La Solitudine

di Leo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Via dalla realtà ***
Capitolo 2: *** Solo tra tanti ***
Capitolo 3: *** Memorie ***
Capitolo 4: *** Un Leone Stanco ***
Capitolo 5: *** Lei ***
Capitolo 6: *** Un Diverso ***
Capitolo 7: *** Solo in un sogno ***
Capitolo 8: *** L'ultimo Bacio ***
Capitolo 9: *** Bianco Mare ***
Capitolo 10: *** Schiava ***
Capitolo 11: *** Lui e Lei ***
Capitolo 12: *** Una Croce ***
Capitolo 13: *** Epitaffio - (solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?) ***



Capitolo 1
*** Via dalla realtà ***


Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Via dalla realtà

 

 

Guardava alla realtà con distacco, e ne usciva appena poteva. Aveva la forza di far finta di nulla, e di sorridere sempre, anche di fronte alla morte. Perché a uno a uno aveva perso tutti, e senza più affetti era costretta a rifugiarsi in un mondo migliore per stare meglio con se stessa. Ma è proprio quando cerchi di salvarti che il mondo ti butta giù. E così la giudicarono…

Attorno a lei vedeva persone stranamente simpatiche. Un marinaio senza nave, un cantante muto, un generale senza truppe, un intellettuale che non aveva mai letto, un bianco dalla pelle nera, un matematico di parole, un innamorato senza più amore…

E lei fra loro, ma a distanza…perché anche loro facevano parte della realtà da cui voleva fuggire…la stessa realtà fatta ormai di pillole bicolore e bicchieri di acqua sporca, e di uomini in camice che ti guardavano dappertutto…

E fu allora che fuggì completamente dal terzo piano di quel palazzo…

 

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Capitolo 2
*** Solo tra tanti ***


Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Solo tra tanti…

 

Sento degli amici parlare di qualcosa; nulla di troppo importante…nulla che vi interessi. Qualcuno ride, qualcuno scherza, qualcuno urla…

Li sento tutti…tranne uno…

Lo vedo al tavolo, seduto tra loro. Ma il suo vicino gli da le spalle. Quello che gli sta seduto davanti guarda altrove. E gli altri sono troppo lontani per ricordarsi di lui. E lo vedo sorridere appena alla battuta di uno di loro; ma senza farsi sentire, quel leggero sorriso svanisce dal suo volto. Ritorna a guardare il vuoto.

Ora sorride diversamente…gli occhi tenuti stancamente aperti, e il labbro leggermente incrinato. E capisce che in quel momento è solo…

E allora, a differenza dei suoi amici…inizia a pensare…

 

Grazie mille per le recensioni di Kronos333 e balakov: ci tengo molto a questa storia che narra i miei stati d’animo e quelli di molti altri.

Ovviamente, a differenza del capitolo scorso, questa volta la storia è un po’ più simile a me e soprattutto è un po’ più comune, anche se, a parer mio, di uguale intensità.

Grazie a chi leggerà…

 

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Capitolo 3
*** Memorie ***


Memorie

Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Memorie

 

 

Questa è la storia di uno di loro. Sembra riduttivo, ma proprio non ce la faccio a raccontarli tutti. La storia di un uomo solo, che non aveva famiglia o amici, e che aveva solo un credo diverso…un credo sbagliato…

È la storia di quando lo condussero vicino ai binari con una pistola piantata nella schiena; è la storia di quando prese il treno, pieno di persone smarrite, sfinite. E ora è diventata la storia di quelle persone. Quelle persone che non si rivolgevano la parola, per poter sopravvivere, per ritardare una morte certa. Persone che erano rimaste sole e che lasciavano sole le altre creature al loro fianco.

Questa è una storia piena di nebbia, piena di neve. Una storia che sparisce nel nulla lungo i binari arrugginiti, dopo aver attraversato un cancello bugiardo.

Questa è la storia del gesto di uno di loro, che semplicemente capì…che dalla sua valigia, ormai inutile, cancellò il suo indirizzo, e scrisse solo una parola: “Auschwitz”.

Li guardo mentre aspettano il treno del ritorno ai piedi del monte, mentre nudi e infreddoliti non parlano a nessuno, nonostante stiano vicinissimi gli uni con gli altri. Li guardo mentre sperano che il treno passi in fretta.

E non smetterò di guardare, nonostante la mia vista continui a tremare…

 

Questo capitolo non era in programma, ed è stato fatto di getto proprio in questo momento…

Non potevo evitare di dire la mia in un giorno del genere, e qui da me la pioggia cade incessantemente, rendendomi triste più che mai. E mi rendo conto di essere veramente poca cosa.

Penso, e da qui vengono queste parole gettate su carta digitale…forse inutili, ma intanto questo è il mio, come direbbe Guccini…

Grazie a chi sta seguendo la storia…

 

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Capitolo 4
*** Un Leone Stanco ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Un leone stanco…

 

Stava seduto su un divano, inondato dalla luce di un televisore. La casa vuota e silenziosa, se non per una voce allegramente incazzata. Una ragazzina, che qualche stanza più in là parlava al telefono strillando. Ma lui era impassibile, quasi abituato. La barba, tagliata troppo tempo fa, inondava il suo viso appeso, e le sue membra erano troppo stanche di quel silenzio rumoroso e di quel morbido divano. Si alzò sforzandosi leggermente, e i suoi occhialetti scivolarono lungo il naso. Se li aggiustò con calma, e afferrò il bastone con movimenti quieti ma decisi.

Il cappotto di stoffa pesante coprì il suo corpo ormai ricurvo e stanco, e lentamente si aggiustò il cappello.

Lo vidi uscire dalla porta che affacciava sulle dure pietre della strada, mentre la ragazzina ancora parlava con vigore. Richiuse la porta tirandola a sé, e lentamente si avviò sotto il freddo illuminato dai lampioni, sorridendo stancamente…

 

 

Penso che questa è stata dedicata oltre che ai vecchi in generale, anche ad una persona mia amica, che all’anagrafe è registrato come mio nonno…mi rattristo a pensarlo però…

Grazie a chi sta seguendo questo mio piccolo sfogo, queste cose già sentite e mai dette abbastanza…

Grazie.

 

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Capitolo 5
*** Lei ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Lei…

 

Lo vedo quando si esprime…quando guarda quella sua compagna arrossendo in viso. Quando annusa i suoi capelli e guarda al suo seno. E pensai che fosse come tutti.

Poi vidi la sua compagna scappare schifata dopo che avevano parlato.

E vidi che rimase lì, immobile, mentre alcune lacrime scorrevano fino al mento, gocciolando verso terra, e incrociando la camicetta rigonfia sul petto; e le sue mani stringevano la lunga gonna che calzava perfettamente attorno alle sue cosce sinuose.

E sentii mentre strillava con le lacrime agli occhi, mentre i suoi genitori impassibili semplicemente non capivano.

L’ultima volta che ho visto il suo viso, stava su una roccia di questo monte, e guardava l’orizzonte che si deformava in morbide colline sinuose, che salivano e scendevano come la seta di quella camicetta…

E capii che non mi ero sbagliato. Perché lei era come tutti noi…

 

 

Di solito non parlo spesso di questo argomento particolare…non so perché, ultimamente in questi tempi, lo vedo troppo al centro dell’attenzione per una cosa che a mio avviso è del tutto naturale…ma è ovvio che doveva esserci un posto anche per loro nella mia storia…

Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere, soprattutto perché spesso li trovo d’accordo con me ^__^ Grazie mille. Leo

 

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Capitolo 6
*** Un Diverso ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Un diverso…

 

 

Anche quella sera, con la luna luminosa, l’uomo si avviava sorridendo sulla strada che lo avrebbe fatto allontanare da quella maledizione. Pochi soldi in tasca come al solito. Ma un pacchettino in tasca; e più lo guardava più sorrideva, anche se dagli occhi non fuggiva che tristezza. Guardò nelle sue mani nere di lavoro e di natura, mentre camminava lentamente da solo lungo il marciapiede. Solo due sigarette. Poi per quel mese nulla più.

Ma si, in fondo è natale…

La fiamma divampò nell’aria. Non quella dell’accendino…

Poco lontano il suo capanno, e tre ragazzi scappavano senza voltarsi verso il buio di un parco poco lontano.

Corse anche lui…

Poi la vide stesa a terra nell’erba gelata, coi vestiti strappati dal fuoco e dalla violenza, e la pelle troppo scura per poterla riconoscere come prima.

Chissà se quelle lacrime avrebbero potuto spegnere tutte quelle fiamme…

L’uomo estrasse dalla tasca il pacchetto e l’appoggiò sull’addome della ragazza. Un bacio sulla fronte riarsa, e una sensazione da far schifo. Poi la prese in braccio.

“Buon Natale…” le augurò senza avere una risposta. E si avviò verso la casa cadente e in fiamme, dove un’altra piccola creaturina li aspettava nel suo letto di fuoco…

 

 

Negli ultimi tempi sembra azzeccata un’ideologia del genere per una persona sempre contro e sempre diversa. Spero che anche questo capitolo sarà apprezzato come i precedenti, soprattutto per quello che sta succedendo in giro…per capire se veramente siamo diventati così assurdamente psicotici da non capire che dietro ad uno straniero c’è prima di tutto una persona…

Grazie nuovamente a chi legge, commenta e apprezza!

 

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Capitolo 7
*** Solo in un sogno ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Solo in un sogno

 

Vedevo la gente accalcarsi attorno al suo corpo, mentre fiotti di sangue uscivano dal suo sogno infranto. Ha lottato per cambiare un mondo ingiusto. Per distruggere i confini di questo monte dove riposiamo in tanti. Perché voleva la pace…

Triste risveglio da un sogno troppo bello…

Il suo cuore smise di battere quando capì che in questo mondo non c’era posto per lui. Quando un proiettile sfondò le ossa che ben proteggevano il suo sogno puro e innocente, colpendolo nel centro di un qualcosa più grande della sua stessa vita.

Inerme, e con gli occhi vuoti, giaceva in terra il suo corpo, riempito dalla realtà sporca che lo circondava.

…ma…

…eccolo…ha fatto presto…

È ai piedi del monte che guarda con aria di sfida la cima. Poi comincia ad arrampicarsi, e il suo sogno lascia le tracce del suo passaggio su quel monte indorato da un bellissimo tramonto.

Peccato che qui il suo sogno è ormai inutile…

 

 

Nulla da dire…rinnovo i ringraziamenti a tutti! E alla prossima…

 

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Capitolo 8
*** L'ultimo Bacio ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

L’ultimo Bacio

 

 

Cullava quella creaturina con l’affetto tipico di una madre. La teneva stretta tra le braccia, restando immobile davanti alla porta di una casa. Piangeva mentre sorrideva, e continuava ad accarezzare il bambino, e a tenerlo stretto come si tiene stretta la cosa più importante della propria vita. Lo baciò sulla fronte un’altra volta, poi lo avvolse in numerose coperte, stando attenta a non stringere troppo e a non lasciarlo scoperto in nessun punto. Ora solo il visino dormiente della piccola creatura si affacciava tra le spesse coperte, e ancora una volta la donna sorrise, pensando che in fondo le assomigliasse…

Lo baciò sulle labbra, teneramente, per poter sentire l’ultima volta il calore di suo figlio. Poi lo appoggiò sulla soglia della porta, e facendo attenzione a non fargli troppo male, gli premette il naso.

Guardò il suo musino che si imbronciava teneramente mentre apriva gli occhi leggermente infastidito da quel gesto, poi corse via, senza più voltarsi, tenendo gli occhi chiusi e serrati per non cedere alla tentazione di tornare a prenderlo, perché sapeva che solo così avrebbe avuto un futuro migliore.

Il bambino iniziò a piangere…e fu allora che quella donna rimase completamente sola…

 

 

 

Mi spiace di essere stato poco comprensibile nell’ultimo capitolo…mi dispiace soprattutto perché è un capitolo a cui tengo molto, dedicato, un po’, anche a me stesso: dedicato, in pratica, a quelli che Nietzsche chiamava “Spiriti Liberi”, non credo ci siano spiegazioni. E non ho mai pensato di sacrificare il mio naturale dilungarmi nelle parole, perché non credo che quel capitolo possa essere cambiato in qualche punto. Più lo leggo e più non riesco a dire nulla…per questo mi dispiace davvero tanto…in ogni caso grazie a tutti di aver letto e commentato anche quest’altro mio momento di debolezza, e spero di essere più caso nell’avvenire!^__^

 

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Capitolo 9
*** Bianco Mare ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Bianco Mare

 

 

Il liquido, dal sapore aspro e dal colore rosso, gorgogliava, frizzando, dalla bottiglia alle sue labbra. Ne buttava giù lunghi sorsi, e da un po’ aveva dimenticato il bicchiere che gli avevano messo a fianco. Qualcuno lo guardava con la coda dell’occhio; lui sentiva quegli sguardi, ma non gl’importava nulla.

Ormai aveva perso tutto, tutto in una mossa. E cercava conforto in quella bottiglia di vetro da pochi soldi. Un giornale sul bancone con dei cerchi rossi facevano capire bene al barista il perché di tutto quell’alcool quella sera. E così il ragazzo non disse nulla, e voltò lo sguardo in direzione del lavello dove erano raccolte montagne di tazzine sporche di rossetto delle signore per bene...

E quando sentì che il suo corpo era ormai vuoto, a parte per il vino che aveva fatto scendere giù per la gola, uscì, più lucido di quando era entrato. Si avviò per quella lunga strada, che portava al porto e alla scogliera. Un faro illuminava a malapena la notte, e il mare era bianco al cospetto della luna.

Sentì il vento sul viso, mentre sempre più velocemente si avvicinava all’acqua tiepida, così accogliente e solidale…

 

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Capitolo 10
*** Schiava ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Schiava

 

 

Ogni spinta era una coltellata; ogni sospiro un fremito allo stomaco; ogni bacio una lacrima in più.

L’uomo si sentiva appagato da tutta quella foga animalesca, fino a raggiungere il piacere massimo, che lo sfinì di soddisfazione.

La donna, continuava con i suoi modi sensuali, nonostante provasse un profondo disgusto per quella persona a cui aveva concesso il suo corpo schiavizzato.

Si rivestirono, ormai completamente distaccati. L’uomo tirò fuori il portafogli in pelle beige, dal quale estrasse la maledizione di tutti noi…

La donna prese i soldi e li mise con violenza nella borsa, poi chiese una sigaretta all’uomo che intanto si aggiustava una cravatta blu davanti a uno squallido specchio; non si voltò nemmeno, e buttò un pacchetto sul letto, pietosamente sporco di vergogna e sudore.

Senza troppi complimenti, afferrò il pacchetto e andò via.

Qualche minuto dopo era all’angolo di una strada che vomitava il suo schifo, per poter rendere la sua anima meno sporca…

 

 

Forse questa storia è una delle più crude, eppure a mio avviso è anche una delle più incomplete…ma giudicate voi, che sicuramente saprete fare meglio di me! ^__^

 

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Capitolo 11
*** Lui e Lei ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Lui e Lei

 

Lui suonava lentamente il suo strumento, emettendo suoni tristi, rochi, quasi senza forza.

Lei stava stesa su un letto, facendo scorrere le lacrime copiose dai suoi occhi.

Lui ogni tanto sembrava incazzato.

Lei era completamente persa nella rabbia.

Lui voleva uscire e andare via.

Lei non faceva altro che stare chiusa in casa.

Lui prendeva a pugni la ragione.

Lei si faceva prendere a pugni dai sentimenti.

Lui mangiava nervosamente.

Lei non aveva più fame.

Lui beveva vino a volontà.

Lei sentiva che anche l’acqua le faceva male.

La solitudine si manifesta ancora una volta anche nell’amore. E proprio quando questo evento distrugge le anime di due passanti, ecco che interviene la paura. Ma io mi chiedo ora…chi di loro è veramente solo?

 

 

Un’altra pagina del diario umano…

 

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Capitolo 12
*** Una Croce ***


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Guardo dall’alto, da un monte sperduto…

qui arrivano solo i più forti, i più coraggiosi…

…i più sfortunati…

…i derelitti della società, gli emarginati…

…gli scarti…

…gli inutili…

…chi è senza qualcosa…

…pochi…

…quasi tutti…

…chi è morto dentro…

Questo è il regno di chi è solo…

 

 

Una Croce

 

 

I chiodi penetravano la sua carne nei polsi e nelle caviglie. Il sangue scendeva a fiotti, gocciolando sulla terra bagnata da una sottile pioggia appena accennata. Sotto di Lui, persone che probabilmente non aveva mai visto da uomo, ma che trasmettevano un odio incondizionato, del quale ebbe paura. Sentiva la morte, la morte umana arrampicarsi lentamente sulla sua spina dorsale, provocargli dei brividi lascivi, come una tentazione. Fu allora che esitò. Fu allora che anche Lui chiese aiuto al padre. Fu allora che anche Lui si sentì solo.

Accanto a Lui, altri due giudicati, altri due diversi guardavano con occhi sofferenti la Sua persona. Lo videro chiamare qualcuno che non lo avrebbe salvato in quel momento. Piansero per Lui, e pieni di amore spirarono insieme.

Ma se anche Lui si è sentito solo in quel frangente, se anche Lui ora è qui a rendere il nostro supplizio meno pesante, come possiamo salvarci noi, che siamo solo la sua ombra deformata dal sole al tramonto?

 

 

Anche questo omaggio mi è sembrato doveroso: qualcuno tempo fa mi aveva chiesto se avrei inserito un personaggio, se non sbaglio…

Ho voluto omaggiare proprio questo personaggio non in quanto Dio, ma in quanto uomo, e non da cattolico, ma da fratello…

Grazie a chi legge, commenta e comprende…

 

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Capitolo 13
*** Epitaffio - (solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?) ***


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Epitaffio

(Solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?)

“Si può essere soli in due?”

 

 

Stava seduta sul suo sellino, in un treno, non importa per dove. Il vagone semivuoto, e comunque pieno di disinteresse. C’era qualcuno che leggeva parole scritte da chissà chi, qualcun altro che inforcava gli occhiali per continuare il suo lavoro, e pochi altri che si isolavano nella musica di un auricolare. Il silenzio regnava sovrano, insieme alla solitudine di ognuno di loro.

Un’altra fermata, e un ragazzo salì sul treno e si andò a sedere proprio di fronte a lei. Per un momento la ragazza distolse lo sguardo, mentre quell’altro posava i suoi bagagli. Anche quando si sedette, la ragazza continuava a guardare il paesaggio scorrere oltre il finestrino.

Un’occhiata fugace al ragazzo, e allora si accorse che quello la stava guardando sorridendo. Sorrideva con una purezza assurda, quasi di un altro mondo. Sorrideva come nessuno avrebbe mai sorriso. Sorrideva…e fu questo che fece sorridere anche la ragazza.

“Ti va di parlare un po’ con me?”

Sembra nulla. Un gesto quotidiano, e al tempo stesso inconcepibile. Una semplice richiesta spezzò i confini di questo monte. Una semplice domanda accese due sorrisi e due anime. Una semplice purezza allontanò silenzio e solitudine.

In fondo è facile…

 

 

 

Una conclusione banale, forse non degna di tutto il resto della storia proprio per la sua assenza di originalità, per la sua “normalità”, completamente fuori contesto. Ma ci ho fatto molta attenzione: non mi piacciono i finali pessimisti, forse perché non sono pessimista, ma soprattutto non mi piace il vuoto…mi piace lasciare sempre qualcosa, un’emozione, anche negativa, ma voglio che si provi qualcosa a queste parole scritte…

Ovviamente, però spero in un riscontro positivo!^__^

Dedicato a molti e a pochi, e come al solito a tutti…

 

Ringrazio tutti quanti voi, fedeli lettori che mi avete regalato la vostra attenzione, i vostri commenti, le vostre impressioni, a volte i vostri dissensi, molte altre la vostra comprensione, e tante emozioni!

…Grazie…

Leo

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