L'amico Ritrovato Raccontato da Konradin

di AnderAs99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


L’amico Ritrovato Raccontato da Konradin 
 
1

 
I passi rimbombano per il lungo corridoio che mi porterà alla mia nuova classe; e alla mia nuova vita.
Cammino con passo veloce e sicuro, come mi hanno insegnato i miei genitori, preceduto dal direttore del mio nuovo istituto.
Cerco di sembrare quanto più sicuro possibile, non posso far capire quanto in realtà sia nervoso, insomma, ho pur un nome da difendere, no?!
Il nome di mio padre…
Poi entriamo in una classe, quella che sarà la mia presumibilmente…
Io sempre al seguito del direttore.
All’improvviso tutti tacciono, congelati sui loro posti mentre la consapevolezza di chi hanno di fronte si deposita nei loro animi.
E mentre penso ciò, osservo con attenzione il nuovo ambiente: l’aula è molto grande, e c’è un unico posto a sedere libero.
Mi guardano tutti; chi invidioso, chi ammirato, chi addirittura confuso.
Ma mi guardano, e l’importante è quello.
Ho bisogno di essere guardato.
Dall’apprezzamento degli altri traggo la forza per essere Konradin: quello giusto, brillante, vincente in tutte le situazioni.
Dovunque mi trovi percepisco l’interesse di chi sta intorno, mente gli sguardi si posano come farfalle sul mio corpo: li sento sul volto, sulle spalle, sul petto.
E quel peso leggero si trasforma rapido in un brivido che mi dispone all’azione, un segnale che fa scattare il mio grande talento: la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto. Riesco a penetrare nell’anima di chi mi sta di fronte, e non mi tiro mai indietro: mi piace controllare i pensieri e le opinioni altrui.
Dopo un breve scambio di parole con un professore, questo mi accompagna fino al mio posto, quello che avevo già visto, l’unico libero.
Mentre giro tra i banchi osservo i miei nuovi compagni, ovviamente nessuno è vestito
come me, e me ne compiaccio.
Un ragazzo in particolare attira la mia attenzione: ha la pelle diversa dagli altri, e credo sia ebreo; ma non è quello che mi ha colpito.
Ma il suo sguardo.
Anche lui mi sta fissando, ovviamente, ma in un modo diverso, che non so spiegarmi bene. Forse con nostalgia? Sembra quasi che mi stia supplicando con gli occhi? Ma per cosa?!
Senza dar segno dell’inquietudine che mi sta assalendo, mi siedo con naturale indifferenza al mio posto, che era proprio davanti a lui.
Il professore interrompe il filo dei miei pensieri chiedendomi con esagerata e irritante riverenza, luogo e data di nascita.
È arrivato il mio momento.
Mi erigo in tutta la mia altezza, e cerco di scandire quanto meglio possibile le parole:
Konradin, conte di Hohenfels, nato a Burg Hohenfels, nel Württemberg, il 19 Gennaio 1916”
Poi mi siedo nuovamente, soddisfatto del risulato: il ronzio delle farfalle, è più insistente che mai.
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


"L’amico Ritrovato" Raccontato da Konradin


 
2


Mio padre e mia madre non mi hanno mai dato troppa importanza, ma mai come in questo periodo: sono totalmente assenti dalla mia vita.
Non ci sono rimasto male, me la cavo benissimo da solo, ma non posso impedire che ogni volta che vedo una famiglia felice per strada, che ride e scherza, una famiglia normale, mi venga un’amara sensazione di mestizia.
Nessuno mi capisce fino in fondo, nessuno vive una situazione come la mia, nessuno può comprendermi davvero; ed è per questo che nessuno può essere mio amico, o almeno non nel senso più puro e vero del termine.
Un po’ mi dispiace, e so che è colpa mia, per creare un rapporto di amiciasolido c’è bisogno innanzitutto di rispetto reciproco.
E sono consapevole della difficoltà di ciò, soprattutto per me.
Me lo dico spesso che sono egocentrico e che ho tantissimi altri difetti, ma non riesco proprio a non essere felice quando qualcun altro mi guarda con occhi ammirati per quanto mi possa sforzare.
Ma perlomeno non sono l’unico, è questa la mia consolazione, la mia patetica scusa dietro cui difendermi.
Mentre il professore farnetica qualcosa sulla rivoluzione francese, senza prestargli troppa attenzione, dispongo in ordine le matite e la cancelleria.
E mentre compio queste azioni con la maniacalità e attenzione ai dettagli di un automa, il flusso dei miei pensieri scorre alla velocità della luce sfornandone continuamente sempre di nuovi.
D’altronde chi sono io?
Un puntino insignificante in un cosmo immenso, gli altri non possono avere il tempo, la ragione, per quanto lo vogliano, di poter cercare di capirmi e affrontare il mare di problemi che comporto.
Io comunque ho avuto degli amici, se così si possono definire, almeno io li consideravo tali.
Loro evidentemente no però, giacché mi sfruttavano e continuavano a uscire con me solo per potersi vantare di conoscere “ Il figlio degli Hohenfels ”.
Dopo un paio di situazioni come questa sono rimasto bruciato; e le segni, nonostante abbia cercato con tutte le forze dimenticare, sono ancora qui, pronte a riaprirsi in qualunque momento.
Ma questa volta devo rischiare: devo mandare al diavolo la paura, perché, per quanto mi costi ammetterlo alla fine di questo si tratta; devo riporre il passato e chiuderlo in un cassetto, ma soprattutto non mi devo far intimorire dai miei genitori, non lascerò che mi rovinino la vita in questo modo.
Rischierò.
Il problema adesso è trovare una persona che rispetti i miei canoni di “amico”,quelli tanto vaneggiati nei libri di avventure, quell’amicizia platonica cui in verità non avevo mai creduto appieno, e cui non credo tuttora.
Vorrei solo qualcuno che non abbia paura di criticarmi, qualcuno che mi possa dare dei buoi consigli; non qualcuno da comandare a bacchetta, ma una persona con cui condividere emozioni e pensieri, anche preoccupazioni.
Vorrei qualcuno con cui possa parlare di tutto…e di nulla, perché con un amico non sono necessarie le parole, basta uno sguardo per capire tutto.
Semplicemente…voglio un amico, un amico vero.

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