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di cherubina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novità ***
Capitolo 2: *** Proposta inaspettata ***
Capitolo 3: *** Oltre le apparenze ***
Capitolo 4: *** Quello che ci aspetta lì fuori ***
Capitolo 5: *** Davanti allo specchio ***
Capitolo 6: *** Il brutto anatroccolo ***
Capitolo 7: *** Diviso per tre ***
Capitolo 8: *** Alla ricerca di Cris ***
Capitolo 9: *** Pretty little liar ***
Capitolo 10: *** l'altro me stesso ***
Capitolo 11: *** Bivio ***
Capitolo 12: *** In sospeso ***
Capitolo 13: *** Baciami ancora ***
Capitolo 14: *** Spuntino a mezzanotte ***
Capitolo 15: *** Un passo indietro ***



Capitolo 1
*** Novità ***


Alla fine erano rimasti solo lui e Rocco.

I progressi, sempre più sorprendenti, del bambino restato in coma per otto mesi erano la novità più lieta per Leo. I sorrisi di Rocco erano lo sprono che non lo faceva crollare, che gli dava la forza di resistere e di accettare.

Ormai lui e Rocco erano in ospedale da troppo tempo, tanto da dimenticare come fosse la vita fuori di lì.

Ma Leo non si era mai arreso: non si era arreso quelle sei volte in cui era finito sotto i ferri, non si era arreso durante gli innumerevoli cicli di chemio, non si era arreso quando gli avevano detto che il tumore si era diffuso.

Aveva affrontato tutto e ne era uscito più forte e, forse, un po' più disilluso. Soprattutto l'ultima volta, all'ultima notizia brutta ricevuta, era pronto a mollare: e senza i suoi amici, quegli amici speciali che aveva trovato in un posto difficile come l'ospedale, sicuramente non ce l'avrebbe fatta.

Tante cose erano cambiate da quando Nicola l'aveva convinto a formare il suo gruppo ma sebbene i Braccialetti Rossi si fossero ormai sfaldati, lui non era rimasto da solo.

O forse si...Non sapeva bene dirlo.

Ormai era solo questione di tempo, il tempo necessario per avere i risultati delle ultime analisi, e poi sarebbe uscito di lì anche lui. Certo la speranza era che quel giorno che aspettava da tanto tempo arrivasse il prima possibile eppure non si faceva troppe illusioni: essere malato ti fa perdere una grossa fetta di ottimismo.

Quella mattina stava sfogliando il solito quotidiano quando Johnny lo raggiunse con quel consueto:

"Buon giorno Leo."

Che lo faceva sentire coccolato.

"Ciao Johnny!"

Rispose con un sorriso.

"Questa mattina ti ho portato una sorpresa!"

Quell'annuncio fece venire il magone a Leo: gli ricordava, infatti, un giorno di diversi mesi prima.

"Mi hai portato un nuovo compagno di stanza?"

Fece, infatti, ironico.

"Non proprio..."

Si mantenne sul vago l'infermiere facendo cenno a qualcuno di farsi avanti. Quello sguardo timido e insicuro, quei lunghi capelli neri e quelle forme...non propriamente mascoline, fecero strabuzzare gli occhi a Leo.

"Ti ho portato una compagna."

La ragazza, finalmente, si decise ad alzare gli occhi e a guardare Leo, accennando un sorriso di cortesia.

"Lei è Nina. Trattala bene."

Johnny li lasciò soli ma Leo non aveva tempo per ovviare alle presentazioni. Afferrò le sue stampelle e claudicò fino in corridoio per parlare con l'infermiere.

"Johnny fermati. Cos'è questa storia? Pensavo che fossero vietate camere promiscue in ospedale."

Il giovane uomo si lasciò sfuggire un risolino.

"Suvvia Leo: non credevo fosse un problema per te dividere i tuoi spazi con qualcun altro. Praticamente da quando Vale è stato dimesso te ne sei stato come un lupo solitario."

"Lei non è qualcun altro. E poi ha delle forme decisamente più prosperose di Vale. No è fuori discussione: io con quella non voglio starci!"

"Quella si chiama Nina e non è certo qui per gioco. Sii gentile con lei, Leo...Purtroppo, al momento, non abbiamo altri posti letto ma, appena si libererà una stanza, risolveremo questo disguido, promesso. Potresti approfittarne per fare conquiste."

Johnny si ammorbidì dopo l'iniziale rimprovero e gli strizzò l'occhio complice.

"Io una fidanzata già ce l'ho!"

Puntualizzò Leo ma Johnny si era già allontanato.

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Capitolo 2
*** Proposta inaspettata ***


Da quando era tornato, ogni volta che entrava in classe, avvertiva quella spiacevole sensazione di non essere nel posto giusto. E quelle occhiate a cui faticava ad abituarsi erano una quotidiana sfida a non sentirsi diverso.

Soltanto durante le ore di disegno riassaporava la passione di tenere una matita in mano, l'entusiasmo di imparare cose nuove, il fare cameratesco con i compagni. E questo era anche merito del giovane supplente che, con i suoi metodi innovativi e le sue spiegazioni trascinanti riusciva a mantenere sempre viva l'attenzione della classe.

"Bene. Per la prossima volta voglio che mi portiate la proiezione ortogonale di un oggetto a vostra scelta!"

Il proff. Ferrante posò il gessetto con il quale aveva fatto un esplicativo esempio alla lavagna, e assegnò i compiti. La sua voce fu sovrastata dal suono della campanella e già i ragazzi, afferrati zaini e cartelline, lasciavano di fretta l'aula.

Uno degli svantaggi di avere l'ultima ora di lezione!

Vale, volendo evitare l'orda di studenti per i corridoio, era sempre l'ultimo a guadagnare l'uscita.

"Valentino puoi aspettare: vorrei parlare un secondo con te!"

Il giovane insegnante che, fino ad allora, aveva risistemato i suoi libri lo trattenne. Quel tono serio non faceva presagire nulla di buono ma Vale non aveva motivo di rifiutare quella richiesta: forse il suo ritardo avrebbe destato solo un po' di preoccupazione in Nora.

"Certo!"

Si risedette al suo banco.

"Ho dato un'occhiata ai tuoi lavori ieri sera e, incuriosito, stamattina sono andato nell'archivio della scuola a cercare i registri degli anni precedenti..."

Il ragazzo era a disagio: non gli piaceva raccontare, spiegare il perché di tutte le sue assenze ad ogni nuovo insegante.

"So di essere indietro con il programma rispetto agli altri ma recupererò, lo prometto. Anche quando...beh anche quando ero in ospedale ho cercato di seguire più lezioni possibili!"

Il proff. Ferrante gli mise una mano sulla spalla e si lasciò andare ad una risata complice.

"Ehi calma. Non sono certo qui per rimproverarti: conosco la tua situazione, mi hanno messo al corrente gli altri docenti. Volevo solo dirti che hai un talento straordinario e apprezzerei la tua presenza al laboratorio artistico che, al prossimo collegio docenti, proporrò per tre pomeriggi a settimana. Si svolgerà qui a scuola, faremo dei progetti interessanti e, ovviamente, parteciparvi ti permetterà anche di accumulare crediti scolastici. Ti sembra una proposta dignitosa?"

Le preoccupazioni di Vale si dissolsero in un sorriso, finalmente, felice.

"E me lo chiede?"


Nora lo aspettava con il motore acceso, iniziando a chiedersi se non fosse il caso di andare a cercare notizie dalle bidelle o di andare, direttamente, a cercare suo figlio in aula.

Metterlo a disagio era l'ultima cosa che voleva ma se non si fosse sentito bene?

Si era ormai decisa a slacciare la cintura e a scendere dall'auto quando, dallo specchietto retrovisore, vide suo figlio zoppicare verso di lei.

"Vale, come mai questo ritardo?"

Chiese appena lui sedette dal lato passeggeri, con un'espressione stranita che faticava a decifrare.

"Ti senti bene, tesoro?"

"Oh si mamma. Mi sento...beh mi sento come non mi accadeva da tantissimo tempo. Mi sento felice!"


***** *******

Grazie a chi vorrà dare un'opportunità a questa storia.

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Capitolo 3
*** Oltre le apparenze ***


Si era allontanata con la solita, banale, scusa di darsi una rinfrescata e di rifarsi il trucco e nessuno aveva pensato che quello di Cris fosse solo un pretesto per fuggire.

Per fuggire dalla sala, dalla tavola imbandita e dalle portate senza fine.

Quando, finalmente, si richiuse la porta della toilette alle spalle e l'inflessibile specchio a muro riflesse per intero la sua figura, la voglia di ficcarsi due dita in gola sopraffece ogni altro buon proposito.

Si sentiva una balenotta in quello svolazzante vestitino blu Tiffany che le aveva comprato sua madre e che le aveva imposto, categorica, di indossare per quella cena di gala.

Un ritrovo informale con amici di famiglia: signoroni impomatati e imbrillantati, signore ingioiellate, figli snob con i loro mocassini costosi, ragazze che si pavoneggiavano nei loro abiti firmati da alta boutique...

Un mondo al quale Cris non apparteneva, in mezzo al quale si sentiva goffa e sgraziata come un elefante in un negozio di cristalli.

Si portò una mano tra i capelli sudaticci mentre il mascara diventava una maschera appiccicosa che le colava lungo le guance e il petto, oltre alla scollatura a cuore, si muoveva ansante.

Cercando di riprendere il controllo recuperò il cellulare dalla sua pochette: sentire la voce di Leo certamente l'avrebbe calmata e le avrebbe infuso il coraggio necessario a tornare di là e a terminare la serata con dignità.

La chiamata non fece in tempo a partire. La porta si aprì e, con ampie falcate, la mamma di Cris la raggiunse e, senza troppi complimenti, le strappò il telefono di mano.

"Dico, sei impazzita?"

La fronteggiò la ragazza, indignata per quella violazione di privacy.

"Cristina sei un disastro. Mettiti a posto trucco e capelli: non vorrai mettermi in ridicolo dinnanzi ai nostri ospiti!"

Cris le lanciò un'occhiata di sfida. Un'occhiata che l'altolocata signora pensò bene di neutralizzare prima che diventasse pericolosa.

"Stavi provando a telefonare a lui, vero? Non voglio più che tu frequenti gente di un certo tipo, Cristina!"

"Si chiama Leo, mamma. E non capisco tutto questo tuo astio verso di lui!"

La signora si appoggiò contro il lavabo, poi portò una mano al collo impreziosito da due giri di perle.

"Tesoro ormai sei sulla via della guarigione e scindere i contatti con tutto ciò che ti ricollega al periodo che hai trascorso in ospedale non potrà che accelerare questo processo. Non saranno certo ragazzi senza arti o malati di cancro a ridarti la gioia di vivere. Devi circondarti di cose belle, Cristina, non di morte..."

"Proprio tu vieni a farmi la morale? Tu che non sei venuta una volta a trovarmi in ospedale? Tu che hai accollato tutte le decisioni e le responsabilità a Carola?"

"Cristina non è il momento di dare in escandescenze! Ora tu sistemi questo disastro e torni di là con me. Fabrizio Bresson non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata: è un ragazzo elegante, colto, raffinato; studente della Bocconi. Vorrei che tu approfondissi la sua conoscenza!"

Lo sguardo di fuoco di Cris si trasformò in uno di sgomento quando la madre, non poi tanto casualmente, lasciò scivolare il suo cellulare nel water.

"Oh che maldestra. Domani papà te ne comprerà uno nuovo, questo era piuttosto vecchiotto. Tanto non avevi numeri importanti lì dentro giusto?"

Si scusò con falso pentimento e con malcelato compiacimento. Cris ribolliva di rabbia: sua madre aveva vinto la battaglia ma non la guerra.

Lei non si sarebbe lasciata mettere mai più i piedi in testa da nessuno.

Tanto meno dalla sua famiglia.


*****

Grazie a chi ha recensito e inserito la storia tra le seguite!

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Capitolo 4
*** Quello che ci aspetta lì fuori ***


Toni stava rispettando la promessa che aveva fatto al dottor Carletto, di restarsene buono, buono, su una panca senza intralciare il lavoro di nessuno, fino ad un certo punto.

Certo non dava fastidio a nessuno eppure non riusciva a restarsene fermo e, siccome suo nonno gli aveva insegnato che era scortesia non salutare, sventolava le mani e rivolgeva parole di cortesia e di amicizia a chiunque incrociasse nell'atrio dell'ospedale.

"Salve! Bella giornata, vero?"

Disse con un sorriso sincero ad una giovane coppia che si allontanò divertita da tanta espansività.

"Toni sempre a far comizio te ne stai? Perché non sei da Rocco o da Leo?"

Preso dai suoi gesti di ossequio verso gli sconosciuti che transitavano verso il Pronto Soccorso, il Furbo non si era accorto che il Vice leader stava dritto davanti a lui, sostenendosi alla sua stampella.

"Ben ritrovato anche a te, Vale! Ti stavo aspettando: è più bello se dai nostri amici ci andiamo insieme! Cris non viene?"

Vale si strinse nelle spalle.

"Ho provato a telefonarle ma mi risponde una voce che dice che il numero è inesistente."

"Forse ha comprato un cellulare nuovo!"

"Non lo so Toni. Ad ogni modo meglio avviarci, sono sicuro che Cris arriverà presto."

Quando si erano lasciati, quel giorno di metà primavera, avevano fatto una promessa: sarebbero rimasti uniti e, almeno una volta al mese, tutto il gruppo si sarebbe ritrovato.

Prima di seguire l'amico, Toni si guardò con circospezione attorno.

"Cerchi qualcuno?"

Vale si fermò indagando, incuriosito dall'irrequietezza di Toni.

"Tua madre. Mi sarebbe tanto piaciuto salutarla e darle le sfogliatelle che le manda mio nonno."

Vale scoppiò in una risata limpida ma non scortese.

"Toni quante volte devo dirti che tu e tuo nonno non dovete sentirvi eternamente in obbligo verso mia madre? Vi ha aiutato a restare insieme perché era la cosa giusta da fare e non perché volesse qualcosa in cambio!"

Toni abbassò lo sguardo sentendosi quasi ridicolo, quando Vale allungò la mano verso il vassoio che l'altro gli porgeva.

"Comunque una scorpacciata di sfogliatelle la faccio più che volentieri. E sono sicuro che anche Leo e Rocco saranno dello stesso avviso!"

Si incamminarono verso l'ascensore, entrambi allettati dalla prospettiva di condividere qualcosa.


Nonostante cercasse di negarlo a sé stesso, Leo era sempre più attratto dalla sua nuova compagna di stanza. Il fatto era che Nina era così silenziosa, tormentata, e piena di misteri che era impossibile restarle indifferente.

"Dov'hai il tumore?"

Chiese a bruciapelo Leo, cogliendo la ragazza di sorpresa.

"Cosa ti fa pensare che io abbia quella cosa?"

Leo si massaggiò la gamba e cercò di sembrare il più indifferente possibile.

"Tumore, cancro...Ti fa così paura chiamarlo con il suo nome? So che devi iniziare la chemio e, poi, se avevi un banale mal di pancia non ti mettevano di certo in stanza con me!"

Nina slegò la sua lunga coda nera con un'espressione quasi di recriminazione per ciò che, sapeva, le sarebbe aspettato.

"Polmone. C'è l'ho al polmone!"

Si sbottonò, infine, con imbarazzo.

"Wahoo!"

Leo non fece in tempo ad aggiungere altro. Vale e Toni si erano affacciati alla stanza e guardavano, stupiti, la nuova presenza accanto a Leo.

"Ah ecco i miei amici. Nina loro sono Vale e Toni!"

I due alzarono la mano in segno di saluto e la ragazza non sembrò voler approfondire la conoscenza.

"Avevamo pensato di riunirci nella stanza di Rocco, se a te sta bene?"

Disse Vale all'amico, senza staccare gli occhi di dosso a Nina.

"Si, va bene, va bene. Andiamo!"

Fu concorde Leo, sistemandosi alla svelta sulla carrozzina e seguendo gli amici in corridoio.

"Chi è quella tipa?"

Chiese Vale senza più riuscire a trattenersi, quando furono nella stanza di Rocco.

"Volevi dire quella topa?"

"Toni questa era una battuta più da Davide che da te!"

"Boh è una tizia che se ne sta sulle sue, una criptica..."

"Ah io credevo che le cripte stessero nelle chiese!"

"Toni quella è un'altra cosa!"

Risero, sentendosi in sintonia come un tempo.

"Toni a quanto pare non sono l'unico ad avere qualche problema ad usare le parole!"

L'imprescindibile, che aveva qualche problema di afasia dopo il coma, rise insieme agli altri. Poi, senza tanti complimenti, addentarono i deliziosi dolcetti.

"Dovremmo lasciarne qualcuno anche per Cris. Sempre che viene..."

Fece Leo che, adesso, iniziava a preoccuparsi per la mancanza di notizie da parte della ragazza. Gli altri si fecero silenziosi: sapevano tutti che la fragilità di Cris poteva essere ancora una minaccia concreta per lei, per loro.

"Beh voi due: raccontatemi qualche novità dal mondo lì fuori!"

Cambiò argomento Leo con le labbra spolverate di zucchero.

"Mio nonno vuole assumere un nuovo meccanico. Dice che è troppo vecchio per occuparsi da solo dell'officina e che ci serve qualcuno che mi insegni bene per quando sarò grande e l'officina sarà mia!"

"Più che altro hai bisogno di qualcuno che ti insegni a non sfracellarti con la moto la prossima volta che ne rimetti in pista una!"

Alla puntualizzazione di Leo fecero eco le risate corali degli altri.

"Io, invece, ho un professore di disegno davvero figo quest'anno. Mi ha proposto di partecipare a dei laboratori che si terranno a scuola diversi pomeriggi a settimana."

"Tutto qui?"

"Che significa tutto qui?"

Vale sembrò risentirsi dello scarso entusiasmo di Leo a quella che, al contrario, per lui era una grande opportunità.

"Mah non ci vedo niente di eclatante. Tu sei un secchione e ti ci vedo proprio come cocco del proff."

"Come al solito non ci hai capito niente!"

Toni e Rocco abbassarono lo sguardo sentendosi di troppo. Tra i ragazzi più grandi si stava ricreando la stessa tensione di quando litigavano per Cris.

"Dopo tre cicli di chemio e una gamba amputata credo non ci sia nulla di male a considerare oro colato tutte le cose belle che ancora mi aspettano lì fuori. Sì Leo anche riprendere in mano una stupida matita è stata una conquista..."

Vale aveva aperto il suo cuore perché sapeva che, in fondo, nessuno meglio di Leo sapeva capire le sue emozioni e l'altro si diede dello stupido per essere stato tanto acido.

"Hai ragione, Vice. Complimenti: deve essere bello fare questo laboratorio, soprattutto se vengono anche le compagne femmine."

Rocco, appoggiato contro i cuscini, continuava a fissare insistentemente Leo quasi che avessero un segreto che, presto, sarebbe stato rivelato.

"Leo glielo dici tu o lo faccio io?"

"Dirci cosa?"

Chiese Toni.

"Ma niente Toni, cose mie e di Rocco!"

"Sono cose che riguardano tutti i Braccialetti invece. Leo deve fare un altro ciclo di chemio. Inizierà domani."

Il diretto interessato fulminò con un'occhiataccia quel grillo parlante.

"Perché non ci hai detto niente? Ovviamente non ti manderemo nella tana del leone da solo: faremo a turni, come l'altra volta. E ognuno di noi ti terrà compagnia."

"Ma non è il caso Vale. Tu devi andare a scuola, Cris anche. Toni oltre alla scuola deve imparare anche in officina...No, me la caverò!"

Vale gli aveva posato una mano sul braccio. Nonostante tutto, la terribile esperienza che lo aveva cambiato lo aveva reso anche più intraprendente.

"Domani non ho lezioni importanti. Verrò con te, va bene? E non accetto rifiuti!"

Leo aveva sorriso, grato.

"Ricevuto, Vice!"


***** ******

Grazie a chi ha recensito e continua a seguire questa storia!

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Capitolo 5
*** Davanti allo specchio ***


Riempire lo zaino oltre che di giochi da tavolo anche da libri era stata una mossa avventata, per non dire stupida. Vale se ne stava rendendo conto mentre arrancava verso quella camera d'ospedale dove aveva trascorso le sue giornate più nere.

Fu ben felice di liberarsi dello zainetto lasciandolo scivolare sul letto vuoto di Leo. Dell'amico però non c'era traccia e nemmeno della sua compagna di coabitazione.

"Leo?"

Chiamò, notando come nulla fosse cambiato con la chitarra di Leo in un angolo e i suoi disegni rimasti affissi alle pareti. Provò una sorta di nostalgia, per gli albori della loro amicizia, per quando amava Cris, per quando c'era ancora Davide.

Notò che la porta del bagno interno era solo accostata e decise di dare un'occhiata.

"Leo sei qui?"

Quello che si trovò ad osservare fu davvero spiazzante per Vale e lo portò a diventare paonazzo dalla vergogna.

"Scusa...Io non volevo spiarti!"

Balbettò, turbato per l'imbarazzo della situazione. Nina, che aveva la maglia del pigiama sbottonata, si coprì alla meno peggio.

"Non l'hai mai vista una donna nuda?"

Chiese più con tono provocatorio che con tono stizzoso.

Beh a dire il vero aveva cercato di dare una sbirciatina a Cris mentre si cambiava in ascensore ma non è che avesse visto molto a parte una spalla scoperta e il suo ventre piatto.

E per lo meno, quel giorno, Cris indossava il reggiseno.

"Certo, basta andare al mare e ne vedi a bizzeffe di donne nude!"

Nina non si mosse, restò chinata sul lavabo.

"Ad ogni modo ero qui per Leo. Vado a cercarlo!"

Vale si voltò per andarsene ma quella ragazza doveva stupirlo ancora. Come se le ginocchia le avessero ceduto di colpo, si lasciò scivolare sulle mattonelle e iniziò ad ansimare, con le labbra che le tremavano.

"Stai bene?"

Vale era tornato sui suoi passi e l'aveva sfiorata, timoroso.

Nina non rispose.

"È per quello che hai visto allo specchio? Per la Nina che riflette?"

"Questa Nina mi fa tanta paura!"

Vale fece un profondo sospiro, poi si addossò al muro, e cominciò a ripiegare su sé stessa la gamba dei suoi jeans finché la protesi fu ben evidente.

Nina osservava quei movimenti con un crescendo di emozioni che la confondevano, la impietosivano, la confortavano.

Con un movimento ormai esperto, Vale si liberò della protesi e poi fissò la sua immagine nello specchio.

"Anche io ho avuto un po' paura la prima volta che ho visto questo Valentino. Recriminavo per tutte le cose che non avrei più potuto fare..."

"Come lo hai accettato?"

Domandò Nina con un filo di voce.

"Grazie a degli amici speciali."

Vale si rimise la protesi mentre, inaspettatamente, Nina lasciava cadere a terra la maglia rivelando il suo petto niveo e ben definito. Accarezzò uno dei due seni.

"Forse non potrò mai più indossare una maglietta scollata, vantarmi per il mio decolleté. Forse mi priveranno della mia femminilità e sai qual è la cosa peggiore? Me ne vergogno così tanto che non trovo il coraggio di dire la verità!"

"Che significa?"

Nina non sapeva perché ma se con Leo era stata prevenuta, aveva mentito ancora una volta, con Vale le veniva spontaneo essere sincera. Era come se di lui non si dovesse vergognare, come se sapesse che l'avrebbe capita.

"Ho un tumore al seno!"

Vale l'attirò tra le sue braccia e lasciò che piangesse, finalmente senza più filtri.

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Capitolo 6
*** Il brutto anatroccolo ***


Aveva provato fino all'ultimo momento a tirarsi indietro, a far valere le proprie ragioni ma era stato tutto inutile. Sapeva che quando i genitori decidevano qualcosa era impossibile protestare perché alla fine l'avrebbero avuta vinta loro. Anche questa volta.

Così era partita per il Sorrento, senza nessun entusiasmo, con quella comitiva di snob e di figli di papà, compagnia gradita alla sua famiglia ma che Cris avrebbe evitato più che volentieri.

"Ho proprio bisogno di fare shopping appena arriviamo!"

Aveva commentato la frivola Patrizia con uno sguardo di disappunto al vestitino nuovo, bellissimo e che le stava d'incanto.

Cris aveva accennato un sorriso. Fosse stata con un altro gruppo, con i suoi veri amici, probabilmente si sarebbe interessata ai Faraglioni, alla Grotta Azzurra e a tutte le bellezze che avrebbe visitato sull'isola.

In mezzo a quei perfetti estranei, invece, accanto a quelle coetanee truccate in modo impeccabile e senza nemmeno un capello fuori posto si sentiva esattamente come alla festa.

Un brutto anatroccolo in mezzo a tanti bellissimi cigni.

A impedirle ogni tentativo di rilassarsi era anche la presenza di Fabrizio Bresson. Nonostante il ragazzo le avesse rivolto spicciole parole non le erano sfuggite le occhiate attente che le aveva rivolto durante tutto il viaggio.

Una volta si era anche spinto a toccarle i capelli. Un contatto che aveva irrigidito Cris sul colpo ma lì per lì aveva deciso di far finta di niente e si era ripromessa di stare il più lontano possibile da Fabrizio in quei pochi giorni che avrebbero trascorso insieme.

"Bene ragazzi direi di fermarci a mangiare qualcosa!"

Propose Giovanni che era alla guida della vettura presa a noleggio e che aveva un bisogno disperato di sgranchirsi le gambe.

La trattoria, a metà strada tra il mare e una pineta, sembrò aumentare l'acquolina di tutti, concordi alla proposta. Solo Cris cercò una scusa per defilarsi: non voleva mangiare davanti a tutti, essere giudicata. E poi non aveva assolutamente fame.

"Andate avanti. Io vado un attimo in bagno e vi raggiungo!"

Prese tempo allontanandosi, da sola, nella direzione opposta a quella degli amici.

Quando uscì dai bagni pubblici, dove si era attardata per un buon quarto d'ora cercando di riprendere il controllo della situazione e ripetendosi che ce l'avrebbe potuta fare, ebbe la spiacevole sorpresa.

Con una sigaretta accesa e con un sorriso accattivante stampato in faccia, Fabrizio la squadrava dalla testa ai piedi.

"La nostra piccola Cristina non vuole far vedere agli altri che mangia come un passerotto?"

Cris cercò di ignorare la provocazione e di affrettare il passo per raggiungere gli altri. Non voleva restare da sola con Fabrizio per un secondo in più.

"Mi hai seguita? Cosa vuoi da me?"

Si pentì immediatamente di aver chiesto. Appena capì che Fabrizio la guardava con desiderio.

"Non ti piacerà il cibo ma forse hai appetito di qualcos'altro!"

L'afferrò per la vita stringendola forte e premendole una mano sulla bocca. A quell'ora lo spazio esterno del locale era praticamente deserto e nessuno aveva assistito alla scena o avrebbe sentito Cris qualora avesse trovato il modo di urlare e chiedere aiuto.

"Stai buona bambolina, vedrai che ti piacerà! Di sicuro sono un amante migliore del tuo ragazzo mutilato...Vedrai che mammina ne sarà contenta!"

Fu quell'accenno a Leo che fece ancor più male a Cris. Nonostante continuasse a dimenarsi, Fabrizio era più possente, più forte, e per lui fu un gioco trascinarla fin nella pineta.

Ormai da soli, nel bosco, non avrebbe avuto più difficoltà: immobilizzando i pugni di Cris e sopportando i graffi che lei gli aveva procurato riuscì a sbottonarle i pantaloni e a farla finire in terra.

"Stai buona gattina. Adesso ci divertiamo un pochino!"

Cris strinse i denti, strinse forte la pietra che aveva nascosto in mano, si voltò di scatto e colpì con tutta la sua forza.

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Capitolo 7
*** Diviso per tre ***


Nina si era accodata allo sparuto gruppetto formato da Leo, Vale e Jonny.

"Guarda che non c'è bisogno che mi fai da balia ogni qualvolta devo tornare nel reparto-divertimento, tanto la strada la conosco fin troppo bene!"

Leo ci prendeva gusto a stuzzicare l'infermiere, un po' per esorcizzare la paura che, nonostante gli infiniti cicli di chemio, c'era sempre e un po' per stemperare la tensione che contraeva il viso di Nina.

"È la prassi, Leo!"

Si era difeso Jonny con voce monotona spingendo la carrozzella dell'altro fino all'ascensore.

"Tu, la Lisandri e le vostre pallose regole!"

Replicò il diretto interessato, strappando un sorriso agli altri ragazzi. Quando, nel reparto oncologico, il grande leone che affrescava un'intera parete li accolse, Nina retrocedette di un passo.

Accorgendosi del suo spaesamento, Vale, d'impulso, le afferrò la mano libera. (Con l'altra, infatti, sorreggeva un involucro colorato che non aveva voluto rivelare a nessuno cosa contenesse.

"Stai bene?"

Lei annuì automaticamente, stringendo per risposta, più forte, la mano che si era proposta di farle coraggio.

"Avrà avuto un sussulto nel vedere quel leone incazzato! Te lo avevo detto che dovevi dargli un'espressione meno inferocita!"

S'intromise Leo.

"L'hai disegnato tu?"

Chiese, incredula, Nina rivolgendosi all'ideatore del disegno che era diventato tutto rosso.

"Beh io ho fatto solo l'abbozzo. A realizzarlo siamo stati tutti i Braccialetti e lo abbiamo fatto proprio per questo testone qua che non ne voleva sapere di continuare le cure."

Quindi si rivolse a Leo per prendersi una piccola rivincita.

"Inferocito? Tu, all'epoca, ti saresti sbranato la Lisandri e mezz'ospedale!"

I due amici si guardarono in un misto di condivisione, complicità e solidarietà. Ancora una volta fu un'infermiera ad interrompere il momento.

"Bene tu sdraiati qui e tu affianco."

La donna indicò due poltroncine attigue, una per Leo e l'altra per Nina, poi rivolse uno sguardo indagatore a Vale.

"Io sono qui per sostegno!"

Puntualizzò per poi notare come Nina avesse chiuso gli occhi per non fissare l'ago mentre veniva preparata.

Avrebbe voluto dirle qualcosa, tenerle la mano, ma non gli veniva in testa nessuna frase che non fosse retorica e sconclusionata e non era tipo da esporsi a gesti tanto plateali.

Si limitò a restare affianco a Leo che sembrava tranquillo e rassegnato.

"Giochiamo?"

Propose dopo un breve, soffocante, silenzio il leader.

Nina si sollevò appena, incuriosita.

"Vuoi giocare con noi?"

"A cosa?"

"A dove ci piacerebbe essere in questo momento. La prima volta che Vale mi ha proposto di giocarci mi sembrava una grande scemenza ma aveva ragione lui, è di grande aiuto!"

Nina sembrava scettica mentre Vale aveva ringraziato con un eloquente espressione Leo per averlo tirato in mezzo.

"Me lo ha insegnato mia madre quando anche io facevo la chemio!"

Precisò, tenendo gli occhi bassi. La ragazza sembrava sempre più interessata: prima la protesi, poi il murales, e adesso questo. Vale si stava scoprendo poco a poco, come un libro pieno di sorprese ad ogni pagina voltata.

"Anche tu?"

Mormorò.

"Tre cicli. Per fortuna non ho battuto la doppia cifra di Leo!"

Rivelò sereno, senza essere patetico.

"Forse eri anche più carino con il cranio passato a lucido che con questa zazzera informe che hai deciso di farti crescere!"

Lo prese in giro Leo, spettinandolo e irritandolo.

"Ma la pianti!"

Quel battibecco divertì Nina, strappandole il primo, vero sorriso della giornata, e disturbò gli altri. Uno dei terapisti li ammonì con un'occhiataccia.

"Fortuna che ci siamo noi due ad animare questo posto lugubre!"

Bisbigliò Leo, facendo l'occhiolino a Vale che, come sempre, era il più sensibile ai rimproveri.

Vedendosi ora costretti a rispettare la regola del silenzio, ogni cosa aveva preso ad incuriosirli.

"Di un po' ma cos'hai lì bell'avvolto da stamattina?"

Leo rivelò il vassoio che Nina, una volta poggiato sul cabinet, aveva completamente dimenticato.

Si sporse, lo prese e lo scartò. Un delizioso profumino di zucchero, crema e cannella le stuzzicò le narici.

"Me li ha portati stamattina mio fratello. Dice che un po' di dolcezza mi aiuterà a sopportare."

"Hai un fratello?"

Chiese Vale, ricevendo una risposta affermativa.

"E tu?"

"Io sono figlio unico."

"Beh spero che tuo fratello non rompa quanto fa mia sorella!"

Sorrise Leo, osservando le pastette e leccandosi le labbra.

"Ma smettila che ad Asia dovrebbero fare una statua per il solo fatto che ti sopporta. E poi è simpaticissima!"

"Sarà ma solo tu e Toni la trovate tanto simpatica!"

Nina allungò il vassoio verso i due perché si servissero.

"Io passo. Voglio vomitare il più tardi possibile!"

Si tirò indietro Leo. Anche Vale declinò l'offerta.

"A me basta stare qui perché mi si chiuda lo stomaco!"

Anche Nina rimandò lo snack a più tardi.

"Allora come ti sei accorta che il mostro ti sta mangiando i polmoni? Scommetto che tu nemmeno fumi?"

Cambiò discorso Leo.

-Che tatto! Avrebbe voluto commentare Vale ma quell'accenno ai polmoni lo aveva spiazzato.

Nina non si aspettava una domanda tanto schietta e diretta e aveva preso tempo. Vedendola in difficoltà, fu Vale a parlare.

"Che significa? Nemmeno io giocavo a calcio eppure il mostro mi ha mangiato una gamba!"

"Ma te ne stavi sempre ammollo! E va bene sto dicendo un mucchio di cavolate...Sarà colpa delle medicine!"

Leo, non volendo mettere ulteriormente a disagio, Nina capì che era meglio restare zitto.

Vale guardò la ragazza e lesse tutta la gratitudine per il fatto che avesse mantenuto il segreto con Leo.

Dopotutto si sentiva stimato dal fatto che Nina avesse deciso di rivelare a lui una cosa tanto grande.

Spostò la sedia accanto a Nina e le sfiorò il braccio.

"Tuo fratello si sbaglia. C'è un altro modo per vincere la sofferenza: dividerla con noi. Dividerla in tre!"


***** ******

Grazie a chi segue la storia. A chi l'ha inserita tra le preferite e seguite.

A presto

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Capitolo 8
*** Alla ricerca di Cris ***


Vale camminava a mezzo metro da terra da quando Leo gli aveva imposto di riaccompagnare Nina in stanza perché era quella che aveva più bisogno di sostegno, perché lui se la sarebbe saputa cavare.

E quel bacio sulla guancia, dato di slancio, con il quale Nina lo aveva ringraziato perché aveva mantenuto il segreto con Leo sul suo seno malato, gli avevano fatto riscoprire un'euforia che non credeva più possibile dopo la delusione avuta con Cris.

Aveva quel sorriso ebete e incomprensibile degli innamorati e fino ad allora aveva prestato poca attenzione a quello che gli diceva Toni. C'era una cosa, però, che gli impediva di essere completamente disteso: era quel pensiero assillante, quasi un cattivo presagio, che fosse successo qualcosa a Cris.

"Toni hai programmi per questo pomeriggio?"

Chiese a bruciapelo, sedendosi su una panchina nel giardino dell'ospedale. Il suo autobus sarebbe ripartito tra mezz'ora.

"Niente che non possa rimandare a domani. Hai in mente qualcosa?"

"Sono molto preoccupato per Cris e credo non sia una cattiva idea andare a trovarla."

"Anche io credo sia una buonissima idea ma non abbiamo il suo indirizzo!"

Vale sorrise sornione ed estrasse dalla tasca dei jeans un foglietto sgualcito e ripiegato alla meno peggio.

"L'ho copiato dal diario di Leo mentre lui non c'era. Sia chiaro sarà il nostro segreto. Leo sta passando l'ennesimo periodo di merda e non dobbiamo dargli altre preoccupazioni finché non sapremo la verità!"

Toni incrociò le dita a x sulla bocca a far segno che lui non avrebbe parlato.

"Non gli diremo niente per il momento a Leo. Alla ricerca di Cris andremo noi tre!"

Vale lo guardò spaesato dacché c'erano solo loro due in quella piazzola.

"Viene anche Davide!"

Sentenziò sicuro il Furbo. Vale sorrise: in fondo era bello poter credere che ci fosse ancora un filo conduttore tra i Braccialetti e il loro Bello, credere che Toni potesse sentirlo così come aveva sostenuto di poter fare con Rocco mentre il bambino era in coma.

"Non mi credi?"

"Ma certo che ti credo. Sei una persona speciale e sai fare cose speciali, Toni. Allora andiamo tutti e tre."

Fece per alzarsi ma una fitta lancinante alla gamba amputata lo costrinse a risedersi per massaggiarla.

"Stai bene?"

"Si è passato: forse oggi ho sforzato troppo la gamba. Però è strano: non dovrei provare dolore dopo così tanto tempo. Su andiamo Toni l'autobus di linea arriva tra cinque minuti."


Alla fermata Toni aveva preso a ridere all'improvviso, senza riuscire a trattenersi, mettendo in imbarazzo Vale con gli altri pendolari in attesa.

"Si può sapere cos'hai da ridere a quel modo?"

Sussurrò a denti stretti sperando che Toni si desse una calmata.

"Davide dice che devi darti una svegliata!"

"Come scusa?"

"Ma si con quella Nina. Dice che sei proprio un imbranato quando si tratta di donne..."

"Davide dovrebbe farsi un vagone di affari suoi..."

Poi dubbioso, si avvicinò a Tono fino a sfiorarlo quasi che, in questo modo, potesse entrare anche lui in contatto con il bello.

"Ma lui cosa sa di me e di Nina?"

Toni chiuse gli occhi e sembrò concentrarsi, poi sorrise furbo.

"Sa che ti ha dato un bacio. Un mezzo bacio per la verità, non uno di quelli veri e dice che sei un cretino perché non gliene hai dato uno da lasciarla senza fiato!"

Il viso di Vale ormai era colorato da varie gradazioni di rosso, fino a diventare color porpora.

"Un po' di privacy, funghetto!"

Esplose, rivolgendosi direttamente a Davide, mentre Toni si piegava in due dalle risate e gli altri pendolari guardavano i due ragazzi perplessi, credendoli sicuramente matti.


La casa di Cris era una graziosa villetta affrescata di rosa a due piani con un giardino ben curato con aiuole di ortensie, petunie, dalie, un bellissimo roseto e un ulivo secolare.

"Che bella casa!"

Commentò Toni mentre Vale suonava al citofono.

Al laconico "Chi è?" Rispose:

"Siamo qui per Cris. Siamo degli amici."

La cameriera venne fuori, scrutandoli dall'alto in basso e poi li congedò con un formale:

"La signorina Cristina non è in casa, al momento. È in vacanza."

"Può darci un suo recapito? O può dirci dove possiamo rintracciare Carola?"

Vale non desistette.

"Chi è Valeria?"

Una signora sofisticata e vestita in maniera elegante li raggiunse scrutandoli con la stessa aria di sufficienza della cameriera.

"Cercano la signorina Cristina, signora!"

"Con chi ho il piacere di parlare?"

Chiese la signora con un tono che, sia a Vale che a Toni sembrò beffardo.

"Cerchiamo Cris, siamo degli amici dell'ospedale!"

L'espressione falsamente cordiale di poco prima si fece palesemente sprezzante sul viso della donna.

"Sei Leo?"

"No signora, il mio nome è Valentino. E lui è Toni!"

"Bene ora che abbiamo fatto le presentazioni potete andarvene e non tornare mai più. Cristina non ha bisogno di voi, anzi se le state alla larga fate un favore a tutti, a lei in particolare!"

Detto questo si ritirò, lasciandoli basiti, dopo avergli sbattuto la porta in faccia.

"Che modi. Mio nonno dice che i soldi non comprano né la felicità, né l'educazione!"

"Tuo nonno ha ragione, Toni. Ma qui c'è qualcosa di molto strano: ho ancora più sospetti di prima. Dobbiamo trovare Cris il prima possibile!"

Dopo un momento di scoraggiamento sorrise.

"Davide che dice?"

"Davide dice che la mamma di Cris è una vecchia strega e che è con noi. Dobbiamo trovare la ragazza e subito!"

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Capitolo 9
*** Pretty little liar ***


Cris aveva vissuto quella fuga come una realtà offuscata. Come se quella che era corsa lontana da quel bosco, nonostante le gambe le facessero malissimo, e fosse stata tanto folle da mettersi a fare l'autostop non fosse lei.

Sapeva solo che doveva andare via di lì, mettersi al sicuro anche se accettare passaggi dagli sconosciuti non la rendeva immune da altri pericoli.

Fu abbastanza fortunata: un camionista che viaggiava verso il suo paese la caricò sul suo mezzo senza farle troppe domande. Forse era stata la sua aria smarrita e sconvolta ad intenerirlo, forse la sua giovane età.

Forse era una sorta di angelo e Cris fu ben grata di trovarselo sulla sua strada.

Respirava ancora affannosamente e le lacrime non erano completamente asciutte quando aprì lo sportello del tir perché il suo viaggio, dopo due ore, era ormai finito.

Voleva solo entrare in casa, farsi una doccia bollente per levarsi di dosso l'odore appiccicoso di Fabrizio, rintanarsi nella sua cameretta e, finalmente, sfogarsi.

"Grazie per quello che ha fatto per me. Non lo dimenticherò mai."

Ringraziò, con un po' di imbarazzo, quell'uomo discreto che l'aveva riaccompagnata. Il camionista sorrise.

"Io ti ho solo dato un passaggio. Solo tu puoi trovare la forza per stare meglio."

Quella frase ambigua la colpì molto e le ricordò gli input che le dava la psicologa durante le loro sedute.


Suo padre era a lavoro a quell'ora e Cris sperò, con tutto il cuore, che anche sua madre non fosse in casa impiegata, magari, in uno dei suoi pomeriggi di shopping.

Purtroppo le sue speranze erano destinate ad essere deluse.

Sorseggiando con nonchalance la sua tazza di tè, la Signora cercò di celare la sorpresa per l'improvviso ritorno della figlia.

"Cristina cosa ci fai qui? Credevo che la gita durasse un altro paio di giorni. Cielo guarda in che condizioni sei: si può sapere cosa stai combinando?"

Cris non ce la fece più. Tutta la tensione accumulata in quelle ore aveva bisogno di sciogliersi: si strofinò le mani sulla t-shirt sporca di terriccio.

Si vergognava a raccontare quello che le era successo ma era necessario non vivere più nelle bugie. Erano state proprio le menzogne ad allontanarla da sua madre in passato, a farla sentire inadeguata e a portarla a sviluppare il suo disturbo alimentare. E poi sua madre doveva sapere di che pasta era fatto quel Fabrizio.

"Fabrizio..."

Iniziò con voce esitante per poi nascondersi il viso tra le mani.

"Fabrizio cosa? Oh Cristina non avrai sfigurato con quel povero ragazzo."

Cris era disgustata. Come faceva sua madre, l'ambiente da cui proveniva, ad essere così bigotta?

Come faceva ad avere i paraocchi e a non accorgersi che lei stesse male?

"Fabrizio ha cercato di violentarmi!"

Buttò fuori sentendosi alleggerita. Seguì un breve silenzio durante il quale la Signora cercava di misurare la gravità di quell'accusa. Poi sbottò a ridere: una risata isterica, sciocca, miscredente.

"Cristina, cara, come fai a lanciare simili accuse a un ragazzo per bene come Fabrizio? Forse lo hai provocato o forse hai frainteso!"

Cris era letteralmente incredula.

"Non credo di aver equivocato niente quando mi ha sbattuta per terra e ha cercato di slacciarmi i pantaloni!"

Urlò.

"Per fortuna gli ho dato un colpo in testa e sono riuscita a scappare!"

"Tu cosa? Hai cercati di uccidere una persona?"

"Mi sono solo difesa, mamma!"

Con passi compiti la mamma di Cris si avvicinò al ricevitore sollevando la cornetta.

"Chi stai chiamando adesso? La polizia?"

"No Cris: chiamo la tua psicologa. Credevamo tu fossi guarita ma, a quanto pare, hai ancora dei problemi!"

"Certo io sono carina ma bugiarda. Grazie tante mamma, mi aiuti davvero!"

E senza dare alla donna il tempo di replicare raggiunse le scale correndo verso il bagno e chiudendovisi dentro.

Per i primi minuti le sembrò di impazzire: sollevò più volte la tavoletta del water cercando di controllare quell'impulso irrefrenabile di vomitare.

Poi spalancò lo stipetto dei medicinali e rigirò più volte, tra le mani, vari blister di pillole.

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Capitolo 10
*** l'altro me stesso ***


Ritrovarsi davanti a quelle lastre era stato un déjà-vu per entrambi: la gola di Vale si era seccata e le spalle gli si erano incurvate mentre Leo era rimasto seduto ben dritto, sforzandosi di mostrarsi coraggioso qualsiasi sarebbe stato il responso.

Il fatto che fossero stati convocati insieme metteva loro addosso una certa ansia e li portava a fare le ipotesi più disparate, anche le più brutte. D'altronde quando si affronta e si supera ciò che avevano passato loro si pensa sempre al peggio.

"Allora?"

Era stato Leo ad esortare la dottoressa, a non sopportare più quel silenzio pesante.

"Perché ci ha fatto venire qui insieme? Cosa c'è che non va questa volta?"

La donna si era alzata dalla sua scrivania, si era avvicinata alle radiografie dei ragazzi per cercare di spiegare nel modo più semplice e comprensibile possibile e aveva iniziato a cerchiare le lastre delle loro gambe, o meglio di ciò che ne restava.

"L'osso sta ricrescendo più in fretta di quanto ci aspettassimo. Dobbiamo intervenire con un innesto di pelle."

"Tutto qui?"

Le spalle tese di Leo si erano abbassate sollevate e lui aveva quasi sorriso: niente sentenze di quasi morte, niente tumori che ritornano, niente chemio...Un intervento di chirurgia plastica gli sembrava quasi una passeggiata rispetto alle sei, precedenti, operazioni alle quali era stato costretto a sottoporsi in quegli ultimi due anni.

"Non mi sembra una cosa da niente, finiremo comunque sotto i ferri Leo."

Lo aveva stoppato Vale con voce esitante, palesando un po' di paura, poi si era rivolto alla dottoressa.

"E se non lo facciamo?"

La Lisandri si era risieduta di fronte ai due ragazzi per avere con loro un contatto diretto: nella sua carriera, nel lavorare quotidianamente con bambini ed adolescenti, aveva capito che anche uno sguardo è importante per infondere fiducia.

"Sarà molto fastidioso, oltre che doloroso, lasciare le cose come stanno. Non è un intervento complicato, nel giro di una settimana si guarisce: su Vale hai affrontato e superato di peggio! Prima lo facciamo, prima vi levate il pensiero..."

"Come levarsi un dente che sbatte contro la lingua..."

Aveva scherzato Leo.

Vale aveva lisciato il braccialetto al suo polso, ancora indeciso.

"Può spiegarlo lei a mia madre?"

"Certo ci parlerò io. Sbrigheremo tutte le pratiche per il tuo ricovero e, appena sarà possibile, forse anche domani, faremo queste operazioni. Potete andare ragazzi!"


Leo e Vale si erano fermati difronte al finestrone del corridoio dal quale, mesi prima, insieme agli altri Braccialetti avevano osservato il temporale e provato a contare i tuoni. Ora fuori splendeva il sole.

La mano di Leo era scivolata lungo il fianco e poi aveva cercato quella di Vale per stringerla forte.

"Non è che c'hai un po' di fifa?"

"Beh sì. Ti ricordo che l'ultima volta che sono entrato in sala-operatoria stavo quasi per non uscirne più con i miei piedi!"

"Beh tutti i torti non li hai: ne sei uscito con un piede in meno!"

Vale aveva strattonato leggermente la mano per liberarsi dalla stretta e aveva guardato l'amico infastidito.

"Leo sai cosa volevo dire: era una metafora per non dire esplicitamente che c'ero quasi crepato lì dentro!"

"Beh questa volta da quella stanza di rottamazione ne usciremo, entrambi, più sani, con tutti i pezzi al posto giusto e più belli. Anche se io bello lo sono già!"

Era l'ennesimo incoraggiamento di Leo che, mentre parlava, si era portato le mani sul petto fingendo un atteggiamento ringalluzzito. Malgrado sé stesso, Vale era scoppiato in una risata calmante.

"Sei uno scemo!"

Erano rimasti per qualche altro minuto a lasciar inghiottire i loro pensieri dall'andirivieni sia dentro che sulla passerella esterna dell'ospedale.

"Leo? Non credi che siano paradossali tutte le coincidenze che ci legano, sulle quali si basa la nostra amicizia: il cancro alla tibia, entrambi con una gamba sola e ora questo..."

"Forse siamo gemelli separati alla nascita!"

"Ma puoi fare il serio almeno una volta?"

"Io sono serissimo, Vale! Un amico è l'altro te stesso disse quel filosofo lì...Cicerone."

Vale era rimasto a riflettere qualche secondo poi aveva deciso di esporre quella curiosità che lo tormentava da un po'.

"Da dove credi che prenderanno la pelle per questo innesto...beh sì per ricoprire l'osso?"

Leo aveva risposto dapprima con uno sguardo divertito, poi aveva sussurrato qualcosa nell'orecchio di Vale che lo aveva fatto diventare paonazzo e lo aveva gettato nello sgomento.

"Non lo sapevi?"

"No! Come tu non sai che Cicerone è uno scrittore e non un filosofo. Comunque che io sono l'altro te stesso lo ha detto Aristotele!"

Leo lo aveva spinto leggermente.

"Ma sei una palla, sempre a fare il saputello!"

Avevano riso mentre proseguivano insieme e Vale aveva capito che se Leo era con lui niente avrebbe potuto più spaventarlo.


***** *****

Grazie a chi continua a seguire la storia.

Chiedo scusa se con i termini o le spiegazioni mediche dirò castronerie o non mi spiegherò bene...Purtroppo nella vita faccio tutt'altro e gli ospedali sono davvero un mondo a sé per me.

Spero comunque di fare un buon lavoro (Io ce la metto tutta) . A presto

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Capitolo 11
*** Bivio ***


Leo aveva lasciato ricadere il cellulare sul lettino con un tonfo deluso. Vale, che fino ad allora aveva finto di leggere spulciando in verità ogni sospiro dell'amico, si decise a chiedere.

"Non viene?"

Leo scosse la testa in un diniego misto di delusione e di preoccupazione.

"Sono giorni che Cris non si fa più né vedere, né sentire. Le avrò lasciato centinaia di messaggi, il telefono squilla a vuoto e poi parte sempre la segreteria. Sto iniziando a preoccuparmi seriamente, Vale!"

L'altro si irrigidì ripensando all'incontro poco piacevole che lui e Toni avevano avuto con la mamma di Cris. Per il momento decise di non rivelare a Leo che erano andati a cercarla.

Tra poco sarebbero entrati in sala-operatoria e non voleva creare inutili allarmismi.

"Sono sicuro che Cris sta bene. Magari, quando ti risvegli la trovi qui o magari...Sarà lei a risvegliarti con un bacio!"

Aggiunse malizioso, con un sorriso malinconico rammentando quando, in quella situazione, un bacio l'aveva ricevuto lui.

Leo gli tirò contro il cuscino, poi scoppiò a ridere sentendo i brontolii dello stomaco dell'amico.

"Non azzardarti a sfottermi. Sto morendo di fame...Inizio a credere che il peggio degli interventi chirurgici non sia il dolore o l'intontimento dell'anestesia ma questi digiuni forzati!"

Si lamentò Vale, portandosi una mano sullo stomaco.

"Anche io c'ho una fame! Sai che facciamo? Stasera, se ci riprenderemo abbastanza in fretta, andremo a saccheggiare la cucina dell'ospedale!"

L'altro sorrise, poi intravedendo Ulisse e l'altro barelliere allungò la mano a cercare quella dell'amico.

"Buona fortuna Leo!"

"Anche a te, Vale!"


Nora ed Asia accompagnarono i ragazzi per un buon pezzo di tragitto, fino al momento di entrare in sale diverse. Anche Toni e Rocco si erano uniti per un incoraggiamento agli amici.

Erano nella sala d'aspetto da nemmeno un quarto d'ora, dopo che le barelle erano state spinte oltre, verso la sala-operatoria, quando un'ambulanza giunse nell'atrio a sirene spiegate.

Un rumore caratteristico di ogni ospedale, al quale nemmeno avrebbero fatto caso se, quasi spinto da un sesto senso, Rocco si voltò e dalla finestra riconobbe come vagamente familiare la figura stesa sulla barella.

Strattonò deciso la maglia di Toni.

"Toni guarda!"

Additò oltre il vetro, oltre la corsa disperata dei paramedici. Indicò e Toni ebbe un sussulto.

"Presto Rocco. Dobbiamo andare immediatamente al Pronto Soccorso!"


Non sapevano com'erano arrivati, di nuovo, ai lati di quella piscina. Erano insieme, però, e questo li rendeva più forti.

Vale si raddrizzò e affiancò Leo. Si guardarono attorno senza parlare, senza pensare, senza voler prendere in considerazione l'ipotesi che, se erano finiti in quel limbo, forse le loro vite erano in pericolo.

Non c'era più Rocco a vegliare su di loro, a dare delle risposte.

I trampolini erano vuoti fatto eccetto per uno. Per il più alto.

Lì sopra era rannicchiata una ragazza dai lunghi capelli, dal vestitino bello e svolazzante, con il viso nascosto tra le ginocchia.

Un rapido cenno d'intesa e Vale e Leo la raggiunsero.

"Ehi?"

A quel richiamo lei si rivelò, mostrando i suoi occhi gonfi di pianto.

"Cris? Non sai quanto ti ho cercata. Quanto ti abbiamo cercata!"

Lei sembrò ignorare completamente Leo. Le mani dei ragazzi si protesero verso Cris.

"Vieni con noi Cris. Torniamo indietro!"

Questa volta fu Vale a cercare di convincerla.

"Non posso!"

"Perché?"

Lei fece un cenno col capo mostrando un altro trampolino. Li, dritto e sorridente, stava Davide.

"Ce ne avete messo di tempo ad arrivare! Vi stavamo aspettando da un pezzo!"

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Capitolo 12
*** In sospeso ***


Davide li scrutava, dritti davanti a lui, come fossero state reclute: camminava avanti e indietro ai bordi della piscina, con le mani incrociate dietro la schiena, annuendo a chissà quali pensieri.

"Eccovi qui deficienti!"

Vociò alla fine. Sembrava avesse molte cose da dire agli amici.

"Deficiente sarai te!"

Replicò risentito Leo. Davide sorrise sornione.

"Perché non sei un Leone cretino? Sarai anche il Re della foresta ma, di tanto in tanto abbassare la cresta, non ti farebbe male. Anche i più forti, i sovrani, hanno bisogno degli altri per farcela. Non essere sempre orgoglioso Leo e abbi il coraggio di mostrarti debole, di cedere ogni tanto, di consentire ai tuoi amici di starti vicino!"

"Ha ragione lui, Leo!"

Si intromise Vale poggiando una mano sulla spalla dell'amico poi si rivolse timidamente a Davide.

"Comunque i leoni hanno le criniere non le creste!"

All'espressione insofferente di Davide, Cris mostrò un sorriso.

"Guarda che ne ho anche per te: sei imbecille quasi, se non più, di Leo! Devi darti una svegliata Vale...Devi andare avanti. Non puoi restare per sempre a guardare la gamba che non c'è più, a soppesare le occhiate dei tuoi compagni di scuola, a credere che la vita non ti darà più occasioni...Devi vivere e fregatene di quello che pensano gli altri!"

Vale aveva stretto forte i pugni, aveva abbassato lo sguardo e aveva annuito. Quindi Davide si era avvicinato a Cris e le era girato un paio di volte attorno.

"E tu, piccola, fragile Cris, in realtà sei meno delicata di quanto sembra. Tu hai la forza per imporre le tue decisioni, per ribellarti alle ingiustizie, alle decisioni di tua madre...Guarda a quante cose hai resistito per portare avanti la tua storia con Leo, nonostante tutto e tutti vi fossero contro. Non rinunciare a combattere proprio adesso Cris..."

La ragazza aveva fatto un balzo verso l'amico, con un nodo in gola.

"Io non voglio più soffrire Davide. Non voglio più perdere nessuno. Voglio stare qui...Portami con te!"

Decise afferrandogli la mano. Davide si divincolò dalla stretta.

"No, non deve andare così. Non può andare così. Devi tornare indietro assieme ai tuoi spasimanti...Lo so che sono molto più carino di Leo e di Vale ma tu non puoi scegliere me a loro. Non ancora!"

Cris aveva esitato ancora un secondo, guardando dubbiosa le mani che Leo e Vale avevano proteso nuovamente verso di lei. Si girò un'ultima volta verso Davide, gli stampò un bacio tra i riccioli elastici e accettò di lasciare quella dimensione sospesa. Non da sola.


Leo riprese conoscenza con il laconico bip-bip dei macchinari di controllo che gli ronzava nelle orecchie. Al suo capezzale, nella sala-risveglio, c'era Toni.

"Dormito bene?"

Chiese il furbo, con un largo sorriso. Leo si passò una mano sugli occhi ancora assonnati.

"Ho fatto un sogno stranissimo. Quant'ho dormito?"

"Quasi cinque ore, inclusa l'operazione!"

"Vale?"

Toni si spostò appena per consentire a Leo, sollevatosi appena dal materasso, di vedere l'amico ancora addormentato nel lettino accanto al suo.

"La sua operazione è durata un po' di più ma dicono che è andate bene. Per tutti e due!"

Leo cercò di rilassarsi ma si rese conto che qualcosa non andava, che c'era una sorta di inquietudine nei gesti e nei movimenti di Toni.

"Mi stai nascondendo qualcosa?"

L'altro non resistette oltre.

"Beh in effetti sì! Cris è in ospedale!"

Leo si tirò a sedere, celando una smorfia di dolore, cercando di avvicinare la sedia a rotelle.

"Che significa che Cris è in ospedale?"

"Pare abbia tentato il suicidio!"

Leo si sentì sprofondare in un baratro, poi si arpionò alle braccia di Toni.

"Aiutami ad alzarmi Toni! Devo andare da lei!"

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Capitolo 13
*** Baciami ancora ***


Leo era stato risoluto e categorico: quando erano arrivati vicino al blocco operatorio aveva intimato a Toni di tornare indietro, da Vale.

Lui se la sarebbe saputa cavare anche se eludere il gruppetto ansioso formato dai genitori di Cris, da sua sorella e da alcuni ragazzi (probabilmente compagni di scuola) era un problema di cui tener conto. Leo ci avrebbe pensato a tempo debito: adesso gli premeva avvicinarsi, magari a Carola, ed assicurarsi che la sua Cris stesse bene.

Toni aveva esitato, diviso tra gli amici, ma alla fine la presenza di Rocco lo aveva convinto a tornare sui suoi passi.

Era deciso a tornare nella sala-risveglio per stare vicino a Vale, perché fosse lui a metterlo a corrente del fatto che uno di loro fosse in bilico tra la vita e la morte, perché avere un amico vicino è sempre un bene.

Restò fermo sulla soglia e scartò indietro quando si accorse che Vale non era da solo. Nina era nella stanza, china su di lui ad ascoltarne il respiro, esitante nello sfiorarlo.

Alla fine si era spinta a fargli una carezza e lo aveva salutato con un bacio a fior di labbra. Toni aveva sorriso sornione quando si era accorto che la ragazza, finalmente, lo aveva notato.

Nina aveva portato un dito sul naso come a fargli promettere di mantenere quel segreto e Toni aveva annuito soddisfatto lasciando che lei lo sorpassasse e corresse via leggera.

Aveva avvicinato uno sgabello vicino al letto di Vale, ormai sveglio e aveva sorriso in maniera esplicita.

"Buon giorno, Toni!"

Lo aveva salutato Vale, con la voce ancora impastata, stropicciandosi gli occhi.

"Sarebbe corretto dire Buona sera ormai! Comunque sembra che le sale-operatorie ti portino fortuna..."

Osservò vago mentre l'altro cercava, inutilmente, di tirarsi su.

"Ma che dici!"

"Intendevo che ti portano fortuna in amore! Vieni sempre risvegliato da un bacio da belle ragazze...Quasi fossi il bello addormentato!"

Vale si poggiò contro il cuscino. Non lo aveva sognato, lo aveva sentito nettamente quel bacio.

"Mi sta scoppiando la testa e non sono in grado di tenerti testa in questo momento! Mia madre è di là?"

Toni raccontò che Nora era scesa un momento al bar a mangiare un boccone.

"Leo?"

Questa volta il Furo esitò ma, alla fine, decise di essere sincero.

"Leo è con Cris!"

"Finalmente è venuta!"

"Si è venuta ma non nel modo che tutti speravamo. Vale, Cris è in pericolo!"

Anche Vale, com'era stato per Leo qualche ora prima, restò sordo ai consigli dell'amico e ignorò il dolore cercando di rimettersi in piedi.


Carola era stata la prima a notarlo ma Leo era titubante al pensiero di affrontare lei e la mamma di Cris. Tuttavia si fece coraggio e si avvicinò quando il dottore uscì fuori.

Avevano fatto una lavanda gastrica, il peggio era passato, ma Cris non stava bene. Il suo era un male più profondo, molto più radicato, e non sarebbe bastata la medicina a combatterlo.

"Ha bisogno di stimoli. Ha bisogno di una ragione per vivere!"

A suo tempo lo aveva detto anche la psicologa.

"Qualcuno vuole andare da lei?"

La mamma di Cris si fece avanti ma Carola la bloccò.

"No aspetta! Meglio se va lui...Lui può essere l'unica ragione di vita per Cris in questo momento!"

Additò quel ragazzo sulla sedia a rotelle. La mamma di Cris ribollì di rabbia nel constatare che quello era Leo ma poi il buon senso e l'amore che verso sua figlia, vinsero sull'orgoglio.

"Che vada lui!"

Sentenziò risedendosi sulla panca.


Cris era girata con la testa verso il muro. Ignorò i rumori della stanza, concentrata solo sulle sue lacrime.

Ebbe un brivido quando si sentì carezzare i capelli e si voltò di scatto.

Non c'era bisogno di parole tra lei e Leo. Sicurissima di essere, finalmente, con l'unica persona di cui potersi fidare ciecamente gli si buttò tra le braccia lasciandosi consolare.

"Ci sono io Cris. Ci sono io, non ti lascio!"

Lei singhiozzava senza ritegno.

"Sono successe così tante cose nelle ultime settimane, anche brutte. Io volevo stare con te, non volevo pensassi che non ti volevo più bene. Sono una stupida..."

"Zitta, zitta. Si risolverà tutto, siamo insieme adesso!"

Per quella sera non voleva sapere altro. Si erano ritrovati e questo bastava. Scostò Cris, le asciugò il viso rigato di lacrime e alla fine la bacio.

Quando si staccarono, senza fiato, lei sorrise.

"Baciami ancora!"

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Capitolo 14
*** Spuntino a mezzanotte ***


La Lisandri era stata categorica: Ulisse non avrebbe dovuto lasciare andare in giro Leo e Vale anche a costo di legarli al letto!

Avevano subito un'operazione quel giorno e già lei era stata clemente a chiudere un occhio e a farli restare alzati finché Cris era stata dichiarata fuori pericolo.

In un primo momento i due ragazzi, sfiancati dalla lunga giornata, non avevano avuto problemi ad osservare quell'ordine. Le cose si erano fatte complicate quando, con il passare delle ore, i loro stomaci avevano iniziato a languire per la fame.

Con tutta la concitazione che li aveva travolti non mangiavano dal giorno prima.

"Sbaglio o il leader mi aveva promesso un banchetto con i fiocchi questa sera?"

Fece Vale girandosi sulla schiena, accendendo la luce. Leo si stropicciò gli occhi e poi buttò uno sguardo alla sveglia che segnava la mezzanotte passata.

"Se fossi stato abbastanza in forma da reggerti sulla tua gamba..."

Puntualizzò Leo al quale una capatina notturna nelle cucine non dispiaceva affatto. Vale afferrò le manopole della sedia a rotelle e l'avvicinò al letto.

"Per stasera possiamo viaggiare in carrozza, no? Se non metto qualcosa sotto i denti, svengo!"

Leo si abbandonò ad una risata.

"Non voglio averti sulla coscienza. Andiamo ma...Facciamo attenzione al nostro terzino!"

Vale inarcò un sopracciglio e poi scosse la testa, rassegnato alla poca propensione che l'amico aveva per i libri.

"Ulisse il terzino del Milan. Leo, si dice secondino."

"Chiamiamolo il nostro carceriere o rompiballe e non parliamone più, professorino!"


Quello strano gioco di guardie e ladri li aveva entusiasmati e superare l'ostacolo senza essere scoperti fu più difficile e divertente del previsto.

Leo digitò il codice e le porte delle cucine si aprirono.

"Vediamo cosa offre oggi il menù!"

Fece Leo iniziando a guardarsi intorno alla ricerca della prima cosa commestibile da addentare. Vale invece era rimasto immobile a guardare un ripiano alto, le cassette con le fragole.

"Ti ricordi la prima volta che mi hai portato qui?"

Chiese all'amico con una strana voce.

"Certo: eri appena arrivato in ospedale e ti ho fatto capire subito chi comanda qui dentro."

Vale si portò una mano sulla coscia.

"Quelle fragole poi, quel giorno, non le abbiamo mangiate!"

"Ehi amico non farti venire in testa idee malsane o strane voglie. Direi che a questo giro siamo entrambi impediti nell'arrivare fin la su!"

Era la verità lampante e, nonostante, entrambi avessero ormai accettato i propri limiti c'erano delle volte in cui queste barriere facevano male. Soprattutto a Vale.

Si accorsero all'ultimo secondo della pantofola rosa che si era poggiata sul sostegno d'acciaio e della ragazza che si era sollevata a prendere due cestini di fragole per poi porgerne uno per ciascuno.

"Ma potete sempre chiedere aiuto, no?"

Cris sorrideva tranquilla. Il viso ancora un po' pallido e l'aria stanca, ma era serena.

"Tu non dovresti riposare?"

L'ammonì dolcemente Leo.

"Senti da che pulpito. Se non mi vuoi qui posso sempre fare la spia con la Lisandri...Un uccellino mi ha detto che anche tu e Vale dovreste essere a letto in questo momento!"

Cris lo aveva abbracciato e Leo aveva spiato oltre la testa della ragazza per accorgersi che non era sola.

"Ah e scommetto che questo uccellino si chiama Toni!"

"Questa spia vorrai dire!"

Rincarò Vale, per costringere l'altro a venire allo scoperto.

Toni avanzò, con le mani avanti, seguito da Rocco.

"Begli amici che siete! Io mi preoccupo per voi e questa è la ricompensa: anche io, Rocco e Cris vogliamo le fragole!"

Vale e Leo si guardarono e non riuscirono più a restare seri mentre Cris recuperò altre fragole.

"E tu?"

Chiese Vale vedendo che lei restava lontana dal cibo.

"Ho ancora lo stomaco sottosopra. Da domani inizierò a mangiare regolarmente...giuro!"

Si portò una mano al cuore.

"Giura?"

Le fece ripetere Leo prendendogli la mano e sovrapponendola sulla sua. Presto si unirono anche quelle degli altri tre.


Ulisse, svegliatosi all'improvviso, non trovando i ragazzi nei loro letti aveva deciso di andare a cercarli.

Quella caciara, le risate di amici ritrovati, la forza di un gruppo unito sarebbero stati certamente più utili di tutte le medicine!

Fece un passo indietro e ingoiò il rimprovero che aveva previsto.

Poteva concedere ai Braccialetti ritrovati ancora qualche minuto per il loro spuntino di mezzanotte.

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Capitolo 15
*** Un passo indietro ***


La mamma di Cris si era fermata sulla soglia sbalordita: l'asettica stanza d'ospedale della figlia era stata trasformata in una sorta di arcobaleno e quello che restava della tavolozza di colori di Vale era finito spalmato su cinque visi allegri.

Le risate coinvolgenti e complici dei ragazzi si erano arrestate di colpo appena Toni, a gomitate, aveva fatto intendere agli altri la presenza di quell'intrusa.

Cris si era incupita e Leo si era messo sulla difensiva, stringendo la mano della ragazza per rimarcare la loro unione e far intendere che non l'avrebbero lasciata da sola in quel confronto, ormai, inevitabile.

"Vuoi che andiamo via?"

Aveva chiesto Rocco all'amica, certo che la decisione finale spettasse a lei.

"O vuoi che restiamo con te?"

Aveva proposto l'altra alternativa Vale, schierandosi dal lato opposto di quello occupato da Leo.

Cris si sentiva una leonessa con i suoi uomini affianco e non la spaventava più affrontare le sue fragilità o sua madre.

"Andate ragazzi. Ci vediamo più tardi!"


I quattro erano usciti perplessi e Leo non aveva potuto fare a meno di lasciare un'occhiata in tralice alla donna rimasta, fino a quel momento, impalata sulla porta.

Rimasta, finalmente, da sola con Cris aveva avuto il coraggio necessario ad avvicinarsi a lei, che restava tesa.

La ragazza era sussultata appena sua madre aveva allungato una mano e le aveva ripulito una chiazza di colore dal naso.

"Non ti vedevo ridere in questo modo da...Oh non so più da quando."

Aveva ammesso con una strana rilassatezza nella voce. Cris, però, non era ancora pronta a fidarsi e scrutava la genitrice con prudenza.

"Pare proprio che stare con i tuoi amici ti aiuti molto!"

A quella riflessione a voce alta, Cris non era riuscita a trattenere una stilettata.

"Gli stessi amici dai quali hai cercato di allontanarmi in tutti i modi. Gli stessi ragazzi che non hai ritenuto all'altezza..."

La donna aveva abbassato il capo e non aveva provato a giustificarsi. Anzi, raddrizzandosi, aveva cambiato discorso.

"Ho parlato con il maresciallo dei carabinieri. Quando te la sentirai ti aspettano per la denuncia. Fabrizio non la passerà liscia..."

Cris aveva spalancato la bocca per quel repentino cambio di vedute di sua madre: vederla in bilico, probabilmente, l'aveva portata a rivalutare tante cose.

La donna sembrò interpretare quei pensieri, infatti, aggiunse.

"Oltre alla bigotta donna d'alta società, c'è molto di più in tua madre, sai? Ad esempio una ferrea volontà a cambiare e a scrollarsi, poco per poco, i pregiudizi di dosso. Mi vuoi aiutare Cris? Tu insieme ai tuoi amici?"

Mentre parlava aveva tenuto una mano della ragazza senza che lei la respingesse. Era un primo spiraglio e Cris era intenzionata ad allargarlo.

"Possiamo provarci!"


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Grazie a chi segue le mie storie. A chi ha la pazienza di commentare, a chi le apprezza e a chi ha la bontà di dedicarvi un po' del suo tempo^^

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