Il Detective e la signora Hutch

di Yuyo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto 1: I fatti e i primi sospetti ***
Capitolo 2: *** Atto 2: Il bracconiere ***
Capitolo 3: *** Atto 3: La conclusione ***



Capitolo 1
*** Atto 1: I fatti e i primi sospetti ***


Qualcuno è stato ucciso - La testimonianza del detective - I dolori di Miss Aman - La testimonianza dei Masterson e del professor Hendrick

-Ricapitoliamo i fatti ancora una volta.
L'investigatore era comodamente seduto in poltrona, scaldato dalla vestaglia di tweed.
-Ho ascoltato tutte le vostre dichiarazioni separatamente e sono quasi riuscito ad arrivare alla soluzione del mistero. Adesso, vorrei che raccontaste a tutti ciò che è successo la sera del diciassette novembre. Circa alle venti e quindici ci siamo alzati da tavola. Quasi tutti si sono dispersi tranne Jonah che è rimasto nella stanza. Mi sono recato subito al gabinetto comune, l'unico funzionante. Lì ho incontrato miss Aman che usciva. Dopo ciò mi sono ritirato a leggere nella mia stanza fino a che alle... venti e quarantacinque circa, beh, sapete cosa è successo.
La luce vacillò un momento mentre la tormenta ancora infuriava fuori dalle finestre.
-Adesso per favore, miss Aman, può raccontarci della sua serata?
Il detective si mise comodo in poltrona, pronto ad ascoltare la testimonianza, sorridente sopra la barbetta rada.

-Non sospetterà di me, vero?
La signorina lanciò uno sguardo languido all'uomo.
-Ho già tratto delle conclusioni che ritengo veritiere. Si limiti a raccontarci i fatti- ribatté il machiavellico detective. Un gelido silenzio trapelò attraverso i vetri ghiacciati.
-Oh... si. Alle venti abbiamo finito di cenare. Almeno io mi sono alzata alle venti, stando alla pendola del salone. Come avrete notato, mi sentivo bene e ho mangiato molto poco. Succede ogni mese- civettò ammiccando a miss Hyde, che borbottò qualcosa prima di nascondersi imbarazzata dietro ai ricci biondi.
È proprio una bella ragazza quella Victoria Hyde, pensò il detective. I capelli incorniciavano un viso ovale; il naso francese era macchiato da lentiggini e sormontato da larghi occhi nocciola. Un vestito dal taglio parigino metteva in risalto i seni prosperosi e le gambe affusolate, mostrate un po' troppo per il costume comune.
-Dov'ero rimasta... Ah si. Subito dopo essere uscita dal gabinetto, ho incontrato di sfuggita il nostro detective, e mi sono ritirata in camera a dormire fino al fattaccio.
-Qualcuno ci può garantire che è rimasta nella stanza? Potrebbe benissimo essere uscita e rientrata senza che nessuno se ne accorgesse- osservò il professore con invidiabile senso pratico mentre la luce vacillava ancora. -Garantisco io. Le nostre stanze sono adiacenti e il suo... russare ha accompagnato la mia lettura. Senza offesa, sia chiaro- puntualizzò il detective.

-Signore e signora Masterson, la vostra serata?
-Siamo arrivati qui ieri sera, quando ancora splendeva il sole. Come gli altri anni in cui siamo venuti qui, la vacanza era splendida, fino a ieri sera. Dopo cena...
-Veramente una cosa quantomeno insolita ci sarebbe- Jessica interruppe il marito durante il racconto.
Il diciassette novembre, verso le quattro del pomeriggio, stavo passando davanti alla biblioteca, e ho sentito due voci all'interno, una maschile e una femminile, parlare. Non credo di essermi sbagliata, sono abbastanza sicura. Solo che quando sono entrata... Lì non c'era nessuno.
Qualcuno nella stanza arrossì.
-Grazie signora Masterson. Potrebbe essere interessante...
Il detective si lisciò la barbetta dietro al the fumante.
-Continua a raccontare Lee- fece la signora sorridendo.
-Cosa stavo dicendo... Oh si, la cena. Dopo esserci alzati siamo andati nella sala del pianoforte per ascoltare il professore suonare. Siamo rimasti lì fino al momento in cui abbiamo sentito l'urlo.
-Nessuno si è allontanato?
-Io sono andata alla toilette- fece Jessica Masterson.
Sono uscita in tempo per sentire il grido, e sono subito corsa in salone dove ho visto il corpo della signora Hutch, riverso per terra in un mare di sangue.
Il ricordo di quei macabri momenti gelò il sangue dei presenti. Gli sguardi corsero alla porta della stanza in cui giaceva il cadavere, chiusa a chiave dal giorno precedente.
-Propongo una pausa- fece Jonah alzandosi dal divanetto -Quest'ansia mi sta uccidendo.
Nonostante l'aria visibilmente seccata dell'uomo in vestaglia di tweed, la comitiva si disperse rapidamente. Rimase solo Hendrick.
-Ha già risolto il caso, vero?
Suonava più come un'affermazione che come una domanda.
-Direi di si. Ma sono sicuro che verranno fuori cose molto interessanti.
Il detective, non aggiunse altro.

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Capitolo 2
*** Atto 2: Il bracconiere ***


La dichiarazione di Miss Hyde - Un anello in meno - Il bracconiere e il poliziotto - La soluzione

"Tutti si conoscono da troppo poco. Masterson e Hendrick. Aman e Hutch. Ma Masterson e Hutch si conoscevano da molto...  
Il detective, ancora seduto in poltrona col the ormai freddo, venne interrotto nel corso dei suoi pensieri dal ritorno delle altre persone. Ognuno riprese il posto di prima e come se non si fosse mai interrotta la seduta, l'investigatore tornò all'assalto.   
-Signorina Hyde, può raccontarci la sua serata?    
-Si... ecco. Quando sono arrivata qui lo sentivo che c'era qualcosa che non andava, a partire dalla neve. Quella maledetta neve che adesso ci costringe in questa casa, tagliata fuori da ogni via di comunicazione con la civiltà. Ma... Scusate se ho divagato un pochino. La sera del delitto... Sono rimasta in sala da pranzo con la signora Hutch. Circa mezz'ora prima del delitto, ho raggiunto Jonah in biblioteca per parlare un po'. Siamo rimasti lì fino a quando non abbiamo sentito il grido.     
-Grazie signorina Hyde. Lei non è una persona molto facoltosa vero?     
-Nossignore. Mi succede spesso di non arrivare a fine mese.   
La ragazza si strinse nelle spalle.
-Eppure sull'anulare ha il segno di un anello, dalla forma decisamente elaborata se ben ricordo. Lo portava qualche giorno fa mi pare. 
-Oh, si. È l'anello di famiglia. Adesso è in camera. Ma cosa c'entra col delitto scusi?   
La ragazza si fece sospettosa.
-Niente, niente, pura curiosità.    
-Prima di chiedere la testimonianza di Jonah- Il detective si fregò le mani -Vorrei fare una domanda a Mia Aman.  
-Mi chieda ciò che vuole e le risponderò nei limiti del possibile. 
-Lei... Chi è in realtà?
 
Con estrema, teatrale lentezza, portò una mano alla folta chioma nera, e iniziò a tirare fino a che tutti i capelli si furono staccati. Lasciò cadere a terra la parrucca, poi con il fazzolettino lavò via il pesante trucco dal volto. Quello che rimase, tra pizzi e merletti, era un uomo sulla quarantina, dal volto largo, zigomi alti e lineamenti scolpiti. Nonostante gli abiti femminili, emanava un'aura di fierezza.
-Mi presento. Io sono Petyr Stone; e lei è una persona maledettamente intelligente.
 
Mentre la comitiva, commentando la scoperta, ritrovava la calma, il detective e l'uomo misterioso si ritirarono a parlare tranquillamente nella cucina.
-Come mi ha scoperto?    
-Si stava mettendo lo smalto, ascoltando le deposizioni, e quando le ho chiesto la zuccheriera me l'ha passata subito. Nessuna rispettabile signorina si mostra ad altre persone mentre si fa bella. Questo e molti altri particolari, uno dei quali non sarà sfuggito a chi ha ascoltato le deposizioni. Chi è lei, signor Stone?
-Sarò franco con lei, perché so che comunque scoprirebbe la verità. Sono un bracconiere, un cacciatore di frodo. Ero ferito, poco prima che iniziasse la tempesta di neve. Il freddo si faceva pungente e i fiocchi iniziavano a scendere. Ero troppo lontano dalla città e nel capanno sarei morto. Guardi qua.   
Slacciando nastri e pizzi, mise a nudo la schiena. Una larga fasciatura copriva tutto il torace. Sul bianco delle bende, fioriva una larga macchia di sangue.
-Dovevo ripararmi da qualche parte. Ma se mi fossi presentato qui, sarebbe stato inutile. L'unica volta in cui mi hanno scoperto mentre ero a caccia, era nel parco di questo albergo, proprio dalla signora Hutch. Mi aveva detto che se mi avesse rivisto mi avrebbe ucciso, e non dubito E se fosse ancora viva, lo farebbe. E qui ci incontriamo, il resto lo sa.
Il detective si lisciò la barba pensoso. 
-I vestiti li avevo nella baracca nel bosco. Un tempo vivevamo lì con mia moglie- soggiunse, come per persuadere l'investigatore della verità di quelle parole.
-È un altro il punto che mi risulta poco chiaro. Come si è ferito in questo modo nel bosco?
-C'era qualcuno fra i cespugli. Scambiandoci per bestie selvatiche, ci siamo sparati a vicenda. Lui, non è stato così fortunato. Ho provato a salvarlo, ma la ferita era troppo profonda. Prima di morire, mi ha dato questa lettera, e ha blaterato qualcosa a proposito della Corsica, dei contrabbandieri e di alcuni diamanti. Giù in paese, ogni tanto si mormora che per questo albergo passino delle pietre preziose destinate al contrabbando...
-Questo spiega molte cose!- Il detective era euforico.  
-Mi segua, Stone! Il caso è chiuso!

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Capitolo 3
*** Atto 3: La conclusione ***


La dichiarazione di Jonah - Tutta la verità - Gli ultimi istanti - Lee Masterson e la sua calma interiore - La gemma rossa - Un anello di troppo - Il caso è chiuso

Il detective, seguito dal bracconiere vestito da donna, tornò nella stanza con gli altri. Si sedette e spiegò brevemente la storia dell'uomo, tralasciando accuratamente la parte riguardante la ferita.
-Adesso signor Jonah, ci parli della sua serata.   
L'investigatore si mise comodo sulla poltrona, con una nuova tazza di the caldo e un espressione euforica sul viso.   
-Probabilmente la signorina Hyde ha taciuto alcuni dettagli, preferendo conservare la sua immagine, ma io vi racconterò tutta la verità.   
Gli sguardi dei presenti corsero prima a uno e poi all'altra. 
-È vero, quella sera ero in biblioteca. Ma non sono mai stato solo. Miss Hyde è stata con me tutto il tempo, dalla cena al momento in cui siamo corsi nella sala.     
-Signorina, perché non ci ha raccontato subito questo fatto?  
Lee Masterson si alzò adirato.
-L'onore di una ragazza può essere facilmente infangato. Basta una voce, anche infondata per pregiudicarle il matrimonio- La ragazza reagì con assoluta indifferenza.  
-Signor Lee, le assicuro che la ragazza ha le migliori intenzioni. Nella dichiarazione che mi ha fatto in privato, mi ha raccontato tutta la verità. Ho il testo firmato, se non mi crede.     
L'uomo si sedette, senza staccare gli occhi dal detective e dalla ragazza, continuando a credere in un'ipotetica cospirazione.
Il detective, infastidito da quella futile interruzione, riprese la parola con un sorriso un po' più tirato di prima. 
-Signor Jonah, è successo nulla mentre eravate... in biblioteca?
Nulla. Abbiamo fatto qualche tiro al biliardo e sfogliato due o tre libri, nient'altro.   
-Uno di voi due si è mai allontanato?    
-Io ero salito un attimo in camera. 
-Quando esattamente?
-Pochi minuti prima del delitto. Ero lì quando c'è stato il grido della signora Hutch.
-Ricapitoliamo la posizione degli elementi quando c'è stato il delitto.
Jessica Masterson: Toilette
Lee Masterson: Sala del pianoforte
Victoria Hyde: Biblioteca
Devin Hendrick: Sala del pianoforte
Jonah Gramp: Nella sua stanza
Petyr Stone (Mia Aman): Nella sua stanza
Me stesso: Nella mia stanza

Tre persone potrebbero essersi macchiate di questo delitto.    Jessica poteva essersi recata in salone e non alla toilette. Victoria Hyde poteva essere uscita dalla biblioteca e Jonah poteva non essersi mai recato nella sua stanza. Possiamo subito scartare Jonah, perché correndo in salone è uscito dalla sua stanza proprio davanti ai miei occhi, come anche Petyr.
-Allora abbiamo un colpevole! Mia moglie non avrebbe nessun motivo per uccidere la signora Hutch! Abbiamo passato nel suo albergo, QUESTO albergo, le nostre vacanze da dieci anni a questa parte!  - Lee Masterson era nuovamente adirato.  
-Errato, mio caro amico. 
Il detective si concesse il piacere di schernirlo un pochino. 
-Sia lei che sua moglie avevate ottimi motivi per uccidere la signora Hutch. Se sono dieci anni che passate qui l'estate saprete che in questa casa si smerciano gemme preziose... portate di contrabbando dalla Corsica? Ne era a conoscenza il signor Stone come una buona parte del paese più vicino. È impossibile che non ne foste a conoscenza. Una fonte sicura di ricchezze. Eliminata la signora Hutch, li avreste avuti tutti per voi. Ciò spiega l'interesse della signora Jessica per la stanza del delitto. Dal fatale giorno mi ha chiesto spesso la chiave della stanza, a causa di alcuni documenti lasciati all'interno.   Probabilmente aveva scoperto che la signora tiene lì i preziosi. 
-Ciò è inaccettabile! Se non smette di calunniare mia moglie io... 
-Quasi immagino la scena- proseguì il detective come se nulla fosse -Jessica entra nella stanza e minaccia la signora Hutch di rivelare a tutti dei suoi traffici se non le avesse dato le gemme La donna per spavalderia le mostra uno dei suoi ultimi pezzi, un enorme rubino. La situazione degenera e parte la coltellata. Jessica non fa in tempo a prendere il rubino, caduto sotto un mobile, perché sente arrivare gli altri, così scappa e si mescola alla folla.   
-Parla di mobili e rubini come se ci fosse stato- Sogghignò Lee Masterson.        
Il detective portò la mano sotto il raggio di luce di una lampada e la stanza si tinse di color rosso scarlatto. Un enorme rubino scintillava nella sua mano, riflettendo le facce attonite dei presenti.   
-Infatti. Ci sono stato. In un momento di calma, ho esaminato palmo a palmo l'intera stanza e ho trovato questo.
Portò il rubino vicino al volto, e il suo occhio azzurro si rifletté sulle innumerevoli facce della gemma.     
Tutti i presenti, reagirono elettrizzati. Jessica iniziò a tremare impaurita.
-Lee... Diglielo tu... Io non lo farei mai... 
Il detective era rimasto seduto, perfettamente calmo e concentrato.
-Ma la storia non mi convinceva. Mancava l'arma del delitto. Ero in biblioteca, ragionando sul problema, quando mi sono accorto dello spesso strato di polvere che ricopriva i libri. Sono sicuro che Jonah o Victoria riconosceranno quelli puliti, quelli che presumibilmente hanno sfogliato.
Poi ce n'era uno un pochino insolito per una leggera lettura di coppia. E non parlo di Tristano e Isotta ma della "Enciclopedia medica completa e ragionata di tutti i mali e le malattie, con più di cento tavole illustrate". Non solo questo volume era sporcato non dalla polvere ma da macchie rosse, di sangue. Al suo interno, tra le pagine c'era un coltello sporco di sangue, del quale potete immaginare la provenienza. Da lì, ho iniziato a sperare che l'assassino avesse lasciato altre tracce ematiche. Non sapendo da dove cominciare, ho ricontrollato il cadavere. Ho trovato alcuni capelli. Ricci. Biondi. Ed un anello, dalla forma insolita. Sporco di sangue. Questo.  
Il detective appoggiò sul tavolo il gioiello. Aveva una forma insolita ed elaborata, con una piccola pietra verde incastonata su un lato.    
Dopo averlo ripulito dalle abbondanti macchie di sangue, sono riuscito a leggere un nome, inciso all'interno. Hyde.
-Quell'anello l'ho perso molto prima del delitto. L'assassino può averlo messo lì apposta, dopo averlo trovato da qualche parte. Non sono stata io.
-Perspicace, miss Hyde. Ma non troppo furba. Jenkins, vieni qui con la roba che sai te. 
Jenkins, il ragazzetto che lavorava nella cucina dell'albergo, sbucò dalla porta di servizio portando un involto di stoffa bianca. Lo lasciò sul tavolo e tornò alle sue mansioni.  
-Questo è il vestito che lei, miss Victoria Hyde, portava la sera del delitto. Il vestito che è stato trovato da Jenkins mentre faceva le pulizie nella SUA camera.          
Aprì l'involto. Un abito di broccato azzurro, era macchiato in molti punti di rosso, rosso sangue.
-Il caso è chiuso.

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