteo sorridendo amorevolmente e arruffandomi i capelli.

- Eheheheh.

Risi nervosamente conscia del fatto che nei guai mi ci ero cacciata, questo era poco ma sicuro.

 

*       *       *

 

Portai le braccia in avanti per allontanare una Sayori decisamente troppo allegra ed energica.

- Andiamo Miyu non fare così! Ho bisogno di affetto!

Gli zaffiri della bionda diventarono lucidi sperando di incoraggiare uno di noi tre ad abbracciarla per consolarla.

- Siete dei senza cuore!

Concluse fingendosi offesa ed arrabbiata, incrociando le braccia e sbuffando.

Le lezioni si erano appena concluse ed una moltitudine di studenti spingeva in avanti per poter uscire in fretta da quell’edificio. Come biasimarli?

Flemminia appoggiò la schiena alla gratinata laterale, infilando le piccole mani nel maglione verde mela che indossava, sospirando pensierosa ed osservando il cielo nuvoloso.

- Ragazzi, non vi viene mai voglia di cambiare vita e cominciarne una completamente diversa? Io per esempio vorrei tanto diventare uno di quei ladri super in gamba che si vedono nei film!

Ammise la rossa scherzando anche se non del tutto; proprio come me, i miei amici, erano tutti attratti da quelle fiamme che invadevano l’istituto grigio e inospitale di fianco al nostro. Più avanti avrei capito che in realtà ognuno di noi è attratto dal suo opposto, che le persone con vite complicate e difficili ne sognano di semplici e normali mentre chi è costretto a vivere una vita monotona e noiosa cerca sempre qualcosa che lo allontani da ciò, che lo porti per una strada che forse farebbe meglio a non imboccare.

Notai, tra i vari gruppi dell’Okinawa, una testa albina ed ebbi l’istinto di avvicinarmi, poi però riflettei; cosa avrei dovuto dire? E se mi avesse ignorata? Avrei fatto la figura dell’imbecille davanti a troppe persone.

E poi perché mi importava così tanto di incrociare quello sguardo? Cosa ci trovavo di tanto incredibile nel farsi notare da quelle iridi fredde e ambrate?

Probabilmente nulla, solite allucinazioni forzate.

Per qualche strano motivo però Ginka mi venne a chiamare.

- Miyu, torniamo a casa insieme visto che facciamo la stessa strada?

Domandò serenamente salutando Tsubasa con una pacca sulla spalla.

Flemminia e Sayori ci osservarono incredule; ero certa che si fossero chieste quando avessi avuto l’occasione per conoscere dei frequentatori dell’istituto tecnico, contando anche il mio carattere decisamente inebetito nel comunicare con gli altri.

- Certo.

Sorrisi appena ed indietreggiai di un passo scivolando su una sottile lastra di ghiaccio che mi fece perdere momentaneamente l’equilibrio, recuperato grazie all’intervento di una terza persona.

- G-grazie…

Alzai il capo osservando l’albino che mi aveva fermata contro il suo petto.

- L’unica improbabile lastra di ghiaccio su cui scivolare riesci a trovarla te, non è vero? Comincio a pensare che la sfortuna ti assista più di chiunque altro.

Commentò sarcastico allontanandosi immediatamente dalla mia schiena e avvicinandosi al rosso.

- Ginka, ho bisogno di te e Madoka, subito.

La seconda interpellata guardò l’albino, che ricordai chiamarsi Ryuga, con fare accigliato e preoccupato, ma non appena vide la fronte di Ginka rilassarsi lievemente fece lo stesso anche lei.

- Non preoccuparti, ce ne occuperemo noi.

Ci salutarono entrambi con un cenno della mano prima di allontanarsi insieme per la loro strada.

Fui tentata di seguirli, ma avevo ancora quei due rigidi topazi a inchiodarmi ed impedirmi ancora una volta qualunque movimento.

- Tu vieni con me.

Ordinò repentino costringendomi a fare come detto e lasciando gli altri poco più indietro.

Una fila straziante di domande si fece strada nella mia testa come i titoli di coda di un film tutt’altro che interessante.

- Non hai parlato con nessuno, vero?

Mi aveva convocata solo per quel futile motivo.

- No.

- Molto bene.

Se ne andò subito, senza neanche darmi il tempo di potergli fare una domanda.

- Certo che…Quel Ryuga è tanto strano quanto attraente.

Giudicò Flemminia comparsa improvvisamente al mio fianco.

- Già, hai perfettamente ragione.

 

*        *       *

 

Era passato un altro giorno. A scuola avevo rincontrato Ginka, Madoka e Kyoya, con quest’ultimo ero persino riuscita a scambiare due parole decenti che non corrispondessero ad un grugnito o ad uno sbuffo ed era sicuramente un gran passo avanti.

Quella sera avrei dormito a casa di Tsubasa vista la distanza tra le nostre due abitazioni e l’orario piuttosto sconveniente, senza contare che al tardi della serata si sarebbero aggiunte anche Yori e Flemmi.

- Oggi è stato davvero pesante, non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale.

L’argenteo si stiracchiò sulla poltrona in pelle nera su cui era comodamente sdraiato, mentre io ero intenta a sonnecchiare sul suo morbido letto con tanto di caldo piumone e ascoltare le note indefinite di qualche canzone proveniente dalla stanza di Tsubasa.

La pesante dormita dovette però attendere visti i forti rumori provenienti dal mio stomaco che non promettevano nulla di buono.

- D’accordo ho capito, ti preparo qualcosa da mangiare.

Guardai Tsubasa con occhi illuminati e luccicanti, sedendomi a tavola ed aspettando impaziente la cena.

Mi ero spesso ritrovata a pensare a Tsubasa sotto un tipo di luce diversa, come un ragazzo frequentabile dal mio punto di vista, l’avevo sempre considerato un bellissimo ragazzo, dai tratti marcati ma dolci allo stesso tempo, un viso un po’ infantile ed un carattere da perfetto uomo di casa, eppure restavo nella convinzione di non poter mai avere un rapporto diverso dalla splendida amicizia in cui eravamo capitati.

- Due minuti ed è pronto!

Annunciò dalla cucina facendomi venire ancora più fame.

Guardai intorno la casa che avevo visitato miliardi di volte dal nostro primo incontro, dirigendomi in camera sua e spiando nei cassetti come non facevo da circa tre mesi. E quello che vi trovai fu sconcertante.

Una capiente felpa ricamata in pelle nera, raffigurante la testa di un lupo albino dagli occhi dorati sul dietro, sbucava dal secondo cassetto ben nascosta tra i numerosi capi vestiari.

Quella era la prova dell’appartenenza.

Ero a conoscenza, come anticipato prima, dei rapporti che cerano tra l’argenteo e i Night Creepers, ma non fino a quel  punto.

Lui, che per tre anni ha sempre tentato di inculcarmi le peggiori idee e considerazioni sulle compagnie della strada, lui che diceva di non aver mai alzato un dito contro nessuno e chissà quante volte era stato invece costretto a farlo, lui che mi proibisse severamente di fumare quando gli raccontai del primo tiro malriuscito fatto, chissà fin dove probabilmente si era spinto.

E non me ne aveva mai parlato. Mai.

Solo i membri fissi della compagnia hanno diritto a quella dimostrazione di gruppo.

Ad un certo punto il protagonista dei miei pensieri si presentò nella stanza facendo saltare gli occhi da me al cassetto alla felpa e poi al contrario.

Restò in piedi dondolante e serio fissandomi dallo stipite della porta.

- Miyu…Io…

- Quando avevi intenzione di dirmelo?

Tsubasa abbassò il capo trovando le mattonelle blu del pavimento molto più interessanti della mia figura.

- Ascolta, ho bisogno di soldi ok? E questo era…l’unico modo, ma non devi fartene un idea sbagliata, non li conosci e non sai come sono! Ti posso assicurare che gran parte delle voci che girano sul loro conto sono tanto false quanto vere! Del resto hai conosciuto Ginka e Madoka, e so che tu sai.

Sobbalzai un poco, evidentemente le notizie si diffondevano in fretta all’interno della compagnia.

- Miyu, non deve saperlo nessuno.

Sembrò pregarmi ma non avrebbe neanche dovuto, era chiaro che non avrei detto nulla, solo che in quel momento mi sembrò di non aver mai realmente conosciuto il mio migliore amico.

- Mi è passata la fame Tsubasa, credo che andrò a farmi un giro, non aprirò bocca, sta tranquillo.

E raccolte in fretta le mie cose mi precipitai fuori dalla porta inseguita dalle sue inutile richieste di restare.

 

*        *       *

 

La pioggia batteva forte sul selciato sottostante.

Era tardi, un orario in cui le indifese ragazzine come me farebbero solo meglio a restare in casa.

La razionalità in quel momento era un optional.

Non capii perché Tsubasa avesse sempre cercato di tenermi all’oscuro da tutto  e chissà da quanto tempo andava avanti quella storia.

Il rumore dei miei passi era accompagnato dalla caduta dell’ acqua piovana che creava ulteriori rumori poco rassicuranti.

L’oscurità fitta mi impediva di orientarmi adeguatamente tanto che non ci volle molto a rendermi conto di essermi completamente persa.

Fui tentata di rannicchiarmi da qualche parte ai margini della strada sperando che qualcuno notandomi mi desse una mano, ma non sarebbe stata una cosa da me ed oltretutto il rischio di incappare in qualche maniaco depravato era assai elevato.

Sembrai tirarmela con quel pensiero visto che pochi istanti dopo accadde.

Un braccio forte stretto intorno alla vita, un coltello puntato alla gola ed il fiato caldo, pesante e raccapricciante della misteriosa figura dietro di me.

- Avanzate solo di un passo e vi giuro che la faccio fuori!

Sbirciai nel buio altre tre presenze che si fecero riconoscere non appena si avvicinarono.

Ryuga, Ginka e Kyoya.

- Siamo in superiorità numerica razza di idiota, consegnaci quello che ci hai rubato brutto figlio di puttana!

Cominciai a sudare freddo,non ero sicura che mi avrebbero salvata e la paura aumentava sempre più.

- Non vorrete che un innocente venga coinvolto per i vostri stupidi e loschi piani vero? Ahahahah una ragazza così carina…

La mano sul fianco scese a palparmi la coscia sinistra ed un brivido di disgusto pervase in tutto il mio corpo.

Nuovamente le mie iridi smeraldine vennero inchiodate ai suoi topazi, sembravano avere un piano.

Questa volta non potevo mostrarmi debole.

Come scossa da una potente scarica di adrenalina concentrai tutta la mia rabbia verso l’uomo che mi impediva di dimenarmi con furia concedendogli una forte testata sul naso.

Non appena la presa allentò Ginka e Kyoya si precipitarono a immobilizzarlo per le braccia mentre l’albino si avvicinò con l’intenzione di concludere in fretta.

Portò ad infilare la mano nella tasta sinistra dell’uomo tirandone fuori una busta rettangolare che pose immediatamente al verde.

Quando i due compagni lasciarono l’uomo, Ryuga, gli sferrò un forte e crudele calcio in dritto in viso facendogli uscire qualche rivolo di sangue.

- Vedi di non avvicinarti mai più ai Night Creepers, o la prossima volta non sarai tanto fortunato da cavartela con un semplice naso rotto.

Dopo aver dato quel minaccioso avvertimento al trentenne si girò a guardarmi.

Avevo i capelli fradici, la gonna sgualcita e macchiata di fango, la felpa era al pari dei capelli, avrei sicuramente preferito che evitasse di posare i suoi occhi su di me almeno per quel momento.

 - Non riesco a capacitarmi…Del tuo trovarti sempre in mezzo alle palle, sai?

Sorrise in modo sghembo, le suo pupille tremavano, dilatate come quelle di Kyoya la mattina precedente.

Sapevo a cosa corrispondeva quel tipo di aspetto.

- Chissà, forse è destino che io debba intromettermi sempre nei vostri affari.

Commentai sarcastica mantenendo quel contatto visivo.

- O forse…Ti eccita l’idea di bruciarti con le tue stesse mani.

Afferrai al volo la metafora, non poteva dire cosa più azzeccata. Era proprio così, ero io a cercare i guai e vista la mia incredibile dose di sfortuna, questi, non tardavano ad arrivare.

- Ryuga dobbiamo tornare dagli altri.

Intervenne il verde riscuotendo l’albino da qualcosa che sembrava averlo catturato durante tutto quel lasso di tempo.

Fecero per andarsene, ma li fermai.

- Voglio venire con voi.

Ammisi ferma causando la preoccupazione di Ginka e la disapprovazione di Kyoya.

- E perché mai dovresti?

Tentennai a quella domanda a cui non riuscivo a trovare una degna risposta.

Cos’era? Una semplice fase di passaggio o un lato oscuro che stava pian piano prendendo il sopravvento?

- Non…Non posso tornare a casa.

Inventai una scusa vaga sul momento; ancora non ero sicura della ragione che credevo di aver trovato.

- Un favore per un favore…

Ryuga si fece nuovamente serio e rispose con un'unica e, per quell’istante, confortevole parola

- Seguici.

 

*        *        *

 

Restammo in silenzio per tutta la durata del tragitto, solo l’acqua sotto i nostri piedi osava prender parola.

Non capivo il modo in cui potevano aver interpretato quanto avevo detto, sarei diventata un loro membro?

Nell’oscurità gelida di quella notte mi ritrovai ad addentrarmi all’interno di un grande edificio in periferia.

L’odore pungente di cannabis mi invase i polmoni già dall’entrata di quella struttura e man mano che ci adentravamo sembrava aumentare.

Si fermarono nella stanza principale di quel luogo voltandosi nella mia direzione.

- Beh Miyu…Benvenuta nel covo dei Night Creepers.

Esultò Ginka con un ghigno raccapricciante.

Mi osservai intorno; c’erano pezzi di cemento sparsi qua e là, probabilmente residui del soffitto, cassoni in legno molto simili a quelli della vecchia fabbrica al Sakura no Hana, mozziconi di sigaretta ovunque e filtrini, forse mal riusciti, srotolati.

Ebbi l’istinto di girarmi, come se ci fosse qualcosa di molto più grande alle mie spalle e così fu.

Un enorme murales raffigurante il volto infernale di un lupo dal manto nero screziato di blu per dargli una maggiore prospettiva, pareva mordere il fumo da cui nasceva la scritta Night Creepers; era inquietante e meraviglioso allo stesso tempo.

- Ormai ci sei dentro, sai abbastanza sul nostro conto per non poterti più ignorare, ma questo non significa che adesso tu sia una di noi.

Spiegò il verde abbassando il cappuccio nero che aveva precedentemente alzato per la pioggia.

Ryuga e Kyoya si allontanarono, mentre il rosso mi si avvicinò sorridente.

- Purtroppo non abbiamo abbastanza yen da permetterci dei letti, ti toccherà dormire su quegli scatoloni.

Ricambiai l’espressione di vaga felicità che sembrava mostrare.

- Sai Ginka…Non riesco proprio a capire cosa mi stia succedendo tutto d’un tratto.

Confessai a testa bassa. Il rosso capì a cosa mi stessi riferendo e dandomi una forte pacca sulla spalla in segno d’incoraggiamento pronuncio una delle poche frasi che mai mi sarei aspettata, ma che in quel momento mi descriveva appieno.

- Io non ci vedo nulla di strano, è risaputo che le brave ragazze tifino per il male.

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 Note: Buona sera lettori/lettrici/autori/autrici ^^ sono davvero contenta di essere riuscita ad aggiornare la storia prima della fine di questa settimana, è un record!

Allora, allora, in questo capitolo cominciano ad evolvere in fretta le cose, ma dal terzo in poi cercherò di rendere la storia più lenta per concentrarmi maggiormente sui caratteri, pensieri e azioni dei personaggi.

Lo so, c’è stato un piccolo colpo di scena con la scoperta di Miyu sulla vita di Tsubasa, per adesso solo accennata ma si articolerà con le successive scelte prese da quest’ultimo, spiegando anche il motivo del perché lo ha tenuto nascosto alla nostra protagonista.

Ringrazio di cuore Keyra Hanako D Hono e ForzaJuve 14 per aver recensito il primo capitolo, mi ha fatto davvero piacere sapere di essere migliorata grammaticalmente e di avervi incuriosito!

Il terzo dovrebbe arrivare entro venerdì prossimo visto che ho già parecchie idee che mi frullano in testa, spero ne esca una cosa ai limiti della decenza.

 Sayonara minna ^3^

 

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Capitolo 3
*** Somebody that I used to know ***


Somebody that I used to know

 

Il freddo mi punse delicatamente le dita.

Potei avvertilo chiaramente, quella dolce brezza mattutina che mi accarezzava le nocche facendole arrossare finché nascondevo le mani sotto il tepore delle coperte,  conscia del fatto che un’altra giornata attendeva con ansia di poter cominciare.

L’unica differenza era che in quel momento non ero avvolta al caldo nelle coperte, ne spaparanzata su un morbido materasso, bensì ero riuscita a coricarmi in qualche strano modo su due scomodi e durissimi scatoloni il legno. Un miracolo che non fossi caduta durante la notte per il mio probabile e continuo rigirarmi su di essi.

Aprii lentamente gli occhi, trovando un fastidiosissimo flash ad offuscarmi la già scarsa vista che avevo per il sonno.

- Ahah! Questa la metto su Facebook e ti taggo!

Sentii dire da una voce squillante e infantile; quando riuscii a mettere a fuoco l’immagine, o meglio, la persona che mi stava davanti, trovai il mio sguardo incrociarsi con due vivaci e simpatici occhi verde prato, più chiari dei miei.

Un bambino dalla pelle diafana e i capelli biondi come il sole stava eretto davanti a me, come ad aspettare che dicessi qualcosa per la sua precedente esclamazione, peccato che non avevo minimamente capito cosa avesse detto.

- E tu…Tu chi sei?

Chiesi dando un forte colpo di tosse subito dopo.

Il ragazzino mi porse velocemente la mano davanti al viso costringendomi a spostarlo per evitare di perdere un occhio per i suoi scatti improvvisi.

- Io sono Yu Tendo! Molto piacere! E tu sei Miyu Tanaka non è vero?

Parlò tutto d’un fiato riprendendolo alla fine della frase e mantenendo lamano nella stessa posizione iniziale.

La accettai sperando che si decidesse ad abbassarla concedendomi un minimo di tempo per riprendermi da quello shock mattutino, ma ovviamente non lo fece e restò a fissarmi con un gran sorriso ebete stampato in faccia.

- Ehm…Come fai a saperlo?

- Me lo hanno detto gli altri, che domande! Anche io faccio parte di questa compagnia e siamo i migliori! Anche tu ti unirai a noi? Eh? Andiamo ci divertiremmo un sacco! Facciamo tantissime cose e non ci si annoia mai!

Quasi non mi diede il tempo di finire la domanda con quella repentina risposta di cui aveva persino alzato il volume di voce, avrei tanto voluto prendere la sua piccola testa innocente e abbassarla fino al pavimento come se fosse una molla, sicuramente inchiodandola senza dargli modo di riallungarsi.

Lo guardai con un misto di spaesamento totale ed una nota di preoccupazione, quanta ansia poteva mettere quel piccolo moccioso?

- Andiamo Yu lasciala in pace, non vedi che si è appena svegliata?

Quella voce tanto familiare mi fece svegliare di colpo e, confermate le mie ipotesi da una folta chioma argentea, capii subito che si trattava di Tsubasa.

Biascicò un ciao come se fosse stato appena preso a bastonate e si avvicinò al mio materasso provvisorio sedendocisi sopra.

- Yu, ti dispiacerebbe lasciarci un attimo da soli? Devo parlarle di alcune cose.

Il biondo acconsentì allontanandosi con la stessa velocità con cui parlava e sparendo nella stanza affianco.

Avevo lo sguardo rivolto verso il basso mentre Tsubasa cercava di scrutarmi con i suoi luminosi occhi dorati.

- Come facevi a sapere che ero qui?

Domandai sconcertata dal suo avermi rintracciata subito.

- Ginka mi ha chiamato questa mattina informandomi di quanto accaduto ieri sera, sapevo che era per colpa mia e…volevo scusarmi in qualche modo.

Confessò con un po’ di dispiacere e imitandomi spostando la sua attenzione verso il basso.

Sospirai.

- Non hai nulla di cui dovertene scusare in fondo…Avrei solo preferito che me lo dicessi, credevo che “migliori amici” significasse anche per te dirsi…tutto. E ad essere sincera ero anche un po’ gelosa.

L’argenteo tornò a fissarmi spalancando sorpreso gli occhi.

- Gelosa di cosa?

- Beh…Credevo che avessi notato la mia naturale attrazione verso questo tipo di cose, anche se non te l’ho mai detto, voglio dire…Perfino Flemminia ci è arrivata.

Una risata sommessa gli schiarì la voce da finto bravo ragazzo di cui era stato dotato e mi sfiorò la spalla costringendomi a spostare la mia attenzione su di lui.

- E’ proprio per questo che non volevo fartelo sapere, non volevo che entrassi a far parte di questo mondo Miyu, per te può sembrare figo, divertente, ma non è così…Si insomma ci divertiamo non posso negarlo, ma capisci che questo è sbagliato.

Feci pressione sui palmi per darmi una spinta e scendere dagli scatoloni dandogli le spalle.

- E’ sbagliato perché lo hanno deciso gli altri? Perché sono etichettati dai pregiudizi delle leggi e delle persone? Cos’è per te uno sbaglio Tsubasa? Io credo…Che solo l’artefice di quelle determinate azioni possa riconoscere se il suo sia uno sbaglio o meno e proprio per questo avresti dovuto lasciare che fossi io a decidere se entrarci o meno, non ho più sette anni!...Ne tanto meno ho bisogno di una figura maschile vagamente responsabile nella mia vita.

Gli rivolsi una veloce occhiata, sembrava triste e deluso da se stesso per come si erano evolute le cose, se me lo avesse detto forse ci sarei stata lontana seguendo i suoi consigli, ma conoscendomi avrebbe solo anticipato gli avvenimenti che sarebbero accaduti nel tempo.

- Da come parli ne deduco… Che tu abbia già preso una decisione.

Lo guardai titubante. No, non avevo ancora preso alcuna decisione, ero combattuta dalla paura dello sconosciuto e da quello che spesso chiamavo “fuoco dell’illegalità”, perché tutti almeno una volta ne siamo stati attratti.

- Non lo so io…Ci devo pensare.

- Allora pensa anche a Yori e Flemminia, coinvolgeresti anche loro.

Sapevo che le mie migliore amiche condividevano i miei stessi pensieri, parecchie volte avevamo affrontato questo argomento, Flemmi aveva persino conosciuto un membro di un'altra compagnia del quartiere che aveva iniziato a farle la corte, ma lei aveva rifiutato la proposta di entrarci, diceva che o lo facevamo tutte o nessuna. La verità è che non ci sentivamo ancora all’altezza per quel genere di affari.

- Loro sono libere di fare ciò che vogliono, gliene parlerò, certo, ma non sono costrette a seguirmi.

- Sai che lo faranno.

- Se lo faranno sarà per loro, non per me.

Mi sentii egoista e sfacciata in quel preciso istante.

Nei miei pensieri avevo sempre messo prima gli amici di qualunque mio problema, ora stavo scegliendo qualcosa per me sapendo che lui aveva ragione, che avrei coinvolto anche persone, eppure non sembrava importarmene.

- Come vuoi.

Concludemmo la conversazione in questo modo; Tsubasa se ne andò lasciandomi a fissare nuovamente il vuoto della stanza attorno a me.

- Wow! Un espressione stordita e preoccupata allo stesso tempo! Davvero affascinante! Questa la metto su Instagram!

La fastidiosa voce del piccolo nano biondo tornò a stordirmi le orecchie.

Lo fissai con astio sbraitandogli contro per la sua improvvisa comparsa.

- Ahahahah dai, non arrabbiarti cosi, stavo solo scherzando…Senti…Non prendertela tanto con Tsubasa, lo fa per il tuo bene.

La mia espressione cambiò radicalmente.

- Che intendi dire?

- Vedi, anche io pur avendo soli quindici anni ho deciso di unirmi ai Night Creepers, ormai sono nel giro da quasi cinque mesi e ti dirò che mi sono divertito davvero tantissimo! Certo, c’è da dire che quello che facciamo non è alla portata di tutti, serve gente predisposta al rischio della vita perché la maggior parte delle volte che va male è con essa che si pagano tutti i prezzi non saldati fino a quel momento, ma è anche vero che si diventa una famiglia, siamo tutti uniti, persino quei due sociopatici di Kyoya e Ryuga anche se non lo ammettono ci sono molto legati. Vedi, la difficoltà sta nel mezzo, non hai una vita tranquilla, i giri per le vie malfamate dei quartieri diventano un gioco in confronto alle lunghe traversate in centro in cui rischi di essere fermato da una volante dei carabinieri. Se ti prendono sei finito. Oppure se commetti un grave torto a qualche compagnia rivale che ti aspetta al vicolo per spezzarti le gambe a colpi di mazze.

In cinque mesi ne ho sentite di cose.

Restai davvero sorpresa del discorso che quel ragazzino mi stava facendo, mai mi sarei aspettata una tale mentalità da uno che secondi prima era impegnato a sfottere la mia faccia poco fotogenica.

-  Ti dirò che nonostante i problemi e rischi io accetterei altre mille volte, perché non ho mai conosciuto gente fantastica come loro. Lui, Tsubasa, ha solo paura che tu possa essere coinvolta in cose più grandi di te ma non se la prenderà se decidi di farlo, è l’ultimo a poterti fare la predica del resto, voleva solo metterti in guardia anche se fa schifo in questo tipo di cose ahahahah!

Sorrisi, mi rifeci di opinione su quel biondino dall’aria vivace.

- Ti ringrazio Yu.

- Figurati!

Si grattò la nuca sorridendo anch’egli imbarazzato, poi mi ricordai di una, anzi due cose.

- Cancella immediatamente le due foto che mi hai scattato prima!

Yu si spaventò per quell’improvviso cambiamento e saltò in aria.

- Eeeh ora le cancello! Si, si! Non ti arrabbiare ti prego!

 

*         *        *

 

Balzai la scuola, nessuno mi aveva svegliata per tempo e fui costretta ad uscire con Ginka, Kyoya e Ryuga, non che mi dispiacesse di certo anche se avrei dovuto inventare una scusa credibile ed una faccia abbastanza malata da mostrare a mia madre quando sarei tornata a casa.

Yu e Tsubasa erano già andati via quando il rosso propose un’uscita di gruppo, senza però considerare che io non ero effettivamente del gruppo.

- Ragazzi, certo che oggi fa piuttosto caldo rispetto a questa mattina!

Sbottò Ginka togliendosi la solita felpa militare rigirandosela in vita.

- Era ora, abbiamo passato un estate che non si può definire tale con tutti quei temporali.

Commentò di rimando il verde imitando il compagno ma poggiando il felpone su una spalla.

Indossavano entrambi due magliette slargate, il primo mostrava una canotta nera con diversi stampi blu, il secondo invece ne portava una bianca semplice ma con le aperture laterali e mostravano parte degli addominali tonici.

- Effettivamente ha piovuto molto per essere i tre mesi più caldi dell’anno…

Mi aggiunsi alla conversazione di cui sperai che anche l’albino ne prendesse parte, ma come volevasi dimostrare l’argomento alluvioni non sembrava essere tra i suoi interessi principali.

- Allora, dove si va?

Continuò Ginka affiancandosi a Ryuga ed aspettando una risposta soddisfacente.

- Per me è uguale.

Quelle quattro parole causarono un forte sconforto nella felicità spensierata del rossino che rallentò improvvisamente facendomi andare a sbattere contro la sua schiena.

A quel punto il mio stomaco prese voce facendo voltare tutti a guardarmi.

- Ho trovato! Andiamo al Burger Club a mangiare un boccone!

Acconsentii subito a quell’idea di cui i due “loquaci” ragazzi di fronte a noi sembravano parecchio in disaccordo.

- Siamo due contro uno, non puoi farci nulla Kyoya, Ryuga si astiene dal votare.

Ammisi sorridendo all’espressione sconcertata del verde che fissava rabbioso l’albino per aver precedentemente affermato che gli andasse bene ogni cosa.

- Allora è deciso! Pancia mia fatti capanna!

Ginka si diresse a tutta furia verso il primo fast food aperto nella zona, lasciandoci indietro.

- Ginka aspet…ta.

Restai con la mano allungata verso il nulla come se avessi cercato di prenderlo, cosa del tutto impossibile.

- E’ inutile, quando si tratta di quello schifo è sempre il primo della fila.

Disse Kyoya facendo comparire un piccolo sorriso di chi la sa lunga sul viso ceruleo.

- Non sarebbe lui altrimenti.

Aggiunse l’albino lasciandomi leggermente esterrefatta per il tono vagamente amichevole che aveva assunto.

Mi sentii come un’estranea in mezzo a loro che sembravano così uniti e legati, come se avessero tanto da dirsi pur restando in silenzio. Ero a disagio.

Non dissi nulla per paura di sbagliare nonostante non ci fosse alcun errore da poter commettere.

In casi come questi si vorrebbe solo sparire, anche per un piccolo istante nella speranza di poter trovare un argomento abbastanza interessante con cui attaccare bottone.

Notai l’albino rivolgermi un occhiata fugace ed abbassai lo sguardo come se fossi stata appena colta in fragrante di un qualche delitto che avevo involontariamente commesso.

- Certo…Che anche il tuo stomaco non scherza.

Presa com’ero dalle mie osservazioni non avevo prestato la minima attenzione ai rumori che emetteva la mia pancia vuota e reclamante cibo al più presto, cosa che Kyoya mi aveva fatto notare con quella sua considerazione.

 Probabilmente l’albino stava alludendo ad essa con quella breve occhiata.

- Eheheh…

 

 

Rimasi al tavolo con Kyoya mentre Ryuga e Ginka erano andati a prendere le ordinazioni.

Il suo sguardo penetrante mi metteva in soggezione, ma tutto sommato sembrava un ragazzo tranquillo con cui poter parlare seriamente. Così provai.

- Senti…Posso sapere da quanto tempo sei tra i Night Creepers?

Forse era una domanda un tantino azzardata vista la poca conoscenza reciproca che entrambi avevamo.

Mi fissò con quei magnetici zaffiri, ma non quanto quelli di Ryuga, restò così per pochi secondi prima di prendere parola.

- Perché ti interessa?

- Beh…Oggi quel ragazzino, Yu, ha detto di essere nel giro da cinque mesi e…Insomma se devo essere sincera stavo semplicemente cercando qualcosa di cui parlare.

Kyoya parve sorpreso dalla facilità con cui avevo ammesso il disagio che provavo nonostante lo avesse sicuramente intuito. Chiuse gli occhi e riprese il discorso.

- Ormai sono tre anni.

Lo guardai incredula, non tanto per i tre anni di tempo trascorso nel giro, ma per il semplice fatto che il loro nome girava da forse otto/sette mesi. Non avrei mai pensato che potesse avere origini risalenti a più di un anno di nascita.

- Tre anni? Ma…La prima volta che ho sentito il vostro nome era metà maggio.

- Non si diventa una delle migliori compagnie in zona dal nulla, servono…Molti requisiti.

Concluse sorridendo ammiccante e facendomi sottintendere ciò a cui si riferiva.

Riflettei sul discorso fatto da Yu e trovai un'altra domanda a cui esigevo risposta.

- E…Ti è mai capitato di finire nei guai con…La polizia?

Mi sembrava di essere ad un interrogatorio, ovviamente io ero l’esecutrice.

- Qualche volta, sono cose che capitano quando fai il mio lavoro.

- E che lavoro fai?

Lo vidi tendere i muscoli del corpo ed abbassare lo sguardo; forse avevo esagerato con tutte quelle domande a raffica e per di più abbastanza “personali”, o ,più semplicemente, non era la persona più adatta a cui porle.

- S-scusami…Mi sono fatta prendere dalla mano.

Spostai l’interesse verso il tavolo davanti a noi giocando con i tovaglioli giallo zafferano in seta che avevo appena notato.

- E’ che…Ho sempre pensato di essere un po’ diversa da tutte le persone che ho incontrato prima di voi, a parte Tsubasa e le mie due migliori amiche. Ho sempre avuto questa forte attrazione verso l’illegale, se così posso definirlo, verso tutto ciò che rappresentasse un pericolo o una minaccia. Ora che ho avuto la possibilità di conoscervi mi è stato impossibile non valutare l’idea di provare ad unirmi…Però mi blocca, qualcosa non mi convince appieno.

Kyoya riottenne il sorriso malizioso che aveva precedentemente perso e impuntò le sue iridi nelle mie.

Rimasi immobile ad ammirarle, ci caddi dentro rischiando di affogare, ma la sua voce mi riscosse da quei metaforici pensieri che ero solita fare.

- E’ la responsabilità a frenarti.

- Che cosa?

Non riuscii ad afferrare subito il concetto e aspettai che continuasse con la spiegazione.

- La responsabilità che hai verso gli altri, Miyu. Tu non stai pensando  a quello che vuoi realmente per te, tu stai pensando a cosa faranno le tue due amiche una volta che sarai parte dei nostri; Mi seguiranno? Mi lasceranno affondare? Sono le più comuni domande che sembrano affollarti la mente, vero? Lo so’ perché inizialmente era così anche per me, quando temevo che mio fratello potesse mettersi nei guai, ma le persone quando è il momento di scegliere, nonostante spesso si pensi il contrario, sanno bene cosa fare solo che difficilmente lo ammettono a se stessi. Devi scrollarti di dosso questo senso di responsabilità che credi di avere, solo così potrai pensare liberamente al tuo futuro.

Si fermò giusto un attimo per poter studiare la mia espressione, poi riprese.

- E questo vale per tutto, non solo per i Night Creepers.

Fece in tempo a concludere la conversazione che sia il rosso che l’albino ci raggiunsero carichi di cibi che il primo aveva prontamente addentato. Mi ritrovai un doppio cheese burger a metà ed iniziai ad inveire contro il giovane dagli occhi nocciola, dolci e dannatamente infantili come tutto il resto che lo riguardava.

A parte forse la vita che trattava.

- Dai Miyu non te la prendere, era così buono ed invitante che non ho saputo resistere!

Si giustificò fingendo un espressione innocente che mi fece tutt’altro che sorridere.

- E hai intenzione di usare la stessa scusa anche per il mio panino?!
Intervenne Kyoya sbattendo la mano sul tavolo e facendo esplodere il ragazzo in una fragorosa risata.

- No beh, quello solo perché sei tu Kyoya!

Mi aggiunsi alle risate del rosso che riempirono l’intera sala, causando nervosismo da parte del giovane dagli occhi cristallini.

- Non c’è proprio nulla da ridere.

Poi osservò che l’hambuger di Ryuga era ancora perfettamente integro ed una grossa vena cominciò a pulsargli sulla fronte per l’esasperazione.

- E perché il suo è rimasto intoccato?!

Fu l’albino a rispondere per il compagno, mantenendo la stessa calma di sempre con una lieve nota di minaccia per così dire.

- Se solo avesse osato avvicinarsi a quest’ora avremmo un membro in meno.

 

*         *        *

 

Si era fatto pomeriggio ormai ed era tempo, per me, di tornare a casa. Dovevo vedere Flemminia e Sayori e raccontare loro dell’accaduto prima che potessero andare da mia madre a chiederle il motivo della mia assenza che avrei dovuto spiegarle con scuse accettabili.

Salutai i tre ragazzi dell’Okinawa prima di accorgermi che in realtà l’albino stava venendo nella mia stessa direzione.

- Che fai?

Chiesi osservandolo.

Aveva il capo leggermente rivolto verso il basso, il cappuccio nero alzato fino a coprirgli l’intera chioma bicolore se non per qualche ciuffo, le mani nascoste nella tasca comunicante di quel felpone che trasmetteva calore al solo pensarci.

- Affari miei.

Troncò subito il discorso facendo, ancora una volta, crescere in me quell’odioso senso di inadeguatezza.

Era sempre schivo ed individualista, persino Kyoya socializzava più di lui; magari il problema non era il suo non saper socializzare, magari ero semplicemente io.

Non mi aveva mai vagamente sfiorata l’idea che il motivo del suo essere sempre così sgarbato potesse in realtà essere la mia presenza. Mi sembrava strano che potesse trattare così con tutti ed essere considerato un “buon amico” come lo aveva precedentemente descritto Ginka prima di separarci.

- Scusami…Non intendevo infastidirti.

A quella frase sorrise in modo meschino, fermò il passo e mi si mise davanti sovrastandomi in tutta la sua altezza.

Non mi accorsi di avere la schiena poggiata contro una fredda parete in marmo, ne della mano puntata su di esso come ad impedirmi di scappare. Avevo solo il suo sguardo fisso nel mio. Impossibile era tentare di sviare quelle iridi così proibite, impossibile era sopravvivere a quell’attento esame a cui ti sottoponevano scavandoti nel profondo, mente affondavi in quell’ambra dolce e viscosa come il miele. Ma il miele era decisamente un paragone troppo dolce per uno come lui che ricordava la reincarnazione di Orochi.

- Tu…Sei un fastidio continuo.

Quella frase mi trafisse come milioni di proiettili pronti a dare il colpo di grazia tutti insieme, senza pensare che uno di loro basterebbe a finire la vittima, ma solo per il gusto di dilaniarla a fondo.

Restai muta di fronte a lui, spostandogli il braccio per permettermi il passaggio e ripresi a camminare.

Non si poteva ignorare un’affermazione del genere, o almeno io non ci riuscivo.

Mi girai ad osservarlo un ultima volta prima di andare per la mia strada.

- Vaffanculo.

Le sue labbra si piegarono in un soddisfacente sorriso.

Al contrario la mia faccia aveva un espressione totalmente sconvolta.

Lo sentii incamminarsi nella mia stessa direzione, di nuovo, e decisi di ignorarlo nonostante la difficoltà nel cancellare il suo profumo che ancora mi invadeva le narici.

- Hai preso una decisione?

Chiese improvvisamente e causando una leggera sorpresa da parte mia.

- No…

- Te la si legge negli occhi.

Mi canzonò con atteggiamento di sfida, affiancandosi e aumentando di poco il passo per superarmi ancora.

- Non so’ cosa voglio io per me stessa e dovrebbero saperlo gli altri?

- A quest’età nessuno è in grado di scegliere per se stesso con convinzione. Mentre è più facile prendere decisioni per altre persone nel tentativo di aiutarle. Le tue amiche, Tsubasa compreso, ti direbbero di lasciar stare nonostante la loro risposta sarebbe al pari della tua. Affermativa. Per l’ultimo ne hai persino la prova.

Accellerai l’andatura per non restare indietro e ripresi il testimone.

- Se sono un fastidio non dovrebbe essere meglio per te il fatto che io non ci tenga ad unirmi alla vostra bella schiera di scapestrati?

Conclusi con una punta di acidità al di fuori del mio carattere.

- Non ho detto che non mi piacciano i “fastidi”.

Ammise sarcastico. Non seppi come interpretarlo, se come una dichiarazione di interesse o una colossale presa per il culo. Le scartai entrambe, non volevo conoscere la risposta essendo convinta di un bluff.

Restammo in silenzio entrambi per del tempo, finché decisi di proseguire la conversazione.

- E se dicessi di si?

Ryuga mantenne la sua solita espressione di superiorità e sarcasmo verso gli altri.

- In quel caso dovrei imbottirmi di MD per riuscire a tollerarti.

- Ti fai di MD?!

Domandai un po’ spaventata dalla sua confessione.

- Solo nelle emergenze di depressione più totale, tu sei una di quelle.

Non badai tanto al suo ennesimo tentativo di schernirmi, ma fino a quel tempo non avevo preso in considerazione fino in fondo quello a cui sarei sicuramente andata incontro.

- Arriverei…Pure io a farmi di tutta quella roba.

- Non dire minchiate. Yu in cinque mesi non ha toccato nemmeno le sizze.

Ribattè divertito dal disorientamento che provavo in quel momento.

- C’è gente che è già predisposta per questo tipo di cose, come segnata dal filo rosso che continua ad avvolgersi a spirale intorno ad ogni stupefacente sul mercato, fino al punto di arrivare a bruciarsi per aver osato troppo.

Riflettei a lungo sulle sue parole. Non sapevo nemmeno fumare, come avrei potuto pensare di passare così facilmente ad altro?

Ma la verità era che desideravo assaporare quel gusto. Volevo sentirne l’odore e il sapore sotto ogni aspetto.

Ryuga estrasse una Marlboro rossa dal pacchetto da venti che teneva nascosto nella tasca comunicante, fu di ottimo tempismo.

- Voglio provare un tiro.

Ammisi con sicurezza. Lui non disse niente e dopo averla accesa fece un paio di tiri per mostrarmi, poi me la passò.

Avvicinai il filtro alle labbra che gli si posarono delicatamente in torno ed aspirai.

Il gusto amaro di tabacco mi invase le papille gustative causandomi una leggera sensazione di nausea che venne sostituita dall’ odore pungente del fumo buttato fuori dallo stesso luogo da cui era entrato.

L’albino mi fissava interdetto senza dire nulla e ne approfittai per fare il secondo.

Erano un po’ pesanti, ma mi piacque. Sapevo che quelli sarebbero stati i primi di una lunga serie.

- Sembrava che non fosse la prima volta.

Ed infatti non lo era, ma era la prima che ci riuscivo bene senza colpi di tosse o altro; forse era statala sua presenza a costringermi di riuscire bene, come a volergli dimostrare che potevo far parte del suo mondo anch’io.

Gliela riporsi ed aspettai che dicesse qualcosa, ma così non fu.

Ricominciammo a camminare, ognuno perso nei propri pensieri che sfumavano senza tregua, svanendo alla prima occhiata, come il fumo di quella sigaretta che mi offuscava la vista degli occhi a causa del vento.

La gola bruciava appena, cominciai a figurare a cosa Ryuga alludesse con la frase di prima.

Certe persone erano mentalmente predisposti a quel tipo di vita sbandata e inaspettata, altri preferivano la normalità e il perfezionismo e poi c’erano quelli come me, quelli che nella normalità ricercano il disordine, perché hanno  bisogno di sentirsi almeno una volta al di fuori di quell’ambiente schiacciante e privo di luce.

Si perché spesso il buio offre più luce della luce stessa.

E ovviamente quelle persone, quelle di cui io facevo parte, erano tipicamente predisposti al crearsi problemi per il gusto di averli.

 

 

 

 
Note: Eccomi di nuovo con il terzo capitolo di questa fiction a cui mi sto lentamente affezionando nonostante siano solo i primi capitoli *-*.

Beh, ammetto di essere particolarmente fiera di come sia venuta la fine, il resto non mi convince molto, come sempre T.T

E anche questa volta ho postato all’interno dei limiti previsti, alè! Sto facendo progressi! Colgo anche l’occasione per augurare un buon Halloween a tutti e per ringraziare davvero tanto tanto Keyra Hanako D Hono, ForzaJuve 14, RebelYell (dio, quale onore ricevere una tua recensione dopo tanto tempo *-*) e Mel_mel98, sono davvero entusiasta del fatto che vi abbia incuriosite e, addirittura, affascinati.

Oltretutto, Mel, la tua recensione mi ha lasciata davvero senza fiato! Grazie grazie!

Ora sono costretta ad andare, spero di aggiornare di nuovo entro la fine di settimana prossima e stare in linea coi tempi.

 

Sayonara ^3^

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Capitolo 4
*** Pyromania ***


- Pyromania

 
 
Stranamente quella mattina era più calda delle solite che mi costringevano a rannicchiarmi in posizione fetale nel tentativo di scacciare via un po’ dell’aria gelata che al suo passaggio lasciava i vetri delle finestre appannate. Scostai il piumone con un calcio di controvoglia, conscia che un’ulteriore giornata scolastica stava per cominciare, ed appoggiai i piedi nudi sul morbido e peloso tappeto beige; feci una smorfia quasi addolorata quando dovetti procedere verso il bagno e lasciare il confortante calore di pochi minuti prima.
Erano passati cinque giorni dalla mia ultima conversazione con Ryuga ed avevo finalmente preso una decisione; ovviamente tale decisione era quella che tutti si aspettavano, affermativa, ma preferivo discuterne in modo più accurato anche con Flemminia e Sayori sapendo che sarebbe stato impossibile tenerlo segreto, specialmente a loro due.
Le avevo già informate dei precedenti accaduti durante le ultime settimane che le avevano lasciate piuttosto sbigottite. Secondo Flemminia lo scontro con l’albino aveva in qualche modo condizionato il mio futuro che sembrava essersi strettamente legato a lui, tutte sciocchezze pensai, non esiste un destino programmato del resto, ma non potevo ignorare come parte dell’affermazione della rossa fosse perfettamente azzeccata.
Alla notizia della presenza di Tsubasa nei Night Creepers le due faticarono a crederci. Come poteva un ragazzo con degli ideali come i suoi fare parte di una simile compagnia?
“E io che pensavo sarebbe diventato il nuovo Sherlock Holmes!” Commentò Sayori con una punta di acidità.
Tutte e tre, me compresa, stavamo ancora faticando ad immagazzinare tutte quelle informazioni che rendevano l’argenteo un estraneo ai nostri occhi.
“Però Miyu…Anche tu vorresti farne parte giusto?” Quando Flemminia mi rivolse il suo sguardo carico di preoccupazione ed indecisione mi trasmise le sue stesse emozioni. Sarebbe stato davvero saggio prendere una scelta del genere? No, certo che no, ma ero stanca della solita routine ed avevo bisogno di qualcosa che movimentasse le nostre vite, perché sapevo che entrambe la pensavano come me e avrebbero a breve chiesto la possibilità di ammissione.
“Certo l’idea mi tenta parecchio e…Si…Credo di volerlo fare” Risposi titubante prendendo a giocare le coperte celestine del letto su cui ero seduta. La bionda e la rossa si scambiarono una veloce occhiata d’intesa prima di confermare le mie idee precedenti.
- Saremmo unite fino a questo punto…Eh?
I ricordi di quella giornata, di cui tutti i pensieri che mi affollavano la mente vennero finalmente alla luce davanti alle mie due migliore amiche, mi tornarono in mente mentre percorrevo la solita distanza da casa a scuola da sola vista la mancata e solita presenza di Ginka che non vedevo da circa tre giorni. Pensandoci bene non avevo notizie dei Night Creepers dalla “scomparsa” del rosso, persino Tsubasa mancava all’appello e non rispondeva a messaggi o chiamate.
Quando ero andata a trovarlo a casa sua per portargli il materiale di scuola la nonna mi disse che sarebbe andato a dormire da un suo amico per del tempo e non mi negò la sua amorevole preoccupazione per il nipote.
Oggi però avevo deciso di fare visita ai Night Creepers direttamente in casa loro, senza curarmi dei possibili problemi che avrei potuto ricevere.
Raggiunsi come sempre il cancello arrugginito e spalancato dell’Okinawa, davanti a cui la solita schiera di studenti aveva tutt’altra intenzione che entrare a scuola; feci qualche passo e mi unii finalmente a Flemminia e Sayori che sembravano aspettarmi impazienti, come se avessero qualcosa di losco ed allo stesso tempo geniale in mente.
- Allora Miyu a che ora si va oggi?
Domandò esaltata la bionda spalancando i suoi due lapislazzuli. Completamente all’oscuro della faccenda a cui si stavano riferendo le guardai di sbieco confusa.
- Si beh, il tuo piano per andare al covo dei Night Creepers…Quello di cui parlavi ieri al telefono insomma.
Completò Flemminia abbassando lo sguardo e facendomi capire cosa intendevano.
- C-che cosa?! Ma ero convinta di aver chiuso la telefonata!
Confessai imbarazzata dalla gaffe commessa e per l’essere stata scoperta in flagrante.
- La convinzione ti fotte!
Rispose energicamente la rossa guardandomi con un pizzico di malizia. Si vedeva che non stavano più nella pelle all’idea di poter incontrare una delle compagnie più malfamate del quartiere e questo faceva intendere che avessero sentito il mio completo monologo della sera prima quando avevo malamente chiuso la telefonata a causa di Yuuka.
- E dovresti anche smetterla di parlare da sola…sai, sei inquietante!
Ammise Yori canzonandomi e facendomi la linguaccia. Sbuffai seccata e rassegnata, ormai erano dentro anche loro, non che mi dispiacesse ma ancora ero incerta sull’andare o meno e adesso sarebbe stato praticamente sicuro; cos’avrei dovuto dire o fare se li avessi davvero trovati? Ma era certo che li avrei trovati, era il loro punto di ritrovo del resto, se non fossero stati nemmeno li forse era davvero successo qualcosa e Tsubasa poteva esserne rimasto coinvolto.
Dopo la nostra ultima discussione avevamo parlato davvero come volte ed è inutile dire che mi mancava il mio migliore amico dalla doppia identità recentemente scoperta.
- Ragazze…A dire la verità non sono molto convinta…
Al suono della campanella iniziammo a incamminarci dentro l’edificio continuando a discutere sull’argomento.
- Avanti Miyu! Non puoi prenderti tutto il divertimento!
- Si anche noi vogliamo vedere come agisce una banda di gangsta!
Per quanto tentassi di dissuaderle tutte le mie contro-indicazioni sembravano solo alimentare la loro curiosità.
- Allora è deciso! Io e Flemmi non potremmo uscire all’intervallo visto che saremo impegnate ad evitare l’auto-suicidio per colpa di quello psicopatico!
- Compito di matematica?
Puntualizzai sorridendo con ironia e ripensando a quando quel tale era venuto nella classe mia e di Tsubasa a fare supplenza lasciandoci senza parole alla fine della lezione.
Gli studenti cominciarono ad entrare nelle classi, specialmente in quella delle due a me davanti che iniziarono a realizzare quanto poco tempo mancasse alla loro presunta “fine”.
- Dai ragazze non fate così…Sono certa che andrà benissimo…
Provai a confortarle ma invano ed alla vista del professore entrambe tremarono; mi scostai subito per lasciarlo passare mentre ci rivolgeva un occhiata fugace, quasi pacifica ed indagatrice allo stesso tempo.
- Ragazze che ci fate qua  fuori?
Parlò con una tale lentezza e compostezza da far venire i brividi.
- E-ecco…Io devo andare in classe! Arrivederci!
Scappai letteralmente da qualunque successiva domanda potesse farmi e mi rifugiai in classe pochi minuti prima dell’inizio di filosofia, una delle poche materie che davvero mi facevano illuminare gli occhi.
Ma quella volta fui tutt’altro che concentrata, impegnata a scacciare quei continui presentimenti che avevano deciso di perseguitarmi dall’inizio della mattina.
Sarebbe stato davvero saggio dirigersi nel covo dei Night Creepers? Certo che no, ma dal momento in cui avevo conosciuto l’albino avevo compiuto una continua serie di scelte sbagliate, quindi una più o una in meno che differenza avrebbe mai fatto? E fu proprio grazie a questo ragionamento che più avanti capii la differenza che avrei apportato alla mia vita se solo avessi cambiato un minimo avvenimento.
 
*         *         *
 
- Miyu…Non puoi capire l’inferno…
Mi allontanai spaventata dalle condizioni di Flemmi e Yori, le cui facce avevano assunto un colorito pallido e raccapricciante, per non parlare degli occhi vuoti e privi di anima.
- R-ragazze! Ma che vi è successo?!
Domandai strillando. Yori avvicinò una mano alla mia per prenderla ma mossa dall’istinto mi scostai facendola atterrare sul pavimento.
- S-su…Sono certa che vi riprenderete subito okay?
La biondina tirò su il viso alterata per il fatto che non l’avessi aiutata a mantenersi in equilibrio e sorrisi imbarazzata.
La campanella dell’allarme ridestò tutte e tre da qualunque condizione fisica o mentale potessimo avere.
- Che sia l’esercitazione?
Osservai il volto perplesso di alcuni professori e delle bidelle che si erano già messe in moto per avvisare tutti di uscire dall’edificio.
- Temo di no purtroppo.
Era la prima volta che capitava qualcosa di simile, forse qualcuno aveva semplicemente schiacciato il pulsante dell’avviso per sbaglio.
- Dirigetevi ognuno nella propria classe e seguite gli insegnanti! State tranquilli e non agitatevi!
Sentimmo dire da una donna sulla quarantina, probabilmente una professoressa e facemmo come dettatoci, separandoci.
Proseguii verso la mia classe per prendere lo zaino con tutti i libri ed il giubbino, non potevo permettermi di perdere niente specialmente il materiale scolastico ed una volta fatto ciò mi misi in fila con gli altri compagni per uscire dalla classe in maniera ordinata.
Notai che i provenienti dal piano superiore si affrettavano più di tutti a scendere le scale, che provenisse da li il problema? C’era un vago odore di fumo che mi riportò con la mente al sapore di tabacco provato pochi giorni prima.
- Forza ora è il vostro turno, mi raccomando niente urla o spintoni, il caos ci porterà solo alla disfatta!
I consigli del professore di informatica erano tutt’altro che confortanti e ne avremmo volentieri fatto a meno, tuttavia era evidente che fosse spaventato ed il suo continuo balbettare lo confermava ulteriormente.
Quando finalmente uscimmo dalla classe il ritmo sembrò aumentare, anche se cercavamo di non darlo a vedere ognuno di noi era giustamente preoccupato e si velocizzavano tutti per poter scendere il prima possibile; dopo dieci minuti di spintoni e grida sommesse mi ritrovai in cortile a seguire l’insegnante.
Distrattamente rivolsi lo sguardo verso l’Okinawa e spalancai gli occhi per ciò che vidi. Alcuni studenti dell’istituto erano li davanti ad osservare l’accaduto e tra di loro c’erano anche alcuni dei Night Creepers, tra cui Ryuga e Tsubasa. Non pensai minimamente a stare dietro al professore e corsi verso l’argenteo che mi venne incontro preoccupato.
- Miyu! Cos’è accaduto?! Stai bene?!
Accennai velocemente un si con la testa per fargli intendere che puntavo a tutt’altro.
- Y-Yori…Yori e Flemmi non sono ancora uscite, non le ho viste.
Ero a metà tra la completa paralisi e l’adrenalina più totale, non capivo se riuscissi a ragionare o meno, tutto ciò che avevo in testa era che dovevo trovare le mie due migliori amiche.
- Miyu!
Sentì una voce familiare alle spalle richiamarmi e tirai un sospiro di sollievo quando incontrai i lapislazzuli di Sayori abbracciandola forte.
Ryuga e alcuni degli altri si erano distrattamente avvicinati ed io osservai per la prima volta negli occhi della bionda una paura a cui mai avevo potuto assistere, sicura che una come lei non conoscesse questo termine.
- Flemminia…è rimasta dentro! E’ corsa al piano di sotto verso l’aula di musica a prendere il suo violino! Ho cercato di fermarla ma tutti mi hanno spinta via e non ci sono riuscita!
Aveva gli occhi lucidi e si girò cercando il conforto di Tsubasa; scontrai di nuovo lo sguardo con quello impassibile dell’albino e come una molla scattai tornando all’interno dell’edificio, l’ultima cosa che udii furono le urla di Yori che m’implorava di fermarmi e lo stesso diceva Tsubasa, poi venni catturata dal fumo.
 
*         *         *
 
Fu strana la sensazione che provai quando mi addentrai in quelle mura, l’aria era pesante come il respiro che si faceva sempre più affannato per la corsa contro il tempo che mi ero costretta a portare a termine.
Le scale non erano mai sembrate tanto infinite ed ogni abilità di ragionare pareva essersi quadruplicata.
Non mi ero mai sentita così carica in vita mia.
Tutto ciò però non durò molto visto che i fumi del fuoco cominciavano a fare effetto ed io avevo appena raggiunto l’entrata dell’aula di musica.
- Cough…Flemmi! Cough, cough!
Battei qualche colpo di tosse e cercai di aprire la porta quando mi resi conto che era chiusa.
- M-Miyu? Che cosa ci fai qui?!
La voce della migliore amica fu come un toccasana per l’ansia che avevo accumulato fino ad allora, se non altro era viva e sembrava stare anche bene.
- Flemminia devi uscire di li! C’è un incendio se non ti sbrighi non ce la faremo!
- La porta è chiusa a chiave! L’insegnante non mi ha vista e mi ha chiusa dentro! E’ da mezz’ora che urlo in cerca di aiuto!
Mi buttai con tutta la forza che mi era rimasta contro la porta nel tentativo di spalancarla, ma con rammarico capii che quel genere di mosse funzionano solo nei film e la realtà è ben diversa.
- Dannazione! Non…Non ci riesco!
Tentai di nuovo, invano, ed iniziai ad avere la vista offuscata dalle lacrime di rabbia che cominciarono a solcarmi il viso.
- Cazzo!
Imprecai.
Dall’altra parte sentii Flemminia rassegnata accucciarsi contro quella maledetta barriera bianca e rossa che sembrava volerci dividere per sempre.
- Miyu…Non fa niente. Và, tu hai qualcuno da cui devi tornare. Loro hanno bisogno di te.
A quelle parole sbottai esasperata ed arrabbiata come non mai.
- Ti sei rincoglionita forse?! Credi davvero che lascerei te qui a morire?! Tu e Sayori siete le mie migliori amiche e non potrei mai abbandonarvi! Dovesse crollare il cielo io non permetterò mai ad una di voi di lasciarmi!...Abbiamo fatto un patto ricordi? Dobbiamo andare a vivere insieme, te lo sei dimenticata? Noi tre e nessun’altro! Abbiamo fatto tanti piani e non ho intenzione che una maledetta disattenzione da parte dello stupido personale scolastico ti porti via da me! Non avresti nemmeno dovuto sfiorare quel pensiero!
Ricevetti solo silenzio per alcuni minuti e poi finalmente rispose.
- Sai…Se ancora mi fosse stato possibile piangere credo che questa sarebbe diventata una di quelle scenette strappalacrime tra migliori amiche.
Non commentai ma accennai un sorriso e la sentii alzarsi.
- E va bene allora, usciamo da questo posto.
 
*         *         *
 
In qualche modo a furia di spingere e tirare eravamo riuscite a buttar giù la porta e la rossa si fiondò tra le mie braccia tenendo tra le sue la custodia del violino che avrei volentieri gettato nel rogo.
Quando uscimmo dall’edificio venimmo subito soccorse da una squadra di medici che si era precipitata sul luogo; ci fecero solo qualche controllo per essere certi che non avessimo dolori fisici o muscolari e soprattutto che il fumo non avesse danneggiato gravemente i polmoni. Per fortuna eravamo in perfetta salute e appena fummo nuovamente libere una felice, incazzata, preoccupata e sollevata Sayori ci si fiondò addosso ripetendoci quanto fossimo stupide e immature. Mi sentii per la prima volta davvero legata a quelle due ragazze con cui avevo da sempre condiviso ogni cosa e sembrava tutto così perfetto.
Ginka e Madoka ci raggiunsero per informarsi della nostra salute e ci fecero la stessa ramanzina di Yori, quando però le due si resero conto di trovarsi davanti a due dei Night Creepers rimasero spiazzate e un po’ intimidite, cosa che superarono pian piano non appena capirono quanto fossero amichevoli quei due.
Tsubasa mi abbracciò con forza e subito dopo toccò a Flemmi che esibiva il suo violino come un trofeo quando era stata tutta colpa di quello stupido strumento che lei trattava come un figlio la causa.
Purtroppo però le cose non erano andate poi così bene per la nostra scuola, alcune delle aule, tra cui le nostre erano ridotte piuttosto male e non avremmo potuto utilizzarle per del tempo.
Fu così  che il preside dell’ Okinawa e quello della Futenma ci annunciarono la loro brillante idea:
Tutti i diretti interessati delle aule inutilizzabili della Futenma avrebbero, per un certo periodo, svolto le lezioni smistati in alcune classi dell’Okinawa, il programma era molto simile al nostro ma più leggero e questo ci avrebbe sicuramente permesso di rilassarci un po’ di più.
Il pensiero di cosa potesse aver causato quell’incendio fu subito sostituito da un altro, del resto come potevo anche solo vagamente ignorare che avrei frequentato quell’istituto di cui già avvertivo i suoi topazi puntati addosso?
 
*         *         *
- E così…Domani è il grande giorno.
Dissi ad alta voce mentre sistemavo la stanza con la velocità di un bradipo. Ci era stata concessa una settimana di tempo per preparare il materiale necessario e fortunatamente la Futenma per scusarsi dell’incidente causato dal dirigente scolastico si era offerta di pagare i libri agli studenti meno abbienti, alias io. Mi restava solo qualche ultimo acquisto e poi sarei stata pronta per il mio primo giorno in quella lugubre scuola.
Il telefono cominciò a squillare e risposi subito dopo aver letto il nome sul display.
- Oi Madoka?...Si, si, dieci minuti e ti raggiungo subito!...Ehm, devo comprare solo gli inchiostri per arte ed un quaderno ad anelli, poi dovrei essere a posto…Okay ci vediamo tra poco allora!
Buttai il telefono sul materasso ed andai a prepararmi di fretta per poter uscire con Madoka.
Misi un paio di collant nere e pesanti, dopo tutto era pur sempre inverno, ed una gonna a balze rosa che sfumava verso l’estremità inferiore, poi per il sopra misi una semplice felpa nera che lasciava scoperte le spalle; mi diedi una rapida pettinata e legai i capelli con il fermaglio regalatomi da mio padre in un’alta coda di cavallo che, a causa della smisurata lunghezza dei miei capelli, percorreva metà della schiena.
- Mamma allora io vado!
Indossai le solite scarpe basse da tennis ed uscii di casa con la borsa a tracolla.
Ci saremmo dovute incontrare davanti al ristorante in cui avevo pranzato con i Night Creepers e che raggiunsi in breve tempo trovando una sorridente ragazzina dai capelli nocciola e gli occhi celesti che agitava in aria una mano per farsi riconoscere.
- Buongiorno!
Sorrisi inchinandomi appena e osservando ansiosa la giovane a me di fronte, pronta per una giornata di shopping sfrenato con qualcuno che non fosse Flemmi o Yori.
- Buongiorno anche a te Miyu! Allora, dove si va?
- Beh come ti ho detto dovrei recarmi al colorificio, ma chiude alle sette quindi abbiamo ancora un sacco di tempo…Che ne dici di Tally Klein? Se non sbaglio dovrebbero esserci un sacco di sconti in questo periodo!
Gli occhi di Madoka si illuminarono e ripeté più volte un sì con il capo.
- E’ quel negozio stratosferico in cui Ryuga, Ginka e Kyoya vanno sempre! Andiamoci!
- C-cosa?..Ryuga fa…Shopping?
La guardai con aria titubante e sorpresa tentando di immaginarmi l’albino alle prese con un susseguirsi di cambio d’abiti o ad un mal riuscito corteggiamento verso una delle commesse piuttosto sexy che lavoravano in quel luogo.
- In realtà è più Ginka che li costringe a fare questo tipo di cose.
Ammise con le guance arrossate dal improvviso pensiero del rosso. Effettivamente si vestiva piuttosto bene e non mi sorprendeva che volesse che anche i suoi compagni facessero altrettanto.
- Ma se andremo li avremo molte possibilità d’incontrarli?
Domandai insicura; non ero particolarmente certa di volerli incontrare ma la ragazza a me di fianco la pensava in tutt’altro modo.
- Beh si è probabile! E immagino ci sarà anche Ginka! Anzi…Ora che ci penso credo proprio di averli sentiti dire qualcosa in proposito quindi sbrighiamoci!
Mi afferrò con forza il braccio per costringermi a seguirla senza ammettere declinazioni alla sua ferma decisione. Aveva un presa piuttosto ferrea e da cui sembrava impossibile trovare uno svincolo, che avesse fatto qualche corso di auto-difesa?
- M-Madoka! Il polso comincia a farmi male!
Mi lamentai obbligandola a fermarsi per badare a quanto avevo da dire; il polso era tutto arrossato ma fortunatamente stava riassumendo un colorito normale.
- Accidenti scusami! Dimentico sempre di dosare la mia forza!
La tranquillizzai soffermandomi attentamente su ciò di cui mi aveva involontariamente informata.
- Cosa intendi?
Mi massaggiai piano il polso fissandola negli occhi in attesta di una risposta.
- Ginka mi ha insegnato un paio di mosse per difendermi dai nostri rivali, solo che l’abitudine nel tenere fermo l’avversario ogni tanto ritorna ahahahah.
Non ci eravamo minimamente accorte di essere davanti al negozio precedentemente stabilito, finché non focalizzammo la nostra attenzione sul luogo in cui eravamo arrivate.
La facciata dell’entrata era vagamente illuminata da una doppia e visibile scritta che si illuminava ogni due secondi di un colore diverso che si diffondeva in modo lieve anche nelle vetrate ai lati a causa del lento arrivare del crepuscolo. Entrammo tramite porte girevoli e non appena misi il piede fuori per uscire mi scontrai con un paio di iridi dorate, ma non quelle che avrei desiderato.
- Ehi bambolina perché non guardi dove metti i piedi?
Il tono aveva un che di che sprezzante e lo sguardo altezzoso che mi lanciò l’ennesimo giovane a cui avevo involontariamente calpestato il piede sembrava minaccioso e del tutto privo di “comprensione”.
- S-scusa non l’ho fatto di proposito.
- Ah si? Io non direi sporca di una Night Creepers.
Lo disse con fare accusatorio e per un attimo ebbi paura che potesse staccarmi un braccio da un momento all’altro.
- Evita di metterti in mostra con chi non centra nulla, Ryuji.
Intervenne Madoka distogliendo la sua attenzione visiva dalla mia persona facendomi tirare un sospiro di sollievo.
- Ahahah mi fai pena Madoka, avresti potuto scegliere di stare dalla mia parte ma a quanto pare quel rossino senza speranza ti ha veramente dato alla testa.
- Ryuji…Il tuo nome è simile a quello di Ryuga.
Dissi senza pensare.
- Tsk! Non paragonarmi minimamente a quella feccia, anche se…
Mi afferrò il mento tra indice e pollice facendo incontrare un'altra volta i miei smeraldi con i suoi topazi.
- Devo ammettere che anche tu sei un bel bocconcino…Perché non vieni con me? Sono certo che ti divertiresti un sacco sai?
- I-Io non credo.
Ribattei imbarazzata e spaventata non riuscendo a muovere un singolo muscolo del mio corpo che sembrava essersi paralizzato.
- Non molestare il mio nuovo giocattolino, non ho ancora avuto occasione di provarlo per primo.
Quella voce che spesso temevo in quell’ istante diventò un’ancora di salvezza, richiamando tutta l’attenzione su di sé.
- Perché non torni a trottare dai tuoi cavallini?
Un ghigno canzonatorio gli comparve sul volto mentre fronteggiava il corvino che un attimo prima faceva il duro con noi.
- Smettila di ululare schifoso botolo ringhioso.
Trovai così esilarante quell’affermazione che mi scappò una risatina nervosa facendo voltare i due soggetti nella mia direzione a guardarmi confusi e sconcertati da quanto infantile potessi essere in certe situazioni.
L’arrivo di Ginka e Kyoya subito alle spalle dell’albino costrinsero il moro dagli occhi dorati ad evitare ogni altro battibecco e ad andarsene senza troppe storie.
- Non riesco davvero a capacitarmi della tua demenza.
Commento Ryuga senza degnarmi di un minimo sguardo.
- Ma era troppo azzeccata per uno come te ahahahahah.
La sua occhiata omicida smorzò tutto l’entusiasmo che avevo pian piano recuperato.
- Scusa, scusa! Stavo solo scherzando!
Improvvisamente mi sentii afferrare con forza da dietro per poi essere sbilanciata in avanti e trovarmi trentasette chili sulla schiena.
- F-Flemmi…Levati subito ti prego!
Quel pomeriggio che doveva essere una semplice uscita tra due amiche conosciutesi da poco era diventata un ritrovo casuale di gente con conoscenze in comune.
- Salve ragazzi!
Sayori salutò, muovendo con grazia la mano, i presenti e presentandosi a Kyoya e Ryuga, o stesso fece Flemminia che notai particolarmente presa dal verde.
- Di un po’…Non sarà amore al primo incontro?
La stuzzicai sussurrandole nell’orecchio ciò a cui stava sicuramente alludendo facendola arrossire ed agitare.
Le due nuove arrivate non mancarono di parlare di qualunque cosa, che gli fosse richiesto o meno, dando inizio ad un’animata conversazione di cui solo io e Ryuga non prendemmo parte, io per la scarsità di argomenti da proporre, lui…Beh per la sua scarsa abilità nel socializzare.
- Noi eravamo venite qui per comprare qualcosa di nuovo, oltretutto domani sarà il vostro primo giorno nell’Okinawa quindi  dovrete farvi riconoscere!
Ci informò Madoka ammiccando all’abbigliamento intimo che si presentava alla sua destra.
- Non possiamo presentarci a scuola in mutande.
Dissi con voce sconfortante.
- Io non avrei problemi.
- Per me è uguale.
- ….
Commentarono gli appartenenti al sesso maschile presenti e facendo ridere le altre due.
- A proposito, sapete già a quali classi apparterrete?
Domandò Ginka protraendosi un poco in avanti come per farsi sentire meglio.
- Se non erro siamo tutte e tre in classe differenti questa volta, io nella H.
Rispose Yori pensierosa.
- Nella H ci siamo io, Madoka e Tsubasa, da quanto ci ha detto l’altro giorno.
Riprese il rosso per poi passare il testimone alla sua gemella in quanto al colore di capelli.
- Io sono nella B!
- …Io sono nella B.
Disse con una punta di sorpresa il verde dagli occhi cristallini; la fissò per qualche secondo per poi distogliere di nuovo lo sguardo, causando un lieve imbarazzo da parte della rossa.
- E tu Miyu?
Mi chiese Madoka ansiosa. Sforzai un po’ la memoria per ricordare con esattezza la lettera a cui sarei appartenuta per un breve periodo di tempo.
- Io sono nella D…
Nel momento in cui gli informai ricevetti una forte pacca sulla spalla da parte del giovane dagli occhi nocciola ed il sorriso affabile, rifilandomi un sonoro “buona fortuna!” che faticai a capire inizialmente.
- Mi toccherà sopportarti persino in classe dunque, che seccatura.
E così dicendo, l’albino, confermò ogni mio dubbio sul commentino di Ginka.
Da un lato ero piuttosto contenta, ma l’idea di restare da sola con quello psicopatico mi spingeva a pensare tutt’altro.
- Ora basta chiacchiere! Siamo venute qui per una missione da compiere e stiamo solo perdendo tempo! Quindi, Miyu, adesso proverai tutti i vestiti che ti dirò io finché  non troverò il tuo perfetto outfit per il primo giorno di scuola all’Okinawa!
Si gettò in mezzo alle pile di vestiti presenti, rimuginando cose come “dovrà essere uno stile cool e raffinato allo stesso tempo, della serie spacco bottiglia ammazzo famiglia!” e lanciando quello che considerava accettabile dritto tra le mie braccia che cominciavano a mantenere a fatica il peso di quella montagna; nel frattempo pure gli altri avevano cominciato a dare un occhiata in giro per conto proprio.
Dopo circa mezz’ora, Madoka, mi costrinse ad uscire dal camerino esclamando un forte “Ci siamo!”.
Mi guadai allo specchio osservando ogni minimo dettaglio.
I pantaloni che aveva scelto erano davvero sbarazzini, con molti buchi rattoppati con qualche filo cadente vicino alle ginocchia, cadevano più larghi sulla parte del fondoschiena e delle cosce dando un effetto simile a quello dei pantaloni utilizzati per l’hip-hop; la maglia era bianca con un semplice disegno stampato sopra, una ragazza della nostra età circa con indosso un berretto nero che la copriva fino all’attaccatura del naso, ridisegnato insieme al resto del viso come quello appartenente ad uno scheletro, era intenta a fumare e sul centro si leggeva la scritta “Wanderlust”. Poi mi aveva costretta ad indossare lo stesso berretto nero e ad avvitare una felpa del medesimo colore in vita. Dovetti ammettere che aveva fatto un buon lavoro, era il tipo di look “deciso” che avevo sempre desiderato.
- Quando fa freddo ci puoi mettere quel bellissimo parka verde muschio che ti ho visto indossare a scuola, amo il pelo sul cappuccio!
Quando notai che anche gli altri mi stavano fissando mi nascosi imbarazzata, mentre Ginka, Yori e Flemmi si complimentavano per le scelte azzeccate di Madoka.
- D’accordo, d’accordo, li compro.
Se non avessi accettato quei quattro mi avrebbero assillata per tutto il tragitto verso casa ed inoltre non mi dispiaceva affatto come scelta, anzi, ero piuttosto sicura che il giorno dopo li avrei indossati.
 
*         *         *
 
Finalmente la serata trascorse ed arrivò la mattina successiva.
Mi preparai di fretta con tutto quello che Madoka mi aveva fatto acquistare il giorno prima e corsi giù a far colazione con Yuuka.
- Miyu ti sei ricordata tutto?
Come al solito mia madre non evitò le sue classiche raccomandazioni da primo giorno di scuola, anche se la capivo, era un po’ in ansia per il fatto che improvvisamente avessi cambiato istituto a seguito di un danno piuttosto grave, e poi quell’istituto dal suo punto di vista era piuttosto discutibile.
- Si, si, tranquilla andrà tutto bene.
Affermai con sicurezza prima di prendere lo zaino e d’indossare il parka che la castana mi aveva consigliato; uscii velocemente dirigendomi verso l’Okinawa sperando di incontrare qualcuno dei miei amici lungo il tragitto.
Purtroppo chi incontrai era più un alleato che un amico.
- Ancora in giro? Proprio non riesco a sbarazzarmi di te.
L’albino sbuffò seccato appoggiando il gomito sulla mia testa per riposare il braccio con cui era intento a fumare una, già a metà, Marlboro rossa.
-Ti spiacerebbe levarti? Non ci vedo col tuo peso sul cappuccio.
Per il freddo che faceva quella mattina fui costretta ad alzare il cappuccio che essendo piuttosto capiente si portava a coprire tutta la fronte e buona parte degli occhi.
- Anche in condizioni normali la tua vista ti è totalmente inutile viste le volte in cui vai a sbattere contro poveri innocenti.
Ribatté sarcastico.
Finalmente raggiungemmo l’edificio che mi sembrò più grande ed imponente del solito. Ryuga mosse un passo verso l’interno ignorando il fatto che fossi rimasta indietro finché non lo chiamai con insistenza sotto lo sguardo degli altri.
Mi sentii in soggezione davanti a tutti quegli esami attenti a cui mi ero auto sottoposta ma cercando di farci poco caso mi avvicinai al ragazzo che si rivolse ad un gruppo appena avvicinatosi.
- Ehi Ryuga, non è la ragazzina che ti ha sfidato l’altro giorno? L’hai costretta a lavori pesanti giusto?
Restai in disparte tentando di non ascoltare la conversazione e concentrandomi sulle foglie secche del cemento su cui restavo ferma ed eretta come una statua.
- Se non ti dai una mossa ti lascio qui.
Mi ridestai da ogni pensiero affrettandomi a mantenere il suo passo mentre ci spostavamo nel cortile dietro l’edificio.
- Ne fumi un'altra?
Chiesi un po’ stupita per la rapidità con cui l’accese portandola subito tra le sue labbra invitanti. Mi accorsi di avere parecchi occhi femminili puntati contro, indice che l’albino doveva essere un particolare punto di riferimento per la scuola da quel punto di vista, in fondo  anche io ne ero rimasta molto colpita.
- …Posso?
Lo osservai ricevendo una risposta muta affermativa data dal suo porgermi la Marlboro.
Aspirai proprio come avevo fatto l’ultima volta fumandone senza rendermene conto la metà ed iniziando ad avere qualche giramento di testa per la poca abitudine.
- Sei più stupida di quanto pensassi.
Commentò acidamente causando la mia disapprovazione.
- Ed oltretutto me l’hai quasi finita.
- Se non altro i tuoi polmoni ti ringrazieranno.
Risposi di rimando.
- I tuoi non potranno fare lo stesso purtroppo.
Restai in silenzio conscia del fatto che avesse ragione anche stavolta e appena ebbe finito entrammo nell’istituto. Parecchi studenti erano già entrati, alcuni erano ancora in corridoio a parlare, altri a rollare le prossime sigarette della giornata.
- Ryuga, ascolta…
Mancavano pochi metri alla classe.
- Io voglio far parte dei Night Creepers.
Dissi con decisione e sicurezza mentre continuavamo a camminare. Lo sentii sghignazzare prima di prendere parola.
- Vuoi proprio costringermi alle droghe pesanti te neh?
Ignorai il suo commento pungente e non risposi aspettando che continuasse.
- Perché una scelta simile?
La situazione lo divertiva e si sentiva. Presi un grosso respiro prima di rispondere.
- Chissà…Forse mi eccita l’idea di bruciarmi con le mie stesse mani.
Giungemmo davanti alla porta già chiusa e lo guardai di sfuggita notando le labbra prendere una lieve piega verso l’alto.
Mi porse la mano come per formare un accordo.
- Sono proprio curioso di vedere fino a quanto riuscirai a resistere.
Gli strinsi la mano mentre sorrideva in modo quasi psicopatico, ma aveva un qualcosa di incredibilmente magnetico ed affascinante quel sorriso. E la sua mano bruciava a contatto con la mia, mi parve persino di sentire l’odore del fumo dell’incendio invadermi ancora una volta le narici fino ad inebriarmi completamente con il suo profumo.
 
 
 
Note:
Finalmente dopo più di un mese di tempo sono riuscita ad aggiornare questa fiction! Si, lo so, non ci sono scusanti per l’enorme ritardo ma mi sono trovata in brutte condizioni con la scuola e ho dovuto recuperare assolutamente tutto prima dell’inizio delle vacanze ed il tempo per scrivere era davvero poco, comunque tranquilli, non mi sono affatto dimenticata di questa storia ^^ non ho molto da dire riguardo  questo capitolo, lascio a voi i commenti! Ringrazio ancora di cuore tutti coloro che seguono e leggono questa FF e che, soprattutto, hanno commentato gli scorsi capitoli ( riferimenti puramente casuali ).
Con le vacanze natalizie spero di trovare molto più tempo per dedicarmi al quinto capitolo, ma vi prometto che cercherò di fare il più in fretta possibile!
Detto ciò, buon Natale ed anno nuovo a tutti voi ^3^

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Capitolo 5
*** OC cercasi ^^ ***




\ATTENZIONE QUESTO NON E' UN CAPITOLO DELLA STORIA!/



In anzi tutto questo "capitolo" verrà cancellato non appena avrò raggiunto il numero di OC che mi serviranno per la FF.
Ammetto che, per una dimenticanza, non ho scritto questo avviso alla fine del quarto capitolo ma cercherò di rimediare ora ^^.
Come dal titolo mi servirebbero degli OC da aggiungere alla storia che faranno parte delle varie compagnie che compariranno man mano, qui sotto vi metterò tutte le informazioni che mi serviranno con qualche esempio, inoltre vi sottolineo che consegnandomi il vostro OC mi dovrete permettere carta bianca, ossia potrò scegliere se farlo o morire o no, se metterlo in una compagnia rivale o alleata e che tipo di ruolo avrà (potrebbe capitare che qualche OC mi colpisca davvero tanto e lo faccia diventare un ulteriore protagonista *-*).
 
Detto ciò, passiamo alle informazioni:
 
Nome.
Cognome.
Soprannome. (non è obbligatorio, potete benissimo mantenere il nome iniziale)
Età. (Il minimo dell’età che richiederei equivale a quella data a Yu, il massimo è sui venti anche se preferirei non si oltrepassassero i diciotto/diciannove e scrivete anche se frequentano o meno la scuola e quale dei due istituti)
Descrizione fisica. (siate creativi vi prego, sono ben accettati tatuaggi e piercing di qualunque tipo quindi sbizzarritevi)
Descrizione caratteriale. (Non eccessivamente psicopatici)
Abitudini. (parliamo di abitudini normali, come il vizio dell’alcool, del fumo ecc…e soprattutto scrivete se volete che il vostro personaggio assuma stupefacenti, non necessariamente pesanti ma solo qualche cannetta, o se volete che questo si sviluppi in futuro, solo in casi eccezionali accetterò che l’OC sia completamente pulito come il piccolo Yu )
Storia. (beh il suo passato non può di certo mancare! Non per forza dovranno essere storie tragiche, possono anche aver avuto una vita perfetta senza problemi, fino al mio arrivo ^^)
Armi. (si insomma pensate a qualcosa che possa fare male senza essere troppo letale, quindi niente pistole o coltelli da cucina, vi concedo coltellini svizzeri se proprio vi alletta l’idea di tagliuzzare i vostri nemici ma, per esempio, sono ben accette mazze da baseball, spranghe di ferro, tirapugni o semplicemente le  proprie abilità nel caso l’OC abbia frequentato qualche corso particolare di autodifesa, scrivetelo)
Storie d’amore. (se la volete ovviamente, Tsubasa, Ryuga, Kyoya e Ginka sono però fuori dal giro anche se potete comunque creare qualche OC come rivale per una delle protagoniste, chissà, tutti gli altri presenti nelle tre serie metal fusion/master/fury sono disponibili)
Abilità. (scegliete se il vostro OC farà parte del corpo di ballo o nella creazione della musica, più avanti si spiegherà tutto non temete)
 
Bene, bene ora ho finalmente finito, un bacione a tutti e grazie se parteciperete ^3^

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Capitolo 6
*** So cold ***


- So cold


Ryuga aprì la porta con un movimento netto rivelando alcuni studenti già presenti intenti a fare quel genere di cose che normalmente si fa poco prima che il professore entri in classe, ma qui l’adulto era seduto proprio dietro ad una cattedra malandata e a fare l’appello, senza curarsi troppo delle loro azioni. Appena entrammo però tutti sembrarono fermare la loro attività per rivolgerci un lungo ed insistente sguardo di gruppo a cui l’albino parve non fare minimamente caso; in realtà era piuttosto chiaro che stessero guardando me e chi potessi essere.
Il professore sembrò finalmente ridestarsi grazie alla nostra comparsa e mentre Ryuga si diresse al suo posto io restai in attesa vicino alla porta come ad attendere che mi chiedesse qualcosa.
- Bene tu devi essere Miuro Naoko, benvenuta nella nostra classe.
Disse cercando di assumere il miglior sorriso possibile ed invitandomi ad entrare.
- Ehm no…Io sono Miyu Tanaka.
Risposi dando una rapida occhiata ai miei futuri compagni che si erano sistemati ai loro posti e poi riosservai l’uomo sulla quarantina leggermente calvo alla mia destra.
- Ah dunque le studentesse erano due…Beh dovrò sistemare un attimo la questione, tu intanto scegli pure un posto in cui sederti.
E così lasciò la classe ed io rimasi sempre in piedi guardandomi intorno spaesata. Deglutii appena per non farmi sentire temendo che si sarebbero potuti accorgere dell’ansia che provavo in quel momento.
Erano tutti così silenziosi ed impegnati a squadrarmi che restare calmi era pressoché impossibile, così rivolsi la mia attenzione ai suoi impassibili occhi ambrati nella speranza di un suo intervento.
Lo vidi sospirare seccato, come solito e poi dirigere le sue iridi verso una figura piuttosto insolita.
Sulla prima mi parve un ragazzo dai corti capelli neri a caschetto con numerose meches di colore rosso e viola, poi mi soffermai sugli occhi dal taglio netto, quasi affilato e pungente, di un colore così insolito e magnifico, un intenso rosa scuro che risaltava col colore diafano e omogeneo della sua pelle. Lo esaminai con attenzione finché non sentii Ryuga prendere parola.
- Aiko, occupati di lei.
Fu repentino e deciso, il suo tono non ammetteva alcuna replica ma lo vidi sussultare quasi in contraddizione e ribatté senza pensarci troppo.
- Non darmi ordini Kishatu.
Poi si rivolse a me sorridendo, come se avesse cambiato completamente approccio e mi invitò a prendere posto accanto a lui.
- Piacere di conoscerti, io sono Aiko Darksoul.
Aveva un sorriso così raggiante e luminoso che avrebbe potuto far innamorare chiunque e mi costrinse ad arrossire. Quel sorriso pareva stonare con il significato del suo cognome.
- Non c’è bisogno che tu mi dica il tuo nome, ci ha già pensato prima il professore…Ad ogni modo, vorresti chiedermi qualcosa?
Stavo per domandarle se anche lei facesse parte dei Night Creepers quando finalmente ragionai su una cosa.
- Aiko…Aspetta un momento ma non è un nome da ragazza?
Aiko divenne momentaneamente serio e imperturbabile e rispose.
- Si infatti…Io sono una ragazza.
Strabuzzai gli occhi sorpresa e impicciata per la situazione che avevo involontariamente creato.
- E-ecco…S-scusami…
Poi lei scoppiò in una fragorosa risata che invase l’intera stanza e fece sorridere persino l’albino che intervenne con un breve commento.
- Come se fosse la prima volta.
Subito Aiko gli lanciò una minacciosa occhiata a cui Ryuga non fece minimamente caso e tornò a concentrarsi su di me.
- Sta tranquilla, non mi da minimamente fastidio,  che differenza fa, maschio o femmina? Un’anima oscura è sempre un’anima oscura.
Rimasi allibita dalla sua affermazione ma stranamente sorrisi, forse a causa dal suo modo di fare così gentile nei miei confronti che per un placò la mia sensazione di trovarmi fuori posto tra tutte quelle persone nonostante avessi appena scelto di far parte dei Night Creepers.
- Aiko per caso sei un membro dei Night Creepers?
Chiesi schietta notando il suo attimo di insicurezza non appena gli porsi la domanda.
- Immagino che la richiesta di quel ragazzo centri con l’arrivo di un nuovo membro eh? Dunque sei tu la Miyu di cui Madoka e quell’irresponsabile di Ginka parlano tanto. Ho sentito che tempo fa gli hai tenuto testa.
Disse indicando l’albino intento a perdersi tra i riflessi lievi del sole, oscurato dalle nuvole, che oltrepassavano il sottile vetro della finestra.
- Beh ammetto di essere stata impulsiva quel giorno, ma probabilmente non mi sono sbagliata così tanto sul suo conto.
Ammisi sorridendo amaramente. Aiko portò le braccia dietro alla nuca facendosi pensierosa e mantenendo un tono impassibile e superficiale.
- E’ un ragazzo imprevedibile. Sono arrivata a pensare che ogni sua azione e decisione siano condizionate da qualche calcolo mentale futuristico da lui compiuto. Ho sempre la sensazione che controlli ogni filo della mia vita.
- Cosa vorresti dire?
Titubante mi voltai verso di lui incontrando i sui penetranti topazi che sembravano voler cercare di leggermi nella mente, come per captare di cosa, riguardo lui, stessimo parlando.
- Tutti noi siamo partiti dalle sue iridi impassive Miyu, ti catturano facilmente e difficilmente ti lasciano andare. Sei sicura della scelta che hai fatto?
Portai una mano socchiusa al petto ed abbassai lo sguardo come se fossi mortificata da qualcosa, come sentendomi colpevole di un reato.
- Non fraintendermi, non ce l’ho con te Miyu, sembri davvero una ragazza da scoprire e sei anche molto carina…
La vidi arrossire ed abbassò anche lei i suoi occhi variopinti.
- Ma quello che sto cercando di dirti è che molti di noi non hanno avuto scelta a compiere questa vita, tu vorresti davvero infilarti in questo grosso e magnifico casino?
Abbozzai un sorriso alzando quanto bastava l’angolo sinistro della bocca per farlo sembrare tale.
- Lo hai appena definito come magnifico.
Inspirai profondamente prima di continuare; per qualche strana ragione quella ragazza dai tratti decisi e mascolini sembrava invitarmi a raccontarle tutto ciò che potevo offrirle ed allo stesso tempo manteneva una distanza palpabile.
Nell’istante in cui aprii bocca il professore fece ritorno in classe, non era da solo ma accompagnato da una bellissima ragazza alta, fisico perfetto per una entrata da poco nei set dei servizi fotografici, capelli biondi e lisci, lunghi fino a metà schiena che ondeggiavano come raggi di luce di vita propria. Rimasi colpita quando la vidi, riconoscendola subito. Si trattava di una studentessa della Futenma proprio come me, tuttavia frequentava la seconda a causa della perdita di un anno o almeno così dicevano le voci che giravano a scuola sul suo conto essendo quel classico tipo di ragazza che richiamava gli occhi di chiunque si trovasse nel suo raggio d’azione. Diresse il suo sguardo verso un punto preciso dell’aula mostrandoci le sue iridi tendenti al grigio, interessata seguii il percorso da esse compiuto ed individuai che il suo obbiettivo non era altro che Ryuga. Assunse un espressione di sfida e portando le braccia dietro la schiena si presentò.
- Sono Naoko Miuro, una studentessa della Futenma, non sprecatevi a cercare di stringere qualunque tipo di rapporto con me perché non vi presterò la minima attenzione. E’ solo un trasferimento di breve durata, anche se…
L’albino rispose al suo sguardo in modo serio, come se non accennasse alcun tipo di emozione.
Il professore indicò a Naoko l’unico posto libero rimasto in aula, ovvero quello alla sinistra del giovane dagli occhi ambrati che sbuffò scontento alla decisione del  professore. Quest’ultimo come se si fosse spaventato per qualcosa tentò subito di scusarsi con lui. Non capii perché lo fece, era lui l’adulto in quell’ambiente.
Più avanti mi resi conto di quanto oscuro potesse essere  il suo passato.
- Aiko…Per caso quei due si conoscono già?
Domandai notando come la bionda stesse mantenendo una conversazione con lui senza alcun problema, suscitando anche un certo interesse da parte del giovane. Era normale che vi fosse interesse, una ragazza così non si trova facilmente in giro. La mora regalò loro qualche istante della sua attenzione prima di rispondermi.
- Si, sono stati insieme un paio d’anni e poi sembra che uno dei due abbia deciso di chiudere, Ryuga non ci ha mai detto di chi sia sta l’idea ma sinceramente non m’interessa. Comunque non sarebbe il tipo di ragazza a cui farei la corte.
Concluse rapidamente cercando di farmi intendere che non aveva intenzione di permettermi di conoscerla più a fondo e così tornai ad osservarli. Per la prima volta sentii una strana e fastidiosa sensazione invadermi proprio alla bocca dello stomaco quando portò una mano fra i suoi capelli nivei sfiorandone il ciuffo rosso.
Sentii le mani serrarsi a pugno in modo involontario e le nocche si fecero rosse, quando me ne accorsi cominciai a considerare l’idea che quella che stessi provando potesse essere una lieve punta di gelosia nei suoi confronti.
 
*           *          *
 
Nel frattempo anche Flemminia aveva fatto il suo ingresso in quella che sarebbe stata la sua nuova classe per del tempo, ovviamente entrò in modo spettacolare, rotolando e rischiando di rompere la serratura quando la professoressa le chiese di chiudere la porta. Si era fatta riconoscere fin dal primo arrivo, ma era grazie al suo modo di fare spontaneo ed infantile che faceva amicizia con facilità.
- Sarei molto lieta se ora cercassi di sederti accanto a Tategami senza uccidere qualcuno.
Commentò sarcastica mentre la rossa si dirigeva al suo posto con un leggero rossore sul viso.
Salutò il verde nel modo più naturale possibile e poi si diede un’occhiata intorno come per fare un rapido esame degli alunni presenti; non erano in molti e quei pochi seduti ai loro posti in modo decente erano per lo più intenti ad ascoltare musica senza curarsi della professoressa.
Tra tutte le figure quella che la colpì di più fu di una ragazza dai lunghi capelli platinati; nonostante le stesse dando le spalle, Flemminia, notò subito la carnagione nivea del viso incorniciato da quel magnifico insolito colore di capelli e non mancò di chiedere al Night Creepers chi fosse.
- E’ Moe Tanaka. Sta alla larga da lei, ti conviene.
Tagliò netto lui tornando a seguire la lezione, uno dei pochi forse che sembrava davvero prestarci attenzione; Flemminia ne rimase quasi affascinata ed osservò la facilità con cui prendeva appunti in modo molto specifico ed ordinato. Chi avrebbe mai potuto pensare che quell’aria da attacca brighe nascondeva in realtà una personalità molto più complessa?
Kyoya si accorse di essere osservato e guardo a sua volta malamente la rossa.
- Pff…E’ di una compagnia rivale, se mai doveste unirvi a noi lei diventerà il tuo primo nemico, per questo ti conviene cominciare da ora. Ad ogni modo non penso che andreste d’accordo comunque.
Disse l’ultima frase sghignazzando sotto voce. La ragazza si rese conto che aveva interpretato il suo esame attento come una richiesta a continuare il discorso di poco prima e decise di non farsi scappare una simile occasione.
- Che compagnia rivale? Pensavo che la vostra fosse intoccabile.
- Ma non siamo gli unici della zona e comunque…Spesso ci tocca affrontarle per mantenere il titolo.
- E come si chiama?
Quando Flemmi porse quella domanda Kyoya non le rispose, si limitò a farle un cenno verso la lavagna indicandole di seguire la lezione e poco prima di chiudere il discorso le rispose con una che scoprimmo essere la più importante regole tra compagnie del quartiere.
- Mai dire il nome di un  qualunque avversario a chi non è immischiato nella faccenda; anche se tu dovessi aggiungerti certamente in futuro non mi è possibile rivelarti alcun genere di particolare su di loro in questo momento. E’ l’unica regola imposta a forza fra tutti noi.
Il giovane fece specchiare gli occhi mielati della rossa nelle sue pozze cristalline per poi distogliere subito lo sguardo e tornare a prestare attenzione alla lezione. Flemminia seguì il suo esempio tacendo per tutto il resto del tempo.

*         *        *
 
Sayori era piuttosto felice della sua classe e del suo compagno di banco, niente meno che Tsubasa, con il quale aveva parlato per tutta la durata della lezione venendo ripetutamente richiamata dal docente di italiano che cercava di controllare almeno i due studenti della Futenma che si aspettava fossero molto meno irrequieti. La bionda costrinse più volte l’intervento del professore poiché, compiendo un’incredibile quantità di domande in successione, aveva rischiato di portare l’argenteo all’esasperazione.
Poco più indietro Ginka e Madoka ridevano divertiti dal comportamento dei due che ricordava molto quello di una coppia, tanto che la domanda sorse spontanea.
- Ragazzi ma voi state insieme per caso?
Chiese Madoka sbattendo le ciglia un paio di volte ansiosa nel sapere la risposta. Di rimando gli interessati si guardarono qualche secondo in faccia per poi sbottare un “NO” secco che fece cadere all’indietro, dalla sedia su cui stava tranquillamente dondolando, il povero Ginka.
- Avete una favolosa empatia.
Continuò commentando e mostrando un enorme sorriso a trentadue denti.
- Pff, non starei mai con qualcuno che cela la propria identità!
Ribatté in tono acido socchiudendo i suoi lapislazzuli e guardando altrove. Tsubasa dal canto suo fece un profondo respiro ed assunse un aria stranamente arrabbiata; Sayori era l’unica che riusciva a portarlo in quello stato ma sapevo anche che tra di loro c’era quel particolare legame che la gente chiama “attrazione per l’opposto”.
- Vi ho già detto che avevo dei buoni motivi per farlo!
L’argenteo si alzò in piedi uscendo dall’aula facendo innervosire colei che era la causa del suo improvviso nervosismo.
- Razza di idiota.
Concluse lei tornando a considerare la presenza del rosso e della castana che la fissavano esterrefatti.
Anche Yori rimase piuttosto confusa dall’atteggiamento che aveva assunto nei suoi confronti, litigavano spesso ma era come se questa volta l’avessero davvero sentita , a differenza delle altre che erano semplici battibecchi continui tra amici. Era come se Tsubasa si fosse sentito davvero ferito, per la prima volta, dalle frecciatine della bionda.
 
*        *       *
 
Finalmente la campanella segnò la fine della seconda ora e l’inizio del nostro primo intervallo in quell’istituto. Mi alzai dalla sedia fissando il banco con fare pensieroso finché uno spintone ricevuto sulla spalla destra mi costrinse a rivolgere l’attenzione a due ragazze che mi si erano appena affiancate; avevano uno sguardo annoiato, come di chi stesse facendo un favore controvoglia, mi indicarono qualcosa con la mano.
- Ha detto che se non ti muovi ti lascia qui.
Fu l’unica risposta che diedero prima di allontanarsi sbuffando. A quel punto, notando Ryuga sulla soglia della porta con le braccia incrociate ad attendermi, mi sbrigai a raggiungerlo e sentii tutte le occhiate femminili oltrepassarmi il centro della schiena come frecce infuocate. Tentai ancora una volta di ignorare
quel fastidioso senso di inferiorità e mi affiancai all’albino che, in modo del tutto indifferente, aveva preso ad allontanarsi dalla classe.
- S-senti Ryuga! Dove stiamo andando?
Chiesi cercando di mantenere il passo con la sua solita andatura veloce. In risposta ricevetti un iniziale grugnito, poi quello che disse non rispecchiava di certo i miei ideali di “risposta soddisfacente”.
- Secondo alcuni l’importante non è dove si va, ma con chi si va.
Ribatté con una leggera nota di ironia, lo guardai accigliata e abbassai il capo rassegnata.
- E’ proprio per questo che te l’ho chiesto.
Dopo pochi minuti raggiungemmo l’uscita dell’edificio per arrivare in cortile dove si affrettò ad accendere un’altra sigaretta portandosela quasi con ferocia alla bocca.
- Dio, finalmente nicotina nei polmoni.
Rimasi piuttosto sconcertata dalla sua considerazione, davvero considerava quel piccolo oggetto cilindrico un qualcosa di essenziale per vivere? Evidentemente c’erano ancora troppe cose che non potevo capire essendo ancora abituata al mondo della razionalità, in cui tutto segue il normale corso degli eventi, dove persino la morte di un uomo non suscita alcun timore. Chissà come vedeva la morte Ryuga, pensai, forse pure nel suo ambiente, che speravo sarebbe presto diventato pure il mio, veniva affrontata con superficialità.
- La vuoi o no?
La sua voce, seccata come ogni volta che mi rivolgeva parola , richiamò la mia attenzione sulla Marlboro che teneva tra pollice ed indice. Avvicinai la mano per affrettarmi a prenderla quando venni spinta in avanti dal caloroso ed energico abbraccio di Madoka.
- Ei, ei Miyu! Da quando hai deciso di incatramarti i polmoni?
Ginka e Flemminia ci raggiunsero pochi secondi dopo osservando la scena che si presentava. Il rosso si finse offeso per aver declinato la sigaretta che mi aveva offerto tempo prima, mentre Flemminia restava in silenzio. Non sembrava arrabbiata, delusa o contraria ma aveva un atteggiamento simile al mio, quasi come se volesse sfidare anch’ella la sorte.
- Voglio fare un tiro pure io!
E con la sua improvvisa uscita pure gli altri le diedero l’attenzione che avevo cominciato a mostrarle io.
- Ne sei sicura Flemmi? Da quello che ho capito la bugiarda qui presente aveva già fumato altre volte quindi…
Iniziò Ginka venendo subito fermato da lei che rispose guardandomi.
- Lo so, io Miyu e Yori abbiamo provato insieme.
Per farla breve, era successo tutto un giorno in cui la bionda aveva casualmente trovato un pacchetto di Chesterfield blu sul banco di un suo compagno e incuriosita dalla voglia di provare, come tutti i novellini di strada, ne prese una per ciascuna di noi. Il pomeriggio ci trovammo nel parco vicino casa mia per sperimentare cosa potesse esserci di tanto speciale in un oggettino fatto di carta e tabacco.
 Negammo tutte che ci fosse piaciuto, ma negli occhi si leggeva chiaramente quanto invece il sapore rimasto sul palato e sulle labbra screpolate ci dava l’esatto opposto. Dicemmo che così ci eravamo finalmente tolte lo sfizio, tuttavia quando una cosa ti piace fin da subito difficilmente pensi che sarebbe meglio evitarla. Ripensandoci adesso, credo proprio che quest’ultimo paragone avrei potuto utilizzarlo per una persona in particolare.
Continuammo a fumare ogni tanto, di nascosto e mai insieme per paura della reazione che qualcuna di noi avrebbe potuto avere. Non mi stupii molto quando Flemminia fece il suo passo avanti proprio davanti a me.
Così ci ritrovammo nel cortile dell’Okinawa, ciascuno con una sizza in mano a parlare del più e del meno.
- Kyoya è andato a prendere Nile e Masamune in palestra, dovrebbero raggiungerci pure loro.
Riferì il rossino semi-esaltato. Solo allora mi accorsi della mancanza di due personaggi particolarmente importanti per me.
- Tsubasa e Yori?
Madoka parve rifletterci un po’ su prima di darmi una risposta.
- Ecco…Credo che Yori stia parlando con Tsubasa, prima in classe hanno avuto una piccola discussione e lui se n’è andato, appena la campanella è suonata anche lei si è precipitata fuori.
- Capisco…
Risposi sconcertata; non era di certo la prima volta, anzi, ero sicura che sarebbe successo, ma ero anche a conoscenza di una particolare intesa tra i due.
Flemminia, poi, chiese di Nile e Masamune incuriosita da chi potessero essere e da ciò che Ginka ci disse anche loro facevano parte dei Night Creepers. C’erano altri membri come Aiko ed una certa Layla nel gruppo ma non erano presenti in quel momento e nessuno se ne curò più di tanto, come se fossero a conoscenza di qualcosa oscurato a me e Flemmi.
Proprio quando stetti per riferire la decisione precedentemente comunicata all’albino, Flemminia, si sporse indietro finendo schiena contro spalla addosso ad una ragazza. Ebbi la stessa reazione che la rossa mi raccontò di avere la prima volta che aveva osservato la sua figura da dietro. Quei capelli così chiari e sottili come lamine, quegli occhi ipnotici così invidiabili e difficili da evitare, scrutavano l’interno del tuo essere fino a spogliarti di ogni certezza. La pelle lattea poi completava il tutto, sembrava essere stata partorita dall’inverno stesso.
Flemmi si scusò rapidamente abbassando il capo in segno di rispetto. Lei schioccò la lingua tenendo quei preziosi cobalti semi chiusi, fissandola in modo truce.
- Non mi servono gli elogi di un insetto.
Entrambe la guardammo con un lieve senso di stupore, di certo non ci aspettavamo una simile fredda e pungente risposta.
 Ondeggiò i suoi capelli mossi,  in quell’attimo ebbi l’impressione che potessero essere taglienti come piccoli rasoi, come la sua lingua.
- I-io non l’ho fatto apposta.
Rispose mortificata la rossa. Odiavo vederla in quello stato, era sempre stata fragile da quel punto di vista, non che io fossi messa meglio ma il sapere quando conveniva tirarsi indietro non era mai stata una delle mie qualità.
- Come ti permetti?! Ti ha chiesto scusa e c’è modo e modo di rispondere.
Mi rividi nel giorno in cui fronteggiai Ryuga di fronte a tutti gli studenti dell’Okinawa ed ora la stessa cosa si stava ripetendo.
Ghignò mantenendo un tono di voce relativamente basso e mi rivolse uno sguardo privo di qualunque tipo di emozione come se stesse fissando il vuoto. Per lei io ero il vuoto.
-I tuoi ideali sono forti per essere un semplice piccolo umano, non credi?
Strabuzzai gli occhi quando notai un particolare di lei che la mia compagna sembrava ignorare. Era come se fosse riuscita a leggerci la mente.
Se ne andò senza fare alcun rumore, sembrava una presenza a sé stante, avvolta in una fitta aura di mistero che pareva isolarla dal mondo.
Ginka mi poggiò una mano sulla spalla costringendomi a guardarlo.
- Miyu, in condizioni normali ti direi che sei stata davvero grande per aver provato a tenere testa ad una come Moe Tanaka, tuttavia sono costretto a darti della completa idiota!
- Certo sei stata brava a fronteggiare Ryuga, ma lei è tutt’altra cosa.
Aggiunse Madoka. A quel punto sentitosi chiamato in causa anche l’albino intervenne, ma ignorò stranamente il commento della ragazza.
- Io l’ho trovato divertente.
Ammise con una punta di sadismo provocando la disapprovazione della castana. La rossa invece era ancora scossa dall’accaduto; Miyu notò il suo cambiamento repentino, tremava come una foglia e gli occhi, prima fieri e dorati, avevano assunto un colorito vitreo ed inanimato.
- Flemmi! Cos’hai?!
Si strinse le braccia al petto nascondendo il viso tra di esse.
- M-Miyu…L’ho visto…Il ghiaccio.
Alcuni studenti osservarono Flemminia come straniti dal suo atteggiamento; Kyoya ci corse incontro con altri due mentre io e gli altri ragazzi cercavamo di calmarla.
- Che è successo? Ho sentito di Moe da alcuni studenti del terzo anno, credevo stesse per esserci una rissa.
Quando il verde notò le sue condizioni si spaventò.
- Che gli prende? Perché trema così?
- Dobbiamo portarla in infermeria, subito!
Dissi con fermezza. Il giovane dagli occhi celesti la prese tra le braccia cominciando a correre verso l’interno dell’edificio, io rassicurai gli altri dicendo che più tardi avrei cercato di dar loro spiegazioni poi seguii velocemente Kyoya.
 
*        *        *
 
Dopo la crisi di panico, Flemminia, si era finalmente addormentata su un comodo letto dell’infermeria dell’istituto, un infermeria di tutto rispetto al contrario delle mie previsioni. Kyoya era rimasto con me a vigilare qualche minuto sulla sua situazione senza fare domande, almeno fino a quel momento.
- E’ normale che abbia queste crisi?
- Non sono periodiche, le vengono solo quando qualcosa di particolarmente incisivo le riaffiora i ricordi dell’infanzia.
Il verde mi rivolse un’occhiata titubante come per farmi intendere che sapere quello non gli bastava.
- Sono cose sue Kyoya…Non dovrei essere io a parlartene non sarebbe giusto, ma so per certo che è stata Moe la causa di questo.
- Le ha fatto qualcosa?!
Si alzò improvvisamente dalla sedia su cui era seduto secondi prima con un forte segno di preoccupazione.
- Di un po’, non è che ti stai prendendo una bottarella per Flemmi?
Chiesi a bruciapelo facendolo arrossire di colpo.
- M-ma che dici! Non sono quel tipo di persona…E ad ogni modo non credo nell’amore.
L’espressione che mostrai alla sua dichiarazione dovette essere davvero pietosa se bastò per farlo innervosire ulteriormente.
- Tu! Tu sei strana!
- Strana? Io?
- Esattamente! Hai…spingi gli altri a dire troppo.
Capii immediatamente a cosa si riferiva e abbozzai un sorriso.
- Aaah si, effettivamente non sei il primo a dirmelo, anche Yori, Flemmi e Tsubi me lo fecero notare un po’ di tempo fa!
- T-Tsubi?
- Oh si! Da piccola ero solita chiamarlo così, il suo nome era troppo lungo e tendevo a dimenticarlo ahahahah.
- E’ davvero orribile. Ad ogni modo, non è nulla di grave giusto?
Sorrisi, felice che si stesse interessando così tanto alla sua salute,mi intrigava l’idea che tra quei due potesse nascere qualcosa di tenero.
- Non è grave a livello fisico se è questo che vuoi sapere, ma un giorno dovrà affrontare la sua paura.
Poco dopo decisi di tornare in classe e lasciarlo da solo con lei nella speranza che le cose si evolvessero.
Avevo appena raggiunto il corridoio verso cui avrei trovato l’aula quando udii degli strani suoni provenire dal bagno maschile. Vittima della mia curiosità decisi di sbirciare nonostante il buon senso mi consigliasse tutt’altro. Avrei proprio voluto dar retta al secondo almeno quella volta, perché la scena che mi trovai davanti mi lasciò letteralmente senza fiato.
La porta del bagno, semichiusa, rivelava una massa bianca e rossa di capelli contornati da una corona dorata ed una carnagione olivastra, le braccia possenti erano stratte attorno ai fianchi nudi di una ragazza con lunghi capelli ramati fino alla metà, per poi proseguire su un giallo slavato; i movimenti compiuti da entrambi rendeva chiara la situazione. Scappai di li il più in fretta possibile rifugiandomi subito in classe dove non diedi retta nemmeno al professore, interessatosi alle condizioni della mia amica.
Decise di fare finta di niente e proseguire, ma la cosa non sfuggì alla mora accanto a me che cercando di mantenere un tono ed un approccio distacca mi chiese cosa fosse accaduto.
- N-nulla…
Risposi rivolgendo lo sguardo al banco vuoto vicino quello della bionda, accennando un sorriso amaro.
Avrei dovuto aspettarmelo, per lui la vita andava presa alla leggera, come potei pensare anche solo per un secondo di riuscire davvero a realizzare qualcosa?
Mi accorsi finalmente di ciò a cui avevo appena pensato, rendendomi conto di una verità che avrei tanto voluto evitare. Portai la mano al petto e in quell’attimo Aiko mi prese dolcemente il polso stringendolo appena tra i palmi delle dita.
- Sembra che il tuo battito sia accelerato principessa, perché non mi dici cosa ti affligge?
Le sue parole mi fece arrossire; ero conscia del fatto che fosse una ragazza, ma con quell’aspetto così raffinatamente maschile era davvero impossibile non considerarla come tale.
- Ecco…Credo di essermi presa una bella fregatura da sola.
Ammisi più a me stessa che a lei. Sembrò capire subito a cosa mi riferissi e mi guardò seria prima di aprire bocca.
- Miyu, non dovresti fidarti troppo dei ragazzi, specialmente di quelli come lui.
- C-credevo foste compagni…
-  Questo è poco ma sicuro, tuttavia non sono obbligata a farmelo andare a genio, non nego che ci tenga a lui , è un amico molto importante ma odio il modo in cui tratta le ragazze.
Anche le parole della morta mi fecero capire che era una battaglia persa un partenza, eppure qualcosa mi spingeva a sperare che forse in qualche modo sarei riuscita a farmi vedere in tutt’altro modo da lui.
- E’ per lui che vuoi unirti ai Night Creepers? Tu e le tue amiche sembrate fin troppo normali.
Abbassando il capo verso il banco riflettei sull’ultima frase.
- Effettivamente è così, la normalità stanca tutti prima o poi, occorre un po’ di pazzia se si vuole restare sani.
Aiko mi fissò perplessa e confusa mentre io mantenni il mio solito sorriso ebete stampato in faccia, persino quando l’albino e la ramata tornarono in classe, non mi curai minimamente di lui e continuai a fantasticare sul mio futuro.
 
*        *        *
 
- Sono corsa qui appena mi hanno detto cosa ti era successo Flemmi, come ti senti?
Yori e Tsubasa si erano recati in infermeria per accertarsi delle condizioni dell’amica; purtroppo non erano a conoscenza dell’accaduto e non avrebbero potuto chiederle il motivo del suo attacco di panico rischiando di riprovocarlo.
- Si, piuttosto vuoi due avete risolto?
I diretti interessati arrossirono guardando altrove e facendo intendere che la tensione tra i due era ancora palpabile.
- Su ragazzi, ci conosciamo da tutta la vita non potete comportarvi in questo modo.
Sbottò arrabbiata ed incrociando le braccia.
- Chiarite subito! Altrimenti mi metterò a piangere come una poppante.
Fingendo controvoglia, entrambi, accennarono uno scusa appena udibile dalla rossa che sorrise soddisfatta applaudendo un paio di volte.
- Così vi voglio ahah del resto siamo come una famiglia, no?
La bionda e l’albino sobbalzarono prima di scambiarsi uno sguardo d’intesa; con il commento della rossa fu chiaro che la crisi era inerente al suo passato.
Prima che potessero aggiungere altro entrò l’infermiera dicendo che era tempo di rimettersi in piedi trovandosi in ottima forma senza alcun tipo di dolore fisico.
- Tra dieci minuti termineranno le lezioni, fareste meglio a tornare in classe per preparare le vostre cose.
- Si andiamo subito.
Rivolsero un ultimo saluto all’amica ed uscirono dalla stanza.
- Senti Tsubasa…Ti chiedo scusa per oggi, ero un po’ frustrata.
Ammise dispiaciuta la bionda chinando il capo amareggiata.
- Non preoccuparti, anche io me la sono presa per niente…
L’espressione dell’argenteo fu la stessa della giovane a lui di fianco, poi portandosi la mano dietro la nuca le porse una domanda e Yori non si aspettava.
- Quindi che avete deciso? Vi unirete ai Night Creepers?
- Ne parli che se non ne facessi parte.
Constatò con un mezzo sorriso prima di continuare.
- Per Miyu la risposa era chiara fin dall’inizio ed anche noi siamo con lei, penso proprio che chiederemo di unirci.
Tsubasa non era mai stato d’accordo sulla nostra decisione, ma presto o tardi avrebbe dovuto accettarlo, non eravamo ragazzine inconsapevoli amanti del pericolo…Beh, forse del pericolo un po’, ma sapevamo a cosa saremmo andate incontro, o almeno era quello che credevamo.
 
*         *         *
 
- Ancora non riesco a capire come sia finita in una simile situazione…
Sconcertata fissai il cemento della strada per tutta la durata del tragitto, in compagnia di Ryuga.
- Vedi di non lamentarti, questa situazione non piace nemmeno a me.
Il professore aveva avuto l’indecenza di affidarci una relazione sulla società moderna, si era auto-convinto che fossimo in buoni rapporti vedendoci uscire dall’aula insieme e oltretutto venendo dalla Futenma sembrava avermi etichettata come “studentessa modello”.
- Senti, mia madre torna per le otto di solito, per quell’ora tu devi essere già ad un chilometro di distanza da casa mia.
Ordinai convinta che mi stesse ascoltando, la sua attenzione però era diretta verso qualcun altro, o meglio altra trattandosi di una presenza femminile escludendo me.
- Ei Ryuga, ti va se torniamo a casa insieme?
Quei capelli così lunghi e visti poche ore prima mi fecero subito intendere di chi si trattasse; non era altri che la ragazza che l’albino si stava bellamente scopando nel bagno della scuola.
Appena mi vide i suoi occhi iniziarono ad infiammarsi ma mantenne un mezzo ghigno soddisfatto sul volto, come per sottolineare l’accaduto.
Ryuga non si degno neanche di guardarla in faccia, riprese a camminare per poi tagliarla con una semplice e durissima frase.
- Vattene e non annoiarmi, non ho alcun altro tipo di interesse per te.
La ramata cambiò improvvisamente espressione e le sue iridi verde muschio si fecero bagnate. Mi lanciò un ulteriore occhiata colma di ira, così avvertibile che pensai mi avrebbe uccisa all’istante; le avrei volentieri ceduto il mio posto.
Aumentai il passo per stare più vicina all’albino, spaventata da una sua possibile azione omicida.
Quando fummo piuttosto lontani mi decisi a parlare; per tutto il tragitto non avevo fatto altro che riflettere sulle sue parole.
- Dopo esserci stato non penso che avresti dovuto trattarla in quel modo.
Commentai atona stringendo con forza la borsa di scuola.
- Tsk! Mi sembrava di aver sentito qualcosa.
Il  mio silenzio gli fece capire che effettivamente li avevo colti in flagrante.
- Quello che decido di fare o non fare non ti riguarda.
Si fermò voltando la testa a tre quarti e incatenandomi con quel suo sguardo  che non ammetteva alcun tipo di movimento escluso il battito del cuore. Se avesse potuto sono sicura che avrebbe impedito pure ad esso di battere.
- A meno che tu non mi dia una buona ragione per ascoltarti.
Concluse canzonatorio. Arrossii ed appena me ne resi conto ripresi a camminare più veloce di prima per evitare che riuscisse a vedermi. Lo faceva apposta, ne ero sicura, sapeva che qualcosa in lui mi attraeva e non perdeva occasione per ricordarmi il divario che ci separava. Perche? Mi chiesi. Perché tra tutti i ragazzi presenti all’Okinawa, o tra i Night Creepers, proprio di un simile elemento dovevo essermi infatuata?
Mi sentii afferrare il braccio da dietro, senza riflettere mi girai di scatto lasciando che la mano libera seguisse la sua traiettoria fino a raggiungere la guancia. Il rumore del colpo che diedi “inconsapevolmente” all’albino non giunse mai alle mie orecchie, coperto dal forte suono del clacson di un furgoncino.
Avevo il braccio ancora stretto con forza nella sua presa, mi ci volle un po’ per mettere a fuoco la situazione ma quando lo feci mi stupii del gesto da lui compiuto.
- Razza di idiota! Non sai nemmeno attraversare una strada! La prossima volta non contare sul mio aiuto!
Era visibilmente irritato per la sberla ricevuta ed io mi sentii, per la prima volta, in colpa verso di lui.
Presa com’ero da tutti i miei pensieri negativi non avevo badato a dove stessi camminando.
Ryuga aveva impedito che la mia vita finisse a sedici anni.
- S-scusami io…Ho agito di istinto.
Lo raggiunsi mortificata afferrandogli la camicia bianca appoggiata sulla schiena.
- Ryuga!
Si decise a fermarsi voltandosi appena, i muscoli in tensione, il respiro silenzioso tanto da sembrare inesistente.
Dovetti sembrare davvero ridicola e senza speranza in quel momento perché si mise a ridere.
- Non accetterò delle semplici scuse, ed oltretutto ora la tua vita appartiene a me.
Lo guardai confusa e preoccupata senza seguire il suo discorso.
- Da oggi farai tutto ciò che ti dirò, come un cane.
Sorrise meschino poggiando una mano sui miei capelli come se stesse accarezzando un cucciolo.
- E lo sarai fino a che non avrò deciso che potrà bastare.
Mi scostai veloce dalla sua mano e ancor più rossa in viso di prima tentennai sulla risposta. Aveva ragione da una parte, ma…comportarmi come un cane?
L’albino riprese a camminare mantenendo lo stesso sorriso soddisfatto e non potei fare altro che seguirlo.
Avrei dovuto davvero fare qualunque cosa mi avrebbe chiesto? E quali richieste sarebbero state le sue?
Immagini poco caste cominciarono a comparire nella mia, già piuttosto perversa, mente.
Sapevo che la situazione in cui mi ero cacciata era peggio della decisione di aggregarmi ai Night Creepers, anche se, almeno per ora, avrei dovuto concentrarmi sulla reazione che avrebbe avuto mia madre trovandosi un ragazzo in casa.
Incrociai le dita sperando che Ryuga non mi avrebbe messa nei guai dicendo cose da evitare assolutamente con una madre divorziata e impegnata a crescere due figlie da sola.
Eppure lo guardai, vidi la sua figura illuminarsi di rosso sotto i pochi raggi del tramonto e, come la prima volta che scontrai le sue iridi con le mie, lo trovai perfetto in ogni sua maledizione.
 
 
 
Note:
E dopo un altro lunghissimo mese sono riuscita ad aggiornare la FF ^^ allora, che dire…Beh ho inserito subito alcuni degli OC che mi sono stati inviati (come gli autori avranno potuto constatare) spero solo di averli…Ehm…Descritti decentemente e rispettato il loro carattere, vi prego fatemi sapere ogni tipo di errori su di essi, anche i più banali in modo che possa caratterizzarli alla perfezione! Per il resto del capitolo, si fa abbastanza schifo ahah non capisco da dove mi sia uscito un simile testo ma sinceramente preferirei restarne all’oscuro.
Ultima cosa forse…Ah si! Ci sono ancora due o tre posti disponibili per ulteriori OC, vanno bene anche di uno stesso autore, dopo di che (a meno che non cambi idea in futuro) chiuderò le “iscrizioni”.
Un enorme grazie a tutti coloro che seguono, leggono e recensiscono questa FF, sopratutto a chi ha richiesto di partecipare con un proprio personaggio, davvero, mi avete proprio resa felice!
Con questo vi auguro un buon weekend!
Sayonara ^3^

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Capitolo 7
*** You suck at love ***


 

YOU SUCK AT LOVE.

 

 

 

 

La strada di casa quel giorno mi parve molto più lunga del solito, forse a causa della presenza snervante ed inquietante dell’albino che continuava a ghignare in modo quasi animalesco da quando aveva deciso che sarei diventata il suo cagnolino; l’idea mi preoccupava e non poco, ancora non ero certa di cosa intendesse con ciò, ma non avrei mai accettato alcun tipo di richiesta inerente al lavoro che la ramata gli aveva molto probabilmente svolto nel bagno.

- Non pensavo abitassi vicino a quel rompipalle di Ginka.

Constatò fine come al solito dando una veloce occhiata al quartiere.

- Effettivamente prima di conoscerlo non lo avevo mai notato neanche io.

Risposi cominciando a tirar fuori le chiavi dalla tasca e muovendomi verso una piccola villetta a schiera, ovvero casa mia.

- La cosa non mi stupisce.

Ignorai il suo pessimo sarcasmo ed infilai la chiave nella serratura, dando poi un colpo secco alla maniglia per aprire il portone. Fortunatamente mia madre e mia sorella Yuuka non erano ancora tornate e speravo di concludere quella benedetta ricerca prima del loro arrivo.

- C’è un po’ di casino in giro, purtroppo stamattina non ero a conoscenza dell’arrivo di ospkiti ingraditi in casa mia.

Come poggiai lo zaino vicino al muro dell’entrata mi vidi fare la stessa fine, trovandomi tra la parete color panna e il corpo del mio aguzzino. Trattenni il respiro non capendo inizialmente la situazione, finché ritrovata la capacità di respirare non poggiai le mani sul suo petto nel tentativo di spingerlo via; Fu inutile visti l’evidente forza e peso che mostrava in più rispetto alla mia figura eccessivamente minuta.

Avvicinò le labbra al mio orecchio sinistro alitandoci sopra.

- Vista la tua attuale condizione non so quanto di convenga fare la spavalda, evidentemente dovrò addestrarti.

Per quanto non lo sopportassi disse quella frase in un tono talmente seducente che avrei potuto lasciargli fare qualunque cosa, ma dalla mia parte avevo a favore la mia totale incompetenza nell’arrendermi davanti all’evidenza. Scostai rapidamente la testa dall’incavo del suo collo e scivolai di lato in un riuscito tentativo di fuga.

- Questa è casa mia e detto io le regole!

Stabilii con sicurezza puntandogli il dito contro con fermezza.

- A cuccia.

Quel sottospecie di ordine mi disorientò parecchio, tanto da far crollare tutta la serietà che avevo cercato di accumulare per tenergli testa.

- Ma che cazzo mi hai presa per un cagnolino ubbidiente forse?!

Sbottai irata avvicinandomi bruscamente al suo viso ricevendo da parte sua l’ennesimo ghigno sadico  che non prevedeva nulla di buono.

- Se farai la brava forse dopo avrai la tua ricompensa.

I miei pensieri allusero subito a qualcosa di terribilmente indecente, tanto che arrossii vistosamente dando a Ryuga la possibilità di capire a cosa purtroppo stessi pensando. Quest’ultimo fece finta di niente mantenendo la solita espressione fastidiosa di poco prima e continuando il giro della casa.

Puntò dritto alle scale che portavano al piano di sopra ed alle camere da letto, tra cui la mia; prima che potesse mettere la mano sulla maniglia per poter aprire la porta lo fermai precipitandomi dentro senza di lui e chiudendo velocemente a chiave.

- Dammi solo cinque minuti!

Gridai cominciando a sistemare quella stanza in cui sembrava esserci stato un illegale combattimento tra cani. In poco tempo tornò splendente come non lo era mai stata, mi stupii per averci messo un simile impegno nonostante l’ospite fosse un simile individuo.

Quando aprii la porta Ryuga naturalmente non era più li e dovetti cercarlo per tutto il piano finché purtroppo non lo trovai nell’unica stanza che avrei preferito evitare di mostrargli.

- Ti avevo chiesto di aspettarmi fuori, ti fa così schifo rispettare gli altri?

L’albino diede un’occhiata alle pareti blu notte con appesi vari poster raffiguranti argomenti che lui doveva conoscere bene.

- Non credevo avessi un fratello.

- Non ce l’ho infatti, questa è la camera degli ospiti.

Fece il suo solito ghigno insopportabile, tanto che afferrai il colletto della sua camicia bianca appoggia appena sulle spalle; fu un gesto istintivo con cui avvicinai il suo viso al mio guardandolo dritto negli occhi con rabbia, i suoi erano carichi di sfida come al solito. Mi prese con forza il polso della mano con cui lo avevo “attaccato” costringendomi a lasciarlo, ma lui non mollò la presa e la vicinanza rimase la stessa.

- Sei un idiota.

- Abbaia di meno cagnolino randagio.

Avremmo potuto dare il via ad una vera e propria battaglia di insulti, per grazia di Dio il messaggio appena inviatomi da Flemmi sembrò calmarmi i bollenti spiriti, tanto da concludere il tutto con un pesante sospiro di sollievo.

Ryuga invece tentò di riaprire quella faida con i suoi commenti decisamente poco graditi; se le cose avessero continuato ad andare così ero sicura che al ritorno mia madre più che una casa avrebbe ritrovato un campo di guerra, ed ovviamente la vincitrice ancora in piedi cioè me.

Mentre fantasticavo mi resi conto che fortunatamente l'albino aveva avuto la decenza di finirla, almeno per il momento insomma.

Ne approfittai dunque per spostare l'attenzione su altro.

- Quindi? Che scriviamo? 

Domandai tirando fuori il mio computer portatile e sedendomi davanti alla scrivania aspettando una risposta dell’albino che si era già stravaccato sul mio letto completamente a suo agio nonostante gli accaduti di pochi minuti prima.

- Scrivi quello che vuoi.

- Ti ricordo che dovremmo svolgerlo insieme il compito!

Ribattei infastidita. Indossai gli occhiali a montatura quadrata, piuttosto grandi e neri, purtroppo avevo qualche problema nel leggere le parole da vicino, mentre da lontano avevo una vista a dir poco straordinaria, la sorte cieca insomma; quando mi girai per coinvolgere Ryuga nella ricerca lo notai interessato a qualcosa sul mio viso.

- Porti gli occhiali?

Arrossii leggermente quando lo notò.

- Solo quando devo leggere,  usare il computer o macchinari simili.

- Tsk!

Risposi subito a quel suo verso fastidioso.

- Senti vuoi che ti sbatta fuori dalla porta?

- Non che mi importi della ricerca e poi stavo solo constatando certi pensieri.

- Che pensieri?

Gli occhi rimasti socchiusi fino a quel momento si spalancarono predatori.

- Non credo vorresti saperli.

Alzò appena un angolo delle labbra facendomi intendere l’argomento delle sue allusioni e subito mi voltai tornando a concentrarmi sul compito.

- E’ una ricerca sulla società di oggi…c’è tanto da dire, tu soprattutto avresti buoni argomenti da esporre.

Commentai scrivendo parole a caso su google per farmi venire un’idea buona in mente.

- Perché dovrei parlare di una realtà che nessuno vuole vedere?

Restai turbata dalle sue parole.

- Cosa vorresti dire?

- Non essere stupida hai capito perfettamente cosa voglio dire.

Effettivamente dovetti dargli ragione, penso che tutti fossero a conoscenza di come le cose stessero cambiando, i ragazzi entravano in quello che definiscono come “mondo adolescenziale” ad un età troppo prematura, bruciandosi le proprie tappe per la frettolosa voglia di crescere, e gli adulti li ignorano. Forse pensano che dagli errori si possa sempre imparare qualcosa e lo credevo anch’io. Purtroppo non capiscono che certi errori non ti permettono di imparare, l’ho capii troppo tardi, come ogni adolescente ero dannatamente presa dall’eccitante visione del mondo che mi si stava aprendo dinnanzi. Un mondo pericoloso.

- Quindi che dovremmo fare? Consegnare in bianco?

Mi ignorò completamente nascondendo i suoi topazi sotto le palpebre sottili e girandosi sul fianco opposto.

Sbuffai seccata dal suo comportamento, avrei dovuto immaginare che sarebbero andate così le cose, non mi restava che continuare da sola buttando giù tutto ciò che mi venisse in mente come un automa.

Nel giro di mezz’ora avevo scritto circa una pagina su come appariva la società ai miei occhi, ma sapevo che la mia visione non sarebbe bastata per ottenere un lavoro ben fatto, volevo che Ryuga partecipasse con le sue opinioni, del resto aveva sicuramente vissuto in modo molto diverso dal mio, tuttavia mentre scrivevo mi resi conto del fatto che non avrebbe potuto partecipare ad un compito del genere.

Porre il suo di punto di vista sarebbe stato come rivelare se stesso, non avrebbe mai accettato una cosa simile, non lui, però un tentativo dovevo farlo comunque.

- Ryuga?

Non ricevendo alcun grugnito in risposta mi avvicinai al letto toccandogli una spalla e scuotendola leggermente per cercare di svegliarlo. Appena feci quel gesto mi ritrovai con la schiena sul materasso, due possenti braccia tese a entrambi i lati delle mie spalle, il torace dell’albino si muoveva più veloce del solito ed il suo viso era per l’ennesima volta a pochi centimetri dal mio.

Non riuscii a muovere alcun muscolo tant’era stata improvvisa quella sua reazione, potei solo immergermi in quei riflessi dorati che parevano essere stati privati della propria anima.

Restammo immobili in quella posizione per pochi secondi finché sembrò riprendersi rendendosi conto di essersi trovato in una sottospecie di fase di sonnambulismo. Si alzò in fretta ed io feci lo stesso evitando di incrociare il suo sguardo.

- Cosa volevi?

Giustamente avrebbe voluto sapere il motivo per cui lo avevo svegliato, temetti che mi avrebbe uccisa considerando che si trattava di una semplice ricerca di cui a lui non importava assolutamente, ormai il gioco era fatto e tanto valeva essere sinceri.

-  Ecco io in realtà…Per finire questo compito non posso lavorare da sola, ho bisogno che anche tu mi dia delle opinioni sulla società di adesso, del resto abbiamo due visuali differenti…

Restò a fissare atono la parete davanti a se come se stesse pensando a qualcosa, poi sorrise meschino e mi rispose con la frase più vera e malinconica che potesse tirar fuori in quel momento.

- La mia opinione sulla società non esiste. L’unica certezza che ho sempre avuto da quando ho intrapreso questa strada è che comunque vada la finirai da solo. Ci sono persone, che per quanto ti sforzerai, non riuscirai a salvare. Potrai solo vederle spegnersi davanti ai tuoi occhi.

E in quel sorriso meschino vidi tristezza, in quegli occhi che tentava di nascondere vidi la realtà. Non avrei mai potuto lontanamente avvicinarmi al tipo di vita di Ryuga, questa era una certezza più che fondata.

 

*         *         *

 

- Quindi Miyu è tornata a casa con Ryuga?

Domandò Yori al rosso che masticava con foga l’ennesimo pezzo di hamburger.

- Si mi ha scritto che dovranno lavorare su una relazione.

Le rispose Flemmi con aria assente e concentrata su tutt’altro.

 L’obbiettivo del suo interesse era la ragazza che poche ore prima l’aveva mandata completamente in tilt; quella freddezza così agghiacciante che l’avvolgeva era come una calamita per i ricordi della rossa che involontariamente aveva iniziato a serrare con forza i pugni.

- Ehi Flemminia è tutto okay?

Le chiese poi Madoka notandola stranamente taciturna, soprattutto per il non aver commentato il mio essere da sola in casa con l’albino.

- Si,si tranquilla ero solo un po’ in fissa.

Abbozzò un sorriso e poi tornò quella di sempre fiondandosi addosso a Sayori di colpo, abbracciandola da dietro e pregandola di comprarle una brioche nel bar sulla via di casa.

- Povera Miyu, starà facendo tutto il lavoro da sola, conoscendo Ryuga avrà sicuramente abusato del suo letto per farsi un'altra bella dormita ahahah!

Esclamò Ginka finendo il panino e lanciando la cartaccia in testa a Kyoya che, com’era prevedibile, s’innervosì.

- Razza di idiota adesso ti faccio vedere io!

Gli saltò in spalla buttandosi all’indietro a facendo finire entrambi sul prato sfumato di rosso per le foglie autunnali cadute.

- La compagnia propone! Su Kyoya il caricone!

La ragazza che si aggiunse a quella sottospecie di finta rissa aveva lunghi capelli neri fino ai fianchi, mossi ma non troppo da risultare ricci, occhi grandi e di un bel blu notte che sommata alla carnagione olivastra molto simile a quella dell’albino le conferivano un aria da vera predatrice. Yori mi disse che a primo impatto le parve subito di avere di fronte una pantera.

Comunque appena urlata quella fatidica fase sia lei che il rossino, che nel frattempo si era liberato, si lanciarono verso Kyoya che finì per la seconda volta sul prato. Inutile dire che colore avessero assunto i loro vestiti ormai piuttosto sporchi con varie sfumature verdi dovute all’erba.

- Siete due idioti!

Ribatté infastidito pulendosi la felpa da qualche foglia rimasta ancora attaccata.

Flemminia e Sayori risero di gusto alla scena dei tre, più che altro per l’espressione arrabbiata del verde che meditava vendetta sui compagni.

- Lea allora settimana prossima ci sei?

Domandò Madoka incrociando le gambe sulla panchina del parco appena fuori dall’Okinawa; fu a quel punto che le due si resero conto di non aver la più pallida idea di come si chiamasse la corvina.

- Scusami, come hai detto di chiamarti?

La domanda alla rossa sorse spontanea mentre spostava lo sguardo dalle All Star rosso acceso ai lapislazzuli di lei.

- Non l’ho detto, sono Leonida Bifulco! Per gli amici Lea, per i nemici…l’ultima cosa che avranno piacere di vedere.

Rispose con sguardo carico di malizia al sorriso di Flemmi che si presentò a sua volta facendo lo stesso per l’amica accanto.

- Così voi siete le nuove matricole neh? Non mi sembrate malaccio, sono certa che sarà divertente stuzzicarvi.

Neanche provarono a capire cosa intendesse, costrette ad interrompere il flusso dei loro pensieri dall’arrivo di altre due figure maschili.

Un ragazzo dalla pelle scura e gli occhi verde smeraldo, forse più scuri dei miei, affilati e taglienti, certo non come quelli di Kyoya ma ugualmente affascinanti e singolari. Appena sotto l’attaccatura delle palpebre inferiori vi erano disegnati due tatuaggi di colore rosso, ancora adesso mi chiedo che significato potessero avere, capelli tendenti all’arancio sul davanti che si scurivano man mano che giungevano all’attaccatura dietro il collo.

L’accompagnatore aveva invece lunghi capelli color borgogna e occhi verdi come il suo coetaneo, pelle piuttosto pallida ed un inquietante rossetto blu su di un paio di labbra carnose. Trasmetteva tutt’altro che fiducia.

Si avvicinarono entrambi al gruppo che alla loro vista si era improvvisamente zittito. Quando finalmente si trovarono davanti ai ragazzi si scambiarono una forte stretta di mano seguita dal classico “bella” che erano soliti dire.

- Allora Nile? Concluso l’affare?

Domandò Ginka nonostante fosse già a conoscenza della risposta.

- Il qui presente non lo definisce forse?

Fece un mezzo sorriso portando con leggera cautela la mano alla tasca destra dei suoi pantaloni verde militare in stile baggy e fece per mostrare appena una busta in plastica che ricacciò subito dentro, dopo ciò il sorriso si allargò.

- Meglio del previsto.

Concluse poi mentre gli originari Night Creepers commentarono  soddisfatti la riuscita del compito ignoto alle fortunate novelline.

- Se becchiamo Ryuga in un momento di vago buon umore potremmo anche tenerci un buon trenta/quaranta per cento per noi!

Esclamò fiducioso il rosso.

- A proposito, lo stavo giusto cercando per informarlo di una cosa ma vedo che non è qui.

Leonida si fece scappare una risatina euforica prima di rispondere all’amico egiziano.

- Ahahah a quanto pare il piccolo punk isterico è rimasto in casa a studiare!

Spalancò gli occhi sorpreso da tale affermazione, era pressoché impossibile credere che quel tale si fosse recato seriamente in casa mia per poter studiare, anche se in quel momento l’unica a lavorare ero io.

- E’ con Miyu, sai? Quella ragazza che dormiva beatamente sugli scatoloni l’altra notte.

- E QUELLO starebbe studiando? Per favore.

Alluse rispondendo a Ginka che poi si ricordò della presenza di Flemmi e Yori e ne approfittò per presentarle.

- Socio, loro sono i nuovi acquisti della Night! Flemminia e Sayori!

Un’ulteriore stretta di mano accompagnate da un ‘piacere’ e da successivo presentarsi del ragazzo.

- Nile; Ginka ne parli come se fossimo una squadra di calcio.

- Non di calcio ma siamo pure sempre una squadra.

Lo corresse Madoka.

- Io sono Jack, molto piacere signorine.

Il bacia mano offerto alla rossa da parte del giovane dai capelli color borgogna sembrava aver particolarmente infastidito Kyoya.

- Tu non dovresti essere già altrove?

- Può darsi. Ottavia non è qui?

Domandò con tono di sfida.

- No.

La tensione creatasi tra i due era divenuta quasi palpabile, tant’è che Nile per calmare il compagno propose al poco gradito ospite di andare a farsi un giro per chiarire alcuni dettagli dell’affare.

Così i due, proprio com’erano arrivati, se ne andarono senza fare troppe cerimonie.

- Quel tipo non mi piace.

Rivelò Kyoya rivolgendo una rapida occhiata alla rossa che aveva appena preso il telefono per leggere il messaggio che aveva appena ricevuto dalla sottoscritta.

- Nemmeno a me Kyoya e sono certo che anche gli altri la pensino allo stesso modo, ma purtroppo Dashan è impegnato anche con i Day Trotters e non possiamo avere un solo tramite, Jack è uno dei pochi e “bravi” ambasciatori attualmente liberi, fa il suo lavoro e si leva.

- Il problema Ginka non è questo e lo sai pure tu!

Si aggiunse Lea, poco convinta come Kyoya di una probabile collaborazione con lui.

- Ragazzi lo sappiamo tutti qual è il vero problema! Credete che alla decisione di Ryuga non mi sia opposto pure io?...Però se ha deciso così c’è sicuramente un motivo, dobbiamo fidarci, non di Jack ma di colui che ci ha sempre tirato fuori dai guai.

Il caro Ginka avrebbe tanto voluto aggiungere “Per inserirci in circoli ancora peggiori” ma non ci riuscì, perché era chiaro che per essere arrivato fino a quel punto ci avesse messo molto del suo.

 Sorrise amaramente pensandoci su.  Fortunatamente Madoka trovò il modo per concentrare su altro i pensieri dei ragazzi.

- Su, su, piuttosto perché non fissiamo la data per il loro benvenuto?

Le due interpellate che fino ad allora erano state in silenzio ad ascoltare incuriosite ricomposero improvvisamente l’attenzione.

- Benvenuto? Per cosa?

Domandò Yori.

- Beh non penserete di essere già entrate ufficialmente tra i Night Creepers, prima di ciò c’è un piccolo rito che dovrete compiere, nulla di vagamente orrido, impossibile o illegale almeno per ora, vedrete che ci divertiremo!

Continuò per Madoka la corvina sporgendosi verso di loro con un bel sorriso a trentadue denti.

- Già è vero, per quanto mi riguarda anche questo sabato sarebbe perfetto e dovrebbero uscire tutti no?

- Io non ho impegni, nemmeno Nile da quel che mi ha fatto intendere ieri e se non erro anche Layla e Ottavia sono libere.

Informò Kyoya  passandosi un mano fra i capelli cadutigli sugli occhi a causa del vento.

- Ricordiamoci di avvisare anche Eri, Aiko e Ariah! Specialmente quest’ultima o ce la farà pagare cara…

- Andiamo Ginka, basterà dirle che avrà diritto ad una buona ricompensa e il gioco è fatto.

Disse Kyoya mimando il gesto dell’aspirare con le dita.

- Non parlare di Ariah in questo modo sottone!

Lo rimproverò la corvina tirandogli un forte coppino sul collo. La situazione creatasi non poté evitare di far nuovamente ridere le novelline.

- Ahah! Sapete? Già mi andate a genio voi due e questa Miyu, la voglio proprio vedere, per aver convinto quell’idiota a fare qualcosa relativo alla scuola deve essere davvero una tipa speciale!

Madoka si inserì nella conversazione ponendo ancora l’albino come argomento principale.

- Certo che non lo capirò mai, passa l’ottanta per cento delle sue giornate in giro e il restante a dormire, persino in classe da come mi ha detto Aiko…Eppure i suoi voti sono davvero alti.

- Specialmente se si tiene da conto tutto quello che ha in corpo! Ahahah un simile elemento fa davvero spavento!

 

*         *        *

 

- Uff…Ancora non l’ho finita questa dannata cosa! E come se non bastasse Flemmi E Yori mi ignorano totalmente! Maledizione-maledizione-maledizione!

Mi arruffai i capelli come per sforzare la mente a produrre qualche idea, ovviamente col risultato di ritrovarmi numerose ciocche sulla tastiera del computer acceso da circa quattro ore.

- Capisco che la sua “opinione sulla realtà di oggi” sia tanto lugubre e impossibile da raccontare ma avrebbe almeno potuto evitare di usare la MIA playstation!

Difatti sentivo numerosi suoni provenire dalla sala , suoni che ricordavano spari di fucile.

- E come se non bastasse pure a Call Of Duty si è messo a giocare!

Decisi di alzarmi dalla sedia che mi aveva completamente immobilizzato dal fondoschiena in giù e con un po’ di iniziale fatica mi diressi in direzione di quei suoni.

Sbirciai dalla parete che nascondeva le scale, osservandolo mentre si comportava come un normalissimo adolescente di  diciassette anni e mezzo. Non potei evitare di sorridere nel vederlo in quella situazione, sembrava proprio un bambino.

- Quando avrai finito di ammirarmi la schiena, portami una birra ghiacciata.

Quasi caddi per terra alla sua constatazione, azzeccata  per l’ennesima volta, ma mi ricomposi pensando alla richiesta appena ordinata.

- Cosa credi di pretendere brutto…!

- Ah, ah, ah.

Schioccò la lingua simulando un NO col dito indice.

- Non è questo il modo di rivolgerti al tuo padrone.

Strinsi i pugni dirigendomi velocemente in cucina tirando fuori dal frigo una Heineken che versai in due bicchieri. Di certo non gli avrei concesso il lusso di finirsela da solo.

Sbattei il bicchiere sul tavolino alla sua sinistra, incrociando le braccia al petto con aria offesa e irritata.

- Ecco qua, sei contento?

- Molto.

Lo finì in un sorso e poi tornò a concentrarsi sul videogame.

- Così sei un’alcolizzata, hn?

- Un goccio di birra ogni tanto non ammazza nessuno e poi senti da che pulpito.

Lo vidi alzarsi improvvisamente e spegnere la console tirando fuori il telefono dalla tasca della tuta.

Sbuffò seccato prima di rispondere alla chiamata che aveva ironicamente appena ricevuto.

- Si?...Dimmi.

La conversazione fu un alternarsi di “okay, non dire stronzate, ci penso io” che si concluse con un “Nile tieni d’occhio quell’idiota di Kyoya “.

- Chi era?

La domanda mi sorse spontanea.

- Di certo non cose che ti riguardano.

- Credevo di far parte dei Night Creepers adesso.

Ribattei un po’ troppo fiduciosa.

- E’ errato. Nessuna di voi tre fa ufficialmente parte della compagnia, prima di ciò dovremo presentarvi agli altri, se saranno tutti d’accordo allora se ne potrà parlare.

Non nego di esserci rimasta parecchio male quella sera quando Ryuga mi rivolse quelle parole, non ero particolarmente sicura del motivo ma credo che fosse per il fatto di non essermi sentita ancora completamente accettata in un mondo di cui volevo assolutamente fare parte, anche di ciò il motivo non mi era chiaro ma pare che questa vita si diverta molto nel porre interrogativi senza risposte, qualcosa di vagamente crudele oserei dire.

Parlando d’altro, si, si era fatta sera ormai e la relazione ancora non era stata ultimata.

- Hai finito quell’inutilità?

Ovviamente la mia risposta fu negativa e quasi rassegnata mentre posava i suoi occhi su di me facendomi arrossire in modo del tutto irrazionale.

Mosse qualche passo nella mia direzione fino a che me lo ritrovai ancora a pochi centimetri di distanza. Il suo braccio sinistro sembrava volermi circondare la vita e chiusi quasi gli occhi per la scarica che mi attraversò completamente il corpo in quei pochi secondi.

E poi lo vidi portarsi il bicchiere con un po’ della mia birra avanzata alle labbra per bersela.

Capii che si era solo nuovamente divertito a stuzzicarmi.

Alzai gli occhi al cielo e mi riprecipitai di sopra con la speranza di riuscire a combinare qualcosa, ma purtroppo la mente era completamente priva di idee, persa ancora ad elaborare quelle sfumature dorate che si scontravano con l’ambra.

Pochi minuti dopo l’albino mi raggiunse, tornando ad occupare il letto ed osservandomi annoiato mentre provavo a completare il lavoro.

- Se doveva andare così potevi anche finire ciò che avevi iniziato con quella in bagno.

Mi resi conto solo dopo che quanto avevo detto era totalmente fuori luogo e soprattutto di quanto suonasse male.

- Con lei ho già finito.

Fortunatamente non aggiunse alcun commento e potei continuare a concentrarmi.

Poi Ryuga fece ciò che aspettavo dall’inizio di quel faticoso pomeriggio.

- Che seccatura…Su fa vedere che hai scritto.

Si mise a leggere l’intera relazione correggendo persino le parti che trovava troppo “banali” o ripetitive.

Rimasi nuovamente stupita; mai avrei pensato che potesse avere simili qualità.

Nel giro di un’ora finimmo il compito e potei finalmente stiracchiarmi e concedermi una bella tregua.

- Sono sicura che andrà benissimo!

Ovviamente l’albino non espresse ulteriori pareri, anzi, continuava a mostrare fastidio.

Però, sapete, ero davvero felice di averla conclusa, soprattutto per il modo in cui l’avevo fatta concludere.

In quell’attimo quasi non sentii il campanello di casa suonare tant’ero sovrappensiero; guardai l’orario rendendomi conto che erano effettivamente le otto di sera e che questo significava una cosa sola.

 Mamma era a casa.

 Yuuka era a casa.  

A stonare in tutto ciò era la presenza esterna di un quarto componente di sesso maschile che non sarebbe dovuto esserci.

Pensai subito a qualche scusa da inventare mentre sentivo le chiavi infilarsi nella serratura e compiere il primo giro, le mani si muovevano freneticamente tra i capelli ed il secondo giro avvenne.

- Agitata?

Dal canto suo Ryuga non capiva minimamente il motivo di tutta quella mia agitazione nonostante le voci e i ripetitivi richiami da parte di mia sorella gli avessero fatto intendere che l’allegra famiglia era tornata a casa.

- Senti tu! Non ho mai portato un ragazzo in casa mia! Come diavolo pensi che la prenderà mia madre eh?!

Con questa rivelazione, uscita a sproposito e in modo del tutto involontario, lo vidi sorridere in modo meschino, provava gusto in tutta quella situazione, soprattutto provava gusto nel vedermi in difficoltà.

Inutile dire che divenni bordeux, ero apparsa come una povera ed ingenua ragazzina alle prese con le probabili e future domande MATERNE.

Il quarto giro arrivò senza dar spazio al terzo di essere udito, o forse erano tutti quei pensieri a far troppo rumore per darmi possibilità di considerarlo, e la porta si aprì. Yuuka entrò in casa correndo come suo solito e si diresse subito in camera mia dove la presenza estranea sembrò suscitarle parecchio interesse.

- Mamma! Miyu ha portato un ragazzo diverso da Tsubasa in casa!

Presi il cuscino lanciandoglielo letteralmente in faccia e facendola cadere sul pavimento.

- Hei!

Si lamentò mentre scendevo di fretta le scale per spiegare la situazione a mia madre. Farfugliai a lungo mentre la sua espressione cambiava a seconda di ciò che riusciva a capire, nemmeno seppi definire se la scelta di parlarle in quello stato fosse stata saggia.

- Buona sera.

La sua voce rauca rieccheggiò nelle mie orecchie come un incessante martello mentre mi giravo per osservarlo assumere un atteggiamento completamente opposto a quello che in realtà era il suo.

- La prego di scusarmi per essermi trattenuto così a lungo a casa di sua figlia ma il professore ci aveva affidato un compito, oggi stesso, piuttosto complicato che abbiamo deciso di terminare nel pomeriggio, purtroppo il tempo è volato.

Già, quel ragazzo non finiva mai di stupirmi. Mamma la prese così bene che pensò di invitarlo persino a cena. Ryuga cercò di arrancare ulteriori scuse per andarsene ma…poi…

- Potresti restare…Si insomma è solo per ringraziarti per il lavoro svolto, tutto qui.

Eppure Ryuga sapeva che c’era dell’altro, così come sapevo che quell’altro c’era solo da parte mia.

L’Albino a quel punto accettò mantenendo il solito ghigno divertito e mi seguì in camera dove attendemmo la cena dopo che ebbi apparecchiato.

- Grazie per...avermi aiutata con mia madre.

Biascicai evitando di guardarlo in viso.

- Tsk! Sarebbe stato un problema se il mio cagnolino si fosse fatto mettere in castigo.

Iniziai a giocare con i piedi mettendoli uno sopra l’altro nervosamente e cercando di liberare la mente.

Ad un certo punto sentii le sue mani prendermi per le spalle e portarmi nuovamente sul letto, sotto di lui.

Non capii la situazione, o quanto meno il motivo di quell’azione, quell’ulteriore vicinanza non fece altro che mandare sempre più in tilt i miei neuroni, riuscendo a far uscire un semplice e basso “perché?”.

E quel ghigno apparve più malefico e fastidioso del solito.

- Lo so che muori dalla voglia di baciarmi.

Spalancai gli occhi con un misto tra la sorpresa, l’imbarazzo e la vergogna.

- Con tutte le ragazze con cui sono stato pensi davvero che non mi accorga di quando sbavano per me?

Continuò con tono ironicamente sprezzante.

- E tu non sei tanto diversa da loro.

Quella conclusione bastò per farmi partire il secondo schiaffo della giornata che però fu bloccato dalla sua mano. Lo guardai furiosa.

Non ero mai stata il tipo da farsi leggere tanto facilmente, ma con lui sembrava tutto diverso, era capace di sfogliare la vita di una persona con gli occhi, tuttavia quel commento finale non glielo avrei perdonato tanto facilmente.

- Levati di dosso brutto stronzo!

- Ohoh! Allora ti arrabbi anche te hn?

Alleggerì il peso permettendomi di alzarmi ed allontanarmi.

- Finita la cena ti voglio fuori di qui.

Non gli rivolsi più alcuna parola, nemmeno quando annunciò che se ne sarebbe andato. No, non mi era proprio andata giù, proprio per niente.

- Miyu…E’ successo qual cosa col tipo di prima?

Nonostante io e Yuuka ci dichiarassimo costantemente guerra, rare volte, avevamo anche momenti di aiuto reciproco.

- No Yuuka stai tranquilla.

Si sedette all’estremità del divano su cui mi ero sdraiata per guardare qualche programma interessante in televisione.

- Sai, è piuttosto carino. Ti piace vero?

La sua curiosità quasi innocente mi inteneriva, anche se l’argomento non era dei migliori, almeno in quel momento.

Non risposi lasciando in sospeso la sua domanda.

- Miyu tu…Sei bellissima, non dovresti abbatterti così.

Scese dal letto sentendosi ignorata e capendo che qualunque cosa dicesse la situazione non sarebbe di certo  migliorata.

A farmi arrabbiare non erano state tanto le sue constatazione su se stesso ma l’uguaglianza.

L’avermi eguagliata a tutte quelle vittime cadute nella sua trappola, portate a letto senza alcun tipo di sentimento, solo per un suo divertimento personale. E magari alcune di loro speravano davvero in qualcosa di duraturo.

Una cosa era certa, non avrei permesso a quell’accaduto di impedirmi di entrare tra i Night Creepers. No. Poteva toglierselo dalla testa. E non gli avrei neanche più permesso di giocare con me in quel modo.

Non ci sarei passata di nuovo, non un’altra volta.

 

*         *        *

 

 La mattina seguente mi svegliai con un bel sorriso stampato sulle labbra, preparai di corsa lo zaino e mi diressi rapidamente in cucina per fare colazione con la mia sorellina, convinta che la mia allegria fosse dovuta al suo piccolo discorso della sera prima. In realtà la mia euforia derivava dal fatto che era appena venerdì e che Yori mi aveva rivelato la sera prima di ciò che si sarebbe tenuto sabato, proprio quel sabato!

- Mh, mhmh, mh, Mamma Yuuka io vado! A stasera!

Uscii di casa e misi subito le cuffiette, camminando sulle note di “In Love” di July, canticchiando anche e saltando in alcune pozzanghere non ancore asciugate.

Non potevo immaginare di essere seguita, me ne accorsi solo quando sentii quella mano afferrarmi in modo rude per il braccio costringendomi a girare completamente per fronteggiarlo.

E di nuovo un paio di iridi, così ambrate da farmici annegare, sprofondarono nei miei smeraldini, eppure qualcosa stonava, perché anche se lo stavo odiando avrei tanto voluto non trovare dei folti capelli corvini screziati di rosso sulle punte al posto di una corta chioma bianca, avrei preferito che la carnagione di quella mano forte che mi intimava di non muovermi fosse olivastra non rosa e impeccabile come porcellana.

E quella voce che chiedeva in modo solenne chi fossi, me la ricordo ancora.

- Sei tu…Miyu Tanaka?

Non risposi e lui abbozzò una risata.

- Il tuo silenzio vale più di un’affermazione. Però…Non mi sarei mai aspettato che le cose si evolvessero in questo modo.

La facilità con cui scivolai via dalla sua presa lasciò intendere che fosse stata sua iniziativa permettermelo.

Se ne andò ma rimasi ferma a guardarlo mentre si allontanava, non avevo il coraggio per girarmi e proseguire senza la certezza che quelle iridi predatorie avesse definitivamente smesso di fissarmi.

 

 

 

 

Note:

 

Ed è così che dopo quasi quattro mesi di assenza ritorno finalmente a postare un nuovo capitolo!

Si ehm…Lo so non ho scusanti, avete tutto il diritto di lapidarmi.

A tutto si è aggiunta la perdita del mio caro computer che deve ancora essere riparato,  ma per fortuna sono riuscita a salvare qualcosa e a continuare su questo magnifico ed efficientissimo (no non è vero) portatileee.

Okay, detto ciò…Si lo so anche il capitolo fa schifo, avrei voluto tirar fuori molta più roba ma mi sono resa conto di dover procedere lentamente, almeno per ora, poi finalmente dal nono capitolo in poi ci sarà un po’ di tanto attesa (almeno per me) e decente (si spera) azione! E oltretutto nella famosa serata in cui le nostre protagoniste saranno presentate ai restanti membri della compagnia, tutti i vostri cari OC saranno presenti ^^ yeah yeah.

Un altro GRANDISSIMO GRAZIE a chi ha commentato lo scorso capitolo e SOPRATTUTTO continua a leggere questo piccolo obrobrio (si ci vuole coraggio…e meno parentesi nelle note.).

Bene, ora vado a nanna che sto collassando lentamente.

Buone vacanze a tutti!

Lie ^3^

Ps. Vi avviso che cambierò nuovamente nickname ma giuro (o ci provo) che sarà l’ultima volta @_@

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