Cold as a stone

di alicecascato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A great new world ***
Capitolo 2: *** This Is War ***
Capitolo 3: *** Closer To The Edge ***
Capitolo 4: *** A Beautiful Lie ***



Capitolo 1
*** A great new world ***


Centinaia di goccioline non facevano che depositarsi lungo il vetro spesso dell’ Espresso per Hogwarts, il vagone era buio e freddo, Melissa riusciva solo a vedere l’ombra  di Caroline, e  a sentire il peso della sua testa poggiata alla sua spalla.
L’alba stava per salire, e con lei, il treno stava per giungere a destinazione, il Quarto anno per Melissa e Caroline stava per iniziare, il loro cuore batteva all’impazzata e il loro occhi brillavano di coraggio e di ambizione, niente le avrebbe fermate, quello sarebbe stato l’anno migliore della loro vita.
 
 
 
Il solito brusio della Sala Grande si era trasformato in un insieme di urla e grugniti, dopo che il Professor Silente aveva  annunciato che quell’anno si sarebbe svolto il Torneo Tre Maghi, e proprio ad Hogwarts.
Melissa passò a rassegna i volti entusiasti dei compagni seduti nella sua tavolata. La gloria, non perdeva mai il suo fascino.
Si voltò verso Caroline e lo sguardo delle due si incontrò all’istante, entrambe inarcarono le sopracciglia e si scambiarono il loro solito sorriso complice e rivolsero ancora una volta occhiate sofisticate a tutta la Sala.
 
 
-È incredibile quanta importanza diano a questi giochi, è come se non vedessero l’ora di morire.-  Mormorò Caroline, la coda di cavallo bionda le ondeggiava mentre saliva le scale a passo spedito.
-Suppongo non vedano l’ora di vincere, probabilmente trascurando ciò che comporterebbe perdere.-  Proseguì Melissa con il suo solito tono razionale.
-Beh, in ogni caso, adoro i funerali.- Annunciò in tono altezzoso Caroline.
Melissa sorrise sentendosi lo stomaco contorcersi, Caroline era così insensibile.
Raggiunsero la Sala Comune dei Serpeverde, Melissa si guardò in torno con tutta la sicurezza che non le era mai appartenuta negli anni precedenti. Niente in quella stanza era cambiato, se non per il tempo, che aveva cresciuto non solo lei ma anche tutti i suoi compagni.
Caroline le afferrò la mano e la condusse nel loro dormitorio.
Un grande specchio era stato affisso in una parete.
Melissa corse davanti ad esso con eccitazione.
I capelli corvini ed ondulati le cadevano ordinatamente sulle spalle; il trucco era al suo posto; l’uniforme dell’anno passato che stava indossando era decisamente larga, la gonna era stretta da una cintura di cuoio per far sì che non cadesse fino alle caviglie, la camicetta e il pullover avevano le maniche troppo corte e le mostravano i polsi, era diventata incredibilmente alta quell’estate, e poteva finalmente dirlo, anche enormemente magra, ogni volta al pensiero un moto di eccitazione le gonfiava lo stomaco.
Se c’era una cosa che Melissa amava fare era vincere, e se desiderava qualcosa doveva ottenerla, anche a costo di sputare sangue, o digiunare per giorni.
Ed ecco un altro obbiettivo raggiunto, era inarrestabile.
-Dio, Caroline come hai fatto?- Chiese con la mente ancora annebbiata dall’entusiasmo.
-Ricordati, Mel, che noi otteniamo sempre quello che vogliamo.-
Ecco il loro motto, chissà quando era scoppiata la scintilla? Melissa non lo ricordava proprio, non aveva idea di come due ragazzine potessero da un giorno all’altro decidere di voler essere le migliori, di non aver paura di niente.
Caroline aveva trascorso la maggior parte della sua vita a dimostrare ai genitori di valere di più del fratello, una continua lotta nel tentativo di essere lei sotto i riflettori e non lui.
Melissa invece non era mai stata messa in dubbio, gli Horting pretendevano tanto dai loro figli, e ovviamente non venivano mai delusi.
Aveva un fratello e una sorella, Olive era la maggiore, frequentava il sesto anno, portava sempre i capelli stretti in un elegante chignon, aveva le labbra sottili e la schiena dritta; William invece era al secondo, ma probabilmente i ragazzini di dodici anni cresciuti in una famiglia come quella di Melissa non hanno una descrizione, Will era obbediente, questo era certo.
Melissa aveva alle spalle una lunga dinastia di Serpeverde, e questo le permetteva di avere sempre voce in capitolo.
Mentre Caroline, aveva la maledizione del secondo genito o almeno così lei la chiamava, suo fratello Lucas era al sesto anno, come Olive, ma i Fresburg non erano capaci di riservare le stesse attenzioni ad entrambi, e questo andava bene a Caroline, purché esse fossero concentrate su di lei. Ma Lucas era due anni avanti a lei, e Caroline passava ogni secondo a correre per arrivare prima.
 
 
 
La prima lezione dell’anno per Caroline e Melissa era Difesa Contro le Arti Oscure.
Il nuovo professore non era ancora arrivato quando entrarono, ma tutti gli altri studenti erano già al loro posto.
Si sedettero in seconda fila, negli unici due posti libri, a Melissa toccò quello accanto a Neville Paciock, un ragazzino dai dentoni storti e le guance paffute.
Appena Neville la vide abbassò lo sguardo, ma Melissa, come da copione recitò le sue battute da ragazza perfetta.
-Piacere di rivederti Neville, hai passato bene l’estate?- Parlò senza scomporsi, con la schiena dritta ed un falso sorriso amichevole.
Lui arrossì e balbettò qualcosa di simile a: -P-p-piacere mio,  s-sì e t-t-tu?-
-Alla grande.- Rispose, aprendo il libro nuovo.
 
Qualche minuto dopo, entrò a passì pesanti un figura pressoché umana, il volto era sfregiato da centinaia di cicatrici, le labbra erano sottili, come un taglio netto, i capelli arruffati, un occhi nero e l’altro blu elettrico, decisamente finto, che ruotava all’impazzata. Gli mancava una gamba, sostituita da una protesi in legno, terminante in una zampa di leone, si muoveva in modo scomposto e disordinato, facendo un gran frastuono. Era Alastor Moody.
La stanza si riempì di mormorii e di facce sconvolte, altre divertite.
Melissa non riuscì a fare a meno di sentirsi un po’ tradita dall’ignoranza dei compagni.


L’uomo scrisse il suo nome alla lavagna e si voltò verso la classe, scrutò uno ad uno i loro volti prima di parlare.
-Benvenuti, ecco a voi l’unica materia che potrà mai davvero salvarvi la vita.-
Altri brusii.
La lezione passò davvero in fretta, il professor Moody spiegava molto bene, anche troppo, ed era inoltre particolarmente incline agli esempi su animali o persone viventi, il che spesso creava disappunto tra gli studenti. Non sarebbe stato un anno facile per Malocchio Moody.
 
 
Gli unici momenti che Melissa non trascorreva con Caroline erano quelli in Biblioteca, Caroline non condivideva per niente l’amore per i libri di Melissa.
-Horting, da quando sei diventata così scortese?- Disse una voce ironica alle spalle di Melissa.
Lei si fermò di scatto e si voltò.
Eccolo lì, i capelli così biondi da ricordare il bianco erano un po’ cresciuti quell’estate ed ora alcuni ciuffi gli cadevano davanti agli occhi grigi e brillanti, il viso era un po’ più appuntito dell’ultima volta in cui l’aveva visto, eppure Draco era sempre lo stesso.
-Malfoy! Quale onore.-
Lui fece un passo in avanti e lei fece lo stesso.
-Quest’estate non ti ho vista molto, sei stata via?- Chiese Draco in tono più gentile, cominciando a camminare, Melissa lo seguì.
-In realtà sì, sono stata un mese in Irlanda da mia cugina. E tu che hai fatto?-
-Niente di che, a parte leggere libri più vecchi di questo castello.-  Disse con disinvoltura.
-Mia madre mi aveva detto che eri andato a trovare degli zii in Scozia, ma forse ha capito male.-
-Oh no, ci sono stato per un paio di giorno.-
-Ammetti che ti mancava Hogwarts dai.- Fece lei ironica.
Lui le diede un pacca sulla spalla.
-Ovviamente, quasi quasi mi trasferirò qui alla fine del settimo anno.-
Risero entrambi.
-Ora devo andare, ci vediamo.- Disse Melissa contro voglia.
-Ci vediamo.- Rispose lui.
Melissa conosceva Draco da sempre, le loro famiglie erano molto amiche, sebbene loro due non avessero mai legato più di tanto.
 
Percorse il corridoio a passo spedito fino alla biblioteca, gli Horting camminavano sempre velocemente, non che fossero mai davvero in ritardo, era più una filosofia di vita, dovevi essere bravo a correre se volevi sopravvivere in una famiglia come quella.
La Biblioteca era semideserta, Melissa riconobbe dei ricci biondo cenere seppelliti dietro ad un libro rilegato in cuoio, Hermione Granger. Lei ed Hermione facevano a gara a chi fosse la migliore del corso dal primo anno, eppure non aveva mai davvero avuto l’occasione di parlare con lei.
Si avviò lungo le corsie per arrivare ad Hermione.
Prese un libro a caso dal secondo scaffale accanto a lei.
La Foresta dei Sospiri”
Senza indugiare lo strinse, lo portò con sé e si sedette ad una sedia di distanza da Hermione.
Quando lei alzò lo sguardo incontrò quello di Melissa che le sorrise.
-Ciao.- Disse con il tono più amichevole che riuscisse a riprodurre in quel momento.
-Melissa Horting.- Rispose lei, non c’era superficialità o sufficienza nel suo tono, era come se la stesse studiando.
Melissa non riuscì a mascherare una smorfia di stupore misto a sconcerto.
-Stai leggendo un libro di pozioni?- Ritentò.
-Studiando.- La corresse con il tono con cui aveva risposto ad ogni domanda che le aveva rubato in quei quattro anni.
-Se vuoi posso aiutarti, sono molto brava in Pozioni.- Melissa si pentì di ciò che disse appena chiuse la bocca, non è il genere di cose da dire ad una prima della classe.
-Sul serio? Sarebbe davvero fantastico, ma tendo a guadagnarmi ciò che ottengo.- Una punta di acidità nella voce di Hermione, fece seccare la gola di Melissa, che però non si scompose.
-L’orgoglio è per i perdenti, Granger.- Si alzò senza produrre alcun rumore, e fece per andarsene.
-Perché? Perché cerchi di essere gentile con me? Cosa vuoi?- Aveva il viso pallido, gli occhi grandi color nocciola, sembravano due perle brillanti.
-Come ti ho detto prima, l’orgoglio è per perdenti, e ancor di più, il rancore è per i deboli. Non ho intenzione di ignorarti per i prossimi quattro anni perché sei un’ottima studentessa.-
Ottimo Melissa, ottimo!
Hermione sembrò perplessa al punto  che Melissa temette non le avrebbe risposto.
-Non ho bisogno del tuo aiuto, grazie.- L’ultima parola sembrò esserle stata tirata fuori dalla gola a mani nude.
-Non c’è di che, se avessi bisogno di me sai dove trovarmi.-
-Certo.- Rispose lei con fare incerto.
Boom! Bel lavoro, Horting.
 
 
 
 
 
 
 
Caroline si strinse il cinturone della divisa di Quidditch alla vita, diede un’occhiata veloce allo specchio e rabbrividì, così uscì in fretta dalla stanza per non pensare troppo a quanto non le donasse ciò che indossava.
L’erba del campo da Quidditch era bagnata e fangosa, accanto a lei aveva una ventina di ragazzi e ragazze, li conosceva quasi tutti, molti avevano il viso imperlato dal sudore e le gambe tremanti per l’ansia, ma lei era certa che sarebbe entrata in squadra anche quell’anno, era la migliore Cacciatrice dei Serpeverde degli ultimi dieci anni, l’anno dopo, quando Montague, l’attuale capitano, se ne sarebbe andato quel posto sarebbe toccato a lei, tutto suo.
Le piaceva essere la sportiva, quando si parlava di lei e Melissa, a lei veniva sempre attribuito quell’aggettivo, Melissa era intelligente e Caroline sportiva, sportiva, sportiva, sportiva! E via fin sopra le nuvole!
 
 
 
 
 
 
 
Draco aveva saltato Storia della Magia ed ora era là, fuori dalla biblioteca ad aspettare di vedere quelle gambe sottili, quella gonna svolazzante, quei capelli corvini, quel sorriso luminoso. Non aspettava altro.
Ed eccola lì, aveva la coda di cavallo e le labbra laccate di rosso, un rosso tenue, che non risultava affatto volgare sul suo volto.
Draco non sapeva perché fosse così smanioso di vederla, anche solo per pochi secondi, ma era l’unica possibilità che si fosse mai dato, non voleva lasciarla scappare.
Quando gli fu finalmente accanto, si accorse di lui. Sorrise con i denti bianchi e dritti.
-Ehi Draco, tutto bene?- Esordì con tono amichevole, lo stesso che aveva quando ad otto anni lo incontrava per le strade di Diagon Alley.
-Sì certo, e tu?- Lui non era il genere di persona impacciata, che arrossiva di fronte ad una ragazza, ma con Melissa era diverso, era troppo intelligente per mettersi al suo livello.
-Tutto bene, ho sentito che hanno anticipato l’estrazione dei concorrenti per il Torneo, vieni con me?-
Draco fu preso alla sprovvista, ma dentro di sé ringrazio il Cielo di averlo salvato dalla situazione in cui lui stesso si era cacciato.
-Stavo andando proprio lì, andiamo.-
Si avviò con lei lungo il corridoio frastagliato.
 
 
La Sala Grande era piena zeppa, gli studenti di Beauxbaton e di Durmstrang popolavano le file solitamente dedite al passaggio, Melissa e Draco dovettero spingere per arrivare abbastanza vicini da vedere il professor Silente e il Calice di Fuoco.
Silente estrasse il primo foglietto dal Calice.
“Viktor Krum.”
Uno studente alto e robusto, con i capelli cortissimi, si fece largo tra la folla arrivando accanto al tavolo dei professori.
Draco bisbigliò a Melissa qualcosa riguardante Krum e la nazionale bulgara di Quidditch.
“Fleur Delacour”
Una ragazza da i capelli argentei svolazzanti, e un vestito turchese, svolazzò tra l’ammasso di studenti, smaniosi di sapere se toccasse a loro morire.
-E infine: Cedric Diggory!-
Diggory era uno studente di Tassorosso , ben piazzato, con i capelli castano chiaro abbastanza lunghi da stroncare i lineamenti dolci da bravo ragazzo, gli occhi svegli e il sorriso brillante.
Un boato di applausi esplose nella Sala.
Quando tutto parve concludersi il Calice si colorò ancora una volta di rosso e sputo altro fuoco assieme ad un foglietto.
Silente perplesso lo lesse.
“Harry Potter”
-Tipico.- Bisbigliò Draco.
Melissa aveva lo sguardo fisso su Harry come poi quasi tutti, nel momento in cui lui fece un passo avanti, istintivamente puntò gli occhi sul tavolo degli insegnanti, tutti avevano l’aria scioccata, ma non Moody.
Osservava la situazione con entrambi gli occhi fissi sul Calice.
Com’era possibile?
 
 
Salve!
Essendo la regina delle fan fiction non finite, spero di poter terminare almeno questa.
Nel frattempo, questo è il primo capitolo, per cui spero solo possa piacervi.
Grazie per aver letto, un bacio.
Ali. (Twitter: @expectodraco)
 

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Capitolo 2
*** This Is War ***


Puoi effettivamente dire di essere diventato polare ad Hogwarts quando camminando per i corridoi, ogni singolo gruppo smette di parlare, non importa se tu sia un idolo o un assassino, se al tuo passaggio si diramerà uno strano silenzio, hai centrato il segno.
Melissa e Caroline ci stavano lavorando, presto ci sarebbe stato il famoso "Ballo D'Autunno", ed era esattamente lì dove volevano andare a parare, da quel momento tutti avrebbero conosciuto il loro nome.
Mancava una settimana, tutto procedeva secondo i loro piani, Melissa aveva un vestito impacchettato nel fondo del suo baule da quando era arrivata, Caroline invece stava per trascinarla a prenderne uno che la soddisfacesse più di quello che aveva già, ad Hogsmade.
L'aria si stava facendo sempre più fredda, erano appena le cinque eppure il sole si era già tinto di rosso vivo, e stava per scomparire dietro le montagne.
Hogsmade era un paesino ai piedi della montagna su cui sorgeva Hogwarts, aveva pochi negozi, ma quello di abiti eleganti era fantastico, ogni anno nei periodi dei balli faceva un sacco di soldi e aveva vestiti a prezzi ragionevoli.
Caroline li provò quasi tutti fin che non trovò quello che apostrofò con la parola "Perfetto"; era blu cobalto, con la gonna frastagliata di pietre luminose, le stringeva la vita e le copriva le caviglie, aveva le spalle nude per ciò comprò anche uno scialle dello stesso colore, le stava tutto incredibilmente bene.
Caroline grazie al suo corpo sportivo e omogeneo, poteva portare di tutto, cosa che Melissa le invidiava da quando erano piccole; lei aveva sempre avuto le gambe lunghe, le spalle spigolose, e gli occhi grandi, mentre Caroline, era così proporzionata, le gambe muscolose e lunghe al punto giusto, il seno importante, gli addominali, il viso tondo.
E ancora una volta Melissa si trovò con un sorriso sulle labbra e quell'orribile senso di insoddisfazione dentro.
-Sei bellissima.- Le disse, con sincerità.
-Questo vestito! Io sono nata per questo vestito!- Esclamò Caroline battendo le mani eccitata.
Melissa mandò giù il groppo che aveva in gola e le sorrise.


Caroline insistette per andare ai Tre Manici Di Scopa, un locale con le lampadine babbane a basso consumo e i tavoli sudici, ma sempre pieno di studenti degli ultimi anni.
Si fecero strada tra i tavoli fin che Caroline non si fermò  davanti a uno pieno zeppo di ragazzi, molti appartenenti alla squadra di Quidditch di Serpeverde.
Melissa si sedette senza protestare sebbene odiasse trovarsi tra le battute squallide e i grugniti degli atleti, passò piuttosto il tempo a guardare da lontano un ragazzo dai capelli rossi che gli arrivavano appena sopra le spalle, era alto e indossava un cappotto di velluto verde bottiglia, stava parlando in modo elegante e composto da quando erano entrate a due uomini poco più grandi di lui.
Sicuramente non frequentava più Hogwarts, ma non dava l'idea di averlo lasciato da molto.
I loro sguardi si incontrarono e un brivido scosse Melissa, il ragazzo incurvò le labbra per poi voltarsi nuovamente verso i due uomini.
Questo non faceva parte del piano e niente che non fosse il piano era tollerato.
Ma che le importava? Lei certamente aveva letto tanti libri, ma non aveva mai avuto un ragazzo. Caroline era famosa per il suo successo con essi invece, altro punto a suo favore, Melissa non sopportava perdere e non l’avrebbe permesso, anche a costo di evadere le regole.
-Vado un secondo fuori, mi fa male la testa.- Mentì.
Caroline annuì, senza interrompere la sua conversazione.
Melissa uscì e l’aria fredda la travolse in pieno.
Pochi secondi dopo la porta del locale si aprì ancora una volta.
Era il ragazzo dai capelli lunghi, si fermò proprio accano a lei, aveva le braccia incrociate intorno al petto.
-Frequenti Hogwarts?- Le chiese con tono gentile e disinvolto.
-Sì.-
-Sembrerà stupido ma sono qui per vedere i Torneo Tre Maghi.- Infilò le mani nelle tasche del cappotto.
-Oddio dici sul serio?- Non riuscì a non mostrarsi perplessa Melissa.
-Giuro, poi il migliore amico di mio fratello partecipa.-
-Quindi sei venuto qui per vederlo morire con i tuoi occhi.- Fece lei vaga, sebbene nutrisse il sospetto che parlasse di Potter.
-Oh, che esagerazione!- Rispose divertito.
-Comunque mi chiamo Bill, piacere.- Sfilò la mano destra dalla tasca e gliela porse.
Melissa la strinse, era fredda e pallida.
-Melissa, il piacere è mio.-
Gli sorrise.
In quel momento uscì Caroline.
-Mel, è tardi dobbiamo andare a cena!- Tuonò con voce ansiosa.
Melissa sentì il cuore affondarle nel petto, quel Bill le piaceva.
-Suppongo ci vedremo presto, Melissa.-
Le mostrò un sorriso divertito.
-A presto, Bill.-
Si voltò, per qualche metro lei e Caroline non parlarono.
Fin che Caroline non esordì.
-Ma guarda che bel mal di testa avevi.-
Melissa non riuscì a capire se fosse davvero infastidita o solo sarcastica, Caroline poteva essere enormemente ambigua.
-È stato lui a parlarmi.-
-Bah, io credo di aver trovato un cavaliere, nel frattempo.-
Melissa l’aveva totalmente dimenticato.
-Oddio, chi?-
-Jessie Morgen.-
Melissa cercò di ricordarsi il suo volto, doveva avere i capelli castani, il naso dritto e gli occhi verdi, sperò di sbagliarsi.
-E tu faresti meglio a darti una mossa.-  Liquidò la notizia con un gesto della mano e proseguì per la strada asfaltata, con i capelli biondi che ondeggiavano ad ogni passo.
 
 
 
Quando uscirono dalla Sala Grande Melissa aveva lo stomaco attorcigliato e non faceva che graffiarsi il dorso della mano destra tentando di gestire la voglia di vomitare che l’aveva accompagnata per tutto il giorno.
Diede un’occhiata a Caroline da sopra la spalla di un ragazzo del sesto anno, stava parlando con una ragazzina di Corvonero, approfittò della situazione per correre via, aveva bisogno di stare sola e non sapeva dove andare, vagò per i corridoi fin che non si ricordò della Biblioteca, la raggiunse in pochi secondi.
Correre le faceva venire male al petto e per una volta desiderò correre, perché tutto quel dolore la  distraeva dalla sensazione orribile che aveva dentro.
Quando arrivò davanti alla porta indugiò costringendosi a calmarsi, non poteva permettere che qualcuno la vedesse così.
Inspirò ed espirò per quella che le sembrò un’eternità, per poi aprire la porta leggermente, giusto quanto bastasse perché lei ci sgusciasse dentro.
Le corsie erano vuote, qualche studente solitario era seduto in silenzio, nessuno parlava, camminò evitando di produrre suoni, quando giunse alla fine della corsia più lontana ai tavoli, si lasciò scivolare lungo la cassettiera che reggeva gli scaffali di libri, aveva il cuore che andava veloce, martellava così forte che temette potesse uscirle dal petto, mentre lo stomaco era preso d’assalto da un susseguirsi di spasmi.
Che stai facendo Melissa? Perché credi anche solo di poter competere con Caroline? Lo sai che lei è sempre la prima scelta.
Si mise le braccia attorno allo stomaco e strinse più che poté, avrebbe fatto meglio a nascondersi in bagno, là nessuno l’avrebbe potuta vedere, e invece lì, bastava un solo passo e tutto quello per cui stava combattendo avrebbe perso ogni briciola di senso. E poi avrebbe potuto vomitare, cosa che, a quanto ricordasse, in biblioteca era vietata.
Alla fine ce la farà solo Caroline, io sarò sempre la sua ombra, è lei la gemella A.
Si premette entrambe le mani sulla bocca per non gridare.
Melissa non piangeva mai, a casa Horting nessuna ragione era abbastanza valida per farlo, niente era così tragico da far perdere la forza.
“I deboli muoiono, ragazzi miei.”
Diceva suo padre ai figli, mentre leggeva loro la favola della buonanotte.
Se solo l’avesse vista ora.
 
 
Draco sgattaiolò fino alla corsia accanto a quella di Melissa, si chiese se fosse opportuno farlo in quel momento, ma forse l’avrebbe aiutata, non sopportava di vederla così e allora lo fece, si sedette con la schiena appoggiata alla cassettiera e lasciò passare un pezzo di pergamena piegata, sotto il mobile della biblioteca.
 
 
 
Qualcosa passò proprio accanto a Melissa, lei lo afferrò senza nemmeno sforzarsi di capire che cosa fosse, il cuore le era salito in gola, qualcuno la stava osservando.
Ehi Mel,
Non era mia intenzione spiarti, ma ero sicuro che ti avrei trovata qui, volevo chiederti se ti andasse di venire al Ballo d’Autunno con me.
Stai bene?

                                                                Draco.
Melissa riconobbe la scrittura ordinata di Draco ancora prima che finisse il biglietto.
Il cuore riprese a battere in modo quasi regolare, non sapeva se sarebbe stato meglio alzarsi e parlargli normalmente, oppure continuare scrivendo.
Sfilò dalla borsa il calamaio e l’inchiostro e rispose.
Sto bene, non preoccuparti, è solo…
Dio, non ne ho idea nemmeno io.
Tu come stai?

 
                                                                              Melissa.
P.S. Sarebbe un onore venire al ballo con te.
 
Scrisse a fatica, con le mani ancora tremanti, lo ripiegò e lo fece passare sotto.
 
Draco lesse più di una volta quelle parole scritte in modo talmente ondulato, da dare l’idea che seguisse più il suo respiro che la metrica. Aveva una grafia tonda che però tendeva sempre a lanciarsi verso l’alto, la conosceva bene, ricordava ogni pomeriggio passato con lei ed il suo amato tè alla pesca a fare i compiti, o meglio, ad osservarla da sotto il suo libro, si nascondeva a tal punto da sentirsi un ladro ogni notte per averla guardata tutto quel tempo senza chiederle il permesso.
 
 
 
Il grande giorno arrivò e senza nemmeno rendersene conto, Melissa si ritrovò a strizzarsi nel suo corpetto viola scuro, il vestito scendeva a balze fino alle caviglie, portava i tacchi alti, sebbene temesse segretamente di essere più alta di Draco a causa di essi.
Aveva i capelli neri e boccolosi sciolti nella parte inferiore, e legati in due tracce unite da una spilla in quella superiore.
Il viso era pallido, come sempre, ma per una volta le sembrarono appropriate persino quelle piccole lentiggini che le coloravano il naso e gli zigomi.
Gli occhi grandi e azzurri erano sporgenti e luminosi come sempre, non li aveva truccati molto, aveva solo allungato il loro contorno con una linea nera e sottile, incentivando le sue ciglia con del mascara.
Si sentiva sicura e carina anche in un abito come quello, ma desiderava segretamente che quel vestito non le andasse più bene, che la sua vita fosse troppo stretta e che le estremità del corpetto si sarebbero quindi toccate, ma non andò così, affogò quella delusione in un enorme bicchiere d’acqua, per riempirle il suo stomaco irrimediabilmente vuoto.
 
 
Scese la scalinata tentando di non fare rumore, scorse Draco tra la folla di ragazzi trepidanti, infondo alle scale.
La Sala Ricevimenti, era stata addobbata a festa come ogni anno, delle candele donavano una luce soffusa alla stanza, e un incantesimo le aveva dato il profumo di rose appena sbocciate.
Draco indossava un vestito elegante e classico, aveva una camicia bianca, dei pantaloni ed una giacca neri. I capelli erano il risultato di un debole tentativo di essere pettinati, aveva un sorriso largo sulle labbra e gli occhi brillavano anche sotto la luce fioca della cera.
-Sei così bella.- Aveva sussurrato Draco senza realmente spostare lo sguardo dai suoi occhi.
-Dio, grazie. Anche tu stai davvero bene!- Gli aveva risposto, strizzando gli occhi mentre sorrideva, come faceva quando era piccola per far capire a chi stava parlando che quel sorriso era sincero.
 
 
Caroline arrivò pochi minuti dopo, era incantevole nel suo vestito blu cobalto, mentre scendeva le scale sinuosamente.
I capelli biondi ondeggiavano ad ogni suo passo.
Caroline era il mare, era profonda e piena di segreti, sapeva essere calma e limpida, ed aveva inoltre la straordinaria capacità di riuscire a diventare fredda come il marmo, se lo desiderava.
Si avvicinò a Melissa.
-Sei pronta?- Le chiese sotto voce.
-Ma certo.- Rispose Melissa deglutendo.
 
Aveva chiesto a Draco di ballare e lui fortunatamente non aveva opposto minimamente resistenza.
I due fluttuavano lungo la stanza, Draco perse totalmente la concezione della spazio e del tempo, la aveva tra le braccia e non desiderava nient’altro.
Melissa aveva le mani nervose chiuse dietro al collo di Draco, aveva calcolato ogni movimento, tutti i passi, o gli spostamenti dei suoi capelli.
Sentì gli sguardi dei ragazzi su di sé, e cominciò a capire la sensazione di bellezza descritta nei libri, era come stare a venti centimetri da terra, l’aria era la stessa ma aveva un profumo diverso, come se tutto quello che lei stessa desiderasse l’attendesse proprio lì.
 
Melissa notò Hermione Granger in un vestito grigio topo con rifiniture argentee, la faceva sembrare più vecchia e più pallida, i capelli erano acconciati bene, ma non le mettevano in risalto il viso, avrebbe voluto portarla in bagno ed aggiustare tutti quegli errori, ma si limitò ad avvicinarsi a lei.
-Sei molto bella, Hermione.- Le mentì con voce gentile.
Lei parve sorpresa di sentirla, e nel tentativo di dire qualcosa gesticolando rovesciò il suo bicchiere, il succo di zucca cadde sul tappeto e lei si portò una mano davanti alla bocca.
-Non preoccuparti, questo tappeto ha assorbito più bevande di quanti libri tu abbia mai letto Hermione, fidati.-
Hermione non sorrise o diede segni di divertimento, si limitò ad annuire.
Melissa si spostò i capelli su una spalla e le sorrise in modo composto.
-Vieni con me.- Le disse poi, cercando di farlo sembrare più un invito che un ordine.
-Che?- Chiese Hermione, strabuzzando gli occhi.
Melissa le allungò la mano, Hermione indugiò ma poi la strinse debolmente, e la seguì facendosi trainare da quel passo sicuro.
Raggiunsero il centro della sala senza lasciarsi la mano, Melissa iniziò a ballare ed Hermione ondeggiò, tentando disperatamente di lasciarsi andare, senza comunque capire perché lo stesse facendo.
 
 
Hermione era lì, seduta esattamente di fianco a Melissa che era così bella, affilata come un pezzo di vetro, brillante come una stella; parlava animatamente ma ogni suo gesto sembrava scelto con estrema cura, niente era lasciato al caso, né l’angolatura della spalle rispetto alle cosce, né la posizione del mento, né l’inclinazione delle labbra.
Hermione la ascoltava solo in parte, un po’ perché non conosceva davvero gli argomenti che stava trattando, un po’ perché non riusciva a non pensare.
Che ci faceva lì?
Non sapeva perché fosse rimasta anche quando Melissa non le aveva chiesto di seguirla, forse perché le sue parole gentili l’avevano attratta al punto da non riuscire ad opporsi.
Caroline Fresburg era seduta su una sedia con le gambe accavallate e la mani incrociate sulle ginocchia, un ragazzo dai capelli castali appiccicati alla testa da una dose decisamente troppo abbondante di gel e gli occhi verdi come smeraldi, aveva un braccio attorno alle spalle della ragazza, e nel frattempo sbadigliava con l’aria di chi non aveva idea di che cosa si stesse parlando.
Per un attimo le passò davanti agli occhi l’immagine della bambina con i capelli biondi ed arruffati che comprava il suo calderone davanti a lei a Diagon Alley, non era rimasto più niente di quella Caroline, ora al suo posto c’era una ragazza con lo sguardo fermo e sicuro, con la schiena un po’ ricurva, i capelli precedentemente pettinati ma poi legati alla rinfusa.
La differenza tre lei e Melissa era così evidente, Caroline dava l’idea di non aver paura di niente, di affrontare tutto con disinteresse, Melissa era precisa ed accurata, neanche una sbavatura.
Hermione non si sentì fuori posto nemmeno per un secondo, sebbene non se ne rendesse conto, lì era dove voleva stare.
 
 
 
 
 
 
A fine settimana Melissa era più soddisfatta che mai, Hermione e lei si comportavano come se fossero amiche da sempre, Draco le camminava accanto per i corridoi, i suoi voti erano alti anche quell’anno, a mensa parlava con tutte le ragazze del suo tavolo e Caroline la guardava attraverso una sottile patina di invidia, sebbene anche lei non se la stesse cavando male. Jessie era preso da lei al punto da non scrollarselo mai di dosso, lui le rubava un sacco di tempo, pomiciavano per ore, il che cominciava ad infastidire Caroline, una ragazza perfetta come lei aveva altro da fare, come guadagnarsi la simpatia di tutti, e invece lui l’attirava a sé come un sanguisuga, niente da fare, Melissa stava vincendo.
 
 
Melissa stava per entrare nell’aula di Incantesimi quando una mano dalla stretta potente la strattonò.
La visione di Olive la lasciò con le parole in gola.
-Che hai in mente?- Le chiese senza preoccuparsi di iniziare la frase con un sorriso.
-Di che parli?-
-Perché le ragazze del mio dormitorio parlano di te? Ho sentito addirittura dire che vorrebbero essere te? Dio, Melissa ma che hai fatto?-
Olive aveva la pelle così pallida da sembrare trasparente, le iridi verdi erano  quasi scomparse, coperte dalle pupille nere e dilatate.
-Non capisco, qual è il tuo problema? Credi che abbia messo una mia foto nuda fra le pagine dei loro libri?- Le rispose sarcastica.
-Perché tutto in una volta ti importa così tanto di essere popolare?- Proseguì Olive ignorandola.
-Sto solo facendo tutto quello che posso al meglio.-
Olive tacque per quella che a Melissa sembrò un’eternità.
-Beh, tira la corda ma vedi di non lasciare mai la presa, - le strizzò le ossa dei fianchi - o ti farai davvero male.- E con questo si girò e se ne andò a passo deciso.
Melissa corse in bagno non appena la sorella voltò l’angolo.
Quando si fermò di colpo contro il lavandino il petto le faceva male e aveva il fiato corto.
Si guardò nello specchio fin che il respiro non le si regolarizzò e le parole di Olive non le scivolarono addosso.
Sistemò  i capelli e sorrise al suo riflesso, poi si girò e si diresse nuovamente verso l’aula.
 
 
Salve!
Arrivo dopo secoli, avevo pensato di non aggiornare perché non credevo di voler continuare questa storia, ma oggi mi è tornata la voglia, perciò eccomi qui.
Spero vi piaccia.
Un bacio.
Ali. (@expectodraco)

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Capitolo 3
*** Closer To The Edge ***


L'aria di metà  Autunno tagliava le guance scarlatte di Melissa mentre si stringeva nel suo cappotto di velluto e cercava disperatamente una figura tra gli spalti.
Eppure non le sembrava di vedere Bill da nessuna parte, soppresse il desiderio di mettersi a cercarlo, probabilmente scherzava quando aveva detto che era lì per il Torneo Tre Maghi.
Caroline era seduta esattamente accanto a Melissa, con la sciarpa dei Serpeverde ben legata attorno al collo e la mano incastrata in quella di Jessie, mentre parlava più a se stessa che a Melissa.
Quest’ultima troppo impegnata nella sua ricerca per farle caso.
Draco si sedette accanto a Melissa, stando attento a non sfiorarle una coscia per errore con la sua.
Quando lei si girò e gli sorrise lui ricambiò sentendo le guance in fiamme, e senza nemmeno rendersene troppo conto Melissa afferrò la mano di Draco e la strinse portandosela vicino a sé.
 
Il primo ad uscire fu Viktor Krum, un drago era acciambellato attorno a delle uova e per una manciata di secondi nessuno parlò.
Quando Krum disturbò il drago ed esso sputo fuoco assieme ad un grido terribile che risvegliò la folla, Melissa rabbrividì, in parte per il freddo, in parte per l’orrore.
Poi fu il turno di Fleur, splendida anche intrappolata nel pantano della paura, risorse poco dopo dalle ceneri e superò la prova anche lei.
Entrò Cedric, il viso fiero e sprezzante, nessuna traccia di tensione sul suo volto nemmeno alla visione dell’enorme creatura accanto a lui.
Se la cavò con qualche difficoltà, un boato enorme esplose tra il pubblico quando recuperò l’uovo dorato.
Harry Potter fu l’ultimo, probabilmente il più atteso. Ognuno di quei ragazzi, dal primo all’ultimo, desiderava segretamente vederlo morire, non perché lo odiasse o qualcosa del genere, ma la morte affascina e quale occasione migliore di un quattordicenne apparentemente vittima di un imbroglio durante il Torneo Tre Maghi?
Volò e cadde e poi si rialzò ancora e ancora, infine, con grande sollievo di Melissa, ce la fece e tutti urlarono e applaudirono mettendo di nuovo in ombra il loro oscuro desiderio.
 
Il Serpeverde, come i Corvonero non avevano nessuno in particolare da festeggiare, per questo si sparpagliarono un po’ per ogni concorrente.
Melissa abbandonò Caroline e Draco per seguire Hermione insieme ai Grifondoro.
Tutti urlavano e strapazzavano Harry, che aveva lo sguardo  pieno di felicità e paura, nessuno vedeva le ombre sotto ai suoi occhi, ma Melissa sì, le sentiva pulsare e logorarle lo stomaco.
Cercò Bill ancora un volta, quando finalmente le parve di trovarlo, camminò a passo veloce e quando fu dietro di lui gli toccò un spalla, sentendo vacillare tutta la sicurezza che aveva provato in precedenza.
Questo si girò e a Melissa sprofondò il cuore nel petto, non era Bill, era uno dei gemelli Weasley, i capelli rossi e gli occhi color nocciola, le mostrò un sorriso luminoso ed accogliente.
-Horting, quale onore?!- Disse con un velo di sarcasmo.
Melissa gli sorrise, deglutendo la delusione che si fiondò a capofitto nel suo stomaco.
-Sono lieta di deliziarti con la mia presenza.- Fece poi con fare teatrale.
-Fred!- Qualcuno chiamò alle sue spalle.
-Mi richiamano all’ordine, arrivederci Melissa!- Rispose con sorriso sincero, quasi infantile.
Melissa allora tornò da Hermione che ronzava intorno a Ron con l’aria di qualcuno che non voleva davvero stare dov’era.
-Dici che durerà ancora molto?- Chiese spostandosi i lunghi capelli sulla spalla destra.
Hermione la guardò e non disse nulla per un tempo troppo lungo.
-Non lo so, ma io ho da studiare.- Rispose poi, con incertezza.
Melissa fece una pausa, poi le sorrise ed infine disse: -Andiamo.-
Aveva la mano magra e pallida tesa verso di lei.
Fu come tornare a quella sera, la prima volta in cui Melissa si era comportata come se fossero davvero amiche.  Hermione sentì lo stomaco strizzarsi quando ricordò tutte le volte in cui l’aveva seguita senza protestare negli ultimi tempi, odiava la sensazione di impotenza che provava di fronte a Melissa, ma per la prima volta in tutta la sua vita aveva un’amica. Aveva passato tutti i suoi anni precedenti ad Hogwarts insieme ad Harry e Ron, che sì, erano fantastici, ma non aveva mai avuto qualcuno con cui parlare per davvero, e non avrebbe permesso al suo orgoglio di portarle via Melissa.
La afferrò e la seguì.
 
 
 
Melissa camminò a lungo con la mano di Hermione nella sua.
A volte si detestava per quello che le faceva, si era ripromessa più volte di smetterla di manipolarla a quel punto, ma non ci era mai realmente riuscita. Hermione era come una bambola di porcellana e le piaceva averla tutta per sé, le piaceva ancora di più sapere di poter ottenere ciò che voleva da lei con un solo sorriso, Melissa però era attenta, sapeva come lasciare le acque calme, non le chiedeva mai troppo, la ricompensava con il suo affetto e con i suoi segreti, la faceva sentire importante, sperando in cuor suo che potesse davvero di diventarlo.
 
 
 
 
Era una domenica di fine Novembre, l’erba sotto la schiena di Melissa era secca e la terra era fredda, le pizzicava come se fosse distesa su dei chiodi, ma non si mosse da lì. Di fianco a lei c’era l’acqua limpida del lago, nella quale aveva immerso una mano, la circolazione probabilmente si era fermata, ma non sentiva male, il freddo era entrato così a fondo nelle sue vene da diventare parte di lei, si era mischiato al sangue. Di tanto in tanto muoveva la mano per assicurarsi che fosse ancora attaccata al suo  polso.
Caroline era distesa al suo fianco, le stringeva la mano che ancora sentiva sua, teneva gli occhi chiusi, mentre Melissa guardava fisso il cielo sopra di loro.
Chissà  se il loro piano si stava svolgendo correttamente?
Capita spesso che si progetti qualcosa a lungo, che si imparino a memoria anche i passaggi più superficiali, e che poi, quando finalmente tutto comincia, si perda il controllo, e così si va avanti dimenticando ogni cosa, si va avanti e si prega che il nostro inconscio ricordi, si va avanti accompagnati da quell’insaziabile senso di caduta libera che solo l’ignoto sa dare, ma si va avanti.
Melissa si aggrappava ad ogni conferma pur di non sentirsi così cieca, mentre Caroline era troppo convinta del proprio successo per poter  fare qualcosa che non fosse precipitare.

-Hai ma preso in considerazione l’idea che tutto restasse lo stesso?- Melissa ruppe il silenzio, e quando vide gli occhi di Caroline puntati contro non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa.
-Come puoi dire una cosa simile?- Chiese senza scomporsi, i capelli biondi erano sparsi per il prato mentre gli occhi scuri erano impegnati a scavare in quelli chiari di Melissa.
-Voglio dire, non ti senti come se stessi perdendo il controllo a volte? Magari quando non ricordi che hai mangiato a colazione, oppure quando non ti viene proprio in mente se ti sei già fatta vedere con Jessie quel giorno?- Melissa temeva segretamente che quelle parole l’avrebbero fatta apparire debole.
-So quello che faccio, e anche tu dovresti, Mel.- La declinò Caroline, ora lo sguardo non era più rivolto a lei, l’aveva scavalcata ed era puntato sull’acqua.
Melissa istintivamente tirò fuori la mano, che credeva di aver perso, dall’acqua.
Eccola lì, pallida e raggrinzita.
Si chiese se non fosse anche lei così, ad un tratto si sentì derubata di se stessa, dov’era finita la ragazzina a cui non importava niente degli altri?
Un moto di rabbia verso Caroline le montò nello stomaco.
Le aveva sottratto la sua adolescenza, si era presa la sua innocenza, l’aveva ridotta in pezzi per poterla ricostruire come più le piaceva, l’aveva creata a sua immagine e somiglianza, l’aveva fatta diventare smaniosa di ottenere ciò che lei stessa voleva, l’aveva resa complice e serva allo stesso tempo, aveva sempre avuto lei il potere perché era solo grazie a lei se Melissa era quella che era.
Si rese conto di avere ancora la mano in quella di Caroline, lei si era tirata a sedere e la stava guardando con un sorriso gentile.
Fece un sospirò e sentì tutte quelle emozioni fare a botte nel suo stomaco.
Le sorrise a sua volta, cercando di fingere al meglio.
Poi si alzò in piedi a fatica.
-Sarà meglio entrare.-
 
 
 
Ogni anno alle cinque del mattino del 24 di Dicembre, Melissa saliva sull’Espresso per Hogwarts.
Caroline era seduta accanto a lei, aveva la coda di cavallo alta legata con un fiocco viola,  una gonna che le arrivava appena sopra il ginocchio e un maglioncino di lana a collo alto.
Melissa strofinò la mano destra nervosamente contro il velluto dei sedili fin che non sentì il palmo bruciare al punto da annebbiarle la vista.
 Da quel giorno al lago Melissa faticava a parlare con Caroline per più di cinque minuti senza sentire la gola bruciarle e il petto farle male, ma aveva continuato a fingere che fosse tutto okay perché loro due dovevano essere amiche, migliori amiche, è una di quelle  decisioni che prendono gli altri, e non importa quanto cambino le cose nel frattempo, loro sarebbero sempre state Melissa e Caroline.
-Amo il Natale.- Disse Caroline appoggiandosi al sedile con la schiena.
Dal vetro Melissa vide il bianco della neve che depositandosi formava una strato sempre più spesso tra la terra e il cielo.
-È la festa migliore dell’anno.- Rispose Melissa, più a se stessa che a chiunque altro in quel vagone.
Stava vivendo l’anno migliore della sua vita eppure si sentiva così vuota.
 
 
Alla stazione trovò i capelli neri di sua madre, il suo sorriso accogliente, che le ricordava tanto casa.
Sprofondò nel suo profumo pregando di sentire qualcosa che non fosse la voragine che aveva nello stomaco.
Sua padre l’aspettava proprio dietro alle spalle della donna, la strinse così forte che Melissa sentì le ossa scricchiolare.
In macchina, come ogni volta, fu incastrata nel sedile al centro, tra Olive e Will.
Olive si stringeva le ginocchia con le mani e parlava in modo composto con i genitori, mentre Will giocherellava con un ciuffo dei suoi capelli, cresciuti troppo in quei tre mesi.
Melissa partecipava alla conversazione sulla cena di quella sera, la Vigilia di Natale si passava ogni anno a casa loro insieme ai suoi cugini, i suoi zii e i suoi nonni, era la sua notte preferita da sempre.
 
Melissa non fece in tempo a finire di apparecchiare la tavola che il campanello cominciò a suonare, la prima ad arrivare fu sua zia dall’Irlanda, insieme a sua cugina Virginia e suo zio.
Melissa detestava le cene di famiglia, ma quella di Natale faceva sempre eccezione, c’erano persone con cappelli imbarazzanti e improbabili giochi di società persino nella sua di famiglia, così perfetta e ordinata.
Virginia indossava un vestito blu con i pois bianchi che le arrivava ad inizio coscia, non indossava le calze sebbene nevicasse da giorni, i capelli castani e ricci le arrivavano a metà schiena, i tacchi erano un po’ troppo alti e le facevano sembrare le gambe sproporzionatamente lunghe.
Le sorrise e la baciò su tutte e due le guance.
Camminò facendo un gran frastuono con i tacchi, e ondeggiando i fianchi al punto da far vedere il perizoma ad ogni passo.
Poco dopo si sedette sul divano, senza proporsi per aiutare.
-Melissa, Melissa, quando accorcerai la gonna?- Chiese prendendo un bicchiere e la bottiglia di Brandy che era posata sul tavolino di cristallo davanti a loro.
Riempì il bicchiere fino a quasi l’orlo e cominciò a bere a boccate troppo grandi.
-Non ti sembra un po’ presto per i super alcolici, Virginia?- Rispose Melissa ignorando la sua domanda.
-Non è mai troppo presto, mia cara.- Prese un altro sorso, strizzandole un occhio.
Melissa scosse la testa con disapprovazione.
Dopo pochi minuti, e un paio di bicchieri, Virginia aveva le gote paonazze e rideva ad ogni frase fredda di Melissa, mentre le descrizioni delle sue “avventure” diventavano sempre più dettagliate.
Fortunatamente arrivarono altre persone e la cena cominciò ad essere servita.
Virginia si sedette dal lato opposto dei suoi genitori, proprio accanto a sua nonna che non faceva che riempirle il bicchiere di vino rosso.
Matthew,  il cugino di Melissa da parte di padre, sedeva composto accanto a lei e parlava di tanto in tanto del suo brillante percorso di studi a Durmstrang;  era diventato proprio un bel ragazzo, aveva i capelli biondi e corti, come imponeva la sua scuola, gli occhi chiari come tutti in famiglia, la pelle pallida, il fisico asciutto e un sorriso dolce.
Il piatto di Melissa era pieno di cibo che lei adorava, aveva appiattito il riso e ora stava aspettando che si raffreddasse, prese una forchettata e se la ficco in bocca, ma appena il riso le attraversò la gola, sentì lo stomaco chiudersi.
Caroline starà mangiando? Oppure avrà appallottolato tutto nel tovagliolo?
Caroline l’aveva condizionata al punto da non aver più scelta, o almeno da non sapere di averla.
Sua madre non la stava guardando, era lontana, nessuno l’avrebbe notato, era estremamente facile, perché non farlo?
Indugiò, ma poi cominciò a far cadere il riso di lato; quando il piatto fu quasi vuoto, ne sparpagliò un po’ per dare credibilità alla cosa.
Non le interessava dimagrire, ma non voleva che Caroline la raggiungesse, o addirittura la superasse, perciò eccola lì, con i tre chicchi di riso che aveva ingoiato che ballavano nello stomaco vuoto.
Si alzò per andare a buttare il tovagliolo nel bidone; non era abituata a così poco controllo da parte dei suoi  genitori, anche se per Melissa non era mai stato difficile: gli Horting erano troppo impegnati ad organizzare le loro vite di successo per preoccuparsi di ciò che i loro figli mangiavano durante la settimana, ma nel weekend per Melissa non c’era scampo, s’imbottiva come un tacchino e scappava a vomitare perché il suo stomaco non ce la faceva a reggere tutto quel cibo.
Non soffriva di nessun disturbo alimentare, di questo ne era sicura, non si disperava se prendeva un chilo, ma mentre erano ad Hogwarts riservava un’attenzione maniacale a tutto ciò che ingeriva Caroline, così che lei non superasse mai le sue calorie, non era importante essere la più magra di tutte, contava soltanto esserlo più di Caroline.
 
Virginia aveva soltanto un anno in più di Melissa, eppure aveva fatto così tante cose che Melissa non si era mai nemmeno immaginata, segretamente desiderava tutte quelle esperienze, quelle storie da raccontare, ma si nascondeva dietro al suo sguardo severo e i suoi “Virginia!” ogni volta che la ragazza si spingeva troppo oltre il confine di tolleranza di Melissa.


La mattina seguente Melissa si svegliò presto, condivideva il letto con Virginia che aveva occupato tre quarti dello spazio.
Dalla finestra vide la neve che non smetteva di scendere e la luce fioca che illuminava ogni angolo della sua stanza.
Scese in salotto e trovò sua madre e le sue zie che parlavano a voce bassa e cuocevano i waffle come ogni anno, sentì che non c’era niente di sbagliato nella sua vita, ogni cosa stava andando nel verso giusto, e forse era lei che si poneva troppi problemi.
-Buon Natale!- Esclamò Melissa a voce bassa.
-Buon Natale tesoro!- Dissero le tre donne quasi in coro.
Si sedette su una sedia nel tavolo della cucina e cominciò a sfogliare le pagine di una rivista di arredamento senza realmente guardare le immagini.


Dopo quasi un’ora tutti si erano alzati, facevano colazione sparpagliati per il pavimento, mentre parlavano e ingoiavano i loro waffle alla frutta e al cioccolato.
Melissa non si preoccupò e mangiò tutto il waffle che sua madre le aveva passato con un sorriso dolce, Caroline li adorava e sapeva che ne avrebbe mangiati almeno tre, sorrise al pensiero del grasso che si appiccicava ai suoi fianchi, poi si costrinse a ripetersi che non doveva fare così, che non era giusto.
-Stamattina sono arrivati questi per te.- Disse la mamma di Melissa mentre le passava tre pacchi e delle lettere.
Il primo pacco aveva su scritto Melissa Horting con una grafia rotonda e un po’ disordinata, la riconobbe all’istante, si trattava di Caroline.
Cara Mel,
Sono a casa da appena un giorno e già non vedo l’ora di andare via, la cena di Natale è stata così noiosa, non vedo l’ora di vederti.
Incontriamoci a Diagon Alley giovedì. Ho ricevuto un sacco di galeoni questa mattina!
Buon Natale, ti voglio bene.
Tua, Carol.”
Melissa chiuse la lettera e si affrettò ad aprire il pacco.
Conteneva una collana luccicante con il ciondolo a forma di fiore, al centro c’era un liquido magico viola intenso.
Nella seconda lettera ritrovò l’ordinata grafia familiare di Draco.
“Cara Melissa,
Spero tu abbia passato al meglio questo Natale, il mio è stato come tutti gli altri.
Se ti va possiamo uscire insieme un giorno.

Auguri di buon Natale.
Tuo, Draco.”
La scatola conteneva un profumo che sarebbe stato meglio a sua madre che a lei, ma pensò comunque che non avrebbe desiderato altro.
L’ultima lettera era da parte di Hermione.
“Cara Melissa,
Spero tu stia trascorrendo al meglio queste vacanze e che il regalo di piaccia.
Non vedo l’ora di rivederti.
Buon Natale
Tua, Hermione.”
Melissa aprì il pacco trattenendo la sua curiosità.
Conteneva due libri uno più corposo sulla letteratura nel mondo dei maghi dell’800, il periodo preferito di Melissa, e l’altro era sottile, doveva trattarsi di un romanzo.
Si strinse al petto i due libri e non riuscì a non pensare al fatto che importava più ad Hermione che a Caroline.
 
 
 
 
Hermione aprì la lettera cercando di non dare a vedere la trepidazione in ogni suo gesto, la carta era di un rosa pallido e l’inchiostro utilizzato era nero come la notte.
Lesse le parole scritte con cure da un mano fredda e attenta.
Melissa le diceva che le mancava molto, che non vedeva l’ora di rivederla,  che le augurava un buon Natale e che le voleva bene.
Le aveva regalato un libro pieno zeppo di rune ed un bracciale incredibilmente carino.
Forse Melissa a volte la faceva arrabbiare, ma come poteva rinunciare alla sensazione che stava provando in quel momento? 
Si guardò in torno, la sua casa era così silenziosa anche il giorno di Natale: suo padre aveva avuto un’ “emergenza” ed era dovuto correre a casa di una sua anziana paziente, mentre sua madre era impegnata a preparare il pranzo, Hermione adorava i suoi genitori, ma la sua vita era piena di mancanze, e non poteva farci nulla se non cercare di riempirle.
 

Salve!
Scusate l'attesa, che dire di questo capitolo, certi punti mi piacciono molto, altri magari meno, ma va beh haha.
La parola a voi.
Ringrazio la mia amata Alice che mi alza l'autostima con le sue recensioni.
Mi farebbe davvero piacere sapere che cosa ne pensate.
Un bacio.
Ali. (@expectodraco)

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Capitolo 4
*** A Beautiful Lie ***


Draco la aspettava davanti alla Gringott, aveva metà volto seppellito sotto ad una voluminosa sciarpa grigia e i capelli biondi erano nascosti da un berretto nero.
Quando vide Melissa in lontananza sollevò il mento e sorrise tanto da sentire le labbra secche strapparsi.
Lei sventolò una mano e velocizzò il passo.
Improvvisamente furono a pochi centimetri l’uno dall’altro, Draco riconobbe l’odore del profumo che le aveva comprato e Melissa notò che la sciarpa che aveva visto in lontananza era proprio quella che gli aveva regalato.
Melissa prese l’iniziativa e abbracciò debolmente Draco.
Quando si allontanarono ci fu un altro silenzio, così imbarazzante da impedire ai due di guardarsi negli occhi.
-Uhm, andiamo a prendere qualcosa da mangiare?- Propose Draco debolmente, aveva le guance scarlatte.
-Certo.- Rispose Melissa con un sorriso.
Si sedettero su una panchina in legno, in una via secondaria.
Draco aveva preso un gelato al mirtillo e cioccolato sebbene fosse Gennaio, Melissa un frullato alla vaniglia e miele.
Nessuno dei due parlò per molto tempo, fino a che Melissa non si decise.
-Sei interessato a qualcun altro?-
Draco si voltò e strabuzzò gli occhi grigi.
-C-c-cosa… No io… Voglio dire, no, certo che no. E tu?-
Melissa tentò di nascondere un sorriso compiaciuto alla visione della reazione di Draco.
-Può darsi, ma non è importante. Tu mi piaci tanto.- 
Poi strinse la mano libera del ragazzo nella sua.
 
 
Il pomeriggio passò piano, a Melissa piaceva stare con Draco, sebbene fosse incredibilmente difficile.
Quando fu il momento di salutarsi si ritrovarono di nuovo così vicini da sentire l’uno l’odore dell’altro.
-Beh, ci vediamo.- Disse Draco con un filo di voce, aveva le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo piantato a terra.
Melissa si mosse lentamente verso di lui, così lentamente da far si che non se ne accorgesse, fin che le labbra della ragazza non furono sulle sue.
Fu veloce e privo di passione, ma fu abbastanza. Melissa decise per entrambi, sigillando con quel bacio una promessa, eccolo il loro destino, servito su un piatto d’argento.
 
 
Le vacanze di Natale finirono ancora prima che smettesse di nevicare.
Melissa si ritrovò in un’aula circolare insieme ad altri ragazzi, la professoressa McGranitt li aveva chiamati in quanto Prefetti o Rappresentanti degli studenti, per parlar loro di qualcosa da lei ritenuto molto importante.
La donna avanzò fino al centro della stanza, aveva i capelli raccolti, come sempre, le rughe agli angoli della bocca e degli occhi erano esasperate dal sorriso largo che stava esibendo.
-Cari ragazzi, per prima cosa, vi auguro un ben tornati. Ma vi ho chiamati qui per un motivo ben preciso, quest’anno nella nostra scuola, come accade ogni cinque anni, avremo la fortuna di organizzare un ballo supplementare, quello degli Ex-Studenti!-
Batté le mani eccitata e rimase per qualche secondo con le dita intrecciate vicino al viso e con un sorriso soddisfatto sul volto anziano.
-Chiedo il vostro aiuto nell’organizzazione e nella diffusione della notizia.-
Parlò a lungo e Melissa scrisse ogni cosa per passare il tempo,  non poté fare a meno di pensare che non era con Draco che voleva andare al ballo, ma tentò di allontanare questo pensiero il più possibile.
 
 
Se c’era un cosa che Melissa detestava era il Quidditch, eppure era obbligata ad assistere ad ogni partita dato che sia Caroline che Draco giocavano nella squadra dei Serpeverde.
 
Gennaio era persino più freddo di Dicembre ma le divise da Quidditch erano le stesse che si usavano a Settembre, Caroline sentì le dita dei piedi congelarsi, salì sulla scopa, chiuse gli occhi, si diede una leggera spinta con i piedi e volò.
 
Hermione e Melissa erano sedute nelle ultime file, così che potessero parlare con tranquillità, lontane dagli urli della folla.
I capelli ricci di Hermione erano ordinati, si era truccata gli occhi e aveva coperto le imperfezioni del suo viso.
Da quando aveva conosciuto Melissa aveva cominciato a curare il suo aspetto in maniera impressionante rispetto a prima.
Tutto questo rendeva Melissa incredibilmente fiera e allo stesso tempo la faceva sentire spaventosamente simile a Caroline, stava facendo esattamente quello che Carol aveva fatto a lei, forse non erano poi così diverse, magari Melissa non era tanto migliore di lei.
-Come ti senti quando prendo un voto più alto del tuo? Quando un ragazzo guarda prima me e poi te? Cosa provi quando sono io la migliore?- Chiese Melissa senza guardarla.
-È strano, sono e sono sempre stata incredibilmente competitiva, ma non sono mai arrabbiata con te, magari sono un po’ invidiosa a volte, ma sono sempre felice per te, so che conta più per te che per me.-
-Non voglio manipolarti, so che a volte lo faccio e mi dispiace. Ho fatto sì che cose che io ritenevo importanti lo diventassero anche per te, ma non voglio creare un mostro, tu vai bene così.-
-Oh non preoccuparti, non lo diventerò, ma non capisco, aiutami. Credi che rimarrei folgorata se mi avvicinassi troppo alla tua luce? Credi di essere eccessivamente luminosa per me? Qual è il tuo problema?- Hermione non riuscì a trattenere il nervosismo nelle sue parole.
Solo in quel momento Melissa si rese conto di come doveva apparire quella frase da fuori, lei lo stava dicendo per alleggerire il peso che portava sul petto, ma l’aveva lanciato proprio contro Hermione.
-No, non intendevo questo, il punto è che è successo lo stesso a me e-
-E chi ti dice che io sia come te? – La interruppe Hermione con un tono che non le aveva mai rivolto, a Melissa sembrò di ritrovarsi ancora una volta davanti la ragazzina che le rubava le risposte.
Gli occhi scuri come spilli, fermi, senza tradire nemmeno un po’ di esitazione.
Prese la borsa che aveva posato sulla panchina e se ne andò a passo deciso.
Melissa rimase seduta da sola, senza sentire il frastuono della partita, con le orecchie che le fischiavano e il vuoto che le si diramava dento.
Aveva lasciato che Hermione se ne andasse perché non le importava, o almeno così credeva.
L’aveva lasciata andare come non avrebbe mai fatto Caroline, e questo un po’ la consolava, forse non si assomigliavano poi così tanto.
Pensò a lungo a cosa avrebbe dovuto fare e dopo varie riflessioni troncate a metà, capì che Hermione sarebbe tornata.
Hermione tornò da Melissa quella sera stessa,  come aveva previsto, non le chiese scusa, la guardò con consapevolezza e  non ne parlò mai più.
 
 
 
Era la sera del ballo, il tempo era passato così velocemente, Melissa lo odiò, lo odiò al punto da piangere di nascosto, stretta nel suo vestito elegante, si mise una mano davanti alla bocca per non urlare, pianse per minuti interi fin che qualcuno non bussò alla porta del bagno.
-Arrivo!- Urlò tentando disperatamente di controllare la voce.
Si truccò in fretta e uscì da lì, senza preoccuparsi minimamente dei suoi occhi lucidi.
Trovò Caroline seduta sul suo letto, impegnata a pettinarsi i capelli lisci.
-Sei pronta?- Le chiese con un sorriso.
-Certo.- Mentì Melissa.
Camminarono fino alla Sala Ricevimenti l’una accanto all’altra.
Caroline indossava un vestito verde come gli alberi della Foresta Proibita, i capelli biondi erano ordinatamente posati sulla spalla sinistra.
Melissa aveva scelto l’argento, freddo quasi quanto lei, il vestito le stringeva la vita e i fianchi, per poi aprirsi sempre di più.
Vide Draco in lontananza ed odiò anche lui, perché non lo desiderava,  cercava la felicità ovunque eppure non riusciva mai a trovarla.
-Ciao.- Disse lui con il solito imbarazzo.
Lei sorrise nervosamente e non rispose.
 La musica cominciò e i due ballarono soltanto per pochi minuti.
Si sedettero in due sedie uno accanto all’altra senza dire nulla.
-Vado a prendere qualcosa da mangiare.- Disse Draco dopo un po’.
Melissa rimase ad aspettare, non si era mai sentita così sola e triste e non ne conosceva nemmeno il motivo.
-Guarda chi si rivede.-
Melissa sentì una voce alle sue spalle e trasalì.
Un ragazzo dai capelli rossi lunghi fino alle spalle, gli occhi azzurri e il viso spigoloso la stava fissando con un sorriso sulle labbra sottili.
Era Bill.
-Dio, non ti facevo un tipo da Ballo degli Ex-Studenti.-  Rispose lei cercando di mostrarsi rilassata.
-Mi piace sorprendere.-
Melissa inarcò le sopracciglia e sorrise.
-Ti va di ballare?- Le chiese strizzando un occhio.
Melissa senza pensarci nemmeno per un secondo gli strinse la mano dalle dita affusolate.
Ballarono in modo scomposto a causa del loro continuo parlare.
-Ma non ti fanno male i piedi con quei tacchi?- Chiese lui disinvolto come sempre.
-Molto male! Ma noi donne sappiamo sopportare.- Rispose Melissa con un’ironia mai riservata a Draco.
-Non potrei mai reggere il pensiero di essere la causa della vostra sofferenza, mia signora.- Disse Bill smettendo di ballare.
Poi le prese la mano e la portò un po’ fuori dalla folla.
Quando arrivarono vicino alla porta che si affacciava sul giardino Bill indugiò per un secondo, ma appena vide la decisione negli occhi di Melissa proseguì.
Il freddo improvviso lasciò Melissa senza fiato, ma non si era mai sentita meglio.
Melissa condusse Bill in un angolo riparato dal vento, si fermò solo quando sentì le spalle nude contro la pietra.
Bill era così vicino a lei da riuscire a sentire il suo respiro.
Melissa guardò Bill dritto negli occhi e rise, lui fece lo stesso appena cominciò lei, risero per quello che a Melissa sembrò un tempo infinito, quando terminarono le voci dei due echeggiarono per un po’, fin che il silenzio non fece sentire di nuovo freddo a Melissa, un freddo che durò appena un secondo, perché subito dopo le labbra della ragazza erano incastrate tra quelle di Bill. Fu la prima volta, la prima volta in cui Melissa avesse mai baciato un ragazzo, la prima volta in cui valesse davvero.
Quando si staccarono sorrisero di nuovo e Melissa si sentì così felice, non c’era freddo o vuoto, ma il mare, pieno e forte.
-Non mi sono mai sentita così.- Sussurrò la ragazza osservando il fumo che usciva dalle sue labbra per il freddo.
-Così come?- Chiese lui con un tono provocatorio carico di dolcezza.
Melissa si sentì avvampare, Bill la faceva sentire giovane, quasi come se avesse davvero soltanto quindici anni, e gli sorrise maliziosamente, come una quindicenne, non si curò dei suoi capelli o del suo vestito, non si chiese nemmeno se il mascara le fosse colato, lo fece e basta.
-Così felice.-
Lui la baciò ancora, più in fretta, ma con cura.
Melissa lo abbracciò, lo fece come mai aveva fatto con nessuno, gli abbracci non erano per le persone come lei, quelli erano per le persone felici.
Sentì il suo odore, sentì le sue mani sulla schiena, sentì il suo collo freddo.
-Vorrei solo che questo non finisse.- Disse piano, rischiando di apparire infantile.
-Non finirà.-
Melissa tentò disperatamente di credere alle sue parole, ma il pensiero di lei ad Hogwarts e lui chi sa dove le attorcigliava lo stomaco.
 
Bill rimase soltanto una notte, ma fu abbastanza.
Né lei né probabilmente lui furono mai in grado di capire cosa li facesse sentire il bisogno l’uno dell’altra costantemente.
E fu solo questo sentimento, questo desiderio, che permise  o costrinse loro a non lasciarsi perdere, sebbene Bill lavorasse in Egitto, sebbene tra loro ci fossero quasi nove anni di differenza, sebbene le loro famiglie fossero così diverse.
Si scrivevano lettere continuamente, Melissa non si era mai sentita così vicina a nessuno, nemmeno a Caroline.
Neanche un persona sapeva di loro se non Caroline.
 
-Possiamo parlare?- Chiese Draco, la luce del sole faceva brillare i suoi capelli al punto da sembrare bianchi.
-Certo.- Rispose Melissa senza scomporsi.
Era una giornata di Aprile come tante altre, la primavere si era sostituita all’inverno con qualche difficoltà, i fiori crescevano debolmente, ognuno ad un’ incredibile distanza dall’altro.
-Lo so.- Disse, aveva la voce tremante e non faceva che addentarsi il labbro inferiore, ormai rosso scarlatto.
-Che cosa?-
Lui sospirò.
-Lo so, lo vedo, non ti piaccio, ma allora perché? Davvero non capisco, a quale scopo?-
Melissa avrebbe voluto scomparire, gli occhi grigi di Draco erano così carichi di dolore e lei sentiva che la colpa era, almeno in parte, sua.
-Mi dispiace così tanto. Tu sei importante per me e credevo di provare qualcosa ma…-
-Non ce l’ho con te, io non mi sono opposto perché mi piacevi e mi piaci troppo. Ma non voglio farti questo.-
La verità era che Melissa non aveva mai respinto Draco perché le era utile, avere un ragazzo la rendeva più completa o almeno così credeva.
-Meriti di meglio. Lo so che è una frase fatta, ma ti voglio troppo bene per lasciare che questo continui. Meriti una persona che ti ami davvero, Draco. Magari crescendo cambierò idea, ma non puoi aspettarmi.-
Draco si lasciò cadere su una panchina di cemento.
-Ti ho vista, la sera del Ballo degli Ex-Studenti, mentre ballavi con quel ragazzo, eri così felice e  non lo so perché non ho rotto con te il mattino seguente, ma da allora non ho fatto che sentirmi un impostore, ogni secondo che passavo al tuo fianco era una bugia.-
-Perché? Perché ti sei lasciato prendere in giro da me?-
-Melissa, tu tiri fuori la parte migliore di me! Quella che con tutti gli altri sopprimo! Sono arrogante e altezzoso con chiunque mi stia intorno se non con te!  Mi sentivo bene solo quando stavamo insieme, come potevo lasciarti?- Draco alzò la voce, ma non c’era rabbia, solo frustrazione.
-Io non ti voglio perdere Draco, sei il mio migliore amico.- Melissa avrebbe voluto piangere, ma sapeva di non poterlo fare e perciò si sentì morire, come sempre, ma resistette.
Draco si addentò il labbro ancora più forte, sentì il sapore del sangue riempirgli la bocca e aspettò che gli graffiasse l’esofago con il suo gusto metallico.
-Non succederà, non riuscirò mai ad allontanarmi da te.-
Draco si alzò, aveva il viso pallido come sempre, gli occhi irrimediabilmente freddi si erano tinti delle lacrime che stava trattenendo.
-Beh, io ora vado.- Disse il ragazzo, infilandosi le mani nelle tasche del giubbotto e seppellendo il viso sotto la sciarpa che gli aveva regalato proprio Melissa.
Melissa rimase in piedi ad osservare quei pochi fiori, si sentì sconfitta e sola per la prima volta dopo tanto tempo.
Non conosceva la natura di quel sentimento, non amava Draco, eppure non riusciva a sentirsi libera.
 
 
Per Melissa non fu dura abituarsi a non stringere più la mano di Draco o a fingere di aver voglia di baciarlo.
Fu piuttosto difficile rispondere a le centinaia di domande che continuavano a rivolgerle le sue compagne, tutte tranne Caroline.
Caroline scelse il silenzio per comunicare a Melissa la sua disapprovazione, ma quest’ultima non fu particolarmente toccata dal suo giudizio, forse per la prima volta.
Quel mattino un gufo dalle piume grigie planò sul tavolo di Melissa rischiando di rovesciarle addosso tutto il succo d’arancia, nel becco stringeva una busta, lei riconobbe il mittente prima ancora di afferrarla, soltanto Bill utilizzava buste di quella particolare tonalità di azzurro.
Melissa la strinse con le dita sottili per poi infilarla velocemente nella sua borsa. Si preparò all’interrogatorio da parte delle ragazze sedute accanto a lei che avrebbe subito nel giro di pochi secondi.
Ashley, una ragazzina dai capelli biondi e crespi legati in due codini, aprì le danze:
-Chi te la manda?- Terminò la frase con un sorriso malizioso che Melissa declinò semplicemente sollevando entrambe le sopracciglia.
Melissa si concesse una manciata di secondi per riflettere e per apparire più rilassata di quanto realmente fosse.
-Mio padre.- Rispose poi con fermezza.
-Ovviamente.-  Fece Sara con sarcasmo,  aveva il viso ambrato e i denti da coniglio, dopo quella affermazione guardava Melissa con aria di sfida.
-Te la farei leggere, se solo tu ne avessi il diritto, peccato che no, non ce l’hai.- Melissa replicò con tono talmente glaciale da farle abbassare la testa e nascondersi dietro ai lunghi capelli castani.
Appena finì la colazione Melissa si precipitò nel bagno del suo dormitorio, chiuse a chiave la porta e aprì la busta con mani tremanti.
Ciao Mel,
Come stai? Spero tu stia bene, volevo dirti che quest’estate tornerò in Inghilterra e starò lì per un po’, non vedo l’ora di rivederti, di parlare con te e sentirti ridere, sai, non mi importa affatto di quello che diranno, io desidero stare con te come non ho mai fatto prima.
So che sarà difficile perché tu sei soltanto al quarto anno e io lavoro dall’altra parte del mondo, ma sto davvero considerando di trasferirmi alla Gringott di Londra, alla mia famiglia non farà male un po’ di aiuto.
Vorrei che quello che c’è tra noi non fosse un segreto perché, vedi, io odio i segreti.

Mi dispiace che tra te e Caroline le cose stiano andando così male, ma credo che forse dovresti cogliere questa opportunità per considerare nuove amicizie, magari è arrivato il momento di allontanarvi un po’.
Ora devo andare, spero mi scriverai presto.
Tuo, Bill.
Finito di leggere Melissa si strinse la lettera al petto e pianse per minuti interi senza realmente conoscerne la ragione, era così felice, desiderava soltanto che il tempo passasse in fretta, che quel mese e mezzo volasse, perché non poteva più aspettare.
Salve! 
So di essere tremendamente lenta, ma voglio davvero continuare questa storia ed ho un nuovo capitolo quasi pronto, quindi c'è ancora speranza.
Scusate per l'attesa. Ma ora che è finita la scuola avrò mooolto più tempo. Quindi, niente, spero vi piaccia.
Ali

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