Faithfully

di Ipainteditblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


14 settembre 2013
 
"Dio...si!"

 
Furono le ultime parole che sussurrò Harry prima di uscire velocemente dal ragazzo gemente piegato di fronte a sè e raggiungere un intenso orgasmo macchiando del proprio seme la sua schiena mascolina. Era uno dei tanti ragazzi che quel giorno, come tutti i giorni, assecondavano gli ordini di Harry. Lo facevano per pena? Per attrazione? O forse solo per soddisfare i loro bisogni? Nemmeno loro lo sapevano. Ma quel ragazzo era il suo preferito. Non si fermava solo al sesso, gli dava un sacco di attenzioni che a lui -anche se non lo dava a vedere- piacevano.
 
"Sei stato bravo, sai Zayn? Hai fatto tutto quello che ti ho detto" sussurrò all'orecchio del ragazzo accasciandosi poi al suo fianco, ancora gocciolante di sudore. Zayn rispose con un sorrisetto soddisfatto delle sue parole, ripulendosi dal seme del ragazzo che gli colava lungo la schiena. "Potresti venire ad abitare con me, difficilmente rimarrai vestito" disse Zayn facendogli l'occhiolino, mentre osservava il ragazzo riccio rivestirsi velocemente.
"Uhm...devo pensarci su" rispose distrattamente. "Ehi...dove vai così di fretta? Non ti fermi per il pranzo?" "No...devo andare da un altro ragazzo" "A fare cosa?" "Secondo te?" rispose, prima di mordersi il labbro inferiore nel suo solito modo provocante, facendogli capire quello che intendeva.

 
Un'espressione delusa si dipinse sul volto di Zayn, che Harry notò subito dopo. "Che c'è? Sei geloso per caso?" chiese ridacchiando. "Mmh, può essere" rispose mantenendo un'aria indifferente.
Alle sue parole, Harry alzò le spalle e iniziò a incamminarsi verso la porta della camera, per scendere poi al piano terra a passo lento. Zayn si alzò dal letto e indossò velocemente i boxer e, una volta raggiunto Harry, avvolse istintivamente le braccia attorno al suo bacino stringendolo in un dolce abbraccio.
Harry si irrigidì immediatamente liberandosi con violenza da quella stretta sbattendo con rabbia il ragazzo contro il muro stringendo una mano attorno al suo collo. Era così teso che riuscì a sentire i tendini contratti. "Ti ho detto. Che non devi. Toccarmi." sussurò a denti stretti scandendo ogni parola a pochi centimerti dal viso di Zayn, che iniziò a sudare freddo.

 
"S-Scusa" balbettò " non lo farò più". "Ti conviene, altrimenti sai come finisce" mormorò a bassa voce liberando la presa dal collo del ragazzo, che annuì appena tremante. Gli voltò le spalle ed estrasse dal secondo cassetto della credenza un diario.
Il suo diario.
Lo aprì e iniziò a sfogliare lentamente le prime pagine non preoccupandosi minimamente della presenza del ragazzo. Ogni volta che sfogliava quelle pagine, che ne sentiva l'odore, o anche solo quando faceva scorrere la punta delle dita sulla copertina di pelle, era come se tutto il resto del mondo sparisse.
C'erano solo lui e quell'ammasso di pagine rilegate.
"Sono proprio curioso di vedere cosa c'è scritto" disse Zayn allungando un braccio verso di lui prendendogli dalle mani il diario con un movimento fulmineo. Harry si infuriò. Odiava quando gli venivano tolte le cose dalle mani. Un'improvvisa ondata di rabbia invase il suo corpo e lo colpì su uno zigomo con tutta la forza che aveva in sè, tanto forte da farlo cadere a terra.
Si inginocchiò e riprese immediatamente il diario e lo strinse al proprio petto come se volesse proteggerlo.
"Non devi permetterti mai più, chiaro?" urlò il riccio.

"Ma si può sapere che cazzo hai? Era solo un fottutissimo abbraccio. Ogni volta che provo ad abbracciarti o a coccolarti reagisci in questo modo. Tu...tu lo sai che io sono innamorato di te, sono stanco di essere trattato così...e quello stupido diario? Eh? Come fa a essere così importante?"
"Non lo saprai mai. Nessuno lo saprà mai. E smettila di dirmi di essere innamorato di me, sai benissimo che non potrai mai essere ricambiato." rispose in tono di rimprovero "Sei un coglione...non puoi ancora credere a queste cose. L'amore è una stronzata, non esiste la favoletta del 'e vissero per sempre felice e contenti' ". "Lo so, ma...quando facciamo l'amore, io..." "L'amore?" lo interruppe Harry, ancora rosso in viso "Noi scopiamo, Zayn, facciamo sesso, non l'amore" continuò avvicinandosi al ragazzo.

 
"Ma per me non è così, e lo sai" disse con la voce tremolante per via delle lacrime copiose che iniziarono a rigargli il viso. "Sai cosa voglio sapere?" "Che cosa?" rispose Harry infastidito. "Voglio sapere qual è il tuo problema". Harry si voltò verso di lui e disse con rabbia "Vuoi sapere qual é il mio problema?". Zayn esitò, pensando che forse non voleva saperlo davvero. "Si", disse infine.
Il timore nella sua voce era palpabile. "E va bene...come vuoi" disse il ragazzo riccio estraendo il telefono dai suoi pantaloni. Scrisse un messaggio rapidamente, cancellando l'impegno con il ragazzo dal quale sarebbe dovuto andare dopo. Harry non ne aveva mai parlato con nessuno, non si era mai nè aperto nè sfogato. Aveva sempre tenuto tutto per sè, condivideva tutto solo con quel diario. Non sapeva nemmeno lui il motivo di quello che stava per fare, ma in fondo forse, lo sapeva eccome.

 
Nel frattempo Zayn corse al piano superiori e si rivestì, indossando degli skinny jeans neri e una maglia dei Nirvana.
Scese velocemente al piano inferiore rischiando più volte di inciamparsi raggiungendo così il ragazzo. "Ecco fatto...andiamo" disse Harry prendendo energicamente il ragazzo da un polso trascinandolo fuori cas.
"Dove mi stai portando?" chiese urlando. "In un posto" Zayn alzò gli occhi al cielo, per l'ovvietà della risposta, ma non disse nulla.
Attraversarono di corsa il parco e corsero, corsero senza sosta. Fortunatamente le strade erano tutte in discesa. "Eccoci" disse Harry dopo circa dieci minuti di corsa sfrenata, rallentando e ansimando per la fatica.
"Perchè mi hai portato al molo?" chiese con il fiato corto e si liberò dalla sua presa appoggiando le mani sulle ginocchia. "Perchè voglio raccontarti una storia" rispose Harry, prendendo a camminare lentamente lungo il molo. "La tua st..." "Una storia" lo interruppe, puntando le sue iridi verdi su quelle color nocciola di Zayn.

 
Si sedettero entrambi alla fine del ponticello del molo facendo ciondolare le gambe, che si riflettevano perfettamente sulla superficie dell'acqua. "Allora..." disse Zayn, guardando Harry con la coda dell'occhio "ti ascolto".
Harry fece un lungo sospiro, mantenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte, dove il cielo quasi si confondeva con il mare. "Era luglio del 2011" iniziò a raccontare Harry sdraiandosi sul molo seguito subito dopo da Zayn "c'era un ragazzo che veniva sempre qui con la sorellina e il nonno. Ci veniva volentieri, amava suo nonno, e questo posto lo rilassava tantissimo. I suoi genitori non lo amavano molto, anzi...non facevano altro che ripetergli che era un errore, per questo passava molto tempo con lui. Il loro nonno aveva una piccola barca che legava proprio qui" indicò un punto non molto distante da loro, che Zayn seguì con lo sguardo, annuendo per accennargli che aveva capito.

 
Usava questa barca per andare a pesca, ma era un tipo piuttosto avventuroso il vecchietto" aggiunse ridacchiando " a volte si spingeva lontano dal molo, e la sera raccontò ai nipoti tutto quello che aveva visto. Nello stesso periodo, un altro ragazzo veniva spesso qui, ma non aveva una barca. Lui veniva qui e portava sempre un diario con sè, ma nessuno sapeva cosa ci scrivesse sopra." "Un po' come fai tu" disse Zayn sorridendo, notando piacevolmente l'espressione rilassata e serena sul volto di Harry, un'espressione che non aveva mai visto sul suo viso.
"Un po' come faccio io" ripetè Harry, sorridendo appena. "Continuava a chiedersi cosa potesse farci un bel ragazzo così tutto solo in un posto come questo, così sai cosa fece?" "Cosa fece?" chiese interessato. "Prese l'iniziativa e si presentò. Era imbarazzatissimo. 'Louis', gli rispose il ragazzo dagli occhi blu."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                                                                ***
3 agosto 2011

 
"Harry, per favore, aiutami a legare la barca"
"Si, arrivo subito" lascio il pesce appena pescato nel secchiello insieme agli altri che avevamo preso prima, raggiungendo il nonno subito dopo. Prendo la corda giacente accanto ai suoi piedi e lego con fatica la barca al molo. Non è così semplice come sembra, non è leggera come si deduce dall'apparenza.
"Grazie, piccolo Har"
"Non c'è di che" accenno un sorriso a nonno Ernest e, voltandomi, noto arrivare a passo leggero il solito ragazzo.

Aveva una camminata leggiadra, si muoveva quasi come una farfalla. Seguo con la coda dell'occhio i suoi movimenti per non dare l'impressione che lo sto osservando, quando lo vedo sedersi al suo solito posto, all'ombra di un piccolo cespuglio. E' un ragazzo non molto alto e con i capelli castani, con un taglio quasi a scodella. Non sono mai riuscito a vederlo da vicino, non ho idea di come abbia gli occhi, o quali lineamenti abbiano le sue labbra, o il suo naso. Ma una cosa la so: mi fa un po' pena. Se ne sta sempre lì, col suo diario, a scrivere chissà quali cose.

Se avesse degli amici, non credo che starebbe qui tutto il giorno, tutti i santi giorni.

Voglio conoscerlo, voglio scoprire qualcosa su di lui, ma come? Non posso di certo andare lì, porgergli la mano e dirgli "Oh, ciao, io sono Harry". Mi prenderebbe per uno svitato, sicuro, e probabilente penserebbe "cosa vuole da me?". Devo pensare a un'alternativa. Devo lanciargli qualcosa, ma non qualcosa di troppo pesante, e neanche una cosa troppo fragile, una cosa che dopo posso recuperare. Prendo in mano la canna da pesca e stacco l'amo, la prima cosa che mi è venuta in mente. Porto il braccio dietro la testa per caricare il lancio e lo tiro, direzionandolo verso il ragazzo. Date le mie scarse capacità e la pessima mira, atterra a soli pochi centimetri da lui. Ma il mio intento era riuscito, ero comunque riuscito ad attirare la sua attenzione. Spostò il suo sguardo dal diario all'amo a terra, poco distante da lui.

I suoi occhi guardano improvvisamente verso di me, così accenno una piccola corsetta verso di lui per recuperare l'amo. Man mano che mi avvicino, mi accorgo di alcuni particolari in più: i tratti del suo viso sono regolari e ha il mento leggermente a punta, il taglio dei suoi occhi è perfetto, ma ancora non riesco a scorgerne il colore. Porta dei pantaloni beige e una camicia bianca, rimboccata nei pantaloni, con sopra delle bretelle marroni. Ed eccomi qui, pochi secondi dopo, di fronte a lui, il mio sguardo incatenato al suo, perso nell'azzurro profondo delle sue iridi, ma non azzurre come il mare, sono di un azzurro tutto suo, di un colore nuovo...azzurro occhi di...uff, purtroppo non sono ancora a conoscenza del suo nome.

 
"Ehm...questo dev'essere tuo" dice il ragazzo con gli occhi blu, chinandosi in avanti per raccogliere l'amo. Indietreggio appena per non scontrarmi con lui.
"Si, è mio" sussurro cercando di essere il più disinvolto possibile senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi. Deglutisco rumorosamente.
"Tieni" tende un braccio porgendomi l'amo.
"Grazie" affero lentamente l'oggetto, sobbalzando leggermente al contatto delle mie dita con le sue, più fredde rispetto alle mie.
"E' strano" mormora il ragazzo incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio. Ha un'aria quasi divertita, e questo in qualche modo riesce a tranquillizzarmi.
"Strano? Cosa è strano?" sento il calore concentrarsi tutto sulle guance. Probabilmente ero arrossito sulle gote. Dio, che imbarazzo.
"Il fatto che sia arrivato fin qui" indica l'amo con un cenno.
"Oh, beh..." mi inginocchio di fronte a lui. Visto da questa prospettiva è ancora più bello. "Vedi, quando prendi un pesce abbastanza grosso e poi tiri indietro la canna, a volta capita che la tiri così forte da...da staccare l'amo, ecco". Il ragazzo con le bretelle scoppia in una fragorosa risata.
"Scommetto che non ci credi nemmeno tu a quello che mi hai appena raccontato"
 
Percepisco i miei zigomi scldarsi sempre di più. Merda, sicuramente sarò rosso come un peperone. Mi mordo nervosamente il labbro inferiore non sapendo cosa dire "Diciamo che potrebbe non essere andata esattamente così, ecco". Scuote lentamente la testa sorridendo, abbassando lo sguardo.
"Non importa com' è finito qui...ad ogni modo, io sono Louis". Mi porge la mano. Louis...quindi è questo il suo nome. Azzurro occhi di Louis.
"H-Harry" gli stringo la mano, rendendomi conto di quando fossero piccole e curate le sue mani. Sembravano di porcellana.
"Allora piacere, H-Harry" dice Louis ridacchiando. Mi limito ad annuire sorridendo, perdendomi di nuovo nel blu dei sui occhi.
 
                                                                                                                  ***

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Ti lascio scegliere il nome dell'altro ragazzo" mormorò spostando lo sguardo su Zayn, che sorrideva. Sembrava molto interessato.

"Uhm...Harry, chiamiamolo Harry"

"D'accordo" disse piegando appena la testa di lato, sbattendo le palpebre "chiamiamolo Harry. Louis era un ragazzo spensierato: non perdeva mai occasione per scherzare o fare una delle sue battutine. Aveva sempre quel diario con lui. Era un diario odierno, fatto in pelle marrone scura e le pagine ingiallite portavano i segni del tempo. Doveva usarlo davvero tanto. Non lo lasciava nemmeno un secondo. Harry, invece, era un ragazzo normale, abbastanza affettuoso, ma non troppo, e molte ragazze eranno innamorate di lui. A quanto dicevano era molto carino" disse con enfasi assumendo un'aria di superiorità.

"Un giorno, dopo aver finito di aiutare il nonno, Harry nota che Louis aveva lasciato lì il suo diario. Non lo conosceva bene, ma sapeva che era molto importante per lui. Così lo prese e lo portò a casa, così fu sicuro che non glielo avrebbe preso nessuno. Lo appoggiò sulla scrivania restò ad osservarlo a lungo. Stava letteralmente morendo dalla voglia di leggerlo, ma non lo fece"

                                                                                                                ***

21 agosto 2011 [mattina]

"Forza riccio, tocca a te" sussurra Lou, sfoderando una risata cristallina, come spesso fa ogni volta che facciamo degli stupidi giochini come questo.

Immergo nuovamente la mano nel sacchetto di patatine di fronte a me, afferrandone qualcuna tra il pollice e l'indice. Ormai quel movimento è diventato automatico. Ne metto una o due in bocca, per poi riporre la mano sulla superficie su cui sono seduto.

"Obbligo o verità?" dico con difficoltà per via della bocca piena. Mastico velocemente a bocca chiusa, in modo da essere pronto alla sua risposta. A dire il vero, non ho ancora pensato a una possibile domanda da fargli, e nemmeno a un obbligo. Chiedergli qualcosa sulla sua vita provata è troppo invadente? Certo che lo è, si chiama privata proprio perchè è privata, altrimenti non si chiamerebbe così, credo.

"Mmh...verità".

Ed ecco che il momento che tanto temevo è arrivato. Questo è il MIO momento. Posso chiedergli qualcosa di normale e fare una bella figura, oppure posso scegliere di chiedergli qualcosa di indiscreto e fare una figura di merda. Ne vale davvero la pena rischiare una figuraccia? Cos'ho da perdere in fondo? Lo conosco appena...

"Come...come mai passi tutte le giornate qui?" balbetto nervosamente. Noto che l'espressione di Louis è cambiata in modo radicale. Sembra nervoso, o forse lo è davvero. Dio, ma che ho combinato?

"Perché...perché è grazioso qui, e mi rilassa scrivere in questo posto, guardando quelle barche che si muovono all'unisono con le onde" sposta lo sguardo su una barca legata al molo di fronte a sè "e respirando quest'aria" sussurra abbassando le palpebre nascondendo le sue bellissime iridi. Alza leggermente la testa verso l'alto, dipingendo un tenero sorriso sul suo volto. Riesco a scorgere il suo addome gonfiarsi. Sta facendo un respiro profondo.

I lineamenti del suo viso sono più visibili ora. La sua mascella è più evidende vista da qui, e le sue labbra sottili e rosee formano una linea perfetta, con gli angoli appena sollevati. Mi prendo tra i denti il labbro inferiore,ma lo libero quasi subito, accorgendomi che è tornato a guardarmi. Nessuno dei due dice niente. Non mi ricordavo quanto fosse assordante il silenzio. La situazione è imbarazzante...Louis, ti prego, dì qualcosa.

"E questo è il motivo per il quale sono sempre qui" dice facendo spallucce, con un leggero rossore sugli zigomi. "Già, così sembra" gonfio le guance d'aria, rilasciandola subito dopo con un sospiro. Ed ecco che le sue iridi sono tornate sulle mie. Le varie sfumature d'azzurro catturano immediatamente la mia attenzione.

"Ehi" mi passa più volte una mano davanti agli occhi, su e giù. "Mh?" sussurro scuotendo la testa e sbattendo rapidamente le palpebre.

"Sembravi incantato" la sua solita risatina arriva dritta alle mie orecchie provocandomi una sensazione piacevole allo stomaco.

"Ah, ehm...no, cioè, non mi ero incantato" sento il mio corpo avvampare di calore, come se un fuoco partito dal centro del mio stomaco si stesse diffondendo in ogni centimetro della mia pelle.

"Si, e io sono Bond" porta con una mano degli occhiali invisibili sulla punta del naso, guardandomi di sottecchi "James Bond" dice infine, facendomi scoppiare in una risata sincera, una risata che per tanto tempo è stata prigioniera del mio rancore.

Il suo volto si illumina di una luce radiosa. Ha un sorriso magnifico, capace di far sembrare bellissime anche le giornate più grige.

"Cosa fai domani?" chiedo cercando di essere il più spigliato possibile.

"Uhm...credo che starà tutto il giorno da un mio amico, poi la sera partiremo per Amsterdam". Spalanco gli occhi alle sue parole. No, non posso crederci, non puo' farlo, o almeno...non ora.

"Ehi" sussurra dandomi una leggera spintarella senza eliminare il lieve sorriso dal suo viso "stavo solo scherzando, piccoletto, non andrò da nessun amico e non partirò per Amsterdam, è ovvio che sarò qui, come sempre".

Un respiro di sollievo esce spontaneo dalle mie labbra. Mi ricompongo immediatamente.

"Sarai qui, vero?" riconosco una punta di speranza nella sua domanda.

"Si...si, ovvio"

"Perfetto allora...ci si vede domani, mh?" si rialza da terra con un movimento fulmineo e appoggia una mano sulla mia spalla.

Mi rialzo subito dopo di lui con difficoltà: merda, mi stanno formicolando tutte le gambe.

"Certo...a domani, Lou" abbozzo un sorriso inserendo le mani nelle tasche posteriori dei miei jeans. Mi fa un cenno di saluto con la mano e inizia a camminare a passo lento verso la strada.

La brezza marina fa danzare i suoi capelli nel vento, e io sono lì, a guardarlo andare via fino a quando non diventa un minuscolo puntino lontano. Per qualche strano motivo, ogni volta che mi lascia solo è come se si aprisse una voragine dentro il mio petto.

Fa male.

Volto lo sguardo dietro le mie spalle, notando con la coda dell'occhio un oggetto da poco diventato familiare.

E' il diario di Louis. Lo ha dimenticato qui.

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