the silence of Sherlock

di NotError
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 23 Marzo 2015 ***
Capitolo 2: *** 27 Marzo 2015 ***
Capitolo 3: *** 28 Dicembre 2014 - flashback ***
Capitolo 4: *** 29 Dicembre 2014 p.1 - flashback - ***
Capitolo 5: *** 29 Dicembre 2014 p.2 -flashback ***
Capitolo 6: *** 30 Marzo 2015 ***
Capitolo 7: *** 6 Aprile 2015 ***
Capitolo 8: *** 7 Aprile 2015 ***
Capitolo 9: *** 10 Aprile 2015 ***
Capitolo 10: *** 12 Aprile 2015 ***



Capitolo 1
*** 23 Marzo 2015 ***


23 Marzo 2015

 

giornata fredda e umida, nella moderna Londra, come da copione.

Ero tornato a trovare il mio vecchio amico nell'appartamento di Baker Street, che ormai stava accumulando più polvere che casi.

  • ci sono novità? - chiesi sospirando

  • nessuna – rispose Sherlock, tirando le solite lettere sulla scrivania. Nemmeno queste andavano bene.

Ormai era una routine: lettere che arrivavano e che buttava senza nemmeno guardare.

  • potresti sforzarti – dissi. Non mi rispose – Sherlock..SHERLOCK! -

  • zitto – farfugliò dalla poltrona – non mi disturbare -

  • cosa ti succede? È da settimane che non accetti un caso. Sarebbe anche ora no? L'affitto non si paga da solo -

  • taci, Watson. Non ne ho voglia -

  • lo hai detto anche ieri, e l'altro ieri, l'altro ieri ancora..-

  • ho capito! Ho capito! - ringhiò.

    Aveva cambiato improvvisamente tono e ora sembrava un cane affamato, ma non quello solito, che brama casi importanti da risolvere e che si lamenta di quelli noiosi, ma un semplice cane che ha perso l'appetito per l'indagine e cerca qualcos'altro.

  • Sherlock, te lo ripeto ancora: sei strano. Non sembri più interessato al crimine – sospirai, quando vidi il suo scarso interessamento a quelle mie parole. - la verità brucia, eh Sherlock?-

  • lasciami stare Watson, torna da Mary.. ho altro a cui pensare -

  • Sherlock.. - sbuffai ancora una volta – sono stanco. Non riesco più a sostenerti, lo dico chiaramente. Non sei più quello di un tempo -

  • dici quel sociopatico iperattivo? oh. Quindi, Watson, non ti interesso più? - iniziò lui, sarcastico – e allora mi spieghi perché sei ancora qui? -

  • non è questo, Sherlock. Sono preoccupato. È successo qualcosa? -

  • perché dovrebbe essere successo qualcosa?! - urlò alzandosi e rivolgendo il suo sguardo di ghiaccio verso di me. Poi si rigettò pesantemente sulla poltrona, in cui ormai aveva creato una conca. - sono solo un po' stanco, non posso? -

  • è da settimane che sei così, ormai questa tua scusa traballa, Sherlock. Ora vado, ma vedrò di tornare questa sera. Capito? - dissi.

    Non mi rispose, ma continuava a fissare le fiammelle del camino danzare.

    In realtà, il suo sguardo era così vuoto che stento a credere che fissare sia il termine adatto.

    Ma nemmeno riflettere faceva più parte del suo vocabolario.

    Ogni volta che gli facevo visita, era una continua delusione. Non mi stupiva più con le sue osservazioni, anzi, a volte mi domandava perché avessi un certo aspetto.

    Lo Sherlock che conoscevo, non c'era più.

    Mi domando se ci sia un motivo, ma dopo quel caso, sembra aver completamente perso il gusto per ciò che è misterioso e che brama di essere portato alla luce.

    Ma non era solo questo.

    Non era solo l'interesse che se ne stava andando.

    Ma anche la sua stessa dignità.

    La signora Hudson aveva pazienza, ma non avrebbe retto a lungo.

    Ormai l'affitto era da pagare e a Sherlock non era rimasto un solo penni.

    Io potevo aiutarlo, certo, ma a che scopo? Non avrei fatto altro che dare una mano ad un corpo senza anima.

    Lo spirito per l'indagine, era tutto ciò per cui Sherlock continuava a vivere ma che ora non c'era più .

    Sono il suo migliore amico, è mio dovere aiutarlo, ma non servirebbe pagargli l'alloggio.

    Sherlock era morto dentro, e come faccio ad aiutare un cadavere?

    L'importante per un uomo non è il corpo che si muove, ma una mente che vive.

    E senza questa, nemmeno il corpo regge e prima o poi, cede.

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    SPAZIO AUTRICE
    ciao lettore! :)
    spero che questa mia fanfiction ti abbia incuriosito, se si potresti lasciare un piccolo commento?
    grazie mille se lo farai!!
    <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

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Capitolo 2
*** 27 Marzo 2015 ***


27 Marzo 2015

 

Quel giorno pioveva . Le gocce cadevano leggere, sul vetro del taxi in cui ero seduto.

Ero andato 3 volte da Sherlock quella settimana.

Niente da fare, continuava a rimanere perennemente seduto nella sua poltrona.

Toccava appena il cibo.

Anche la signora Hudson era preoccupata.

Però c'era qualcosa di diverso in lui quel giorno.

I suoi occhi, per la precisione, erano incredibilmente rossi.

E non rosso vampiro o rosso per l'emozione ad un esperimento riuscito.

Erano di un rosso umano.

Rossi per un pianto, era evidente.

Lui nega. Ormai le sue bugie sono il mio pane quotidiano, ho imparato a distinguerle.

Perché avesse pianto? Non lo so. La signora Hudson, Mary, Lestrade.. non sanno nulla.

  • Sherlock -

  • ancora tu.. - dice seccato, abbandonando la testa sulla poltrona – come sei insistente -

  • non hai toccato la colazione. Niente di nuovo nemmeno oggi, vedo – rispondo sarcastico, rivolgendo lo sguardo al tavolo imbandito di una colazione fredda

  • non seccarmi –

per un attimo la sua voce emise un acuto, mentre parlava. Poi girò la testa, come se non volesse che io lo guardassi.

  • cosa succede, Sherlock? -

non risponde e mantiene il capo rivolto verso il caminetto spento.

  • Sherlock! -

mi avvicino lentamente. Lui mi accenna con la mano di andarmene. Lo ignoro.

Mi avvicino fino ad arrivare a pochi centimetri da lui, ma improvvisamente scatta, furibondo.

  • basta, John! Vattene! -

rabbrividii. La scena che mi si presentò davanti era più unica che rara: Sherlock stava piangendo.

Non erano lacrime quelle che vedevo, ma i suoi occhi non ammettevano errori: aveva pianto.

E molto anche.

Erano terribilmente arrossati e semichiusi per lo sforzo.

Non riuscivo a mettere insieme una frase di senso compiuto, tanta era l'emozione.

  • Sherlock – balbettai – stai piangendo? -

  • John, non dire sciocchezze. Chi starebbe piangendo qui?! - emise un secondo acuto

  • sei il mio migliore amico, puoi fidarti di me. Se c'è qualcosa – iniziai appoggiando le braccia al bracciolo della poltrona – qualunque cosa.. puoi farne parola con me -

  • John – disse con un tono rassegnato – fai pena, vai a casa e fatti una doccia. Se parli del mio rossore agli occhi sappi che è solo dovuto ad un esperimento -

mi dileguai quasi subito.

Mi aveva, ancora una volta, mentito.

A differenza sua, ho pianto più di una volta nella mia vita, e ho visto piangere.

Quell'acuto lo riconosco, insieme al rossore.

La cosa che mi duole di più è il fatto di essere tenuto all'oscuro di tutto.

Non mi sento più parte della sua vita .

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Capitolo 3
*** 28 Dicembre 2014 - flashback ***


28 Dicembre 2014

 

era stato aperto un nuovo caso, molto in voga in qual periodo tra i giornali.

Quel giorno era venuto a far visita a Sherlock che, come suo solito, era intento a mescolare intrugli e
viscere umane.

  • ma chi si vede – disse improvvisamente non distogliendo lo sguardo dal microscopio

  • mi hai sentito? Ho fatto più piano possibile! -

  • John, John, John – rispose quasi seccato – i tuoi passi da elefante non ingannano nessuno. Hai
    messo ancora su peso? -

quella mattina ero al settimo cielo, ma fingevo non ci fosse nulla di incredibile nel caso che avevo letto in quei giorni sul Times.

Il pazzo è Shelock, non io.

Avevo in mano il giornale, e lo gettai sul tavolo in cui il mio amico stava ancora trafficando.

  • non ho tempo – disse

  • non hai di meglio da fare, è diverso – risposi. Lui si girò verso di me, guardandomi storto, poi prese il giornale e iniziò a leggerne piccole frasi ad alta voce :

  • omicidio di Emma Morris.. bla bla.. trovata morta in un bar.. bla bla..Cos'è, mi prendi in giro,
    John? -

  • perché dovrei? – gli indicai l'immagine sulla stessa pagina dell'articolo. La donna non sembrava
    riportare ferite. L'unico particolare era il fatto che fosse morta in un bar, in completa solitudine.

Mentre io e Sherlock eravamo ancora intenti a sfogliare il Times, si presentò alla porta dell'appartamento un uomo magro e incredibilmente pallido e alto, almeno un metro e novanta, sulla trentina. Indossava un trench scuro, dei banalissimi jeans e delle scarpe laccate nere. I capelli erano
invece corti e bruni; il mento rasato e un bel portamento.

  • salve – abbozzò timidamente l'uomo – lei è Sherlock Holmes? oh. Vedo che ha già avuto modo
    di leggere di lei – continuò guardando il mio amico affondato nel Times

  • chi sei? - chiese quest'ultimo, squadrandolo da capo a piedi – oh, capisco. Le mie condoglianze
    per sua sorella -

    il nuovo arrivato scattò improvvisamente, evidentemente molto impressionato dalle doti del
    mio compagno.

  • Si può sapere che le prende?. È per l'ovvia deduzione che ho appena esposto? oh.. beh mi sembrava evidente che se due persone hanno la medesima voglia, nello stesso identico punto, non possono essere che fratelli, gemelli per la precisione, a meno ché non si tratti di una coincidenza, ma la natura di rado è così svogliata - ironizzò Sherlock indicando la foto sul giornale

  • signor Holmes, visto che ha capito, la prego di aiutarmi! -

    lo facemmo sedere e calmare per qualche minuto. Dopo di ché iniziò a esporci i fatti, mentre il
    suo viso perdeva ancora più colore visto che la morta era proprio la sorella.

  • Mi chiamo David Morris, ho 32 anni e come avrete capito, sono molto legato a mia sorella, dato che abbiamo perso entrambi i genitori alla tenera età di 10 anni. Ebbene, ho vissuto con lei fino ai 25 anni, poi ho lasciato la casa per andare a convivere con la mia attuale fidanzata, ma andavo a trovarla ogni settimana. E ora, mi è stata portata via.. -

  • portata via? Ipotizza un omicidio? - chiesi perplesso

  • John, se devi interrompere con una domanda che si risponde da sola, allora stai in silenzio e ascolta! - 

obbedii anche se di malavoglia e il signor Morris, dopo averci fissato per qualche istante con le labbra
dischiuse, continuò il suo racconto.

- il 23 Dicembre, vale a dire la sera in cui è morta, sarei dovuto essere con lei. Sono un medico e come tale ho dovuto correre in ospedale quando mi è stato chiesto di farlo, dato che un bambino si era ferito gravemente e i medici di turno erano tutti occupati. La avvisai, e mi disse che avrebbe passato la serata con un'amica e che non dovevo preoccuparmi. Oh, signor Holmes, la prego di non considerarmi uno sprovveduto, non avrei mai pensato che succedesse una tragedia del genere! -

  • non mi sento nella posizione di giudicare. Volentieri avrei lasciato solo mio fratello per farlo
    cadere nelle dolci braccia della morte – rispose freddo Sherlock.
    Povero Mycroft, mi fa un po' pena.

  • Per me è diverso – ribatté l'uomo, a pugni serrati – quindi.. avevamo appuntamento in un bar
    di Londra, il London Bar, per la precisione. Il più costoso e rinomato, non può confondersi. La raggiunsi solo sul tardi, tipo le 23.30. Non mi aveva risposto al cellulare e non era a casa, ero preoccupato.

    Lei era ancora là. Testa appoggiata sulla spalla. Era già morta. - a quel punto calde lacrime gli
    rigarono il viso, mentre cercava invano di continuare il suo racconto senza intopparsi.

    Gli offrii un bicchiere d'acqua e aspettammo che si calmasse, anche se Sherlock sembrava sul punto di un esaurimento.

    Non era il tipo da questione fraterne.

  • Bene. Com'era il corpo, a parte la testa? - chiese Sherlock, dopo la breve attesa

  • immobile. Non era disteso sul tavolo. Solo la testa era reclinata e lo sguardo era rivolto al
    pavimento -

  • nessuna ferita? -

  • no, nessuna -

    Sherlock aveva assunto la sua solita posizione: mani giunte e il corpo sprofondato nella poltrona.

  • E l'amica? - riprese quest'ultimo, all'improvviso

  • non saprei.. non l'ho vista -

  • chi ha la borsa? -

  • la borsa? - chiese il signor Morris in preda ad un'evidente sorpresa

  • si, la borsa! Una donna non si può
    definire tale se non porta sempre con sé un borsa. Ora dov'è? -

  • oh. Penso abbia tutto l'agente che si sta occupando del caso. Si chiama Lestrade, se non sbaglio -

    in quel momento, vidi apparire sul viso di Sherlock Holmes un'espressione di delusione e amarezza che poche volte avevo visto sul suo volto freddo e distaccato.

  • Lestrade? Ora capisco perché, David, è venuto da me – disse sarcastico

 

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Capitolo 4
*** 29 Dicembre 2014 p.1 - flashback - ***


29 Dicembre 2014 -  parte 1 - flashback

 

la mattina di quel giorno, avevamo già iniziato le indagini, correndo a tutta velocità a Scotland Yard, da
Lestrade.

  • mio caro Lestrade – disse sarcasticamente Sherlock, irrompendo nel suo ufficio

  • Sherlock – balbettò sorpreso –cosa ci fai qui? -

  • per la borsa  -

  • la borsa?  -

  • o santo cielo – sbuffò il mio amico portando gli occhi al cielo – la borsa di Emma, Emma Morris la ragazza morta nel bar! -

  • ah! e cosa vorresti farne? -

    in pochi minuti Sherlock lo aveva già convinto e mandò un agente a recuperarla .

    La borsa in questione era nera e piccola, impresso vi era uno strano simbolo, ma che, grazie alle conoscenze di mia moglie, decifrai quasi subito.

  • Chanel – dissi improvvisamente, mentre Sherlock la stava ancora studiando

  • come?  - chiese lui perplesso

  • il marchio. Si chiama Chanel -

  • oh. bravo, John. Sai qualcos'altro che le riunioni del thè con le amiche ti hanno fatto dedurre? -

  • smettila. So solamente che è un marchio molto costoso. Quella borsa è della nuova collezione, alla modesta cifra di £700.- 

  • Questi Morris non si fanno mancare nulla – ironizzò il mio amico.

    Ero sorpreso anche io che la signorina avesse quell'oggetto, dato che dalla foto sembrava una persona dall'abbigliamento a buon mercato, normale.

  • Bene ho fatto. A lei, Lestrade – all'improvviso, Sherlock ridiede la borsa all'ispettore e tornammo in strada a passo svelto alla ricerca di un taxi.

    Eravamo a Baker Street e con mia sorpresa, Sherlock aveva ripreso tranquillamente a mischiare intrugli in cucina. Mi misi a sedere per leggere il giornale del giorno, dato che non lo avevo fatto prima.

  • Sherock – dissi ancora preso dalla lettura – vieni un po' a vedere. Hanno arrestato il fidanzato di Emma Morris. Si chiama Tom Baker, leggi qui -

  • cosa? - venne a vedere e quando ne fu certo, sul suo viso si dipinse un'espressione di riluttanza – quel pazzo di Lestrade. Non mi ha informato di nulla! -

    mentre Sherlock era ancora intento a masticare insulti, una figura imponente apparve sulla soglia dell'appartamento. Aveva iniziato a piovere con forza e i lampi incorniciavano il tutto.

  • Signor Holmes – disse infine.
    Era David, con la solita espressione preoccupata .

  • Oh, sei tu – fece Sherlock - perfetto. Ho qualche domanda da farti -

    Lo invitammo a sedersi e il nuovo ospite tirò fuori dalla valigetta da ufficio che aveva portato con sé alcuni documenti .

  • Ecco. Questa mattina sono andato dal barista al bar nel quale era mia sorella. Non sono riuscito a contattarla, quindi ho cercato di fargli le domande che ritenevo più importanti. Le ho scritte tutte qui – spiegò porgendo i fogli in questione a Holmes

  • ottimo lavoro – disse lui con un sorrisetto – impara, John -

    per alcuni minuti questo rimase a leggere i documenti, mentre io e il signor Morris restammo seduti cercando di spiccicare qualcosa di sensato.

  • Il suo fidanzato.. perché è stato arrestato? - chiese Sherlock, riemergendo dalla lettura

  • il barista dice di averlo visto da quelle parti prima che mia sorella arrivasse, stava correndo -

  • benissimo. Lestrade non sa che pesci pigliare e si accanisce senza prove certe – fece una pausa – ma questa volta ci ha preso -

  • prego? -

  • andiamo in centrale. Senza prove Tom potrà uscire presto -

    in tempo record, eravamo ancora alla centrale, dove Lestrade era al telefono.

  • Giorg – disse Sherlock appena entrati nello studio

  • si chiama Greg – lo corressi io sospirando

  • è uguale. Comunque, GREG, potresti ascoltarmi? -

  • Sherlock, un attimo, non vedi che sono al telefono? -

  • hai preso l'uomo giusto. Ho le prove -

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Capitolo 5
*** 29 Dicembre 2014 p.2 -flashback ***


29 Dicembre 2014 parte 2

 

  • prove? - fece Lestrade lasciando cadere la cornetta e mentre un'espressione speranzosa si faceva strada sul suo viso.

  • esatto. Ma ho bisogno di irrompere in casa di questo Tom. Sai come procedere, immagino -

    in una ventina di minuti eravamo a casa del fidanzato della vittima. Abitava in un appartamento piccolo e cupo, dalla tappezzeria vecchia.

    Entrammo prima io e Sherlock, poi altri due uomini che aveva portato Lestrade.

  • Cosa dobbiamo cercare, di preciso? - chiese quest'ultimo guardandosi intorno

  • un travestimento. Non penso abbia avuto tempo e occasione di buttarlo, dato che lo avete arrestato proprio ieri. Ah, poi delle caramelle, o un leccalecca..qualcosa del genere -

  • travestimento? -

  • già. Cosa non ti è chiaro? -

    anche se con riluttanza, Lestrade diede immediatamente l'ordine di perquisire la casa in cerca di questo presunto travestimento.

    Si fidava ciecamente di Sherlock Holmes, sapeva che non si sbagliava.

Ci volle una mezz'ora per trovare ciò che cercavamo.

Uno degli agenti dell'ispettore tornò trionfante in salotto, dove eravamo io e Sherlock con un sacchetto
nero della spazzatura in mano.

Dentro vi era un travestimento da Babbo Natale.

Pochi istanti dopo ci raggiunse anche l'altro, con un sacchetto di cioccolatini in mano.

  • Ora abbiamo tutte le prove – disse Holmes, con un sorriso beffardo.

Sherlock si diresse immediatamente da Molly per far esaminare i dolciumi trovati, mentre io e gli altri
agenti ritornammo a Scotland Yard, e iniziammo il processo due giorni dopo.

 

  • Tom Baker, è il colpevole – iniziò Sherlock in tribunale – dato che il fratello della signorina Morris, a causa di un impegno lavorativo, non poteva presentarsi all'appuntamento, la ragazza lo ha tranquillizzato dicendo che avrebbe chiamato qualcuno. Non lo ha fatto. E questo è confermato dal suo cellulare. Sicuramente avrà deciso di rimanere al bar solo per un caffè da cinque minuti e andarsene presto. Perché? Voleva incontrarsi subito dopo con il fidanzato, il signor Baker. Lo ha avvisato che era nel bar nel centro di Londra e lui ne ha approfittato. Avevi già pianificato tutto, vero? - concluse rivolgendo uno sguardo accusatorio a Tom Baker, ancora seduto con le mani ammanettate davanti a sè

  • si – rispose quello dopo una pausa – ormai è finita, quindi che serve tenersi tutto dentro?
    Avevo deciso di ucciderla già da tempo, ormai. Ma un'occasione del genere non mi si era mai presentata. Lavoro da un mese come “Babbo Natale”, vale a dire girare per la città dando ai bambini caramelle e volantini promozionali. Sono povero e disposto a tutto pur di vivere. Anche uccidere. Così, ancora travestito, sono andato a quel bar offrendo a ogni cliente una caramella. A lei però, ho riservato il cioccolatino avvelenato -

  • come ha avuto la Tetradotossina? - lo interruppe Holmes con tono stanco, quasi annoiato, e con lo sguardo al cielo

  • oh, vedo che sa parecchie cose, lei. Comunque, da un clandestino. Dove vivo gira parecchia gente, e con questa anche parecchie sostanze. Sfortunatamente, essendo incappato nelle droghe, spesso non posso fare molto affidamento sulle mie capacità visive, così ho dovuto riempire di veleno ogni cioccolatino, per non confondermi. Così ai clienti ho dato le caramelle, a lei il cioccolato. La tetradotossina l'ha immobilizzata subito e il suo stesso vomito l'ha fatta strozzare.. Cos'altro ho da spiegare? -

  • perché l'hai uccisa, ovviamente – sul viso di Sherock era ritornata la solita espressione di ghiaccio, aveva solo da riempire le ultime lacune che gli mancavano e il puzzle sarebbe stato completato

  • oh, quello. Per soldi, certo. Mi amava molto, nonostante le droghe. Quindi, fu tanto stupida da
    piazzarsi sulla testa un'assicurazione sulla vita che in caso di morte mi avrebbe assicurato di poter vivere tranquillamente ancora a lungo.. -

  • e la borsa? -

  • prestiti. Lei sapeva della droga ma non del fatto che fossi povero. Dai miei vestiti non si direbbe, vero?. Comunque, la borsa deriva da un prestito bancario che avrei colmato non appena fosse morta. Dovevo in qualche modo aumentare la fiducia che aveva in me, no? -

Tom Baker, quello stesso giorno, fu dichiarato colpevole.

A distanza di tre giorni, il signor
Morris si presentò alla nostra porta con un insolito sorriso.

  • Signor Holmes, non so come ringraziarla – disse David con un tono di felicità mista a malinconia – ha dato a mia sorella la pace che cercava -

Sherlock rispose con un sorriso anche se era più preoccupato a fissare fuori dalla finestra .

  • la prego di accettare questi – continuò l'uomo, porgendo al mio amico una scatola di sigari molto pregiati.

Sherlock fece per prenderli, ma appena ne prese uno in mano lo fece cadere, ma non si accostò per
prenderli.

  • scusami, John, puoi aiutarmi? Non so cosa mi succede, faccio cadere tutto.. - la sua voce tremava, ma non me ne preoccupai e mi accinsi a raccogliere la scatola mentre il signor Morris lo fissava con fare sospetto.

  • Capita a tutti, signor Holmes -

Dato che il silenzio si era fatto imbarazzante e visto che David non sembrava avere nessuna intenzione di andarsene, dissi che andavo a preparare del thè.

Quando tornai però, nel piccolo salotto era rimasto solo Holmes.

Ma non era quello di prima.

Sul suo volto, normalmente freddo e distaccato, ora vi era un'espressione di terrore e disgusto.

  • Sherlock. Ehi, Sherlock! - cercai di smuoverlo invano

  • oh. John, sto bene. Si sto bene, tranquillo. Ho solo bisogno di una doccia– rispose scostandosi
    nervosamente una ciocca di capelli e dirigendosi verso il bagno in un secondo momento.

Da quell'episodio iniziarono tutti i problemi che racconterò in seguito.

 

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Capitolo 6
*** 30 Marzo 2015 ***


30 Marzo 2015

 

quel giorno mi trovavo, ancora una volta, a Baker Street.

Avevo portato con me qualche dolciume che gentilmente Mary aveva preparato quella stessa mattina.

Anche lei era preoccupata per Sherlock, come del resto, lo eravamo tutti.

La stampa ultimamente stava bombardando meno del solito il mio amico, dato che i suoi “miracoli” non
avvenivano da diverse settimane.

Inoltre, quando aveva iniziato a lasciare da parte il crimine, la stessa stampa iniziò a pugnalarlo alle spalle, dicendo sciocchezze del tipo “non fidatevi di Sherlock Holmes, è un bugiardo” o “non vuole aiutare più nessuno” o cose del genere..

  • almeno per andare al bagno ti alzi? - chiesi entrando nell'appartamento odorante di sudore e cibo andato a male

  • spiritoso – disse lui abbozzando un sorriso

sbuffai, anche se quella sua apparente gioia mi rallegrava .

  • ti ho portato qualcosa da mangiare – dissi posando il sacchetto sulle sue gambe

  • non ne ho bisogno – rispose lui, mettendolo sul freddo pavimento.

In quell'appartamento si gelava. Sembrava essere diventato così pigro da non voler nemmeno accendere il camino, tanto che a volte mi prendevo io l'incarico di farlo.

  • allora? - chiesi, battendo le mani sui fianchi

  • allora cosa? -

  • nessun caso? - chiesi sbuffando

  • nessun caso -

diedi una rapida occhiata al portatile: 176 messaggi . Almeno 100 di questi, erano casi.

  • proprio nessun caso – farfugliai seccato

  • N O I O S I -

 

non penso fosse proprio così. O forse, era il crimine in generale che lo annoiava. Non era più come un
tempo.

Se anche l'indagine lo annoia, l'intero mondo lo disgusta .

Ritornai sconsolato da Mary e la signora Hudson, che mi stavano aspettando in soggiorno.

Mary aveva il viso pallido come non lo avevo mai visto su di lei, che normalmente ha sempre un colorito roseo, mentre la padrona di casa era sul punto di un esaurimento.

  • John – balbettò quest'ultima – mi dispiace tanto, le ho trovate per caso eh.. - in mano teneva una busta arancione.

La riconobbi subito.

Era quella dell'ospedale.

 

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SPAZIO AUTRICE

ciao a tutti e grazie di aver letto questo capitolo! .

Non mi facevo sentire da un pò, e siamo ormai giunti al sesto capitolo.

Spero che tra di voi ci sia anche Yujo, che mi segue dagli inizi, mi ha sollevata da una storia che sembrava non riuscire a decollare, e nonostante le poche (relativamente) recensioni, quelle che ho ricevuto mi hanno aiutata a continuare questo mio raccontino.

Grazie mille ancora per aver letto anche il sesto capitolo di "the silence of Sherlock" !

 

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Capitolo 7
*** 6 Aprile 2015 ***


6 Aprile 2015       

in questa settimana non sono andato da Sherlock neppure una volta .

Non ho nemmeno aperto la busta, tanta è la paura che mi pervade.

Forse non si è ancora accorto che è sparita dal suo appartamento, dato che la busta è proprio a nome suo.

Sono terrorizzato.

Se Sherlock è andato all'ospedale, non c'è nulla di buono sotto.

Eppure, a parte questo radicale cambiamento d'umore, non ho notato nient'altro.

Mi chiedo cosa possa essere sfuggito ai miei occhi da dottore.

- John – una voce dalla porta del mio studio mi risveglia. È Mary.

- Si cosa c'è? - dico strofinandomi gli occhi

- allora? È da una settimana che non mi sai dire nulla riguardo alla busta. Insomma l'hai aperta?? -chiede aprendo la porta e posando una tazza di thè fumante sulla scrivania traboccante di documenti

- ancora no – farfuglio sorseggiando la bevanda.

Mia moglie continua a guardare la busta con uno sguardo indeciso. Poi ricomincia a parlare.

- credi sia grave? - gesticola con le mani, da questo capisco che è preoccupata

- non penso..- rispondo, cercando di convincere anche me – sarà un piccolo fastidio che lo irritava, tutto qui -

- lo spero.. - dice dileguandosi.

Finisco in un solo sorso il mio thè, lo poso delicatamente sul piattino e inizio a tamburellare con le dita sulla scrivania tenendo lo sguardo fisso sulla busta.

Sarebbe anche ora di aprirla e di tornare da Sherlock.

Un messaggio mi distrae dai miei pensieri. Prendo in mano il cellulare e leggo :

“so che hai tu la busta. SH”

“l'ha trovata la signora Hudson”
rispondo secco

“l'hai aperta? SH”

“non ancora”

“non sono affari che ti riguardano,
John. Non aprirla. SH”

“è anche affar mio, lo sai” dire questo mi irrita un po'..

“piantala con questi discorsi da ragazzina. Riportami la busta. SH.”

 Stufo getto il cellulare in un cassetto e ritorno con lo sguardo fisso sulla busta.

Decido di aprirla, mosso dai commenti di Sherlock .

Con una certa cautela strappo la parte di colla che serra la busta, e la lascio per qualche minuto aperta .

Nel frattempo il cellulare continua a vibrare.

Mi decido a proseguire.

Vedo sporgere solo due fogli dalla busta, uno bianco e l'altro lo attribuisco ad una lastra, o qualcosa di simile.

Li estraggo lentamente. Poso immediatamente lo sguardo sul secondo foglio.

Raffigura un cranio. Il cranio di Sherlock.

Riconobbi al primo sguardo di cosa si trattava e ogni pezzo del puzzle mi sembrò combaciare.

Ora capisco il rifiuto del cibo e il cambiamento di carattere.

Ha paura. E anche io ne ho.

Sherlock soffriva di cancro al cervello.

Sta morendo davanti ai miei occhi e non faccio niente per impedirlo.

Sono fermo a guardare, aspettando l'orologio scandire il tempo che non mi sarei mai sognato di voler trascorrere. Sono furioso. 

Tempo, lo vedo quel tuo sorrisetto beffardo e divertito mentre il tuo ticchettio irritante mi distrae dal pensieto che il cancro dentro il mio amico lo sta facendo morire lentamente, aumentando la sua agonia...

E ora dimmi, Sherlock Holmes, te la caverai in una situazione che nemmeno il tuo genio può prevedere?

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Capitolo 8
*** 7 Aprile 2015 ***


7 Aprile           

ero tornato da Sherlock quella mattina presto.

Le temperature si erano lievemente alzate; la signora Hudson sembrava essersi ripresa.

La salutai con un piccolo gesto della mano e salii le scale con calma.

Lo trovai, come immaginavo, sulla sua poltrona con le mani giunte e lo sguardo al caminetto, come se mi stesse aspettando.

  • John – dice senza voltarsi – allora l'hai letta. Non ti pensavo così falso, nano ipocrita! – non
    era ironia la sua, si sentiva che era arrabbiato

  • avresti potuto dirmelo! Perché non l'hai fatto!?  - chiesi alzando il tono della voce

  • cosa avresti potuto fare, John, anche se lo avessi saputo? Sei un dottore ma non puoi compiere
    miracoli! -

  • chi ha parlato di miracoli? Ti avrei portato subito da un chilurgo per fartelo asportare, o almeno
    mi sarei assicurato che tu inizziassi la chemio! -

  • John, basta – la sua voce era diventata calma e tremante – è finita -

  • Sherlock, piantala - ripresi io, facendo altrettanto con la mia voce – quando sei andato all'ospedale? -

  • 12 Marzo – rispose con un sospiro

  • e l'ultima volta? -

  • 12 Marzo – ripeté, senza distogliere lo sguardo dal caminetto

  • cosa?? - urlai – allora mettiti il cappotto e, se riesci ancora a camminare, andiamo immediatamente in ospedale. Sbrigati! -

nonostante il suo sguardo di disappunto, riuscii a chiamare un taxi e a scaraventarlo dentro. Poi
partimmo a tutta velocità verso l'ospedale più vicino, incitando il tassista con altro denaro.

  • non c'è alcun bisogno – borbottò

  • si. così ti farai anche un bagno. Il tuo odore mi sta uccidendo – cercai di ironizzare, ma la mia
    preoccupazione era evidente 

  • in un ospedale? Che schifo -

la nostra conversazione proseguì allo stesso livello, fino a quando non arrivammo al  London Holspital .
Scendemmo velocemente e lo trascinai di peso dentro. Riuscii a farmi largo tra la gente in attesa e ad
entrare nello studio del medico di turno.

L'uomo che ci si presentò era alto e magro, stanco per il lavoro prolungato.

Dopo una rapida occhiata alla busta che avevo portato con me, ci disse chiaro e tondo ciò che mi aspettavo:

  • è necessario iniziare immediatamente la chemioterapia - .

giuro che l'ho sentito. L'ho sentito dentro il mio petto.

Un pezzo del mio cuore, in quel momento, si ruppe.

 

angolo autrice :

ciao a tutti ! Perdonate il ritardo, ma sono molto indecisa riguardo al carattere di John e per questo sono rimasta a rimuginare se cambiarlo oppure no almeno nei prossimi capitoli...

Secondo me, l'ho "ricreato" troppo sdolcinato nei riguardi di Sherlock in base alla serie TV dove Watson mantiene più freddezza. Voi cosa ne dite? Oppure non vi dispiace questo suo nuovo carattere?

Sono sempre più convinta che dovrei riprendere più il carattere originario della serie TV.

Scrivetemi cosa ne pensate nei commenti, please!

 

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Capitolo 9
*** 10 Aprile 2015 ***


Angolo autrice :
prima di iniziare vorrei scusarmi del ritardo, ma in questo periodo sono bombardata da impegni che mi rubano molto del mio tempo. Questo capitolo era pronto già da tempo, ma l'ho cambiato più e più volte perché non mi soddisfaceva e non nascondo che non mi soddisfa ancora del tutto . E' più lungo dei capitoli precedenti quindi mi farebbe piacere leggere una vostra opinione nei commenti :) . Spero che il capitolo non vi deluda! 
buona lettura

 

10 Aprile              

quella mattina aveva effettuato la prima seduta di chemioterapia, subito dopo una tac di conferma .

L'idea di perderlo, mi devastava .

Mary fu comprensiva e veniva spesso a fargli visita insieme a qualche stuzzichino.

Mi chiedeva sempre novità .

Quando entravo nella sua camera, la 115, indossava sempre il berretto da cacciatore per nascondere la
futura calvizia. È sempre troppo precipitoso.

- John devo farti una richiesta – mi dice appena entro. Dal tono della sua voce mi immobilizzo.

- Dimmi – cerco di utilizzare un tono gentile e rassicurante, per quanto riesca a nascondere la mia preoccupazione

- tagliami i capelli. Tutti, non salvarne nessuno – così, secco, nessuna esitazione. Deve averci pensato a lungo

- sei sicuro? -

- si -

Non sono certo del perché abbia preso una decisione così drastica. Forse non sopportava la perdita di
capelli così lenta dovuta alla chemio. Forse gli ricordava troppo della sua condizione. Anche se, immaginarlo in riflessione riguardo ai suoi sentimenti mi suona ancora strano .

Dato che non ero certo dell'avvenire, decisi di esaudire questa sua richiesta .

Feci un salto in un supermercato lì accanto e comprai un rasoio da barba, lo stesso che compravo sempre per me.

Non nascondo che le perplessità c'erano eccome, ma non potevo non farlo.

Pensandoci ora, non so nemmeno perché abbia affidato questo compito a me.

Ho fatto questa operazione varie volte nel mio studio, quando ricevevo pazienti con tagli alla nuca era
necessario rasare quella parte per permettermi di trattarla, quindi non ero un principiante in materia.

 Ritornai in ospedale e dissi a Sherlockdi venire in bagno con me, una richiesta strana, detta dal suo ex
coinquilino.

- vado – voglio avvertirlo, nel caso abbia ripensamenti .

Lui accennò un si e io iniziai a rasare un lato della testa con estrema attenzione .

Sentivo la sua pelle calda e umida. Quando passavo vicino alle orecchie tremava leggermente.

Il suo respiro era lento e controllato. Non affannoso di paura o pentimento. Era come se si fosse tolto un peso.

I suoi riccioli neri cadevano uno ad uno, sui miei piedi, sul lavandino, sulle spalle di Sherlock. 
Presto il suo cranio fu svuotato.

Gli passai una mano sulle spalle per rassicurarlo, per quanto possa servire, e per togliergli gli ultimi
riccioli rimasti .

- finito – dissi alla fine. Avevo fatto un bel lavoro, ero soddisfatto. Il taglio corto non gli dona particolarmente ma andava fatto, lo sapeva meglio di me.

Esco per primo dal bagno, mentre lui vi rimane qualche attimo, sospirando davanti allo specchio. Ma non sembrava guardarsi, aveva lo sguardo basso verso il lavandino .

Forse è perché non voleva vedersi così diverso. Non voleva pensare al cancro e che quella situazione gli sarebbe appartenuta per un po'. Ma non pensarci era impossibile, in una stanza d'ospedale. 

 La mia mente medica era continuamente soppressa alla vista del mio amico su quel lettino con una malattia potenzialmente fatale, ma era grazie alla mie mente medica se capivo davvero la gravità della situazione in cui si trovava .

Tristezza? È questo il nome del sentimento che continuavo a provare? È inutile negarlo, il mio lato
freddo e distaccato che mantenevo constantemente con Sherlock, sembrava essere quasi scomparso.

Per quanto ci provassi, nella mia testa lui era ancora a Baker Street a stressarmi con le sue idee, con i
suoi casi, le sue deduzioni. Nei miei occhi lui stava morendo lentamente ed è a causa loro se mi sentivo uno straccio, un fallito.

Nonostante questa situazione non l'avessi causata io era come se lo fosse.

 - una strana sensazione continua a disturbarmi – dice Sherlock rompendo il silenzio imbarazzante che
si era creato. Si siede sul suo letto e inizia a fissarmi con aria annoiata, facendomi ancora una volta preoccupare .

- Cioè ? -

- c'è qualcosa che non ti ho detto. Ma non è molto importante -

qualcosa che mi hai tenuto nascosto? Non è la prima volta .

- si, ok. Vuoi parlarne? - rispondo. Ammetto il mio sarcasmo .

- Non sai ancora come ho fatto a scoprirlo -

per un attimo sono confuso, poi però capisco cosa intende.

- no, in effetti -

- da David Morris, o per meglio dire, dai suoi sigari -

- ora ci capisco meno di prima -

- David aveva ci aveva regalato dei sigari per ringraziarci di aver concluso il caso.- spiega lui
sbuffando – erano strategicamente 3 che, girnadoli, componevano una parlola. Nel primo c'era HOS, nel secondo PI e nell'ultimo TAL. cioè ospedale. -

come è possibile che io non l'abbia intuito? Ripensandoci, ricordo che spesso faceva cadere le cose, o che camminava barcollando agitado le braccia davanti a sé, come se avesse la vista annebbiata, ma sarebbero potuti essere sintomi di un'ipoglicemia, o di una semplicissima emicrania .

Rimansi a rimuginare per qualche secondo. Sherlock mi guardava, sentivo il suo sguardo pesare su di
me, forse senso di colpa? Ma era proprio questo che mi affliggeva. Sherlock aveva il cancro già da tempo. Ma nulla mi era parso diverso.

- come ha fatto a capirlo? Cioè anche io sono un medico -

- non ti ho dato molte opportunità dato che sono rimasto sempre seduto durante le tue visite -

- ma lo hai da prima di quel caso! Ho avuto molte occasioni -

- non importa ora. Comunque penso che lo abbia capito quando gli ho parlato dei miei nuovi disturbi –
si morse la lingua subito dopo, come per pentimento. Abbasso lo sguardo e respiro profondamente, cercando di reprimere la rabbia che mi aveva invaso dopo quella frase.

- perché non me ne hai parlato a me? Sono io il tuo medico! -

- no, John. Ne abbiamo già parlato -

- bugiardo – sussurrai uscendo.

 Non era insolito che mi nascondesse le cose, ma quello era il colmo.

Non poteva tenermi all'oscuro. Non a me.

Ripensai a quando lo avevo privato di tutti quei suoi riccioli. Al perché proprio a me lo avesse chiesto.
Poi però, rivolsi i miei pensieri ad una persona.

Molly.

Forse non voleva farsi vedere da lei in quello stato. O semplicemente, non voleva vedere i suoi occhi grandi traboccanti di lacrime, perché sarà così, Molly piangerà .

 

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Capitolo 10
*** 12 Aprile 2015 ***


12 Aprile 2015

Sherlock era tornato a Baker Street giusto il giorno prima e quella mattina ricevetti dei suoi messaggi dove mi avvertiva (anche se le sue parole facevano presumere una minaccia) di non fare parola del suo disturbo a nessuno, tantomeno a Molly .

Non mi parlava dei suoi sentimenti, se lo avesse fatto sarebbe sembrato strano da parte sua, però la tensione era palpabile anche nei suoi messaggi .

Quel pomeriggio ero rinchiuso nel mio studio a leggere le radiografie di un mio paziente caduto durante una partita di calcio. Stavo analizzanto l'immagine accuratamente. L'osso era decisamente rotto, doveva essere caduto con violenza, avrebbe dovuto ingessarsi buona parte del braccio destro.

Paziente numero 2 : donna, ferita da taglio sulla mano sinistra mentre affettava degli ortaggi.

Avevo già effettuato tutte le manovre necessarie, ma quella donna esagera ogni volta per ogni piccolezza .

Normalmente Mary veniva a farmi visita in quei momenti ed ipotizzava storie assurde sui miei pazienti. Spesso mi stupivo per la sua fervida immaginazione .

Di solito erano storie di tradimento, dove il marito ferisce (o uccide, direbbe Sherlock) l'amante della moglie, o viceversa, altre raccontava di come per soldi un uomo ucciderebbe per incassarsi tutta l'assicurazione sulla vita della moglie.

Io sono un tipo più realista, anche se dai casi che trattiamo io e Sherlock non si direbbe, dati tutti i dettagli struggenti e fantasiosi che questi hanno offerto .

Quest'ultimo invece non farebbe altro che ipotizzare storie di morti e come lui abbia fatto per capire tutto .

A pensarci bene, il cervello di Sherlock è come un orologio. Programmato e più complicato di quanto non si direbbe. Tutti i meccanismi che fanno funzionare un orologio sono intricati e spesso impossibili per molti, tranne che per gli orologiai.

Chi è l'orologiaio in questa storia? Chi ha davvero capito i meccanismi che regolano Sherlock?

 

Ricordo di essermi distratto per un caffè e di aver ripensato a Molly . Era da tempo che non la vedevo.

Ero convinto che lei pensasse al silenzio di Sherlock come un capriccio, invece quel giorno, venne a trovarmi .

Era la solita Molly. Capelli raccolti in una coda alta, trucco invisibile, maglione colorato di due taglie in più e il mega sciarpona

  • ciao John, posso entrare? - aveva il viso stanco per le lunghe ore passate in bianco in laboratorio e un'aria scocciata

  • si, si certo -

  • come sta Sherlock ? - chiese subito dopo essersi seduta in salotto

  • bene bene – risposi cercando di nascondere l'ironia di quella frase

  • non mi risponde da mesi, sono preoccupata -

  • non hai motivo -

  • dici? Ma sul ciglio della porta ho trovato questo – dal borsone colorato prese una bustina da cui estrasse un oggetto nero. Me lo porse. Era una ciocca nera e arricciata . Quella di Sherlock.

    Immediatamente pensai che una potesse essersi impigliata nel colletto della camicia per poi cadere sul vialetto. Ero nei guai.

  • e comunque, la mia domanda era come sta, non cos'ha – rispose secca, quasi con irritazione – una mia amica era di turno per la sua tac. Ho saputo tutto questa mattina -

mi passai una mano tra i capelli sospirando. Non volevo certo lo venisse a sapere così. E nemmeno Sherlock .

Ma quello che mi stupì maggiormente era la sua espressione aggrucciata, e non di pianto incessante che avevo immaginato.

  • non scusarti. Immagino sia stato LUI ad importi il silenzio – mi precedette lei. Si alzò di scatto, e andò verso la porta – potresti dirgli che gli auguro di rimettersi presto? Grazie, John -

Appena fui sicuro che se ne fosse andata, mi precipitai alla cornetta del telefono e digitai velocemente il numero di Sherlock, sperando di aver composto il numero giusto.

Non rispose.

Cercai di calmarmi, infondo non era affar mio, ma l'idea di Molly infuriata mi metteva i brividi. aveva visto più morti di me e Sherlock messi assieme, sapeva molto bene come uccidere .

Aspetto una decina di minuti e compongo di nuovo il numero .

  • c'è un problema – farfugliai in preda al panico

  • respira, cosa sarebbe successo? - dice

gli raccontai (sempre ansimando) che Molly era venuta a sapere tutto e che sicuramente sarebbe venuto da lui.

  • non verrà. E comunque sei più agitato di me, calmati, John, non è il caso -

  • non verrà? - chiesi sgranando gli occhi, come se potesse vedermi

  • no. perché dovrebbe? E poi .. - improvvisamente si arrestò, e sentì nitido due tocchi leggeri alla porta. Qualcuno stava bussando all'appuntamento di Baker Street.

  • Cazzo se è veloce, Shelock -

  • zitto -

rimasi in ascolto, rendendomi conto che non aveva (volontariamente, ovvio) riagganciato la chiamata con me. Forse voleva un testimone per la sua morte, chissà .

Sherlock fece entrare Molly senza dire una parola, o almeno non sentii nulla. Nemmeno lei proferì parola per i primi minuti.

  • siediti – dice Sherlock . Molly si siede. - perché sei qui? -

  • come stai? - lei usa un tono molto più basso del solito, o così sembrava

  • tu come stai? Ti vedo stanca -

  • stanca di corpo o stanca delle bugie? - potevo sentire un cambiamento di voce, molto più sprezzante del precedente

  • non ho detto nessuna bugia, se è a me che ti riferisci. Sono semplicemente rimasto in silenzio. Il mio solito silenzio -

  • è uguale. Sei veramente uno stronzo – lo disse singhiozzando, potevo quasi vedere le sue lacrime, le stesse che a me, si era forzata di non mostrare.

  • Non piangere – è Sherlock.

 

in quel momento ritornò Mary, e dovetti riagganciare immediatamente.

Sapevo che Sherlock non avrebbe potuto nascondermi nulla, in amore non era, e non è bravo a fingere tutt'ora.

 

 

ANGOLO AUTRICE

scusate l'assenza, ma impegni scolastici mi hanno presa molto e mi impegnano tutt'ora.

Non è lunghissimo ma fatto di fretta, quindi perdonatemi se non è il massimo, ma spero comunque che vi sia piaciuta.

baci, Mrs_Holmes

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