Pezzi di una vita

di EqualLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il sangue del nemico (La Mietitura) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il Prologo

Mi sveglio alle prime luci dell’alba, il sole filtra attraverso le tende color panna.
Mi alzo, gli occhi gonfi di sonno, e vado verso il bagno. Mi lavo la faccia per cercare di svegliarmi completamente e mi avvicino allo specchio.
Fisso il mio riflesso: ho sempre amato i miei capelli neri, li trovo privi di significato e questo mi permette di passare inosservata tra la folla. Odio essere fissata. I miei occhi sono color verde scuro, così scuro che con poca luce sembrano addirittura neri. Sotto di essi ci sono occhiaie profonde.
Ho dormito molto poco in questi ultimi giorni. Non per la preoccupazione della Mietitura, ma perché andavo a letto tardi e mi alzavo presto per andare ad allenarmi.
Anche se il mio allenatore, il vecchio vincitore di un’edizione degli Hunger Games Brutus, dice che sono ancora troppo piccola, io sono sicurissima che questo debba essere il mio anno. Mi offrirò volontaria come tributo per i 74° Hunger Games, anche se ho solo 15 anni, e vincerò.
Il sole è da poco sorto sul Distretto 2 ma già la maggior parte degli abitanti si trova per le strade. I commercianti hanno iniziato a preparare i banchetti per il solito mercato; dalla ciminiera del panificio inizia ad uscire fumo, segno che il pane si sta cuocendo; i muratori iniziano ad incamminarsi verso i cantieri; gli apprendisti pacificatori si avviano verso la montagna, per essere addestrati.
Questa può apparire come un delle solite giornate lavorative al Distretto 2, ma non è così. Infatti alle 14:00 i commercianti toglieranno le bancarelle, il pane smetterà di cuocersi, i muratori faranno cadere gli attrezzi e i pacificatori usciranno dal quartier generale. Tutti si recheranno nella piazza, dove un gruppo di operai sta montando il palco e diversi schermi di fronte al municipio. Tutto dovrà essere perfetto per la Mietitura.
Io mi trovo ancora nella mia stanza dell’accademia e mi accorgo di essere in ritardo per il mio ultimo allenamento che si terrà al piano terra, in palestra.
Prendo una maglietta e un pantalone dall’armadio e li infilo in fretta e furia, indosso le scarpe e mi precipito in corridoio e poi giù per le scale.
Tutti mi fissano, ma ormai non ci faccio più caso, ci ho fatto l’abitudine. Mi trovo in quest’accademia dall’età di 6 anni e ho ormai capito che in fondo loro hanno paura di me. La ‘Ragazza dei Coltelli’, è così che mi chiamano, e a me piace. Sono la persona più forte dell’accademia, la più letale. Sono riuscita a battere anche un ragazzo più grande di me di circa 3 anni. Si chiama Cato. Tipo arrogante, presuntuoso e troppo sicuro di sé. Siamo rivali, anche se non gli ho mai parlato molto.
Arrivo in palestra e mi rendo conto che sono una delle prime, anche se sono in ritardo.
C’è quel ragazzo, Cato, e Brutus. Cato deve offrirsi volontario, ha 18 anni e questo è l’anno della sua ultima possibilità per partecipare.
Sarò l’avversaria perfetta. La vittoria si divide tra me e lui, ed io sono molto determinata a prendermela.

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Capitolo 2
*** Il sangue del nemico (La Mietitura) ***


Il sangue del nemico
La Mietitura

Dopo l’arrivo degli altri ragazzi, comincia l’allenamento.
Cammino per le varie postazione. Molti ragazzi si allenano nell’area della spada, tra cui Cato. Mi rendo conto che è molto bravo. Sarà un osso duro nell’Arena.
Una postazione popolare come quella della spada e quella della lancia. La trovo un’arma bellissima e letale, anche se non sono molto brava in quel campo.
Il tiro con l’arco ed il lancio del coltello sono le postazioni meno frequentate perché sono armi che vengono usate da lontano e alla maggior parte dei ragazzi piace stare nel bel mezzo della battaglia.
Io sono molto brava nel lancio dei coltelli, ma riesco anche ad usarli per una lotta ravvicinata. Mi dirigo quindi alla postazione dei coltelli ma per quanto io mi sforzi non riesco a concentrarmi e tutti i coltelli finiscono ovunque tranne che sui bersagli. “Bene, che bellissima figura che sto facendo” penso.
-Sai, credo che tu debba colpirlo il bersaglio- dice qualcuno alle mie spalle. –Non ucciderai mai qualcuno facendogli passare un coltello vicino, ma non colpendolo.
Mi volto e dietro di me c’è Cato. Il sudore gli ha incollato i capelli biondi sulla fronte, ha gli occhi azzurro-ghiaccio, è la prima volta che me ne accorgo. In realtà è la prima volta che lo guardo con così tanto attenzione e mi rendo conto di averlo guardato troppo a lungo.
Lui fa un sorriso, uno di quei sorrisi che di solito conquistano le ragazze, ma con me non funziona.
-Io credo che tu non debba interagire con il nemico- ribatto io.
-Perché mai tu saresti il nemico? - mi chiede lui, ma ha lo sguardo di chi conosce già la risposta.
Non rispondo e mi giro di nuovo verso i bersagli.
-Brutus mi ha detto che vuoi offrirti volontaria anche se hai 15 anni.
-Ah, ti ha detto proprio così?
-In realtà me l’ha fatto intendere. E penso che abbia ragione. Hai ancora 15 anni, potresti continuare ad allenarsi e diventare ancora più forte. Chissà, magari sarò il tuo mentore quando ti offrirai.
Mi volto nuovamente verso di lui. Prendo un coltello e lo lancio dritto vicino al suo orecchio, sfiorandolo. Il sangue inizia ad uscire dalla piccola ferita.
-Penso che io sia già pronta per andare, non ho bisogno di altro allentamento. Non pensi- gli dico, con uno sguardo di sfida. –Ora vado a prepararmi per la Mietitura, devo fare una bella figura quando salirò sul palco.
 
***

 
Entro in camera mia e vado a fare una doccia calda per rilassarmi.
Quando esco mi copro con un asciugamano e comincio a frugare nell’armadio, in cerca del vestito per la Mietitura. Lo trovo in un angolino, piegato con cura.
Lo tiro fuori da quel groviglio che sono i miei vestiti e lo appoggio sul letto. È un vestito viola scuro che arriva un po’ sopra le ginocchia, una fascia nera avvolge la vita e non è né aderente né troppo ampio. Non amo molto i vestiti, infatti questo è l’unico che ho.
Per le scarpe uso delle ballerine nere che si abbinano alla fascia del vestito.
Cerco di aggiustare i capelli meglio che posso, ma quella chioma corvina non ne vuole sapere di farsi controllare, quindi li lascio sciolti.
Mi guardo allo specchio. Vedo solo una bambina che cerca di fare l’adulta.
Forse hanno ragione loro: dovrei aspettare qualche altro anno, dovrei ascoltare per una volta i consigli di chi ne sa più di me.
Ma è possibile che nessuno creda che io possa riuscire a sopravvivere in quella dannata Arena? Tutti pensano che io voglia partecipare agli Hunger Games per arroganza, per gloria o per dimostrare qualcosa, ma non è così. Io voglio partecipare perché non mi importa se io vinca o muoia. Se vinco non avrò di certo tanta gloria visto che sarei solo l’ennesima ragazza del Distretto 2 che vince. Se perdo e muoio di certo non mancherò a nessuno: mia madre è morta, mio padre non si preoccupa di me, non ho amici né fratelli. In fondo io non ho nulla da perdere, ho sprecato la mia vita ad allenarmi, ed ora non posso rinunciare in questo modo.
Non sono mai stata un tipo che si arrende, ho sempre avuto coraggio e determinazione. Ma per la prima volta nella mia vita questa determinazione sta venendo meno.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Mi dirigo verso la piazza, anche se è ancora presto. Meglio arrivare in anticipo che in ritaro, in ogni caso non ce la farei a stare più in quelle quattro mura.
 
***

 
Il Distretto 2, a mio parere, è un posto bellissimo. Si trova sulle montagne e si divide in villaggi. Le case di mattoni degli abitanti si trovano una affianco ad un’altra: ognuna ha un colore diverso, un giardino avanti ed uno sul retro. La maggior parte sono a due piani.
A circondare i villaggi c’è un bosco, ma è vietato l’accesso e la caccia. Nonostante questo, quando ero più piccola, scappavo nel bosco per evitare i litigi dei miei genitori. Salivo su un albero che aveva un ramo che superava la recinsione, arrivata dall’altro lato saltavo giù. È un luogo pacifico e lontano dalla gente, per questo lo adoravo.
Poi c’è il Centro. Questo si trova nel mezzo dei villaggi ed è costituito dai negozi, dai mercati, dalle fabbriche e dagli uffici. Nella parte centrale del Centro c’è l’accademia, che è il posto più importante del Distretto 2 dopo il quartier generale dei Pacificatori, che si trova proprio dietro il Centro. Di fronte all’Accademia c’è la piazza dove si svolgerà la Mietitura.
Prima abitavo in una casa nel villaggio a sud del Centro. Alcune volte ne sento la mancanza, ma quando ripenso a tutto quello che ho passato lì dentro mi dimentico la nostalgia.
Mi dirigo verso la piazza e vedo che c’è già molta gente.
Mi registro e mi avvio verso gli altri ragazzi della mia età. Siamo divisi in base all’età nel mezzo della piazza mentre gli adulti si trovano tutt’intorno ai ragazzi. Cerco con lo sguardo mio padre, come ogni anno, ma sono certa che lui non sia qui.
Sul palco ci sono quattro sedie: una per il sindaco, una per l’accompagnatrice Lay Jewel che viene da Capitol City, e le altre due sono per i due mentori di quest’anno, cioè Brutus ed Enobaria.
Alle due precise il sindaco inizia a raccontare la storia di Panem, fa l’elenco dei passati vincitori – che sono tantissimi – ed infine passa la parola all’accompagnatrice.
Lay quest’anno ha i capelli biondo oro pieni di glitter colorati, un vestito verde acido e le scarpe bianche, anch’essi ricoperti di glitter. Ha due orecchini giganteschi e una collana enorme.
-Felici Hunger Games! E possa la fortuna essere sempre a vostro favore! – dice Lay, come sempre. – Come al solito, prima le signore!
Si avvicina alla boccia delle ragazze ed estrare un nome, ma io non lo sento neanche che già urlo: - Mi offro volontaria come tributo!
È una cosa normalissima nel Distretto 2, quindi nessuno si stupisce. La cosa che fa più scalpore è la mia giovane età, ma non mi preoccupo più di tanto.
-Benissimo, come ti chiami? – mi chiede Lay.
-Clove Sevina- rispondo, con un sorriso sadico sulle labbra.
Guardo la folla: tutti mi fissano, chi con sguardo divertito, chi ammirato. Incontro gli occhi di Cato. Mi fissa con uno sguardo distaccato.
-Eccellente! Ora è il momento dei ragazzi- Lay si avvicina alla boccia dei ragazzi, ma non fa neanche in tempo a pescare il nome quando la voce di Cato urla: - Mi offro volontario come tributo!
Sale sul palco e Lay dice: - Oh, bene! Abbiamo due coraggiosi volontari! Come ti chiami, caro?
-Cato Hadley.
-Fantastico. Ora il sindaco vi leggerà il Trattato del Tradimento.
È lo stesso di ogni anno, racconta della rivolta dei Distretti e di come siano stati puniti per aver contrastato una Capitale che li aveva sempre protetti. Poi inizia l’inno.
Io e Cato ci guardiamo negli occhi. Nessuno dei due ha paura dell’altro. Il sangue del nemico scorrerà sulle mie mani.

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