Everything I do ... I do it for You.

di Scarl_Bloom 94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1997. ***
Capitolo 2: *** 1998. ***
Capitolo 3: *** 1999. ***



Capitolo 1
*** 1997. ***


Everything I do … I do it for you

 

"Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile per le cose: a loro piace essere l'ultimo amore di un uomo." (Oscar Wilde)

 

·       Los Angeles- Dicembre 2015

 

Apro la porta d’ingresso con i nervi alle stelle. L’unica cosa di cui ho bisogno adesso è una doccia calda, nient’altro. Non m’importa un fico secco se oggi è la vigilia di Natale, non ho nulla da festeggiare. Butto la borsa sulla sedia e lancio le chiavi sul tavolo, le quali finiscono irrimediabilmente a terra.  << Ah, andate al diavolo anche voi! >>. E pensare che oggi è anche il mio compleanno. Trent’anni, assurdo. La cosa che più mi fa salire la rabbia è che ho passato gran parte della mia vita dietro a quel coglione.  Scuoto il capo ripetendo nella mia mente di non pensarci, di farla finita una buona volta. In quel preciso istante ricordo di non aver chiuso la porta e, subito, faccio per voltarmi per rimediare. Ecco, però, che qualcosa mi paralizza. Proprio davanti a me, sulla soglia d’ingresso, c’è Orlando.  << Che ci fai qui? Vattene, non voglio vederti >> ammetto decisa. << Scarlett, dobbiamo parlare. Non me ne andrò di qui finché non ti avrò detto tutto quello che mi porto dentro da ormai troppo tempo. >> Accidenti a lui e alla sua cocciutaggine. << Tu ed io non abbiamo più nulla da dirci. Va via >> e no, mio caro, questa volta non l’avrai vinta tu.  << No, invece mi ascolterai >> chiude la porta dietro le sue spalle e pian piano avanza verso di me. << Cosa vuoi? E’ mai possibile che non ti entri in quella zucca vuota che non voglio avere più niente a che fare con te? >> Mi allontano esasperata, ma sono costretta a fermarmi per via del tavolo. << Scarlett >> sussurra alzando la mano per accarezzarmi una guancia << sei troppo importante per me, per lasciarti andare via. >> Mi scanso all’istante << oh, certo. Così com’era importante Jennifer, vero? O Sophie, Sarah, Kate, Miranda, Margot? >> replico bollendo dalla rabbia. << Te le ricordi tutte? >>  domanda abbozzando un sorriso insopportabile sulle labbra. << Credo di averne saltata qualcuna >> aggiungo infastidita. << Quanti anni compi, oggi? Venti? >>  ironizza << sembri una ragazzina. >> Accidenti a lui e all’effetto che mi fa. << Smettila, Orlando. Te lo ripeto: vattene. Sono stanca. >> Non so perché, ma qualcosa mi dice che non ha la ben che minima intenzione di darmi retta. << Voglio baciarti >> prosegue imperterrito provando ad avvicinarsi di nuovo. << Ti stai comportando come un bambino! Sei un uomo di quarant’anni, porca miseria, smettila. >> E quell’immancabile sorrisetto torna a prendere forma sulle sue labbra << ne ho trentotto, fiorellino. >> controbatte sornione. << Trentanove a gennaio >> lo correggo innervosita. << Quante cose sai di me >> continua fingendosi sorpreso. << Ti conosco da ...  diciotto anni. E vorrei … non averti conosciuto affatto. >> Il sorriso scompare dal suo volto assumendo sempre un’aria più seria. E’ come se l’avessi ferito. Punto lo sguardo nel suo e avrei voluto non farlo. Sento i miei occhi farsi lucidi e l’amore che provo per lui diventa sempre più incontrollabile. << Ti prego, vattene >> riesco a dire in un sussurro. << Non ho ancora finito >> ribatte lui serio. << Sei insopportabile, cos’altro c’è? >> domando esausta. Orlando mi guarda profondamente prima di aprire bocca e parlare una volta per tutte. << C’è che … >> si ferma un attimo, come per prendere coraggio << io ti amo. >>

 

Londra - 1997, l’anno in cui morì la principessa Diana.

 

Era un giorno come un altro, io ero appena tornata da scuola insieme alla mia migliore amica Perald. Eravamo entrambe euforiche perché mancava qualche settimana all’uscita di Titanic. Leonardo DiCaprio era il nostro idolo, eravamo stracotte di lui. Perald doveva convincere sua madre ad accompagnarci al cinema, mai e poi mai avrebbe gettato la spugna. << Scarl, non preoccuparti di niente, so cosa fare. Per Leo questo e altro. >> Mi fidavo ciecamente di lei, sapevo che alla fine l’avrebbe spuntata.

Non avevo nemmeno provato a chiederlo a mia madre, il nostro rapporto è stato da sempre molto complicato. Non ho mai saputo chi fosse il mio vero padre, e lei non ne ha mai voluto parlare. Lei viveva per mio fratello, non aveva occhi che per lui. Christopher era più grande di me di otto anni, e in quel periodo si era messo in testa di voler fare l’attore.

<< Scarlett! Muoviti, è tardi! >> Mia madre mi portava spesso a lavoro con sé, nonostante io volessi restarmene a casa a guardare la tv. << Allora, ti muovi? Mi stai facendo perdere tempo! >> Lavorava come costumista e aveva ottenuto un posto in un film intitolato “Wilde”. << Mamma, ho dodici anni, posso benissimo stare a casa da sola. >> Ma a niente servivano le mie parole. << Sorellina, stai facendo innervosire anche me! E’ il mio primo film, sali in macchina e falla finita. >> Potevo mai ferire i suoi sentimenti dicendogli che sì, effettivamente era il suo primo film, ma da comparsa? Certo che no, perciò alla fine salì in macchina senza obiettare.

Come sempre, non potevo far altro che gironzolare per il set. Mia madre non mi voleva fra i piedi così dovevo starmene per i fatti miei. Mi annoiavo a morte a stare lì, inoltre ero sola, perciò dopo un po’ decisi di tornare da mia madre. La trovai intenta a parlare con qualcuno, probabilmente con una delle attrici. Stava parlando proprio di me. << Oh lei è … capitata. E non doveva capitare, a dirla tutta.  Non è certamente la figlia che avrei voluto avere. Meno male che ho Christopher, è davvero un figlio meraviglioso. E sono sicura che diventerà anche un bravissimo attore di successo. Perlomeno posso contare su di lui. >>

Non riuscivo a capire il perché mia madre mi odiasse a tal punto. Tuttavia ero troppo piccola per rimanere impassibile dinnanzi a quelle parole. Scoppiai a piangere e andai a cercare un posto in cui stare da sola, senza essere vista da nessuno. Ero solo una bambina, e una bambina non meritava di sentirsi dire delle cose così orrende dalla propria madre. Iniziai a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me, del perché non mi volesse bene. Continuavo a piangere raggomitolata in un angolo, fino a quando non sentì la voce di qualcuno. Alzai di poco il capo e mi ritrovai davanti un ragazzo. Pensai subito che dovesse trattarsi di un angelo per quanto fosse bello. << Fiorellino, perché stai piangendo? >> si chinò per parlarmi e il mio pianto si fermò d’improvviso. << Ehi, va tutto bene, come ti chiami? >> sorrise e il mio cuore si accese. << Sca ... Scarlett. Tu? >> sibilai. << Io mi chiamo Orlando >> rispose con un altro sorriso. Rimasi incantata a guardarlo, mentre lui si mise ad asciugare i miei occhi dalle lacrime. << Quanti anni hai, bambina? >> mi chiese guardandomi con aria dolce. << Do ... dodici. >> riuscì a dire. Mi accarezzò i capelli, senza smettere di sorridere << perché stavi piangendo? >> Non risposi, mi perdetti nella strana luce che emanavano i suoi occhi. << Si può sapere, allora, cosa ci fai qui? Ti sei persa, piccolina? >> chiese ancora. Mi misi a scuotere il capo completamente imbambolata << la mia mamma lavora qui. Tu ... chi sei? >> Continuavo a guardarlo ammaliata, non capivo cosa stesse accadendo dentro di me, sapevo solo che doveva trattarsi di qualcosa di bello. << Sono qui per il film, devo fare una comparsa e dire quattro battute. E’ la mia prima esperienza, sai sono da poco entrato nella scuola di recitazione e, a dirla tutta, sono un po’ nervoso, anche se si tratta di qualche minuto. >> Annuì perfettamente comprensiva << andrà bene, sta tranquillo. Cosa devi fare? >> Il ragazzo si sedette a terra accanto a me << un ragazzo di strada, ma tu sei ancora troppo piccola per capire certe cose. >> Feci spallucce guardandolo incuriosita << so cos’è un ragazzo di strada. Un ragazzo che abita sulla strada, che ci vuole? >> Lui scoppiò a ridere di cuore, e in quel momento non feci caso al fatto che mi stesse prendendo in giro, ma rimasi incantata ad ascoltare la sua risata. << Ehi, sei riuscita a farmi sciogliere un po’. Grazie, fiorellino. >> Arrossì nascondendo il viso tra le ginocchia << e cos’ho fatto? >> Sorrise ancora una volta, probabilmente per la mia ingenuità << mi hai fatto ridere. >> Ci guardammo negli occhi per qualche istante, ma fummo interrotti da un suono. << Oh ... Jennifer, accidenti >> lo sentì borbottare non appena prese il telefono in mano. Chiuse la chiamata, senza rispondere << è la mia ragazza, non sai che rompi scatole. Le avrò ripetuto cento mila volte che l’avrei chiamata a riprese finite, ma è cocciuta. Beata tu, fiorellino. Sei ancora piccola per metterti in pasticci come questi. >> Rimasi un po’ male, tuttavia non riuscivo a capirne il motivo << non le vuoi bene? >> gli chiesi curiosa. << Certo che le voglio bene, solo che a volte è ... un pochino fastidiosa. >> Risi per la faccia buffa che fece. << Siamo pari, visto? Ti ho fatto ridere. >> Mi resi conto che aveva perfettamente ragione << grazie. >> In quel momento qualcuno entrò nella stanza << Orlando Bloom? >> Lui si alzò subito << sì, sono io. >> Orlando Bloom. Come suonava bene. << Venga, tra poco tocca a lei. >> Peccato, doveva già andarsene. Prima di uscire, però, mi salutò con un bacio sulla guancia << stammi bene, fiorellino. E non piangere più, mi raccomando. >>

Ero convinta che non l’avrei mai più rivisto.

<< Com’è andata? >> chiese mia madre a mio fratello durante il tragitto di ritorno a casa. << Bene. Ho conosciuto un ragazzo davvero simpatico. Ha la mia età e sta studiando recitazione. >> In quel momento le mie orecchie si aprirono come per magia. << E come si chiama? >> domandò nostra madre. << Orlando, mi pare. Ci siamo scambiati il numero di telefono, voglio saperne di più riguardo questa scuola. Potrei provare a entrarci, tu che dici? >> Non potevo crederci. Mio fratello e quel ragazzo si erano conosciuti, e per di più quello zuccone di Chris aveva anche il suo numero.  Perciò aveva vent’anni, io pensavo ne avesse sedici, diciassette. Non li dimostrava per niente vent’anni.

 

Il diciannove dicembre uscì Titanic al cinema. Aspettavo quel giorno da tantissimo tempo, ma era come se non me ne importasse più nulla. Perald riuscì a convincere sua madre ad accompagnarci. Ero certa che ci sarebbe riuscita. E così quel giorno andammo insieme a vedere Leonardo DiCaprio concretizzando, in questo modo, un nostro piccolo sogno.

<< Non sei agitata? Ahh,sembrava impossibile e invece ... Ma mi stai ascoltando? Scarl, sembri in un altro mondo. >> Tornai bruscamente alla realtà e guardai la mia amica mortificata << scusami, stavo pensando e ... >> Proprio in quel momento le luci si spensero. << Shh, inizia! >> mi stizzì Perald all’istante. Il film era bello, più di quanto immaginassi, ma la mia testa tornava sempre a quell’incontro. Come potevo dimenticare quel sorriso? E nel mentre nella mia mente partì  As Long As You Love Me”: l’ultimo singolo dei Backstreet Boys. L’avevo ascoltata settecentomila volte negli ultimi tre mesi . Tuttavia non riuscivo a capire il perché l’associassi a quel ragazzo. << Dimmi la verità >> sentì dire da Perald nel bel mezzo del film << hai trovato qualcuno che ti piace più di Leonardo, non è vero? >> Quella sua domanda mi spiazzò completamente. << Sì >> risposi abbozzando un sorriso. << Lo sapevo! >> sbuffò mettendosi a braccia incrociate << e come si chiama, sentiamo? >> Pensai al suo nome, e il solo pensiero di doverlo dire ad alta voce mi faceva sudare le mani. << Orlando. Orlando Bloom. >> Lei mi guardò per qualche secondo, senza saper cosa dire << e che razza di nome è Orlando Bloom? >>

Non scorderò mai quell’anno. Era il 1997: la principessa Diana rimase vittima di un incidente stradale a Parigi,  lo stilista italiano Gianni Versace venne assassinato davanti casa sua a Miami, a settembre di quell'anno nacque Google, e Titanic divenne il maggior incasso nella storia del cinema: Un miliardo e ottocentomilioni di dollari.

Io conobbi Orlando. E me ne innamorai, disgraziatamente.

Spazio *Autrice*

Rieccomi con un'altra storia! L'Odissea sta per finire ... perciò ho deciso di pubblicare il primo capitolo di questa nuova Fan Fic ;)
Aggiornerò una volta a settimana, sicuramente di Sabato.

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate *-*
Non sarà un'odissea, ve lo dico già da adesso xD Ma nemmeno brevissima ;)

Allora, a presto
Baci
Scarl.

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Capitolo 2
*** 1998. ***


Everything I do ... I do it for you

 

 

L’immaginazione delle donne è molto rapida: balza in un attimo dall’ammirazione all’amore, dall’amore al matrimonio.”

(Jane Austen)

 

 

 

1998, l’anno in cui Titanic si aggiudicò undici Premi Oscar.

 

 

 

Mio fratello e Orlando erano diventati molto amici. Chris stava dando tutto se stesso per prepararsi al meglio al test d’ammissione, e mia madre non perdeva tempo per ripetergli quanto fosse bravo. A mio parere la recitazione non faceva proprio per lui, tuttavia con questa scusa potevo vedere Orlando quasi ogni giorno. Ed era bellissimo. Quando venne a sapere che ero la sorella di Chris, ne fu veramente sorpreso. Ero tremendamente intimidita dalla sua presenza, all’inizio a malapena lo salutavo. Col passare del tempo riuscì a liberarmi, a parlarci, e ad assistere alle performance sue e di mio fratello. Io non avevo occhi che per lui, ovviamente. Era bravo, eccome se lo era. Invece mio fratello ... lasciamo stare.

 

Dopo che “Wilde” uscì al cinema, Orlando, fu tempestato da nuove proposte. Ero al settimo cielo, non vedevo l’ora di vederlo come protagonista in un film. Tuttavia lui non era della stessa opinione. Alla fine ha rifiutato tutte le proposte, perché non si riteneva ancora abbastanza pronto. Voleva continuare a studiare, per diventare sempre più bravo. E lo ammiravo da morire per questo.

 

<< Scarl, lo sai vero che Orlando non si accorgerà mai di te? >> questa era la solita Perald, con le sue solite e fastidiose verità. << E’ grande, lui guarda le ragazze della sua età non le ragazzine come noi. >> Sapevo avesse ragione, ma come si fa a convincere una ragazzina nel pieno di una cotta pre-adolescenziale? << Un giorno si accorgerà di me >> le dissi sicura << e a proposito: con Jennifer è finita, si sono lasciati qualche settimana fa. >> Perald mi guardò portando le mani sui fianchi << e allora? Se ne troverà sicuramente un’altra. >> Sbuffai e le diedi le spalle << bell’amica che sei. >> Mi misi a sedere sui gradini dell’anfiteatro, mentre Perald cercava di trovare le parole giuste per scusarsi. << Dai, non volevo ferirti. E’ che questa cosa va avanti da quattro mesi, non hai mai avuto una cotta così lunga, a parte Leonardo. >> Riuscì a farmi sorridere << non ti preoccupare: Leo è ancora al primo posto. >>

 

Il 31 marzo si celebrava la premiazione degli Oscar. Titanic aveva avuto dodici nomination ed era la prima volta che potevo rimanere sveglia fino a tardi per seguire la cerimonia. Mia madre era via per lavoro, così io e Chris avevamo la casa tutta per noi. Ovviamente per lui non c’era nessun problema se fossi rimasta tutta la notte davanti alla tv. Quella sera sarebbe uscito con Orlando e altri amici, perciò potevo starmene tranquilla. Peccato che la premiazione non sarebbe iniziata prima delle due del mattino.

 

Alla fine, dopo numerosi sforzi di restare con gli occhi aperti, mi addormentai sul divanetto in cucina davanti alla tv.

 

<< Ehi, fiorellino >> sentì sussurrare << sono le quattro del mattino, cosa ci fai qui? >> Aprì gli occhi quel tanto basta per vedere quel suo dolce sorriso << mm mi sono addormentata >> borbottai stiracchiandomi << volevo vedere gli Oscar. >> Mi alzai leggermente e lui si sedette accanto a me << Titanic sta stracciando tutti, a quanto vedo. >> Guardai la tv e potei costatare che effettivamente aveva vinto già sette statuette. << Accidenti, volevo vederlo. Oh mio Dio, c’è Leo! >> dissi appena inquadrarono DiCaprio. << Ti piace proprio tanto, eh? >> mi punzecchiò lui << non capirò mai voi donne. >> Arrossì e mi sforzai di guardarlo << cosa non capisci? >> Mi prendeva sempre in giro per questo fatto di Leonardo. Beh, lo faceva sempre anche mio fratello, non era una novità per me. Però non capivo cosa ci trovassero di così strano. << Milioni di ragazzine che vanno dietro a un ragazzo che nemmeno è a conoscenza della loro esistenza. Non lo trovi assurdo, fiorellino? >> Feci spallucce e tornai a guardare la tv << anche tu avrai delle fan, quando diventerai un attore famoso. >> Orlando scoppiò a ridere, come se avessi detto qualcosa di veramente impossibile << aspetta, quindi per te ... io sarei bello? Bello quanto DiCaprio? >> Avrei dovuto mordermi la lingua. Iniziai a balbettare qualcosa di insensato, non sapevo cosa inventare. << Va bene, va bene. Non c’è bisogno che ti agiti tanto >> mi fermò continuando a ridere, prendendomi in giro al suo solito. << Dov’è mio fratello? >> domandai nel cercare di cambiare discorso. << L’ho accompagnato nella sua camera, è ubriaco fradicio, non si reggeva in piedi >> mi informò. << Che idiota. E tu non hai bevuto? >> Orlando fece di no col capo << no, non lo reggo per niente, preferisco evitare. >> Sorrisi per quello che aveva appena detto << sei un bravo ragazzo, tua madre sarà orgogliosa di te. >> Ci rifletté un po’ su, poi annuì << sì, può darsi. Penso che ogni madre sia orgogliosa dei propri figli, no? >> Spostai lo sguardo a terra, rattristendomi di colpo << la mia no. Lei vuole bene solo a Chris. >> Orlando mi alzò subito il viso << perché dici questo? Guarda che ti sbagli, tua madre vuole bene a entrambi. Non voglio più sentirtelo dire. >> Ci mancava poco mi mettessi a piangere, ma riuscì a trattenermi. << Adesso va a dormire, è tardissimo. >> Annuì continuando a tenere lo sguardo abbassato. Mi alzai e andai a chiudere la Tv << fiorellino, te ne vai senza nemmeno salutarmi? >> Avvampai come non mai e rimasi immobile. Orlando rise e si alzò per venire da me << buonanotte, piccolina >> mi disse dandomi un bacio sulla guancia << sei una bambina adorabile, lo sai? Dormi bene e ... prenditi cura di tuo fratello. >> Rimasi imbambolata a fissarlo, e alla fine riuscì ad annuire a ciò che mi aveva detto.  Ogni volta che mi baciava, sentivo un dolce calore dentro di me. Quella cotta stava diventando sempre più grande, giorno dopo giorno.

 

A settembre iniziai l’ultimo anno delle medie, Chris fece il test d’ammissione, ma purtroppo non venne preso. Mia madre lo difese dicendo che erano quelli della scuola i veri incompetenti, non suo figlio. C’era d’aspettarselo, anche quando Chris falliva, nostra madre trovava sempre un pretesto per essere orgogliosa di lui. E invece io, anche se prendevo voti alti a scuola, era come se non esistessi per lei. Orlando si sbagliava, lei non mi voleva bene, anche se non ne capivo il motivo.

 

<< Scarl, non trovi che Mark sia carino? >> mi chiese Perald durante la lezione di letteratura inglese, << Mark ... il nostro compagno di scuola? >> Lei annuì facendomi rimanere di sasso. << Non lo so, lo conosco dalle elementari. Non l’ho mai visto sotto quest' aspetto. >> Perald sorrise sognante << è così carino. Lo sai, ho un debole per i biondi occhi azzurri. >> Pensavo di avere anch’io un debole per i biondi, forse mi sbagliavo. << A me non piace. >> Lei mi guardò annoiata << ancora non sei una teenager, non puoi capire. >> Rimasi un attimo perplessa << e quando lo diventerò? >> chiesi preoccupata. << Al tuo tredicesimo compleanno, naturalmente. >> rispose sicura di sé. << Ma ho tredici anni, cioè ... manca poco, però ... >> Mi interruppe << quando li compirai ne riparleremo, Scarl. Sono sicura che inizierai anche tu a guardarti intorno. >> Non faceva che aumentare la mia confusione << guardarmi intorno? In che senso? >> Perald sbuffò, il che fece adirare la nostra professoressa. << Ma insomma. Voi due, volete prestare attenzione alla lezione? Non avete fatto altro che parlare. >> Ci scusammo entrambe e, per fortuna, non ci mise una nota. << Dicevo ... ci sono tanti bei ragazzi, inizierai a guardarli anche tu. >> Ancora non riuscivo a capire << Ma io i ragazzi li guardo già. >> replicai confusa. << Se vabbè, sto parlando dei ragazzi della nostra età, non di quelli irraggiungibili. >> Annuì leggermente << e sarebbero? >> La mia amica ci pensò due volte prima di sbuffare di nuovo << Leonardo e Orlando. Anche se ... Orlando,diciamo, sarebbe più raggiungibile, ciò non toglie che è comunque un ragazzo impossibile. Ora hai capito cosa voglio dire? >> Risposi di sì, tuttavia a me i ragazzi della nostra età non piacevano, non c’era niente da fare.

 

Un giorno, mentre io e Perald facevamo merenda nei giardini della scuola, si avvicinò un ragazzo. Io nemmeno lo conoscevo, ma la mia amica subito mi prese dal braccio, come per avvertirmi della sua presenza. << Ciao ragazze >> ci salutò lui cordialmente << volevo darvi l’invito per il mio compleanno. >> Guardai Perald meravigliata, e poté costatare che lei non lo era affatto. << E’ questo sabato, potete venire? Tu ... Scarlett, verrai? >> Non sapevo cosa dire, a dire la verità. Io quel ragazzo non l’avevo mai visto e non capivo perché era venuto da noi. << Certo che ci veniamo >> rispose Perald per entrambe << grazie per averci invitate. >> Lui mi sorrise e se ne andò. << Scarl! E’ il ragazzo più carino della scuola! Ti rendi conto? È Luke Thompson. Non ci posso credere. >>  E mentre la mia amica gioiva per l’invito, io mi disperavo per la gran scocciatura di dover andare a quella festa.

 

Quel pomeriggio, mia madre era a lavoro e Chris era uscito con i suoi amici. Dovevo andare a piedi a casa di Perald, e sua madre ci avrebbe accompagnati a casa di quel ragazzo. Che tra l’altro, non capivo tutto quest’entusiasmo. Okay, era il ragazzo più carino della scuola, ma per me non significava proprio nulla.

Proprio nel momento in cui stavo per uscire da casa, suonò il telefono. Andai a rispondere, piuttosto scocciata. Era Chris. << Scarlett, dì a mamma che in questo momento sono in ospedale, non so quando tornerò, dille solo di stare tranquilla. >> Spalancai gli occhi stringendo la cornetta nella mia mano << cos’è successo? Stai bene? >> chiesi col cuore in gola. << Sì, io sì. Orlando ... è caduto ... ha fatto un volo di tre piani ... è vivo, ma ancora non sappiamo nulla sulle sue condizioni. >> La cornetta del telefono scivolò via dalle mie mani e cadde a terra. Nella mia testa risuonavano le parole di mio fratello. Non riuscivo a pensare a nient’altro. Subito uscì da casa a mi misi a correre.

 

 

<< Scarlett? Che diavolo ci fai qui? E mamma? >> Cercai di riprendere fiato << come sta? >> Mio fratello era sorpreso di vedermi lì, non se lo sarebbe mai aspettato. << Non so ancora niente. Stanno arrivando i suoi. >> Annuì e mi guardai attorno, ancora col cuore che mi batteva all’impazzata. << Ma come hai fatto ad arrivare? >> domandò Chris. << Ho preso tre autobus, ho chiesto un po’ in giro ... ed eccomi qui. >> Era l’ospedale più vicino, dovevano essere lì per forza, ecco perché ero riuscita a trovarli. Non ne ero assolutamente certa, ma dovevo pur tentare. << Ragazzo? >> lo chiamò un’infermiera << vieni, il tuo amico si è appena svegliato. >> Sorrisi e guardai Chris.

Entrammo nella stanza e appena vidi quei suoi occhioni dolci e sorridenti, quasi non scoppiai a piangere. Era immobile su quel letto, mi si spezzava il cuore a vederlo così. << Fiorellino, cosa ci fai qui? Non avevi una festa oggi? >> Feci di no col capo cercando di sorridergli << non importa. Come ti senti? >> Mi avvicinai e gli sfiorai la mano << uno schifo. Dovevo stare più attento, accidenti a me. Adesso ... non so nemmeno cosa ne sarà della mia vita. >>

Sentimmo qualcuno bussare alla porta << Orlando? >> entrò una signora << figlio mio, ma che cos’hai combinato? >> Dedussi si trattasse di sua madre. << Niente, mà. Volevo imparare a volare, ed eccomi qui. >> Riusciva a fare l’ironico anche in una situazione come quella, da non credere. << Fratellone, accidenti a te, devi sempre combinare qualche guaio. Quando cresci? >> entrò una ragazza, sicuramente sua sorella. << Mai, Sam. >>

 

Aspettammo che i medici ci dicessero qualcosa. A quanto avevo capito Orlando si era spezzato una vertebra durante la caduta, ed era già tanto che fosse lì tra noi. Quando il dottore entrò, restammo tutti in silenzio ad ascoltarlo. << Mi dispiace darti questa notizia, ragazzo. Hai solo ventuno anni, sei ancora troppo giovane ... ma le possibilità che tu torni a camminare sono nulle. >> Sua madre lo strinse forte, ma Orlando non era per niente spaventato. << Mi dica dottore, potrò ... fare sesso di nuovo? >> Sua madre e sua sorella lo sgridarono subito << Orlando, santo cielo! Con tutte le cose importanti che ci sono, ti viene in mente proprio quello? Sei incorreggibile. Inoltre c’è una bambina nella stanza, ma non ti rendi conto? >> Orlando mi guardò come per scusarsi, ma ero troppo in imbarazzo per continuare a fissarlo.

Chris tornò a casa per avvertire nostra madre, ed io decisi di rimanere in ospedale. Sua madre e sua sorella erano impegnate a parlare con i medici, così io e Orlando restammo da soli per un po’. << Io tornerò a camminare, i medici possono dire quello che vogliono, ma io non vivrò per il resto della mia vita su una sedia a rotelle. >> Lo guardai per un attimo, poi annuì << sono d’accordo con te. >> Lui si voltò sorpreso << davvero? Pensavo mi prendessi per pazzo. >> Risi << no, non sei pazzo. Tu camminerai di nuovo, finirai gli studi, diventerai un attore famoso e ... >> Mi fermai in tempo, prima di dire una sciocchezza del tipo “ mi sposerai “. << Ehi, ti sei fatta un progetto della mia vita? >> Arrossì e abbassai lo sguardo intimidita. << Fiorellino, smettila di arrossire e abbassare la testa ogni volta che dico qualcosa. >> Annuì e provai a guardarlo negli occhi, << scusami. >> Lui sorrise << sai, prima di conoscerti, mi chiedevo se le ragazze con le guancie rosse esistessero ancora. >> Divenni ancora più rossa di quanto già non fossi. Orlando scoppiò a ridere, e sentirlo ridere, per me, era come toccare il cielo con un dito.

 

All’improvviso entrò qualcuno nella stanza << Orlando, tesoro, ho appena saputo dell’incidente. Come stai? >> Era Sophie, la sua nuova ragazza. << Bene, non preoccuparti. >> Lei si voltò distrattamente verso di me << e lei chi è? La tua sorellina? >> Già non la sopportavo. << No, sono una sua amica >> risposi al posto suo. << Oh, ehm ... tesoruccio, potresti lasciarci da soli? Io e il mio ragazzo abbiamo bisogno di un po’ di privacy. >> La guardai sprezzante, ma prima che potessi aprire bocca, fu Orlando a parlare al posto mio. << Lei può stare qui. >> Sorrisi, ma la sua ragazza non la prese bene << cosa? Io faccio di tutto per correre da te, e tu non apprezzi nemmeno un pochino? Scusami se ho voglia di coccolarti un po’. >>  Che oca. << Sono caduto oggi pomeriggio, verso le tre. Mi sono svegliato alle quattro e mezzo in quest’ospedale e ... Scarlett era già qui, per me. Tu c’hai messo quattro ore per venire da me. Quindi quella che deve uscire da qui non è lei. >> La ragazza rimase senza parole, poi prese la sua orribile borsetta e si alzò indignata << tanto lo sapevo, tu volevi soltanto portarmi a letto. E dopo che ci sei riuscito, non ti servo più, è chiaro. Sai cosa ti dico? Vattene a fanculo, stronzo. >>

 

<< Scusami ... non volevo farvi litigare >> gli dissi sincera. << Ah, non preoccuparti. Ero stanco di lei, due mesi con quella ragazza sono veramente troppi. E’ insopportabile. Sono contento sia finita, adesso ho ben altro cui pensare. >> Speravo che i medici si sbagliassero, e che Orlando riprendesse a camminare. Aveva ancora tanto da fare, tanti sogni da realizzare. Non poteva finire in quel modo. << Orlando, promettimi una cosa >> gli sussurrai avvicinandomi al letto. << Certo, fiorellino. Qualunque cosa. >> Mi feci coraggio e toccai la sua mano << promettimi che non cambierai mai, che resterai sempre il ragazzo dal sorriso gentile che conosco. >> Non riuscì a trattenere una lacrima, mi faceva troppo male vederlo in quello stato. << No, fiorellino, non piangere >> mi sfiorò una guancia << te l’ho detto: io camminerò di nuovo, non devi stare in pena per me. >>

Nei giorni a seguire i medici sottoposero Orlando a un intervento. Io andavo a trovarlo tutti i giorni, dopo scuola. Anche quando pioveva. Prendevo i tre autobus e andavo in ospedale, da lui. E ogni volta che vedevo quel suo sorriso, le mie giornate prendevano un senso.

 

<< Come stai oggi? >> era da più o meno una settimana che gli facevo quella domanda. << Mm sto con ... tre placche metalliche e sei bulloni impiantati nella schiena, per il resto sto benone. >> Mi sedetti accanto a lui e     tirai fuori un pezzo di torta. << Ah, l’hai portata anche oggi. Sei la bambina più adorabile del mondo. >> Si lamentava sempre per il pessimo cibo che gli davano in ospedale, così ogni giorno gli portavo un pezzetto di torta. << Stai attento a non sporcarti, altrimenti se ne accorgeranno. >> Sembrava un bambino davanti al suo dolce preferito. << Tra dieci giorni potrò uscire da qui, non è fantastico? Potrò riprendere gli studi, anche se dovrò stare per un po’ con le stampelle. Comunque mi riprenderò, seguirò la terapia e tornerò come nuovo. >> Fortunatamente i medici si erano sbagliati, Orlando si stava pian piano riprendendo. Non sapevamo se un giorno sarebbe tornato a camminare normalmente, ma io avevo piena fiducia in lui. Era stato miracolato. Sì, perché la vita per lui aveva in serbo un altro destino.

 

<< Grazie per tutto quello che fai per me >> mi disse il giorno prima dell’uscita dall’ospedale << sei come una sorellina adottiva. >> Sospirai e cercai di sorridere, ma ci rimasi terribilmente male davanti a quella sua affermazione. Infondo, però, l’avevo sempre saputo. Ero come una sorella per lui e, forse, per il momento mi bastava essere quello.

 

 

Era il 1998.

 

 

 

 

*Spazio Autrice*

 

Ecco il secondo capitolo ^-^

Ringrazio Jess Chan e Jodie_ always per aver messo la FF nelle preferite ^^

E ringrazio Nikihorse e ToomuchloveforLegolas per aver recensito :D

E grazie anche a chi ha solo letto :D

Alla prossima :)

Baci

Scarl.

 

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Capitolo 3
*** 1999. ***


Everything I do … I do it for You

 

"Solo nell'agonia del salutarci siamo capaci di comprendere la profondità del nostro amore.”

(George Elliott)

1999, l’anno in cui il film La vita è bella di e con Roberto Benigni venne pluripremiato alla 71ª edizione degli Academy Awards.

 

Stavo sfogliando le pagine di un libro in una tiepida giornata di marzo. Ero così presa dalla lettura che non mi resi conto della presenza di qualcuno alle mie spalle. Avevo preso abitudine di andare nel parco vicino casa mia per rilassarmi e immergermi nella lettura. E nel bel mezzo del racconto mi sentì toccare la spalla. Il libro volò via dalle mie mani ed emisi un urlo di spavento. Tuttavia appena vidi Orlando e il suo immancabile sorriso mi calmai.

<< Cosa ridi? Stupido! Mi hai fatto prendere un colpo. >>

 Sembrava si stesse divertendo da matti.

 << Scusami, fiorellino. >> Si chinò a prendere il libro da terra e, senza smettere di ridere, me lo porse.

<< Lo sai che quando leggo sono così presa dalla storia che ... odio essere interrotta! E smettila di ridere, Orlando. >>

 Gli diedi un pugno sul braccio, ma non bastò a farlo tornare serio. Decisi di tornare alla lettura e, quindi, di lasciarlo perdere. Ma con lui lì, era  impossibile concentrarsi a leggere. Tenevo gli occhi fissi sulla pagina, mentre Orlando si sedeva accanto a me.

<< Cosa leggi? >> chiese chinandosi sul libro.

 Mi spostai, non sopportavo averlo così vicino. << Il Signore degli Anelli. >> Speravo non facesse altre domande, ma conoscendolo sapevo benissimo che le mie speranze sarebbero andate in fumo.

 << Ah sì. A scuola ne parlavano. Stanno facendo le selezioni per scegliere gli attori. Vogliono fare una trasposizione cinematografica, a quanto ho capito. >>

 Lo guardai con gli occhi meravigliati << davvero? Oh mio Dio, ma è fantastico! Adoro questo libro, non riesco più a staccarmi. >>

Orlando sorrise e mi guardò per un po’, eravamo così vicini. << Finalmente un sorriso, fiorellino. Sei così carina quando lo fai. >>

Arrossì e abbassai subito il capo facendo finta di riprendere a leggere.

 << Non ti annoi? E’ enorme. Quante pagine sono? >>

 Iniziai a pensare il perché fosse ancora lì a parlarmi, ma mi sforzai a rispondere. << Mille e duecento ... circa. >>

Orlando fece una faccia sconvolta << cosa? Tu sei matta. Io morirei. Non hai nient’altro da fare? Tipo andare dietro ai ragazzini? >>

 Sospirai e chiusi il libro, tanto non sarei riuscita a continuare lo stesso. << A me piace leggere. Soprattutto libri così grandi. E tu ... dovresti provare a leggerlo, seriamente. Anzi, perché non partecipi ai provini? Potrebbero prenderti. >>

 Orlando rise, come se avessi detto chissà quale assurdità. Mi prese il libro dalle mani e si mise a guardarlo per qualche secondo.

<< Hai un personaggio preferito? >>

Annuì << Sì, un Elfo bellissimo. >>

Orlando rise di nuovo << come fai a sapere che è bellissimo? Non l’hai mai visto. >>

Feci spallucce provando a spiegarmi << beh, io lo immagino bellissimo. >>

 Lui mi guardò perplesso, ma si fece bastare la risposta che gli avevo dato.

 <<  E come si chiama? >> domandò ancora.

<< Legolas. Non trovi sia un nome fantastico? >>

Si mise a scuotere il capo, tra una risata e l’altra << fiorellino, ma tu hai qualche problema serio. Che razza di nome è Legolas? E poi ... ti sei innamorata di un Elfo. Gli Elfi  sono orrendi, lo sanno tutti. Non interpreterei un Elfo nemmeno per tutto l’oro del mondo. >>

 Lo guardai malissimo e gli presi malamente il libro dalle mani, << no, tu sei orrendo. Idiota. >> Gli diedi le spalle un tantino offesa.

<< Ah, no dai. Stavo scherzando. E poi ... tu non mi trovi orrendo. >>

 Arrossì e strinsi il libro contro il petto. << Non ti sopporto. Te ne vai? >>

 Odiavo quando faceva così. A volte temevo che Orlando venisse a sapere del debole che avevo per lui.

<< Scusami, fiorellino. Non volevo offenderti. Tu mi sei stata così vicina negli ultimi mesi. Grazie per non avermi abbandonato. >>

Mi sentì avvolgere dalle sue braccia e, per un momento, smisi di respirare. Chiusi gli occhi per tutto il tempo che restammo in quella posizione. Gli ero stata accanto durante tutto il periodo della terapia, non sapevo nemmeno io il perché, ma prendermi cura di lui era l’unica cosa di cui avevo bisogno. Inoltre, dovevo farlo ridere anche  nei momenti in cui perdeva le speranze.

<< Mi perdoni, allora? >>

 Mi voltai e gli sorrisi. << Solo se ... mi prometti una cosa. >> Aspettai che lui annuisse, per poi parlare. << Promettimi che farai il provino per il film. >>

Orlando rise e mi guardò con quei suoi occhi dolci << Scarlett, non mi prenderanno mai. Non mi sento all’altezza di un progetto così grande. >>

Dovevo convincerlo, quella era una grande opportunità per lui, non poteva lasciarsela scappare. Continuava a dire di non sentirsi pronto, che aveva tante cose ancora da imparare, ma io ero del parere che la sua fosse soltanto paura. E non ci trovavo nulla di anormale, era assolutamente plausibile che Orlando avesse paura. Però dovevo far qualcosa per spronarlo.

Lo convinsi a leggere il libro, anche se ero convinta che non l’avrebbe finito. E infatti dopo un paio di mesi, quando gli domandai se l’avesse letto o meno, lui mi rispose: << tu sei matta, fiorellino. E’ un mattone quel libro. Ho cose più importanti da fare, come per esempio: pensare alle ragazze. >>  Era un maschio idiota, non c’era di che meravigliarsi. Chris ci raccontava sempre di quanto avesse successo Orlando con le ragazze. Lui invece non riusciva a rimorchiarne nemmeno una, poveretto. In cuor mio sapevo che quelle di Orlando fossero soltanto avventure, e speravo che un giorno, non molto lontano, si accorgesse di me. Ma ero ancora una ragazzina buffa e goffa, e le sue ragazze invece erano alte, magre e bionde. Non ero di certo il suo prototipo di ragazza.

A giugno venni a sapere che in un teatro, poco lontano da Londra, si sarebbero tenuti i provini per “Il signore degli Anelli”. Andai subito a informare Orlando della notizia, e speravo con tutto il cuore di riuscire a convincerlo a partecipare alle selezioni.

<< Fiorellino, ma tu sei testarda. Ti ho già detto che non mi sento pronto.>>

C’era d’aspettarselo, sapevo che la sua risposta sarebbe stata questa.

<< Tu hai solo paura. Sei un caga sotto! >> Sbottai, fingendomi arrabbiata.

<< Cosa? Io non sono un caga sotto, e non ho affatto paura. >>

<< Beh, allora dimostralo. Vai a quel provino. >>

Orlando mi guardò per qualche secondo senza saper con cosa contrattaccare. Sapeva, in un certo senso, che avevo ragione io. E sapeva anche che era giunto il momento di mettersi in gioco, di provare a realizzare il suo sogno. Aveva tutta le capacità per farlo, doveva solo rendersi conto di quanto fosse bravo. In quei quasi due anni che ci conoscevamo, avevo capito tante cose di lui. Era un ragazzo insicuro, umile, modesto, anche se studiava molto aveva sempre l’impressione di non aver fatto abbastanza. E in questo mi ci rivedevo anch’io. Eravamo simili. E quando stavo con lui, per la prima volta in vita mia, mi sentivo capita, meno sola, in un certo senso mi sentivo “ a casa”. E mi chiedevo spesso se anche lui sentisse la stessa cosa.

Lo convinsi, per fortuna. Aveva deciso di provare nel ruolo di Faramir, un personaggio che sarebbe comparso solo a partire dal secondo libro. Gli sembrava indicato per un principiante come lui, come inizio carriera non era niente male, sempre se l’avessero preso. In cuor mio avrei voluto che partecipasse ai provini per il ruolo di Legolas, ma non avevo il coraggio di dirglielo. Orlando sapeva quanto amassi quel personaggio, e ammettere di volerlo vedere personificare esattamente quell’Elfo che adoravo, sarebbe stato come rivelargli i miei sentimenti nei suoi confronti. Anche se al momento non sapevo neanche io cosa provassi realmente per lui. Ero solo una ragazzina, e dell’amore sapevo poco e niente.

 

<< Scarlett, sono nervoso. E’ il mio primo provino importante. Domani morirò, sono sicuro. Non ... ce la farò mai. >>

<< Sono sicura invece che andrà benissimo. >>

Cercai di tranquillizzarlo come meglio potevo. Infondo ero riuscita a convincerlo a partecipare alle selezioni, potevo anche fare qualcosa per aiutarlo a restare calmo. Il giorno prima eravamo seduti nella tribuna del piccolo campo da calcio vicino casa mia. Orlando aveva in mano il copione, mentre io guardavo, parecchio annoiata, la partita.

 

<< Chissà come sarà andata a Chris. >> Sento domandare da lui d’un tratto.

Ah, già. Dimenticavo che mio fratello era al suo ennesimo provino per uno spot pubblicitario. Quel ragazzo non voleva proprio metterselo in testa che la recitazione non faceva per lui. E d’altronde ci si metteva anche mia madre a spronarlo a non mollare, come poteva rendersi conto di essere totalmente incapace di fare l’attore?

<< Che assurdità. Tu sei bravissimo e vai nel panico per un qualsiasi provino, mentre mio fratello, pur essendo una frana, partecipa ad ogni selezione senza farsi problemi. >>

<< Ehi, non dire così. E’ tuo fratello. >>

<< Mi vuoi forse dire che Christopher sia in grado di recitare? Oh, avanti, lo sappiamo tutti che è completamente negato, solo che nessuno ha il cuore di dirglielo. >>

<< Adesso sei cattiva. >>

<< No, sto solo dicendo la verità. Pensa quello che vuoi. Anzi, pensate tutti quello che volete. Non fate altro che ripetergli di non mollare, soprattutto mia madre. Per lei esiste solo Chris, di me nemmeno se ne accorge. Nonostante lui non abbia nessuna capacità fuori dal comune, lei preferirà sempre mio fratello a me. >>

<< Secondo me stai esagerando. >>

<< Tu non sai niente, non puoi capire. >>

A interrompere la nostra conversazione ci pensò un ragazzo, mio coetaneo, che aveva appena segnato un goal. << Scarlett, questo lo dedico a te! >> Si mise a urlare mandandomi un bacio con la mano.

<< Mm questo fiorellino ha fatto colpo su qualcuno. >>

<< Sai cosa m’importa. >>

<< E perché? Non ti piace quel ragazzo? Certo, è ancora presto per fidanzamenti e robe varie, però ... anche per parlare un paio d’ore con lui, non ci sarebbe niente di male. >>

<< A me piace parlare con te. >>

<< ... Certo, anche a me, però ... potresti parlare con qualche altro ragazzo, così come parli con me, no? >>

<< No. >>

Sentì Orlando ridacchiare dolcemente. << Fiorellino, sei impossibile. >>

In quel momento, un ragazzo si avvicinò a noi. << Orlando, potresti unirti alla mia squadra? >>

Lui ci pensò un po’ << ma sì, mi farà bene correre. >>

<< Sta attento, ti sei ripreso da poco. >>

<< Okay, mammina. >> Mi disse per prendermi in giro.

 

Sorrisi e iniziai a guardare la partita con un certo interesse. Con Orlando in campo era tutto diverso, non potevo fare a meno di fissarlo. Aveva sempre quel sorriso spettacolare dipinto sul volto, in ogni cosa che faceva. Metteva entusiasmo in tutto. Mi chiedevo spesso dove prendeva quella gioia fuori dal comune di vivere. E la mia ammirazione nei suoi confronti cresceva a dismisura ogni giorno sempre di più.

Quando fece goal mi alzai per applaudirlo. << Bravo! Sei un vero campione! >>

Orlando mi sorrise e si grattò la testa impacciato.

Era un ragazzo così semplice ... arrossiva per un nulla.

E si stava facendo sempre più bello.

Tutto era così armonioso, fino a quando Luke, il ragazzo che poco prima mi aveva dedicato un goal, non fece cadere di proposito Orlando. Mi arrabbiai tremendamente.

<< Ma sei scemo, o cosa? >> Scesi subito dalla tribuna per andare a cantargliene quattro. << Mesi fa ha subito un’operazione alla schiena, ha ripreso a camminare da poco e tu lo butti a terra?! Sei un deficiente! >>

<< Scarlett, basta, lascialo stare. >> Cercò di dirmi Orlando per farmi calmare. Tuttavia non ne avevo alcuna intenzione.

<< Potevi farti male sul serio, e domani è un giorno importante per te! E per colpa di questo demente stavi per mandare tutto all’aria! >>

Orlando si rimise in piedi, aiutato da altri ragazzi. << Smettila! Va a casa, muoviti. >>

Rimasi veramente male davanti a quella sgridata. Girai i tacchi, trattenendo a stento le lacrime, e me ne tornai a casa. Forse avevo esagerato, ma Orlando non aveva nessun diritto a rivolgersi a me con quel tono. Provai un pizzico di rabbia nei suoi confronti, ma svanì quasi subito. Mi resi conto di aver esagerato, e che lui aveva fatto bene a sgridarmi. Speravo solo che non ce l’avesse con me.

Quella sera, inaspettatamente, venne a casa mia. Voleva sapere del provino di Chris, ma era venuto anche per parlare con me. Rimasi in camera mia sperando con tutto il cuore che bussasse alla mia porta. E quando sentì dei colpetti non poté fare a meno di sorridere.

<< Posso entrare, fiorellino? >>

Mi misi seduta e cercai di pulirmi il viso dalle lacrime. Orlando si accorse che avevo pianto e si avvicinò per sedersi accanto a me.

<< Scusami, non volevo sgridarti, però stavi esagerando con quel ragazzo. Non ti avevo mai vista così ... arrabbiata. >>

<< Poteva farti male. >>

<< Sì, ma mi ha chiesto scusa. L’ha fatto perché è geloso. >>

<< Geloso? E di cosa? >>

<< Perché tu stai parecchio tempo insieme a me e, come hai ben capito, quel ragazzo ha una specie di cotta per te. E’ normale abbia reagito in quel modo. >>

<< Ma a me quel ragazzo non interessa per niente. >>

<< Come fai a dirlo? Non hai nemmeno provato a conoscerlo. Senti, fiorellino, sei ancora piccola, non hai ancora compiuto quattordici anni e ... sei ancora nella fase in cui ti innamori di persone irraggiungibili, come quel Legolas, che tra l’altro nemmeno esiste. Ma là fuori, c’è un mondo pieno di ragazzi ... veri, in carne e ossa. Ancora è troppo presto, certo, ma se quel ragazzo vuole passare un pomeriggio insieme a te, a parlare, a tenerti per mano, non vedo perché tu dovresti negarti. Non ti sta chiedendo la luna. Solo un po’ di attenzione nei suoi confronti. Oggi, al suo posto, sarei esploso anch’io. Lui ha segnato per te, e tu hai fatto finta di niente. Poi quando ho segnato io, ti sei messa ad applaudire. E’ normale si sia infastidito. >>

Abbassai il capo, mi sentivo troppo idiota per guardarlo negli occhi.

<< Per fortuna l’ho rassicurato. Noi due siamo come fratello e sorella, stiamo insieme, parliamo, ma questo non vuol dire che lui non possa avvicinarsi a te. O qualsiasi altro ragazzo. Mi prometti che ci penserai un po’ su? >>

Annuì, anche se non avevo proprio voglia di farlo. Era riuscito a ferirmi ben due volte, inconsapevolmente.

<< Domani posso venire con te? >> mi decisi a chiedergli.

<< No, non c’è bisogno, fiorellino. Saprò cavarmela da solo. E poi è lontano, non so quanto potrei ritardare. >>

 

Quella sera, dopo che Orlando andò via, chiamai Perald.

<< Cos’hai da fare domani? >>

<< Perché? Che intenzioni hai? >>

<< Orlando ha un provino importante. Vorrei stargli vicino. Allora? Hai da fare qualcosa? >>

<< No ... non devo fare nulla in particolare. >>

<< Bene, ci vediamo domani. >>

Orlando mi aveva detto che non c’era bisogno che andassi con lui, ma ci sarei andata ugualmente. Pensavo sarebbe stata una bella sorpresa ... forse, però, mi sbagliavo.

 

<< Tu sei sicura di non stare per fare l’ennesima idiozia della tua vita? >>

<< Perald, non è nessuna idiozia. Stiamo soltanto andando a vedere dei provini per un film. Calmati un po’. >>

<< Sì, ma si dia il caso che sta ad un paio d’ore da Londra. Chissà a che ora torneremo a casa! In più Orlando non sa nemmeno che ci troverà lì. Magari sarà infastidito dalla nostra presenza. >>

<< Orlando infastidito? Ma smettila. >>

<< Ti stai facendo prendere un po’ troppo la mano con questo ragazzo. Lo sai, vero, che per lui sei come una sorella? >>

<< Lo so, me l’avrà detto un centinaio di volte lui stesso. >>

<< Ecco. Un paio di giorni fa Luke mi ha chiesto di te. >>

<< Uffa, non voglio di che saperne di lui. Basta con Luke. >>

<< No. Basta con Orlando. Scarlett, non ti vedrà mai come una ragazza in quel senso. >>

<< A me basta stargli vicino. Non voglio niente da lui. >>

<< Per ora ... >> Borbottò infine.

 

Forse Perald aveva ragione, ma in quel momento decisi di non dare peso a quella faccenda. Volevo solo andare da Orlando per confortarlo.

 

Appena arrivammo a teatro, presi Perald per mano e la trascinai all’interno dell’edificio. La sala era praticamente vuota, tranne per alcuni posti occupati verso le prime file. C’erano seduti delle persone, sicuramente tra quelli vi era anche il regista. Io e Perald ci accomodammo nell’ultima fila, così da non essere viste da nessuno.

<< Hanno già iniziato, accidenti. >> Borbottai guardandomi attorno, alla ricerca di Orlando.

<< Suppongo vadano in ordine alfabetico, perciò stiamo attente a quando diranno il nome del prossimo ragazzo. >>

E per fortuna erano ancora alla lettera A. Sorrisi e cercai di non farmi prendere dal panico. Avrei voluto andare da lui per rassicurarlo, ma dovevo aspettare.

E quando arrivò il suo turno, Perald dovette tenermi per mano. Temevo sbagliasse qualcosa, e alla fine chiusi perfino gli occhi.

<< E guarda, Scarl. Sta andando benissimo. >>

Decisi di dare retta alla mia amica. E aveva ragione lei. Orlando stava dando il meglio di se stesso.

Al termine della sua performance mi alzai subito e trascinai Perald con me.

<< Si può sapere dove mi stai portando? Hai visto Orlando, adesso possiamo anche andarcene, no? >>

Dovevo congratularmi con lui. Era stato fantastico sul palco.

C’erano tantissimi ragazzi, trovare Orlando sarebbe stata un’impresa. Tuttavia avevo un grande desiderio di abbracciarlo, e di ripetergli allo sfinimento quanto fosse stato bravo.

<< Scarl ... guarda, non è Orlando? >>

Mi voltai nella direzione indicata da Perald con un sorriso a trentadue denti dipinto sul volto. Sì, era lui. Avanzai per raggiungerlo, ma fui costretta a fermarmi.

Orlando non era da solo. C’era una ragazza con lui.

Le sorrise, poi l’abbracciò ... e infine ... si diedero un bacio di quelli che avevo visto solo nei film.

Perald mi prese per mano. << Andiamo. Lascialo perdere, non fa per te. >>

 

Ci rimasi male, come mai in vita mia. E non riuscivo nemmeno a spiegarmi il motivo.

 

Quando tornai a casa, erano ormai le nove di sera. Mia madre si arrabbiò tremendamente con me.

<< Dove sei stata? Ti sembra l’ora di tornare a casa? Io e tuo fratello ti abbiamo cercata dappertutto questo pomeriggio! >>

Ero ancora stordita per via di quello che avevo visto a teatro.

<< Mi ... mi dispiace. >> Riuscì a dire.

<< Sei una ragazzina impossibile! Non so cosa fare più con te! Perché non sei come tuo fratello? Perché non cerchi di somigliargli almeno un po’? Sei una sconfitta per me, lo vuoi capire? Sei una sconfitta in tutto! Non sei per niente bella, ti vesti in modo disgustoso, non hai nessuna dote! Sei inutile! E in più ti diverti a farmi arrabbiare, come se la mia vita non fosse già abbastanza incasinata senza una figlia stupida e inutile come te! >>

<< E tu sei la peggior madre che possa esistere al mondo! >> Le urlai in preda alle lacrime e alla rabbia.

E a quella frase seguì uno schiaffo da parte sua, così forte che andai a sbattere la testa contro il muro.

Portai la mano sul viso, nel punto in cui mi aveva colpita, e corsi via, in lacrime, e andai a rinchiudermi nella mia stanza.

Non era la prima volta che mi picchiava, ma in quel momento a fare più male erano le ferite che avevo al cuore. Non avevo mai provato una sensazione del genere. Strinsi a me il cuscino e piansi. Piansi perché mi sentivo rifiutata da tutti.

Il giorno seguente incontrai Orlando al solito posto. Avrei voluto evitare, sinceramente. Non ero pronta per vederlo.

<< Fiorellino! Ieri è andato tutto alla perfezione >> annuncia raggiante. << Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi convinto a partecipare ai provini. >>

<< Sono contenta per te. >>

<< Ehi ... che ti succede? Sei offesa? So che volevi venire, ma era lontano, saresti tornata a casa tardi. >>

Rimasi con il capo abbassato e Orlando provvide a farmelo alzare per guardarmi negli occhi.

<< Che hai fatto al viso? Qualcuno ... ti ha picchiato? >>

Gli tremava la voce.

<< Niente. Lasciami. >>

Tornai con gli occhi sul libro, sperando che Orlando se ne andasse. Ma il ragazzo non lo fece, anzi, si sedette accanto a me e restò in silenzio per un po’.

<< Ieri, per un attimo, ho creduto di averti vista. >>

<< Ti sarai sbagliato sicuramente. >>

<< Sì, lo so. Per fortuna c’era Jenna con me, mi ha tranquillizzato un po’. >>

Sospirai. << E’ la tua nuova ragazza? >>

<< Sì. Stiamo insieme da qualche mesetto. >>

<< Sei innamorato di lei? >>

<< Ah, fiorellino. Io sono innamorato di tutte le donne. >>

 

Significava che quella ragazza era uguale a tutte le altre. Il che mi fece rallegrare un pochino.

 

A settembre iniziai il primo anno di liceo. Orlando si sarebbe diplomato alla Ghuildhall School di lì a poco. Delle audizioni non si era saputo ancora niente. E lui cominciava a perdere le speranze.

Finché un giorno, all’uscita da scuola, vidi arrivare Orlando. Stava correndo come un matto. Quando mi raggiunse mi abbracciò e mi sollevò da terra facendomi urlare per la sorpresa.

<< Stamattina è venuto Peter Jackson a scuola! Mi ha detto che sono stato scelto per il film! >>

<< Ma è grandioso! >> risposi più felice che mai.

<< Sì! E non nel ruolo di Faramir. >>

<< Ah no? E in quale? >>

<< In quello del tuo Elfo preferito! Tutto merito tuo, fiorellino. >>

 

Orlando sarebbe diventato l’Elfo dei miei sogni. Non ci potevo credere.

 

A metà novembre era giunto il momento, per Orlando, di partire per la Nuova Zelanda. Le riprese si sarebbero svolte lì, e sarebbero durate circa un anno e mezzo. E questo mi rattristava parecchio.

Il giorno della partenza io e Chris andammo a salutarlo all’aeroporto. Quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto.

 

<< Stammi bene, amico mio. >> Lo saluta mio fratello abbracciandolo.

Poi Orlando spostò lo sguardo su di me. Ma prima di salutarmi, doveva abbracciare la sua ragazza.

<< Ti amo, Orlando. >> Disse quella baciandolo e stringendolo a sé.

Abbassai lo sguardo d’impulso.

Poi sentì Orlando venire verso di me. Il che mi stupì, visto che il saluto alla sua ragazza era durato veramente poco. Mi abbracciò lasciandomi senza fiato.

<< Non combinare guai, fiorellino. >>

<< Promettimi che non mi dimenticherai >> Gli sussurrai.

<< Come potrei dimenticarti? Ti voglio bene, piccola Scarlett. >>

<< Ti voglio bene anch’io. >>

 

Era il 1999, mancava poco per la fine del millennio. Orlando stava partendo per l’avventura della sua vita, ed io non potevo far altro che attendere il giorno in cui l’avrei visto di nuovo.

 

 

 

 

 Spazio *autrice*

Grazie ai sette che hanno messo la FF nelle preferite: Francy1994-  Blackrose8013- direxrandom- innamoratahobbit96-Jess Chan - Jodie_ Always - Nikihorse

E grazie anche a chi ha detto la propria opinione :)

Al prossimo capitolo

Bye

Scarl.

 

 

 

 

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