In
studio era stata una giornata delirante: avevano dovuto incontrare
dei nuovi clienti con un problema molto grande ed erano indecisi.
Il
loro studio era uno dei più importanti della
città e avevano una
reputazione da mantenere, erano bravi in quello che facevano e questo
era il motivo per cui quell'azienda che si occupava di alimentari si
era rivolta a loro. D'altra parte il caso era così difficile
e così
importante che una loro scivolata sarebbe stata deleteria per lo
studio legale.
I
suoi soci erano indecisi esattamente come lei e dopo due ore di
riunione non erano arrivati a una conclusione.
Arrivata
a casa, si tolse la stretta gonna nera attillata e la camicia rosa
comoda per infilarsi nella sua tuta grigia da casa.
Aprì
il frigo per organizzare la cena, ma il martedì era il
giorno
della spesa, quindi non aveva nulla di commestibile.
Aveva
voglia di un'insalata fresca, perché a pranzo i carboidrati
avevano
fatto da padroni, quindi, controvoglia si infilò qualcosa di
più
decente con cui farsi vedere in giro per il suo quartiere e
andò a
fare la spesa.
C'era
un supermercato vicino a casa sua, ma prese l'automobile
perché
aveva intenzione di fare scorte.
Non
era una fissata con l'alimentazione o con la buona cucina, ma sua
mamma era italiana e tutto quello che aveva imparato
sull'alimentazione era metodo suo. La sua dieta quindi seguiva uno
schema rigoroso che prevedeva i carboidrati entro le cinque di
pomeriggio e a cena solo proteine e verdura. Non riusciva a
capacitarsi di come la gente potesse mangiare panini a qualsiasi ora
del giorno e persino della notte in alcuni casi. I suoi colleghi la
prendevano in giro perché non ordinava mai la pizza quando
era in
ufficio con loro, ma lei sapeva che se avessero mai assaggiato quella
italiana, poi non sarebbero più riusciti a tirare un morso a
quella
che loro chiamavano pizza.
Il
supermercato si trovava vicino a casa, ed essendo una zona
particolarmente particolare di Los Angeles, non aveva molti dubbi
sulla qualità dei prodotti venduti.
Fece
la spesa con molta calma, anche cercando degli ingredienti
particolari per nuove ricette e giunta alla cassa aveva il carrello
pieno di roba, anche se viveva da sola.
Davanti
a lei, in fila, c'era un ragazzo moro, magro, con pantaloni neri
attillati e una camicia color cheddar.
Si
girò a guardarla quando sentí il rumore del
carrello dietro di lui
e lei lo riconobbe: era il ragazzo di quella mattina, e anche in quel
momento indossava gli occhiali da sole.
Lei
sorrise impercettibilmente notando che il suo sguardo era puntato sul
suo carrello pieno di roba e anche lui sorrise, a modo suo,
cioè
tirando su di un millimetro quasi un angolo della bocca.
Probabilmente
non si ricordava minimamente del loro incontro di quella mattina e
Julia non poté biasimarlo, era conciato veramente male.
Durante
l'attesa si prese la libertà di vedere cosa ci fosse dentro
il suo
carrello: bottiglie di superalcolici, birre, patatine fritte di ogni
gusto possibile immaginabile, pop corn, varie confezioni di infusi di
té, cibo in scatola e un sacchetto di mele.
Quanto
si poteva dire di una persona solo guardando la sua spesa: scapolo,
giovane, inesperto ai fornelli, con amici esigenti dai gusti esigenti
e vari circa alcool e patatine, anche perché considerando la
sua
stazza e il suo fisico era improbabile che bevesse e mangiasse quella
roba in continuazione.
Nessuna
restrizione particolare sul cibo, nessuna dieta da seguire,
probabilmente mangiava in giro quando era fuori e sgranocchiava mele
o beveva té quando era a casa.
Julia
si chiese se il ragazzo si fosse sentito osservato, perché
si voltò
di nuovo verso di lei, ma gli occhiali da sole le impedirono di
capire che sguardo le aveva riservato.
Arrivato
il suo turno, iniziò a sistemare gli acquisti sul nastro
trasportatore e quando la cassiera arrivò a passare i
superalcolici
sul lettore dei codici a barre, lo scrutò in viso per capire
se
poteva vendergli quei prodotti o se avesse bisogno di controllare la
carta d'identità.
Il
ragazzo notò lo sguardo indeciso della cassiera e decise di
toglierle ogni dubbio.
"Guarda"
si interruppe per fermarsi a leggere il nome della ragazza sul
cartellino che aveva appuntato al petto.
"Guarda,
Jane, tengo gli occhiali da sole solo per poter nascondere delle
occhiaie davvero tremende, ma ti assicuro che anche io ho le rughe
vicino agli occhi, stai tranquilla"
La
ragazza era immobilizzata: quel tipo le aveva parlato con un tono che
difficilmente sarebbe potuto appartenere a un ragazzino e anche i
suoi modi erano stati abbastanza sfacciati da non lasciare alcun
dubbio.
Quando
la cassiera ebbe finito di passare la merce, gli comunicò il
prezzo
senza il coraggio di guardarlo in faccia.
Julia
aveva assistito alla scena sorridendo: conosceva quella cassiera, era
una ragazza giovane e carina e i suoi scrupoli sull'età di
quell'uomo erano più che giustificati, si era comportato in
modo da
attirare l'attenzione. Non aveva aperto bocca fino a quando non le
aveva fatto quel discorso e anche l'aver tenuto gli occhiali da sole
poteva essere fraintendibile.
Julia
sorrise a Jane e stava per dirle di lasciar perdere quel soggetto, ma
quel soggetto si era fermato all'uscita del supermercato a
controllare il telefono e Julia non era intenzionata a mettere
ulteriormente in imbarazzo quella ragazza.
Pagó
la sua spesa e uscí dal supermercato superando il ragazzo.
"Scusa?"
La stessa voce che prima aveva volontariamente fatto diventare rossa
la cassiera la fece fermare.
"Si?"
Julia si voltò.
"Tu
sei quella che stamattina si é fermata ad aiutare un ragazzo
ubriaco?" Chiese lui avvicinandosi.
"Probabile"
"Ti
volevo ringraziare e soprattutto ci tenevo a dirti che non mi capita
spesso di ridurmi in quelle condizioni, sai...non vorrei che pensassi
che hai un vicino di casa con problemi di alcolismo cronico"
"Tranquillo,
l'alcolismo non é niente di nuovo, siamo a Los Angeles, ci
sono cose
ben peggiori." Rispose Julia sorridendo per fargli capire che le
sue preoccupazioni erano infondate.
"Comunque,
piacere, io sono Julia" concluse appoggiando una busta per terra
per stringergli la mano.
Il
ragazzo esitó e poi gliela strinse di rimando.
"Io
sono David"
"posso
restituirti il favore portandoti una busta verso casa?" Chiese
David gentilmente.
"Sono
venuta in macchina sapendo che sarei andata via carica, al massimo ti
offro un passaggio se non vuoi camminare fino a casa"
"Volentieri,
grazie"
Si
avviarono verso l'automobile della donna.
"Cosa
fai nella vita, David?" Chiese Julia per fare conversazione.
"In
questo momento niente di particolare, ma in generale diciamo che mi
occupo di"
Un
momento di esitazione.
"Arte,
ecco sí, arte"
"Quanto
mistero dietro quelle lenti scure, David. Facciamo che mi
farò
andare bene questa risposta abbastanza evasiva che vuol dire tutto e
niente"
Intanto
erano arrivati alla macchina e così caricarono le buste
nella
bagagliaio.
"Tu
invece?" Chiese David per distogliere l'attenzione da se, non
appena salirono in macchina.
"Io
sono un avvocato, lavoro in un studio in centro"
"Oh,
interessante" rispose Alex non sapendo bene cosa dire.
"Non
mentire, per uno che si occupa di arte in generale non dev'essere
nulla di interessante o avvincente"
"Dipende
dai punti di vista"
"Non
sei americano" disse Julia, non era una domanda perché
l'accento non lasciava molti dubbi sulla provenienza del ragazzo.
"No,
sono inglese"
Julia
rimase in silenzio aspettando che David le dicesse qualcosa di
più.
"Sono
di Sheffield, una cittadina nel nord"
"Il
cambiamento deve essere notevole"
"Diciamo
che é stata una cosa graduale: prima sono passato da Londra
e New
York e ora eccomi qui"
"Capisco.
Quello lí sta aspettando te?" Erano a pochi metri da casa di
David e notarono un'automobile parcheggiata davanti al suo ingresso.
Fuori dalla macchina c'era un ragazzo alto con i capelli lunghi
raccolti in una coda.
"Già,
é un mio amico" rispose David nervoso.
Julia
accostò al marciapiede e David scese dall'automobile.
“Grazie
mille, Julia”
“Di
niente” sorrise la ragazza.
Scaricò
la sua busta dal bagagliaio e le sorrise passando di fianco al posto
del guidatore per raggiungere Zack.
“Dov'eri?
E' tutta la mattina che ti chiamo, Al!”
“Eh,
sono andato a fare la spesa e ho dimenticato il cellulare a
casa”
Al
guardò preoccupato in direzione di Julia per vedere se
avesse
sentito della conversazione con Zackary e dal suo sorriso quasi
compassionevole, capì che la ragazza aveva sentito
perfettamente
quello scambio di battute. Lei sapeva benissimo che lui non aveva
dimenticato il cellulare a casa perchè lo stava controllando
all'uscita dal supermercato prima di fermarla, ma c'era un'altra
cosa.
Sarebbe
voluta scendere dall'auto per chiedergli se ' Al' fosse il diminutivo
di Alfred, Alvin, Alan, Alfie, Alex, ma sorrise e fece manovra per
raggiungere casa sua.
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