The last day

di Leostory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorseggiare camomilla ***
Capitolo 2: *** New York City ***



Capitolo 1
*** Sorseggiare camomilla ***


“Ciao Valeria ci si vede!” mi saluta la mia amica Joey appena esco dalla porta di casa sua dopo la serata pazza tra amiche, con telefilm, chiacchierate e soprattutto pizza sono stremata e ricambio il saluto mentre mi incammino verso casa.
Da come avrai intuito il mio nome è Valeria, sono una normalissima adolescente che adora disegnare, guardare cartoni animati fino allo sfinimento e che si ingozza di pizza quando può.
Non ho tantissimi amici, ma quelli che ho sono molto cari e nonostante la mia migliore amica abiti lontano da dove vivo io, sono ancora in contatto con lei, è una persona fantastica si chiama Julia ed è una copia esatta di Taylor Swift, cioè tu guardi Taylor e poi guardi Julia e non capisci chi sia chi…insomma è una ragazza bellissima tutto il mio contrario.
Se devo dirla tutta odio il mio io, insomma con questo naso lungo e a patata e con queste labbra enormi mi sento un mostro, ma dopotutto durante l’adolescenza questi difetti ci sembrano la fine del mondo.
Sono molto timida e anche insicura di me stessa, ma cerco di fare il mio meglio per diventare più sicura e farmi avanti in qualsiasi situazione e poi io non sono una persona che ha molte paure (ma cosa sto dicendo? Se mi basta vedere una zanzara e incomincio a gridare come se mi ritrovassi difronte un leone, quanta pazienza ci vuole con me!)
Un tuono ferma i miei pensieri, sento due gocce che si frantumano sulle mie braccia, man mano che cammino la pioggia si fa sempre più forte e non ho nessun ombrello con me, mi tiro su il cappuccio senza fermarmi.
Sento le gocce che cadono sulla strada, sui tetti, sui marciapiedi e sulle piante, ogni goccia quando si frantuma forma una melodia diversa e dolce, ma i lampi e i tuoni sono aumentati uno dopo l’altro, dopotutto d’estate i temporali sono imprevedibili e anche molto forti quando lo vogliono.
Credo di essermi persa, non so come o perché, eppure la so la strada per tornare a casa la ho fatta miliardi di volte! Come è possibile?
Mi sto infradiciando tutta e dovunque mi trovi non vedo nessun edificio con una tettoia, ma sarà possibile? Io continuo a camminare con la pioggia che mi bagna il viso e tutti i vestiti.
Intravedo una casa con una tettoia e senza pensarci due volte corro verso di essa, ma scivolo a causa della strada bagnata e così mi infradicio ancora di più.
Arrivata sotto la tettoia prendo il mio cellulare e cerco di chiamare casa mia per farmi venire a prendere dai miei genitori, digito il numero ma…ho finito il credito! Più sfiga di così non esiste!
Sono in preda al panico, non so più cosa fare allora tento di suonare al campanello della casa, ma temo che nessuno mi apra a mezzanotte e mezza quando di fuori piove al massimo mi cacceranno via dalla tettoia pensando che io sia una barbona…
“Chi è?” una dolce vocina anziana mi chiede.
Senza alcuna esitazione rispondo: “Ehm…salve, purtroppo mi sono persa mi servirebbero delle indicazioni.”
La porta di fronte a me si spalanca e mi ritrovo davanti una dolce nonnina con una tazza di…di camomilla riesco a sentirne l’odore.
“Oh ma signorina, non avrà mica intenzione di rimanere lì fuori con quel terribile temporale e con quei vestiti tutti zuppi! Entra pure cara.”
Non so se è la cosa giusta da fare, insomma entrare in casa di una persona completamente estranea mentre i tuoi genitori ti aspettano con ansia non sarebbe proprio il massimo, ma credo di non avere altra scelta.
Sorrido alla nonnina ed educatamente entro in casa sua, mi tolgo la felpa con il cappuccio ormai diventata un lago e la tengo in mano per non bagnare l’attaccapanni della signora.
“Tranquilla appoggiala pure qui sul tavolino vicino al camino” mi dice lei portandomi in una sala accogliente, con quel buonissimo odore di legna che si consuma con il fuoco del camino.
Faccio come mi dice la nonna (chiamiamola così, infondo è così dolce e gentile con me da farmi sentire a mio agio è come se…avessi già incontrato la nonna da qualche parte, ma non so bene dove).
“Vieni togliti le scarpe, ora ti porto delle ciabatte e dei vestiti caldi e asciutti, aspetta solo un attimo cara.” mi dice indicandomi un angolino dove vedo una fila di scarpe e ciabatte femminili.
“Ok, la ringrazio tantissimo signora” le rispondo sorridendo mentre appoggio le mie scarpe affianco a tutte le altre.
La nonna mi sorride e poi sale le scale per salire al piano di sopra.
Sento il rumore delle gocce che si sfracellano violentemente sulle finestre della casa, di fuori c’è una bella bufera.
Mi guardo intorno, è tutto così accogliente e piacevole ed il calore del camino è invitante, mi avvicino ad esso leggermente ed avvicino le mani che sono leggermente fredde, poi mi allontano incomincia a fare caldo, infatti siamo in estate.
“Eccomi qua! Tieni queste sono le tue ciabatte e questi sono i tuoi vestiti vai a cambiarti in bagno ti accompagno” ritorna la nonna dandomi in mano tutto quanto.
Saliamo le scale ed entro in bagno, “La gradiresti una tazza di camomilla?” mi chiede lei.
“Oh sì la ringrazio, mi piacerebbe” le rispondo mentre mi cambio la maglietta e i pantaloni.
Sento i suoi passi che scendono le scale, io ne approfitto per guardarmi un po’ allo specchio canticchiando a bassa voce la canzone “El mismo sol”, per non farmi sentire dalla nonnina, perché altrimenti nel mio bagno canto a squarciagola.
Appena mi infilo le ciabatte sento bussare alla porta, “La camomilla è pronta.”
“Arrivo nonna…uh ehm…signora!” le rispondo imbarazzata, a forza di farci l’abitudine di chiamarla nonna eh beh…
Lei si mette a ridere e poi mi dice: “Tranquilla cara, puoi chiamarmi nonna…tu come ti chiami?”
“Mi chiamo Valeria” le dico sorridendo.
Quando dico il mio nome i suoi occhi hanno un attimo di scintillio e poi mi dice “Valeria è un nome stupendo, io mi chiamo Es…Esmeralda” non mi è sembrata molto convinta quando ha detto il suo nome, sembra che voglia nascondere qualcosa, ma non importa non ci do tanto peso e le dico: “Esmeralda è bellissimo!” poi ci sediamo a tavola e incominciamo sorseggiare camomilla.
 
 
Angolo del lettore
Ciao a tutti!
Allora come molti di voi sapranno ho voluto incominciare un’altra storia perché quella precedente non mi sembrava abbastanza emozionante e così la ho “abbandonata”, ma non volevo lasciare per sempre Efp e così ho deciso di cambiare completamente la storia, ovvero di come Valeria incontra le tartarughe e come tutti gli altri avvenimenti avranno inizio.
Non preoccupatevi i personaggi saranno sempre gli stessi, mentre qualche coppia cambierà, ma non vi spoilero nulla vi dico soltanto che il tutto sarà più avvincente, romantico e anche triste.
Questa nonna che cosa centra con le tartarughe e Valeria è a conoscenza della loro “esistenza”?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo che aggiornerò molto presto, un bacio la vostra Leostory!

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Capitolo 2
*** New York City ***


“Uh…cosa è successo?” non riesco ad aprire gli occhi sento una stanchezza enorme che mi impedisce di alzarmi, non capisco dove sono, sento rumori fortissimi di motociclette ed automobili e si sente una terribile puzza di gas, incomincio a tastare l’oggetto dove sono stesa…è duro e granuloso con uno strano odore d’asfalto.
Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo in un viale stesa per terra…cosa ci faccio qui? Dov’è la nonna?
Magari è stato solo un sogno e sono svenuta ieri sotto la pioggia per cercare di tornare a casa anche se il viale non mi è familiare, esco dal viottolo, ma rimango bloccata, immobile.
Non sono più a Rimini…credo di non essere proprio in Italia, è tutto così diverso e strano e le persone, i palazzi e le auto hanno un’aria irreale, come se fossero “finti” anche se mi sembra di conoscere questa città, assomiglia molto a New York City, ma è diversa da come me l’aspettavo…
Perché sono qui? Come faccio a tornare a casa adesso!?
No, così non va, per niente!
Sta passando qualcuno…meglio chiedere informazioni.
“Mi scusi mi sa dire dove siamo in questo momento?” chiedo ad un personaggio buffo, alto e magro.
“What? Excuse me little girl but I don’t understeand” ah…giusto, se dove sono capitata è davvero New York la gente di queste parti parla Inglese…dovrò arrangiarmi.
“Oh, ehm..sir, can I have an information please?” gli chiedo informazioni molto cortesemente.
“Sure! What do you need to know?” mi chiede l’uomo.
“Where are we right now?” gli domando con un po’ di timidezza.
“We are in E 21 Street in New York City” è come pensavo, sono finita in America, ma come? Perché? Soprattutto da quanto tempo sarei arrivata qui?
“Er..thank you so much sir!”ringrazio velocemente e poi mi metto a correre tra le strade in cerca di un posto dove riflettere, non mi sono nemmeno voltata quando ho ringraziato quell’uomo, ma appena mi rigiro verso il marciapiede dov’ero prima lui non c’è già più…io continuo a correre terrorizzata ed incredula di quello che stavo vivendo.
Non ce la faccio più sono esausta, finalmente trovo una panchina e senza pensarci due volte mi ci siedo immediatamente.
Giro la testa verso destra e vedo una cabina telefonica, voglio provare a chiamare i miei genitori.
Mi alzo dalla panchina e incomincio a digitare il numero al telefono, aspetto un minuto…ma nessuno mi risponde e mi parte la segreteria telefonica in inglese.
Butto giù il telefono incavolata, triste e impaurita allo stesso tempo e mi risiedo.
Che cosa sta succedendo?
Tutto ad un tratto incomincia a piovere e le lacrime che scendono dal mio viso si confondono con essa.
Devo trovare un rifugio o almeno un tettuccio per ripararmi, ma non c’è nulla nei dintorni, solo enormi palazzi senza alcuna tettoia.
Tiro su il cappuccio della mia felpa e mi racchiudo a palla stendendomi sulla panchina e singhiozzando…non riesco a smettere di piangere e se tutto questo non fosse solo un sogno? Se fossi stata rapita e portata qui a New York? No è utto così illogico, sto sognando, sì dev’essere così assolutamente, non c’è altra spiegazione anche se sembra tutto così reale, le gocce che bagnano i miei vestiti, i miei capelli e la mia pelle…anche la panchina fatta di legno è decisamente reale.
No! Non importa dove sia perché so che da un momento all’altro mi risveglierò o dalla nonna o meglio ancora a casa mia, nel mio letto comodo.
Piano piano mi addormento tra le lacrime, la pioggia e i miei infiniti pensieri, chissà dove mi risveglierò domani…
 
“Hey sleeping beauty” sento una voce familiare che interrompe il mio sonno, apro gli occhi e mi ritrovo il viso di un ragazzo con occhi marroni scuro e con dei capelli neri che si intravedono nascosti da una strana maschera che porta allacciata con dei lacci come se fosse un casco.
“Good morning!” parla di nuovo il ragazzo, il suo viso non mi è nuovo…ma non esito a chiedergli chi è:” Who are you?!”
“My name’s Casey sweetheart, what’s your name?” Casey…mi congelo, no…non può essere, non posso essere finita qui…ancora incredula che la persona che avevo davanti fosse proprio quella che pensavo che fosse gli richiedo come si chiama:”Excuse me? Your name’s really Casey?”
“Uhm…yeah? Why?”mi chiede il ragazzo un po’ confuso.
“Ehm…no, nothing, ehm…I’m Valeria nice to meet you Casey” rimango sbalordita, sono davvero finita nel cartone delle Tartarughe Ninja?
Tutto questo è folle ed impossibile! Come avrei fatto poi?! Sto incominciando ad avere dei dubbi su che cavolo ci fosse nella camomilla che mi ha dato la nonna…
“Valeria? Nice name! Are you from Spain?” mi chiede Casey.
“Ehm, thank you but no I’m from Italy”gli rispondo secca.
“Oh cool!” mi sorride, quando ad un tratto sento dei passi avvicinarsi e vedo una ragazza con due occhioni azzurri e dei bellissimi capelli rossi-arancioni che entra nel viottolo.
“Hey Casey? Who’s she?”chiede la ragazza a Casey.
Intanto che parlano di cose incomprendibili in inglese penso proprio al fatto che credo che quella ragazza sia proprio April.
“Casey! How can we go in to the sewers?”April grida inferocita al ragazzo.
Mi avvicino a loro due e gli dico sicura di me:”Don’t worry, I know your secret, I know about everything about the turtles Leonardo, Raphael, Donatello and Michelangelo.”
I due rimangono a bocca aperta increduli all’incirca per un minuto intero, poi la rossa sclera contro Casey:”What did you tell to her?!?” “N-nothing! You have to beleve me!”risponde con un tono di voce basso impaurito dalla ragazza.
“Oh sure! So how she know about the turtles?”ribatte April.
“It’s true, I know about the turtles because all of you are in a cartoon!”intervengo io…
 
Ciao! Scusate il ritardo, ma in questi mesi sto andando in vacanza e perciò non ho avuto l’occasione di aggiornare scusatemi :3
Un bacio la vostra Leostory<3

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