A snow city

di Roberta_redrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


       capitolo 1
Il paesaggio che mi si apriva davanti era qualcosa di meraviglioso. Dopo le interminabili ore in autobus per arrivare qui, finalmente qualcosa mi ripagava. Le montagne difronte a me erano innevate, mentre il paese era ricoperto da un sottile strato di neve bianca. Faceva molto freddo. Il mio spesso maglione di lana rossa non teneva caldo. Cercai le mie due valige rosa e il mio zaino verde. Dopo averle trovate mi recai verso il centro città. Ci volevano circa 10 minuti a piedi. I negozi e i ristoranti erano molto vicini tra loro, mentre le case e gli hotel erano più distanti. Stranamente, il mio albergo si trovava in centro, così mi recai lì. Un'insegna richiamava la mia attenzione “Hotel delle nevi”, così spinsi la porta d'ingresso che tintinnò ed entrai. L'atrio principale era molto accogliente. Un esteso tappeto di colore blu notte pieno di ricami bianchi, ricopriva il parquet chiaro. Ai lati si trovavano dei piccoli divani a due posti, bianchi come la neve. C'erano molte candele e un grosso camino acceso. La receptionist mi aspettava dietro al suo bancone di legno scuro. Portava un cappello giallo sulla testa ed era vestita dello stesso colore. Era una ragazza molto carina, avrà avuto 30 anni. Mi salutò e chiese chi fossi. «Buongiorno, sono la signorina Carmen Black. Mio padre ha prenotato una suite per me.» I miei genitori erano persone molto conosciute. Non solo per il loro grande lavoro, ma anche per le azioni di beneficenza che hanno fatto. Dato che mio padre era molto ricco, spesso regalava soldi ai più bisognosi. Era molto noto in tutti i paesi, per questo. «Oh, si certo! Dovrà stare qui per un anno, giusto?» mi domandò curiosa, dandomi una chiave elettronica e un foglio con scritto gli orari della mensa e i coprifuochi. Purtroppo si, sarei dovuta stare qui per un anno intero. Mi spiace solo perché non potrò vedere il mio fratellino, Eliot. «Si. Per caso,  ci sono altri studenti in questo hotel? Sa, dovrò frequentare la scuola delle arti...» chiesi, sperando che molti alunni abitassero in questo albergo. Lei mi guardò e sorrise. «Si, ovvio! Proprio accanto alla sua stanza, alla n. 94, c'è un ragazzo. Si chiama Justin! E difronte, una ragazza di nome Sarah.» Finalmente qualcuno con cui avrei potuto parlare! «E ovviamente, quasi tutto l'hotel è occupato da studenti frequentanti quella scuola!» disse infine, nascondendo la faccia dietro allo schermo del computer. La ringraziai e cercai la mia stanza. Dopo aver percorso un lungo corridoio trovai la stanza n. 93, la mia camera. Usando la chiave magnetica, aprii la porta di legno ed entrai, accompagnata dai miei bagagli. La luce si accese da sola, spaventandomi un po'. La suite era molto bella. Al centro della stanza, sopra un tappeto rosso, c'era un letto matrimoniale. Le lenzuola erano di colore bianco e, si vedeva, che erano molto calde. Ai lati della stanza c'era una porta che portava al piccolo bagno. C'era una doccia abbastanza grande. E dall'altra parte della camera c'era un cucinino e un piccolo frigorifero. Un tavolo, due sedie e una poltrona. Appesa al muro, una televisione a schermo piatto si faceva notare. Infine, un immenso armadio di legno e una cassettiera mi fecero sussultare. Erano davvero bellissimi! Dopo aver controllato ogni centimetro della mia nuova casa, svuotai il borsone e le valige. E le nascosi sotto al letto. Ero soddisfatta. Una volta finito, quelle che erano pareti color azzurro cielo, erano piene di fotografie e di quadri. Il tavolo era coperto da una tovaglia rosa, il mio colore preferito. Guardai l'orario, dalla mia piccola sveglia elettronica che avevo posizionato sopra al comodino, era già mezzogiorno. E sentivo il mio stomaco brontolare. Così, decisi di cercare la mensa. Non era molto lontana. Mi sedetti ad un tavolo apparecchiato e aspettai che un cameriere mi servisse. Ne arrivò uno. «Ciao, tu devi essere Carmen!» gridò invece di prendere le ordinazioni. «Si, e tu sei...?» domandai, incuriosita da quegli occhi color smeraldo. «Oh, mi chiamo Harry. Sono uno studente e per pagare la quota, faccio questo piccolo lavoretto!» disse, indicando il suo grembiule. «Ah, piacere! Comunque, posso ordinare?» chiesi, aprendo il menù. Mi spiegò i diversi piatti del giorno e alla fine scelsi un piatto di spaghetti al pomodoro. Che secondo lui, sarebbero stati deliziosi. Ed era vero. Li mangiai in un secondo! Dopo aver preso la mia borsa, tornai in camera, dove mi concedetti un breve sonnellino.
 
 
 
Ciao a tutti!
Questa è la prima storia che pubblico. Non so davvero se vi piacerà o altro. Spero di si!
Comunque, lasciatemi i vostri commenti. Il primo capitolo vi piace?
Un bacio!

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Capitolo 2
*** 2 ***


Quando mi svegliai, dalle finestre entrava poca luce. Stropicciai gli occhi e mi sedetti sul morbido materasso. Mi guardai attorno. Tutto era come lo avevo lasciato l'ultima volta. Allora mi alzai e mi diressi verso l'armadio. Volevo fare una passeggiata. Cercai dei vestiti più pesanti e mi misi degli scarponi neri. Quando uscì dalla mia stanza, sentii della musica provenire dalla camera accanto. Feci finta di niente e mi recai all'esterno, salutando Charlie, la receptionist. I lampioni erano già accessi ed erano solo le cinque del pomeriggio. Stava nevicando parecchio. Ma nonostante questo, feci una lunga passeggiata. Dopo poco decisi di entrare in un bar per bere una cioccolata calda. Quando mi sedetti al bancone mi venne incontro Harry, il cameriere dell'hotel. Gli sorrisi. «Oh, lavori anche qui?» chiesi, sconcertata. Lui rise fragorosamente. «No, no! Ero per strada e ti ho visto. Posso aggregarmi?» Si, un po' di compagnia non mi avrebbe fatto male. E quel ragazzo dai capelli ricci sembrava davvero simpatico! Quel pomeriggio parlammo tanto. Mi raccontò della sua famiglia in Inghilterra, del suo grande sogno, diventare un cantante e del suo lavoro come cameriere. Io come al solito, dissi che non c'era molto da dire sulla mia vita. Parlando di tutti i miei soldi, sicuramente, nessuno mi avrebbe più trattata come una persona normale. Discutevo spesso di questo con Sam, mio padre. «Sai, ho sentito dire che sabato sera ci sarà un concerto. Ti andrebbe di venire con me?» mi chiese Harry, sorridendo. Io lo guardai, mentre pagai il conto al barista. «Solo se mi canterai una canzone. Ora!» dissi, invitandolo a cantare una canzone per me. Così fece. Cantò la mia canzone preferita, Feel di Robbie Williams. Aveva una voce stupenda, era davvero bravo. «Be', in questo caso verrò.» Harry potrebbe veramente fare il cantante! Mi riaccompagna fino alla mia stanza, il cielo era diventato molto buio e io avevo paura di perdermi. In più scoprii che anche lui abitava nell'albergo. Poche stanze avanti alla mia. Ci salutammo. Questo pomeriggio ci eravamo scambiati i numeri di telefono, e, subito mi aveva mandato un messaggio. H: Carmen, domattina alle 9 vengo a prenderti. Andiamo a scuola insieme. Io gli risposi con un semplice "ok" è un "buonanotte". Quel ragazzo era molto dolce. Ci conosceva da appena un giorno e fin da subito si era preso cura di me. Aveva davvero il cuore d'oro. Qualcosa distolse la mia attenzione dai miei pensieri. La musica che proveniva dalla stanza accanto era veramente alta. Così, decisi di bussare alla porta per far finire quel trambusto. Dopo qualche minuto, mi trovai davanti un ragazzo dagli occhi color nocciola. Doveva essere Justin. Puzzava di alcool. «Cosa posso fare per te?» disse, quasi cadendo. Il biondo non si reggeva in piedi. Gli spiegai il motivo per cui ero venuta. «Perché dovrei abbassare la musica? Neanche ti conosco!» urlò, spingendomi fuori dalla stanza. Justin era davvero ubriaco. Così, decisi di lasciar perdere e tornai nella mia stanza. Anche se la musica era veramente fastidiosa, non so come, sono riuscita ad addormentarmi.

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